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Sommario del 11/06/2010
Il Papa chiude l'Anno Sacerdotale: Dio si affida a uomini deboli per rendersi presente nell'umanità. Perdono per le vittime degli abusi
◊ Servirsi di un uomo, nonostante le sue debolezze, per rendere presente Dio a tutti gli uomini, in ogni tempo: sta in questo la grandezza del sacerdozio. E’ il pensiero, che Benedetto XVI ha posto al cuore della celebrazione eucaristica di chiusura dell’Anno Sacerdotale. In una Piazza San Pietro nuovamente gremita da oltre15 mila sacerdoti concelebranti di 97 nazioni, e a poche ore dall’analoga scena di ieri sera durante la veglia, il Papa ha toccato i punti nevralgici della vocazione al sacerdozio soffermandosi ancora una volta con parole di grande umiltà sulla ferita provocata della pedofilia all’interno della Chiesa: “Chiediamo insistentemente perdono a Dio ed alle persone coinvolte” affinché “un tale abuso non possa succedere mai più”. La cronaca della celebrazione nel servizio di Alessandro De Carolis:
La grande audacia di Dio all’inizio della storia della Chiesa, un’audacia spiazzante: ritenere che un “povero uomo” – limitato, finito – fosse capace di comunicare l’infinito Amore. Come in un grande affresco, e in un’omelia quasi senza eguali per ampiezza, densità di contenuti, intensità emotiva, Benedetto XVI ha dipinto la straordinarietà della vocazione al sacerdozio in tutte le sue sfumature. Lo ha fatto dando pennellate di luce alla radice divina di questa chiamata, ma senza nascondere le ombre che i limiti umani proiettano, talvolta in modo indegno, su di essa:
“Dio si serve di un povero uomo al fine di essere, attraverso lui, presente per gli uomini e di agire in loro favore. Questa audacia di Dio, che ad esseri umani affida se stesso; che, pur conoscendo le nostre debolezze, ritiene degli uomini capaci di agire e di essere presenti in vece sua – questa audacia di Dio è la cosa veramente grande che si nasconde nella parola ‘sacerdozio’. Che Dio ci ritenga capaci di questo; che Egli in tal modo chiami uomini al suo servizio e così dal di dentro si leghi ad essi”.
Ecco il senso dell’Anno Sacerdotale, ha ripetuto il Papa alla distesa di presbiteri in talare bianca, che hanno trasformato Piazza San Pietro in un immenso altare a cielo aperto, di fronte al grane arazzo del Santo Curato d’Ars: “Volevamo risvegliare la gioia che Dio ci sia così vicino, e la gratitudine per il fatto che Egli si affidi alla nostra debolezza”. E dire “nuovamente ai giovani che questa vocazione, questa comunione di servizio per Dio e con Dio, esiste – anzi, che Dio è in attesa del nostro ‘sì’”. Dunque, ha constatato il Pontefice:
“Era da aspettarsi che al ‘nemico’ questo nuovo brillare del sacerdozio non sarebbe piaciuto; egli avrebbe preferito vederlo scomparire, perché in fin dei conti Dio fosse spinto fuori dal mondo. (applausi) E così è successo che, proprio in questo anno di gioia per il sacramento del sacerdozio, siano venuti alla luce i peccati di sacerdoti – soprattutto l’abuso nei confronti dei piccoli, nel quale il sacerdozio come compito della premura di Dio a vantaggio dell’uomo viene volto nel suo contrario”.
“Se l’Anno Sacerdotale avesse dovuto essere una glorificazione della nostra personale prestazione umana, sarebbe stato distrutto da queste vicende”, ha osservato il Papa. Invece, “consideriamo quanto avvenuto” come “compito di purificazione che ci accompagna verso il futuro”. Mentre al presente, una volta ancora, le parole di Benedetto XVI hanno rivelato la consapevolezza di un male che esige una profondissima solidarietà:
“Anche noi chiediamo insistentemente perdono a Dio ed alle persone coinvolte, mentre intendiamo promettere di voler fare tutto il possibile affinché un tale abuso non possa succedere mai più”.
E poco dopo, commentando un passo del Salmo 23 della liturgia, dove si parla del bastone col quale il pastore difende il gregge “dalle bestie selvatiche” e del vincastro al quale si appoggia per “attraversare i passaggi difficili”, ha aggiunto:
“Anche la Chiesa deve usare il bastone del pastore, il bastone col quale protegge la fede contro i falsificatori, contro gli orientamenti che sono, in realtà, disorientamenti. Proprio l’uso del bastone può essere un servizio di amore. Oggi vediamo che non si tratta di amore, quando si tollerano comportamenti indegni della vita sacerdotale. Come pure non si tratta di amore se si lascia proliferare l’eresia (...) Al tempo stesso, però, il bastone deve sempre di nuovo diventare il vincastro del pastore – vincastro che aiuti gli uomini a poter camminare su sentieri difficili e a seguire il Signore”.
Nel Salmo 23, Benedetto XVI aveva individuato la risposta umana di “gioia e gratitudine” a Dio che, ha detto, attraverso Cristo ha aperto il suo cuore “per noi”:
“Dio si prende personalmente cura di me, di noi, dell’umanità. Non sono lasciato solo, smarrito nell’universo ed in una società davanti a cui si rimane sempre più disorientati. Egli si prende cura di me. Non è un Dio lontano, per il quale la mia vita conterebbe troppo poco”.
Un Dio “unico e buono, ma lontano”, ha proseguito, è invece quello considerato dalle religioni del mondo, mentre in passato l’Illuminismo lo aveva ritenuto creatore e poi però disinteressato alla sua stessa creatura e alla sua storia, nella quale, ha affermato, “Dio non interveniva, non poteva intervenire”:
“Molti forse non desideravano neppure che Dio si prendesse cura di loro. Non volevano essere disturbati da Dio. Ma laddove la premura e l’amore di Dio vengono percepiti come disturbo, lì l’essere umano è stravolto. È bello e consolante sapere che c’è una persona che mi vuol bene e si prende cura di me. Ma è molto più decisivo che esista quel Dio che mi conosce, mi ama e si preoccupa di me".
“Questo pensiero – ha insistito – dovrebbe renderci veramente gioiosi”. Dio “vuole che noi come sacerdoti, in un piccolo punto della storia, condividiamo le sue preoccupazioni per gli uomini”:
“Conoscere”, nel significato della Sacra Scrittura, non è mai soltanto un sapere esteriore così come si conosce il numero telefonico di una persona. “Conoscere” significa essere interiormente vicino all’altro. Volergli bene. Noi dovremmo cercare di ‘conoscere’ gli uomini da parte di Dio e in vista di Dio; dovremmo cercare di camminare con loro sulla via dell’amicizia con Dio”.
E se anche è inevitabile che nel corso della vita si debbano percorrere le “valli oscure della tentazione, dello scoraggiamento, della prova, che ogni persona umana deve attraversare”:
“Anche in queste valli tenebrose della vita Egli è là. Sì, Signore, nelle oscurità della tentazione, nelle ore dell’oscuramento in cui tutte le luci sembrano spegnersi, mostrami che tu sei là. Aiuta noi sacerdoti, affinché possiamo essere accanto alle persone a noi affidate in tali notti oscure. Affinché possiamo mostrare loro la tua luce”.
Un auspicio che al termine della Messa, Benedetto XVI ha affidato con una preghiera di consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, e dall’invito solenne, espresso in sette lingue e rivolto ai 400 mila presbiteri del mondo, a “essere fedeli alle promesse” sacerdotali, nelle Chiese di Oriente e di Occidente, e a “proseguire con rinnovato slancio il cammino di santificazione in questo sacro ministero”.
Le testimonianze di sacerdoti e laici presenti in Piazza San Pietro
◊ Fedeli, pellegrini, laici, seminaristi e soprattutto sacerdoti hanno gremito stamani Piazza San Pietro in occasione della Liturgia Eucaristica, presieduta da Benedetto XVI a chiusura dell’Anno Sacerdotale. Ascoltiamo alcune testimonianze di sacerdoti e laici al microfono di Amedeo Lomonaco:
R. - Sono padre Francesco, sono messicano. Ho capito più profondamente cosa vuol dire essere sacerdote: vuol dire essere discepolo di Gesù. Quello per Gesù è un amore veramente profondo. E' come quando un uomo sposa una donna, che non sono più due ma sono una sola cosa. Così come il futuro della sposa si abbraccia come fosse il proprio, così per noi sacerdoti il nostro futuro, la nostra vita è la vita di Cristo.
R. - Sono padre Enrico, di una parrocchia in Francia.
D. - Quest’Anno Sacerdotale è stata un’occasione per...
R. - ... per far riscoprire ai miei parrocchiani la bellezza del sacerdozio e anche l’impegno e il dono totale di sé a Cristo. Il celibato è molto importante perché fa vedere a tutti che il sacerdote si dà a qualcuno. Non è un mestiere che si fa per qualcuno ma si dà la vita.
R. - Mi chiamo don Raimondo, sono cappellano in un centro giovanile dell’Opus Dei di Palermo.
D. - Qual è la parte più bella proprio del sacerdozio?
R. - Distribuire la grazia della misericordia di Dio nella confessione e celebrare la Messa. E anche il sacerdozio degli altri che vale anche per gli altri sacerdoti. Anche noi siamo, oltre che sacerdoti, fedeli, e quindi ci appoggiamo al sacerdozio dei nostri confratelli.
