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Sommario del 07/06/2010
Il Papa a Cipro: verità e riconciliazione base per un futuro di unità e pace nell’isola
◊ Apprezzamento e incoraggiamento al governo e a tutti i ciprioti a proseguire l’impegno di riconciliazione, ieri, nelle parole di congedo di Benedetto XVI da Cipro. “Ho potuto vedere personalmente, ha detto, qualcosa della triste divisione dell’isola”. Nel pomeriggio il Papa aveva incontrato la comunità maronita con il loro arcivescovo, mons. Soueif, alla quale ha augurato di crescere nella santità, nella fedeltà al Vangelo, in unione con i propri Pastori e con il Vescovo di Roma. Il servizio della nostra inviata, Adriana Masotti:
L'incontro molto caloroso con la comunità, in cui si è pregato e cantato, è avvenuto nella Cattedrale dedicata alla “Nostra Signora delle Grazie”. Una chiesa che può contenere circa 300 persone, a poca distanza dalla chiesa latina della “Santa Croce” visitata ieri dal Papa e anche questa situata nella zona sorvegliata dai soldati dell’Onu. Insieme con i Cristiani sparsi nel mondo, ha detto ai fedeli Benedetto XVI, siamo parte del grande tempio che è il Corpo Mistico di Cristo:
"Our spiritual worship, offered in many tongues, in many places …
“Il nostro culto spirituale, offerto in molte lingue, in molti posti ed in una bella varietà di liturgie, ha continuato, è una espressione dell’unica voce del Popolo di Dio ... in una permanente comunione gli uni con gli altri. Questa comunione ... ci sospinge a portare la Buona Notizia della nostra nuova vita in Cristo a tutta l’umanità. Questo l’impegno che io condivido oggi con voi”.
Quindi il trasferimento all’aeroporto internazionale di Larnaca per il rientro in Vaticano. Dopo le parole del presidente della Repubblica, Christofias, il discorso del Papa, denso di riferimenti ai momenti vissuti e alla situazione dell’isola nell’ambito del Mediterraneo. Regione formata da un ricco mosaico di popoli con il loro calore e umanità, ma nella parte orientale non estraneo al conflitto e allo spargimento di sangue, come tragicamente si è visto negli ultimi giorni. Raddoppiamo dunque i nostri sforzi, ha detto, al fine di costruire una pace reale e duratura per tutti i popoli della regione:
"Cyprus can play a particular role in promoting dialogue and cooperation. …
“Cipro può giocare un ruolo particolare nel promuovere il dialogo e la cooperazione. ... La strada che state percorrendo è una di quelle alle quali la comunità internazionale guarda con grande interesse e speranza e noto con soddisfazione tutti gli sforzi compiuti per favorire la pace per il vostro popolo e per tutta l’isola di Cipro”.
Benedetto XVI ha espresso anche la speranza che cristiani e musulmani insieme possano diventare lievito di pace tra i ciprioti. Ricordando gli incontri con le autorità cristiane e in particolare con l’arcivescovo ortodosso di Cipro, Chrysostomos II, si è augurato che essi possano essere un ulteriore passo lungo il cammino che è stato aperto, con l’abbraccio a Gerusalemme tra l’allora Patriarca Atenagora e Papa Paolo VI. Abbiamo un appello divino ad essere fratelli, a camminare fianco a fianco nella fede, ha concluso. Infine, un riferimento alla sua esperienza personale:
"Having stayed in these past nights in the Apostolic Nunciature …
“Avendo pernottato in questi ultimi giorni nella Nunziatura Apostolica, che si trova nella zona cuscinetto sotto il controllo delle Nazioni Unite ho potuto vedere di persona qualcosa della triste divisione dell’isola, come della perdita di una parte significativa di un’eredità culturale che appartiene a tutta l’umanità. Ho potuto anche ascoltare Ciprioti del nord che vorrebbero ritornare in pace alle loro case e ai loro luoghi di culto".
Verità, riconciliazione e mutuo rispetto, sono per il Papa il fondamento più solido per ritrovare unità e pace per quest’isola. Le ultime parole sono dunque di incoraggiamento al presidente e a tutti i ciprioti a lavorare con pazienza e costanza con i vicini per costruire un futuro migliore.
Reazioni positive a Cipro sul viaggio apostolico del Papa
◊ Sono molto positive le reazioni a Cipro sul viaggio del Papa nell'isola. La stampa locale ha apprezzato gli appelli alla pace del Pontefice e il suo interesse per la questione cipriota. Il quotidiano locale in lingua greca “Simerinì”, riporta in copertina una bella foto di Benedetto XVI accanto al titolo: “Pace, amicizia: il segno di Papa Benedetto” e all’interno due pagine dedicate alla visita, una, fitta di cronaca, e l’altra con le immagini più significative come quella del Papa con Chrysostomos II e con il vescovo maronita, mons. Soueif, il volto di una giovane immigrata alla Messa e il Papa con l’anziano leader islamico cipriota, Cheik Mohammed Nazim Adil Al-Haqqani, mentre entrambi si scambiano un “ok” con il pollice alzato. Ascoltiamo il commento di un giornalista greco-cipriota, Dimitri Deliolanes, intervistato dalla nostra inviata Adriana Masotti:
R. – Direi che è un grande successo per tutti quanti, c'è stata un’accoglienza particolarmente cordiale e amichevole. Penso che sia estremamente soddisfatto anche il governo di Cipro, come sono soddisfatti i ciprioti per il grande onore che ha fatto loro il Pontefice nel visitarli e nel dimostrare sensibilità per il loro problema dell’occupazione della parte nord dell’isola, per le loro sensibilità religiose verso i monumenti che vengono distrutti. E’ particolarmente contenta la comunità cattolica di Cipro che soffre in particolar modo questa situazione di divisione perché, com’è noto, i quattro villaggi maroniti sono sotto occupazione. In due di questi villaggi è addirittura vietato l’accesso a qualsiasi civile. Penso che si possa definire un grande successo senza se e senza ma.
D. – Tra i segni e gli aspetti positivi c’è anche la grande amicizia che abbiamo visto tra Benedetto XVI e Chrysostomos II…
R. – Sì. Chrysostomos II è davvero un “leader dinamico”. E’ stato eletto pochi anni fa a capo della Chiesa ortodossa di Cipro ed ha mostrato, fin dall’inizio, di essere veramente un leader risoluto nel far entrare in maniera impetuosa e dinamica l’antichissima Chiesa di Cipro nel dialogo ecumenico, completando così il quadro di tutte le Chiese di lingua greca nel dialogo ecumenico. E’ una cosa importantissima per le Chiese ortodosse e lo ha anche dimostrato la presenza del Papa, qui.
D. – L’arcivescovo ha voluto anche essere presente alla Messa di domenica mattina. C’è stato un abbraccio tra lui e il Papa. C’è qualche commento che hai potuto raccogliere dall’arcivescovo?
R. – Lui è particolarmente contento per questo grande riconoscimento che ha avuto la Chiesa di Cipro da parte della Chiesa di Roma e so di sicuro che ci sarà una delegazione della Chiesa di Cipro al Sinodo dei Vescovi del Medio Oriente che si riunirà a Roma il prossimo ottobre.
D. – Un ultimo aspetto particolarmente significativo è stato l’incontro tra una personalità islamica, che vive qui a Nicosia, e il Papa. Un breve colloquio ma importante…
R. – Sì. Il Papa ha mostrato grande sensibilità per la convivenza intanto tra le varie Chiese cristiane qui a Cipro. Una convivenza non solo pacifica ma di grande collaborazione, di grande cooperazione tra le Chiese minoritarie cattoliche e la maggioranza ortodossa e, ovviamente, ha voluto estendere questo colloquio, questo suo abbraccio anche ai musulmani dell’isola. Questo sceicco appartiene a un movimento Sufi, che risiede nella parte occupata di Cipro. Si tratta di un personaggio di grande spiritualità, molto rispettato e non è implicato in questioni inerenti al problema politico dell’isola. Egli stesso ha voluto incontrare il Papa ed il Papa, giustamente, ha dato il suo assenso ed ha quindi esteso il suo messaggio anche in quella parte più sensibile del mondo musulmano nel dialogo con i cristiani. E’ una cosa importante in una regione come il Medio Oriente, dove il dialogo è un’esigenza veramente fondamentale.
Reazioni positive alla visita del Papa anche dal mondo culturale cipriota. Sabato scorso Benedetto XVI aveva potuto visitare il Museo bizantino delle Icone a Nicosia. Sull’evento, Adriana Masotti ha intervistato il direttore del Museo, Ioannes Eliàdes:
R. – E’ stata davvero una cosa unica, speciale. Mi ha colpito la semplicità del Santo Padre, non me l’aspettavo. Mi ha colpito anche il suo interesse, come ascoltava, interessato per tutto: il percorso, la guida, ecc... Era interessato alla minima informazione e poi ad un tratto, quando siamo passati alle antiche icone della Vergine e di Cristo, si è fermato per benedirle. E’ stato un gesto molto bello, l’ho sentito molto, quel momento mi ha proprio toccato. Poi era molto interessato alle opere cipriote rimpatriate dall’estero. Ascoltava molto la storia del mosaico di Panagia Kanakaria che, come gli ho spiegato, è un mosaico della stessa data di quelli di Ravenna. E’ proprio un mosaico di quel periodo ... è una cosa incredibile. Poi gli ho spiegato che proprio quel mosaico per noi era la testimonianza della prima volta che nell’iconografia bizantina si vedeva il dogma della Vergine Theotókos, cioè Madre di Dio, Madre di Gesù, vero Dio e vero uomo, e lì si presentava l’incarnazione di Dio. E’ un mosaico unico che purtroppo, adesso, si trova soltanto in uno stato frammentario.
