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Sommario del 05/06/2010
L'abbraccio del Papa ai cattolici di Cipro: siate aperti al dialogo con tutti
◊ Seconda giornata del Papa a Cipro. Stamani Benedetto XVI ha potuto abbracciare la piccola comunità cattolica dell’isola. Ad accoglierlo nel campo sportivo della scuola elementare di St. Maron c’erano circa 1500 persone in rappresentanza di tutti i cattolici ciprioti nelle sue componenti, maronita, armena e latina. L’incontro si è svolto in un clima molto festoso. Il Papa li ha incoraggiati ad una più stretta unità e al dialogo con gli altri cristiani e i non cristiani. Ha quindi rivolto un messaggio di incoraggiamento ai fedeli dei villaggi maroniti del nord di Cipro. E’ seguito l’incontro con l’arcivescovo ortodosso di Cipro, Chrysostomos con cui Benedetto XVI già ieri aveva presieduto la celebrazione ecumenica a Paphos. Ma sentiamo il servizio della nostra inviata, Adriana Masotti:
Nel suo discorso ai cattolici di Cipro, tra cui tanti bambini e giovani che hanno offerto al Papa una rappresentazione artistica, Benedetto XVI ha ricordato lo scopo principale di questa prima visita del Vescovo di Roma a Cipro: “Confermarvi", ha detto, "nella vostra fede in Gesù Cristo e incoraggiarvi a rimanere un cuore solo ed un’anima sola nella fedeltà alla tradizione apostolica”. Un richiamo dunque all’unità tra i cattolici in vista del bene dell’umanità intera:
You too, Christ’s followers of today, are called to live…
“Come in passato anche voi, odierni seguaci di Cristo, siete chiamati a vivere la vostra fede nel mondo unendo le vostre voci ed azioni per la promozione dei valori del Vangelo. Questi valori ispirino i vostri sforzi di promuovere la pace, la giustizia e il rispetto per la vita umana e la dignità dei vostri concittadini. In questo modo la vostra fedeltà al Vangelo assicurerà beneficio a tutta la società cipriota”.
Benedetto XVI ha incoraggiato poi i cattolici alla ricerca di una maggiore unità con gli altri cristiani e al dialogo con coloro che non sono cristiani, nella vita quotidiana:
Only by patient work can mutual trust be built…
“Solo attraverso un paziente lavoro di reciproca fiducia può essere superato il peso della storia passata, e le differenze politiche e culturali fra i popoli possono diventare un motivo di operare per una maggiore comprensione. Vi esorto ad aiutare a creare tale vicendevole fiducia fra cristiani e non cristiani, come fondamento per costruire una pace durevole ed un’armonia fra i popoli di diverse religioni, regioni politiche e basi culturali”.
Il Papa ha invitato la Chiesa cattolica cipriota ad una profonda comunione con la Chiesa Cattolica nel mondo, chiedendo di pregare per le vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Ai genitori ha chiesto d'incoraggiare i figli a rispondere alla chiamata del Signore. Agli insegnanti che operano nelle scuole cattoliche dell’isola: “Continuate a servire il bene dell’intera comunità sforzandovi per un'educazione eccellente”. Infine una speciale parola ai giovani di Cipro pronunciata in greco:
Παραμείνετε δυνατοί στην πίστη σας…
“Siate forte nella vostra fede, gioiosi nel servire il Signore e generosi con il vostro tempo e i vostri talenti! Aiutate a costruire un miglior futuro per la Chiesa e per il vostro Paese mettendo il bene degli altri prima di voi stessi”.
In conclusione, ha rivolto un messaggio ai presenti provenienti dai villaggi maroniti del nord: "Conosco i vostri desideri", ha detto il Papa, "e le vostre sofferenze e vi chiedo di portare la mia benedizione, la mia vicinanza e il mio affetto a tutti quelli che vengono dai vostri villaggi. Noi cristiani siamo il popolo della speranza. Da parte mia, io spero fortemente e prego che, con l’impegno e la buona volontà di tutti coloro che sono coinvolti, sarà presto assicurata una vita migliore per tutti gli abitanti dell’isola”.
Lasciata la scuola di St. Maron, il Papa si è recato nella residenza dell’arcivescovo ortodosso di Cipro, Chrysostomos II. Benedetto XVI ha ricordato con gratitudine la sua visita a Roma, tre anni fa, e si è detto rallegrato di questo nuovo incontro. Il Papa si è detto grato anche per l’ospitalità che la Chiesa di Cipro ha offerto alla Commissione Internazionale per il Dialogo Teologico:
May the Holy Spirit guide and confirm this great ecclesial undertaking...
"Possa lo Spirito Santo guidare e confermare questa grande iniziativa ecclesiale che mira a ricomporre la piena e visibile comunione tra le Chiese dell'Oriente e dell'Occidente, aperta alla diversità dei doni dello Spirito".
Benedetto XVI ha ricordato il generoso contributo che in questo spirito di fraternità l'arcivescovo ha inviato, a nome della Chiesa di Cipro, per sostenere i terremotati dell'Aquila, "le cui necessità", ha detto, "mi stanno a cuore" ed ha augurato che tutti gli abitanti di Cipro trovino la forza di lavorare insieme per una giusta soluzione dei problemi ancora da risolvere, impegnandosi per la costruzione di una società che rispetti i diritti di tutti, inclusi quelli alla libertà di coscienza e di culto. Infine un richiamo alla realtà di Cipro, tradizionalmente considerata parte della Terra Santa, e la situazione di continuo conflitto nel Medio Oriente:
No one can remain indifferent to the need to support…
“Nessuno può rimanere indifferente alla necessità di offrire sostegno in ogni maniera possibile ai Cristiani di quella tormentata regione, affinché le sue antiche Chiese possano vivere in pace e prosperità. Le comunità cristiane di Cipro possano trovare un ambito molto fruttuoso per la cooperazione ecumenica, pregando e lavorando insieme per la pace, la riconciliazione e la stabilità nelle terre benedette dalla presenza terrena del Principe della Pace”.
(Parole dell'arcivescovo Chrysostomos in greco)
Da parte sua, Chrysostomos II ha riaffermato la determinazione della sua Chiesa a continuare il cammino verso una più piena comunione perché questa è la volontà del Signore. Di dialogo ecumenico Benedetto XVI aveva parlato anche ieri nel corso della celebrazione ecumenica presso la Chiesa di Agia Kiriaki Chrysopolitissa, a Paphos. “E’ una grazia straordinaria per noi essere riuniti qui in preghiera”, aveva detto Benedetto XVI prendendo spunto dal particolare luogo dove si trova un segno del passaggio di San Paolo. “La Chiesa di Cipro”, aveva detto il Papa, “può giustamente andare fiera delle proprie radici apostoliche che la legano a tutte quelle Chiese che custodiscono la stessa regola della fede”. “Questa”, ha continuato il Papa, “è la comunione, reale, benché imperfetta, che già ora ci unisce” e ha concluso:
The path leading to the goal of full communion…
“La via che conduce all’obiettivo della piena comunione non sarà certamente priva di difficoltà, ma la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa di Cipro sono impegnate a progredire sul cammino del dialogo e della cooperazione fraterna”.
Poco prima l’arcivescovo ortodosso Chrysostomos II aveva presentato al Papa la difficile situazione di Cipro, parlando del problema dell’occupazione turca del nord dell’isola, delle violenze subite dalla popolazione e dai luoghi di culto cristiani oggi distrutti o abbandonati.
