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Sommario del 09/01/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa al Pontificio Collegio Americano del Nord: la Chiesa porti l'infinita misericordia di Dio ai deboli e agli abbandonati
  • Festa del Battesimo del Signore. Il Papa: Dio ci salva scendendo Lui stesso nell'abisso della morte. La riflessione di un teologo domenicano
  • Inaugurato in Vaticano l'Anno giudiziario. L'avv. Picardi: il sistema è equilibrato ma va rafforzato per far fronte ai nuovi carichi di lavoro
  • Altre udienze e nomine
  • Incontro della Commissione bilaterale Santa Sede-Israele: colloqui utili e cordiali
  • Il nunzio in Senegal: nessuna ombra nei rapporti tra Dakar e Santa Sede
  • Cercare la verità senza pregiudizi: editoriale di padre Lombardi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Egitto: uccisa una donna cristiana. Manifestazione dei copti a Roma
  • Attaccata una quarta chiesa in Malaysia
  • Assalto alla Nazionale di calcio del Togo: tre morti
  • Pellegrinaggio dei vescovi europei e nordamericani a sostegno dei cristiani di Terra Santa
  • Mons. Coletti sul tetto del 30% di stranieri nelle classi: scelta prudenziale e rispettosa
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Vietnam: la protesta di vescovi e fedeli per il Crocifisso distrutto
  • Filippine: il 'Catechismo sulla vita e la famiglia' pubblicato dai vescovi in vista delle elezioni
  • Myanmar: l’arcivescovo di Yangon augura un 2010 “di speranza”
  • I vescovi del Ciad: “Le religioni operino per la pace e la riconciliazione”
  • Iraq: ieri l'ordinazione episcopale di mons. Nona, nuovo arcivescovo di Mosul
  • Appello dei leader cristiani per la pace in Terra Santa
  • Stati Uniti: i vescovi sollecitano una riforma della legge sull’immigrazione
  • Brasile: la Chiesa si mobilita in soccorso delle vittime del nubifragio
  • Albania: i vescovi offrono aiuto alle popolazioni colpite dall’alluvione
  • Congo: l'impegno dell'Opera don Guanella per far fronte alle emergenze del Paese
  • Malawi: preparazione al Giubileo d’oro della missione di Balaka
  • Per l’Anno Sacerdotale preti indiani invitati in pellegrinaggio in Terra Santa
  • Repubblica Ceca: i vescovi contro la Corte europea sulla questione del Crocifisso
  • Bolivia: 400 bambini al congresso Poim per imparare a essere missionari
  • Le indicazioni delle Chiese di Scozia per la Settimana di preghiera per l’unità
  • 24 Ore nel Mondo

  • Stati Uniti: l’attentatore del volo Amsterdam-Detroit davanti al giudice
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa al Pontificio Collegio Americano del Nord: la Chiesa porti l'infinita misericordia di Dio ai deboli e agli abbandonati

    ◊   L’esperienza eccezionale dell’universalità della Chiesa che porta la misericordia di Dio ai deboli e agli abbandonati: è quanto offre il Pontificio Collegio Americano del Nord, i cui superiori, alunni ed ex alunni sono stati ricevuti oggi in udienza da Benedetto XVI. Nel suo discorso, il Santo Padre ha ricordato il suo Viaggio apostolico negli Stati Uniti, compiuto nell’aprile 2008, ed ha lodato l’impegno del Collegio che, a 150 anni dalla fondazione, continua a formare “pastori saggi e generosi”. Il servizio di Isabella Piro

    Fu Pio IX, nel 1859, a volere la fondazione del Pontificio Collegio Americano del Nord. Benedetto XVI lo ricorda e ribadisce che, ad un secolo e mezzo dalla sua istituzione, il Collegio “è rimasto fedele alla sua visione fondante”, ovvero “formare lodevoli predicatori del Vangelo e ministri dei sacramenti, devoti al Successore di Pietro ed impegnati nella costruzione della Chiesa negli Stati Uniti”.

     
    "The present Reunion is an opportunity…"
    L’incontro per il 150.mo anniversario, che cade nell’Anno Sacerdotale, continua il Papa, è anche un’opportunità, per il Collegio, “di riaffermare l’affezione filiale alla Chiesa di Roma, per ricordare il lavoro apostolico compiuto da numerosi alunni e per impegnarsi nuovamente negli alti ideali della santità, della fedeltà e dello zelo pastorale”.

     
    "During my Pastoral Visit to the United States…"
    Il Papa ricorda, quindi, il Viaggio apostolico compiuto negli Stati Uniti nell’aprile 2008 e richiama le parole pronunciate allora, quando disse che “la Chiesa in America è chiamata a coltivare “una “cultura” intellettuale che sia genuinamente cattolica, fiduciosa nell’armonia profonda tra fede e ragione, e preparata a portare la ricchezza della visione della fede a contatto con le questioni urgenti che riguardano il futuro della società americana”. Una sfida perenne, ribadisce il Santo Padre, che il Pontificio Collegio Americano del Nord si trova sempre ad affrontare.

     
    "In the century and a half since its foundation…"
    Nel secolo e mezzo trascorso dalla sua fondazione, continua il Papa, il Collegio ha offerto ai suoi studenti “un’eccezionale esperienza dell’universalità della Chiesa, la vastità della sua tradizione intellettuale e spirituale, la sua missione di portare la verità salvifica di Cristo in ogni spazio ed in ogni luogo”.

     
    Grazie a questi “tratti distintivi”, aggiunge Benedetto XVI, il Collegio continuerà a formare “pastori saggi e generosi, capaci di trasmettere la fede cattolica nella sua integrità, di portare l’infinita misericordia di Cristo ai deboli e agli abbandonati e di rendere i cattolici americani lievito del Vangelo nella vita sociale, politica e culturale nella nazione”.

     
    Infine, il Papa affida tutti all’intercessione dei Santi Gregorio Magno, Pio X, Giovanni Maria Vianney e Vincenzo de' Paoli, modelli e patroni della vita sacerdotale.

     
    Dal suo canto, il rettore del Pontificio Collegio Americano del Nord, mons. James Checchio, ha ricordato il motto dell’istituto, "Firmum est Cor Meum", ed ha ribadito l’impegno di essere “sacerdoti saldi nella sequela di Cristo”, secondo le parole di Benedetto XVI che due anni fa, a New York, disse: “Tendete verso uno stile di vita caratterizzato veramente da carità, castità e umiltà, nell’imitazione di Cristo, l’eterno Sommo Sacerdote, di cui dovete diventare immagine vivente”.

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    Festa del Battesimo del Signore. Il Papa: Dio ci salva scendendo Lui stesso nell'abisso della morte. La riflessione di un teologo domenicano

    ◊   Domani, nella Festa del Battesimo del Signore, Benedetto XVI presiederà alle 10.00 la Santa Messa nella Cappella Sistina: durante la celebrazione amministrerà il Sacramento del Battesimo ad alcuni bambini, 7 maschi e 7 femmine. “In noi il peccato – ha detto il Papa – crea una voragine che rischia di inghiottirci per sempre, se il Padre che è nei cieli non ci tende la sua mano. Ecco il mistero del Battesimo: Dio ha voluto salvarci andando Lui stesso fino in fondo all’abisso della morte”. Sul significato di questa festa, Federico Piana ha sentito il padre domenicano Guido Bendinelli, preside della Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna:

    R. – E’ una festa che racchiude in sé una straordinaria valenza di rivelazione. Rivela il mistero di Cristo e rivela, in un certo senso, anche il mistero di noi credenti battezzati nelle acque, che sono state consacrate da Cristo.

     
    D. – E’ una festa che nasce anche dal cuore, possiamo dire così, padre Guido?

     
    R. – Nasce dal cuore perché è il Dio che si abbassa, che muore per noi, che anticipatamente mostra la sua volontà di abbassarsi per la nostra salvezza. Noi cogliamo tutto ciò proprio nella scena del Battesimo, quando il Signore si sottopone ad un rito di penitenza. Si è sottoposto a ciò per invitare tutti noi ad avere questa straordinaria considerazione del rito battesimale, nel quale siamo stati rigenerati a vita nuova.

     
    D. – Il Battesimo ha bisogno dell’ acqua: questo elemento che deve diventare fondamentale per noi cristiani, segno di purificazione…

     
    R. – L’acqua è purificazione e, al tempo stesso, è anche fecondità, è nuova vita. Un elemento, quindi, che indica la rimozione del peccato, che nostro Signore Gesù certo non portava addosso e non aveva di conseguenza bisogno di ciò, ma noi abbiamo bisogno di questa purificazione. Al tempo stesso, però, questa acqua è l’acqua purificatrice; è l’acqua che nello Spirito diventa portatrice di vita nuova.

     
    D. – Come possiamo riscoprirlo allora questo Battesimo, che molto spesso dimentichiamo di averlo ricevuto?

     
    R. – Noi possiamo riscoprire il nostro Battesimo, riandando – se vogliamo – anche agli elementi che la scena evangelica ci propone e quindi riconoscendo anzitutto come elemento costituivo del nostro essere battezzati la somiglianza a Colui che si è umiliato per la nostra salvezza. Vivere il Battesimo vuole dire anche sentire su tutti noi lo sguardo di amore del Padre. Noi, che siamo rinati a vita nuova nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e che imitiamo la discesa nelle acque del Signore Gesù, siamo chiamati da Gesù a sentirci amati dal Padre, come è amato il Figlio prediletto, il Figlio eletto e come Lui dobbiamo essere capaci di compiere ogni giustizia, compiere appieno la volontà del Padre.

