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Sommario del 26/04/2010
Iniziata la visita "ad Limina" dei vescovi di Sierra Leone, Gambia e Liberia
◊ Benedetto XVI ha ricevuto stamani alcuni vescovi di Gambia, Liberia e Sierra Leone, in Vaticano per la visita "ad Limina": tra i presuli che hanno incontrato il Papa c'era anche il vescovo di Makeni, mons. George Biguzzi, che ai nostri microfoni illustra la situazione della Chiesa in questi Paesi dell'Africa Occidentale. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
La presenza dei cristiani in questi Paesi si inserisce in contesti molto diversi. In Liberia i cristiani sono quasi il 70 per cento della popolazione. In Gambia, invece, c’è una netta prevalenza dei musulmani. Anche in Sierra Leone i musulmani sono in maggioranza, ma in percentuale minore. Nonostante i cristiani siano una minoranza, il loro contributo in questi due ultimi Stati africani è molto significativo, come spiega mons. George Biguzzi, già presidente della Conferenza interterritoriale dei vescovi cattolici di Gambia e Sierra Leone:
“La Chiesa è presente su tutto il territorio nazionale, sia del Gambia sia della Sierra Leone, attraverso scuole, opere sociali, il lavoro delle Caritas diocesane e progetti di sviluppo. Quindi è una presenza rispettata, significativa e molto superiore al numero dei cristiani”.
In Sierra Leone e Gambia si deve inoltre sottolineare l’aumento delle vocazioni al sacerdozio e il prezioso impegno dei laici nelle attività di assistenza ai poveri. In Sierra Leone infine sono preziosi gli sforzi della Chiesa nel processo di riabilitazione degli ex combattenti, in particolare dei bambini soldato, che hanno preso parte recentemente alla tragedia della guerra civile.
L'attesa per la visita del Papa alla Sindone. Benedetto XVI: questo atto di venerazione aiuti tutti a cercare il Volto di Dio
◊ I fedeli di Torino attendono, con trepidazione, la visita pastorale di Benedetto XVI domenica prossima, in occasione dell’Ostensione della Santa Sindone. Un evento straordinario che, dallo scorso 10 aprile, sta attraendo ogni giorno nel capoluogo piemontese decine di migliaia di pellegrini da tutto il mondo. Al Regina Caeli dell’11 aprile scorso, il Papa ha definito l’Ostensione “soprattutto uno straordinario richiamo verso il mistero della sofferenza di Cristo”. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Pellegrino tra i pellegrini per contemplare il mistero del Volto di Cristo. Sono passati due anni dall’annuncio di Benedetto XVI dell’Ostensione della Sindone. Un annuncio fatto il 2 giugno del 2008, durante un’udienza in Vaticano ai fedeli torinesi accompagnati dal loro pastore, il cardinale Severino Poletto:
“In tale contesto, sono lieto di venire incontro alla vostra grande attesa e di accogliere il desiderio del vostro Arcivescovo, consentendo che nella primavera del 2010 abbia luogo un’altra solenne 'Ostensione della Sindone'. (Applausi) Se il Signore mi dona la vita e la salute, spero di venire anch'io per questa Ostensione. (Applausi) Sarà un’occasione quanto mai propizia – ne sono certo - per contemplare quel misterioso Volto, che silenziosamente parla al cuore degli uomini, invitandoli a riconoscervi il volto di Dio”.
Il Volto di Dio è dunque la meta di chi si incammina con fedeltà sulla via dell’amore. “Chi ha visto me ha visto il Padre”, afferma il Signore. Per vedere Dio, è quindi l’esortazione del Papa, “bisogna conoscere Cristo e lasciarsi plasmare dal suo spirito”:
“Auspico che questo atto di venerazione aiuti tutti a cercare il Volto di Dio, che fu l’intima aspirazione degli Apostoli, come anche la nostra”. (Regina Caeli – 11 aprile 2010)
La ricerca del Volto di Cristo era stato il cuore anche di un altro viaggio pastorale di Benedetto XVI: quello al Santuario abruzzese di Manoppello, all’inizio del suo Pontificato, il primo settembre del 2006:
“Insieme cerchiamo di conoscere sempre meglio il volto del Signore e dal volto del Signore attingiamo questa forza di amore e di pace che ci mostra anche la strada della nostra vita”.
Contemplando l’icona del Volto Santo custodita a Manoppello, sottolineò il Papa, comprendiamo che per riconoscere il Volto del Signore in quello dei fratelli "sono necessarie mani innocenti e cuori puri":
"'Il tuo volto, Signore, io cerco': ricercare il volto di Gesù deve essere l’anelito di tutti noi cristiani; siamo infatti noi 'la generazione' che in questo tempo cerca il suo volto, il volto del 'Dio di Giacobbe'. Se perseveriamo nel cercare il volto del Signore, al termine del nostro pellegrinaggio terreno sarà Lui, Gesù, il nostro eterno gaudio, la nostra ricompensa e gloria per sempre”.
Scuse del Foreign Office. Padre Lombardi: caso chiuso, nessuna ripercussione sul viaggio del Papa in Gran Bretagna
◊ La Santa Sede considera chiusa la vicenda di una nota irrispettosa sulla prossima visita del Papa in Gran Bretagna messa in circolazione da un funzionario del Ministero degli Esteri britannico. L’ambasciatore britannico presso la Santa Sede, Francis Campbell, già sabato si era recato in Vaticano per spiegare quanto avvenuto e presentare le scuse del Foreign Office. Rispondendo ad alcune domande di giornalisti, il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ha dichiarato che il caso è considerato chiuso e non avrà alcuna ripercussione sul viaggio del Papa in Gran Bretagna a settembre.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Il Regina Caeli del Papa nella Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni.
Nel servizio internazionale, in primo piano l’economia: la Cina scala la Banca mondiale, il suo peso è inferiore solo a quello di Washington e Tokyo.
L’insolito disarmo: articoli di Giuseppe Fiorentino e Luca M. Possati sulle nanotecnologie e le superbombe.
In bilico tra cielo e carne: Carola Benedetto presenta la mostra fotografica “Natività nei Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia”. Sul tema anche un articolo di Silvia Guidi dal titolo “Il cammino verso ciò che inizia”.
Il vincitore ha il volto del Padre: il testo quasi integrale di una conferenza di Timothy Verdon sull’ostensione della Sindone.
Un alchimista derubato delle sue fantasie: Emilio Ranzato ricorda il regista Mario Bava a trent’anni dalla morte.
Identità e dialogo nella comunicazione al centro dell'Incontro dei portavoce della Chiesa
◊ Dare voce alla Chiesa con coerenza e verità, affrontando anche i temi più difficili, grazie ad una formazione completa ed approfondita. È quanto fanno, ogni giorno, i portavoce della Chiesa, che sono riuniti in questi giorni a Roma per il loro settimo Seminario professionale internazionale. L’evento, che proseguirà fino a mercoledì, è ospitato dalla Pontificia Università della Santa Croce ed ha come titolo “Comunicazione della Chiesa: identità e dialogo”. Il servizio di Isabella Piro:
“Un tema urgente”: così don Luis Romera, rettore dell’Ateneo Santa Croce, ha definito il tema del Seminario. E indubbiamente la comunicazione della Chiesa, in questi ultimi tempi, ha vissuto momenti non facili. “In democrazia il diritto all’informazione è essenziale – ha ribadito don Romera – ma se alle istituzioni viene richiesta un’informazione vera, chiara, lontana da inganni e ambiguità, spetta poi ai mass media informare in modo completo, non riduttivo o unilaterale”. In questo contesto, il tema degli abusi commessi sui minori da alcuni religiosi non va evitato, ha ribadito il rettore, ma non bisogna soffermarsi solo ed esclusivamente su di esso. Certo, il mondo della comunicazione è cambiato in modo accelerato, si è detto in Aula, le tecnologie digitali hanno ampliato il bacino di utenza e permesso a chiunque di diventare “informatore”: basti pensare al fenomeno dei blog. È nato così il “fast food” delle notizie, immediate sì, ma poco approfondite, e che spesso hanno la pecca di semplificare troppo, creando una cornice in cui inchiodare l’avvenimento, senza permettere cambiamenti. La Chiesa, invece, deve offrire notizie “slow food”, quelle che garantiscono un approfondimento e fanno tesoro della memoria, della storia, perché oggi il tempo soffre di provincialismo: l’eterno presente in cui viviamo non sembra accettare i valori eterni proposti dal Vangelo. Come superare, allora, questa fase? Innanzitutto, mostrando un’identità chiara e definita, come afferma il presidente del Seminario, don José Maria La Porte:
R. - Il punto di partenza per un dialogo è sapere chi è ogni interlocutore. Pensiamo che, perché la società abbia la possibilità di vedere quali sono le idee della Chiesa, quali sono le proposte positive che ha la fede, un’identità chiara aiuti dall’inizio al dialogo.
D. – Quale strategia può adottare la Chiesa per intervenire nel dibattito pubblico?
R. – La cosa più importante è la professionalità. La Chiesa ha un messaggio che da 2000 anni ha cambiato le vite delle persone, è un messaggio straordinario, affascinante, ed è un punto di forza sul quale dobbiamo puntare la nostra strategia. Quel punto di forza, però, deve basarsi sulla professionalità, sul capire il mondo dei media, sul cercare non tanto di allontanarsi dai temi difficili, ma proprio di affrontarli con speranza ed anche avendo l’umiltà di saper imparare dal mondo dei media, perché abbiamo tanto da imparare sul modo di presentare la fede.
D. – La Chiesa sta vivendo momenti di tensione sulle pagine dei giornali. Come evitare che siano i mass media a dettare l’agenda alla Chiesa?
