Logo 50 Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 11/01/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI al Corpo diplomatico: la Chiesa è aperta a tutti perché esiste per gli altri. Difendiamo il creato dall'egoismo dell'uomo
  • Il cordoglio del Papa per la morte del cardinale malgascio Razafindratandra: appassionato pastore al servizio del Vangelo
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il patriarca Twal: i drammi della Terra Santa, l'assenza di pace e l'esodo dei cristiani
  • Israele: nuovo muro al confine con l'Egitto. Intervista con padre Pizzaballa
  • Rosarno: vertice in Procura sulle violenze. I cittadini: no al razzismo
  • Aperto a Berlino l'Anno internazionale della Biodiversità

  • Chiesa e Società

  • I vescovi della Malaysia: urgente disinnescare la conflittualità dei gruppi fondamentalisti
  • Non si placa l’ondata di violenze contro i cristiani. Nuovo attentato in Malaysia
  • Filippine: granata esplode davanti alla cattedrale di Jolo, nessun ferito
  • Tunisia: indagini sull'incendio che ha causato la morte di padre Maffi
  • La morte del vescovo cinese Leo Yao Liang: "giusto saggiato come oro nel crogiuolo"
  • Il 31 gennaio Giornata internazionale di preghiera per la pace in Terra Santa
  • Afghanistan: nel 2009 sono morti oltre 1.000 bambini per incidenti collegati alla guerra
  • Cina: l’Accademia delle scienze denuncia l’aumento dello squilibrio demografico tra i sessi
  • Dopo Copenaghen prosegue la campagna Onu di lotta ai cambiamenti climatici
  • Venezuela: la preoccupazione dei vescovi per la violenza diffusa nel Paese
  • Messico: i vescovi uniti in difesa della famiglia e del matrimonio
  • Usa: gli ispanici sostengono la Chiesa in favore della riforma sanitaria
  • Giornata per il dialogo ebraico-cattolico: rabbini e teologi sul tema della santificazione del Sabato
  • Shoah: in un libro la persecuzione antisemita vista con gli occhi dei bambini
  • Italia: gli immigrati al centro del messaggio delle Chiese cristiane per la Settimana dell'unità
  • Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani nella Basilica di S. Maria in via Lata a Roma
  • Australia e Florida: studenti cattolici in rete per l’Anno Sacerdotale
  • Filippine: l’“Hospicio de San José” a Manila celebra 200 anni di vita
  • Unitalsi: convegno sulla presenza insostituibile dei sacerdoti nei pellegrinaggi
  • 24 Ore nel Mondo

  • Corea del Nord: trattato di pace prima di rinunciare al nucleare
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI al Corpo diplomatico: la Chiesa è aperta a tutti perché esiste per gli altri. Difendiamo il creato dall'egoismo dell'uomo

    ◊   La difesa dell’ambiente non è un fatto “estetico” ma “morale”, ma è prima di tutto l’uomo, in quanto figlio di Dio, a dover essere tutelato nella sua dignità, perché è dal rispetto dell’“ecologia umana” che deriva il rispetto di quella ambientale. Benedetto XVI ha articolato attorno a questo principio l’importante discorso rivolto, questa mattina, al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, ricevuto in Vaticano per la consueta udienza di inizio anno. Attuali e delicati i temi affrontati dal Papa: dalla crisi economica al proliferare delle armi nucleari, dal fenomeno del terrorismo a quello dell’immigrazione, dalla difesa dei cristiani perseguitati a quella delle radici cristiane dell’Europa. Ha rivolto l’indirizzo di omaggio al Santo Padre, come decano del Corpo diplomatico, l’ambasciatore dell’Honduras Alejandro Emilio Valladares Lanza. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Valutare cosa gli uomini fanno per la pace nel mondo osservando in che modo rispettano il loro pianeta. Una delle punte più recenti del magistero di Benedetto XVI - custodire la pace, custodendo il creato - è la chiave di lettura anche del lungo discorso agli ambasciatori dei 178 Stati che attualmente intrattengono relazioni diplomatiche piene con la Santa Sede: di poche settimane è la ratifica siglata con la Federazione Russa. La premessa che il Papa fa al suo discorso è un atto di libertà: il “Successore di Pietro - ha affermato - mantiene le sue porte aperte a tutti e con tutti desidera avere relazioni che contribuiscano al progresso della famiglia umana”, così come la Chiesa - dice - “è aperta a tutti perché - in Dio - esiste per gli altri”. Da qui parte il primo sguardo del Papa al mondo. In cima, come nel 2009, c’è ancora la crisi economica, ma con una forte correlazione in primo piano: se la crisi è stata provocata, ripete, dal materialismo che pensa solo al profitto, questa “stessa mentalità” oggi “minaccia anche il creato”. Come prova, Benedetto XVI indica quelle “profonde ferite” che il sistema ateo del socialismo est europeo aveva inferto agli uomini e alla natura e che furono evidenti dopo il crollo del Muro di Berlino:
     
    “Le négation de Dieu...
    La negazione di Dio sfigura la libertà della persona umana, ma devasta anche la creazione! Ne consegue che la salvaguardia del creato non risponde in primo luogo ad un’esigenza estetica, ma anzitutto a un’esigenza morale, perché la natura esprime un disegno di amore e di verità che ci precede e che viene da Dio”.
     
    Il mondo fatica a trovare un linea comune nel campo della tutela dell’ambiente. Il Papa rileva le “resistenze di ordine economico e politico” registrate al recente Vertice di Copenaghen sul clima e dice di sperare che un “accordo” possa emergere dai prossimi appuntamenti di Bonn e Città del Messico. “Ne va - osserva - del destino stesso di alcune nazioni”, specie se insulari. E se al clima si aggiungono i fenomeni della desertificazione o l’esigenza di una "corretta gestione delle risorse naturali”, ecco che l’Africa diventa per Benedetto XVI una porzione di pianeta fortemente emblematica:
     
    “En Afrique, comme ailleurs...
    In Africa, come altrove, è necessario adottare scelte politiche ed economiche che assicurino ‘forme di produzione agricola e industriale rispettose dell’ordine della creazione e soddisfacenti per i bisogni primari di tutti. Come dimenticare, poi, che la lotta per l’accesso alle risorse naturali è una delle cause di vari conflitti, tra gli altri in Africa, così come la sorgente di un rischio permanente in altre situazioni?”.
     
    E subito, quando il discorso si sposta di poco sui modi di sfruttamento della terra, Benedetto XVI si riferisce a quanto avviene in Afghanistan come in America Latina, dove “purtroppo”, nota:

     
    “...l'agriculture est ancore liée...
    L’agricoltura è ancora legata alla produzione di droga e costituisce una fonte non trascurabile di occupazione e di sostentamento. Se si vuole la pace, occorre custodire il creato con la riconversione di tali attività. Chiedo perciò alla comunità internazionale, ancora una volta, che non si rassegni al traffico della droga ed ai gravi problemi morali e sociali che essa genera”.
     
    E a tale richiesta, il Papa fa seguire un altro dei molti appelli che costelleranno tutto il suo discorso. In questo caso, a preoccuparlo “sono le ingenti risorse” di denaro spese per le armi piuttosto che per i più poveri:

     
    “J'espère fermament que...
    Confido, fermamente, che nella Conferenza di esame del Trattato di Non-Proliferazione nucleare, in programma per il maggio prossimo a New York, vengano prese decisioni efficaci in vista di un progressivo disarmo, che porti a liberare il pianeta dalle armi nucleari”.
     
    A più riprese, il Pontefice prende spunto da situazioni specifiche per sollecitare la comunità internazionale a muoversi con più decisione per risolvere crisi o conflitti . E’ il caso del Darfur o della Repubblica democratica del Congo, quando il Papa è diretto nello stigmatizzare “l’incapacità” di chi combatte a “sottrarsi alla spirale della violenza” ma anche, dice, l’“impotenza” di chi dovrebbe mediare o, peggio, l’“indifferenza quasi rassegnata dell’opinione pubblica mondiale”. Le armi, poi, alimentano un’altra piaga che sfigura il pianeta e provoca tra i suoi abitanti “un diffuso senso di angoscia”, il terrorismo:
     
    “En cette circonstance solennelle...
    In questa solenne circostanza, desidero rinnovare l’appello che ho lanciato il 1° gennaio durante la preghiera dell’Angelus a quanti fanno parte di gruppi armati di qualsiasi tipo affinché abbandonino la strada della violenza e aprano il loro cuore alla gioia della pace”.

    A questo punto il Papa, che poco più tardi evocherà le sofferenze causate a milioni di persone dalle catastrofi naturali accadute nel 2009 - dai terremoti in Indonesia e in Abruzzo, alle devastazioni nelle Filippine e nel sudest asiatico - constata che violenze, disastri e degrado ambientale “contribuiscono a ingrossare le fila di quanti abbandonano la propria terra”. Chiedendo per loro ai governi “solidarietà e lungimiranza”, Benedetto XVI apre l’appassionato e minuzioso capitolo in difesa dei cristiani perseguitati:
     
    “En particulier, je voudrais...
    In particolare, vorrei menzionare i Cristiani in Medio Oriente: colpiti in varie maniere, fin nell’esercizio della loro libertà religiosa, essi lasciano la terra dei loro padri in cui si è sviluppata la Chiesa dei primi secoli. E’ per offrire loro un sostegno e per far loro sentire la vicinanza dei fratelli nella fede, che ho convocato, per l’autunno prossimo, l’Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi sul Medio Oriente”.
    In modo analogo, chiede “rispetto, sicurezza e libertà” per i cristiani in Iraq e integrazione per quelli in Pakistan. E allargando il discorso all’Europa, dove l’avversario del cristianesimo non è la violenza ma il relativismo che, asserisce, suscita un “sentimento di scarsa considerazione e, talvolta, di ostilità”, Benedetto XVI afferma:
     
    “Il est clair que...
    E’ chiaro che, se il relativismo è concepito come un elemento costitutivo essenziale della democrazia, si rischia di concepire la laicità unicamente in termini di esclusione o, meglio, di rifiuto dell’importanza sociale del fatto religioso. Un tale approccio crea tuttavia scontro e divisione, ferisce la pace, inquina l’’ecologia umana’ e, rifiutando, per principio, le attitudini diverse dalla propria, si trasforma in una strada senza uscita. Urge, pertanto, definire una laicità positiva, aperta, che, fondata su una giusta autonomia tra l’ordine temporale e quello spirituale, favorisca una sana collaborazione e un senso di responsabilità condivisa”.
     
