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Sommario del 23/01/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI scrive al presidente di Haiti e al capo dei vescovi: la Chiesa vi è vicina in spirito e solidarietà. Apprezzamento per il lavoro dell'Onu
  • I sacerdoti annuncino Cristo nel continente digitale dando un’anima al web: così il Papa nel Messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali
  • Le felicitazioni del Papa per l'elezione del nuovo Patriarca della Chiesa ortodossa serba
  • Altre udienze e nomine
  • Proclamato Beato don Josép Samsó Elias: fucilato durante la guerra civile spagnola perché sacerdote, perdonò i suoi assassini
  • Il cardinale Bertone ordina vescovo mons. Rajič nuovo nunzio in Kuwait, Bahrein e Qatar
  • Riconciliazione, giustizia sociale e dialogo interreligioso al centro dei lavori del Consiglio del Sinodo per l’Africa
  • Padre Lombardi: ebrei e cristiani concordi nel servizio della creazione e dell'umanità
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Haiti: la Chiesa italiana si mobilita per la colletta nazionale
  • I giornalisti incontrano il cardinale Tettamanzi nella festa di San Francesco di Sales
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Terremoto di Haiti: la solidarietà delle Conferenze episcopali d’Europa
  • Il cardinale Rodríguez Maradiaga: vigilanza sull’adozione dei bambini orfani di Haiti
  • La difficile situazione dei seminaristi di Haiti
  • L’arcidiocesi di Miami lancia l’ “operazione Peter Pan” per salvare gli orfani di Haiti
  • Indonesia: bruciate due chiese protestanti
  • Filippine: i vescovi difendono la vita e la famiglia in vista delle prossime elezioni
  • India: oltre 300 industriali portano i valori cristiani nell’economia
  • Taiwan: l’impegno per celebrare i 150 anni dell’evangelizzazione dell’isola
  • Territori Palestinesi: la sanità al collasso per il blocco imposto da Israele
  • I vescovi messicani: no alle unioni omosessuali
  • Spagna: domani Giornata dell’Infanzia Missionaria per i bambini africani
  • Milano: al convegno su Matteo Ricci l'intervento del superiore generale dei gesuiti
  • Congo: chiusi i lavori dei responsabili delle comunicazioni sociali
  • Kenya: l’importanza delle donne per la pace
  • Dal 25 al 27 gennaio il Consiglio permanente dei vescovi italiani
  • 24 Ore nel Mondo

  • Stati Uniti: 200 mila persone a Washington in marcia per la vita
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI scrive al presidente di Haiti e al capo dei vescovi: la Chiesa vi è vicina in spirito e solidarietà. Apprezzamento per il lavoro dell'Onu

    ◊   Benedetto XVI ha scritto di suo pugno al presidente di Haiti, René Préval, e al presidente della locale Conferenza episcopale, l’arcivescovo di Cap-Haïtien, Louis Kérebreau, per manifestare ancora una volta il proprio “profondo cordoglio” per le vittime del terremoto del 12 gennaio, confortare i superstiti e apprezzare il lavoro dei soccorritori. Analogo apprezzamento emerge anche dalla lettera - a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone - indirizzata al segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, mentre in una seconda lettera, sempre a firma del cardinale Bertone, il Papa offre le proprie preghiere in particolare per la scomparsa dell’arcivescovo di Port-au-Prince, Serge Miot, del quale saranno celebrate oggi le esequie. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Quattro lettere e un unico comune denominatore: la tragedia di Haiti e la solidarietà verso chi ha vissuto e vive le conseguenze del violentissimo terremoto di undici giorni fa. Dalle righe firmate da Benedetto XVI lo scorso 16 gennaio emerge con chiarezza che il cuore del Papa è nel cuore stesso del dramma. Appare evidente quando, nella missiva al presidente haitiano Préval, si appella allo “spirito di solidarietà” perché sia mantenuta, scrive, “la calma nelle strade” in modo da favorire la distribuzione degli aiuti. O quando fa suo il dolore di quelle famiglie che spesso “non possono dare degna sepoltura ai loro cari”. L’“intera comunità internazionale”, scrive ancora, sta “avendo cura” di Haiti e l’apprezzamento del Papa è per tutti coloro che, siano del posto o stranieri, “a volte rischiando la vita, compiono ogni sforzo per trovare e salvare i superstiti”. Un merito che Benedetto XVI riconosce pienamente anche all’Onu quando esprime - attraverso le parole del cardinale Bertone al segretario generale Ban Ki-moon - “gratitudine per l'opera di prevenzione dei conflitti, di peace-keeping e di peace-building, che le Nazioni Unite curano in così tanti Paesi” e in particolare in questa che definisce “l’immensa tragedia” del terremoto nella Repubblica caraibica.

     
    Dolore e conforto, commozione e speranza si intrecciano tra le righe delle quattro lettere, per un avvenimento che mai come questa volta ha privato la nazione e la Chiesa locale di molti dei suoi responsabili. Se l’Onu – e il Papa lo ricorda – piange la “tragica morte” del suo rappresentante speciale ad Haiti, Hédi Annabi, del suo vice Luiz Carlos da Costa, e di numerosi civili, operatori e caschi blu della Minustah, la Missione di stabilizzazione dislocata sull’isola, la comunità cattolica haitiana si raccoglierà tra qualche ora in preghiera, tra le rovine della cattedrale di Port-au-Prince, attorno alle spoglie del suo pastore, mons. Serge Miot. Il Papa sarà spiritualmente presente alle esequie e, nella lettera firmata dal suo segretario di Stato, esprime le sue “condoglianze più sentite ai sacerdoti che hanno collaborato” con mons. Miot “e all’intera comunità diocesana”, chiedendo “al Signore - scrive - di accogliere il pastore che ha servito con generosità e la sua diocesi e che, attraverso il suo lavoro con la Pontificia Commissione per l'America Latina, ha esteso la sua sollecitudine per l'intero continente”. “In queste ore di buio – si legge ancora nella lettera indirizzata al presidente dei vescovi di Haiti, mons. Louis Kérebreau - invoco la Madonna del Perpetuo Soccorso perché si faccia Madre di amore” e diriga i cuori di tutti affinché “la solidarietà prevalga sull’isolamento e sull’egoismo”.

     
    Le ultime parole, così come nella lettera al presidente, sono un’assicurazione: “Tutta la Chiesa, attraverso le sue istituzioni – afferma Benedetto XVI - non mancherà di assistere nell’emergenza e nella paziente ricostruzione delle zone devastate” perché il suo desiderio ultimo, conclude il Papa, è di contribuire a ridare a chi oggi vede ridotta in macerie anche la speranza la “possibilità di un futuro aperto”.

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    I sacerdoti annuncino Cristo nel continente digitale dando un’anima al web: così il Papa nel Messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali

    ◊   Un appello forte ai sacerdoti perché annuncino il Vangelo anche nel continente digitale: lo lancia il Papa nel Messaggio per la 44.ma Giornata mondiale delle comunicazioni sociali che si svolgerà domenica 16 maggio sul tema “Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale: i nuovi media al servizio della Parola”. Il documento è stato presentato stamani nella Sala Stampa vaticana alla vigilia della memoria di San Francesco di Sales, patrono della stampa cattolica, e nel contesto dell’Anno Sacerdotale. Una breve sintesi del Messaggio del Papa in questo servizio di Sergio Centofanti:

    Il web è “ormai uno strumento indispensabile” per l’annuncio del Vangelo: Benedetto XVI esorta con forza i sacerdoti ad essere testimoni di Gesù fino agli estremi confini della terra esplorando anche il mondo digitale. Per il sacerdote – scrive il Papa – si tratta di comprendere di essere all’inizio di una “storia nuova” in cui “la responsabilità dell'annuncio non solo aumenta, ma si fa più impellente e reclama un impegno più motivato ed efficace”: è così necessario occuparsi pastoralmente delle moderne tecnologie della comunicazione “moltiplicando il proprio impegno, per porre i media al servizio della Parola”. “Nessuna strada, infatti – sottolinea il Messaggio - può e deve essere preclusa a chi, nel nome del Cristo risorto, si impegna a farsi sempre più prossimo all'uomo”. Non si tratta semplicemente di occupare il web – è un rischio da evitare afferma il Papa – ma di “dare un’anima” al mondo digitale “nella costante fedeltà al messaggio evangelico” che chiede al sacerdote di attuare il suo compito primario: “quello di annunciare Cristo”.

     
    Benedetto XVI pensa ai giovani che vivono all'interno di “grandi cambiamenti culturali” e chiede ai sacerdoti “un'attenzione particolare a chi si trova nella condizione di ricerca”, a “quanti non credono” o “sono sfiduciati ed hanno nel cuore desideri di assoluto e di verità non caduche”. Ipotizza quindi che il web possa diventare “una casa di preghiera per tutti i popoli”, una sorta di “cortile dei gentili” del Tempio di Gerusalemme, dove entrare in contatto con “coloro per i quali Dio è ancora uno sconosciuto”. “Anche nel mondo digitale – scrive il Pontefice - deve emergere che l'attenzione amorevole di Dio in Cristo per noi non è una cosa del passato e neppure una teoria erudita, ma una realtà del tutto concreta e attuale”: occorre mostrare “all'umanità smarrita di oggi, che Dio è vicino; che in Cristo tutti ci apparteniamo a vicenda”.

     
    Certo – sottolinea il Papa riferendosi ai rischi del mondo virtuale – “non bisogna dimenticare che la fecondità del ministero sacerdotale deriva innanzitutto dal Cristo incontrato e ascoltato nella preghiera; annunciato con la predicazione e la testimonianza della vita; conosciuto, amato e celebrato nei Sacramenti, soprattutto della Santissima Eucaristia e della Riconciliazione”. Ma il web – conclude - resta “una grande opportunità per i credenti” offrendo “prospettive sempre nuove e pastoralmente sconfinate” per diventare “testimoni, nel mondo d'oggi, della vita sempre nuova, generata dall'ascolto del Vangelo di Gesù, il Figlio eterno venuto fra noi per salvarci”.

