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Sommario del 08/06/2010
Sabato, in Spagna, sarà elevato agli altari il primo laico giornalista, Lozano Garrido
◊ Tra il giugno e il novembre di quest’anno, le Chiese locali eleveranno agli onori degli altari nove Beati, tre dei quali laici. L’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche pontificie ha reso note le date dei prossimi riti di Beatificazione approvati da Benedetto XVI. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Sarà la Chiesa spagnola la comunità che in più occasioni festeggerà, nei prossimi mesi, la presenza tra le sue file di tre nuovi Beati. Il primo, sabato prossimo a Linares, sarà Manuel Lozano Garrido, primo laico giornalista ad essere elevato agli altari. Una doppia celebrazione, sempre in Spagna, è in programma invece per settembre. Ad essere proclamati Beati saranno Leopoldo de Alpandeire (Francisco Sanchez Marquez), religioso dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini – sabato 12 settembre a Granada – e, sei giorni più tardi a Siviglia, Maria de la lnmaculada Concepcion (Maria lsabel Salvat y Romero), vergine della Congregazione delle Suore della Compagnia della Croce.
L’altra laica, Chiara Badano, una ragazza italiana del savonese, spentasi dopo una grave malattia a soli 19 anni, verrà Beatificata sabato 25 settembre, al Santuario della Madonna del Divino Amore di Roma. Due le iniziatrici di Istituti religiosi a salire agli altari: Anna Maria Adorni, vedova, fondatrice della Congregazione delle Ancelle della Beata Maria Immacolata e dell'Istituto del Buon Pastore di Parma, che sarà beatificata domenica 3 ottobre nella città emiliana, e la religiosa Maria Barbara della Santissima Trinità (Barbara Maix), fondatrice della Congregazione delle Suore dell'Immacolato Cuore di Maria, il cui rito di Beatificazione sarà celebrato il 9 novembre, a Porto Alegre, in Brasile.
Domenica prossima, 13 giugno, a Celje in Slovenia, sarà beatificato Alojzij (Lojze) Grozde, laico e martire a soli 20 anni per mano di partigiani comunisti nel suo Paese, mentre il 27 giugno a Kfifan (Batrun - Libano) sarà elevato agli altari Estéphan Nehmé (Joseph), religioso dell'Ordine Libanese Maronita. Infine, il 30 ottobre prossimo, a Oradea Mare in Romania, sarà la volta del vescovo Szilard Bogdanffy, anch’egli morto martire in odio alla fede nel 1953.
Tra i prossimi Beati c’è, dunque, anche Manuel Lozano Garrido, la cui straordinaria figura è stato presentata stamani, nella sede della nostra emittente, dal presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, l’arcivescovo Claudio Maria Celli. C’era per noi Amedeo Lomonaco:
Membro di Azione Cattolica, giornalista e scrittore, invalido e cieco, testimone del Vangelo e apostolo pieno di gioia. Sono alcuni dei tratti distintivi di Manuel Lozano Garrido, nato nel 1920 a Linares. Meglio conosciuto come “Lolo”, è il primo giornalista laico ad essere proclamato Beato. La sua vita è scandita dalla fede. Durante la persecuzione religiosa in Spagna, in piena Guerra civile, “Lolo” viene scelto per distribuire la Comunione ai detenuti in carcere. Ha poco più di 16 anni quando viene arrestato. Anni dopo ricorderà una delle gioie più grandi della sua vita: quella di aver trascorso la notte del Giovedì Santo, insieme con altri prigionieri, in adorazione del Santissimo Sacramento. In tutta la sua vita conserva la passione per la verità fondata sul Vangelo, come sottolinea l’arcivescovo Claudio Maria Celli:
“Quello che a me ha colpito è stato questo: la sua fede. La prima volta che possono celebrare la Messa nella sua casa – quando era già malato – domanda che la sua macchina da scrivere sia posta sotto l’altare; desiderava che la Croce si inserisca nella tastiera della macchina da scrivere e che anche lì possa dare frutti”.
Nel 1942, inizia a soffrire di una paralisi progressiva che, in breve tempo, lo porterà alla completa immobilità. Nel 1962, perde anche la vista ma è sempre animato da un profondo spirito eucaristico e mariano. Nonostante la malattia, riesce tramutare il dolore in allegria. Ancora l’arcivescovo Claudio Maria Celli:
“Lolo, negli ultimi tempi – una vita distrutta dalla malattia – ha vissuto intensamente questa vocazione, nella sofferenza di essere testimone della verità. Quello che ti lascia stupito è che era un malato felice, non un malato che sopportava, ma un malato che aveva scoperto nell’unione con Cristo Signore la forma di trasformare la sua sofferenza in redenzione, in grazia, in amore. Era un infermo felice”.
La sedia a rotelle non gli impedisce, fino alla morte avvenuta nel 1971, di alimentare un’altra vocazione: quella per il giornalismo, una professione che tramuta in missione da mettere al servizio del Vangelo. Nel suo “decalogo del giornalista” scrive:
“Lavora il pane dell’informazione, pulita con il sale del buon stile e il lievito dell’eterno, poi offrilo per ravvivare l’interesse ma non togliere da ciascuno la gioia di assaporare, giudicare e assimilare”.
Rinuncia e nomine
◊ Benedetto XVI ha nominato membro della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra il prof. Carlo Carletti, docente ordinario di Epigrafia cristiana presso l'Università degli Studi di Bari.
In Papua Nuova Guinea, il Papa ha nominato vescovo della diocesi di Kimbe padre William Fey, dei Minori Cappuccini, delegato-superiore del suo Istituto in Papua Nuova Guinea. Originario di Pittsburgh, in Pennsylvania (Stati Uniti), il neo presule ha 67 anni. Terminati gli studi filosofici al Saint Fidelis Seminary, e quelli teologici al Capuchin College a Washington D.C., è stato ordinato sacerdote nel 1968, quindi ha ricoperto, fra gli altri, gli incarichi di missionario e docente in Papua Nuova Guinea. Attualmente, è anche segretario della Commissione per l’Ecumenismo della Conferenza episcopale di Papua Nuova Guinea e Isole Solomone.
La diocesi di Kimbe, suffraganea dell'arcidiocesi di Rabaul, ha una superficie di 25.300 kmq e una popolazione di 205 mila abitanti, di cui 130 mila sono cattolici. Le parrocchie sono 23, servite da 19 sacerdoti (12 diocesani, 7 religiosi), 14 suore e 26 seminaristi maggiori.
Negli Stati Uniti, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare dell’arcidiocesi di Philadelphia, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Robert P. Maginnis. Al suo posto, il Papa ha nominato mons. John J. McIntyre, segretario personale dell’arcivescovo. Il presule, 46 anni, ha frequentato il “Saint Alphonsus College Seminary” a Suffield (Connecticut), dove ha conseguito il Baccalaureato. Dopo aver insegnato per due anni nell’arcidiocesi di Philadelphia, frequentò il “Saint Charles Borromeo Seminary” ad Overbrook, dove ha conseguito il Master in Teologia. Ordinato sacerdote, ha ricoperto gli incarichi di viceparroco, maestro delle cerimonie, sacerdote coordinatore delle vocazioni. Nel 2005 è stato nominato prelato d’Onore di Sua Santità.
Cipro e l'incoraggiamento del Papa a essere un cuore solo e un'anima sola. Intervista a padre Umberto Barato
◊ Una visita che ha lasciato un segno nei cuori dei cattolici e che certamente lo lascerà anche nel cuore dei tanti cristiani interessati al dialogo ecumenico. E’ questo uno dei sentimenti più diffusi nell’Isola di Cipro, dopo la recente visita apostolica di Benedetto XVI. Un sentimento pienamente condiviso anche da padre Umberto Barato, vicario patriarcale dei Latini a Cipro, che nell’intervista di Fabio Colagrande esprime le impressioni ricavate dall’incontro della comunità ecclesiale cipriota con il Papa:
R. - E’ stata una visita breve e, allo stesso tempo, lunga. Breve perché il tempo era limitato, ma lunga perché in questi avvenimenti il tempo sembrava essersi fermato. Il Papa, in tutti i luoghi dove è stato, ha dato un accento semplice e, allo stesso tempo, commovente e sentito da tutti. Questa è la mia impressione. Il Papa ha dato la sua parola - vorrei dire - prudente, ma anche decisa in certi punti, riguardo soprattutto alla vita sociale, alla vita politica e alla vita della nostra comunità, dato che il motto della visita era preso dagli Atti degli Apostoli: "La comunità dei fedeli era un cuore solo ed un’anima sola". Con questo in mente, il Santo Padre è riuscito a dare veramente questo senso di unità, di partecipazione comune agli eventi e soprattutto alla liturgia finale di domenica.
D. - Quale incoraggiamento ha dato Benedetto XVI alle minoranze cattoliche locali, quella latina, quella maronita e quella armena?
R. - Soprattutto ai maroniti che stanno dall’altra parte, al nord dell’isola, ha offerto un momento di speranza e di fiducia per una soluzione del problema di Cipro, in modo che tutti possano essere riuniti e vivere insieme, come era prima. Ma poi ha dato anche una parola di incoraggiamento e di consolazione alle migliaia di immigrati che sono qui e che formano le nostre comunità, essendo la comunità latina molto esigua e che va spegnendosi un po’ alla volta. Il Papa anche a loro ha portato una parola di incoraggiamento proprio perché vivono lontani dalle famiglie, invitandoli a restare qui in questo Paese, che è un Paese cristiano: questo fa sì che abbiano una vita più facile che non in altri Paesi.
D. - Parlando nella Chiesa della Santa Croce, il Papa ha anche invitato i religiosi e i sacerdoti che sono in Medio Oriente a non scoraggiarsi nonostante la fuga di tanti cristiani e a restare in quelle terre. Un appello importante...
