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Sommario del 28/04/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all'udienza generale ricorda due santi sacerdoti, Murialdo e Cottolengo, testimoni della carità
  • Il grazie del Papa al Comitato “Vox Clara” per la traduzione in inglese del Messale Romano
  • Nomina
  • Riconoscere i diritti dei migranti: così il Papa per il Congresso europeo sulle migrazioni. Mons. Vegliò: no ai continenti blindati
  • L'intervento di padre Lombardi al Seminario dei portavoce della Chiesa: sempre più trasparenti nell'informazione ecclesiale
  • Precisazione di padre Lombardi sulla Visita Apostolica ai Legionari di Cristo
  • Il cardinale Martino spiega l'iniziativa di ricerca sulle cellule staminali adulte
  • Nuovo vescovo in Cina per la diocesi di Haimen nel Jiangsu
  • Oggi su "L'Osservatore romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • La Grecia: aiuti urgenti prima che sia troppo tardi. Berlino verso il sì
  • Feto sopravvissuto dopo Ivg. Movimento per la Vita: ripensare l'aborto terapeutico
  • Convegno delle Caritas diocesane: aiutare educando a nuovi stili di vita
  • La vocazione francescana oggi nel mondo: giornata di studi a Roma
  • Chiesa e Società

  • Appello dei vescovi statunitensi per il disarmo nucleare
  • Disastro ecologico negli Usa: la marea nera vicina alle coste della Lousiana
  • Terremoto in Cina: continua l'aiuto della Chiesa. Instancabile l'assistenza delle suore
  • Indonesia: migliaia di estremisti islamici assaltano un centro cristiano
  • Mons. Warduni: continuano le minacce alle chiese in Iraq
  • Cile: ordigno danneggia la cappella delle suore del Buon Pastore a Temuco
  • Vescovi, ulema e militari delle Filippine a confronto in vista del voto
  • Filippine: i vescovi annunciano una novena di preghiera per le prossime elezioni
  • In Colombia sacerdoti per la pace e la riconciliazione
  • Australia: aumentano le donazioni alla Caritas che aiuta migliaia di poveri nel mondo
  • Il settimanale Les Afriques: la Banca Mondiale non rappresenta l'Africa
  • Comunicato dell’Ufficio Internazionale Cattolico dell’Infanzia sui casi di pedofilia
  • Algeria: la missione della Chiesa nel Paese è di essere presenza d'amore
  • A Bari Meeting internazionale per la Pace tra le Nazioni
  • Incontro organizzato da Focolari e Schönstatt per la chiusura dell'Anno Sacerdotale
  • Pompei prepara la XXIV edizione del Meeting dei giovani
  • Da venerdì Convegno delle presidenze diocesane di Azione Cattolica
  • 24 Ore nel Mondo

  • Afghanistan: rilasciati 5 dei 6 operatori afghani di Emergency. Attentato uccide almeno 6 civili
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all'udienza generale ricorda due santi sacerdoti, Murialdo e Cottolengo, testimoni della carità

    ◊   Due grandi sacerdoti dell’Ottocento, San Leonardo Murialdo e San Giuseppe Benedetto Cottolengo, sono stati oggi i protagonisti della catechesi di Benedetto XVI, all’udienza generale in Piazza San Pietro. Il Papa ha parlato della loro testimonianza cristiana in favore dei poveri e della coerenza del loro sacerdozio, ricordando in particolare del Murialdo i 110 anni dalla morte e i 40 dalla canonizzazione, e del Cottolengo il secondo centenario dell’ordinazione sacerdotale. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Due uomini della Provvidenza – creduta, servita e testimoniata – entrambi piemontesi ed entrambi in azione, con le loro opere di aiuto ai più poveri, nella Torino ottocentesca, quella di Don Bosco. Alle migliaia di persone in Piazza San Pietro, oggi illuminata da un bel sole, Benedetto XVI non ha nascosto la propria ammirazione per San Leonardo Murialdo e San Giuseppe Benedetto Cottolengo, definiti all’inizio della catechesi “due santi sacerdoti esemplari nella loro donazione a Dio e nella testimonianza della carità”. Il Papa ha presentato per primo il Murialdo, scomparso esattamente 110 anni fa, il 30 marzo del 1900, e canonizzato da Paolo VI il 3 maggio di 40 anni fa. Torinese, ottavo figlio “di una famiglia semplice”, Leonardo ha un’ottima formazione cristiana, seguita da una crisi spirituale e da un nuovo, come lo chiamò, “ritorno alla luce”. Si fa sacerdote, conosce Don Bosco che lo mette a capo di un Oratorio, e matura – ha detto il Pontefice – una “profonda sensibilità sociale, educativa e apostolica”:

     
    “Mi piace sottolineare che il nucleo centrale della spiritualità del Murialdo è la convinzione dell’amore misericordioso di Dio: un Padre sempre buono, paziente e generoso, che rivela la grandezza e l’immensità della sua misericordia con il perdono”.

     
    Leonardo sarà sempre un uomo e un sacerdote “riconoscente” verso Dio, che un giorno mentre si trovava, scrisse, “nel fondo dell’abisso (…) là Dio venne a cercarmi” e là gli “fece intendere la sua voce”. Per questo, ha notato Benedetto XVI, visse “la serena consapevolezza del proprio limite”, accompagnandolo da un “impegno costante e generoso di conversione” e dalla piena coscienza della sua missione di sacerdote, quella di “salvare le anime”:

     
    “San Leonardo ricordava sempre a se stesso e ai confratelli la responsabilità di una vita coerente con il sacramento ricevuto. Amore di Dio e amore a Dio: fu questa la sua forza, la forza del suo cammino di santità, la legge del suo sacerdozio, il significato più profondo del suo apostolato tra i giovani poveri e la fonte della sua preghiera”.

     
    Se San Leonardo Murialdo si abbandonò “con fiducia alla Provvidenza” – sulla quale poggiò le basi della Congregazione di San Giuseppe, da lui fondata nel 1873 e dedita all’assistenza dell’infanzia abbandonata – altrettanto fece Giuseppe Benedetto Cottolengo, che alla Divina Provvidenza intitolò la sua “Piccola Casa” aperta ad ogni bisogno sociale e spirituale:

     
    “Fu sempre pronto a seguire e a servire la Divina Provvidenza, mai ad interrogarla. Diceva: ‘Io sono un buono a nulla e non so neppure cosa mi faccio. La Divina Provvidenza però sa certamente ciò che vuole. A me tocca solo assecondarla. Avanti in Domino’. Per i suoi poveri e i più bisognosi, si definirà sempre ‘il manovale della Divina Provvidenza’”.

     
    Ricordando che proprio domenica prossima, durante la sua visita pastorale a Torino in occasione dell’Ostensione della Sindone, avrà modo di incontrare alcuni ospiti della “Piccola Casa”, Benedetto XVI ha descritto l’episodio che in modo decisivo porterà il Cottolengo, fin lì apprezzato sacerdote ma “inquieto” sul suo futuro, a trasformarsi in un apostolo dei poveri. La domenica del 2 settembre 1827, arriva Torino da Milano una carrozza. A bordo c’è un’intera famiglia francese: un uomo con cinque figli e la moglie in avanzato stato di gravidanza e con la febbre alta. Le condizioni della donna, portata in un ricovero, peggiorano al punto che alcuni si mettono in cerca di un sacerdote. Ed è il Cottolengo ad incrociare quel dramma e ad assistere agli ultimi istanti di quella madre. La vicenda lo segna al punto da esclamare davanti al Santissimo: “Mio Dio, perché? Perché mi hai voluto testimone?”. E poi l’intuizione che lo porterà più tardi a creare una “sorta di villaggio” in cui accogliere i più bisognosi in una casa, in una famiglia:

     
    “Volontari e volontarie, uomini e donne, religiosi e laici, uniti per affrontare e superare insieme le difficoltà che si presentavano. Ognuno in quella Piccola Casa della Divina Provvidenza aveva un compito preciso: chi lavorava, chi pregava, chi serviva, chi istruiva, chi amministrava. Sani e ammalati condividevano tutti lo stesso peso del quotidiano”.

     
    Terminando il ritratto di questi due straordinari sacerdoti, il Papa ha ripetuto che entrambi trassero “sempre la radice profonda, la fonte inesauribile della loro azione nel rapporto con Dio, attingendo dal suo amore” e conservando questa “profonda convinzione” nel cuore:

     
    “Non è possibile esercitare la carità senza vivere in Cristo e nella Chiesa. La loro intercessione e il loro esempio continuino ad illuminare il ministero di tanti sacerdoti che si spendono con generosità per Dio e per il gregge loro affidato, e aiutino ciascuno a donarsi con gioia e generosità a Dio e al prossimo”. (applausi)

     
    Tra i numerosi saluti in lingua al termine dell’udienza generale, Benedetto XVI ne ha rivolto uno particolare in inglese alle delegazioni della Chiesa luterana norvegese e della Chiesa anglicana e al gruppo dei responsabili ebrei della “Pave the Way Foundation”, in visita in Vaticano.

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    Il grazie del Papa al Comitato “Vox Clara” per la traduzione in inglese del Messale Romano

    ◊   Il Papa ha pranzato oggi, nella Casina Pio IV, con i membri del Comitato “Vox Clara”, che riunisce i consulenti che aiutano la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti per le traduzioni in inglese dei testi liturgici. Benedetto XVI ha rivolto loro un caloroso ringraziamento per la traduzione in inglese del Messale Romano che sarà presto pronta per la pubblicazione. “Un’impresa davvero collegiale” – ha sottolineato – non solo perché nel Comitato sono rappresentati i cinque Continenti ma anche perché il lavoro è stato svolto in continuo contatto con le Conferenze episcopali di tutti i Paesi anglofoni. Adesso – ha aggiunto il Pontefice – si presenta “il nuovo compito … di preparare il clero e i fedeli alla ricezione della nuova traduzione. Molti faranno fatica ad adattarsi a testi non familiari dopo quasi 40 anni di uso continuo della precedente traduzione. Il cambiamento – ha proseguito – dovrà essere introdotto con la dovuta sensibilità” mentre “saranno necessarie opportune catechesi per presentarlo” in modo da evitare “qualsiasi rischio di confusione o smarrimento”. Il Papa esprime infine l’auspicio che la nuova traduzione del Messale Romano possa servire “ad un rinnovamento e approfondimento della devozione eucaristica in tutto il mondo anglofono”.