    E il Pontefice coglie un attacco al Creato di Dio e alle sue creature anche in quelle leggi o progetti che, scandisce, “in nome della lotta contro la discriminazione, colpiscono il fondamento biologico della differenza fra i sessi”, come accade in alcuni Stati europei o del continente americano:

     
    “La liberté ne peut...
    La libertà non può essere assoluta, perché l’Uomo non è Dio, ma immagine di Dio, sua creatura. Per l’uomo, il cammino da seguire non può quindi essere l’arbitrio, o il desiderio, ma deve consistere, piuttosto, nel corrispondere alla struttura voluta dal Creatore”.
     
    Oltre che rispetto per i cristiani di Terra Santa, Benedetto XVI torna a implorare l’avvento della pace tra israeliani e palestinesi, con la possibilità per entrambi di godere della sicurezza garantita da due Stati, oltre che rispetto per “il carattere sacro” di Gerusalemme. E tra tanti scampoli di umanità in cerca di distensione, il Pontefice indica anche, quasi come segnali di speranza, i risultati ottenuti da quei Paesi che hanno posto fine a conflitti o dispute territoriali: Colombia-Ecuador, Croazia e Slovenia, Armenia e Turchia. Ad essi, Benedetto XVI fa seguire auspici per Iran, Libano, Honduras.

     
    Sì, riconosce il Papa, “c’è tanta sofferenza nell’umanità e l’egoismo umano ferisce la creazione in molteplici modi”. La Chiesa, soggiunge, indica che la risposta all’anelito di pace universale è Cristo:
     
    “Fixant sur Lui mon regard...
    Fissando lo sguardo su di Lui, esorto ogni persona di buona volontà ad operare con fiducia e generosità per la dignità e la libertà dell’uomo. Che la luce e la forza di Gesù ci aiutino a rispettare l’“ecologia umana”, consapevoli che anche l’ecologia ambientale ne trarrà beneficio, poiché il libro della natura è uno ed indivisibile. E’ così che potremo consolidare la pace, oggi e per le generazioni che verranno”. (applausi)

    inizio pagina

    Il cordoglio del Papa per la morte del cardinale malgascio Razafindratandra: appassionato pastore al servizio del Vangelo

    ◊   Un appassionato pastore che ha dedicato tutta la sua vita in favore del popolo malgascio: Benedetto XVI ricorda, così, il cardinale Armand Gaétan Razafindratandra, arcivescovo emerito di Antananarivo, spentosi sabato scorso all’età di 84 anni. In un telegramma all’arcivescovo di Antananarivo, mons. Odon Marte Arsene Razanakolona, il Papa esprime il suo cordoglio e si unisce spiritualmente a tutte le persone che in Madagascar sono toccate da questo lutto. Il Pontefice ringrazia il Signore per il ministero del porporato malgascio che ha donato il meglio di se stesso per annunciare il Vangelo. Ed assicura infine la sua benedizione apostolica ai fedeli della diocesi di Antananarivo, ai famigliari del porporato e alle persone che parteciperanno alle esequie del cardinale Razafindratandra.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La Chiesa esiste per gli altri: in prima pagina, un editoriale del direttore sul discorso di Benedetto XVI al Corpo diplomatico.

    Immigrati e cristiani persone da rispettare: all'Angelus il Papa condanna ogni forma di violenza.

    Nell'informazione internazionale, Cristian Martini sulla realtà multietnica di Singapore vista attraverso l'esperienza di una giovane insegnante di origine cinese.

    Tammurriata nera: in cultura, Giulia Galeotti sul rapporto fra gli italiani e il razzismo.

    Un articolo di Sandro Barbagallo dal titolo "Profitto sicuro per chi grida più forte": tra critici e case d'asta il mercato dell'arte contemporanea è esposto ad astute mistificazioni.

    Henze fa cantare anche i cani: Marcello Filotei sulla prima assoluta di "Opfergang" del compositore tedesco all'Accademia nazionale di Santa Cecilia.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Il patriarca Twal: i drammi della Terra Santa, l'assenza di pace e l'esodo dei cristiani

    ◊   Nel giorno in cui Benedetto XVI, parlando al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, ha riproposto la situazione dei cristiani in Medio Oriente che, “colpiti in varie maniere, fin nell’esercizio della loro libertà religiosa, lasciano la terra dei loro padri”, e richiamato ancora una volta al dialogo israeliani e palestinesi, da Gerusalemme si è levata forte la voce del patriarca latino, Fouad Twal. Ce ne parla Daniele Rocchi, inviato in Terra Santa dell'Agenzia Sir:
     
    Aprendo ufficialmente i lavori del X incontro del Coordinamento dei vescovi Usa e Ue per la Terra Santa, in corso proprio a Gerusalemme, Twal ha ricordato: “due sono i drammi che ci fanno soffrire maggiormente: l’assenza di pace e l’emigrazione dei cristiani”. “La pace non arriva nonostante gli sforzi, le promesse, le visite fatte da tante istituzioni e leader internazionali - ha spiegato il patriarca. In questi giorni si parla di un’altra iniziativa americana. Accetteremo qualunque proposta purché sia rispettosa del diritto e della dignità umana”. Altro “dramma” segnalato dal patriarca è “l’emigrazione dei cristiani”. “Non vogliamo aiuti - ha affermato - ma la corresponsabilità delle Chiese del mondo verso quella madre di Gerusalemme. Dal futuro di questa città dipenderà quello dell’intero Medio Oriente. Siamo stanchi - ha concluso - non vogliamo più spargimento di sangue, odio e violenza ma pace e riconciliazione”. Da segnalare, anche, che il patriarca Twal accompagnerà Benedetto XVI nella sua visita alla Sinagoga di Roma, domenica 17 gennaio. I lavori della mattinata sono poi proseguiti con l’intervento del nunzio apostolico, mons. Antonio Franco, che ha fatto il punto sui colloqui tra Santa Sede e Israele circa “il lavoro su un accordo legato all’art.10, paragrafo 2, dell’Accordo Fondamentale”. “Dopo l’ultima plenaria, nella prima riunione di lavoro della Commissione bilaterale permanente - ha affermato mons. Franco - abbiamo elaborato una lista di argomenti sulle questioni fiscali. Ciascuna delegazione si è impegnata a presentare i testi che vorrebbe venissero introdotti. Sono stati chiariti degli equivoci che non ci avevano permesso di lavorare al meglio. Adesso su queste proposte concrete dovremo discutere, sperando di arrivare alla prossima plenaria del 27 maggio 2010, in Vaticano, con dei progressi. Sul futuro il nunzio si è detto “più realista che ottimista”. Nella sua relazione, il nunzio ha poi ribadito che la Chiesa “non vuole privilegi, ma poter vivere e proseguire la sua missione qui in Israele”. In ballo, come è noto, ci sono le esenzioni fiscali, il finanziamento statale a scuole e ospedali cattolici che servono anche la popolazione israeliana e alcune proprietà ecclesiastiche, come il Cenacolo. Su questo punto il nunzio ha dichiarato che “stiamo trattando ma ancora non siamo arrivati a capire bene le posizioni che speriamo possano essere chiarite in futuro quando tratteremo specificatamente anche di altre proprietà della Chiesa prese da entità statali”. “E’ un lavoro importante in cui la fiducia reciproca - ha concluso - non esistono agende segrete che portiamo avanti. Siamo fiduciosi che le cose possano finire bene. Non negoziamo per proteggerci contro qualcuno ma vogliamo costruire insieme alcune cose”. I lavori del Coordinamento proseguiranno nel pomeriggio con sessioni relative ai visti di ingresso e alla descrizione del progetto Kairos mirante alla soluzione del conflitto israelo-palestinese.

    inizio pagina

    Israele: nuovo muro al confine con l'Egitto. Intervista con padre Pizzaballa

    ◊   Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha dato il via ai piani per la costruzione di una barriera lungo il confine con l'Egitto per impedire l'ingresso a migranti clandestini provenienti dall'Africa e a quelli che il premier ha definito ''terroristi''. Negli ultimi anni migliaia di africani e altri migranti sono entrati in Israele attraversando il confine con l'Egitto. Netanyahu ha comunque assicurato che lo Stato ebraico continuerà ad accogliere profughi provenienti da zone di conflitto. Sulle possibili ripercussioni del muro tra Israele ed Egitto, pensato sul modello di quelle barriere già innalzate con la Striscia di Gaza e la Cisgiordania, Giada Aquilino ha intervistato padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa:

    R. – Grandi ripercussioni non ci saranno al confine: anche se adesso non c’è una barriera, è già piuttosto custodito. La barriera servirà ad accentuare la separazione, l’impenetrabilità del confine.

     
    D. – I muri con i Territori palestinesi che effetti hanno avuto in questi anni?

     
    R. – Questi muri stanno chiudendo: di fatto ormai Israele è un’enclave separata rispetto a tutto il resto del Medio Oriente. Ha ottenuto degli effetti: bisogna riconoscere onestamente che gli attentati sono quasi del tutto scomparsi.