Il Papa a Nicosia: la verità morale guidi la politica e la diplomazia al servizio del bene comune
◊ La verità morale guidi la politica e la diplomazia al servizio del bene comune: è l’esortazione di Benedetto XVI nel primo incontro di stamani, svoltosi con le autorità civili e con il corpo diplomatico al Palazzo presidenziale di Nicosia. L’intervento del Papa ha fatto seguito alla visita di cortesia al presidente della Repubblica, Demetris Christofias, il quale ha auspicato che Cipro diventi “un modello della civiltà del vivere insieme”, “punto d’incontro per tanti popoli e culture”. In occasione della visita, il Papa ha deposto una corona di fiori ai piedi del monumento all'arcivescovo Makarios, primo presidente della Repubblica di Cipro. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Come già insegnato dagli antichi filosofi greci, ha detto il Papa, la rettitudine morale e il rispetto degli altri sono essenziali per il bene di qualsiasi società. Benedetto XVI si è soffermato su cosa significhi praticamente “rispettare e promuovere la verità nel mondo della politica e della diplomazia”. Come, si è chiesto, la ricerca della verità può “recare un’armonia più grande alle tribolate regioni della terra”:
“Firstly, promoting moral truth means acting…”
“Prima di tutto – ha detto – il promuovere la verità morale significa agire in modo responsabile sulla base della conoscenza dei fatti reali”. Ha così invitato i diplomatici “ad innalzarsi dal proprio modo di vedere gli eventi” per acquisire una visione oggettiva. Quanti sono chiamati a risolvere una determinata disputa, ha aggiunto, sono in grado di “promuovere una genuina riconciliazione” nel momento in cui afferrano la verità piena di una questione. Un secondo modo di promuovere la verità morale, ha proseguito, “consiste nel destrutturare le ideologie politiche che altrimenti soppianterebbero la verità”. Le esperienze tragiche del XX secolo, ha osservato il Pontefice, hanno “posto in evidenza l’inumanità che consegue dalla soppressione della verità e della dignità umana”:
“In our own day, we are witnessing attempts to promote…”
“Anche ai giorni nostri – ha evidenziato – siamo testimoni di tentativi di promuovere pseudovalori con il pretesto della pace, dello sviluppo e dei diritti umani”. Ricordando il suo discorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il Papa ha richiamato “l’attenzione sui tentativi di certi ambienti di reinterpretare la Dichiarazione universale dei Diritti dell’uomo al fine di soddisfare interessi particolari, che avrebbero compromesso l’intima unitarietà della Dichiarazione e l’avrebbero allontanata dei suoi intenti originari”. Infine, ha messo l’accento sull’impegno a “fondare la legge positiva sui principi etici della legge naturale”:
“Individuals, communities and states…”
“Individui, comunità e Stati – ha avvertito – senza la guida di verità morali oggettive, diverrebbero egoisti e senza scrupoli, ed il mondo sarebbe un luogo pericoloso per viverci”. Quando le politiche sono in armonia con la legge naturale, ha aggiunto, “allora le nostre azioni diventano più fondate e portano ad un’atmosfera di intesa, di giustizia e di pace”. Nel suo discorso il Papa ha citato Platone, Aristotele e gli stoici. “Per loro e per i grandi filosofi islamici e cristiani che hanno seguito i loro passi – ha detto – la pratica della virtù consisteva nell’agire secondo la retta ragione”. D’altronde, ha concluso, “l’obbligazione morale non dovrebbe essere vista come una legge che si impone da se stessa dall’esterno”, ma come “un’espressione della sapienza di Dio, alla quale la libertà umana si sottomette con prontezza”.
L'arcivescovo maronita Soueif: i cristiani offrono al Medio Oriente i valori evangelici del perdono e della riconciliazione
◊ Sul viaggio del Papa ascoltiamo la riflessione di mons. Joseph Soueif, arcivescovo dei Maroniti di Cipro, intervistato da Adriana Masotti:
R. – E’ proprio un viaggio apostolico in una terra apostolica. Nel senso che il Santo Padre compie questo cammino paolino, questa volta in terra cipriota, dove Paolo, Barnaba, gli apostoli, una delle prime comunità cristiane hanno vissuto il messaggio della Risurrezione. Quindi, è anche un ritorno alle origini, un ritorno anche all’ispirazione di una delle prime comunità cristiane che oggi sono, specialmente per i nostri tempi, un esempio grande e un modello di vita sempre vivente per ogni comunità cristiana, in ogni tempo e in ogni luogo.
D. – Un altro aspetto di questo importante viaggio apostolico di Benedetto XVI a Cipro è l’incontro con la comunità cattolica nel suo insieme. E’ un’occasione per crescere nella stima, nell’amore reciproco tra fedeli di diversi riti...
R. – E’ un incontro tra i diversi riti della Chiesa cattolica e con la Chiesa ortodossa, con la Chiesa armena, con la Chiesa anglicana … cioè, le realtà ecclesiali che vivono a Cipro, in modo particolare la Chiesa ortodossa che è la Chiesa maggioritaria nell’Isola. Per i cattolici dei diversi riti è un’occasione di vivere la comunione, e anche di vivere anche sul piano pastorale la profondità della comunione. Infatti, noi cattolici, specialmente in questa zona in cui convivono vari riti, come possiamo dare testimonianza all’ecumenismo, alla comunione se non iniziamo a vivere la comunione tra di noi? Questo è molto importante, e questa è un’occasione veramente molto opportuna per vivere questo spirito di comunione tra i cattolici. Qui si apre anche il tema del Sinodo per il Medio Oriente, in cui il Papa chiama i cattolici, la Chiesa cattolica in Medio Oriente a dare una testimonianza e a vivere la comunione.
D. – Il Papa consegnerà a Cipro a molti vescovi e patriarchi delle Chiese orientali l’Instrumentum Laboris. Lei può dare un giudizio complessivo di ciò che emerge da questo documento?
R. – Il Sinodo è una grazia per il Medio Oriente, per i cristiani, per tutti i cristiani, per i cattolici, ma anche per tutte le religioni della zona. Noi sappiamo bene che questa zona è la zona della luce, dove sono nate le religioni, il cristianesimo, in modo particolare il Verbo Incarnato … E allora, la presenza dei cristiani dopo tutti questi secoli, è una presenza di comunione e di testimonianza, è una presenza che è una necessità non solo per i cristiani stessi, ma anche per i non cristiani: per i musulmani, per gli ebrei, per tutte le culture. Perché più c’è diversità, più c’è una presenza cristiana che testimonia profondamente l’amore di Dio, i valori del Vangelo, i valori del Regno di Dio, più c’è possibilità di dialogo, di incontro, di convivenza tra i cristiani stessi, ma anche tra i cristiani e tutte le altre culture. Infatti, oggi non si può costruire una società, una nazione fuori dalla pace, fuori dall’amore, fuori dal perdono. La vita cristiana di per sé, per sua natura è una natura di comunione, di amore, di vivere la pace, di vivere la riconciliazione e il perdono! Per questo, il Sinodo è veramente un tempo molto forte e richiama questi valori; che rinnova e incoraggia, anche, i cristiani a rimanere nella zona come segni di speranza, segni di amore e come una vera testimonianza vissuta nella vita quotidiana ma anche nel predicare, nell’annunziare il Cristo risorto nella loro vita.
D. – Ha un valore particolare il fatto che proprio a Cipro avvenga la consegna dell’Instrumentum Laboris ai membri del Sinodo?
R. – E’ una grazia per il Paese. E’ veramente un momento storico. Mette in rilievo anche il ruolo di Cipro. Cipro fa parte dell’Unione Europea, però, allo stesso tempo, rappresenta l’ingresso al Medio Oriente; per questo, potrebbe essere e potrebbe avere un ruolo di ponte, di incontro tra il Medio Oriente e l’Occidente, e l’Europa. E la consegna dell’Instrumentum Laboris a Cipro avrà proprio questa dimensione e questo dà a Cipro come Chiesa, a Cipro come Nazione, a Cipro come terra ricca di significati, di simboli di storia, di culture, di cristianesimo, il suo ruolo, oggi.
Il viaggio del Papa a Cipro: intervista con padre Lombardi
◊ Il viaggio del Papa a Cipro è iniziato ieri a Paphos: su questa scelta ascoltiamo il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, al microfono di Adriana Masotti:
R. – Mi è sembrata un’ottima scelta, perché Paphos era la capitale dell’isola di Cipro. Proprio ai tempi della predicazione degli apostoli, Paolo e Barnaba vengono a Cipro e arrivano a Paphos, dove possono annunciare il Vangelo anche alla più alta autorità romana dell’isola del tempo, che si converte. Quindi, è un luogo, nella storia dell’evangelizzazione, estremamente significativo. Lo hanno ricordato sia il presidente, sia l’arcivescovo Chrysostomos, e il Papa certamente ne è assolutamente consapevole. Quando si celebrava questo incontro ecumenico in questa area archeologica in cui c’è la colonna, che secondo la tradizione è quella dove Paolo era stato fustigato e che certamente ricorda i luoghi in cui è avvenuta la predicazione apostolica, questo dava una grande emozione. Si capisce che qui il Papa è venuto veramente anche come pellegrino per continuare l’itinerario che ha fatto in Terra Santa e che ha anche fatto a Malta nell’anniversario paolino. Quindi, è un luogo di grande evocazione e densità di ispirazione per tutti i temi dell’evangelizzazione nel mondo, perché il mondo a cui Paolo annunciava non era un mondo cristiano, era un mondo pagano, e noi ci sentiamo per tanti aspetti di dover tornare alla radice dello spirito dell’evangelizzazione, per un mondo che veramente non accetta o non conosce tanto il messaggio del Vangelo e a cui quindi noi dobbiamo ancora portarlo.
D. – Paphos è anche un luogo dove proprio per questo ricordo di San Paolo la Chiesa ortodossa e la Chiesa cattolica ritrovano radici comuni, questo aspetto ecumenico...
R. – Esattamente, il Papa ha parlato con molta profondità dell’ecumenismo e noi siamo del tutto consapevoli che Cipro è attualmente, con la sua Chiesa ortodossa e l’arcivescovo Chrysostomos in particolare, una delle realtà ortodosse più attive nel campo ecumenico. Si moltiplicano anche gli incontri di carattere ecumenico qui a Cipro. Recentissimamente ce n’è stato uno della Comunità di Sant’Egidio, c’è stata la Commissione bilaterale teologica tra ortodossi e cattolici. Quindi, qui siamo in un luogo che è stato strategico nella storia per le vie del cristianesimo che nasceva e che evangelizzava, ma che adesso è anche strategico per le vie dell’ecumenismo nel nostro tempo.
