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Sommario del 01/06/2010
Benedetto XVI a conclusione del mese mariano: la Vergine è l'esempio più limpido del cammino della Chiesa
◊ Maria è l’esempio più limpido e il significato più vero del cammino della Chiesa. Così il Papa ieri sera al termine della Veglia per la conclusione del mese mariano, nei Giardini Vaticani. Nella Festa della Visitazione della Vergine, Benedetto XVI ha sottolineato anche la “profonda nostalgia” che il mondo ha di Gesù e ha lanciato un appello per una civiltà giusta e libera. Prima dell’arrivo del Santo Padre, nei Gardini Vaticani si è svolta una processione, con la recita del Rosario, guidata dal cardinale, Angelo Comastri, vicario del Papa per la Città del Vaticano. Il servizio di Isabella Piro:
(Canto: Mira il tuo popolo)
Maria autentica missionaria, Maria serva degli uomini, Maria evangelizzatrice. La sera è ormai scesa sui Giardini Vaticani quando il Papa pronuncia queste parole nella piccola Grotta di Lourdes, davanti ai tanti fedeli con le fiaccole accese in onore della Vergine, nient’affatto scoraggiati da un cielo che minaccia pioggia. Citando il Vangelo di Luca, che narra della visita di Maria ad Elisabetta, Benedetto XVI sottolinea lo spirito missionario della Vergine, esempio per tutta la Chiesa, “chiamata ad annunciare il Vangelo dappertutto e sempre, a trasmettere la fede ad ogni uomo e donna, e in ogni cultura”. Ed è qui - continua il Papa - in questo viaggio di Maria nel mondo, che sta il segreto della vita cristiana:
“La nostra, come singoli e come Chiesa, è un’esistenza proiettata al di fuori di noi. (…) Ci è chiesto di uscire da noi stessi, dai luoghi delle nostre sicurezze, per andare verso gli altri, in luoghi e ambiti diversi. È il Signore che ce lo chiede (…). Ed è sempre il Signore che, in questo cammino, ci mette accanto Maria quale compagna di viaggio e madre premurosa. Ella ci rassicura, perché ci ricorda che con noi c’è sempre il Figlio suo Gesù (…)”.
La carità e l’umiltà - sottolinea il Santo Padre - connotano fortemente Maria, Lei donna giovane che per tre mesi offre una “vicinanza affettuosa” e un “aiuto concreto” all’anziana cugina Elisabetta, in attesa di un figlio:
“Elisabetta diventa così il simbolo di tante persone anziane e anche malate, anzi, di tutte le persone bisognose di aiuto e di amore. E quante ce ne sono anche oggi nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità, nelle nostre città! E Maria – che si era definita ‘la serva del Signore’ (Lc 1,38) – si fa serva degli uomini. Più precisamente, serve il Signore che incontra nei fratelli”.
Ma c’è un punto in cui la carità della Vergine raggiunge il suo vertice, dice ancora il Papa, ovvero nel donare Gesù stesso, nel farlo incontrare agli uomini. Ed il dono di Gesù riempie il cuore di gioia:
“Gesù è il vero e unico tesoro che noi abbiamo da dare all’umanità. È di Lui che gli uomini e le donne del nostro tempo hanno profonda nostalgia, anche quando sembrano ignorarlo o rifiutarlo. È di Lui che hanno grande bisogno la società in cui viviamo, l’Europa, il mondo intero”.
È questa la “straordinaria responsabilità” affidata ai cristiani, conclude il Papa, lanciando un appello:
“Viviamola con gioia e con impegno, perché la nostra sia davvero una civiltà in cui regnano la verità, la giustizia, la libertà e l’amore, pilastri fondamentali e insostituibili di una vera convivenza ordinata e pacifica”.
Prima dell’arrivo di Benedetto XVI alla Grotta di Lourdes, una lenta processione ha attraversato i Giardini Vaticani, partendo dalla Chiesa di Santo Stefano degli Abissini. A guidare i fedeli nella recita del Rosario è stato il cardinale Angelo Comastri. Tanti i temi al centro delle meditazioni sui Misteri Gaudiosi, come la centralità di Dio nella famiglia, l’importanza di cercare il Signore ogni giorno, e la difesa della vita:
“Ogni vita è sacra, ogni vita è preziosa, ogni vita è grande, perché Dio stesso si è fatto uomo ed è venuto ad abitare in mezzo a noi. Ma oggi quanti sono ancora capaci di stupirsi davanti al miracolo della vita? Purtroppo, tanti uomini e tante donne hanno il cuore di pietra, come Erode”.
Al termine del Rosario, il Santo Padre ha benedetto i fedeli, tra cui numerosi malati e alcuni bambini.
(canto: Ave Maria)
Presentato in Sala Stampa Vaticana il viaggio apostolico del Papa a Cipro, dal 4 al 6 giugno
◊ Grande attesa a Cipro per l’arrivo venerdì prossimo di Benedetto XVI, che si tratterrà nella piccola isola del Mediterraneo tre giorni, fino alla domenica, giornata "clou" del viaggio apostolico con la consegna pubblica da parte del Papa dell’Instrumentum laboris dell’Assemblea speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei vescovi, previsto in ottobre. Stamani, il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi ne ha parlato con i giornalisti. Il servizio di Roberta Gisotti:
Per la prima volta nella storia un Papa a Cipro, ha ricordato padre Lombardi, sottolineando che questa isola è stata anche la prima tappa del primo viaggio apostolico di San Paolo. Per Benedetto XVI si tratta invece del 19.mo Paese visitato, nell’ambito del suo 16.mo viaggio apostolico. “La vogliamo accanto a noi…” aveva detto al Papa l’arcivescovo ortodosso di Cipro Chrisostomos, incontrandolo in Vaticano nel giugno 2007. E il momento è arrivato, su invito oltre che della Chiesa ortodossa anche delle autorità statali e naturalmente della Chiesa cattolica di piccola minoranza. Tre giorni intensi di incontri con personalità religiose e civili, in un clima che si annuncia - ha detto padre Lombardi - di grande cordialità, all’insegna della pace e dell’ecumenismo.
“Come impostazione c’è naturalmente l’aspetto dei rapporti con il Paese, con la comunità cipriota, che è importante data anche la situazione del Paese. C’è infatti un piccolo simbolo sia alla cerimonia di arrivo sia alla cerimonia di partenza: la benedizione di un albero di ulivo; quindi il messaggio vuole evidentemente essere un messaggio di pace. Per quanto riguarda gli aspetti di carattere pastorale, ricordo l’aspetto paolino che può rimandare anche alla visita a Malta di quest’anno, e l’aspetto ecumenico - in particolare i rapporti con gli ortodossi , la visita alla comunità cattolica che è multirituale e poi la consegna nella domenica dell’Instrumentum laboris del Sinodo, che è - come sappiamo - una delle occasioni importanti di questo viaggio”.
La visita avrà dunque il suo culmine con la Messa domenicale nella festa del Corpus Domini, ospitata nel Palazzo dello Sport Elefteria della capitale Nicosia, che il Papa presiederà in occasione della pubblicazione l’Instrumentum laboris del prossimo Sinodo per il MedioOoriente, che verrà consegnata in quattro lingue (inglese, francese, italiano e arabo) nelle mani Consiglio presinodale, composto dai sette patriarchi mediorientali e dai tre capi dei dicasteri vaticani, per l’Unità dei cristiani, per le Chiese orientali e per il Dialogo interreligioso.
Padre Lombardi, ha chiarito – su domande dei giornalisti – che non vi saranno cambiamenti nel programma del Papa a Cipro, a seguito dell’attacco israeliano alla flottiglia di pacifisti, “un evento – ha sottolineato – molto triste e preoccupante”. Per quanto attiene la logistica Benedetto XVI alloggerà nella nunziatura di Nicosia, che si trova sulla linea verde, ovvero la zona cuscinetto – sotto il controllo dell’Onu – tra la Repubblica greco-cipriota e i territori occupati a nord dalle truppe turche nel 1974, un terzo dell’intera isola, mai riconosciuti dalla comunità internazionale. Una situazione complessa, che grava fortemente sulla vita dell’isola e sulla popolazione divisa.
I vescovi d'Irlanda sulla nomina dei visitatori apostolici per lo scandalo degli abusi nella Chiesa locale: li accogliamo "con favore"
◊ Una visita "accolta con favore", che permetterà di "sviluppare ulteriormente" il lavoro in atto e di "valutare e rivedere alcuni aspetti della vita della Chiesa irlandese". Lo scrivono in un comunicato congiunto i vescovi dell'Irlanda, all'indomani della notizia - annunciata ieri dalla Sala Stampa vaticana - dell’avvio nel prossimo autunno della Visita Apostolica che indaghi sullo scandalo della pedofilia nella Chiesa irlandese. Anche l’arcivescovo di Dublino, mons. Diarmuid Martin, lo ha definito “un passo importante” nel grande processo avviato da Benedetto XVI per aiutare il “rinnovamento della Chiesa in Irlanda”. Il servizio di Alessandro Gisotti:
L’arcivescovo di Dublino, mons. Diarmuid Martin, ha commentato con particolare soddisfazione l’annuncio che la visita servirà a verificare la qualità dell’assistenza fornita dalla Chiesa irlandese ai sopravvissuti agli abusi. Il presule ha inoltre espresso un caloroso apprezzamento per la scelta del cardinale Sean O’ Malley, arcivescovo di Boston. “La sua esperienza e impegno personale” su questo fronte, ha affermato, lo rendono “la persona più indicata per portare la solidarietà della Chiesa, ai fedeli e al clero dell’arcidiocesi di Dublino”. Dal canto suo, il porporato americano in una dichiarazione ha ribadito che la Chiesa deve essere instancabilmente “vigile nella protezione dei bambini e dei giovani”. Ed ha sottolineato che il “costante impegno nell’arcidiocesi di Boston per assicurare” la sicurezza dei minori sarà “di aiuto a questa visita”.
