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Sommario del 13/06/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI ringrazia Dio per i frutti dell’Anno sacerdotale e ricorda le tante pagine di rinnovamento scritte nella storia con il contributo di sacerdoti
  • La Chiesa ha due nuovi Beati: il primo laico giornalista spagnolo, Manuel Lozano Garrido, e un martire sloveno, Alojzij Grodze
  • Messaggio del Santo Padre in occasione del 32.mo Pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto
  • I benefici già visibili dell'Anno Sacerdotale: il commento di don Massimo Camisasca
  • Entrano nel vivo i preparativi del Sinodo per il Medio Oriente: riflessione di padre Samir Khalim Samir
  • Oggi in Primo Piano

  • Kirghizistan: si aggrava il bilancio degli scontri interetnici. Il governo provvisorio instaura il coprifuoco e chiede aiuto alla Russia
  • Prima ordinazione, ieri ad Annaba l'antica Ippona, di un sacerdote agostiniano in Algeria
  • "L'era della consapevolezza": in un libro di Paolo Beccegato, le scelte individuali che condizionano la vita del mondo
  • Chiesa e Società

  • Domani le esequie di mons. Luigi Padovese, nel duomo di Milano, celebrate dal cardinale Tettamanzi
  • Premio musulmano ad un sacerdote cattolico, per la sua missione di pace tra cristiani e musulmani
  • Vietnam: oltre 3 mila bambini alla festa del Corpus Domini
  • Attesa per l'arrivo in Francia del patriarca di Antiochia
  • Hong Kong: inaugurato un nuovo Centro per diffondere il pensiero di padre Matteo Ricci
  • India: al via il programma di riabilitazione dei bambini di strada per far fronte allo sfruttamento
  • Oms: appello ai giovani ad essere donatori volontari di sangue
  • Il rapporto tra Stato, mercato e società illuminato dalla Caritas in veritate
  • 24 Ore nel Mondo

  • Elezioni in Slovacchia: la vittoria ai socialdemocratici
  • Il Papa e la Santa Sede



     Benedetto XVI ringrazia Dio per i frutti dell’Anno sacerdotale e ricorda le tante pagine di rinnovamento scritte nella storia con il contributo di sacerdoti

    ◊    Il sacerdote, “un dono per la Chiesa e per il mondo”. Benedetto XVI all’Angelus ricorda quante pagine di “autentico rinnovamento spirituale e sociale” nella storia dell’umanità sono state scritte con l’apporto decisivo di sacerdoti cattolici. Il servizio di Roberta Gisotti:

     

    Benedetto XVI ha tracciato un primo bilancio dell’Anno sacerdotale, a due giorni dalla chiusura.

     

    "Qui a Roma abbiamo vissuto giornate indimenticabili, con la presenza di oltre quindicimila sacerdoti di ogni parte del mondo. Perciò, oggi desidero rendere grazie a Dio per tutti i benefici che da questo Anno sono venuti alla Chiesa universale. Nessuno potrà mai misurarli, ma certamente se ne vedono e ancor più se ne vedranno i frutti". 

     

    “Il sacerdote è un dono del cuore di Cristo: un dono per la Chiesa e per il mondo”, ha sottolineato il Papa, ricordando che “i sacerdoti sono i primi operai della civiltà dell’amore”.

     

    “E qui penso a tante figure di preti, noti e meno noti, alcuni elevati all’onore degli altari, altri il cui ricordo rimane indelebile nei fedeli, magari in una piccola comunità parrocchiale”.

     

    Ha rievocato il Santo Padre due grandi figure di sacerdoti: San Giovanni Maria Vianney, noto come il Curato d’Ars, il villaggio della Francia, dove svolse il suo ministero e don Jerzy Popieluszko, sacerdote e martire, beatificato domenica scorsa a Varsavia, Un ministero il suo “generoso e coraggioso”, “accanto a quanti si impegnavano per la libertà, per la difesa della vita e la sua dignità”. Un’opera “al servizio del bene e della verità” “segno di contraddizione – ha ricordato il Papa - per il regime che governava allora in Polonia”. “L’amore del Cuore di Cristo lo ha portato a dare la vita, e la sua testimonianza è stata seme di una nuova primavera nella Chiesa e nella società”.

     

    “Se guardiamo alla storia, possiamo osservare quante pagine di autentico rinnovamento spirituale e sociale sono state scritte con l’apporto decisivo di sacerdoti cattolici, animati soltanto dalla passione per il Vangelo e per l’uomo, per la sua vera libertà, religiosa e civile. Quante iniziative di promozione umana integrale sono partite dall’intuizione di un cuore sacerdotale!”. 

     

    Benedetto XVI ha poi affidato tutto il clero del mondo alla protezione di Maria, Madre dei sacerdoti. Dopo la recita dell’Angelus, il pensiero del Papa è andato ai due nuovi beati, vissuti nel secolo scorso. Manuel Lozano Garrido, laico e giornalista, beatificato ieri in Spagna, che “malgrado la malattia e l’invalidità lavorò con spirito cristiano e con frutto nel campo della comunicazione sociale”. In lui, “i giornalisti – ha raccomandato il Papa nei saluti in lingua spagnola - potranno trovare un testimone eloquente del bene che si può fare quando la penna riflette la grandezza dell’anima e si mette al servizio della verità e della cause nobili. Quindi il giovane martire Lojze Grozde, beatificato stamane in Slovenia, “particolarmente devoto dell’Eucaristia, - ha indicato il Santo Padre - che alimentava la sua fede incrollabile, la sua capacità di sacrificio per la salvezza delle anime, il suo apostolato nell’Azione Cattolica”.


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     La Chiesa ha due nuovi Beati: il primo laico giornalista spagnolo, Manuel Lozano Garrido, e un martire sloveno, Alojzij Grodze

    ◊    La Chiesa slovena ha da oggi un giovane martire elevato agli onori degli altari, il Beato Alojzij Grodze. E’ stato il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, a presiedere il rito nella città di Celje, al culmine del Congresso eucaristico nazionale sloveno. Ieri sera a Linares, in Spagna, era stato l’arcivescovo Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi a beatificare il primo laico giornalista spagnolo, Manuel Lozano Garrido. Su due avvenimenti, il servizio di Alessandro De Carolis:

     

    Morire atrocemente a nemmeno 20 anni, senza nessun’altra “colpa” che l’essere un cristiano con la schiena dritta, che si rifiuta di mentire per salvarsi la vita e che porta in tasca il Messale in latino, la “Sequela di Cristo” di Tommaso da Kempis e alcuni santini con la Madonna di Fatima. E’ tutto ciò che trovano indosso a Alojzij Grodze, in quel triste gennaio del 1943, i partigiani che lo bloccano, interrogano, torturano e poi finiscono brutalmente, buttandone via il corpo. Muore in questo modo il ragazzo, da sempre devoto della Madonna e convinto del ruolo che l’Azione cattolica, in cui milita, può giocare nella società. Muore a Mirna, un villaggio che è uno dei tanti focolai dove l’odio dei miliziani che combattono il nazifascismo trova sfogo anche contro nemici “inventati”. Ma Alojzij Grodze era anche un grande devoto dell’Eucaristia, che chiamava “il sole della mia vita”. Lo ha ricordato il cardinale Bertone nell’omelia della Messa di Beatificazione celebrata allo stadio di Celje. “Guardando bene – ha proseguito – alla storia della Chiesa in Slovenia, in particolare alle violente persecuzioni che ha subito nell’ultimo secolo – pensiamo ai periodi dell’occupazione straniera, della guerra civile e del regime ateo – vediamo come l’Eucaristia sia stata, per il popolo di Dio, il principale punto di riferimento dove trovare sostegno, forza e consolazione”.

