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Sommario del 09/06/2010
All'udienza generale il Papa parla dello "storico" viaggio a Cipro e ricorda la morte "improvvisa e tragica" di mons. Padovese
◊ Un “evento storico” che “ha felicemente conseguito i suoi scopi”. Benedetto XVI ha definito con queste parole il senso e gli esiti del suo recente viaggio apostolico a Cipro. Il Papa ha parlato questa mattina alla folla che si è raccolta in Piazza San Pietro per ascoltare la sua catechesi, dedicata alle principali tappe della visita: dagli incontri ecumenici a quelli pastorali, dai preparativi per il prossimo Sinodo delle Chiese del Medio Oriente all’appello ai cristiani affinché non emigrino dalla Terra Santa, fino al ricordo della morte “improvvisa e tragica” di mons. Luigi Padovese. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Dopo la Terra Santa l’anno scorso e Malta due mesi fa, Cipro. La visita apostolica dello scorso fine settimana nell’Isola ha permesso a Benedetto XVI di aggiungere un tassello al mosaico del suo pellegrinaggio sui luoghi che hanno fatto la storia della Chiesa. Il calore e la vivacità della minoranza cattolica e la cordialità riservatagli dalle altre comunità cristiane hanno toccato profondamente il Papa già nella celebrazione ecumenica iniziale. Tra i resti archeologici dell’antica Paphos, “in un’atmosfera che – ha osservato – sembrava quasi la sintesi percepibile di duemila anni di storia cristiana”, abbiamo “fraternamente rinnovato – ha affermato – il reciproco e irreversibile impegno ecumenico”, tra armeni, luterani, anglicani, ma soprattutto con la maggioranza ortodossa guidata dall'arcivescovo Chrysostomos II, profondamente legata alla realtà di Cipro:
“Questo radicamento nella tradizione non impedisce alla Comunità ortodossa di essere impegnata con decisione nel dialogo ecumenico unitamente alla Comunità cattolica, animate entrambe dal sincero desiderio di ricomporre la piena e visibile comunione tra le Chiese dell’Oriente e dell’Occidente”.
Temi diversi e ugualmente importanti sono stati sviluppati il giorno dopo, a Nicosia, davanti al presidente cipriota e alle autorità, dove il Papa ha detto di aver ribadito...
“...l’importanza di fondare la legge positiva sui principi etici della legge naturale, al fine di promuovere la verità morale nella vita pubblica. E’ stato un appello alla ragione, basato sui principi etici e carico di implicazioni esigenti per la società di oggi, che spesso non riconosce più la tradizione culturale su cui è fondata”.
Il resoconto di Benedetto XVI si è poi soffermato sugli incontri avuti con i cattolici di rito maronita e di rito latino, sull’esperienza del loro “fervore” e la constatazione dell’apprezzato ruolo “caritativo” svolto a livello sociale. Il Papa ha detto di aver percepito “in modo commovente l’anima della Chiesa maronita” e ha fatto riferimento a un gruppo di fedeli che vivono nel nord di Cipro, controllato dai turchi:
“E’ stata particolarmente significativa la presenza di alcuni cattolici maroniti originari di quattro villaggi dell’Isola dove i cristiani sono popolo che soffre e spera; ad essi ho voluto manifestare la mia paterna comprensione per le loro aspirazioni e difficoltà (…) A tutti, latini e maroniti ho assicurato il mio ricordo nella preghiera, incoraggiandoli a testimoniare il Vangelo anche mediante un paziente lavoro di reciproca fiducia fra cristiani e non cristiani, per costruire una pace durevole ed un’armonia fra i popoli”.
Una pace che non può prescindere dai cristiani di ogni zona della Terra Santa, ai quali Benedetto XVI si è appellato perché, ha auspicato...
“...nonostante le grandi prove e le ben note difficoltà, non cedano allo sconforto e alla tentazione di emigrare, in quanto la loro presenza nella regione costituisce un insostituibile segno di speranza. Ho garantito loro, e specialmente ai sacerdoti e ai religiosi, l’affettuosa e intensa solidarietà di tutta la Chiesa, come pure l’incessante preghiera affinché il Signore li aiuti ad essere sempre presenza vivace e pacificante”.
Il Papa ha terminato ricordando la Messa solenne del 6 giugno, durante la quale ha consegnato l’Instrumentum laboris ai vescovi che a ottobre, in Vaticano, parteciperanno al Sinodo sulle Chiese del Medio Oriente: un’area che occupa, ha detto il Pontefice, “un posto speciale” nel cuore della Chiesa e dalla quale giorni fa è stato brutalmente strappato uno dei suoi pastori:
“Insieme abbiamo pregato per l’anima del compianto vescovo mons. Luigi Padovese, presidente della Conferenza Episcopale turca, la cui improvvisa e tragica morte ci ha lasciati addolorati e sgomenti”.
Tra i numerosi saluti, al termine delle catechesi nelle varie lingue, da segnalare quello rivolto da Benedetto XVI ai fedeli polacchi, invitati ad affidarsi al loro nuovo Beato, don Jerzy Popiełuszko, in particolare, ha detto, “tutti coloro che soffrono a causa delle alluvioni e coloro che gli recano aiuto”. Quindi, dopo aver ricordato il Capitolo generale dei Missionari d’Africa, i cosiddetti “Padri Bianchi”, il Papa ha dedicato l’ultimo pensiero alla festa del Sacro Cuore di Gesù di dopodomani, che segnerà la conclusione dell’Anno Sacerdotale alla presenza di migliaia di presbiteri.
Aperto il triduo per la conclusione dell'Anno Sacerdotale: domani la veglia con il Papa in Piazza San Pietro
◊ Sono iniziate stamani le celebrazioni per la chiusura dell’Anno Sacerdotale indetto da Benedetto XVI il 19 giugno 2009 in occasione del 150.mo anniversario della morte del Santo Curato D’Ars. Si tratta di un triduo di liturgie, riflessioni e testimonianze che avranno come culmine due eventi principali: domani sera alle 20.30 la veglia dei sacerdoti con il Santo Padre in Piazza San Pietro. Venerdì 11 giugno, Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, la Messa conclusiva presieduta dal Papa, alle 10.00, sul Sagrato della Basilica Vaticana. Presenti questi giorni oltre 12 mila presbiteri, provenienti da tutto il mondo. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Le celebrazioni conclusive dell'Anno Sacerdotale si sono aperte stamani nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura con la meditazione dell’arcivescovo di Colonia, cardinale Joachim Meisner, seguita in videoconferenza dai presbiteri riuniti nella Basilica Lateranense. Affrontando il tema “Conversione e missione”, il porporato ha ricordato che nel confessionale “il sacerdote può gettare lo sguardo nei cuori di molte persone”. Il cammino dalla conversione alla missione – ha aggiunto - è sigillato dal passaggio “da un lato all’altro della grata del confessionale, dalla parte del penitente a quella del confessore”. La perdita del Sacramento della Riconciliazione è “la radice di molti mali nella vita della Chiesa e del sacerdote”. Il peccato - ha osservato il porporato - è l’ostacolo maggiore per consentire a Cristo di essere percepito attraverso i presbiteri. L’amore più forte che supera questo ostacolo – ha spiegato il cardinale Meisner - è il perdono. “Confessarsi – ha detto l’arcivescovo di Colonia - significa ricominciare a credere e allo stesso tempo cominciare a scoprire che fino ad ora non ci siamo fidati abbastanza profondamente e che, per questo, si deve chiedere perdono”.
Sempre nella Basilica Ostiense, il cardinale Cláudio Hummes, prefetto della Congregazione per il Clero, ha poi presieduto la Santa Messa. Nell’omelia il porporato ha sottolineato che il presbitero è un “discepolo di Gesù” e i destinatari della sua missione sono in particolare i poveri, “i prediletti di Dio” che hanno bisogno di “sentire la vicinanza della Chiesa, sia nell’aiuto per le necessità più urgenti” sia nella promozione di una società “fondata sulla giustizia e sulla pace”. Nella società attuale – ha ricordato il cardinale Cláudio Hummes - sono ancora centinaia di milioni coloro che sono costretti a vivere in estrema povertà e nella fame. Sono loro che hanno “il diritto di ricevere la buona notizia che Dio è un Padre che li ama senza riserve”. Rievocando le parole del Papa nell’Enciclica “Deus caritas est”, il porporato ha sottolineato che il vescovo, formato ad immagine del Buon Pastore, deve essere particolarmente attento “a offrire il balsamo divino della fede, senza trascurare il pane materiale”. Sulla missione del sacerdote, il cardinale Cláudio Hummes ha quindi aggiunto:
“Questa è una vocazione ed una missione di altissimo significato e di enorme responsabilità, per le quali dobbiamo sempre di nuovo prostrarci, con grande umiltà, davanti al Signore come uomini indegni e incapaci da soli, ma fiduciosi e lieti nella grazia potente di Dio, che ci ha fatto suoi strumenti e ministri”.
Il presbitero – ha osservato il prefetto della Congregazione per il Clero – trova i mezzi per vivere e attuare la propria missione nella Parola di Dio, “indispensabile per approfondire l’adesione a Gesù Cristo”, nell’Eucaristia “centro e apice della vita della Chiesa” e nella preghiera, “respiro dello Spirito Santo” nel sacerdote. “Non bisogna mai soffocare questo respiro”, essenziale per la vita spirituale del presbitero. Il gran numero di sacerdoti accorsi a Roma per i giorni conclusivi dell’Anno Sacerdotale, ha determinato poi l’esigenza di una Celebrazione Eucaristica anche nella Basilica di San Giovanni in Laterano, tenutasi in contemporanea con quella nella Basilica Ostiene. L’omelia del cardinale Cláudio Hummes è stata letta dall’arcivescovo Mauro Piacenza, segretario della Congregazione per il Clero. Il presule, accogliendo i presbiteri, ha ricordato che “tutto è cominciato oltre duemila anni fa, con dodici pescatori di Galilea che, totalmente rapiti dal Signore e abbandonati alla Sua Divina Volontà, hanno cambiato definitivamente il corso della storia”. Ognuno dei 400 mila sacerdoti sparsi nel mondo è chiamato a rinnovare quella missione. Nel pomeriggio nell’Aula Paolo VI sono previsti infine momenti artistici e testimonianze nell’ambito di un’iniziativa promossa dal Movimenti dei Focolari e dal Movimento di Schoenstatt, con la collaborazione del Rinnovamento Carismatico Cattolico Internazionale, dell’Unione Apostolica del Clero e di altri organismi ecclesiali. I vespri saranno presieduti dal cardinale Cláudio Hummes.