Al contempo, ha aggiunto, sarà “anche importante rispondere alle preoccupazioni della comunità cattolica e dei sopravvissuti in modo da promuovere un processo di risanamento delle ferite”. Il cardinale Sean O’ Malley ha ricordato che tra le priorità indicate dalla lettera di Benedetto XVI ai cattolici d’Irlanda vi è “l’assistenza pastorale e la cura di tutti coloro che hanno sofferto a causa degli abusi commessi da membri del clero e religiosi su bambini”. L’arcivescovo di Boston ha concluso la sua dichiarazione evidenziando il valore della preghiera per “una Chiesa purificata dalla penitenza e rinnovata nella carità pastorale”.
Gratitudine al Santo Padre per la sua nomina è stata espressa anche da mons. Timothy Dolan, arcivescovo di New York, designato a coordinare la visita dei seminari in Irlanda e del Pontificio Collegio Irlandese a Roma. Tra gli altri visitatori nominati dal Papa, figurano il cardinale inglese Cormac Murphy O'Connor, arcivescovo emerito di Westminster, per l'arcidiocesi di Armagh; mons. Thomas Christopher Collins, arcivescovo di Toronto, per l'arcidiocesi di Cashel and Emly; mons. Terrence Thomas Prendergast, arcivescovo di Ottawa, per l'arcidiocesi di Tuam.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ L’Europa e il mondo hanno bisogno di Cristo: il Papa conclude il mese mariano in Vaticano.
In rilievo, nell’informazione internazionale, le reazioni della comunità internazionale Obama al blitz israeliano sulla “flotta pacifista” in acque internazionali.
In cultura, un articolo dell’arcivescovo Gianfranco Ravasi dal titolo “Attraversiamo insieme il deserto”: in dialogo nel “Cortile dei Gentili”.
Vi spiego perché la fisica è molto più semplice della politica: Arturo Colombo su Albert Einstein e la pace nel mondo.
Un gentiluomo nella terra dei faraoni, Alessia Amenta intervista Rosanna Pirelli, direttrice del centro archeologico italiano in Egitto, sull’opera di ricerca di Sergio Donadoni, insignito del “World Heritage Day Award”.
Il sistema aperto di san Tommaso: Antonio Livi sull’Aquinate e il pensiero contemporaneo.
Un articolo di Alberto Batisti dal titolo “I sogni incompiuti di Bruckner e Schubert”: in viaggio nella spiritualità con la Sagra musicale umbra.
Il cardinale Vallini ai funerali di don Mario Picchi: è stato un "amico e padre", che ha creato "progetti di redenzione umana". Il ricordo commosso di don Ciotti
◊ Una grande folla commossa ha partecipato questa mattina alle esequie di don Mario Picchi, il fondatore del Ceis, il Centro italiano di solidarietà, scomparso sabato scorso all'età di 80 anni. A presiedere i funerali, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, è stato il cardinale vicario, Agostino Vallini, il quale ha definito don Picchi un sacerdote che "ha accolto tutti", che "si è immedesimato nelle sofferenze dei giovani e si è fatto amico e padre", creando e portando avanti con amore "progetti di redenzione umana". A ricordarne la figura, al microfono di Roberta Gisotti, è un altro sacerdote, don Luigi Ciotti, da lunghi anni impegnato come don Picchi sulle frontiere del disagio sociale:
D. – Don Luigi Ciotti, la sua vita e quella di don Mario Picchi sono scorse parallele. Alla fine degli anni ’60, lei a Torino, lui a Roma, avete avvertito l’esigenza di essere accanto a chi soffre, in particolare accanto a chi vive il dramma della tossicodipendenza. Che cosa vi ha accomunato in quegli anni lontani e che cosa vi ha poi unito nel vostro percorso di vita, nel vostro percorso sacerdotale?
R. – La strada è stata la nostra grande protagonista, perché sulla strada noi abbiamo incontrato chi faceva più fatica. Così insegna il Vangelo, la Parola di Dio, in modo così chiaro, categorico: cercate prima di vedere Dio e poi la sua giustizia. Don Mario è stato veramente, anzitutto, un prete capace di saldare terra e cielo, con una grande attenzione per le persone e una vita vissuta nella fatica. Quella fatica che ti permette di comprendere anche la fatica delle persone e soprattutto di farsi carico della vita di tutte le persone. Per me, poi, diventa importante non dimenticare mai la sua grande dignità nella malattia. Quella bomboletta di ossigeno che si portava in giro per poter continuare a respirare ha dato ossigeno anche a noi, per trovare la forza di guardare avanti e di non fermarci davanti agli ostacoli, di impegnarci di più.
D. – Don Luigi, lei nel corso degli anni ha pensato bene di allargare il suo impegno anche su molti altri fronti ed anche don Picchi. Qual è la sua eredita, che dobbiamo raccogliere?
R. – Don Mario è stato testimone della Parola di Dio, un’eredità immensa: questa fedeltà a Dio e fedeltà all’uomo. Soprattutto, io vedo che l’eredità è in noi: non c’è un "io", ma c’è un "noi". Don Mario ha fatto questo, ha cercato di responsabilizzare, di coinvolgere, di dare dignità, partecipazione a tanti, alle famiglie e a tanti collaboratori. E’ quello che ho cercato di fare anch’io nel mio piccolo, prima con il Cnca, poi con la Lila ed oggi con Libera, continuando a stare sempre sulla strada e sempre con chi fa più fatica: lottando contro la grande criminalità contro le mafie, contro chi ci toglie la libertà e la dignità, con un’azione culturale, politica in senso lato per il bene comune e soprattutto con il voler bene, ampiamente, nell’ascolto della Parola, nella preghiera, nell’Eucaristia, nel portare questo grido di amore e di impegno nella coscienza della gente.
A 100 anni dalla Conferenza di Edimburgo, leader di ogni confessione cristiana a confronto nella città scozzese per parlare di evangelizzazione
◊ Edimburgo è di nuovo capitale dell'ecumenismo. Da oggi al 6 giugno, leader di ogni confessione cristiana si incontrano nella città scozzese per riflettere sulle risposte dell'uomo di oggi al mandato di evangelizzare il mondo. A guidare la delegazione cattolica alla Conferenza di Edimburgo è il vescovo Brian Farrell, segretario del Pontificio Consiglio per l'Unità dei Cristiani. Al microfono di Philippa Hitchen, della redazione inglese della Radio Vaticana, il presule spiega anzitutto l'avvenimento storico che è alla base dell'attuale incontro:
R. - Si tratta di celebrare i 100 anni dalla Conferenza di Edimburgo che - nel 1910 - ha segnato l’inizio del Movimento moderno ecumenico. Movimento nato perché coloro che erano presenti - nella grandissima maggioranza protestanti - si resero conto che predicare il Vangelo al mondo rappresentava un compito impossibile proprio a causa di tutte le divisioni che esistono fra i cristiani. Del Movimento ecumenico parla anche il Vaticano II quando dice che “questo è un dono dello Spirito Santo” e la Chiesa cattolica entra formalmente in questa ricerca dell’unità, che è per noi non soltanto un dovere, ma anche un elemento essenziale della missione stessa della Chiesa: quella dell’unità, che è centrale in tutta la nostra fede. Cent’anni dopo, noi saremo ad Edimburgo per partecipare, insieme a molti altri, ad una riflessione seria e profonda sul compito di predicare il Vangelo al mondo, partendo dalle circostanze che sono cambiate nel mondo e che esigono quindi una specifica riflessione su come portare il Vangelo alle società di oggi. Una volta era tutto chiaro: si andava nelle terre lontane per predicare Cristo; oggi le “terre lontane” sono, invece, proprio a casa nostra. C’è quindi una seria riflessione da fare. Saremo ad Edimburgo anche per sostenere il Movimento ecumenico che deve essere al centro dell’opera della Chiesa, perché è vero che il mondo non crederà se i cristiani rimarranno divisi.
D. - Questa è una Conferenza di quattro giorni, ma è il frutto di un lungo processo di mesi e mesi di lavoro in varie parti del mondo…
R. - La cosa importante da sottolineare è che non si tratta di una Conferenza di quattro giorni per celebrare un qualcosa avvenuto 100 anni. E’ da più di due anni, infatti, che un grandissimo numero di Facoltà universitarie, di gruppi, di associazioni interessati all’ecumenismo e alla vocazione missionaria nel cristianesimo hanno seguito un corso che ha prodotto poi una serie di studi importanti, relativi alla situazione attuale e alle nuove esigenze della missione.
D. - Ci sono tante divisioni e tante idee sul futuro del cristianesimo rappresentate in questa Conferenza. Quanto sarà difficile riuscire a tirare qualche conclusione che si possa poi mettere veramente in atto?