R. – A mio avviso questa situazione non è per niente gradevole, è però un momento di purificazione per la Chiesa, come ce ne sono stati altri nella storia. Ci sono stati secoli con tre Papi allo stesso tempo, situazioni molto difficili. Mi sembra che le cose vadano viste in prospettiva. E’ senz’altro un momento difficile, di purificazione, penso però che sia allo stesso tempo un momento di rinnovamento. Per questo la Chiesa non deve avere paura di affrontare questi temi che stanno venendo fuori, anche perché deve essere un esempio nel modo di affrontarli. E mi sembra che lo stia facendo con grandissima coerenza, senza avere paura di tirare fuori le cose che non vanno. Alcune persone della gerarchia si sono messe da parte e mi sembra che sia un esempio per la società civile, che la Chiesa non abbia paura. E rispetto all’agenda, mi dispiace che tante volte si metta l’accento su cose negative. Ci sono più di 400 mila sacerdoti in tutto il mondo, che fanno un lavoro straordinario. C’è tanto da mostrare, che è molto bello. Adesso, purtroppo, i riflettori sono sulle cose negative, perché forse vendono di più e forse anche perché le vittime meritano un’attenzione, come penso sia giusto. Credo però che ci sia bisogno di voltare pagina e rinnovarsi nel modo di comunicare.
D. – Rinnovarsi vuol dire guardare anche ai nuovi mezzi di comunicazione. La Chiesa come si rapporta?
R. – Nei secoli scorsi la Chiesa ha saputo conservare la cultura, trasmetterla. Adesso la difficoltà si deve soprattutto al cambiamento velocissimo. Una difficoltà che condividono pure i media, perché costa di più vendere la carta stampata, costa di più avere l’attenzione della gente, che entra in Internet a cliccare i siti web. Quindi, è un momento di cambiamento per tutti. E la Chiesa cerca anche lì di fare la sua parte. Moltissime diocesi hanno ormai una pagina web. Moltissime Congregazioni, istituzioni offrono il loro messaggio particolare in Internet. Ci sono podcast con una miriade di modalità di presentare il messaggio cristiano. Credo che si stia facendo molto e ci sia bisogno di fare ancora di più. Ci sono però buoni segni di speranza.
D. – Questo Convegno può cambiare le cose? Quali sono i suoi auspici?
R. – Penso di sì, per far salire di livello il dibattito pubblico. Tutti quanti siamo interessati a creare una società migliore, che parli di temi che veramente interessano le persone. E credo che questo Convegno sia un’occasione per questo.
Sudan: oltre 50 morti in scontri per il controllo delle risorse idriche
◊ Il presidente sudanese uscente Omar al Bashir ha vinto le prime elezioni multipartitiche che si sono tenute nel Paese africano dopo quasi un quarto di secolo. Lo ha reso noto una commissione elettorale sudanese mentre però giunge notizia anche di episodi di violenza. Oltre 50 persone sono rimaste uccise in combattimenti tra i miliziani dell’Spla, l’Esercito di Liberazione del Popolo Sudanese, che in base agli ultimi accordi controlla il sud del Paese, regione semiautonoma, e nomadi arabi del Darfur, la martoriata regione occidentale. Gli scontri sono avvenuti nella zona al confine tra i due territori. Gli episodi risalgono a venerdì scorso, ma solo ieri ne è stata data notizia. Sulle motivazioni di quanto avvenuto, Giancarlo La Vella ha intervistato Enrico Casale, esperto di Africa della rivista Popoli:
R. – Il Sudan è uno Stato molto complesso, nel quale si confrontano la cultura araba e musulmana del nord, con la cultura cristiano animista e africana del sud. A questo confronto si aggiunge anche quello tra le popolazioni di allevatori di bestiame e le popolazioni contadine. Gli scontri che si sono verificati in questi giorni sono da inserire in questa dinamica: per la gestione delle risorse idriche e per la gestione degli allevamenti. Questo prescinde dal fatto che, per la regione occidentale del Darfur, ci siano buoni passi avanti nel processo di pace e prescinde anche dal fatto che le elezioni presidenziali si siano svolte in un clima di sostanziale concordia e di pace.
D. – Come a dire che per pianificare, per stabilizzare ulteriormente la situazione, occorre qualcosa in più che non un trattato di pace: è importante cioè che vi sia una divisione delle risorse...
R. – Una pace solo politica, senza un accordo che vada in profondità nella gestione delle risorse, sarà un accordo che non porta a niente. Le risorse sono tante. Innanzitutto le risorse petrolifere, che possono essere ripartite tra il nord e il sud. Poi, le risorse idriche, importantissime: il sud è ricco di acqua, il nord no. La gestione quindi delle risorse idriche ed anche una buona gestione delle acque del Nilo, che attraversa tutto il Paese. E poi una gestione ottimale dei pascoli, che sono sempre di meno di fronte all’avanzata del deserto, che, in questi ultimi anni, purtroppo, ha preso sempre più spazio alle coltivazioni, da una parte, e ai terreni di pascolo, dall’altra.
D. – La pace sicuramente passa attraverso questi ulteriori aspetti. C’è consapevolezza di questo?
R. – So che la classe politica sudanese, come la classe politica di molti Paesi africani, ma non solo africani, gioca molto sulle distinzioni etniche, e poi sulla gestione delle risorse. Quindi, il tutto passa da una presa di coscienza del fatto che queste risorse vadano ben gestite e che non si possa soffiare sull’elemento etnico per risolvere i problemi.
Louisiana: rischio disastro ecologico dopo l'esplosione di una piattaforma petrolifera
◊ L’incendio e il crollo della piattaforma petrolifera sabato scorso al largo delle coste della Louisiana, nel Golfo del Messico, rischia di causare un disastro ambientale senza precedenti. Undici operai su 127 risultano ormai dispersi; 17 i feriti nell’incidente. Circa 1.000 barili di greggio, ogni giorno, fuoriescono dalla struttura che conteneva oltre 2,6 milioni di litri di petrolio. La marea nera si sta spostando verso le coste della Louisiana, nonostante gli interventi di messa in sicurezza. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Andrea Masullo, presidente del comitato scientifico dell’associazione a tutela dell’ambiente, Greenaccord.
R. – Purtroppo, sono incidenti che, all’attuale ritmo di estrazione del petrolio, sono fin troppo frequenti. Queste fuoriuscite di greggio lasciano un ambiente devastato, perché persiste per diverse settimane prima di disperdersi e impedisce anche l’ossigenazione dell’acqua, quindi lo scambio atmosfera-acqua. Poi, quando si spostano verso le coste, ovviamente il danno anche sulla terraferma diventa ancora maggiore e, da quanto sembra, lungo le coste abbiamo addirittura zone umide, zone paludose, dove il danno può essere la penetrazione dell’acqua. Il danno quindi può essere ancora più devastante.
D. – Fuoriescono oltre mille barili di petrolio al giorno; sono impegnati dei robot per contenere questa espansione. Di fatto è possibile arginare i danni?
R. – Quando si estrae il greggio, la parte più pesante purtroppo precipita sui fondali e quel danno rimane. E' un danno importante perché le catene alimentari marine dipendono molto da ciò che avviene sui fondali: sono molto delicate. Mentre la parte leggera, quella che galleggia, può essere arginata con strutture galleggianti e quindi poi aspirata. Purtroppo quando l’estensione diventa molto grande – e qui siamo già ad un’estensione molto vasta – ovviamente un intervento di questo genere diventa molto più difficoltoso, quasi impossibile o comunque con risultati non sufficienti.
D. – Cosa serve per evitare catastrofi di questo tipo?
R. – L’umanità è ad un punto di svolta: bisognerà ridurre sempre di più il consumo di risorse fossili. Per tutti i motivi di inquinamento, non soltanto per l’inquinamento marino, ma anche per l’inquinamento atmosferico.
D. – In sostanza, sta dicendo che bisognerebbe avere il coraggio di cambiare fonti energetiche?
R. – Assolutamente! E’ una necessità! E’ una necessità dettata dai numeri, perché le fonti energetiche non rinnovabili si esauriranno comunque; c’è il dibattito su quando avverrà questo esaurimento. Quello del petrolio è il più imminente. Poi seguirà il gas metano, il carbone, eccetera. Vista la grande corsa, la grande evoluzione tecnologica sulle fonti rinnovabili, probabilmente conviene investire in fonti rinnovabili piuttosto che nel mantenere in vita il più a lungo possibile, esclusivamente per ragioni di interesse economico di parte, le fonti non rinnovabili, quindi le fonti fossili, nucleare compreso. Non lasciamo, per il vantaggio della nostra generazione, costi pesantissimi ai nostri figli e ai nostri nipoti.
Convegno nazionale delle Caritas diocesane sul tema "Educati alla carità nella verità"
◊ Al via oggi al Palariviera di San Benedetto del Tronto il 34.mo Convegno nazionale delle Caritas diocesane, promosso dalla Caritas Italiana, sul tema “Educati alla carità nella verità. Animare parrocchie e territori attraverso l’accompagnamento educativo”. Sui temi in agenda Paolo Ondarza ha intervistato don Vittorio Nozza, direttore della Caritas Italiana.
R. – Il tema sul quale staremo dentro queste giornate di Convegno è: “Educati alla carità nella verità”. In pratica, prendiamo avvio dalla terza enciclica di Benedetto XVI, Caritas in Veritate, ed entriamo in modo particolare dentro quell’intensa azione, che abbiamo sviluppato soprattutto in questi ultimi anni, sul grande impegno delle Caritas ad animare comunità e territori, perché crescano nella testimonianza della carità. Bisogna tenere soprattutto conto e presente la Parola, l’Eucaristia e la testimonianza di carità.
D. – Carità e verità, due concetti, che non possono essere disgiunti. E’ questa anche una sfida per chi opera nel settore?