     
    Alla conferenza in Sala Stampa vaticana per la presentazione del Messaggio sono intervenuti mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali e mons. Paul Tighe, segretario del medesimo dicastero. La conferenza è stata moderata da padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Nella nuova agorà del web, il sacerdote, ma anche i laici, sono chiamati a testimoniare che Dio è vicino all’uomo smarrito di oggi. E’ quanto sottolineato dall’arcivescovo Claudio Maria Celli, che ha richiamato l’auspicio del Papa in favore di una “diaconia della cultura digitale”. Il Pontefice, ha ribadito il presule, dà una “valutazione positiva”, “consapevole” e “non ingenua” delle nuove tecnologie. Ed ha quindi offerto la sua riflessione su Internet, che il Papa ha indicato come nuovo “cortile dei gentili” dove è possibile incontrare i non credenti:

     
    “Penso ai nostri media: dovremmo veramente essere aperti vicini a quanti non credono, sfiduciati, ma nel cuore hanno desideri di assoluto e di verità non caduchi. Un contatto con credenti di ogni religione, con non credenti, con persone di ogni cultura, anche coloro per i quali Dio è ancora uno sconosciuto. Comprendiamo tramite questo messaggio ciò che il Papa pensa nel servizio dei media che fanno riferimento a una dimensione cattolica: ci accorgiamo che gli spazi sono aperti. Il Papa invita a dialogare con ogni uomo”.

     
    Anche nel contesto del web, ha proseguito mons. Celli, i sacerdoti devono essere appassionati annunciatori del Vangelo. La “pastorale digitale”, ha avvertito, non deve dunque togliere tempo ai compiti primari che il sacerdote, piuttosto che il seminarista, è chiamato ad assolvere:

     
    “Una parrocchia virtuale non potrà mai sostituirsi a un incontro dell’uomo con quella che è la comunità degli uomini che camminano insieme a lui e ritrovano il senso profondo di un incontro con la Parola nell’ascolto e nel servizio, poi, concreto della vita”.

     
    D’altro canto, il capo dicastero si è augurato che venga superata quella “mentalità parrocchiale”, che a volte caratterizza l’atteggiamento dei sacerdoti di fronte ad Internet e ai nuovi media. “La mia parrocchia: il mondo”, ha detto il presule riprendendo il titolo di una celebre opera di Yves Congar. Quindi, rispondendo alle domande dei giornalisti, si è soffermato sulla situazione in quei Paesi dove la libertà di accesso a Internet è a volte ostacolata. Ed ha espresso un auspicio:

     
    “Direi che è verissimo come il desiderio nostro è che si possa sempre più godere di una libertà per annunciare. Quante volte anche a me è toccato durante la mia attività come sottosegretario della Sezione per i rapporti con gli Stati chiarire ogni volta che non volevamo privilegi ma volevamo solamente che alla comunità cattolica fosse concessa la libertà di essere ciò che è”.

     
    Al riguardo, mons. Celli ha dichiarato con soddisfazione che, nonostante tutto, in Cina si stanno diffondendo diversi siti web cattolici. L’arcivescovo Celli non ha poi disconosciuto che esiste oggi nella Chiesa un divario digitale tra le vecchie e nuove generazioni di sacerdoti:

     
    “Nella formazione sacerdotale bisogna dare uno spazio alla comprensione, quindi all’uso opportuno e competente dei media; il che vuol dire quindi che ci deve essere un tempo dedicato perché questo possa avvenire e quindi nella conoscenza delle nuove tecnologie ma soprattutto nella consapevolezza di cosa significa oggi comunicazione oggi nella Chiesa”.

     
    Al tempo stesso, ha affermato che un altro tema molto presente nelle riflessioni del Pontificio Consiglio è quello del linguaggio da utilizzare per raggiungere i fedeli attraverso i nuovi media. Mons. Celli ha inoltre annunciato che quest’anno si terrà un Congresso sulla stampa cattolica, promosso dal suo dicastero. In conferenza stampa è stato infine rivelato che il sito web “Pope2you”, lanciato nel maggio dell’anno scorso, ha raggiunto i due milioni di contatti.

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    Le felicitazioni del Papa per l'elezione del nuovo Patriarca della Chiesa ortodossa serba

    ◊   Il Papa ha inviato un telegramma di felicitazioni al nuovo Patriarca della Chiesa ortodossa serba, l’80enne Irinej, eletto ieri a Belgrado, succedendo così al Patriarca Pavle, spentosi il 15 novembre scorso. Dal 1975 vescovo di Nis, nella Serbia sudorientale, luogo di nascita dell’imperatore Costantino il Grande, il suo attuale titolo è quello di arcivescovo di Pec, metropolita di Belgrado-Karlovac e Patriarca serbo. Il servizio di Sergio Centofanti:

    Benedetto XVI eleva la sua preghiera a Dio affinché conceda al nuovo Patriarca “la forza interiore per consolidare l'unità e la crescita spirituale della Chiesa ortodossa serba, nonché per costruire legami fraterni con le altre Chiese e comunità ecclesiali”. Assicura quindi “la vicinanza della Chiesa cattolica e il suo impegno per la promozione delle relazioni fraterne e del dialogo teologico, in modo che gli ostacoli che ancora impediscono la piena comunione” tra le due Chiese “possano essere superate”. Il Papa, poi, ricorda il Patriarca Pavle, “pastore zelante e stimato”, che ha lasciato “un’eredità spirituale che è ricca e profonda”. “Come un grande pastore e padre spirituale – aggiunge il Pontefice - ha efficacemente guidato la Chiesa e ha mantenuto la sua unità di fronte a molte sfide”. Quindi, esprime il proprio “apprezzamento per il suo esempio di fedeltà al Signore e per i suoi tanti gesti di apertura verso la Chiesa cattolica”. Benedetto XVI conclude il suo messaggio al nuovo Patriarca ortodosso serbo invocando la benedizione di Dio sull’impegno comune delle due Chiese “così che i discepoli di Cristo possano essere nuovamente uniti nel testimoniare davanti a tutto il mondo il suo amore salvifico”.

     
    Anche il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, ha inviato un telegramma al nuovo Patriarca Irinej, esprimendogli la sua gioia e la sua vicinanza nella preghiera. “Con la ferma coscienza che l’unità non è frutto delle nostre forze umane – scrive il porporato - mi unisco a Vostra Santità nel chiedere al Signore di concederLe l’abbondanza della sua grazia, affinché lo Spirito Santo La sostenga nella Sua nuova missione a capo della Chiesa ortodossa serba ed al servizio della comunione tra i cristiani”.

     
    Sull’elezione del nuovo Patriarca, Marta Vertse ha raccolto la testimonianza di mons. Nemet László, vescovo cattolico di Zrenjanin, in Serbia, e segretario generale della Conferenza episcopale internazionale dei Santi Cirillo e Metodio:

     
    R. – Per la Chiesa cattolica in Serbia, la scelta del Patriarca Irinej è senz’altro una buona notizia. Lui è conosciuto per i suoi contatti con la Chiesa cattolica e non soltanto in Serbia, ma anche in Italia. E’ conosciuto anche il suo impegno per l’ecumenismo. Dall’altra parte, è senz’altro uno dei vescovi più spirituali: è un uomo di preghiera, è un uomo di profonda spiritualità, un uomo di dialogo e di tolleranza. Ci sono tutte le possibilità per un futuro positivo, anche nella nostra collaborazione. Questo è molto importante, anche pensando al fatto che nel 2013 ci saranno grandi celebrazioni per il 17.mo centenario dell’Editto di Milano. Noi in Serbia vogliamo organizzare una grande festa che coinvolga sia la Chiesa ortodossa che la Chiesa cattolica. Abbiamo già cominciato l’organizzazione di questa celebrazione.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi; il cardinale Agostino Vallini, vicario generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma; il cardinale Jozef Tomko, presidente emerito del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali; il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, e presidente emerito del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti; mons. Francesco Monterisi, arcivescovo tit. di Alba marittima, arciprete della Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura.

    Il Papa ha nominato vescovo di Oria (Italia) il rev. Vincenzo Pisanello, del clero dell’arcidiocesi di Otranto, finora vicario episcopale per l’Amministrazione e parroco dei Santi Pietro e Paolo in Galatina. Il rev. Vincenzo Pisanello è nato a Galatina (arcidiocesi di Otranto e provincia di Lecce), il 3 maggio 1959. È stato ordinato sacerdote il 23 giugno 1984.

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    Proclamato Beato don Josép Samsó Elias: fucilato durante la guerra civile spagnola perché sacerdote, perdonò i suoi assassini

    ◊   “Il martire cristiano, come Gesù Cristo, non odia e non uccide, ma ama e perdona. Il martire cristiano è un testimone della vita e non della morte”: sono le parole di mons. Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Il presule le ha pronunciate oggi a Matarò, in Spagna, durante la cerimonia di Beatificazione di Josép Samsó Elias, sacerdote e martire. Nato nel 1887, padre Josép fu nominato rettore della parrocchia di Matarò nel 1923. Tredici anni dopo, in una Spagna dilaniata dalla guerra civile, il religioso fu arrestato per il suo status sacerdotale, rimase in carcere per un mese e poi venne fucilato. Ma morì perdonando i suoi assassini. Quale modello di sacerdote rappresenta, dunque, questo nuovo beato? Isabella Piro lo ha chiesto a padre Ramon Julià Saurì, postulatore della causa di beatificazione:

    R. – Rappresenta un modello di sacerdote attuale: un sacerdote come il Papa ha chiesto nell’Anno Sacerdotale, votato completamente a Dio, a Gesù e agli uomini. Ha saputo identificarsi in Gesù e, come Gesù, ha saputo darsi agli uomini.