     

    Una storia di fede che non è cambiata. “Dalla Santa Messa – ha affermato il cardinale Bertone – anche la Chiesa pellegrina in Slovenia attinge ispirazione e forza per poter testimoniare efficacemente la fede nel mondo scristianizzato di oggi”. E attraverso il Congresso eucaristico celebrato in Slovenia, ha concluso il cardinale Bertone, “ogni cristiano è richiamato ad una rinnovata fedeltà alla partecipazione domenicale all’Eucaristia”, fonte “di sempre nuove energie per un generoso esercizio della carità e della solidarietà con quanti sono nel bisogno”.

     

    Per Manuel Lozano Garrido, il martirio è stato invece quello di una inesorabile malattia invalidante. Mons. Angelo Amato, che ieri sera a Linares ha proclamato Beato questa importante figura di intellettuale spagnolo, primo giornalista a salire agli altari, ha rammentato la paralisi che minò il fisico del giovane Manuel, che da ragazzo dinamico, pronto a portare di nascosto l’Eucaristia a gruppi di fedeli durante la persecuzione religiosa in Spagna, si trova a vivere “il martirio dell’immobilità”, cui più tardi si aggiunge la cecità completa. Una prova tremenda che non spegne né il sorriso, né la fede, né la voglia di lavorare in colui che tutti familiarmente chiamano “Lolo”. “Il suo sacrificio era ora completo”, ha detto mons. Amato all’omelia di Beatificazione. “Lolo diventa il sacramento del dolore, come lo definì un sacerdote, convertendo la sua sofferenza in azione missionaria. Anche se ascoltava il battito del mondo, ormai non vedeva altro che Dio”. E “da questa scuola di dolore e di fede – ha osservato ancora – attinse la forza per scrivere nove libri e più di trecento articoli, apparsi in riviste e giornali nazionali e locali”, molti dei quali sono un distillato di sapienza cristiana.

     

    “I santi – ha concluso mons. Amato – si formano sull’incudine dell’immolazione. Il dolore è una chiamata per tutti ad alzare lo sguardo al cielo, da dove viene il nostro aiuto. In una società edonistica come la nostra, che non vede il dolore e non lo sa valutare, il Beato Lolo ci invita ad aprire gli occhi e a vedere le mille sofferenze del nostro prossimo” e “ci invita a dare amore, perché Dio ha un solo nome, che è Amore”.


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     Messaggio del Santo Padre in occasione del 32.mo Pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto

    ◊    Da Macerata verso la Casa di Loreto. Decine di migliaia di persone giunte da tutta Italia hanno partecipato ieri sera al Pellegrinaggio a piedi, partito dallo stadio di Helvia Recina, nella città marchigiana, dove il vescovo di Macerata, Claudio Giuliodori, all’inizio della Messa d’apertura, presieduta dal cardinale Carlo Caffarra, ha letto un messaggio del Santo Padre, a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Rivolto “ai numerosi giovani e adulti”, incamminati “in silenzio, preghiera e meditazione” verso la Casa Loretana, Benedetto XVI auspica che questo “significativo evento” “susciti rinnovata adesione a Cristo e una sempre più incisiva testimonianza cristiana sull’esempio di padre Matteo Ricci illustre figlio” della terra marchigiana” e incoraggi “ad approfondire l’amore filiale” per la Madonna. Giunto alla 32 edizione, il pellegrinaggio ha portato nella Santa Casa la Fiaccola della Pace che era stata accesa dal Papa il 29 maggio scorso, durante l’incontro con tutte le diocesi delle Marche, poi portata lo stesso giorno a Rieti, dove è rimasta fino a mercoledì scorso per raggiungere quindi la città de L’Aquila, in omaggio alla popolazione colpita un anno fa dal terremoto, ed arrivare giovedì a Macerata diretta infine a Loreto. Fiaccola della Pace che il prossimo anno si unirà al pellegrinaggio della Madonna di Loreto per arrivare a Madrid in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù, in programma dal 16 al 21 agosto 2011. (A cura di Roberta Gisotti)


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     I benefici già visibili dell'Anno Sacerdotale: il commento di don Massimo Camisasca

    ◊    Nessuno potrà mai misurare i benefici dell’Anno sacerdotale, ma certamente se ne vedono già i frutti e ancor più se vedranno. Sono le parole del Papa all’Angelus odierno. Dunque quali sono questi frutti già visibili? Isabella Piro lo ha chiesto a mons. Massimo Camisasca superiore generale della "Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo" ed autore del libro “Padre. Ci saranno ancora sacerdoti nel futuro della Chiesa?”, edito dalla San Paolo:

     

    R. – Io penso che da quest’Anno Sacerdotale sia venuto un invito a tutti i preti a riscoprire la loro vocazione, a riscoprirne soprattutto le radici che sono il silenzio, la preghiera, la liturgia, l’affidamento a Dio, cioè quel luogo di rapporto con il mistero, che diventa la fonte del nostro andare verso gli uomini.

     

    D. – Indubbiamente, quest’Anno Sacerdotale è stato segnato da una particolare tensione mediatica. Quale insegnamento può ricavare la Chiesa da questi avvenimenti?

     

    R. – Io penso che Dio voglia dire alla Chiesa: sii fedele alla tua missione. Riscopri il significato della tua presenza nel mondo. Non percorrere le strade del mondo, le strade del carrierismo e soprattutto le strade dei facili “accondiscendimenti” al potere mondano.

     

    D. – Quali caratteristiche deve avere il sacerdote del Terzo millennio, anche per confrontarsi con la realtà quotidiana?

     

    R. – Riscoprire la verità della loro missione, di non farsi seguaci del mondo, ma seguaci di Dio. Penso che il sacerdote abbia nel breviario, nella celebrazione liturgica, nella compagnia con i propri fratelli sacerdoti, con i laici più maturi, nell’amicizia con loro, delle strade fondamentali di radicamento in una verità vissuta.