     D. – Tante volte non c’è un po’ di orgoglio, padre Guido, che ci impedisce di riscoprire questo Battesimo…

     R. – C’è forse orgoglio, ma forse c’è anche tanta tiepidezza, tanta negligenza. Vi è spesso una scarsa memoria di quanto, nel mistero, nella realtà del mistero, si è compiuto in noi. Forse saremmo meno inconsapevoli del dono prezioso di grazia che il Battesimo ci ha conferito se tutte le domeniche e in particolare quando professiamo la nostra fede, perché la nostra è una fede battesimale, riandassimo a quelle promesse che i nostri padrini ed i nostri genitori hanno fatto per noi, ma che in un certo senso siamo chiamati ogni giorno a riproporre nella nostra vita. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Inaugurato in Vaticano l'Anno giudiziario. L'avv. Picardi: il sistema è equilibrato ma va rafforzato per far fronte ai nuovi carichi di lavoro

    ◊   Crescere nella “consapevolezza” che la giustizia, come l’armonia e la pace, “non sono pienamente raggiungibili senza l’adesione a Dio”. Con questo augurio, il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha concluso questa mattina, nella cappella del Palazzo del Governatorato, l’omelia della Messa per l’inaugurazione dell’Anno giudiziario in Vaticano. Successivamente, il promotore di giustizia vaticano, l’avv. Nicola Picardi, ha definito nella sua relazione d’apertura il 2009 un anno di “ottima produttività” per gli apparati giudiziari dello Stato. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Il sistema giudiziario vaticano, nel suo complesso, è nella fase attuale “sufficientemente equilibrato ed efficiente”. La relazione dell’avvocato Picardi, riferita agli ultimi 12 mesi di attività dei tribunali e degli uffici giudiziari vaticani è stata permeata da una generale soddisfazione. Dopo l’ampia e tradizionale descrizione sull’evoluzione storica della giustizia vaticana, durante la quale è stata ricordata l'80.mo di fondazione del Tribunale vaticano, Picardi ha esposto le cifre relative all’ultimo anno durante il quale, ha affermato, “il sistema giudiziario vaticano ha raggiunto un’ottima produttività”. A fronte dei 474 procedimenti civili e dei 446 procedimenti penali registrati lo scorso anno all’interno dello Stato, ha constatato il promotore giustizia:

     
    “...il rapporto di ricambio segnala, infatti, che in questo tribunale vengono esauriti tutti i processi sopravvenuti, sia nel civile (99,9%) che nel penale (102,3%). Quanto al civile ... viene, poi, evidenziato che l’arretrato è molto contenuto e corrisponde ai giudizi collegiali, che sono indubbiamente i più impegnativi (…) Ne consegue che, allo stato, il sistema giudiziario vaticano, nel suo complesso, è, comunque, sufficientemente equilibrato ed efficiente”.

     
    L’arretrato, ha poi riferito, è “molto contenuto” per quanto concerne il civile - i 16 procedimenti attualmente in pendenza sono relativi, ha spiegato Picardi, ai giudizi collegiali, “i più impegnativi” - mentre resta “considerevole” l’arretrato nel settore penale (281 processi), che finisce per incidere sulla durata media dei relativi procedimenti - salita a 745 giorni - mentre è di soli 7,4 giorni quella dei procedimenti civili. Tuttavia, ha sottolineato il promotore di giustizia, si tratta “di tempi medi nettamente inferiori a quelli registrati di solito in Italia”.

     
    Un nodo della relazione ha riguardato la consueta sproporzione che si registra ogni anno tra il totale dei processi civili e penali affrontati dai vari tribunali vaticani e l’esiguo numero di abitanti, 492, che risiedono nello Stato. Picardi ha nuovamente precisato che le cifre vanno riferite ai circa 18 milioni di pellegrini e turisti che transitano ogni anno soprattutto nella Basilica di San Pietro e nei Musei Vaticani e ai quali va imputato il 99% del contenzioso. In quest’ottica, ha aggiunto, si spiega la necessità di fare spesso ricorso a forme di assistenza giudiziaria internazionale - come nel caso delle rogatorie - con “conseguenti difficoltà giuridiche e pratiche”, per via dei “tempi lunghi” di notificazione.

     
    “Alcune preoccupazioni”, ha evidenziato inoltre Picardi, riguardano l’applicazione della nuova normativa riguardante il pubblico impiego in Vaticano. Il primo gennaio 2010, ha ricordato, è entrato in vigore il nuovo Statuto dell’Ulsa, l’Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica che tutela i “diritti economici e sociali” dei dipendenti vaticani. Le sue norme consentono in sostanza a un dipendente che si ritenga leso da un provvedimento amministrativo di ricorrere all’autorità giudiziaria vaticana, oltre che come in passato all’arbitrato dell’Ulsa. “Non è difficile prevedere”, ha obiettato Picardi, che questa innovazione, peraltro importante, finisca per causare un aggravio di lavoro al tribunale, se non si introdurranno dei correttivi, oltre a un più generale potenziamento degli organici di tribunali e uffici:

     
    “Di fronte alle accresciute competenze, sia quantitative che qualitative, questo Ufficio del Promotore di giustizia (direttamente coinvolto, in quanto trattasi di controversie di natura pubblicistica), non può non sottolineare la preoccupazione che tale novità - sotto altro profilo lodevole - finisca per compromettere gravemente le funzionalità del tribunale, in un momento in cui, fra l’altro, esso è sottodimensionato, in quanto sprovvisto del giudice aggiunto”.

     
    Affrontando infine il capitolo relativo alla cooperazione internazionale per ciò che riguarda l’attività investigativa e di tutela della sicurezza, il promotore di giustizia vaticano ha ribadito che oggi esse non sono possibili “senza tener conto dei vincoli di interdipendenza fra i sistemi giudiziari dei diversi Stati e senza un’efficace collaborazione tra le rispettive autorità giudiziarie”. In questo quadro, ha notato, rientra il fenomeno del terrorismo internazionale, che “sembra richiedere forme nuove di cooperazione finalizzate al perfezionamento di misure a tutela della sicurezza”. Ringraziando in particolare le autorità giudiziarie italiane - alcune delle quali presenti alla cerimonia odierna - per l’intensa collaborazione con gli organi vaticani, l’avvocato Picardi ha auspicato che sul fronte della sicurezza, dopo l’adesione dello Stato del Vaticano e dell’Interpol nel 2008, “un ulteriore passo importante potrebbe essere rappresentato dell’adesione di questo Stato a Eurojust, l’Agenzia europea con sede all’Aja, che, ormai da sei anni, sta svolgendo una vasta azione contro il terrorismo internazionale, con riguardo anche alla lotta contro il crimine transfrontaliero.

     
    In mattinata - durante l’omelia della Messa che ha aperto la giornata d’inaugurazione dell’Anno giudiziario - il cardinale Bertone aveva offerto un pensiero spirituale. La “logica umana” che presiede l’esercizio della giustizia sia sempre inserita, ha detto, “in una prospettiva più grande”, quella che viene dal Vangelo:

     
    “Soltanto aderendo all’amore di Cristo diventiamo capaci di diffondere questo amore attorno a noi e di testimoniarlo nei vari ambiti in cui siamo chiamati ad operare, compresa la giustizia, la cui amministrazione chiede a chi è credente competenza umana, ma anche capacità di andare oltre perché tutto, anche un’eventuale decisione sfavorevole, sia dettata dall’amore più grande che nasce da Dio”.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina anche il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi; il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo; il cardinale William Wakefield Baum, penitenziere maggiore emerito; mons. Joseph Augustine Di Noia, arcivescovo tit. di Oregon City, segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.

    Il Santo Padre ha nominato vicario apostolico di Savannakhet (Laos), il rev. Jean Marie Vianney Prida Inthirath, parroco e rettore del Seminario Maggiore di Savannakhet, assegnandogli la sede titolare vescovile di Lemfocta. Il rev. Jean Marie Prida Inthirath, è nato il 19 febbraio 1957, nel villaggio Muang Phine, provincia di Khammouan, nel vicariato apostolico di Savannakhet. È stato ordinato sacerdote il 20 aprile 1986 ed incardinato nel vicariato apostolico di Savannakhet.

    Il Papa ha nominato vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Napoli mons. Lucio Lemmo, del clero della medesima arcidiocesi, finora parroco della parrocchia "Madonna della Libera" al Vomero e decano del V decanato, assegnandogli la sede titolare vescovile di Torri di Ammenia. Mons. Lucio Lemmo è nato a Napoli il 23 maggio 1946. Dopo aver conseguito il diploma di computista commerciale, è entrato nel Seminario Maggiore di Napoli ed ha frequentato la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, Sezione San Tommaso. È stato ordinato presbitero il 18 luglio 1973, per l’arcidiocesi di Napoli. È Cappellano di Sua Santità dal 28 febbraio 1986.

    Il Santo Padre ha nominato membri della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra: il rev. Enrico Dal Covolo, salesiano, docente della Pontificia Università Salesiana; il padre agostiniano Angelo Di Berardino, preside emerito dell'Istituto Patristico Augustinianum; il prof. Giovanni Maria Vian, direttore de «L'Osservatore Romano», ordinario di Filologia Patristica dell'Università di Roma La Sapienza; il prof. Jean Guyon, direttore di ricerca presso il Centre National de la Recherche Scientifique (Francia); il prof. Hugo Brandenburg, dell'Istituto Archeologico Germanico in Roma, professore emerito presso l'Institut für Klassiche Archäologie und Frühchristliche Archäologie della Westfälische Wilhems-Universität di Münster (Germania).

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    Incontro della Commissione bilaterale Santa Sede-Israele: colloqui utili e cordiali

    ◊   La Commissione bilaterale permanente di lavoro tra la Santa Sede e lo Stato di Israele si è incontrata il 7 gennaio scorso per continuare il suo lavoro su un’intesa in conformità all'articolo 10 paragrafo 2 dell’Accordo Fondamentale del 1993 tra le parti, relativo a questioni di proprietà, economiche e fiscali che riguardano in generale la Chiesa cattolica o specifiche comunità o istituzioni cattoliche. “I colloqui – afferma un comunicato congiunto - sono stati utili e si sono svolti in un'atmosfera di cordialità. Sono stati enunciati alcuni temi importanti per i prossimi incontri”. Il prossimo incontro avrà luogo il 10 febbraio nella sede del Ministero degli Esteri israeliano. La riunione plenaria della Commissione avrà luogo il 27 maggio 2010 in Vaticano.