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    Nomina

    ◊   Benedetto XVI ha nominato vescovo di Jacmel (Haïti) il rev. Launay Saturné, del clero dell’arcidiocesi di Port-au-Prince, decano degli studi nel Seminario Maggiore Interdiocesano "Notre-Dame d’Haïti". Il rev. Launay Saturné è nato il 14 gennaio 1964 a Delatte (Petit-Goâve) nell’arcidiocesi di Port-au-Prince. Dopo gli studi elementari e secondari a Petit-Goâve, e poi a Port-au-Prince, presso il Seminario Minore–Collegio "Saint-Martial", è entrato nel Seminario Maggiore Nazionale "Notre-Dame d’Haïti" a Port-au-Prince, dove ha fatto gli studi filosofici e teologici. E’ stato ordinato sacerdote il 10 marzo 1991 nella Cattedrale di Port-au-Prince. Dal 1998 al 2003 ha studiato Teologia Dogmatica (Ecclesiologia) a Roma presso la Pontificia Università Gregoriana, ottenendo la Licenza e il Dottorato. Durante gli studi a Roma, è stato cappellano presso la Chiesa San Luigi dei Francesi (1998-2003). Dal 2003 è direttore degli studi e Professore di Teologia presso il Seminario Maggiore Interdiocesano "Notre-Dame d’Haïti" a Port-au-Prince. Insegna teologia anche in diversi Istituti e presso l’Università "Notre-Dame d’Haïti". Inoltre dal 2004 è responsabile del Comitato incaricato della Pastorale Mariana dell’arcidiocesi di Port-au-Prince, e dal 2005 è segretario nazionale della Commissione della Pastorale dei giovani in Haiti.

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    Riconoscere i diritti dei migranti: così il Papa per il Congresso europeo sulle migrazioni. Mons. Vegliò: no ai continenti blindati

    ◊   Dare ai migranti “speranza di vedere riconosciuti i loro diritti” ed avere “una vita degna in tutti gli aspetti”: questo il messaggio del Papa ai partecipanti all’ottavo Congresso europeo sulle migrazioni, aperto ieri pomeriggio a Malaga in Spagna, promosso dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa. Un centinaio i partecipanti, vescovi direttori ed operatori pastorali, esponenti della società civile e del mondo politico. Nel titolo del Congresso: “L’Europa delle persone in movimento. Superare le paure. Disegnare prospettive” il progetto sotteso ai lavori. Il servizio di Roberta Gisotti:

     
    E’ stato mons. Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti, a portare l’incoraggiamento di Benedetto XVI a proseguire nello sforzo di porre “adeguata attenzione pastorale a tutti coloro che soffrono le conseguenze di aver abbandonato la loro patria o si sentono senza una terra di riferimento”.

     
    “Sia la logica della carità a guidare il nostro modo di guardare la realtà e di pensare al futuro, tenendo conto di tutti gli aspetti della verità delle migrazioni”, ha fatto eco alle parole del Papa il cardinale Josip Bòzanic, arcivescovo di Zagabria, aprendo l’incontro. I migranti - ha detto - devono essere accolti come persone e non essere trattati come cose, schiavi o utensili”. E, stamane mons. Vegliò ha usato espressioni di severa condanna verso una politica europea difensiva delle frontiere e di rifiuto degli immigrati, mentre le economie continuano a richiederne l’assunzione. E’ inaccettabile – ha aggiunto – “la trilogia ‘immigrazione – criminalità e terrorismo – insicurezza’”, che fa aumentare le “comunità blindate” e forse porterà alla nascita di “continenti blindati”, dove i migranti sono e sempre più saranno “un esercito di invisibili ricattabile e sfruttabile”.

     
    Ma quanti sono questi immigrati? Nei 27 Stati dell’Ue si calcola siano oggi 24 milioni, per lo più provenienti dai Paesi stessi dell’Unione. Quanto agli immigrati irregolari si stima siano fra i 4 milioni e mezzo e gli 8 milioni. E’ evidente – ha osservato mons. Vegliò – che i flussi della mobilità siano percepiti negativamente dalla popolazione europea e che gli stranieri siano avvertiti come “una minaccia alla cultura e all’identità, all’ordine e alla sicurezza”, oltre che al mercato del lavoro. Si vuole scaricare la causa dell’instabilità sui migranti, per “creare nell’opinione pubblica l’immagine di uno Stato vigile e preoccupato della sicurezza dei suoi cittadini, alimentando le paure dell’altro”. “Nell’attuale situazione di crisi dello Stato-Nazione”, “si pretende di offrire sicurezza ricompattando il senso identitario nazionale, senza valutare sufficientemente – ha ammonito il presidente del dicastero vaticano - che le società europee sono diventate di fatto multiculturali, multietniche e plurireligiose e che bisogna con coraggio e lungimiranza, affrontare politiche di integrazione sociale, culturale e politica”, consapevoli che “la diversità, portata dalle migrazioni, è ormai un dato di fatto”. Del resto “le misure punitive non bastano, spesso nemmeno scoraggiano nuove partenze, le rendono solo più pericolose e costose”. La Chiesa da parte sua – ha concluso mons. Vegliò – “continuerà ad accogliere con fraternità i migranti che provengono da Chiese sorelle”.

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    L'intervento di padre Lombardi al Seminario dei portavoce della Chiesa: sempre più trasparenti nell'informazione ecclesiale

    ◊   Un’ampia panoramica sulle funzioni e gli obiettivi della Sala Stampa della Santa Sede: è quella che ha fatto stamani Padre Federico Lombardi, portavoce vaticano, ricevendo i partecipanti al settimo Seminario professionale dei portavoce della Chiesa, che si chiude oggi pomeriggio a Roma. Il convegno, intitolato “Comunicazione della Chiesa: identità e dialogo”, è ospitato dalla Pontificia Università della Santa Croce. Il servizio di Isabella Piro:

    Una porta aperta tra il Vaticano ed il mondo delle comunicazioni sociali: così padre Lombardi ha definito la Sala Stampa della Santa Sede, ricordandone l’essere a servizio dei giornalisti affinché comprendano il magistero pontificio. Una comunicazione, ha ribadito padre Lombardi, che va in due sensi:

     
    “Pensiamo di operare nei due sensi: comunichiamo testi, informazioni, documenti della Santa Sede al mondo delle comunicazioni, ma riceviamo anche domande, cerchiamo di capire problemi e interrogativi, per proporre ai nostri superiori nella Santa Sede questioni da affrontare, risposte da dare alle domande”.

     
    Il portavoce vaticano si è poi soffermato sull’importanza di un rapporto sereno, obiettivo, disteso con i giornalisti, evitando generalizzazioni:

     
    “Io non posso mai dire che i media sono cattivi. Mi sembra un grave errore. Io so che i media rispecchiano tante posizioni e tanti atteggiamenti diversi e anche tante capacità professionali che entrano in dialogo con me, che per me interpretano le attese di un ampio pubblico”.

    Ribadendo poi il valore di una fonte affidabile, Padre Lombardi ha ricordato la necessità di una maggiore trasparenza nella comunicazione della Chiesa:

     
    “Dare sempre di più l’informazione che noi possiamo e sappiamo dare, in modo tale che si riduca l’impressione che molti hanno, che noi abbiamo una cultura del segreto o delle cose da nascondere”.

    Quindi, sulla questione degli abusi sui minori commessi da alcuni religiosi, il direttore della Sala Stampa ha detto:

     
    “Credo che sia un argomento che non è affatto da chiudere o da dimenticare, anzi credo che sia nostro compito riuscire a far evolvere la comunicazione nella Chiesa e nella società attorno a noi in una direzione più positiva”.

    Padre Lombardi ha infine ricordato gli appuntamenti più rilevanti dell’attività pontificia nei prossimi mesi, tra cui il viaggio di Benedetto XVI in Inghilterra, previsto per settembre, durante il quale il Papa assisterà personalmente alla beatificazione del cardinale John Henry Newman:

     
    “È molto interessante. Questo evidentemente significa che la figura di Newman ha un particolare interesse per il Santo Padre, anche perché è l’evento fondamentale nel corso di questo viaggio, che evidentemente desiderava fare e riteneva opportuno fare”.

     
    Tra gli altri eventi ricordati da padre Lombardi, anche la GMG di Madrid 2011. Su questo tema, ascoltiamo prof. Yago De La Cierva, responsabile della Conferenza Episcopale Spagnola per questo evento:

    R. - La Giornata Mondiale della Gioventù è un’occasione unica per comunicare, non soltanto con i giovani che partecipano alla vita della Chiesa, ma direi soprattutto con quelli che si considerano cattolici, ma che di solito non frequentano la Chiesa, non partecipano, non praticano la loro fede. Quindi, la Giornata mondiale è un’ottima opportunità, per scuotere le coscienze e dire a questi giovani: “Riscoprite quello che state perdendo”.

     
    D. – Ciò implica l’uso di un linguaggio semplice?

     
    R. – Arrivare a questi giovani implica usare il linguaggio che loro usano. Quindi, noi alla Giornata mondiale di Madrid stiamo usando due strumenti: in primo luogo, le reti sociali, perché è il canale che loro preferiscono. In secondo luogo, sono i giovani a gestire la comunicazione della Giornata mondiale, perché è della gioventù. Quindi il dipartimento di comunicazione della Giornata mondiale è costituito fondamentalmente da giovani, da gente che ha meno di 30 anni, in modo che parlino ai giovani nel loro linguaggio.

     
    D. – Quanto sono sensibili i ragazzi al contesto in cui vive la Chiesa oggi?

     
    R. – I giovani sono molto sensibili, proprio perché c’è una grandissima ignoranza. Questa ignoranza non va unita ad un disinteresse, perché, semplicemente, la religione, la Chiesa e Gesù Cristo non sono presenti nel loro ambito ordinario di vita. Quindi, forse, sembra un po’ difficile il primo approccio, ma non è così, perché c’è una grande curiosità, soprattutto quando sono i giovani ad avvicinarsi a loro, dicendo: “Avete mai pensato a questo?”. Quindi si crea un dialogo molto interessante.

