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Sommario del 10/06/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI riceve il premier spagnolo Zapatero: crisi economica, libertà religiosa, rispetto della vita, educazione al centro dei colloqui
  • Altre udienze e nomine
  • Il Papa chiude l’Anno Sacerdotale con una Veglia e una Messa solenne in Piazza San Pietro
  • Le riflessioni dei cardinali Ouellet e Bertone nella seconda giornata delle celebrazioni a conclusione dell'Anno Sacerdotale
  • Il cardinale Bertone: "l'umanità ha bisogno di sacerdoti autentici, profeti di un mondo nuovo"
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Afghanistan: decine di morti in un attacco a Kandahar
  • I Cavalieri di Colombo celebrano con una mostra 90 anni di presenza a Roma: intervista con padre Lombardi
  • Al via i Mondiali di calcio in Sudafrica tra festa, contraddizioni e voglia di riscatto
  • Chiesa e Società

  • Cina: nella Mongolia Interna le autorità fanno demolire la chiesa cattolica di Ordos
  • Turchia: uccidendo mons. Padovese "la Chiesa è decapitata ma non disperata"
  • Riaperta al culto ad Iskenderun, in Turchia, la chiesa di San Paolo
  • Pakistan: i cristiani ancora vittime di attacchi degli integralisti islamici
  • Cipro: per mons. Soueif la visita del Papa è riuscita sia a livello ecumenico che apostolico
  • La Caritas di Gerusalemme contro il blocco israeliano a Gaza
  • Incontro di preghiera per la santificazione dei sacerdoti animata dai Pontifici Collegi orientali
  • America Latina: le iniziative della Chiesa per la chiusura dell'Anno Sacerdotale
  • Indonesia: 208 preti in ritiro a Jakarta per la conclusione dell'Anno Sacerdotale
  • L'Onu: i Mondiali di calcio in Sud Africa siano occasione di solidarietà e sviluppo
  • I vescovi del Sudafrica promuovono il Mondiale della Pace
  • Lo spirito dei Mondiali attraversa le township sudafricane con “Soccer cinema”
  • Congo: 'Aiuto alla Chiesa che Soffre' in prima linea per il recupero dei bambini soldato
  • Madagascar: tempeste e crisi politica aggravano l’insicurezza alimentare infantile
  • Taiwan: le suore di Madre Teresa da 25 anni a servizio dell’arcidiocesi di Tai Pei
  • Aumentano le azioni violente contro i sindacalisti nei Paesi in via di sviluppo
  • Brasile: corso di formazione per i missionari che andranno in Amazzonia
  • Campagna del Millennio: i Paesi donatori non rispettano gli impegni presi
  • Portogallo: la Chiesa celebra la Festa della Solidarietà e dei Popoli
  • Bambino Gesù e Regione Sicilia insieme per il centro cardiologico pediatrico del Mediterraneo
  • 24 Ore nel Mondo

  • Sanzioni Onu all’Iran. Obama: dialogo ancora possibile, ma Teheran accusa la Cina
  • Il Papa e la Santa Sede



     Benedetto XVI riceve il premier spagnolo Zapatero: crisi economica, libertà religiosa, rispetto della vita, educazione al centro dei colloqui

    ◊    Stamani, il premier spagnolo Rodríguez Zapatero è stato ricevuto in udienza dal Papa. Successivamente, accompagnato dal ministro degli Affari Esteri, Miguel Ángel Moratinos, si è incontrato con il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone e con mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati. “I colloqui – riferisce la Sala Stampa vaticana - hanno permesso uno scambio di vedute sull’Europa, sull’attuale crisi economico-finanziaria e sul ruolo dell’etica. Si è pure fatto riferimento ai Paesi dell’America Centrale e dei Caraibi, nonché ad altre situazioni, in particolare, al Medio Oriente”. Ci si è poi soffermati “sui rapporti bilaterali, come pure su questioni di attualità e d’interesse per la Chiesa in Spagna, quali l’eventuale presentazione di una nuova Legge sulla libertà religiosa, la sacralità della vita fin dal concepimento e l’importanza dell’educazione”. Riguardo alle visite del Papa a Santiago e a Barcellona quest’anno e a Madrid nel 2011 per la Giornata Mondiale della Gioventù, “si è riconosciuta la più ampia disponibilità del Governo spagnolo a collaborare alla loro preparazione e al loro svolgimento”.


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     Altre udienze e nomine

    ◊    Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina anche João Alberto Bacelar da Rocha Páris, ambasciatore del Portogallo, con la consorte, in visita di congedo; Rolf-Dieter Heuer, direttore generale dell’Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare (Cern),  con l’avvocato Walter Friedemann Eder, delegato per le Relazioni con i Paesi-ospitanti; alcuni vescovi del Brasile in vista “ad Limina”.



    Benedetto XVI ha nominato nuovo arcivescovo di Salerno mons. Luigi Moretti, finora vicegerente del Vicariato di Roma. Succede a mons. Gerardo Pierro che lascia per raggiunti limiti di età. Mons. Luigi Moretti è nato a Cittareale, provincia e diocesi di Rieti, il 7 febbraio 1949. Era arcivescovo vicegerente del Vicariato di Roma dal 2003. Ha compiuto gli studi medi, ginnasiali e liceali nel Seminario Romano Minore, conseguendo la maturità classica. Quale alunno del Seminario Romano Maggiore ha ottenuto il baccellierato in Filosofia presso la Pontificia Università Lateranense, e la Licenza in Teologia Morale presso l’Accademia Alfonsiana. Ordinato sacerdote il 30 novembre 1974 per la diocesi di Roma, ha espletato i seguenti uffici e ministeri: assistente al Seminario Romano Maggiore dal 1974 al 1978; docente di Teologia Morale Fondamentale alla Facoltà Teologica di S. Bonaventura e all’Istituto "Regina Mundi" dal 1976 al 1980; vicario parrocchiale nella Parrocchia di S. Lucia dal 1978 al 1983; addetto presso l’Ufficio Amministrativo del Vicariato dal 1983 al 1991; direttore dell’Ufficio Tecnico del Vicariato e segretario responsabile dell’Opera Romana per la Preservazione della Fede e la provvista di nuove Chiese in Roma dal 1991 al 1998. Dal 1993 al 1998 ha ricoperto l’incarico di prelato segretario del Vicariato di Roma. Eletto vescovo titolare di Mopta e ausiliare di Roma il 3 luglio 1998, è stato consacrato vescovo il 12 settembre dello stesso anno. Il 17 ottobre 2003 è stato nominato arcivescovo vicegerente del Vicariato di Roma.



    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale del Vicariato Apostolico di Puerto Carreño (Colombia), presentata da mons. Álvaro Efrén Rincón Rojas, per raggiunti limiti di età. Il Papa ha nominato Vicario Apostolico di Puerto Carreño (Colombia) il padre redentorista Francisco Antonio Ceballos Escobar, pro-vicario della medesima circoscrizione ecclesiastica. Gli è stata assegnata la sede titolare vescovile di Zarna. Padre Francisco Antonio Ceballos Escobar è nato il 4 marzo 1958 a Génova (diocesi di Armenia e dipartimento di Quindío) in Colombia. Dopo le scuole primarie, ha completato il liceo nel Seminario Minore San Clemente María Hofbauer, dei Padri Redentoristi, a Manizales. Dopo il noviziato a Piedecuesta, in Santander, ha emesso la professione perpetua il 5 agosto 1984. Ha svolto gli studi filosofici al Centro Pastoral de Filosofia di Bogotá e quelli teologici al Teologado Interprovincial Redentorista a Tlalpizáhuac in Messico. È stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1985. Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: 1985-1986: missionario itinerante a Manizales; 1986-1987: vicario parrocchiale di Sant’Alfonso; 1987-1989: direttore e professore del Seminario Minore dei Redentoristi, Manizales; 1989-1990: direttore del Seminario Minore del Vicariato Apostolico di Sibundoy; 1990-1995: rettore del Seminario-Collegio dei Redentoristi a Manizales; 1995-1998: Studi per la Licenza in Scienze dell’Educazione all’Università di San Tomaso, Bogotá; 1998-2001: superiore della Casa dei teologi a Bogotá; dal 1999 anche consigliere provinciale ordinario e presidente del Segretariato per la Formazione; 2001-2008: provinciale dei Redentoristi per due mandati consecutivi. Dal 2008 è pro-vicario del Vicariato Apostolico di Puerto Carreño.


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     Il Papa chiude l’Anno Sacerdotale con una Veglia e una Messa solenne in Piazza San Pietro

    ◊    Stasera alle 20.30 in Piazza San Pietro, Benedetto XVI parteciperà alla Veglia per la conclusione dell’Anno Sacerdotale incentrato sul tema “Fedeltà di Cristo, fedeltà del sacerdote”. La celebrazione terminerà con l’esposizione, l’adorazione e la benedizione eucaristica. Domani mattina, poi, a partire dalle ore 10, il Papa celebrerà la Messa sul sagrato della Basilica Vaticana, a conclusione dell’Anno speciale dedicato ai sacerdoti nel 150.mo della morte di San Giovanni Maria Vianney. In questo servizio di Alessandro Gisotti, ripercorriamo alcune riflessioni del Papa sul ministero del sacerdozio:

     

    “Promuovere l’impegno d’interiore rinnovamento di tutti i sacerdoti” per una “più forte ed incisiva testimonianza evangelica nel mondo di oggi”: con questo intento, il 19 giugno di un anno fa, Benedetto XVI dava inizio all’Anno Sacerdotale, in coincidenza con il 150.mo anniversario della morte del Curato d’Ars, San Giovanni Maria Vianney. Un Anno di grazia, che come scrive il Papa nella Lettera ai “fratelli nel sacerdozio” per l’occasione, vuole sottolineare anzitutto “l’immenso dono che i sacerdoti costituiscono non solo per la Chiesa, ma anche per l’umanità”. “La Chiesa – è l’esortazione del Pontefice - ha bisogno di sacerdoti santi, di ministri che aiutino i fedeli a sperimentare l’amore misericordioso del Signore e ne siano convinti testimoni”:

     

    “La nostra è una missione indispensabile per la Chiesa e per il mondo, che domanda fedeltà piena a Cristo ed incessante unione con Lui; questo rimanere nel suo amore esige cioè che tendiamo costantemente alla santità come ha fatto San Giovanni Maria Vianney”. (Celebrazione Secondi Vespri, 19 giugno 2009)

     

    Il Papa non manca di denunciare lo scandalo dei peccati dei pastori che “si tramutano in ladri delle pecore” a loro affidate dal Signore. E invita i sacerdoti a pregare affinché siano preservati “dal terribile rischio di danneggiare” coloro che sono invece tenuti a salvare. Bisogna ripartire dall’umile figura del Curato d’Ars, ribadisce Benedetto XVI. Un uomo di Dio consapevole che nel Cuore di Gesù “è espresso il nucleo essenziale del Cristianesimo”. Il suo Cuore Divino, aggiunge, “chiama allora il nostro cuore, ci invita ad uscire da noi stessi” per “fidarci di Lui e, seguendo il suo esempio, a fare di noi stessi un dono di amore senza riserve”. Ecco allora che, proprio come San Giovanni Maria Vianney, i sacerdoti sono chiamati ad essere “servi piuttosto che padroni della Parola evangelica”, ad essere “sacerdoti fino in fondo”:

     

    “La sua esistenza fu una catechesi vivente, che acquistava un’efficacia particolarissima quando la gente lo vedeva celebrare la Messa, sostare in adorazione davanti al tabernacolo o trascorrere molte ore nel confessionale… Riconosceva nella pratica del Sacramento della penitenza il logico e naturale compimento dell’apostolato sacerdotale”. (Udienza generale, 5 agosto 2009)

     

    I metodi pastorali del Curato d’Ars, osserva il Papa, “potrebbero apparire poco adatti alle attuali condizioni sociali e culturali”. Ma in realtà, lo stile di San Giovanni Maria Vianney mantiene intatta la sua “forza profetica” e “continua ad essere un valido insegnamento per i sacerdoti”. Qual è dunque il cuore della testimonianza del Curato d’Ars?

     

    “A ben vedere ciò che ha reso santo il Curato d’Ars è l’essere innamorato di Cristo. Il vero segreto del suo successo pastorale è stato l’amore che nutriva per il Mistero eucaristico, annunciato, celebrato e vissuto, e che è diventato amore delle pecore di Cristo, delle persone che cercano Dio”. (Udienza generale, 5 agosto 2009).

     

    I sacerdoti, è l’invito del Papa, imitino il Curato d’Ars coltivando e accrescendo giorno dopo giorno un’intima unione personale con Cristo, insegnando a tutti questa unione, questa amicizia intima con Cristo. Di qui l’auspicio che la chiamata al sacerdozio “fiorisca nel carisma della profezia”:

     

    “C’è grande bisogno di sacerdoti che parlino di Dio al mondo e che presentino a Dio il mondo; uomini non soggetti ad effimere mode culturali, ma capaci di vivere autenticamente quella libertà che solo la certezza dell’appartenenza a Dio è in grado di donare”. (Udienza alla Congregazione per il Clero, 12 marzo 2010)

     

    Sacerdozio, avverte Benedetto XVI, vuol dire essere immersi nella Verità. E rammenta che il sacerdote è chiamato ad annunciare la Parola del Signore e “a non essere mai omologato, né omologabile ad alcuna cultura o mentalità dominante”:

     

    “Rendere presente, nella confusione e nel disorientamento dei nostri tempi, la luce della parola di Dio, la luce che è Cristo stesso in questo nostro mondo. Quindi il sacerdote non insegna proprie idee, una filosofia che lui stesso ha inventato, ha trovato o che gli piace; il sacerdote non parla da sé, non parla per sé, per crearsi forse ammiratori o un proprio partito; non dice cose proprie, proprie invenzioni, ma, nella confusione di tutte le filosofie, il sacerdote insegna in nome di Cristo presente, propone la verità che è Cristo stesso, la sua parola, il suo modo di vivere e di andare avanti”. (Udienza generale, 14 aprile 2010).


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     Le riflessioni dei cardinali Ouellet e Bertone nella seconda giornata delle celebrazioni a conclusione dell'Anno Sacerdotale

    ◊    Nell'ambito delle celebrazioni per la chiusura dell’Anno Sacerdotale, stamane nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, il cardinale Marc Ouellet, arcivescovo e primate del Canada, ha tenuto una meditazione sul tema del Cenacolo, in collegamento televisivo con la Basilica di San Giovanni in Laterano, alla quale è seguita una Messa presieduta dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone. Il servizio di Roberta Gisotti.  

     

    Le parole del cardinale Ouellet sono risuonate nella Basilica ostiense, a partire dalla sua esperienza personale, quando ordinato sarcedote nel 1968, in un atmosfera di generale contestazione, "avrei potuto – ha raccontato - deviare o anche interrompere la mia corsa, come avvenne in quel periodo a molti sacerdoti e religiosi”. Ma, “l’esperienza missionaria, l’amicizia sacerdotale e la vicinanza dei poveri - ha confidato - mi aiutarono a sopravvivere alle agitazioni degli anni postconciliari”. Anche “oggi noi assistiamo – ha aggiunto il porporato - all’irrompere di un’ondata di contestazione senza precedenti sulla Chiesa e sul sacerdozio”, per “gli scandali di cui dobbiamo riconoscere la gravità e porre riparo con sincerità”. Ma aldilà delle necessarie purificazioni meritate dai nostri peccati, occorre anche riconoscere!” – ha detto - un’aperta opposizione al nostro servizio della verità”. “Attacchi dall’esterno ed anche dall’interno che mirano a dividere la Chiesa”. Da qui l’invito alla preghiera "per l’unità della Chiesa e per la santificazione dei sacerdoti".

     

    Ha fatto eco al porporato canadese, il cardinale Bertone nell’omelia della Messa. “La disobbedienza alla divina volontà e il mistero dell’iniquità e del peccato generano, ben lo sappiamo, un’estraneità tanto più dolorosa e irragionevole, quanto più pressante è l’invito del Signore alla comunione con Lui”. Comunione che nasce dall’obbedienza alla Parola del Signore “nel quotidiano sentiero che ci conduce – ha indicato il segretario di Stato – dalla santità ricevuta nella sacra ordinazione alla santità vissuta nel ministero quotidiano”. Ancora una volta quindi il rimando alla “dimensione orante” fondamentale e prioritaria” del ministero sacerdotale, “non soltanto un compito, ma la stessa ‘nervatura’ della nostra esistenza, la sua anima e il suo respiro”.


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     Il cardinale Bertone: "l'umanità ha bisogno di sacerdoti autentici, profeti di un mondo nuovo"

    ◊    “In questo tempo in cui infedeltà, anche gravi, da parte di alcuni membri del clero hanno inciso negativamente sulla credibilità della Chiesa, l’umanità ha bisogno di sacerdoti autentici, profeti di un mondo nuovo”. Con queste parole il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, ha portato ieri pomeriggio il saluto del Papa ai partecipanti alla manifestazione di testimonianze e contributi artistici “Sacerdoti oggi”, svoltasi nell'Aula Paolo VI, in Vaticano, a conclusione dell’Anno Sacerdotale. Promossa dal Movimento dei Focolari e dal Movimento di Schoenstatt con la collaborazione del Rinnovamento carismatico cattolico internazionale e altre realtà aggregative ecclesiali movimenti, l’iniziativa ha visto la partecipazione di presbiteri provenienti da 70 nazioni dei cinque continenti. A conclusione della giornata, i Vespri presieduti dal cardinale. Claudio Hummes, prefetto della Congregazione per il Clero. "Gli ultimi Papi – ha ricordato il porporato - hanno approvato i movimenti e riconosciuto che possono essere anche un arricchimento spirituale per i presbiteri in essi associati, purché – ha proseguito - si armonizzino con la spiritualità propria dei presbiteri, la quale per loro deve essere centrale e determinante”. Il servizio è di Paolo Ondarza:

     

    (musica) 



    (Parole del cardinale Bertone):

    “Il respiro della Comunione è un elemento fondamentale per la salute del corpo della Chiesa”. 

     

    La vita del sacerdote è comunione, si declina al plurale. Un concetto, questo, espresso dal cardinale Bertone ad inizio di un pomeriggio di festa e di riflessione, che ha fatto da denominatore comune alle varie testimonianze di presbiteri provenienti da diverse parti del mondo. “Siamo rimasti nel seminario di Buta, Hutu e Tutsi insieme, mentre fuori divampava la guerra tra le due etnie”, racconta padre Pasterurt Manirambona, testimone nel 1997, in Burundi, del massacro di 40 suoi compagni da parte dei ribelli: 

     

    “I ribelli sono entrati nel nostro dormitorio e ci chiedevano di separarci, volevano che gli hutu fossero da una parte e i tutsi dall’altra. Noi ci siamo rifiutati. Quanto hanno visto che era difficile riuscire a separarci, hanno ucciso più di 40 ragazzi e fra questi c’era anche mio fratello: se non avessi avuto dentro di me la disponibilità a perdonare, so che non sarei riuscito ad andare avanti”. 

     

    (musica)

     

     

    La forza della Comunione ha preso forma, pietra su pietra, in Brasile: mancavano 460 mila dollari per la costruzione della cattedrale di Ponta Grossa. Con l’apporto di migliaia di fedeli, l’opera - incompiuta da 25 anni - è stata completata. Padre Mario Spaki, segretario della Commissione presbiteriale del Brasile: 

     

    “Per portare a termine il progetto erano necessari 460 mila dollari e per noi questa è una cifra altissima. Abbiamo allora provato a coinvolgere le famiglie: in appena dieci mesi abbiamo superato i 500 mila dollari. Quando c’è la Comunione, la Chiesa cattolica ha una forza incredibile, perché è l’unione che fa la forza”. 