Il grande obiettivo dell’Anno Sacerdotale è stato di rinnovare in ognuno dei presbiteri la coscienza e l’attuazione concreta della propria identità per riprendere in forma rinnovata la missione evangelica. E’ quanto sottolinea mons. Bruno Forte, arcivescovo metropolita di Chieti-Vasto, intervistato da Federico Piana:
R. - Nella Chiesa e in Italia, in modo particolare, la risposta è stata intensa, soprattutto attraverso iniziative di accompagnamento nel cammino di fede e di santificazione di sacerdoti e attraverso iniziative di pastorale vocazionale. Vorrei anche dire che in una lettura di fede anche questi mesi difficili segnati dalla dolorosissima denuncia dei casi di pedofilia - che il Papa stesso ha fatto propria chiamando la Chiesa a conversione e rinnovamento - paradossalmente rientra nella grazia dell’Anno Sacerdotale perché sta venendo fuori il volto di una Chiesa coraggiosa nella riforma. Una Chiesa coraggiosa secondo lo spirito di quello che lo stesso Joseph Ratzinger, 40 anni fa, nel suo libro “Il nuovo popolo di Dio” definiva rinnovamento autentico della Chiesa. Diceva: “Il rinnovamento non è una operazione di cambiamento strutturale dell’una o dell’altra cosa, il rinnovamento è il ritorno alla fraternità di Gesù Cristo, cioè la conversione del cuore”. Su questa strada il Papa sta indirizzando decisamente la Chiesa, anche la vita sacerdotale, e questo certamente è una grazia dell’Anno Sacerdotale che porterà frutti di bellezza e di nuovo slancio.
D. – Un consiglio, mons. Forte, per non dimenticare questi frutti e per non perderli…
R. – Per i sacerdoti di essere consapevoli del dono ricevuto e di rinnovare ogni giorno con nuovo slancio il “sì” della propria risposta. Ai fedeli laici di scoprire la bellezza e la grazia, o di riscoprirla, del dono dei sacerdoti nella loro vita. Per i giovani la sfida è di pensare a questa possibilità di una vita donata per amore, soltanto per amore, nella sequela di Gesù per la gloria di Dio e il bene dei fratelli.
Quale bilancio possiamo tracciare a conclusione dell’Anno Sacerdotale anche dalla prospettiva dei fedeli laici? Federico Piana lo ha chiesto a Franco Miano, presidente dell’Azione Cattolica Italiana:
R. – Il bilancio è sicuramente positivo, perché l’Anno Sacerdotale non è stato una semplice celebrazione. E’ stato particolarmente utile, da un lato per risvegliare nei sacerdoti una spinta ad una maggiore riflessione su se stessi e sulla propria vocazione – anche di questo c’è bisogno – e poi è stato molto importante, direi ancora di più, per i laici. Anche per i laici c’è bisogno di riscoprire oggi il significato, il contributo e il senso vivo del sacerdozio, del ruolo del presbitero in mezzo a noi. Credo che per i laici sia stata anche l’occasione per ripensare a tante figure sacerdotali importanti, non solo nella storia della Chiesa, ma anche per la propria vita.
D. – Quali sono stati i frutti di questo Anno Sacerdotale?
R. – Una più significativa riscoperta del ruolo del sacerdote. Quando si lavora su questo, sono frutti significativi perché si riscoprono finalità, motivazioni. Si riscopre il senso di un impegno e di un dono totale, quale è quello del sacerdote.
D. – Come possono far risplendere i laici questi frutti dell’Anno Sacerdotale?
R. – Credo che il primo modo per i laici di mettere a frutto il contributo dell’Anno Sacerdotale sia quello di aiutare i sacerdoti ad essere se stessi. Non si devono chiedere ai sacerdoti cose che non sono proprie dei presbiteri. Bisogna riuscire ad aiutare i sacerdoti, specie nei compiti organizzativi, burocratici, per far sì che la figura del presbitero possa risplendere per il suo ruolo proprio di persona che ci è a fianco, che ci indica sempre le alte mete del Vangelo.
Altre udienze e nomine
◊ Il Papa ha ricevuto oggi mons. Gerhard Ludwig Müller, vescovo di Regensburg (Germania).
Benedetto XVI ha nominato ausiliare dell’arcivescovo di Manaus (Brasile) il rev.do Mário Antônio da Silva, cancelliere e parroco nella diocesi di Jacarezinho, assegnandogli la sede titolare vescovile di Arena. Il rev.do Mário Antônio da Silva è nato il 17 ottobre 1966 a Itararé, nella diocesi di Itapeva, nello Stato di São Paulo. Il 21 dicembre 1991 ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale.
La Santa Sede: revisione dei brevetti per garantire accesso a cibo e medicine a 2 miliardi di persone
◊ Il diritto universale alla salute, nonostante sia riconosciuto dalle leggi internazionali, è “ben lontano dall’essere attuato”; sono infatti oltre due miliardi le persone che non hanno accesso alle medicine essenziali: è quanto ha detto ieri l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio Onu di Ginevra, nel corso della 14.ma sessione del Consiglio dei Diritti Umani che si sta svolgendo nella città elvetica. Ascoltiamo lo stesso mons. Tomasi al microfono di Sergio Centofanti:
R. – L’esperienza che abbiamo come Chiesa - promuoviamo nel mondo più di 5 mila ospedali, 18 mila dispensari e cliniche, 15 mila e più case per anziani e malati cronici, oltre 500 lebbrosari - è che non c’è di fatto l'accesso ai medicinali di cui si avrebbe bisogno, specialmente nei Paesi più poveri e specialmente nelle zone rurali. Allora, per rendere accessibili questi medicinali bisogna ristudiare il diritto dei brevetti. La posizione presa è stata quella di dire che davanti a certe esigenze così ferree di compagnie farmaceutiche o di altri interessi economici molto forti, ci debba essere una revisione dei criteri che permettano anche ai Paesi che non hanno la tecnologia sufficientemente sviluppata di avere questi medicinali ad un prezzo modico o di produrli loro stessi. In particolare, prendiamo ad esempio i bambini: si parla di circa due milioni e 100 mila bambini che vivono con l'HIV; solo il 38 per cento di loro riceve, di fatto, i medicinali antiretrovirali che prolungano e salvano la loro vita, perché non c’è interesse o perché non c’è la possibilità da parte dei Paesi poveri di produrre loro stessi questi medicinali. Dobbiamo fare in modo di riequilibrare il rapporto brevetti-diritti e di riaprire la porta sulla questione della proprietà intellettuale, perché si trovi la maniera di rispondere ai bisogni di oltre due miliardi di persone.
D. – Mons. Tomasi, lei, sempre a Ginevra, ha toccato il problema della revisione dei brevetti anche presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio, mettendolo in relazione al diritto al cibo, che - talora - i diritti di proprietà intellettuale pongono a rischio se non addirittura negano…
R. – Dobbiamo fare in modo che la scoperta di nuove maniere di incrementare la produzione di cereali o di altri prodotti alimentari necessari per la vita quotidiana delle persone, affinché abbiano cibo a sufficienza, non siano controllati in maniera esclusiva da parte di poche compagnie in modo da diventare poi elemento che blocchi l’accesso al cibo necessario per vivere. Facciamo un altro esempio, quella della “bio-pirateria”: è un rischio che esiste. Ci sono compagnie che scoprono prodotti o sementi, nei Paesi in via di sviluppo, li brevettano e poi li vendono ai contadini o alla popolazione del Paese stesso dal quale hanno preso questi prodotti; loro guadagnano molti soldi, mentre la povera gente non ha i mezzi per comprare quello che viene dal loro proprio territorio. Ci sono questi squilibri a cui bisogna fare attenzione!
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Un futuro di amicizia e collaborazione per i popoli del Medio Oriente: all’udienza generale il Papa ricorda la visita a Cipro e rinnova l’appello alla pace.
La vita non deve mai essere fatta oggetto di selezione: nell’informazione internazionale, intervento della Santa Sede alla 63.ma assemblea dell'Organizzazione mondiale della sanità a Ginevra.
Il 10 giugno 1940 l’Italia entrava in guerra: in cultura, un articolo di Roberto Pertici dal titolo “E il duce (abbagliato) salì sul treno in corsa” mentre “L’Osservatore Romano” mandava su tutte le furie Mussolini e i gerarchi.
L’infinito in una miniatura: l’arcivescovo Gianfranco Ravasi sul “Libro d’Ore” del duca di Berry.
L’acrobata dell’attimo fuggente: Sandro Barbagallo recensisce la retrospettiva di Henri Cartier Bresson al MoMa di New York.
Nuove misure per arginare la crisi europea: maggiori poteri ad Eurostat
◊ L’Europa ha lanciato nuove riforme interne per tentare di ridare fiducia ai mercati e fronteggiare il pericolo di nuove crisi economiche. L’iniziativa varata dall’Ecofin, riunito ieri a Lussemburgo, prevede maggiori poteri per Eurostat sulla verifica dei dati statistici che arrivano dai Paesi membri dell'Unione Europea. Il via libera al ruolo accresciuto e preventivo dell'Ufficio statistico dei 27 punta ad evitare il ripetersi di quanto accaduto nei mesi scorsi con la Grecia, che aveva manipolato i dati inviati a Bruxelles per accelerare il suo ingresso nell'euro. Ce ne parla Laura Serassio:
La riforma del Consiglio Ecofin fa di Eurostat il vero e proprio controllore dello Stato delle finanze dei Paesi membri. Ora la crisi greca ha mostrato a cosa possono portare delle statistiche falsate e il rigore diventa d’obbligo. A sperimentarlo, come annunciato ieri dal commissario degli affari economici e monetari Olli Rehn, potrebbe essere a breve la Bulgaria, Paese su cui l’esecutivo comunitario nutre dei dubbi in quanto alla veridicità dei dati statistici forniti. L’altro Paese europeo sotto osservazione in questi giorni, l’Ungheria, ha annunciato ieri un piano per rilanciare l’economia e stabilizzare le finanze. La grande manovra da un miliardo e mezzo di euro taglia la spesa pubblica riducendo stipendi e liquidazioni dei dipendenti pubblici e il 15 per cento del finanziamento statale ai partiti. Nell’ottica della crescita prevede anche più tasse per banche e società di assicurazioni riducendole invece per le imprese.
I piani di austerità per fronteggiare la crisi del debito nei singoli Stati membri non hanno risparmiato neppure i lavoratori del settore pubblico spagnolo che ieri sono scesi in piazza per protestare contro i tagli agli stipendi. Il governo Zapatero è impegnato in un duro confronto con i sindacati, che minacciano di proclamare lo sciopero generale contro il piano anticrisi da 65 miliardi che Madrid si appresta a completare. Sulle recenti iniziative europee e sulle manovre interne ai 27, Stefano Leszczynski ha intervistato Adriana Cerretelli, corrispondente de “Il Sole24Ore” da Bruxelles.
