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Sommario del 25/04/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI chiede di pregare per le vocazioni e invita i sacerdoti a sostare davanti al Tabernacolo. Un saluto speciale all’associazione Meter, in prima fila contro gli abusi sui minori
  • Due nuovi beati per la Chiesa universale: sono i sacerdoti Angelo Paoli e José Tous y Soler. Le celebrazioni stamane a Roma e Barcellona
  • Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni: la testimonianza preziosa dei presbiteri
  • Chiarimento di padre Federico Lombardi sulla partecipazione del Vaticano al progetto internazionale di ricerca sulle cellule staminali adulte
  • Oggi in Primo Piano

  • Lo scandalo della malaria, malattia curabile, che ogni anno miete oltre 850 mila morti
  • Il dramma dei rifugiati respinti dall'Italia e dall'Unione europea, in un libro di Laura Boldrini
  • La morte di due polacchi a Napoli evidenzia l’omertà sullo stato di abbandono in cui versano molti immigrati
  • Comunicare il Vangelo in un mondo digitale: intervista con mons. Claudio Giuliodori
  • Anno sacerdotale: don Banzato racconta la sua vocazione respinta e poi ritrovata
  • Chiesa e Società

  • Da oggi, la XIV Giornata dei bambini vittime di pedofilia promossa da Meter
  • Ostensione della Sindone: presentate le prime foto digitali del Sacro Telo
  • Filippine: suore e volontari portano un messaggio di speranza tra i detenuti
  • La missione continentale al centro dei lavori della prossima Assemblea dei vescovi brasiliani
  • Guardare al futuro: a ottobre il Congresso missionario della Chiesa in Zambia
  • Movimento Focolari: dall’1 al 9 maggio la “Settimana del mondo unito”
  • Gesuiti a Roma: Inattese connessioni: viaggio nel cuore della Compagnia
  • 24 Ore nel Mondo

  • In Tahilandia il premier Vejjajiva ordina l'uso della forza contro i manifestanti anti-governativi
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI chiede di pregare per le vocazioni e invita i sacerdoti a sostare davanti al Tabernacolo. Un saluto speciale all’associazione Meter, in prima fila contro gli abusi sui minori

    ◊   Benedetto XVI al Regina Caeli raccomanda la preghiera per suscitare nuove vocazioni, e richiama i sacerdoti a sostare volentieri davanti al Tabernacolo. Rivolge poi un saluto speciale all’Associazione Meter, in prima fila nella lotta alla pedofilia on line, ringraziando e incoraggiando quanti sono impegnati nel campo dell’educazione e della prevenzione degli abusi sui ragazzi. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Nell’odierna domenica del “Buon Pastore”, Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, il pensiero del Papa è corso a “Santa Monica, che supplicando Dio con umiltà ed insistenza, ottenne la grazia di veder diventare cristiano suo figlio Agostino”. Un esempio per spiegare che “la prima forma di testimonianza che suscita vocazioni è la preghiera”.

     
    “Invito, pertanto, i genitori a pregare, perché il cuore dei figli si apra all’ascolto del Buon Pastore, e “ogni più piccolo germe di vocazione … diventi albero rigoglioso, carico di frutti per il bene della Chiesa e dell’intera umanità”
     
    Ma “come possiamo ascoltare la voce del Signore?” “Nella predicazione degli Apostoli e dei loro successori”, ha ricordato il Papa, perché “in essa risuona la voce di Cristo, che chiama alla comunione con Dio e alla pienezza della vita”.

     
    “Solo il Buon Pastore custodisce con immensa tenerezza il suo gregge e lo difende dal male, e solo in Lui i fedeli possono riporre assoluta fiducia”.
     