     
    D. – E non è un caso che la figura del beato Josép è spesso accostata a quella del Curato d’Ars. Cosa accomuna queste due figure?

     
    R. – Tutti e due sono stati parroci che si sono dati ad amare i loro fedeli per portare loro questo amore di Dio, per avvicinare Dio agli uomini e far sì che gli uomini si avvicinino alla misericordia di Dio. Tutti e due si sono dati completamente al lavoro pastorale con la confessione, la direzione spirituale, il servizio agli ammalati, ai poveri e così hanno portato l’amore di Dio agli uomini.

     
    D. – Il beato Josép visse negli anni Trenta, un momento difficile per la Spagna dilaniata dalla guerra civile. Come riuscì a mantenersi al di sopra dei conflitti politici?

     
    R. – Lui, grazie proprio a questo amore, a questa presenza di Dio, alla preghiera che viveva profondamente, ha sentito questa pace interiore. Tutti i testimoni che sono stati in carcere con lui – laici e qualche altro sacerdote – hanno visto la serenità di questa persona che fino all’ultimo momento è andato con questa pace a cercare il Signore, che gli portava il dono del martirio. Ha perdonato – e questa è una cosa che una persona che non vive la presenza di Dio non può fare: perdonare chi ti uccide. È così difficile! … E lui lo ha fatto. Ha detto: “Avvicinatevi, ché vi voglio abbracciare tutti, prima di morire!” …

     
    D. – Secondo i vescovi del tempo, il beato Josép era il miglior catechista della diocesi; la sua figura quindi ci insegna l’importanza della catechesi …

     
    R. – Certo, certo. Questo ministero della catechesi, dell’annuncio della Buona Novella ai piccoli, ai grandi, ai giovani e agli adulti, lui l’ha vissuto dal primo momento che è stato in parrocchia. Ha dedicato tutta la vita a questo ministero, ha scritto anche la “Guida per i catechisti ed i direttori di catechesi”: lo ha scritto nel ’36, ma fino al ’40 non è stato pubblicato. È veramente un libro che, come qualche vescovo, ha anticipato le idee del Concilio Vaticano II, perché ha fondato la sua catechesi sulla Bibbia, sulla liturgia e sulla vita del popolo, sugli esempi di vita quotidiana. Diceva: “Il catechista deve essere come i genitori: deve amare i ragazzi per poterli educare nella fede”. Se uno non sa amare i ragazzi con questo amore che hanno i genitori, meglio che non faccia catechesi perché insegnerà cultura religiosa, ma non trasmetterà l’amore che la fede ci insegna.

     
    D. – Quale eredità ci ha lasciato il beato Josép?

     
    R. – Un’eredità molto profonda, molto grande, molto impegnativa: innanzitutto il vivere come Gesù ha vissuto, e da qui parte tutto. E poi il grande spirito di evangelizzazione, il grande spirito di generosità e amore verso gli altri, la donazione agli altri. Questo è molto impegnativo. E credo che se noi dobbiamo seguire i martiri, modelli per tutti noi, questo ci impegna veramente!

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    Il cardinale Bertone ordina vescovo mons. Rajič nuovo nunzio in Kuwait, Bahrein e Qatar

    ◊   Il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha presieduto stamani, nella Cattedrale di Mostar in Bosnia Erzegovina, la Messa per l’ordinazione episcopale di mons. Petar Rajič, nuovo nunzio apostolico in Kuwait, Bahrein, Qatar e delegato apostolico nella Penisola Arabica. Nella missione che mons. Rajič è chiamato a svolgere, ha detto il porporato nell’omelia, “sarà molto importante il dialogo, sia sul piano religioso, sia su quello civile ed umano”. Ed ha invocato dallo Spirito Santo un “ulteriore sostegno” al presule per compiere una “serena e fruttuosa missione”. Nel discorso al pranzo per l’ordinazione, il cardinale Bertone si è quindi soffermato sulla realtà della Chiesa di Mostar. “Quanto più sarà fedele al suo essere cattolica e alla tradizione apostolica di cui il vescovo è garante – ha detto il porporato – tanto più crescerà nella propria unione interna e saprà contribuire all’edificazione della concordia tra le diverse componenti religiose, etniche e culturali della complessa società” bosniaca. Nell’essere “una Chiesa unita”, ha concluso il cardinale Bertone, offrirete un “contributo al bene comune della società”.

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    Riconciliazione, giustizia sociale e dialogo interreligioso al centro dei lavori del Consiglio del Sinodo per l’Africa

    ◊   “La riconciliazione continua ad essere una sfida per la Chiesa in Africa”: è quanto si legge nel comunicato della seconda riunione del Consiglio Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi, tenutosi in questi giorni in Vaticano. La Chiesa, afferma la nota, deve essere “riconciliata in se stessa per diventare credibile nella sua predicazione e nella sua azione sociale”. Il segretario generale del Sinodo dei Vescovi, mons. Nikola Eterović, ha introdotto i lavori soffermandosi su alcuni temi rilevanti per la vita della Chiesa in Africa, dalla pace alla giustizia, dalla salvaguardia della creazione alla desertificazione delle aree coltivabili. Si è inoltre sottolineato che la teologia non va trasformata in politica, “portando piuttosto la teologia direttamente nel ministero pastorale concreto”.

    Nel dialogo interreligioso, si legge ancora nel comunicato, i presenti all’assise “hanno affermato che si sta cercando di stabilire vincoli di intesa e collaborazione, soprattutto con l’islam” la religione più diffusa del Continente. E’ stato espresso quindi l’auspicio che “i gruppi fondamentalisti siano sempre più sconfessati ed emarginati dai rappresentanti ufficiali dell’islam”. Il Consiglio si è impegnato nello studio delle Proposizioni del Sinodo, in vista della composizione dell’Esortazione Apostolica Postsinodale. Il testo finale, si è concordato, dovrà “mantenere un giusto equilibrio tra una prospettiva teologica-spirituale e un adeguamento alla realtà spirituale e sociale”. La prossima riunione del Consiglio si terrà il 27 e 28 aprile prossimi.

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    Padre Lombardi: ebrei e cristiani concordi nel servizio della creazione e dell'umanità

    ◊   Compiere dei "passi insieme" per mostrare il volto di Dio all'umanità, che oggi spesso si "inchina" al cospetto di altri dei. E' uno degli inviti che Benedetto XVI ha rivolto alla comunità ebraica di Roma il 17 gennaio scorso, quando ha varcato la soglia della Sinagoga capitolina quasi 24 anni dopo la visita di Giovanni Paolo II. Con grande schiettezza, e pari apertura, il Papa e il rabbino capo Di Segni hanno riconosciuto le reciproche incomprensioni del passato, ma pure che esse non oscurano la volontà di perseguire oggi "obiettivi comuni". Su questo storico evento ecco la riflessione del nostro direttore generale, padre Federico Lombardi:

    La visita di Benedetto XVI alla Sinagoga di Roma è stata memorabile, non solo perché ha realizzato un passo ulteriore in quel cammino “irrevocabile” di dialogo, fraternità e amicizia, fra gli ebrei e la Chiesa avviato dal Concilio Vaticano II, ma anche per i punti toccati dal Papa con riferimento al futuro più che al passato. Per chi è familiare con l’impostazione teologica abituale di Benedetto XVI, è naturale che questi siano stati evocati tornando ai fondamenti, cioè agli elementi essenziali di una eredità comune di visone di Dio, del mondo, dell’uomo. Il mondo è creato da Dio ed affidato alla cura dell’uomo; le Dieci Parole – il Decalogo – sono luce per distinguere il bene dal male, il vero dal falso, il giusto dall’ingiusto, coerentemente con i dettami della coscienza retta di ogni persona umana.

     
    Parole antichissime, ma attualissime insieme. Un uomo creato da Dio è un uomo che deve essere responsabile davanti a Dio della sua creazione; un uomo che è aiutato a riconoscere la differenza fra il bene e il male può trovare la strada anche nella confusione di un pluralismo che tende a perdere ogni punto di riferimento. I saggi dell’ebraismo lo sanno molto bene ed hanno certamente gioito sentendo un richiamo così limpido a una base comune solidissima. Continueremo a parlare anche del passato e ad affrontare le difficoltà sulla via di una comprensione reciproca sempre migliore; ma ciò che abbiamo in comune all’origine è immenso e stabile come i cieli, e il compito comune per il servizio della creazione e della famiglia umana ci deve perciò vedere concordi.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   I messaggi di Benedetto XVI al presidente di Haiti, René Préval, e al presidente della Conferenza episcopale, l’arcivescovo Louis Kébreau

    Nel web in piena fedeltà al vangelo: il messaggio del Papa per la Giornata della comunicazioni sociali

    Nell’informazione internazionale, in evidenza l’Afghanistan: il piano di Karzai per la pace con i talebani

    La figura è protagonista (e il suo significato è chiaro): un’anticipazione dell’intervento di Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani, per l’inaugurazione nella Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri di una pala di Piero Guccione dedicata al tema dell’incontro di Cristo con la Maddalena

    C’è sempre qualcosa di più importante della storia: Roberto Morozzo della Rocca sul rapporto tra ortodossia e modernità

    La storia supera l’epica del D-Day: Gaetano Vallini recensisce il libro dello storico francese Olivier Wieviorka sullo sbarco in Normandia. Sul tema anche un articolo di Emilio Ranzato dal titolo “I film sullo sbarco tra retorica e realismo”

    Gli Alleati e il “bellum iustum”: il discorso di Joseph Ratzinger tenuto il 4 giugno 2004, in occasione del sessantesimo anniversario del D-Day

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    Oggi in Primo Piano



    Haiti: la Chiesa italiana si mobilita per la colletta nazionale

    ◊   Il numero dei morti provocati dal terremoto che ha colpito Haiti il 12 gennaio scorso è salito a oltre 110mila. Nel decimo giorno dopo la grande scossa, qualche ora fa sono stati tratti dalle macerie ancora in vita, anche se in gravissime condizioni, un giovane di 22 anni e un'anziana di 84 anni, grazie all’impegno di parenti e vicini. Ma le autorità hanno dichiarato ferme le ricerche coordinate di eventuali superstiti perché c’è bisogno di concentrare gli sforzi nell’assistenza a feriti e sfollati. Il servizio di Fausta Speranza:

    Distribuire aiuti e fermare gli sciacalli. Questa la priorità di oggi ad Haiti. Si calcolano 200 mila persone bisognose di cure e quasi 610 mila sfollate in accampamenti improvvisati. E tra tanto dolore c’è chi sta tentando di fare mercato dei bambini rimasti senza genitori, che sembra siano decine di migliaia. In un solo ospedale i medici hanno denunciato la sospetta scomparsa di 15 bimbi. C’è bisogno davvero di tanto, dunque, per quello che immaginiamo subito in certe tragedie e per quello che non vorremmo mai neanche pensare. L’Ufficio di coordinamento degli affari umanitari dell'Onu fa presente, tra l’altro, che solo tra Port-au-Prince e la città di Carrefour - distanti appena una decina di chilometri - ci sono 691 blocchi alla circolazione, fatti di ponti crollati, strade danneggiate, rovine di edifici. Blocchi da rimuovere per poter arrivare dove ancora non si sa cosa si troverà. Iniziative da più parti, a partire dagli Stati Uniti, dove Obama tra l’altro ha appena annunciato la defiscalizzazione delle offerte. O da singoli governi, come l’Italia che ha inviato il responsabile della Protezione civile. E c’è l’Unione Europea che sottoporrà al voto del Consiglio dei ministri lunedì l’approvazione di una sua task force. Il Pam, Programma alimentare mondiale, ha distribuito solo ieri due milioni di razioni alimentari ma la direttrice dell'agenzia, Josette Sheeran, parla dell’operazione “più complessa mai condotta dall’agenzia dell’Onu”, perché “tutte le infrastrutture per la distribuzione sono andate distrutte e l’operazione è partita dal nulla o quasi”. I canali attivati sono tanti e diversi: in Francia la gran parte degli oltre 300.000 euro raccolti è arrivata attraverso donazioni online. In Italia la Conferenza Episcopale Italiana ha promosso per domani, domenica, una raccolta di denaro in tutte le parrocchie del Paese. Una modalità scelta per motivi precisi, come spiega, nell’intervista di Federico Piana, mons. Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana:

     
    R. – Perché viene soprattutto collocata all’interno di quello che è il cuore della comunità cristiana, cioè il giorno della domenica, il giorno della comunità, il giorno dell’ascolto della Parola, della celebrazione dell’Eucaristia e poi della vita di comunione e di fraternità, che dovrebbe caratterizzare la vita di ogni persona credente e di ogni comunità cristiana di ogni parrocchia. Collocata dentro quel contesto, dice come sia importante questa comunione fra Chiese sparse nel mondo, ma anche attenzione a tutti gli uomini comunque, che nella difficoltà hanno bisogno di cuori e di menti molto sensibili e solidali.

     
    D. – Noi fedeli come possiamo concretamente aiutare, a questo punto?

     
    R. – Quello che sta succedendo in questi giorni, in pratica già dice della solidarietà e della disponibilità di tantissime persone. La domenica 24 diventa la coralità, diventa il momento in cui si aiuta in maniera anche molto semplice, perché si tratta di una colletta e quindi di una messa a disposizione di denaro, come è successo in tante altre circostanze piuttosto pesanti, cariche di sofferenza. Diventa una grossa risorsa che andrà nel tempo ad essere impegnata nei confronti di queste popolazioni.

     
    D. – Lì, mons. Nozza, di cosa hanno bisogno?

     
    R. – In questa prima fase, in pratica, l’arcidiocesi di Port-au-Prince, e poi le altre diocesi della nazione haitiana, stanno in un certo senso attivando un ampio numero di persone in termini di volontariato, ma anche in termini di operatori impegnati costantemente in un lavoro di attenzione alle persone e sono favoriti in questo dal fatto che conoscono il territorio. In questa prima fase si sta sostenendo, soprattutto attraverso kit alimentari, igienico-sanitari, vestiario, disponibilità di tende, si sta predisponendo in pratica quello che è l’immediata risposta per poter poi entrare in una seconda fase che è quella di dare comunque una soluzione, seppur provvisoria, che sia la premessa alla fase terza, quella della ricostruzione, e nel tempo per quanto ci caratterizza anche della riabilitazione, dello sviluppo, della cooperazione, della promozione delle persone, visto che qui si sta in una situazione, non solo terremotata, ma già profondamente povera.

     
    D. – Quindi, bisognerà aiutare anche nel lungo periodo...

     
    R. – In questa azione è logico vi sia la risposta immediata, che allevia quelle che sono le sofferenze, le pesantezze e mette a disposizione quelli che sono i generi primari e contemporaneamente poi si entra in quelle che sono le fasi successive: la lettura dei bisogni strutturali, la messa in atto della ricostruzione e poi quella molteplicità di progetti che sanno molto di sviluppo, di accompagnamento delle persone, di riattivazione delle attività lavorative, cioè quello di cui già poveramente campavano prima.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    I giornalisti incontrano il cardinale Tettamanzi nella festa di San Francesco di Sales

    ◊   Tradizionale incontro, stamani, del cardinale arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, con giornalisti e operatori dei media, in occasione della festa del patrono, San Francesco di Sales, presso il Circolo della Stampa del capoluogo lombardo. Ce ne parla Fabio Brenna:

    E' un percorso ad ostacoli il compito di comunicare la Chiesa. Da una parte c'è questa realtà che è una, ma dalle molteplici espressioni; dall'altra ci sono tutti i rischi che connotano i media moderni e che sono stati evidenziati nell'intervento della professoressa dell'Università Cattolica, Chiara Giaccardi: il rischio dell'insignificante che diventa evento; il rischio delle rappresentazioni mutilate; ed infine il rischio della strumentalizzazione.

     
    I direttori di due grandi quotidiani, Ezio Mauro, della Repubblica, e Ferruccio De Bortoli, del Corriere della Sera, hanno sottolineato come la Chiesa possa avere un ruolo guida, anche per il mondo e per i laici, nell'affermazione di criteri etici con cui interpretare un mondo che cambia. Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere:

     
    “Spesse volte i mezzi di informazione non hanno rispetto delle persone e il rispetto delle persone si accompagna anche al rispetto della verità. Qualche volta noi commettiamo l’errore di sentirci in grado di essere custodi della verità, ma non lo siamo mai. Dovremmo essere accompagnati da un dubbio, da un forte dubbio laico. Una società che comunica molto, ma che ha un grande rumore di fondo e non riesce più a distinguere tra ciò che è effimero e ciò che è sostanziale, tra ciò che è lecito e ciò che è illecito, tra ciò che è vero e ciò che è falso e soprattutto ha perso la capacità di ascoltare".

     
    Il cardinale Tettamanzi nel suo intervento, ha invitato i giornalisti a cogliere il segreto della Chiesa per poterla ben comunicare: la sua natura è spiegata nei 16 documenti del Concilio. Quando la Chiesa comunica - ha poi detto l'arcivescovo di Milano - lo fa per declinare nell'oggi la parola di speranza del Vangelo, non certo per misurarne il consenso suscitato. Ascoltiamo il cardinale Dionigi Tettamanzi:

     
    “All’inizio dell’avventura della Chiesa, c’è una notizia, c’è l’annuncio della Resurrezione di Gesù Cristo; la vittoria della vita sulla morte, dell’amore sull’odio. Ed è su preciso mandato di questo Cristo Risorto che i discepoli sono chiamati a portare al mondo questa notizia”.

     
    L'azione dei cattolici che raccontano il loro mondo e i fatti che riguardano tutti è stata illustrata dal direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, che ha invitato a saper cogliere come notizie gli infiniti gesti di traduzione del Vangelo nella vita di tutti i giorni, da parte di tante persone di buona volontà.

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa terza Domenica del Tempo Ordinario la liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù, entrato nella Sinagoga di Nazaret, legge il passo di Isaia laddove dice: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio”. Quindi, conclude:

    «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato»

     
    Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Dogmatica alla Pontificia Università Lateranense:

    Quel sabato mattina accadde qualcosa di straordinario nella piccola sinagoga di Nazaret. Come tutti i sabati mattina erano state recitate le preghiere, le benedizioni, lo shemà, la professione di fede , la tefillà e la benedizione sacerdotale. A seguire c'era stata la lettura della torah, di alcune parti dei libri di Mosè (paraša), e ad essa doveva seguire la lettura di un brano tratto dai Profeti (haftara). A questo punto, nell'ordinarietà della liturgia sinagogale abituale, si inserì, quella mattina, l'intervento di Gesù. Egli si alzò per leggere quest'ultima lettura, prima delle parafrasi e delle spiegazioni dei brani ascoltati. Dopo la sua lettura accadde qualcosa che ancora oggi non cessa di accadere. Prima di quel giorno e di quell'ora tutti erano centrati sulla Scrittura, sulle parole scritte nel rotolo, ora, «gli occhi di tutti erano fissi su di Lui». Dalla parola alla persona.

     
    Gesù annuncia il compimento di quelle antiche parole profetiche nella sua stessa persona. Il compimento è lì presente in persona. Il compimento comporta uno spostamento del centro di attenzione. «Voi scrutate le Scritture - dirà Gesù in altra occasione - credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza.  Ma voi non volete venire a me per avere la vita» (Gv 5, 39s.).

     
    Siamo chiamati a ricentrare il nostro sguardo «tenendolo fisso su Gesù» che «dà origine alla fede e la porta compimento» (Eb 12,2).