R. - Questo permetterà, almeno sulla carta, di evitare che in futuro possano crearsi degli altri casi-Grecia, evitando in sostanza di farsi sorprendere dalla politica dissennata o fraudolenta di alcuni Stati membri. A parte queste riforme che l’Europa vuole accelerare proprio per dare dei segnali rassicuranti ai mercati, c’è l’altro aspetto che è quello dell’accelerazione delle misure di consolidamento dei conti pubblici. In sostanza, la crisi finanziaria e gli aiuti che sono stati dati al settore bancario e al tempo stesso la recessione hanno fatto sì che in Europa ci sia stata un’esplosione dei deficit e dei debiti pubblici.
D. - Si sta riproponendo un solido asse franco-tedesco, quasi un classico nei momenti di difficoltà?
R. - Diciamo che l’asse franco-tedesco in questa crisi è stato un po’ ballerino, proprio perché oggi Francia e Germania in un’Europa a 27 non rappresentano più la sintesi di tutti gli interessi in gioco. L’asse franco-tedesco dove è più fragile è sull’altro fronte, che è quello della governance economica.
D. - Tutte le politiche di austerity che i singoli Stati hanno dovuto varare hanno pesato fortemente su i cittadini europei. Tutto questo non rischia di scatenare un’ondata di antieuropeismo dal basso?
R. - Io penso che il rischio ci sia e che sia un rischio molto forte di ripiegamento sul proprio confine nazionale. Al tempo stesso, però, tutti si rendono conto che un’eventuale crisi seria dell’euro non è nell’interesse di nessuno. Le pubbliche opinioni, proprio per le difficoltà economiche e sociali che stanno attraversando, sono la grande incognita di questo gioco. Bisognerà ora vedere se la comunicazione del perché questi sacrifici siano necessaria sarà sufficiente a convincere le pubbliche opinioni. Altrimenti è molto probabile che queste ondate di sciopero si moltiplicheranno; questo certo non farà bene alla stabilità dell’economia e della politica europea.
Due gesuiti affrontano in un libro lo scandalo della pedofilia nella Chiesa
◊ E’ stato presentato ieri a Roma, presso la Pontificia Università Gregoriana, davanti a oltre un centinaio di studenti di varie nazionalità e alcuni giornalisti, il libro “Chiesa e pedofilia: una ferita aperta” (Àncora Edizioni). Scritto a quattro mani dai due padri gesuiti Giovanni Cucci e Hans Zollner, il testo propone un approccio psicologico-pastorale alla questione. “Un lavoro né polemico né apologetico, ma strumento aperto e non definitivo di interpretazione del problema oggi, nella nostra cultura”: così ha definito il volume padre Franco Imoda, già preside della facoltà di psicologia alla Gregoriana”. Antonella Palermo ha chiesto a uno dei due autori, padre Giovanni Cucci, scrittore de La Civiltà Cattolica e docente di Psicologia e Filosofia alla Gregoriana, una sua riflessione su come sia stata affrontata la vicenda dai mass media:
R. – Alcune volte ho avuto l’impressione di un’attenzione "particolare" verso i preti cattolici. Una delle ipotesi che io mi sono fatto, tra altre, è che comunque l’insegnamento della Chiesa è scomodo, soprattutto sul piano morale e sessuale, e molti vorrebbero metterlo a tacere togliendogli credibilità, anche usando questo problema per dire che l’insegnamento della Chiesa non ha valore e dev’essere rifiutato. Un altro aspetto che mi ha colpito è che chi aveva competenza ha taciuto ed ha indirizzato il dibattito su alcuni punti che erano del tutto irrilevanti. Per esempio, si è parlato molto del legame tra pedofilia e celibato: è una falsità perché la maggioranza delle persone incriminate per pedofilia sono sposati con figli. Il 90 per cento dei casi di pedofilia, secondo i dati del Censis, avviene tra le mura domestiche. E tra i preti protestanti la percentuale dei casi denunciati di abuso è dieci volte superiore a quelli della Chiesa cattolica.
D. – Partiamo dalle dimensioni di questo fenomeno nell’ambito della Chiesa, e dunque tra i sacerdoti...
R. – Sì, nel libro riportiamo le statistiche presentate soprattutto da mons. Scicluna che si è occupato, per la Congregazione per la Dottrina della Fede, di questo problema, rilevava che erano arrivate circa 3 mila denunce di casi di abusi. Di queste 3 mila denunce che riguardavano sacerdoti della Chiesa cattolica, circa 300 riguardano specificamente il problema della pedofilia. Anche qui, quando diciamo “pedofilia” noi parliamo abusi su un minore che abbia meno di 13 anni. Per la maggioranza dei casi, si trattava invece di problemi di “efebofilia”, cioè letteralmente un’attrazione sessuale verso un adolescente di sesso maschile, o "efibilia", nel caso di adolescenti di sesso femminile. E la maggioranza dei casi riguardano questo aspetto, che ha una situazione di psicodinamica e soprattutto di possibilità terapeutiche molto diverse che nei casi di pedofilia. Attualmente i casi di preti incriminati per abusi sui minori rappresenta circa il 3-4 per cento della totalità delle persone accusate per questo reato.
D. – Molti fanno rilevare che questa non è una giustificazione …
R. – Certo! Il problema della pedofilia rimane grave, all’interno della Chiesa. Quello che veniva rilevato come assenza di statistiche era per cercare di capire il problema, non tanto per giustificarsi!
D. – Generalmente, le cause che portano ad un atteggiamento di pedofilia quali sono?
R. – Sono molte. Nella maggioranza dei casi, c’è una situazione di abuso precedente, e per abuso non si intende solamente un abuso sessuale. Anche una situazione di grande violenza fisica subita in famiglia, oppure di mancanza di sentimenti, di comunicazione affettiva può portare a questo. L’altro aspetto su cui, all’interno della Chiesa cattolica è importante riflettere e a cui il libro è dedicato, è di interrogarsi sulla formazione che si vuole dare ai sacerdoti. Anzitutto, conoscere le persone che chiedono di diventare sacerdoti e religiosi, in tutti i suoi aspetti, e soprattutto proprio nella dinamica sessuale, nella storia pregressa.
D. – Una valutazione superficiale dell’iter che porta a diventare sacerdote da parte dei formatori dipende, secondo lei, da una eccessiva preoccupazione tra i pastori della Chiesa per il calo delle vocazioni?
R. – Qualche volta può essere stato così. Altre volte, io penso anche ad una certa responsabilità da parte di chi ha operato nel settore della psicologia, perché negli anni Sessanta e Settanta si è avuta un po’ troppo l’illusione che la psicologia fosse la bacchetta magica che aprisse tutte le porte. E spesso si è fatto riferimento ad antropologie non orientate verso la trascendenza: non erano orientate verso Dio, verso il mistero dell’uomo, e si è fatto disastri, da questo punto di vista.
D. – Secondo lei, la Chiesa si è trovata un po’ sprovveduta e impreparata nell’affrontare questo scandalo?
R. – Forse c’è stato un senso quasi di stupore e di spavento, come si reagisce in un ambiente familiare quando si viene a sapere che una persona, magari anche una persona conosciuta, si è macchiata di qualcosa di grave. Anche perché la personalità del pedofilo è veramente complessa! Comprende il padre di famiglia, il professionista, comprende sacerdoti, comprende persone veramente insospettabili! Va anche aggiunto che la bufera mediatica si è concentrata proprio su colui che invece aveva fatto più di altri per contrastare questo problema, e cioè l’allora cardinale Ratzinger, che adesso è Papa Benedetto XVI. Io ho ammirato la capacità di Benedetto XVI di affrontare il problema, di incontrare le vittime, di voler andare avanti nel fare chiarezza e nel prendere provvedimenti. Questo, naturalmente, è un altro degli insegnamenti che deve arrivarci da quanto capitato: la capacità di comunicare e di parlare di ciò che capita all’interno della comunità ecclesiale. Senza paura.
Petizione internazionale contro la legge sulla blasfemia in Pakistan
◊ Una vasta opera di mobilitazione e una petizione internazionale per abrogare la cosiddetta “Legge sulla blasfemia” in vigore in Pakistan, che colpisce le comunità cristiane del Paese: è l’iniziativa lanciata lunedì scorso dalla sezione francese di “Aiuto alla Chiesa che soffre” (Acs) e che in tre giorni ha già raggiunto oltre 2.000 adesioni da tutto il mondo. “E’ piuttosto raro che Acs si esponga pubblicamente per chiedere l’abolizione di una legge in uno Stato sovrano”, nota l’organizzazione in un messaggio inviato all’agenzia Fides. “Ma questa legge, che dovrebbe servire a proteggere il sacro, è utilizzata da tempo per opprimere e perseguitare le minoranze religiose in Pakistan, e fra loro i cristiani”, che rappresentano l’1,6% della popolazione. Acs ha raccolto gli appelli di mons. Joseph Coutts, vescovo di Faisalabad, che lavora da molti anni per l’abolizione della legge. Accanto a lui vi è tutta la Chiesa pakistana, unita nel chiedere la cancellazione di un provvedimento ritenuto “iniquo e discriminatorio. La legge è ambigua: una persona può esser accusata senza prove, è utilizzata troppo spesso per conflitti personali e regolamenti di conti. E’ una autentica violazione dei diritti umani”, spiega Marc Fromager, responsabile di Acs- Francia che, oltre alla petizione, invita tutti i fedeli del mondo a una “grande catena di preghiera per tutte le vittime della legge e per le loro famiglie”. Nel testo della petizione si legge: “Chiediamo al governo del Pakistan di abrogare immediatamente la legge sulla blasfemia, in particolare il paragrafo 295C del Codice Penale che prevede la pena di morte per i colpevoli; chiediamo al governo di garantire i diritti di tutte le minoranze religiose del Paese; ci uniamo alla grande catena di preghiera per il popolo pakistano”. Dal 1986 all’ottobre del 2009, oltre 1.000 persone sono finite sotto accusa per la legge sulla blasfemia. Fino al 1986 – spiegano fonti di Fides – non c’erano in Pakistan casi di accuse di blasfemia. Dal 1986 in poi – quando il generale Zia-ul-Haq promulgò la legge – sono scoppiati casi di blasfemia dappertutto. Il provvedimento continua a destare un acceso dibattito nella società pakistana. La “Commissione nazionale per i Diritti umani” e altri gruppi della società civile, anche musulmani, contestano apertamente la legge. Alcuni gruppi islamici fondamentalisti, invece, la sostengono. Il Ministro federale per gli Affari delle Minoranze, Shahbaz Batti ne ha chiesto la “revisione”; altri, come la Chiesa pakistana, ne chiedono la cancellazione immediata. La Conferenza degli “Jamiat Ulema del Pakistan” (Jup) la ritiene invece “intoccabile” e minaccia dure proteste in caso contrario. La “Legge sulla blasfemia” prevede il carcere o anche la pena capitale per quanti insultano o dissacrano il nome del Profeta Maometto e del Corano. Aiuto alla Chiesa che Soffre è una associazione internazionale di diritto pontificio che opera in difesa dei cristiani oppressi e perseguitati, in 137 Paesi del mondo. (R.P.)