    Poi un’esortazione particolare ai ministri ordinati perché “stimolati dall’Anno Sacerdotale, si sentano impegnati ‘per una più forte ed incisiva testimonianza evangelica nel mondo di oggi’”

     
    “Ricordino che il sacerdote “continua l’opera della Redenzione sulla terra”; sappiano sostare volentieri davanti al tabernacolo”; aderiscano “totalmente alla propria vocazione e missione mediante un’ascesi severa”; si rendano disponibili all’ascolto e al perdono; formino cristianamente il popolo a loro affidato; coltivino con cura la “fraternità sacerdotale.”
     
    Quindi un grazie personale a “quanti con la preghiera e l’affetto” sostengono il ministero del successore di Pietro.

     
    Dopo il Regina Caeli, Benedetto XVI ha ricordato le beatificazioni, stamane a Roma e Barcellona, di due sacerdoti: Angelo Paoli carmelitano, apostolo della carità nella città eterna, vissuto tra 600 e 700, esempio mirabile, in particolare – ha sottolineato il Papa - per quanti appartengono a Istituti di vita consacrata; e José Tous y Soler, fondatore nel secolo XiX delle Cappuccine della Madre del Divino Pastore e che si distinse per “la sua capacità di sopportare e comprendere le mancanze degli altri”, un riferimento per tutti, specie per i consacrati “a vivere la fedeltà a Cristo”.

     
    Nei saluti finali, ai fedeli raccolti in piazza San Pietro, un indirizzo speciale è andato all’Associazione ‘Meter’, che da 14 anni promuove la Giornata nazionale per i bambini vittime della violenza, dello sfruttamento e dell’indifferenza.

     
    “In questa occasione voglio soprattutto ringraziare e incoraggiare quanti si dedicano alla prevenzione e all’educazione, in particolare i genitori, gli insegnanti e tanti sacerdoti, suore, catechisti e animatori che lavorano con i ragazzi nelle parrocchie, nelle scuole e nelle associazioni”.

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    Due nuovi beati per la Chiesa universale: sono i sacerdoti Angelo Paoli e José Tous y Soler. Le celebrazioni stamane a Roma e Barcellona

    ◊   La Chiesa ha due nuovi beati. Sono il sacerdote carmelitano Angelo Paoli, elevato agli onori degli altari a Roma, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, e il sacerdote cappuccino José Tous y Soler, beatificato a Barcellona nella Basilica di Santa María del Mar. Nella cittadina spagnola ha presieduto la celebrazione il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, che ha trasmesso ai fedeli la benedizione del Papa. Nella sua omelia il porporato ha ricordato la grande fedeltà a Dio che ha caratterizzato la vita irta di prove e difficoltà di José Tous y Soler. Un esempio, quello del religioso cappuccino, ha detto il cardinale Bertone, che invita a vivere la fedeltà a Cristo, nostro Buon Pastore, in questo momento in cui non mancano le difficoltà e in cui l’indifferenza religiosa e il relativismo allontanano tanti dalla ricca identità cristiana trasmessa di generazione in generazione. A celebrare la Messa per Angelo Paoli è stato invece il cardinale vicario Agostino Vallini, mentre l’arcivescovo Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha pronunciato il rito della beatificazione. Ma quali i tratti distintivi dei due beati? Tiziana Campisi ha intervistato il vice postulatore della causa di beatificazione di José Tous y Soler, padre Alfonso Ramirez, e il postulatore della causa di beatificazione di Angelo Paoli padre Giovanni Grosso:

    R. – I tratti particolari di questo beato sono la fedeltà a Dio tramite i suoi voti religiosi. Questo lo ha vissuto pienamente per la legge della claustrazione. Lui fu costretto a vivere come sacerdote ma vivendo in famiglia. In ogni situazione, lui fu fedele al Signore, osservando i voti religiosi della penitenza, dell’austerità propri della Regola della vita francescana e della vita cappuccina; mantenne anche una grande devozione alla Madonna “Madre del Divin Pastore”, sotto il cui nome fondò la Congregazione chiamata “Cappuccine della Madre del Divin Pastore” dedite all’educazione cristiana della gioventù.