D. – Il Papa ha ricordato il Sinodo per il Medio Oriente, che si terrà in ottobre, e ha detto che Cipro è un luogo appropriato per la riflessione sul posto delle comunità cattoliche in Medio Oriente...
R. – Sì, perché Cipro come crocevia nel Medio Oriente è anche l’unico luogo attualmente a cui si può confluire senza difficoltà da tutti i diversi Paesi del Medio Oriente. Quindi, è un luogo in cui è naturale convenire per avviare questo cammino sinodale che poi porterà a Roma nel mese di ottobre e abbiamo qui in questi giorni rappresentanti di comunità di tradizioni cattoliche orientali e latine diverse, ma invitati dal Papa a crescere nella comunione, a ritrovare il senso, l’entusiasmo del loro essere comunità nel mondo di oggi per poter dare la loro testimonianza, per potersi sentire anche incoraggiati e sostenuti vicendevolmente, essendo comunità in gran parte di minoranza e in situazioni difficili, ma che hanno un loro messaggio di cui devono essere fieri e che può essere un grande contributo anche per il dialogo con altre persone di altre fedi, nella società in cui loro vivono, siano essi musulmani, siano ebrei o siano persone di buona volontà.
D. – Un’ultima domanda, la Repubblica di Cipro fa parte dell’Unione Europea, ma come Chiesa Cipro si sente perfettamente mediorientale?
R. – Sì, ma l’Europa ha anche una tradizione orientale fortissima. Pensiamo che tutti i Paesi dell’est europeo hanno Chiese di tradizione orientale e quindi Cipro è perfettamente integrato in questa realtà. E’ un luogo in cui il passaggio tra l’ovest e l’est, tra la tradizione orientale e quella occidentale, si colloca anche naturalmente. Ma la Chiesa ortodossa di Cipro ha per esempio un ottimo rapporto con la Chiesa ortodossa di Mosca. Quindi, ha un ruolo importante nel dialogo fra le Chiesa ortodosse e come tale si propone anche come ponte e come luogo di incontro pure con la Chiesa cattolica e con le altre comunità cristiane.
Anima nobile, testimone disinteressato del Vangelo: così il Papa per la morte di mons. Padovese
◊ E’ stato reso noto oggi il messaggio di cordoglio del Papa per la morte di mons. Luigi Padovese, vicario apostolico d’Anatolia, ucciso giovedì scorso a Iskenderun, in Turchia. Ieri Benedetto XVI, nel colloquio con i giornalisti durante il volo verso Cipro, aveva già espresso il suo profondo dolore per la morte del presule, ricordando il suo rilevante contribuito alla preparazione del Sinodo per il Medio Oriente. Nel telegramma a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, inviato al nunzio apostolico in Turchia, mons. Antonio Lucibello, il Papa raccomanda “l'anima nobile di questo amato Pastore alla misericordia infinita di Dio nostro Padre” sottolineando la “testimonianza disinteressata al Vangelo e l’impegno risoluto nel dialogo e nella riconciliazione che ha caratterizzato la sua vita sacerdotale e il suo ministero episcopale”.
L'arcivescovo di Smirne: in tanti in viaggio verso Iskenderun per i funerali di mons. Padovese
◊ Al cordoglio del Papa per la scomparsa di mons. Padovese si affiancano numerose testimonianze di vicinanza da tutto il mondo. Tra i messaggi giunti a Benedetto XVI, anche quello del Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, che si è detto addolorato per la morte del presule, il quale – si legge – “ha reso un servizio preziosissimo alla Chiesa cattolica e al popolo di Dio”. Ma per un commento al messaggio del Papa, Eugenio Bonanata ha raggiunto telefonicamente a Iskenderun l’arcivescovo di Smirne, mons. Ruggero Franceschini:
R. – Il cordoglio del Papa, espresso nel suo telegramma, è una cosa che fa piacere a tutti qui, soprattutto a questa Chiesa che in questo momento è prostrata. Io che sono arcivescovo di Smirne e metropolita, quindi sono anche il responsabile di questo vicariato apostolico, esprimo tutta la mia riconoscenza al Papa per la vicinanza, per questo apprezzamento, per il lavoro nel settore del dialogo. Noi, però, allunghiamo la lista anche nel settore della carità, dell’assistenza, dell’accoglienza, della cultura. Lui ha scritto tanto su questi luoghi: due guide della Turchia e tanti altri opuscoli. Quindi, una persona che ha lasciato il segno.
D. – Un impegno per il dialogo, quello di mons. Padovese, sottolineato da più parti in queste ore...
R. – Sì e va sottolineato ancora. Il giorno prima della sua morte aveva avuto un incontro con le autorità locali, per parlare del dialogo con le minoranze cristiane e non cristiane. Ed è nato un bel dialogo che noi abbiamo verificato nei giorni scorsi e anche adesso. Io vengo fuori dall’accoglienza delle condoglianze in una sala dove abbiamo ricevuto il sindaco, il vice prefetto e i rappresentanti dei partiti. Tutti hanno espresso il loro apprezzamento e la loro riconoscenza per questa capacità di lavorare, non solo per la comunità cristiana locale, ma allargando tutto il suo interesse al dialogo tra le diverse posizioni. Ci ha fatto una bella sorpresa il partito religioso, che è venuto in blocco qui. C’è un apprezzamento globale anche da parte dei semplici cittadini che vengono a ringraziare noi, la Chiesa, per questo figlio che ha lavorato tanto in questa zona.
D. – Lunedì ci saranno i funerali: un momento di grande commozione per la comunità cristiana...
R. – Sì, sarà un bell’incontro, perché sarà l’incontro con un grande benefattore di questa nostra Chiesa. Quindi, lunedì alle quattro del pomeriggio, saluteremo e poi la salma partirà per Milano.
D. – Ecco, oggi ci sono stati alcuni momenti di preghiera...
R. – Sì, anche ieri sera: sembrava un momento di preghiera privata, poi ci siamo accorti che la Chiesa era piena. C’era una delegazione dei protestanti, una dei siro-cattolici, dei siro-ortodossi e sono venuti i patriarchi dei diversi riti. Lunedì ci sarà il vicario patriarcale dei caldei e anche il vicario patriarcale dei siro-cattolici. Ci saranno tutti i vescovi della Turchia e sarà un momento intimo, ma grande. Pensiamo che ci sarà una folla immensa, perché stanno già organizzando diversi autobus da tutte le parti della Turchia per dare un saluto a questa nostra persona tanto cara.
La Santa Sede: porre fine ai "fondi avvoltoio"
◊ Porre fine alla speculazione dei cosiddetti “fondi avvoltoio” che ingrassano i Paesi più ricchi rendendo ancora più miseri i Paesi poveri: è l’appello lanciato dell’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio Onu di Ginevra, nel suo intervento alla 14.ma sessione del Consiglio dei Diritti Umani in corso nella città elvetica. Ma cosa sono i “fondi avvoltoio”? Ci risponde lo stesso mons. Tomasi, al microfono di Sergio Centofanti:
R. - I “fondi avvoltoio” sono dei fondi o degli investimenti che prendono il nome da questo uccello che spolpa le ossa delle carcasse degli altri animali oppure attacca quando un animale è quasi pronto a morire. In altre parole, questi “fondi avvoltoio” sono dei fondi speculativi che acquistano a basso prezzo i debiti dei Paesi in via di sviluppo, da creditori pubblici o privati, ma soprattutto dallo Stato. Dopo di che, la compagnia che compra il debito ad un prezzo molto ridotto va a chiedere al Paese debitore, in maniera del tutto legale, il rimborso del credito iniziale, aumentando la richiesta e chiedendo anche gli interessi, in modo che il costo iniziale cresca di molto. Quando il Paese poi non può pagare, specialmente i Paesi in via di sviluppo dell’Africa, questi “fondi avvoltoio” tentano di prendersi il denaro proveniente dai finanziatori pubblici o da qualche risorsa primaria di questo Paese, come petrolio o altre materie prime, in modo non solo da recuperare la spesa iniziale, ma facendo degli enormi profitti a scapito appunto di questi Paesi.
D. – Che cosa chiede la Santa Sede?
R. – Queste speculazioni vanno eliminate, perché vanno a danno dei Paesi più poveri, che hanno diritto invece ad avere il necessario per la loro gente e avviarsi verso lo sviluppo. In altre parole, l’economia ha delle conseguenze sociali e queste conseguenze sociali devono essere prese in considerazione e a queste si deve dare priorità, perché alla fine è il bene comune che stiamo cercando: il bene delle persone è al di sopra dei meccanismi del profitto.
D. – In quali Paesi si praticano queste speculazioni ai danni dei Paesi poveri?
R. – In genere si tratta di compagnie americane o europee che operano nei Paesi dell’Africa, come Zambia, Congo, Camerun, Sierra Leone ecc.