R. - Sì. Questo è rivolto soprattutto al Medio Oriente, perché lì rappresenta un problema molto grave. La Custodia in Terra Santa ha fatto dei passi molto importanti per cercare di trattenere i cristiani nella terre di Palestina, di Giordania e di altri Paesi. Qui, a Cipro, non c’è questo problema. A Cipro, il Papa ha cercato di dare impulso alla nostra fede per essere testimoni presso gli altri, presso tutti del Vangelo di Cristo e della persona di Cristo.
D. - Che impulso ha dato l’incontro tra il Papa e l’arcivescovo Chrisostomos II alla comunione ecclesiale con gli ortodossi nell’isola di Cipro?
R. - Penso sia stato un segno venuto da Dio. Qui, c’è la buona volontà ad accostarci, di parlarci, di dialogare. Sia il presidente Christofias, così come l’arcivescovo Chrisostomos hanno espresso il loro desiderio di continuare in questo dialogo ed anche in questa - possiamo dire - riconciliazione tra la comunità di Cipro e la Chiesa cattolica. E’ un piccolo passo, ma è un passo in avanti che può darsi abbia influenza non soltanto nelle Chiese di Cipro, ma magari anche in altre Chiese ortodosse.
Migliaia di sacerdoti da tutto il mondo a Roma per la chiusura dell’Anno Sacerdotale. La riflessione di mons. Piacenza
◊ Oltre novemila sacerdoti di 91 Paesi prenderanno parte a Roma, da domani all’11 giugno prossimo, all’Incontro internazionale che chiuderà l’Anno Sacerdotale indetto da Benedetto XVI per il 150.mo anniversario della morte di San Giovanni Maria Vianney. Giovedì sera, i sacerdoti saranno in Piazza San Pietro con Benedetto XVI per una Veglia, mentre il giorno dopo il Papa celebrerà una Messa solenne nella quale proclamerà il Curato d’Ars patrono dei sacerdoti. Intanto, già oggi, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, si vive una giornata introduttiva all’Incontro, promossa dal “Rinnovamento nello Spirito Santo”. Tra i momenti salienti di questa mattinata, la meditazione di mons. Mauro Piacenza, segretario della Congregazione per il Clero. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“Senza lo Spirito Santo la Chiesa non sarebbe semplicemente un’istituzione umana, ma semplicemente non esisterebbe”: è quanto affermato da mons. Mauro Piacenza in San Giovanni in Laterano. Il presule ha auspicato che i sacerdoti radunatisi a Roma, in questi giorni, vivano una reale “esperienza di rinnovamento”. Ed ha sottolineato che il rinnovamento “non è mai una cesura con il passato né un abbandono del meglio della Tradizione”. L’autentico rinnovamento chiede invece il profondo discernimento dei segni dei tempi, operando “nella comunione con la Chiesa e particolarmente con il Papa”. Ha inoltre messo in guardia da quella ermeneutica della discontinuità che pretende autonomamente di cambiare le cose, “finendo drammaticamente con il tradire Dio e gli uomini”.
L’arcivescovo Piacenza ha così messo l’accento sui doni consegnati ai presbiteri con la consacrazione sacerdotale: il dono della profezia, il compito di santificare e la guida pastorale. Oggi, ha rilevato, “a causa della galoppante secolarizzazione”, si è smarrita “l’idea del sacro e del santo che ha sempre caratterizzato la religiosità popolare e la vita della Chiesa”. “Non dimenticate mai – ha detto il presule ai sacerdoti – che se non sarete voi a guidare le comunità a voi affidate, potrebbe cominciare a guidarle il maligno”. Di qui l’invocazione ad affidarsi al Signore, che con la sua grazia aiuterà i sacerdoti a santificare il mondo.
Oggi pomeriggio, sempre nella Basilica Lateranense, il ritiro promosso dal “Rinnovamento nello Spirito Santo” vivrà un momento particolarmente significativo con la Messa celebrata dal cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. Nel contesto dell’Incontro internazionale si colloca inoltre la manifestazione di testimonianze sul tema “Sacerdoti Oggi”, che si terrà domani pomeriggio in Aula Paolo VI per iniziativa del Movimento dei Focolari e del Movimento di Schoenstatt. Prenderanno parte, tra gli altri, il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, che rivolgerà ai partecipanti un indirizzo di saluto, e il cardinale Claudio Hummes, prefetto della Congregazione per il Clero, che guiderà la recita dei Vespri. Lo stesso porporato brasiliano, domani mattina, presiederà una Messa per i sacerdoti nella Basilica di San Paolo fuori le Mura.
Tra le tante iniziative legate alla conclusione dell’Anno Sacerdotale, anche un Congresso al Pontificio Ateneo Regina Apostolorum, in programma oggi pomeriggio sul tema “A immagine del Buon Pastore”. A conclusione dell’incontro, la celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Claudio Hummes. Sull’importanza dell’Incontro internazionale dei sacerdoti, e soprattutto sul valore dell’Anno Sacerdotale quale segno di rinnovamento e speranza per il futuro, Roberto Piermarini ha intervistato mons. Mauro Piacenza, segretario della Congregazione per il Clero:
R. - Vuole essere un inizio. L’inizio di una profonda riforma nella fedeltà. “Fedeltà di Cristo, fedeltà del sacerdote”, è il motto che il Santo Padre ha attribuito a questo anno di grazia. E’ il motto, però, per un cammino, per un viaggio. Tutta la formazione ecclesiastica deve guardare solo a Cristo e deve continuamente convertirsi a Cristo. Il modello è alto, altissimo, sublime e richiede una conversione quotidiana. E’ una fedeltà totale che investe gli studi, le modalità di vita, l’essere e l’agire conseguente. Fedeltà che deve informare tutti i necessari aggiornamenti, perché gli aggiornamenti veri li opera il soffio dello Spirito Santo non quello della mondanità. Ormai, parecchi anni fa, ho sentito raccontare che un vescovo alla conclusione di un’udienza avuta con il Beato Giovanni XXIII disse congedandosi: “Sia lodato Gesù Cristo”. Allora il Papa gli disse: “Eccellenza, da noi a Bergamo il nostro popolo saggio e devoto al ‘Sia lodato Gesù Cristo’ sa cosa risponde? Risponde: ‘Sempre sia lodato signor curato e il diavolo sia impiccato’ ”. Che cosa voglio dire riportando questo simpatico episodio? Che vinciamo Satana in noi e negli altri soltanto se seguiamo Cristo testimone fedele e rimaniamo testimoni fedeli della sua verità e della sua carità anche a prezzo dei più gravi sacrifici.
D. - Eccellenza, come si inquadrano nel contesto di questo grande incontro le iniziative dei movimenti e di altri organismi ecclesiali?
R. - Non pochi movimenti e aggregazioni varie hanno accompagnato questo anno, davvero benedetto dal Signore, con il tesoro della loro adorazione eucaristica, di momenti intensi di preghiera. Hanno promosso incontri costruttivi, hanno illustrato anche con diverse iniziative pregevoli, la figura anche artistica di san Giovanni Maria Vianney e di molti altri sacerdoti impegnati in modo particolare in vari settori anche dell’esercizio della carità: dalla carità intellettuale, come gli insegnanti, alla carità verso gli emarginati, verso i poveri e alle normali opere di carità pastorale. Quindi, una collaborazione vasta. Ma al di là di queste lodevoli iniziative e della collaborazione che hanno offerto alla stessa Congregazione lungo i mesi trascorsi i tanti Movimenti, associazioni e aggregazioni e con buon spirito, credo vada evidenziato il bene che le varie aggregazioni possono offrire e, di fatto, offrono proprio come sostegno spirituale e come compagnia ai singoli sacerdoti. Direi quindi che aiutano anche il sacerdote nel suo cammino di ogni giorno.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Buoni preti per risolvere la crisi: in prima pagina, un fondo di Ettore Gotti Tedeschi sull'anno sacerdotale e l'economia.
In rilievo, nell'informazione internazionale, l'economia: la Germania stringe la cinghia e vara una manovra da ottanta miliardi con tagli al settore pubblico.
Quando l'apparire è apertura all'essere: in cultura, Marco Maurizi recensisce "L'orto dei semplici. Dialogo sull'immagine e sull'arte" fra Paolo Biscottini e Giovanni Ferrario.
Le relazioni del procuratore generale della Confederazione dell'Oratorio di San Filippo, Edoardo Aldo Cerrato, e del direttore dell'Ufficio per la cultura dell'arcidiocesi di Genova, Mauro De Gioia, alla presentazione del libro che raccoglie gli "Scritti oratoriani" di John Henry Newman.
Un comunista libero: Lucetta Scaraffia ricorda, a un anno alla morte, Renzo Foa.
Un articolo di Antonio Paolucci dal titolo "Il Vero svelato dalla luce": Caravaggio e i caravaggeschi raccolgono a Firenze il testimone della mostra delle Scuderie del Quirinale.
Nell'informazione religiosa, il messaggio dei vescovi ai sacerdoti che operano in Italia, approvato nell'ultima assemblea generale della Conferenza episcopale italiana.
Nell'informazione vaticana, sulla visita pastorale del Papa a Cipro un'intervista di Mario Ponzi al cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani.