Amnesty International: per combattere la povertà gli Stati non ignorino i diritti umani
◊ “I gruppi più vulnerabili e poveri del mondo rischiano di esser tagliati fuori dagli sforzi per sradicare la povertà, se gli Stati non porranno i diritti umani al centro della loro azione”. La denuncia di Amnesty International, in un nuovo rapporto lanciato oggi a New York, intitolato “Dalle promesse ai fatti”. Lo studio esamina come rafforzare gli Obiettivi di sviluppo del millennio (Osm), suggerendo alcune azioni ai governi per ottenere progressi significativi nei prossimi cinque anni. Gli Osm, afferma Claudio Cordone, segretario generale ad interim di Amnesty International, “costituiscono la promessa di un futuro più equo per i gruppi più poveri ed esclusi del Pianeta, ma oggi è chiaro che se i governi non agiranno con urgenza, quella promessa è destinata a venire meno”. Il rapporto chiede ai governi anche di affrontare la discriminazione che colpisce le donne, istituire obiettivi nazionali da raggiungere, favorire il diritto di partecipazione e rafforzare i meccanismi di accertamento delle responsabilità. (R.G.)
"Un goal per l'Africa": campagna di solidarietà per i prossimi Mondiali di calcio
◊ “Un goal per l’Africa”: questo il nome della raccolta fondi legata ai prossimi Mondiali di calcio, organizzata da Unicef, Amref e Federazione Italiana Gioco Calcio. Donare un euro attraverso un sms per sostenere progetti di cooperazione in Africa. Accesso all’acqua, prevenzione medico-sanitaria, educazione scolastica a cominciare dai bambini: sono le aree di intervento già ampiamente frequentate da Unicef ed Amref in questi anni e a loro si unisce anche la Federazione Italiana Gioco Calcio. “L’obiettivo della campagna - ha detto Demetrio Albertini, vice presidente dell’organismo - è quello di sfruttare i prossimi Mondiali, i primi ospitati da un Paese africano, per portare l’attenzione dell’opinione pubblica su questo continente. Una opportunità eccezionale ed irripetibile, con ricadute importanti e non solo per la visibilità mediatica, ma anche per l’occupazione”. “La speranza, però, - ha affermato Mario Raffaelli, presidente di Amref Italia - è quella di consolidare la cooperazione anche nel lungo periodo per aiutare l’Africa a non aver più bisogno di aiuto”. “I fondi che si raccoglieranno sono soltanto una parte del risultato”, ha detto invece Roberto Salvan, vice presidente di Unicef Italia, che ha invitato a non spegnere i riflettori sull’Africa dopo l’11 luglio, dopo cioè la fine dei Mondiali. Per questo si cercano nuovi testimonial dell’iniziativa da affiancare al Commissario tecnico della nazionale italiana, Marcello Lippi, all'attore Lino Banfi, ambasciatore di Unicef, e al comico Giobbe Covatta, testimonial storico di Amref. Tutti hanno registrato degli spot televisivi e radiofonici per la campagna. Richiesto anche l’aiuto del pubblico che, a partire da oggi e per tutta la durata dei Mondiali, potrà inviare un sms al numero 45503 oppure chiamare allo stesso numero da rete fissa, dando così il proprio personale contributo a realizzare “un goal per l’Africa”. (A cura di Eugenio Bonanata)
Il cardinale Pengo: le università africane formino leadership al servizio della società
◊ “L’educazione alla pace non deve essere solo una formula, ma deve essere introdotta nel nostro curricula. Le nostre università devono promuovere la pace e la sicurezza in Africa attraverso l'istruzione, la formazione e la ricerca sui problemi della pace” ha affermato padre John Maviiri, vice cancelliere dell'Università cattolica dell'Africa orientale a Nairobi, in Kenya, all’apertura di un incontro di tre giorni promosso dall’Associazione delle Università cattoliche e degli Istituti Superiori di Africa e Madagascar che si è tenuto a Mwanza, in Tanzania. All’incontro si è discusso su come rafforzare nei laureati cattolici il senso di responsabilità nei confronti del bene comune. Questo deriva dalla constatazione che alcuni diplomati degli istituti cattolici ricoprono incarichi di alto rango nei governi e nelle imprese, ma hanno fatto poco per risolvere le condizioni disastrose nelle quali vivono milioni di africani. “La risoluzione dei conflitti e la riconciliazione devono diventare parte integrante dell'istruzione superiore cattolica in Africa. Vogliamo un curriculum che permetta lo sviluppo integrale dello studente e che abbracci la dottrina sociale della Chiesa", ha detto padre Maviiri. Di fronte ai delegati provenienti da Camerun, Congo, Egitto, Costa d'Avorio, Kenya, Sudafrica, Sudan, Tanzania e Uganda, padre Maviiri ha esortato gli insegnanti a sviluppare metodi innovativi per coinvolgere gli autori e le vittime delle violenze a riconciliare le loro differenze. “L'istruzione è stata separata sia dai valori umani sia da quelli evangelici”, ha detto il cardinale Polycarp Pengo, presidente del Simposio delle Conferenze episcopali dell'Africa e del Madagascar (Secam). Il cardinale ha esortato gli insegnanti a concentrarsi sulla formazione globale degli studenti in quanto esseri umani, perché “le università che trasmettono solamente delle conoscenze accademiche prive di morale e di etica sono una perdita di tempo”. Ha inoltre ricordato che per molti anni l’istruzione superiore in Africa è stata elitaria, e ha notato come alcune tra le persone istruite in Africa siano tra le più corrotte, utilizzando le loro conoscenze solo per arricchirsi a spese degli altri. Il cardinale Pengo ha affermato che la sfida dell'istruzione superiore cattolica è quella di “non produrre disadattati che danneggiano la società, ma formare persone responsabili e con valori etici che considerino la leadership un servizio”. (R.P.)
Nigeria: a Zamfara avvelenamento 'senza precedenti'
◊ “L’estensione dell’avvelenamento non ha precedenti nella storia dei principali casi trattati finora in tutto il mondo”: recita così un comunicato diffuso oggi dal Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie statunitense (il Cdc di Atlanta) relativo al grave episodio di avvelenamento da metalli pesanti (piombo e mercurio) in corso da mesi in alcune aree dello Stato nord occidentale nigeriano di Zamfara. Nella nota ripresa dall'agenzia Misna, il Cdc - che insieme all’organizzazione mondiale della Sanità (Oms) delle Nazioni Unite e all’organizzazione sanitaria internazionale Medici senza frontiere (Msf) si sta occupando della vicenda e sta analizzando i campioni di sangue prelevati nelle aree interessate - spiega che l’eccezionalità di quanto accade a Zamfara sta “nella gravità dell’avvelenamento, nel numero delle vittime e nell’alto numero di bambini e adulti con i sintomi dell’avvelenamento, oltre che nell’estensione della contaminazione ambientale”. Secondo gli ultimi bilanci in circolazione sono centinaia le persone morte per l’avvelenamento dopo che i metalli pesanti utilizzanti per l’estrazione dell’oro in alcune miniere informali nei distretti di Anka e Bungudu hanno contaminato fonti d’acqua e pascoli. Se al momento le cifre diffuse dal governo parlano di 163 decessi, fonti giornalistiche nigeriane riportano oltre 300 morti e più di 400 persone ricoverate con sintomi da avvelenamento; tutti confermano che ad essere colpiti sono soprattutto bambini con meno di cinque anni d’età. Le autorità delle aree interessate hanno chiesto l’intervento del governo federale e l’invio urgente di acqua potabile, cibo, medicine ed esperti sanitari e ambientali per verificare la situazione. L’area teatro della contaminazione da piombo è diventata da alcuni mesi una nuova frontiera dello sfruttamento minerario nel Paese. Solo a maggio il governo ha aperto una nuova grande fabbrica di trasformazione dell’oro in questa zona, nella quale si troverebbero ingenti giacimenti di oro e columbite finora poco sfruttati. All’estrazione ufficiale, si affianca già da tempo quella informale che vede gli abitanti locali impegnati nella ricerca del prezioso minerale lungo i corsi d’acqua e in improvvisate miniere illegali dove sono completamente assenti le più elementari norme di sicurezza, ambientali e non. (R.P.)
Congo: la Chiesa apre il Congresso per i 50 anni d'indipendenza del Paese
◊ “Prendere lo slancio per costruire un Congo sempre più bello”: si intitola così il Congresso nazionale organizzato dalla Cenco (Conferenza episcopale nazionale del Congo) per celebrare i 50 anni di indipendenza del Paese. Correva il 1960, infatti, quando la nazione diventava indipendente dal Belgio, assumendo il nome di “Repubblica democratica del Congo”. Il convegno avrà luogo a Kinshasa, presso l’Università cattolica del Congo, da oggi a sabato 12 giugno. “Il nostro Paese si prepara a celebrare il giubileo della sua indipendenza – scrivono i presuli – E celebrare un giubileo significa tre cose: domandarsi da dove veniamo, dove siamo e dove andiamo. In altri termini, dobbiamo innanzitutto rendere grazie a Dio per tutti i beni ricevuti, quindi valutare ciò che abbiamo guadagnato in 50 anni di indipendenza, facendo però anche un’analisi di tutte le mancanze che hanno rallentato il cammino del Paese”. Infine, continua la Cenco, bisogna “definire i nuovi comportamenti da adottare per elaborare nuovi progetti sociali, volti a migliorare il futuro del Paese”. I vescovi della Repubblica Democratica del Congo, poi, ribadiscono che “la Chiesa cattolica, fedele alla missione che le è propria, ovvero quella di annunciare a tutti gli uomini e le donne il Vangelo di salvezza di Cristo, continuerà ad apportare il suo contributo particolare per raggiungere l’obiettivo del bene della popolazione congolese”. Il convegno nazionale sarà articolato secondo tre punti di vista: retrospettiva, introspettiva e prospettiva. I lavori si apriranno oggi pomeriggio, con il discorso inaugurale di mons. Nicolas Djomo, presidente della Cenco. Domani, invece, si alterneranno mons. Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Konshasa, che farà una riflessione sull’impegno socio-politico dell’episcopato locale; Bruno Miteyo, direttore della Caritas Congo, che approfondirà il legame tra lo sviluppo e la salute; padre Martin Ekwa, il quale affronterà il tema delle scuole cattoliche, mentre toccherà a sr. Marie Bernard Mbalula, segretario della Commissione episcopale per la Giustizia e la pace, dibattere sul tema della violenza e della riconciliazione nel Paese. Tra gli interventi di venerdì, si segnalano quello di padre Léonard Santedi, segretario generale della Cenco, che rifletterà sul tema dell’evangelizzazione, e quello di Mbaya J. Kankweda, direttore del Programma Onu per lo sviluppo, il quale approfondirà le prospettive economiche del Paese. Sabato 12, infine, alle 9.30, mons. Djomo pronuncerà il discorso conclusivo del convegno. E sarà sempre il presidente della Cenco a celebrare a Bruxelles, in Belgio, domenica 13, una Santa Messa presso la cattedrale dei Santi Michele e Gudula. Il rito avrà inizio alle ore 17.00 e sarà preceduto, alle 14.00, da una conferenza dal titolo “Congo, 50! Ruolo e sfida della Chiesa”, ospitato dal Radisson Hotel. (I.P.)