     
    D. – E per la popolazione palestinese?

     
    R. – Per i palestinesi gli effetti sono drammatici, perché sono separati dalle scuole, dal lavoro, dalle attività: intere comunità sono divise. Il muro blocca la vita di centinaia di migliaia di palestinesi. Soprattutto nelle zone fra Gerusalemme e Betlemme il muro separa i bambini dalla scuola, la gente dall’ospedale, gli uomini dai posti di lavoro, creando seri problemi per la vita normale di ogni giorno.

     
    D. – Il Papa, l’anno scorso, in Terra Santa disse che “i muri si costruiscono facilmente, ma non durano per sempre”, “possono essere abbattuti”. Nel discorso al Corpo diplomatico, stamani il Santo Padre ha levato la sua voce affinché “sia universalmente riconosciuto il diritto dello Stato d’Israele ad esistere e a godere di pace e sicurezza entro confini internazionalmente riconosciuti” e ugualmente “sia riconosciuto anche il diritto del Popolo palestinese ad una patria sovrana e indipendente, a vivere con dignità e a potersi spostare liberamente”. Quindi, il pensiero del Pontefice è costante verso la situazione in Medio Oriente…

     
    R. – Sì, dobbiamo dire che il Papa non perde occasione per ricordare a tutti, in tutte le sedi, l’importanza e la sensibilità che questo luogo ha, sottolineando anche i diritti fondamentali che le due popolazioni hanno e facendolo con molta chiarezza. Per questo c’è grande gratitudine da parte della popolazione.

     
    D. – Qual è l’auspicio della Chiesa di Terra Santa per la popolazione locale?

     
    R. – Che la Chiesa continui, come il Papa sta facendo, e così anche i vescovi, ad essere presente con la preghiera anzitutto, ma anche con un’azione forte sui mezzi di comunicazione e sulle autorità politiche, perché questa realtà non venga dimenticata e venga affrontata con la serenità necessaria.

    inizio pagina

    Rosarno: vertice in Procura sulle violenze. I cittadini: no al razzismo

    ◊   A Rosarno, in provincia di Reggio Calabria, proseguono le demolizioni delle strutture occupate dagli immigrati fino agli scontri con la popolazione locale, giovedì scorso. Oltre 700 persone sono state trasferite nei centri di prima accoglienza di Bari e Crotone. Stamani a Palmi si è tenuto il vertice delle forze dell’ordine convocato dalla Procura per analizzare la dinamica degli eventi e la possibile infiltrazione della criminalità organizzata. Ma chi sono questi uomini che fino a pochi giorni fa erano la forza lavoro di Rosarno? Paolo Ondarza lo ha chiesto al segretario Cisl di Reggio Calabria, Cosimo Piscioneri.

    R. – Queste sono persone che in gran parte venivano utilizzate per lavori in agricoltura. Parecchie di loro avevano il contratto stagionale, qualcuna aveva il contratto a tempo pieno e gran parte di loro erano senza il permesso di soggiorno. Quindi, lei capisce che venivano utilizzate in modo clandestino, in modo disumano.

     
    D. – Sfruttati da chi?

     
    R. – Vengono utilizzati maggiormente nelle raccolte agricole, nelle raccolte degli agrumi, delle olive, nella lavorazione delle campagne.

     
    D. – Per quante ore al giorno?

     
    R. – Normalmente fanno nove, dieci ore al giorno.

     
    D. – Nove, dieci ore stipendiate come?

     
    R. – Per quello che sappiamo noi, perché è complicato specialmente con gli stagionali riuscire a parlare con loro, mantenere dei collegamenti stabili, perché non si fidano. Li tengono inoltre in alcune proprietà private, dove gli danno anche l’alloggio. I datori di lavoro li tengono in casolari dove è difficile poter andare a vedere e a parlare. Normalmente, dicevo, gli danno dai 20 ai 25 euro al giorno.

     
    D. – Sono lavoratori, spesso, non in regola e quindi sfruttati, però per un lavoro che è indispensabile...

     
    R. – Specialmente la raccolta degli agrumi e delle olive nella Piana di Gioia Tauro sono le attività agricole predominanti. Verosimilmente i lavoratori italiani per quelle somme non vanno e il lavoratore italiano pretende l’assicurazione e tutte quelle cose che aumenterebbero di parecchio il costo del lavoro per quelle aziende.

     
    D. – Una buona parte di loro ha fatto domanda di asilo politico e, quindi, è presente legalmente sul territorio ed è anche tutelabile da un punto di vista sindacale. Il sindacato cosa ha fatto per loro, se ha potuto fare qualcosa?

     
    R. – Per loro ancora non si è potuto fare niente. Solo quando gli viene riconosciuto l’asilo politico si riesce ad avere un modo per tutelarli.

     
    D. – Prima no?

     
    R. - Prima diventa complicato per noi riuscirci. Anche perché prima è difficile che un datore di lavoro prenda qualcuno a lavorare se non in nero.

     
    D. – Dopo quanto accaduto, viene a mancare una manodopera indispensabile...

     
    R. – Secondo me continueranno a farlo gli extra comunitari che rimangono nella Piana.

     
    D. – Nella stessa modalità?

     
    R. – Mi auguro di no, mi auguro che questo cambi qualcosa.

     
    D. – A partire da chi?

     
    R. – A partire dalle autorità locali, regionali, nazionali, perché questa situazione così come esisteva, bene o male la si conosceva da parecchio tempo.

    Nel pomeriggio è prevista a Rosarno una manifestazione dei cittadini contro l'immagine di una città razzista, veicolata tra l’altro, si dice, dai mass-media nazionali e da qualche esponente della politica. Intanto il ministro dell’Interno Roberto Maroni sostiene che bisogna fermare il lavoro nero. Secondo Leonardo Sacco, delegato nazionale per l’immigrazione, delle Misericordie d’Italia la maggioranza degli immigrati possedeva un permesso di soggiorno. Fabio Colagrande lo raggiunto telefonicamente a Crotone:

    R. – Secondo me non c’è stato un ambito di tolleranza tra la popolazione locale e gli ospiti di quella zona.

     
    D. – E perché è successo questo?

     
    R. – Questo può succedere per vari motivi. Forse perché durante gli anni questa cosa non è stata gestita bene e quindi poi si è arrivati ad un punto di non ritorno.

     
    D. – Ho capito. In altre zone della Calabria, però, ci sono esempi di integrazione sia dal punto di vista sociale e culturale sia lavorativo che sono esempi positivi...

     
    R. – In molte zone della Calabria, ed anche qui nel nostro territorio, a Crotone, ci sono esempi di immigrati che si sono integrati radicalmente nel territorio, anche con le loro famiglie.

     
    D. – Ovviamente lo ha ribadito anche il Papa nel suo appello a favore degli immigrati, però la violenza non deve essere mai per nessuno la via per risolvere una difficoltà. Quindi, sicuramente la reazione avuta da questi immigrati lavoratori è una reazione da condannare sotto tutti i punti di vista...

     
    R. – La reazione è da condannare senz’altro, anche alcuni atteggiamenti della popolazione sono senz’altro da condannare, perché comunque va rispettata la persona umana, come ha detto giustamente il Pontefice, ma soprattutto va rispettata la legalità, perché in questo territorio c’è bisogno di legalità e la legalità deve essere rispettata.

     
    D. – Lei sa che c’è un’indagine in corso circa le responsabilità della criminalità organizzata. Come commenta questa indagine?

     
    R. – Speriamo che le autorità verifichino questa cosa e se la criminalità c’entra qualcosa, le Misericordie si costituiranno parte civile in eventuali procedimenti giudiziari.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

    inizio pagina

    Aperto a Berlino l'Anno internazionale della Biodiversità
     

    ◊   Si è aperto ufficialmente oggi a Berlino “l’Anno internazionale della Biodiversità” proclamato dalle Nazioni Unite. Tavole rotonde, convegni ed altre iniziative porranno l’accento sulla necessità di salvaguardare la varietà biologica e di promuovere l’adozione di pratiche sostenibili nella gestione delle risorse. Secondo stime recenti, sarebbero a rischio circa 34 mila specie vegetali e 5.200 animali. Il 45% dell’originaria superficie forestale della terra può ormai considerarsi perduta. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Andrea Masullo presidente del comitato scientifico dell’associazione per la salvaguardia del creato, Greenaccord.

    R. – La biodiversità rappresenta la capacità di futuro della vita sul pianeta. E’ grazie alla biodiversità che la vita è riuscita in quattro miliardi di anni e mezzo del nostro pianeta a svilupparsi e, soprattutto, ad adattarsi ai grandi cambiamenti che ci sono stati nella storia del nostro pianeta. Oggi stiamo vivendo un cambiamento estremamente rapido come la crisi climatica e quindi, a maggior ragione, è grave questa perdita di biodiversità. C’è bisogno, nei prossimi decenni, di una grande capacità di adattamento ai cambiamenti del clima. Stiamo perdendo proprio questa capacità.
     
    D. – Esiste però già un tasso di estinzione e selezione in natura?

     
    R. – E' il modo della natura di rinnovarsi. L’ultima estinzione di massa in cui si sono persi tre quarti delle specie sul pianeta è stata però 65 milioni di anni fa, quando si sono estinti i dinosauri e i grandi rettili. Si è avuta l’affermazione dei mammiferi. Ma qui si tratta di fenomeni che stanno procedendo per l’azione dell’uomo molto più rapidamente. Si parla di una velocità di estinzione che nel passato millennio è stata cinquecento volte superiore a quella storica del pianeta. Adesso già siamo intorno alle mille volte e si suppone che, andando avanti così, presto si arriverà ad una velocità diecimila volte superiore alla naturale velocità di estinzione.