     

    (musica)

     

     

    Dio arricchisce la Chiesa con i nuovi carismi dei vari movimenti ecclesiali per condurla, in questo tempo di particolare difficoltà, verso una nuova primavera. Il cardinale Tarcisio Bertone ha auspicato una stagione di rinascita e rinnovamento spirituale. “I sacerdoti – ha detto - sono fratelli tra i fratelli nei quali ravvisano il volto di Cristo”. 

     

    “Fratelli di ogni persona umana, degli uomini e delle donne, da amare e da servire con totale dedizione, senza attaccamenti umani, senza ricerca del proprio interesse. Allora si comprende l’attualità e la bellezza del celibato”. 

     

    Il celibato è donazione incondizionata e non un handicap per un prete, che è chiamato a scoprire la bellezza della complementarietà delle vocazioni. La testimonianza del sacerdote ungherese, padre Imre Kiss

     

    “La vita sacerdotale non è una vita di solitudine. Proprio dai movimenti ecclesiali, noi abbiamo imparato a fare comunione. Essere spostati o essere preti rappresentano delle vocazioni e queste vocazioni si aiutano reciprocamente”. 

     

    (musica)


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     Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊    Il seme del rinnovamento: in prima pagina, un fondo del vice direttore a conclusione dell'Anno sacerdotale.



    Aiuto internazionale all'Africa per garantire stabilità: in rilievo, nell'informazione internazionale, il rapporto annuale della Banca mondiale.



    Dall'età dell'oro al realismo cristiano: in cultura, Giuseppe Zecchini su utopia e società nel mondo antico.



    Quel testamento che non si cita mai: stralci dal libro di Marco Guida "Dio nelle nostre mani. Lettera di Francesco sul sacerdozio e l'Eucaristia".



    Una nuova scoperta sulle origini del calcio come si gioca oggi in un articolo di Gianpaolo Romanato.



    L'onore dei vinti: Gaetano Vallini recensisce il libro di Lorenzo Carlesso "Centomila prigionieri italiani in Sud Africa".



    Shakespeare e la generazione Mtv: Silvia Guidi intervista il regista Alexander Zeldin.



    Il premio Eduardo Nicolardi 2010 a Giulia Gaelotti, per l'articolo "Tammurriata nera" pubblicato su "L'Osservatore Romano" dell'11-12 gennaio scorso.



    Nell'informazione vaticana, il cardinale Tarcisio Bertone a San Polo Fuori le Mura per l'incontro internazionale dei sacerdoti.



    L’Arcangelo di sei Papi: Mario Ponzi intervista il decano dei vaticanisti Paglialunga alla vigilia dei suoi 90 anni.


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    Oggi in Primo Piano



     Afghanistan: decine di morti in un attacco a Kandahar

    ◊    ''La questione di inviare più soldati in Afghanistan non è assolutamente in agenda''. Così il premier britannico David Cameron ha scartato ogni ipotesi su un rafforzamento del contingente di Londra nel Paese asiatico. Lo ha fatto nel corso della sua visita a sorpresa oggi a Kabul, la prima da quando è a capo del governo britannico. Intanto i talebani hanno respinto le accuse per l’attacco durante un ricevimento di matrimonio di un poliziotto, che ieri ha provocato almeno 40 morti e decine di feriti nella zona di Kandahar. Proprio nella regione l’offensiva lanciata dalla Nato contro i guerriglieri procede più lentamente del previsto, al fine di assicurare un maggiore appoggio delle forze locali, ha detto Stanley Mc Chrystal, comandante delle forze dell’Alleanza atlantica in Afghanistan. Il generale è intervenuto alla conferenza della Nato in corso a Bruxelles, dove i rappresentanti dei Paesi membri devono pure affrontare una pesante emergenza finanziaria. I problemi economici giungono in un momento in cui la Nato in Afghanistan registra un allarmante aumento di perdite umane. Sulle ragioni di queste difficoltà, Giada Aquilino ha intervistato Arduino Paniccia, docente di Studi strategici all’Università di Trieste:

     

    R. – A mio parere, la strategia in Afghanistan non è coordinata. Il governo afghano sta sostanzialmente cominciando ad individuare una nuova strategia per i talebani. La Nato ha delle difficoltà anche di ordine economico e di risorse. Il presidente Obama, dal canto suo, ha insistito che nel luglio 2011 dovrà iniziare il ritiro. Quindi, posizioni differenziate delle quali ovviamente si approfittano bande di criminali, talebani e terroristi.

     

    D. – Proprio il fatto che alle difficoltà sul terreno si affianchino anche le emergenze dal punto di vista finanziario può far pensare a delle ripercussioni sul terreno?

     

    R. – Già nella Conferenza di Londra, del febbraio scorso, i rappresentanti della Nato avevano messo in evidenza che tutte le risorse per raggiungere risultati non potranno essere ricavate dall’Alleanza atlantica. Era emerso un ruolo molto defilato delle Nazioni Unite: non va dimenticato, però, che fu una risoluzione dell’Onu a portare le truppe in Afghanistan. E naturalmente, analoghi problemi hanno gli Stati Uniti. L’Unione Europea non appare in questo momento, fronteggiando una grande crisi economica, in grado di fornire più di tante risorse. Non credo, comunque, che vi sia nell’immediato il pericolo di un abbandono del territorio afghano. Tuttavia va trovata una soluzione, perché la vicenda della guerra in Afghanistan non può essere protratta all’infinito. Il presidente Karzai sta cercando di trovare una strada “autonoma” e la recente destituzione del capo dei servizi afghani e del ministro degli Interni rientra in questa strategia: considerati troppo legati alla Nato e agli americani, sono stati praticamente messi da parte. Il presidente Karzai tenta ora di formare una commissione neutrale che, in qualche modo, apra un tavolo di trattative con i talebani.

     

    D. – Il conflitto in Afghanistan per gli Stati Uniti ha superato - come tempi - quello in Vietnam. Da Kabul, il premier britannico Cameron ha scartato ogni tipo di ipotesi sull’invio di rinforzi britannici in Afghanistan. Cosa accadrà allora per le truppe già schierate?

     

    R. – I rinforzi americani, anche se con il contagocce, continueranno. Certamente sarà molto più difficile per gli inglesi. Tuttavia, pure sul fronte talebano vi sono dei grandi problemi e il fatto che anche i più duri e intransigenti comincino ad appoggiare l’ipotesi di un tavolo di trattativa fa pensare che entrambe le parti stiano veramente cercando, forse per la prima volta, una soluzione non militare.


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     I Cavalieri di Colombo celebrano con una mostra 90 anni di presenza a Roma: intervista con padre Lombardi

    ◊    Documenti, articoli di giornali, opere d’arte accompagnano il percorso espositivo della mostra inaugurata ieri ai Musei Capitolini e dedicata ai 90 anni di presenza a Roma dei Cavalieri di Colombo, associazione cattolica statunitense di mutuo soccorso. Inaugurando la mostra, visitabile fino al prossimo 31 ottobre, il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone ha esortato i Cavalieri di Colombo “a continuare a trasformare la società dall’interno, a rinnovarla in Cristo e a farla diventare la famiglia di Dio”. All’inaugurazione della mostra hanno partecipato, tra gli altri, anche il cavaliere supremo dei Cavalieri di Colombo, Carl Anderson, il cardinale John Patrick Foley, gran maestro dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme e il sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Su questa iniziativa dedicata all’associazione statunitense, ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi:

     

    R. – I Cavalieri di Colombo hanno voluto, d’accordo con il Comune di Roma, ricordare i 90 anni della loro presenza attiva a Roma. Il Comune di Roma ricorda quanto l’attività dei Cavalieri sia stata importante, anche ai tempi della guerra e nel dopoguerra, in particolare dopo la Seconda Guerra Mondiale. Il Comune ha collaborato volentieri a questa commemorazione, dando lo spazio per una bella mostra sull’attività e la storia dei Cavalieri di Colombo, non solo a Roma, ma anche nel mondo. La presenza a Roma dei Cavalieri di Colombo comincia ai tempi di Benedetto XV, quando il Pontefice molto colpito dall’attività estremamente positiva dei Cavalieri durante la Prima Guerra Mondiale per i soldati e le persone che si trovavano in difficoltà in tantissime zone d’Europa, li invitò a impegnarsi anche nella città di Roma. Li invitò ad impegnarsi in particolare per i ragazzi che potevano essere in difficoltà o poveri. Quindi, i Cavalieri hanno sviluppato cinque centri di attività sportiva e ricreativa in Roma, che hanno ormai una lunga tradizione. I Cavalieri manifestano la loro azione, non solo per un servizio di carattere specificamente ecclesiale, ma anche sociale, umanitario, aperto a tutti.

     

     

    D. – Si tratta di un’ulteriore dimostrazione, soprattutto in questi tempi di crisi, del fatto che la beneficenza non è destinata a fallire...

     

     

    R. – Certamente. Dobbiamo notare che si tratta dell’Associazione cattolica di laici più numerosa del mondo. I Cavalieri di Colombo sono certamente oltre un milione negli Stati Uniti e sono presenti anche in diversi altri Paesi. Vuol dire che il senso di solidarietà, ispirato ai valori cristiani, può produrre frutti concreti per Roma stessa da quasi cento anni.

     

     

    D. – Opere, dunque, a carattere sociale, ma anche a servizio della carità del Papa…

     

     

    R. – Sì, i Cavalieri sono un’organizzazione cattolica che nasce proprio affermando la propria vicinanza al Successore di Pietro. Hanno volentieri risposto agli inviti del Santo Padre per determinate attività, ma hanno anche offerto al Vaticano, alle attività indicate dal Santo Padre, dei contributi importanti. Io devo manifestare proprio la mia gratitudine e la mia riconoscenza diretta dell’impegno dei Cavalieri di Colombo per le attività di comunicazione, che aiutano la diffusione della parola del Santo Padre. I Cavalieri di Colombo sono stati molto generosi nel sostenere le attività della Radio Vaticana, del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali e anche del Centro Televisivo Vaticano per il rinnovamento delle sue attrezzature, perché potessero essere adeguate al servizio di diffusione delle immagini sulle attività del Santo Padre.