Costa Rica: accese polemiche sul possibile referendum popolare sulle unioni gay
◊ Il Tribunale supremo elettorale del Costa Rica ha deciso che è legale realizzare un referendum sulle unioni tra persone dello stesso sesso. Dunque, se l'Osservatorio cittadino, organizzazione che promuove la consultazione riuscirà - cosa ormai certa - a raccogliere poco meno di 140 mila firme (5% del corpo elettorale) il 5 dicembre prossimo i costaricensi saranno chiamati a dire "sì" o "no" alla domanda su questo tipo di unioni. L'iniziativa ha provocato fortissime polemiche nel Paese anzitutto perché alcuni ritengono che si tratta di una violazione dei diritti del Parlamento, che dal 2008 studia una proposta di legge sulla questione. La questione fondamentale in queste polemiche riguarda il meccanismo elettorale stesso, nel senso che alcuni ritengono che sia inaccettabile che il voto della maggioranza decida sui diritti delle minoranze e altri rilevano quanto sia pericoloso sottoporre al gioco del consenso popolare materie che rientrano nel delicato campo dei diritti umani, del diritto naturale e delle convinzioni religiose. C'è anche chi ritiene che una consultazione che pone domande su una questione di indubbia valenza etica nonché religiosa, oltre che sociale, metta a repentaglio la laicità dello Stato. Il presidente del Costa Rica, Laura Chinchilla, per ora non è entrata nelle polemiche ma poche settimane fa, nel corso della campagna presidenziale, ha dichiarato con riferimento alle unioni tra persone dello stesso sesso che "non si tratta di una priorità per il Paese". Ieri il presidente ha lanciato un invito a una “discussione rispettosa”, ricordando che non è conveniente “fare del riduzionismo in una questione così complessa”. Intanto la stampa locale appare molto divisa fra due schieramenti: da un lato coloro che sono contrari a questo tipo di unione, e come si legge nell'editoriale de "La Naciòn" di domenica scorsa, pensano che "nessuna confessione religiosa può essere obbligata ad accettarle se eventualmente vincesse la proposta di legalizzare queste unioni". Altri ritengono invece che le confessioni religiose sono tenute ad accettare senza limite il verdetto delle urne e dunque chiunque si comporti in modo discriminatorio nei confronti delle unione gay, eventualmente legalizzate col referendum, dovrebbe essere ritenuto colpevole di una violazione della legge. Da parte sua l'avvocato capo dell'Ufficio per la difesa dei diritti umani ha precisato di ritenere che il referendum sia "inopportuno, pericoloso per tutti e di per sé discriminatorio rispetto a tante altre minoranze della popolazione che vorrebbero sottoporre al popolo le proprie rivendicazioni”. Infine, una precisazione del Tribunale supremo elettorale ha ulteriormente complicato le cose, poiché ha detto che il risultato del referendum non comporta una decisione automatica sulla risoluzione del quesito poiché l’esito deve essere considerato all’interno del processo di discussione del progetto attualmente allo studio. La Chiesa cattolica intanto ha ribadito la sua posizione contraria a queste unioni e dunque il “no” dei cattolici è un dato da tenere presente nell’esito della consultazione. (A cura di Luis Badilla)
Venezuela: tonnellate di viveri scaduti, potevano sfamare 500 mila famiglie povere
◊ Lo scandalo legato alle tonnellate di viveri acquistati all’estero per sfamare i venezuelani più poveri e poi lasciati scadere nei container occupa un posto di primo piano nei mass media e nel dibattito pubblico del paese latinoamericano. Dalle diverse informazioni pervenute all’agenzia Fides si apprende che il sindaco di Caracas, Antonio Ledezma, ha denunciato come “una azione di grave irresponsabilità” il caso degli alimenti scaduti che sono stati trovati in completa decomposizione. Il sindaco ha parlato di 87 milioni di chili di viveri distrutti, che potevano alimentare circa 500 mila famiglie nel Paese. Ha lanciato inoltre un appello perché il Capo dello stato intervenga, come un buon padre di famiglia, e controlli questa situazione. Secondo quanto ha dichiarato il sindaco, con questi viveri “si potevano aiutare molti anziani e famiglie bisognose, si potevano assistere molti cittadini che si trovano in estrema povertà. Non siamo un Paese ricco, ci sono molti poveri fra noi”. Secondo quanto pubblicato dalla stampa locale, i viveri erano arrivati ai diversi porti venezuelani già nel 2008, e attualmente non c’è un numero preciso di quante migliaia di tonnellate siano andate perse. Le cifre ufficiali riportano che in Venezuela almeno il 6% della popolazione soffre di malnutrizione, un tasso simile a quello che il governo riconosce come estrema povertà. Lo Stato e il settore privato del Venezuela importano circa 8.000 milioni di dollari in alimenti, tra latte, burro e formaggio, carne di manzo e di pollo, olio, farine, zucchero, mais, fagioli e altri prodotti che durante gli ultimi decenni del ventesimo secolo erano stati esportati, come il caffè, che oggi viene dal Nicaragua. Solo a Puerto Cabello (150 chilometri a nord ovest di Caracas) sono stati abbandonati 1.200 container con circa 35.000 tonnellate di carne di manzo, maiale e pollo, latte e derivati, olio vegetale, farine, zucchero, marmellata e sale. (R.P.)
Argentina: la visita del cardinale Bergoglio alla comunità ebraica di Buenos Aires
◊ «È un anello della catena del dolore e della persecuzione, che il popolo di Dio ha sofferto nella storia. Ma è anche una casa permeata dalla solidarietà, un esempio di lotta e di impegno per la promozione integrale della persona, per il bene comune, per la pace». Lo ha sottolineato il cardinale Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires e primate di Argentina visitando, per la prima volta, come presidente della Conferenza episcopale dell'Argerntina, la sede della comunità ebraica Amia di Buenos Aires. Una visita particolarmente sentita e definita «storica» dal porporato, il quale, insieme con Guillermo Borger, responsabile del centro, ha sostato in silenziosa preghiera davanti alla lapide che ricorda i nomi delle vittime del bombardamento perpetrato contro l'ambasciata di Israele il 18 luglio 1944. In quella circostanza - riferisce L'Osservatore Romano - morì anche un sacerdote molto conosciuto a Buenos Aires, don Juan Carlos Brumana. Particolarmente intensa è stata la riunione ufficiale, un' «agenda aperta», tra il cardinale Bergoglio e le autorità del centro ebraico. Un momento privilegiato «per rinsaldare i vincoli di fraternità e incrementare la collaborazione per la costruzione di una società più giusta e solidale». Il responsabile dell'Amia, Borger, ha evidenziato la «provata sensibilità» dell'arcivescovo di Buenos Aires definendolo «un combattente per tutto ciò che riguarda i problemi sociali». (R.P.)
Incontro a Roma dei segretari generali delle Conferenze episcopali d'Europa
◊ In occasione della chiusura dell’Anno Sacerdotale, si riuniranno da domani a Roma, fino al 13 giugno presso la sede della Conferenza episcopale Italiana, i segretari generali delle Conferenze episcopali d’Europa. L’incontro annuale, promosso dal Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa (Ccee), si svolge a Roma su invito di mons. Mariano Crociata, Segretario generale della Conferenza episcopale Italiana (Cei). L’incontro si aprirà con la partecipazione dei segretari generali alle celebrazioni di chiusura dell’Anno Sacerdotale. “In questo modo”, sottolinea padre Duarte da Cuhna, Segretario generale del Ccee, “l’incontro vuole anche essere un’occasione per riflettere e celebrare, insieme a migliaia di sacerdoti venuti da ogni parte del mondo, sul nostro ministero come sacerdoti e segretari generali delle Conferenze episcopali e rappresentare, in un certo modo, tutti i sacerdoti dei nostri Paesi europei”. Al centro dell’incontro il tema delle sfide della collaborazione ecclesiale affrontato da diverse prospettive: tra le conferenze episcopali, con gli Stati e il mondo dei media. Ogni singolo aspetto del tema sarà introdotto da esperti in materia: in particolare per i rapporti con gli Stati da mons. Ettore Balestrero, sotto-segretario per i rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato; per il mondo dei media da mons. Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali della Cei e da padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede. Nel corso dell’incontro, i partecipanti discuteranno inoltre il tema degli abusi su minori, con il contributo di mons. Luís Ladaria e di mons. Robert Deeley, rispettivamente segretario e collaboratore della Congregazione per la Dottrina della Fede. Infine, i segretari generali riferiranno sui temi di attualità nei loro rispettivi paesi e le attività svolte nel corso dell’anno dalle loro rispettive Conferenze episcopali. (R.P.)