     
    D. – Come l’uomo accelera così velocemente questo processo?

     
    R. – Sicuramente con un uso eccessivo delle risorse naturali, la distruzione di ecosistemi, l’antropizzazione di sempre maggiori aree con strade, infrastrutture, che pure sono necessarie per una popolazione umana in aumento. Questo sicuramente crea una pressione forte, una frammentazione del territorio e quindi la difficoltà anche di sopravvivenza delle specie, di rinnovamento degli ecosistemi. Su tutto ciò si innesta il fenomeno dei cambiamenti climatici che renderà ancora più estreme queste difficoltà.

     
    D. - Che cosa ci si attende da questo anno internazionale della biodiversità?

     
    R. – Ci si attendono decisioni operative efficaci, un cambiamento radicale nelle politiche economiche che non devono essere più politiche di sfruttamento per ottenere un beneficio esclusivo immediato e senza pensare alle conseguenze future. Noi siamo abituati a misurare il benessere in termini economici e dimentichiamo spesso che il valore economico è un valore astratto. In realtà rappresenta la trasformazione di risorse naturali. Quindi il benessere dipende dalla disponibilità di risorse naturali e dal modo in cui queste risorse vengono utilizzate perché gli si consenta di rinnovarsi e di poter essere sempre disponibili anche nel futuro.

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    I vescovi della Malaysia: urgente disinnescare la conflittualità dei gruppi fondamentalisti

    ◊   La Chiesa malaysiana “è preoccupata e non si aspettava che, alla questione dell’uso del termine Allah, seguisse una reazione di tal genere, con attacchi contro chiese ed edifici cristiani. Urge lavorare per il dialogo e l’armonia sociale, disinnescando la conflittualità che gruppi fondamentalisti vogliono accendere nella nazione”: è quanto emerso dalla discussione dei vescovi della Conferenza episcopale di Malaysia, Singapore e Brunei, che hanno aperto oggi a Johor, nella penisola di Malacca (Malaysia meridionale), i lavori della loro assemblea, che si protrarrà fino al 15 gennaio. L’assemblea dei vescovi era già fissata da tempo e aveva all’ordine del giorno temi e argomenti di carattere prettamente pastorale. Gli ultimi eventi verificatisi in Malaysia hanno imposto un cambiamento di agenda e i presuli stanno quindi esaminando la situazione, che viene definita “preoccupante e delicata”. Come comunicato all’agenzia Fides, i vescovi, nel corso del dibattito della prima giornata dei lavori, hanno sottolineato che “sono in corso, e si susseguiranno nei prossimi giorni, incontri con le autorità civili e colloqui con i leader musulmani. Occorre infatti agire in sintonia e cercare la necessaria collaborazione del governo e delle alte autorità religiose per ristabilire un clima pacifico alla società malaysiana”. Anche perché questi episodi stanno “sporcando” la fama dell’islam malaysiano, noto per la sua moderazione e per la convivenza pacifica con le altre religioni. Tanto che gruppi di musulmani moderati hanno organizzato turni di sorveglianza presso le chiese per evitare il ripetersi di episodi di violenza. Alla riunione partecipa anche mons. Salvatore Pennacchio, delegato apostolico in Malaysia, Singapore e Brunei, il quale ha espresso solidarietà e vicinanza della Santa Sede alla Chiesa malaysiana, ribadendo la necessità di “agire per il dialogo e la pace nel paese”, in accordo con le autorità civili. Il presidente della Conferenza episcopale, mons. Murphy Pakiam, arcivescovo di Kuala Lumpur, aveva detto sempre all’agenzia Fides di temere nuovi attacchi per la giornata di domenica 10 gennaio, quando le chiese sarebbero state gremite di fedeli. I suoi timori si sono rivelati fondati visti gli episodi di violenza di queste ore. Il propagarsi della violenza, pur contenuta in atti che non hanno causato vittime, ha messo in allarme i vescovi: i cristiani, hanno detto, “si impegneranno e faranno il possibile per mantenere la calma, per non rispondere alle provocazioni, e pregheranno per evitare una pericolosa escalation della violenza”. (R.P.)

    inizio pagina

    Non si placa l’ondata di violenze contro i cristiani. Nuovo attentato in Malaysia

    ◊   “Non può esserci violenza nel nome di Dio – ha ammonito ieri il Papa all’Angelus - né si può pensare di onorarlo offendendo la dignità e la libertà dei propri simili”. Ma il fanatismo e l’odio hanno registrato un nuovo attacco contro i cristiani in Malaysia, dove sono ben 9 in quattro giorni, gli edifici religiosi assaltati. Oggi è stato colpito con una bomba incendiaria il tempio del Borneo Sidang Injil, nello Stato centrale di Negri Sembilan, mentre ieri altri quattro tra luoghi di culto ed istituti sono finiti nel mirino dei fondamentalisti. L’ondata di atti vandalici, partita venerdì scorso, sarebbe originata dalla diatriba sulla parola Allah, dopo che l’Alta Corte della Malaysia il 31 dicembre scorso ne ha autorizzato l’uso sul settimanale cattolico “The Herald”. Da ricordare che la Malaysia è un Paese multiculturale, con diverse minoranze etniche, tra le più rilevanti quelle cinese e indiana, con una popolazione totale di oltre 23 milioni di abitanti, per il 60 per cento di musulmani e 10% cristiani, di cui circa 850 mila cattolici. (A cura di Roberta Gisotti)

    inizio pagina

    Filippine: granata esplode davanti alla cattedrale di Jolo, nessun ferito

    ◊   Una granata è esplosa ieri mattina davanti alla cattedrale di Nostra Signora del Monte Carmelo di Jolo (Sulu-Mindanao) rompendo i vetri delle finestre. Secondo la polizia locale lo scoppio dell’ordigno è avvenuto intorno alle 5 del mattino, un’ora prima della celebrazione della messa. Nessuna persona è stata coinvolta nell’esplosione, ma resta alta la tensione tra la popolazione. “Stavo preparando la messa delle 5.40 - afferma padre Josè Ante, missionario degli Oblati di Maria Immacolata ripreso dall'agenzia AsiaNews – quando la granata è esplosa sul sagrato”. “La chiesa – continua - era ancora vuota al momento dell’esplosione, per questo motivo non ci sono stati feriti. Dio ci ha protetti ancora una volta”. Subito dopo lo scoppio della bomba le autorità ecclesiastiche hanno chiuso l’edificio e sospeso le funzioni. La polizia ha invece aumentato le misure di sicurezza intorno alla chiesa. “Non sappiamo ancora le ragioni di questo attacco – afferma mons. Angelito Lampon, vescovo di Sulu – ma questo evento non fermerà la missione della Chiesa a Jolo". Da ottobre questo è il terzo attentato nei pressi della cattedrale. L’ultimo è avvenuto lo scorso 31 dicembre e ha ferito due soldati. Nonostante non vi siano rivendicazioni, la polizia locale accusa dell’attentato i ribelli islamici di Abu Sayyaf, gruppo estremista legato ad al-Qaeda. Secondo le autorità il gruppo mira a mantenere un clima di tensione tra la popolazione. I membri di Abu Sayyaf sono anche accusati dei precedenti attacchi. Il più grave è avvenuto lo scorso 7 luglio e ha provocato 6 morti e 40 feriti. (R.P.)

    inizio pagina

    Tunisia: indagini sull'incendio che ha causato la morte di padre Maffi

    ◊   “Proseguono le indagini per accertare le cause dell’esplosione della Biblioteca dell’Istituto di Belle Lettere Arabe (Ibla) nella quale martedì scorso è morto padre Gian-Battista Maffi: oggi pomeriggio il provinciale, padre José Cantal, assieme ad altri due confratelli saranno sentiti dal giudice competente. Il corpo di padre Maffi, tuttora all’istituto di medicina legale di Tunisi, verrà rimpatriato in Italia nei prossimi giorni” dice all'agenzia Misna padre Gérard Chabanon, Superiore generale dei Missionari d’Africa (o Padri Bianchi), congregazione alla quale apparteneva padre Maffi. Alcune testimonianze citate dalla stampa tunisina riferiscono invece di “tracce di benzina” ritrovate sul luogo del rogo e della scomparsa di un custode della biblioteca. Intanto una Messa di suffragio è stata celebrata sabato nella cattedrale di Tunisi, presieduta dal vescovo Maroun Lahham e concelebrata dai sacerdoti cattolici residenti nel paese nordafricano. “Oltre ai fedeli cattolici, una folla di tunisini musulmani ha gremito la cattedrale in segno di solidarietà e amicizia e la Messa è stata celebrata anche in italiano, vista la presenza di alcuni familiari di padre Maffi” aggiunge padre Chabanon. “Per i locali e per tutti noi l’incendio della Biblioteca, che conteneva migliaia di volumi antichi e preziosi, è una grande perdita per la conoscenza della cultura araba e per il dialogo interculturale” conclude da Roma il Superiore dei Padri Bianchi. Il missionario italiano, 54 anni, originario di Mozzanica (Bergamo), era da due anni il direttore della Biblioteca dell’Ibla, l’istituto fondato nel 1926 dai Missionari d’Africa come centro di ricerche e di dialogo cristiano-islamico, situato nel quartiere popolare di Makal Ezzam, a pochi passi dalla Medina. Ordinato nel 1984, padre Maffi aveva svolto la sua prima missione in Mali, quindi era stato impegnato nell’animazione missionaria in Italia per poi lavorare, durante sette anni, come bibliotecario al Pontificio Istituto di Studi Arabi e di Islamistica (Pisai) di Roma. (R.P.)

    inizio pagina

    La morte del vescovo cinese Leo Yao Liang: "giusto saggiato come oro nel crogiuolo"