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     Al via i Mondiali di calcio in Sudafrica tra festa, contraddizioni e voglia di riscatto

    ◊    Sarà uno spettacolo di tre ore, a base di musica e sport, quello che stasera, in Sudafrica, aprirà la 19.ma edizione dei Mondiali di calcio, i primi disputati dal continente africano. Artisti africani ed internazionali – come Alicia Keys o Shakira, che canta l’inno della manifestazione – si esibiranno allo Stadio Orlando di Soweto di Johannesburg. Domani pomeriggio, alle 16.00, il calcio d’inizio con la partita inaugurale tra Sudafrica e Messico. Nel suo servizio, Alessandro De Carolis traccia un quadro di un evento per molti versi storico:



    (Inno dei Mondiali)



    Che cosa sono i mondiali di calcio? Per i ragazzi di oggi, i Mondiali sono “il” Mondiale, un evento al singolare un po’ perché la memoria anagrafica è “corta” – arriva a ricordare bene un paio delle ultime edizioni – e un po’ perché è fuori forma: in parte saturata dalla marea montante di immagini sull’evento alle porte e poi perché c’è youtube che ricorda per tutti. Per i ragazzi di ieri, i Mondiali di calcio sono i funambolismi di Pelè, l’unico calciatore a vincerne tre, o i “13 tocchi” di Maradona che firmò nel 1986 quello che un sondaggio ha definito “il gol più bello del secolo”. I Mondiali sono da sempre una centrifuga di ricordi di sport per chi ama il calcio e di travolgente passione collettiva, che arriva a trasformare per un mese in tifoso chi non lo è negli altri 11.

     

    Tuttavia, il resto della cornice “mondiale”, per esempio il Paese che lo ospita, non suscita normalmente grandi entusiasmi. Uno spruzzo di folklore e poco altro è quello che traspare dai servizi di stampa e tv, forse perché finora l’edizione più esotica, quella del 2002 in Sud Corea e Giappone, è l’unica che ha spezzato il duopolio organizzativo di un avvenimento che in 80 anni si è disputato fra Europa e Americhe. Eppure un Mondiale di calcio in Africa, e in Sudafrica – Paese-specchio di molte contraddizioni del continente – offre spunti per pensare ben oltre le sorti agonistiche delle 32 squadre che tra poche ore cominceranno a sfidarsi sul rettangolo verde. Spunti che sintetizza così Matteo Fagotto, giornalista freelance raggiunto telefonicamente a Cape Town: 

     

    “Colpisce il fatto che ci sia molta differenza ancora non solo a livello economico ma anche a livello di interazione fra le varie comunità. Ci sono poche possibilità, oggi, di avere un rapporto che possa in futuro creare un Sudafrica realmente unito, quello che non esiste in questo momento. Adesso, in Sudafrica, ci sono varie comunità che vivono nello stesso Paese ma che sono accomunate da molto poco. E questo lo comprende meglio se si pensa al fatto che l’apartheid non è stato solamente un sistema di leggi, ma un qualcosa che è entrato nelle menti delle persone, nella cultura delle persone, e quindi un sistema molto più difficile da smantellare di quello che sembri a prima vista”. 



    Pelle scura e occhi spalancati neri e bianchi, che sembrano tanti palloni di calcio come lo Jabulani, il pallone ufficiale dei Mondiali 2010 che in dialetto isi-Zulu significa “festeggiare”. E’ l’allegria che brilla negli occhi dei ragazzini sudafricani e non solo, le cui foto da giorni affluiscono sui siti Internet che si occupano dei Mondiali di calcio come simbolo di una festa attesa da un’eternità. Sono loro, i più giovani, armati di vuvuzela, l'assordante trombetta da stadio sudafricana, i veri esperti di un evento che grazie al web ha avvicinato i ragazzi africani ai loro coetanei occidentali molto più dei loro genitori, come spiega padre Jean Ilboudo, un gesuita del Burkina Faso, al microfono di Luca Collodi:

     

    R. - In ogni nazione nel Camerun nella Costa d’Avorio, nel Ciad ci sono molti giovani che sono molto interessati al football, conoscono tutti i giocatori e seguono veramente i campionati. Dunque è un momento forte per l’Africa.

     

    D. - Come Chiesa voi vi impegnate anche a promuovere lo sport?

     

    R. - Sì, in ogni scuola secondaria ha delle squadre perché vogliono veramente aiutare anche la formazione umana quando un gruppo si mette insieme a giocare. C’è tutto uno sviluppo della personalità del modo di tenere conto dell’altro. Dunque, nelle scuole noi mettiamo l’accento sullo sport. 

    Che il Sudafrica viva allora questa grande festa di sport. Senza dimenticare che chiusa la storia dei primi Mondiali africani c’è la storia dell’Africa di sempre che deve andare avanti. Matteo Fagotto

     

    “Questo Mondiale è un po’ il simbolo del fatto che il mondo rende onore a questo Paese. Da questo punto di vista la gente sudafricana è estremamente orgogliosa di questo. Ma pochi si illudono che il Mondiale risolva i problemi del Sudafrica. Ci saranno delle ripercussioni positive che probabilmente saranno quelle di immagine. Se il Sudafrica riuscirà a organizzare una bella competizione, ciò potrà sicuramente rivelarsi un volano turistico per i prossimi anni. D’altra parte, i punti negativi sono che il Sudafrica ha speso tanto per organizzare questi Mondiali in un Paese in cui, comunque, molte comunità e molte township ancora hanno pochi servizi o ce li hanno scadenti. Il problema è che il Sudafrica ha problemi sociali più grandi rispetto ai Paesi che finora hanno ospitato la competizione. Quindi, questi problemi sono un po’ cresciuti”.


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    Chiesa e Società



     Cina: nella Mongolia Interna le autorità fanno demolire la chiesa cattolica di Ordos

    ◊    L’unica chiesa cattolica di Ordos, città della Mongolia Interna, provincia nel nord della Cina, è stata demolita il 7 giugno scorso. Il sacerdote Gao En e la guida dei laici Yang Yizhi sono stati fermati dalla polizia. Circa 100 persone - dà notizia l'agenzia Asianews - hanno raggiunto a mezzanotte la Dongsheng church, appartenente alla comunità cattolica, e l’hanno distrutta. Padre Gao En e Yang Yizhi, svegliati dal rumore, hanno tentato di impedire la demolizione ma sono stati portati via dalla polizia. La chiesa, frequentata da una comunità di circa 1000 cattolici sui 200mila di tutta la Mongolia Interna, era regolarmente registrata dal maggio 2009. Il governo locale aveva recentemente ordinato la demolizione della chiesa per fare posto a una nuova strada. A nulla sono serviti i tentativi dei cattolici di farlo tornare sui suoi passi. Dopo 20 ore di detenzione, padre Gao En e Yang Yizhi sono stati rilasciati dalla polizia. Intanto due preti inviati dal vescovo di Hohhot, Paul Meng Qinglu, stanno trattando con il governo locale per ottenere il risarcimento. (R.P.)


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     Turchia: uccidendo mons. Padovese "la Chiesa è decapitata ma non disperata"

    ◊    “Con la brutale uccisione di mons. Padovese, hanno simbolicamente decapitato la Chiesa in Turchia”: è quanto dice in una testimonianza accorata rilasciata all’agenzia Fides padre Martin Kmetec, missionario francescano e direttore delle Pontificie Opere Missionarie in Turchia. “Come comunità cristiana - afferma padre Martin - abbiamo subito un colpo molto duro. Mons. Padovese era molto amato e apprezzato da tutti. Decapitando lui, hanno simbolicamente decapitato la Chiesa. I cristiani sono spaventati, atterriti, anche disorientati, dopo questo tragico evento. Oggi la nostra situazione è molto difficile. Molti si chiedono cosa fare per il futuro, se emigrare, dove andare. E’ stato un atto gravissimo che lascerà profonde tracce nei sentimenti della comunità cristiana in Turchia”. Le minoranze religiose non si sentono tutelate, nonostante le rassicurazioni del governo: proprio un mese fa il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan aveva firmato un decreto per chiedere a tutti gli organi dello Stato maggior tutela nei confronti delle minoranze cristiane ed ebraiche. “Sebbene la loro condizione legale abbia iniziato a migliorare come risultato di un insieme di riforme, vi sono ancora problemi in campo pratico” spiegava il decreto. “La morte di mons. Padovese, però, non ci lascia disperati”, afferma il missionario. “Siamo consapevoli che gran parte della popolazione turca ci accetta e vuole difenderci. D’altra parte condividiamo la sorte dei cristiani in molte aree del Medio Oriente, sottoposti a pressioni e violenze di vario genere. Ma non smettiamo di confidare nella Provvidenza”, conclude il religioso. (R.P.)


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     Riaperta al culto ad Iskenderun, in Turchia, la chiesa di San Paolo

    ◊    Siriaci-ortodossi e greco-ortodossi hanno preso parte nei giorni scorsi alla riapertura al culto della Chiesa di San Paolo ad Iskenderun, in Turchia, la città dove tra l'altro è stato ucciso mons. Luigi Padovese, vicario apostolico dell'Anatolia. Una Messa è stata presieduta dal patriarca di Antiochia dei Siri Ignace Youssif III Younan, che ha cominciato una visita in Turchia il 25 maggio. La chiesa era stata chiusa dalle autorità turche ed era stata trasformata in una sala cinematografica. Il luogo di culto è stato restaurato dalla municipalità di Iskenderun e adesso ha riaperto i battenti per i fedeli. (T.C.)