     
    D. – Quindi una buona strategia di comunicazione si basa anche su una buona formazione?

     
    R. – Una buona strategia di comunicazione si basa su due elementi molto importanti: il conoscere molto bene il messaggio - e per questo i giovani che lavorano per l’ufficio stampa della Giornata mondiale hanno anche un programma di formazione sulla dottrina cristiana, specialmente nei temi in cui l’opinione pubblica non è così vicina alla Chiesa – e il secondo elemento di questa formazione richiede l’uso dei canali di comunicazione. Quindi, per noi è molto importante che i giovani che collaborano con l’ufficio stampa della Giornata mondiale, abbiano anche un programma di formazione per quanto riguarda l’uso di internet, del web e soprattutto delle reti sociali.

     
    D. – Un Convegno come questo può servire, può cambiare veramente la comunicazione della Chiesa?

     
    R. – Credo che un Convegno come questo sia un grande aiuto per professionalizzare la comunicazione all’interno della Chiesa. Non ci dovrebbero essere problemi per far diventare la comunicazione di Chiesa un ambito professionale allo stesso livello dell’informazione economica, dell’informazione sportiva, dell’informazione in qualsiasi ambito.

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    Precisazione di padre Lombardi sulla Visita Apostolica ai Legionari di Cristo

    ◊   Rispondendo alle domande di alcuni giornalisti, il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha fornito alcune precisazioni riguardo all’incontro a cui sono stati invitati, il prossimo venerdì 30 aprile, i cinque vescovi incaricati della Visita Apostolica alla Congregazione dei Legionari di Cristo: si tratta di una riunione – ha detto padre Lombardi - in cui i visitatori faranno una prima presentazione dei loro rapporti e proposte, e da cui quindi non sono da attendersi decisioni particolari circa la stessa Congregazione. Queste saranno prese in un secondo tempo dal Santo Padre, dopo attento studio e riflessione sulle risultanze della Visita. Al termine della riunione verrà emesso un breve comunicato sui lavori svolti.

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    Il cardinale Martino spiega l'iniziativa di ricerca sulle cellule staminali adulte

    ◊   E’ stata lanciata nei giorni scorsi a Roma una iniziativa di ricerca scientifica sulle cellule staminali adulte, frutto di un accordo tra Stati Uniti e Italia con il contributo del Vaticano. Al progetto ha partecipato anche il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente emerito del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. Irene Lagan lo ha intervistato:

    R. – L’iniziativa propone la ricerca sulle cellule staminali adulte, prese dall’intestino del paziente, per curare differenti infermità, come l’Alzheimer ecc. La riunione organizzativa si è tenuta all’Ospedale del Bambino Gesù di Roma, che ha messo a disposizione i propri laboratori, in fase di costruzione nell’area della Basilica di San Paolo fuori le Mura. Come si sa, l’Ospedale Bambino Gesù appartiene al Vaticano e quindi questo è stato certamente il primo contributo della Chiesa: avere cioè il luogo dove condurre queste ricerche. C’è poi un altro luogo – a Salerno – dove le ricerche saranno fatte per combattere la celiachia, sempre con l’aiuto delle cellule staminali adulte. La Chiesa vuole contribuire al progresso della scienza e della ricerca, ma naturalmente in difesa della vita sia dei malati, sia evitando che si usino per questa ricerca le cellule staminali embrionali. Sappiamo bene che quando si utilizza una cellula staminale embrionale, quello che resta dell’embrione si getta via e, quindi, si distrugge una vita. Con le cellule staminali adulte, invece, non si ammazza nessun essere vivente!

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    Nuovo vescovo in Cina per la diocesi di Haimen nel Jiangsu

    ◊   In Cina, il 21 aprile scorso, nella cattedrale del Buon Pastore a Nantong, ha avuto luogo l’ordinazione episcopale di mons. Giuseppe Shen Bin, del clero diocesano, di 41 anni d’età e 14 di sacerdozio. Mons. Shen era stato approvato dalla Santa Sede per l’ufficio di vescovo della diocesi di Haimen, della quale era stato già vicario generale. Le autorità cinesi hanno approvato la sua ordinazione. La celebrazione liturgica è stata presieduta da mons. Giovanni Fang Xingyao, vescovo di Linyi. Due vescovi, mons. Francesco Lu Xinping di Nanchino e mons. Giuseppe Xu Honggen di Suzhou sono stati i co-consacranti. I suddetti presuli sono in comunione con il Santo Padre e riconosciuti dal governo. Alla solenne cerimonia erano presenti più di mille fedeli insieme con una ventina di sacerdoti, i quali hanno concelebrato l’Eucaristia. Secondo quanto riferiscono alcune agenzie di informazione, c’era purtroppo anche mons. Giovanni Wang Renlei, che era stato ordinato vescovo senza il mandato pontificio. Mons. Shen è nato nel 1970 nella città di Qi Dong, in una famiglia di lunga tradizione cattolica. Dopo aver compiuto gli studi di filosofia nel seminario di Sheshan (Shanghai) e quelli di teologia nel Seminario Nazionale di Pechino, è stato ordinato sacerdote il primo ottobre 1996. Dal 1996 al 2002 è stato viceparroco nella parrocchia del Sacro Cuore ad Haimen. Dal 2000 vicario generale e, dal 2002 al 2008, parroco della parrocchia della Santa Madre di Dio a Nantong. Dopo la morte di mons. Matteo Yu Chengcai (2006) ha guidato la diocesi come amministratore diocesano, mostrando buone qualità amministrative e distinguendosi nella predicazione, specialmente per i giovani studenti. La diocesi di Haimen si trova nella parte sud-orientale della provincia di Jiangsu. Attualmente conta più di 30.000 fedeli, in prevalenza contadini od operai, assistiti da 9 sacerdoti e da 22 religiose. Ci sono tre seminaristi. Mons. Shen ha affermato che una delle sue priorità sarà la formazione delle giovani generazioni. Per quanto riguarda l’impegno sociale, spera di aiutare gli studenti più poveri, agevolando la loro istruzione, e di creare gruppi per le opere di carità. Per i sacerdoti, per le persone consacrate e per i fedeli laici il presule pensa di organizzare corsi di spiritualità e di cultura, al fine di aiutarli a comprendere meglio la vocazione cristiana e a partecipare più attivamente all’evangelizzazione. La comunità diocesana affida mons. Shen alla protezione materna della Vergine Maria, venerata con speciale devozione nel Santuario locale di Langshan, dove si svolgono vari pellegrinaggi durante il mese di maggio.

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    Oggi su "L'Osservatore romano"

    ◊   Solo in Cristo e nella Chiesa il prete vive la carità: all'udienza generale Benedetto XVI parla di san Leonardo Murialdo e san Giuseppe Benedetto Cottolengo.

    Se la casa del vicino brucia: in prima pagina, un fondo di Ettore Gotti Tedeschi sulla crisi greca e sulle possibili ripercussioni sull'euro e sul resto del mondo.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, il Vicino Oriente: israeliani e palestinesi pronti ad avviare nuove trattative.

    E Mozart preso a calci diventò un free lance: in cultura, il libretto di sala, a cura di Gregorio Moppi, in occasione del concerto offerto - domani nell'Aula Paolo VI - dal presidente Giorgio Napolitano al Papa.

    La musica? Una questione di educazione: l'introduzione di Riccardo Muti al volume "Lodate Dio con arte", che raccoglie scritti e discorsi di Joseph Ratzinger dedicati all'arte e, in particolare, alla musica e al canto.

    Dieci cloni per proteggere un codice: Modena e l'"Historia fundationis" del suo Duomo.

    Il Papa che non ha paura di fronte ai lupi: nell'informazione religiosa, l'intervento del presidente del Senato, Renato Schifani, a un incontro sul tema "Il mondo soffre per la mancanza di pensiero".

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    Oggi in Primo Piano



    La Grecia: aiuti urgenti prima che sia troppo tardi. Berlino verso il sì

    ◊   Ambienti economico-finanziari sotto shock, dopo che ieri l’agenzia finanziaria Standard & Poor's ha declassato l’economia di Atene e ha tagliato il rating della Grecia, cioè il giudizio sull’affidabilità, a un livello bassissimo che attribuisce valore di "spazzatura" ai suoi titoli. Analoga decisione per il Portogallo. Previsto per il 10 maggio il vertice straordinario europeo sul varo degli aiuti ad Atene. Effetti negativi sulle borse e sull’euro. La Grecia chiede un intervento rapidissimo perché non sia troppo tardi: la Germania sembra indirizzata verso il sì ad un aiuto straordinario. Il servizio di Giancarlo La Vella:

    La debolezza dell’economia greca anche stamani trascina al ribasso, chi più chi meno, le principali piazze europee. Conseguenze anche per l’Euro tornato ai livelli di cambio di 12 mesi fa. Il pronunciamento di Standard & Poor's, l’agenzia che realizza ricerche finanziarie e analisi su titoli azionari e obbligazioni, sta lasciando il segno. Secondo gli analisti, ci vorranno 70 miliardi di euro, e non 45 come previsto, per evitare alla Grecia la bancarotta ed attenuare le possibili ripercussioni sul resto d'Europa. Tra le ultime dichiarazioni dei vertici finanziari mondiali, quella del direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, Strauss-Kahn, che ribadisce l'intenzione dell’organismo di aiutare la Grecia. Ma il risanamento dei conti pubblici di Atene – ha detto in un’intervista – sarà doloroso e difficile. La Banca Centrale Europea esorta i governi dell’Euro ad aumentare gli sforzi per prevenire una totale crisi del debito. Il presidente dell’Unione, Herman van Rompuy, sottolinea che le trattative sul piano degli aiuti stanno continuando. Intanto stamani il ministro delle finanze ellenico, Papaconstantinou, ha assicurato che, malgrado la tempesta finanziaria, le banche greche non hanno problemi di liquidità e i depositi dei clienti sono pienamente garantiti dallo Stato. Intanto, il rendimento delle obbligazioni greche a due anni sfiora il 20%. Ma quali gli effetti del declassamento della Grecia? Eugenio Bonanata lo ha chiesto ad Adriana Cerretelli, del Sole 24 Ore, raggiunta telefonicamente a Bruxelles:

    R. - Sono scenari come minimo preoccupanti. Se oggi ci si può interrogare sulla tenuta dell’intero progetto europeo non a caso ieri il declassamento della Grecia è stato seguito da quello del Portogallo, sia pure non nelle stesse dimensioni, nella stessa gravità. Sono dei segnali di manovre in atto sui mercati che evidentemente tentano di dare uno scrollone serio all’euro.