R. – Carità e verità, a partire proprio da un modo corretto di approcciare il nostro essere cristiani. Quindi, il riferimento a Cristo, che è Verità, e, a partire da questo, tradurre nella testimonianza della carità quella grande verità che è Cristo Gesù, che si è fatto amore, che si è fatto carità dentro la storia e che ci impegna in modo ordinario, quotidiano, dentro tutti i nostri contesti, ad essere testimoni di questo suo amore.
D. – Quanto oggi la realtà della Caritas, nelle singole diocesi, nelle singole parrocchie, è l’anima di questi contesti?
R. – Il radicamento è grande. Innanzitutto, a livello di Caritas diocesana, le 220 Caritas diocesane, che saranno presenti in queste quattro giornate, metteranno molto in risalto questo loro radicamento, questo stare dentro i territori, questo frequentare, abitare un po’ quelli che sono i luoghi di emarginazione, di disagio, questo recuperare a dignità tanti volti e tante storie. Nello stesso tempo, viene messo molto in risalto anche il radicamento legato alle comunità parrocchiali. Una parrocchia capace di grande solidarietà diventa il luogo più sicuro e il luogo di tutti.
D. – E ciò che fa la differenza tra un volontario o un operatore Caritas e un volontario di un’altra organizzazione, è anche la costante attenzione, il costante riferimento al Vangelo, a Cristo…
R. – Sì, “educati alla carità”, quindi al servizio, alle persone, alla presa in carico delle persone nella verità, nella luce del Vangelo, nel sostegno della grazia dei sacramenti, in quel volto che crocifisso si fa amore per l’umanità. L’operatore, l’animatore, il volontario che vive di parola, di eucaristia, di testimonianza, di carità, ha Cristo come punto di riferimento alla Chiesa, come luogo in cui condividere e costruire questa storia a servizio di tutta l’umanità.
Convegno Cei sui "Testimoni digitali": il bilancio di mons. Domenico Pompili
◊ La responsabilità di annunciare Cristo anche attraverso i media e, in particolare internet, è stata al centro del convegno intitolato: “Testimoni digitali. Volti e linguaggi nell’era cross-mediale”. Le tre giornate di studio si sono concluse sabato scorso con l’incontro dei partecipanti al convegno con Benedetto XVI. Ma quanto è importante, oggi, la comunicazione sociale per la pastorale della Chiesa? Luca Collodi lo ha chiesto a mons. Domenico Pompili, portavoce della Conferenza episcopale italiana:
R. – E’ persino decisiva. Credo che Benedetto XVI abbia davvero aiutato a far crescere la consapevolezza di quanti nella Chiesa operano nel mondo della comunicazione, perché in realtà non si tratta di un segmento della pastorale: è la comunicazione e la cura per i linguaggi una delle preoccupazioni fondamentali in qualsiasi azione pastorale. Per questo credo che "Testimoni digitali" sia stato davvero importante per aver ribadito che non siamo di fronte a un aspetto settoriale, ma ad una dimensione che attraversa per intero la pastorale.
D. – Mons. Pompili, quanto è importante per la Chiesa imparare i linguaggi e le nuove forme di comunicazione?
R . – Storicamente la Chiesa ha sempre mostrato una grande duttilità nella capacità di entrare dentro i nuovi linguaggi, credo che anche a proposito della rete, le parole di Benedetto XVI siano davvero di grande apertura, nonostante la consapevolezza delle ambiguità della rete. Credo che imparare i linguaggi sia assolutamente necessario per poter entrare dentro la cultura che è profondamente modificata da tali linguaggi.
D. – Di fatto la rete resta una sfida alla quale la Chiesa non si può sottrarre...
R. – La rete è un enorme potenziale grazie alla quale la Chiesa può stabilire e creare contatti e connessioni con tantissime persone che altrimenti non entrerebbero nei circuiti abituali dei percorsi pastorali ed è effettivamente una straordinaria autostrada, perché la Parola del Vangelo, ma ancor prima le domande che l’uomo porta dentro di sé possano tornare allo scoperto e ridare dunque cittadinanza, come dice il Papa, alla questione di Dio in uno spazio aperto come appunto quello della rete.
D. – Mons. Pompili, che cosa cambia per la Chiesa italiana dopo il Convegno "Testimoni digitali"?
R. – Credo che dopo questo Convegno cresca ancor più la voglia di impegnarsi, di integrare sempre di più il Vangelo dentro la cultura della rete, a non subire perciò questa novità, ma piuttosto ad interpretarla e possibilmente ad orientarla.
D. – Senza cambiare però il ruolo della carta stampata, della radio e della televisione...
R. – Come più volte è stato detto, la rete non cannibalizza i vecchi media, ma semmai li potenzia e direi che restituisce poi a ciascun media attraverso un’opportuna rimodulazione quello che è il suo specifico. (Montaggio a cura di Maria Brigini)
Parte il Magic round di solidarietà Benvenuti-Griffith
◊ A oltre quarant’anni dalla mitica trilogia d’incontri che consacrarono Nino Benvenuti campione mondiale dei pesi medi, il grande pugile italiano torna sul ring insieme con l’avversario di allora, l’americano Emile Griffith. Questa volta però il match sarà all’insegna della solidarietà. Griffith oggi è malato di Alzheimer e vive sulla soglia della povertà. Per questo, il figlio del campione delle isole Vergini ha lanciato un appello che Benvenuti ha subito raccolto. Da oggi, 26 aprile, partirà il Magic round, un tour che debutterà a Latina e che porterà i due grandi avversari-amici in varie piazze d’Italia, passando anche per gli Internazionali di tennis di Roma. L’intento è di raccogliere fondi per offrire a Griffith un futuro dignitoso e garantirgli le cure mediche necessarie. Lucas Duran ha raccolto la testimonianza di Nino Benvenuti a cominciare dalle impressioni del suo incontro con Griffith, quarant’anni dopo:
R. – Quell’uomo aveva due spalle enormi come un armadio… e quando l’ho rivisto non erano più tali! Però, i suoi occhi erano sempre quelli, vivaci e attenti ... come lo avevo conosciuto io, due occhi che ti mettevano veramente paura.
D. – Come si spiega che specialmente nel pugilato esistano così tanti casi di campioni che, dopo un passato di grandi successi e di grandi guadagni, si ritrovino poi in condizioni di grave disagio economico?
R. – Devo dire che non è soltanto nel pugilato che si trovano casi similari, ma nel pugilato soprattutto: perché è uno sport che chiede tutto all’atleta. Quando mi chiedevano quanto mi allenassi, rispondevo: "24 ore!", perché la giornata dev’essere totalmente a disposizione di quello che stai facendo, per quello che stai preparando. Lo sport del pugilato è uno sport pericoloso, è uno sport difficile per il quale bisogna essere sempre nelle migliori condizioni. Il pugilato è anche uno sport che ti mette nella condizione di finire una carriera e trovarti nella situazione di non avere denaro. Perché? Perché strada facendo non hai pensato che il tuo sport sarebbe potuto finire e che qualcuno ha provveduto a prosciugare il tuo conto. Emil aveva una famiglia, alle Isole Vergini, aveva mamma Emelda che veniva sotto il ring a gridare, a urlare per lui, con dei cappelloni sempre all’ultima moda… Hanno dilapidato quello che invece avrebbe dovuto essere il risparmio per una vita felice nella vecchiaia. Ma così non è stato, e non è il solo, lui, ma ci sono tanti, tanti altri nelle sue condizioni.
D. – Benvenuti, sono numerosi i pareri di esperti che affermano l’esistenza di una correlazione tra l’Alzheimer e i traumi subiti durante la carriera di un pugile. Lei che ne pensa?
R. – I traumi che si subiscono con il pugilato sicuramente hanno un peso in quello che accade ai malati di Alzheimer che vengono dal pugilato. Però, questo accade anche – purtroppo lo riscontriamo – con la Sla (sclerosi laterale amiotrofica), con altre malattie e con lo stesso Alzheimer anche nel calcio: immaginate con quanta potenza arriva il colpo di rinvio di un pallone di testa dalla rimessa del portiere, sulla testa di chi rinvia il pallone. Ci sono anche negli altri sport dei pericoli. Diciamo che non si può avere tutto: se si vuole avere qualche cosa di bello, bisogna sopportare anche questo.
La Lev ripropone il libro di don Gnocchi "Restaurazione della persona umana"
◊ “Nell’uomo non esiste dicotomia. Non c’è corpo da una parte e anima dall’altra: c’è la vita umana, un tutto organico inseparabile”. E’ una delle affermazioni che don Carlo Gnocchi, proclamato Beato il 25 ottobre 2009, scrive nel suo libro riedito dalla Libreria Editrice Vaticana, dal titolo “Restaurazione della persona umana”. Il volume, originariamente pubblicato nel 1946, nell’immediato dopoguerra, ci permette di rileggere la figura di questo nuovo Beato, “seminatore di speranza”, come affermava Giovanni Paolo II, “incarnazione viva delle Beatitudini evangeliche”. Il servizio è di Cecilia Seppia:
Quando la bufera immane della guerra era ormai alle spalle e la gente scossa dagli orrori del nazismo aveva appena cominciato a riedificare case, chiese e scuole sulle macerie dei bombardamenti, don Carlo Gnocchi volle lanciarsi allora, in una più grande e ardua impresa: ricostruire la persona umana, sintesi perfetta di corpo e spirito, rifare l’uomo da capo a cominciare da Dio. Mons. Angelo Bazzari, presidente della Fondazione Don Gnocchi:
“L’esperienza che lo ha portato non solo come pensiero ma anche come azione ad interessarsi alla persona umana, lo ha portato ad avere una concezione integrale e totale della persona. Per cui, la stessa restaurazione o riabilitazione per lui non è solo una riattivazione di un organo o un recupero della funzionalità di un membro del corpo ma è di tutta la persona”.