R. - Sono don Giovanni, della diocesi di Nola. E’ stato prima di tutto un anno di grazia perché c’è stata la possibilità di rinnovare anche l’impegno, la promessa fatta, e soprattutto di rinvigorire il dono di grazia che il Signore ci ha fatto con l’ordinazione sacerdotale.
D. - Riscoprire anche il volto autentico del sacerdote, deturpato a volte da scandali…
R. - E’ molto interessante quello che il Papa ha detto ieri sera: il vero scandalo è quello della fede!
R. - Sono padre Thomas.
D. - Quale è la vera bellezza della vita sacerdotale?
R. - Sentirsi amato e sentire che sei con Cristo e lavori per il popolo di Dio, che fai qualcosa di cui la gente ha bisogno. Questa è la bellezza.
D. - Nella sua vita anche comunitaria questa testimonianza d’amore, quest’anno, quali frutti ha portato?
R. – Più dedizione, più apertura e più amore da parte della gente verso i sacerdoti e la Chiesa.
R. - Sono Don Fabio di Imola. Facevo l’ingegnere meccanico, sono entrato in seminario a 28 anni. Il Signore mi ha dato il dono della fede. Mi sono messo interamente a disposizione e ne sono assolutamente contento. Bisogna che noi sacerdoti siamo consapevoli e responsabili di questo dono aiutando le persone nella vita spirituale.
R. - Sono don Kingsley, del Collegio San Paolo qui a Roma...
D. - Nella vita concreta di sacerdote qual è la parte più bella che dell’essere presbitero?
R. - Quella di essere un mezzo, uno strumento. La mia vita è stata data gratuitamente e tutto ciò che ho, l'ho ricevuto gratuitamente. Allora cerco anche io di dare gratuitamente tutto.
R. - Sono José Hernandez, spagnolo. Quest’anno lo ritengo un dono di Dio per la Chiesa e farà tanto bene non solo ai sacerdoti, ma anche ai seminaristi e alle future vocazioni.
R. - Sono un seminarista, vengo dal Venezuela e sono molto contento di stare qui per celebrare la chiusura dell’Anno Sacerdotale, per cogliere il vero significato della vocazione sacerdotale e l’importanza del sacerdote nel mondo.
R. - Sono un diacono, vengo dall’Argentina, sono venuto in pellegrinaggio per celebrare insieme al Papa e a tanti sacerdoti il dono del ministero sacerdotale.
D. – Ieri il Papa nella veglia ha detto: questo non è un mestiere ma una grande testimonianza d’amore…
R. – Quello che ci ha colpito tanto del Papa è che parlava soprattutto con il cuore aperto, ringraziandoci e anche dandoci la fiducia e incoraggiandoci a vivere radicalmente questo ministero con Cristo.
D. - C’è dello stress, della solitudine, anche nella vita di un sacerdote, di un diacono...
R. - Il Vangelo ci fa vivere in comunione, non ci lascia soli. La nostra scelta è di essere per gli altri e in questo modo noi ci realizziamo come uomini, come persone consacrate a Dio. Se viviamo così siamo pienamente in comunione, siamo pienamente uomini di Dio.
R. - Sono una laica della Comunità pastorale Maria Madre della Chiesa, di Seregno, parrocchia di Santa Valeria. Abbiamo accompagnato il nostro sacerdote don Andrea che oggi festeggia il suo quinto anniversario di sacerdozio.
D. - Cosa vuol dire avere un bravo sacerdote, una guida spirituale?
R. – E’ fondamentale, perché per la nostra vita di fede è fondamentale la presenza del sacerdote. L’Anno Sacerdotale ci ha spinto a pregare di più per i nostri preti, per le scelte che devono compiere, per la loro santificazione personale che poi diventa strada anche per la nostra.
D. – Il significato di quest’Anno Sacerdotale per il padre di un sacerdote?
R. - Sono contento per lui perché lo fa con grande passione. E’ una testimonianza d’amore. Io prima non frequentavo la Chiesa ... ma la sua scelta mi ha cambiato la vita!
D. - Lei, come fedele laico, ha incontrato un sacerdote che è stato importante nella sua vita?
R. – E’ incredibile vedere il segno che hanno lasciato nel mio cuore tanti sacerdoti di cui non ho conosciuto i nomi: ma basta vedere come hanno svolto il loro servizio nella confessione e nella Santa Messa. Questo rimane nel cuore in modo molto forte!
Veglia in Piazza San Pietro. Il Papa: il sacerdozio non è una professione, ma una testimonianza d’amore
◊ Sacerdote tra i sacerdoti, Benedetto XVI ha partecipato, ieri sera, ad una Veglia in Piazza San Pietro per la conclusione dell’Anno Sacerdotale. In un clima di gioia e affetto reciproco, il Papa ha pregato assieme a 15 mila sacerdoti provenienti da tutto il mondo. Rispondendo a braccio alle domande di 5 presbiteri, uno per continente, il Pontefice ha messo l’accento sulla missione dei sacerdoti chiamati a testimoniare l’amore di Cristo senza sottomettersi alle mode del momento. Quindi, ha ribadito l’importanza del celibato, segno della presenza di Dio nel mondo. La Veglia, costellata da una serie di testimonianze di sacerdoti, si è conclusa con l’Adorazione eucaristica. Il servizio di Alessandro Gisotti:
(Cori: “Benedetto, Benedetto!”)
Il coro festoso dei sacerdoti ha accolto il Santo Padre in Piazza San Pietro. Una dimostrazione d’affetto filiale a cui Benedetto XVI ha risposto con gratitudine:
“So che ci sono tanti parroci nel mondo che danno realmente tutta la loro forza per l’evangelizzazione, per la presenza del Signore e dei suoi Sacramenti, e a questi fedeli parroci, che con tutte le forze della loro vita, del nostro essere appassionati per Cristo, vorrei dire un grande ‘grazie’, in questo momento”. (Applausi)
Il Papa ha invitato i sacerdoti a non ridurre il proprio ministero ad una professione, ma a vivere con gioia l’amore per il Signore in una società sempre più complessa. Ha quindi ribadito quanto sia importante che i fedeli possano vedere che il proprio parroco è innamorato di Cristo, un uomo pieno del Vangelo che dona tutto se stesso come faceva il Curato d’Ars, San Giovanni Maria Vianney:
“Io penso che soprattutto sia importante che i fedeli vedano che questo sacerdote non fa solo un ‘job’, ore di lavoro e poi è libero e vive per se stesso, ma che è un uomo appassionato di Cristo, che porta in sé il fuoco dell’amore di Cristo. Se vedono che è pieno della gioia del Signore, comprendono anche che non può far tutto e accettano i limiti e aiutano il parroco”.
Né ha mancato di richiamare la necessità per il sacerdote di un colloquio personale con Cristo. “Non trascurare la propria anima”, ha detto il Papa citando San Carlo Borromeo. Pregare, ha proseguito, è una “priorità pastorale fondamentale”. Del resto, ha aggiunto, bisogna anche saper riposare, riconoscendo i propri limiti:
“Ci ricordiamo una scena del Vangelo di Marco, dove i discepoli sono ‘stressati’, vogliono fare tutto, e il Signore dice: 'Andiamo via; riposate un po’''. Anche questo è lavoro pastorale: trovare ed avere l’umiltà, il coraggio di riposare” (Applausi)
Il Papa si è quindi soffermato sulle critiche al celibato sacerdotale, che per il mondo che non vuole Dio è un grande scandalo:
“Può in un certo senso sorprendere, questa critica permanente contro il celibato, in un tempo nel quale sempre più diventa di moda non sposarsi. Ma questo non-sposarsi è una cosa totalmente, fondamentalmente diversa dal celibato, perché il non-sposarsi è basato sulla volontà di vivere solo per se stessi, di non accettare nessun vincolo definitivo, di avere la vita in ogni momento in piena autonomia, decidere in qualsiasi momento come fare, cosa prendere dalla vita”.
Il sacerdozio, ha rilevato, è invece un sì definitivo. E’ un atto di fedeltà proprio come il matrimonio tra un uomo e una donna, vero fondamento della cultura cristiana. “Un grande problema del mondo di oggi – ha quindi osservato – è che non si pensa più al futuro di Dio, sembra sufficiente solo il presente". Per questo, ha soggiunto, il “celibato come anticipazione del futuro”, segno della presenza di Dio, è percepito come uno scandalo:
“Sappiamo che accanto a questo scandalo che il mondo non vuole vedere ci sono anche gli scandali dei nostri peccati, che oscurano il vero e grande scandalo. Ma c'è tanta fedeltà, il celibato è un grande segno della fede!”.