     
    D. – Concentriamoci sui risparmiatori. Che cosa rischiano in questo momento?

     
    R. – Chi avesse comprato dei titoli greci certamente non può stare molto tranquillo. Al tempo stesso l’euro, che è sempre stata una moneta solida in questi dieci anni, il suo indebolimento certamente può colpire le nostre tasche. Comunque al di là di tutto quello che sta succedendo, è veramente una tragedia europea e non greca, nel senso che paradossalmente, l’aver fissato la data del 10 di maggio per il vertice europeo che potrebbe varare il piano di aiuti è una provocazione per i mercati. Quindi ci si chiede come arriveremo al 10 di maggio con questi chiari di luna.

     
    D. – Il 10 di maggio potrà servire a ricompattare comunque le divergenze in seno all’Unione europea?

     
    R. – Potrebbe, ma dipende in che stato arriveremo al 10 di maggio, perché se andiamo avanti così, io vedo veramente una situazione super allarmante. Non penso che la Grecia possa resistere ancora 12 giorni con i mercati che l’attaccano in questo modo. Penso che ci vorrebbe un prestito ponte, una misura tampone, per cercare di frenare i mercati e la speculazione. In 12 giorni secondo me la Grecia è assolutamente in fallimento; non può sostenere neanche l’euro, perché naturalmente adesso c’è anche il Portogallo che è nel mirino. Poi arriveranno l’Irlanda, poi arriverà la Spagna e l’Europa non può permettersi di puntellare tutti questi Paesi insieme. Secondo me la Grecia ha delle pesantissime responsabilità, però a questo governo non si può imputare cattiva volontà. Ha fatto quello che gli è stato chiesto e naturalmente una devastazione dei conti pubblici, come quella che ha ereditato non si può raddrizzare nello spazio di tre mesi. Quello che io trovo per certi versi anche irresponsabile è l’atteggiamento della Germania, nel senso che è assolutamente sacrosanto che la Germania pretenda il rigore più assoluto, ma tenere in ostaggio l’euro da qui al nove maggio, perché ci sono le elezioni nel Renania-Nord Westfalia, io trovo che questo sta facendo pagare all’euro e all’Europa un prezzo veramente troppo alto.

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    Feto sopravvissuto dopo Ivg. Movimento per la Vita: ripensare l'aborto terapeutico

    ◊   Non cessano polemiche e sdegno per il caso del feto di 22 settimane rimasto in vita per quasi due giorni dopo un aborto “terapeutico” praticato in un ospedale di Rossano, in Calabria, e poi deceduto per mancanza di ossigeno. I magistrati stanno indagando su un’ipotesi di omicidio volontario e sulla violazione della legge 194 sull’interruzione volontaria della gravidanza (Ivg). Federico Piana ha intervistato Carlo Casini presidente del Movimento per la Vita:

    R. – E’ una situazione drammatica, ma purtroppo non è incredibile, perché si sono verificati molti casi come questi. Personalmente ho avuto conoscenze di almeno altri cinque casi, in cui un bambino è sopravvissuto all’aborto, e chissà quanti altri. Che cosa dire? Qui c’è anche una violazione della legge 194, che è una legge che resta ingiusta. Comunque l’art. 7 dice che quando vi è possibilità, e sottolineo la parola possibilità, che è diversa da probabilità – possibilità è anche una cosa rara – quando vi è possibilità di vita autonoma del feto, l’aborto si può fare solo se vi è pericolo per la vita della madre. In questo caso non vi era pericolo per la vita e l’età abbastanza avanzata della gestazione consigliava di non fare l’aborto. E, comunque, se doveva – continua l’art. 7 della legge 194 – comunque praticare l’aborto, in caso di pericolo di vita, si dovevano adottare tutte le misure atte a salvaguardare la vita del feto, cosa che in questo caso non è stata fatto. Di più, da quanto risulta da informazioni che ho avuto, questo feto non aveva una malformazione grave, aveva un labbro leporino. Quindi, anche questo è un altro problema serio, che bisognerà affrontare in via generale. Almeno ci siano delle linee guida, le quali dicano fino a quando questa ingiusta legge consente l’aborto libero a richiesta e in che misura si possa tenere conto di possibili malformazioni che, tra l’altro, secondo la legge, dovrebbero legittimare l’aborto solo se determinano una grave malattia psichica della donna. Chi lo accerta? Il ginecologo, il medico generico o ci vuole una consulenza seria e documentata dallo psichiatra? E per quanto riguarda la malformazione, qualsiasi malformazione o soltanto, come in fondo dice la legge, quelle rilevanti? E quali sono quelle rilevanti? E se sono riparabili? E’ un caso questo che, secondo me, Dio sa trarre il bene anche dal male. Si impone un ripensamento serio almeno sull’aborto terapeutico. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Convegno delle Caritas diocesane: aiutare educando a nuovi stili di vita

    ◊   Proseguono, al Palariviera di San Benedetto del Tronto, i lavori del 34.mo Convegno nazionale delle Caritas diocesane, promosso dalla Caritas Italiana. I partecipanti riflettono sul tema “Educati alla carità nella verità. Animare parrocchie e territori attraverso l’accompagnamento educativo”. Da San Benedetto del Tronto, il servizio della nostra inviata Antonella Palermo:

     
    Il 2009 è stato un anno “nero” per le famiglie italiane. E’ quanto emerge dall’indagine che le Acli presentano oggi a San Benedetto del Tronto, realizzata dall’Iref (Istituto di Ricerche Educative e Formative) su un campione di 1500 famiglie. I dati dicono che solo il 2,2% di queste ritiene di aver migliorato la propria condizione economica e che il 67,8% è molto preoccupato dall’idea che nel corso del 2010 un proprio familiare possa perdere il lavoro. Il 65,4% delle famiglie intervistate pensa che le strutture territoriali della Caritas debbano continuare a concentrarsi sul dispensare cibo e vestiti alle famiglie bisognose. Ma è sufficiente restare a questo livello di aiuti? Mauro Magatti, preside della Facoltà di Sociologia dell’Università Cattolica di Milano è convinto di no. “Bisogna che la Caritas resti nella concretezza - ha affermato nella sua relazione di questa mattina - sapendo però che la materialità non esaurisce il problema. La società odierna – ha detto - si è concentrata troppo sul ‘fare’, ovvero sul consumare, dimenticandosi di ‘agire’, di dare cioè una direzione, un senso alla società". Cosa impariamo dunque dalla crisi?

     
    R. – La lezione che la crisi ci dà è molto importante: ci dice sostanzialmente che per quanto sia giusto e fondamentale cercare di sviluppare le nostre capacità tecnologiche, aumentare i livelli di crescita e di benessere, le cose nel mondo, le cose tra gli uomini, non riescono a funzionare bene se si dimenticano gli aspetti che riguardano il senso, il significato e la dimensione spirituale della vita. La crisi ci dimostra che rischiamo sempre di costruire dei castelli di carta, che poi improvvisamente crollano e producono molti guai. Io credo che sia una straordinaria occasione, quella della crisi, per cogliere la sfida che il tempo ci pone - nell’Enciclica di Benedetto XVI è chiaramente indicata – e cioè che noi siamo di fronte ad un materialismo di nuova natura e che aiutare anche materialmente le persone ha senso e ha significato solo all’interno di un discorso più ampio sulla vita e sul significato della nostra esistenza.

     
    D. – La parola “educare” è al centro di questo Convegno. Quanto è veramente necessaria e che cosa vuol dire nel concreto del vissuto quotidiano?

     
    R. – Credo che voglia dire due cose. La prima, è che ci vuole una nuova educazione ad un nuovo modello di sviluppo e che se non cambiamo i nostri stili di vita, se non educhiamo a nuovi stili di vita, i problemi sociali che abbiamo di fronte agli occhi rischiano di esplodere. Dall’altra parte, la seconda dimensione, è che dare una mano a chi sta peggio, significa certamente aiutare dal punto di vista materiale, ma significa in moltissimi casi aiutare in un percorso educativo a riprendere posto nella società degli uomini e a tornare capaci di essere utili al mondo che ci circonda, a dare il proprio contributo alla costruzione di un mondo migliore.

     
    “Siamo tutti come ‘balene spiaggiate’ in Europa - ha sottolineato ancora il prof. Magatti. - che ha posto al centro le ragioni per cui è necessario rilanciare la parola ‘solidarietà’ e il ruolo trainante che la Caritas deve offrire. Il volontariato non restringe la propria libertà perché il illumina le menti sulle contraddizioni di questo tempo; il volontariato serve a non nascondere il lato ‘fallimentare’ della nostra società; ed infine la prossimità a chi ha bisogno aiuta a ritrovare la giusta definizione del desiderio di infinito che abita ciascun individuo”. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    La vocazione francescana oggi nel mondo: giornata di studi a Roma

    ◊   Incrementare la formazione dei religiosi, suscitare la partecipazione dei laici alle opere di carità e non solo. Aprirsi a nuove forme di missione, contrastare il calo delle vocazioni, riscoprire l’essenzialità della chiamata in una continua creatività. Sono alcuni dei punti chiave emersi nel corso della giornata annuale di studi sul tema: “La vocazione francescana oggi nel mondo”, svoltasi presso la Pontificia Università Antonianum di Roma. Un’occasione per fare il punto sulle sfide urgenti, ma anche sulle risorse della vocazione francescana. C’era per noi Cecilia Seppia.

    Dal cuore dell’Umbria, fino all’Europa intera, poi l’Africa, l’America Latina, l’Asia: dalle pianure dello Sri Lanka alle vette dell’Himalaya, il messaggio d’amore, pace e giustizia di San Francesco, il suo carisma affascinante, come quello di Santa Chiara, hanno raggiunto gli angoli della terra, attraverso l’annuncio del Vangelo, che è vita e regola, nucleo fondante e imprescindibile della vocazione e della missione di ogni frate minore. Alle soglie del 2010 la grande famiglia francescana, senza mai perdere di vista l’origine, volge gli occhi verso il futuro, individuando in esso il kairòs, quel tempo privilegiato, per agire, per poter essere lievito in una società in cambiamento, attraversata dalla globalizzazione, dalla secolarizzazione e dalle innumerevoli sfide che questi processi determinano. Quale quella più urgente? Paolo Martinelli, Preside dell’Istituto Francescano di Spiritualità.