Ritrovare il centro della persona è il filo rosso che attraversa questo libro, ma nel volume, l’apostolo dei "mutilatini", lancia un monito a combattere la superficialità, il frammentarismo della vita, la perdita dei valori, la disonestà pubblica e privata e tutti quei mali sociali che ancora oggi annientano la vita dell’uomo. Una lettura di un’attualità sconcertante che sembra rivolgersi prevalentemente ai giovani, ancora mons. Bazzari:
“Questo recupero della persona umana non ce l’ha soltanto rispetto alla riabilitazione ma c’è anche rispetto al recupero sociale. Infatti dice: terapia del corpo e dell’anima. E’ stato un uomo vero, autentico. Un sacerdote direi esemplare, un formidabile educatore non tanto per la declinazione dei principi non negoziabili ma per le esperienze che lui ha cercato di fare con i suoi giovani, mettendoci il volto, la sua faccia e tentando di guardare al futuro. Per cui, i giovani lo hanno seguito. Credo che se c’è una caratteristica che don Gnocchi ha realizzato è proprio questa: ha sempre cercato Dio fra gli uomini".
Tra le pieghe di queste pagine, sotto l’influsso delle tesi di Jaques Maritain sulla restaurazione della persona umana, mentre Hegel si incrocia con Freud, Sant’Agostino con Pascal in un tessuto di rimandi sorprendenti, nitido emerge il volto di Don Gnocchi, questa luminosa figura del clero milanese, secondo le parole di Benedetto XVI, a cui la Chiesa, ancora una volta guarda come modello da imitare: colui che ha offerto agli ultimi, assistenza e formazione, donando tutto se stesso fino alla fine, servo per amore sull’esempio di Cristo.
Terremoto in Cina: gli sfollati denunciano disorganizzazione e aiuti inadeguati
◊ A 10 giorni dal sisma in Cina, che ha devastato il Qinghai, i soccorsi – riferisce l’agenzia AsiaNews - risultano ancora male organizzati e spesso inadeguati, costringendo gran parte degli sfollati a passare le gelide notti in rifugi di fortuna, a 4 mila metri di altezza. Nella città di Jiegu, sede della Prefettura autonoma di Yushu, molte vittime ancora non hanno nemmeno una tenda e molti tra coloro che le hanno ricevute dicono che sono solo un “ornamento”. Pechino ha evidenziato il grande sforzo organizzativo, che ha permesso agli autocarri di portare tende, cibo e altri generi di conforto in breve tempo, passando su strade danneggiate dal sisma. Ma molte volte i generi di conforto sono poi rimasti ammassati in magazzino, con i responsabili locali spesso incapaci di poter organizzare una rapida ed efficiente distribuzione ai profughi bisognosi di tutto. Fonti locali riferiscono che ancora oggi la distribuzione degli aiuti è così caotica che i profughi si accalcano e persino si accapigliano per avere riso, farina e altri generi. C’è chi accusa che molti profughi sono ancora privi di tutto, mentre altri hanno accumulato “aiuti” a casa. Le stesse autorità ammettono di essere state messe in gravi difficoltà per la gravità del disastro, al punto che più volte i camion carichi di aiuti sono stati mandati in luoghi errati e molte zone non hanno ancora ricevuto nulla. Il sisma ha causato grandi danni a circa 90 monasteri, rendendone molti inagibili, con oltre 8 mila monaci tibetani senzatetto, secondo i dati ufficiali. Fonti governative dicono che sarà data priorità alla riparazioni dei monasteri. Ma, intanto, le autorità hanno detto ai monaci di non intervenire nell’organizzazione dei soccorsi. Nella prefettura di Yushu ci sono oltre 23 mila monaci in centinaia di monasteri e il loro intervento è stato essenziale per cercare e soccorrere i sopravvissuti, distribuire i soccorsi, cremare i cadaveri. (R.G.)
Cina: ordinazioni sacerdotali nella Giornata delle vocazioni
◊ Le ordinazioni sacerdotali, il rinnovo dei voti religiosi, la preghiera per le vocazioni e per i terremotati di Yu Shu hanno contraddistinto ieri, IV domenica di Pasqua, la celebrazione della Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni nelle diverse comunità cattoliche continentali cinesi, in comunione con la Chiesa universale. Secondo le informazioni pervenute all'agenzia Agenzia, seguendo il tema indicato da Benedetto XVI per la Giornata del 2010 - “La Testimonianza risveglia le Vocazioni” - le diverse comunità cattoliche cinesi hanno celebrato in questa domenica una solenne Eucaristia durante la quale sono stati ordinati alcuni sacerdoti, le religiose hanno rinnovato i voti o emesso i primi voti pregando per le vocazioni sacerdotali e alla vita religiosa. Inoltre tutti hanno pregato anche per la popolazione terremotata, per i sacerdoti, per le religiose e per tutti coloro che ancora oggi stanno lavorando intensamente sulla prima linea dei soccorsi. Don J. B. Zhang, responsabile di Jinde Charities, l’ente cattolico cinese che coordina gli aiuti della Chiesa cattolica internazionale insieme alla Caritas di diversi Paesi, è giunto nella zona terremotata insieme a tanti sacerdoti e superiore delle Congregazione religiose femminili cinesi per studiare il modo migliore con cui proseguire l’opera di aiuti. Nella Giornata di preghiera per le vocazioni, hanno pregato per tutti i sacerdoti e le religiose che lavorano sul fronte del soccorso ai terremotati, per la crescita delle vocazioni cinesi e mondiali. Nella Cattedrale della diocesi di Zheng Zhou, i fedeli e tutta la comunità hanno pregato, durante l’ordinazione sacerdotale del diacono diocesano Zhang Yun Yan, per le vocazioni della diocesi e per la popolazione colpita dal terremoto. I fedeli hanno partecipato attivamente alla cerimonia, apprezzando lo stretto legame tra la vita della Chiesa e la vita della società. (R.P.)
Azerbaigian: a Baku Summit mondiale interreligioso
◊ Promosso dal Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, Cirillo, e dal gran mufti del Caucaso, lo sceicco Allahshukur Pashazadeh, si è aperto oggi a Baku, capitale dell'Azerbaigian, il quinto Summit mondiale dei leaders religiosi, di cui riferisce L’Osservatore Romano. Per due giorni sono riuniti 300 rappresentanti cristiani, musulmani, ebrei, buddisti, provenienti da 40 Paesi, in particolare dalla Comunità degli Stati indipendenti (Csi), la Confederazione che raggruppa nove dei quindici Stati dell'ex Unione Sovietica. All'incontro partecipa anche il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, accompagnato da padre Milan Zust, del Pontificio Consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani, e dal nunzio apostolico in Georgia, Armenia e Azerbaigian, arcivescovo Claudio Gugerotti. A Baku sono attesi, fra gli altri, Karekin II, capo della Chiesa apostolica armena, Ilia II, Patriarca di tutta la Georgia, e il responsabile dell'Università Al-Azhar, al Cairo, lo sceicco Ahmed el-Tayeb, con il quale Cirillo ha avuto un cordiale colloquio durante la sua recente visita in Egitto, proponendo una collaborazione tra il centro islamico e la Chiesa ortodossa russa. Particolarmente significativa la presenza a Baku di Karekin II, considerate le forti tensioni esistenti tra Armenia e Azerbaigian per la disputa sul Nagorno-Karabakh. Le precedenti edizioni del Summit si sono svolte a Mosca nel 2006, a Colonia nel 2007, a Sapporo nel 2008 e a Roma nel 2009. (R.G.)
Persecuzioni anticristiane in Uzbekistan: distrutti i testi di letteratura religiosa
◊ In molte regioni dell’Uzbekistan, specie nella zona nordoccidentale del Karakalpakstan, i cristiani sono soggetti a sistematiche minacce, multe onerose, confisca e distruzione di materiale religioso, da parte di polizia e autorità civili. In particolare, la polizia procede alla confisca e alla distruzione di tutti i testi di letteratura religiosa che trova nel corso dei suoi controlli nelle abitazioni degli “indiziati”. In forza dell’art. 244-3 del Codice Penale - che punisce con il carcere fino a tre anni la “produzione illegale, il possesso, l’importazione e la distribuzione di letteratura religiosa” - molti fedeli hanno dovuto scontare pene carcerarie, anche per aver “insegnato religione senza permesso”. È il caso di un protestante, rifiutatosi di firmare una dichiarazione in cui avrebbe garantito di non riunirsi con altri cristiani e di distruggere qualsiasi testo religioso in proprio possesso. Dopo aver trascorso tre mesi in prigione, il protestante è riuscito ad essere scagionato grazie ad un’amnistia. Sottoposti a particolare sorveglianza gli studenti, intimati di evitare qualsiasi coinvolgimento in “religioni estranee” alla tradizione locale, visto che in caso contrario verrebbe applicato loro l’art. 240 parte 2 del Codice amministrativo, che proibisce di “attirare i credenti in una confessione o in altre attività missionarie”. Qualsiasi evento di massa o attività collettiva – si legge sull’agenzia AsiaNews – è passibile di denuncia per i cristiani che ne sono coinvolti, come in partite di calcio o in feste di compleanno. La motivazione alla base di tali persecuzioni è che si tratta di attività “non conformi e non autorizzate dallo statuto” legislativo. (C.F.)