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    Il nunzio in Senegal: nessuna ombra nei rapporti tra Dakar e Santa Sede

    ◊   “Non ci sono mai state ombre nei rapporti tra il Senegal e la Santa Sede”. Lo ha dichiarato il nunzio apostolico nel Paese, mons. Mariano Montemayor, al termine di una udienza, il 6 gennaio, con il presidente Abdoulaye Wade. Oggetto del colloquio le attuali tensioni tra il governo e la Chiesa locale provocate da alcune recenti affermazioni del capo dello Stato sul cristianesimo. Durante un incontro elettorale, il 28 dicembre, Wade aveva messo in discussione la natura divina di Cristo, suscitando la viva reazione del cardinale Théodore Adrien Sarr, arcivescovo di Dakar, che ha parlato di affermazioni “oltraggiose” e “intollerabili”. Le parole del presidente, criticate anche da esponenti dell’opposizione e di organizzazioni non governative, seguivano un’altra sua controversa esternazione, ai primi di dicembre, in cui, secondo quanto riportato dalla stampa locale, Wade aveva accusato i cattolici di “ingratitudine”. Il governo di Dakar ha cercato in questi giorni di smorzare le tensioni, parlando di un malinteso. In questa direzione si muove anche l’udienza a mons. Montemayor. Al termine dell’incontro, il rappresentante pontificio ha dichiarato che esso si è svolto “nella consueta cordialità”. Il colloquio - ha precisato il presule citato dall’agenzia di stampa senegalese Aps - voleva “riavvicinare i membri di una stessa famiglia”, poiché, ha ricordato, “contrariamente ad alcuni Paesi dove le tensioni oppongono gruppi e fazioni ostili le une alle altre, la specificità del Senegal è che le tensioni riguardano sempre i membri di una stessa famiglia”. Nel Paese africano i matrimoni misti sono da sempre molto diffusi, per cui sono numerose le famiglie che hanno al proprio interno credenti musulmani e cristiani. Un fatto che ha contribuito alla pacifica convivenza tra le due comunità che da sempre caratterizza il Senegal. Con l’intento di favorire il dialogo, il presidente Wade ha intanto deciso di nominare per la prima volta un ministro incaricato degli affari religiosi. Si tratta di Mamadou Bamba Ndiaye, giornalista e membro del partito al potere. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Cercare la verità senza pregiudizi: editoriale di padre Lombardi

    ◊   Cercare la verità senza pregiudizi, con una ragione aperta e nello stesso tempo umile: è l’invito che Benedetto XVI ha lanciato più volte ai non credenti e che ha ribadito anche nella Solennità dell’Epifania prendendo spunto dalla ricerca dei Magi. Ascoltiamo in proposito l’editoriale di padre Federico Lombardi per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:

    “Avrebbero potuto dire: “Facciamo da soli, non abbiamo bisogno di nessuno, evitando, secondo la nostra mentalità odierna, ogni ‘contaminazione’ fra la scienza e la Parola di Dio”, invece i Magi perseguono una ricerca di ampio orizzonte, senza pregiudizi, nella prospettiva di un sapere che non si ritiene autosufficiente, consapevole della complessità del mondo e dei diversi significati che lo attraversano. Papa Benedetto ce li ha presentati così, nel giorno della Epifania. Persone intelligenti e ricercatrici, ma umili e aperte, e quindi anche coraggiose, perché – osserva finemente il Papa – ci vuole coraggio autentico per credere a ciò che è veramente grande, più grande di quanto ci si poteva umanamente aspettare.

     
    Il tema del rapporto fecondo e fiducioso fra ragione e fede, dell’apertura della ragione alla fede è un tema antico del pensiero cristiano, ma tornato di grande attualità e richiamato spesso con vigore penetrante dal Papa, tanto da diventare una delle caratteristiche del suo magistero. Dobbiamo farla nostra e tradurla con entusiasmo nell’impegno culturale di oggi, in dialogo fiducioso con i cercatori della verità spiritualmente liberi. Nell’anno trascorso vi sono state occasioni scientifiche importanti, come l’anniversario darwiniano e l’Anno dell’astronomia, ma anche tutti i grandi temi toccati dall’enciclica recente sono campo di sfida per una ragione aperta alle esigenze dell’etica e agli interrogativi del senso dello sviluppo umano. I Magi tornano con gioia nel loro paese. Dobbiamo cercare la verità con gusto, senza aver timore di guardare in alto per ritrovare infine i punti di riferimento adeguati della straordinaria avventura dell’uomo nel mondo.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   L'epidemia nascosta: in prima pagina, un fondo di Carlo Bellieni sulle nascite premature.

    La Cina guarda ai futures: in rilievo, nell'informazione internazionale, la storica riforma della Borsa di Pechino che apre al mercato dei contratti a termine e delle vendite allo scoperto.

    In cultura, Bruno Barberis e Gian Maria Zaccone ripercorrono il cammino della Sindone dal 1992 a oggi: le ricerche, l'incendio, il futuro.

    Timothy Verdon su morte e risurrezione di Cristo nell'interpretazione dei grandi artisti.

    Sotto le immagini ben poco: Gaetano Vallini, Luca Pellegrini e Lorenzo Fazzini sul film "Avatar" di James Cameron: costi enormi ed effetti speciali di ultima generazione.

    Il lievito del Vangelo nella vita sociale e culturale americana: nell'informazione vaticana, il discorso di Benedetto XVI alla comunità e agli ex alunni del Pontificio Collegio Americano del Nord.

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    Oggi in Primo Piano



    Egitto: uccisa una donna cristiana. Manifestazione dei copti a Roma

    ◊   Dolore, inquietudine, collera: sono i sentimenti che prevalgono nella comunità copta d’Egitto, dopo la strage nella notte del Natale ortodosso a Nag Hammadi, in cui sono stati uccisi sei fedeli e una guardia musulmana. Nelle ultime ore, in scontri in un villaggio vicino al luogo dell'attacco, è morta anche un'altra donna cristiana. Il Patriarca copto ortodosso Shenouda III ha espresso il suo sconcerto alle autorità del Cairo, chiedendo un’adeguata protezione della minoranza cristiana, vittima di attacchi da parte di gruppi fondamentalisti islamici. Dal canto suo, il vescovo cattolico di Luxor, mons. Youhannes Zakaria, ha chiesto ai fedeli di tutto il mondo di pregare per la comunità cristiana egiziana, che si trova in particolare difficoltà. Intanto, anche i fedeli copti in Italia si mobilitano per dire basta alle violenze anticristiane. Alessandro Gisotti ha raccolto la testimonianza di Marco Hamam, diacono della Chiesa copta ortodossa italiana, che racconta lo sconcerto provato alla notizia dell’attacco contro i confratelli egiziani:

    R. – Ho festeggiato il Natale a Torino con padre Danial El Bakhoumi. Siamo usciti dalla Messa intorno all’una di notte, eravamo tutti molto contenti perché durante queste feste c’è tanta gioia. Stavamo tornando a casa ed è arrivata una telefonata a padre Danial: lo abbiamo visto gelarsi e subito la gioia si è trasformata in sentimenti di tristezza.

     
    D. – Una cosa che voi stessi denunciate è il silenzio e l’indifferenza. In Egitto sono in pochi a parlare di questa strage…

     
    R. – Sì, questo è un grave problema. Il problema viene sempre risolto così, con il silenzio, con la copertura. Tanto è vero che ancora adesso i mezzi di informazione egiziani pubblici si ostinano a dire che questo non è un incidente legato a questioni religiose. Questa è una cosa molto grave, proprio perché chiudendo sempre la questione, e non cercando mai di indagare le reali cause che sono dietro a questi eventi, non si riuscirà mai a risolvere il problema.

     
    D. – Nelle stesse ore in cui veniva attaccata la chiesa copta, venivano anche attaccate delle chiese cattoliche in Malaysia. Davvero i cristiani in tante, troppe parti del mondo sono ancora chiamati a testimoniare a costo della vita…

     
    R. – Io ne parlavo proprio ieri con un altro mio amico, anche lui diacono, e dicevo che questa mi sembra veramente una nuova epoca di martirio. Da una parte, questa per noi è una benedizione come cristiani, perché siamo chiamati al martirio e il martirio è la forma più alta di testimonianza di Cristo; dall’altra, credo che oggi abbiamo la possibilità di sensibilizzare l’opinione pubblica su quello che succede, perché i cristiani continuino a vivere, perché i cristiani continuino a rimanere nelle loro terre: sono tante le comunità dei cristiani, soprattutto in Medio Oriente, che stanno scomparendo. Questa è una cosa molto grave, perché in questo modo noi lasciamo che il pensiero radicale islamico prenda spazio.

     
    D. – La comunità copta ortodossa in Italia promuove domani una manifestazione per dire basta alla violenza contro i cristiani…

     
    R. – Domani, domenica, alle 11.00 a Roma, a Piazza della Bocca della Verità, ci sarà una manifestazione pubblica indetta dai copti ortodossi in Italia e a cui parteciperanno anche altre comunità cristiane del Medio Oriente, come i copti cattolici ed i maroniti. Gli obiettivi di questa manifestazione sono principalmente due: il primo è anzitutto la protesta contro il silenzio del governo egiziano rispetto a questi fatti e il modo in cui le forze dell’ordine si sono comportati in questo avvenimento, così come in altri avvenimenti; il secondo obiettivo è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica italiana rispetto a questi problemi, cercando di far giungere la voce di tante persone che vivono una situazione disumana ed inaccettabile.

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    Attaccata una quarta chiesa in Malaysia

    ◊   Non si fermano le proteste anticristiane in Malaysia, dove si registra un nuovo attacco contro una chiesa, il quarto nelle ultime 24 ore. Bottiglie molotov sono state lanciate contro la chiesa luterana del Buon Pastore nella capitale Kuala Lumpur. Danneggiata la facciata dell’edificio. L’arcivescovo della città, mons. Murphy Pakiam, ha ribadito la sua fiducia nella giustizia ed ha invitato i fedeli a pregare e a non rispondere alle provocazioni. La rivolta contro la minoranza cristiana, che rappresenta il 10% della popolazione del Paese, è stata scatenata dalla polemica sul diritto dei cattolici di usare il termine “Allah”, dopo che la Corte suprema, nel giro di pochi giorni, ha prima concesso e poi sospeso, su richiesta del governo, l’autorizzazione accordata a un giornale cattolico locale di utilizzarla. Su questa vicenda Kelsea Brennan-Wessels ha raccolto il commento di padre Lawrence Andrew, direttore di The Herald, la testata cattolica che ha portato avanti la battaglia legale sull’utilizzo del termine “Allah”:

    R. – We have been using the word for a long, long time...
    Noi abbiamo usato la parola per molto, molto tempo. Infatti, il primo dizionario in malese e latino è stato quello stampato da "Propaganda fide" nel 1631. La Chiesa era già penetrata nell’arcipelago malese, nel momento in cui era conosciuto come Malacca. Quindi, ha cominciato a sviluppare il linguaggio stesso. Stiamo dicendo che questa è una cultura, una lingua che abbiamo utilizzato e che dovremmo continuare ad utilizzare. Perché privarcene? Noi dobbiamo continuare a vivere la nostra cultura. Quindi, questo è quello che stiamo facendo. Se una cultura viene negata, rifiutata, dobbiamo certamente prendere una posizione, e non solo la Chiesa, perché questo implica molto di più: l’identità di tutti i cittadini che non sono musulmani, perché abbiano un mezzo per parlare e libertà di espressione nel Paese. Quindi, noi rappresentiamo, in qualche modo, anche se non intenzionalmente, molte persone, tutti i cittadini del Paese non musulmani. Noi vogliamo godere dei diritti proclamati dalla Costituzione dei diritti.