     
    “Credo che la sfida più urgente - che interroghi proprio il carisma originario di Francesco in modo specifico - sia soprattutto questa nuova relazione tra i popoli e tra le culture che sta capitando adesso. Questo intrecciarsi di differenze di popoli, è chiaro che, da una parte, potrebbe irrigidire le diversità e, dall’altra parte, potrebbe essere una grande occasione per capire che si possono istituire dei percorsi di relazione tra le differenze culturali. L’idea stessa di fraternità universale, che San Francesco ha vissuto, è proprio questa idea di poter valorizzare le differenze, facendole incontrare e rendendole feconde tra di loro”.

    Tra le altre sfide, anche quella di ovviare al sensibile calo delle vocazioni, problema più ampio che coinvolge purtroppo la Chiesa tutta, con sensibili differenze tra i vari Paesi. Sentiamo padre Nestor Schwerz, Definitore Generale per l’America Latina.

    “Noi abbiamo ancora tanti giovani tra di noi. Il carisma francescano attira molti giovani. Proviamo anche il fenomeno di tanti abbandoni e quindi la sfida della formazione, formazione iniziale e permanente. Penso che, ad esempio, qui ci sia la difficoltà di capire bene le nuove generazioni, la loro situazione culturale, personale, familiare e così via. Anche la difficoltà di una testimonianza della nostra forma di vita, che possa essere veramente coerente con il nostro carisma, possa essere convincente. Ci vuole un accompagnamento personalizzato ed anche un’esperienza spirituale molto profonda, un’esperienza di fede”.

    Più forte che mai la spiritualità francescana continua ad incontrare culture e linguaggi diversi assumendo così tratti inediti e rinnovando costantemente l’impegno ad una nuova evangelizzazione. Ma più urgente che mai si fa il bisogno di riscoprire il dono della comunione e della fraternità, il saper essere profezia, ovvero anticipatori di un tempo nuovo di salvezza nella Chiesa.

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    Chiesa e Società



    Appello dei vescovi statunitensi per il disarmo nucleare

    ◊   Dopo l’accordo sulla riduzione delle armi nucleari, firmato dal presidente statunitense, Barack Obama, e dal capo di Stato russo, Dmitrij Medvedev, “servono ulteriori progressi” per liberare il mondo da questa “minaccia sproporzionata alla vita umana”. E’ quanto ha affermato l’arcivescovo di Baltimore, mons. Edwuin Frederick O’Brien, rinnovando lunedì scorso l’appello dei presuli statunitensi ai senatori in occasione di un seminario di politica internazionale presso la Catholic University of America. Il presule, che ha lodato la volontà espressa dai presidenti di Stati Uniti e Russia di voler ridurre progressivamente la dipendenza dei due Paesi dalle armi nucleari, ha anche auspicato una celere ratifica dell’intesa al di là delle differenziazioni politiche. “Gli occhi - ha aggiunto mons. O'Brien - devono essere mantenuti puntati verso l’orizzonte di un mondo libero dalle armi nucleari”. L’arcivescovo di Baltimore ha poi spiegato che l’episcopato degli Stati Uniti ha ulteriormente sviluppato la pastorale in materia, pubblicando due lettere: "The Challenge of Peace" e "The Harvest of Justice is Sown in Peace", nella quale si evidenzia “che l'eventuale eliminazione degli arsenali nucleari costituisce più di un'idea morale e dovrebbe diventare un obiettivo politico”. La deterrenza nucleare - ha osservato mons. O'Brien le cui parole sono state riprese dall'Osservatore Romano – è troppo “precaria e pericolosa per costituire una base per la pace”. “La deterrenza – ha fatto notare il presule - non può contribuire a costruire una pace vera”. Una pace vera e duratura - ha concluso – “può essere costruita soltanto sulle fondamenta della giustizia e della tutela dei diritti umani, e sulla mutua solidarietà. Questo è il tipo di pace di cui ha bisogno il mondo”. In una lettera del presidente della Conferenza episcopale statunitense, l’arcivescovo di Chicago, cardinale Francis Eugene George, si sottolinea inoltre che “per decenni la Santa Sede e i vescovi americani hanno lavorato per un mondo privo di arsenali nucleari”. L’episcopato esprime la consapevolezza “che la strada che conduce a un mondo libero dalle armi atomiche sarà lunga e piena di difficoltà”. L’auspicio è che attraverso passi significativi, come la firma del trattato, il mondo sia condotto “verso un punto di destinazione, al di là della dissuasione, libero dalla minaccia nucleare”. (A.L.)

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    Disastro ecologico negli Usa: la marea nera vicina alle coste della Lousiana

    ◊   Non si ferma la chiazza di petrolio che minaccia il Golfo del Messico: secondo gli esperti, sabato prossimo la macchia nera potrebbe arrivare sulle coste della Louisiana. Le squadre di soccorso non riescono ad arginarla e i sistemi di contenimento finora utilizzati sembrano inadeguati. Le conseguenze sono gravissime: la portavoce della guardia costiera ha dichiarato che la marea nera fuoriuscita dalla piattaforma affondata dopo un incendio è potenzialmente “il peggior disastro ecologico della storia”. Si stanno prendendo in esame varie ipotesi per fermare l’avanzata della chiazza di petrolio. Si sta valutando in particolare la possibilità che la macchia di greggio, larga quasi duemila chilometri quadrati, sia data alle fiamme per evitare che continui ad espandersi. Un’altra ipotesi è quella di una gigantesca cupola sotterranea destinata a intrappolare il greggio. Le dimensioni della chiazza, intanto, sono di ora in ora sempre più allarmanti. Attualmente la marea nera, vasta quasi come la città di New York, si è già spostata di una trentina di chilometri. Nell’incidente di giovedì scorso, che ha provocato la fuoriuscita del petrolio, hanno perso la vita 11 operai. L’amministrazione del presidente Barack Obama ha aperto un'inchiesta. Dal 2006 sono stati oltre 500 gli incendi avvenuti su piattaforme nel Golfo del Messico simili a quello della scorsa settimana. (A cura di Amedeo Lomonaco)

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    Terremoto in Cina: continua l'aiuto della Chiesa. Instancabile l'assistenza delle suore

    ◊   Gli aiuti per i terremotati continuano ad essere raccolti e distribuiti attraverso la rete della comunità cattolica cinese e quella internazionale, seguendo l’appello lanciato da Benedetto XVI. Cinque generatori di elettricità da 2.000 kilowatt e 30 tonnellate di verdure fresche sono arrivate nella zona terremotata di Yu Shu, nella provincia di QingHai, colpita dalla grave scossa di terremoto di 7,1 gradi il 14 aprile scorso. Secondo quanto ha riferito all’agenzia Fides Jinde Charities, l’idea di inviare i generatori e le verdure è nata dall’incontro casuale di don J. B. Zhang - responsabile dell’ente cattolico cinese che coordina gli aiuti caritativi umanitari in collaborazione con Caritas international e la Caritas di diversi paesi – con un monaco tibetano. Il 24 aprile, durante il suo scalo all’aeroporto di Pechino mentre si stava recando nella zona terremotata, don Zhang ha incontrato un monaco tibetano che anche lui stava facendo da coordinatore per gli aiuti ai terremotati. Chiedendo il suo parere riguardo alle esigenze dei terremotati, il monaco ha suggerito appunto il generatore e verdure fresche, che secondo lui erano le necessità più urgenti. Don Zhang si è messo quindi subito in contatto con l’Ufficio Emergenza di Jinde Charities, con la Caritas tedesca e il Centro di Servizio Sociale della diocesi di Xi An, che stanno collaborando strettamente a favore dei terremotati. Il 26 aprile, cioè solo due giorni dopo l’incontro, cinque generatori di elettricità e 30 tonnellate di verdure fresche, nutrienti ma anche facili da conservare, sono arrivate ai destinatari. I cinque generatori d’elettricità sono stati assegnati all’orfanotrofio, al tempio del buddismo tibetano, all’Istituto del buddismo, alla biblioteca comunale e all’autorità della regione autonoma tibetano di Yu Shu. Intanto le religiose cinesi, prevenienti da diverse congregazioni religiose continentale, continuano il loro lavoro di soccorso senza sosta. Nonostante alcuni sintomi che cominciano a manifestarsi in conseguenza dell’altitudine (il luogo del terremoto è in una zona impervia, a 4.300 metri di altezza, e presenta una forte escursione termica), le religiose sono attive a tutto campo, senza trascurare naturalmente la loro vita di preghiera. Ogni giorno si recano in diversi centri di accoglienza per un sostegno psicologico e medico ai terremotati. Le 10 religiose in media visitano circa 200 pazienti al giorno, magari percorrendo distanze di decine di chilometri; 4 religiose prestano servizio in due orfanotrofi. (R.P.)

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    Indonesia: migliaia di estremisti islamici assaltano un centro cristiano

    ◊   Migliaia di estremisti islamici hanno attaccato un centro educativo cristiano nella reggenza di Bogor, provincia di West Java, in Indonesia. Il bilancio dell’assalto avvenuto ieri è di tre auto distrutte e diversi edifici danneggiati o incendiati. A scatenare la rabbia dei fondamentalisti, aizzati dal Consiglio degli ulema locale, le voci prive di fondamento secondo cui la comunità cristiana Bpk Penabur progettava “la costruzione di un luogo di culto” all’interno del complesso. Nella reggenza di Bogor - riferisce l'agenzia AsiaNews - continuano gli attacchi mirati contro la comunità cristiana, nell’impotenza delle autorità indonesiane incapaci di fermare le violenze a sfondo confessionale. Ieri mattina migliaia di estremisti islamici hanno attaccato e dato fuoco al centro della Fondazione Bpk Penabur, nonostante il presidio eretto in precedenza da centinaia di agenti di polizia. I fondamentalisti hanno distrutto e dato alle fiamme tre automobili e una parte dei 10 edifici che costituiscono il complesso cristiano. A scatenare la rabbia degli islamici, le voci secondo cui i responsabili della fondazione intendono costruire una cappella. Una notizia priva di fondamento, ma è bastata a incendiare gli animi e aizzare la folla. Fonti locali, in condizioni di anonimato, raccontano che gli assalitori sarebbero “persone provenienti dai vicini sotto-distretti di Cisaura e Ciawi”. Un dettaglio dal quale emerge che, in realtà, si tratta di attacchi mirati e ben orchestrati. La polizia, incapace di prevenire le violenze, promette giustizia. Al momento sei persone risultano in stato di fermo e sono sottoposte a interrogatorio. “Se qualcuno di questi è responsabile degli attacchi – afferma Tomex Kurniawan, capo della polizia di Bogor City – non esiteremo a predisporre un ordine di custodia cautelare”. Di recente centinaia di musulmani, poi divenuti migliaia, hanno lanciato un appello al governo di Cisarua, perché interrompesse qualsiasi attività di costruzione all’interno della Bpk Penabur, nonostante il permesso (Imb) rilasciato dalle autorità. I fondamentalisti accusano la fondazione cristiana di “tradire” la “tregua”, che vietava la fabbricazione di un centro educativo cristiano in un’area a maggioranza musulmana. L’appello si è quindi trasformato in un vero e proprio atto di accusa. I responsabili della Fondazione hanno smentito con forza le voci in merito alla costruzione di una piccola chiesa. (R.P.)