    ◊   “Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, nessun tormento le toccherà”: con questa citazione, tratta dal Libro della Sapienza, un comunicato vaticano ricorda oggi la figura di mons. Leo Yao Liang, vescovo coadiutore della diocesi di Siwantze (Chongli- Xiwanzi), nella provincia di Hebei (Cina continentale) spentosi il 30 dicembre scorso all’età di 86 anni. Il presule era nato l’11 aprile 1923 nel villaggio di Gonghui, nella contea di Zhangbei. Ordinato sacerdote il primo agosto 1948, lavorò come viceparroco in varie parrocchie della diocesi fino a quando – rileva il comunicato - fu impedito di esercitare il ministero sacerdotale e fu costretto a guadagnarsi da vivere coltivando ortaggi e vendendo legna. Nel 1956 fu condannato ai lavori forzati per aver rifiutato di aderire al movimento d’indipendenza della Chiesa cattolica dal Papa. Due anni dopo gli fu inflitta la pena del carcere a vita sempre per lo stesso “crimine”, quello cioè di voler rimanere fedele al Sommo Pontefice e alla Chiesa universale. Fu liberato nel 1984 dopo quasi trenta anni di prigione. Ordinato vescovo il 19 febbraio 2002, nel luglio 2006 fu di nuovo sequestrato dalla polizia in seguito alla consacrazione di una nuova chiesa nella contea di Guyuan, e trascorse altri trenta mesi in prigione. Una volta liberato, ma sempre sotto stretta sorveglianza, ha potuto impegnarsi per gli affari della diocesi nonostante tutte le difficoltà. Alla messa domenicale da lui celebrata partecipavano ogni settimana più di mille fedeli. Dopo la morte di mons. Yao – prosegue il comunicato - le autorità civili hanno proibito alla comunità cattolica di onorarlo sotto il titolo di “vescovo”, imponendo che si usasse quello di “pastore clandestino”. La mattina del 6 gennaio scorso, migliaia di fedeli, provenienti da varie parti del Paese, hanno partecipato ai suoi funerali nonostante i controlli della polizia e l’abbondante nevicata, dimostrando così - precisa il comunicato - che mons. Yao è stato veramente il buon pastore, che dà la vita per le sue pecore. Ricordando anche gli altri sei vescovi cinesi morti nel 2009, il comunicato vaticano termina con la citazione tratta dal Libro della Sapienza (3, 1-6): “Agli occhi degli stolti parve che morissero; la loro fine fu ritenuta una sciagura, la loro partenza da noi una rovina, ma essi sono nella pace. Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi, la loro speranza è piena di immortalità. Per una breve pena riceveranno grandi benefici, perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé: li ha saggiati come oro nel crogiuolo e li ha graditi come un olocausto”. (S.C.)

    inizio pagina

    Il 31 gennaio Giornata internazionale di preghiera per la pace in Terra Santa

    ◊   La 2° Giornata internazionale di intercessione per la pace in Terra Santa, che si celebrerà domenica 31 gennaio 2010, nasce dalla volontà di impegnarsi in modo concreto e forte per vivere una intensa giornata spirituale: Celebrazioni Eucaristiche ed Adorazioni in tutto il mondo scandiranno le 24 ore ininterrotte di preghiera per la pace in Terrasanta. Lo scorso anno - precisa l'agenzia Fides - hanno partecipato più di 500 città per oltre 700 eventi di preghiera. Anche questa seconda Giornata è promossa da diverse realtà giovanili (Associazione Nazionale Papaboys, Apostolato “Giovani Per La Vita”, Cappelle dell’Adorazione Perpetua in Italia e nel mondo, gruppi di Adunanza Eucaristica). Alla giornata di preghiera dello scorso anno è seguito un Pellegrinaggio ai luoghi della nascita e della vita di Gesù con 150 membri delle varie associazioni, iniziativa che anche quest’anno si ripeterà dal 26 maggio al 2 giugno. Per iscriversi personalmente o come Gruppo o Associazione alla Giornata del 31 gennaio basta visitare su Facebook il gruppo “Vogliamo la pace in Terra Santa 2”, aderendo all’evento della Giornata di Preghiera. Il giorno 25 gennaio sarà comunicata la lista dei luoghi in tutto il mondo dove si potrà partecipare ad una iniziativa di preghiera per la Pace. (R.P.)

    inizio pagina

    Afghanistan: nel 2009 sono morti oltre 1.000 bambini per incidenti collegati alla guerra

    ◊   Nel 2009, appena concluso, i conflitti armati in Afghanistan hanno mietuto molte vittime tra i bambini e hanno colpito gravemente molti altri. E’ stato l’anno con il tasso di mortalità infantile più elevato dal 2001. In una recente dichiarazione ripresa dall'agenzia Fides, l’Afghanistan Rights Monitor (Arm), gruppo umanitario di istanza a Kabul, ha comunicato che da gennaio a dicembre 2009, circa 1.050 bambini sono morti in attacchi suicida, esplosioni, incidenti aerei e conflitti a fuoco tra i Talebani, le forze del Governo afghano e quelle straniere. “Ogni giorno almeno tre bambini sono morti a causa di incidenti collegati con la guerra, e molti altri sono rimasti vittime di altre violenze non riferite”, si legge in una nota del direttore dell’Arm, Ajmal Samadi. Gli incidenti sono aumentati del 65% nell’ultimo quadrimestre del 2009 rispetto allo stesso periodo del 2008, secondo il rapporto del Segretariato generale delle Nazioni Unite, “The Situation in Afghanistan and its Implications for International Peace and Security”. Nel 2009 sono stati registrati almeno 2.080 casi di gravi violazioni dei diritti infantili: tra questi l’arruolamento dei bambini per attacchi suicida, omicidi, rapine, lavori forzati oltre al divieto ad usufruire dei servizi essenziali da parte dei gruppi criminali. Gli attacchi alle scuole e ai centri sanitari hanno privato migliaia di bambini dell’accesso all’istruzione e ai servizi medici. I gruppi per i diritti dei minori hanno chiesto al Governo afghano e ai suoi supporter internazionali di rafforzare ed aumentare le misure per ridurre l’impatto della guerra sui bambini e fornire loro adeguati servizi di sostegno. (R.P.)

    inizio pagina

    Cina: l’Accademia delle scienze denuncia l’aumento dello squilibrio demografico tra i sessi

    ◊   Si aggrava in Cina lo squilibrio demografico tra i sessi: è quanto rileva uno studio dell’Accademia cinese delle scienze. Secondo i ricercatori, in alcune province del Paese ogni 130 maschi nascono solo cento femmine. Questo significa, stando alle previsioni, che nel 2020 più di 24 milioni di giovani potrebbero restare senza moglie e ciò comporterà per gli stessi una forte dipendenza “dalla sicurezza sociale, dato che non potranno contare sul sostegno delle famiglie”, ha spiegato lo studioso Wang Guangzhou, intervistato dal quotidiano “Global Times”. Attualmente, considerando l’intero Paese, che oggi conta 1,3 miliardi di abitanti, il rapporto tra nascite di maschi e femmine è di 119 a 100. Lo studio sottolinea inoltre come gli aborti selettivi a danno delle bambine siano “estremamente comuni” nelle aree rurali, dove risiede ancora la maggioranza della popolazione. L’analisi dell’Accademia non menziona la “politica del figlio unico”, avviata nel 1980 e da alcuni studiosi ritenuta una delle cause principali dello squilibrio. (F.C.)

    inizio pagina

    Dopo Copenaghen prosegue la campagna Onu di lotta ai cambiamenti climatici

    ◊   Prosegue la campagna di lotta ai cambiamenti climatici lanciata dall'Onu. Tre le aree d’intervento per realizzare un'economia verde nel ventunesimo secolo: tutela degli ecosistemi, lotta alla deforestazione e al degrado dei boschi, nuove tecnologie pulite, come solare ed eolico. Secondo il Programma Onu per l'Ambiente (Unep), innanzitutto occorre tutelare preziosi ecosistemi, come barriere coralline, aree umide, terreni fertili, che costituiscono la priorità per fronteggiare i cambiamenti climatici. Per questo l'Unep sostiene alcuni progetti pilota come il recupero delle paludi in Mesopotamia, delle foreste Mau in Kenya e del lago Faguibine in Mali, oltre ad un progetto mirato a conservare gli ecosistemi ad Haiti. Altro fronte d’impegno è il Programma per la riduzione delle emissioni da deforestazione e degrado delle foreste (Redd), a vantaggio delle stesse economie dei Paesi. Secondo l'Onu, le emissioni di gas serra legate a questi due fenomeni sono vicine al 20% di quelle globali. Si stima, ad esempio, che se l'Indonesia dimezzasse il ritmo della deforestazione potrebbe guadagnarci circa un miliardo di dollari l'anno. Terza priorità per l'Onu è quella delle nuove tecnologie verdi, dove puntare gli investimenti, riducendo anche le emissioni causate dagli sprechi di energia. La possibilità di trasferire ai nuovi mercati, per un impiego globale, tecnologie a basso contenuto di carbonio già disponibili rimane una delle principali sfide. (R.G.)