Australia: aumentano i nuovi preti e i seminaristi
◊ Sei nuovi preti ordinati a Sydney e altrettanti a Melbourne nel 2010; un notevole incremento di seminaristi in tutta la nazione: sono le cifre che configurano il “miracolo avvenuto nell’Anno Sacerdotale”, come dice in un messaggio inviato all’agenzia Fides padre Brendan Lane, rettore del seminario “Corpus Christi” a Melbourne, notando come il fenomeno vada in controtendenza rispetto al declino delle vocazioni e delle ordinazioni sacerdotali degli ultimi anni. “Vent’anni fa si poteva pensare che fossimo destinati all’estinzione”, sottolinea, mentre ora le prospettive sono tutt’altre. La Chiesa australiana si gode questo momento di gioia che offre nuove speranza per il futuro. La comunità cattolica di Sydney si sta preparando per la cerimonia di ordinazione di sei nuovi preti, che avverrà in concomitanza con la chiusura dell’Anno Sacerdotale, venerdì 11 giugno nella cattedrale di Santa Maria, presieduta dal cardinale George Pell. L’arcidiocesi conta, inoltre, 63 seminaristi, un notevole aumento se si pensa che nel 2000 erano solo 17. Sei nuovi sacerdoti saranno ordinati anche a Melbourne, che accoglie nei suoi istituti oltre 50 seminaristi provenienti dagli stati di Vittoria e Tasmania. A Brisbane, invece, dove nel 2008 è stato costruito un nuovo seminario, i seminaristi sono raddoppiati in due anni: da 16 ai 32 attuali. Lo stesso fenomeno si nota nel seminario di Wagga Wagga (che ospita 20 studenti) e nei due esistenti a Perth (in tutto 40 studenti). Le cifre lasciano ben sperare per il futuro della Chiesa. “Vivendo nella società postmoderna, in cui vengono meno la fede, i valori, i tradizionali punti di riferimento, molti giovani oggi vanno alla ricerca di qualcosa di solido e di stabile che penso possano trovare nella fede cattolica”, commenta padre Anthony Percy, rettore del seminario del Buon Pastore a Sydney. “Credo anche che l’iniziativa della Giornata Mondiale della Gioventù, lanciata da Giovani Paolo II, e celebrata in Australia nel 2008, abbia contribuito a fare breccia nel cuore dei giovani”, aggiunge. (R.P.)
Albania: messaggio dei vescovi per la chiusura dell'Anno Sacerdotale
◊ Un invito “a proseguire nel cammino di santità da tutti noi sicuramente intrapreso o meglio perseguito” nell’Anno Sacerdotale. A rivolgerlo sono i vescovi albanesi che, in occasione della chiusura dell’Anno “donato da Benedetto XVI”, hanno scritto un “Messaggio ai sacerdoti in Albania”. Nel testo i vescovi esprimono ai sacerdoti, “ancora una volta, la gratitudine per quello che siete e operate con noi, quali primi, preziosi e indispensabili collaboratori del nostro ministero episcopale e principalmente nell’annuncio del Vangelo”. La Chiesa in Albania, si legge nel documento che viene consegnato in questi giorni a tutti i preti del Paese, “ha tanto bisogno di sacerdoti santi, evangelizzatori instancabili, e di chiari testimoni del Cristo risorto ad imitazione anche dei nostri cari vescovi e sacerdoti martiri”. Ed ancora: “Di fronte alle difficoltà che quotidianamente incontrate nel vostro ministero sacerdotale, vi esortiamo a rimanere fedeli agli impegni assunti nel giorno della nostra ordinazione, consapevoli che noi pastori siamo sostenuti e accompagnati dallo stesso amore di Dio che è paziente e perseverante. Non è importante vedere i risultati, ma continuare a ‘farsi tutto a tutti’. Siate pertanto zelanti nel ministero, perseveranti nella preghiera, operosi nella carità”. “Uniti alle sofferenze del Santo Padre – scrivono i vescovi albanesi – per il dolore che alcuni nostri fratelli e figli nel sacerdozio gli stanno procurando e proprio in questo Anno Sacerdotale, col non essere stati fedeli al loro celibato, vi esortiamo nel Signore a tenervi lontani da ogni gesto o altro che possano essere offesa a Dio e causa di scandali difficilmente riparabili. Il sacrificio dell’Eucaristia che celebriamo e le preghiere che innalziamo richiedono sacerdoti casti e mani pure”. La Conferenza episcopale albanese sottolinea poi il “bisogno”, che riguarda “un po’ tutti, vescovi, sacerdoti, fratelli laici”, di “crescere nella comunione con rapporti più fraterni e profondi e di testimoniarla anche con la fedeltà ai nostri incontri mensili e con quanto altro insieme possiamo trovare adatto allo scopo”. Il messaggio si chiude con un consiglio: “In ogni situazione in cui possiate venire a trovarvi, nella vita di ogni giorno, specie nei momenti più difficili, ripensate con amore al giorno della vostra ordinazione; confidatevi col vostro confessore o guida spirituale; sentiteci paternamente a voi vicini, fiduciosi che, insieme, tutto potrà essere superato”.
Egitto: no della Chiesa copta ortodossa alla magistratura sulle seconde nozze religiose
◊ In Egitto, la Chiesa copta ortodossa respinge la richiesta delle autorità giudiziarie di permettere che i divorziati possano contrarre un secondo matrimonio religioso. Lo ha annunciato - riferisce l'agenzia Zenit - il segretario del Papa Shenouda, il vescovo Armiya, in risposta alla sentenza emessa dal Tribunale supremo amministrativo, il 29 maggio scorso, che ha respinto il ricorso del leader della Chiesa copta contro la decisione di un Tribunale inferiore a favore del cittadino copto divorziato, Hani Washi Nqguib, che chiede la licenza per risposarsi. "In base alla legge – si legge nella sentenza - un cristiano può risposarsi e la Costituzione gli garantisce il diritto di fondare una famiglia”. Da rilevare che in Egitto, il matrimonio civile è riconosciuto quando è accompagnato da un matrimonio religioso. "Non c'è alcuna forza sulla Terra – replica in una nota il vescovo Armiya - che possa costringere la Chiesa a violare gli insegnamenti della Bibbia e le leggi della Chiesa basate sul principio: “l'uomo non separi ciò che Dio ha unito'". Il presule ricorda anche che la legge islamica permette ai cristiani copti di ricorrere alle proprie leggi, e che lo Stato rispetta la libertà religiosa. Cosi pure la Chiesa ortodossa copta rispetta il potere giudiziario egiziano e le sue decisioni, ma sottolinea che non autorizzerà nessuno, chiunque sia, a contrarre un secondo matrimonio. (R.G.)
Cina: la comunità cattolica si prepara alla festa del Sacratissimo Cuore di Gesù
◊ In vista della solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, che quest’anno cade l’11 giugno e a cui la comunità cattolica continentale è molto devota, sono numerose le iniziative spirituali programmate per questo mese di giugno, mese del Sacro Cuore, in vista della chiusura dell’Anno Sacerdotale. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides, l’Associazione Laicale del Sacro Cuore di Gesù della parrocchia di Dong Tan della diocesi di Zhou Zhi, nella provincia dello Shaan Xi, ha vissuto il ritiro spirituale sul tema “Deus caritas est”. I partecipanti hanno condiviso e meditato insieme il dono prezioso di sé che Gesù ha offerto sulla Croce. Durante due ore di adorazione eucaristica hanno manifestato la loro devozione al Sacro Cuore pregando per la diffusione della devozione in Cina, offrendo la loro preghiera anche per l’unità della Chiesa in Cina. Nei giorni scorsi la piccola comunità cattolica di Hai Kou, capoluogo della provincia di Hai Nan, con più di 8 milioni di abitanti di cui solo 6 mila cattolici, ha benedetto la posa della prima pietra della nuova chiesa dedicata al Sacro Cuore. Al momento esiste solo una piccola cappella, modificata da una precedente chiesa protestante, che contiene a malapena duecento persone e sorge in una zona sperduta. Ora questa comunità, composta per la maggioranza da lavoratori immigrati, vede realizzarsi la speranza di poter finalmente vivere la fede in una chiesa degna di questo nome. L’Associazione del Sacro Cuore di Gesù della diocesi di Ji Lin ha festeggiato i suoi due anni di vita nel mese dedicato al Sacro Cuore con una novena ed un incontro dove è stato illustrato il resoconto del lavoro fatto. I partecipanti hanno confermato il loro impegno al servizio dei bisognosi, secondo lo spirito del Sacro Cuore di Gesù. La diocesi di Ji Nan ha celebrato lo scorso anno la festa del Sacro Cuore di Gesù insieme all’apertura dell’Anno Sacerdotale, in comunione con la Chiesa universale, e oggi la diocesi sta preparando l’analoga celebrazione di chiusura sempre seguendo le indicazioni del Santo Padre. (R.P.)
Nepal: cresce l'impegno della Chiesa nella società
◊ La comunità cattolica in Nepal rafforza il suo impegno nel campo dell’istruzione e dei servizi sociali a beneficio della società nepalese: è quanto l’agenzia Fides apprende da fonti locali, che raccontano i progressi e le nuove attività realizzate di recente dalla comunità cattolica nepalese. Il 30 maggio scorso le Suore di Loreto, in occasione del 400.mo anniversario della nascita della loro congregazione, hanno inaugurato nuovi edifici a Dharan (Nepal orientale), che saranno utilizzati per il servizio di istruzione, per l’assistenza medica e il sostegno sociale alle famiglie povere. D’altro canto nei giorni scorsi a Godavari le Suore dell’Adorazione hanno aperto una nuova casa per l’infanzia che potrà ospitare 50 bambini: la cura dell’infanzia, specie se povera e abbandonata, è un altro dei campi in cui le comunità cattoliche sono maggiormente coinvolte. Circa un mese fa inoltre, le religiose hanno inaugurato anche una nuova scuola poco a Sud di Kathmadu. L’istituto è intitolato a Sant’Alphonsa, la santa indiana che ha numerosi devoti anche in Nepal. La comunità cattolica continua, dunque, a profondere un grande impegno verso l’istruzione: nella città di Chitwan (Nepal meridionale) è stata benedetta di recente la prima pietra per la fondazione di una nuova scuola gestita dai religiosi della Congregazione del Piccolo Fiore, già attivi nella zona, che potranno cosi allargare il loro servizio educativo in favore dei giovani. Infine buone nuove giungono da fonti governative: sembra sia imminente il riconoscimento ufficiale per le scuole dei religiosi Marianisti che sorgono in diverse aree del Nepal. Questo permetterà di ampliare sempre più il prezioso servizio di istruzione che costituisce la base per l’emancipazione e lo sviluppo della popolazione locale. “La missione di evangelizzazione della Chiesa nepalese passa attraverso le opere di istruzione e carità”, ha sottolineato il vicario apostolico, Mons. Anthony Sharma, sottolineando il crescente impegno della Chiesa locale. Oltre al grande impegno nel campo dell’istruzione (la Chiesa gestisce una trentina di scuole in tutto il Paese), la comunità cattolica è attiva con diversi tipi di servizio sociale, a beneficio dei poveri, degli ammalati, degli emarginati. (R.P.)