D. – Il debito estero dei Paesi poveri è un fardello che impedisce lo sviluppo. Qual è l’appello della Santa Sede?
R. – Certo il principio che i debiti devono essere pagati noi lo sosteniamo, ma nello stesso tempo si dice anche che le popolazioni hanno diritto alla sopravvivenza: bisogna garantire l’esercizio dei loro diritti umani fondamentali. In questo contesto, il debito non deve diventare una forma di oppressione, bloccando lo sviluppo e la sopravvivenza. Si devono cercare delle formule per incoraggiare sia i Paesi indebitati ad evitare la mancanza di una gestione trasparente, evitare la corruzione, evitare una programmazione fallimentare, ma dall’altra anche i Paesi ricchi a condonare quando è possibile questi debiti, in modo da garantire una ripresa nuova per questi Paesi.
Nomine
◊ Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Istmina-Tadó (Colombia), presentata da mons. Alonso Llano Ruiz, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Julio Hernando García Peláez, finora vescovo titolare di Bida ed ausiliare di Cali. Mons. Julio Hernando García Peláez è nato ad Anserma, diocesi di Pereira, il 26 luglio 1958. Ha compiuto gli studi ecclesiastici nei Seminari Maggiori di Manizales e di Pereira in Colombia e nella Pontificia Università Gregoriana di Roma, presso la quale ha ottenuto la Licenza in Teologia Patristica. È stato ordinato sacerdote da Giovanni Paolo II a Roma il 2 giugno 1985. L’11 febbraio 2005 è stato eletto vescovo titolare di Bida ed ausiliare di Cali; ha ricevuto la consacrazione episcopale il 2 aprile successivo.
Il Santo Padre ha nominato consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede il padre agostiniano Robert Dodaro, preside dell’Istituto Patristico "Augustinianum" a Roma.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ In prima pagina, un editoriale del direttore sulla visita pastorale di Benedetto XVI a Cipro.
Il dolore e la preghiera per il vescovo Luigi Padovese: messaggio del Papa al nunzio apostolico in Turchia.
Impegno per la giustizia a difesa della dignità umana: nell'informazione internazionale, intervento della Santa Sede a Kampala.
Il "primato" degli italiani: in cultura, su Risorgimento e cattolicesimo liberale l'editoriale del numero in uscita de "La Civiltà Cattolica".
Un articolo di Timothy Verdon dal titolo "Il rifiuto misericordioso del Padre": nella pala della Trinità di Gasparro Narvesa una meditazione sul Corpus Domini.
Sorprese folgoranti nella quiete della forma: Stefania Zuliani sulla fotografia di Mimmo Jodice in mostra al Palazzo delle Esposizioni di Roma.
Beatificazione di padre Popiełuszko. Mons. Amato: le ideologie passano, la fede resta
◊ Per la Polonia oggi è vigilia di una grande festa della fede: domani, a Varsavia, l’arcivescovo Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, proclamerà Beato il Venerabile Servo di Dio e martire, Jerzy Popiełuszko, il sacerdote polacco barbaramente assassinato nel 1984 dal regime comunista del suo Paese. Il servizio di Alessandro De Carolis:
E’ banale ritenere che un uomo mite non possa essere un uomo coraggioso. La Polonia ha avuto un uomo così. Lo ha amato in vita, pianto con strazio quando lo ha saputo morto, e poi venerato con una devozione così piena di calore che l’onore degli altari di domani servirà a rendere ancora più evidente. Padre Jerzy Popiełuszko vive da 26 anni nella memoria e nel cuore dei polacchi, dopo essere vissuto fra loro per 37. La sua storia, dal 1947 al 1984, è la storia di tanti preti polacchi che, negli anni della dittatura comunista, issarono la bandiera della fede più in alto di quella dell’ideologia. Che violarono legacci e bavagli di un potere violento e repressivo per annunciare, nel nome di Cristo, che l’uomo è fatto per la libertà e la giustizia. Su questo aspetto, intervistato da Roberto Piermarini, si sofferma l’arcivescovo Angelo Amato, che domani beatificherà il sacerdote polacco:
“Vorrei insistere sul messaggio universale del Servo di Dio Jerzy Popiełuszko, che è quello della fraternità tra gli uomini; del rispetto della dignità di ogni persona umana, anche piccola, indifesa, inerme; della libertà di coscienza, che nessun regime e nessuna ideologia deve violare. L’esperienza tragica del secolo scorso insegna: i regimi e le ideologie passano come tempeste violente, lasciando macerie fisiche e spirituali, mentre la fede cristiana, radicata sul Vangelo, rimane e porta gioia, pace e concordia”.
Tutti questi valori dal 1980 padre Popiełuszko ha cominciato a trasmetterli agli operai che assiste come cappellano in fabbrica, che affollano le sue “Messe per la Patria”, che da quel prete mite e non proprio in salute, ma con un coraggio forgiato nell’acciaio, traggono forza per rivendicare diritti negati al grido di Solidarność. E’ banale ritenere che un prete mite non possa essere un prete coraggioso, soprattutto se – come rivelerà sua mamma – si ha per modello un altro gigante come padre Massimiliano Kolbe. E come il religioso francescano, martire ad Auschwitz, anche padre Jerzy va incontro al destino che ogni totalitarismo decreta per chi alimenta idee “vietate”: la morte. E quella riservata al giovane prete, il 19 ottobre 1984, sarà di disumana brutalità: rapito, torturato e annegato nella Vistola, che ne restituirà il corpo martoriato solo dieci giorni dopo. Ancora mons. Amato:
“Visitando più volte il museo dei suoi ricordi, mi ha commosso fino alle lacrime la foto del suo volto sfigurato e insanguinato. Era il volto di Gesù crocifisso, senza più forma né decoro. I suoi carnefici non solo l’hanno ucciso ma lo hanno profanato. I pianti di mille mamme non basterebbero a lavare questo orrendo misfatto. Eppure egli predicava la carità fraterna e invitava alla preghiera per i suoi persecutori”.
Quattrocentomila persone partecipano ai suoi funerali. Una massa che quel giorno offre il primo segno della venerazione che fluirà ininterrotta sulla tomba di padre Jerzy, abbracciata da Giovanni Paolo II il 14 giugno 1987. Guardando alla figura di questo straordinario sacerdote mons. Amato definisce la sua Beatificazione nell’Anno sacerdotale “una vera eleganza della Divina Provvidenza”:
“La Beatificazione del Servo di Dio Jerzy Popiełuszko corona magnificamente l’anno sacerdotale. La Chiesa propone al mondo intero la figura di un suo figlio eroico, ministro fedele del Vangelo di Gesù Cristo. Il suo programma sacerdotale – “vincere il male con il bene” – è il grande messaggio che Padre Popiełuszko consegna ai sacerdoti. È un messaggio di pace, di fraternità, di amore. Il martire cristiano non odia ma ama e prega anche per i suoi carnefici. È questa la novità eterna del Vangelo di Gesù Cristo, che genera la civiltà dell’amore”.
Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
◊ Nella Solennità del Corpus Domini la liturgia ci presenta il passo evangelico della moltiplicazione dei pani. Gesù, di fronte alla folla senza cibo, dice ai discepoli:
«Voi stessi date loro da mangiare».
Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, professore di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:
Il contesto della festa del Corpus Domini orienta la comprensione del miracolo della moltiplicazione dei pani in senso direttamente eucaristico: dando risalto ad alcuni elementi come: gli occhi al cielo, la benedizione, lo spezzare il pane, la sazietà di tutti, la custodia attenta di quanto è in più. Non è una forzatura del senso, ma una prospettiva che lo stesso evangelista certo aveva in mente quando scriveva.
Ma ci sono anche altre prospettive in gioco: il contrasto tra una mentalità mercantile - disperdersi a comprare per conto proprio quanto necessario - e la prospettiva della solidarietà: mettere in gioco le risorse, anche se minime, e soprattutto mettersi in gioco direttamente. “Voi stessi date loro da mangiare”, dice Gesù, e tutto cambia.
Il miracolo avviene nel contesto dell’invio dei discepoli in missione: chi dona la Parola deve saper donare anche il pane, accorgersi della fame degli altri, e con senso di solidarietà prendere parte alle soluzioni possibili, mettendosi in gioco direttamente. La logica del profitto e del mercato, chiude il cuore e acceca gli occhi; la fantasia della carità è in grado di contagiare e fare miracoli. Quante volte è successo proprio così! Il cuore compassionevole fa esplodere la generosità e la solidarietà.