Il Papa ha così sottolineato che la celebrazione quotidiana dell’Eucaristia aiuta i sacerdoti ad evitare i rischi, sempre presenti, del clericalismo, il chiudersi in se stessi. Ed ha rammentato l’esempio di Madre Teresa, la cui opera straordinaria di carità non sarebbe stata possibile senza la presenza del Tabernacolo, dell’amore di Dio. Benedetto XVI ha poi messo in guardia da una teologia frutto dell’arroganza della ragione che oscura la fede e dimentica la realtà vitale. La vera ragione, ha soggiunto, non esclude Dio:
“C’è realmente questo abuso della teologia, che è arroganza della ragione e non nutre la fede, ma oscura la presenza di Dio nel mondo. Poi, c’è una teologia che vuole conoscere di più per amore dell’amato, è stimolata dall’amore e dall’amore guidata, vuole conoscere di più l’amato. E questa è la vera teologia, che viene dall’amore di Dio, di Cristo e vuole entrare più profondamente in comunione con Cristo”.
Il Papa ha ricordato che, da oltre 60 anni, si occupa di teologia, notando che alcune ipotesi considerate assolutamente scientifiche nel passato appaiano oggi invecchiate, “quasi ridicole”. Ha perciò invitato i teologi ad avere coraggio, a vincere il “fantasma della scientificità” e a non sottomettersi a tutte le ipotesi del momento:
“Soprattutto, anche, non pensare che la ragione positivistica, che esclude il trascendente, che non può essere accessibile, non è la vera ragione! Questa ragione debole, che presenta solo le cose esperimentabili, è realmente una ragione insufficiente”.
Di qui l’invito ad avere fiducia nel Magistero della Chiesa, dei vescovi in comunione con il Successore di Pietro. Nel nostro tempo, è stata la sua esortazione, dobbiamo conoscere bene la Sacra Scrittura, anche contro gli attacchi delle sette. Di fronte al calo delle vocazioni, ha poi avvertito, potremmo essere tentati di prendere la via più facile: trasformare il sacerdozio in un lavoro come gli altri. La via giusta, ha detto, è invece quella della preghiera: chiedere a Dio il dono delle vocazioni per una nuova evangelizzazione. Al contempo - ha concluso - ognuno dovrebbe fare il possibile per vivere il sacerdozio, specie con i giovani, in maniera tale da risultare convincente:
“Penso che nessuno di noi sarebbe diventato sacerdote se non avesse conosciuto sacerdoti convincenti nei quali ardeva il fuoco dell’amore di Cristo. Quindi, questo è il primo punto: cerchiamo di essere noi stessi sacerdoti convincenti”.
(applausi)
Nomine
◊ Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Viana do Castelo (Portogallo), presentata da mons. José Augusto Martins Fernandes Pedreira, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Anacleto Cordeiro Gonçalves de Oliveira, finora vescovo titolare di Acque flavie ed ausiliare di Lisbona. Mons. Anacleto Cordeiro Gonçalves de Oliveira è nato il 17 luglio 1946 a Cortes, diocesi di Leiria-Fátima. Dopo gli studi nel Seminario di Leiria (1957-1969), è stato ordinato sacerdote il 15 agosto 1970. Il 4 febbraio 2005 è stato nominato vescovo titolare di Acque flavie ed ausiliare di Lisbona. Il 14 aprile successivo ha ricevuto l’ordinazione episcopale.
Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale del vicariato apostolico di Napo (Ecuador), presentata da mons. Paolo Mietto, per raggiunti limiti di età. Il Papa ha nominato vicario apostolico di Napo (Ecuador) padre Celmo Lazzari, vicario generale della Congregazione dei Padri Giuseppini del Murialdo. Gli è stata assegnata la sede titolare vescovile di Muzuca di Proconsolare. Padre Celmo Lazzari è nato il 16 giugno 1956, a Garibaldi, nello Stato di Rio Grande do Sul, diocesi di Caxias do Sul (Brasile). Ha completato gli studi secondari presso il Seminario Minore dei Padri Giuseppini in Brasile, entrando poi nel Noviziato. Ha emesso i primi voti il primo marzo 1975 e quelli perpetui il 9 gennaio 1982. Ha svolto gli studi filosofici e teologici a Londrina, in Brasile. È stato ordinato sacerdote il 18 dicembre 1982.
Il Santo Padre ha nominato vescovo di La Crosse (Usa) mons. William Patrick Callahan, dell’Ordine Francescano Frati Minori Conventuali, finora vescovo titolare di Lares ed ausiliare dell’arcidiocesi di Milwaukee. Mons. William P. Callahan, dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, è nato il 17 giugno 1950 a Chicago (Illinois). E’ stato ordinato sacerdote il 30 aprile 1977. Nominato vescovo titolare di Lares ed ausiliare di Milwaukee il 30 ottobre 2007, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 21 dicembre successivo.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Il sacramento e la sete del mondo: in prima pagina, un editoriale del direttore a conclusione dell’Anno sacerdotale.
In prima pagina, sul senso dei mondiali di calcio (oggi al via) un fondo di Gaetano Vallini dal titolo “Un’occasione per l’Africa”; all’interno, Simona Verrazzo sulle aspettative e le incognite legate all’avvenimento.
Per un pugno di yuan: in rilievo, nell’informazione internazionale, la tensione fra Washington e Pechino sul mercato valutario.
Il segretario generale delle Nazioni Unite in Burundi per chiedere un corretto processo elettorale.
La libertà religiosa e l’incoercibile desiderio di assoluto; nell’informazione religiosa, la presentazione del XXXI Meeting per l’amicizia fra i popoli.
La comunità cattolica in Turchia dopo l'uccisione di mons. Padovese non perde la fiducia nel dialogo
◊ E’ giunta ieri a Milano la salma di mons. Luigi Padovese, vicario apostolico dell’Anatolia e presidente della Conferenza episcopale di Turchia assassinato lo scorso 3 giugno dal suo autista, Murat Altun. La camera ardente sarà aperta fino a domenica - dalle 8 alle 20 - nel convento dei francescani di viale Piave. Lunedì mattina, alle 10.30, l’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, celebrerà i funerali in Duomo. Sull’assassinio efferato del presule permangono dubbi e polemiche. Secondo l’arcivescovo metropolita di Smirne, mons. Ruggero Franceschini, l’efferata azione è riconducibile a qualcosa che va “verso gruppi che vogliono destabilizzare il governo turco”. Secondo il presule, l’omicida può essere visto come “uno strumento” in mano a tali gruppi. Mons. Franceschini ha poi sottolineato che occorre solo la verità e non menzogne per far piena luce sul delitto. In quest’Anno Sacerdotale la piccola comunità cattolica della Turchia ha dunque perso il suo pastore: i fedeli sono ancora sgomenti per l’accaduto, ma non sfiduciati, come ci riferisce Maria Grazia Zambon, una laica consacrata della diocesi di Milano, collaboratrice pastorale di mons. Padovese, e che dal 2001 vive in Turchia. Fabio Colagrande l’ha intervistata:
R. – Siamo ancora sotto shock per il grande lutto che stiamo vivendo e siamo molto sgomenti, perché non ci aspettavamo assolutamente questo evento.
D. – Che tipo di persona, che tipo di sacerdote era mons. Padovese?
R. – Prima di tutto credo che non fosse un semplice sacerdote. Per noi era il vescovo, quindi nostro pastore e nostra guida. Proprio per questo adesso sentiamo questo grande vuoto. La cosa che colpiva sempre è che era un grande studioso, appassionato della Turchia e della gente di qua e accanto a questo aveva una grande semplicità, una grande disponibilità a dialogare con tutti e a cercare di intessere relazioni con tutti, con i semplici, con le autorità civili, con i vescovi delle altre Chiese e anche di altre religioni.
D. – Come viveva il dialogo interreligioso mons. Padovese?
R. – Sicuramente a più livelli. Prima di tutto, essendo in una terra prevalentemente non cristiana, con il dialogo di tutti i giorni. Come sappiamo nella sua casa aveva dipendenti non cristiani. Quindi, intesseva questo dialogo quotidiano con la gente, con i vicini e così via. Poi, però, anche cercando di costruire e di collaborare con le autorità civili e le autorità religiose ad alto livello, quindi anche teologico.
D. – Qual era il suo atteggiamento di fronte alle limitazioni che la libertà religiosa dei cristiani subisce, di fatto, in Turchia?
R. – Penso che gli atteggiamenti fossero molteplici. Primo, una grande sofferenza per lui, pastore e quindi guida della Chiesa, nel vedere come la Chiesa non sempre possa esprimersi, non possa avere dei luoghi dove ritrovarsi e quindi dove pregare, dove stare insieme. E, in secondo luogo, comunque operando anche attivamente con chi di dovere, anche con il governo, con i ministri, perché questa libertà fosse reale e non solo sulla carta.
D. – Voi vedevate la sua fatica, la sua sofferenza in questa situazione...
R. – Sì, anche però la cosa che stupiva sempre era questa serenità di fondo, che lui continuava a mantenere. Lui più volte ha detto di pregare anche per lui, per questa sua missione, per questo suo servizio in questa terra. Ma poiché è sempre stato appassionato della vita, bastava poco perché gli ritornasse la serenità sul volto.
D. – Aveva una grande attenzione anche per i pellegrini che giungevano in Turchia sui luoghi di Paolo, non è vero?
R. – Certo, lui ha conosciuto la Turchia proprio attraverso questi viaggi, che lui stesso ha iniziato, ha promosso, ha voluto, ancor prima di essere vescovo qui e ha istituito tanti simposi, tanti convegni, proprio per far conoscere la Turchia cristiana. E ha avuto grande influenza la sua presenza e la sua attività durante l’Anno Paolino.