D. – Un commento un po’ in generale di questo viaggio apostolico del Papa…
R. – Credo abbia portato un messaggio forte, un messaggio anche politico e non soltanto religioso. E’ un forte segnale di appoggio agli sforzi per la riunificazione ma anche un sostegno religioso. Abbiamo visto e abbiamo sentito il Papa esprimersi con parole molto calde riguardo al dialogo, per quest’avvicinamento tra l’Oriente e l’Occidente. Poi si è espresso anche dal punto di vista artistico per dare appoggio ai nostri sforzi in favore del nostro patrimonio culturale. Non si tratta soltanto del patrimonio culturale degli ortodossi di Cipro ma anche degli armeni, dei maroniti ed anche il patrimonio culturale degli ebrei è stato distrutto e saccheggiato dai turchi. Non si tratta soltanto di un attacco della Chiesa di Cipro ma di tutto quello che non è turco. Tutto quello che non è turco, nella parte occupata, è destinato a sparire e noi dobbiamo fermare questo tipo di politica. Credo che il Santo Padre farà di tutto per aiutare a fare qualcosa sia per il problema di Cipro ma anche per la salvaguardia del patrimonio culturale.
Un incoraggiamento per le comunità cristiane: così padre Pizzaballa sull'Instrumentum laboris
◊ Il Papa ieri, al termine della Messa celebrata presso il Palazzo dello Sport di Nicosia, ha consegnato l’Instrumentum laboris, il documento di lavoro del Sinodo per il Medio Oriente. L’Assemblea dei vescovi – ha affermato Benedetto XVI - desidera incrementare l’unità tra le Chiese e incoraggiare i cristiani di quelle terre nella testimonianza della fede, che avviene spesso in situazioni difficili. Su questo testo ascoltiamo il commento del Custode di Terra Santa, il padre francescano Pierbattista Pizzaballa, al microfono di Sergio Centofanti:
R. – E’ sicuramente un documento importante, che ha preso in considerazione le osservazioni che sono giunte dalle diverse comunità della regione e che sarà una buona base di partenza per i lavori che si svolgeranno il prossimo ottobre. L’Instrumentum è ben fatto. Adesso dipenderà dai Padri sinodali partire da questa base per sviluppare le diverse argomentazioni sulla vita del Medio Oriente e in Terra Santa, in particolare.
D. – Il documento parla di “piccolo gregge" dei cristiani del Medio Oriente e definisce i due obiettivi principali del Sinodo e cioè rafforzare i cristiani nella loro identità e ravvivare la comunione ecclesiale tra le Chiese per offrire una testimonianza di vita cristiana autentica...
R. – Sì, quando si è una piccola minoranza sparsa in questo grande Medio Oriente, il problema dell’identità è sempre molto forte, perché si è schiacciati dalle grandi maggioranze e anche dalle grandi sfide culturali e sfide del tempo. In Terra Santa poi ci sono due comunità maggioritarie: quella ebraica innanzitutto e poi quella musulmana. Quindi, il problema dell’identità emerge con forza. Identità che si deve difendere, custodire, non chiudendosi a riccio, ma nella formazione, nell’ambito dell’educazione, nella coscienza di sé serena nei confronti dell’altro. Poi, l’altro aspetto molto importante è la comunione. Il Medio Oriente è noto e conosciuto per essere ricchissimo di tante tradizioni diverse, che poi però possono correre il rischio di richiudersi una di fronte all’altra, quando non l’una contro l’altra. La comunione, essendo poi soprattutto numeri piccoli, è la prima testimonianza che i cristiani devono dare alle grandi maggioranze, soprattutto musulmana, in tutto il Medio Oriente.
D. – Il documento sottolinea l’urgenza del dialogo con ebrei e musulmani, ma non nasconde le difficoltà dei rapporti con queste due maggioranze...
R. – Sì, è la sfida principale. Da un lato, bisogna evitare di cadere nei copioni già scritti, quindi passare noi come le vittime di queste grandi maggioranze. Oppure, dall’altro, dire che va tutto bene e rimanere, insomma, nelle cose già dette. E’ importante mantenere chiara la propria identità, è importante trovare canali di comunicazione con la società, con l’islam e con l’ebraismo. Non solo, quindi, con il giudaismo e l’islam, ma anche con le società che sono permeate di islam e di ebraismo: con le popolazioni, non solo con le religioni. Quindi, la Chiesa ha il dovere – e questa è la sfida principale – di trovare un canale di comunicazione con le popolazioni, con le autorità educative dei vari Paesi, per mantenere viva la propria testimonianza e anche la serenità delle comunità cristiane.
D. – I mass media hanno messo l’accento, in particolare, su un passo del documento, dove si parla dell'occupazione israeliana dei Territori palestinesi...
R. – Questa è una cosa dolorosa, è una ferita aperta per la vita della comunità cristiana di Terra Santa, che è evidente. Quindi, quando si parla del dialogo, soprattutto il dialogo con l’ebraismo e con Israele in Terra Santa, non puoi evitare di parlare del conflitto, e la sfida è proprio qui. Non bisogna limitarsi però a parlare del conflitto, perché non può essere l’unico criterio di interpretazione dei rapporti tra noi, perché la società israeliana è composta di tante anime, di tante opinioni, e non sono tutti soldati. Questa sarà anche la sfida per la Chiesa, per trovare canali giusti di comunicazione con la società israeliana, che non prescinda dalla situazione politica, dal dolore di tante famiglie palestinesi, ma che sappia anche dare delle prospettive per andare oltre.
D. – Si sottolinea anche che l’estremismo islamico sta crescendo e che costituisce una minaccia per tutti, anche per i musulmani...
R. – Sì, non è un problema contro i cristiani, è un problema della società musulmana che colpisce sicuramente anche la minoranza cristiana, che si sente in alcune parti – penso all’Iraq, ma non solo – sempre più esclusa dalla vita pubblica, dalla vita civile. E’ importante, dunque, proprio per mantenere viva la propria identità, affermare con forza e chiarezza e determinazione i diritti di tutti, della democrazia, e allo stesso tempo evitare generalizzazioni e dire che i musulmani sono contro i cristiani. Questa è una generalizzazione che facilita il fondamentalismo paradossalmente, non il contrario.
D. – C’è un appello forte alla libertà religiosa e si dice anche che i musulmani non fanno distinzioni tra religione e politica, cosa che mette i cristiani nella situazione delicata di "non cittadini"...
R. – Esattamente, è un problema serio questo, perché in Medio Oriente le identità sono definite dall’appartenenza religiosa, per cui se tu non sei un buon musulmano, una delle accuse è che non sei un buon cittadino. Per essere buoni cittadini, qui, bisogna essere musulmani, ma questo ovviamente non può essere ammesso, non può essere accettato dalle comunità cristiane, che dovranno con forza, determinazione, ma serenamente, senza polemiche, ribadire il proprio diritto. I cristiani sono pieni cittadini del Medio Oriente, sono nati qui, resteranno qui e hanno tutti i diritti di cittadinanza, senza doverla giustificare, per nessuna ragione al mondo.
D. – Si lancia anche l’allarme dell’emigrazione cristiana e si dice che la scomparsa dei cristiani rappresenterebbe una perdita per il pluralismo del Medio Oriente...
R. – Assolutamente sì, è un problema purtroppo vecchio quello dell’emigrazione dei cristiani. Dal Medio Oriente, in genere, si tende ad emigrare e i cristiani, che sono già una piccola minoranza, tendono ad assottigliarsi sempre di più. I cristiani, però, sono nati in Medio Oriente. Siamo nati qui, in Terra Santa, che è ricchissima di tradizioni cristiane e la scomparsa della presenza cristiana sarebbe anche la scomparsa di un retaggio culturale molto importante e anche di una ricchezza di vita, di pluralismo che il Medio Oriente ha sempre avuto e conosciuto.
D. – Il documento parla anche della crisi delle vocazioni...
R. – Il problema delle vocazioni è un problema purtroppo di tutta la Chiesa. Vocazioni ce ne sono, ma si tratta, come in tutto il mondo, di qualificare e preparare meglio i nostri candidati alle sfide culturali che il Medio Oriente pone in maniera sempre più evidente e pressante.
D. – Le sue speranze per questo Sinodo...
R. La mia speranza è che tutti questi argomenti, che sono stati sollevati dall’Instrumentum laboris, che sono veramente tanti, possano essere approfonditi, elaborati, sempre meglio, sempre di più, e che si possano avere a conclusione due, tre linee pastorali evidenti, chiare, per tutte le comunità cristiane che sono in Medio Oriente e che possano quindi sentirsi ancora più incoraggiate e abbiano soprattutto un’indicazione chiara da parte dei loro pastori su dove la Chiesa vorrà camminare nelle prossime generazioni in Medio Oriente.