     

    D. – In che modo Benedetto XVI rappresenta un modello per i sacerdoti?

     

    R. – Soprattutto attraverso la sua predicazione, che è una predicazione molto semplice, elementare e profonda, nello stesso tempo. Con questo “elementare” non voglio dire superficiale, anzi all’opposto: voglio dire che essa si ferma su ciò che costituisce il cuore del cristianesimo. In questo senso io trovo molto pertinente il parallelo che è stato fatto da taluni fra Benedetto XVI e i grandi Padri della Chiesa, anche della Chiesa latina, come Leone Magno e Gregorio Magno.

     

    D. - Sul fronte delle vocazioni, quest’Anno Sacerdotale ha contribuito ad accrescerne il numero?

     

    R. – Non so se questo sia avvenuto o possa avvenire così immediatamente, perché certamente il tema del calo delle vocazioni è un tema che riguarda in profondità tutta la Chiesa, riguarda certamente l’esiguità dei figli nelle famiglie cristiane, riguarda la testimonianza dei sacerdoti, riguarda anche la presenza di formatori, ma non perché si debbano trovare dei sacerdoti formatori specialisti, ma perché si debbano trovare piuttosto dei sacerdoti maturi, adulti, convinti, lieti, appassionati, che, in questo modo, diventeranno dei formatori autentici.

     

    D. – Per i fedeli, a suo parere, cosa ha significato quest’Anno Sacerdotale?

     

    R. – Penso che abbia significato questo: l’importanza fondamentale dei sacerdoti nella vita della Chiesa. Non c’è cristianesimo senza sacramenti e non ci sono i sacramenti senza dei sacerdoti che li celebrano, senza dei sacerdoti che dicano “Io ti perdono”, senza dei sacerdoti che dicano “Questo è il mio Corpo, questo è il mio Sangue”. Veramente nel sacerdozio vi è racchiuso uno dei misteri più profondi di tutto il cristianesimo, il fatto che Dio ha voluto, per raggiungere gli uomini, servirsi di altri uomini.

     

    D. – Benedetto XVI ha detto “La Chiesa ha bisogno di sacerdoti santi”. I sacerdoti come possono arrivare a questa santità?

     

    R. – Attraverso il loro ministero. Lavorare per Cristo è il nostro modo per imparare l’amore di Cristo e per renderci anche degni del suo amore.


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     Entrano nel vivo i preparativi del Sinodo per il Medio Oriente: riflessione di padre Samir Khalim Samir

    ◊    Dopo il viaggio del Papa a Cipro, con la consegna dell’Instrumentum laboris per il prossimo Sinodo sul Medio Oriente, i preparativi dell’Assise sinodale sono entrati nel vivo. L’Assemblea ha tra i suoi obiettivi principali quello di incoraggiare e di rinsaldare nella fede le minoranze cristiane della regione. Ma com’è cambiata la situazione dei cristiani in Medio Oriente negli ultimi decenni? Fabio Colagrande lo ha chiesto al padre gesuita Samir Khalil Samir, docente di Storia della cultura araba e Islamologia all’Università Saint-Joseph di Beirut e al Pontificio Istituto Orientale:

     

    R – Il fatto più notevole è la riduzione del numero dei cristiani in quasi tutti i Paesi del Medio Oriente. Là dove la situazione è più preoccupante è nelle regioni in guerra: la Palestina e l’Iraq. Ma ci sono altre situazioni più generali che hanno lo subito stesso effetto o un po’ meno. Il fatto che il Medio Oriente sia in continua ebollizione, in condizioni d'instabilità, fa sì che i cristiani siano i primi a subirne le conseguenze perché sono minoranza e non hanno protezione da parte del governo. Infine, l’aspetto forse più grave per il futuro, è l’aumentare del radicalismo islamico. Il fatto stesso di realizzare il gemellaggio tra politica e religione, il fatto che in Egitto la Sharìa sia diventata la norma – è stata inserita nella Costituzione – per decidere di tutto, significa che siamo sotto la legge islamica allorché siamo cristiani. Questa legge islamica è, in alcuni punti, in opposizione radicale con la Carta Universale dei Diritti dell’Uomo e dunque, ancora una volta, nessuno ci protegge. Cioè, l’aggressione può essere fisica – militare – oppure essere più indiretta: economica, politica, di detenzione, eccetera …

     

    D. – A proposito dell’aumento del radicalismo islamico, nel Documento di lavoro per il Sinodo si condanna l’islam politico ma c’è anche un forte appello al dialogo e alla collaborazione tra le religioni. Come conciliare questi due aspetti?

     

    R. – La critica è una critica proprio a favore anche dell’islam. Cioè, dobbiamo comprendere lo scopo del Sinodo e dei cristiani in genere: non è quello di combattere 'chiunque', ma di combattere il male. Che il male sia nel cuore del cristiano – in primo luogo – o nel cuore di altri: musulmani, ebrei, atei, chiunque siano, o di istituzioni. Ora, l’islam politico è un male; è un male per il musulmano in primo luogo. Significa che in nome della fede io decido di mettere in prigione qualcuno, di uccidere un altro, con qualunque pretesto. In nome della Sharìa. Queste sono espressioni dell’islam politico, e le espressioni più forti sono le violenze alle quali assistiamo. Ora, queste violenze – in Iraq, in Palestina, in Pakistan, in Afghanistan – non sono contro i cristiani in primo luogo: sono contro i cittadini che in maggioranza sono musulmani. La critica all’islam politico è che in sé non è compatibile con il concetto di cittadino moderno, e per questo noi diciamo: è inaccettabile perché toglie la libertà, perché toglie la democrazia, perché permette facilmente una teocrazia o una autocrazia. Come mai, allora, parliamo di “dialogo”? Ma perché tutto lo scopo è il dialogo! Il progetto cristiano, sottolineato nel Sinodo, è di costruire insieme una città per l’uomo: musulmani, che sono la maggioranza, cristiani, ebrei, atei … Stiamo difendendo la libertà umana, l’uomo, l’essere umano. E diciamo: non possiamo, in nome di Dio, combattere l’uomo. Non possiamo dire: la Sharìa passa in primo piano. E’ come se io dicessi: il diritto canonico supera la Costituzione. No! L’idea è che vogliamo una società che si avvicini alla vera democrazia e ai diritti umani. Allora, quando si organizza in nome di Dio un progetto politico che va contro, per forza dobbiamo combatterlo!