D. – Come comunità cristiana in Turchia avete ricevuto molti messaggi di condoglianze dopo l’uccisione di mons. Padovese?
R. – Innumerevoli, veramente da tutte le parti del mondo e da tutte le parti della Turchia.
D. – So che è una domanda difficile ... ma come guardate al vostro futuro di cristiani in questa terra ora?
R. – Sicuramente dopo il primo sgomento e – ripeto – questo vuoto, noi siamo fiduciosi. Siamo fiduciosi perché crediamo che la sua morte abbia un senso, non sia vana e il suo sangue porterà frutto anche in questa terra.
D. – Mons. Padovese resterà per voi un punto di riferimento?
R. – Certamente. Penso che proprio adesso anche noi dovremo rileggere tutti i suoi scritti, le lettere pastorali che ha scritto in questi anni, in cui continuamente ci incoraggiava, ci spronava ad essere testimoni del Vangelo e fedeli alla Chiesa, proprio come San Paolo.
Tensione in Iran per il primo anniversario della rielezione di Ahmadinejad
◊ Cresce il pericolo di nuove violenze in Iran alla vigilia del primo anniversario della rielezione del presidente Mahmud Ahmadinejad. I principali leader dell’opposizione, Hossein Moussavi e Mehdi Karoubi, hanno tuttavia dichiarato che non prenderanno parte alle proteste per la mancanza di sicurezza nel Paese. Da Pechino, il presidente iraniano Ahmadinejad torna a sfidare la comunità internazionale scagliandosi contro i Paesi che hanno votato a favore di nuove sanzioni contro Teheran e puntando nuovamente il dito contro Israele. Intanto, la Russia fa sapere che si atterrà strettamente alle sanzioni dell'Onu verso l'Iran, pur senza rinunciare alla vendita di missili strategici già ordinati dall’Iran. Su questa complessa situazione internazionale Stefano Leszczynski ha intervistato Antonello Sacchetti, giornalista esperto di questioni iraniane:
R. - L’opposizione si prepara a scendere in piazza, anche se in realtà il permesso è stato negato dalle autorità. Le ultime notizie davano anche un ripensamento da parte di Moussavi e Karoubi. E’ poco probabile al momento che ci saranno cortei o grandi assembramenti, proprio perché - ricordiamolo - in questi ultimi giorni la repressione si è abbattuta in modo molto violento. Ogni volta che ci sono state occasioni di questo tipo, in genere si sono anche concentrate delle esecuzioni capitali. E’ una sorta di avvertimento, di monito rivolto alla popolazione.
D. - Non c’è, quindi, la possibilità che le sanzioni che sono state adottate dalla Comunità internazionale contro l’Iran risveglino un forte clima anti-Ahmadinejad, almeno senza la presenza di una leadership politica…
R. - Queste sanzioni non vanno che ad aggravare la situazione economica interna iraniana, mentre dal punto di vista politico rafforzano Ahmadinejad, non lo indeboliscono. In questi giorni si è parlato soprattutto di questo e quindi l’attenzione sulla situazione interna è andata per forza di cose scemando.
D. - Allo stesso tempo, però, spicca in questo contesto l’atteggiamento un po’ ondivago della Russia che, da un lato, si è dimostrata morbida per quanto riguarda il discorso delle sanzioni e allo stesso tempo, ha confermato la consegna dei missili che erano stati ordinati da Teheran….
R. - Questo è una specie di valzer geopolitico. Abbiamo visto Russia e Cina votare a favore delle sanzioni e quindi - diciamo - con una posizione anti iraniana, mentre fino a qualche mese fa erano gli "amici migliori" dell’Iran. Hanno votato, invece, contro le sanzioni un membro della Nato come la Turchia, che è storicamente un rivale dell’Iran, e il Brasile. In gioco ci sono tante cose. Nella posizione della Russia c’è sicuramente una rivalità con l’Iran da un punto di vista energetico: tutto passa attraverso una serie di accordi riguardo ai nuovi gasdotti che sono in fase di realizzazione e in cui la Turchia sta cercando un accordo strategico con l’Iran. In questo l’asse turco-iraniano sarebbe competitivo nei confronti della Russia e questo la Russia non lo vede di buon occhio. Dall’altra parte, però, è anche vero che la Russia non può nemmeno per ragioni strategiche accettare al cento per cento di appiattirsi su una posizione americana.
Un cuore "che spinge a desiderare cose grandi" al centro del prossimo Meeting di Rimini
◊ “Quella natura che ci spinge a desiderare cose grandi è il cuore”. E’ il titolo della 31ma edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli che si terrà a Rimini dal 22 al 28 agosto. Oltre cento incontri, otto mostre e 18 spettacoli, scandiranno la kermesse. Alla presentazione ieri, a Roma, sono intervenuti il ministro degli esteri italiano Frattini e la presidente del Meeting, Emilia Guarnieri. C’era per noi Debora Donnini:
Il Meeting 2010 vuol far riflettere su questo: l’uomo è definito dal suo rapporto con l’infinito, cioè nell’uomo c’è qualcosa che lo spinge a desiderare cose grandi, a cercare sempre qualcosa di oltre, che ci è dato e non dipende da noi. Questo qualcosa è il cuore. La presidente del Meeting, Emilia Guarnieri, si è soffermata sul tema di quest’anno. Il rischio però è che si afferma una concezione puramente materialistica della vita. Con quali conseguenze? Sentiamo la stessa Guarnieri:
“Se non ci fosse questa spinta dell’uomo verso qualcosa che è sempre oltre, perché in fondo l’uomo dovrebbe ricercare, intraprendere? Se l’uomo non da credito a questa che anche Benedetto XVI ha definito “la struggente nostalgia di infinito”, inevitabilmente si ripiega sul suo scetticismo perché comunque il limite è forte, le difficoltà sono tante …”.
La crisi demografica nelle nostre società è forse uno dei fatti che mette in evidenza il rischio che l’uomo non desideri cose grandi? E cosa propone il Meeting? Ancora Emilia Guarnieri:
“Le testimonianze stesse che ci saranno al Meeting - quest’anno verrà la vedova Coletta, moglie di uno dei carabinieri morti nella strage di Nassiriya - che immediatamente ha guardato a quello che le era successo con uno sguardo di perdono e di speranza. D’altra parte, senza questo - è vero - si perde la fiducia nella vita, si perde anche il senso di mettere al mondo altri … Il Meeting, in fondo, è anche la testimonianza di qualcuno che nella vita ci crede e che comunica questa sua fede ai figli. Ha senso tirar su dei giovani, ha senso mettere al mondo dei figli perché c’è una speranza possibile”.
Protagonista dell’incontro inaugurale sarà il presidente dell’Irlanda, Mary McAleese sul tema: le forze che cambiano la storia sono le stesse che cambiano il cuore dell’uomo. Importante, ha messo in luce la Guarnieri, l’incontro sul dialogo fra cattolici e ortodossi con l’arcivescovo di Esztergom-Budpest, con il presidente delle Conferenze episcopali d’Europa, il cardinale Peter Erdö, e il metropolita di Minsk, Sluzk Filaret. E ancora al Meeting sono invitati a discutere di libertà religiosa i ministri degli esteri di Turchia, Egitto, Nigeria, Pakistan e Iraq assieme al presidente della Repubblica democratica del Congo, Joseph Kabila. A fare gli onori di casa il ministro degli esteri italiano, Franco Frattini.
Come ogni anno spazio alla politica italiana con ministri, parlamentari, ma anche uomini impegnati nel sociale. Sulla riforma della giustizia si confronteranno il guardasigilli Alfano e Luciano Violante. Per parlare d’Europa ci saranno anche i presidenti della Commissione e del Parlamento europeo, Josè Manuel Barroso e Jerzy Buzek. Come esponenti del mondo ecclesiastico ci saranno anche l’arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin, che interverrà sulla figura del cardinale John Henry Newman che sarà beatificato dal Papa durante la sua visita in Inghilterra. E ancora, sempre fra i cardinali, il patriarca di Venezia, cardinale Angelo Scola, il presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, il cardinale Jean-Louis Tauran, il presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, il cardinale Paul Josef Cordes.
Al Meeting anche economia e società con l’amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. Presente anche il presidente dello Ior, Ettore Gotti-Tedeschi. E ancora esponenti del mondo scientifico, giornalisti e scrittori. Presentazioni di libri, musica e spettacoli. E mostre: da quella su “Solidarnosc” a quella sull’Ulisse di Dante e fino a quella sulla scrittrice americana Flannery O’Connor. E che il cuore sia davvero capace di desiderare cose grandi sarà soprattutto visibile dalle tante testimonianze che si succederanno come ogni anno al Meeting, come quella di Mireille Yoga, educatrice di un centro a Yaoundé in Camerun che si dedica al recupero di ragazzi incontrati per strada.