     
    D. – Che cosa imparare oggi dal Beato José?

     
    R. – La sua fedeltà. La gente oggi vuole la frutta matura prima che arrivi la stagione. Tutto passa per una relativizzazione delle cose: si vuole sperimentare il matrimonio prima, per sapere se si riesce a convivere. Tutto dev’essere sperimentato prima … Ma la vita è una cosa più seria! Questo ci insegna il nuovo Beato, José Tous y Soler: ad essere fedeli dall’inizio alla fine, in tutte le situazioni difficili della vita, ovunque il cristiano venga a trovarsi.

     
    D. – C’è una frase del Beato, che ricorda in particolare?

     
    R. – Sì. La sua espressione prediletta era: “Fede e fiducia in Dio”.

     
    D. – Ma che cosa ha favorito l’apertura del processo di beatificazione di Angelo Paoli? Ce lo spiega il postulatore della Causa, padre Giovanni Grosso:

     
    R. – La grande carità. La grande carità che ebbe verso i poveri, tanto che lo chiamavano “Padre Carità”; e la grande affabilità umana: aveva sempre molto rispetto, molta attenzione per chiunque. Sapeva valorizzare le potenzialità e le possibilità di ciascuno. Cercava di coinvolgere nella sua opera di aiuto e di assistenza anche tante persone a Roma …

     
    D. – Quale insegnamento trarre dalla vita del Beato Angelo Paoli?

     
    R. – Una grande attenzione a Dio che lui ha sempre manifestato in mille modi, dalla preghiera intensa alla penitenza vissuta con molta serietà; il grande amore per la Croce come segno di vittoria sulla morte, di superamento della morte, ma comunque strumento necessario da saper abbracciare, da saper prendere. Questa capacità di assistere gli ammalati: non si limitava soltanto al servizio più immediato, come dare da mangiare o cambiare la biancheria oppure somministrare qualche terapia; ma si occupava anche del benessere psicologico di queste persone. Uno dei primi giorni dopo essere arrivato a Roma, andò a pregare alla Scala Santa e uscendone vide di fronte a sé l’ospedale e incominciò, da allora, ad andare quotidianamente ad assistere gli ammalati.

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    Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni: la testimonianza preziosa dei presbiteri

    ◊   La Chiesa celebra oggi, nella domenica del “Buon Pastore”, la 47.ma Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni. Nel Messaggio per questa Giornata, Benedetto XVI sottolinea che la testimonianza dei sacerdoti deve fondarsi sull’amicizia con Cristo: “La fecondità della proposta vocazionale – scrive il Papa - dipende primariamente dall’azione di Dio, ma è favorita anche dalla qualità e dalla ricchezza della testimonianza personale e comunitaria di quanti hanno già risposto alla chiamata del Signore”. Perché tale testimonianza è così preziosa? Federico Piana lo ha chiesto a don Domenico Dal Molin, direttore del Centro nazionale vocazioni:

    R. – Probabilmente tutti noi, sia a livello professionale e ancor più a livello vocazionale, siamo stati particolarmente attratti da una particolare persona o da qualche persona significativa a livello relazionale, che ci ha testimoniato la gioia, la bellezza, l’incanto, e lo stupore. Potremmo aggiungere mille altre parole che parlino comunque di una via estetica dell’incontro con il Signore Gesù e che ci hanno entusiasmato a seguire quella determinata via. Parlare oggi concretamente di testimonianza, ci dice il Papa, significa spostare inevitabilmente l’attenzione dal piano dell’agire – cioè dalle nostre strategie pastorali ed operative indubbiamente importanti ma non le più importanti – al piano dell’essere, quello che noi siamo con le nostre risorse umane, spirituali e proprio di testimonianza di vita.

     
    D. – Secondo lei, don Domenico, per quale motivo si vive, in questo particolare momento storico, questa crisi delle vocazioni? Forse perché manca proprio la testimonianza oppure perché non ascoltiamo più la chiamata di Cristo che c’è sempre?