I funerali in Turchia di mons. Luigi Padovese: "Ha pagato con il sangue la propria fedeltà al Vangelo"
◊ Proseguono in Turchia le indagini sulla barbara uccisione di mons. Luigi Padovese, vicario apostolico dell’Anatolia e presidente della Conferenza episcopale di Turchia, assassinato lo scorso tre giugno dal suo autista, Murat Altun. Alle esequie, presiedute da mons. Ruggero Franceschini, arcivescovo metropolita di Smirne, hanno partecipato ieri pomeriggio fedeli non solo cattolici. Sui funerali, che si sono tenuti nella cattedrale di Iskenderun, ascoltiamo l’inviato di Avvenire Giorgio Ferrari, intervistato da Amedeo Lomonaco:
R. - Si sono svolti in un clima di composta mestizia, con una grande partecipazione emotiva e con molta dignità. La comunità cristiana, soprattutto quella cattolica, è molto piccola. Ma non è importante il numero delle persone, quanto il fatto che la chiesa fosse gremita, che le parole pronunciate fossero parole comunque di speranza e di perdono, nonostante i dubbi e tutto ciò che sta ruotando intorno a questa vicenda che, come si sa, non è chiarissima.
D. – Resta invece in piena luce la testimonianza forte al Vangelo. Su questo non ci sono dubbi...
R. – Non c’è alcun dubbio ed è forse nella mestizia la cosa più bella che è emersa dalle esequie: l’idea che, seppellita sotto lo sdegno ed anche la rabbia per una morte insensata e ingiusta, rimane comunque fortissima la testimonianza di una vita spesa non solo per gli altri, ma per attivare quel dialogo interreligioso che, sì, è stato spezzato da una coltellata, però in realtà non è stato spezzato per niente, perché continua. E come ha detto l’arcivescovo di Smirne: “Noi da qui non ce ne andiamo e non ci sarà niente che potrà offuscare la nostra decisione, la nostra speranza e la nostra fede”.
D. – L’arcivescovo di Smirne ha ricordato anche diversi momenti significativi di questo dialogo, di questa amicizia con i musulmani da parte di mons. Padovese...
R. – Sì, mons. Padovese era molto attento a tenere sempre allacciato questo filo con la maggioranza musulmana, la quale peraltro lo rispettava, lo invitava regolarmente alle proprie feste e cerimonie religiose significative dell’anno e lui stesso era molto attento e aveva istituito una ventina di seminari, di simposi attorno al dialogo interreligioso. Quindi, è drammatica l’idea che questo filo si sia spezzato. Certamente, qualcuno lo riprenderà e lo riannoderà, non ci sono dubbi.
La Giornata mondiale degli oceani e la lotta contro la marea nera
◊ Gli oceani giocano un ruolo chiave nella nostra vita quotidiana e la loro ricca biodiversità va difesa dallo “sfruttamento eccessivo”, dal “cambiamento climatico” e “dall’inquinamento derivante da attività e materiali pericolosi”. Lo scrive il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, per ricordare l’odierna Giornata mondiale degli oceani. Le parole del capo del Palazzo di vetro assumono particolare rilievo in un momento in cui, nel golfo del Messico, si consuma la lotta per arginare la marea nera che dal 20 aprile sta devastando un’area di 320 Km. Intanto, gli sforzi per contenere la fuoriuscita di greggio cominciano a dare dei risultati. Il dispositivo collocato dalla British Petroleum sulla conduttura danneggiata starebbe intercettando quasi un terzo della perdita. Massimiliano Menichetti ne ha parlato con Paola Del Negro dell’Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale di Trieste:
R. – Il danno è notevole a tutti i livelli della rete trofica marina, sia per quanto riguarda gli organismi che normalmente vivono lungo la colonna d’acqua, che per gli organismi che sono più costieri e più fissi al substrato. Sopravvivono soltanto coloro i quali sono in grado di utilizzare questa risorsa organica. Alcuni batteri riescono ad utilizzarla e quindi a sopravvivere. Ovviamente, però, sono pochissimi. Al di là del danno e del depauperamento di tutta la comunità, operiamo anche un’azione di fortissima selezione della biodiversità.
D. – Fino ad ora sono stati utilizzati oltre 3,5 milioni di litri di solventi...
R. – Sì, anche questi esercitano un impatto, perché sono sostanze alle quali gli organismi non sono abituati e hanno di sicuro degli effetti tossici su di essi. Per cui, il problema è ad ampio spettro e non soltanto legato alla fuoriuscita del greggio, ma anche a tutto ciò che viene fatto per ostacolarla e anche a tutta la degradazione che avviene quando questa grande quantità, che normalmente sta nel sottosuolo, viene riportata a contatto con l’ossigeno.
D. – La marea nera avrebbe un fronte costiero lungo 320 km, quanto tempo ci vorrà per ripristinare l’ecosistema marino?
R. – Ci vorrà moltissimo tempo. Non riusciamo a prevederlo, anche perché non abbiamo dei modelli per delle quantità che possano darci delle risposte per dei fronti così ampi. Io penso che siamo più vicini ai decenni che agli anni. Il danno ecosistemico è enorme, gravissimo, senza parlare di quando questa massa si sposterà e si arriverà in aree i cui ecosistemi sono ancora più fragili.
D. – Ci sono anche delle contaminazioni a livello alimentare? Entra nella catena alimentare?
R. – Assolutamente. Si sviluppano organismi che sono in grado di degradare queste molecole e quindi di assimilarle: assimilano parti di molecole e queste, a loro volta, venendo mangiati possono trasferire sostanze che possono essere tossiche. Poi, tra l’altro, per il trasferimento in organismi marini, non ci sono moltissimi studi che parlano di sostanze che si accumulano in organismi marini, sono molto più studiati generalmente gli organismi terrestri.
D. – Quindi, si aprono tutta una serie di interrogativi che per ora potrebbero anche non avere una risposta...
R. – Certamente sì. Il livello previsionale è catastrofico, però penso che la ricerca debba in questo momento lavorare parecchio per cercare di capire effettivamente ciò che realmente sta succedendo.
Il dramma del Darfur nelle cifre dell'Onu: 600 morti il mese scorso
◊ Nella tormentata regione sudanese del Darfur, secondo fonti delle Nazioni Unite e dell’Unione Africana sono morte il mese scorso oltre 600 persone, durante scontri tra ribelli e governativi. Si tratta di cifre che mettono in evidenza le sfide che gli operatori sul terreno devono affrontare dopo sette anni di conflitto, e nonostante l’intervento dei tribunali internazionali per punire i crimini contro l’umanità commessi nell’area. Tutto questo avviene proprio mentre a Doha, in Qatar, stanno per ripartire i colloqui di pace tra il governo di Khartoum e un gruppo che riunisce rappresentanti di varie fazioni di ribelli in Darfur, ad esclusione del Jem, ritiratosi dai negoziati. Per Vittorio Scelzo, della Comunità di Sant’Egidio, attiva nella mediazione sul Darfur, si tratta comunque di una situazione che non compromette del tutto i margini delle trattative. Lo ha intervistato Stefano Leszczynski:
R. – La situazione in Sudan in generale è molto complessa. Ci avviamo ad un tornante decisivo, che sarà quello del referendum per l’indipendenza del sud, che sarà celebrato nel gennaio del 2011. Quindi, tutte le carte si rimescolano. E’ necessario avere un approccio complessivo. Si tratta di un momento difficile, in cui tutte le alleanze cambiano, in cui gli equilibri della regione sono a rischio e quindi è necessario un impegno maggiore della comunità internazionale. Va detto che il fatto che siano ripresi degli scontri non deve però portare a pensare che non ci sia più la possibilità di una soluzione negoziale.
D. – Una situazione molto complessa, pericolosa, tra l’altro, anche per i Paesi confinanti. E’ tutta una zona che è molto sensibile a quello che avviene in Darfur...
R. – Anche perché tra Darfur, Sudan, Ciad, Repubblica Centrafricana i confini sono effettivamente molto labili e soprattutto tra il Darfur, il Sudan e il Ciad le popolazioni si intersecano, si mescolano: i problemi del Ciad si riversano sul Sudan e quindi di nuovo sul Ciad. La nota positiva di questi mesi è un riavvicinamento, un chiarimento direi definitivo tra il governo di Karthoum e quello di ‘Ndjamena. Si tratta di un momento delicato, in cui anche le alleanze regionali stanno cambiando. I fatti di questi ultimi giorni sono il risultato di queste mutevoli alleanze internazionali.
D. – Può avere avuto o può avere un peso critico sul processo di pace il fatto che sia stato rieletto un presidente sudanese ritenuto da una parte della comunità internazionale responsabile di gravi crimini contro l’umanità in Darfur?
R. – La situazione personale del presidente Bashir sicuramente è uno dei problemi sul tavolo. Va detto che anche alcuni dei capi ribelli sono stati incriminati dalla stessa corte. Il quadro generale è soprattutto un quadro politico, nel quale si mescolano le recenti elezioni in Sudan, con le evidenti pressioni che ci sono state sull’una e sull’altra parte e il prossimo referendum sull’indipendenza del sud, che a mio avviso è il tornante decisivo per la storia recente del Sudan.
Irak: ucciso un commerciante cristiano a Kirkuk. Torna la paura fra i fedeli
◊ Nuovo omicidio nella comunità cristiana a Kirkuk, nel nord dell’Iraq. Ieri sera, alle 9 - riporta l’agenzia AsiaNews - è stato assassinato a colpi di arma da fuoco, davanti la sua abitazione, un commerciante di 34 anni, Hani Salim Wadi, secondo quanto dichiarato da un testimone oculare. L’uomo, sposato e padre di una bambina, era proprietario di un negozio di telefonini nel centro della città. Al momento non sono chiare le motivazioni alla base dell’omicidio, ma i cristiani temono una nuova spirale di violenze, mentre si respira “un clima di insicurezza”, denunciano fonti locali. Il nord dell’Irak – in particolare Mosul e Kirkuk – è da tempo teatro di attacchi mirati contro la comunità cristiana, al centro di una lotta di potere fra arabi, curdi e turcomanni. Da tempo i fedeli denunciano una persecuzione nell’indifferenza generale. I cristiani sono convinti che “non si tratti di criminali ordinari” ma che dietro agli attacchi ci siano “precisi piani politici”: la creazione di un’enclave cristiana nella piana di Ninive, mentre il governo, centrale e provinciale, non farebbe nulla per contrastarla. (R.G.)