Il Papa augura a Cipro, Grecia e Italia pace e prosperità
◊ Di ritorno a Roma, Benedetto XVI ha espresso gratitudine al popolo cipriota per la calorosa accoglienza riservatagli durante il suo viaggio apostolico. Nel telegramma al presidente della Repubblica, Demetris Christofias, il Papa assicura le sue preghiere al popolo di Cipro affinché il Signore "guidi la nazione sulla via della prosperità e della pace". Un "avvenire prospero e sereno" è l’augurio espresso dal Pontefice al popolo greco, nel telegramma indirizzato al presidente ellenico Karolos Papoulias. Infine, Benedetto XVI assicura una speciale preghiera per la nazione italiana. Nel telegramma al presidente Giorgio Napolitano, il Papa sottolinea che nella sua visita apostolica a Cipro ha avuto la gioia di incontrare le popolazioni locali “ricche di spirituale fervore come pure i rappresentanti dell’episcopato del Medio Oriente”. Dal canto suo, il presidente Napolitano, in un telegramma, evidenzia che le parole del Papa “hanno ancora una volta richiamato l'umanità ai valori universali che il popolo italiano condivide e nei quali si riconosce”.
Nominato il nuovo arcivescovo di Acapulco
◊ Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Acapulco (Messico), presentata da mons. Felipe Aguirre Franco, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Carlos Garfias Merlos, finora vescovo di Netzahualcóyotl. Mons. Carlos Garfias Merlos è nato il primo gennaio 1951 a Tuxpan, arcidiocesi di Morelia. Dopo aver seguito gli studi filosofici e teologici nel Seminario Maggiore di quella arcidiocesi, ha frequentato la Scuola Normale Superiore di Morelia, ottenendo il titolo di maestro; ha poi continuato gli studi presso l’Università Intercontinentale di Città del Messico, ottenendo il Dottorato in Psicologia e Spiritualità. Ordinato sacerdote il 23 novembre 1975 per l’arcidiocesi di Morelia e nominato vescovo di Ciudad Altamirano il 24 giugno 1996, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 25 luglio successivo. L’8 luglio 2003 è stato trasferito alla diocesi di Netzahualcóyotl.
Beatificazione di padre Popiełuszko: un uomo libero che ha vinto il male con il bene
◊ La testimonianza eroica di padre Jerzy Popiełuszko ci insegna che i regimi passano, ma la Chiesa e i suoi figli restano: è uno dei passaggi forti dell’omelia dell’arcivescovo Angelo Amato nella Messa di ieri a Varsavia per la Beatificazione del cappellano di Solidarnosc, ucciso in odio alla fede dalla polizia comunista 26 anni fa. Un evento che ha raccolto 150 mila fedeli e che ha visto la concelebrazione di oltre cento vescovi e duemila sacerdoti. Il servizio di Alessandro Gisotti:
La grande Piazza Pilsudski di Varsavia si è vestita a festa ieri per la Beatificazione di padre Jerzy Popiełuszko. Sotto un cielo terso, una moltitudine di fedeli ha pregato per il suo amato padre Jerzy, con il Rosario tra le mani, ma anche sventolando bandiere di Solidarnosc e innalzando poster con la foto del sacerdote martire. Alla cerimonia, tra i tanti esponenti istituzionali ed ecclesiali, c’era anche la madre novantenne di padre Popiełuszko, Marianna. “Prego Dio innanzitutto”, ha detto con semplicità a quanti le chiedevano se dopo la Beatificazione avrebbe pregato suo figlio. Dal canto suo, l'arcivescovo di Varsavia, Kazimierz Nycz, ha dato inizio alla cerimonia definendo l’evento “un grande giorno per la Chiesa di Polonia e la patria”. Nella sua omelia, il prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, mons. Angelo Amato, ha ripercorso la vita dell’eroico sacerdote assassinato a 37 anni perché diventato troppo scomodo al regime comunista polacco. L’arcivescovo Amato ha iniziato la sua omelia rivolgendo il pensiero al volto massacrato di padre Jerzy:
“Il volto orrendamente sfigurato di questo mite sacerdote somigliava a quello flagellato e umiliato del Crocifisso, senza più bellezza e decoro”.
Perché questo scempio, si è chiesto il presule? Padre Jerzy, ha affermato, non era un omicida, un terrorista, ma solo un “leale sacerdote cattolico” che annunciava Cristo. Ma il Vangelo, ha rilevato con amarezza, non era in sintonia con l’ideologia marxista. Padre Popiełuszko, ha detto, è stato “un testimone eroico della bellezza e della verità del Vangelo di Gesù”. Un martire che "trovò la sua forza nel Signore presente nell’Eucaristia”. Con la sua testimonianza, ha affermato l’arcivescovo Amato, padre Popiełuszko ci ha mostrato che “i regimi passano come temporali d’estate lasciando solo macerie, ma la Chiesa e i suoi figli restano per beneficare l’umanità con il dono della carità senza limiti”:
“Il messaggio eterno che deve far battere il nostro cuore oggi, di fronte alle rinnovate persecuzioni contro il Vangelo e la Chiesa, è quello che il Santo Padre Benedetto XVI ripropone come sintesi della testimonianza martiriale del Beato Jerzy Popiełuszko, che – dice il Papa - fu sacerdote e martire, fedele e instancabile testimone di Cristo: egli vinse il male col bene fino all’effusione del sangue”.
“Vinci il male con il bene”: questa esortazione di San Paolo fu scelta da padre Popiełuszko come motto della sua vita e della sua testimonianza evangelica. In un’omelia del marzo 1983, padre Jerzy affermò: “Mostriamoci forti nella carità, pregando per i fratelli che sbagliano; non condannando nessuno, ma stigmatizzando e smascherando il male”.
Coincidenza particolarmente significativa, la Beatificazione di padre Jerzy Popiełuszko è avvenuta mentre si va concludendo l’Anno Sacerdotale voluto da Benedetto XVI. Sull’attualità della testimonianza di padre Jerzy per tutti i sacerdoti, si sofferma Annalia Guglielmi, autrice del libro “Popiełuszko. Non si può uccidere la speranza”, profonda conoscitrice della realtà polacca che conobbe il cappellano di Solidarnosc in gioventù. L’intervista è di Alessandro Gisotti:
R. - Padre Jerzy era un sacerdote in tutto ciò che faceva, era un sacerdote che viveva una profondissima unità personale e spirituale con Gesù Cristo ed era un sacerdote per il legame profondissimo che lo univa al suo popolo. Padre Jerzy si pone nella tradizione, nella grande scia dei grandi sacerdoti santi polacchi, a cominciare proprio dai primi due santi polacchi, Sant’Adalberto e San Stanislao, per continuare con padre Kolbe, con il cardinale Wyszynski, con Giovanni Paolo II. Sacerdoti innamorati di Cristo, obbedienti alla Chiesa e totalmente dediti al popolo loro affidato e per questo credo che sia una grande testimonianza per tutti i sacerdoti.
D. - Questo legame con Cristo lo faceva un uomo libero ed è questo che lo ha portato poi al martirio, la libertà non era consentita…
R. - Padre Jerzy era un uomo assolutamente libero. Tanto è vero che una volta un suo amico sospirando disse: potessimo essere un giorno finalmente liberi. Lui lo guardò dicendo: ma io sono già libero, io sono libero adesso. Era un uomo libero nel senso che non aveva bisogno di una conferma dalle condizioni esterne per la propria libertà. Un regime totalitario ha sempre paura degli uomini liberi. Un regime totalitario per la sua stessa natura e la sua stessa definizione vuole avere il potere assoluto, innanzitutto, sull’anima dei propri sudditi e il fatto che si possa essere liberi, anche se tutto ciò che è al di fuori contraddice questa libertà, è una sfida inaccettabile per un potere totalitario.
D. - Lei ha conosciuto personalmente padre Jerzy Popiełuszko: cosa le resta di questo incontro con la persona?
R. - Quello che mi viene da dire è che la santità è veramente una grazia che il Signore accorda a chi gli si affida totalmente. Padre Jerzy, quando lo conobbi, a me dava proprio l’impressione di un giovane sacerdote desideroso solo di affidarsi alla volontà del Signore. La sua strada lo ha portato fino alla cerimonia di ieri.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ La Croce e la Chiesa: in prima pagina, un editoriale del direttore a conclusione della visita pastorale di Benedetto XVI a Cipro.
Allegato al giornale il libretto dell'"Instrumentum laboris" del Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente.
In rilievo, nell'informazione internazionale, la nomina del nuovo premier della Corea del Nord, avvenuta durante una rara sessione straordinaria del Parlamento.
Antropologia e poetica dell'età vittoriana: in cultura, Enrico Reggiani su scrittori cattolici inglesi e irlandesi nel XIX secolo.
Tra bellezza e inquietudine: Isabella Farinelli recensisce la mostra "I preraffaelliti: il sogno del Quattrocento italiano da Beato Angelico a Perugino, da Rossetti a Burne-Jones".
Un articolo di Fiorenzo Faccini dal titolo "Dal Dna un flash sul passato": la biologia molecolare applicata ai fossili per studiare il percorso della specie umana.
Florensky e il cammino sull'orlo del visibile: Paolo Pegoraro intervista Natalino Valentini, curatore della nuova edizione dell'opera "La colonna e il fondamento della verità".