    inizio pagina

    Venezuela: la preoccupazione dei vescovi per la violenza diffusa nel Paese

    ◊   Al termine della loro 90.ma Assemblea plenaria, i vescovi del Venezuela in un comunicato stampa offrono un’ampia sintesi delle principali questioni discusse durante i tre giorni in cui hanno tracciato un bilancio delle loro azioni nel corso del 2009. I vescovi danno anzitutto il benvenuto al nuovo nunzio del Papa mons. Pietro Parolin, insieme con il quale hanno condiviso l’analisi dei tre eventi principali, che hanno segnato la pastorale degli ultimi mesi: l’applicazione delle raccomandazioni del Concilio plenario, l’avvio della Missione continentale e la preparazione della visita ad Limina del giugno scorso. Sotto la guida dell’arcivescovo di Maracaibo, mons. Ubaldo Santana, attuale presidente della Conferenza episcopale, i presuli, seguendo la traccia della sua introduzione, hanno affrontato diversi altri problemi nel panorama internazionale e nazionale, che influiscono sull’opera pastorale e sull’evangelizzazione anche perché - si legge nel comunicato che cita parole dell’arcivescovo Santana - “è un dovere proprio” dei vescovi “progettare alla luce del Vangelo le questioni sociali del nostro tempo. Noi cattolici interpretiamo i movimenti naturali e storici non con un senso fatalista, quasi il cosmo e la storia stessa non avessero una guida, bensì come un’opportunità per crescere; tenendo conto che sono crisi di purificazione e segni di speranza”, che parlano di “nuove realtà in arrivo”. Con riferimento alla situazione del Paese, il presidente dell’episcopato e con lui l’Assemblea dei vescovi ha ricordato la nuova legge sull’educazione ed i gravi problemi “della violenza, povertà e polarizzazione” che affliggono la nazione. “Secondo analisi nazionali e internazionali - annota il comunicato - il Venezuela è diventato una società violenta. Con dolore avvertiamo l’aumento, nelle città e nella campagna, del tasso di mortalità a causa di azioni violente. Vittime principali di questi atti purtroppo sono spesso bambini e giovani. L’insicurezza, insieme con la violenza, si sono impadronite del Paese senza distinguere colore politico, classe sociale, o appartenenza religiosa, trasformandosi così nel problema più grave che il nostro popolo deve affrontare ogni giorno”. Ribadendo quanto già detto in documenti precedenti i vescovi lanciano ancora il loro grido di dolore per la “graduale perdita del senso sacro della vita umana” così come per le “condizioni di povertà che patiscono molti cittadini e che spesso diventa causa dei conflitti sociali”. Perciò i presuli chiedono ancora di prendere coscienza sul fatto che “la povertà si combatte efficacemente con l’equità sociale”. Riflettendo sulla polarizzazione politica, i presuli, chiedono rispetto della costituzionalità così come la fine “degli scontri, dell’intolleranza, delle divisioni, delle discriminazioni politiche” ed auspicano un clima di “dialogo, rispetto reciproco, amnistia, riconciliazione e partecipazione”. Infine, con riferimento alla nuova legge sull’educazione entrata in vigore l’anno scorso, i vescovi venezuelani ribadiscono le loro perplessità sul modo ed il metodo usato per elaborare il testo legale, in particolare sul fatto “che sono stati esclusi tutte le componenti della società”, in particolare i diretti interessati, professori e genitori. “In materia di tanta trascendenza - affermano i presuli - i politici non possono prendere decisioni esclusive, senza cercare il consenso”, soprattutto quando si fa un gran parlare del “pluralismo”. (A cura di Luis Badilla)

    inizio pagina

    Messico: i vescovi uniti in difesa della famiglia e del matrimonio

    ◊   Città del Messico è diventata la prima città dell'America Latina a legalizzare i matrimoni omosessuali. La legislazione approvata la vigilia di Natale va ben oltre quella del 2006, che consentiva le unioni civili tra coppie dello stesso sesso, concedendo a queste ultime gli stessi benefici finanziari concessi alle coppie eterosessuali. Con il voto favorevole del parlamento, le coppie omosessuali avranno anche la possibilità di adottare dei bambini. Dinanzi al dibattito che si è acceso in Messico sulla parificazione delle unioni omosessuali al matrimonio, la Conferenza episcopale messicana ha fatto sentire la sua voce in difesa del vero matrimonio, tra un uomo e una donna. Il Segretario generale dell'episcopato, Mons. Victor Rene Rodriguez, ha detto che i vescovi esprimono il loro sostegno all'arcivescovo di Mexico, il cardinale Norberto Rivera, e a “qualsiasi iniziativa che l'arcidiocesi di Mexico intraprenderà in relazione a questo argomento, causa di polemiche nella società e all'interno della famiglia”. L'istituzione della famiglia è infatti responsabile della procreazione e di presentare ai bambini un padre e una madre, come riferimento per la loro educazione ed il loro sviluppo come persone. In questo senso, i vescovi di diversi stati messicani hanno espresso la loro solidarietà al cardinale Rivera Carrera, per essersi espresso in difesa dei principi della famiglia e dei diritti dei minori. L'arcivescovo di Guadalajara, Cardinale Juan Sandoval Iñiguez, ha detto che l'approvazione delle unioni omosessuali è deplorevole. Riguardo alla possibilità di adottare bambini, ha sottolineato che “è la cosa più assurda, perché compromette gravemente il bambino adottato, in quanto distorce totalmente la sua capacità di identità.” L’arcidiocesi di Mexico ha denunciato pubblicamente le violente critiche ricevute da diversi settori anti-cattolici per avere difeso la famiglia: “gli insulti e le accuse contro la Chiesa cattolica e i suoi ministri si sono moltiplicate in questi giorni, non solo nelle espressioni di alcuni politici del Distretto federale, ma anche fra molti analisti e commentatori dei media, che hanno espresso il grado di intolleranza a cui siamo arrivati in Messico.” (R.P.)

    inizio pagina

    Usa: gli ispanici sostengono la Chiesa in favore della riforma sanitaria

    ◊   La Chiesa cattolica statunitense è una delle istituzioni che ha maggiormente insistito sulla riforma sanitaria nel Paese. Il suo sostegno è stato particolarmente importante per le popolazioni ispano americane che costituiscono oltre il 60% dei cattolici negli Stati Uniti, e sono tra i sostenitori più decisi della riforma. All’inizio del dibattito sulla riforma, la Conferenza episcopale dei vescovi cattolici degli Stati Uniti (Usccb) ha diffuso una lista di otto punti che qualsiasi legislazione avrebbe dovuto tenere in considerazione: dall’accesso alle cure per tutti, al rispetto per la vita umana, fino al contenimento dei costi. Il Center for American Progress ha recentemente esaminato i progetti che sono stati approvati alla Camera dei Rappresentanti e al Senato, facendo un rapporto completo sui punti indicati dalla Usccb. La Chiesa, rammenta l'agenzia Fides, sostiene che l’assistenza medica accessibile e di qualità è un diritto di ogni essere umano. Il progetto della Camera dei Rappresentanti estenderà la copertura del servizio al 96% degli statunitensi, mentre quello del Senato al 94%. Entrambi i progetti miglioreranno gli attuali piani di assistenza sanitaria abolendo la facoltà delle compagnie assicurative di rifiutare o revocare la copertura dovuta a causa di condizioni preesistenti. La Chiesa chiede, tuttavia, che venga assegnata la priorità ai poveri e a coloro che non usufruiscono dell’assistenza medica. Entrambi i progetti, che devono tuttavia essere armonizzati e approvati in via definitiva dal Congresso, adempiranno a queste richieste, fornendo sussidi ai poveri e alle famiglie con un reddito medio. Queste sono alcune delle proposte messe in risalto dalla Chiesa cattolica statunitense che sono state realizzate, mentre altre, come ad esempio la copertura sanitaria per gli immigrati, non sono state prese in considerazione. Il ruolo della Chiesa cattolica è stato determinante nel dibattito per la riforma sanitaria del Paese dove, per i latinoamericani, quella della Chiesa è una voce fondamentale. Da un recente sondaggio è risultato che l’86% dei latinoamericani ha chiesto al Congresso di approvare la riforma del sistema sanitario entro il 2010. (V.V.)

    inizio pagina

    Giornata per il dialogo ebraico-cattolico: rabbini e teologi sul tema della santificazione del Sabato

    ◊   Rabbini e teologi cattolici insieme per la “Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei” che si celebra il 17 gennaio e che quest'anno sarà suggellata dalla visita di Benedetto XVI alla Sinagoga di Roma. Tavole rotonde, riflessioni e momenti in sinagoga. Diverse sono le iniziative messe in programma per questa giornata dedicata quest’anno al quarto comandamento, secondo la numerazione ebraica, della santificazione del “Sabato”: “Ricordati del giorno di Sabato per santificarlo”. A fare il punto delle iniziative promosse in Italia per la Giornata - riferisce l'agenzia Sir - è il Centro per l’ecumenismo in Italia dell’Istituto San Bernardino di Venezia. A Bologna (16 gennaio) prenderanno la parola il rabbino capo Alberto Sermoneta e don Francesco Pieri mentre a Brescia (13 gennaio) il tema sarà presentato dal rabbino Luciano Caro. Il rabbino Giuseppe Laras sarà a Cremona (18 gennaio) mentre a Firenze (16 gennaio) l’appuntamento è presso il centro internazionale Giorgio La Pira dove interverranno il rabbino Joseph Levi e mons. Timothy Verdon. L’evento è organizzato dalle Chiese cristiane presenti a Firenze (cattolica, evangeliche, ortodosse e anglicana), in collaborazione con l’Amicizia ebraico-cristiana. Sabato 16 gennaio a Milano, il Consiglio delle Chiese Cristiane promuove “Cristiani in Sinagoga per la Giornata dell’Ebraismo”. Al Tempio Maggiore di via della Guastalla, interverrà il rabbino capo di Milano, Alfonso Arbib, su “Il senso ebraico del Sabato”. Altro appuntamento particolarmente significativo, in vista della visita di papa Benedetto XVI alla sinagoga di Roma, è l’appuntamento di giovedì 14 gennaio promosso dalla Pontificia Università Lateranense a Roma dove sul tema della Giornata interverranno due protagonisti del dialogo ebraico-cristiani in Italia: il rabbino capo della comunità ebraica di Roma, Riccardo di Segni e mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni e presidente delal Commissione Cei per l’ecumenismo e il dialogo. (R.P.)