     
    R. – E’ un momento abbastanza delicato per la Chiesa ed indubbiamente qualche testimonianza, forse, è un po’ inquinata. Quindi, lascia certamente l’immagine che il tipo di scelta di vita spesa per il Signore, spesa nell’oblio di se stessi, nel diventare dono veramente totale e radicale non sempre sia una modalità alla portata e vivibile con coerenza. E’ altrettanto vero, però, che questo contesto che spesso il Papa denuncia come relativista, nichilista, quello della cultura liquida in cui tutto è assolutamente relativo o legato al “mi piace-non mi piace” non aiuta quest’impegno di fedeltà nel seguire il Signore, a sentirci – come dice San Paolo – “servi, amati e santi per chiamata”, quindi per la dinamica del servizio ma anche la dinamica di sentire l’appello nella propria vita che passa in maniera consistente e che chiede una risposta.

     
    D. – Molte volte non si ha il coraggio di aderire a questa chiamata perché aderire a questa chiamata vorrebbe poi dire fare una vita di imitazione di Cristo e molto spesso questo spaventa…

     
    R. – Non spaventa tanto il seguire Gesù perché mi accorgo anche, vivendo talvolta a contatto con la realtà giovanile, che i giovani subiscono ancora molto, nel senso buono della parola, vengono attratti dal fascino dei volti di Gesù e da quello che è anche la radicalità di questo tipo di proposta della Buona Notizia del Vangelo. Credo che ci sia talvolta proprio uno stile di vita legato intanto alla fedeltà e la fedeltà non è uno dei temi forti della nostra cultura. Crea paura a tutti i livelli, quindi questo magari, a livello personale, può creare qualche resistenza. Poi, forse, è anche legata ad un’immagine non sempre gioiosa delle nostre scelte di vita e questo vale per noi preti, per le religiose ma penso valga anche per i genitori.

     
    D. – La gioia, quindi, come testimonianza di una fede vissuta nel modo migliore, nella pienezza. E’ la gioia che dev’essere poi trasmessa anche ai giovani…

     
    R. – Io credo davvero che una persona che porta in sé la gioia della propria scelta diventa più carica di fiducia e di positività e sa anche trasmettere qualcosa che va oltre le parole. Il Papa lo ricorda anche nel suo messaggio ed anche nell’Anno Sacerdotale: il mondo d’oggi ha bisogno forse meno di maestri oppure, se sono dei maestri, che siano anche dei testimoni che confermino con le parole - e non con mille doppi messaggi che vanno a sminuire quello che dicono - quello che loro propongono. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Chiarimento di padre Federico Lombardi sulla partecipazione del Vaticano al progetto internazionale di ricerca sulle cellule staminali adulte

    ◊   In merito alle notizie circolate nei giorni scorsi, circa un sostegno finanziario di 2 milioni di euro da parte del Vaticano al progetto di ricerca sulle cellule staminali adulte intestinali, nell’ambito di un accordo tra Italia e Stati Uniti, padre Federico Lombardi - interpellato da alcuni giornalisti - ha chiarito, ad evitare confusioni, che non vi sono al momento indicazioni di contributi delle istituzioni coinvolte nell’iniziativa, come si evince dal comunicato reso noto venerdì scorso, al termine della riunione di una task force internazionale, svoltasi presso l’Istituto Superiore di Sanità per avviare le linee del progetto. Incontro, durante il quale istituzioni e ricercatori hanno firmato una lettera d’intenti. Tra i partecipanti anche il cardinale Renato Raffaele Martino, che ha assicurato l’attenzione e l’impegno della Chiesa “in tutte le direzioni possibili a sostenere queste ricerche in cui la scienza è prima di tutto uno strumento a servizio dell’uomo per preservare la sua vita e alleviare la sua sofferenza”.