Cambogia: lanciata una nuova campagna contro il turismo sessuale infantile
◊ Cartelloni informativi nei punti strategici della città, 4000 libretti in inglese e khmer sul turismo sessuale, pubblicazione dei numeri di telefono dedicati alla protezione dei bambini, corsi di formazione per 50 gestori di hotel e guest houses e per 100 conducenti di tuk tuk (i moto risciò tipici della zona più utilizzati dai turisti) sulle norme per contrastare il turismo sessuale: sono alcuni degli strumenti scelti per fare uscire dal silenzio un dramma come quello che vivono centinaia di bambini di strada, orfani o incaricati di supportare economicamente la famiglia. Grazie all’organizzazione Intervita, già impegnata in Cambogia per aiutare i bambini vittime di sfruttamento sessuale, ora è in atto una nuova azione di sensibilizzazione e informazione. Oltre a una rigida normativa locale, infatti, lo strumento in grado di contrastare più efficacemente questo grave fenomeno è il coinvolgimento attivo di turisti, autorità e popolazione locale. Nel 2010, in collaborazione con Ecpat Cambogia, Intervita giungerà a sensibilizzare il 20% dei turisti internazionali che visitano il Paese e il 10% della popolazione cambogiana attraverso una rete di 100 conducenti di tuk tuk, l’introduzione nel settore turistico cambogiano del codice etico contro lo sfruttamento sessuale e il rafforzamento di strumenti di protezione dei bambini già esistenti in Cambogia, in particolare i servizi di "help line" telefonica per denunciare i casi di sfruttamento. Inoltre, nella città di Battambang, Intervita sostiene un centro d’accoglienza e recupero per minori vittima della tratta di esseri umani e per bambini di strada a rischio di sfruttamento. Qui trovano un rifugio sicuro circa 120 bambini e ragazzi tra i 5 e i 18 anni, che ricevono cure e vivono in condizioni adeguate alla loro crescita e, quando la famiglia rappresenta un luogo sicuro in cui reinserire i ragazzi, il progetto prevede come beneficiari di sostegno economico anche i genitori. A Svay Rieng, l’organizzazione assicura formazione professionale ai ragazzi sopra i 16 anni a rischio di sfruttamento sessuale, aiutandoli poi a trovare un lavoro o ad avviare una piccola attività. (R.P.)
Aperto in Cambogia un Centro pastorale intitolato a Benedetto XVI
◊ 130 anni di vita della comunità cattolica del villaggio di Ta Om, nella provincia di Banteay Meanchey, in Cambogia. Si tratta di una piccola e povera comunità, nata nel 1880 e sopravvissuta con coraggio alla guerra e alla persecuzione, anche durante il regime distruttivo di Pol Pot. L’anniversario – di cui riferisce l’agenzia Fides - è stato celebrato nei giorni scorsi con una festa, a cui anno partecipato oltre 800 persone, incluso il nunzio apostolico, mons. Salvatore Pennacchio. Questi ha presieduto una solenne celebrazione eucaristica, in cui hanno ricevuto il Battesimo 20 adulti e 8 bambini, “segno di rinascita e nuova speranza per questa piccola, antica comunità”. "Ta Om è il simbolo della Resurrezione di Dio. Nella sofferta esperienza della gente di questo villaggio, durante la guerra e la persecuzione, il Signore è stato presente. Ora Dio dona la sua grazia, nella gioia del Battesimo. Il Signore della vita benedice tutti coloro che lo cercano in questa comunità, rinata dalla ceneri”, ha sottolineato il prefetto apostolico di Battambang, mons Enrique Figaredo. Si tratta infatti dei primi battesimi celebrati nella chiesa di Ta Om – un edificio in stile gotico, del XIX secolo – da 40 anni a questa parte, da quando cioè il regime dei Khmer rossi aveva cercato di cancellare ogni traccia di fede nel Paese asiatico, giungendo in modo capillare fino a questo sperduto villaggio. Il nunzio apostolico ha inoltre inaugurato una nuova Biblioteca e un nuovo Centro Pastorale intitolato a Benedetto XVI, che si vanno ad aggiungere alle opere sociali già presenti nella comunità. Sin dalla sua fondazione, dovuta al missionario francese padre Alfonso Misner, la piccola Chiesa di Ta Om ha guardato ai bisogni della popolazione del territorio: grazie alla presenza della Congregazione delle Suore della Provvidenza di Portieux, ha aperto una scuola elementare e una clinica che svolgono un prezioso servizio di istruzione dei ragazzi e di cura dei malati. (R.G.)
Filippine: Forum dei Missionari Oblati per le prossime elezioni
◊ Sensibilizzare le coscienze, educare e dare una maggiore consapevolezza ai cittadini, per un voto intelligente, che tenga conto dei problemi e del futuro globale dell’isola di Mindanao: con questo spirito i Missionari Oblati di Maria Immacolata nelle Filippine Sud hanno lanciato il “Voters’ Forum”, un Forum di discussione e formazione in vista delle elezioni del maggio prossimo, in cui la nazione sceglierà il nuovo presidente. Come riferiscono all'agenzia Fides gli Oblati di Mindanao, al Forum hanno collaborano attivamente istituzioni e organizzazioni Oblate, quali la “Notre Dame University” di Cotabato, la rivista “Mindanao Cross”. Ha aderito anche il sito di informazione indipendente “Mindanews”, che ha condiviso lo spirito e le finalità dell’iniziativa. Il Forum ha organizzato incontri di formazione, dibattiti, iniziative pubbliche, in cui presentare le sfide, le possibilità e il futuro di Mindanao ai cittadini, specialmente ai giovani, secondo un processo educativo ritmato dalle tappe del “conoscere; prendere a cuore; chiedere; decidere”, che va riferito a tutte le questioni più importanti che toccano la realtà di Mindanao: la governance, l’economia, lo sviluppo umano; il processo di pace, la riconciliazione sociale, l’istruzione, i rapporti islamo-cristiani. Uno dei temi toccati negli incontri del Forum, che resta centrale in vista del voto, è quello del “buon governo” e della trasparenza che – notano a Fides i missionari – sono cruciali per conseguire quella che viene definita una “pace sostenibile”, cioè radicata nelle coscienze e nella società e dunque duratura, foriera di un piano di sviluppo globale che interessi tutte le compenti, civili, morali e religiose, delle Filippine meridionali. Il Forum degli Oblati ha messo a punto e diffuso una “Agenda di pace e di sviluppo” che delinea un piano globale, con i passi significativi ed essenziali per Mindanao nel prossimo decennio: garantire una pace definitiva e la sicurezza per la popolazione; costruire un rapporto trasparente e diretto fra il governo centrale e i governi locali; responsabilizzare soggetti e organizzazioni locali nel processo di pace e di sviluppo; rinvigorire e incentivare il sistema economico locale, attraverso una rete di piccole e medie imprese, specialmente nel turismo e nell’agricoltura; mobilitare risorse e progetti per la coesione sociale e il benessere della popolazione; proteggere e tutelare l’ambiente naturale. (R.P.)
Bangladesh: a Dhaka, Giubileo d’argento della Fraternità dei sacerdoti diocesani
◊ Migliaia fra prelati, sacerdoti, suore e semplici fedeli, provenienti da tutto il Paese, hanno partecipato alla messa speciale per festeggiare il Giubileo d’argento della Fraternità dei sacerdoti diocesani (Bdpf) del Bangladesh. La funzione, presieduta dal nunzio apostolico mons. Joseph Marino, si è svolta venerdì scorso nella chiesa del Santo Rosario di Dhaka. Più di 5mila fedeli, 150 sacerdoti di varie congregazioni – Pime, Saveriani, Gesuiti, Francescani – e moltissime suore hanno voluto festeggiare gli appartenenti alla Fraternità, fondata nel 1985. In 25 anni - riferisce l'agenzia AsiaNews - essa ha raccolto 235 preti diocesani, di cui quattro sono stati ordinati vescovi. Ad oggi vi sono 189 sacerdoti diocesani che lavorano nelle parrocchie sparse per il Bangladesh. A presiedere la concelebrazione eucaristica è intervenuto il nunzio apostolico mons. Joseph Marino, insieme all’arcivescovo di Dhaka, mons. Paulinus Costa, e molti altri vescovi del Paese. Durante l’omelia il nunzio apostolico si è detto “felice di aver la possibilità di festeggiare la Fraternità dei sacerdoti diocesani, nella speciale ricorrenza del Giubileo d’argento della sua nascita”. Il prelato ha aggiunto che si tratta di “una delle gioie più grandi che ho provato, dalla mia nomina a nunzio apostolico”. Infine ha sottolineato la “felice coincidenza” fra i 25 anni di vita della Fraternità e l’Anno sacerdotale indetto per il 2010 da papa Benedetto XVI. Riprendendo le parole del Pontefice, il prelato ha ribadito che “il sacerdozio è frutto dell’amore del cuore di Gesù”. Mons. Paulinus Costa, arcivescovo di Dhaka, sottolinea la “grande felicità” in questa occasione di festa e aggiunge che essa è “testimonianza di amore ed esempio di sacrificio e di donazione di sé”. Padre Franco Cagnasso, del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime), spiega come la Fraternità sia “uno strumento per i sacerdoti diocesani perché possano creare una ‘famiglia dell’apostolato’, capace di rispondere ai loro bisogni: stare fra e per il popolo del Bangladesh”. Il missionario italiano aggiunge che essa è una modalità per “stare uniti” in una forma che sia “efficace e aderente alle vocazioni diocesane”. (R.P.)