Turchia: non solo cristiani ai funerali di mons. Padovese
◊ In Turchia, fedeli cattolici e non solo renderanno nel pomeriggio l’ultimo saluto a mons. Luigi Padovese, vicario apostolico dell’Anatolia e presidente della Conferenza episcopale di Turchia, ucciso lo scorso 3 giugno dal suo autista Murat Altun. I funerali, nella cattedrale di Iskenderun, saranno presieduti dall’arcivescovo metropolita di Smirne, mons. Ruggero Franceschini. Dolore e commozione pervadono quanti stanno per partecipare alle esequie, come sottolinea al microfono di Amedeo Lomonaco l’inviato di "Avvenire" a Iskenderun, Giorgio Ferrari:
R. – E’ un’atmosfera di composta mestizia. Ci sono persone arrivate un po’ da varie parti della Turchia: fedeli, amici, conoscenti. Evidentemente, stiamo parlando di una minoranza molto esigua di persone, quindi non abbiamo delle folle sterminate. E’ però significativo il tragitto che hanno fatto: sono persone che vengono da lontano e naturalmente non si tratta solo di religiosi.
D. – Parteciperanno ai funerali non solo fedeli cattolici, ma anche esponenti di altre religioni, tra cui islamici…
R. – Sì. Ho visto l’elenco di coloro che dovrebbero essere presenti ai funerali. Dovrebbero arrivare esponenti della comunità musulmana turca e sicuramente anche della Chiesa ortodossa. C’è dunque una testimonianza ed una partecipazione interreligiosa.
D. – Quali segni lascia nella società turca quest’uccisione così drammatica di mons. Padovese?
R. – Secondo me questi segni si capiranno tra un po’ di tempo: questo tragico episodio viene derubricato come il frutto della follia. Quindi, da questo punto di vista, non lascia uno strascico pericolosamente polemico come potrebbe essere, invece, nel caso del delitto per motivi religiosi o, peggio ancora - ma questo lo escluderei del tutto - per motivi politici, per ritorsione ai fatti di Gaza. Rimane però l’umana testimonianza di fronte ad un delitto. Non credo che lasci uno strascico di odio e di risentimento.
D. – Resta poi la testimonianza di un pastore dedito al dialogo. Quel dialogo sottolineato anche dal Papa nel suo viaggio a Cipro…
R. – La speranza è che non sia stata una morte vana, visto che mons. Padovese aveva dedicato quasi la sua intera esistenza al dialogo fra le varie religioni, alla pace, alla continua vicinanza, al modo d’intendersi anche se si hanno obiettivi diversi. Il segno più eloquente è questo. E’ bello pensare che questa, forse, sarà la testimonianza più forte che resterà e continuerà.
D. – Una testimonianza di un uomo che ha speso la vita per il Vangelo, come altri in questa terra…
R. – Esattamente. Sono questi i segni, anche espliciti, del fatto che in queste terre non è facile vivere, non è facile convivere. Le cause si accavallano. Le ragioni vere forse non le sapremo mai del tutto, però si muore. Si muore per la fede, per il fatto di essere una minoranza. Insomma, non è una terra facile. Questi pastori lo sapevano fin dall’inizio e qui sta la loro grandezza.
Palestinesi uccisi a Gaza. L’Iran: invieremo navi umanitarie
◊ E’ molto alta la tensione nella Striscia di Gaza, in seguito all’uccisione in mare di alcuni palestinesi e ad un attacco aereo condotto dall'aviazione israeliana nel nord della Striscia contro lanciatori di razzi. Quattro palestinesi sono morti. Da parte israeliana non si segnalano perdite. In tutta la regione resta alta la tensione, dopo il cruento blitz israeliano sulla nave turca Marmara di lunedì scorso. Il servizio di Fausta Speranza:
L'episodio più grave delle ultime ore è avvenuto nelle acque di Gaza, di fronte al campo profughi di Nusseirat: un commando della marina militare israeliana ha intercettato un’imbarcazione dove si trovavano uomini-rana palestinesi armati (e forse anche in possesso di esplosivo). 4 sono rimasti uccisi, due risultano dispersi. E c’è poi l’attacco dell'aviazione israeliana nel nord della Striscia di Gaza, nella zona di Jabalya, che ha ferito due persone. Secondo fonti militari a Tel Aviv, l’obiettivo erano miliziani in procinto di lanciare razzi contro Israele. Secondo fonti locali, uno dei feriti è un miliziano, l'altro è un manovale. Intanto si discute dell’inchiesta internazionale sul blitz israeliano di lunedì scorso che l’Onu chiede a Tel Aviv. Il presidente francese Sarkozy invita personalmente il primo ministro israeliano Netanyahu ad accettare "un’inchiesta credibile e imparziale". La Turchia esclude normalizzazioni di rapporti con Israele senza un’indagine internazionale. Ma Israele non sembra proprio intenzionato. Autorevoli voci internazionali chiedono anche la fine dell’embargo su Gaza, deciso da Israele dalla presa di potere nella Striscia di Hamas. E c’è da dire che la Mezzaluna rossa iraniana fa sapere che invierà tre battelli di aiuti umanitari a Gaza "alla fine della settimana". Con doni alimentari e volontari. Israele risponde: dall’Iran ennesima provocazione.
La Mezzaluna rossa iraniana ha dunque deciso di inviare questa settimana due imbarcazioni di aiuti umanitari a Gaza. La decisione è stata resa nota dopo un incontro al ministero degli Esteri di Teheran. Solo ieri i Guardiani della rivoluzione, la forza d'elite della Repubblica Islamica, avevano espresso la loro disponibilità a scortare le navi umanitarie dirette verso la Striscia di Gaza, qualora l'ayatollah Ali Khamenei desse l’ordine al riguardo. Ce ne parla Marcella Emiliani, docente di Storia del Medio Oriente all’Università di Bologna-Forlì, intervistata da Giada Aquilino:
R. - I Pasdaran, i Guardiani della rivoluzione iraniani, intendono sfruttare il momento di forte isolamento internazionale d’Israele per attuare una sorta di provocazione, confondendosi nel “mucchio” dei pacifisti.
D. - In questi scenari si è aperta anche quella che i giornali hanno definito “una nuova fratellanza” tra Turchia e Gaza. Dove porterà?
R. - Bisogna considerare un fatto molto importante: sono tutti accomunati dall’appartenenza alla religione musulmana. Chiaramente, il premier turco Erdogan fa parte di un partito islamico e ha riallacciato molte della relazioni del governo di Ankara proprio sull’onda di questa fratellanza musulmana. Non dimentichiamo che la Turchia è un Paese Nato, quindi ha anche un peso internazionale molto forte e questa è una maniera per riportare a galla un problema che era totalmente sparito dall’agenda internazionale, ovvero il vergognoso blocco della Striscia di Gaza.
D. - Israele rimarrà fermo nel suo “no” ad un’inchiesta internazionale proposta dall’Onu o potrà tornare sui propri passi?
R. - Israele non accetterà, in nessun momento, con nessun governo, un’inchiesta internazionale sul proprio territorio. Non è un caso che gli Stati Uniti abbiano detto “sì” a un’inchiesta ma se condotta dagli stessi israeliani. D’altronde, ormai in Israele non fanno che succedersi commissioni d’inchiesta che verificano quanto di corretto o non corretto ci sia stato nel comportamento dell’esercito dello Stato ebraico. L’ultimo episodio è stato quello dell’operazione "Piombo fuso".
D. - Dopo questa crisi potrebbero cambiare gli equilibri in Medio Oriente?
R. - No, gli equilibri non cambieranno. Il problema serio, in questo momento, è che gli Stati Uniti hanno priorità diverse dalla risoluzione del conflitto arabo-israeliano. In campagna elettorale, Obama aveva promesso di occuparsi del problema del conflitto israelo-palestinese e, una volta insediato, a parte i problemi interni - dalla crisi economica all’attuale marea nera - ha dato la precedenza all’Afghanistan e all’Iraq.
Tragedia di Bhopal: prime condanne dopo 25 anni
◊ Dopo oltre venticinque anni, il disastro di Bhopal ha finalmente dei responsabili. Un tribunale distrettuale, in India centrale, ha dichiarato colpevoli otto impiegati indiani accusati di negligenza per la catastrofe, considerata la peggiore della storia industriale mondiale. L'incidente accadde all'alba del 3 dicembre 1984, quando 40 tonnellate di una miscela di gas altamente tossico si dispersero nell'aria con effetti devastanti: 3.500 persone perirono nell’immediato, ma altre 25mila sono morte nel corso degli anni successivi per gli effetti a lungo termine dell’intossicazione. Stefano Leszczynski ha chiesto a padre Carlo Torriani, missionario del Pime in India, cosa significhi questa condanna per i sopravvissuti di Bhopal.
R. – Almeno la soddisfazione morale per quelli che hanno sofferto questa tragedia. Penso però che i sopravvissuti non sono stati ancora retribuiti sufficientemente ed anche le infrastrutture di Bhopal – sia gli ospedali sia le scuole – per queste persone non sono ancora adeguate per dare una speranza migliore di sviluppo.
D. – Si può dire che l’India è stata vicina ai propri cittadini per quanto riguarda questa durissima battaglia legale ma soprattutto per la battaglia per la vita?
R. – Sì, perché hanno senz’altro combattuto per avere giustizia, anche il governo indiano. Purtroppo, però, in India esiste ancora tutta un’industria del riciclaggio: navi intere che arrivano per essere smantellate che sono piene di materiale tossico e non sempre ci sono delle leggi adeguate per salvaguardare altre popolazioni in altri posti.
D. – Diciamo, quindi, che oggi come oggi, il pericolo per gli abitanti dell’India – soprattutto per le zone industriali – non è del tutto scomparso? Se non un’altra Bhopal, potrebbero anche ricapitare tragedie simili?
R. – Sì, soprattutto per le miniere, perché le zone in cui ci sono le miniere, come nell’Orissa, sono ancora un po’ lasciate alla mercé dell’industria e c’è pochissima protezione per i tribali locali.