    L’aspetto del finanziamento dovrà quindi ulteriormente essere approfondito, ha spiegato padre Lombardi. E’ vero tuttavia - ha precisato - che un’istituzione come l’Ospedale Bambino Gesù fa capo alla Santa Sede e quindi la sua concreta partecipazione alle ricerche può essere vista come un contributo ‘vaticano’, ma la precisazione e quantificazione di tale partecipazione non è stata ancora definita. Com’è noto, la posizione della Chiesa – ha ricordato ancora padre Lombardi - è sempre stata contraria all’uso di cellule staminali embrionali (perché comporta un’inaccettabile distruzione dell’embrione umano), ma ha sempre riconosciuto la liceità della ricerca e dell’uso di cellule staminali prelevate da tessuti di adulti, come avviene appunto in questo caso. La distinzione è fondamentale dal punto di vista etico. (A cura di Roberta Gisotti)

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    Oggi in Primo Piano



    Lo scandalo della malaria, malattia curabile, che ogni anno miete oltre 850 mila morti

    ◊   Arginare la diffusione della malaria significa ridurre anche il numero di persone che muoiono a causa di Aids e malnutrizione. Significa inoltre migliorare la salute delle madri in gravidanza e la salute dei loro bambini. E’ quanto sottolinea il direttore generale dell’Unicef, Ann M. Veneman, nel suo messaggio in occasione dell’odierna Giornata mondiale di lotta contro la malaria. E’ inaccettabile – si legge nel documento – che oltre 850 mila persone continuino a morire, ogni anno, a causa di una puntura di zanzara. Il bilancio potrebbe essere, in realtà, ancora più pesante come spiega, al microfono di Eliana Astorri, il direttore dell'Istituto di clinica delle malattie infettive al Policinico Agostino Gemelli di Roma, Roberto Cauda:

    R. – Io credo che, come in tutti i casi di malattie infettive, noi sottostimiamo il numero. Si tratta ovviamente di stime, proprio perché la maggior parte dei casi avvengono nel sud del mondo, soprattutto nell’Africa subsahariana. Noi, in qualche modo, proprio per la difficoltà di acquisire dei dati certi, abbiamo una sottostima. Ma io credo che abbia poca importanza se sono un milione o due milioni. Sono comunque un numero enorme e questo deve sollecitare l’interesse da parte del nord del mondo. Questo è il messaggio. Per l’opinione pubblica bisogna dare il messaggio che è una malattia grave, che è curabile, potenzialmente prevenibile, ma per la quale oggi c’è un numero enorme di persone, soprattutto bambini, che muoiono.

     
    D. – Lei parlava delle zone più colpite come l’Africa sub sahariana. Ma l’Asia, l’America Latina in che condizioni sono?

     
    R. – Sono anch’esse aree colpite, proprio perché oggi nel nord del mondo, nei Paesi cosiddetti industrializzati, la malaria è un ricordo, più o meno recente, ma comunque è un ricordo. Le forme di malaria che noi oggi osserviamo sono le malarie cosiddette da importazione. I turisti e chi va per ragioni di lavoro in queste aree può acquisire la malaria. E la malaria deve essere riconosciuta precocemente, perché è una malattia molto grave. Ma, essendo anche una malattia prevenibile, grazie ad una profilassi, chiunque si metta in viaggio per queste aree è pregato di prestare la dovuta attenzione di rivolgersi ai medici, ai centri - e ne esistono tanti in Italia – che possono dargli il consiglio di come fare la profilassi, cioè premunirsi per non acquisire la malaria.

     
    D. – Quindi, quando noi ci rechiamo in aree dove c’è la possibilità di essere punti da una zanzara anofele, assumiamo una terapia antimalarica prima di partire, durante la permanenza e dopo il rientro e questo esclude completamente il pericolo di contrarre la malaria?