R. - Si tratta di trovare nella diversità delle Chiese e delle comunità ciò che si ha di comune. Alle nostre spalle c’è un secolo: un secolo di riscoperta degli elementi comuni che abbiamo tutti noi cristiani, fondati anzitutto sul comune Battesimo e sulla fede in Gesù Cristo. Siamo ormai abituati a trovare modi per collaborare con le altre Chiese in vari progetti ed ora parliamo di collaborazione proprio in campo di missione.
Una trentina di studenti da ogni parte del mondo alla 12.ma Scuola estiva della Specola Vaticana dedicata alla "Chimica dell'universo"
◊ Quattro settimane di incontri e di studio per approfondire la “Chimica dell’Universo”, ovvero i processi fisici che governano l’evoluzione delle stelle, delle galassie, fin nei loro componenti fondamentali. Su questo tema è stata inaugurata sabato scorso a Castel Gandolfo, e in programma fino al 27 giugno, la 12.ma Scuola estiva della Specola Vaticana. A questo appuntamento del 2010, partecipano 27 studenti di 24 nazioni. Quattro i docenti, tutti ex allievi della Specola, che provengono dagli Stati Uniti, dalla Gran Bretagna, dall’Argentina. Emer McCarthy, della nostra redazione inglese, ha chiesto al direttore della Specola Vaticana, il gesuita padre José G. Funes, l’importanza che riveste i lavoro svolto da questa Scuola nell’ambito del rapporto tra scienza e fede:
R. – Credo che queste scuole, al di là del significato scientifico che rivestono, abbiano un grande prestigio nel mondo della ricerca. Ed è anche molto importante il messaggio che queste scuole trasmettono, perché gli studenti che vengono qui, e anche i nostri colleghi, possono percepire la Chiesa non contraria alle scienze o allo sviluppo della scienza, anzi: la Chiesa vuole incoraggiare la scienza di qualità e questa è una grande testimonianza che offre la Specola in collaborazione con altri scienziati laici. Un punto importante che vorrei sottolineare è il fatto che gli studenti di queste scuole non sono solo cattolici: ci sono musulmani e studenti che vengono da molti Paesi… C’è dunque una varietà di culture e di religiosità. Si crea, nelle quattro settimane di durate del corso, una comunità internazionale in cui si può imparare a dialogare, si impara a lavorare insieme, a fare ricerche insieme ma anche a dialogare sui grandi temi dell’umanità.
D. – E’ importante pure sottolineare che voi aprite le porte della Scuola estiva, situata nel complesso della residenza pontificia estiva di Castel Gandolfo, in primo luogo a studenti provenienti da Paesi in via di sviluppo…
R. – Sì, la Santa Sede offre borse di studio a giovani provenienti da Paesi in via di sviluppo. Questo è un ulteriore segno importante della Chiesa verso i Paesi più poveri. Purtroppo, lo sviluppo scientifico appartiene soltanto ai Paesi sviluppati. Invece, qui alla Specola Vaticana, noi ci impegniamo, qui alla Specola Vaticana, a cercare di coinvolgere ed includere tutti quei Paesi che non hanno i mezzi per portare avanti la ricerca scientifica o, come nel nostro caso, l’astronomia. L’importante è che tutti i Paesi possano avere accesso a questi benefici.
Mosca e Costantinopoli più vicine dopo il viaggio in Russia del Patriarca ecumenico Bartolomeo I
◊ Il viaggio in Russia del Patriarca ecumenico Bartolomeo si è chiuso ieri con un bilancio molto positivo che va ben oltre la semplice visita di cortesia, segnando un passo decisivo nel riavvicinamento tra le Chiese di Mosca e Costantinopoli. Una visita servita a rafforzare le relazioni tra le due Chiese attraverso lo strumento del dialogo, indispensabile per affrontare e risolvere le questioni ancora aperte, che sono state affrontate nel vertice di Peredelkino, residenza fuori città del Patriarca di Mosca Kirill, dove le due delegazioni, in un clima di fiducia e di comprensione reciproca, hanno affrontato i problemi legati alla preparazione del concilio panortodosso, al dialogo intercristiano, all'organizzazione della cura pastorale dei fedeli ortodossi di lingua e cultura russa in Turchia e allo sviluppo dei pellegrinaggi ortodossi ai luoghi santi dell'antica Bisanzio. Ma, secondo alcune indiscrezioni raccolte dall’Osservatore Romano, non è escluso che durante l'incontro siano stati trattati argomenti ancor più delicati, come la situazione dell'ortodossia in Ucraina, la cura spirituale dei fedeli della diaspora e le procedure di ottenimento dell'autocefalia da parte delle Chiese autonome. Tra i momenti più significativi del viaggio è da segnalare anche la sosta al monastero della Trasfigurazione a Valaam, in Carelia. Era la prima volta che un Patriarca di Costantinopoli si recava in questo luogo così carico di storia, nel nord della Russia. Il monastero è stato riaperto vent'anni fa dopo un lungo lavoro di restauro (e «la lunga notte dell'ateismo militante», ha sottolineato Bartolomeo) per riparare i danni della Seconda Guerra mondiale, quando l'isola di Valaam ospitò una base militare sovietica. Le celebrazioni comuni si sono chiuse domenica scorsa con la divina liturgia concelebrata con il Patriarca di Mosca, Kirill, nella cattedrale di Sant'Isacco a San Pietroburgo, e un ricevimento nel celebre Palazzo di Caterina a Tsarskoe Selo. A margine di tutte le cerimonie, Kirill ha sottolineato l'importanza del viaggio compiuto in Russia dal Patriarca ecumenico, definendolo “l'ulteriore esempio di una reale collaborazione tra le due Chiese”. Un concetto già espresso da Bartolomeo nell'incontro con gli studenti del corso di istruzione teologica superiore, avvenuto nella sede del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, dove ha elogiato coloro che oggi si mettono al servizio della Chiesa operando in favore dello sviluppo di rapporti fraterni, non solo tra le comunità ortodosse locali ma anche con gli altri cristiani. “Sono molto lieto di vedere — ha detto Bartolomeo rivolgendosi al presidente del dipartimento, il metropolita Ilarione — che oggi in Russia la Chiesa collabora con scienziati, con la società laica, con i politici. Nel XXI secolo la Chiesa non può permettersi di isolarsi all'interno dei luoghi di culto. Abbiamo bisogno di essere aperti alla società e sono molto contento di vedere così tanti giovani che si preparano al servizio della Chiesa, a questa grande missione”. Al termine della visita di Bartolomeo in Russia, le relazioni tra le due Chiese fanno dunque segnare un passo in avanti. “Ogni incontro ci avvicina sempre di più — ha detto Cirillo salutando il Patriarca ecumenico — e spero che questa volta, a differenza del viaggio del 1993, lasci qui non metà ma tutto il suo cuore”. (M.G.)
Consiglio Onu per i Diritti umani sui temi dello sviluppo e dei migranti
◊ Si è aperto ieri a Ginevra, in Svizzera, la XIV sessione ordinaria del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani. Al centro del primo giorno di lavori il punto sugli obiettivi del millennio, la battaglia contro ogni forma di discriminazione e la difesa del diritto allo sviluppo. Il Consiglio, di cui da notizia la Misna, è stato aggiornato dall’Alto commissario per i diritti umani, Navi Pillay, che ha sottolineato i legami tra i diritti umani e quelli allo sviluppo economico e sociale delle popolazioni. Nel giorno dell'attacco israeliano sulle navi pacifiste della 'Freedom Flottilla' Pillay ha riservato una parte del suo intervento alla specifica situazione dei Territori palestinesi occupati e in particolare alla Striscia di Gaza, da tre anni stretta da un embargo imposto da Israele. Allargando lo spettro del suo discorso, l’Alto commissario ha poi aggiunto che il ritardo nel raggiungimento di risultati concreti della campagna del millennio sta avendo diretti e negativi effetti sui più poveri del mondo. “La comunità internazionale nella sua interezza e le organizzazioni della società civile - ha proseguito – dovrebbero di conseguenza prestare maggiore attenzione all’interdipendenza di diritti umani e sviluppo sociale”. Nel corso della prima giornata è stato anche affrontato il tema dei diritti dei migranti con interventi dei delegati presenti alla sessione. Tra gli altri, è intervenuto Yakdhan el Habib, in rappresentanza della Commissione dell’Unione Africana, che ha ribadito l’importanza di rafforzare l’impegno per realizzare gli obiettivi del millennio, un traguardo che potrebbe consentire di crescere a chi è rimasto indietro. Ricordando che il prossimo luglio è in programma un vertice dell’Unione Africana, el Habib ha anche sottolineato l’impegno del continente per la pace e per la promozione di istituzioni democratiche. Il Consiglio dell’Onu per i diritti umani è un organismo di cui fanno parte 47 Paesi. Costituito nel 2006 dopo un voto dell’Assemblea generale dell’Onu a turno vi fanno parte 13 Paesi dell’Africa, 12 dell’Asia, 7 dell’Europa dell’Est, 8 dell’America Latina e Centrale 7 tra Europa occidentale, America del Nord e Oceania. (M.G.)