D. – Come se lo spiega il fatto che in ambito internazionale si parli poco di queste tragedie?
R. – Non vedo un interesse per il mondo, per lo sviluppo degli altri continenti.
Conferenza di Edimburgo: appello delle Chiese a "testimoniare insieme Cristo”
◊ Con un gioioso canto africano, si è conclusa ieri la Conferenza mondiale, che ha riunito ad Edimburgo circa 300 delegati di tutte le confessioni cristiane, giunti da ogni parte del mondo. Incontro promosso per celebrare il centenario del primo grande convegno ecumenico sulla missione, tenutosi proprio nella capitale scozzese nel 1910. Per una settimana, i delegati hanno cercato di mettere a fuoco le sfide per la missione nel XXI secolo, con tavole rotonde e incontri di gruppo. La Conferenza si è chiusa con una celebrazione ecumenica, trasmessa via internet, svoltasi nella sala dell’Assemblea generale della Chiesa di Scozia. Al termine del rito, membri delle varie confessioni, in rappresentanza di tutti i continenti, hanno dato lettura di un appello comune in cui si invitano tutte le Chiese a “dare testimonianza di Cristo partecipando alla missione d'amore di Dio”. “Con un rinnovato senso di urgenza, - si legge nel testo - siamo chiamati a incarnare e a proclamare la Buona Novella della salvezza, del perdono dei peccati, della vita in abbondanza, e della liberazione per tutti i poveri e gli oppressi. Ci è chiesto oggi di testimoniare ed evangelizzare essendo noi stessi la dimostrazione vivente dell’amore, della rettitudine e della giustizia che Dio vuole per il mondo intero”. Da qui l’invocazione all’unità della Chiesa. “Ricordando Cristo, e impegnati a vivere per quell'unità per la quale Egli ha vissuto e pregato,- prosegue il testo - siamo chiamati a continuare la cooperazione tra noi, ad affrontare le questioni controverse e a lavorare per una visione comune. Assumiamo la sfida ad accoglierci nelle nostre diversità, ad affermare - conclude l’appello - il bisogno che abbiamo di reciprocità, di collaborazione e di lavorare in rete per la missione, affinché il mondo possa credere”. Presente ad Edimburgo anche una delegazione della Chiesa cattolica guidata da mons. Brian Farrell del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, che ha portato ai delegati un messaggio augurale di Benedetto XVI. Possa la Conferenza di Edimburgo - è l’auspicio del Papa - rinnovare l’impegno “a lavorare con umiltà e con pazienza, e sotto la guida dello Spirito Santo, a vivere di nuovo insieme” la “comune eredità apostolica”. (R.G.)
Giornata mondiale degli Oceani: messaggio del segretario generale dell’Onu
◊ “Gli oceani giocano un ruolo chiave nella nostra vita quotidiana”, indispensabili “allo sviluppo sostenibile”, sono “un’importante frontiera per la ricerca”, al fine di “migliorare il benessere umano”. Così il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, nel suo messaggio per la seconda Giornata mondiale degli Oceani, che verrà celebrata domani 8 giugno. “Se vogliamo beneficiare completamente di ciò che gli oceani offrono, - ammonisce il ‘numero uno’ delle Nazioni Unite - dobbiamo prestare attenzione all’impatto dannoso delle attività umane”, perché “la diversità di vita negli oceani è in crescente deterioramento”. Sottolinea infatti Ban che “lo sfruttamento eccessivo delle risorse di vita marine, il cambiamento climatico e l’inquinamento derivante da attività e materiali pericolosi, minacciano fortemente l’ambiente marino. Così anche la crescita di attività criminali, inclusa la pirateria, che comporta serie implicazioni per la sicurezza della navigazione e dei marinai”. “Numerose azioni – rassicura il segretario generale dell’Onu - sono già state compiute nel quadro della Convenzione delle Nazioni Unite del 1982 sul Diritto del Mare”, una sorta di ‘Costituzione per gli oceani’, che a 15 anni dall’entrata in vigore, “continua ad essere la nostra guida in materia”, dichiara Ban, che pure osserva: “se vogliamo salvaguardare la capacità degli oceani di soddisfare molte e variegate necessità, dobbiamo agire di più”. Infine l’appello ai Governi e ai cittadini in ogni luogo, “a riconoscere l’enorme valore del mondo degli oceani e a giocare la propria parte nel garantirne salute e vitalità”. (R.G.)
L'Unione Europea chiede maggiore salvaguardia sui bambini soli migranti
◊ Secondo un recente rapporto di Human Rights Watch, le conclusioni appena adottate dal Consiglio per la Giustizia e gli Affari Interni dell’Unione Europea sui bambini soli migranti si sono concentrate troppo sulle modalità del loro rientro in patria più che sulle garanzie della loro incolumità. “Prima di deportare bimbi vulnerabili in luoghi come l’Afghanistan, i governi dell’Unione Europea dovrebbero essere certi di agire nel loro vero interesse”, si legge in una dichiarazione di Simone Troller, esperto di diritti infantili per l’organizzazione umanitaria che si occupa di tutela degli esseri umani. Queste conclusioni - riporta l'agenzia Fides - contengono punti positivi molto importanti che comprendono il riconoscimento dei diritti di questi bambini lasciati soli e il bisogno di difenderli, l’importanza di trovare soluzioni a lungo termine alle varie necessità infantili e a seconda delle situazioni. Tuttavia si enfatizza troppo il rientro di questi bambini nei loro Paesi di origine più che tenere in considerazione altre emergenze, come ad esempio la mancanza di garanzia di tutori ed avvocati per i bambini soli nell’Unione Europea, che li metterebbe a rischio di essere mandati indietro a causa della violazione di obblighi internazionali. Una moltitudine di membri dell’UE e di altri Paesi europei stanno programmando il rientro di bambini soli migranti nei loro paesi di origine, in particolare in Afghanistan. La Border Agency del Regno Unito ha stanziato 4 milioni di sterline per un centro di accoglienza in Afghanistan, ed il reintegro di circa 12 ragazzi tra i 16 e i 17 anni di età, 120 adulti al mese, dopo la loro deportazione dal Regno Unito. La Norvegia, che non fa parte dell’Ue, ha annunciato un piano per la costruzione di un centro sanitario nella capitale afgana, Kabul, in risposta al numero sempre crescente di bambini soli afgani arrivati nel Paese, in Svezia, Danimarca, e Paesi Bassi oltre ad un centro di accoglienza in Afghanistan. La crescente attenzione dell’Ue sul destino dei bambini soli migranti in Europa è sulla giusta strada, secondo Hrw. Nei suoi cinque anni di strategie di asilo e migrazione adottati alla fine del 2009 (come previsto nel Trattato di Stoccolma), l’Ue fa appello ad una risposta congiunta elaborando piani a favore di questi bambini. La Commissione Europea ha risposto a questo appello, e si sta impegnando a trovare soluzioni. Inoltre, la Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Bambini, la Convenzione Europea sui Diritti Umani, e la Carta Fondamentale dei Diritti dell’Ue richiedono tutti attenzione particolare ai bambini separati dalle loro famiglie, vietando il rientro in luoghi in cui la loro tutela e benessere siano a rischio. E’ importante che gli Stati dell’UE devono mettere al primo posto le necessità dei bambini vulnerabili. (R.P.)
Darfur: intervento dell'Ue per aiuti alimentari alla popolazione
◊ “La situazione umanitaria si è notevolmente aggravata in Sudan ed è di vitale importanza stanziare ulteriori finanziamenti”: Kristalina Georgieva, commissaria Ue per la cooperazione e gli aiuti umanitari, ha annunciato un nuovo intervento comunitario a favore delle popolazioni del Darfur. Si tratta di 46 milioni di euro che verranno utilizzati per fornire aiuti alimentari immediati alle popolazioni del Darfur e del Sudan meridionale. “Sono estremamente preoccupata per la situazione delle popolazioni civili coinvolte nei recenti scontri verificatisi in alcune zone del Darfur meridionale, in particolare a Jebel Marra, e occidentale – ha dichiarato la commissaria bulgara ripresa dall'agenzia Sir -. Migliaia di sfollati hanno urgente bisogno della nostra assistenza e la situazione è complicata dal fatto che le agenzie umanitarie non possono raggiungerli”. La direttrice esecutiva del Programma Alimentare Mondiale (Pam), Josette Sheeran, ha dichiarato in proposito: “Il contributo dell’Ue arriva proprio all’inizio di una nuova stagione di penuria alimentare” in queste regioni, “durante la quale le scorte scarseggiano e il Pam deve costituire riserve alimentari per far fronte alle esigenze di milioni di sudanesi affamati”. “Questa donazione contribuirà a salvare numerose vite umane”. (R.P.)