Allarme dei vescovi europei sulla sperimentazione delle staminali embrionali umane
◊ Nuovo allerta dei vescovi europei – riferisce l’agenzia Sir - in tema di bioetica. In vista della prossima approvazione da parte del Consiglio dei Ministri dell’Ue di un progetto di direttiva volto a proteggere gli animali utilizzati a fini scientifici, la Commissione degli Episcopati della Comunità europea si dice “profondamente preoccupata” poiché il testo impedisce “l’impiego di animali vivi” ma non esclude la possibilità di “praticare esperimenti impiegando cellule staminali embrionali umane”. Secondo la Comece, “alcuni Stati membri privi di esplicita legislazione” su queste cellule, “potrebbero vedersi costretti ad utilizzarle” nella sperimentazione, ancorché il loro impiego “sia molto controverso dal punto di vista etico”. Di qui la richiesta al Consiglio di “escludere esplicitamente” i “test che comportino l’uso di cellule embrionali e fetali umane, rispettando così le competenze degli Stati membri” in materia. La Comece chiede inoltre “al corpo legislativo dell’Ue e alla Commissione” di avviare “un dibattito onesto e aperto sulle alternative scientifiche (come l’impiego di staminali umane non embrionali)” e sulla “questione etica fondamentale, ossia sapere se la nostra società preferisce distruggere e strumentalizzare embrioni umani per ridurre il numero degli esperimenti scientifici sugli animali”. (R.G.)
Il cardinale Bagnasco invita i cristiani ad “essere intelligentemente critici”
◊ “Il cristiano è chiamato ad essere libero ma non indipendente”, in particolar modo “in un momento storico e culturale come quello che stiamo vivendo nel quale l'indipendenza culturale sembra essere il contrario della verità, quasi come se l'indipendenza personale fosse più importante della verità”. È quanto ha affermato il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, in occasione della presentazione degli scritti di John Henry Newman tradotti, per la prima volta, in italiano. Il volume, curato da Placid Murray e pubblicato da Cantagalli in occasione della prossima beatificazione del cardinale Newman, è stato presentato ieri pomeriggio a Genova presso l'Oratorio di san Filippo Neri. Nel suo saluto, - riferisce l’agenzia Sir - il cardinale Bagnasco ha spiegato che “nel clima storico nel quale viviamo, si assiste ad un capovolgimento di categorie” per cui “l'indipendenza personale sembra più importante della verità al punto che, per la cultura, avere un legame con la verità, con il bene, con il criterio morale, sembra essere un fatto negativo”. I cristiani, ha però ammonito il cardinale, “devono essere intelligentemente critici” e non farsi influenzare dalle visioni correnti. L'opera presentata ieri pomeriggio a Genova permette di seguire da vicino il percorso vocazionale di prete cattolico che, da ministro della Chiesa anglicana, condusse Newman alla vita oratoriana e rappresenta una documentazione completa in merito al rapporto tra Newman e l'Oratorio filippino. Inoltre permette di comprendere a fondo l'identità e la continuità della sua vita sacerdotale. Presentando l'opera, padre Edoardo Aldo Cerrato, procuratore generale oratoriano, ha ricordato che “la metà della sua vita, Newman l'ha vissuta dentro la Chiesa cattolica, ed è indissolubilmente legata all'Oratorio ed all'opera di san Filippo. Newman – ha aggiunto – fu oratoriano con la profondità che caratterizzò ogni scelta della sua vita ed ogni opera intrapresa”. Padre Cerrato ha poi ricordato l'importanza per Newman “di svolgere la propria vita in una comunità caratterizzata da un acuto senso della cultura e dal gusto innato per l'umanesimo, dal rispetto per le persone e dal rifiuto di ogni coazione”. Il cardinale Newman, ha concluso padre Cerrato, ha mostrato “una intelligenza poderosa ed una spiritualità profonda” ed ha realizzato una “sintesi nuova tra 'devozione' e 'ragione'”.
Tripoli: conferenza dell'Unesco sullo studio della storia dell'Africa nelle scuole
◊ Si apre domani a Tripoli, la “Conferenza regionale sull’utilizzazione pedagogica della Storia generale dell’Africa nelle scuole africane”. L’iniziativa - che si concluderà il 17 giugno - è voluta dall’Unesco che ha promosso nel 1964 la realizzazione della Storia generale dell’Africa (Hga), opera in 8 volumi pubblicata nel ’99, e ha lo scopo di promuovere l’uso della stessa nelle scuole africane. Irina Bokova, direttrice generale dell’Unesco, spiega che l’obiettivo è rendere questa storia accessibile ai giovani, perché possano conoscere meglio il loro patrimonio comune. La conferenza riunirà 150 persone che studieranno la pianificazione di supporti pedagogici standardizzati per le scuole africane. Il progetto pedagogico, supervisionato da un comitato scientifico composta da 10 membri in rappresentanza delle 5 sotto-regioni del continente africano, vuole rafforzare l’insegnamento della storia nei Paesi dell’Unione africana, al fine anche di favorire l’integrazione regionale. Si colloca nel quadro del Secondo decennio d’educazione per l’Africa (2006-2015). (T.C.)
Rapporto dei Gesuiti sui rischi nei Centri per i migranti in Europa
◊ La detenzione nei centri di accoglienza per migranti, sparsi in tutta Europa, provoca “danni alla salute fisica e mentale”, soprattutto tra le categorie più vulnerabili come donne e minori. E’ quanto emerge da uno studio di 400 pagine – di cui riferisce l’agenzia Sir - realizzato dal Servizio europeo dei Gesuiti per i rifugiati (Jrs-Europe) che ha sede a Bruxelles. Richiedenti asilo e immigrati irregolari soffrono di “ansia, depressione, emigrazione, perdita di peso, insonnia” dovute allo stress psico-fisico di trovarsi privati della libertà “senza aver commesso nessun reato”, inattivi, senza contatti con l’esterno, in condizioni igieniche precarie, nell’incertezza del futuro. L’80% dei richiedenti asilo, inoltre, non sa quando potrà uscire dal centro e non riceve visite di familiari e amici. Molti equiparano il loro centro di detenzione ad una “prigione” e in molti centri sono stati registrati abusi fisici e verbali. Queste le conclusioni in sintesi del rapporto che ha coinvolto organizzazioni non governative di 23 Paesi europei. Il progetto “Diventare vulnerabili durante la detenzione”, presentato ieri a Bruxelles, è stato cofinanziato dalla Commissione europea tramite il Fondo europeo per i rifugiati. La ricerca europea dei Gesuiti conclude affermando che “il costo umano della detenzione è troppo alto”, quindi “bisogna ricorrervi solo come ultima risorsa”. Da qui una serie di raccomandazioni agli Stati membri dell’Ue: la richiesta che “i richiedenti asilo non siano detenuti durante la procedura”; l’attuazione, per i richiedenti asilo, di “misure alternative alla detenzione che rispettino la dignità umana e i diritti fondamentali”; un sistema di identificazione dei bisogni dei richiedenti asilo e delle categorie più vulnerabili attivo “nei luoghi di ingresso” (terra, mare o aria); e nel caso non si possa evitare la detenzione, “che sia usata per il minor tempo possibile”, con il “supporto di aiuto legale e/o assistenza fin dal primo giorno di detenzione”. Si chiede, inoltre, che vengano date ai richiedenti asilo “tutte le informazioni necessarie, in forma scritta ed orale, nella lingua che comprendono, per poter avviare la domanda di asilo”, ma anche la possibilità di svolgere attività “fisiche ed intellettuali”, di “avere contatti con il mondo esterno”, e “adeguate cure mediche, comprese quelle psicologiche”. Il testo completo della ricerca è disponibile su: /a> . (R.G.)
90 anni di presenza a Roma dei Cavalieri di Colombo
◊ Viene inaugurata oggi pomeriggio a Roma, in Campidoglio, una mostra sui 90 anni della presenza dei Cavalieri di Colombo nella capitale italiana. La cerimonia inizia con la conferenza di apertura della manifestazione “I Cavalieri di Colombo e Roma, celebrazione di 90 anni di amicizia”, presso l’Esedra del Marco Aurelio. Interverranno il sindaco Gianni Alemanno e il Cavaliere Supremo dei Cavalieri di Colombo, Carl Anderson. La cerimonia sarà inoltre presenziata dal cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone, che rivolgerà un indirizzo di saluto agli intervenuti. Successivamente, presso il Palazzo Nuovo che ospita i Musei Capitolini, avrà luogo il “taglio del nastro”. La rassegna ripercorre un lungo e fecondo rapporto che risale alla nascita dell’Ordine, fondato nel Connecticut (Usa) nel 1882 dal Venerabile padre Michael McGivney, allo scopo di assistere i suoi membri secondo i principi della carità, unità e fraternità. Fin dagli albori, il sodalizio si è inoltre impegnato a “stare con Pietro”, nel sostegno della fede cattolica e dell’attività della Santa Sede, attraverso programmi di evangelizzazione, di educazione religiosa, di coinvolgimento civile. Presenti a Roma fin dalla prima guerra mondiale, i Cavalieri di Colombo furono invitati dal Papa Benedetto XV a realizzare una serie di campi sportivi in tutta la città per i giovani romani, strutture che servirono come centri per gli aiuti umanitari negli anni del secondo conflitto mondiale. Una storia che si colloca nel contesto delle guerre e della ricostruzione, ma anche in quello della diplomazia internazionale, nel quale i Cavalieri ebbero un ruolo significativo ai fini dell’avvicinamento tra gli Stati Uniti e la Santa Sede, che all’epoca non intrattenevano ancora relazioni diplomatiche ufficiali. In tale prospettiva, nel 1943, il Papa Pio XII fece affidamento sulla mediazione dei Cavalieri e del loro direttore di Roma, il conte Enrico Galeazzi, al fine di inoltrare al presidente Roosevelt una petizione per la cessazione dei bombardamenti alleati su Roma. Negli anni successivi, l’Ordine individuò nuove modalità di sostegno alla missione della Santa Sede, quali il finanziamento di una televisione via satellite per la trasmissione di eventi papali e il contributo economico al restauro della facciata della Basilica Vaticana, delle statue degli apostoli Pietro e Paolo, della cupola della cappella del Santissimo Sacramento. In virtù di tale spirito di servizio spirituale e materiale alla Santa Sede, l’Ordine ha dato modo ai suoi membri presenti in numerosi Paesi del mondo di contribuire alla “costruzione della Chiesa” e di rafforzare nelle società quel “sentire cum Ecclesia”, che permetterà di sviluppare una collaborazione sempre più intensa, in attenzione al magistero dei Pontefici e ai “segni dei tempi”. La mostra potrà essere visitata fino al 31 ottobre 2010. (A cura di Marina Vitalini)
Pellegrinaggio Macerata-Loreto: la fiaccola della pace anche quest'anno all'Aquila
◊ Passerà a L'Aquila anche quest’anno la fiaccola della Pace del pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto, giunto alla 32° edizione. La fiaccola, accesa da Benedetto XVI in occasione dell'incontro con tutte le diocesi delle Marche (il 29 maggio), ha raggiunto nello stesso giorno la diocesi di Rieti, e qui rimarrà fino ad oggi. Partirà poi alla volta del capoluogo abruzzese, dove l’arrivo è previsto intorno alle 17.30, per essere accolta sul sagrato della basilica di Collemaggio da mons. Giovanni d’Ercole, vescovo ausiliare della diocesi dell’Aquila, dai giovani della pastorale giovanile guidati da don Dino Ingrao e dagli universitari di Comunione e Liberazione. Gli organizzatori - riferisce l'agenzia Sir - intendono così ricordare ad un anno di distanza gli abruzzesi colpiti dal terremoto e ritornare lì dove era la tendopoli per un “passaggio” di solidarietà e di amicizia. I podisti del Csi riprenderanno il viaggio verso Macerata domani, dopo una breve cerimonia di commiato. L’arrivo nello stadio Helvia Recina è previsto alle ore 20.00 del 12 giugno, prima della Messa celebrata dal cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna. La Fiaccola della pace l’anno prossimo si unirà al pellegrinaggio della Madonna di Loreto per andare a Madrid in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù, in programma dal 16 al 21 agosto 2011. (R.P.)