Clima: a Bonn nuova tornata negoziale. Dibattito sui finanziamenti
◊ Tra molte polemiche su procedure e finanziamenti, è cominciato a Bonn, in Germania, un nuovo ciclo di negoziati della Convenzione quadro delle azioni Unite per i cambiamenti climatici (Unfcc). L’incontro, che proseguirà fino all’11 Giugno, coinvolge 182 Paesi e riprende le questioni lasciate in sospeso dalla precedente e discussa conferenza svoltasi nel dicembre scorso a Copenaghen. A caratterizzare il dibattito, secondo il servizio d’informazione dell’Onu ripreso dall'agenzia Misna, è l’impossibilità di numerosi delegati a poter dare il nulla osta a nuovi negoziati formali su una bozza di accordo, pubblicato a metà maggio e da approvare alla conferenza internazionale prevista a Cancun, in Messico, il prossimo dicembre, in cui sono descritti le opzioni per contrastare i cambiamenti climatici. Alcuni Paesi dell’America Latina, tra cui Bolivia, Venezuela e Cuba, hanno detto di non essere disposti ad avviare le negoziazioni sul nuovo testo, che sostengono si basi troppo su quello già bocciato a Copenaghen, ritenuto troppo oneroso per le economie emergenti. Il vertice di Copenaghen si era arenato sulla questione della condivisione degli impegni per ridurre i gas serra, da fissare in un nuovo accordo che sostituisse il Protocollo di Kyoto, in scadenza nel 2012. I Paesi industrializzati a Copenaghen hanno promesso una cifra pari a 25 miliardi di euro nel periodo 2010-2012 per aiutare i Paesi poveri ad adattarsi al cambiamento, anche se numerose organizzazioni non governative sono scettiche sull’effettivo impegno finanziario; l’Unione Europea, intanto, ha annunciato di aver stanziato 2,4 miliardi di euro per finanziare l’adattamento ai mutamenti del clima nei Paesi più poveri del Sud del mondo. (R.P.)
Dieci tra i più poveri Paesi africani alla ricerca di personale medico
◊ Uno degli obiettivi del Millennio promosso dalle Nazioni Unite per lo Sviluppo riguarda l’aspetto sanitario. Tra i maggiori impedimenti per il suo raggiungimento vi è la carenza di personale medico in dieci paesi del continente africano. Da un elenco recentemente stilato emergono i primi 10 paesi africani gravemente afflitti da questo problema. Il Ciad, che ha meno di un dottore ogni 20 mila persone e solo quattro letti ospedalieri ogni 10 mila, è uno dei Paesi con la peggiore assistenza sanitaria nel mondo. Il paese necessita del 300% di operatori sanitari in più. In Burundi, dove la malaria è responsabile del 40% delle consulenze mediche e del 47% delle morti, c’è solo un medico ogni 34.744 persone e due infermiere ogni 10 mila. Il governo offre assistenza materna e infantile gratuita, e cure mediche ai sieropositivi, ma nel paese manca personale qualificato. In Etiopia, uno dei Paesi africani più popolosi, c’è meno di un medico ogni 36.407 persone. In Tanzania, il Ministero della Sanità riferisce che nel 2007 il Paese aveva 1.339 dottori, principalmente nella regione di Dar es Salaam, con un medico ogni 10mila persone. In molte regioni la media è inferiore a 0.1 medici per 10mila persone. Ad aggravare la situazione della Somalia, colpita dalla guerra civile per circa due decenni, contribuiscono le pessime condizioni delle reti stradali e il numero limitato di strutture sanitarie. Da uno studio del 2009 fatto su tre distretti del centro sud del Paese sono stati riscontrati solo 11 dottori per una popolazione di circa 600 mila persone, con 161 infermiere e assistenti infermiere e 32 operatori sanitari comunitari. In Liberia ci sono solo 51 medici e così meno della metà di tutte le nascite sono assistite da un professionista sanitario esperto. Il tasso di mortalità materna è molto elevato, con 994 mamme morte ogni 100 mila bimbi nati vivi. La Sierra Leone ha solo 3 medici ogni 100mila persone e fa ricorso a dottori cubani e nigeriani, mentre il Malawi, ha solo due medici ogni 100 mila persone. Il Niger ne ha 288 per 14 milioni di persone e vive una delle peggiori crisi sanitarie mondiali, aggravata dalla grave malnutrizione che colpisce il Paese. Circa il 90% degli operatori sanitari sono nelle città, mentre il 40% opera nella capitale, Niamey. Infine, uno dei Paesi più poveri del mondo, il Mozambico, ha solo 548 medici per una popolazione di oltre 22 milioni di persone. La stima di operatori sanitari previsti sarebbe di almeno 23 medici ogni 10 mila persone, contro l’attuale media di 13, nel Paese inoltre l’instabilità politica ed economica ha portato alla chiusura nel Paese di oltre il 50% dei centri sanitari pubblici. (R.P.)
Congo: a 50 anni dall’indipendenza continua il saccheggio delle risorse
◊ Ricordare al governo è all’opinione pubblica le conseguenze di uno sfruttamento iniquo delle immense risorse naturali presenti nel territorio della Repubblica Democratica del Congo. Con questo scopo la società civile congolese si è riunita a Kinshasa, sabato scorso, per il convegno dal tema “Cinquant’anni d’indipendenza, di saccheggio delle risorse naturali, di povertà”. Gli organizzatori dell’iniziativa hanno tracciato un bilancio dei meccanismi adoperati negli anni per una maggiore trasparenza nella gestione del risorse, sottolineandone soprattutto le lacune. In particolare è stata evidenziata la persistenza di divari importanti tra i dati forniti dagli operatori privati e quelli forniti dai servizi statali. La Lega contro la corruzione ha dedicato il suo intervento al saccheggio dei beni immobiliari: “Tutte le persone coinvolte nel saccheggio sono ancora in vita. Non riusciamo quindi a capire perché la giustizia tace ancora” ha detto Jean-Pierre Muteba, coordinatore dell’organizzazione Nuova dinamica sindacale. Cominciato sotto la colonizzazione belga, il saccheggio delle risorse naturali e minerarie dell’ex Zaire è proseguito anche sotto l’indipendenza, di cui ricorre quest’anno il cinquantenario, ed è considerato il motivo principale della perenne instabilità nell’est del Paese. (M.G.)
Per la prima volta un africano eletto superiore generale dei Missionari d’Africa
◊ Padre Richard Baawobr, ghanese, è stato eletto ieri Superiore generale dei Missionari d’Africa dal 27° Capitolo generale dell’istituto missionario, in corso a Roma. Secondo il comunicato inviato all’agenzia Fides dalla Curia generalizia, Padre Richard Baawobr, ricopriva l’incarico di primo Assistente generale nel precedente Governo generale. La Società dei Missionari d’Africa, conosciuti come Padri Bianchi, al 1° gennaio 2010 contava 1.541 membri provenienti da 37 nazioni dei cinque continenti. Attualmente i Padri Bianchi operano in 21 Paesi africani, ed oltre all’Africa, che resta la loro priorità, sono al servizio dei migranti africani in Europa ed in America. Il nuovo Superiore generale, Padre Richard Baawobr, è nato a Nandom-Lawra, in Ghana, il 21 giugno 1959. Dopo il noviziato a Friburgo, ha studiato teologia a Totteridge, Londra. E’ stato ordinato sacerdote a Ko, in Ghana, nel 1987. La sua prima destinazione missionaria è stata Livulu, nella diocesi di Kinshasa, in Congo, dove è rimasto quattro anni. Quindi ha proseguito gli studi a Roma e in Francia. Successivamente è stato nominato membro dell’équipe del noviziato di Kahangala in Tanzania. Nel 1998 ha partecipato al Capitolo generale come delegato della Tanzania. Nel 1999 è stato responsabile degli studenti di teologia dei Missionari d’Africa che studiavano a Tolosa. Ha conseguito il dottorato in Sacra Scrittura (2004), ed ha partecipato al Capitolo generale del 2004 come delegato della provincia francese, dove è stato eletto come primo Assistente generale. (R.P.)
Papa a Cipro: per mons. Fortino sarà accolto in un'atmosfera positiva
◊ E’ in una “atmosfera di positivo impegno” tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa di Cipro che si inserisce la visita del Papa all’arcivescovo Chrysostomos nel contesto del suo viaggio apostolico a Cipro, dal 4 al 6 giugno. A sottolineare l’aspetto ecumenico del viaggio è mons. Eleuterio Fortino del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani in un articolo scritto per l’Osservatore Romano. “La Chiesa di Cipro – fa sapere - partecipa attivamente alle iniziative ecumeniche in Medio Oriente, nelle commissioni interortodosse, nell'ambito di consiglio ecumenico delle Chiese. Con la Chiesa cattolica ha mantenuto, con perseveranza, contatti positivi e calorosi”, accogliendo a Paphos l’ultimo incontro della Commissione mista internazionale. “Forse memore di una sparuta manifestazione contro il dialogo ortodosso-cattolico”, che aveva avuto luogo in quella occasione, il Santo Sinodo ha divulgato in maggio una lettera enciclica “per richiamare – dice mons. Fortino - l'importanza della visita del Papa di Roma e il dovere di accoglierlo con rispetto. Ha anche invitato a superare recriminazioni per il passato”. "Pensiamo - affermano i membri del Sinodo - che non possiamo rimanere legati al passato, specialmente in un mondo in cui i cristiani rischiano di diventare minoranza. La preghiera del Cristo "che siano una cosa sola" è indirizzata anche a noi". (R.P.)