Niger: secondo l'Ue si aggrava la situazione alimentare
◊ "La fame si legge sui volti delle popolazioni: almeno in sette milioni - la metà degli abitanti - sono colpiti. Perfino negli ospedali dove vengono ricoverati abbiamo registrato un numero crescente di bambini denutriti": è una situazione "sempre più deteriorata" quella riferita dal commissario europeo incaricato degli aiuti umanitari, Kristalina Georgieva, al termine di una visita nella regione centro-orientale di Maradi. L'inviata di Bruxelles - riferisce l'agenzia Misna - ha sottolineato come il Niger stia entrando proprio ora nel periodo più difficile per la sicurezza alimentare delle sue popolazioni, quello di intervallo tra due raccolti che inizia a giugno per concludersi a settembre. La crisi attuale è la conseguenza diretta del deficit produttivo del 31% registrato l'anno scorso a causa di una siccità prolungata e delle crescenti difficoltà di accesso alle fonti d'acqua. Ad inizio anno, sulla base di dati diffusi dal ministro nigerino della salute, Nouhou Hassan, era stati censiti 140.000 casi di bambini di meno di cinque anni affetti da malnutrizione acuta: il doppio rispetto allo stesso periodo del 2009. Da una recente ricerca del governo, condotta in collaborazione con il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef), con il Programma alimentare mondiale (Pam) e con altri organismi, emergeva che solo il 21,6% della popolazione può essere ritenuta al sicuro, la restante parte è a rischio d’insicurezza alimentare (30,7%), vive già una moderata (25,5%) o grave (22,2%) insicurezza alimentare. Per rispondere all'urgenza alimentare, l'Unione Europea ha sbloccato altri 24 milioni di euro supplementari in sostegno non solo dei sette milioni di nigerini ma anche degli altri tre milioni di abitanti della regione del Sahel, come il Ciad, colpiti dalla carestia. L'Unicef riferisce come ogni anno nella regione del Sahel siano almeno 300.000 bambini di meno di cinque anni a morire direttamente o indirettamente di fame. (R.P.)
Nigeria: si aggrava il bilancio delle vittime per avvelenamento nelle miniere d'oro
◊ Sono centinaia le vittime provocate da un grave episodio di avvelenamento da piombo in corso da mesi in alcune aree dello stato nord occidentale nigeriano di Zamfara. Lo riferiscono le autorità sanitarie e i media nigeriani, precisando che, dopo le analisi di alcuni campioni di sangue, appare ormai evidente che il piombo utilizzato per l’estrazione dell’oro in alcune miniere informali nei distretti di Anka e Bungudu abbia gravemente avvelenato e inquinato fonti d’acqua e pascoli, uccidendo persone e bestiame. I bilanci al momento sono ancora incerti, ma viene confermato che ad essere colpiti sono soprattutto bambini e donne. Sul numero delle morti - riferisce l'agenzia Misna - provocate dall’avvelenamento si va dai 163 decessi del bilancio ufficiale agli oltre 300 morti (da affiancare a circa 400 persone che presentano i sintomi da avvelenamento) riportati oggi dall’inviato del quotidiano locale ‘The Guardian’ sulla base delle testimonianze raccolte dai capi villaggio nella zona della contaminazione. Le autorità delle aree interessate hanno chiesto oggi l’intervento del governo federale e l’invio urgente di acqua potabile, cibo, medicine ed esperti sanitari e ambientali per verificare la situazione. L’area teatro della contaminazione da piombo è diventata da alcuni mesi una nuova frontiera dello sfruttamento minerario. Solo a maggio il governo ha aperto una nuova grande fabbrica di trasformazione dell’oro in questa zona, nella quale si troverebbero ingenti giacimenti di oro e columbite finora poco sfruttati. All’estrazione ufficiale, si affianca già da tempo quella informale che vede gli abitanti locali impegnati nella ricerca del prezioso minerale lungo i corsi d’acqua e in improvvisate miniere illegali. (R.P.)
Congo: Colloquio nazionale dei vescovi per ricordare il 50.mo d'indipendenza del Paese
◊ Una celebrazione all’insegna di tre sguardi incrociati: retrospettivo, introspettivo e prospettico. È questa la scelta della Conferenza episcopale del Congo (Cenco) in occasione dei 50 anni d’indipendenza della Repubblica Democratica del Congo (30 giugno 1960). “Il nostro Paese si appresta a celebrare il giubileo d’oro. Celebrare un simile giubileo significa tre cose: chiedersi da dove veniamo, dove siamo e dove stiamo andando” afferma una nota della Cenco che presenta il “Colloquio nazionale”, dedicato ai 50 anni d’indipendenza, che si terrà dal 9 al 12 giugno presso l’Università Cattolica del Congo di Kinshasa. I tre giorni di lavori - riferisce l'agenzia Fides - sono dedicati rispettivamente alle retrospettive, alle questioni attuali e alle prospettive. Nello spiegare il senso dell’iniziativa, la nota dei vescovi ricorda che “occorre, prima di tutto, rendere grazie a Dio per i benefici ricevuti, e mettere in luce le realizzazioni dei 50 anni d’indipendenza, ma anche effettuare, senza tergiversare, una diagnosi di ogni deviazione, negligenza ed errore che hanno minato il bene del Paese”. Il tutto “per definire nuovi comportamenti da adottare e sviluppare progetti di società per un futuro migliore per tutti. È dunque in questa prospettiva che la Cenco organizza il colloquio del Cinquantenario per ricostruire poco a poco il tessuto sociale così gravemente danneggiato. In questa maniera, la Chiesa cattolica, fedele alla sua missione specifica che è quella di annunciare a tutti gli uomini e donne la Buona Novella della salvezza in Gesù Cristo, continuerà ad apportare il suo contributo particolare a questo nobile compito per il benessere integrale del popolo congolese” conclude la nota. (R.P.)
Liberia: al via il progetto Aifo per l’inserimento sociale dei disabili
◊ È stato inaugurato nei giorni scorsi, a Monrovia in Liberia, il progetto triennale Aifo di riabilitazione denominato “Dall'esclusione all'uguaglianza”, cofinanziato dall'Unione europea. L’Aifo è un’associazione no profit, sorta nel 1961, ispirata alla figura di Raoul Follereau, ‘apostolo dei lebbrosi’, che oggi opera nel campo della promozione umana e sociale portando aiuto oltre che ai malati del morbo di Hansen, a quanti soffrono a causa di disabilità, povertà, emarginazione. Il progetto avviato in Liberia - che dovrà concludersi nel febbraio 2013 - è scaturito dall'approvazione della Risoluzione Onu intitolata “Realizzare gli Obiettivi di sviluppo del Millennio per le persone con disabilità”. L’iniziativa dell’Aifo mira infatti a migliorare la qualità della vita delle persone disabili attraverso un accesso efficace ed equo all'istruzione, alla salute e al pieno esercizio dei diritti umani, civili e politici. Si propone, inoltre, di agevolare la sinergia e la collaborazione tra le differenti realtà, che operano nel campo della disabilità in Liberia. (R.G.)
La Chiesa in Perù: lavoratori dell’oro senza sicurezza e mal pagati
◊ L'Ufficio dei Diritti umani del vicariato apostolico di Puerto Maldonado in Perù riferisce della continua presentazione di denunce da parte dei lavoratori più umili. Questi sono stati attirati con l’inganno a lavorare nelle miniere d'oro e si trovano poi in condizioni igienico-sanitarie spaventose, con salari bassi, senza le condizioni minime di sicurezza e in balia di bande di truffatori che non pagano loro lo stipendio. La notizia è arrivata all’agenzia Fides dall’Ufficio dei Diritti umani del Vicariato, di cui suor Amparo Alvarez è la coordinatrice del gruppo religioso. La suora ha parlato molto di questo problema anche nel programma "Dialogo Cittadino", trasmesso da Radio Aurora di Puerto Maldonado. Secondo suor Amparo, le denunce riguardano anche numerosi incidenti che lasciano i lavoratori in balia di se stessi, senza cure o farmaci, dal momento che nella zona non esiste una copertura sanitaria e i datori di lavoro tendono a trascurare completamente il problema. “Il lavoro che portiamo avanti con un gruppo di volontari - ha detto la religiosa - esamina i casi di persone molto umili, alla periferia di Puerto Maldonado, specialmente a Huepetuhe, legati soprattutto ai problemi delle miniere”. Spesso sono giovani che denunciano il mancato pagamento dei loro stipendi e l'abbandono in cui sono lasciati dopo gli incidenti che si verificano nelle aree di estrazione dell'oro. L'Ufficio dei Diritti umani del vicariato apostolico di Puerto Maldonado ha chiesto alle autorità di controllare queste attività e difendere i diritti umani di centinaia di peruviani impegnati in questo tipo di lavoro, perché l’Ufficio non dispone di un budget sufficiente per operare con maggiore efficacia a favore degli interessati. (R.P.)
Messico. La Chiesa ai comunicatori: responsabilità ed etica
◊ Nel celebrare la "Giornata della libertà di espressione", il vescovo della diocesi di Cordoba, mons. Eduardo Patiño Leal, ha affermato che tutti i professionisti dei media devono assumersi delle responsabilità ed avere un’etica. Ieri infatti - riferisce l'agenzia Fides - si è celebrata in Messico, la “Giornata del Giornalista” e la "Giornata della libertà di espressione", mentre in altri Paesi dell’America Latina tale Giornata è stata celebrata in altra data di questo periodo dell’anno. Mons. Leal si è anche espresso a favore della promozione della libertà di espressione di altri settori, per dare voce alla gente, e ha chiesto che si faccia luce sugli omicidi dei giornalisti che sono morti facendo il proprio dovere, tali crimini non devono rimanere impuniti. Nella consueta conferenza stampa di domenica, dopo l'Eucaristia, mons. Patiño Leal ha elogiato i giornalisti per il lavoro svolto ogni giorno, pieno di difficoltà e rischi quando si vanno a toccare questioni che riguardano gli interessi di alcune persone; proprio per questo tutte le informazioni devono essere sostenute dalla verità. In particolare ha chiesto ai giornalisti di non condannare senza prove, perché spesso si accusano le persone senza fondamento, senza addirittura un processo, e allora molte persone innocenti sono colpite nella loro integrità. Qui entra in gioco l'etica del comunicatore, perchè la qualità nella comunicazione è essenziale, “sempre che si tratti della verità vera e completa, perché a volte ci sono verità parziali, che poi sono manipolate e che creano una grande bugia, da mezze verità può venire fuori una grande bugia” ha detto mons. Patiño Leal. Il vescovo ritiene opportuna la richiesta di continuare a indagare sulla morte dei giornalisti che sono stati uccisi per aver toccato interessi personali o criminali: è il momento di fare giustizia per porre fine all'impunità. Infine ha detto che a Veracruz esiste la libertà di espressione, ma si deve dare spazio a coloro che hanno bisogno di essere ascoltati e sono meno fortunati. Proprio pochi giorni fa Frank La Rue, incaricato speciale del ONU per la Libertà di Espressione e di Opinione, ha presentato un rapporto dove registra l’aumento sia dei giornalisti uccisi durante il 2009 che il loro rapimento. I Paesi più a rischio sono Filippine, Pakistan, Iraq, Russia e Messico. (R.P.)