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     Pakistan: i cristiani ancora vittime di attacchi degli integralisti islamici

    ◊    Continuano i casi di persecuzione a sfondo confessionale in Pakistan, nazione a larga maggioranza islamica in cui le minoranze religiose sono spesso vittime di abusi e violenze. A Sahiwal, nel Punjab - riferisce l'agenzia AsiaNews - un gruppo di 14 musulmani ha attaccato il 3 giugno scorso un pastore protestante e la moglie, in attesa di un bambino. Secondo International Christian Concern (Icc), alla base dell’attacco l’accusa di “evangelizzare” rivolta a Mumtaz Masih, pastore della Full Gospel Church of Pakistan e alla moglie Noreen. Jonathan Racho, responsabile Icc per l’Asia del sud, condanna con forza “le violenze contro il pastore Mumtaz e la sua famiglia”. Egli aggiunge che i cristiani pakistani sono vittime di assalti “perché esprimono la loro fede in Cristo”, ma i fedeli desiderano rimanere “con determinazione” nella loro terra d’origine “nonostante le persecuzioni”. Inoltre, nel distretto di Khanewal, sempre nel Punjab, il capo di un villaggio a maggioranza musulmana ha ordinato a 250 famiglie cristiane di lasciare la zona, perché “denunciavano con troppo vigore violenze sessuali di musulmani verso donne e ragazze”. La maggior parte dei cristiani della zona lavora nei campi di proprietà dei musulmani e le donne come domestiche nelle abitazioni. Gli abusi sarebbero avvenuti all’interno delle case, con cadenza “quotidiana”. Infine nella cittadina di Gulshan-e-Iqbal, sobborgo di Karachi (Sindh), due coppie di cristiani devono rispondere dell’accusa di blasfemia. Una folla di musulmani ha rovistato nella spazzatura dei quattro, affermando di aver trovato pagine del Corano stracciate. Il giudice ha emesso un mandato di cattura e la polizia ha iniziato le ricerche. Le due coppie di cristiani hanno abbandonato la casa in affitto e sono tuttora latitanti. Fonti cristiane denunciano che gli agenti hanno minacciato i parenti, perché rivelino il luogo in cui i quattro sono nascosti. Per il reato di blasfemia in Pakistan si rischia la pena di morteo l’ergastolo. (R.P.)


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     Cipro: per mons. Soueif la visita del Papa è riuscita sia a livello ecumenico che apostolico

    ◊    “E’ stata una visita riuscita che ci ha fatto vivere esperienze profonde sia a livello ecumenico che apostolico”. Così mons. Joseph Soueif, arcivescovo di Cipro dei maroniti, commenta all'agenzia Sir il recente viaggio di Benedetto XVI a Cipro per la consegna dell’Instrumentum laboris del prossimo Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente. “Cipro ha ulteriormente aperto una dimensione ecumenica nella Chiesa, vivendo un dialogo di vita, fatto di incontro e di preghiera, perché è la preghiera che fa l’unità” ha sottolineato l’arcivescovo maronita. “La visita, poi, ai cattolici latini e maroniti è stata un’ulteriore esperienza di chiesa – ha aggiunto il presule - In questo viaggio Benedetto XVI è stato attento alle piccole cose, alle minoranze, a tutte le comunità, grandi e piccole. A tutti è andato l’incoraggiamento a rafforzare la propria fede, la comunione e la testimonianza. Anche attraverso il perdono e la riconciliazione, due esortazioni particolarmente significative nel contesto attuale dell’isola che vive la divisione dal 1974”. Una visita, ha concluso mons. Soueif, in cui Benedetto XVI ha confermato “che la presenza dei cristiani in Medio Oriente è un segno di speranza, di pace e di vita. Per questo, davanti ai problemi che affliggono i popoli di questa area, la risposta non può essere quella di chiudere la porta di casa e andarsene, di partire. Bisogna restare convinti e consapevoli - ha detto - anche di svolgere un ruolo di moderazione e di pluralismo sociale e religioso”. (R.P.)


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     La Caritas di Gerusalemme contro il blocco israeliano a Gaza

    ◊    “Il blocco di Gaza non si addice ad un mondo civilizzato. Come si può accettare, a livello internazionale, questo blocco che dura da più di tre anni? E’ possibile accettare che un milione e mezzo di palestinesi soffrano per questo, costretti in una prigione, la più grande del mondo, lasciando che Israele operi al di sopra della legge?”. È quanto sostiene, in un'intervista all'agenzia Sir, Claudette Habesch, segretaria generale della Caritas Gerusalemme commentando gli sviluppi della situazione nella Striscia di Gaza, dopo l’assalto israeliano alla flotilla delle Ong. “Bisogna immediatamente rimuovere il blocco, liberare il popolo di Gaza e dargli la possibilità di vivere, lavorare, guadagnarsi la vita con dignità – chiede la Segretaria generale - E’ una questione di rispetto dei diritti umani come sancisce la Convenzione di Ginevra, ratificata anche da Israele. Il popolo palestinese soffre l’occupazione già da 43 anni, la più lunga del mondo moderno”. Quando si parla di sicurezza, secondo Habesch, “bisogna riferirsi a quella dei due popoli. La sicurezza si raggiunge con la giustizia e la riconciliazione. La comunità internazionale si mobiliti per un cambiamento concreto, positivo per i due popoli. Non può esserci la vittoria di uno solo. Palestinesi e israeliani - sostiene la segretaria della Caritas di Gerusalemme - o vinceranno insieme la pace o la perderanno insieme”. (R.P.)


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     Incontro di preghiera per la santificazione dei sacerdoti animata dai Pontifici Collegi orientali

    ◊    Oggi pomeriggio alle ore 17, nella chiesa di S. Spirito in Sassia, vescovi e sacerdoti orientali, convenuti a Roma per il Convegno promosso a chiusura dell’Anno Sacerdotale, si incontreranno per un momento di preghiera per la santificazione dei sacerdoti. La celebrazione sarà presieduta dal prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, il cardinale Leonardo Sandri, e animata dagli studenti sacerdoti e seminaristi dei Pontifici Coillegi orientali presenti a Roma. L’iniziativa intende ringraziare ed incoraggiare i sacerdoti orientali e latini dei territori di competenza della Congregazione Orientale, che spesso vivono in situazioni particolarmente difficili in Medio Oriente, nell’Est dell’Europa, in India e nella sempre più grande diaspora in tutto il Mondo. Le tradizioni orientali (rito, spiritualità, disciplina) costituiscono un tesoro prezioso per la Chiesa cattolica, che va custodito e valorizzato. La preghiera e la presenza di sacerdoti nei loro abiti liturgici propri, sarà un suggestivo momento di comunione tra le Chiese e il Santo Padre. Infatti, tutti insieme si uniranno poi alla successiva Veglia con Benedetto XVI in piazza San Pietro. Particolare rilievo sarà dato alla testimonianza del religioso basiliano salvatoriano, Bechara Abou-Mourad, figlio della Chiesa greco-melkita cattolica, per il quale è in corso la causa di beatificazione. (R.P.)


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     America Latina: le iniziative della Chiesa per la chiusura dell'Anno Sacerdotale

    ◊    In America Latina sono state organizzate diverse attività per la chiusura dell’Anno Sacerdotale che dimostrano lo spirito di comunione vissuto durante questo anno. “E’ stato un anno che non ha riguardato solo i sacerdoti, ma tutto il popolo di Dio, perché il sacerdote è dono di Dio alla Chiesa e al mondo" ha scritto il vescovo di Concordia in Argentina, mons. Luis Armando Collazuol, in una lettera ai fedeli in occasione della chiusura dell'Anno Sacerdotale che la diocesi celebrerà il 25 giugno. La regione di Buenos Aires - riferisce l'agenzia Fides - ha promosso un incontro presso il santuario di Luján, dove si è riflettuto sul rapporto dei sacerdoti con Gesù Buon Pastore. Fra le attività più partecipate sono da segnalare la venerazione delle reliquie del santo Curato d'Ars nel novembre 2009, e l’incontro del clero nel santuario di Luján. In Brasile, l'arcivescovo di Rio de Janeiro, mons. Orani João Tempesta, ha presieduto il 5 giugno, presso la chiesa di san Pietro a Rio Comprido, una Messa per la chiusura dell'Anno Sacerdotale nella diocesi. Nella sua omelia ha sottolineato l'importanza del ministero sacerdotale come dono di Dio. Ha ricordato che Cristo, il Sommo Sacerdote, è colui che presiede l'Eucaristia, ed è presente nella Parola e nell'azione della Chiesa, alimentando e perdonando il popolo di Dio. Egli ha aggiunto che il sacerdote, in mezzo al popolo e formato per servirlo, costruisce nella storia il Regno di Dio. In Perù l'arcidiocesi di Lima ha aperto un sito web per presentare tutte le attività, i documenti e i temi che riguardano l'Anno Sacerdotale. In Bolivia è stata data molta importanza al concorso "Aneddoti nella vita di un sacerdote": si trattava di scrivere aneddoti tratta della vita del sacerdote, ed è stato rivolto specificamente a loro nel contesto dell'Anno Sacerdotale. La Commissione per le missioni della Conferenza episcopale ha proposto anche la preghiera per i sacerdoti della Beata Nazaría Ignacia (1889-1943), cha da Oruro è stata conosciuta in tutto il mondo. Negli altri Paesi si è riproposto il messaggio “L’Identità missionaria del presbitero nella Chiesa” del cardinale Claudio Hummes all'Assemblea plenaria della Congregazione del Clero, nel marzo del 2009, dove nelle conclusioni afferma: “la missionarietà è un elemento costitutivo della identità della Chiesa e, in particolare, dei sacerdoti. L’urgenza missionaria nel mondo di oggi, è davvero grande e richiede un rinnovamento della pastorale, che va concepita come una ‘missione permanente’, una missione ‘ad gentes’ ”. (R.P.)