Concorso per superare l’handicap e vincere la discriminazione dei disabili
◊ Anche un Concorso può essere utile nella lotta contro le discriminazioni che, quotidianamente, subiscono le persone con disabilità. Ne è convinta la Federazione italiana per il superamento dell’handicap (Fish), che proprio con questo obiettivo ha promosso “Sapete come mi trattano?”, un’iniziativa rivolta a chiunque voglia mettere alla prova la propria creatività, sul tema dell’esclusione sociale delle persone con disabilità. Per contribuire a raccontare e dare visibilità a queste storie, è possibile far pervenire – entro il 21 giugno - un’immagine, un video, una vignetta, o una breve sceneggiatura, che possano essere particolarmente emblematici di situazioni di discriminazione nei confronti delle persone con disabilità. Restano quindi ancora poche settimane, per collaborare ad abbattere questo muro di silenzio. Gli elaborati vincitori, per ciascuna delle categorie, saranno selezionati da un Comitato d’Onore, composto da esponenti di primo piano della cultura e dell’associazionismo. Tra questi, oltre a Pietro Vittorio Barbieri (presidente della Fish), Massimo Bucchi (disegnatore ed illustratore), Franco Bomprezzi (giornalista), Goffredo Fofi (critico letterario e cinematografico), Stefano Rolando (docente di Comunicazione Pubblica all’Università IULM di Milano), Fabrizio Caprara (amministratore delegato dell’Agenzia Pubblicitaria “Saatchi & Saatchi”), Roberto Koch (fondatore e amministratore delegato dell’Agenzia Fotogiornalistica “Contrasto”). Ai vincitori di ciascuna delle categorie in concorso sarà riconosciuto un premio di 2000 euro, mentre ai secondi e terzi classificati verranno attribuite delle menzioni di merito, nel corso di una Cerimonia di premiazione che si svolgerà a Roma il 18 settembre 2010. Regole e procedure per una corretta iscrizione, come previsto dal bando del Concorso, sono consultabili nel sito /a> (R.G.)
Atteso per oggi il voto del Consiglio di sicurezza dell'Onu sulle nuove sanzioni all'Iran
◊ Dopo mesi di negoziati, il Consiglio di Sicurezza dell'Onu voterà nelle prossime ore una nuova risoluzione sulle sanzioni all'Iran, la quarta dal 2006. Secondo il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, si tratta delle “misure più dure mai imposte alla Repubblica islamica” per il suo programma nucleare. Le sanzioni colpirebbero l'elite militare dei Guardiani della Rivoluzione, l'industria iraniana delle spedizioni in mare, banche e diverse imprese commerciali. Dura presa di posizione di Teheran, mentre ieri, il premier russo, Vladimir Putin, ha lanciato un appello perché le sanzioni all’Iran non “siano eccessive”. Il servizio di Linda Giannattasio:
Divieto di investire all'estero in attività sensibili come le miniere di uranio, vigilanza sulle transazioni con qualsiasi banca iraniana, embargo esteso alle armi pesanti e ai “sistemi missilistici” capaci di trasportare armamenti nucleari, congelamento dei beni di oltre 40 società. Sono alcune delle misure nella nuova bozza di risoluzione che il Consiglio di sicurezza dell'Onu voterà contro il programma nucleare iraniano. Dovrebbero esprimersi a favore 12 Paesi. Apertamente contrari, invece, Turchia e Brasile, che proprio con l’Iran hanno firmato di recente un accordo per il trasferimento all’estero di uranio. Negativa fin da subito la reazione di Teheran: “In caso di sanzioni non ci sarà più alcun negoziato”, ha ribadito Ahmadinejad ieri durante il vertice asiatico a Istanbul, cui hanno partecipato anche il premier turco Erdogan e quello russo Putin. Da quest’ultimo, anche un appello, perché le sanzioni contro la Repubblica islamica "non siano eccessive e non creino ostacoli sul percorso dell'uso pacifico del nucleare''.
Pakistan
I talebani del Punjab hanno rivendicato l'attacco compiuto la notte scorsa a Rawalpindi, in Pakistan, contro un convoglio di rifornimenti destinati alle forze Nato in Afghanistan, costato la vita ad almeno sette tra autisti e agenti di sicurezza. Molti i mezzi andati completamenti distrutti. All’agguato sono seguiti violenti scontri in tutta l’area tribale vicina al confine afgano, in seguito dei quali sono morti 54 insorti e otto militari pakistani.
Medio Oriente
Nuova mobilitazione delle Nazioni Unite per un’indagine internazionale sul blitz israeliano contro la flottiglia pro-Gaza. Sull’inchiesta, arriva anche il sostegno di Washington. Intanto, tra poche ore alla Casa Bianca, Barack Obama riceverà il presidente palestinese, Abu Mazen, a quale offrirà aiuti in favore della popolazione di Gaza per allentare le tensioni in Medio Oriente. Entro fine mese, il presidente degli Stati Uniti vedrà anche il premier israeliano, Netanyahu.
Turchia – terrorismo
La polizia turca ha arrestato tra ieri e oggi 17 presunti membri della rete terroristica al Qaida attivi in Turchia, nel corso di una vasta operazione condotta in contemporanea in varie località del Paese. Lo ha reso noto l'agenzia Anadolu.
Olanda elezioni
Urne aperte oggi in Olanda, dove circa 12,5 milioni di cittadini sono chiamanti a rinnovare il parlamento. Si tratta di un voto politico anticipato, convocato a seguito della caduta, nel febbraio scorso, del governo guidato da una coalizione tra cristiano democratici e socialisti, per il mancato accordo sul rinnovo della missione in Afghanistan. Secondo i sondaggi, si profila una storica vittoria per i liberali di Mark Rotte. Il punto nel servizio di Marco Guerra:
In Europa, le elezioni dall’esito incerto stanno ormai diventando una costante e l’Olanda non sembra fare eccezione. I sondaggi concordano nel prevedere un successo per i liberali dell’astro nascente, Mark Rotte, e del suo programma di rigida austerità economica. Tuttavia, le ultime rilevazioni danno un margine ridotto sul Partito laburista, che comunque perde consensi, e non si esclude un testa a testa tra le due formazioni. Si preannuncia, invece, una disfatta per il Partito cristiano-democratico del premier uscente, Balkenende. Quel che è certo che i liberali dovranno comunque trovare degli alleati per avere la maggioranza assoluta dei 150 seggi della Camera bassa. Potrebbe però non essere semplice formare una coalizione di governo: al momento Mark Rotte ha lasciato intendere che un esecutivo con l'estrema destra di Wilders - data in crescita - è da escludere tanto quanto una coalizione con i socialisti. Il che lascia pensare che, nel Paese più secolarizzato d’Europa, i partiti centristi di ispirazione cristiana saranno nuovamente nella compagine di governo. Ad ogni modo, sarà un voto condizionato dall’onda lunga della crisi mondiale che si è abbattuta anche sull’Olanda, Paese che vanta uno degli indici di sviluppo umano più alti del mondo. Proprio per questo, la proposta liberale a base di tagli alla spesa pubblica e rigide misure per fronteggiare l'immigrazione sembra molto gradita da buona parte dell’elettorato olandese.
Marea Nera
Proseguono le operazioni di recupero del petrolio che fuoriesce dalla falla apertasi nei fondali del Golfo del Messico, a seguito dell’affondamento della piattaforma della British Petroleum (Bp). La compagnia britannica ha annunciato di aver recuperato, nelle ultime 24 ore, oltre 14 mila barili di greggio. Non si placano, intanto, le polemiche negli Stati Uniti dove ieri l’amministrazione Obama ha emanato nuove regole di sicurezza per le trivellazioni in acque non profonde, mentre resta in vigore la moratoria per le trivellazioni in profondità. Lunedì prossimo, il presidente statunitense tornerà per la quarta volta nelle zone più colpite dal disastro ambientale. La visita di due giorni toccherà gli stati Mississippi, Alabama e Florida.
Texas gasdotto
Nuovo incidente a un gasdotto nel Texas, negli Stati Uniti: due persone sono rimaste uccise ed altre tre ferite nei pressi di Darrouzett, nell'esplosione di una condotta di gas naturale colpita accidentalmente durante alcuni lavori. Ieri, un incidente analogo aveva provocato la morte di un operaio vicino Dallas.
Burundi
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, è giunto oggi in Burundi per una visita dedicata alle controverse elezioni presidenziali in programma per il prossimo 28 giugno. Nei giorni scorsi, il governo del Paese africano ha interdetto tutti partiti dell’opposizione a fare campagna elettorale. A seguito della misura restrittiva, i sei candidati delle diverse opposizioni hanno deciso di ritirarsi dalla corsa alla presidenza e l’attuale capo di Stato, Pierre Nkurunziza, resta al momento l’unico in lizza. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 160
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