Filippine: la Chiesa chiede al nuovo governo di combattere la corruzione
◊ Due questioni importanti sono sul tavolo del neo presidente Benigno Aquino e risulteranno determinati per comprendere i nuovi orientamenti del governo: sono la questione della riforma agraria e quella del cosiddetto “pork barrel”, ovvero il contributo di denaro pubblico che membri del Congresso e senatori hanno a disposizione per finanziare progetti di interesse locale, che viene di solito utilizzato al fine di guadagnare voti. Secondo quanto ha raccolto l’agenzia Fides dalla Chiesa filippina, la riforma agraria – che implica un sistema di redistribuzione delle terre dai grandi proprietari terrieri ai contadini – è uno dei punti caldi in cui si potrà testare la sincerità, il disinteresse e la trasparenza del nuovo governo, in quanto il Presidente stesso proviene da una famiglia possidente. Un altro strumento molto utile per valutare le reali intenzioni del governo – che ha fatto della lotta alla corruzione il centro del suo programma – è un intervento sul “pork barrel”: questo sistema, è infatti uno dei gangli del radicato e istituzionalizzato meccanismo di corruzione attraverso cui passano pratiche di patronato e clientelismo fra la politica nazionale e le comunità locali, fra l’amministrazione centrale e quelle periferiche. I parlamentari filippini, infatti, possono decidere a chi, come e dove stanziare un certo ammontare di denaro pubblico da spendere nelle loro comunità locali di provenienza. Questo potere induce accordi sottobanco, alimenta favori per meri fini elettorali, incoraggia la politica del voto di scambio. Per questo la Chiesa – che da anni si sta pronunciando per sradicare la corruzione – ne chiede l’abolizione, come ha ribadito di recente, parlando a Radio Veritas, mons. Arturo Bastes, vescovo di Sorsogon. La promozione di piani di sviluppo locali, ha spiegato il vescovo, dovrebbe infatti essere compito di una agenzia governativa specializzata, deputata a questo ruolo, e non frutto delle idee e degli accordi dei parlamentari. E’ un fatto che esula dalla loro competenza principale, che è quella di redigere e approvare le leggi dello stato. “Questa mala-pratica dovrebbe essere cancellata per sempre”, ha sottolineato il Presule, riscuotendo, attorno a queste parole, il consenso di altri Vescovi, di leader cattolici, di ampi settori della società civile. La Chiesa cattolica chiede al governo Aquino che si seguano parametri di trasparenza, controllo, utilità, efficacia e rilevanza nell’assegnazione dei fondi e nella scelta dei progetti di sviluppo da finanziare. Urge, cioè, individuare nuovi meccanismi che sgancino definitivamente tali contributi pubblici da meri interessi privati e da pratiche di patronato politico. L’uso del “pork barrel” è stato trapiantato nelle Filippine a partire dal 1930, durante l’occupazione coloniale americana. (R.P.)
Cina: l'attività della Chiesa nella solennità del Corpus Domini
◊ La Cattedrale della diocesi di Tian Jin ha celebrato con grande gioia e intensa partecipazione il battesimo, la cresima e la prima Comunione di 206 catecumeni il 5 giugno, vigilia della solennità del Corpus Domini, permettendo così a questo nutrito gruppo di persone di celebrare la solennità del Corpo e Sangue di Cristo da cattolici. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides, tante comunità cattoliche cinesi hanno celebrato solennemente il Corpus Domini, in comunione con la Chiesa universale, sia nella data di giovedì 3 giugno che la domenica seguente, 6 giugno, secondo le esigenze locali. La parrocchia di Fu Shun della diocesi di Liao Ning ha celebrato la solennità il 3 giugno, con la consacrazione della nuova chiesa dedicata proprio al Corpo e Sangue di Cristo. Mons. Paolo Pei Jun Min, vescovo diocesano, ha presieduto la Messa di consacrazione, concelebrata da una sessantina di sacerdoti. Erano presenti le congregazioni femminili diocesane e oltre 3.000 fedeli. Ieri mons. Paolo Pei ha presieduto in diocesi altre celebrazioni del Corpus Domini caratterizzate dalla processione e dall’adorazione eucaristica. La parrocchia di Cao Zhuang della diocesi di Han Dan ha aperto la celebrazione della solennità con la processione che si è conclusa con la benedizione eucaristica. Essendo una comunità composta maggiormente da lavoratori, la parrocchia ha risposto alle loro esigenze spostando la celebrazione alla domenica. Lungo il percorso della processione, i fedeli hanno ascoltato la lettura di brani della Bibbia ed il commento dei sacerdoti. (R.P.)
Singapore: la Chiesa si prepara a concludere l'Anno Sacerdotale
◊ “Un sacerdote è chiamato a spendere tutta la sua vita, tutti i suoi talenti e tutte le sue energie per il popolo di Dio”: è quanto afferma mons. Nicholas Chia, arcivescovo di Singapore, in un messaggio inviato all’agenzia Fides in occasione della chiusura dell’Anno Sacerdotale, evento che la comunità locale celebrerà, il 19 giugno prossimo, con una Santa Messa presieduta da mons. Chia nella Cattedrale del Buon Pastore. La celebrazione, inoltre, sarà l’occasione per salutare mons. Salvatore Pennacchio, che ha servito al Santa Sede come delegato apostolico a Singapore e che è stato trasferito in India. Mons. Chiaha ha sottolineato i benefici che l’Anno Sacerdotale ha portato alla comunità di Singapore, rinvigorendo la pastorale vocazionale e sensibilizzando i fedeli. Ha poi ricordato la sua vocazione sacerdote, che “non ha avuto eventi drammatici ma è stata frutto dell’ascolto della voce dello Spirito che parla al cuore, ed è una risposta docile alla volontà di Dio”. Come sacerdote, mons. Chia è stato sempre attratto dal lavoro pastorale, immergendosi nelle attività parrocchiali che oggi, da vescovo, ricorda con nostalgia: “Mi manca molto il servizio nella parrocchia, la vicinanza e l’affetto della gente”. Una caratteristica della sua vita è stata l’obbedienza, anche quando è stato chiamato dal Santo Padre al ministero episcopale. Ha scelto il motto “Omnia Omnibus”, che significa “tutto per tutti”, proprio per sottolineare che un sacerdote deve spendere la totalità della sua vita, senza riserve, a servizio del prossimo. (R.P.)
Algeria: Lettera del vescovo di Orano sulle difficoltà che attraversa la Chiesa
◊ “Più che mai, la Chiesa attuale ha bisogno della forza e della luce dello Spirito Santo per testimoniare l’amore di Dio che vive in essa e che le dona la forza per far risplendere la pace e la gioia”: è quanto scrive mons. Alphonse Georger, vescovo di Orano, in Algeria, nell’editoriale del numero di aprile-maggio-giugno di “Le lien”, il periodico della sua diocesi. “Certo – prosegue mons. Georger – la Chiesa che è santa è anche composta di peccatori. Ma attraverso duemila anni di esistenza, attraverso persecuzioni, calunnie, propagande atee, scandali e dèfaillances di persone nel suo proprio seno, essa ha potuto far risplendere la forza dell’amore di Dio grazie allo Spirito Santo Paraclito che la abita”. Il presule sottolinea poi che così come Gesù è stato schernito è messo a morte, anche i suoi discepoli possono essere oggetto di derisioni o beffe, ma che è proprio lo Spirito Santo a sostenerli. “Ma dove il credente ha più bisogno della presenza di questo Spirito, invocandolo attraverso la preghiera – prosegue il presule – è nel cuore della propria vita”. Mons. Georger aggiunge che Dio è assente nella vita di un uomo quando ci sono egoismi che uccidono l’amore, odio, non perdono, ma che lo Spirito permette di rinascere, di ripartire e di propagare la speranza. Il trimestrale offre poi un resoconto dell’ultimo consiglio pastorale svoltosi a fine aprile sul tema “Gli studenti e migranti africani nelle nostre comunità”. Nel corso dell’incontro è emerso che il numero degli studenti subsahariani è in aumento e che la loro presenza nelle parrocchie è attiva. Si tratta di giovani cristiani di diverse confessioni che trovano una buona accoglienza nelle comunità locali che devono cercare di raggiungere un armonico equilibrio ecumenico. Sulla base di un questionario diffuso fra i giovani la Chiesa aiuta a scoprire nuovi orizzonti e le altre confessioni cristiane, sicché per le nuove generazioni la Chiesa algerina mostra il vero volto della Chiesa universale, anche se non mancano per molti difficoltà nel rapportarsi gli uni con gli altri. E sono stati proprio i giovani a partecipare in massa alla marcia verso Santa Cruz a maggio, un tradizionale appuntamento annuale che coinvolge anche famiglie, religiosi, religiose e studenti che alla basilica di Notre-Dame du Salut sono stati accolti da mons. Georger. (T.C.)