     
    R. – Direi proprio di sì. Si prendono comunque dei farmaci che consentono di prevenire la malattia. Ovviamente, non ci sono solo i farmaci. Ad esempio, chi va in Africa sa che dormire sotto una zanzariera riduce moltissimo il rischio di malaria. Faccio un esempio: il governo ugandese ha distribuito gratuitamente in aree anche molto remote una rete che copre il letto e questo ha permesso, in assenza di una profilassi che per chi vive in quelle aree sarebbe certamente non indicata, di ridurre di molto il rischio malaria.

     
    D. – Per chi la contrae esistono farmaci che possano curarla?

     
    R. – Certamente sì. Il riconoscimento del trattamento precoce permette di curare efficacemente la malaria, che se curata in ritardo o non curata può portare anche a morte. Esistono dei farmaci, non ne esistono invero molti, e a complicare lo scenario c’è il fatto che per uno di questi farmaci, la clorochina, è avvenuto il fenomeno della resistenza farmacologica. Teniamo presente che il farmaco più vecchio, il chinino, era l’estratto della corteccia di un albero che viene dal Sudamerica, e sono stati proprio i missionari Gesuiti a riconoscere queste proprietà curative nel 1600 e lo hanno introdotto in Europa. E noi ancora oggi utilizziamo il chinino.

     
    D. – Questi farmaci perché non arrivano in Africa, ad esempio?

     
    R. – C’è sempre un problema di natura economica. A questo punto, però, c’è anche un problema di diffusione e di mentalità, a mio giudizio ovviamente. Io credo che ci possano essere delle difficoltà, ad esempio, per raggiungere aree remote del continente africano, che chi lo conosce sa essere un’entità splendida, ma molto dispersiva.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Il dramma dei rifugiati respinti dall'Italia e dall'Unione europea, in un libro di Laura Boldrini

    ◊   Il dramma dei richiedenti asilo e dei rifugiati, respinti in mare dall’Italia e dagli altri Paesi ai confini dell’Unione Europea, prosegue nell’indifferenza dell’opinione pubblica italiana e continentale. Si tratta di una situazione che coinvolge migliaia di esseri umani, compresi donne e bambini in fuga da guerre e persecuzioni di ogni tipo. Le frontiere sempre più blindate dell’Unione Europea e le politiche migratorie sempre più severe dei Paesi membri impediscono loro di trovare rifugio e salvezza. Anzi, rappresentano una condanna senza appello per molti di loro, destinati spesso a scomparire nei centri di detenzione libici. Laura Boldrini, portavoce in Italia dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) denuncia nuovamente questo dramma umanitario in un libro intitolato “Tutti indietro” e pubblicato da Rizzoli. Stefano Leszczynski l’ha intervistata:

    R. – La scelta di rimandare tutti indietro, fatta dal governo lo scorso anno e quindi di respingere indistintamente, senza sapere per quale motivo queste persone sono fuggite, chi sono, senza sapere se hanno bisogno di asilo, è un modo troppo sommario che rischia di entrare in rotta di collisione con il diritto d’asilo e d’impedire a queste persone, che chiedono solo protezione, di ottenerla. Inoltre, nel fare questo, ritengo che anche noi italiani stiamo andando indietro. Chi in questo Paese oggi plaude al fatto che il centro di Lampedusa sia vuoto non si fa una domanda fondamentale: cosa è successo a queste persone che sono state rimandate indietro, che cosa ne è di loro, dove sono.
     
    D. – L’Italia è un Paese in crisi, come molti Paesi europei, e l’opinione pubblica ha una rabbia repressa che cerca uno sfogo…

     
    R. – La crisi finanziaria – che poi si è tradotta in una crisi economica nella perdita dei posti di lavoro, nella chiusura di molte fabbriche – ha inasprito sicuramente la tensione sociale e quindi c’è da capire che ci sia disagio. Io però dico: di chi è la responsabilità di tutto questo? Di chi ha speculato senza remore, di chi ha fatto si che questo sistema saltasse oppure degli immigrati e dei rifugiati che in questo sistema sono l’ultimo anello della catena e sono disposti a lavorare per pochi soldi? Ecco, bisognerebbe riflettere in questo senso e non reagire sulla base dell’istinto, dell’emotività. Purtroppo ci sono alcune forze politiche che invece su questo mettono benzina sul fuoco ed allora si crea una situazione veramente difficile da gestire.