India: in Orissa ancora persecuzioni contro i cristiani
◊ Mentre il distretto di Kandhamal torna lentamente alla pace, lo Stato dell’Orissa continua ad essere teatro di persecuzione contro i cristiani: un giovane cristiano è stato picchiato, torturato e trascinato al centro del suo villaggio, dove i suoi persecutori l’hanno “fatto tornare” all’induismo con una cerimonia. L’8 giugno, un gruppo composto da 6 estremisti indù ha attaccato una famiglia cristiana del distretto di Nuapada: il giovane Bhakta Bivar (19 anni) è stato ferito in maniera grave. I sei hanno inflitto gravi danni alla casa, dove vivono anche Neheru e Budhabari Bivar, genitori di Bhakta: il loro piano era quello di uccidere tutti e tre, ma i genitori non erano in casa. Mentre tenevano fermo il ragazzo, gli assalitori hanno trovato e buttato via quattro Bibbie; subito dopo, hanno iniziato a torturarlo. Alla fine l’hanno trascinato fuori con la forza e, fra insulti e violenze, l’hanno trascinato fino al tempio indù del villaggio: qui, continuando a picchiarlo, l’hanno “riconvertito” all’induismo. La polizia locale è intervenuta il giorno dopo l’accaduto. Il sovrintendente Bibek Rath ha arrestato cinque dei sei assalitori. Al momento sono incriminati, ma a piede libero. Sajan K George, presidente nazionale del Consiglio globale dei cristiani indiani, spiega ad AsiaNews: “Ci sono interessi nascosti, dietro le minacce e le violenze alla comunità cristiana dell’Orissa. Proprio mentre questa minoranza riprendeva lentamente a vivere, dopo i pogrom del 2008, ecco che ripartono le violenze”. (R.P.)
Uzbekistan: condannati alla prigionia senza prove cristiani e musulmani
◊ In Uzbekistan continua l’escalation di sanzioni e incarcerazioni di fedeli cristiani e musulmani. Il governo, secondo quanto riporta l’agenzia 'Forum 18', oltre a condannare con false accuse semplici credenti a motivo della loro fede, minaccia di confiscare una chiesa registrata nella capitale. Il provvedimento verrà preso se i fedeli non smetteranno di lamentarsi per arresti, multe e detenzioni. La Corte regionale di Tashkent, il 27 maggio, ha emesso poi condanne fino a sei anni di prigione per 19 musulmani accusati di varie violazioni del Codice penale. Secondo Surat Ikramov, attivista per la difesa dei diritti umani, “la Corte non ha provato la colpevolezza degli imputati”. Nessuno di loro – sottolinea AsiaNews – si è dichiarato colpevole. Lo scorso 31 maggio altri 10 musulmani sono inoltre stati condannati a 5 o sei anni di carcere per aver “creato, guidato o partecipato a organizzazioni religiose estremiste, separatiste, fondamentaliste o vietate”. Ancora una volta i capi di imputazione non sono stati provati. Nel Paese asiatico non sono solo i musulmani ad essere colpiti da provvedimenti restrittivi. Anche Artur Avanesyan, Vyacheslav Dechkov e Bahodyr Adambaev, membri della Chiesa protestante di Cristo a Tashkent, sono stati imprigionati per 15 giorni. A causa delle insistenti lamentele di diversi cristiani, la Commissione per gli Affari Religiosi ha minacciato infine di confiscare le chiese e di impedire le celebrazioni. (A.L.)
Congo: lettera del Cec a Kabila per l'uccisione del difensore dei diritti umani
◊ Si rivolge direttamente al presidente Joseph Kabila il reverendo Olav Fyske Tveit, segretario generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese (Cec/Wcc), chiedendo di consegnare alla giustizia gli assassini del difensore dei diritti umani Floribert Chebeya Bahizire, trovato morto nella sua autovettura la mattina del 3 giugno in un sobborgo di Kinshasa. “Siamo preoccupati dalla crescente oppressione sui difensori dei diritti umani, registrata dall’anno scorso. Chiediamo al governo congolese di far rispettare la legge. Il governo - sottolinea Tveit - è responsabile per il rispetto, la protezione e la garanzia dei diritti umani dei suoi cittadini e dovrebbe dimostrarlo conducendo un’inchiesta completa e trasparente sulla morte di Floribert Chebeya e sulla sorte del suo autista, Fidele Banzana Edadi”. Chebeya, direttore esecutivo dell’organizzazione ‘Voix des sans Voix’ (‘Voce dei senza voce’), era noto personalmente al Cec e faceva parte della sua rete di riferimento in materia di difesa dei diritti umani in Africa. “Abbiamo avuto il privilegio di ospitare la sua organizzazione a un laboratorio organizzato lo scorso aprile a Kinshasa dal Cec, la federazione luterana mondiale e l’organizzazione cristiana ‘Bread for the poor’ ” ha ricordato il segretario generale del Cec al presidente Kabila. Ieri il procuratore della repubblica congolese ha sostenuto che l’indagine sta seguendo il suo corso senza ostacoli e che gli elementi raccolti finora confermano l’omicidio. Nell’ambito dell’inchiesta avviata a Kinshasa è stato arrestato nei giorni scorsi il colonnello Daniel Makulay, capo dei servizi speciali della polizia, che avrebbe confessato di essere l’esecutore materiale del delitto; ai domiciliari invece il presunto mandante, il generale John Numbi, un altro alto ufficiale delle forze dell’ordine, che aveva appuntamento con Chebeya proprio il giorno della sua scomparsa. (R.P.)
Africa: le reazioni agli accordi sui 'bambini soldato' nel continente
◊ “I governi africani si devono impegnare a rimuovere le condizioni che creano le ribellioni e che portano al reclutamento dei 'bambini soldato' e non limitarsi a firmare accordi che mi sembrano siano solo declamatori” dice all’agenzia Fides padre Gerardo Caglioni, missionario saveriano con una lunga esperienza in Sierra Leone, commentando la dichiarazione firmata il 9 giugno a N’Djamena, in Ciad, per mettere termine al reclutamento dei 'bambini soldato'. La dichiarazione di N’Djamena è stata firmata da 6 dei 9 partecipanti alla conferenza regionale sui bambini soldato, organizzata dal governo del Ciad e dall’Unicef, che si è tenuta nella capitale ciadiana dal 7 al 9 giugno. Gli Stati firmatari sono Camerun, Centrafrica, Ciad, Niger, Nigeria, Sudan. Non hanno firmato il documento gli altri 3 partecipanti: Repubblica Democratica del Congo, Liberia e Sierra Leone. La dichiarazione impegna i firmatari a “mettere fine ad ogni forma di reclutamento dei bambini nelle forze e nei gruppi armati e a garantire che nessun ragazzo di età inferiore ai 18 anni prenda parte, direttamente o indirettamente, alle ostilità”. “È inutile sottoscrivere accordi che rischiano di rimanere lettera morta se non si adottano politiche concrete per dare una speranza di vita alle giovani generazioni. Questo significa creare una vera politica di sviluppo, una serie lotta alla corruzione, la creazione di scuole e di infrastrutture vitali per i Paesi africani. Non mi sembra però che vi sia questa volontà” dice padre Caglioni. “Se non si offre ai giovani la speranza di una vita migliore nasceranno nuovi gruppi di guerriglia che reclutano chi vogliono, compresi i bambini. Per questo sono scettico di fronte a documenti che rischiano di rimanere solo delle dichiarazioni di intenti prive di effetti reali sulla vita delle persone”. “In Sierra Leone i bambini soldato sono stati impiegati da tutti, non solo dai guerriglieri del Ruf (Revolutionary United Front) ma anche dalle milizia Kamajors, alleate del governo. Dopo la guerra (conclusa nel 2002), sono stati avviati dei programmi per inserire i bambini soldato smobilitati nella società, dando loro scuole e un lavoro, ma nessuno si occupa delle vittime dei 'bambini soldato', che sono spesso a loro volta dei bambini. Queste persone hanno subito delle violenze fisiche e psicologiche micidiali. Conosco casi di violenze sessuali, di bambini costretti a vedere i loro genitori uccisi e bruciati, di altri che hanno subito amputazioni. Le vittime hanno bisogno di assistenza materiale e psicologica ma sono completamente lasciate a loro stesse” conclude il missionario. (R.P.)
Sud Corea: in un clima di tensione tra Nord e Sud, la Chiesa rilancia la riconciliazione
◊ Mentre la tensione fra Nord e Sud Corea ha raggiunto livelli altissimi, che non si registravano da anni, la Chiesa cattolica sud-coreana torna a lanciare un forte appello per l’unità e la riconciliazione. Lo fa, come comunicato all’Agenzia Fides, coinvolgendo tutti i credenti e tutti gli uomini di buona volontà nella “Giornata di preghiera per la Riconciliazione e l’Unità del popolo coreano”, che si celebrerà in tutto il paese il 20 giugno prossimo. Il tema prescelto è “Beati gli operatori di pace perchè saranno chiamati figli di Dio” (Mt 5,1). Come spiega all’agenzia Fides mons. Lucas Kim Woon-hoe, presidente della Commissione per la Riconciliazione del popolo coreano, in seno alla Conferenza episcopale, “è evidente l’urgenza di una vasta sensibilizzazione delle coscienze sul tema della pace”. Il recente incidente della corvetta sudcoreana Cheonan, affondata, secondo alcuni, da un siluro nordcoreano – l’episodio che ha generato la crisi politica – “ci ha fatto rendere conto di quanto superficiale e vulnerabile sia la pace che abbiamo mantenuto fino ad oggi”, ha detto. Tantopiù, aggiunge, “coesistenza pacifica, riconciliazione e unità tornano a essere parole e obiettivi molto importanti”. Proprio allo scopo di prevenire nuovi conflitti e di mantenere la pace nella penisola coreana, i vescovi hanno chiesto ai fedeli diversi impegni, in vista della Giornata del 20 giugno: pregare incessantemente per la pace; comportarsi come autentici operatori di pace; prendersi cura delle persone e delle famiglie che soffrono a causa della divisione del popolo coreano; continuare nell’opera di aiuto umanitario ai fratelli del Nord; alimentare la speranza di un futuro migliore. “Non è facile ottenere la pace, che va costruita con il contributo di tutti”, ha sottolineato mons. Kim. “Ma è un passo necessario: dobbiamo lottare contro il male che porta guerre e divisioni, e compiere tutti insieme un grande sforzo per il bene comune”. (R.P.)