Messaggio CEI ai sacerdoti che operano in Italia a conclusione dell'Anno Sacerdotale
◊ “Gratitudine, conversione, incoraggiamento”: le tre parole che riassumono il senso del messaggio rivolto dalla Conferenza episcopale italiana ai presbiteri, in vista della prossima chiusura dell’Anno sacerdotale. “Il nostro primo pensiero è sempre per voi, e lo è stato ancora di più in questi mesi”, scrivono i presuli. “Incalzati da accuse generalizzate, che hanno prodotto amarezza e dolore e gettato il sospetto su tutti, abbiamo pregato e invitato a pregare per voi. Non sono mancate occasioni di ascolto e di dialogo per condividere la grazia e la benedizione del ministero ordinato. Ora, tutti insieme vogliamo esprimervi la nostra cordiale stima e vicinanza, ispirata dalla comune responsabilità ecclesiale”. Quindi anzitutto una parola di gratitudine: “Noi siamo fieri di voi! Il bene che offrite alle nostre comunità nell’esercizio ordinario del ministero è incalcolabile e, insieme ai fedeli, noi ve ne siamo grati”. Poi una parola di invito alla conversione e penitenza: “La vocazione alla santità ci spinge a non rassegnarci alle fragilità e al peccato”. L’appello accorato di Gesù venite a me!... rimanete in me!... seguitemi! è “un imperativo per tutti”, aggiungono i vescovi italiani. “Questa irresistibile sollecitazione ci commuove e ci spinge ad andare avanti, ci aiuta a non adagiarci sulle comodità, a non lasciarci distogliere dall’essenziale, a non rassegnarci a ciò che è solo abituale nel ministero”. “La Chiesa ci affida il Vangelo che illumina i nostri passi, corregge le nostre derive, ispira i pensieri e i sentimenti del cuore e sostiene il desiderio di bene presente nell’animo di ciascuno. Accogliamo con gioia la sua parola di speranza e di verità, desiderosi di lasciarci educare da lui”. Infine una parola di incoraggiamento: il Signore “non ci ha promesso una vita facile, ma una presenza che non verrà mai meno. Senza di lui siamo nulla e non possiamo fare niente; dimorando in lui i nostri frutti saranno abbondanti e duraturi. La sua compagnia non ci mette al sicuro dagli attacchi del maligno – sottolineano i presuli - né ci rende impeccabili, ma ci assicura che il male non avrà mai l’ultima parola, perché chi si fa carico del proprio peccato può sempre rialzarsi e riprendere il cammino”. (A cura di Roberta Gisotti)
Haiti. Appello di mons. Kebreau: "non dimenticateci come hanno fatto i media"
◊ Un appello accorato a non dimenticare Haiti, l’isola colpita dal terribile terremoto del 12 gennaio scorso. A lanciarlo in un clima di “intensa emozione” è stato mons. Louis Kebreau, arcivescovo di Cap-Haitien, e Presidente della Conferenza Episcopale di Haiti nel corso di un viaggio a Parigi. A riceverlo ieri nella capitale francese è stato il cardinale André Vingt-Trois, a nome della Conferenza dei vescovi di Francia. L’arcivescovo haitiano - riferisce l'agenzia Sir - ha potuto comunicare ai vescovi francesi la situazione drammatica in cui è piombata l’isola. Il terremoto ha colpito “un popolo già fortemente segnato dalla precarietà e profondamente traumatizzato. Le persone che disponevano di una relativa posizione sociale, sono entrate ora nelle fila dei nuovi poveri”. I morti “non hanno altra possibilità di sepoltura se non la fossa comune”. “Non dimentichiamo Haiti – è l’appello di mons. Kebreau -. I media cancellano troppo velocemente gli avvenimenti, inseguendone uno dopo l’altro”. L’arcivescovo parla della “complessità della situazione. Tutto è da ricostruire”. “Parole emozionanti” – scrive mons. Bernard Podvin, portavoce della Conferenza episcopale francese – che mettono “in evidenza tutta la fragilità dell’uomo e l’imperativo di una fraternità tra le Nazioni”. (R.P.)
Cile: a 4 mesi dal sisma, "Aiuto alla Chiesa che soffre" offre 39 nuove tende-cappella
◊ A quasi quattro mesi dal terremoto che ha sconvolto il Cile il 27 febbraio scorso, i servizi religiosi continuano spesso ad essere svolti in strada. In risposta alle richieste urgenti di luoghi in cui poter praticare il culto, - riferisce l’agenzia Zenit - l'associazione caritativa internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) fornirà altre 39 tende-cappella, ognuna a coprire un'area di 185 mq ed una capacità di 100 posti a sedere, fatte con ferro e vinile impermeabile. Si aggiungono alle 15 promesse a febbraio, dopo il sisma di 8,8 gradi della scala Richter costato la vita, secondo fonti ecclesiali, a quasi 500 persone. Christiane Raczynski, presidente di Acs Cile, ha sottolineato che il progetto riguarderà le diocesi più colpite, come quelle di Rancagua, Talca, Linares, Chillán, Concepción e Los Angeles. Messe, battesimi e perfino funerali si svolgono ora in strada, visto che circa l'80% delle chiese nelle zone devastate dal terremoto è inutilizzabile. La prima delle nuove cappelle, situata sul sito dell'antica chiesa dell'Immacolata Concezione a Rancagua, è stata benedetta ufficialmente dal vescovo Barnabas Silva, vicario generale di Rancagua, il 30 maggio. Alla cerimonia erano presenti i membri dell'Ordine carmelitano, che hanno donato alla chiesa un'immagine di Nostra Signora Vergine del Carmen, patrona del Cile. (R.G.)
Niger: il dramma dei bambini senza cibo e assistenza sanitaria
◊ La mancanza di mezzi di trasporto, lo stile di vita rurale e la pressione esercitata sulle donne a lavorare nei campi, contribuiscono ad aggravare le forme di malnutrizione nei bambini del Niger che non possono portare a termine i programmi alimentari terapeutici ai quali sono sottoposti. In alcune zone rurali remote, i centri sanitari dove vengono somministrati questi trattamenti, sono troppo lontani da raggiungere. Purtroppo risulta che un bambino malnutrito su cinque di quelli sottoposti a questi programmi, nelle province meridionali di Zinder e Maradi, interrompe il trattamento in quanto proviene dalla Nigeria. La terapia intensiva infatti dura in media otto settimane. A causa dell’interruzione, il numero dei bimbi gravemente malnutriti che vengono registrati nei programmi terapeutici aumenta settimana dopo settimana. Sono stati riscontrati 8 mila casi la scorsa settimana. Secondo il coordinatore dell’Unicef nella capitale, Niamey, dall’inizio dell’anno le agenzie umanitarie hanno preso in cura 84 mila bambini gravemente malnutriti. Nella provincia sudorientale di Diffa, dove è impegnata l’Ong Save the Children la situazione sta peggiorando. L’organizzazione sta programmando di allargare gli aiuti a tutti i centri sanitari dei distretti di Diffa in cui è impegnata. Da Zinder e Maradi - riporta l'agenzia Fides - ci vuole troppo tempo per andare e tornare dal centro, inoltre i mariti non vogliono che le loro mogli e bambini stiano lì troppo a lungo da soli e, in vista della stagione dei raccolti, le donne, che lavorano nei campi, sono costrette a tornare a casa. In alcune zone, il 70% dei villaggi distano oltre 15km dai centri sanitari, altri addirittura fino a 50km, ci vorrebbero 3 giorni per andare e 3 giorni per tornare! Il tasso di malnutrizione acuta generale a Diffa è il più alto della regione, con il 17.4%. Nella zona nord della provincia accade anche che tornando in un villaggio a distanza di un mese, questo non ci sia più. I bambini in terapia devono essere controllati almeno una volta alla settimana per verificare se stanno prendendo peso, se non abbiano contratto altre complicazioni, e che il cibo ipercalorico a loro destinato non venga dato ad altri membri della famiglia. In Niger l’assistenza sanitaria per i bambini con meno di cinque anni e le donne incinte è gratis, tuttavia i farmaci non sono mai sufficienti. (R.P.)
Onu: la Commissione per i Diritti umani chiede di perseguire i ribelli ugandesi dell'Lra
◊ Arrestare e perseguire Joseph Kony e i comandanti della ribellione dell’Esercito di resistenza del Signore (Lord’s resistance army, Lra): è l’appello rivolto dall’Alto commissario per i diritti umani Navanethem Pillay, durante una conferenza stampa a Kampala, a margine della riunione per la revisione dello statuto della Corte penale internazionale (Cpi). Lo riferisce l'agenzia Misna. “Confido vivamente nel fatto che i tre vertici dell’Lra ancora viventi e attivi, possano essere arrestati e perseguiti per l’atrocità dei crimini commessi nel Nord Uganda, i cui traumi sulle popolazioni locali richiederanno anni per essere sanati” ha detto Pillay, sottolineando in particolare le drammatiche condizioni delle donne madri, rimaste sole dopo l’uccisione dei loro compagni o dopo aver subito violenze sessuali da parte dei ribelli e alle quali non è consentito acquistare terre a causa del loro status. “Questo stato di cose deve finire, - ha deto - chiedo alle autorità di abolire questa pratica discriminatoria e istituire una commissione per la verità e la riconciliazione che aiuti il paese a curare le sue ferite”. Il commissario ha lodato la creazione di una commissione d’inchiesta governativa relativa agli incidenti e alle violenze dei mesi scorsi nella regione settentrionale della Karamoja in cui sono implicati elementi dell’esercito nazionale. “Tutti gli ufficiali in posizioni di comando durante i tre principali episodi di violenza dovranno essere investigati – ha affermato – e se la loro colpevolezza sarà provata, sospesi dal servizio e allontanati dalla regione”. (R.P.)