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    Oggi in Primo Piano



     Kirghizistan: si aggrava il bilancio degli scontri interetnici. Il governo provvisorio instaura il coprifuoco e chiede aiuto alla Russia

    ◊    Si aggrava la situazione in Kirghizistan, dove da giorni si susseguono scontri interetnici. Il bilancio delle vittime sale a 80 morti, tra i quali uno studente pakistano, che era insieme con altri 15 tenuti in ostaggio. Mentre l’ex presidente Bakiyev, dal suo esilio in Bielorussia, smentisce di aver avuto un ruolo nella vicenda e accusa il governo provvisorio di incompetenza, la presidente ad interim, Rosa Otunbayeva, ha esteso lo stato di emergenza a tutto il Paese, autorizzando le Forze dell’ordine a sparare a vista contro chi utilizza armi da fuoco, ed ha chiesto aiuto al presidente russo Dmitry Medvedev. Sulle ragioni di questa nuova crisi Stefano Leszczynski ha intervistato Fabrizio Dragosei, corrispondente da Mosca del Corriere della Sera:

     

    R. – Sicuramente, sono avvenimenti legati anche alle prossime scadenze politiche, perché ricordiamoci che da non molto il presidente Bakiyev è stato estromesso dal potere, è scappato all’estero; c’è un presidente ad interim, Rosa Otunbayeva, ex leader del Parlamento. Il 27 di questo mese, quindi tra pochi giorni, dovrebbe tenersi un referendum sulla forma politica, cioè se trasformare o meno il Kirghizistan in una Repubblica parlamentare e non più presidenziale. E poi, naturalmente, a questo si aggiungono scontenti locali, questioni non nazionali, che hanno portato a questi scontri molto violenti.

     

    D. – Avevamo già assistito a qualcosa di simile, senza poi un intervento internazionale diretto, ai tempi della crisi con il presidente Bakiyev, in cui non solo la Russia ma anche gli Stati Uniti erano stati chiamati in causa …

     

    R. – Sì, sicuramente, questa zona dell’Asia centrale, in particolare il Kirghizistan, l’Uzbekistan sono Paesi di grandissima importanza. Oggi la loro importanza è stata rilanciata dalle operazioni che durano da diversi anni in Afghanistan. Chiaramente, la Russia non ha mai visto di buon occhio questa presenza americana.

     

    D. – Questa volta, l’invito è stato rivolto esplicitamente alla Russia …

     

    R. – Credo che la Russia stessa non voglia esporsi troppo con un intervento diretto. Certamente, una richiesta così esplicita potrebbe favorire un intervento diretto, ma Mosca sa benissimo che poi questo creerebbe un allarme a Washington che in questo momento non ha ragion d’essere. Ricordiamoci che la Russia ha appena votato, insieme alla Cina, a favore delle nuove sanzioni nei confronti dell’Iran al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e i rapporti con l’amministrazione Obama sono particolarmente buoni. Quindi, non c’è motivo di andare a cercare un eventuale elemento di conflitto, un eventuale nuovo terreno di scontro.


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     Prima ordinazione, ieri ad Annaba l'antica Ippona, di un sacerdote agostiniano in Algeria

    ◊    Per la prima volta nella storia dell’Ordine agostiniano, ieri un frate è stato ordinato sacerdote in Algeria, ad Annaba, l’antica Ippona, sede episcopale dello stesso Sant’Agostino. Ad imporre le proprie mani su padre Jose Manuel Vizcarra Gamero, peruviano, il vescovo della diocesi di Costantina-Ippona mons. Paul Desfarges. È la prima ordinazione per il presule, religioso gesuita, che si è insediato appena un anno fa. Tiziana Campisi ha raggiunto telefonicamente in Algeria padre Vizcarra Gamero e gli ha chiesto di raccontare ai nostri microfoni con quali sentimenti sta vivendo la sua esperienza negli stessi luoghi in cui è vissuto Sant’Agostino:

     

    R. – Avant de decider d’être ordonné en Algerie ….

    Prima di decidere di essere ordinato in Algeria ho pensato molto. Ritengo che nella Chiesa di Annaba ci siano molte speranze, molta vita. Sono molto contento, perché sono arrivato qui sostenuto dalla fede nella Madonna di Guadalupe, ed ho sentito di essere stato portato qui da questa fede. Per un agostiniano è molto importante essere ordinato nella terra di Agostino, la mia famiglia mi ha chiesto: “Perché là e non in Perù, con noi?”. Io ho detto che nel momento in cui ho scelto di essere agostiniano ho messo al primo posto la famiglia agostiniana. Il nostro padre Agostino ha toccato qualcosa in me, è come se mi avesse detto: “Resta qui”. Sento che qui ci sono molte cose da fare. Il lavoro che noi qui svolgiamo con gli studenti per me è la vita, la vita che posso donare, la vita che posso dare agli studenti, e specialmente ho speranza in questa Chiesa algerina.

     

    D. – Qual è la vita della comunità dei padri agostiniani ad Annaba?

     

    R. – C’est une petite communauté de trois frères …

    E’ una piccola comunità di tre frati: due peruviani e un maltese. Qui lavoriamo insieme come comunità di padri agostiniani, nel carisma agostiniano. Accogliamo quanti vengono a visitare la Basilica di Sant’Agostino, a condividere la fede, l’amicizia che Sant’Agostino stesso ha espresso qui. E’ molto interessante condividere la nostra fede, la nostra esperienza; i visitatori che vengono qui condividono la loro cultura la loro religione. Noi siamo qui non per fare conversioni, ma per accogliere i pellegrini. La comunità dei padri agostiniani qui lavora con gli studenti subsahariani. E proprio gli studenti mi hanno chiesto se qualcuno della mia famiglia sarebbe venuto alla mia ordinazione. Ho risposto: “Nessuno dei miei familiari potrà esserci, ma voi, voi tutti gli studenti, siete la mia famiglia”. Sono il più bel dono che Dio mi ha dato. Fare comunità con i musulmani, gli algerini, è la cosa più importante per noi. E la cosa più importante per me è stato decidere di lavorare qui, di restare qui. Quello che cercavo è ciò che ha detto Agostino: non cercare altro che donare te stesso. Quando ho dei problemi, delle difficoltà, crisi personali – perché in molti momenti possono esserci – ho trovato molta fede cercando Maria, la Vergine Maria, nel titolo di Nostra Signora del Buon Consiglio.

     

    D. – Quali sono i rapporti che avete con i musulmani?

     

    R. – Ce sont des rapports d’amitié ….

    Sono rapporti di amicizia; lavorare insieme per cercare Dio. E’ un lavoro silenzioso e dolcemente, dolcemente, si lavora in amicizia; attraverso l’amicizia si trovano le persone. Ogni persona cerca il Dio dell’amore, il Dio della pace. Ciò che noi condividiamo è Sant’Agostino, il punto che lega cristiani e musulmani. Trovo che gli algerini siano molto gentili. Oggi nel Paese, ad Annaba e nella comunità agostiniana, vedo molte speranze.

     

    D. – Che cosa pensano gli algerini di questa ordinazione?

     

    R. – Avec des amis algériens …

    Con gli amici algerini io ho condiviso la preparazione alla mia ordinazione, ho spiegato loro che è come un matrimonio, per tutta la vita, con Dio, con la Chiesa. Loro guardano alla mia ordinazione come qualcosa di misterioso.