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    Chiesa e Società



    Terremoto di Haiti: la solidarietà delle Conferenze episcopali d’Europa

    ◊   Le Chiese europee esprimono profonda solidarietà e vicinanza alle vittime del terremoto di Haiti. “In questa circostanza di dolore e di sofferenza, l’Europa deve essere un segno di speranza per quelle persone che nello spazio di un istante hanno perso non solo i sacrifici e le fatiche di una vita, ma anche l’affetto di un parente, di un amico, di un vicino, di un collega di lavoro”. Così si è espresso il cardinale Péter Erdö, arcivescovo di Esztergom-Budapest e Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (Ccee). Come riporta l'agenzia Sir, in un messaggio, il porporato ha assicurato, a nome di tutti i vescovi europei la sua “vicinanza e preghiera alle popolazioni coinvolte” nel tragico evento ed ha ringraziato gli Stati e le organizzazioni umanitarie di tutto il mondo “per il loro pronto intervento e lavoro a sostegno del popolo haitiano”. Il cardinale si è detto “afflitto per la morte dell’arcivescovo di Port-au-Prince” e per quella di “numerosi sacerdoti, religiosi e religiose, seminaristi, nonché di tantissimi fedeli”. Mons. Erdö ha poi osservato che è indispensabile iniziare quanto prima “la ricostruzione delle realtà colpite” e che “è necessario dare un tetto, delle infrastrutture ospedaliere, degli asili” e tutto ciò che occorre per poter far tornare la gente ad una vita normale e dignitosa. Per questo motivo, l’arcivescovo ha incoraggiato tutte le Conferenze episcopali d’Europa a proseguire i loro sforzi in aiuto agli haitiani ed ha esortato “quanti in Europa abbiano la possibilità di dare un segno concreto di incoraggiamento e di vicinanza, a farlo senza tentennamenti, anche attraverso un contributo economico secondo le modalità predisposte dalle istituzioni ecclesiali e civili preposte a questo servizio”. (F.C.)

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    Il cardinale Rodríguez Maradiaga: vigilanza sull’adozione dei bambini orfani di Haiti

    ◊   Adottare i bambini di Haiti rimasti orfani dopo il terremoto. È la proposta lanciata dal cardinale Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa, in Honduras e presidente di Caritas Internationalis. Intervenendo al Primo Congresso Nazionale messicano di sacerdoti, il porporato ha dichiarato che ci sono tanti bambini che resteranno senza genitori e per i quali occorre muoversi, affinché “possano avere un futuro”. Il cardinale ha poi evidenziato che, nel caso in cui proceda la proposta di adozione, se ne debbono vigilare attentamente i meccanismi, visto che a volte, nell’iter di difesa dei minori, “entrano affari loschi” e vari interessi. Come riporta l'agenzia Zenit, per l’arcivescovo, in questo momento è fondamentale dare priorità agli aiuti che arrivano da vari Paesi. “Ci sono ospedali molto danneggiati, pazienti che hanno bisogno di operazioni urgenti. Speriamo che si possa salvare il maggior numero di vite”, ha dichiarato mons. Rodríguez Maradiaga, confessando poi che l’aspetto più difficile sarà la ricostruzione. Infatti, tutte le infrastrutture educative, governative, sanitarie ed anche ecclesiali sono state distrutte. Da qui è nata un’altra idea del porporato, ossia proporre alle varie diocesi dell’America Latina di adottare uno o due seminaristi haitiani per riuscire a garantire la formazione di nuovi sacerdoti. “Credo che sia anche un momento speciale per poter mostrare cosa significa la fratellanza tra i popoli”, ha detto l’arcivescovo a proposito della situazione di emergenza umanitaria che Haiti sta vivendo. (F.C.)

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    La difficile situazione dei seminaristi di Haiti

    ◊   Abbandonati alla propria sorte. Questa la situazione dei seminaristi di Haiti, dopo che il terremoto del 12 gennaio ha provocato la distruzione del seminario nazionale di Port-au-Prince. L’associazione caritativa internazionale “Aiuto alla Chiesa che soffre” (ACS), informa che nel Paese, su poco più di 250 studenti, sono morti almeno 30 seminaristi, non solo diocesani, ma anche religiosi. Come ha riferito all’agenzia Zenit Xavier Legorreta, responsabile degli aiuti all’America Latina per ACS, una delle necessità più impellenti è offrire i mezzi necessari per ricostruire la comunità dei seminaristi. Seminaristi che hanno perso tutto, quindi diventa indispensabile “non solo l'assistenza medica – ha dichiarato il vescovo di Fort-Liberté, mons. Chibly Langlois - ma anche l'aiuto finanziario in modo che possano procurarsi indumenti di ricambio ed altri generi di prima necessità”. ACS ha già inviato ad Haiti 100.000 dollari, rispondendo all’appello lanciato da mons. Louis Kébreau, arcivescovo di Cap Haitien e presidente della Conferenza episcopale haitiana. Altri aiuti arriveranno e l’opera assistenziale sarà coordinata con il nunzio apostolico nel Paese, mons. Bernardito Auza, il quale ha consegnato ad ACS un elenco delle perdite più gravi che ha subito la Chiesa di Haiti. (F.C.)

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    L’arcidiocesi di Miami lancia l’ “operazione Peter Pan” per salvare gli orfani di Haiti

    ◊   Vagano da soli per le vie di Port-au-Prince, senza una meta né un adulto che si occupi di loro. Sono le migliaia di bambini della capitale haitiana, colpita dal devastante terremoto del 12 gennaio scorso. Per questo motivo, l’arcidiocesi di Miami ha lanciato l’operazione “Peter Pan”, una campagna con cui si cerca di trasferire negli Stati Uniti i bambini haitiani rimasti orfani a causa del cataclisma. Si vuole anche aiutare le piccole vittime rimaste ferite, fornendo loro un’adeguata assistenza medica, in modo che possano presto ricongiungersi alle proprie famiglie. Come riferisce l’agenzia Zenit, l’approvazione finale del progetto dipende ora dall’amministrazione di Barack Obama. Il direttore delle “Caritas cattoliche”, Richard Turcotte, ha affermato che l’idea di avviare l’operazione “Peter Pan” è nata vedendo le immagini di una bambina morta nel terremoto. “Sappiamo che dobbiamo servire i nostri fratelli e le nostre sorelle ad Haiti”, ha dichiarato. Turcotte ha anche segnalato che, da quando è stato reso noto il progetto, i telefoni dell’arcidiocesi “non hanno smesso di squillare”, soprattutto da parte dei cubani che, 50 anni fa, arrivarono negli Stati Uniti. In effetti, la comunità cattolica di Miami, dopo il trionfo della Rivoluzione castrista, ricevette circa 14.000 bambini provenienti da Cuba, con un progetto simile all’operazione “Peter Pan”. “La bontà degli estranei è ciò che ti aiuta ad andare avanti”, ha detto al quotidiano New Herald la cubana Eloìsa Echazábal, arrivata in Florida quando aveva 13 anni. Riferendosi ai bambini haitiani, la donna ha poi aggiunto che non si può restare indifferenti, poiché stanno nella stessa situazione dei cubani molti anni fa. (F.C.)

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    Indonesia: bruciate due chiese protestanti

    ◊   Una folla di almeno 1000 persone ha bruciato due chiese protestanti la scorsa notte a Sibuhuan, nel distretto di Padang Lawas, a Nord Sumatra. Il capo del distretto, Basrah Lubis, afferma che “gli assalitori erano una folla irata perché l’amministrazione della chiesa non ha risposto alle loro richieste: cambiare l’uso degli edifici da ‘luoghi di preghiera’ a ‘edifici neutri’”. Entrambe le due chiese bruciate – due costruzioni contigue - appartengono al Sinodo della Chiesa protestante di Batak, e sono chiese pentecostali, i cui fedeli appartengono in maggioranza all’etnia Batak. Anche le loro liturgie, con danze e canti sono in lingua batak. Secondo le forze dell’ordine, nessuno dei due edifici aveva il permesso di costruzione ed erano da considerare “luoghi di preghiera” e non “chiese”. In Indonesia, per costruire una chiesa occorre un procedimento legale particolare per ricevere i permessi. Il percorso per ricevere tali permessi è duro e quasi sempre la comunità islamica boicotta il sorgere di nuove chiese. Per questo la mancanza di permessi legali è divenuta la fonte principale delle violenze dei musulmani contro i cristiani. Ora che i due edifici sono un cumulo di cenere, le comunità dell’Hkbp potranno partecipare ai servizi religiosi solo a Sosa, dove esistono tre chiese permanenti. Ma Sosa dista 28 chilometri da Sibuhuan. Il rev. Gomar Gultom, segretario esecutivo del Sinodo delle Chiese cristiane in Indonesia, fa notare che tutte queste violenze contro i cristiani avvengono perché alcuni gruppi islamici radicali si oppongono in ogni modo alla costruzione di luoghi di culto cristiani o cercano di frenare l’espressione pubblica delle altre fedi. “In Indonesia il cristianesimo è legale – dice – ma spesso i cristiani vengono minacciati”. Proprio ieri a Jakarta- riferisce l'agenzia AsiaNews - il prof. Said Agil Siradj, del Nahdlatul Ulama, la più grande organizzazione musulmana moderata del Paese, ha presentato un rapporto del Wahid Institute per promuovere il pluralismo in Indonesia. Il rapporto mostra che nel 2009, su 35 casi di violazione alla libertà religiosa, 28 sono contro i cristiani. Il prof. Siradi afferma che le violenze contro i cristiani sono causate da piccoli gruppi islamici estremisti, la cui conoscenza “del vero islam è molto povera”. (R.P.)