     
    D. - Cosa c’è da aspettarsi nelle prossime ore. Si ha paura di nuove tensioni dopo le preghiere del venerdì?

     
    R. – The sermons in all the mosques…
    Tutte le moschee ieri hanno detto la stessa cosa, hanno pronunciato lo stesso sermone già preparato, che non parlava bene di noi. Quindi, abbiamo paura che questo li incoraggi e gli dia forza per uscire a sfidare i cristiani. Quindi, noi al momento ci sentiamo un po’ all’angolo, un po’ sulla difensiva, mentre cerchiamo di proteggerci, di proteggere le Chiese. Tutte le nostre chiese hanno aumentato la sicurezza, hanno preso più persone per proteggersi. Alcune di esse hanno cancellato le Messe questa sera, per paura che fossero attaccate o che bombe artigianali fossero gettate contro di loro.

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    Assalto alla Nazionale di calcio del Togo: tre morti

    ◊   Si macchia di sangue la Coppa d’Africa, il più importante torneo calcistico del Continente, al via domani in Angola. Il pullman su cui viaggiava la Nazionale del Togo è stato assaltato a colpi di mitra nell'enclave di Cabinda, al confine tra Repubblica Democratica del Congo e Repubblica del Congo. Pesante il bilancio: tre morti, l'autista del veicolo, l'allenatore aggiunto e l'addetto stampa della Nazionale togolese e vari feriti tra calciatori, dirigenti e medici. L'attacco è stato rivendicato dai guerriglieri del Fronte Liberazione della Cabinda che lottano per l'indipendenza dell’enclave nord angolana. Il Togo sta ipotizzando un suo ritiro dalla Coppa d'Africa. Intanto la Fifa e il suo presidente, Joseph Blatter, hanno espresso la “massima solidarietà” per la Nazionale del Togo, sottolineando, in un comunicato, di essere in contatto con la confederazione calcistica africana per avere una relazione completa sulla situazione. Salvatore Sabatino ne ha parlato con l’africanista Enrico Casale, della rivista dei Gesuiti, “Popoli”.

    R. – Questo attentato rischia di compromettere ulteriormente l’immagine del continente africano: un continente che è già visto come un terreno poco stabile legato alle lotte tra Paesi e tra diverse etnie e clan. Questo, quindi, spiace perché è vero che in parte è così, l’Africa è un territorio instabile, però è un territorio che in molte sue zone sta acquistando non solo stabilità ma anche una discreta ripresa economica e una stabilità sociale.

     
    D. – Abbiamo visto che l’attacco è stato rivendicato dai guerriglieri del Fronte Liberazione della Cabinda: quali sono le loro richieste, perché vogliono la secessione dall’Angola?

     
    R. – La secessione dall’Angola è ammantata da motivi culturali e politici. Cabinda è una piccola enclave angolana che confina con la Repubblica del Congo e la Repubblica democratica del Congo, cioè l’ex Zaire. Questa piccola enclave è ricchissima di petrolio, è una zona che garantisce delle rendite molto alte all’Angola e quindi da una parte l’Angola se la tiene stretta perché è una cassaforte di ricchezza e dall’altra gli abitanti di Cabinda vogliono l’indipendenza per poter gestire in proprio questa ricchezza.

     
    D. – Crescono a questo punto le preoccupazioni per i Mondiali di calcio che si svolgeranno in Sudafrica questa estate: ci sono dei rischi concreti?

     
    R. – Il Sudafrica è uno degli Stati che ha il più alto tasso di criminalità non solo nel continente africano ma in tutto il mondo. Le statistiche dicono che ci sono un altissimo numero di omicidi. Spero che il Sudafrica nel preparare questo appuntamento abbia pensato a delle contromisure serie contro la criminalità, tenendo presente però che la criminalità non è solamente un problema sociale ma un problema economico. C’è un forte ricorso alla criminalità da parte di quelle fasce di popolazione che non hanno nulla e che non riescono a trovare un lavoro e quindi per riuscire a sbarcare il lunario si dedicano alla rapina e talvolta agli omicidi.

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    Pellegrinaggio dei vescovi europei e nordamericani a sostegno dei cristiani di Terra Santa

    ◊   Inizia domani a Gerusalemme l’ormai tradizionale visita del Gruppo di Coordinamento delle Conferenze episcopali europee e nordamericane a sostegno della Chiesa Cattolica e dei cristiani nella Terra Santa. Tra i promotori di questa iniziativa è l’arcivescovo di Liverpool, Patrick Kelly, fermato tuttavia in Inghilterra a causa del maltempo. Tracey McClure lo ha intervistato:

    R. – Dobbiamo inserire questa visita fra due eventi: il pellegrinaggio del Santo Padre in Terra Santa ed il Sinodo che lui ha indetto per l’autunno di quest’anno a Roma. Il punto di riferimento più forte quest’anno sarà la situazione a Gerusalemme Est, dove le decisioni riguardanti la sicurezza, le decisioni riguardanti il territorio costituiscono una grande difficoltà per tante comunità cristiane. Speriamo che i vescovi possano vedere qual è la realtà di ogni giorno di questa comunità e la difficoltà di spostarsi da un posto all’altro. Il numero dei cristiani diminuisce per le difficoltà della vita di ogni giorno. Allora vogliamo vedere la situazione e poi parlare – io dico – con un po’ più di conoscenza della realtà della Terra Santa, per i nostri fratelli e sorelle in questo luogo tutto speciale.

     
    D. – Quale il suo pensiero per i cristiani in Terra Santa?

     
    R. – Il pensiero più forte è che loro non sono soli: noi siamo con loro e abbiamo bisogno della fede della Terra Santa, perché, come ha insegnato Papa Benedetto nella sua Enciclica Deus caritas est, “Dio è carità e amore” e la fede cristiana non è un’idea, non è un’etica, ma è l’incontro con una Persona, e la persona è Gesù di Nazareth. Allora abbiamo bisogno di collegamenti fortissimi con i cristiani di Terra Santa: loro camminano lungo le stesse strade sulle quali Lui ha camminato e vedono quello che Lui ha veduto. Senza l’incarnazione noi siamo niente.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Mons. Coletti sul tetto del 30% di stranieri nelle classi: scelta prudenziale e rispettosa

    ◊   Sta facendo discutere in queste ore il limite del 30% agli alunni stranieri in ogni classe voluto dal Ministero dell’Istruzione. Per alcune associazioni di studenti così non si aiuta i piccoli stranieri ad integrarsi. Contraria la Cgil, prudente la Cisl, mentre un sì arriva dall’associazione di genitori Moige. Padre Gianromano Gnesotto, direttore per la pastorale degli immigrati e rifugiati della Fondazione Migrantes ha detto: “vogliamo credere nella buona fede che lo stabilire una percentuale massima di presenza di studenti stranieri in una classe sia finalizzata a inserire gli alunni stranieri in soprannumero nelle scuole adiacenti”. Alessandro Guarasci ha intervistato mons. Diego Coletti, presidente della Commissione Episcopale per l’educazione cattolica:

    R. – Una scelta prudenziale e rispettosa. Mi pare che l’intenzione del Ministero sia quella di garantire un’opportuna integrazione di questi piccoli immigrati in una cultura che li accoglie, che li rispetta, ma che si presenta anche come importante e da conoscere e, per quanto possibile, da condividere. Mi pare che non basti questo a risolvere il problema nel senso che la presenza, anche solo di un 30 per cento di alunni extracomunitari, richiede agli insegnanti una preparazione ed una collaborazione che forse merita un investimento di risorse adeguate, nel senso delle persone, nel senso degli strumenti attivi per un’educazione adeguata alle loro esigenze.

     
    D. – Dunque una norma da applicare con flessibilità, anche perché poi molti di questi bambini a volte parlano meglio l’italiano di tanti italiani…

     
    R. – Nei problemi educativi bisogna sempre contemperare la chiarezza e l’esigenza generale di alcune regole - che devono essere valide per tutti - con l’intelligenza locale del ripensare nella situazione concreta ciò che veramente è meglio per gli alunni e per le famiglie. La cosa che mi persuade è che questa norma sia finalizzata all’accoglienza e all’integrazione in un’identità che viene arricchita poi dalla presenza anche di altre culture, ma che deve fare un po’ da catalizzatore e da elemento comune e condiviso di tutti i cittadini italiani.

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   Nella Festa del Battesimo del Signore la liturgia ci presenta l’evento raccontato da San Luca evangelista. Il popolo segue Giovanni, domandandosi se sia lui il Cristo. Ma il Battista afferma di non essere degno nemmeno di slegare i lacci dei sandali di Colui che deve venire. Quando battezza Gesù nel Giordano, il cielo si apre e su di Lui scende lo Spirito Santo in forma di colomba. Quindi risuona una voce dal cielo:

    «Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento».

     
    Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Dogmatica alla Pontificia Università Lateranense:
     
    «Uno solo è il Signore» (Dt 6, 4), «uno è il mediatore tra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù» (1 Tm 2, 5), una è la Rivelazione ed essa ha il suo inizio e il suo compimento «in Cristo» che è la Radice e il Germoglio, l'Alfa e l'Omega, il Principio e la Fine (Ap 21, 6; 22, 13).

     
    Con la rivelazione di Gesù al Giordano da parte dello Spirito e del Padre che è nei Cieli si chiude liturgicamente la manifestazione del tempo di Natale, un capitolo dell'«apparizione della grazia di Dio» (Tito 2, 11).

     
    In Gesù Cristo si compie l'unica e singolare rivelazione di Dio. Tutto mirava a Lui ed Egli è ora qui presente e il Padre gli rende testimonianza. E se noi diamo credito alla testimonianza degli uomini, non daremo credito alla testimonianza di Dio, si chiede l'Apostolo (1 Gv 5, 10).

     
    Il luogo geografico stesso è un simbolo del compimento. Proprio attraversando il Giordano, il popolo che era reduce da una schiavitù durata più di quattro secoli, fu introdotto nella terra promessa, a compimento dell'Alleanza. Proprio da qui il Figlio «amatissimo» (agapetos) inizia a predicare la nuova ed eterna Alleanza.

     
    Dopo questo compimento dell'unica vera Rivelazione, seguire le molteplici pseudorivelazioni, o prendere come stella guida le rivelazioni private, significa rendere bugiardo Dio come ci insegna l'Apostolo Giovanni e significa commettere una stoltezza e offendere Dio come ci richiama il dottore mistico Giovanni della Croce.