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    Mons. Warduni: continuano le minacce alle chiese in Iraq

    ◊   Chiese ancora nel mirino a Baghdad. L’uccisione, lo scorso 19 aprile, nella provincia sunnita di al-Anbar, dei due capi di Al Qaeda in Iraq, il comandante militare Abu Ayyub al Masri e il leader politico Abu Omar al Baghdadi, non ha fermato le minacce dei terroristi ai luoghi di culto cristiani della capitale irachena. “Continuiamo a ricevere minacce – dichiara all'agenzia Sir il vicario patriarcale di Baghdad, il caldeo Shlemon Warduni – e non sappiamo cosa potrebbe accadere. Sono state attivate delle procedure di sicurezza ma siamo davanti a gente senza scrupoli capaci di fare ogni cosa. L’invito è alla prudenza ma non basta. In questa situazione l’assenza di un governo pesa molto. Speriamo che venga formato presto”. Ma non è questa l’unica minaccia cui deve fare fronte la chiesa cattolica in Iraq, che da pochi giorni ha celebrato ad Ankawa un raduno nazionale dei sacerdoti. “Aumentano la pressione e l’attività delle sètte protestanti – spiega il presule caldeo – entrate nel Paese al seguito delle forze americane. Dispongono di molti soldi e mezzi e ci portano via molti fedeli ma soprattutto creano problemi nelle relazioni con i nostri fratelli musulmani per via del proselitismo che fanno”. (R.P.)

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    Cile: ordigno danneggia la cappella delle suore del Buon Pastore a Temuco

    ◊   Una nota della Conferenza episcopale del Cile inviata all’agenzia Fides informa che mons. Manuel Camilo Vial, vescovo della diocesi di Temuco San José, ha fatto visita alle suore del Buon Pastore, in segno di solidarietà, perché colpite dall'esplosione di una bomba che ha causato gravi danni alla loro Cappella, situata accanto vicino alla casa delle religiose. Le religiose hanno riferito che all’alba di ieri hanno sentito una forte esplosione che ha colpito la cappella di Nostra Signora di Lourdes, che si trova in un angolo di Carrera Bulnes, causando la distruzione di finestre, porte e panche. Subito dopo ha preso fuoco parte della cappella, ma fortunatamente le fiamme sono state spente dai Vigili del fuoco. L'onda d'urto dell'esplosione ha causato anche la rottura delle finestre delle case vicine alla cappella. Secondo la stampa locale, la Procura sta indagando su di un gruppo anarchico, che si presume sia l’autore dell’atto vandalico. Secondo il rapporto della polizia la bomba era stata confezionata in modo artigianale e sono state trovate anche delle bottiglie con benzina, per incendiare tutta la cappella, che è costruita in legno. Mons. Camilo Vial ha espresso la ferma condanna dei fatti, dando pieno sostegno alle suore, che gestiscono una casa che ospita 25 bambini con risorse limitate e lavorano anche con le donne mapuche. Per ora non è stata ancora fatta una valutazione economica dei danni. (R.P.)

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    Vescovi, ulema e militari delle Filippine a confronto in vista del voto

    ◊   La Chiesa, la comunità islamica, le forze di sicurezza filippine saranno unite e lavoreranno fianco a fianco per “garantire elezioni credibili, trasparenti e pacifiche”, e per “assicurare il bene comune del Paese”: è quanto affermano, nell’incontro della Bishop Ulema Conference (Buc), in corso oggi e domani, a Davao, sull’isola di Mindanao, nelle Filippine Sud, i vescovi filippini, insieme con eminenti leader islamici e con i capi della polizia e dell’esercito nazionale. Come riferiscono fonti dell'agenzia Fides presenti all’incontro, il consueto meeting interreligioso fra vescovi e ulama (la conferenza è nata e si incontra da ormai 14 anni) quest’anno è stato dedicato alle imminenti elezioni generali del 10 maggio e ospita ufficialmente alti esponenti delle forze di sicurezza filippine (polizia ed esercito). I funzionari militari presenti spiegheranno come procedono i preparativi per garantire un voto “nella massima sicurezza e privo di violenza”: questo implica il passaggio cruciale di smantellare gli eserciti privati esistenti nelle Filippine, affiliati ai clan e ai veri e propri “signori della guerra” che ancor spadroneggiano soprattutto sull’isola di Mindanao. Proprio su Mindanao si concentra la maggiore attenzione della BUC: da un lato perché le voci di “brogli, minacce, voto pilotato e violenza” riguardano specialmente le Filippine Sud (basti ricordare la strage di Maguindanao nel novembre 2009); dall’altro perchè qui risiede la consistente comunità islamica filippina (circa sei milioni di persone), e qui si registrano i problemi della ribellione armata di gruppi guerriglieri islamici, nonchè la presenza di gruppi terroristi. La Conferenza oggi ha invitato tutti i candidati a “non utilizzare, nella propaganda elettorale, la demonizzazione dell’avversario o metodi di killeraggio politico”, chiedendo a tutti i leader religiosi di promuovere, in vista delle elezioni, iniziative di pace come il digiuno e la preghiera. (R.P.)

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    Filippine: i vescovi annunciano una novena di preghiera per le prossime elezioni

    ◊   “Siamo in un momento cruciale di transizione per il Paese”, “urgono riforme” e passi concreti “per combattere l’erosione dei valori morali, la corruzione e la povertà”: è quanto afferma mons. Nereo Odchimar, vescovo di Tandag e presidente della Conferenza episcopale delle Filippine, in un comunicato inviato all’agenzia Fides alla vigilia delle elezioni generali (presidenziali, legislative e locali) del 10 maggio prossimo. “Si tratta della tornata elettorale più importante degli ultimi anni”, sottolinea il presule, anche perché “saranno le prime con i meccanismi di voto automatizzati. Il successo di queste elezioni sarà importante per la stabilità economica e politica del Paese, mentre il loro fallimento potrebbe causare ulteriore sofferenza per molti”, ha messo in guardia il vescovo, ricordando la violenza che ha caratterizzato le ultime tornate elettorali. “La nazione – continua l’analisi di mons. Odchimar – attraversa una situazione critica, causata dall’erosione dei valori morali e dalla larga diffusione di corruzione e disonestà”. Tale situazione critica è andata aggravandosi per diverse cause, nota il testo: il declino di integrità morale in molte istituzioni pubbliche e provate; l’acuirsi di divisioni e insurrezioni; l’aumento della povertà. Per questo, afferma il vescovo, “il Paese ha bisogno di riforme e cambiamenti. Le elezioni ci offrono un mezzo per compiere passi avanti forti e decisivi verso un urgente rinnovamento, verso i cambiamenti che tutti desideriamo”, in definitiva “verso la speranza”. Per incoraggiare il cammino verso il futuro, la Chiesa confida nell’arma potente della preghiera: per questo la Conferenza episcopale invita i fedeli a una speciale novena di preghiera in vista delle elezioni, che si terrà dall’1 al 9 maggio. Si pregherà nelle chiese, nelle associazioni, nelle scuole e nelle famiglie perchè le elezioni siano “integralmente libere, pulite, pacifiche e oneste”. I vescovi chiedono a tutti i cittadini di utilizzare lo strumento e il diritto-dovere del voto e di non ritenere che “votare sia una questione di poco conto”. “Il voto è un dovere morale, in quest’ora cruciale”, si afferma. “Cerchiamo di esser uniti nel sacrificio e nella speranza, per il nostro popolo e per la nostra amata terra”, conclude il testo. (R.P.)

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    In Colombia sacerdoti per la pace e la riconciliazione

    ◊   Riflettere sull'importanza del ministero del perdono, di promuovere le scuole del perdono e della riconciliazione tra i vescovi, i sacerdoti e i religiosi e, allo stesso tempo, individuare nuove strategie per il futuro. E’ l’obiettivo dell'incontro dei “sacerdoti per il perdono e la riconciliazione” (Sa.pe.re.), in corso di svolgimento nella sede del Consiglio episcopale latino americano (Celam) di Bogotá, in Colombia. Il perdono e la riconciliazione — spiegano gli organizzatori dell'incontro — sono un patrimonio per tutta l'umanità e si trovano al centro del messaggio evangelico di Gesù. L'incontro, al quale hanno preso parte centinaia di sacerdoti provenienti da diverse regioni, tra cui Brasile, Venezuela, Ecuador, Canada e Colombia, è stato indetto dal Dipartimento di Comunicazione del Celam e dalla “Fondazione per la riconciliazione”. Tra gli interventi anche quello di padre Enrique Quiroga, segretario esecutivo del Dipartimento di giustizia e solidarietà sociale del Celam. La Fondazione per la riconciliazione – ricorda l’Osservatore Romano - è stata fondata nel marzo del 2003 da un gruppo di amici della Colombia e dal sacerdote e sociologo, missionario della Consolata, padre Leonel Narváez Gómez. La sua esperienza è stata realizzata in due regioni geograficamente distanti, ma strettamente vicine per la situazione di conflitti: in primo luogo con le tribù nomadi del Kenya (1979-1989) e poi nell'Amazzonia colombiana con i coloni indigeni (1990-2000), assumendo un ruolo di mediatore tra il Governo colombiano e il leader dei guerriglieri delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc). (A.L.)