Strage di bambini nelle miniere illegali della Nigeria
◊ E’ l’ennesima tragedia della povertà e dei diritti negati quella che si è consumata nei remoti villaggi dello Stato nigeriano di Zamfara, nel nord ovest del Paese africano, dove, da gennaio scorso, si sono registrati oltre 355 casi di avvelenamento da piombo e 163 decessi, 111 dei quali riguardanti bambini. L’annuncio è giunto ieri dalle autorità ufficiali di Abuja che hanno fatto evacuare la zona e hanno chiuso le attività estrattive che avvenivano nell’illegalità più totale. Secondo un responsabile del ministero della salute nigeriano, i minatori, in primo luogo i bambini, “scavavano alla ricerca dell'oro, in una zona dove però c'è anche una forte concentrazione di piombo”. Le vittime sono quindi entrate in contatto con la terra, l'acqua e gli strumenti contaminati. Lo stesso esponente del ministero ha quindi spiegato che la scoperta della tragedia è avvenuta quando sono iniziati “casi non comuni di dolori addominali, vomito, nausea e convulsioni”. Si è quindi subito provveduto allo sgombero dalle aeree contaminate, ma resta tuttavia difficile arginare il fenomeno delle pratiche estrattive illegali, in un Paese nel quale le materie prime rappresentano la voce più importante dell’economia. Del resto i tre quarti dell'oro mondiale provengono dall'Africa e la zona interessata dalla strage è ricca di oro, rame, manganese, minerali di ferro. Tristemente famosi sono inoltre i giganteschi roghi che spesso divampano lungo le condutture di greggio e fanno strage di persone che cercano di rubare un po' di petrolio. (A cura di Marco Guerra)
Si celebra nel mondo la Giornata dell'Ambiente sui temi della biodiversità
◊ Con la Giornata mondiale dell’Ambiente, celebrata ogni anno il 5 giugno, l’ONU richiama la comunità internazionale all’impegno per la tutela della natura e al rispetto dei suoi ritmi ed equilibri. Il tema scelto per il 2010 - “Milioni di specie, un solo Pianeta, un futuro comune” – è strettamente collegato al corrente “Anno della Biodiversità” e risponde all’urgenza di preservare la vita sulla Terra e di salvare le migliaia di specie animali e vegetali minacciate di estinzione a causa delle attività umane: disboscamento indiscriminato, sfruttamento irrazionale delle zone umide, emissioni incontrollate di gas a effetto serra. In un Rapporto pubblicato in occasione della Giornata, il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (Pnue) sottolinea, da un lato, come la cattiva gestione delle risorse naturali costituisca un ostacolo di enorme portata allo sviluppo socio-economico e individua, dall’altro, negli investimenti per il ripristino ambientale una fonte sicura di reddito e di occupazione. Le manifestazioni centrali della ricorrenza si tengono quest’anno in Rwanda, un Paese chiave in materia di biodiversità grazie alle sue grandi regioni protette: i parchi dei Vulcani, dell’Akagera e di Nyungwe, noto per ospitare la più vasta foresta tropicale di tutta l’Africa, insieme a 13 specie di primati, 275 di uccelli e decine di varietà di mammiferi ed anfibi. Sotto la guida del presidente Paul Kagame, il Paese africano “dalle mille colline” ha saputo mettere in atto una politica “virtuosa” nei confronti dell’ambiente, con un forte sostegno alla “crescita verde”, l’adozione di tecniche agricole biorispettose e la proibizione a livello nazionale di buste di plastica, non biodegradabili. La Conferenza episcopale francese, che ha recentemente istituito al suo interno il servizio “Ambiente e modi di vita” ospita oggi nella sua sede di Parigi un colloquio si “Biodiversità e fede cristiana”. L’incontro è presieduto da mons. Marc Stenger, vescovo di Troyes, a capo del gruppo di lavoro episcopale sull’ambiente, e vedrà gli interventi dello scrittore Jean Bastaire, del biologo Jacques Blondel e dell’economista Elena Lasida, che nell’ambito delle rispettive competenze proporranno nuove sinergie e iniziative in favore della biodiversità. (A cura di Marina Vitalini)
Austria: diocesi in "sciopero della fame di petrolio"
◊ In occasione dell'odierna Giornata mondiale per l'Ambiente, le diocesi austriache hanno proposto uno "sciopero della fame di petrolio" per "dare un segno tangibile contro la distruzione del Creato". "Chi può, lasci in quella data l'auto in garage e prenda la bicicletta o un mezzo pubblico", si legge in una nota ripresa dall'agenzia Sir, che ricorda la catastrofe ambientale provocata nel Golfo del Messico da una piattaforma petrolifera. Ernst Sandriesser, portavoce degli incaricati diocesani per l'ambiente, ha così motivato il "digiuno dall'auto": "si tratta di modificare in modo sostenibile il comportamento della mobilità e di ricorrere ad alternative all'auto. La riduzione di carburanti fossili e l'impiego di energie rinnovabili è ora indispensabile". (R.P.)
Congo: popolazioni del Kivu a rischio per lo sfruttamento minerario
◊ Le attività estrattive ancora al centro di una storia di danni ambientali in Africa. Secondo la denuncia avanzata da “Rete Pace per il Congo”, organizzazione promossa dai missionari che operano nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), una società aurifera canadese sta espropriando le terre nel sud Kivu. In un documento, citato dall'agenzia Fides, si riportano alcune considerazioni sulle conseguenze che lo sfruttamento dell’oro avrà sulla popolazione locale: “La gente vive dell'agricoltura di sussistenza e dell'allevamento di bovini e caprini. Per lo sfruttamento dell'oro, la compagnia espropria le terre, unica fonte di vita per gli abitanti del posto e trasferisce la popolazione altrove. È ciò che ha già cominciato a fare a Twangiza, nella zona di Luhwinja in territorio di Mwenga. 850 famiglie sono già state costrette ad abbandonare le loro proprietà terriere”. Dato che le famiglie locali sono composte in media da sei persone, sarebbero dunque oltre 5100 le persone cacciate. 450 sono i minatori artigianali che vivono di questa attività e che perderanno la loro fonte di reddito. La maggior parte di essi sono degli ex miliziani, soldati smobilitati e altri giovani che avevano fatto del fucile un mezzo per guadagnarsi da vivere. Gli abitanti dell’area temono di essere costretti a vivere in raggruppamenti che rischieranno, a lungo andare, di diventare dei veri campi di concentramento, in cui dilagheranno la miseria e sorgeranno inevitabilmente dei conflitti che potrebbero distruggere il tessuto sociale di coabitazione e di socievolezza che ha, finora, caratterizzato il popolo del Kivu. Alle popolazioni – afferma ancora il documento – “non è riconosciuto nessuno diritto di priorità nel comprare un terreno nel quale viene riscontrata la presenza di oro, anzi rischiano di essere cacciate”. L'espulsione dei minatori artigianali dalle miniere, senza alcuna precauzione di reinserimento socioeconomico, aumenterà l'insicurezza e la criminalità, perché questi giovani costituiranno un serbatoio di reclutamento per i gruppi armati ancora attivi. La popolazione di Twangiza teme inoltre che, con l'esaurimento dei giacimenti d'oro, la società trasferisca le proprie installazioni altrove, distruggendo i posti di lavoro assicurati dalle miniere. (M.G.)
Il Bangladesh piange i 120 morti dell'incendio di Dhaka
◊ Bandiere abbassate a mezz’asta e preghiere speciali in tutti i luoghi di culto. È quanto previsto per la giornata di lutto proclamata dal primo ministro del Bangladesh, Sheikh Hasina, per domani, domenica 6 giugno, in onore delle vittime dell’incendio avvenuto a Dhaka nella notte del 3 giugno. Il vice-segretario alla stampa del Primo ministro, Sheikh Hasina, in visita ai feriti al reparto ustionati del Dhaka Medical College Hospital, ha assicurato che il governo si farà carico delle spese delle cure mediche. Nonostante le parole dell’esponente dell’esecutivo, molte organizzazioni per i diritti umani accusano il governo di non riuscire ad affrontare questa crisi. Secondo l’attivista Dipal Barua, negli ospedali i feriti stanno soffrendo per mancanza di medicine e cure adeguate. Il conto delle vittime è già salito a più di 120 persone ma potrebbe crescere ancora e superare quota 300, secondo quanto rivela all'agenzia AsiaNews il direttore generale dei Vigili del Fuoco, Brig Gen Abu Nayeem Mohammed Shahidullah, che poi spiega la dinamica dell’incendio: “Intorno alle 9 di sera, il trasformatore elettrico della Dhaka City Corporation è andato in fiamme. Queste si sono estese rapidamente a diversi complessi di appartamenti, fino ad entrare in contatto con materiali chimici e plastici altamente infiammabili di una serie di piccoli negozi. Soprattutto il contatto con degli adesivi ha generato come una palla di fuoco che ha investito le costruzioni circostanti e la strada, rendendo l’aria irrespirabile”. L’incendio ha avvolto tra le fiamme otto complessi di appartamenti e 20 negozi. (M.G.)
Australia: il dramma della tratta di migliaia di donne deportate
◊ Ogni anno, verso l’Australia si verifica un traffico di migliaia di donne provenienti da Asia, Europa dell’est e Sudamerica. Per il “privilegio” di emigrare nel Paese, devono offrire le loro “prestazioni” a 6 o 10 uomini a notte, fino a saldare il loro debito di 15 mila dollari. Così, nel corso del primo mese, sono costrette a “servire” gratis 800 uomini. L’organizzazione australiana Acrath (Australian Catholic Religious Against Trafficking in Humans) è una delle principali realtà impegnate a liberare le donne dall’industria del sesso. Secondo le statistiche, il traffico di esseri umani costituisce la terza industria criminale più grande al mondo, superata solo da quella delle armi e del narcotraffico. Le Nazioni Unite calcolano che la tratta di milioni di esseri umani produce 32 miliardi di dollari americani all’anno per i trafficanti. Secondo l’Acrath, nel 2003 venne stabilita in Australia una strategia contro questo traffico, con un finanziamento iniziale di 20 milioni di dollari per quattro anni. Altri 38.3 milioni di dollari sono stati stanziati nel budget 2007/2008, compresi 26.3 milioni per le nuove iniziative. Nel frattempo, la consapevolezza su questo grave problema è diminuita. Sono in pochi a considerare l’enorme quantità di donne che vengono vendute in questa industria, spesso totalmente inconsapevoli di come saranno costrette a vivere le loro vite. Per il giornalista e autore canadese, Victor Malarek, attualmente in giro per l’Australia, “oggi le donne sfruttate nell’industria del sesso sono chiamate ‘libere professioniste', che possono apparentemente scegliere le loro condizioni di lavoro, e non hanno sufficienti garanzie di tutela. Ma in un incontro sponsorizzato dall’Ong ‘Collective Shout and the Salvation Army’, il giornalista ha detto chiaramente che l’industria del sesso costituisce la forza più distruttiva contro le donne di tutto il mondo. (R.P.)