     

    D. – È la prima ordinazione di un agostiniano che si svolge nella Basilica di Sant’Agostino ad Annaba. Qual è il suo profondo significato?

     

    R. – Saint Augustin voulait rester ici …

    Sant’Agostino voleva restare qui, per la Chiesa. Io ho deciso di essere ordinato qui per la Chiesa. Per la Chiesa e per l’Ordine di Sant’Agostino. Io penso che è la prima ordinazione di un religioso agostiniano, ma che non sia l’ultima.


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     "L'era della consapevolezza": in un libro di Paolo Beccegato, le scelte individuali che condizionano la vita del mondo

    ◊    Vivere in un mondo interdipendente, come quello di oggi, significa non poter più affermare di non conoscere le conseguenze delle proprie azioni, anche quando semplicemente si fa la spesa. E' questa la tesi di fondo del libro “L’era della consapevolezza”, scritto da Paolo Beccegato, responsabile dell’area internazionale della Caritas italiana. Antonella Palermo ha chiesto all'autore di spiegare il messaggio del suo libro:

     

    R. – Vuole essere anche un messaggio provocatorio: entrati nel villaggio globale non è soltanto una questione solo di informazione, ma ormai è una questione di consapevolezza che ogni nostra azione - a livello personale, a livello collettivo, a livello organizzativo - può avere delle conseguenze – diciamo – indirette. Il modo in cui investo il mio denaro, gli acquisti, il comportamento, l’informazione, l’educazione hanno delle conseguenze non immediatamente percepibili. Il messaggio è quello poi evidentemente basato sulla nuova e – come diciamo noi – rivoluzionaria Enciclica del Papa “Caritas in veritate”, che attribuisce un valore morale anche agli acquisti e agli investimenti. Quindi vari passaggi dell’Enciclica praticamente già dicono questa cosa. Ora però si lancia questa provocazione: siamo entrati nell’era della consapevolezza, possiamo sapere quello che indirettamente compiamo con le nostre azioni quotidiane e con le nostre grandi scelte della vita, facendo del bene o facendo del male.

     

    D. – Questa può essere in sintesi una delle lezioni della crisi economica?

     

    R. – Penso che non fosse intenzione di nessuno causare quello che è successo. Certamente, però, investimenti troppo aggressivi, un eccessivo ricorso al debito da parte delle famiglie nordamericane e poi anche in altre parti del mondo, quindi la creazione di questi fondi al limite della possibilità e di una sostenibilità del lungo periodo, non solo sono stati il male diretto di famiglie, comunità ed anche di alcune nazioni, ma abbiamo visto quello che poi alla lunga hanno causato a tutto il sistema economico internazionale.

     

    D. – La crisi economica sta rilanciando la solidarietà oppure sta innescando delle dinamiche di chiusura degli Stati, ma anche delle singole famiglie?

     

    R. – Noi notiamo come la crisi abbia fatto aumentare la solidarietà: le persone che hanno percepito, anche nel locale ed ancora di più nel globale, le grandi difficoltà in cui versano famiglie che per esempio hanno perso il lavoro in Italia, come pure il grande disagio e le conseguenze della crisi economica del sud del mondo – noi notiamo anche un aumento delle offerte, le offerte ad esempio per il disastro di Haiti, il disastro in Cile – e così come per la crisi in Italia. D’altro canto, dal punto di vista culturale, il rischio un po’ a macchia di leopardo di chiusura sui propri privilegi, sui risultati acquisti, su alcune diffidenze verso lo straniero, questi tipi di rischi non si può sottacere che li rileviamo e sono preoccupanti. (Montaggio a cura di Maria Brigini)


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    Chiesa e Società



     Domani le esequie di mons. Luigi Padovese, nel duomo di Milano, celebrate dal cardinale Tettamanzi

    ◊    Prosegue il sentito omaggio dei fedeli e degli amici alla salma di mons. Luigi Padovese, vicario apostolico dell’Anatolia ucciso lo scorso 3 giugno in Turchia. La camera ardente è rimasta aperta fino ad oggi, allestita presso il convento dei frati cappuccini di Via Piave, a Milano. Domani, alle 10.30 le esequie saranno celebrate nel Duomo dal cardinale Dionigi Tettamanzi, con cui mons. Padovese aveva un rapporto di amicizia consolidato negli anni. Sono attesi nella cattedrale 40 vescovi provenienti da tutta Europa e 200 sacerdoti. Per la Santa Sede sarà presente mons. Edmond Farhat, già nunzio apostolico in Turchia. Ai funerali è prevista una grande partecipazione di fedeli, estimatori e persone amiche. Mons. Padovese, nonostante il suo trasferimento in Turchia, non aveva mai sciolto il suo legame con la Lombardia. A Milano, dove vive la famiglia del fratello, era tornato pochi giorni prima di morire. Lo scorso 23 maggio aveva celebrato la Messa cresimale in una parrocchia di Lecco. Di mons. Padovese resterà vivo il ricordo del suo impegno nel dialogo con i musulmani e della sua testimoninza di una vita spesa per gli altri. (A.D.G)


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     Premio musulmano ad un sacerdote cattolico, per la sua missione di pace tra cristiani e musulmani

    ◊    “Se devo essere sincero non avrei mai pensato di ricevere il premio Maarif”. È il commento di padre Vincentius Kirjito Pr, in occasione del conferimento del premio Maarif 2010 venerdì scorso a Jakarta. Si è classificato ex aequo con Habib Ali al-Habsy, musulmano attivo nel campo della finanza e del micro-credito islamico. Si tratta di un’onorificenza dedicata ad un leader musulmano, assegnata al sacerdote cattolico per il suo impegno nel dialogo tra cristianesimo e islam, per l’armonia tra le persone e per la salvaguardia dell’ecosistema del vulcano Merapi. Per gran parte della società javanese, il monte Merapi gode di “buona e cattiva fama” al tempo stesso. Alto 2698 m, il vulcano ha strappato centinaia di vite e distrutto dozzine di centri abitati dell’area. Numerose le eruzioni dalla portata devastante fra cui, nell’ultimo secolo, quelle del 1930, 1994, 1998, 2001 e 2003. Il sacerdote 56enne, negli ultimi 12 anni ha aiutato la popolazione indonesiana a maturare l’idea di difesa dei propri diritti e a promuovere un modello di sfruttamento sostenibile del territorio. Padre Vincentius Kirjito Pr è nato il 18 novembre 1953 nella reggenza di Kulon Progo, provincia di Yogyakarta, ed è stato ordinato prete il 25 gennaio 1984. Egli ha iniziato come parroco in un’area agricola e ha speso cinque anni per promuovere l’educazione di base su temi ambientali e sulla cultura e l’ecosistema del monte Merapi, uno dei più attivi e pericolosi vulcani di tutto lo Java Centrale. Tuttavia il vulcano è anche fonte di leggende popolari e miti, ed è una delle località turistiche più ambite della zona, oltre ad offrire un materiale assai prezioso: la sabbia vulcanica. A lungo i locali hanno scavato le pendici usando metodi di estrazione tradizionali. Nell’ultima decade le multinazionali hanno allungato i tentacoli sull’area, alterando il fragile equilibrio con cave sempre più grandi. L’attività del sacerdote cattolico ha riscosso apprezzamenti anche all’interno della comunità islamica, tanto che alle celebrazioni per il 25mo anniversario di sacerdozio – avvenuto nella diocesi di Semaramng nel 2009 – hanno partecipato pure esponenti di altre fedi religiose. Nell’occasione sono stati eseguiti canti e musiche della tradizione musulmana “rebana”, eseguite da Asyiqin Nasyid e dirette da Sodiq Asnawi. Grazie all’incontro con p. Kirjito Pr, Hermawan Kertajaya, esperto di finanza e direttore di World Marketing Associations, ha trovato un nuovo modo per avviare iniziative con la popolazione dell’area vulcanica. “Il sacerdote – sottolinea Kertajaya – ha promosso in maniera eccellente la missione pastorale come promotore di pace, tolleranza e compassione, a qualunque credo religioso si appartenga”.  (A.D.G.)