     
    « Dal momento in cui ci ha donato il Figlio suo, che è la sua unica e definitiva parola, ci ha detto tutto in una sola volta in questa sola Parola... Infatti quello che un giorno diceva parzialmente ai profeti, l'ha detto tutto nel suo Figlio... Perciò chi volesse ancora interrogare il Signore e chiedergli visioni o rivelazioni, non solo commetterebbe una stoltezza, ma offenderebbe Dio, perché non fissa il suo sguardo unicamente in Cristo e va cercando cose diverse e novità » (S. Giovanni della Croce, Salita al Monte Carmelo, II, 22). 

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    Chiesa e Società



    Vietnam: la protesta di vescovi e fedeli per il Crocifisso distrutto

    ◊   “Ora stiamo vivendo un grande dolore e siamo colpiti, perché quanto accaduto al Crocifisso è un sacrilegio contro Cristo, nostro Signore. È stato un vero sacrilegio, un insulto contro il simbolo più sacro della nostra fede”. Queste le parole di padre John Le Trong Cung, vicecancelliere della parrocchia di Dong Chiem, in Vietnam, dove è avvenuta la distruzione, il 6 gennaio scorso, del Crocifisso del cimitero, come riporta l’agenzia AsiaNews. La collina dove è avvenuto il fatto è di proprietà della parrocchia da più di cento anni e dal 1944 è usata come cimitero. Le autorità vietnamite, però, negano ogni diritto di proprietà, perché, in un Paese comunista, “la terra appartiene al popolo e lo Stato la gestisce per il popolo”. Di fronte alla distruzione della Croce, i fedeli, insieme ad altri sacerdoti, sono subito accorsi a pregare per i feriti e per la parrocchia nel suo insieme. Ci sono state anche proteste nei confronti della polizia, che però ha reagito brutalmente. “Almeno una decina di persone sono state duramente bastonate – ha dichiarato padre Le Trong Cung – due di loro sono state ferite seriamente e portate in una clinica”. Inoltre cinque cattolici sono stati arrestati e portati in un luogo al momento sconosciuto. “L’aver assalito brutalmente inermi e innocenti civili è un atto selvaggio e inumano, che ferisce gravemente la dignità umana. Questa ottusa condotta va condannata”, ha affermato padre Le Trong Cung. I presuli del Nord Vietnam, solidarizzando con l’arcivescovo di Hanoi, nella cui diocesi si trova la parrocchia di Dong Chiem, hanno espresso ieri il proprio sgomento per quanto accaduto e hanno chiesto al governo di non usare misure che possano creare “ulteriore malcontento, rabbia e sfiducia tra la popolazione”, e hanno invitato le autorità ad apportare un cambiamento “nelle leggi che regolano il possesso dei terreni e delle proprietà”. A conclusione del messaggio redatto ieri, i presuli hanno comunque confermato la volontà di “collaborare con il governo” per il bene del Paese e per la costruzione di “una grande famiglia” in cui tutti i membri possano coesistere in maniera pacifica. Intanto, mentre i media di Stato hanno ripreso la campagna diffamatoria contro i cattolici, alcuni fedeli, sfidando il governo, hanno edificato una nuova Croce di bambù nello stesso sito in cui era collocata la croce distrutta dalle forze di polizia. (F.C.)

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    Filippine: il 'Catechismo sulla vita e la famiglia' pubblicato dai vescovi in vista delle elezioni

    ◊   In vista delle prossime elezioni presidenziali nelle Filippine, previste nel mese di maggio, i vescovi del Paese hanno pubblicato lo speciale ‘Catechismo sulla vita e la famiglia’ per ricordare agli elettori cattolici il loro dovere di scegliere candidati fedeli a determinati valori, a cominciare, appunto, dalla difesa della vita. "Non dobbiamo pensare che l'aborto sia sbagliato perché lo dice la Chiesa”, sottolinea il documento, che ripropone, sotto forma di domande e risposte, la dottrina cattolica in materia. “Esso è un male perché si uccide un essere umano come noi – si legge - che la Chiesa lo dica o meno, l'aborto resta uno degli atti più violenti, ingiusti e disumani contro uno dei membri più innocenti, indifesi e deboli della nostra società, il bambino, commesso per lo più da chi ha il dovere più grande di curarlo, amarlo e difenderlo: la madre, il padre, i medici e tutti gli altri operatori sanitari". Nel testo i presuli filippini tornano a criticare il discusso disegno di legge sulla salute riproduttiva che “aprirà la strada alla legalizzazione dell’aborto, alla promozione della contraccezione, dell’educazione sessuale nelle scuole e delle tecniche di fecondazione medicalmente assistita”. “Non è moralmente ammissibile votare per candidati che sostengano politiche contro la famiglia, come la salute riproduttiva, o qualsiasi altro male morale, come l'aborto, il divorzio, il suicidio assistito o l'eutanasia. Ci si renderebbe, infatti, complici del male morale in questione. La gravità di questi problemi non consente alcuna manovra politica - sottolineano con forza i presuli – poiché si tratta di valori non negoziabili”. Di qui l’appello a non votare candidati orientati in questo senso: “Qualsiasi appoggio dato da un candidato a siffatte pratiche lo rende inaccettabile, indipendentemente dalla sua posizione su altre questioni", conclude il documento. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Myanmar: l’arcivescovo di Yangon augura un 2010 “di speranza”

    ◊   L’arcivescovo di Yangon, mons. Charles Maung Bo, auspica che per il suo Paese, il Myanmar, il 2010 sia un anno positivo, perché la popolazione è piena di speranza: “La Chiesa locale è animata da una rinnovata speranza – ha detto – sarà un anno colmo di gratitudine verso il Signore e ricco di attese per la comunità cattolica del Paese”. Il presule, raggiunto dall’agenzia Fides, non dimentica però le sofferenze che il popolo dell’ex Birmania ha dovuto affrontare negli anni scorsi, come il ciclone Nargis che ha piegato il Paese, ma dal quale la gente si è risollevata grazie anche alla solidarietà nazionale e agli aiuti dall’estero che hanno consentito alle persone di rientrare nelle loro case e alle scuole di tornare a funzionare per non interrompere il percorso dell’istruzione dei più giovani, che costituisce il loro futuro. “La popolazione birmana ha grandi attese – continua l’arcivescovo – a livello politico-sociale in quanto dovrebbero tenersi le elezioni a lungo attese, e aspetta di entrare in un’era di riconciliazione, pace e prosperità”. “Il versetto che ci anima e ispira – conclude mons. Bo – è quello di Isaia: ‘Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce’. Cristo è la nostra luce e la nostra speranza che continua a guidare l’umanità attraverso le tenebre più fitte”. (R.B.)

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    I vescovi del Ciad: “Le religioni operino per la pace e la riconciliazione”

    ◊   Un invito a tutti i leader religiosi a impegnarsi nella ricerca della pace e della riconciliazione nazionale è stato rivolto dai vescovi del Ciad. “Attraverso il Sinodo dei Vescovi per l’Africa, abbiamo preso coscienza che la riconciliazione è un’opera comune da compiere con gli altri per il bene del Paese. Di conseguenza, noi vescovi del Ciad, invitiamo tutti i leader religiosi a impegnarsi onestamente nella ricerca delle vie e dei mezzi che favoriscono la riconciliazione e ad assicurarsi che lo spazio del dibattito civile non sia confuso con lo spazio del dibattito religioso” affermano i presuli ciadiani nel messaggio di Natale, che solo ora è pervenuto all’agenzia Fides. L’urgenza della riconciliazione nazionale è riconosciuta nel documento: “la nostra storia recente ci insegna che il Ciad non ha conosciuto che qualche anno di calma dopo l’indipendenza (1960). Il Paese è entrato rapidamente in un ciclo di violenze che è sfociato nella guerra civile del febbraio 1979. Da allora, diversi gruppi etnici o regionali si sono affrontati violentemente e in modo regolare per diversi motivi”. Nel corso degli anni “i cambiamenti successivi di regime non hanno ridotto gli scontri intercomunitari né le ribellioni armate, mortali e fratricide. Inoltre si sono affermate pratiche e comportamenti inammissibili per uno Stato di diritto: insicurezza permanente, circolazione incontrollata delle armi e violazione dei diritti umani”. Di conseguenza, notano i vescovi, è cresciuta la diffidenza tra i ciadiani e si sono accentuate le divisioni in base all’etnia o alla regione di provenienza. I diversi tentativi di riconciliazione sono falliti, per “l’opera di élite politiche e militari che agiscono spesso a titolo individuale, per il loro interesse personale o, al più per quello della loro etnia. Alcuni attori, manipolati da potenze esterne, si presentano al tavolo negoziale solo per il potere, senza alcun progetto di società da proporre o da difendere”. La Conferenza episcopale ciadiana afferma inoltre che il “flusso di denaro generato dallo sfruttamento del petrolio, anziché risolvere i nostri problemi di sviluppo, ha causato la corruzione, il favoritismo e lo storno dei fondi pubblici nell’impunità totale”. Secondo i vescovi, nonostante il quadro desolante, vi sono le condizioni perché il Ciad possa trovare la pace e la riconciliazione nazionale. In primo luogo, “la posizione geografica centrale del Ciad e le sue affinità culturali e religiose con i Paesi vicini sono delle opportunità che possiamo sfruttare meglio che nel passato per favorire un’integrazione regionale a vantaggio di tutte le popolazioni dei Paesi della regione”. Inoltre in Ciad non mancano “uomini coraggiosi e integri come i sudafricani Nelson Mandela, Frederick De Klerk e Desmond Tutu” che sono riusciti a convincere gli estremisti della propria parte ad aderire al processo di riconciliazione nazionale. Occorre un’azione nel campo politico, sociale e religioso. I politici devono essere gli iniziatori del processo di pace; a livello sociale occorre lo sforzo di tutti per uscire dalla trappola dell’etnia e del regionalismo; a livello religioso occorre ricordare che ogni religione “ha per origine Dio e la sua finalità è l’incontro dell’uomo con Dio”. (R.P.)