Preti di Hong Kong, Macao e Taiwan alla chiusura dell’Anno Sacerdotale a Roma
◊ Mentre è rientrato da poco il gruppo di sacerdoti della diocesi di Hong Kong che hanno compiuto il pellegrinaggio dell’Anno Sacerdotale in Europa sulle orme di san Giovanni Maria Vianney, è in partenza la delegazione dei sacerdoti di Hong Kong, Macao e Taiwan per Roma, dove parteciperanno alla chiusura dell’Anno Sacerdotale presieduta dal Santo Padre, in comunione con la Chiesa universale, dal 9 all’11 giugno. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese ripreso dall'agenzia Fides), la delegazione partirà domani per Roma, ed è composta da 18 sacerdoti: 11 di Hong Kong (5 diocesani, 4 del Pime e 2 salesiani); 5 di Macao e 2 di Taiwan. A guidarla sono i due coordinatori: don Peter Leung Tat Choy e padre Luigi Bonalumi. Durante la loro permanenza a Roma parteciperanno alle celebrazioni di chiusura dell’Anno Sacerdotale con il Santo Padre, in seguito si recheranno in pellegrinaggio ad Assisi e quindi a Lourdes, per rientrare ad Hong Kong il 16 giugno. Secondo don Peter Leung, la partecipazione dei sacerdoti delle tre zone (Hong Kong, Macao e Taiwan) “è utile per vivere lo spirito di unione tra i sacerdoti”. Intanto è rientrato da poco ad Hong Kong il gruppo dei sacerdoti che hanno fatto il pellegrinaggio dell’Anno Sacerdotale in Europa, guidati da mons. Domenico Chang vicario diocesano, che ha commentato così l’esperienza: “durante il pellegrinaggio abbiamo potuto rivivere tre dimensioni fondamentali della fede: la vita monastica, l’evangelizzazione e il martirio”. (R.P.)
Appello dei vescovi del Friuli alle famiglie: sostenete le vocazioni sacerdotali
◊ “‘Seguitemi, vi farò pescatori di uomini’ (Mt 4,19). Come accompagnare i chiamati al presbiterato diocesano”. È il titolo della lettera pastorale scritta dai vescovi del Friuli Venezia Giulia, a conclusione dell’Anno Sacerdotale, e rivolta alle famiglie “per raccomandare e sostenere l’interesse e l’impegno verso la vocazione al sacerdozio” delle chiese di Gorizia, Udine, Trieste, Concordia–Pordenone. Punto di partenza - spiegano i presuli nella missiva di cui dà notizia l'agenzia Sir -, il “desiderio di far comprendere quanto a noi vescovi stiano a cuore i sacerdoti” e la “speranza che essa contribuisca a rinnovare, nelle nostre diocesi, la stima e l’amore verso di essi e il loro ministero e dia impulso per una più convinta azione a favore dei chiamati al presbiterato”, che sono più numerosi di quanto non si creda. Dino De Antoni, arcivescovo di Gorizia, Andrea Bruno Mazzocato, arcivescovo di Udine, Giampaolo Crepaldi, arcivescovo-vescovo di Trieste, Ovidio Poletto, vescovo di Concordia-Pordenone non nascondono il fatto che nelle loro diocesi si stia perdendo il significato di una esistenza donata nel matrimonio cristiano, nella consacrazione verginale, nel presbiterato e si dicono preoccupati, perché “si è steso un velo di silenzio, in particolare, sulla vocazione al sacerdozio”. “Non se ne parla nelle famiglie e poco anche nelle nostre comunità cristiane”, osservano ancora i vescovi friulani: “I ragazzi e i giovani spesso non sanno più cosa sia il seminario. Se nasce in loro il desiderio di diventare preti non sanno neppure a chi rivolgersi per farsi aiutare”. I presuli ripropongono, dunque, la figura del prete come “padre, guida e amico di tante sorelle e fratelli, capace di capirli perché condivide con essi la loro stessa vita”. Definiscono straordinaria la sua vocazione, perché “nessun altro uomo, per quanto santo, ha il potere di consacrare il pane e il vino nella celebrazione eucaristica e rendere realmente presente il Corpo e il Sangue di Gesù, crocifisso e risorto. Nessun altro uomo, può ardire di dichiarare in prima persona: ‘Ti assolvo dai tuoi peccati’ né può avere la forza di predicare il Vangelo con l'autorità di Gesù e della Chiesa”. Forte, dunque, l’invito, quasi un appello alle famiglie perché aiutino i loro figli a scoprire la propria vocazione, comunque sia orientata, e alla Chiesa perché “non abbandoni a se stessi i figli che hanno nel cuore la vocazione al presbiterato”. Tra le indicazioni pratiche indicate nella lettera, la direzione spirituale e i gruppi vocazionali distribuiti sul territorio rivolti a fanciulli, giovani e adulti. Indispensabili, infine, una Comunità vocazionale per ogni diocesi ed il Seminario. (M.G.)
Guatemala: disastri naturali mettono a rischio i raccolti agricoli
◊ In un Guatemala ancora in ginocchio per l’eruzione del vulcano Pacaya e per il passaggio della tempesta tropicale “Agatha” sono cominciate le operazioni per distribuire aiuti umanitari e generi di prima necessità alle popolazioni colpite. Secondo un primo conteggio dei danni, i due disastri naturali hanno causato oltre 150 mila sfollati, circa 200 morti e almeno un centinaio di dispersi. Si teme inoltre per la sicurezza alimentare del Paese che sarebbe stata messa a dura prova a causa della distruzione di molte coltivazioni. Secondo il responsabile dell’Associazione nazionale dei produttori di mais, Jorge Gonzales, le piogge torrenziali hanno danneggiato in modo irreversibile più di un terzo dei raccolti. “Il risultato – ha detto Gonzales all'agenzia Misna – è che dal mese di agosto in avanti, non avremo più mais, che rappresenta la base della dieta nazionale”. Il Santo Padre Benedetto XVI ha espresso le sue condoglianze per le vittime della tragedia e si è mostrato “profondamente rattristato” per la tragedia che ha colpito il Guatemala, esortando la comunità internazionale, le istituzioni e tutti gli uomini di buona volontà ad offrire una “solidarietà fraterna, un aiuto efficace per superare questi momenti difficili”. Aiuti sono già stati inviati da tutta l’America latina, mentre l’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno promesso l’invio di generi alimentari. (M.G.)
Perù: consultazione delle comunità indigene per evitare conflitti sociali
◊ Il presidente della Conferenza episcopale peruviana, mons. Miguel Cabrejos, arcivescovo di Trujillo, ha accolto con favore il tentativo proposto dal governo peruviano di risolvere i problemi che esistono nelle comunità amazzoniche per evitare conflitti sociali, e ha quindi chiesto che la legge sulla consultazione preventiva sia promulgata a breve. Pochi giorni fa il Congresso ha infatti varato la legge alla consultazione preliminare, che riconosce il diritto dei popoli indigeni ad essere consultati in anticipo sulle misure legislative o amministrative che interessano direttamente loro o i diritti collettivi. "Dinanzi a questa realtà, la Chiesa cattolica accoglie con favore il percorso modificato dalle autorità e richiama il Potere esecutivo ad emanare questa legge al fine di evitare ulteriori conflitti e di costruire rapporti di fiducia", ha detto il presidente della Conferenza episcopale peruviana. Nel primo anniversario dei fatti violenti di Bagua, dove nel conflitto morirono circa 34 persone, mons. Cabrejos ha sottolineato che questa situazione non si dovrebbe mai più ripetere nel Paese. "La triste morte di appartenenti alla polizia e degli indigeni ci deve far ricordare oggi e sempre che la vita umana è un valore supremo, e in ogni caso deve essere protetta e privilegiata" ha detto il presidente della Conferenza episcopale. Egli ha inoltre ricordato che la Chiesa, che accompagna da molti anni questi popoli, continua a mantenere l'impegno nei loro confronti ed è disposta a continuare a lavorare per il loro sviluppo integrale. In questo senso, ha ritenuto che sia un compito ineludibile guardare l'Amazzonia non solo come un concetto o come una fonte inesauribile di risorse, ma come uno spazio geografico abitato da esseri umani, da peruviani, con la propria cultura, da tempo immemorabile. (R.P.)