Hong Kong: Giornata dell’accoglienza dei nuovi battezzati in vista dell’Anno dei laici
◊ “La Chiesa è la mia casa” è stato il tema della Giornata dell’accoglienza dei nuovi battezzati, organizzata dall’Associazione cattolica dei laici della diocesi di Hong Kong. In vista dell’Anno dei laici del 2011 cresce l’opera di sensibilizzazione sulla responsabilità dei laici nella vita e nella missione della Chiesa. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao - bollettino diocesano in versione cinese - oltre 500 fedeli e neobattezzati hanno partecipato all’incontro svoltosi nell’aula magna del Collegio San Paolo domenica 18 aprile, alla presenza di mons. John Tong, vescovo di Hong Kong e di tre vicari, del cancelliere e dell’amministratore della stessa diocesi. Mons. Tong ha reso grazie al Signore per il dono della fede che i neo battezzati hanno ricevuto. “La Chiesa – ha detto - ha bisogno di costruire lo spirito comunitario della comunione. Quindi la testimonianza e il servizio di ognuno di noi sono importanti per portare l’identità della comunità cristiana nella vita”. I tre vicari hanno presentato il proprio lavoro pastorale ai presenti. I catechisti dei catecumeni hanno condiviso la loro esperienza invitando a proseguire nel coinvolgimento e nell’accompagnamento della Chiesa nei confronti dei neo battezzati, perché “non sentano la mancanza di solidarietà tra i fedeli. Da parte dei neo battezzati è richiesto l’impegno a partecipare attivamente alla vita della Chiesa, attraverso il ritiro spirituale e le esperienze spirituali, per consolidare ed approfondire la loro fede”. Oggi la diocesi di Hong Kong conta 356 mila fedeli, equivalenti al 5% della popolazione isolana. Quest’anno ci sono stati oltre 3.000 neo battezzati. (R.G.)
Messico. Mons. Arizmendi: riconoscere i diritti di 12 milioni di indigeni
◊ Nel mondo ci sono 42 milioni di indigeni, di cui circa 12 milioni in Messico, appartenenti a 56 gruppi etnici, che soffrono gravi attaccati alle loro identità e alla loro sopravvivenza. La denuncia di mons. Felipe Arizmendi Esquivel, vescovo di San Cristóbal de Las Casas, in Messico, intervenuto al Forum su "Gli accordi di San Andrés”, promosso dalla Commissione di concordia e pacificazione (Cocopa), presso il Senato del Paese latinoamericano, il 21 aprile scorso. La grande maggioranza degli indigeni non gode di diritti, specie in campo sanitario ed è oggetto di continuo razzismo, inumano e anticristiano, ha sottolineato il presule, che ha vissuto nella Stato del Chiapas 19 anni: nove con gli indigeni Mames, Mochos e Kanjobales, dieci tra gli Tseltales, Tsotsiles, Ch'oles, Tojolabales e Zoques, e prima di diventare vescovo ha condiviso la sua vita con gli Otomies e i Mazahuas dello Stato di Mexico. Come responsabile della pastorale indigena nel Paese - ha raccontato mons. Arizmendi Esquivel - ho dovuto avvicinarmi alle realtà indigene nazionali, e come capo del Dipartimento delle popolazioni indigene nel Celam, ho avuto l'opportunità di imparare qualcosa dei popoli indigeni dell'America Latina”. Gli Accordi di “San Andres” sono una base – ha aggiunto - per crescere e svilupparne altri. Bisogna riconoscere la loro personalità giuridica come popoli diversi. Un diritto a una certa autonomia rispettando i limiti. Alla fine del suo intervento, il presule, ha fatto un appello ai dirigenti dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (Ezln), perché accettino il dialogo sugli Accordi di San Andres e si possano trattare insieme molti aspetti che riguardano anche loro: “non solo per continuare a lottare per una pace più profonda e stabile in Chiapas, ma per far sì che gli indigeni del Messico possano godere dei diritti nella giustizia che riguarda loro in quanto popoli” che sono parte del Paese. (R.G.)
Iraq: le iniziative della Chiesa per sacerdoti e vocazioni
◊ Riunioni biennali su temi biblici e teologici; ritiri spirituali per i sacerdoti; preparazione pastorale del clero attraverso testi e sussidi; coordinamento tra i vescovi ed il comitato per le vocazioni; riunioni spirituali e di conoscenza con le famiglie e con i giovani sul tema della vocazione; riapertura del seminario minore. Sono queste le principali raccomandazioni emerse nel corso del raduno nazionale dei sacerdoti che si è chiuso il 21 aprile ad Ankawa (Iraq) ed organizzato dal seminario patriarcale caldeo di San Pietro e dal Babel College, l'unica facoltà di filosofia e teologia irachena. Presieduto dal patriarca della chiesa caldea, cardinale Mar Emmanuel III Delly, l’incontro ha visto 172 partecipanti che hanno seguito i 20 interventi tenuti da vescovi, sacerdoti, personale docente e laureandi del Babel College. Secondo quanto riferisce il sito baghdadhope ripreso dall'agenzia Sir, nella riunione si è parlato di sacerdozio nella realtà della violenza, dell'emigrazione e degli attacchi ai cristiani e la necessità della formazione dei sacerdoti e della preparazione per le future vocazioni. Ai lavori hanno partecipato, tra gli altri, mons. Mikha P. Maqdassi, vescovo di Al Qosh, mons. Rabban Al Qas, vescovo di Amadhiya ed amministratore patriarcale di Erbil, mons. George Casmoussa, vescovo sirocattolico di Mosul e Abdallah Al Naufali, dell'ufficio governativo per le minoranze non musulmane. (R.P.)
Eretta in Iraq una statua del Cristo Redentore, simbolo di pace e solidarietà
◊ A Baghdeda - cittadina della municipalità di al-Hamdaniya, nel governatorato di Ninive nel nord dell’Iraq - i cristiani hanno eretto una statua di Gesù con l’intento di trasmettere un messaggio di pace e speranza a tutti quei fedeli martoriati dalle ricorrenti lotte tra arabi, curdi e turcomanni, per il predominio nella zona. La scultura è una riproduzione in misure ridotte - un decimo dell’originale, alta 40 metri - della statua del Cristo Redentore che domina la metropoli brasiliana sul monte Corcovado, a Rio de Janeiro. Due guardie addette alla sicurezza hanno voluto creare l’opera in circa un mese e mezzo in occasione della Pasqua, sorretti dall’aiuto economico di donazioni da parte di fedeli e colleghi della città. La scultura di Bagheda, è diventata da alcuni giorni meta continua di fedeli e pellegrini. La statua – si legge sull’agenzia AsiaNews – è stata realizzata in pietra di colore bianco, simbolo della pace, con una somma a disposizione di circa 130 dollari. Il 10 aprile scorso è stato padre Louis Kassab, presidente del Comitato per gli Affari religiosi, a togliere il velo alla statua del Cristo Redentore. (C.F.)
I vescovi del Nord Africa: sfruttamento intollerabile dei migranti
◊ Un proficuo scambio sulla situazione dei Paesi e delle Chiese locali: è lo scopo raggiunto nella riunione della Conferenza episcopale regionale del Nord Africa (Cerna), che si è tenuta a Rabat, in Marocco, dal 20 al 24 aprile, di cui riferisce l’agenzia Fides. I vescovi dell’Africa del Nord intendono lavorare in collaborazione ecumenica con le altre Chiese cristiane riconosciute, vivendo e lavorando - al di fuori di qualsiasi spirito di proselitismo - con le popolazioni, per lo più musulmane, che li accolgono e con le quali si sono formati legami di amicizia. I presuli hanno sottolineato la solidarietà vissuta come esperienza al servizio dei meno fortunati, in collaborazione con le associazioni della società civile nei Paesi del Maghreb. Hanno inoltre riflettuto sul ruolo delle biblioteche messe a disposizione degli studenti in tutte le diocesi, come luoghi di incontro e di dialogo culturale. I quattro delegati della Cerna alla seconda Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi hanno evidenziato l’attenzione rivolta dai Padri sinodali ai legami tra il Maghreb e tutto il continente africano. I membri della Cerna che hanno partecipato ai lavori preparatori del Sinodo per il Medio Oriente, che si terrà ad ottobre, hanno esaminato le modalità per facilitare l'arrivo di personale religioso del Medio Oriente per partecipare all’animazione delle comunità cristiane nordafricane. Hanno anche auspicato che il Sinodo sia un sostegno alle Chiese del Medio Oriente e diventi un invito ai governi locali perché garantiscano il rispetto dei diritti di tutti i loro cittadini. La riunione della Cerna ha inoltre affrontato la questione dei migranti “in situazione irregolare”, soprattutto delle donne e dei bambini che sono particolarmente vulnerabili, fino al punto che molti di loro sono sottoposti ad uno “sfruttamento intollerabile”. “Di fronte a questo problema, che richiede molta più attenzione da parte della comunità delle nazioni, i membri della CERNA si sono scambiati opinioni sull’assistenza umanitaria e pastorale, un aiuto modesto ma molto concreto, secondo lo spirito del Vangelo e in conformità all’insegnamento della Chiesa”. La prossima riunione della Cerna si terrà ad Algeri dal 29 gennaio al 3 febbraio 2011, nel corso della quale verrà approvato un documento teologico sulla presenza della Chiesa nei Paesi nordafricani. (R.G.)
Nuova costituzione in Kenya: incontro tra rappresentanti cristiani e governo
◊ Rappresentanti del governo e delle Chiese cristiane del Kenya si incontrano oggi, per trovare un accordo sulla riforma del progetto di revisione della Costituzione, che ha suscitato forti perplessità da parte dei cristiani. Sono due i punti contestati dalle comunità cristiane: un emendamento che stabilisce che la vita inizia alla nascita del bambino e non al momento del concepimento (aprendo dunque la strada alla legalizzazione dell’aborto) e il riconoscimento delle corti civili musulmane, le cosiddette “Kadhi courts”. Nell’attuale Costituzione le “Kadhi courts” hanno giurisdizione per quanto riguarda il diritto di famiglia dei musulmani. I cristiani però - riferisce l'agenzia Fides - affermano che le “Kadhi courts” violano i diritti degli appartenenti alle confessioni religiose diverse da quella musulmana. All’incontro partecipano mons. Philip Sulumeti, vescovo di Kakamega, e mons. Anthony Muheria, Vescovo di Kitui, oltre ai rappresentanti delle altre principali Chiese cristiane del Paese. L’8 aprile il Presidente Kibaki e il Primo Ministro Raila Odinga avevano incontrato una rappresentanza delle Chiese cristiane guidata dal cardinale John Njue, arcivescovo di Nairobi, e dal Segretario generale del National Council of Churches of Kenya, Peter Karanja, senza però superare le differenze di vedute tra le due parti. Alla vigilia dell’incontro di oggi, i rappresentanti delle Chiese hanno ribadito che la loro posizione non è cambiata: la bozza di Costituzione deve essere emendata per cancellare le parti che suscitano le preoccupazioni delle comunità cristiane. La nuova Costituzione dovrà essere approvata da un referendum popolare. (R.P.)