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    Filippine: i vescovi difendono la vita e la famiglia in vista delle prossime elezioni

    ◊   “Non è moralmente accettabile dare il voto a quei candidati che promuovono l’aborto, l’eutanasia e l’utilizzo del preservativo”. Così si è espresso padre Melvin Castro, segretario della Commissione episcopale filippina per la famiglia e la vita. In vista delle elezioni di quest’anno, i vescovi delle Filippine hanno invitato la popolazione a votare per i politici che difendono la famiglia e si battono per la vita. A tale scopo è stato pubblicato il “Catechismo sulla famiglia e la vita per le elezioni 2010”, frutto dell’incontro nazionale della Commissione famiglia e vita della Conferenza episcopale filippina avvenuto il 30 novembre scorso. “Il catechismo – ha affermato padre Castro – è stato realizzato per i fedeli cattolici ed ha l’obiettivo di aiutarli nella scelta del voto”. Nelle Filippine, da quattro anni è in corso il dibattito sulla Reproductive Health. Nonostante l’appoggio dell’Onu, la legge, come riferisce l’agenzia AsiaNews, non ha mai raggiunto il quorum necessario per l’approvazione. Questo a causa della strenua opposizione dei parlamentari cattolici e del presidente Gloria Arroyo, che da sempre è contraria a politiche di pianificazione familiare e all’aborto. La proposta normativa vorrebbe impedire alle coppie di avere più di due figli, pena il pagamento di una sanzione e, in alcuni casi, il carcere. La legge promuove inoltre la sterilizzazione volontaria e sponsorizza la diffusione, in tutte le scuole e luoghi pubblici, degli anticoncezionali. La Chiesa e le associazioni cattoliche pro-life, invece, sostengono il Natural Family Programme, che mira a diffondere tra la popolazione una cultura di responsabilità ed amore basata sui valori cristiani. Secondo un recente studio, la stragrande maggioranza dei filippini sarebbe a favore della pianificazione familiare. I vescovi, però, hanno contestato i dati, definendoli parziali e fuorvianti ed hanno accusato i politici di voler tenere il tema della salute riproduttiva fuori dal dibattito elettorale. (F.C.)

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    India: oltre 300 industriali portano i valori cristiani nell’economia

    ◊   Oltre 300 uomini d’affari hanno partecipato a Mumbai al primo incontro internazionale di industriali e professionisti cristiani. Iniziato ieri, l'incontro è stato organizzato dalla Camera di commercio internazionale cristiana (Iccc) e da Dimension, un gruppo di manager e professionisti cristiani attivi nel creare un coordinamento tra le varie realtà imprenditoriali della comunità cristiana in India. “Un nuovo inizio sta portando la nostra comunità ad affrontare le sfide di oggi e a crescere come realtà economica – afferma Mr Freddie Mendonca co-fondatore di Dimension – noi cristiani siamo stati allevati in una vita protetta dalla Chiesa, in scuole e istituti parrocchiali. Lavoriamo molto e abbiamo un’educazione, ma non siamo preparati a fare affari e a relazionarci”. “Dimension – continua – ha creato una piattaforma tra i vari imprenditori cristiani per guidarli ad agire secondo i valori umani, ma anche per renderli consapevoli della loro identità cristiana”. Secondo Mendonca - riferisce l'agenzia AsiaNews - la comunità cristiana ha il dovere di agire all’interno dell’economia indiana per portare nel mondo degli affari i principi del cristianesimo. “Cristo non era contro la ricchezza e il mondo degli affari – afferma - ma non ammetteva un utilizzo immorale e non etico del denaro”. Egli invita tutti gli imprenditori a utilizzare gli insegnamenti della "Caritas in veritate" di Benedetto XVI come guida per operare in modo morale ed etico nel mondo di oggi ormai privo di valori. All’incontro ha partecipato anche il cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai. “Oggi – ha affermato il porporato - le relazioni sono molti importanti. La stampa, internet e la televisione ci insegnano che è necessario essere in contatto con gli altri per crescere e partecipare a quanto accade nel mondo. Prego affinché possiate contribuire con il vostro lavoro alla costruzione del regno di Dio ”. (R.P.)

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    Taiwan: l’impegno per celebrare i 150 anni dell’evangelizzazione dell’isola

    ◊   Un ringraziamento al Signore per l’anno trascorso, l’impegno per l’evangelizzazione e l’invito ad essere uniti per raggiungere l’obiettivo prefissato. Sono i temi principali trattati nella Lettera pastorale per il 2010 scritta da mons. Peter Liu Cheng-chung, vescovo di Kaohsiung, a Taiwan. In quest’anno appena iniziato l’isola asiatica, come riporta l'agenzia Fides, celebrerà i 150 anni della sua evangelizzazione, che ha preso avvio proprio nella diocesi di mons. Liu Cheng-chung, dove sbarcarono i primi missionari. L’impegno per la diffusione della Buona Novella si realizzerà, secondo il presule, mettendo al centro dell’azione della Chiesa la Parola di Dio. Per questo è stato anche istituito il Centro dell’evangelizzazione “San Paolo”, con lo scopo di proseguire nel cammino di conversione di chi ancora non ha conosciuto Gesù Cristo. Per realizzare tutto questo, ha scritto il presule, è necessario rivolgersi alla Vergine Maria, invocandola come Stella dell’evangelizzazione. (F.C.)

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    Territori Palestinesi: la sanità al collasso per il blocco imposto da Israele

    ◊   Fidaa Talal Hijji aveva 18 anni quando le fu diagnosticato un linfoma di Hodgkin. È morta mentre attendeva il permesso per recarsi all’estero dove avrebbe dovuto sottoporsi a un trapianto di midollo osseo; il consenso delle autorità di Tel Aviv arrivò solo un giorno dopo la sua morte. Quello di Fidaa - riferisce l'agenzia Misna - è uno dei casi emblematici di cittadini palestinesi vittime del blocco israeliano imposto da tre anni sulla Striscia di Gaza, denunciato da oltre 80 Organizzazioni non governative (Ong) ed enti delle Nazioni Unite presenti nei Territori Occupati. Secondo un rapporto redatto dagli operatori umanitari e presentato nel corso di una conferenza stampa a Gaza City, “dal Novembre 2007 ben 88 persone sono morte in attesa dei permessi che le autorizzassero a uscire dalla Striscia per ricevere cure mediche specialistiche o sottoporsi a delicati interventi chirurgici”. L’embargo, prosegue il documento “sta seriamente minacciando la salute di un milione e mezzo di palestinesi” mentre “ostacola la consegna di forniture sanitarie e la formazione del personale medico, oltre a impedire ai pazienti con gravi patologie di ottenere in tempo le cure specialistiche fuori dalla Striscia”. Inoltre la quantità di medicinali, strumentazioni e forniture mediche che Israele autorizza “non è sufficiente a soddisfare i bisogni della popolazione” – osservano i responsabili delle Ong - mentre per il personale sanitario palestinese, “è quasi impossibile recarsi all’estero per aggiornamenti”. A questa situazione si aggiunge il fatto che 15 ospedali e 43 ciniche risultano danneggiati o distrutti dai bombardamenti dell’offensiva ‘Piombo fuso’ che nel dicembre e gennaio scorsi provocò la morte di oltre 1400 palestinesi, per la maggior parte civili. “Queste strutture non sono state ricostruite per colpa del divieto – sottolineano gli operatori umanitari – che ancora una volta Israele impone ai materiali di costruzione”. (R.P.)

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    I vescovi messicani: no alle unioni omosessuali

    ◊   Quando si oppone alle unioni omosessuali, la Chiesa non viola la laicità dello Stato. Lo hanno spiegato i vescovi messicani martedì scorso, durante una conferenza stampa di presentazione di un comunicato ufficiale della Conferenza episcopale del Paese. Di fronte all’approvazione di una legge che permette il matrimonio tra omosessuali e l’adozione di minori da parte di persone dello stesso sesso, la Chiesa del Messico ha espresso tutta la sua contrarietà ed è stata accusata dai promotori del provvedimento di ingerenza nelle questioni politiche. Ma i presuli messicani, come riferisce l’agenzia Zenit, hanno risposto dichiarando che “il magistero della Chiesa ha l’intenzione di offrire il proprio contributo alla formazione della coscienza non solo dei credenti, ma anche di tutti coloro che cercano la verità e vogliono ascoltare argomentazioni provenienti dalla fede e dalla ragione”. “La fede – hanno sottolineato i vescovi nel comunicato – non è ostacolo alla libertà ed alla scienza, né un insieme di pregiudizi che viziano la comprensione oggettiva della realtà. Di fronte all’atteggiamento che tende a sostituire la verità con consensi fragili e facili da manipolare, la fede cristiana apporta un contributo nella verità etico-filosofica e propone prospettive morali in cui la ragione umana può ricercare e trovare soluzioni possibili”. Nella conferenza stampa seguita alla lettura del testo, mons. Aguiar Retes, arcivescovo di Tlanepantla e presidente della Conferenza episcopale messicana, accompagnato dagli arcivescovi di Morelia, mons. Alberto Suárez Inda e di León, mons. José Guadalupe Martín Rábago, ha precisato che “la Chiesa cattolica non viola lo Stato laico né vuole farlo, né demonizza l’omosessualità o è omofobica”. “La Chiesa – ha aggiunto il presule – vuole uno Stato laico che garantisca le condizioni di libertà per tutti, indipendentemente dalle caratteristiche di ogni persona”. (F.C.)