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    Iraq: ieri l'ordinazione episcopale di mons. Nona, nuovo arcivescovo di Mosul

    ◊   Si è svolta ieri mattina nel monastero di Dair al Sayida, ad Alqosh, la cerimonia di ordinazione del nuovo vescovo caldeo di Mosul, mons. Shimoun Nona. La consacrazione è avvenuta per le mani del patriarca caldeo, il cardinale Emmanuel III Delly, alla presenza di numerosi fedeli, dell’episcopato del Paese e del nunzio apostolico in Iraq e Giordania, mons. Francis Assisi Chullikat. Per garantire il tranquillo svolgimento della cerimonia la polizia ha messo in atto severe misure di sicurezza. “Provo una grande gioia – ha dichiarato all'agenzia Sir il nuovo vescovo, che succede a mons. Paulos F. Rahho, rapito e ritrovato morto nel 2008 - Il Signore mi ha scelto per servire nella sua chiesa ma c’è d’altra parte anche la consapevolezza che la missione che mi attende non sarà facile. La diocesi di Mosul sta vivendo, ormai da tempo, momenti difficili. Abbiamo davanti un duro lavoro”. Mons. Nona ha ricordato che “la violenza ha distrutto molte strutture dell’arcidiocesi, le chiese e la cattedrale sono danneggiate. Ci sono quartieri della città, una volta pieni di famiglie cristiane, oggi vuoti. Cercheremo – è stata la conclusione – di ricostruire il tutto, materialmente e spiritualmente. Sarà importante continuare il dialogo con i nostri fratelli musulmani e mantenere le buone relazioni che pure esistono tra le persone. Solo così si potrà disinnescare la violenza settaria ed integralista”. (R.P.)

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    Appello dei leader cristiani per la pace in Terra Santa

    ◊   Si chiama ‘Kairos Palestine document’ ed è un documento firmato dai massimi esponenti delle diverse confessioni cristiane in Terra Santa con l’obiettivo di lanciare un appello per la pace nella regione. Porre fine all’occupazione e all’embargo che mette in ginocchio l’economia, eliminare il muro di separazione e riprendere serenamente i negoziati per arrivare alla convivenza pacifica nell’area: sono questi gli argomenti sui quali si vuole focalizzare l’attenzione dei grandi della Terra e dei governi coinvolti, come specifica la Misna. “La pace è possibile ed è la sola speranza per il futuro della Terra Santa – afferma il Patriarca greco-ortodosso emerito di Gerusalemme, mons. Theodosius Atallah Hanna, uno dei firmatari - essa impone uno sforzo concreto da parte di tutti, non solo parole vuote”. Il religioso sottolinea le sofferenze che il popolo palestinese è costretto a vivere da 60 anni, la piaga dell’oppressione e delle discriminazioni e ricorda che “l’occupazione è un peccato contro Dio e contro l’umanità”. Nel documento, inoltre, sono elencati i problemi più importanti che affliggono i palestinesi: oltre al blocco di Gaza, la presenza di colonie israeliane nei Territori, le restrizioni religiose imposte ai luoghi Santi, il dramma dei rifugiati e dei detenuti in Israele e si accusa la comunità internazionale di paralisi di fronte a questa situazione. Il documento è stato firmato a pochi giorni dalla visita annuale della delegazione dei vescovi cattolici e delle conferenze episcopali che saranno in Terra Santa per incontrare le comunità cristiane da domani fino al 14 gennaio. (R.B.)

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    Stati Uniti: i vescovi sollecitano una riforma della legge sull’immigrazione

    ◊   Mobilitazione dell’episcopato statunitense per promuovere la riforma della legge sull’immigrazione. Nel contesto della National Migration Week, la settimana dedicata a chi lascia il proprio Paese per andare a vivere negli Stati Uniti, la Conferenza episcopale ha illustrato alcune iniziative a favore degli immigrati, fornendo un contributo in vista di una nuova legislazione in materia. È quanto riportato dall’ Osservatore Romano, che ha ricordato gli interventi di due presuli americani, mons. John C. Wester, vescovo di Salt Lake City e presidente della Commissione episcopale sulle Migrazioni e mons. Howard J. Hubbard, vescovo di Albany e presidente della Commissione episcopale per le Politiche internazionali. “È nostra opinione e opinione di molti – ha affermato mons. Wester – che il pubblico americano, incluse le comunità cattoliche e le altre comunità di fede, vogliono una soluzione umana e comprensiva ai problemi connessi al nostro sistema immigratorio e vogliono che il Congresso affronti questo tema”. Il presule ha poi ricordato le iniziative messe in atto dai vescovi statunitensi in materia, come il lancio di una campagna postale con l’invio di un milione e mezzo di cartoline informative, il lancio di due siti internet, e, soprattutto, una campagna nazionale per promuovere l’approvazione della riforma legislativa. Mons. Hubbard ha invece spiegato che “il primo principio che i vescovi degli Stati Uniti vogliono ribadire è che i migranti hanno il diritto di non dover emigrare: vale a dire il diritto di avere un lavoro nella loro terra, così che possano provvedere con dignità alle loro famiglie. La migrazione dovrebbe essere orientata a diventare una scelta, non una necessità”. Tra le diocesi pienamente coinvolte nelle iniziative lanciate dalla Conferenza episcopale, c’è quella di Cleveland, in Ohio, ma anche in altre parti del Paese, piccoli e grandi gruppi cattolici o interreligiosi o anche non confessionali si stanno mobilitando con diverse iniziative, che vanno da semplici servizi di preghiera a eventi educativi mirati a sollecitare il governo verso una celere approvazione della riforma della normativa sull’immigrazione. (F.C.)

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    Brasile: la Chiesa si mobilita in soccorso delle vittime del nubifragio

    ◊   Brasile colpito da piogge torrenziali: si è concluso così il 2009 per molte regioni del Paese latinoamericano, devastato dal maltempo. A Rio de Janeiro, riporta l’agenzia Fides, molte persone sono morte e migliaia di famiglie sono rimaste senza tetto. Le alluvioni e gli smottamenti hanno travolto le baracche in numerose favelas e il conteggio dei morti è salito a oltre cento. Subito la gente ha iniziato a dar vita a campagne di solidarietà per le vittime del nubifragio. Lo stesso ha fatto la Caritas di Rio de Janeiro a partire dal mese di dicembre, per sostenere le persone colpite dall’inondazione, specialmente nella zona di Angra dos Reis e si sono mobilitate anche le parrocchie. A Quintino, la regione più colpita dalle piogge, la parrocchia di São Jorge, oltre a una celebrazione in suffragio delle vittime del maltempo, sta accogliendo i senzatetto, grazie anche agli aiuti del Comune. Il Vicario episcopale addetto alla carità sociale, padre Manuel Manangão, ha spiegato che “ogni tipo di aiuto è importante”. Nella zona di San Paolo le squadre di soccorso hanno recuperato finora 23 corpi da alcune baraccopoli. Nella maggior parte dei casi, le frane hanno coinvolto costruzioni abusive, dalle ville lussuose alle baracche fatiscenti, tutte costruite clandestinamente. (F.C.)

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    Albania: i vescovi offrono aiuto alle popolazioni colpite dall’alluvione

    ◊   Situazione di emergenza, in Albania, a causa del maltempo. Secondo gli ultimi dati, interi villaggi del Nord-Ovest del Paese sono ormai inondati. Circa cinquemila ettari sono stati allagati a causa dello straripamento del fiume Drini, lungo il quale sono presenti tre grandi centrali idriche. Oltre 600 famiglie sono già state trasferite in città e, se il livello dell’acqua crescerà ancora, circa novemila persone dovrebbero essere evacuate. La polizia e l’esercitò stanno operando da alcuni giorni nelle aree inondate. “La Conferenza episcopale albanese sta seguendo con grande preoccupazione l’emergenza creatasi nel nord del Paese a causa delle alluvioni e delle conseguenti inondazioni”. A informare sull’impegno della Chiesa cattolica nell’attuale momento di crisi, è l’ufficio stampa della Conferenza episcopale albanese (Cea) in una nota diffusa ieri, come riporta l’agenzia Sir: “La Chiesa cattolica albanese – si legge – è vicina con la preghiera a tutte le comunità coinvolte”. “Nelle Messe celebrate nel giorno dell’Epifania (in Albania si chiama anche ‘Giorno dell’acqua benedetta’), il presidente della Conferenza episcopale, mons. Rrok Mirdita, arcivescovo di Tirana-Durazzo, ha chiesto ai fedeli di pregare per le zone alluvionate o in pericolo di alluvione, ringraziando il Signore perché finora non ci sono state vittime”. La Cea invita alla solidarietà e si dice “concretamente impegnata” per far fronte all’emergenza, “anche attraverso la Caritas nazionale”. I presuli albanesi esortano “tutti coloro che vogliono collaborare, a contattare la Caritas Albania tramite il sito ufficiale www.caritasalbania.org”. (F.C.)

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    Congo: l'impegno dell'Opera don Guanella per far fronte alle emergenze del Paese

    ◊   Numerosi sono nella Repubblica Democratica del Congo i centri e le attività organizzati dai religiosi dell’Opera don Guanella per far fronte ad alcune delle emergenze in cui versa il Paese africano. Tra questi gli atelier di Limete, centro di formazione professionale con falegnameria, panetteria e laboratorio, distaccato a Lemba, di taglio e cucito, per una sessantina di ragazzi; il centro per le ragazze di Boboto, sullo stile delle casa famiglia per il recupero dei ragazzi di strada con la presenza di educatori ed operatori locali. Infine il Point d’Eau, centro diurno e notturno che accoglie un centinaio di bambini di strada al giorno e offre loro pulizia personale, abbigliamento, alimentazione e ricovero notturno con attenzione alle condizioni sanitarie, grazie al vicino dispensario medico. “E’ il primo contatto per chi – riferisce all'agenzia Fides Fr. Mauro Cecchinato, religioso guanelliano impegnato nel Paese – vivendo sulla strada, decide di iniziare il percorso di riunificazione familiare, primo passo per il reinserimento sociale nella scuola e nella società. A Kinshasa, nonostante oggi l’attenzione sia centrata su Goma, sussistono condizioni precarie che necessitano interventi decisi” aggiunge fr. Mauro. I guanelliani sono presenti a Kinshasa dal 1996. Tra le altre opere promosse nella capitale del Congo tre centri residenziali maschili per 75 bambini (Maman Africa, Esengo, Elikia) a cui si aggiunge, a 110 Km da Kinshasa, la colonia agricola “Plateaux de Bateke” per 30 ragazzi che, usciti dalla strada, optano per il ritorno alla vita del villaggio e all’attività agricola e 7 bambini disabili accolti nel centro, in una casa famiglia. Obiettivo principale la riunificazione dei ragazzi con il nucleo familiare, dove possibile. In alternativa la promozione spirituale, umana, professionale di ognuno ed il reinserimento nella società. (R.P.)