Nigeria: il ruolo della teologia per la promozione umana e la costruzione nazionale
◊ La Chiesa ha offerto un contributo immenso allo sviluppo umano e alla costruzione nazionale in Africa attraverso l'istruzione teologica, come dimostrato dal gran numero di scuole, di seminari, di istituti speciali per gli studi teologici, di istituti professionali, di centri di formazione religiosa per i laici. Ciò nonostante, secondo un recente comunicato del Catholic Institute of West Africa, - riferisce l'agenzia Fides - occorre aumentare gli sforzi in questo settore. “Questa considerazione è motivata dal fatto che il continente è ancora afflitto da forti indici di sottosviluppo come alti tassi di analfabetismo, di povertà, di corruzione istituzionale, di ingiusti rapporti inter-personali, di disoccupazione di massa. Queste sfide sono in parte gli effetti delle carenze di istruzione teologica” afferma il comunicato. Ricordando le parole di Giovanni Paolo II, che ha chiamato la famiglia “la prima e fondamentale scuola di socialità" (Familiaris consortio, 37), i teologi dell’Africa occidentale hanno ribadito che la famiglia è il più importante attore sociale dello sviluppo umano ed è il luogo dove inizia la formazione delle persone. Il Catholic Institute of West Africa riconosce gli sforzi e i sacrifici effettuati dai genitori per educare i figli e chiede maggiori sforzi per fare della famiglia una scuola domestica dove si fa esperienza di Dio, si impara il senso della giustizia e dell’equità, il rispetto dei diritti delle persone e dove alberga l’onestà e il lavoro è visto come mezzo di promozione sociale. Per affrontare le complesse realtà del nuovo contesto multi-culturale, multi-etnico e multi-religioso, conclude il comunicato, i teologici africani sono chiamati a sviluppare nuove metodologie e un linguaggio teologico più adatti. (R.P.)
Convegno internazionale a Roma sul tema “La Cina di oggi e Matteo Ricci”
◊ “La Cina di oggi e Matteo Ricci” è il titolo del convegno internazionale proposto da AsiaNews, che si terrà giovedì prossimo alle 16 nella sala “Pietro da Cortona” presso i Musei Capitolini in piazza del Campidoglio a Roma. Il convegno vuole mettere a fuoco la figura del missionario gesuita che per primo ha potuto evangelizzare il mondo cinese vivendo a Pechino. Quest’anno ricorrono i 400 anni dalla sua morte, avvenuta l’11 maggio 1610. Soprattutto, il convegno vuole rendere giustizia al valore di padre Ricci e al suo essere missionario cattolico. Troppo spesso, infatti, egli è presentato solo come un “saggio d’occidente”, un neutro mediatore culturale che ha trasferito conoscenze scientifiche e tecniche da una parte all’altra del globo, senza mettere in luce il cuore di questi trasferimenti, avvenuti nella più profonda amicizia con il popolo e la cultura cinese, dettata dalla fede. Allo stesso tempo il convegno vuole sottolineare che nel rapporto odierno fra la Cina e l’occidente manca un dialogo basato su valori spirituali, sulla difesa della libertà di religione, sugli elementi culturali, riducendo i contatti solo al livello economico e materiale. Tale riduzione favorisce non l’amicizia, ma la competizione e il conflitto, e accresce in Cina le tensioni sociali e le violazioni ai diritti umani, rischiando di mettere in crisi lo stesso progetto cinese di "società armoniosa". Fra i relatori e gli invitati vi sono: mons. Robert Sarah, Segretario della Congregazione vaticana per l’evangelizzazione dei popoli; padre Savio Hon, sdb, di Hong Kong, della Commissione teologica internazionale; il prof. Giuseppe Jing, direttore del Centro culturale Cina-Europa; il prof. Zhuo Xinping, dell’Accademia delle scienze sociali di Pechino, direttore dell’Istituto delle Religioni mondiali; padre Bernardo Cervellera direttore di AsiaNews. L’incontro, patrocinato dal Comune di Roma, è sostenuto dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena. (R.P.)
Caritas di Roma: raccolti 180mila euro per l'ostello "Don Di Liegro"
◊ Una festa per concludere la campagna di sensibilizzazione che per oltre un mese ha visto impegnati sui treni dell’Alta Velocità e nelle Stazioni di tutta Italia i volontari del Gruppo FS e della Caritas diocesana di Roma. L’obiettivo: raccogliere fondi a favore della ristrutturazione dell’Ostello “Don Luigi Di Liegro” alla Stazione Termini. All’incontro, che si è svolto oggi proprio nell’Ostello Caritas, hanno partecipato l’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, e il direttore della Caritas diocesana di Roma, mons. Enrico Feroci. Nel corso della manifestazione - riferisce l'agenzia Sir - sono stati consegnati a mons. Feroci i fondi raccolti, che ammontano a circa 180mila euro. “Ancora una volta, grazie all’opera di ristrutturazione del centro, l’Ostello offre alla città l’occasione concreta per sperimentarsi nella solidarietà”. Così mons. Feroci ha salutato i volontari che hanno aderito all’iniziativa. L’ostello Caritas, attivo dal 1987, è il centro di accoglienza più grande in Italia: 3000 mq, con 188 posti letto, un poliambulatorio e una mensa che distribuisce 500 pasti al giorno. Dal 1987 hanno trovato un riparo temporaneo più di 9 mila senza dimora. Il progetto di ristrutturazione prevede l’aumento dei posti letto, la realizzazione di uno spazio per le attività diurne e un ambulatorio. L'investimento richiesto è di circa 4 milioni di euro. (R.P.)
Da oggi a Roma Mostra “Filatelia e Editoria. Ostensione della Sacra Sindone”
◊ Da oggi al 30 aprile presso la Libreria Internazionale Paolo VI, in via di Propaganda 4 a Roma, si terrà la mostra “Filatelia e Editoria. Ostensione della Sacra Sindone” organizzata dalla Libreria Editrice Vaticana in collaborazione con l’Afnir “io collezionista”- Roma. Il giorno 28 aprile, dalle ore 11 alle ore 18, le Poste Italiane saranno a disposizione per offrire un Annullo Speciale delle Poste Italiane Spa a ricordo di questa mostra con relativo francobollo emesso per la solenne Ostensione di Torino. In concomitanza - riferisce l'agenzia Zenit - la Libreria Editrice Vaticana celebra questa speciale occasione espositiva della Sindone con la pubblicazione di due opere: “La Sindone e il ritratto di Cristo” di Barbara Frale e “Cristo nella letteratura d’Italia” di Neria De Giovanni. (R.P.)
Thailandia: le “camicie gialle” chiedono la legge marziale contro le “camicie rosse”
◊ Al termine di un ultimatum di sette giorni dato al primo ministro Abhisit Vejjajiva per prendere misure contro le “camicie rosse” che occupano il centro di Bangkok, le “camicie gialle” hanno annunciato di voler presentare una petizione all'esercito, con cui chiederanno l'applicazione della legge marziale. Questo provvedimento che conseguenze pratiche avrebbe sul già fragile equilibrio del Paese? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Stefano Vecchia, raggiunto telefonicamente a Bangkok.
R. – A questo punto gli attori non sono più soltanto il governo e le forze armate, la polizia, cui viene delegata l’eventuale repressione della protesta, ma c’è anche una terza forza, e cioè dei gruppi civili contrari alle “camicie rosse”: sono i gruppi filomonarchici nazionalisti, che cercano di far nuovamente sentire la propria voce.
D. – Bisogna dire anche che le “camicie rosse” si stanno raggruppando alle porte di Bangkok per impedire ad altri contingenti delle forze di sicurezza di entrare nella capitale. So che ci sono stati già degli scontri ...
R. – Esattamente. In diversi posti, alle porte della capitale, ma anche in alcune città delle province del Nord e dell’Est del Paese, che sono le roccaforti delle “camicie rosse”, ci sono stati tentativi – in parte riusciti – da parte delle "camicie rosse", di bloccare contingenti di polizia e di soldati in marcia verso Bangkok. Vi sono stati alcuni scontri; in particolare, la caserma di polizia che era stata accerchiata questa mattina, è stata liberata dalla polizia e i mezzi che erano all’interno, con centinaia di poliziotti, sono partiti verso la capitale.
D. – Si parla, da più parti, del pericolo concreto di guerra civile: è un rischio reale o è semplice propaganda delle parti in causa?
R. – E’ un rischio concreto. Il timore è una debolezza concreta ad agire da parte del governo e da parte dei vertici delle forze armate. Dall’altra parte, la pressione – appunto – di gruppi lealisti e monarchici che rischia di costringere ad un’azione; oppure, un’altra ipotesi che circola è quella di un nuovo colpo di Stato militare, quindi in pratica una sostituzione del potere civile e dei vertici delle forze armate e a questo punto si aprirebbe la strada alla repressione.