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    Spagna: domani Giornata dell’Infanzia Missionaria per i bambini africani

    ◊   “Con i bambini dell’Africa... incontriamo Gesù” è il tema della Giornata della Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria in Spagna, che si celebra domani in quasi tutte le diocesi spagnole. Il Segretariato nazionale della Santa Infanzia sta facendo con i bambini spagnoli un lungo viaggio attraverso i cinque continenti, che si concluderà nel 2013. L'itinerario - riferisce l'agenzia Fides - è iniziato nel 2009 con l’Asia. Quest'anno l'obiettivo è l'Africa, per incontrare Gesù in compagnia dei bambini africani. Per questo la Giornata ha come obiettivo scoprire chi sono e come vivono i bambini in questo continente, per poter realizzare uno scambio con loro. Il poster della campagna della Giornata raffigura un giovane Gesù, fiducioso e allegro, che ha intorno a sè un gruppo di bambini di diverse razze, mostrando ancora una volta che Dio non fa eccezione di persone o di razze. Per l'occasione mons. Francisco Pérez González, arcivescovo di Pamplona-Tudela e direttore nazionale delle Pom in Spagna, ha scritto un messaggio dove ricorda che i bambini si uniscono per promuovere un mondo più giusto e una società pacifica. “La Chiesa ha sempre riconosciuto la necessità di prendersi cura dei bambini dinanzi alle diverse minacce che esistono. E’ una vergogna sociale che 250.000 bambini muoiano di fame ogni settimana, che più di 300.000 bambini siano arruolati come bambini soldato in varie guerre” afferma l’arcivescovo, e continua: “L’Infanzia Missionaria vuole diventare l'espressione viva e forte che arriva alle coscienze di tutti gli essere umani. I bambini dell'Africa, in questa Giornata dell'Infanzia Missionaria 2010, devono essere i nostri preferiti, e in essi dobbiamo vedere un progetto di una nuova umanità.” (R.P.)

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    Milano: al convegno su Matteo Ricci l'intervento del superiore generale dei gesuiti

    ◊   Oggi a Milano convegno presso il Centro culturale San Fedele sul tema: “Dell’amicizia. Matteo Ricci: Oriente e Occidente in dialogo”, organizzato dalla fondazione culturale San Fedele e dalla Provincia d’Italia della Compagnia di Gesù, in occasione del IV centenario della morte del Padre Matteo Ricci. A svolgere la relazione introduttiva “Matteo Ricci: l’amicizia come stile missionario” è stato il padre Alfonso Nicolás, Padre generale della Compagnia di Gesù il quale ha affermato che "padre Ricci non si preoccupò di teorizzare uno stile missionario, ma si pose in ascolto di questa millenaria cultura, acquisendo tutti gli strumenti necessari per entrare in un dialogo fecondo. Non si preoccupò tanto di predicare, ma di incarnare il Vangelo - ha detto - entrando in relazione con il popolo cinese, perché da questa relazione, che potremmo definire di amicizia, germogli il seme dell’annuncio, superando una logica di strategia o di tattica missionaria. Questo è forse l’aspetto più originale e innovativo dello stile del gesuita di Macerata - ha osservato il Preposito - che fece arrivare il messaggio cristiano al cuore della cultura cinese, mostrando l’universalità di tale messaggio: che non è prerogativa di nessuna cultura, tanto meno di quella occidentale. In questa direzione, Matteo Ricci - ha concluso padre Nicolas - è uno dei pionieri dell’inculturazione. Dopo il Preposito della Compagnia di Gesù è seguito l'intervento del padre Andrea Dall’Asta, direttore della Galleria San Fedele, che ha trattato il tema “Missione e arte nella Compagnia di Gesù”. Nel pomeriggio si aprirà una tavola rotonda dal titolo “Gli eredi di Matteo Ricci”; vi contribuiranno Clara Bulfoni, dell'Università Statale di Milano (“Il sinologo: attuare uno scambio culturale tra Cina e Occidente”), Renata Pisu, La Repubblica “Il reporter: raccontare la Cina e le sue trasformazioni”), padre Antoni Üçerler, Università di Oxford (“Il teologo: dire il Vangelo in lingua cinese”), il rev. Pietro Cui Xingang, incaricato CEI per l’assistenza ai cattolici cinesi in Italia (“Il credente: vivere la fede come cristiani cinesi in Italia”). Il convegno si concluderà con la Celebrazione Eucaristica presieduta da mons. Claudio Giuliodori, Vescovo di Macerata. Un momento saliente del convegno è l’apertura della mostra “Nel segno della Croce”, interamente dedicata al simbolo per eccellenza del “religare”, ovvero dell’ “unire”, elemento portante dello stile missionario del padre Ricci. Al centro della rassegna è una grande Croce scolpita dall’artista giapponese Hidetoshi Nagasawa e realizzata in marmo bianco di Carrara, che con la sua originale articolazione e intenso dinamismo esprime il legame tra terra e cielo e il rapporto tra le diverse culture del mondo. La mostra comprende anche documenti antichi della Compagnia di Gesù, tra cui il volume Evangelicae historiae imagines del 1593, opera fondamentale nell’evangelizzazione dell’Oriente durante il Seicento. (M.V.)

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    Congo: chiusi i lavori dei responsabili delle comunicazioni sociali

    ◊   Si è concluso ieri a Kinsangani, nella Repubblica Democratica del Congo, l’incontro dei responsabili delle comunicazioni sociali delle 9 diocesi della Provincia Orientale, iniziato martedì scorso ed organizzato dalla Commissione episcopale delle comunicazioni sociali. Durante i lavori mons. Marcel Utembi Tapa, arcivescovo di Kisangani, ha ricordato che giornalisti e comunicatori partecipano alla missione evangelizzatrice della Chiesa e che i moderni mezzi di comunicazione sociale sono una chance per la stessa Chiesa, poiché attraverso tali strumenti è possibile anche vigilare, prevenire e denunciare i falsi valori e le deviazioni. L’arcivescovo di Kisangani ha insistito sul rispetto della dignità della persona umana e in particolare della donna, la cui dignità è troppo spesso scalfita da fini commerciali. Da parte sua, il segretario della Commissione episcopale delle comunicazioni sociali, padre Jean-Baptiste Malenge, ha spiegato la missione e i compiti assegnati dall’episcopato alla Commissione episcopale nazionale e alle commissioni diocesane delle comunicazioni sociali, evidenziando che obiettivo principale è evangelizzare il mondo della comunicazione. Occorre per questo formare il popolo di Dio ad una buona produzione e ad un uso cristiano dei media, assicurare la presenza della Chiesa e l’insegnamento della Chiesa nel paesaggio mediatico, accompagnare i professionisti e le associazioni dei comunicatori cattolici di fronte alle molteplici sfide etiche. All’incontro hanno preso parte rappresentanti delle diocesi di Kisangani, Bondo, Bunia, Buta, Isangi, Dungu-Doruma, Isiro-Niangara, Mahagi-Nioka e Wamba. La Commissione episcopale delle comunicazioni sociali sta organizzando adesso un incontro per le province ecclesiastiche di Kinshsa, Buvaku, Mbandaka-Bikoro e Lubumbashi. (T.C.)

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    Kenya: l’importanza delle donne per la pace

    ◊   Chiamate ad aiutare la Chiesa per la costruzione della pace e della riconciliazione nelle famiglie. Questo il ruolo delle donne secondo il gesuita padre Michael Czerny. Come riporta l’agenzia Fides, il sacerdote ha partecipato all’incontro generale annuale per le donne “costruttrici di pace“, organizzato a Nairobi, in Kenya, dall’Association of Sisterhoods, che raggruppa oltre un centinaio di Congregazioni religiose impegnate nel Paese africano. Padre Czerny, che ha preso parte nello scorso mese di ottobre al Sinodo per l’Africa tenutosi in Vaticano, ha osservato che la realizzazione effettiva di quanto si è discusso a Roma “dipenderà dal contributo di molti membri della Chiesa, comprese le donne”. L’incontro generale, dedicato a “Giustizia, pace e riconciliazione”, ha visto quest’anno riunite 40 donne, religiose e laiche, dalle diverse diocesi del Kenya. (F.C.)

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    Dal 25 al 27 gennaio il Consiglio permanente dei vescovi italiani

    ◊   Scelta del tema principale dell’Assemblea generale della Cei di maggio; esame della bozza degli Orientamenti pastorali per il decennio 2010-2020; ultima lettura del documento “Risorse e dignità del Mezzogiorno”: sono questi i principali argomenti che verranno affrontati nel corso del Consiglio episcopale permanente che si riunirà a Roma dal 25 al 27 gennaio 2010. I lavori, informa l’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei, si apriranno nel pomeriggio del 25 gennaio alle ore 17 con l’adorazione eucaristica presso la Cappella della Cei e la prolusione del cardinale presidente Angelo Bagnasco. Nei giorni successivi i vescovi procederanno all’approvazione del verbale delle riunioni precedenti; verrà anche definito un piano dei lavori per l’esame e l’approvazione della terza edizione italiana del Messale Romano. I vescovi esprimeranno parere circa l’organizzazione territoriale della Chiesa italo-albanese in Italia, forniranno indicazioni per l’elaborazione delle relazioni quinquennali sull’attività delle Commissioni episcopali e sul rinnovo dei loro presidenti ed esamineranno i nuovi parametri per l’edilizia di culto. Una conferenza stampa per la presentazione del “Comunicato finale”, cui parteciperà il segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata, è prevista venerdì 29 gennaio a Roma (alle ore 12.00) presso la sede della nostra emittente. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Stati Uniti: 200 mila persone a Washington in marcia per la vita

    ◊   Si è svolta ieri a Washington la Marcia per la vita, che ha visto la partecipazione di almeno 200 mila persone, appartenenti ad associazioni o movimenti impegnati contro l’aborto. L'evento si svolge dal 1974 ogni 22 gennaio, giorno in cui la Corte suprema di giustizia diede il via libera alla legge che legalizzò l'interruzione di gravidanza negli Stati Uniti. Il servizio è di Elena Molinari:
     
    La 37.ma Marcia per la vita ha mostrato ieri quanto entusiasta sia il movimento pro-life negli Usa, nell’anno in cui per la prima volta dalla legalizzazione dell’aborto nel ’72, la maggioranza degli americani si dice contraria all’interruzione di gravidanza. I vari gruppi aderenti alla manifestazione hanno marciato per le vie della capitale americana, dal Congresso fino alla Corte suprema, dato che sperano si cristallizzi la spinta pro-life sotto forma di una sentenza che ribalti la legalità dell’aborto. Quindi, si sono fermati davanti alla Casa Bianca: un’altra novità di quest’anno. Tremila persone hanno, infatti, ricevuto l’autorizzazione per pregare e cantare di fronte alla residenza di Barack Obama, un difensore del diritto delle donne di interrompere una gravidanza. “Preghiamo per te, presidente”, recitavano i cartelli che sostenevano, “perché tu capisca che l’aborto è violenza verso i più deboli.