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    Australia: aumentano le donazioni alla Caritas che aiuta migliaia di poveri nel mondo

    ◊   Il Project Compassion, appello annuale della Caritas Australia, continua a superare le aspettative: le donazioni in tutta l’Australia hanno già raggiunto quelle registrate nello stesso periodo dello scorso anno. Nel 2009 - riferisce l'agenzia Fides - l’organizzazione internazionale di aiuto e sviluppo, membro della Chiesa cattolica, ha raggiunto un totale di $8.7 milioni grazie al Project Compassion mentre quest’anno ha già superato la cifra di $1.3 milioni. Inoltre gli australiani continuano a sostenere quotidianamente la Caritas ed il suo fondamentale lavoro portato avanti per favorire lo sviluppo umano, le infrastrutture e aiutare le comunità più svantaggiate a superare lo stato di povertà, sostenendo l’istruzione, l’agricoltura sostenibile e le emergenze. Inoltre la generosità degli australiani e il grande zelo della Caritas li hanno visti impegnati, lo scorso anno, negli aiuti alle popolazioni colpite dal grave incendio di Victoria, a quelle danneggiate dalle inondazioni nelle Filippine, a quanti sono stati investiti dal ciclone che ha distrutto città e villaggi in Vietnam, oltre alle popolazioni devastate dallo tsunami nel Pacifico registrato a settembre tra Tonga, Samoa e altre piccole isole della zona, senza contare i terribili terremoti di Haiti e del Cile. L’impegno di Caritas Australia è fondamentale ed il lavoro portato avanti dall’organizzazione a favore dei programmi internazionali per lo sviluppo, la vede attualmente impegnata in oltre 30 Paesi in tutto il mondo. (R.P.)

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    Il settimanale Les Afriques: la Banca Mondiale non rappresenta l'Africa

    ◊   La Banca Mondiale continua a non rappresentare l’Africa in alcun modo, nonostante la riforma annunciata nei giorni scorsi: lo sottolinea un editoriale pubblicato nell’ultimo numero del settimanale online “Les Afriques”, che sintetizza le critiche giunte finora dal sud del Sahara. Nel’articolo si evidenzia che i criteri alla base della riforma annunciata nel fine-settimana sono crescita del Prodotto interno lordo (Pil) e stanziamenti a favore dei Paesi poveri. “Sulla base di questi principi – sottolinea il settimanale - non è possibile colmare il deficit di rappresentatività dell’Africa: oltre un terzo dei Paesi del continente, infatti, ha perso ulteriormente potere”. La riforma - riporta l'agenzia Misna - ha determinato nel complesso il trasferimento del 3,13% dei diritti di voto. A beneficiarne è stata anzitutto la Cina, la cui quota di potere è aumentata dal 2,77 al 4,42%. Piccoli passi avanti anche per l’India (ora al 2,91%) e il Brasile (2,24%), potenze emergenti che non riescono però a intaccare l’egemonia degli Stati Uniti (16,85%) e dei loro alleati europei. “Les Afriques” evidenzia che americani, francesi, inglesi e russi controllano 24 seggi nel consiglio d’amministrazione, il cuore del sistema di potere della Banca Mondiale. “In quest’organismo l’Europa ha nove posti – conclude il settimanale – mentre all’Africa ne sono concessi due a rotazione, una quota marginale”. (R.P.)

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    Comunicato dell’Ufficio Internazionale Cattolico dell’Infanzia sui casi di pedofilia

    ◊   “Di fronte agli atti di pedofilia sviluppiamo una cultura di rispetto per la dignità e i diritti del bambino”. E’ quanto si legge nel comunicato dell’Ufficio Internazionale Cattolico dell’Infanzia. “La dignità e i diritti del bambino” sono al centro della missione di questo organismo, che condanna “ogni forma di abuso sessuale sui bambini, ovunque si commetta e chiunque ne sia l’autore”. Nel documento, ripreso dall’agenzia Zenit, si esprime in particolare apprezzamento per “la pubblicazione, da parte della Santa Sede, di linee direttrici che richiedono, tra le altre cose, il ricorso sistematico alla Giustizia civile nei casi di abuso o di violenza sessuale”. L’Ufficio Internazionale Cattolico dell’Infanzia esorta anche a lavorare “all’applicazione della Convenzione delle Nazioni Unite relativa ai diritti del bambino, e soprattutto all’applicazione degli articoli 19 e 34, che impongono agli Stati di difendere i bambini da tutte le forme di sfruttamento e violenza sessuale”. Le recenti rivelazioni che “scuotono le coscienze” – si legge infine nel documento – non devono portare a dimenticare “l’immenso lavoro a favore dell’infanzia svolto in tutto il mondo da istituzioni cattoliche”. (A.L.)

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    Algeria: la missione della Chiesa nel Paese è di essere presenza d'amore

    ◊   “La nostra Chiesa è allo stesso tempo segno e serva della benevolenza di Dio per il nostro popolo d’Algeria. La sua grazia è vivere una presenza d’Amore per tutto il suo popolo”: è quanto scrive nell’editoriale del secondo numero di “Pax et concordia. Rivista della Chiesa cattolica d’Algeria” il vescovo di Costantina-Ippona mons. Paul Desfarges. Commentando il detto di Sant’Agostino - vescovo di Ippona fra il IV e V secolo – “Vita nostra dilectio est” (Per noi, vivere è amare), il presule osserva nel trimestrale che le parole del padre della Chiesa parlano ancora oggi al cuore di ciascuno, poiché dicono l’aspirazione profonda di ogni persona. Ricordando poi gli anni difficili dell’Algeria di qualche decennio fa, mons. Desfarges afferma che la Chiesa, fedele alla sua vocazione d’essere nel Paese presenza d’amore, ha vissuto in una comunione profonda la sofferenza del popolo algerino. “La stessa fedeltà – scrive il presule – è da vivere oggi nel delicato periodo che la nostra Chiesa attraversa”. “La nostra Chiesa non sarebbe Chiesa se si ripiegasse su se stessa, e se si occupasse dei suoi affari religiosi – prosegue mons. Desfarges –. Certo, la Chiesa ha cura di nutrire la vitalità spirituale dei suoi membri ma essa è serva dell’Amore divino e di tutta l’umanità”. Per questo, riferendosi al Colloquio sulla libertà religiosa e di culto che si è tenuto a febbraio ad Algeri per iniziativa del ministero degli Affari Religiosi, il presule ha voluto sottolineare con quale animo vi hanno preso parte i rappresentanti della Chiesa cattolica. “Il colloquio – racconta mons. Desfarges – attraverso il suo clima cordiale, ha permesso parole vere”. Musulmani e cristiani hanno detto la loro, e i cattolici hanno potuto parlare degli ostacoli alla libertà religiosa che oggi sussistono. Il vescovo di Costantina-Ippona rimarca inoltre nel suo editoriale che la Chiesa in Algeria cerca la fraternità e l’amicizia con tutti, sforzandosi di vivere il Vangelo nella forma della lavanda dei piedi, attenta ed accogliente ai nuovi discepoli scelti da Cristo e che lo Spirito conduce ad essa. “La nostra Chiesa non ha alcuna strategia di reclutamento – scrive ancora mons Desfarges – non serve alcun interesse straniero. In ogni popolo la Chiesa è nel, con e per il popolo”. (T.C.)

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    A Bari Meeting internazionale per la Pace tra le Nazioni

    ◊   “Il ritorno di Cristo e l’unità dei cristiani”. E’ il tema del Meeting internazionale per la Pace tra le Nazioni in programma venerdì prossimo a Bari. Il Meeting è incentrato sulla ricerca del dialogo tra le chiese ed in particolare con la Chiesa d’Oriente. Il tema del ritorno di Cristo e l’unità dei cristiani ha come sfondo la parabola delle dieci Vergini. Nel testo evangelico, contestualmente all’annuncio della venuta dello Sposo, c’è ancora un tempo di attesa nella vigilanza in cui le Vergini si preparano con le lampade accese con l’olio. Molti osservatori ecumenici intravedono una nuova stagione per la riconciliazione e il riavvicinamento dei cristiani. Il Meeting si svolge a 5 anni dal Congresso Eucaristico nazionale di Bari. In quell’occasione Benedetto XVI aveva ribadito “la volontà di assumere come impegno fondamentale quello di lavorare con tutte le energie alla ricostruzione della piena e visibile unità di tutti i seguaci di Cristo”. Il Papa aveva anche chiesto di “prendere con decisione la strada di quell’ecumenismo spirituale che nella preghiera apre le porte allo Spirito Santo, che solo può creare l’unità”. (A.L.)

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    Incontro organizzato da Focolari e Schönstatt per la chiusura dell'Anno Sacerdotale

    ◊   I sacerdoti dei movimenti dei Focolari e di Schönstatt, in collaborazione con il Rinnovamento Carismatico Cattolico Internazionale e con altre associazioni ecclesiali, hanno organizzato un incontro con testimonianze e apporti artistici sul sacerdozio nel contesto delle celebrazioni conclusive dell'Anno Sacerdotale. L'incontro, si terrà il prossimo 9 giugno nell'Aula Paolo VI. Parteciperanno sacerdoti - e anche alcuni religiosi, religiose e laici - di oltre 70 nazionalità e dei cinque continenti. Il prefetto della Congregazione per il Clero, il Cardinale Cláudio Hummes, presiederà i Vespri. Il cardinale Francisco Javier Errázuriz, Arcivescovo di Santiago del Cile ed ex presidente del Consiglio Episcopale Latinoamericano (CELAM), offrirà una testimonianza teologica. Tra le persone che interverranno ci sono un sacerdote dell'Irlanda che spiegherà la sua esperienza personale sulla fedeltà alla chiamata di Dio, i sopravvissuti a un assalto al seminario minore di Buta, in Burundi, e un sacerdote proveniente dalla Germania che ha superato il problema dell'alcolismo con l'aiuto della sua comunità. Si parlerà anche dell'esperienza della malattia, della vita affettiva e del celibato vissuti in un contesto di fraternità. Si affronterà poi la pastorale nell'ambiente multiculturale e plurireligioso di oggi e, dal Brasile, giungerà la testimonianza di una vasta azione di evangelizzazione insieme con i laici nel sud del Paese. Il programma – rende noto l’agenzia Zenit - è diviso in tre momenti che affrontano tre aspetti diversi dell'identità dei sacerdoti oggi: "Uomini di Dio", "Fratelli tra i fratelli" e "Profeti di un mondo nuovo". Ciascuna di queste parti verrà introdotta da un pensiero di Benedetto XVI. Nella parte conclusiva, verranno proposti alcuni pensieri di Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, e di padre José Kentenich, fondatore di Schönstatt. (A.L.)