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     Vietnam: oltre 3 mila bambini alla festa del Corpus Domini

    ◊    Una folla di bambini - oltre tremila - hanno partecipato alla festa del Corpo e del sangue di Cristo, presso il centro pastorale dell’arcidiocesi di Saigon, in Vietnam, in occasione della ricorrenza del Corpus Domini. In un clima festoso, il vescovo ausiliare mons. Peter Nguyên Van Kham ha sottolineato ai fedeli l’unicità della festa del Corpo e del Sangue di Cristo, arricchita dalla partecipazione entusiasta dell’Associazione dei bambini del Corpo Santo. Quest’ultima è presente da secoli in Vietnam. Ma nel 1975 il governo comunista proibì al gruppo di operare nell’arcidiocesi di Saigon. Nel 2003 il gruppo ha riunito a Saigon 20 seguaci che hanno lavorato prima del 1975; a partire dal 2005, hanno addestrato 22 nuovi responsabili. Nel corso degli anni, l’attività del gruppo si è estesa in centinaia di parrocchie dell’arcidiocesi, grazie alla presenza attiva di migliaia di seguaci. Durante l’incontro, è stato ricordato che il gruppo si rifà all’insegnamento evangelico e al monito di Gesù che biasima i discepoli quando cercano di impedire ai bambini di avvicinarlo. Oggi i sacerdoti e i catechisti, “moderni discepoli”, non allontanano i bambini ma li aiutano ad avvicinarsi a Gesù e a seguirlo. (A.D.G.)


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     Attesa per l'arrivo in Francia del patriarca di Antiochia

    ◊    Il cardinale Nasrallah Pierre Sfeir, patriarca di Antiochia dei Maroniti, inizierà domani una visita in Francia su invito del presidente del Senato francese, Gérard Larcher. Numerosi incontri scandiranno la permanenza a Parigi del patriarca, che sarà in particolare ricevuto dal capo dello Stato, Nicolas Sarkozy, e dai presidenti del Senato, Larcher, e dell’Assemblea nazionale Bernard Accoyer. Previsto, inoltre, l’incontro con il ministro degli Esteri Bernard Kouchner. Il cardinale libanese si intratterrà a colloquio con il cardinale arcivescovo di Parigi André Vingt-Trois e avrà anche modo di incontrare la Stampa Araba a Parigi. Il patriarca sarà di ritorno in Libano per la beatificazione del venerabile Stéphane Nehmé, dell’Ordine Libanese Maronita, in programma il prossimo 27 giugno nel corso di una celebrazione presieduta dall’arcivescovo Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. (M.V.)


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     Hong Kong: inaugurato un nuovo Centro per diffondere il pensiero di padre Matteo Ricci

    ◊    Promuovere la vita e l’opera di Matteo Ricci ed il suo contributo allo scambio culturale tra oriente ed occidente. Questo l’obiettivo del nuovo Centro di diffusione del pensiero del gesuita padre Matteo Ricci, inaugurato nei giorni scorsi in occasione del IV centenario dalla sua morte. La nuova fondazione Hong Kong Ricci Heritage Society "punta soprattutto sulla riflessione della storia di p. Ricci”, ha sottolineato padre A. Deignan, superiore regionale dei Gesuiti di Hong Kong e presidente della struttura. Diversi sono gli Istituti dedicati al grande missionario, da Taiwan a Macao, a Parigi, ha ricordato padre Deignan. Tra questi, anche l’Istituto della ricerca storica culturale della Cina e dell’Occidente di Matteo Ricci, presso l’Università di San Francisco. Inoltre ha fatto notare che tanti giovani che hanno studiato o studiano in questo Collegio ricciano, non possiedono una conoscenza generale sulla storia di p. Matteo Ricci, quindi l’“Hong Kong Ricci Heritage Society” organizza periodicamente corsi, mostre o convegni sul grande missionario. “Dobbiamo imparare da lui, studiare la cultura e la filosofia cinese per avvicinare due civiltà, cinese ed europea” ha concluso padre Deignan. (A.D.G.)


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     India: al via il programma di riabilitazione dei bambini di strada per far fronte allo sfruttamento

    ◊    Bambini sfruttati per confezionare tappeti, gioielli, fare servizi domestici, lavorare nelle miniere o fabbriche di mattoni, oltre che abbandonati alla prostituzione. È quanto emerge dall’ultimo censimento, che rivela, in India, la presenza di 11,28 milioni di bambini lavoratori che hanno meno di 14 anni. Il Paese asiatico vanta il triste record del maggior numero di bambini lavoratori in tutto il mondo, come si legge dall’agenzia Fides. La maggior parte di questi piccoli (85%) lavora nei campi delle zone rurali. Il compenso corrisponde sempre a paghe misere. Oltre 1 milione di bambini lavoratori si incontrano per le strade dello stato di Madhya Pradesh. La maggioranza sono di origine tribale o appartengono alle caste più basse. Le loro famiglie vivono al di sotto della soglia della povertà e completamente emarginate, e il lavoro dei bambini contribuisce a bilanciare le entrate. Nei quartieri periferici di Khandwa, capitale del distretto, sono stati identificati 1.500 bambini in questa situazione di emergenza. Per far fronte a ciò, nel 2003, le suore della Congregazione Our Lady of the Garden hanno aperto tre 'scuole-ponte' dove ogni anno preparano 150 bambini e bambine di strada per introdurli nei collegi ufficiali. Alcuni di questi centri si trovano nelle vicinanze di stazioni ferroviarie e autobus, dove molti di questi bambini vagano in cerca di elemosina sottoposti a tanti pericoli come la tratta, la prostituzione, lo sfruttamento. I centri sono allestiti in baracche, e in ognuno lavorano una maestra con un’aiutante, che ogni mattina va alla ricerca dei bambini che non si sono presentati e si occupano di quelli più piccoli. Poco a poco questi bambini, molti dei quali vittime delle mafie della droga, vengono riabilitati e reinseriti nella vita scolastica e familiare. (A.D.G.)