La Libia interrompe l'attività della Commissione Onu per i rifugiati
◊ Il Consiglio italiano per i rifugiati (Cir)è molto preoccupato per la decisione del governo di Tripoli di chiudere la delegazione dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) in Libia. Il Cir è partner dell’Unhcr per attuare un importante progetto triennale, iniziato a Tripoli nell’aprile 2009, e che ha già prodotto notevoli passi in avanti nella protezione di rifugiati e migranti libici e nella gestione dei flussi migratori. Le attività includono visite regolari a 16 centri di detenzione per migranti, la fornitura di aiuti umanitari, un programma di rimpatrio volontario assistito nonché iniziative di promozione con le istituzioni libiche, anche attraverso scambi di esperienze nella gestione dei flussi migratori tra Libia e Italia e l’organizzazione di missioni di studio. In una lettera indirizzata il 1° giugno al Ministro degli Esteri italiano Franco Frattini, a firma del presidente del Cir Savino Pezzotta e del direttore Christopher Hein, si chiede che l’Unhcr possa immediatamente riprendere le proprie attività e ottenga dal governo libico formale riconoscimento diplomatico. Analoga richiesta è stata avanzata dal Cir assieme con l’International Centre for Migration Policy Development (Icmpd), l’altro partner del progetto, nei confronti della Commissaria europea responsabile per gli Affari Interni e Giustizia, Cecilia Malmström. (R.G.)
Mondiali di calcio: il commissario Onu per i diritti umani contro ogni discriminazione
◊ Un’opportunità perfetta per dare un calcio a discriminazioni, esclusioni e razzismi: questa è per l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Navi Pillay, la possibilità fornita dai Mondiali di calcio per la prima volta ospitati in terra africana. A pochi giorni dal fischio d’inizio della competizione in Sudafrica, la Pillay - riferisce l'agenzia Misna - ha affidato questo auspicio al quotidiano “Business day”, invitando a riflettere sul fatto che lo sport possa aiutare a rafforzare la coesione sociale, a spingere al confronto culture diverse e a sopraffare le diffidenze. “In quanto vittima di razzismo e appassionata di sport – ha detto l’Alto commissario – chiedo a chi scende in campo e a chi guarda le partite, di usare la Coppa del mondo come strumento catalizzatore per un’azione globale contro l’intolleranza e il razzismo”. Navi Pillay ha anche invitato le autorità calcistiche ad abbandonare i toni retorici troppo accessi: “Manifestazioni di razzismo e intolleranza negli stadi dovrebbero essere bandite… il messaggio chiaro che ci aspettiamo dal torneo è quello di un luogo esente da questi fenomeni”. Navanethem Pillay - detta Navi Pillay - è un magistrato sudafricano, giudice della Corte penale internazionale e dal 2008 Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani. Di origine tamil, è stata la prima donna non bianca presso la Corte suprema sudafricana; è nota anche per aver difeso numerosi attivisti e uomini politici anti-apartheid. (R.G.)
Gli Usa allungano la lista dei cittadini guineani sospettati di narcotraffico
◊ Gli Stati Uniti stanno ultimando una lista di 120 nomi di cittadini della Guinea Bissau sospettati di essere coinvolti nel traffico di droga. L’elenco comprende i nomi di politici, parlamentari, imprenditori e militari della Guinea Bissau i cui beni negli Stati Uniti verranno congelati e che verranno sottoposti ad un energico controllo da parte delle istituzioni che combattono la criminalità a livello internazionale. Secondo Luanda Digital, che ha riportato la notizia, tra le aziende che potrebbe essere colpite dal provvedimento delle autorità statunitensi, vi è una società per l'esportazione di pesce di Bissau, gestita dal figlio del Presidente della Guinea-Bissau. Uno dei fattori che hanno sollevato i primi sospetti dei funzionari degli Stati Uniti - riporta l'agenzia Fides - sono stati i collegamenti della compagnia con le isole Canarie, il Senegal e il Marocco, Paesi considerati importanti porte di ingresso della cocaina nel territorio europeo. Attraverso la Guinea Bissau negli ultimi anni sono passate centinaia di tonnellate di cocaina, provenienti dall’America Latina con destinazione l’Europa. Nel Paese, che ha un’economia molto debole, circola il denaro della droga che assicura impunità e protezioni ai narcotrafficanti. La Guinea Bissau sta vivendo inoltre una grave crisi politica derivante dai forti contrasti tra il Presidente Malam Bacai Sanha e il Primo Ministro Carlos Gomes Junior. Lo scontro ai vertici dello Stato rischia di favorire i militari guidati dall’ammiraglio Bubo Na Tchuto, recentemente rientrato dal Gambia, dove si era rifugiato per sfuggire alla cattura perché accusato di un tentativo di golpe nel 2008. Na Tchuto è stato prosciolto dalle accuse da un tribunale militare, un fatto, secondo diversi osservatori, che dimostra la forte influenza che l’ex capo della marina gode ancora nel Paese. Ad aprile, un gruppo di militari guidati dal generale Antonio Njai, un alleato di Na Tchuto, aveva sequestrato per un breve periodo di tempo il Primo Ministro Carlos Gomes Junior, considerato un nemico dei trafficanti di droga. Na Tchuto è già stato inserito nella lista statunitense dei capi del narcotraffico internazionale. L’aggiunta di un altro centinaio di nomi in questa lista viene considerata da molti osservatori come un tentativo per limitare il potere dei militari e dei funzionari, legati ai trafficanti, e di rafforzare i detentori del potere legittimo. (R.P.)
El Salvador: per la Chiesa il governo Funes ha compiuto “passi importanti in democrazia"
◊ La Chiesa cattolica di El Salvador ha riconosciuto che il presidente Mauricio Funes ha compiuto “passi importanti” in democrazia durante il suo primo anno di mandato. Senza entrare nei dettagli politici, l'arcivescovo di San Salvador, mons. José Luis Escobar Alas, ha detto che “i cambiamenti che tutti vogliamo sono la strada verso la democrazia” e ha riconosciuto che Funes, “ha compiuto passi importanti in questa direzione”. “Al di là delle differenze di partito, i progressi sono stati compiuti democraticamente” ha detto il presule, aggiungendo che “qualsiasi governo quando presenta il suo rapporto sul primo anno di governo, registrerà delle cose incompiute e dei fallimenti”. Secondo quanto riferisce l'agenzia Fides, l’arcivescovo di San Salvador, nel corso della sua conferenza stampa di domenica scorsa, ha chiesto al popolo di dare un voto di fiducia al governo e al governo ha chiesto di fermare la violenza e di riattivare l’economia. Funes, un giornalista salito al potere il 1° giugno 2009 sotto la bandiera dell’ex guerrigliero Fronte Farabundo Marti per la Liberazione Nazionale (Fmln), ha posto fine a 20 anni di governi della destra, preceduti da un mezzo secolo di presidenti militari. Mons. Escobar Alas ha osservato che Funes “più volte ha detto di governare per la nazione e ha evidenziato i problemi della nazione”. Al Presidente ha consigliato “di continuare a lavorare in questa linea democratica, per garantire il bene di tutti al di sopra del bene dei partiti.” “Un presidente, come lui stesso ha detto, è un presidente per tutti” ha concluso mons. Escobar Alas. (R.P.)
Argentina: il cardinale Bergoglio risponde alle sfide della 'cultura pagana'
◊ La cultura pagana che ci invade «tende a svalutare le nostre tradizioni e cerca di sostituirle», cerca di sfilacciare il tessuto dei valori fondamentali, culturali e religiosi che costituiscono il patrimonio genetico del popolo argentino. Lo ha sottolineato l'arcivescovo di Buenos Aires e primate di Argentina, il cardinale Jorge Mario Bergoglio, nel presiedere la celebrazione eucaristica del Corpus Domini con la quale si è anche chiuso l'Anno Sacerdotale dell'arcidiocesi di Buenos Aires. Presenti numerosi fedeli raccolti presso l'altare eretto di fronte alla Plaza de Mayo. «Come il popolo argentino, che sa qual è il vero pane, noi diciamo sì — ha detto il porporato — al Pane della vita, Gesù Cristo, al Pane della gloria donatoci dal Risorto; diciamo sì alla comunione fraterna che sul piano sociale porta alla costante ricerca del bene comune. Diciamo no alle ideologie di morte, alle esclusioni e alle disuguaglianze sociali, no all'egoismo e al materialismo pagano che inaridisce il cuore e mortifica la speranza». Il cardinale Bergoglio - riferisce l'Osservatore Romano - ha ricordato che «il Signore ci chiede di continuare a distribuire il pane della Vita, vuole essere vicino alle persone in difficoltà attraverso le nostre mani. Gesù, Pane di vita, vuole darci aiuto donandoci l'Eucaristia. Quel pane va distribuito per sfamare e per unire, quel pane ci unisce tutti intorno al Figlio, rinsalda i vincoli della comunione con le nostre famiglie, con tutto il popolo argentino». Nel ribadire la centralità del sacramento dell'Eucaristia «come cibo e cuore di vita per i cristiani», il cardinale ha invitato gli argentini «a non sostituire questo vero pane con altro». Sappiamo che «solo Gesù è il Pane della vita che il Padre ci ha donato. C'è un solo pane vivo e vero, Gesù nostro signore, nato a Betlemme, cresciuto a Nazareth, morto sul Calvario e risorto nella domenica di Pasqua». Il porporato ha rivolto ai giovani l'invito a rifuggire facili ed edonistiche scorciatoie e li ha incoraggiati a «non aver paura di lasciare impronte di verità nella vita ponendosi alla sequela di Cristo». (R.P.)