Premio europeo Kiwanis per la tutela dell'infanzia a don Di Noto
◊ "In verità vi dico se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli" (Vangelo di Matteo 18,3) e don Fortunato Di Noto, fondatore di Meter (www.associazionemeter.org), ha realizzato in se stesso, con la sua Associazione Meter, nella Chiesa e nella Società Italiana, Europea e Mondiale questo detto di Gesù: Un sacerdote padre di tanti bambini bisognosi di aiuto e di speranza”: è la motivazione della consegna sabato scorso del Premio europeo della Federazione Kiwanis International a don Di Noto, durante la 43a Convention Europea di Taormina. Il Premio è stato consegnato da Paul Palazzolo, presidente internazionale Kiwanis (venuto dagli Stati Uniti per questa occasione) e da Gianfilippo Muscianisi presidente europeo alla presenza dei delegati di 20 nazioni europee. Il Prefetto di Messina Francesco Alecci ha manifestato “l’onore e l’orgoglio di aver scelto questo sacerdote, esempio luminoso di speranza per tutti”. Don Di Noto ricevendo il premio ha detto tra l’altro: “Questa sera ho solo un unico desiderio: parlare al vostro cuore raccontandovi dei bambini che ho e abbiamo incontrato in questo grande dono di Dio che è l’Associazione Meter, da 20 anni impegnata a tutelare l’innocenza dei piccoli”. Kiwanis International è un club fondato nel 1915, la sede principale è a Indianapolis (Indiana) negli USA, con 8.000 clubs in 96 nazioni con più di 260.000 aderenti. (R.P.)
Incontro a Roma tra Forum nazionale dei giovani italiani e National Youth Council of Russia
◊ Il rapporto tra giovani e mondo del lavoro, del volontariato, dell'impresa e dell'immigrazione. Questi i quattro temi al centro dell'incontro bilaterale tra il Forum nazionale dei giovani italiani e il National Youth Council of Russia, che ha concluso sabato la sua visita ufficiale a Roma. Incontro che ha portato alla firma, presso il Dipartimento della gioventù, di un Memorandum d’intesa per una cooperazione continuativa tra i due Consigli nazionali della gioventù e la richiesta di un impegno maggiore riguardo le politiche giovanili ai rispettivi governi e istituzioni statali. “Chiudiamo con grande soddisfazione questo nostro primo incontro bilaterale”, ha dichiarato Giovanni Corbo, consigliere del Forum nazionale dei giovani con delega alle relazioni internazionali. (R.G.)
“Prima della scuola dell’infanzia”: a Firenze convegno nazionale della Fism
◊ I bisogni ‘sociali’ delle famiglie, soggetti profondi mutamenti nell’ultimo decennio, riaffermano la necessità di un’accoglienza e di una cura sempre più qualificate per i bambini da zero a tre anni, affidati alle strutture educative sul territorio. Di questi temi si tratterà nel Convegno nazionale della Federazione italiana Scuole materne (Fism), “Prima della scuola dell’infanzia”, che avrà luogo a Firenze, sabato prossimo 12 giugno La Fism associa 8 mila scuole dell’infanzia paritarie, frequentate da oltre 500 mila bambini, in 4800 Comuni italiani, e da alcuni anni offre anche servizi per la prima infanzia e sezioni primavera che accolgono i bimbi da 0 a 3 anni in 1500 scuole federate. Ad aprire i lavori del Convegno fiorentino sarà il segretario nazionale della Fism, Luigi Morgano; a seguire gli interventi di pedagogisti, educatori ed operatori professionali, che presenteranno le esperienze realizzate nelle diverse regioni italiane. (R.G.)
L’euro ancora debole sul dollaro, poi si riprende
◊ Dopo aver toccato i minimi da quattro anni contro il dollaro (1,1877), l'euro avvia il recupero e si avvicina a quota 1,20 dollari. Appesantita dalle preoccupazioni per un contagio della crisi del debito in Europa, la moneta europea anche rispetto allo yen ha subito perdite, arrivando a quota 108,35, ai minimi da oltre otto anni a questa parte, per poi risalire a 110,0.
La Borsa di Budapest apre in calo. Domani l’annuncio delle misure economiche
Sembra slittare a domani l'annuncio del piano di misure economiche messo a punto dal governo ungherese dopo le preoccupazioni espresse nei giorni scorsi sui conti. Lo ha dichiarato il ministro dell'Economia Gyorgy Matolcsy, che però ha anticipato che il governo potrebbe lanciare un piano “radicale” di riduzione delle tasse nell'arco di tre anni e potrebbe introdurre una flat tax sui redditi a partire dal 2011. La Borsa di Budapest ha aperto in calo dell'1,4%. È stato sospeso il titolo Otp Bank, maggiore banca del Paese, dopo aver raggiunto ribassi del 10%.
Un arbitrato internazionale per il contenzioso marittimo tra Slovenia e Croazia
Il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso ha ritenuto “un passo avanti importante” l'esito del referendum in Slovenia sull'accordo con la Croazia per un arbitrato internazionale, che possa permettere di trovare una soluzione al contenzioso marittimo nel nord Adriatico. “Accolgo con grande favore il consenso dato dalla popolazione slovena al referendum”, ha sottolineato Barroso in una nota, spiegando di attendere ora ''una ricomposizione finale della disputa”. La risoluzione di questo problema, ha osservato il presidente della Commissione, “è un segnale importante per la regione e le relazioni tra Slovenia e Croazia”. Il referendum - ha spiegato una portavoce dell'esecutivo Ue - costituisce un passo avanti anche nel processo per l'adesione della Croazia all'Ue. Ma - ha aggiunto - in questo processo “è più importante la qualità della quantità”. Finora la Croazia è riuscita ad aprire 30 capitoli negoziali e ne ha chiusi 18.
14 morti in Pakistan per il ciclone Phet
Venti fortissimi, piogge torrenziali e onde gigantesche si sono abbattute ieri nelle province del Sindh e del Baluchistan a causa del passaggio dell’annunciato ciclone tropicale Phet. Secondo quanto riportano i media pachistani, almeno 14 persone sono morte nella città portuale di Karachi e in altri centri per diversi incidenti legati alla caduta di tralicci della corrente elettrica. Una quindicina di pescatori risultano dispersi. Intanto, in un’area controllata da talebani, durissimi scontri fra gruppi rivali hanno causato durante il fine settimana almeno 50 morti. È accaduto nel territorio confinante con la provincia orientale afghana di Nangahar, che fa parte delle cosiddette Aree tribali amministrate in modo federale (Fata), dove i talebani hanno le loro basi.
Attacco di kamikaze in centro di polizia nella provincia afghana di Kandahar
L'attacco di un commando talebano ad un Centro di addestramento della polizia afghana a Kandahar (Afghanistan meridionale) si è concluso con la morte di tre kamikaze. Lo ha reso noto oggi il ministero dell'Interno a Kabul. Negli ultimi giorni i talebani hanno realizzato almeno due altri attentati a Kandahar, causando cinque morti e 20 feriti. La provincia di Kandahar è inoltre al centro di una nuova operazione progettata dalla Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf) e dall'esercito afghano per sottrarre basi strategiche ai talebani.
Sette persone morte per un tornado nell’Ohio
Almeno sette persone sono rimaste uccise ieri nello Stato americano dell'Ohio per un violento tornado che ha distrutto una cinquantina di case e che ha lasciato dietro di sè una scia impressionante di devastazioni. Secondo quanto hanno reso noto i servizi di emergenza, stando alla BBC online, l'ondata di maltempo ha provocato anche diversi feriti, gran parte dei quali finiti in ospedale. Testimoni sul posto riferiscono che uno dei college della cittadina di Lake Township è stato praticamente raso al suolo e che alcuni degli scuolabus utilizzati per il trasporto degli allievi sono stati sollevati da terra come fuscelli. Il maltempo ha colpito anche altri Stati come il Michigan, dove una centrale nucleare situata sulle rive del lago Erie, intitolata a Enrico Fermi, è stata chiusa perchè il forte vento ne aveva danneggiato una parete. Nella cittadina di Streator, nello Stato dell'Illinois, per il passaggio di un altro tornado almeno 17 persone sono finite in ospedale e una trentina di edifici hanno subito danni strutturali.
Bp conferma spese per oltre un miliardo di euro contro la marea nera
Il gruppo petrolifero britannico Bp ha già versato oltre un miliardo di euro per tentare di far fronte alla marea nera nel Golfo del Messico, oltre ai 302 mila euro promessi per la costruzione di isole artificiali di protezione davanti alle coste della Lousiana. Lo ha annunciato oggi la stessa compagnia petrolifera.
Nuovo premier in Corea del Nord
La Corea del Nord ha nominato un nuovo premier. La scelta è caduta su Choi Yong-rim, che sostituisce Kim Yong-il, che era ritenuto uno dei collaboratori più stretti del leader supremo nordcoreano e suo quasi-omonimo, Kim Jong-il. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 158
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