Corea del Sud: nuova condanna della Chiesa locale alla sentenza sugli embrioni
◊ La Chiesa coreana è tornata ad esprime indignazione per la sentenza di un tribunale di Seul che ha definito “non umani” gli embrioni congelati, avallando pratiche come la sperimentazione e la distruzione degli embrioni. La decisione ha chiuso un ricorso inoltrato da alcuni genitori e da altri 11 esperti, fra filosofi, medici, biologi, che si opponevano all’uso degli stessi embrioni congelati, dopo la pratica della fecondazione “in vitro”, per la ricerca scientifica. Dopo le rimostranze di alcuni esponenti del clero coreano, si registra il lapidario commento rilasciato alla Fides dal cardinale Nicholas Cheong, arcivescovo di Seul: “E’ una sentenza contraria alla vita umana e alla stessa scienza. Siamo molto tristi e preoccupati – ha aggiunto il porporato -. Come Chiesa ci opponiamo fermamente a questo approccio e abbiamo subito espresso pubblicamente il nostro dissenso. Come è possibile che un tribunale si arroghi il diritto di negare che l’embrione sia un essere umano?”. In questa vicenda vi è poi un’aggravante: i mass-media coreani hanno quasi del tutto taciuto o fatto passare in secondo piano la notizia, senza darle il necessario risalto. “La comunità cristiana, dunque, dovrà anche informare e svegliare le coscienze dei cittadini”, ha detto ancora l’arcivescovo di Seul. “Continueremo a sensibilizzare l’opinione pubblica sul delicato tema del rispetto della vita dal concepimento fino alla morte naturale. Faremo del nostro meglio, organizzeremo veglie di preghiera e manifestazioni pacifiche in difesa della vita”, ha infine promesso il cardinale Cheong. Secondo l’arcivescovo, dietro il generale silenzio sulla questione vi sono anche motivi politici: in Corea del sud, infatti, si tengono domani, 2 giugno, le elezioni regionali e amministrative, e la scadenza elettorale ha fatto passare in secondo piano una sentenza dalle conseguenze e dalle implicazioni etiche così importante. D’altro canto i politici non hanno voluto esporsi su una materia tanto delicata, alla vigilia del voto. (M.G.)
Argentina: colletta nazionale della Chiesa per costruire una "patria senza esclusi"
◊ Il 12 e 13 giugno si svolgerà in tutte le diocesi dell’Argentina, come accade tutti gli anni, la Colletta nazionale della chiesa locale. Quest’anno avrà come motto: “Per costruire insieme una patria senza esclusi”. Ieri, il Presidente della Caritas argentina, il vescovo di Merlo-Moreno mons. Mons. Fernando Bargalló ha illustrato alla stampa l’organizzazione dell’evento che in quest’occasione si svolge nella solenne cornice delle celebrazioni del Bicentenario dell’indipendenza nazionale. “Si tratta - ha osservato mons. Bargalló - di un momento importante per il nostro cammino insieme come Paese. Il Bicentenario ci chiama, sia personalmente sia come comunità, a porci la domanda sui passi che non abbiamo dato come società affinché ogni persona che abita in questo benedetto Paese possa vivere questa ricorrenza come una vera celebrazione”. In questa prospettiva, ha spiegato il presule, la Colletta nazionale 2010 vorrebbe incentrare il suo messaggio sul bisogno di capire che occorre “costruire insieme una patria senza esclusi. Dire ‘insieme’ - ha poi precisato - significa mettere l’accento in un proposito comune che si sostiene sulle fondamenta che definiscono e identificano la nazione. Inoltre - ha proseguito -, ‘insieme’ è l’unica strada, oltre le differenze, che ci può permettere di realizzare i nostri sogni”. Spiegando l’uso della parola ‘patria’ mons. Fernando Bargalló ha osservato che si desidera sottolineare l’appartenenza ad una medesima terra natale, ove tutti siamo cresciuti e dove ci sono le radici dei nostri antenati. Una patria che, inoltre, Dio ha riempito di risorse naturali affinché a nessuno manchi il pane quotidiano”. Sono questi i concetti fondamentali che la Colletta desidera divulgare e sono queste le idee che ciascun argentino deve tenere presente quando farà la sua offerta. Il denaro aiuta a finanziare molti progetti e opere d’interesse comunitario, ma ciò che conta è che attorno alle offerte si viva una coscienza condivisa sul futuro del Paese, ha ricordato il presule che poi ha voluto spiegare anche l’importanza del lavorare perché non vi siano esclusi nella società argentina. Per la Chiesa “essere un escluso è qualcosa di più che non avere ciò che è essenziale; significa essere o stare fuori dal sistema sociale, dallo spazio politico, economico e culturale. Chi è escluso è al margine delle decisioni, della partecipazione, dei rapporti sociali, dalle opportunità di crescita. Chi è escluso non ha un luogo nella società; avanza, non conta, e così diventa invisibile. Purtroppo, ha detto con amarezza mons. Fernando Bargalló, in Argentina “ci sono ancora molte persone che sopravvivono in una situazione di oblio ed esclusione”. Di fronte alla sfida di un Paese che desidera costruirsi senza esclusioni “è necessario il contributo di tutti”, ha concluso il presule osservando che fare una nazione senza nessun escluso, implica che ora, sin da oggi, tutti, anche coloro che la società emargina sono chiamati a prendere parte nel medesimo compito: “Siamo corresponsabili del destino della nazione”. (A cura di Luis Badilla)
Australia: i vescovi discutono le modifiche alla politica sull’immigrazione
◊ I Vescovi cattolici australiani stanno esaminando le modifiche proposte dalla coalizione del governo australiano sulla politica dell’immigrazione e ritengono che un ritorno alla cosiddetta “soluzione del Pacifico” (“Pacific Solution”, la politica in vigore dal 2001 al 2007 che prevedeva il trasferimento degli immigrati in campi di detenzione in Paesi dell’Oceano Pacifico piuttosto che in Australia, mentre la loro posizione veniva esaminata), comporterebbe una mancanza di considerazione delle questioni etiche relative al fenomeno dell’emigrazione. Recentemente la coalizione ha annunciato che, in caso di vittoria del governo, sarebbero messe in pratica alcune modifiche che vedrebbero i rifugiati processati oltremare. Tra questi cambiamenti - riporta l'agenzia Fides - sarebbe incluso anche un ritorno alla politica del “temporary protection visa” (Tpv), un visto inserito nel 1999 ed abolito nel 2008, per i profughi perseguitati. Il responsabile della Conferenza episcopale australiana per i rifugiati, il vescovo mons. Joe Grech, è impegnato nella valutazione di queste modifiche. In un suo comunicato si legge che “la visione principale della Chiesa cattolica è che esseri umani come gli emigranti debbano essere considerati come esseri umani e non come “palloni” politici. Questa politica sembra essere quasi punitiva verso quanti hanno lasciato il proprio Paese di origine a causa di situazioni pericolose”, dichiara mons. Grech. “E’ importante - continua il vescovo - concentrarsi sul problema degli spostamenti delle persone invece di considerare gli emigranti responsabili di questo fenomeno”. Il direttore dell’Ufficio cattolico australiano per i Rifugiati e i Migranti, padre Maurizio Pettena, ha sottolineato che molti ancora non comprendono il benessere che l’Australia trae dalla migrazione: “E’ stato dimostrato che i rifugiati e gli immigrati lavorano a pieno ritmo nella comunità australiana, contribuendo in modo notevole alle industrie del Paese”. (R.P.)
Pakistan: la Chiesa condanna gli attacchi agli ahmadi
◊ La Commissione episcopale Giustizia e Pace “condanna con forza gli attacchi ai luoghi di culto della comunità ahmadi, avvenuti a Lahore lo scorso 28 maggio”, sottolineando come la strage “rifletta la continua crescita dell’estremismo religioso e dell’intolleranza contro le minoranze e le fedi non islamiche”. Nel frattempo, però, un nuovo attacco ha scosso la comunità: cinque persone sono state uccise nell'attacco armato di ieri sera in un ospedale di Lahore, dove erano ricoverati molti dei feriti dell’attentato alle moschee. Lo scorso 28 maggio, - riferisce l'agenzia AsiaNews - durante la preghiera del venerdì, gruppi armati e attentatori suicidi hanno attaccato due moschee appartenenti alla setta ahmadi. I luoghi di culto sono situati uno nella ricca zona di Model Town e l’altro nell’affollata area di Garhi Shahu. Secondo il governo, i morti sono almeno 80: più di 200 i feriti. Il gruppo di terroristi ha aperto il fuoco in modo indiscriminato sulla folla, occupando per diverse ore la moschea e tenendo i fedeli in ostaggio. Quando la polizia ha deciso per l’irruzione, i fondamentalisti si sono fatti esplodere, causando una carneficina. Nell’irruzione di ieri nell’ospedale Jinnah, invece, si era parlato in un primo momento di 12 morti. Questa mattina la polizia ha ridimensionato il bilancio. Secondo Giustizia e Pace, “è estremamente triste notare che la risposta del governo a questa tragedia sia inappropriata. I governi, sia provinciale che federale, dovrebbero essere più attenti alle richieste mosse dalla società civile: questa chiede la fine dei discorsi carichi di odio e l’abolizione delle leggi discriminatorie, per proteggere al meglio i gruppi che sono più vulnerabili”. Nello specifico, la Commissione episcopale chiede che “la comunità ahmadi venga accettata come facente parte della popolazione, con la conseguente rimozione dell’articolo 260 del Codice che li discrimina; le leggi e le politiche basate sulla discriminazione religiosa devono essere abolite; i colpevoli di atti discriminatori violenti devono essere consegnati alla giustizia; il governo deve aiutare i sopravvissuti e le famiglie delle vittime; devono essere bandite le organizzazioni “religiose” che fomentano l’estremismo; il governo deve dare a tutta la popolazione gli stessi diritti”. (R.P.)