Panama: appello della Chiesa a non abbandonare il senso cristiano della domenica
◊ L'arcivescovo di Panama, mons. José Domingo Ulloa Mendieta ha respinto l'intenzione del governo di non considerare più la domenica come giorno di riposo obbligatorio per favorire gli imprenditori. "La dignità dell'uomo e della donna è in gioco se non si vuole essere vittime degli interessi economici. In ogni epoca della storia è stato necessario alternare lavoro e riposo, cosa che oggi diventa più urgente dal momento che la scienza e la tecnologia hanno dato un enorme potere all’uomo, che egli esercita attraverso il suo lavoro" ha detto l’arcivescovo di Panama. Mons. Ulloa Mendieta ha affrontato la questione in un momento in cui i principali sindacati del Paese stanno preparando una strategia per opporsi al piano del governo di apportare modifiche alla legislazione sul lavoro, sostenendo che queste sono necessarie per aiutare le imprese con l'apertura dei mercati e della globalizzazione. Ha aggiunto che "per tutti gli uomini e le donne, non solo per i cristiani, ha una grande importanza e significato, e questo riconoscimento non deve essere solo formale, ma reale, consentendo il riposo domenicale di tutti i lavoratori". "Oggi la domenica è diventata un grave problema non solo religioso e pastorale, ma anche in termini culturali, sociali, politici. Quando si tenta di fare un approccio non si considera solo l'esperienza di fede e di impegno pastorale, ma la complessità del tessuto sociale" ha detto l’Arcivescovo. "Noi cristiani non possiamo abbandonare il senso cristiano della domenica, non possiamo paganizzarlo o sottovalutarlo. Per vivere la domenica in pienezza la Chiesa ci invita alla partecipazione all’Eucaristia domenicale, ad indossare il vestito della festa, per condividere la mensa con la famiglia e con gli amici". L'arcivescovo di Panama ha aggiunto che "la Chiesa cattolica non è un soggetto politico, ma un soggetto sociale... il nostro compito è quello di formare le coscienze, di difendere la giustizia, la verità e di educare alla dignità individuale e politica". L’occasione di questo intervento è stata la prima celebrazione del Corpus Domini come arcivescovo di Panama (la sua nomina è del 18 febbraio scorso) davanti a migliaia di fedeli, a sacerdoti e religiose e al Nunzio apostolico, Andrés Carrascosa. “Come Pastore sono sempre più convinto che questo Paese, secondo gli indicatori economici, merita che il suo popolo possa godere di servizi sanitari, dell’istruzione e di una alimentazione completa, di un lavoro dignitoso per uomini e donne, e questo è possibile attuando una politica, da parte dello Stato, secondo una visione di sviluppo umano sostenibile” ha detto mons. Ulloa nella sua omelia. (R.P.)
Comunione anglicana: prime azioni di Canterbury su chi non ha rispettato la moratoria
◊ Divieto ai membri delle province anglicane che non hanno rispettato il “patto di moratoria” di partecipare ai dialoghi ecumenici nei quali la Comunione Anglicana è impegnata. Richiesta di chiarimenti formali ai primati della Chiesa anglicana del Canada e del Cono Sud riguardo all’ordinazione di uomini e donne apertamente omosessuali e ai riti di benedizioni di coppie dello stesso sesso. Comincia a scendere in campo l’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, con azioni volte a mantenere - come aveva promesso - armonia e dialogo tra le diverse province del mondo che compongono la Comunione anglicana. Lo aveva fatto qualche giorno fa con un preciso messaggio rivolto alle province anglicane in occasione della Pentecoste. Nel messaggio Williams - riporta l'agenzia Sir - aveva affrontato la questione che si era aperta nella comunità degli episcopaliani degli Stati Uniti dove nella diocesi di Los Angeles era stata consacrata a vescovo la reverendo Canon Mary Glasspool, con dichiarata tendenza omosessuale. L’arcivescovo Williams aveva quindi ricordato le tre moratorie previste e approvate nel 2004 nel “Windosr Report”: divieto di celebrare cerimonie religiose per la benedizione di unioni gay; il divieto di consacrazione di vescovi che vivono in unione con persone dello stesso sesso; impossibilità di un vescovo di autorizzare ministeri nel territorio di un'altra diocesi, senza una precisa autorizzazione. Sulla questione è tornato ieri il reverendo Canon Kenneth Kearon, segretario generale della Comunione anglicana che riprendendo le proposte contenute nella lettera di Pentecoste, ha fatto il punto su alcune “conseguenze” di questa azione avviata da Williams. Si sperava – scrive il reverendo – che il Patto di moratoria fosse “considerato correttamente e adeguatamente all'interno delle comunità di fede. Tuttavia, le recenti elezioni episcopali di Los Angeles hanno creato una situazione in cui l'arcivescovo è stato costretto ad agire prima che il Patto sia considerato dalla maggior parte delle province”. Da qui la serie di lettere spedite da Canterbury ai primati delle Chiese coinvolte. La prima è stata spedita la scorsa settimana ai membri della “Inter Anglican ecumenical dialogues” che fanno parte della Chiesa episcopaliano, informandoli che “la loro partecipazione a questi dialoghi è stata interrotta”. Stessa lettera è stata scritta ai membri episcopaliani della “Inter Anglican Standing Commission on unity, Faith and Order (Iscufo). Sono stati poi richiesti chiarimenti ai primati della Chiesa anglicana del Canada riguardo alla autorizzazione data a pubblici riti di benedizione di unioni dello stesso sesso, e al primate del Cono del Sud. (R.P.)
Georgia: i Padri della Cappadocia uniscono cristiani e ortodossi
◊ Grande partecipazione di studenti, professori e fedeli delle comunità cattoliche alla conferenza internazionale “La Cappadocia cristiana e il Caucaso”, organizzato dalla Chiesa cattolica georgiana presso l’università statale Ilia di Tbilisi. Per la presentazione alla comunità accademica del simposio, che ha avuto luogo dal 2 al 4 giugno, sono intervenuti Gigi Tevsadze, rettore dell’università statale Ilia, mons. Giuseppe Pasotto, amministratore apostolico della Chiesa cattolica in Georgia, mons. Hans-Joachim Kiderlen, vescovo della Chiesa luterana in Georgia, e mons. Malkhaz Songulashvili, vescovo della Chiesa battista in Georgia. A loro si è unito per un saluto anche un rappresentante del Patriarcato georgiano, facendo così della conferenza un’importante prova di ecumenismo oltre che un forte momento di approfondimento culturale. I relatori venuti da Italia, Francia, Russia, Ucraina e Grecia hanno guidato la riflessione, assieme ai colleghi georgiani, sull’importanza dei Padri cappadoci della Chiesa come san Gregorio di Nissa o san Basilio Magno. La tre giorni di seminari si è conclusa con una visita alla città rupestre di Varzia, località ai confini con l’Armenia e la Turchia, un complesso monastico scavato nella roccia considerato nel XIII secolo l’ultima propaggine della Cappadocia in Georgia. Gli organizzatori della conferenza, soddisfatti dell’andamento del convegno, hanno dichiarato che l’obiettivo per il futuro è quello di “cercare nuovi modi per un coinvolgimento rispettoso e fattivo del Patriarcato georgiano e delle sue istituzioni accademiche”. (R.P.)
Gli immigranti filippini celebrano a Taipei la tradizionale “festa della Croce”
◊ "La celebrazione della festa della Croce – Santacruzan o Flores De Mayo – da parte degli immigrati filippini è un sostegno alla fede, la processione della Croce è una testimonianza coraggiosa data ai cittadini, inoltre si tratta anche di un impegno missionario che i lavoratori filippini hanno assunto durante il loro soggiorno a Taipei". Con queste parole mons. John Hung, arcivescovo di Taipei, ha elogiato la solenne celebrazione della festa della Croce promossa e animata dagli immigranti filippini a Taipei che si è svolta l’ultima domenica del mese mariano, il 30 maggio. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides, oltre 600 lavoratori filippini hanno preso parte alla Celebrazione Eucaristica e alla processione, durata un’ora e mezzo, ed al momento di fraternità che si è svolto nella loro parrocchia di S. Christopher. Secondo sr. Eulalia Loreto, della Congregazione dell’Immacolata Concezione, “da oltre 10 anni festeggiamo la ricorrenza insieme agli immigrati filippini, e ogni anno aumenta la partecipazione”. La tradizionale festa della Croce, molto sentita dai filippini, cade l’ultima domenica di maggio e commemora il ritrovamento della Croce di Gesù a Gerusalemme da parte di Sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino. La festa è un richiamo ai fedeli ad imitare l’esempio di Maria. Secondo il dipartimento del lavoro del Comune di Taipei sono oltre 38.000 i lavoratori stranieri presenti nella città, di cui oltre 7.500 filippini. (R.P.)