Colombia: minacce di morte contro le organizzazioni cattoliche per la difesa dei diritti umani
◊ Mons. Camillo Fernando Castrellón Pizano, vescovo di Barrancabermeja, a pochi giorni dal rientro in diocesi dopo aver partecipato all’incontro dei vescovi Salesiani a Torino, ha diramato un comunicato stampa in seguito alle minacce fatte, via email, al “Programma Sviluppo e Pace di Magdalena Medio”, al “Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati” e ad altre 15 organizzazioni impegnate nella tutela dei diritti, del lavoro e della giustizia sociale. Un misterioso mittente, “bloquelimpieza” (blocco pulizia), le ha fatte pervenire via e-mail, lo scorso 26 maggio. “In comunione con il clero, la vita consacrata e i fedeli di questa diocesi, e proseguendo la tradizione dell’impegno evangelico per la vita e la difesa dei diritti umani, rigetto energicamente tali minacce” è la ferma reazione del presule. Mons. Castrellón Pizano, ricordando come Dio sia “l’unico Signore della vita”, cita alcuni brani di Giovanni Paolo II nei quali si attesta l’inalienabilità dei diritti umani e l’inaccettabilità della violenza. "Il dialogo - sempre facendo riferimento a Papa Wojtyla - è l’unica soluzione per il vivere sociale". Esprimendo solidarietà alla Compagnia di Gesù e alle altre organizzazioni minacciate, mons. Castrellón Pizano fa appello a tutte le Istituzioni dello Stato colombiano perché: “si identifichino gli autori di queste minacce e si faccia giustizia; si protegga la vita e l’onore delle persone; si contrasti qualsiasi tentativo di cospirazione con i violenti e i corrotti; si prendano tutte le misure necessarie, che la legge consente, per evitare che i violenti e i corrotti impongano la propria cultura di morte, al margine dello Stato di Diritto o con l’intento di soppiantarlo”. Un accorato appello viene rivolto anche agli autori della minaccia perché “s’incamminino sulla strada del rispetto dei diritti umani e la ricerca delle soluzioni comuni e, lascino risuonare nella propria coscienza, il luogo più sacro dell’essere umano, la voce che li invita a crescere come persone, a evitare il male e a fare il bene”. Mons. Camilo Fernando Castrellón Pizano, è stato nominato vescovo di Barrancabermeja il 2 dicembre scorso. In precedenza è stato vescovo di Tibù. All’incontro dei vescovi salesiani era intervenuto sul tema “L’animazione della vita consacrata nel ministero episcopale”. La Colombia da diversi anni è un Paese lacerato da conflitti armati, violazione della legalità e predominio di organizzazioni paramilitari. La tutela dei diritti umani è un forte impegno che la Chiesa e i Salesiani portano avanti su vari fronti, soprattutto per la difesa dei più piccoli e poveri. (A cura di Luis Badilla)
L'America Latina si unisce a Roma per la chiusura dell’Anno Sacerdotale
◊ In Cile l'Anno Sacerdotale si conclude in un contesto penitenziale ed Eucaristico: il clero di Santiago, insieme a religiosi, religiose e laici, celebrerà la chiusura dell'Anno Sacerdotale domani, nella cattedrale. L'incontro avrà inizio con la celebrazione del Sacramento della Riconciliazione, quindi il cardinale Francisco Javier Errázuriz Ossa presiederà l'Eucaristia durante la quale i sacerdoti rinnoveranno le promesse sacerdotali. Tra le informazioni pervenute all’agenzia Fides riguardo la chiusura dell’Anno Sacerdotale in America Latina, ricordiamo che in Costa Rica la circostanza è stata segnata dal pellegrinaggio di un gruppo di circa 80 sacerdoti alla basilica de los Angeles, alla fine del mese di maggio. Mons.Hugo Barrantes Ureña, arcivescovo de San José, ha incoraggiato i sacerdoti a pregare "La Negrita" (la Vergine patrona del Paese) per il clero, per far diventare il clero "Casa e scuola di Comunione". Inoltre ha insistito sull'importanza della Missione Continentale e ha ricordato la grande celebrazione di chiusura prevista oggi nella cattedrale metropolitana e nel santuario nazionale del Sacro Cuore di Gesù. L'arcidiocesi di Mexico si unisce alla chiusura dell’Anno Sacerdotale che si svolge a Roma, con una Messa solenne nella Basilica di Guadalupe, celebrata dal cardinale Norberto Rivera. Nell'Eucaristia, prevista per oggi, si prevede la partecipazione dei vescovi ausiliari, di sacerdoti, dei membri degli ordini religiosi e dei laici, oltre ai gruppi pastorali e ai membri dei movimenti che compongono tutta l'arcidiocesi. In Messico i fedeli laici hanno promosso diverse manifestazioni di affetto e sostegno verso i loro sacerdoti, con giornate di preghiera, mostre di quadri e pitture, lettere e testimonianze. Nella Repubblica Dominicana la chiusura dell’Anno Sacerdotale è stata celebrata alla fine di maggio con una Messa solenne a Santo Domingo, con un imponente incontro nel Palazzo dello sport del Centro olimpico. L’Eucaristia è stata presieduta dal cardinale Nicolás De Jesús López Rodríguez. Insieme al nunzio apostolico nella Repubblica Dominicana, mons. Józef Wesolowski, hanno concelebrato vescovi e sacerdoti, hanno partecipato i diaconi di tutto il Paese e una rappresentanza di fedeli di tutte le diocesi. Questo storico evento, che ha contato sulla presenza di oltre 500 sacerdoti diocesani e religiosi di tutta la nazione, è stato trasmesso dai network televisivi e radiofonici. (R.P.)
Filippine: nell’Anno Sacerdotale, ricordati anche i genitori dei sacerdoti
◊ Un sacerdote è un dono per la Chiesa e anche per la sua famiglia di origine: con questo spirito la Chiesa filippina, a conclusione dell’Anno Sacerdotale, ha voluto mettere in luce il ruolo fondamentale che hanno svolto e svolgono le famiglie d’origine di tutti i sacerdoti del mondo. I genitori sono determinanti nella trasmissione della fede ai figli; nell’accettare e coltivare il seme della vocazione che germoglia nei loro figli; nell’accompagnare i figli e sostenerli nel cammino di formazione durante gli anni del Seminario; nel far sentire tutto il sostegno, l’amore e la condivisione per questa scelta di libertà, durante il percorso di discernimento; nel gioire una volta che il passo della consacrazione sacerdotale è stato compiuto. “Ogni prete è riconoscente verso i propri genitori per il dono della vita prima di tutto e per tutti i doni ricevuti negli anni della sua crescita umana e spirituale”, nota all'agenzia Fides un sacerdote di Manila, sottolineando che tutti i sacerdoti sono chiamati a rendere grazie a Dio per il dono della famiglia e dei genitori. “Spesso dimentichiamo che vi sono molte persone per cui dobbiamo pregare, che dobbiamo ringraziare e tenere presenti nella nostra vita sacerdotale: i nostri genitori e le nostre famiglie di origine, che hanno avuto un ruolo importante nel nostro sacerdozio”, ha detto il cardinale Gaudencio Rosales, arcivescovo di Manila. “Dai genitori abbiamo imparato a pregare; abbiamo imparato dal loro esempio domestico le virtù e l’aiuto materiale e spirituale”, ha continuato, esortando tutti i sacerdoti a non perdere mai i contatti con i propri genitori. Questi “hanno restituito un figlio al Signore, nella consapevolezza che i figli non sono proprietà di chi li ha generati, ma sono Dio”, ha continuato il cardinale. Proprio la festa del Sacro Cuore di Gesù e del Sacro Cuore di Maria, l’11 e 12 giugno, scelta come chiusura dell’Anno Sacerdotale, è una festa che, ha concluso il cardinale Rosales, è la più adatta per celebrare e affidare al Signore i genitori dei sacerdoti di tutto il mondo, ringraziandoli per quanto hanno fatto. (R.P.)