    inizio pagina

    Shoah: in un libro la persecuzione antisemita vista con gli occhi dei bambini

    ◊   L’Olocausto visto e raccontato dai bambini: è questo il tema del libro di Luciana Tedesco, “I ragazzi nella Shoah”, che sarà presentato il prossimo 19 gennaio alle ore 18 a Roma, nella Casa della Memoria e della Storia, come riferisce l’agenzia Sir. L’autrice, ebrea, racconta la sua esperienza durante gli anni della persecuzione antisemita. “Avevo cinque anni” – racconta – “quando nel 1938 furono promulgate le leggi razziali. La persecuzione antiebraica cominciò anche contro di me”. Nel volume sono inseriti racconti, lettere e testimonianze che mettono in rilievo cosa rappresentò la Shoah per tanti bambini, cresciuti in fretta tra urla, disperazione, pianti, paure e campi di sterminio. Alla presentazione del libro saranno presenti Anna Dalla Mura, che commenterà le immagini presenti nel testo, Giuliano Compagno dell’Assessorato alle Politiche culturali e della Comunicazione del Comune di Roma e Vera Michelin, presidente dell’Associazione nazionale ex deportati, che porterà la sua testimonianza. L’incontrò verrà arricchito con la lettura di alcuni brani e la visione di filmati che ricostruiranno quel terribile periodo storico. (F.C.)

    inizio pagina

    Italia: gli immigrati al centro del messaggio delle Chiese cristiane per la Settimana dell'unità

    ◊   Preoccupazione per i “fratelli” e le “sorelle” sia ortodossi che evangelici, oltre che cattolici, che arrivano in Italia alla ricerca di una vita migliore. Ad esprimerla sono i rappresentanti delle principali Chiese cristiane in Italia in un messaggio diffuso alle Chiese e comunità ecclesiali per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che si celebra dal 18 al 25 gennaio. A firmare il testo sono per la Chiesa cattolica, mons. Vincenzo Paglia, presidente della commissione Cei per l'ecumenismo e il dialogo; per la Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, il presidente Domenico Maselli, e per la Sacra arcidiocesi ortodossa d'Italia (Patriarcato ecumenico) il metropolita Gennadios. Nel fare il punto sulle sfide comuni che chiedono un impegno corale, le Chiese parlano della “immigrazione cristiana nel nostro Paese”, “un fenomeno – scrivono - che ci riguarda da vicino e che chiede a noi tutti una rinnovata generosità. Ci riferiamo alla immigrazione. Si tratta di centinaia di migliaia di fratelli e sorelle sia ortodossi che evangelici, oltre che cattolici, che sono approdati in Italia per cercare una vita migliore. La loro venuta è come una preghiera rivolta anche a noi perché ricevano una risposta di amore. Anche l'ecumenismo italiano deve ascoltare questo grido”. “Dobbiamo affinare le orecchie del nostro cuore – scrivono nel messaggio i rappresentanti delle chiese -, allargare la nostra mente e unire le nostre braccia per accogliere questi nostri fratelli e aiutarli a crescere anche nella fede”. Quella dell’immigrazione è solo uno dei problemi che preoccupano le Chiese. Nel messaggio infatti si legge: “Abbiamo davanti a noi nuove sfide che chiedono invece un impegno più comune. Basti pensare alla diffusione di quella mentalità materialistica che sta allontanando sempre più dal Vangelo uomini e donne, giovani e adulti, ed anche adolescenti e bambini. L'attitudine egocentrica che ne consegue spinge a ripiegarsi su se stessi privilegiando i propri interessi e dimenticando quelli dei poveri, dei deboli, degli immigrati, degli zingari e di coloro che non hanno né voce né posto nella società. Non possiamo non guardare preoccupati questa involuzione che avvelena le radici stesse della convivenza nel nostro Paese”. Il messaggio contiene anche un invito alle Chiese a spendersi con maggiore impegno per l’unità dei cristiani (“A noi viene chiesto di non lasciare nulla di intentato per compiere quei passi che ci portano verso l'unità”) e a non “cadere nella sottile tentazione di assuefarci alla divisone, di convivere troppo facilmente con la ferita della disunione, ritenendola una condizione insuperabile. Se così facessimo, saremmo responsabili di una grave colpa”. (R.P.)

    inizio pagina

    Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani nella Basilica di S. Maria in via Lata a Roma

    ◊   In occasione della prossima Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, dal 18 al 25 gennaio, come da tradizione - da oltre trent'anni - nella Basilica di S. Maria in Via Lata - sede del Centro eucaristico Ecumenico delle Suore Figlie della Chiesa - sarà celebrata ogni giorno alle ore 20.00 la Santa Messa nei vari riti cattolici orientali, con la partecipazione dei Collegi Pontifici di Roma. Quest'anno la Settimana sarà dedicata al tema “Di tutte queste cose mi siete testimoni”. La Divina Liturgia sarà celebrata a partire da lunedì 18 fino a lunedì 25 nei riti Bizantino-greco, Bizantino-ucraino, Armeno, Etiopico, Bizantino-romeno, Siro-malankarese, Romano, Siro-maronita.Tutti sono inviatati a partecipare, cogliendo un’occasione propizia di profonda reciproca conoscenza fra le Chiese e le comunità ecclesiali. (R.G.)

    inizio pagina

    Australia e Florida: studenti cattolici in rete per l’Anno Sacerdotale

    ◊   Studenti australiani e statunitensi uniti attraverso il web: è quanto hanno progettato alcune scuole cattoliche di Sydney e della Florida in occasione dell’Anno sacerdotale, come riporta “L’Osservatore Romano”. Il Catholic Education Office dell’arcidiocesi di Sydney ha avviato un’iniziativa di comunicazione globale che ha permesso di far lavorare insieme insegnanti e studenti di scuole cattoliche della metropoli australiana e di vari istituti della Florida gestiti da religiosi. A Sydney, ragazzi e ragazze quindicenni, dopo aver prodotto alcuni audiovisivi, sono stati ricevuti, nei giorni scorsi, dal cardinale George Pell. Durante l’incontro, il porporato ha raccontato ai giovani cosa lo ha spinto a scegliere, ancora adolescente, la vita sacerdotale. Gli studenti di alcune scuole cattoliche in Florida hanno iniziato a collaborare con i giovani australiani attraverso le moderne tecnologie di comunicazione in rete. Il loro lavoro è stato coordinato da Caroline Cerveny, appartenente alle Suore di San Giuseppe di Philadelphia, ideatrice e responsabile del programma Interactive Connections. Si tratta di una comunità di cattolici statunitensi che usano le moderne tecnologie informatiche per promuovere la catechesi e la formazione religiosa. A tale programma partecipano, in Florida, gli alunni della “Bishop Moore Catholic School” di Orlando e quelli della “St. Petersburg Catholic High School” di St. Petersburg. Quest’anno è previsto che alcuni rappresentanti dei giovani australiani che hanno preso parte al programma di comunicazione in rete del 2009, si rechino in Florida per conoscere i loro coetanei statunitensi. I ragazzi australiani per il viaggio in Nord America sono stati scelti tra gli studenti delle scuole di “All Saints” e di “Our Lady of Mercy” di Sydney. Ad accompagnarli saranno Anthony Munro, responsabile per l’arcidiocesi del settore “e-learning” e Jenny Foldes, coordinatrice del progetto di Comunicazione globale presso il college “Our Lady of Mercy”. Munro ha spiegato che i giovani “visiteranno le scuole e i loro amici statunitensi” e “parteciperanno inoltre all’Education Technology Conference”, che è un’iniziativa rivolta agli alunni della Florida per aggiornarli sulle ultime iniziative nell’ambito della catechesi diffusa attraverso i mezzi informatici. Tutti coloro che non potranno partecipare al viaggio saranno costantemente tenuti in contatto con la posta elettronica ed i siti web. Il viaggio dei giovani australiani prevede inoltre una visita alla Nasa di Cape Canaveral ed una a “Disney World” di Orlando: si tratta sempre di ragazzi quindicenni ed è naturale si conceda loro un po’ di sano divertimento! (F.C.)

    inizio pagina

    Filippine: l’“Hospicio de San José” a Manila celebra 200 anni di vita

    ◊   Anno importante il 2010 per l’“Hospicio de San José” di Manila, nelle Filippine: il più antico istituto di carità del Paese festeggia infatti i suoi 200 anni, come riporta l’agenzia AsiaNews. Fondato nel 1810 e gestito dalle Figlie della Carità di S. Vincenzo De Paoli, l’istituto si occupa di curare e aiutare orfani, disabili, bambini violentati e anziani. L’ “Hospicio de San José”, che sopravvive grazie alle donazioni della gente, ospita oggi 167 tra bambini e giovani, 59 disabili, 118 poveri e 26 profughi, per un totale di 370 persone. Al suo interno lavorano 120 tra infermieri e assistenti sanitari, diretti da 15 religiose, mentre il resto del personale è formato da volontari. Le suore, in questi anni, hanno creato e sviluppato quattro programmi di intervento per assistere i bisognosi: sostegno e sviluppo di bambini e giovani, aiuto a persone con problemi specifici, assistenza ad anziani ed uno speciale piano d’intervento per le situazioni di crisi, come le inondazioni provocate dai tifoni abbattutisi sulle Filippine nei mesi scorsi di settembre e ottobre. In tale occasione, l’istituto ha distribuito beni di prima necessità sia ai profughi ospitati al suo interno, sia nei quartieri allagati. (F.C.)