Pakistan: l’arcidiocesi di Lahore celebra l’opera missionaria dei cappuccini belgi
◊ “Siamo grati al servizio reso dai frati cappuccini belgi, che hanno faticato e lavorato duramente in questa terra per mantenere viva la Chiesa del Punjab per oltre 120 anni, a partire dal 1886”. È quanto ha sottolineato mons. Lawrence John Saldanha, arcivescovo di Lahore, durante un incontro con 35 fra sacerdoti e religiosi di differenti congregazioni, riuniti alla St. Mary’s Friay di Gulberg, in una zona commerciale della città. Il prelato ha aggiunto che, prima ancora degli italiani e degli olandesi, “sono stati soprattutto i cappuccini belgi ad aver edificato la Chiesa locale”. Fra i molti missionari che hanno prestato la loro opera nella diocesi, l’arcivescovo di Lahore ha voluto ringraziare con particolare affetto padre Daniel Suply, che “ha lavorato per oltre 30 anni alla formazione di seminaristi e suore”. Alla presenza del generale dell’Ordine dei frati minori cappuccini, padre Peter Rogers, l’arcivescovo ha espresso il desiderio che pur tornando in Belgio, “padre Daniel possa continuare a ricoprire l’incarico di segretario provinciale”. Le capacità di insegnamento che hanno caratterizzato l’opera di padre Daniel sono state rimarcate da padre Abid Habib, che lo definisce “uomo delle lingue” capace di influenzare “nella disciplina e nell’adempimento al dovere”. Padre Andrew Nisari, vicario generale dell’arcidiocesi, ha aggiunto che “padre Daniel ha saputo moltiplicarsi nei suoi studenti” e “la Chiesa pakistana gli sarà sempre riconoscente”. Padre Daniel Suply - che nel 2009 ha festeggiato i 50 anni di sacerdozio - ha ricordato l’arrivo in Pakistan nel 1961 e il servizio in tre parrocchie, per poi entrare al Seminario minore di St. Mary prima come insegnante, poi come rettore. (R.P.)
Irlanda: il programma pastorale per il Congresso Eucaristico
◊ Il Comitato locale per la preparazione del 50° Congresso Eucaristico Internazionale — che si terrà a Dublino, in Irlanda, dal 10 al 17 giugno 2012 — ha lanciato domenica scorsa, solennità del Corpus Domini, il programma pastorale che accompagnerà il cammino dei fedeli in vista della celebrazione dell'evento. Il tema scelto per il Congresso in Irlanda — che segue a quello celebrato nel 2008, in Canada — è: «L'Eucarestia: Comunione con Cristo e tra di noi». Nel 2012, peraltro, sarà ricordato anche il 50° anniversario dell'inaugurazione del Concilio Vaticano II. Secondo il programma proposto, - riferisce l'Osservatore Romano - nei prossimi due anni il tema sarà affrontato in base a quattro livelli di preparazione: la compilazione di testi per la pastorale e la catechesi; il coinvolgimento nel programma dei volontari delle ventisei tra arcidiocesi e diocesi; i contributi dei fedeli per la stesura di brevi riflessioni, preghiere, poesie e altri ausili. Infine, tutto il materiale sarà raccolto all'interno di un opuscolo, che verrà distribuito in tutte le parrocchie, al quale si aggiungerà anche la versione on-line su internet. «Sono trascorsi circa due anni — ha ricordato il presidente del Comitato locale e vice presidente della Conferenza episcopale, l'arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin — da quando Benedetto XVI ha dato l'annuncio del Congresso Eucaristico in Irlanda. I momenti principali dell'evento avranno luogo nella città di Dublino, ma spero che la preparazione al Congresso e la fecondità del messaggio possano toccare ogni diocesi e comunità parrocchiale». Assieme al lancio del programma pastorale, domenica si è anche svolta la seconda colletta nazionale per supportare economicamente il Congresso. I vescovi, è scritto in una nota dell'episcopato, «ringraziano tutti coloro che hanno generosamente contribuito alla precedente colletta e tutti coloro che da tempo sono già impegnati con le loro energie nella preparazione dell'evento». (R.P.)
Algeria: i frutti del Sinodo per l'Africa nella diocesi di Costantina-Ippona
◊ L’impatto del Sinodo per l’Africa, gli incontri per l’anno sacerdotale, le iniziative con gli studenti: in tutto ciò si è impegnata in questi mesi la comunità cattolica della diocesi di Costantina-Ippona, in Algeria, che ha appena pubblicato sul sito della Chiesa d’Algeria (www.ada.asso.dz) il numero dei mesi di marzo e aprile de “L’écho du diocèse de Costantine et d’Hippone”, il bimestrale sulle attività del territorio pastorale affidato alle cure del vescovo Paul Desfarges. Nel suo editoriale, estratto dalla lettera inviata ai fedeli alla fine di marzo, il presule evidenzia il dinamismo apportato nelle parrocchie dagli studenti subsahariani per i quali sono state organizzate diverse iniziative, come il centro di ascolto ad Annaba. Tra le difficoltà che la Chiesa sta vivendo in questo momento in Algeria, mons. Desfarges segnala il problema dei visti, che non sempre vengono concessi e per i quali, comunque sono necessari tempi lunghi. “Ma bisogna aver fede – scrive il vescovo di Costantina-Ippona, l’antica sede di Sant’Agostino – dobbiamo restare fedeli a ciò che siamo, discepoli di Gesù”. Nel tracciare un bilancio sulla vita della diocesi mons. Desfarges descrive la positiva esperienza dei week-end di formazione, sia di quelli per i più piccoli che di quelli per le famiglie. Notizie confortanti giungono sulle strutture della Chiesa cattolica interessate da progetti di restauro. Fra tutti particolare importanza riveste quello della basilica di Sant’Agostino, ad Annaba, un tempo Ippona, costruita sulla collina a pochi passi dai resti archeologici della città abitata fra il IV e V secolo da Sant’Agostino. Nella meditazione proposta ai fedeli, mons. Desfarges ha voluto invece riflettere sulla figura di Maria, particolarmente venerata a Notre-Dame d’Afrique. Il presule sottolinea come la Madre di Gesù leghi cristiani e musulmani, per il fatto, anche, di essere menzionata ben 34 volte nel Corano. Mons. Desafarges esorta la Chiesa a servire la pace e l’unità proprio come Maria ha servito il Signore, a servire la vita del popolo al quale essa è donata, come Chiesa dell’incontro e dell’accoglienza. Quanto agli incontri che si sono svolti sul Sinodo dell’Africa, a Sétif, nel febbraio scorso, è stato rilevato che il messaggio che ne è scaturito alimenta speranza e mobilitazione spirituale e sociale nel continente africano, mentre a Béjaïa, frutto del Sinodo è stato un caffè letterario, che ha coinvolto studenti cristiani e musulmani algerini e di altri paesi africani, dove sono stati affrontati pure problemi d’attualità. Ad Annaba, a fine marzo, invece, si è discusso del Sinodo in rapporto alle popolazioni africane e in particolare agli immigrati; soltanto in Algeria sarebbero 300 mila i clandestini. Di fronte alla complessità del fenomeno migratorio e alle difficoltà che molti migranti affrontano, è stata ribadita la volontà di offrire, per quanto possibile, aiuti a quanti affrontano faticosi viaggi alla ricerca di una vita più dignitosa. Infine sono stati svariati gli incontri dei sacerdoti della diocesi organizzati in occasione dell’anno sacerdotale: alla fine di febbraio ha offerto la sua riflessione il vescovo emerito di Costantina-Ippona mons. Gabriel Piroird, nel mese di marzo mons. Desfarges ha invece ripercorso con il suo clero la vita della Chiesa in Algeria, ricordando gli anni difficili del secolo scorso, alcune significative personalità e le testimonianze lasciate già dai primi secoli del cristianesimo. (T.C.)
Da oggi a Roma mostra-evento sui diritti negati ai bambini nel mondo
◊ Terre des Hommes, in occasione dei suoi primi 50 anni e del ventennale della dichiarazione Onu dei diritti dell’infanzia, presenta a Roma “Unchildren”, mostra-evento di sensibilizzazione sui diritti negati ai bambini nel mondo. “Unchildren rappresenta uno specchio sull'infanzia nel mondo nel quale si riflette il nostro livello di civiltà”, dichiara Raffaele K. Salinari, presidente di Terre des Hommes. “Attraverso le tavole di Stefania Spanò ognuno sarà libero di giudicare da sé quanta strada dev'essere ancora fatta per una reale tutela dei bambini di tutto il mondo”, aggiunge. Alla negazione dell'infanzia per milioni di bambini nel mondo, - riferisce l'agenzia Sir -Terre des Hommes risponde con la volontà di espandere il campo delle tutele per far fronte anche alle nuove forme di violazione. Terre des Hommes collabora con istituzioni delle Nazioni Unite e dell’Unione Europea e fa parte della coalizione di 785 ong che dal 2000 portano avanti la Giornata mondiale per la prevenzione dell’abuso sull’infanzia, che si celebra il 19 novembre. Unchildren sarà aperta da oggi al 30 giugno a Roma, alla Sala Santa Rita (piazza Campitelli), dalle 10 alle 18 (ingresso libero), grazie al sostegno e all’ospitalità del Dipartimento Cultura del Comune di Roma e al contributo di Telecom Italia e Banca Etruria. (R.P.)
Nel pomeriggio, voto del Consiglio di Sicurezza Onu sulle sanzioni all’Iran
◊ È di almeno 15 feriti il bilancio dell'esplosione di un ordigno avvenuta stamani a Istanbul. Tra i feriti ci sono diversi agenti di polizia che viaggiavano sul veicolo preso di mira dagli attentatori, e alcuni passanti. È accaduto stamane, proprio mentre nella capitale turca, Turchia e Russia hanno firmato un accordo di cooperazione in campo nucleare. Dell’accordo ma soprattutto delle prospettive sempre più concrete di sanzioni all’Iran in tema di nucleare, ci parla nel servizio Fausta Speranza:
Firmatari dell’accordo sono esponenti dell'Agenzia per l'Energia Atomica turca (Taek) e del servizio federale russo per la supervisione Ecologica, Tecnologica e Nucleare. Ma a presenziare c’erano il premier turco Erdogan e quello russo Putin. In sostanza si prevede lo scambio di informazioni e know-how su impianti nucleari. Ma il tema del nucleare riporta subito al braccio di ferro in corso tra la comunità internazionale e l’Iran. Putin da Istanbul ammette che “è stato praticamente trovato” un accordo per un progetto di risoluzione che prevede sanzioni all'Iran per il suo programma nucleare. Sottolinea che non dovrebbero essere misure “eccessive”. Il punto è che il Consiglio di Sicurezza dell'Onu tornerà in giornata a riunirsi a New York per discutere il dossier nucleare iraniano. Un dibattito prima del voto sul testo di Risoluzione che prevederebbe nuove sanzioni contro la Repubblica islamica. I cinque Paesi con potere di veto (Usa, Gb, Francia, Russia e Cina) si sono accordati su una prima versione della risoluzione che dovrebbe passare. Qualcuno sottolinea che oltre al Brasile, anche Turchia e Libano, coinvolti nella nuova crisi in Medio Oriente, voteranno 'no' o punteranno ad un'astensione. Al momento, di certo c’è la dichiarazione del presidente iraniano: se verranno approvate sanzioni internazionali contro l'Iran non vi sarà alcun negoziato sul nucleare. Ahmadinejad, poi, aggiunge che “la Russia dovrebbe fare molta attenzione a non schierarsi con i nemici dell'Iran”. Ma di questo ne potranno parlare direttamente i due leader in giornata visto che si incontreranno a Istanbul in una conferenza di Paesi asiatici (Cica).