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     Indonesia: 208 preti in ritiro a Jakarta per la conclusione dell'Anno Sacerdotale 

    ◊    Sono 208 i preti di 19 diversi ordini religiosi che hanno partecipato a Jakarta al ritiro che chiude l’Anno sacerdotale. “Il ritiro non è solo un evento religioso e pastorale” ha scritto ai convenuti mons. Johannes Maria Trilaksyanta Pujasumarta, vescovo di Bandung. “Lo scopo è che i sacerdoti dispongano il loro cuore alla voce dello Spirito Santo in modo tale che le loro vite diano più frutto per l’intera assemblea della Chiesa”. L’evento - riferisce l'agenzia AsiaNews - è stato sponsorizzato da Lumen 2000 in collaborazione con il Forum per la cooperazione e la formazione continua dei preti in Indonesia (Bkblii). Durante il ritiro è stata commemorata la vita di san Jean-Marie Vianney, pastore di Ars, patrono di tutti i sacerdoti. Mons. Ignatius Suharya, vescovo coadiutore di Jakarta, ha guidato l’evento incentrato sul modello della fedeltà e della persistenza nella fede di Cristo. Nel suo intervento, ha indicato con forza a tutti di continuare a testimoniare la fede della Chiesa, “affinché ogni lavoro pastorale sia affidabile e significativo per l’intera umanità”. Per fare questo, ha sottolineato il vescovo di Bandung mons. Pujasumarta, non bisogna fare altro se non “seguire lo stesso modo di essere di Gesù”. "È questo l’esempio cui ogni prete deve rifarsi nella sua opera missionaria", ha detto nel corso del ritiro il nunzio apostolico in Indonesia mons. Leopoldo Girelli. (R.P.)


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     L'Onu: i Mondiali di calcio in Sud Africa siano occasione di solidarietà e sviluppo

    ◊    “La coppa del mondo in Sud-Africa è l’occasione per indirizzare l’orgoglio e l’entusiasmo degli africani verso una dinamica positiva di solidarietà, tolleranza e sviluppo”. Lo afferma, alla vigilia dell’inizio del Mondiale di calcio che si aprirà domani 11 giugno a Johannesburg, Wilfried Lemke, consigliere speciale del segretario generale Onu in materia di sport per lo sviluppo e la pace. Secondo Lemke - riferisce l’agenzia Sir - “i grandi eventi sportivi contribuiscono alla creazione di infrastrutture e turismo, e il successo di questa Coppa del mondo aumenterà la fiducia e l’orgoglio degli africani e sarà fondamentale per il futuro dell’intero continente”. L’Africa rimane “una priorità per il raggiungimento degli otto Obiettivi del Millennio entro il 2015” si legge in una nota dell’Onu; per questo “molti fondi, agenzie e programmi delle Nazioni Unite stanno utilizzando la coppa del mondo come veicolo per promuovere sviluppo economico, diritti dei bambini e peace-building nell’intero continente”. L’Unicef, ad esempio sostiene il governo sudafricano nella prevenzione e riduzione del possibile abuso, sfruttamento e traffico di minori durante il torneo, mentre il Programma Onu per l’ambiente (Unep) opera con il governo e con il comitato organizzatore della Coppa per ridurre il più possibile l’impatto ecologico dell’evento. (R.G.)


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     I vescovi del Sudafrica promuovono il Mondiale della Pace  

    ◊    Sarà più ricco di spiritualità e di spirito di riconciliazione che di grandi campioni il “Mondiale di calcio della pace” che la Conferenza episcopale dell’Africa australe ha organizzato in parallelo del vero Mondiale Fifa che si apre domani in Sudafrica. Il torneo punta a coinvolgere tutte le realtà del Sudafrica rimaste ai margini dell’evento, dalle township ai quartieri più abbienti, come spiega alla Fides Antoine Soubrier, dell’Ufficio per le comunicazioni della Conferenza episcopale dell’Africa australe (SACBC). Le partite si giocheranno ogni sabato dal 12 giugno al 3 luglio, nella township di Atteridgeville, a Pretoria. “Il nostro obiettivo è quello di riunire tifosi sudafricani di differenti classi sociali, di etnie e origini diverse e i tifosi  provenienti da tutto il mondo. Vi partecipano 64 giocatori provenienti da circa 15 Paesi” spiega ancora Soubrier. “In questo modo i sudafricani possono conoscersi meglio – prosegue Soubrier -. Nell’ultima partita vi erano bianchi sudafricani che mettevano piede per la prima volta in una township. E i risultati sono molto positivi. Riponiamo molta speranza in questa iniziativa per favorire la pace e la comprensione tra tutti”. “Tra i partecipanti vi sono anche gli immigrati e i rifugiati che vivono in Sudafrica in una situazione difficile. Diversi tifosi provenienti da Paesi come Francia, Stati Uniti e Turchia hanno chiesto di partecipare al Peace Tournament e alla vita della Chiesa locale durante la loro permanenza in Sudafrica. Siamo fiduciosi che tutto questo porterà nuova ricchezza spirituale al Sudafrica, a tutta l’Africa e al resto del mondo” conclude Antoine Soubrier. (M.G.)


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     Lo spirito dei Mondiali attraversa le township sudafricane con “Soccer cinema”

    ◊    Far partecipi tutti i sudafricani ai Mondiali di calcio che si apriranno domani nel Paese africano. E’ questo lo spirito "Soccer Cinema", il tour che ha toccato una cinquantina di remoti villaggi e township del Sudafrica per far scoprire a bambini e amanti del pallone i migliori film e documentari sul calcio. Per due mesi – da aprile a giugno – il furgoncino di "Soccer Cinema" ha attraversato le nove regioni del Sudafrica, da Città del Capo fino alle località confinanti con il Botswana e lo Zimbabwe. Aule comunitarie, chiese o sedili sistemati all'aria aperta: in due mesi più di 1000 spettatori hanno sentito "il calcio più vicino a loro", "Feel it, it is here!" come annunciava ad ogni tappa il megafono del pulmino invitando gli abitanti a scoprire film che trattano non solo di calcio ma anche di riconciliazione, povertà e Aids. "Volevamo dimostrare che attraverso il calcio è possibile realizzare il proprio sogno e aiutare la comunità di origine, come ha fatto il calciatore ivoriano Didier Drogba", ha detto alla Misna Nathalie Rosa Bucher, una degli organizzatori presentando il film 'Drogba Fever', tanto apprezzato dagli spettatori che per l'occasione è stato tradotto anche in lingua zulu e suthu. Alla base del progetto c’è la volontà che “ognuno si senta parte di questo evento” perché si tratta di un’occasione unica “che può unire tutti i sudafricani come mai nessun altro avvenimento ha fatto dall'arrivo della democrazia nel 1994". (M.G.)


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     Congo: 'Aiuto alla Chiesa che Soffre' in prima linea per il recupero dei bambini soldato

    ◊    Nelle provincie orientali del Congo, dove imperversa l'Esercito di Resistenza del Signore (Lord's Resistance Army, Lra) che rapisce e arruola bambini e giovanissimi tra le sue fila, prosegue l’opera di sostegno ad oltre 1000 rifugiati fornita dall’Associazione caritativa internazionale 'Aiuto alla Chiesa che Soffre' (Acs). Secondo il vescovo Julien Andavo Mbia di Isiro-Niangara, che supervisiona gli sforzi a favore dei rifugiati, i bambini rapiti sono particolarmente a rischio. "I maschi sono addestrati a combattere, mentre le ragazze sono costrette a diventare schiave del sesso" ha detto il presule alla Zenit. Per aiutare questi giovani, l'ufficio britannico di Acs ha fornito 5.000 euro di aiuti per le vittime dell'Lra come parte del sostegno ai progetti gestiti dalla Chiesa nel Paese. La donazione permetterà al vescovo Mbia di nutrire i sopravvissuti agli attacchi dell'Lra e dare alloggio e coperte a quanti hanno dovuto fuggire quando le loro capanne sono state date alle fiamme. Fornirà anche capi di vestiario, visto che molte famiglie sfollate non hanno avuto il tempo di prendere i propri averi quando l'Lra ha assaltato le loro case. Il programma del presule prevede anche la distribuzione di medicine per curare le ferite delle persone alle quali durante i raid sono state tagliate labbra e orecchie. Medici senza Frontiere, l'organizzazione internazionale di assistenza medica e umanitaria, ha riferito che i pazienti hanno raccontato innumerevoli storie di bambini costretti a uccidere i propri genitori. Christine du Coudray Wiehe, esperta di Africa di Aiuto alla Chiesa che Soffre, che si è recata spesso nella Repubblica Democratica del Congo, ha affermato che "è difficile immaginare la crudeltà di questi ragazzi, drogati per essere capaci di uccidere i propri parenti. Se oppongono resistenza, vengono uccisi a colpi di arma da fuoco davanti agli altri". Alcuni dei bambini liberati hanno raccontato di essere stati obbligati a combattere e che veniva dato loro solo un pasto al giorno. Secondo il missionario comboniano padre Romano Segalini, questi giovani "sono passati attraverso l'inferno, ma ora sono con noi e vogliamo aiutarli a trovare nuova speranza". Acs sta aiutando la Chiesa in questa regione afflitta sostenendo anche la formazione di 47 seminaristi presso il seminario maggiore di S. Mbaga Tuzine a Murhesa. (M.G.)