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     Oms: appello ai giovani ad essere donatori volontari di sangue

    ◊    Domani si celebra la Giornata mondiale del donatore di sangue con l’obiettivo di ricordare l’importanza di una rete che assicuri il rifornimento di sangue e di sostanze ematiche (soprattutto plasma e piastrine) mediante la donazione volontaria, non remunerata; al tempo stesso, l’Organizzazione mondiale della sanità che coordina la Giornata, desidera anche evidenziare la necessità di poter disporre di un’organizzazione efficace del processo di donazione, che garantisca la provenienza e la sicurezza delle unità di sangue donate e le renda disponibili a tutti secondo criteri di assoluta trasparenza ed equità. La data scelta per la celebrazione della Giornata, il 14 giugno, è quella di nascita di Karl Landsteiner (1868-1943), medico austriaco al quale si deve la scoperta del sistema dei gruppi sanguigni, intuizione che gli valse il Nobel nel 1930. L’Oms e gli altri promotori della ricorrenza – la Federazione Internazionale della Croce Rossa, la Mezza Luna Rossa e la Federazione Internazionale delle Organizzazioni dei donatori – hanno designato la città spagnola di Barcellona quale sede per gli eventi centrali della Giornata 2010, rivolta particolarmente ai giovani attraverso il motto “Sangue nuovo per il mondo”. Davanti all’aumento del fabbisogno di sangue e alla necessità della donazione volontaria periodica, soprattutto nei Paesi in via di viluppo dove le riserve sono scarse, l’Oms desidera poter contare sul contributo dei giovani sia come donatori, sia come promotori della donazione volontaria di sangue. (M.V.)


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     Il rapporto tra Stato, mercato e società illuminato dalla Caritas in veritate

    ◊    Un incontro di riflessione su “L’imprenditorialità sociale” si terrà domani a Roma su iniziativa dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse) e del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. Ha concorso alla promozione dell’evento il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (Cnel), che lo ospiterà presso la propria sede (Via David Lubin 2, ore 15.30). L’appuntamento si colloca nel contesto dell’analisi svolta dall’Ocse sul tema della socialità e sulla responsabilità sociale delle imprese stesse che restano uno strumento essenziale per la creazione di occupazione e di benessere. Ad ampliare il pensiero e il dibattito sull’umanizzazione dell’impresa ha significativamente contribuito l’Enciclica del Santo Padre Benedetto XVI “Caritas in veritate”. Quest'ultima ha infatti richiamato l’attenzione sul potenziale dell’imprenditorialità nel promuovere la coesione sociale, sottolineando altresì l’esigenza di porre le persone al centro delle attività delle imprese e di fornire risposte sostenibili ai loro bisogni primari. In tale ottica, l’incontro odierno ha offerto elementi di riflessione utili a comprendere le nuove tendenze nel rapporto tra Stato, mercato e società alla luce della dottrina sociale della Chiesa, che l’Enciclica citata riprende e attualizza. Nella prima parte dei lavori interverranno il presidente del Cnel, Antonio Marzano, il cardinale Peter Turkson, presidente del dicastero vaticano predetto, il segretario generale dell’Ocse, Angel Gurria e il vescovo Marcelo Sánchez Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. Seguirà una tavola rotonda su “Imprenditoria sociale. Nuove opportunità di occupazione e di inclusione sociale”, cui parteciperanno studiosi ed esperti di Italia, Francia, Svizzera e Gran Bretagna. Le conclusioni saranno affidate a Michele Dau, vicepresidente del Comitato direttivo del Programma Ocse per lo sviluppo locale (Leed). (M.V.)


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    24 Ore nel Mondo



     Elezioni in Slovacchia: la vittoria ai socialdemocratici

    ◊    Il partito socialdemocratico Smer del premier Robert Fico ha vinto le elezioni in Slovacchia e a lui sarà affidato l’incarico di formare il nuovo governo, come annunciato stamani dal presidente slovacco Gasparovic, nonostante il partito non abbia i numeri per governare. Il servizio di Roberta Barbi:

     

    I socialdemocratici di Robert Fico ce l’hanno fatta: risultati primi alle urne per numero di consensi, hanno ottenuto dal presidente slovacco l’incarico di formare il nuovo governo. Pur non avendone i numeri. Se, infatti, hanno ottenuto il 35 per cento delle preferenze, dei circa 4 milioni e mezzo di elettori chiamati alle urne, con un’affluenza pari al 58,83 per cento, fanno parte, però, di una coalizione che non ha più la maggioranza, anche perché il partito dell’ex premier Vladimir Meciar è rimasto sotto la soglia del 5 per cento. I partiti entrati in Parlamento sono 6: dei 150 seggi complessivi di cui è composto, 89 saranno occupati dalle forze di centrodestra. Secondo le previsioni della vigilia, infatti, con questo scenario il mandato per formare un nuovo governo avrebbe dovuto essere affidato alla leader dell’opposizione Iveta Radicova, ex candidata alle Presidenziali e guida dell’Unione cristiano-democratica di centrodestra. 

     

    Belgio

    Urne aperte da stamani alle 8 in Belgio, dove 7.7 milioni di elettori sono chiamati a votare alle elezioni anticipate per il rinnovo del Parlamento federale. Nel Paese il voto è obbligatorio, con tanto di penale in caso di diserzione. Dopo la caduta del governo cristiano-democratico, le consultazioni potrebbero rivelarsi una specie di referendum sul futuro del Belgio e a causa del contrasto, mai sopito, tra le due comunità linguistiche dei fiamminghi e dei francofoni.

     

    Germania

    Anche la Germania potrebbe ricorrere ad elezioni anticipate: sono pochi, infatti, secondo un sondaggio, i tedeschi che credono che il cancelliere Angela Merkel riuscirà ad arrivare alla fine della legislatura. La crisi profonda che il Paese sta attraversando e le continue tensioni all’interno della maggioranza, secondo molti mostrano il fallimento del governo. La Spd si è detta favorevole a tornare al voto, mentre ieri il popolo è sceso in piazza in molte città.

     

    Iran

    Scontri tra manifestanti e polizia, colpi di arma da fuoco e una decina di arresti: è tornata a salire la tensione in Iran ieri pomeriggio, nel giorno del primo anniversario della rivolta scoppiata per la rielezione del presidente Ahmadinejad. I leader dell’opposizione avevano chiesto di non scendere in piazza, ma la situazione si è surriscaldata quando hanno iniziato a circolare voci sul dispiegamento di agenti in tenuta antisommossa nei punti nevralgici della capitale, Teheran. Mussavi e Karrubi hanno fatto sapere che continueranno a chiedere libere elezioni, libertà di stampa e il rispetto dei diritti del popolo, ma che la protesta proseguirà con toni pacifici.