Sulle dichiarazioni di Ahmadinejad, Giada Aquilino ha intervistato Antonello Sacchetti, autore di numerosi libri sulla realtà iraniana:
R. – Ha un significato politico, un significato anche molto chiaro, nel senso che non dobbiamo dimenticare che la premessa a questo è stato l’accordo a tre fra Turchia, Iran e Brasile, per quanto riguarda appunto il programma nucleare. Si trattava di un accordo che, se non fosse stato presentato da Ahmadinejad, avremmo detto tutti che era un ottimo accordo, perché in sostanza ricalca quello che la bozza dell’Aiea aveva presentato il 1 ottobre 2009, con una variante significativa cioè il fatto che nel frattempo l’arricchimento dell’uranio è continuato e in questa bozza di accordo non è prevista la sospensione dell’arricchimento dell’uranio da parte dell’Iran. E' tuttavia un primo passo e anche un primo passo piuttosto significativo. Nel frattempo, il fatto che, nonostante tutto questo, all’Onu si parli di nuovo di sanzioni è un messaggio fortemente critico nei confronti dell’Iran. Sembra che si torni a parlare di una quarta ondata di sanzioni che sarebbero ancora più pesanti nel contesto internazionale economico, che è difficile per tutti.
D. – A questo punto la Russia con Putin ha sottolineato che eventuali sanzioni non dovrebbero essere eccessive nei confronti dell’Iran. A chi si rivolge Putin? Qual è la posizione della Russia?
R. – Io credo che Putin si rivolga essenzialmente agli Stati Uniti, nel senso che non avallando in pieno la linea di Obama e della Clinton cerca di dare anche un messaggio politico molto chiaro. Anche perché gli Stati Uniti, non dobbiamo dimenticare che, proprio da quell’accordo sono rimasti un pò spiazzati, perché appunto si è trattato di un accordo che poi rimescola anche le carte da un punto di vista politico. La cosa interessante in questo contesto, e non solo riferita a questo accordo, è il nuovo ruolo della Turchia, per esempio.
D. – In un periodo in cui la Turchia è coinvolta anche nella crisi a Gaza...
R. – La Turchia sta trovando un nuovo ruolo in Medio Oriente, dopo che in pratica ha trovato chiuse le porte dell’Europa. Questo nuovo atteggiamento nei confronti della questione palestinese e anche nei confronti dell’Iran è qualcosa di completamente nuovo rispetto agli ultimi decenni, non soltanto agli ultimi anni.
No di Israele all’inchiesta internazionale chiesta dall’Onu sul blitz di Gaza
La proposta del segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon di condurre un'indagine multinazionale sul blitz israeliano sulla nave passeggeri turca Marmara, conclusosi con nove morti e decine di feriti, è stata oggetto di una consultazione notturna del Consiglio di Difesa del governo israeliano, ma alla sua conclusione niente di concreto è stato annunciato. Netanyahu ha detto che a bordo della nave c'era un gruppo omogeneo, salito a bordo da un porto diverso da quello degli altri passeggeri, senza sottoporsi a ispezioni, ben equipaggiato e “fermamente deciso” a ricorrere ad una violenza organizzata. La stampa riporta foto di attivisti armati di coltelli. Israele, a quanto sembra, continua a non voler sentir parlare di un’inchiesta internazionale ma le pressioni sullo Stato ebraico si intensificano. Intanto, da Gaza si fa sentire Hamas: sta impedendo l’introduzione nella Striscia degli aiuti umanitari scaricati nel porto israeliano di Ashdod dalle imbarcazioni della 'Freedom Flottilla'.
Da Lussemburgo proposte per la riforma del Patto di stabilità e di crescita
Esame preventivo sulle manovre di bilancio dei Paesi europei e sanzioni più tempestive ed efficaci per i Paesi eccessivamente indebitati che non rispettano gli 'early warning' della Commissione europea. Questi alcuni dei punti su cui si è raggiunto un accordo di massima nell'ambito della task force della Ue al lavoro sulla riforma del Patto di stabilità e di crescita europeo. Task force presieduta dal presidente della Ue, Herman Van Rompouy, e composta dai 27 ministri dell'Ecofin, dai vertici della Bce e dalla Commissione Ue. L'obiettivo - ha spiegato Van Rompuy al termine della riunione svoltasi ieri a Lussemburgo - è quello di presentare le prime conclusioni del lavoro della task force al vertice dei capi di Stato e di governo della Ue in programma la prossima settimana a Bruxelles.
L’economia Usa in ripresa moderata
L'economia americana sta sperimentando una ripresa “moderata” che probabilmente non riuscirà a ridurre rapidamente il tasso di disoccupazione, che si manterrà elevato “per un po' di tempo e questo significa che molti americani continueranno a trovarsi in una situazione di stress finanziario”. È quanto ha detto il presidente della Fed, Ben Bernanke, nel corso di un'intervista con Sam Donaldson, giornalista di Abc News, durante un incontro al Woodrow Wilson Center di Washington.
Per un incidente esplode un gasdotto in Texas: incendio nella prateria
È di un morto e 8 feriti il bilancio dell'esplosione di un gasdotto vicino Cleburne, a 80 km da Dallas, nello Stato del Texas. L'incidente é stato causato per errore durante lavori a una conduttura che trasporta gas ad alta pressione. Il gasdotto, appartenente alla Enterprise Products Partners, attraversa gran parte dello Stato del Texas. Il rombo dell’esplosione é stato sentito a diversi km di distanza. L'incidente è avvenuto mentre l'America è alle prese con la più grande catastrofe ambientale della sua storia: il disastro della piattaforma petrolifera nel Golfo del Messico.
Benigno Aquino è il nuovo presidente delle Filippine
Benigno Aquino, figlio della ex presidente delle Filippine Corazon Aquino, é stato proclamato oggi vincitore delle elezioni presidenziali tenutesi il 10 maggio. L’ex senatore si era attestato intorno al 43% delle preferenze a 24 ore dalla chiusura dei seggi. Oggi, con tre settimane d’anticipo rispetto al termine ultimo del 30 giugno, la nomina in occasione dei risultati ufficiali annunciati in Parlamento. Le ultime elezioni nelle Filippine hanno visto una straordinaria affluenza alle urne, pari all’85% su un totale di 50 milioni di votanti, nonostante le polemiche sull’utilizzo del voto elettronico e gli episodi di violenze.
Il neo premier del Giappone ha varato il suo governo
A tempo di record, il Giappone ha il suo nuovo governo. Ad una settimana dalle dimissioni di Yukio Hatoyama, il neo premier Naoto Kan ha annunciato la sua nuova squadra all’insegna della trasparenza. Il servizio di Michela Altoviti:
Il nuovo esecutivo è composto da 17 ministri e segretari di Stato. Undici le conferme. Per i posti chiave il premier sceglie figure giovani e lontane dagli scandali in modo da suggerire un’immagine di trasparenza. Kan ripristina il consiglio interno per le politiche del partito, un organismo collegiale di fatto abolito a settembre dall’ex numero due Ozawa. Proprio Ozawa è ritenuto tra i principali responsabili della crisi d’immagine dei Democratici per alcuni scandali finanziari ancora non chiariti. E’ importante dire che nel primo incontro con la stampa Kan dichiara che l'alleanza tra ''Giappone e Stati Uniti è alla base della diplomazia nipponica". Kan infatti afferma che rispetterà l'accordo con gli Stati Uniti sul riassetto della base di Futemma, a Okinawa: la popolazione locale da tempo chiede lo spostamento della base fuori dalla sua prefettura, lamentandosi del rumore, dell'inquinamento e temendo incidenti e collisioni. Secondo i media locali, a far precipitare la situazione di Hatoyama sarebbe stato l'insuccesso delle trattative per la base Usa di Futemma.
Ancora uccisioni in Caucaso del Nord: ucciso un giudice
Attentati e uccisioni continuano ogni giorno nel Caucaso del nord, in Russia meridionale: nella notte è stato ucciso in Daghestan un giudice, mentre in Inguscezia due guerriglieri sono stati eliminati in uno scontro a fuoco con la polizia. A Unzukul, in Daghestan, sconosciuti sono entrati nella notte intorno alle 02:00 (la mezzanotte italiana) in casa del giudice Abdurakhman Gamzatov, 63 anni, e lo hanno ucciso con due colpi di pistola alla testa. Fino a due anni fa, il giudice ricopriva la carica di capo dell'amministrazione distrettuale. Nel distretto di Nazran, in Inguscezia, due guerriglieri sono stati uccisi dall’ordigno che portavano e che è esploso durante una sparatoria con la polizia. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Michela Altoviti)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 159
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