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    Malawi: preparazione al Giubileo d’oro della missione di Balaka

    ◊   Un’Epifania particolare, quella di quest’anno per la parrocchia di San Luigi de Montfort di Balaka, in Malawi. È iniziata, infatti, il 6 gennaio, riporta l’agenzia Fides, la preparazione per la celebrazione del Giubileo d’oro della missione di Balaka. Nata nel 1961, la parrocchia di Balaka è sorta separandosi dalla missione di Utale 1, nella diocesi di Mangochi. Padre Piergiorgio Gamba, missionario monfortano, da oltre trent’anni opera in Malawi e ha dichiarato che questo evento “è particolare, perché l’aspettativa di vita” nel Paese “è al di sotto dei quarant’anni e un giubileo di 50 anni rappresenta quasi tre generazioni”. “Oggi” – dichiara padre Gamba – Balaka è la missione più grande della diocesi e conta più di 60mila cattolici”. Secondo il missionario monfortano, l’anno di preparazione al Giubileo della missione è “un anno di grazia, che farà emergere i punti di forza della presenza della Chiesa in quest’angolo di mondo”. In effetti, la Chiesa è molto presente nella città di Balaka: vi sono le opere nel campo educativo delle Suore Canossiane e dei Fratelli Maristi, il seminario intercongregazionale di filosofia dei Comboniani, dei Carmelitani, dei Padri Spiritani, dei Padri Bianchi e dei Monfortani, il convento delle Suore della Blessed Virgin Mary, la tipografia della Montfort Media, la Televisione Luntha e altro ancora. Padre Gamba ha poi dichiarato che attualmente Balaka, pur rimanendo principalmente legata all’agricoltura, sta conoscendo una forte presenza di cinesi, i quali stanno impiantando un grande centro di lavorazione del cotone che, unitamente alla prevista cava di clinker, da cui si ricava il cemento, “sono fattori di crescita della città, a patto che venga risolto il problema della mancanza di un’amministrazione stabile e accettata da tutti”. (F.C.)

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    Per l’Anno Sacerdotale preti indiani invitati in pellegrinaggio in Terra Santa

    ◊   In occasione dell’Anno Sacerdotale, il vescovo di Karwar, nello Stato del Karnataka, mons. Derek Fernandes, invita i preti della sua diocesi a un pellegrinaggio in Terra Santa. “Esso sarà un momento di immensa grazia che aiuterà i sacerdoti a crescere in santità e spirito di servizio”, dice all'agenzia AsiaNews. “Il viaggio nella Terra in cui il cristianesimo è nato e noi abbiamo incontrato il Messia servirà ai sacerdoti per maturare la ricerca spirituale interiore, rafforzare la fede, illuminare il cammino di ciascuno e rinnovare la promessa vocazionale”. Mons. Fernandes è sicuro che “il pellegrinaggio sulle orme di Cristo e la preghiera nei luoghi della vita, morte e resurrezione di Nostro Signore costituiranno momenti di nutrimento dello spirito. Il Messia ha reso gli apostoli pescatori di uomini, e con loro altri discepoli continuano ad annunciare la Buona Novella e a invitare le nazioni alla salvezza”. Al pellegrinaggio parteciperanno 115 dei 125 sacerdoti della diocesi. Esso sarà organizzato in due viaggi, dal 30 gennaio all’8 febbraio e dal 24 maggio al 3 giugno. L’Anno Sacerdotale è stato inaugurato da papa Benedetto XVI il 19 giugno 2009, in occasione del 150esimo anniversario della morte di San Giovanni Maria Vianney. Secondo il vescovo esso deve avere altri momenti per il rinnovamento della fede e della vocazione sacerdotale. Anzitutto, “più tempo dovrà essere dedicato alla confessione e al sacramento della riconciliazione, per consentire sempre ai fedeli di mettersi in pace con Dio”. Poi la preghiera, “che è il marchio della diocesi e dovrà essere introdotta in maniera vigorosa all’interno delle parrocchie e delle famiglie. L’Eucaristia domenicale deve essere preceduta dalla preghiera del mattino e dai vespri della sera”. Per questo, mons. Fernandes ha chiesto di aprire nel corso dell’anno apposite cappelle per l’adorazione. La prima è stata inaugurata il 1° gennaio 2010 nella parrocchia di San Giovanni Battista a Kumta, nello Stato di Karnataka. (R.P.)

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    Repubblica Ceca: i vescovi contro la Corte europea sulla questione del Crocifisso

    ◊   “La Corte europea per i Diritti umani è un’autorità giudiziaria creata da una decisione degli Stati europei del Consiglio d’Europa per spiegare la Convenzione europea per la difesa dei Diritti umani e delle Libertà fondamentali e il suo obiettivo è raggiungere una maggiore unità tra i suoi membri per salvaguardare e realizzare gli ideali e i principi che rappresentano la loro eredità comune e favorire il loro progresso economico e sociale”. Così ha scritto la Conferenza episcopale della Repubblica Ceca nei giorni scorsi, pronunciandosi sulla decisione della Corte europea a favore di una madre che protestava per la presenza del Crocifisso nella scuola frequentata dai figli. I vescovi, che sperano che “gli Stati membri del Consiglio d’Europa non neghino i principi sui quali Consiglio e Corte europea per i Diritti dell’uomo sono stati creati”, hanno annunciato che invieranno all’Europa un appello ufficiale. Sulla questione, ricorda l’agenzia Zenit, la Corte non ha, di fatto, ordinato la rimozione dei crocifissi, ma il governo italiano ha presentato un ricorso contro la sentenza. Il 17 dicembre, inoltre, il Parlamento europeo avrebbe dovuto votare su tale ricorso, ma la seduta è poi stata rimandata. La Corte Costituzionale italiana ha stabilito che “se le sentenze della Corte europea per i Diritti umani sono in conflitto con le norme costituzionali italiane, queste sentenze mancano di legittimità”. Una decisione, questa, “poco pubblicizzata”, afferma il Catholic Family and Human Rights Institute, perché potrebbe incoraggiare altri Paesi a “sfidare” la Corte per i Diritti umani, come l’Irlanda, in disaccordo sulla posizione in materia di difesa della vita dei concepiti. La Conferenza episcopale ceca, infine, ricorda come la Croce sia un “attributo cristiano fondamentale e al tempo stesso un simbolo della comune eredità europea”. La Corte, dunque, “manifesta un atteggiamento insensibile verso i sentimenti religiosi delle nazioni europee” e i vescovi si dichiarano impegnati nel respingere con forza questi sforzi di “eliminare le manifestazioni tradizionali della cultura cristiana dalla vita sociale e di sostituirle con atteggiamenti atei”. (R.B.)

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    Bolivia: 400 bambini al congresso Poim per imparare a essere missionari

    ◊   Promuovere la vocazione missionaria che è frutto del proprio incontro personale con Gesù: è questo l’obiettivo del primo Congresso nazionale della Pontificia Opera della Santa Infanzia in corso in Bolivia, nella prelatura di Aiquile, e rivolto a bambini e adolescenti. Il tema, eloquente, dell’incontro, è ‘Lasciate che i bambini vengano a me’ e l’obiettivo è renderli consapevoli del proprio ruolo all’interno delle parrocchie e della Chiesa boliviana. La coordinatrice della manifestazione, Suor Cilenia Rojas, spiega all’agenzia Fides come è organizzato l’evento cui hanno aderito circa 400 giovani: “I bambini realizzeranno una piccola missione durante un intero pomeriggio in diverse comunità”. Saranno dunque i più giovani i protagonisti del congresso, organizzato dal Dipartimento per le missioni e dalle Pontificie opere missionarie (Pom), che vede la partecipazione delle 18 diocesi del Paese. ‘Sono importante per Gesù’; ‘Corriamo per incontrare Gesù’; ‘Cerchiamo amici per Gesù’; ‘Condividiamo la gioia di essere discepoli missionari di Gesù’; ‘I Dieci comandamenti dei bambini missionari’: sono questi i temi pensati per le attività della Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria (Poim), presente in 150 Paesi e per circa 20 milioni di bambini nel mondo. La Poim si occupa dell’animazione della formazione alla missionarietà dei più giovani attraverso la Pastorale dell’infanzia, l’educazione prescolare e scolare, la protezione della vita. Tramite il Segretariato internazionale, sostiene 6000 progetti di solidarietà destinati a bambini dei cinque continenti. (R.B.)

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    Le indicazioni delle Chiese di Scozia per la Settimana di preghiera per l’unità

    ◊   Le Chiese di Scozia si stanno preparando alla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che ricorre dal 18 al 25 gennaio. Il tema scelto per il 2010 è sintetizzato nel passaggio evangelico ‘Di questo voi sarete testimoni’: l’approfondimento spirituale della connessione inscindibile tra l’unità e la missione, proprio in un anno in cui si celebra anche il centenario della Conferenza missionaria di Edimburgo, nata appunto nel 1910, che ha segnato un passo importante all’inizio del movimento ecumenico contemporaneo. L’invito alla preghiera viene proprio dalle ultime parole di Gesù prima dell’Ascensione riportate nel vangelo di Luca: “Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni”. (Lc 24, 47-48). Durante la Settimana si rifletterà, inoltre, sulla testimonianza e il servizio comune delle Chiese, affinché possa rispondere sempre meglio alla preghiera di Gesù. Particolarmente fitto di appuntamenti il programma in Terra Santa, in cui la Settimana sarà introdotta domenica 17 gennaio alle 15 da un intervento di padre Frans Bouwen presso il Monastero dell’Emmanuel a Betlemme sul tema: ‘L’attualità dell’ecumenismo nel 2009’. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Stati Uniti: l’attentatore del volo Amsterdam-Detroit davanti al giudice

    ◊   Emergono particolari sul contenuto degli interrogatori fatti dall’Fbi a Umar Farouk Abdulmutallab, il nigeriano 23.enne fallito attentatore del volo Amsterdam-Detroit del 25 dicembre scorso. Il ragazzo ha fatto riferimento a una ventina di giovani musulmani che si sono addestrati nello Yemen a utilizzare la stessa sua tecnica per fare esplodere gli aerei. Ieri, il nigeriano è comparso davanti ad un giudice americano per la prima volta e si è dichiarato non colpevole. I particolari nel servizio di Elena Molinari:

     
    Il giovane nigeriano si è presentato all’udienza a Detroit con una maglietta bianca e pantaloni beige, ha confermato i suoi dati anagrafici, di aver letto i capi di imputazione e di aver ricevuto cure mediche. Il 23.enne è stato incriminato di uso di armi di distruzione di massa e di tentato omicidio di quasi 300 persone e rischia l’ergastolo. Intanto, Barack Obama ha messo in moto le direttive che dovrebbero rendere più efficace il lavoro dell’intelligence americana, ricordando che d’ora in poi “chi sbaglierà, pagherà”. La Cia da parte sua ha già promesso di rendere più rapida la diffusione delle notizie su terroristi estremisti. L’amministrazione, inoltre, ha stanziato fondi per l’acquisto di altri 300 body scanner negli aeroporti. E a seguito delle nuove misure, a New York, ieri, le forze antiterrorismo dell’Fbi hanno arrestato due persone sorvegliate da tempo: si tratta di un bosniaco e di un americano che erano stati in contatto con Najibullah Zazi, l’autista afghano arrestato in settembre in Colorado per aver acquistato materiale esplosivo. Infine, ieri l’aeroporto Logan di Boston è stato chiuso al traffico per 30 minuti a causa di un odore sospetto, ma si trattava solo del liquido anticongelamento di un aereo.