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     Madagascar: tempeste e crisi politica aggravano l’insicurezza alimentare infantile

    ◊    Si aggrava la sicurezza alimentare infantile nel Madagascar. L’allarme arriva dagli operatori dei 'Centri di recupero nutrizionale ambulatoriali’ (Crena) malgasci che stanno registrando almeno 1500 casi al mese di malnutrizione sotto i cinque anni per un totale di oltre 3500 bambini assistiti nei centri sanitari da aprile a questa parte. Si allarga anche la fascia delle aree colpite: se l'anno scorso 49 comuni erano direttamente minacciati dal rischio fame ora ben 65 si trovano in condizioni di totale insicurezza. Gli stessi operatori, citati dalla Misna, fanno notare come l'aggravarsi della situazione sia la conseguenza diretta del passaggio lo scorso marzo della tempesta tropicale 'Hubert', che ha distrutto l'85% delle colture di granturco, aggravato dall'assenza di piogge nella stagione invernale iniziata da poco. Ai fattori ambientali si aggiunge la crisi politica, in corso da dicembre 2008, tutt'ora irrisolta: disoccupazione, sospensione di una parte degli aiuti umanitari hanno causato un ulteriore deterioramento delle condizioni di vita dei malgasci, costringendo molte famiglie a ricorrere anche al lavoro dei più piccoli per poter sopravvivere. A destare ulteriore preoccupazione è l'assenza quasi totale dello Stato in termini di sovvenzioni alle strutture sanitarie che si fanno carico di un numero sempre maggiore di bambini denutriti, soprattutto quelli periferici delle città meridionali come Anosy e Androy, che furono colpite da 'Hubert'. Nonostante le sanzioni della comunità internazionale nei confronti dell'attuale 'uomo forte' del Madagascar, Andry Rajoelima, in teoria dovrebbero essere mantenuti gli aiuti umanitari e quelli urgenti. Di fronte al fenomeno preoccupante dell'insicurezza alimentare infantile, il Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia (Unicef) sta sostenendo economicamente 15 centri di assistenza nutrizionale per consentirgli di farsi carico di un maggior numero di bambini denutriti almeno fino ad Ottobre. (M.G.)


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     Taiwan: le suore di Madre Teresa da 25 anni a servizio dell’arcidiocesi di Tai Pei

    ◊    I 25 anni di servizio ai più poveri dei poveri, agli ammalati, agli anziani, agli abbandonati, prestati dalle Missionarie della Carità fondate dalla Beata Madre Teresa di Calcutta, non solo hanno portato benefici alla fascia più debole della società, ma hanno anche promosso un enorme esercito di volontari, composto dalle gente comune di diversa fede e razza, individuando un segno dei tempi per portare l’Amore della Chiesa nella società. È la sintesi di quanto ha detto mons. John Hung, arcivescovo di Tai Pei, durante la celebrazione per i 25 anni di servizio nell’arcidiocesi di Tai Pei delle Missionarie di Madre Teresa. Oltre 300 partecipanti - riferisce l'agenzia Fides - hanno assistito alla festosa celebrazione, concelebrata da 15 sacerdoti. Suor Leon, Superiora regionale della Regione sud-est asiatica delle Missionarie della Carità, ha presentato la storia di questi 25 anni, ringraziando per l’appoggio e il sostegno della Chiesa locale, ma anche per la generosità dei volontari. Oggi circa 5.000 figlie della Beata Teresa di Calcutta seguono le sue orme in 139 Paesi e regioni del mondo con 800 Case della Carità sparse in 5 continenti. A Tai Pei e Tai Nan si trovano due Case della Carità con decine di suore di diverse nazioni, che offrono il loro servizio con l’aiuto di migliaia di volontari taiwanesi. Inoltre questi volontari fanno periodicamente una esperienza nella Casa di Calcutta. (R.P.)


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     Aumentano le azioni violente contro i sindacalisti nei Paesi in via di sviluppo

    ◊    Almeno 101 morti e migliaia di incarcerazioni, minacce e intimidazioni. E’ il bilancio di una vera e propria persecuzione in atto nei confronti dei sindacalisti dei Paesi in via di sviluppo quello reso noto nell’ultimo rapporto annuale sullo stato dei diritti dei sindacati, diffuso ieri dall’ International confederation of trade unions (Ituc), in concomitanza con la conferenza annuale dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) delle Nazioni Unite che si tiene a Ginevra. Secondo il documento citato dalla Misna, il Paese più pericoloso per difendere i diritti dei lavoratori resta la Colombia, con 48 sindacalisti uccisi, seguito dal Guatemala (16) dall’Honduras (12) dal Messico e Bangladesh (6) dal Brasile (4), da Repubblica dominicana e Filippine (3) e da India, Iraq e Nigeria (1). Il rapporto dell’Ituc mette a fuoco un peggioramento generale delle condizioni in cui si trovano ad operare i sindacati e i difensori dei diritti dei lavoratori e di un clima che vede governi e industrie utilizzare la crisi economica come pretesto per indebolire o minare alle fondamenta le conquiste sindacali dei decenni precedenti. Proprio questo clima – che di fatto sta rivedendo gli standard internazionali minimi di lavoro finora accettati – ha fatto sì, sempre secondo il rapporto, che oggi il 50% della forza lavoro planetaria sia impiegata in “condizioni di lavoro precarie”, nelle quali è più facile marginalizzare il ruolo dei sindacati. Un clima di ostilità nei confronti del mondo sindacale, alimentato da governi e aziende del nord del mondo, che in qualche misura viene interpretato come corresponsabile dell’aumento nelle azioni violente contro i sindacalisti nei Paesi in via di sviluppo. (M.G.)


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     Brasile: corso di formazione per i missionari che andranno in Amazzonia

    ◊    E iniziato ieri presso il Centro Culturale Missionario (Ccm) a Brasilia, il primo Corso di formazione missionaria che ha per tema specifico l'Amazzonia. L'evento, organizzato dalla Commissione episcopale per l'Amazzonia, il Ccm e la Conferenza dei Religiosi del Brasile (Crb) riunisce circa 34 persone, tra laici, diaconi, sacerdoti e religiosi, e durerà fino al 30 giugno. Secondo la nota arrivata all’agenzia Fides, lo scopo del corso è offrire una preparazione umana, spirituale, intellettuale e pratica a sacerdoti, religiosi e laici inviati alle regioni tipicamente missionarie come l'Amazzonia. Secondo il programma, "in questo periodo si cercherà di aiutare ad approfondire le motivazioni personali, la comprensione stessa della missione, la visione mondiale delle sfide missionari, il processo di incontro con altre culture, i fondamenti biblici e teologici della missione e la spiritualità missionaria". Per la responsabile della Commissione per l'Amazzonia della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb), suor Irene Maria Lopes dos Santos, l'evento è importante per guidare i missionari prima della partenza: "Prima di arrivare in terre straniere, il missionario deve conoscere la realtà del luogo e del suo contesto. In questo modo il corso contribuirà alla formazione di missionari per la Amazzonia", ha detto. Durante il corso, i partecipanti esploreranno tre temi principali: "La missione oggi: la dimensione umana, storica e teologica"; "Le sfide per la missione oggi: il mondo e l’Amazzonia"; e "Il soggetto della missione oggi: la memoria, il progetto e la sequela." (R.P.)


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     Campagna del Millennio: i Paesi donatori non rispettano gli impegni presi

    ◊    Per lottare contro la povertà e difendere i diritti umani nel mondo bisogna invertire la tendenza degli ultimi anni, onorando gli impegni internazionali e rafforzando la cooperazione allo sviluppo: è il messaggio rilanciato ieri, a Roma, durante un incontro promosso dalla “Campagna del millennio” dell’Onu. “I Paesi donatori – ha detto Sergio Marelli, portavoce della “Coalizione italiana contro la povertà” – devono rispettare l’impegno di devolvere alla cooperazione almeno lo 0,7% del Prodotto interno lordo e, per altro, migliorare la qualità degli interventi”. L’incontro - riferisce l'agenzia Misna - si è tenuto alla Camera dei deputati, a poco più di una settimana da una riunione del Consiglio europeo che, il 18 giugno, definirà la posizione dell’Ue rispetto al raggiungimento entro il 2015 degli “Obiettivi del millennio” fissati 10 anni fa. I negoziati europei costituiscono una tappa importante in vista dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite in programma a New York, in settembre. In un quadro difficile, aggravato dalla crisi economica internazionale, la posizione di Roma non sembra brillare. Secondo la “Coalizione italiana contro la povertà”, la percentuale del Pil destinata agli aiuti allo sviluppo si è ridotta tra il 2008 e il 2009 dallo 0,22 allo 0,16. Una dinamica preoccupante anche secondo Flavio Lotti, coordinatore della “Tavola della pace”. “Nei prossimi giorni – ha detto Lotti – il Parlamento rischia di approvare una manovra finanziaria che prevede una spesa militare compresa tra i 20 e i 25 miliardi di euro”. Risorse sottratte alla lotta contro la povertà, suggeriscono le istituzioni, le associazioni e le realtà giornalistiche che hanno promosso l’incontro. (R.G.)


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     Portogallo: la Chiesa celebra la Festa della Solidarietà e dei Popoli

    ◊    Nell'ambito del progetto Missione 2010 la diocesi di Porto ha deciso celebrare sant'Antonio, san Giovanni e san Pietro, che ricorrono nel mese di giugno, con un insieme d’iniziative che culmineranno in una "Festa della Solidarietà e dei Popoli", che si terrà nelle giornate del 26 e 27 nei giardini del Palácio de Cristal. La manifestazione si propone di promuovere l'incontro delle istituzioni che si dedicano alla beneficenza e all'accoglienza delle popolazioni di altri Paesi. "Essa vuole essere un forte stimolo a che in tutte le feste legate ai nostri santi più popolari si possa creare un'occasione di incontro, partecipazione e condivisione di tutto ciò che di caritatevole e positivo si possa fare per una più profonda convivenza tra le persone" ha spiegato al Sir il vescovo di Porto, mons. Manuel Clemente. Il presule ha posto l’accento sulla solidarietà verso i deboli anche nell’omelia della messa del Corpus Domini celebrata nella chiesa della Trindade, dove ha voluto ricordare ai fedeli che il Cristo presente nell'ostia consacrata è lo stesso che ha offerto totalmente sé stesso sulla croce, invitando coloro che si sono accostati alla comunione ad "imitare Gesù offrendo la propria vita al prossimo". "L'unità e la solidarietà – ha proseguito mons. Clemente -, con una speciale attenzione ai più deboli e poveri, sono caratteristiche indispensabili della vita eucaristica ed ecclesiale, un'identità che deve manifestarsi concretamente nella società". “Le difficili circostanze economiche e finanziarie di oggi devono essere superate da tutti secondo le possibilità di ciascuno, non aggravando eccessivamente la sussistenza di coloro che già si trovano in difficoltà, ma sapendo rispondere alla loro fame e alla loro sete di ordine materiale e spirituale” ha detto infine il prelato. (M.G.)