Brasile: trovato morto missionario laico impegnato nella pastorale carceraria
◊ L'operatore della Pastorale delle carceri e missionario laico Pedro Fukuyei Yamaguchi Ferreira, della diocesi di San Gabriel da Cachoeira, in Amazzonia, è stato trovato morto dopo che era stato dato per disperso il pomeriggio del 1° giugno scorso. Circa 100 soldati dell'Esercito e della Marina sono stati coinvolti nella ricerca del missionario. Sembra sia stato trascinato da una forte corrente mentre faceva il bagno nel fiume Rio Negro, nella regione di San Gabriel. Dalla nota inviata all’agenzia Fides si apprende che il missionario, 27 anni, era da tre mesi in missione in Amazzonia, come membro del Progetto Missionario Sud I - Nord I della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb). In precedenza aveva lavorato per tre anni come avvocato volontario nella Pastorale delle Carceri dell'Arcidiocesi di São Paulo. Il corpo del giovane missionario è stato trovato nella parte del fiume che confina con San Gabriel da Cachoeira, a 858 km da Manaus. Secondo le informazioni del dipartimento dei Vigili del Fuoco, il ragazzo era stato trascinato per circa 40 km. (R.P.)
El Salvador: più di 3.000 bambini partecipano all’Incontro nazionale della Poim
◊ Sabato scorso, presso l'auditorium della Cittadella Don Bosco a Soyapango, a San Salvador, si è svolto il IX Incontro nazionale della Pontificia Opera dell’Infanzia e Adolescenza Missionaria. La nota sulla celebrazione, inviata all’agenzia Fides dalle Pontificie Opere Missionarie di El Salvador, ricorda che ogni due anni si radunano da tutta la nazione migliaia di bambini e giovani missionari. Per l'anno 2010, l'obiettivo su cui hanno lavorato bambini, adolescenti, consulenti, catechisti, sacerdoti, religiosi e laici, è stato l'impegno per la cura e il rispetto del creato. Il tema dell’incontro è stato “Curiamo la casa che Papà Dio ci dà!”, con lo slogan “Bambini e Adolescenti in azione... curare la creazione”. Il contesto dell’incontro ha preso spunto dal Messaggio per la Pace 2010 di Benedetto XVI: “Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato”, dove tutti, in modo speciale i bambini e gli adolescenti, le generazioni del futuro, ora sono al centro dell’azione per proteggere ciò che Dio ha creato per tutta l'umanità. Nonostante la pioggia, erano presenti circa 3.000 bambini e adolescenti delle otto diocesi del Paese, che con molta gioia hanno cantato, pregato e riflettuto su questo tema. I segretariati diocesani della Santa Infanzia di ogni diocesi hanno anche preparato abiti realizzati con materiali riciclati, per insegnare ai bambini più piccoli che molte delle cose che usiamo ogni giorno si possono riutilizzare, e in particolare possono essere utili anche per l'evangelizzazione. L'Incontro si è concluso con la celebrazione della Santa Messa presieduta da mons. Gregorio Rosa Chávez, vescovo ausiliare dell'arcidiocesi di San Salvador, che ha incoraggiato sacerdoti, responsabili, religiosi, bambini e adolescenti, "a continuare in questo bel lavoro di far aumentare il numero degli amici di Gesù in tutto El Salvador". (R.P.)
“Walk the world”: marcia contro la fame nel mondo
◊ “End hunger: walk the world”, “Fai un passo contro la fame nel mondo” è il titolo della manifestazione, in programma per domani, domenica 6 giugno, organizzata dal World Food Programme (Wfp) delle Nazioni Unite per sensibilizzare l’attenzione sul problema della malnutrizione infantile e raccogliere fondi per l’alimentazione scolastica. Walk the World è un evento sportivo che, in 24 ore, coinvolgerà tutto il mondo: centinaia di migliaia di persone scenderanno per le strade di oltre 210 città del pianeta per unirsi in una lunga marcia simbolica che ricorderà quella dei bambini che nei Paesi poveri devono percorrere chilometri per raggiungere ogni giorno la scuola, spesso a stomaco vuoto. L’ iniziativa, che per la prima volta si svolgerà anche in Iraq, è stata organizzata per la prima volta nel 2003 con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica al problema della fame nel mondo, attraverso le informazioni e la raccolta fondi. Le marce promosse ogni anno dal Wfp sono organizzate in stretta collaborazione con i suoi partners ufficiali: Tnt, Unilever e Dsm. Gli impiegati di queste aziende, infatti, marciano fianco a fianco con gli Ambasciatori, lo staff e i beneficiari del WFP, ma anche con il personale dei governi e delle Ong partner dell'agenzia, per essere tutti uniti nella lotta contro la fame e la malnutrizione. “L'obiettivo di Walk the World - spiega in una nota diffusa dagli organizzatori Ilaria Dettori, responsabile del settore School Feeding del WFP - è sensibilizzare l’attenzione sul problema della malnutrizione e raccogliere fondi per fornire pasti scolastici agli studenti di alcune delle più povere nazioni del mondo”. La marcia di domenica chiuderà inoltre una quattro giorni di eventi organizzati dal 3 al 6 giugno a Roma dal Wfp. Nel 2009 Walk the World ha raggiunto obiettivi importanti: 360mila persone coinvolte in oltre 200 città del mondo e con i fondi raccolti sono stati garantiti pasti scolastici per 20mila bambini dei paesi più poveri. (M.G.)
Inaugurata all’Aquila la scuola “don Milani” realizzata dalla Caritas
◊ Prosegue il percorso di rinascita del territorio aquilano. Ieri è stata inaugurata la scuola di S. Panfilo D’Ocre intitolata a don Lorenzo Milani. La struttura è stata realizzata in tempi record dalla Caritas con i fondi della colletta promossa dalla Cei per le popolazioni terremotate d’Abruzzo, raccolti nella Domenica in albis dello scorso anno. A questi si aggiungono le donazioni pervenute alla delegazione della Lombardia, che da più di un anno offre il suo aiuto alla comunità di S. Panfilo d’Ocre. “Bisogna imparare fin da piccoli a dire ‘grazie’ e io dico ‘grazie’ alla Caritas Italiana, alle Caritas della Lombardia e alla Caritas aquilana per aver donato questa scuola”. Sono state le parole, citate dall'agenzia Sir, di mons. Giovanni D’Ercole, vescovo ausiliare della diocesi di L’Aquila, durante la cerimonia di inaugurazione dell’istituto, avvenuta alla presenza del presidente, il vescovo mons. Giuseppe Merisi, e del direttore, mons. Vittorio Nozza, della Caritas italiana. “Questa scuola – ha continuato il vescovo ausiliare – è la risposta concreta a tante parole a vanvera; una promessa che si è realizzata diventando gesto d'amore. Grazie anche a San Marino per aver portato la musica donando gli strumenti musicali e il grazie più grande lo diciamo guardando in alto a Gesù”. “Questa è la nostra prima realizzazione - ha spiegato Roberto Davanzo, il responsabile della delegazione Caritas lombarda - sono contento anche perché posso portare in Lombardia i volti e le foto del risultato della generosità di questa regione”. La nuova scuola, costata circa 2,5 milioni di euro, può ospitare 168 alunni ed è dotata di palestra con spogliatoi, aule per laboratori, infermeria, cucina e mensa, servizi, sala per attività libere di aggregazione e socio-culturali anche pomeridiane, locali tecnici, uffici amministrativi e di direzione. Grande soddisfazione del sindaco del paese, e soprattutto del dirigente scolastico, Maria Corridore, che ha sottolineato l’importanza di una struttura progettata appositamente per i bambini. (M.G.)