Cina: concluso con molti eventi ecclesiali il mese mariano
◊ Le comunità cattoliche del continente cinese hanno concluso il Mese Mariano vivendo momenti di intensa spiritualità tra la Solennità di Pentecoste e la festa della Santissima Trinità, con l’amministrazione del sacramento della Confermazione, l’emissione dei voti perpetui delle religiose, alcune ordinazioni sacerdotali, il pellegrinaggio. Mons. Paolo Pei Jun Min, vescovo della diocesi di Liao Ning, - riporta l'agenzia Fides - ha conferito il Sacramento della Confermazione a 73 fedeli domenica scorsa, incoraggiandoli ad essere “coraggiose sentinelle di Gesù e testimoni della fede nella vita quotidiana”. Le suore della congregazione diocesana dello Spirito Santo Consolatore, nella diocesi di Han Dan nella provincia dell’He Bei, hanno emesso i voti perpetui nella solennità di Pentecoste dopo un ritiro spirituale di una settimana. Oltre 30 religiose hanno partecipato alla cerimonia. Tutti i seminaristi e gli insegnanti del Seminario del Sacro Cuore della stessa diocesi hanno fatto un pellegrinaggio a piedi di 6 ore fino alla parrocchia di Lao Tao Ying, dove si trova una fiorente comunità cattolica, per uno scambio di esperienze sul tema della vocazione e dell’ evangelizzazione. Inoltre la parrocchia di Xu Jia Hui della diocesi di Shang Hai si è recata in pellegrinaggio al Santuario mariano di She Shan nella solennità di Pentecoste, il 23 maggio, alla vigilia della Giornata Mondiale di Preghiera per la Chiesa in Cina indetta da Benedetto XVI. La diocesi di Gui Zhou ha accolto tre nuovi sacerdoti alla fine del Mese Mariano e in prossimità della chiusura dell’Anno Sacerdotale. Oltre 1.500 fedeli hanno partecipato alla solenne ordinazione presieduta da mons. Wang Chon Yi, e concelebrata da 25 sacerdoti. Tutti insieme hanno ringraziato il Signore per la guida dello Spirito Santo, pregando per la diocesi e per la Chiesa universale. (R.P.)
"Aiuto alla Chiesa che Soffre" sostiene le Chiese nei Balcani
◊ "Aiuto alla Chiesa che Soffre" (Acs) estende il suo impegno nei Balcani. Due centri pastorali in Macedonia e Albania saranno ristrutturati grazie all’intervento dell’associazione caritativa internazionale che aiuta i cristiani perseguitati e sofferenti. L'ufficio britannico dell'organizzazione ha infatti annunciato il finanziamento dei lavori per il centro pastorale a Skopje, considerato uno strumento importante per raggiungere la vicina comunità cristiana, in un Paese come la Macedonia in cui un terzo dei due milioni di abitanti è disoccupato. La struttura richiede urgentemente un impianto di riscaldamento, visto che le temperature invernali toccano non di rado i -15°c. Mons. Antun Cirimotic, direttore del centro, costruito nel 1983, ha detto ad Acs che i lavori sono necessari visto che non sono mai stati effettuati in precedenza. Il Vescovo Kiro Stojanov di Skopje ha sottolineato come i macedoni apprezzino l'operato della Chiesa cattolica, particolarmente attiva nell'azione sociale, come dimostra la gestione di numerose mense per i poveri, orfanotrofi e ospedali. “La gente ci rispetta – ha dichiarato il presule all'agenzia Zenit –. Essendo molto dispersi, siamo visibili ovunque. Abbiamo molte vocazioni, anche se siamo una piccola Chiesa”. Le sfide da affrontare sono davvero numerose, a cominciare dal fatto che ci sono appena 18 sacerdoti per un totale di 20mila cattolici. Non meno importante è l’attività di Acs nella vicina Albania, dove la Chiesa continua a crescere dopo il crollo del comunismo, anche se non le sono ancora state restituite tutte le proprietà di cui il governo comunista si era impossessato. Nella diocesi albanese di Shkodre, l'associazione sta finanziando la ristrutturazione di un centro pastorale, che rappresenterà un importante passo avanti per la Chiesa della regione. (M.G.)
Cile: nuovo sito web di Radio Regina Coeli
◊ E’ stato presentato il “volto nuovo” del portale web di Radio Regina Coeli, che appartiene alla Diocesi di Santa Maria de Los Angeles: il nuovo sito (www.reinadelcielo.cl) è stato definito come più semplice e moderno, ma sempre in continuo cambiamento. La stazione radio si propone di diventare una piattaforma per la comunicazione e la collaborazione all'interno della comunità cattolica e anche un punto di comunione tra gli amici della radio. Si spera che con la collaborazione di tutti si possano acquisire nuovi partner per la radio. Attraverso la realtà della radio, si prevede che molti cattolici che non possono frequentare la chiesa a motivo delle grandi distanze, possano comunque captare il segnale e ascoltare anche la Parola del Signore attraverso Internet. Il sito sarà progressivamente aggiornato e permetterà ai visitatori di lasciare messaggi per chiedere preghiere o spiegazioni, esprimere le proprie opinioni e condividere le preoccupazioni, in questo modo il servizio migliorerà di giorno in giorno per tutti. Nella nota inviata all’agenzia Fides dalla diocesi di Los Angeles, si aprende che in questa nuova versione è possibile anche creare il proprio account utente e registrarsi per tenersi aggiornati sulle novità e accedere ai diversi servizi del sito. E’ stata costituita una sezione denominata “Banca dati dei Suoni”, ancora in costruzione, che fornirà ai visitatori l'opportunità di ascoltare online le interviste realizzate e le registrazioni dei programmi. Tra le altre novità del nuovo sito c'è la possibilità di aderire alla comunità di Facebook e seguire la radio su Twitter; che sono diventati strumenti di comunicazione di vitale importanza per l'evangelizzazione. (R.P.)
Cresce il diaconato permanente nelle diocesi degli Stati Uniti
◊ “Un ritratto del diaconato permanente 2010”, è titolo dello studio – di cui dà notizia l'agenzia Zenit - commissionato dai vescovi statunitensi per mettere a fuoco la condizione di chi ha deciso di abbracciare il primo di tre gradi del ministero ordinato. I diaconi permanenti sono infatti coloro che non progettano di essere ordinati sacerdoti e svolgono atti di ministero e servizio nelle parrocchie e nelle diocesi. La ricerca, condotta dal Centro per la Ricerca Applicata all’Apostolato (Cara) della Georgetown University, ha utilizzato dati raccolti dal 93% di tutte le diocesi degli Stati Uniti e delle eparchie di rito orientale e stima che negli Stati Uniti ci siano 17.047 diaconi permanenti, 16.349 dei quali sono attivi nel ministero. Tutte le Diocesi tranne una hanno riferito di avere diaconi permanenti, e 21 hanno detto di averne più di 200, con Chicago in cima alla lista con 646. Circa il 92% dei diaconi permanenti attivi è sposato, il 4 è vedovo e il 2% non è mai stato sposato. Il 60% dei diaconi permanenti ha 60 anni o più, e il 25% supera i 70. L’81% è bianco, il 14% ispanico, il 2% afroamericano e il 2% asiatico. Il 28% dei diaconi permanenti ha un diploma di laurea, il 18% viene pagato per il lavoro di diacono e l’84% delle diocesi interpellate chiede che i diaconi abbiano qualche tipo di formazione post-ordinazione. (M.G.)
Fondazione Usa pubblica sul web le edizioni dell’O.R. della II Guerra mondiale
◊ Recuperare e pubblicizzare quanti più documenti possibile per far conoscere la verità sull’azione segreta e pubblica della Santa Sede durante il secondo conflitto mondiale. È questo l’intento che anima La Pave the Way Foundation che ha ottenuto da “L'Osservatore Romano” l'autorizzazione a pubblicare sul proprio sito web le edizioni del quotidiano dal 1938 al 1945, disponibili solo presso gli archivi a Roma. La Fondazione, che ha sede a New York e la cui missione è quella di individuare e cercare di eliminare gli ostacoli tra le religioni e di promuovere gesti positivi per migliorare le relazioni interreligiose, lavora per scoprire la verità su Pio XII e i suoi sforzi per aiutare gli ebrei durante la II Guerra Mondiale. Elliot Hershberg, responsabile della Pave the Way Foundation sentito dall'agenzia Zenit, ha affermato che “è un passo molto importante per educare gli storici di tutto il mondo. Nel corso degli anni, ci sono stati molti riferimenti ad articoli de ‘L’Osservatore Romano’, sia positivi che negativi, e ora possono essere verificati on-line”. Le edizioni del quotidiano aggiungeranno circa 24.000 pagine alla ricca biblioteca on-line, che include videointerviste volte ad aiutare la gente a comprendere le azioni della Santa Sede durante quel periodo. Il presidente e fondatore di Pave the Way, Gary Krupp, ha espresso il suo apprezzamento al cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, e al cardinale Raffaele Farina, prefetto della Biblioteca Vaticana, per la loro “fiducia nell’operato della Pave the Way Foundation e per la loro intuizione e la loro volontà di fare tutto ciò che è necessario per far emergere la verità su questo terribile periodo storico”. (M.G.)