     
    Protesta degli extracomunitari in Calabria: ferito un immigrato a Gioia Tauro
    E’ tornata in parte la calma a Rosarno, in provincia di Reggio Calabria, dopo le violenze dei giorni scorsi, scatenate dal ferimento di due immigrati cui è seguita una rivolta degli stessi extracomunitari nella cittadina, che ha causato 37 feriti, dei quali 6 gravi. I circa 250 immigrati che erano alloggiati nell'ex fabbrica Rognetta sono stati trasferiti a Crotone, mentre Polizia e Carabinieri sono pronti a trasferire anche gli altri che si trovano nel secondo centro, quello dell’ex Opera Sila, vicino a Gioia Tauro. Nelle campagne della zona, stamani, un immigrato originario del Burkina Faso è stato ferito da colpi di fucile caricato a pallini. A Reggio Calabria, intanto, si è insediata la task force ministeriale incaricata dal ministro dell'Interno, Roberto Maroni, di individuare le soluzioni necessarie per superare le tensioni. Oggi, il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha espresso preoccupazione per la situazione degli immigrati, invitando a non ricorrere alla violenza. Debora Donnini ha raggiunto telefonicamente don Pino Varrà, parroco della Chiesa di San Giovanni Battista a Rosarno

    R. - La condizione di vita degli immigrati è veramente una condizione inumana: vivono con letti di cartone, in casupole di cartone. L’unico riferimento, in questi anni, sono state le associazioni che si sono date da fare e le tre parrocchie della città. Il riferimento per il cibo e altro tipo di assistenza è stato questo. Poi, per quel poco che hanno potuto guadagnare in questi anni, tanti hanno trovato alloggio anche in città. Agli inizi qui sono arrivati marocchini, algerini, tunisini, polacchi, poi c’è stato l’arrivo dei centrafricani, poi dei bulgari, dei romeni e così via. Negli ultimi anni, sono arrivate soprattutto persone di colore: venivano stagionalmente ma non hanno più trovato posto, perché molte delle case vengono date in affitto a romeni, bulgari e polacchi. Con le case in affitto le persone dell’est europeo hanno trovato situazioni migliori, si sono stabilizzati e non vanno altrove a lavorare.

     
    D. - Le difficili condizioni di vita di queste persone hanno in qualche modo alimentato le violenze? A cosa sono dovute?

     
    R. - Sono dovute al fatto che non hanno un posto dove andare a dormire, dove andare a mangiare. Rosarno ha 15 mila abitanti e abbiamo una presenza di quasi duemila extracomunitari. Certo non è assolutamente una giustificazione. Ma non c’è materialmente nemmeno il posto. Noi è da 20 anni che facciamo accoglienza, ma è quel tipo di accoglienza che si può fare in una parrocchia, che si può fare in un’associazione: la mensa, la distribuzione dei viveri, la distribuzione di indumenti. A queste persone - gente che dormiva nella stazione, che dormiva per le strade - abbiamo distribuito negli anni migliaia di coperte. Il problema nasce proprio dalla disponibilità dei posti. Perché richiesta di lavoro c'è: gli agrumi, ad esempio, che ormai non raccoglie più nessuno. Io vorrei solamente invitare alla calma, a ragionarci sopra, ad essere un po’ più razionali per accogliere senza fare distinzioni.
     Afghanistan
    Humam al Balawi, il kamikaze che il 30 dicembre scorso uccise otto agenti Cia in Afghanistan, ha agito per vendicarsi dei Servizi segreti giordani e americani, “veri nemici della nazione araba”. Lo dice lui stesso, in un video postumo di rivendicazione trasmesso da Al Jazira in cui esorta tutti i jihadisti a compiere nuovi attentati anti-Usa. Balawi era stato reclutato dalla Cia su indicazione dei servizi di Amman. Il giorno dell'attentato era stato portato nella base di Khost senza controlli di sicurezza perché si pensava avrebbe rivelato il nascondiglio di Al Zawahiri, numero due di Al Qaeda. E continuano gli scenari di violenza nel Paese. Un soldato danese è stato ucciso e cinque sono rimasti feriti, due dei quali in modo grave, in un'esplosione avvenuta nel Sud dell'Afghanistan. Lo riferisce l'esercito danese, secondo cui i membri dell'unità di esplorazione erano a bordo di un veicolo quando sono stati colpiti. I soldati sono stati trasportati in aereo in un ospedale: uno di loro è stato dichiarato morto al suo arrivo. Due dei feriti sono ancora ricoverati, mentre gli altri tre hanno riportato solo lievi ferite. Intanto, nel sud del Paese, nella provincia di Kandahar, le forze armate afghane e internazionali hanno distrutto dieci tonnellate di fertilizzante contenente nitrato di ammonio, un composto chimico spesso utilizzato per costruire bombe rudimentali. I militari dell'Isaf (la forza della Nato in Afghanistan) hanno distrutto il fertilizzante e restituito il camion al proprietario, insieme a un compenso. Sul fronte istituzionale, il presidente afghano, Hamid Karzai, ha presentato oggi la lista dei nuovi ministri che rimpiazza le precedenti nomine respinte la scorsa settimana dal parlamento di Kabul. L’Assemblea potrebbe tuttavia dibattere per alcuni giorni prima di votare sulle nomine. Il nome indicato per il nuovo ministro degli Esteri è quello del consigliere della sicurezza, Zalmay Rasul.

    Yemen
    Otto persone ieri sono morte nel nord dello Yemen in violenti scontri fra ribelli sciiti zaiditi e uomini armati di una tribù. Lo ha reso noto un capo tribale sciita. Gli scontri, fa sapere la fonte, sono scoppiati quando gli uomini della tribù Shawlan, nella provincia di Al-Jawf, sono riusciti a rompere il blocco che i ribelli hanno imposto alla loro regione da circa cinque mesi. Nelle violenze, sono morti cinque ribelli e tre membri della tribù.

    Pakistan
    Sei razzi sono stati lanciati la scorsa notte dal Pakistan verso l'India, senza provocare danni. Lo riferisce la televisione indiana, secondo la quale i razzi sono partiti lungo il confine dello stato del Punjab e sono atterrati senza esplodere in un avamposto della polizia di frontiera indiana (Bsf) a Kangarh. L'avamposto si trova a meno di un chilometro dal confine fra i due Stati e gli agenti della Bsf hanno aperto il fuoco con mortai e mitragliatrici contro l'area pakistana di Wala, dalla quale sono partiti i sei razzi. Quello di questa notte è il terzo attacco con razzi dal Pakistan verso l'India, l'ultimo fu nel mese di settembre. Dopo il fuoco indiano, l'ufficiale in comando a Kangarh si è incontrato con il suo collega pakistano per protestare. Nessuno dei due ha confermato feriti o danni, mentre i pakistani hanno accusato gruppi terroristi di essere dietro il lancio di razzi, pur non escludendo il coinvolgimento di soldati pakistani nell'accaduto.

    Cina
    Almeno 12 minatori sono morti in un incendio scoppiato ieri in una miniera di carbone della Cina orientale. Lo riferisce oggi l'agenzia ufficiale Nuova Cina. Le squadre di soccorso hanno recuperato i corpi dei 12 lavoratori in una miniera nella provincia di Jianxi. L'incendio, secondo le autorità locali citate dall'agenzia, si è sviluppato a causa del corto circuito di un cavo sotterraneo. Gli incidenti nelle miniere cinesi sono frequenti, in particolare in quelle di carbone: 3.215 i lavoratori morti nel 2008, secondo i dati ufficiali.

    Isole Salomone
    Una forte scossa di terremoto, di magnitudo 6,3, è stata registrata nelle Isole Salomone, nel Pacifico occidentale. Secondo l'Us Geological Survey, l'epicentro è stato ad una profondità di 35 chilometri a circa 146 chilometri a sudest della cittadina di Gizo. Il sisma non ha fatto scattare un immediato allarme tsunami.

    Croazia
    Il socialdemocratico Ivo Josipovic, candidato del centrosinistra al ballottaggio per le presidenziali di domani in Croazia è il favorito in tutti i sondaggi, con il 55% dei consensi. Il suo avversario, il sindaco di Zagabria Milan Bandic - che ha abbandonato negli ultimi mesi il partito socialdemocratico per diventare un rappresentante informale del centrodestra - otterrebbe il 45% dei voti. Nel primo turno di due settimane fa, non si è affermato alcun candidato ufficiale del centrodestra, a causa della dispersione tra i dissidenti del partito al potere, la comunità democratica croata.
     Venezuela
    Il presidente del Venezuela, Hugo Chávez, ha dichiarato di avere mobilitato due caccia F-16 per intercettare un aereo militare Usa, che ieri avrebbe violato lo spazio aereo del suo Paese. Chávez ha parlato di "ennesima provocazione" di Washington, esibendo una foto dell'aereo che avrebbe compiuto la violazione. Gli F-16 hanno scortato il velivolo fuori dallo spazio aereo venezuelano.
     Unione Europea
    Il presidente stabile della Ue, Herman Van Rompuy, ha affermato che “l'Europa ha bisogno di crescita, ora e in futuro. E' una questione di sopravvivenza”. Così l'esordio di Von Rompuy, alla sua prima conferenza stampa, tenutasi a Madrid insieme al presidente di turno, il premier spagnolo Zapatero, ed al presidente della commissione Ue, Barroso. “La nostra priorità - ha aggiunto - è una strategia per aumentare il nostro potenziale di crescita per difendere il modello sociale e lo stile di vita europei”. (Panoramica internazionale a cura di Virginia Volpe)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 9

    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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