    inizio pagina

    Unitalsi: convegno sulla presenza insostituibile dei sacerdoti nei pellegrinaggi

    ◊   “Più i preti che accompagnano i pellegrini a Lourdes e agli altri santuari internazionali sono ricchi dentro, più vivono la fede e la carità verso tutti, più gli effetti del pellegrinaggio possono essere forti e duraturi. In questo senso la presenza del sacerdote è insostituibile”: così mons. Luigi Marrucci, vice-assistente centrale dell’Unitalsi (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali), ha commentato all'agenzia Sir il convegno per assistenti e sacerdoti Unitalsi che si aprirà questo pomeriggio a Roma sul tema “Siate imitatori di Gesù Cristo”. “All’inizio del quinquennio 2006-2011 – ha aggiunto - ci siamo riuniti a Roma, in assemblea, per riflettere insieme sul tema della preghiera e del servizio di carità, che sono lo specifico dell’associazione ecclesiale Unitalsi. A conclusione del quinquennio, rifletteremo questa volta sul sacerdozio, a motivo dell’anno sacerdotale che stiamo vivendo”. Il Convegno si terrà a Roma, presso la Casa Bonus Pastor (Via Aurelia, 208) da oggi pomeriggio fino a mercoledì 13 gennaio. Tra gli interventi previsti, domani parleranno il card. Camillo Ruini e mons. Mariano Crociata, segretario generale Cei. L’Unitalsi trasporta ogni anno 75-80 mila pellegrini, assistiti da un migliaio di preti e da alcune migliaia di volontari. (R.P.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Corea del Nord: trattato di pace prima di rinunciare al nucleare

    ◊   Nuovi spiragli di dialogo con la comunità internazionale dalla Corea del Nord: il governo di Pyongyang chiede di avviare nuove trattative per arrivare ad un trattato di pace prima di rinunciare al proprio arsenale nucleare. Gli Stati Uniti ribadiscono che la normalizzazione delle relazioni è legata al rispetto dei diritti umani, la cui situazione è giudicata “raccapricciante”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    La Corea del Nord chiede nuovi negoziati con gli Stati Uniti per la firma di un trattato di pace e la fine delle sanzioni Onu sul programma nucleare. La questione verrebbe discussa in un incontro riservato fra i Paesi firmatari dell’armistizio o nel contesto dei colloqui a sei sul nucleare. Il governo di Pyongyang ha affermato che “un trattato di pace aiuterà a mettere fine alle relazioni ostili tra la Corea del Nord e gli Stati Uniti e promuoverà positivamente e in tempi rapidi il cammino di denuclearizzazione della penisola coreana”. La rimozione di barriere che causano “discriminazione e sfiducia, come le sanzioni” - si legge nella nota del ministero nord-coreano degli Esteri - può contribuire “alla riapertura a breve dei colloqui a sei sul nucleare” che comprendono Stati Uniti, Corea del Nord, Corea del Sud, Russia, Giappone e Cina.  Per gli Stati Uniti la normalizzazione dei rapporti è legata al rispetto dei diritti umani. La situazione, attualmente, è preoccupante: l’inviato speciale statunitense nel Paese asiatico ha affermato che la Corea del Nord è uno dei “posti peggiori per quanto riguarda la mancanza di diritti umani”. Le due Coree sono ancora oggi formalmente in guerra poiché non è mai stato sottoscritto un accordo di pace dalla fine del conflitto. E’ stato raggiunto solo un armistizio, firmato da Stati Uniti e Onu in rappresentanza della Corea del Sud, che ha messo fine alla guerra di Corea del 1950-1953.

     
    Ivo Josipovic nuovo presidente della Croazia
    E’ Ivo Josipovic il nuovo presidente della Croazia, uscito vincitore dal secondo turno delle presidenziali, tenutesi ieri, con il 60,3% dei consensi. Leader dell’opposizione di centro-sinistra, è il terzo capo di Stato dell'ex Repubblica jugoslava, dalla sua indipendenza nel 1991. Il suo principale compito sarà quello di completare il cammino di Zagabria per la piena adesione all'Unione Europea, prevista per il 2012. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Alessandro Marzomagno, esperto di questioni balcaniche:

    R. – Il problema è rendere più armonico il sistema economico-politico croato con il sistema europeo. Bisogna dire che, comunque, molti osservatori esterni quando hanno visto entrare nell’Unione Europea Paesi come la Romania e la Bulgaria e tenere addirittura fuori dalla porta, anche dell’adesione, la Croazia si erano sorpresi. Si sta cercando di riguadagnare il terreno perduto. Voglio dire: il sistema economico croato sicuramente non è peggiore di quello romeno su cui si sono appuntati gli strali di Bruxelles per anni e ciò nonostante Bucarest è entrata a far parte dell’Unione Europea. Poi c’è la normalizzazione politica con i vicini, soprattutto con la Serbia; anche qui diciamo che le premesse sono buone perché è cambiato il regime politico in Serbia. La Croazia si sta normalizzando, sta divenendo sempre più simile a una democrazia europea: sono prevedibili buoni passi in avanti.

    In Yemen visita a sorpresa del ministro degli Esteri tedesco
    Il ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle, giunto a sorpresa a Sanaa, ha detto che le autorità yemenite hanno localizzato i cittadini tedeschi rapiti sei mesi fa nel Paese arabo. Ieri, il presidente statunitense, Barack Obama, ha ribadito che non ha intenzione di inviare soldati americani nella zona. Il governo yemenita ha proposto la via del dialogo con Al Qaeda. In un’intervista rilasciata alla tv satellitare "al-Arabiya" il leader dei salafiti yemeniti, Ali Muhammad Omar, ha inoltre affermato che “verrà colpito ogni straniero inviato in Yemen per dare la caccia ad Al Qaeda”.

    Afghanistan, uccisi tre soldati americani e un militare francese
    Tre soldati statunitensi sono rimasti uccisi nel sud dell’Afghanistan. Lo ha riferito la Nato in un comunicato aggiungendo che i tre militari sono stati attaccati da miliziani talebani. L’Alleanza Atlantica non ha fornito ulteriori dettagli sullo scontro a fuoco né ha reso note le identità delle vittime. La presidenza francese ha dichiarato inoltre che un soldato transalpino è rimasto ucciso a nord est di Kabul.

    Iran, sabato udienza finale del processo alla ricercatrice francese Reiss
    In Iran, è fissata per sabato prossimo l’udienza finale del processo alla ricercatrice francese Clotilde Reiss, arrestata a seguito delle proteste post-elettorali dello scorso giugno e incriminata per spionaggio. Esponenti riformisti hanno intanto giudicato incompleto il rapporto di una commissione parlamentare presentato ieri a Teheran, che ha denunciato violenze nei confronti dei fermati durante le manifestazioni della scorsa estate.

    Due persone arrestate dopo l’attacco al pullman della nazionale del Togo
    La polizia dell’Angola ha arrestato due persone in seguito all’attacco compiuto venerdì scorso contro il pullman della squadra nazionale di calcio del Togo. I due fermati sono ribelli del Fronte di liberazione dell'enclave di Cabinda, organizzazione separatista che da 30 anni combatte contro il governo angolano. Dopo l’attacco, costato la vita a tre persone, la squadra del Togo ha confermato il proprio ritiro dalla Coppa d’Africa. Si teme adesso che nuove violenze possano sconvolgere i Mondiali di calcio, in programma la prossima estate in Sudafrica.

    Nuove minacce di Al Qaeda nel Maghreb
    Nel Maghreb, Al Qaeda ha minacciato di uccidere l’ostaggio francese rapito in Mali a fine novembre se quattro prigionieri, detenuti nel Paese africano e affiliati all’organizzazione terroristica, non verranno liberati entro 20 giorni. Il gruppo, responsabile dell’uccisione di un britannico lo scorso mese di maggio, ha anche rivendicato il rapimento di tre spagnoli e di due italiani, avvenuti rispettivamente a novembre e dicembre in Mauritania.

    Violenze anticristiane in Egitto
    In Egitto, il governo del Cairo ha reso noto che sono state arrestate 42 persone, di cui 14 musulmani e 28 copti, in seguito alle violenze scoppiate sabato scorso nel villaggio di Baghorah. Durante gli scontri sono stati appiccati incendi a undici negozi e otto case di proprietà di copti. L’episodio più grave è avvenuto la notte del 6 gennaio, subito dopo la Messa del Natale copto, quando otto cristiani e un agente di polizia musulmano sono morti a causa di un attacco armato.

    ‘No’ degli elettori di Martinica e Guyana ad una maggiore autonomia da Parigi
    Gli elettori dei dipartimenti francesi d’oltremare della Martinica e della Guyana hanno respinto ieri il referendum per una maggiore autonomia da Parigi. La consultazione è stata concessa dal presidente francese, Nicolas Sarkozy, in seguito alla richiesta della maggioranza dei rappresentanti eletti nei territori francesi d’oltremare. Gli elettori della Martinica - dove sono oltre 330 mila gli abitanti - hanno respinto, con il 78,9% di voti contrari, il progetto teso alla creazione di una collettività dotata di maggiore autonomia. Il quesito referendario è stato bocciato anche nella Guyana. In questo dipartimento, abitato da circa 67 mila persone, ha votato ‘no’ il 69,8% degli elettori. Se il referendum fosse stato approvato, la Martinica e la Guyana avrebbero acquisito uno status simile a quello di altri territori nel Pacifico, come la Nuova Caledonia e la Polinesia francese, che dispongono di un vero e proprio governo locale. Per diversi osservatori si tratta di un segnale di sfiducia nei confronti dei politici locali che avevano caldeggiato la consultazione. Non tutti i rappresentanti dei territori francesi d’oltremare sostengono la via della maggiore autonomia. Per il deputato dell’isola di Mayotte, ad esempio, l’allontanamento da Parigi “aprirebbe la via al regno dell’arbitrio dei piccoli potentati locali”.(Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 11

    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    inizio pagina