Messaggio della Conferenza episcopale spagnola per il Corpus Domini
◊ «Invitiamo la comunità cristiana alla contemplazione del Signore, presenza vera, reale e sostanziale nell'Eucaristia. Nel segno del pane e del vino essa ci porterà ad apprezzare i nostri sacerdoti come uomini di carità. Preghiamo per loro affinché il loro ministero sia una revisione e un aggiornamento dell'amore di Gesù, unto di Spirito, inviati per annunciare ai poveri la Buona novella e per proclamare la liberazione dei prigionieri, per rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l'anno del Signore». Questo, in sintesi, è il messaggio che la Commissione episcopale per la pastorale sociale della Conferenza episcopale della Spagna rivolge ai fedeli per la festa del Corpus Domini, in vista della fine dell'Anno sacerdotale e in occasione del centocinquantesimo anniversario della morte di Giovanni Maria Vianney, il Curato d'Ars. «Nel corso degli anni — prosegue il messaggio della commissione episcopale ripreso da L'Osservatore Romano — i sacerdoti sono stati invitati a ravvivare il dono ricevuto e ad approfondire la ricchezza personale e comunitaria del ministero sacerdotale. La figura di san Giovanni Maria Vianney ha motivato e illuminato a vivere il sacerdozio come espressione dell'amore di Dio. Le parole del Curato d'Ars e le sue opere di provvidenza, come l'orfanotrofio per i giovani senza tetto realizzato in Francia, si sono rivelate un modello anche per altri Paesi e sono stati in grado di scoprire e di far rivivere la radicale e concreta dimensione dell'amore. In questi ultimi giorni dell'anno sacerdotale — conclude il messaggio — il mistero eucaristico che celebriamo, mistero del Corpo dato e del sangue versato di Gesù per la vita del mondo, illumina il ministero sacerdotale. I sacerdoti sono chiamati, consacrati e invitati da Gesù a essere trasparenti del suo amore». (R.P.)
Pompei: le sfide della famiglia al centro del terzo Convegno degli sposi cristiani
◊ Riflette sulla difficile realtà cui si trova di fronte la famiglia oggi, ascoltando e offrendo testimonianze di vita e confrontandosi con esperti nel campo. È quanto prevede la “La forza della vita una sfida nella povertà”, il XIII Convegno degli Sposi Cristiani, organizzato dall’Ufficio per la Pastorale della Famiglia, in programma a Pompei, presso il Teatro “Di Costanzo-Mattiello”, il 5 e il 6 giugno prossimi. “Nella famiglia, nata dal matrimonio, ciascuno scopre la vocazione fondamentale della persona, quella di amare e di essere amato. Essa, infatti, è il primo luogo in cui l’amore viene accolto e vissuto – spiega in una nota diffusa dagli organizzatori don Giuseppe Lungarini, responsabile della Pastorale Familiare diocesana - . Questo convegno tanto atteso, che si rinnova ormai da tredici anni, vuole dunque suggerire a queste coppie come riscoprire e valorizzare le risorse insite nella loro stessa natura di famiglia, aprire loro uno spiraglio di speranza per affrontare il cammino della vita”. Il convegno vedrà la partecipazione di don Lorenzo Elia, vicario episcopale per la Pastorale familiare della diocesi di Oria (Br), della dott.ssa Elsa Belotti, psicologa, consulente coniugale e familiare, autrice di testi per la famiglia e per il dialogo religioso con i figli e fondatrice del Centro Family Hope di Brescia, e di Enzo Rossi di Campofilone (Mc), industriale pastaio, che offrirà la sua testimonianza. Ad introdurre i lavori, sabato prossimo, sarà l’arcivescovo e delegato pontificio di Pompei, mons. Carlo Liberati, da sempre attento alle problematiche della famiglia. Il prelato, a conclusione delle due giornate di convegno, presiederà, domenica 6, la solenne celebrazione eucaristica delle 11.00, durante la quale le coppie di sposi rinnoveranno le promesse matrimoniali. (M.G.)
Clericus Cup: ancora una vittoria del "Redemptoris Mater". Premiate le stelle d'Africa
◊ Il “Redemptoris Mater” ha conquistato per il secondo anno consecutivo - e la terza volta in quattro anni - la “Clericus Cup”, anteprima calcistica “mondiale” per seminaristi e sacerdoti. Sull’erba sintetica del Pontificio oratorio di San Pietro a Roma, nella finale di sabato scorso, il “Redemptoris Mater” (il seminario diocesano missionario internazionale che raccoglie le vocazioni del Cammino neocatecumenale) ha sconfitto uno a zero i “North American Martyrs”. A decidere il match, sul campo del Pontificio Oratorio di San Pietro, e' stato Davide Tisato, capitano e difensore centrale del Redemptoris Mater. Il 26.enne veronese, che ha scelto la strada della vocazione e il seminario piuttosto che le giovanili del Chievo, ha realizzato il gol partita quando mancavano una manciata di minuti al termine: sugli sviluppi di un calcio d'angolo si e' inserito e, al volo di sinistro, ha battuto il portiere dei North American Martyrs. ''E' una gioia immensa aver vinto per la terza volta davanti alla mia famiglia che e' scesa da Verona - le sue parole a fine incontro - Abbiamo centrato il 'triplete'? E' vero, ma noi preferiamo dire che abbiamo vinto tre titoli come la Trinità'', ha detto. L'edizione di quest'anno della Clericus è stata caratterizzata anche dalla premiazione di due “promesse” del calcio d’Africa: si tratta del ghanese Anthony Naah, capocannoniere del torneo con 10 reti, e del portiere camerunense Alphonse Omgba, battuto solo quattro volte. Gli organizzatori della “Clericus Cup” sottolineano che il torneo non ha solo un valore sportivo. “Speriamo – hanno detto all'agenzia Misna - che anche i Mondiali sudafricani favoriscano una presa di coscienza del valore educativo dello sport, uno strumento di dialogo tra i popoli”. Dal 20 febbraio alla “Clericus Cup” hanno partecipato seminaristi e sacerdoti iscritti ai collegi pontifici romani. Nel torneo erano rappresentati 52 Paesi, molti dei quali africani e del Sud del mondo. (R.P.)
La condanna dell’Onu per gli atti di Israele contro la flotta pacifista diretta a Gaza
◊ Il Consiglio dei diritti umani dell'Onu ha indetto per oggi pomeriggio una riunione urgente sull'attacco israeliano alla flottiglia di aiuti umanitari diretta a Gaza, che è costata la perdita della vita di 10 persone e molti feriti. Questa sera il primo ministro turco Tayyip Erdogan parlerà al telefono con il presidente Usa, Barack Obama, ed insieme discuteranno degli ultimi sviluppi della vicenda in cui è stata coinvolta innanzitutto la nave turca. Stanotte si è pronunciato il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Ce ne parla nel servizio Fausta Speranza:
“Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu è profondamente dispiaciuto per la perdita di vite umane e per i feriti provocati dall'uso della forza durante l'operazione militare israeliana in acque internazionali contro la flottiglia che stava navigando verso Gaza". Sono queste le parole che il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha messo nero su bianco dopo la riunione straordinaria di oltre dodici ore. C’è una condanna per gli atti sfociati in violenze, che qualcuno avrebbe voluto articolata diversamente, e ci sono richieste ad Israele: rilascio immediato di navi e civili trattenuti; accesso delle rappresentanze diplomatiche per recuperare i cadaveri e i feriti il prima possibile; la rassicurazione che gli aiuti umanitari giungano a destinazione. L’Onu inoltre chiede un'inchiesta completa sugli eventi ma torna anche a chiedere la piena applicazione delle Risoluzioni 1850 e 186. Il grave episodio di ieri ha avuto luogo quando stavano entrando nel vivo i negoziati indiretti per la ripresa del processo di pace israelo-palestinese. La preoccupazione è che dopo il lungo stallo dal 2008 si ripiombi nell’impasse. Intanto, ogni Paese si occupa dei connazionali trattenuti: gli italiani, che sono sei e non 4 come precedentemente detto, potranno incontrare solo oggi i rappresentanti del Consolato italiano a Tel Aviv. Insieme, con altri di altre nazionalità sono detenuti in Israele in attesa della pronuncia di un tribunale, essendosi opposti all’immediato provvedimento amministrativo di rimpatrio. Resta da dire che Israele continua a difendere l’azione militare come l’unica possibile di difesa vista l’accoglienza violenta al primo soldato sbarcato su un’imbarcazione. E che gli attivisti giurano: nessuno era armato".
Dunque, una condanna unanime ed un’inchiesta internazionale “rapida ed autorevole” sono le richieste che giungono dalle cancellerie di tutto il mondo e dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Gabriella Ceraso ha raccolto il parere di Maria Grazia Enardu, docente Storia delle Relazioni Internazionali presso l’Università di Firenze.
R. - La condanna è stata unanime, sia pure con una gamma di distinguo, perché l’unica speranza di rimettere davvero in moto il processo di pace non può affondare per questo tipo di azione assolutamente unilaterale. Dall’Europa agli Stati Uniti, a - naturalmente - il mondo arabo e islamico questo c’è stato ed è stato molto pesante. Per quanto riguarda la richiesta di un’indagine in ambito Onu questa è non solo importante, ma è anche una doppia perdita per Israele, che chiaramente considera le inchieste internazionali come una diminuzione della propria sovranità. Ma c’è anche un’altra ragione: oggi pomeriggio si occuperà della questione il Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti internazionale, che è stato l’organo che ha dato vita alla Commissione “Goldstone” sull’offensiva di Gaza di quasi due anni fa e che ha causato in Israele reazioni estremamente negative.