Confermato il presidente socialdemocratico Fischer in Austria
Il presidente austriaco Heinz Fischer ha vinto con ampio margine le elezioni presidenziali in Austria: è stato confermato dagli elettori per il secondo mandato con quasi l'80% dei voti. Al secondo posto, ma al di sotto del suo target elettorale, è arrivata la candidata dell'estrema destra, Barbara Rosenkranz, che ottiene il 15,62% dei consensi. I risultati confermano in gran parte i sondaggi della vigilia, compreso quello di un disastroso dato sull'affluenza: un record storico negativo attorno al 49% (salirà di un paio di punti dopo lo spoglio dei voti per corrispondenza), contro il 71,6% alle presidenziali del 2004, quando Fischer, candidato del partito socialdemocratico Spoe, vinse con il 52,39% contro la candidata del partito popolare Oevp, Benita Ferrero Waldner. I risultati definitivi si conosceranno venerdì. Questa volta la Oevp, alleato junior della Spoe nella grande coalizione a Vienna, non aveva presentato un suo candidato. Il terzo candidato, Rudolf Gehring, del Partito Cristiano, ha avuto il 5,44% e di fatto può dire addio alla politica. Il mandato del presidente, eminentemente rappresentativo, dura sei anni e può essere rinnovato due volte. Le presidenziali sono le sole elezioni dirette di una figura istituzionale in Austria.
In Ungheria l’estrema destra avanza, vittoria dei conservatori
Storica vittoria dei conservatori alle elezioni politiche in Ungheria, con parallela avanzata dell'estrema destra di Jobbik, che diventa il terzo partito dietro ai socialisti che hanno perso molti punti. Altro fatto senza precedenti, l'entrata in Parlamento del partito nazionalista Jobbik (che significa "i migliori"): conquista il 16,7% e 48 deputati e diventa la terza forza del Paese. Il partito Fidesz ("giovani democratici"), guidato dall'ex premier, e prossimo venturo, Viktor Orban (47 anni) ha conquistato al secondo turno una maggioranza dei due terzi nel futuro Parlamento a Budapest: un record senza precedenti nella storia dell'Ungheria democratica dal 1989. Riconoscendo la sconfitta, la leader socialista Ildiko Lendvai ha annunciato le sue dimissioni mentre il suo probabile successore, Attila Mesterhazy, ha promesso un’opposizione costruttiva e la rifondazione della sinistra con la nascita di “un nuovo partito democratico, aperto e nazionale”.
In Grecia nuove manifestazioni e scioperi
Ancora situazione critica in Grecia, dove uno sciopero di 24 ore del porto ateniese del Pireo ha paralizzato il trasporto marittimo: si protesta contro il governo che ha tolto le restrizioni al cabotaggio delle navi da crociera battenti bandiera non europea. Secondo il premier Papandreou, l’obiettivo sono maggiori introiti per 800 milioni di euro a beneficio del settore turistico. Domani, paralisi del trasporto urbano contro l'attivazione del pacchetto di aiuti Ue-Fmi, chiesti dal governo. Intanto Francia e Germania ribadiscono di condizionare gli aiuti ad Atene all'attuazione di politiche rigorose. Il ministro delle Finanze tedesco Schauble spiega che la Germania potrebbe opporsi alla richiesta di aiuti se Atene non metterà in atto, nei prossimi anni, una "decisa politica di rigore". Anche stamane la Borsa di Atene ha aperto in ribasso. I rendimenti dei titoli di Stato greci restano ancora sui massimi da 12 anni, dal 1998, dopo che venerdì scorso Atene ha chiesto ufficialmente l'attivazione del pacchetto di aiuti Ue-Fmi da 45 miliardi di euro. Il rendimento dei bond a due anni è salito di 23 punti base all'11,16% e quello dei titoli decennali è salito di 12 punti base all'8,93%.
In Belgio si cerca un accordo per superare la crisi di governo
Entro giovedì prossimo i partiti di maggioranza dovranno raggiungere un accordo politico per rimettere in sesto il fragile governo del Belgio, il Paese che ospita le istituzioni comunitarie e che il prossimo giugno affronterà la presidenza di turno dell'Ue. Dopo le consultazioni di questa fine settimana, il presidente dei liberali francofoni (Mr) e il vicepresidente del governo uscente, hanno convinto i cristiano-democratici, i liberali, i socialisti francofoni e gli ecologisti, a mettersi al tavolo del confronto per cercare una soluzione. In Belgio ciascuna regione vota i suoi partiti di riferimento e l’accordo, se verrà raggiunto, dovrà poi essere votato nella seduta plenaria della Camera.
Jaroslaw Kaczynski si candida a futuro presidente della Polonia
Il leader del partito di opposizione conservatore, Jaroslaw Kaczynski, ha annunciato di volersi candidare alle prossime elezioni del 20 giugno come successore del defunto fratello gemello, Lech Kaczynski, morto il 10 aprile nel disastro aereo di Smolensk, in Russia.
Un morto nell’attentato in Yemen contro l’ambasciatore britannico
Un kamikaze ha cercato di uccidere l'ambasciatore britannico in Yemen, facendosi esplodere al passaggio del convoglio del diplomatico nella capitale Sanaa. L'ambasciatore Timothy Torlot è rimasto illeso, mentre due poliziotti della scorta e un passante sono stati feriti. L'unica vittima è l'attentatore, un giovane che la polizia sta cercando di identificare. “Questo attentato porta l'impronta di Al Qaeda”, ha commentato il ministero dell'Interno in un comunicato. L'attacco è il primo nel Paese dall'inizio dell'anno ed avviene in un momento in cui le forze di sicurezza, con l'appoggio dell'intelligence Usa, hanno sferrato un'offensiva contro i terroristi, con numerosi attacchi aerei contro i loro rifugi. L'organizzazione di Osama Bin Laden è da anni attiva nello Stato arabo, con il nome di "Al Qaeda nella penisola arabica".
Pakistan
Almeno quattro sospetti militanti integralisti islamici sono stati uccisi in un attacco compiuto da un aereo senza pilota americano nel Waziristan settentrionale, nel nord ovest, lungo la frontiera afghana. Lo riferisce la televisione Geo News. Secondo la fonte, il velivolo senza pilota ha lanciato tre missili contro un sospetto covo talebano nell'area di Mir Ali. Quattro persone sono morte sul colpo e diverse sono state ferite. Geo News riporta inoltre che dopo l'attacco “quattro aerei spia hanno compiuto delle ricognizioni in diverse parti della regione”.
Afghanistan
Due esplosioni a poca distanza l'una dall'altra hanno interessato oggi il centro di Kandahar (Afghanistan meridionale), causando la morte di almeno due civili. Intanto, il presidente afghano Hamid Karzai è giunto oggi a New Delhi per una visita di due giorni, durante la quale esaminerà con le autorità indiane le relazioni bilaterali e gli sbocchi possibili della crisi afghana. Karzai, che domani si recherà in Bhutan per partecipare al 16.mo Vertice dei capi di Stato e di governo della Associazione dell'Asia meridionale per la cooperazione regionale (Saarc), ha in programma un incontro con il premier indiano Singh, cui illustrerà nei dettagli il suo piano di riconciliazione nazionale. L'India è impegnata in vari progetti umanitari ed infrastrutturali in Afghanistan e negli ultimi due anni ha subito attentati in territorio afghano costati la vita a 17 cittadini indiani. Kabul e New Delhi divergono in particolare sull'opportunità propugnata da Karzai di associare i talebani al governo, ipotesi che l'India non vede assolutamente di buon occhio.
In Iraq dichiarati non validi i voti attribuiti a 52 candidati
Una commissione irachena per la revisione dei risultati elettorali delle legislative di marzo, ha dichiarato oggi non validi i voti attribuiti a 52 candidati legati al partito Baath. Lo hanno riferito alcuni esponenti politici. L'esito della verifica potrebbe annullare il vantaggio elettorale dell'alleanza sostenuta dai sunniti.
Primo volo commerciale tra Baghdad e Londra dal 1990
Il primo volo commerciale tra Baghdad e Londra da quando l'Onu impose l'embargo all'Iraq nel 1990 è atterrato ieri sera nell'aeroporto londinese di Gatwick. Il volo IA237 della Iraqi Airways - ha riferito il sito Internet dello scalo - è atterrato alle 23.08 locali (le 00.08 in Italia) dopo un viaggio di dieci ore via Malmoe, in Svezia. A bordo c'erano una trentina di passeggeri stranieri e iracheni, fra cui il ministro dei Trasporti Amr Abdel Jabbar Ismail e il direttore generale della compagnia aerea. Il volo, previsto inizialmente per il 16 aprile, era stato rinviato a causa della nube di cenere del vulcano islandese in eruzione.
Secondo giorno di proteste in Arizona contro la nuova legge sull’immigrazione
Per il secondo giorno consecutivo, a Phoenix e in altri centri dell'Arizona sono state organizzate da gruppi per la difesa dei diritti civili manifestazioni di protesta contro la nuova legge sull'immigrazione firmata venerdì scorso dalla governatrice, Jan Brewer. La nuova legge permette alla polizia di fermare e controllare qualsiasi immigrato, anche solo sulla base di un sospetto di presunta clandestinità. Ma - se si applicasse alla lettera la nuova norma - sarebbero a milioni in Arizona (e in altri Stati americani) a dover essere espulsi, nonostante da anni studino o lavorino regolarmente nello Stato. Luis Gutierrez, il rappresentante della Congressional Hispanic Caucus Immigration Task Force, l'assemblea dei parlamentari ispanici d'America, ha definito la legge “una catastrofe”. Parole critiche anche dal sindaco di Phoenix, Phil Gordon, democratico come Gutierrez: “Questa legge è una trappola – ha detto Gordon, intervistato dalla Fox - Basti pensare che, in teoria, permette di trattare come clandestini e anche un nonno o un bambino: se non hanno con sé i documenti sono automaticamente considerati illegali”. Il presidente, Barack Obama, prima ancora che venisse firmata dal governatore, aveva definito la legge dell'Arizona “fuorviante”, sottolineando la necessità che sul tema immigrazione gli Stati Uniti varino una riforma complessiva. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Carla Ferraro)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 116
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