     

    Afghanistan

    Continuano i combattimenti nella roccaforte talebana di Kandahar: dopo la morte, ieri, di 39 miliziani, oggi il presidente Karzai e il generale Usa Stanley Mc Chrystal, capo della missione internazionale Isaf, sono arrivati in città per discutere con i capi tribali l’offensiva che stanno preparando per i prossimi mesi. Intanto i militari italiani hanno disinnescato un ordigno nell’ovest del Paese, nel distretto di Shindand. La bomba era stata segnalata da alcuni bambini che giocavano per strada.

     

    Iraq

    Un arresto importante è stato effettuato ieri in Iraq, durante un raid nella provincia di Anbar: si tratta di Khaled al-Fahal, sospetto leader di al Qaeda, coinvolto in decine di rapimenti e uccisioni di uomini della sicurezza e indicato come ministro degli esteri del cosiddetto ‘Stato islamico dell’Iraq’.

     

    Usa – marea nera

    Un ultimatum di 48 ore è stato lanciato dalla Guardia costiera americana alla British Petroleum perché risolva in via definitiva la fuoriuscita di greggio dalla falla sul fondo del Golfo del Messico che, secondo le nuove stime degli esperti, è pari a 40mila barili al giorno. Della questione hanno parlato in un colloquio telefonico anche il presidente Usa Barack Obama e il premier britannico David Cameron. Obama ha ribadito che insisterà perché la Compagnia sostenga tutte le spese, ed ha assicurato il collega che non si tratta di una questione di nazionalità, ma che il comportamento sarebbe lo stesso anche con un gruppo americano.

     

    Usa - inondazioni

    Si aggrava il bilancio delle inondazioni che hanno colpito lo Stato americano dell’Arkansas. Finora i morti accertati sono 18, tra i quali sei bambini, ma sulla lista restano ancora molti dispersi dei quali si continuano le ricerche. Da un paio di giorni, a causa delle forti piogge, infatti, stanno esondando i fiumi Caddo e Little Missouri.

     

    Mondiali di calcio, un grande successo per l’Africa

    E’ ancora forte l’eco della festa per la cerimonia inaugurale al “Soccer City” di Johannesburg, contrassegnata pure da particolari contraddizioni del Continente africano, come la polemica innescata dal colonnello libico Gheddafi, che ha definito la Fifa una “organizzazione corrotta” e ha rivendicato il diritto dei piccoli Paesi ad ospitare la competizione. Di queste contraddizioni ci parla, da Johannesburg, l’inviato del quotidiano La Stampa, Paolo Mastrolilli, intervistato da Giada Aquilino:





    R. – L’Africa ha le potenzialità di non essere più il bambino malato del mondo, come tutti la considerano da decenni. Il solo fatto di essere riusciti ad organizzare questi mondiali, per i sudafricani e per tutti gli africani, è un grande successo.

     

    D. – La gente ha partecipato alla festa insieme ai presenti sugli spalti, tra cui figuravano diversi capi di Stato, anche personaggi su cui pesano non poche ombre…

     

    R. – Certamente è la grande contrapposizione di questo Continente, che ha enormi potenzialità, si sta sviluppando, come dimostra appunto quello che sta accadendo qui, in Sudafrica. Ma, dall’altra parte, ha situazioni come quella del regime di Mugabe nello Zimbabwe. E lui è stato accolto a braccia aperte qui. E c’è stato anche un momento di tensione e di preoccupazione per quello che avrebbe potuto fare al-Bashir, il presidente sudanese, che è riconosciuto dal governo sudafricano come il leader legittimo del Paese dopo aver vinto le ultime elezioni. Ma su al-Bashir pende un mandato di cattura internazionale per le violenze commesse in Darfur. Ecco, queste sono le drammatiche contraddizioni che l’Africa deve ancora risolvere.

     

    D. – Quindi, quanto erano lontani il Sudan, la Somalia, il Congo, l’Uganda, Paesi in cui comunque conflitti e tensioni non sono finiti?

     

    R. – Ha prevalso la festa, la gioia, la soddisfazione di poter ospitare un evento di queste proporzioni in Sudafrica e in Africa. Forse questa dimensione è un po’ mancata, cioè si è un po’ dimenticato di sottolineare il fatto che il Sudafrica ha fatto dei passi enormi e straordinari dalla fine dell’apartheid, costruendo una democrazia condivisa da neri e da bianchi che hanno, di fatto, insieme la stessa nazionale. Del resto, nel Paese ci sono molte situazioni invece drammatiche, contraddittorie e violente che devono ancora essere affrontare con forza.

     

    D. – Quanto è mancata la presenza di Mandela, colpito da un lutto familiare grave? 

    R. – E’ stata forse la cosa più triste della cerimonia inaugurale e oggettivamente ha tolto molto alla cerimonia stessa. Nel ’95, quando ci furono i mondiali di rugby, Mandela scese in campo, abbracciò la squadra degli “Springboks“ che all’epoca era praticamente una squadra che rappresentava la passione sportiva dei bianchi che lo avevano tenuto in carcere per quasi 30 anni. Avrebbe voluto fare lo stesso anche questa volta, abbracciando la squadra di calcio che invece è il simbolo della passione sportiva dei neri. Purtroppo, questo lutto gli ha impedito di essere presente allo stadio ed ha tolto a questa cerimonia il tocco magico che tutti invece si aspettavano. 

     

    India

    Un forte terremoto di magnitudo 7.5 ha colpito l’est dell’Oceano indiano, al largo delle isole Nicobare ed ha fatto scattare nella serata di ieri l’allerta tsunami, poi rientrato, per India, Indonesia, Sri Lanka, Birmania, Thailandia e Malaysia. Non sono state segnalate vittime né danni.

     

    Giappone

    La terra ha tremato anche in Giappone: una scossa di magnitudo 6.2 è stata registrata questa mattina alle 12.33 ora locale. Lo riferisce la Japan Meteorological Agency specificando che non si ha notizia di danni a persone o cose e che per ora non c’è alcun allarme tsunami.

     

    Thailandia

    Due bombe di fattura artigianale sono state lanciate ieri sera su un marciapiede affollato di Yala, nel sud del Paese, uccidendo una persona e ferendone 26. L’attentato non è stato ancora rivendicato, ma secondo fonti di polizia sarebbe di matrice islamica.

     

    Argentina

    La provincia argentina di Mendoza ha annunciato che da luglio adotterà la castrazione chimica per gli stupratori. L’iniziativa rientra nel programma complessivo di recupero dei detenuti per reati di violenza sessuale: al momento sono 22 i reclusi che parteciperanno volontariamente al piano.

     

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 163 

     

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