D. - A livello internazionale si dice ora che Netanyahu ed Israele siano più isolati, ma c’è anche il rischio di una delegittimazione interna?
R. - Non credo, perché il governo Netanyahu ha - a modo suo - una maggioranza piuttosto ampia e non saranno certo i partiti di estrema destra ad andarsene in queste circostanze. Potrebbero, in teoria, andarsene i laburisti. Se si tiene conto che il ministro della Difesa è un laburista e che naturalmente difenderà sia l’azione militare, sia la decisione politica che l’ha causata. Paradossalmente tutto questo rafforza la coalizione di Netanyahu.
D. - Altro fonte caldo è il rapporto Israele-Turchia, che si è spezzato con questo episodio. Quali le conseguenze, pensiamo soprattutto all’Iran?
R. - Turchia ed Iran sono Paesi molto diversi ed anche molto sospettosi l’uno dell’altro, anche se a volte possono convergere su questioni tattiche. Certo per Israele perdere la Turchia è uno scacco politico enorme: la Turchia era l’unico Paese musulmano con cui Israele aveva rapporti assai cordiali e questo anche a livelli operativi importanti. Inoltre la Turchia con il suo aggancio dentro l’Europa, alla Nato era un fattore di stabilità preziosissimo.
Elezioni in Egitto
Urne aperte oggi in Egitto per il rinnovo parziale della Camera alta. Uno scrutinio che dà il via ad una lunga serie di appuntamenti elettorali per il Paese che, dopo le legislative del prossimo autunno, sfoceranno nelle presidenziali del 2011. Cresce intanto l’attesa per verificare il risultato del maggiore partito di opposizione rappresentato dai Fratelli Musulmani, che al momento occupano 88 seggi nella Camera Bassa, mentre restano esclusi da quella alta. Ad influenzare l’andamento del voto tuttavia potrebbe essere l’attuale situazione di crisi nella regione mediorientale. Stefano Leszczynski ne ha parlato con Abed Fath Ali, giornalista esperto di politica mediorientale:
R. - Le aspettative dell’opposizione - principalmente quella dei Fratelli Musulmani - è quella di entrare in questo Consiglio consultivo che in realtà in passato è sempre stato appannaggio esclusivo del partito al potere e ai partiti tradizionali, che sono tutti un pò accettati dal regime egiziano. È evidente: se un’eventuale affermazione dei fratelli musulmani che prospettano - sono notizie di oggi, dalla loro guida spirituale generale - che entrino sette candidati dei loro 14 proposti, potrebbe rappresentare un banco di prova importante per le elezioni presidenziali del 2011.
D. - Anche perché potrebbe uscire definitivamente di scena l’attuale presidente Mubarak, che ha dominato la scena politica egiziana degli ultimi decenni…
R. - Le elezioni presidenziali dell’Egitto sono forse quelle più importanti per l’intera area del Medio Oriente. Ricordiamo che l’Egitto, in pratica, è il Paese più popoloso tra i Paesi arabi del Medio Oriente. Rappresenta circa un terzo della popolazione araba nel suo insieme e comunque ha un’incidenza importantissima sugli equilibri di quell’area. Ricordiamo il rapporto di pace che ha con Israele, che ha contribuito moltissimo anche a far riuscire l’embargo israeliano su Gaza.
D. - Quindi, i Fratelli Musulmani potrebbero avere un riscontro elettorale per la tensione che si è venuta a creare nell’area?
R. - Decisamente, sì. È un fatto a loro favore, si sentono già i commenti sulle tv satellitari arabe come Al Jazeera, Al Arabiya, che invitano la gente ad andare a votare per dare il voto ai propri candidati, anche se in realtà il partito dei Fratelli Musulmani - che è un partito vero e proprio - è vietato per legge. Tuttavia, i suoi candidati sono decisamente riconducibili a questo gruppo fondamentalista che è, in assoluto, il più antico del mondo islamico.
In Iran arrestati due giornalisti di testate riformiste
Due giornalisti iraniani, che lavorano per giornali riformisti, sono stati arrestati a meno di due settimane dal primo anniversario della contestata rielezione del presidente Ahmadinejad, secondo quanto rivela il sito dell'opposizione Rahesabz.net. “Azam Veisameh e Mahbubeh Khansari sono stati arrestati dagli agenti dei servizi verso mezzanotte”, scrive il sito, aggiungendo che i loro domicili sono stati perquisiti e i loro computer confiscati. Dopo le elezioni presidenziali del 12 giugno 2009, i cui risultati vennero contestati dall'opposizione, migliaia di persone furono arrestate. La maggior parte di esse sono state scarcerate, ma alcune centinaia di oppositori, giornalisti e attivisti sono stati condannati a pesanti pene detentive.
Afghanistan: Al Qaeda annuncia la morte del suo capo
Al Qaeda ha annunciato la morte del suo capo Abu al-Yazid. Lo riferisce il centro di sorveglianza americano "Site", che monitora i siti web islamici. Secondo l'intelligence americana Yazid, considerato il numero 3 di Al Qaeda, sarebbe rimasto ucciso la scorsa settimana in una zona tribale pakistana insieme alla moglie, tre dei suoi figli, suo nipote ed altre persone. Abu al-Yazid, 56 anni, di nazionalità egiziana, è stato uno dei fondatori dell'organizzazione terroristica di Osama Bin Laden del quale era il cognato.
Pakistan: attacco ad un ospedale, 12 morti
Strage nella notte scorsa nel più grande ospedale di Lahore, a Nord del Pakistan. Secondo il racconto dei sopravvissuti, tre o quattro uomini pesantemente armati hanno fatto irruzione sparando all'impazzata e uccidendo almeno 12 persone. Nell'ospedale sono ricoverate decine di persone ferite venerdì scorso nell'attacco armato a due moschee della città, finito con il tragico bilancio di 80 morti e 110 feriti.
Turchia: golpe fallito, arrestato l’ex ministro della Giustizia
Le autorità turche hanno arrestato l'ex ministro della Giustizia Seyfi Oktay e altre 22 persone perchè ritenute coinvolte in Ergenekon, una presunta organizzazione segreta nazionalista che avrebbe tentato di rovesciare il governo del Partito di radici islamiche "Giustizia e Sviluppo" (Akp) del premier Tayyip Erdogan. Perquisite 15 abitazioni ad Ankara e Istanbul.
Unione Europea: nuovo record per la disoccupazione
Nuovo record per la disoccupazione della zona Euro che ad aprile sale al 10,1%, dopo il 10% registrato a marzo. Si tratta del livello più elevato dall'agosto 1998. Nell'intera Ue la disoccupazione si è attestata al 9,7%, in Italia è all'8,9%. È quanto emerge dai dati dell’Eurostat che segnala la crescita dei senza lavoro in Spagna, Portogallo e Italia. La nuova ricerca sull'andamento del mercato del lavoro conferma anche la crescita del tasso di disoccupazione giovanile. In questo settore si registrano i dati più allarmanti: ad aprile, in Italia, risulta pari al 29,5%, con un aumento di 1,4 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 4,5 punti percentuali rispetto ad aprile 2009. L'Istat sottolinea che si tratta del dato più elevato da quando esistono le serie storiche mensili, ovvero dal 2004.
Il presidente Ue, Rompuy, esprime preoccupazione per i diritti umani in Russia
Il presidente stabile del Consiglio europeo Herman Van Rompuy ha espresso “viva preoccupazione” per la situazione dei diritti umani in Russia, durante la conferenza stampa finale del vertice tra Mosca e Bruxelles. “La situazione dei difensori dei diritti dell'uomo e dei giornalisti in Russia è una fonte di viva preoccupazione per l'opinione pubblica europea in generale”, ha dichiarato Van Rompuy.
Guatemala: cresce il bilancio delle vittime della tempesta tropicale
Si continua ad aggiornare il bilancio della prima tempesta tropicale abbattutasi quest'anno nell'America centrale, e battezzata 'Aghata': ha provocato 142 morti, 118 dei quali solo in Guatemala dove peraltro si contano almeno 53 dispersi. I bilanci provvisori delle autorità locali indicano altre 15 vittime in Honduras e 9 nel Salvador. Mentre le forti piogge continuano ad imperversare, si registrano ingenti danni: migliaia di case ed edifici pubblici, ponti e strade sono stati distrutti o semidistrutti soprattutto da smottamenti di terra. Elevatissimo il numero degli evacuati: oltre 120 mila in Guatemala, 11 mila nel Salvador e 3.500 in Honduras.
Marea nera: Obama incontrerà oggi i capi della commissione d’inchiesta
Oggi, il presidente Barack Obama incontrerà gli esponenti della commissione investigativa sulla marea nera del Golfo del Messico, che indaga sulle cause del disastro ecologico provocato dall'affondamento della piattaforma della Bp. Sabato è stato annunciato il fallimento del tentativo di cementare la bocca del pozzo "Deepwater Horizon" che è all'origine della peggiore catastrofe ecologica nella storia degli Usa. La speranza è ora l’operazione denominata “Lower Marine Riser Package”, in sostanza un "cappuccio" da posizionare sopra la supervalvola e collegato ad una nave di appoggio in superficie. Ma il piano viene ora modificato per l'arrivo di uragani: al manifestarsi del fenomeno, la bretella deve potersi scollegare per poi ricollegarsi una volta passato il pericolo. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Michela Altoviti)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 152
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