    Terrorismo, Gran Bretagna
    La Gran Bretagna ha elevato da “importante” a “grave” lo stato di allerta antiterrorismo - un livello di quarto grado su una scala di cinque - nel quale la possibilità di un attentato è considerata “molto probabile”. Lo riferisce la Bbc online, citando il Ministero dell'interno, rimarcando però che al momento "non c'è alcun rapporto che suggerisca che un attacco sia imminente". Per la Bbc, la decisione è una conseguenza del clima che si è venuto a creare dopo il fallito attentato del 25 dicembre sul volo Amsterdam-Detroit. E' anche probabile che le autorità abbiano voluto cautelarsi in vista delle conferenze di Londra su Yemen e Afghanistan.

    Pakistan
    Almeno 22 talebani e due militari sono stati uccisi durante scontri tra Forze di sicurezza e militanti nel distretto di Orakzai, nel nordovest del Pakistan, ai confini con l'Afghanistan. I combattimenti si sono registrati nella parte alta di Orakzai e in Khuey Dadkhel. Gli estremisti hanno attaccato un posto di controllo delle forze di sicurezza danneggiando parzialmente l'edificio. Ne è nato un conflitto a fuoco con gli agenti. Altri scontri sono avvenuti nella parte meridionale di Orakzai. Intanto, nel nordest del Paese un’autobomba è esplosa vicino a una stazione di polizia a Gomal, a 25 chilometri a sud di Tank, nel Sud Waziristan. L'attentato ha provocato la morte di almeno 4 persone, un poliziotto e tre passeggeri tra cui due bambini. Ferite circa altre 11 persone tra cui cinque poliziotti, tre detenuti e tre passanti.

    Afghanistan
    Un capo della polizia afghana e due poliziotti sono stati rapiti la notte scorsa da talebani nell’Afghanistan orientale. “I talebani hanno rapito il capo della polizia del distretto di Shaigal e altri due poliziotti”, ha detto il comandante della polizia della provincia di Kunar, dove è forte la presenza dei talebani. Il sequestro è avvenuto durante una missione di pattugliamento.

    Iran
    Sette persone sono morte e altre dieci sono rimaste ferite in Iran a causa del deragliamento di un treno che era in viaggio da Mashad, nel nordest del Paese, a Teheran. Alcuni dei feriti sono in pericolo di vita. L'incidente è avvenuto nei pressi della stazione di Azadvar: un locomotore e due carrozze del convoglio con a bordo una cinquantina di passeggeri si sono rovesciate. Intanto, continuano gli arresti dei giornalisti in seguito alle proteste antigovernative degli ultimi sette mesi. Sono 43 i giornalisti attualmente in carcere: è quanto rende noto oggi il sito Kaleme, del leader dell'opposizione Mir Hossein Mussavi. L'ultimo arresto del quale si è avuta notizia è quello di Lili Faratpur, prelevata dalla sua abitazione mercoledì scorso, dopo essersi recata presso la Corte rivoluzionaria di Teheran per chiedere notizie del figlio, Behrang Tonekabani, anch'egli un giornalista arrestato. Tonekabani, caporedattore della rivista di arte Farhang va Ahang, è in carcere dal 5 gennaio scorso. Kaleme scrive che la madre è sofferente di cuore e aveva dovuto essere ricoverata brevemente in ospedale dopo l'arresto del figlio.

    Nigeria
    Sale a 150 il numero di cadaveri ritrovati nei pozzi del villaggio di Kuru Karama, vicino a Jos, la città della Nigeria centrale teatro nei giorni scorsi di sanguinosi scontri fra cristiani e musulmani. Lo ha reso noto il capo del villaggio, che ha aggiunto che ci sono ancora 60 dispersi. Il villaggio di Kuru Karama si trova a una trentina di chilometri da Jos, da dove gli scontri, divampati domenica scorsa probabilmente per un contenzioso per una casa fra un cristiano e un musulmano, si sono estesi nelle località vicine. Sulla faida non c'è un bilancio ufficiale, ma secondo il Comitato internazionale della Croce Rossa gli sfollati sarebbero almeno 18 mila.

    Myanmar
    Più di duemila karen, etnia minioritaria in Birmania che lotta per una maggiore autonomia, hanno abbandonato i loro villaggi dopo aver subito pesanti attacchi da parte dell'esercito. E' quanto denuncia l'organizzazione umanitaria "Free Burma Rangers". I soldati hanno anche arrestato molti altri karen e incendiato le loro case. Sono decine di migliaia i karen costretti negli ultimi anni a lasciare le proprie abitazioni per rifugiarsi in campi profughi affollati al confine con la Thailandia. Le organizzazioni umanitarie temono un aumento delle violenze e del flusso di profughi verso la Thailandia e la Cina con l'avvicinarsi delle elezioni - in programma per quest'anno - che la maggior parte dei gruppi etnici ritiene non credibili. La giunta militare al governo in Birmania da quasi 50 anni si appresta a reclutare nel proprio esercito migliaia di combattenti ribelli, minacciando di violente ritorsioni chi non è disposto a scendere a patti.

    Medio Oriente
    Israele ha versato all'Onu 10,5 milioni di dollari come risarcimento per i danni subiti dall'Organizzazione durante l'operazione "Piombo fuso", un anno fa. Le Nazioni Unite hanno sottolineato la "cooperazione" dello Stato ebraico. Una commissione d'inchiesta, istituita dal segretario generale Ban Ki-moon, aveva stabilito che durante l'offensiva israeliana c'erano stati almeno sette episodi nei quali gli edifici dell'Onu erano stati danneggiati, mentre 11 funzionari erano rimasti feriti in modo non grave.

    Afghanistan
    Il presidente afghano, Hamid Karzai, ha annunciato che proporrà denaro e lavoro ai ribelli talebani perché abbandonino la lotta armata e tornino alla vita civile. Alla Bbc, Karzai ha spiegato che verranno usati i fondi della comunità internazionale per pagare gli stipendi e il reinserimento nella società degli ex ribelli. “Noi sappiamo fino a che punto il popolo afghano ha bisogno di pace a qualunque costo”, ha sottolineato il presidente.

    Iraq
    Missione a Bagdad per il vicepresidente americano, John Biden, per mediare sulle elezioni politiche irachene del 7 marzo prossimo. Il governo sciita non permette di concorrere a 500 candidati, ex militanti baathista. Le esclusioni decretate da una commissione indipendente hanno fatto infuriare la minoranza sunnita, che raccoglie molti nostalgici del regime di Saddam Hussein. Biden si è detto certo che "saranno superate le divergenze", anche in vista dell'annunciato ritiro delle truppe Usa dal Paese.

    Sri Lanka
    Il presidente uscente, Mahinda Rajapaksa, e l'ex generale, Sarath Fonseka, concludono oggi con tre comizi ciascuno in Sri Lanka la lunga campagna elettorale per le elezioni presidenziali del prossimo 26 gennaio. La Commissione elettorale ed i responsabili delle più grandi formazioni politiche in lizza - il governativo Partito della libertà dello Sri Lanka (Slfp) e il Partito nazionale unito (Upn) all'opposizione - hanno rivolto appelli alla calma al termine di un periodo di tensioni che hanno causato quattro morti, un centinaio di feriti e 800 arrestati. Gli esperti prevedono un risultato al "fotofinish", con uno scarto di voti sotto il 5%, e per questo il Commissario elettorale, Dayananda Dissanayake, ha chiesto a Rajapaksa e Fonseka di non lanciare critiche premature prima della fine dello spoglio, il giorno dopo le votazioni. Anche l'ispettore generale della polizia, Mahinda Balasuriya, ha avvertito che la legge elettorale sarà applicata in forma molto rigida e che le eventuali violazioni saranno represse con severità. Al riguardo, il quotidiano Daily Mirror, citando l'ispettore della polizia elettorale Gamini Navaratna, scrive oggi che sarebbero in distribuzione 300 mila schede false, capaci di alterare il voto.

    Cina-Usa
    Dura la reazione della Cina alle critiche del segretario di Stato americano, Hillary Clinton, sull’uso di Internet nel Paese. Il capo della diplomazia di Washington aveva parlato di casi di censura inaccettabili: accuse che Pechino ha respinto definendole infondate ma che potrebbero danneggiare le relazioni tra i due Paesi.

    India
    Niente carta d'identità in India per le donne che portano il velo intergrale, il burqa o il niqab. Lo ha deciso la Corte suprema, dopo aver esaminato il ricorso di un musulmano che non voleva che la moglie fosse fotografata per i documenti, perché sarebbe stata una violazione dell'Islam. Per la Corte, "se le donne rifiutano la foto, significa che non vogliono mostrarsi in pubblico, per cui non possono essere candidate e neanche esercitare il diritto di voto".

    Italia - crollo palazzina
    E' avvenuto nel centro di Favara, un paese a 10 km da Agrigento: una palazzina di tre piani è crollata questa mattina e due sorelline - Chiara, 3 anni, e Marianna Bellavia, 14 - sono morte, mentre il loro fratellino Giovanni, di 12, è rimasto ferito. Nel cedimento dell'edificio è rimasta coinvolta un'intera famiglia: i genitori, Giuseppe Bellavia e Giuseppina Bello, sono riusciti a mettersi subito in salvo, mentre i tre figli sono rimasti intrappolati sotto le macerie. Giovanni era riuscito a telefonare ai soccorritori col cellulare da sotto le macerie. La Procura di Agrigento ha aperto un'inchiesta: l'ipotesi di reato è disastro colposo. Secondo quanto riferito da alcuni familiari, infatti, la famiglia aveva chiesto l'assegnazione di una casa popolare per poter abbandonare la costruzione fatiscente in cui viveva. (Panoramica internazionale a cura di Virginia Volpe)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 23

    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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