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    Pompei prepara la XXIV edizione del Meeting dei giovani

    ◊   Sarà come sempre una giornata di festa, emozioni e preghiera nello spirito delle Giornate Mondiali della Gioventù. Il 1° maggio pompeiano, grande momento di aggregazione e socializzazione, è ormai diventato una tradizione per il santuario e uno degli appuntamenti nazionali di pastorale giovanile più attesi. “Il Meeting - spiega don Giovanni Russo, responsabile della Pastorale giovanile diocesana e organizzatore della manifestazione - vuole essere occasione di incontro e di confronto per tutti quei giovani che scelgono di vivere alla luce degli insegnamenti di Gesù”. E questo percorso di vita si costruisce a partire soprattutto dalle relazioni, dal rispetto, dalla capacità di comprendere e di amare. In linea con il messaggio di Benedetto XVI per il 25.mo anniversario di istituzione della GMG, La mattinata del Meeting, durante la quale sarà presente tra gli altri anche Fabio Quagliarella, attaccante del Napoli, sarà scandita da testimonianze, momenti di riflessione e di preghiera. E’ prevista anche una catechesi guidata da mons. Pietro Santoro, vescovo di Avezzano e delegato della Conferenza episcopale abruzzese-molisana per la pastorale giovanile. Subito dopo, mons. Santoro, Chiara Amirante, fondatrice della Comunità “Nuovi Orizzonti”, Luigi Accattoli, giornalista vaticanista, e il cantautore Angelo Branduardi, saranno protagonisti di un confronto-dibattito con i giovani, sul tema scelto per la giornata. Alle 18.00, l’arcivescovo di Pompei, mons. Carlo Liberati, presiederà la celebrazione eucaristica, seguita dalla marcia per la legalità dei giovani, che attraverseranno tutta la città per giungere in santuario e recitare la Supplica. Chiuderà la manifestazione il concerto di Angelo Branduardi dedicato a Benedetto XVI. (A.L.)

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    Da venerdì Convegno delle presidenze diocesane di Azione Cattolica

    ◊   “Sulle strade dei cercatori di Dio. Azione cattolica, primo annuncio, riscoperta della fede”. E’ il tema del Convegno delle presidenze diocesane di Azione Cattolica che si terrà dal 30 aprile al 2 maggio prossimi a Roma. Il Convegno – si legge nel comunicato di Azione Cattolica - nasce nel solco di una lunga riflessione, in cui l’Azione cattolica si inserisce con la sua storia, fatta di fedeltà e di attenzione alle persone. Una storia caratterizzata dall’impegno ordinario per l’evangelizzazione degli ambienti di vita e la formazione cristiana delle coscienze. A fare da sfondo al tema del “primo annuncio” e della “riscoperta della fede” c’è poi la sfida educativa, su cui verteranno gli Orientamenti pastorali per il prossimo decennio. L’incontro delle presidenze diocesane prevede, venerdì 30 aprile pomeriggio, un momento iniziale di intensa spiritualità. A conclusione della serata, si svolgerà un concerto dell’Orchestra giovanile della diocesi dei Marsi, per ricordare, con intenso spirito di solidarietà, l’anniversario del sisma in Abruzzo. Sabato 1° maggio mattina, invece, sono previsti due momenti di approfondimento: il primo, intitolato “L’uomo alla ricerca di Dio, oggi”, aiuterà a scavare nelle nelle pieghe dell’esistenza dell’uomo di oggi, perché proprio da queste pieghe possa emergere quella sete, confessata o inconfessata, di incontrare il Signore. A seguire, ci si interrogherà su “L’impegno della Chiesa per la riscoperta della fede e il primo annuncio”, al fine di fare chiarezza sui contenuti, sui modi e sulle urgenze dell’annuncio, dell’evangelizzazione e della catechesi in un tempo che cambia rapidamente. Sabato pomeriggio spazio ai laboratori, per contestualizzare “primo annuncio” e “riscoperta della fede”. Il Convegno si concluderà domenica prossima con la condivisione dei lavori di gruppo e la relazione finale del presidente nazionale dell’Azione cattolica, Franco Miano. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Afghanistan: rilasciati 5 dei 6 operatori afghani di Emergency. Attentato uccide almeno 6 civili

    ◊   Sono stati rilasciati oggi per mancanza di prove cinque dei sei operatori afghani di Emergency arrestati il 10 aprile scorso insieme con gli altri tre medici della ong italiana. Dunque, non si ferma la violenza in Afghanistan: nel sudest del Paese, nella provincia di Khost, un rudimentale ordigno esplosivo ha fatto saltare in aria un pulmino con almeno 12 civili, tra cui donne e bambini: almeno sei i morti. Nella provincia di Kandahar, dopo l’attentato di ieri sera contro una società di appoggio logistico alle truppe straniere, che ha causato dieci morti e 30 feriti, un capo tribale afgano è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco nel distretto di Arghandab. In questi mesi, si stanno moltiplicando gli episodi di violenza contro i funzionari del governo e gli anziani leader locali ad opera di ribelli talebani. Intanto, l’Afghanistan celebra oggi con manifestazioni ufficiali e sfilate a Kabul ed in altri centri del Paese il 18.mo anniversario della fine dell'occupazione sovietica che durò 14 anni, fino al 1992. Come ogni anno, il centro delle celebrazioni del "Mujaheddin's Day" nella capitale afghana è lo stadio Ghazi, attorno al quale sono state disposte importanti misure di sicurezza. A quella vittoria di 18 anni fa, tuttavia, seguì un'epoca di lotte fratricide fra i mujaheddin che provocò, solo a Kabul, 60 mila morti.

    Drammatica denuncia dell’inviato speciale Onu: il Congo “capitale dello stupro”
    L'inviato speciale delle Nazione Unite per la violenza su donne e bambini nei conflitti, Margot Wallstrom, ha drammaticamente definito la Repubblica Democratica del Congo “la capitale mondiale dello stupro”. Ha rivolto un accorato appello al Consiglio di sicurezza perché si metta fine alle violenze sulle donne, sottolineando che le leggi ci sarebbero ma non vengono applicate. Le donne – ha aggiunto – non sono mai al sicuro: nè sotto il tetto di casa propria, nè dentro i loro letti, quando viene la notte”. l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha indicato la settimana scorsa che, nel primo trimestre del 2010, 1.244 donne hanno denunciato all'Onu di essere state violentate, “una media di 14 violenze al giorno”.

    Il Consiglio d’Europa denuncia maltrattamenti italiani sui migranti libici e algerini
    Il Comitato per la prevenzione e la tortura del Consiglio d’Europa denuncia i “maltrattamenti” subiti dai migranti durante le operazioni di respingimento condotte dalle autorità italiane con destinazione Libia e Algeria a luglio 2009. Il Cpt, nel rapporto reso noto oggi, chiede alle autorità italiane di aprire un’inchiesta. Secondo il rapporto, i migranti sarebbero stati lasciati con poca acqua, senza cibo né coperte anche per 12 ore. Tra di loro ci sarebbero minori e donne in stato di gravidanza. Il Comitato esorta il governo italiano a riesaminare immediatamente in modo sostanziale l'attuale prassi delle intercettazioni di migranti in mare. Non contesta nè il diritto nè la necessità che l'Italia ha di controllare i propri confini e i flussi migratori, ma sostiene che l'attuale politica dei respingimenti è in violazione degli obblighi sottoscritti dall'Italia. Jean-Pierre Restellini, membro della delegazione Cpt che ha condotto una visita in Italia, afferma che “le basi legali su cui poggia non possono essere usate come pretesto per dire che è tutto regolare”.

    Egitto, condannate 26 persone per terrorismo e legami con Hezbollah
    Un tribunale egiziano ha condannato 26 persone per aver pianificato attacchi terroristici in Egitto e per legami con il gruppo libanese Hezbollah. Il giudice, Adel Abdel Salam Gomaa, del Tribunale speciale per la sicurezza dello Stato, ha condannato gli uomini – libanesi, palestinesi, egiziani e un sudanese – a scontare dai 6 mesi ai 25 anni di prigione. L'annuncio da parte delle autorità egiziane della detenzione di queste persone ha aumentato la tensione tra l'Egitto e Hezbollah.

    Scontri tra “camicie rosse” e forze di polizia alla periferia di Bangkok
    Un soldato morto e almeno altri 16 feriti: è il bilancio della sparatoria scoppiata dopo le 14 (le 9 in Italia) tra le Forze di sicurezza thailandesi e un gruppo di circa duemila “camicie rosse”, i sostenitori dell'ex premier, Thaksin Shinawatra, che chiedono le dimissioni del governo. È successo alla periferia nord di Bangkok, lontano dal territorio che i manifestanti antigovernativi occupano da settimane nel centro della capitale. Sembra che il soldato sia stato colpito da “fuoco amico”. A un checkpoint vicino al National Memorial, non lontano dall'aeroporto per i voli interni Don Meuang, centinaia di soldati hanno aperto il fuoco, sparando proiettili di gomma e veri per bloccare i sostenitori di Shinawatra, che volevano raggiungere un mercato a nord di Bangkok e inscenare una protesta contro l'arresto di 11 militanti, condannati ieri a 15 giorni di reclusione - ma già liberati su cauzione - per aver eretto un posto di blocco col quale volevano impedire il transito di poliziotti e militari.

    Vertice dei capi di Stato e di governo dell'Asia meridionale
    Ha preso il via a Thimphu il sedicesimo Vertice dei capi di Stato e di governo dell’Associazione dell'Asia meridionale per la cooperazione regionale (Saarc), alla presenza dei massimi responsabili degli otto Paesi membri. Sul tavolo del confronto ci saranno due documenti riguardanti una strategia comune sul delicato tema dell'ambiente e misure per favorire il commercio regionale. Saranno presenti anche osservatori di Cina, Stati Uniti e Unione Europea. A margine della Conferenza, i primi ministri indiano e pakistano si incontreranno per un colloquio bilaterale. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Carla Ferraro)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 118

     
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