Cina: anche i seminari cinesi celebrano la chiusura dell’Anno Sacerdotale
◊ Diversi seminari cinesi stanno celebrando in questi giorni la chiusura dell’Anno Sacerdotale, in comunione con la Chiesa universale, seguendo le indicazioni del Papa. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides, la gioia e il ringraziamento al Signore hanno contraddistinto l’Anno Sacerdotale dei futuri sacerdoti cinesi del continente. Il seminario dell’He Bei ha organizzato una rappresentazione teatrale di testi biblici per mettere in evidenza il ringraziamento dei seminaristi al Signore per essere stati scelti e anche per ribadire il grande valore della vocazione sacerdotale. La condivisione dei sacerdoti ha rilevato la gioia della vita sacerdotale a partire proprio dal periodo di preparazione, cioè dal seminario. Nel seminario della provincia del Si Chuan la solenne chiusura dell’Anno Sacerdotale ha avuto luogo con l’ampia partecipazione di sacerdoti, seminaristi, religiose e laici provenuti da 5 diocesi della provincia. Oltre alla preghiera e al riassunto dell’attività svolta durante l’anno, i partecipanti hanno concluso la celebrazione con l’adorazione notturna e la benedizione eucaristica dopo avere ascoltato una meditazione spirituale sul tema “il senso e il valore del sacerdozio”. La chiusura dell’Anno Sacerdotale nella diocesi di Ji Ling è stata l’occasione opportuna per rilanciare la promozione vocazionale: infatti la Commissione diocesana della promozione vocazionale ha annunciato il Campeggio estivo vocazionale sul tema “avvicinare la vocazione” che si terrà dal 12 al 18 luglio. (R.P.)
Obiettivi del Millennio: l'Onu invoca "meno parole e più azioni"
◊ “Meno parole e più azioni”: è questo, secondo il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon, quello che serve per realizzare entro il 2015 gli Obiettivi del Millennio (Millenium development’s goal, Mdg) fissati per ridurre la povertà. Intervenendo di fronte al Parlamento del Camerun, dove ieri si trovava in visita, Ban Ki Moon ha invitato l’Africa a “sostituire il principio di non ingerenza con quello di non indifferenza”. “Dopo il vertice di settembre sugli Obiettivi del Millennio - durante il quale le Nazioni Unite hanno intenzione di tirare un primo bilancio parziale a cinque anni dalla scadenza - inviterò i governi a elaborare piani d’azione dettagliati sui risultati. L’Africa ha bisogno di una solidarietà reale” ha aggiunto il segretario dell’Onu invitando i Paesi donatori ad “ascoltare i beneficiari” e ad adattare i loro aiuti ai bisogni del continente. Di fronte ai deputati camerunesi, Ban Ki Moon ha poi evidenziato come la sanità materna e infantile (i due obiettivi del Millennio che saranno al centro del prossimo Vertice dell’Unione Africana, previsto a fine luglio a Kampala) debbano essere considerati strategici: “se riusciamo a ottenere i risultati previsti in questi aspetti, si creerà un’onda d’urto virtuosa in grado di estendersi a tutti gli Obiettivi”. Lo sviluppo sostenibile, ed eco-sostenibile, dell’Africa resta comunque, secondo Ban Ki Moon, la condizione senza la quale non sarà possibile raggiungere i traguardi fissati per il 2015. (R.P.)
Congo: accordo per il rimpatrio dei profughi dell'Equatore
◊ Un accordo per organizzare e favorire il rimpatrio volontario di circa 115.000 cittadini della Repubblica Democratica del Congo da mesi rifugiati nella vicina Repubblica del Congo è stato raggiunto dai governi di Kinshasa, Brazzaville e dall’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati. Dopo un’indagine sul terreno, la Commissione per i rifugiati del governo di Kinshasa ha sostenuto che circa 93.000 profughi sarebbero pronti a tornare nella provincia nord-occidentale dell’Equatore, da dove erano fuggiti a partire dall’ottobre scorso a causa di violenze alimentate da insorti della comunità Enyele per la contesa di acque pescose, secondo la versione ufficiale. Una recente valutazione dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari - riferisce l'agenzia Misna - ha tuttavia concluso che il 70% dei territori dell’Equatore rimane troppo insicuro per consentire l’intervento di organizzazioni umanitarie. Intanto, dovrebbe iniziare a breve una missione di sensibilizzazione al rimpatrio per i profughi stabiliti nel dipartimento della Likouala, nel Congo-Brazzaville, mentre si raccomanda la sostituzione di militari regolari da agenti di polizia nelle zone di ritorno dei rifugiati. È in esame una possibile legge di amnistia a favore dei rimpatriati sospettati di aver partecipato alle violenze. (R.P.)
Giornata per l'ambiente: messaggio del Patriarca Bartolomeo I
◊ L'avidità degli uomini e la corsa sfrenata verso la ricchezza da parte delle cosiddette nazioni più sviluppate. Queste, al di là d'ogni altra considerazione d'ordine tecnico-scientifico, le cause fondamentali dei continui abusi e dell'ormai quasi inarrestabile distruzione del patrimonio naturale del pianeta. A rilevarlo è il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo, da sempre attento alle tematiche connesse alla tutela e alla salvaguardia del creato. Il leader ortodosso — che da quindici anni organizza nei cinque continenti simposi multidisciplinari sul tema «Religione, scienza e ambiente» — non ha voluto infatti far mancare la sua voce anche in occasione del recente World enviroment day, la Giornata mondiale per l'ambiente istituita dalle Nazioni Unite per ricordare la conferenza di Stoccolma sull'ambiente umano del 1972, nel corso della quale prese forma il Programma ambiente delle Nazioni Unite, l'Unep. Nel suo messaggio per l'annuale Giornata del 5 giugno — caduta mentre nel Golfo del Messico si consuma un disastro ambientale di dimensioni colossali — Bartolomeo guarda in profondità alle cause dell'inquinamento del pianeta rilevando come esse si annidino nell'animo dell'uomo e nella bramosia delle nazioni. E rinnova l'invito a una condotta di vita all'insegna della sobrietà. Nessuna ostentazione di ricchezza e di cose superflue, dunque. Per Bartolomeo - riferisce L'Osservatore Romano - i cristiani ortodossi sono chiamati a vivere come «buoni amministratori» del pianeta in sintonia con quanto richiesto dall'apostolo Pietro, in un noto passo della sacra scrittura (1 Pietro, 4, 10). «I santi padri della nostra Chiesa — ha sottolineato inoltre il patriarca ortodosso — hanno sempre insegnato e vissuto secondo le parole di san Paolo, per il quale “quando dunque abbiamo di che mangiare e di che coprirci, contentiamoci di questo” (1 Tm 6, 8), aderendo allo stesso tempo alla preghiera di Salomone: “Non darmi né povertà né ricchezza, ma fammi avere il cibo necessario” (Pr. 30, 8)".
Restaurata la statua della Madonna di Monte Mario. Sarà benedetta dal Papa
◊ La statua della Madonna di Monte Mario, dopo l’opera di restauro, tornata al suo splendore. Prossimamenteritornerà sul suo piedistallo, alto 20 metri, in mezzo al verde del colle di Monte Maria da cui è visibile a grande parte della città. Sarà Benedetto XVI a benedire la statua di Maria, "salus populi romani" (popolarmente detta "la Madonnina), quando, il 24 giugno prossimo, salirà al Centro Don Orione di Monte Mario. Per il grande evento fervono i preparativi e c'è grande attesa. La statua, dorata e alta 9 metri, è molto amata dai Romani perché ricorda il voto fatto dalla città nel 1944. La festa della “Madonnina” ricorre ogni anno il 4 giugno, data della “liberazione di Roma”, avvenuta senza disordini e spargimento di sangue, come chiesto nel voto del Santo Padre Pio XII, valorizzando una iniziativa degli Orionini che raccolsero 1.100.000 firme a tale scopo. La statua della Madonna era caduta dal suo piedistallo alto 19 metri, in seguito a un forte temporale il 12 ottobre scorso. La visita di Benedetto XVI a Monte Mario viene a coincidere anche con la “Festa del Papa” che ogni anno la Famiglia Orionina promuove in tutto il mondo, seguendo la tradizione iniziata da San Luigi Orione. Durante la sosta per l’atto di devozione alla Madonnina di Monte Mario, il Santo Padre avrà anche occasione di incontrare il Capitolo Generale della Congregazione riunito nel mese di giugno. (T.Z.)
Francia: preghiera e adorazione non-stop alla "24 ore di Le Mans"
◊ “La Chiesa mette il turbo alla 24 ore di Le Mans”. In coincidenza della celebre corsa automobilistica, la diocesi di Le Mans lancia per la prima volta domani la “24 ore di preghiera” non-stop. Circa 250.000 spettatori affluiranno da tutta Europa questo fine settimana a Le Mans per assistere alla 78ª edizione della corsa automobilistica che si svolgerà nel circuito della Sarthe. I turisti potranno trovare un momento di riflessione davanti al Santissimo esposto nella chiesa di Notre-Dame du Pré, al centro della città. La “24 ore di preghiera” ha inizio stasera con l’intervento del vescovo di Le Mans mons. Yves Le Saux, che animerà una catechesi destinata a “far riscoprire la preghiera d’adorazione”. Il vescovo - riferisce l'agenzia Sir - presiederà anche la chiusura della “24 ore di preghiera”, prima di raggiungere, domenica, il circuito dove celebrerà una Messa sul palco centrale. “L’adorazione – dice il vescovo - corrisponde a un bisogno crescente di silenzio e di interiorità. Soprattutto tra i giovani, quotidianamente immersi in un mondo di rumori che corre a cento all’ora”. (R.P.)