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     Bambino Gesù e Regione Sicilia insieme per il centro cardiologico pediatrico del Mediterraneo

    ◊    Creare in Sicilia un centro cardiologico pediatrico che diventi un punto di riferimento per il meridione d’Italia e per tutto il bacino del mediterraneo. È quanto si propone l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma che con l’Assessorato alla Salute ha raggiunto un accordo di collaborazione per realizzare il centro cardiologico del Mediterraneo. Si tratta di un accordo di straordinaria importanza, considerato che il Bambino Gesù è un ospedale fra i più prestigiosi al mondo nel campo della cardiologia e della cardiochirurgia pediatrica sia per numero di casi trattati, sia per l’elevato livello delle prestazioni erogate, oltre che per l’esperienza raggiunta nel campo della ricerca. Domani a Palermo alle ore 10.30 presso la sede della Presidenza della regione Sicilia a Palazzo d’Oreans sara firmata la convenzione e subito dopo si svolgerà una conferenza stampa presenziata dal presidente della regione siciliana, Raffaele Lombardo, il prof. Giuseppe Profiti, presidente del Bambino Gesù e l’assessore regionale alla salute, Massimo Russo. (M.G.)


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    24 Ore nel Mondo



     Sanzioni Onu all’Iran. Obama: dialogo ancora possibile, ma Teheran accusa la Cina

    ◊    Via libera alle nuove sanzioni all'Iran. Il quarto round di misure per convincere Teheran a rinunciare al suo programma nucleare è stato approvato in nottata dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Proprio oggi, il presidente iraniano, Ahmadinejad, arriva in Cina. Lo anticipano le dichiarazioni del direttore dell'Organizzazione iraniana per l'energia atomica, Ali Akbar Salehi, che accusa Pechino di essere sotto il “dominio” dell'Occidente proprio per avere votato ieri in favore della risoluzione che impone nuove sanzioni. Il servizio è di Fausta Speranza:

     

    La Turchia parla di “grave errore”. Israele dice che non basta. Due posizioni che già da sole danno il senso della difficoltà con cui si è giunti alla Risoluzione 1929, approvata con 12 voti a favore. Turchia e Brasile contro, il Libano astenuto. Il documento impone sanzioni a 15 aziende collegate alla Guardia Rivoluzionaria iraniana (i Pasdaran), a tre sussidiarie della maggiore compagnia di navigazione iraniana e solo a una delle sue banche. Poi, bando alla vendita di armi e regole per le interdizioni in mare. Finora i tre round precedenti di sanzioni non hanno fatto cambiare idea a Teheran: oggi, il presidente Ahmadinejad afferma che le sanzioni “non valgono un soldo” e "dovrebbero finire nella spazzatura come fazzoletti usati”. A queste sanzioni si è arrivati dopo mesi di negoziati con Russia e Cina e alcune concessioni: Washington avrebbe voluto colpire il settore energetico iraniano e un maggior numero di banche. In ogni caso, dopo il via libera dell’Onu, Unione Europea e Stati Uniti emaneranno proprie misure aggiuntive. Bruxelles dovrebbe farlo in un vertice di metà giugno. Sul voto contrario di Brasile e Turchia, bisogna ricordare che Brasilia e Ankara hanno siglato con Teheran il 17 maggio scorso un accordo sullo scambio dell'uranio. In sede Onu hanno spiegato che sarebbe meglio il dialogo. Il segretario di Stato Hillary Clinton, dopo mesi di amministrazione Obama, afferma che Turchia e Brasile possono giocare un ruolo nel lavoro diplomatico futuro. La Risoluzione infatti spiega che le misure vengono prese con la speranza di convincere l’Iran a tornare al tavolo del negoziato. E lo stesso Obama ribadisce oggi che “la porta al dialogo resta aperta”. 

     

    Attentato in Pakistan: un morto a Karachi

    Almeno una persona è morta ed un'altra è rimasta gravemente ferita in una esplosione avvenuta oggi in Pakistan nel quartiere di Baldia Town, a Karachi. Lo riferisce Geo Tv. Secondo la polizia, l'esplosivo era stato collocato da una bomba posta su una motocicletta parcheggiata nella Naval Colony del quartiere di Baldia Town, vicino ad un bancomat. L'onda d'urto dell'esplosione, si è appreso, ha distrutto numerosi veicoli parcheggiati nelle vicinanze.

     

    In Italia donne in pensione a 65 anni

    Via libera del Consiglio dei ministri italiano all'innalzamento dell'età pensionabile per le donne del pubblico impiego da 61 a 65 anni, come chiesto dall'Ue. Lo si apprende da fonti governative secondo le quali lo "scalone" partirà dal 2012. La norma sarà introdotta nel decreto della manovra, ora in discussione al Senato, con un emendamento del governo. “L'età media di pensionamento delle donne del pubblico impiego - ha detto il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi - è già di 62,36: molte restano oltre i 60 anni”. Il ministro ha quindi spiegato che l'impatto della norma “è molto modesto” e ha illustrato le differenze con il settore privato. “Nel pubblico - ha sostenuto - non ha grande impatto”, anche perché al lavoro “non si entra tardi, e non c'è la discontinuità del settore privato. L'impiego pubblico è garantito e si entra in età molto giovane, anche perché i concorsi hanno un limite d'età"'. Il ministro ha quindi spiegato che il nodo era quello dell'equiparazione tra donne e uomini della pubblica amministrazione: “Non potevamo fare il contrario. Immaginate se avessimo proposto di abbassare l'età del pubblico impiego per gli uomini come questa norma sarebbe accolta dai mercato finanziari”. Il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, ha poi aggiunto che “recenti norme hanno imposto il pensionamento con 40 anni di contributi” e che “su questo punto ci sono state molte proteste, soprattutto nel mondo della scuola, per chi voleva continuare oltre”.

     

    Si discute sulla chiusura dell’ufficio dell'Unhcr in Libia

    Discussioni sono in corso tra l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati e la Libia sulla ripresa dell'attività dopo la decisione di Tripoli di chiudere l'ufficio dell'Unhcr nel Paese. La Libia non ha mai firmato la Convenzione internazionale sui rifugiati del 1951 e quindi ha definito “illegale” la presenza dell’ufficio Onu nel suo territorio. La legge va rispettata ovunque, ha commentato il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, auspicando comunque la riapertura delle attività delle Nazioni Unite. “Quella dei rifugiati – ha aggiunto – è una questione europea, non italiana”. Intanto, secondo la portavoce dell’Alto Commissariato dell'Onu per i rifugiati, Laura Boldrini, “se l’Onu se ne va dalla Libia, i rifugiati sono in trappola”. Al microfono di Paolo Ondarza spiega perché:

     

    R. - I rifugiati che si trovano in Libia sono persone che non possono ritornare a casa. Sono fuggiti a causa di guerre, di persecuzioni o di violazioni dei diritti umani: non possono ritornare quindi da dove sono venuti. Oggi, però, con la politica dei respingimenti non possono neanche continuare ad andare a nord, attraversando poi il Mediterraneo per cercare protezione. La presenza dell’Alto Commissariato in Libia rappresentava un riferimento per tutte queste persone.

     

    D. - Voi siete a Tripoli dal 1991: in cosa consisteva la vostra attività?

     

    R. - Noi siamo in Libia dal 1991 su richiesta delle autorità libiche e da allora abbiamo continuato sempre a lavorare. In questi anni abbiamo avuto delle limitazioni nel mettere in atto il nostro mandato, ma abbiamo sempre potuto svolgere delle attività a sostegno dei richiedenti asilo e dei rifugiati. Abbiamo registrato i richiedenti asilo, abbiamo fatto anche la procedura del riconoscimento dello status di rifugiati, abbiamo cercato di fornire assistenza umanitaria in alcuni dei centri dove eravamo autorizzati ad andare.

     

    D. - A questo punto, qual è il ruolo dell’Unione Europea?

     

    R. - Diciamo che l’Unione Europea potrebbe sollevare la questione proprio in termini di importanza per l’Unione Europea stessa, perché nel momento in cui sviluppa dei progetti in Libia è importante che ci sia anche l’organismo internazionalmente riconosciuto a tutela dei rifugiati. Credo che l’Unione Europea abbia interesse, oltre che ad intavolare discussioni con la Libia per il contrasto delle immigrazioni irregolari, a fare in modo che ci sia un terreno condiviso anche sulla tutela dei diritti.

     

    D. - Per quanto riguarda l’Italia?

     

    R. - I respingimenti li abbiamo sempre considerati una misura non appropriata che entra in rotta di collisione con il diritto di asilo. La prova è che c’è stato il crollo delle domande di asilo in Italia. La situazione si aggrava ancora di più ora che la nostra presenza in Libia è messa in discussione. 

     

    I liberal-conservatori vincono le elezioni in Olanda

    Dopo un testa a testa durato tutta la notte, i liberal-conservatori di Mark Rutte hanno vinto, ma per un seggio soltanto, le legislative olandesi battendo i laburisti dell'ex sindaco di Amsterdam, Job Cohen. E nonostante l'estrema destra xenofoba di Geert Wilders sia diventata il terzo partito, potrebbe restare fuori dal governo. Con differenze così strette tra i partiti, l'unica maggioranza solida si avrebbe con l'alleanza tra i due partiti maggiori, ovvero liberali e laburisti, assieme a democristiani e centristi, per quello che già in passato è stato chiamato “governo di unità nazionale” o “coalizione viola”. A scrutinio praticamente finito - 411 seggi su 431 – i liberali (Vvd) hanno conquistato 31 seggi sui 150 della Camera bassa, contro i 30 del partito laburista (Pvda). Spetterà dunque al loro leader Rutte prendere l'iniziativa per formare la prossima coalizione di governo che lo vedrà diventare il primo premier liberale dopo quasi 100 anni. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza) 

     

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 161 

     

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