I giovani guanelliani lanciano la loro “mission in progress” della carità
◊ “Far parte della nostra 'mission in progress' significa continuare a scrivere le pagine del quinto Vangelo, quello cioè della vita vissuta in una rete di uomini di buona volontà uniti dal vincolo di Carità. Sogniamo un nuovo social network dove ciò che conta di più non siano la superficialità e l’esteriorità dei rapporti, ma i legami profondi e veri da cuore a cuore, un heartbook!”. È questo uno dei passaggi più significativi del messaggio finale dal meeting annuale dei giovani guanelliani, ospitato nei giorni scorsi al centro di pastorale giovanile di Como. Nel documento i giovani si impegnano a “dare a tutti “Pane e Paradiso”, usando la stampa, siti internet, forum, chat, le parole dette e scritte, ma soprattutto il dono più grande che abbiamo: le nostre vite”. Presenti all’incontro oltre 100 i giovani tra i 18 e i 30 anni provenienti da Messina, San Ferdinando, Bari, Ferentino, Roma, Lugano, Saronno, con delegazioni dalla Svizzera e dalla Polonia. 'Mission in progress' il tema scelto, “perché è la proposta guanelliana più completa – spiega Domenico Scibetta, responsabile del centro guanelliano di Como -, che ben si lega poi al tema dell’educazione scelto dai vescovi per il prossimo decennio e impegna giovani, operatori ed educatori, a partire dal meeting, a lanciare con rinnovato slancio missionario nuove proposte anche in vista della preparazione alla prossima canonizzazione del fondatore”. E proprio l’approfondimento della figura del fondatore e della sua spiritualità, nei suoi luoghi natali, è stata al centro dei 6 laboratori organizzati nelle giornate del meeting. “I laboratori e gli itinerari guanelliani ci hanno permesso di scoprire meglio quali siano state le vie della Provvidenza percorse da Don Guanella qui a Como” ha evidenziato don Domenico. Su un tracciato di orme ancora cariche di indelebili ricordi e incisivi messaggi si sono articolati i vari percorsi: dal Collegio Gallio con il Work Shop sull’emergenza educativa, a Sant’Abbondio con il laboratorio Fede e cultura, al Centro Cardinal Ferrari (ex-seminario maggiore) con il laboratorio sulle scelte vocazionali, alla casa di Santa Maria di Lora sull’impegno di vita cristiana. Ancora il laboratorio di spiritualità guanelliana presso il Santuario del Sacro Cuore, e presso Casa Divina Provvidenza (Santa Marcellina) il laboratorio sulla Carità. “E’ stato un meeting aperto a tutti che ha saputo sorprendere, prima di tutto noi – sottolinea infine don Domenico - ci attendevamo una risposta consistente dei giovani della Diocesi e invece abbiamo sperimentato qualcosa di diverso: una profonda accoglienza della chiesa locale tutta, dal messaggio del vescovo mons. Diego Coletti, alla condivisione della Messa dei popoli in duomo, percependo proprio quel “tutto il mondo è patria vostra” in cattedrale, con un forte senso di comunione nella festa della SS. Trinità”, per concludere con la partecipata Discoteca del Silenzio, adorazione eucaristica notturna, promossa ogni mese presso il Santuario dal Centro di pastorale giovanile. (M.G.)
Bloccata da Israele senza incidenti la nave umanitaria irlandese pro-Gaza
◊ A pochi giorni dal blitz israeliano sul traghetto turco Mavi Marmara, tutt'altro che archiviato col suo corredo di morti e polemiche, un'altra nave di attivisti filopalestinesi si è spinta in direzione della Striscia di Gaza, decisa a sfidare il blocco imposto da Israele all'enclave controllata dagli integralisti di Hamas. Si tratta di un battello irlandese, denominato "Rachel Corrie", salpato in ritardo rispetto alla "Freedom Flotilla" intercettata lunedì scorso. La nave è stata fermata da Israele senza incidenti. Da Tel Aviv, però, non ci sono ancora conferme. Il servizio di Fausta Speranza:
La tv israeliana Canale 2 ha confermato che forze militari hanno preso possesso senza scontri della Rachel Corrie. L'abbordaggio, secondo l'emittente, è stato “pacifico” e la nave viene ora dirottata verso il porto israeliano di Ashdod, nel sud di Israele. I passeggeri a bordo sono incolumi. Stamani, ai giornalisti il capitano Shalicar, dell'Ufficio stampa delle Forze armate israeliane, aveva dichiarato che se la nave irlandese, con a bordo aiuti e attivisti filo-palestinesi, avesse continuato a puntare verso la Striscia di Gaza, le forze israeliane “non avrebbero avuto altra scelta se non quella di abbordare la nave”. Ma l’ufficiale aveva confermato l’impegno a contattare l'equipaggio per chiedere di cambiare la rotta verso Ashdod. “Israele - aveva aggiunto - non ha problemi a far attraccare la Rachel Corrie ad Ashdod e ad aiutare poi l'equipaggio a trasferire gli aiuti a Gaza” via terra. Alle prese con le pressioni internazionali e gli affondi sempre più duri della Turchia, Israele dunque non apre a concessioni in tema di embargo su Gaza. Tel Aviv ha imposto severe restrizioni attorno alla Striscia di Gaza, dopo che gli islamico-radicali di Hamas hanno assunto pieno controllo e potere, nel 2007, con la vittoria alle elezioni a Gaza del 2006. Gli attivisti, tuttavia, considerano illegittimo tale blocco, la cui revoca è chiesta con crescente insistenza anche da diversi attori della comunità internazionale. Oggi, è intervenuta l'Alto commissario dell'Onu per i Diritti umani, Navi Pillay: il blocco israeliano della Striscia di Gaza è illegale – ha affermato - e va rimosso.
Pakistan, i nubifragi uccidono 13 persone. Timore per l’arrivo di un uragano
Tredici persone sono morte per il violento nubifragio che ha colpito il Pakistan e procurato il crollo di alcune case, interruzioni di corrente elettrica e disagi nei trasporti in particolare a Lahore, capitale della regione del Punjab nel nordest. Nelle prossime ore, è atteso l'arrivo del ciclone tropicale Phet. Dopo aver colpito la costa dell'Oman, l’uragano si sta dirigendo verso le provincie del Sindh e Baluchistan, a sud-ovest del Paese. Secondo i metereologi, è ancora molto potente e potrebbe abbattersi sulla città portuale di Karachi, la più grande metropoli packistana, con venti a oltre 100 chilometri orari di velocità. La protezione civile, l'esercito e la marina sono in stato di massima allerta. Le autorità provinciali hanno ordinato l'evacuazione di decine di migliaia di persone dai distretti costieri di Thatta e Badin.
Commissione Ue: “seri progressi” dell’Ungheria, esagerazioni di un rischio "default"
Dopo le dichiarazioni allarmate di ieri sulla situazione economica in Ungheria e il contraccolpo sulle Borse, oggi la Commissione europea interviene ridimensionando le preoccupazioni. E il segretario di Stato ungherese bacchetta il portavoce del governo che aveva parlato ieri di rischio. Il servizio di Michela Altoviti:
“Le preoccupazioni dei mercati su un default dell’Ungheria sono oggettivamente esagerate''. E’ quanto sostiene il commissario europeo agli Affari monetari, Olli Rehn al termine del G20 dei ministri finanziari a Busan in Corea. Ieri, il fiorino ungherese è arrivato a perdere il 2,1% contro l'euro e i "credit default swap" sul debito ungherese sono balzati di 69 punti base a 391,5 punti. Inoltre, il portavoce del premier, Peter Szijjarto, ha affermato che la situazione dell’economia è grave tanto che non risulta esagerata la previsione di un crac finanziario per il Paese. Il commissario dell’U, Rehn, si dice invece convinto che l’Ungheria proseguirà sulla strada della crescita che ha intrapreso, spiegando che il Paese “ha compiuto progressi significativi negli ultimi anni per risanare i conti pubblici ed è sulla via della ripresa, avendo ridotto il deficit di più del 5% tra il 2006 e il 2009”. E sempre oggi, interviene anche il segretario di Stato ungherese, Mihaly Varga: il governo di Budapest può finanziare la propria spesa, afferma, aggiungendo che le dichiarazioni di ieri sul possibile default del Paese sono state ''sfortunate''.
Manifestazioni oggi in Grecia contro gli annunciati tagli alle pensioni
Alcune migliaia di persone sono scese oggi di nuovo in piazza in Grecia contro il piano di austerità e per cercare di fermare la riforma delle pensioni che il governo si prepara a portare in parlamento. Le manifestazioni odierne, non particolarmente massicce, sono il preludio a un preannunciato nuovo sciopero generale, il quinto contro le misure di rigore, quando arriverà in parlamento, verosimilmente entro la fine del mese, il progetto di legge sulla riforma delle pensioni.
La marea nera arriva in Florida
Frammenti di catrame sono stati rinvenuti sulla spiaggia vicino a Pensacola, in Florida. Squadre di decontaminazione stanno effettuando controlli lungo la costa al confine con l'Alabama per accertare se provengano dalla marea nera della Bp. Intanto, l'ultima manovra di contenimento della perdita pare funzionare: il tappo collocato nel braccio del pozzo nei giorni scorsi sta permettendo di raccogliere mille barili di greggio al giorno, che comunque rappresenta un decimo di quanto fuoriesce. L’ha annunciato la Guardia Costiera. E le critiche di Obama sono dure nei confronti del colosso petrolifero: il presidente americano attacca la Bp per aver speso 50 milioni di dollari in pubblicità per ricostruirsi un'immagine dopo l'incidente causato e per non aver ancora revocato i piani che prevedono di pagare i dividendi agli azionisti. Obama ribadisce inoltre il suo impegno ad assicurarsi che “Bp paghi ogni singolo centesimo dovuto alla gente sulla costa del Golfo”. L’inquilino della Casa Bianca difende con forza la sua amministrazione dalle critiche che l'accusano di aver reagito in maniera troppo lenta al disastro. “Ci siamo mobilizzati su tutti i fronti”, dice, e precisa che è stata organizzata in questa occasione la più imponente risposta ad un disastro ambientale nella storia degli Stati Uniti. Oltre 1.900 navi e 20 mila persone stanno lavorando per ripulire l’Oceano nel Golfo del Messico. Da parte sua, la Bp ha reso noto che Tony Hayward non si occuperà più direttamente della marea nera: la gestione delle operazioni è stata affidata a Bob Dudley.
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 156
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