Donazione del sangue: un europeo su tre lo ha donato almeno una volta
◊ Il 37% dei cittadini Ue ha donato almeno una volta il sangue: le percentuali più elevate di donatori, stabili oppure occasionali, si riscontrano in Austria (66%), Francia (52), Grecia e Cipro (51). Lo rileva Eurobarometro con un’indagine diffusa in vista della Giornata mondiale della donazione di sangue che si celebra il 14 giugno. La percentuale dei cittadini che hanno donato il sangue è andata crescendo di 6 punti dal 2002, quando si svolse la precedente indagine. Fra l’altro “la metà degli intervistati si dichiara favorevole in linea di principio a fare donazione di organi”. La Giornata speciale, che si celebra dal 2005, è coordinata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità assieme a diverse altre sigle fra cui la Croce Rossa. Dalle tabelle presentate da Eurobarometro - riferisce l'agenzia Sir - si evidenzia ancora che “gli uomini che donano il sangue sono più delle donne” (44% contro il 31%); la “fascia d’età che conta, in proporzione, il maggior numero di donatori è quella dai 40 ai 54 anni” (46%); “la maggioranza degli europei (57%) ritiene che la sicurezza delle trasfusioni sia migliorata negli ultimi 10 anni”. (R.P.)
Abruzzo: a Sulmona i detenuti restaurano le tavole della Via Crucis
◊ Nell’istituto penitenziario di Sulmona ha preso vita il progetto "Adotta una chiesa", promosso della Protezione civile, in favore dell'Aquila ferita gravemente dal sisma del 6 aprile 2009. L’iniziativa ha coinvolto un gruppo di reclusi nella ristrutturazione di 14 tavole della via crucis che il terremoto aveva seriamente danneggiato. Un'iniziativa partita dal detenuto Giovanni D'Avanzo, che ha avuto l'immediato appoggio dei suoi compagni, del direttore del carcere di massima sicurezza, Sergio Romice, dagli agenti e dagli altri operatori. Alla cerimonia di consegna degli attestati, il 7 giugno scorso, erano presenti i due vescovi delle diocesi di Avezzano e Sulmona, mons. Pietro Santoro e mons. Angelo Spina. Alcuni amministratori della Regione Abruzzo - riferisce l'agenzia Sir - hanno garantito un impegno per offrire più opportunità di lavoro ai detenuti, anche attraverso la ricostruzione post-terremoto, avvalendosi dei laboratori presenti nel carcere di Sulmona. Tre tavoli con scacchiere in ceramica, tra le tante opere realizzate dai carcerati, nei prossimi giorni andranno ad arredare le stanze dei presidenti della Camera, del Senato e del Consiglio regionale d'Abruzzo. "Nella speranza", hanno commentano alcuni detenuti, "di poter continuare nella strada felicemente intrapresa". (R.P.)
Peggiora la marea nera e Obama chiama i vertici di Bp alla Casa Bianca
◊ Gli scienziati hanno raddoppiato le stime del petrolio che alimenta ogni giorno la marea nera (40 mila barili al giorno anzichè 20 mila) e il presidente Usa, Barack Obama, convoca alla Casa Bianca il presidente e l'amministratore delegato della British Petroleum. Il presidente Svanberg sarà il 16 giugno alla Casa Bianca, mentre l'indomani l'amministratore delegato Hayward testimonierà a Capitol Hill. I nuovi dati, basati anche sull'impiego di telecamere ad altarisoluzione più potenti per sorvegliare il punto di fuoriuscita del petrolio nel Golfo del Messico, parlano adesso di un flusso giornaliero oscillante tra i 20 e i 40 mila barili di petrolio. I tecnici della Bp avevano anticipato che il taglio della conduttura avrebbe potuto peggiorare inizialmente la situazione. La cupola installata ha prelevato circa 15 mila barili al giorno dal punto di fuoriuscita nell'oceano. Il presidente Obama, che ha ricevuto ieri i familiari delle undici vittime dell’esplosione della piattaforma petrolifera Deepwater, ha detto che non è possibile per il momento riprendere le trivellazioni nelle acque profonde finchè non saranno state adottate “tutte le misure di sicurezza per fare in modo che questa tragedia non possa ripetersi”.
Scontri in Kirghizistan, 23 i morti
È salito a 23 morti e 338 feriti il bilancio degli scontri avvenuti nella notte e all'alba di oggi a Osh, nel Kirghizistan, che si trova fra Cina e Kazakistan. Sembra trattarsi di scontri interetnici tra kirghizi e uzbeki nel sud del Paese. Le autorità hanno ordinato un coprifuoco nella regione, dove in passato erano avvenuti duri scontri anche fra i sostenitori dell'ex presidente, Kurmanbek Bakyev, - rifugiatosi da tempo in Bielorussia - e i fautori del nuovo corso.
Nato, “misurati” progressi della missione Isaf in Afghanistan
La missione internazionale Isaf, a guida Nato, in Afghanistan ha registrato finora “progressi misurati”. È il cauto giudizio espresso dai ministri della Difesa dell'Alleanza, riuniti a Bruxelles. In una dichiarazione, approvata al termine di due giorni di lavori, i 28 rilevano di essere “incoraggiati” dai risultati recenti, ma riconoscono che “restano sfide significative” e che “il successo non è ancora sicuro". Il segretario della Nato Anders, Fogh Rasmussen, in un incontro stampa, ha detto che le truppe dell'Isaf dovranno affrontare nei prossimi mesi “momenti molto duri”. Intanto, nove civili sono rimasti uccisi a causa di un ordigno artigianale (Ied) esploso al passaggio del loro veicolo in una strada della provincia di Kandahar. Lo hanno annunciato le autorità locali.
Almeno 13 morti per l’attacco di un drone in Pakistan
È salito ad almeno 13 morti il bilancio dell'attacco lanciato da un drone stamani nel Nord Waziristan. Lo riferisce Geo News. Secondo l'emittente pakistana, il velivolo ha lanciato quattro missili contro un obiettivo nel villaggio di Datta Khel, a una cinquantina di chilometri dal capoluogo Miranshah. Almeno 12 i feriti. Dopo aver sferrato l'attacco, il velivolo senza pilota starebbe volando ancora sulla regione seminando il panico tra la popolazione.
In Italia il "sì" del Senato al ddl sulle intercettazioni, che ripasserà alla Camera
In Italia, il governo ha ricevuto ieri a Palazzo Madama la fiducia sul ddl Intercettazioni con 164 "sì" e 25 "no". Nell’opposizione, i senatori del Pd sono usciti dall'Aula per protesta, mentre quelli dell'Idv, che avevano occupato l'emiciclo per l'intera notte, hanno votato contro. Il ddl ora è atteso alla Camera. Questi i punti salienti: le intercettazioni diventano possibili solo per i reati puniti con più di cinque anni; i telefoni possono essere messi sotto controllo per 75 giorni al massimo. Per i reati più gravi (mafia, terrorismo, omicidio ecc.) le intercettazioni sono possibili per 40 giorni, più altri venti prorogabili. Gli atti delle indagini in corso possono essere pubblicati non tra virgolette ma con un riassunto. Gli editori che li pubblicano in modo testuale rischiano fino a 300 mila euro di multa. Le intercettazioni sono off limits per la stampa fino a conclusione delle indagini: ci sono 300 mila euro di multa, che salgono a 450 mila euro se si tratta di intercettazioni di persone estranee ai fatti. Misure anche per i giornalisti: fino a 30 giorni di carcere o una sanzione fino a 10 mila euro se pubblicano intercettazioni durante le indagini o atti coperti da segreto. Il segretario della Federazione nazionale della Stampa italiana (Fnsi), Franco Siddi, ha annunciato uno sciopero generale da far coincidere con la giornata finale di discussione del ddl, che potrebbe essere il 9 luglio. Oggi, parole di protesta vengono dalla Federazione Italiana Editori Giornali e alcuni quotidiani italiani sottolineano con iniziative grafiche in prima pagina il disaccordo. Il presidente dell'Ucsi, l’Unione cattolica stampa italiana, Andrea Melodia, afferma che si tratta di “un provvedimento che, se definitivamente approvato, nonostante alcuni miglioramenti limiterà il diritto dei cittadini a essere informati e il dovere dei giornalisti di informarli, porterà l'Italia agli ultimi posti tra i Paesi occidentali nella classifica sulla libertà di informazione, aprirà una nuova stagione di scontro tra le istituzioni e di dubbia autorevolezza nel nostro sistema dei media”.
Per un lutto familiare, Nelson Mandela non sarà all’apertura Mondiali
L'ex presidente sudafricano, Nelson Mandela, non sarà presente alla partita inaugurale dei Mondiali di calcio in programma oggi, a seguito del lutto che lo ha colpito con la morte di una pronipote in un incidente stradale al termine del concerto inaugurale ieri sera. Lo si apprende dalla fondazione Mandela. Secondo il comunicato della Fondazione il leader della lotta all'apartheid, 92 anni il prossimo mese, ha appreso stamani della morte della tredicenne pronipote Zenani Mandela. Il conducente della vettura a bordo della quale viaggiava Zenani Mandela, un membro della famiglia, è stato arrestato e accusato di omicidio e guida in stato di ebbrezza. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 162
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