     
    D. – Come si può sintetizzare la storia di una persona che fugge dal proprio Paese per cercare asilo in Italia e viene fermata in mare?

     
    R. – Intanto abbiamo visto che negli ultimi anni abbiamo sempre più persone in fuga per le violazioni dei diritti umani, quindi dalle torture e dalle guerre, che si sono avventurate in mare. Rimandare indietro queste persone vuol dire veramente ricacciarle in situazione terribile. E’ un inferno. Tutti coloro che sono passati per quest’esperienza dicono che avrebbero fatto qualsiasi cosa pur di non ritornare in un centro di detenzione in Libia.

     
    D. – E’ possibile illustrare com’è cambiato il fenomeno dei rifugiati e dei richiedenti asilo in Italia dopo che è stata adottata la politica dei respingimenti?

     
    R. – Con la politica dei respingimenti c’è stata la diminuzione del 50 per cento circa, mentre in altri Paesi dell’Unione Europea, come la Francia e la Germania, c’è stato un aumento del 20-25 per cento.

     
    D. – Mentre l’Alto Commissariato ha la possibilità di sapere ad esempio quante persone sono attualmente detenute nei centri in Libia dopo il respingimento in mare?

     
    R. – L’Alto Commissariato è presente in Libia ma ha grandi limitazioni nel mettere in atto il proprio mandato. Intanto noi non siamo ufficialmente riconosciuti dalle autorità libiche, non abbiamo accesso a tutti i centri di detenzione, dove si trovano i richiedenti asilo anche da anni. La Convenzione di Ginevra non è stata firmata dalla Libia e la Libia non ha una legislazione in materia d’asilo.

     
    D. – Più o meno quanto rimangono nei centri in Libia?

     
    R. – In Libia si sa quando si entra in un centro ma non si sa quando si esce.

     
    D. – Lo stesso vale per donne e bambini?

     
    R. – Certamente.

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    La morte di due polacchi a Napoli evidenzia l’omertà sullo stato di abbandono in cui versano molti immigrati

    ◊   Tragedia ieri a Napoli. Un uomo e una donna di origine polacca sono morti nel crollo della palazzina in via Gianturco nella periferia est della città. Altre due persone sono state estratte illese dalle macerie, una terza è invece ricoverata in ospedale. L’edificio era puntellato da tempo, ma nonostante ciò era ricovero di immigrati dell’Europa Orientale. Immediatamente disposto, dal sindaco Iervolino, il lutto cittadino, che sarà ripetuto nel giorno del funerale. Sull’accaduto Paolo Ondarza ha intervistato suor Giuseppina Esposito, responsabile Caritas della zona.

    R. – Forse queste persone non sono abbastanza servite. E’ vero che loro rifiutano, perché non hanno il permesso di soggiorno e perché mancano leggi adeguate e quindi per loro è come se si dovessero sempre nascondere … Noi abbiamo le mani legate e non riusciamo ad offrire loro servizi adeguati, perché non si fidano …

     
    D. – Nel caso specifico, però, si trattava di persone polacche, quindi appartenenti all’Unione Europea. Per quale motivo c’era questa necessità di nascondersi?

     
    R. – A volte, non avendo un lavoro o avendo anche problemi tipo l’etilismo o altro, loro preferiscono allontanarsi piuttosto che avvicinarsi e farsi aiutare.

     
    D. – Si sapeva che queste persone vivevano in un edificio così fatiscente?

     
    R. – Tante persone sanno. Anche le istituzioni lo sanno. Però, c’è un po’ di omertà. Non si denunciano, certe cose. Poi, diciamo anche che queste persone ci vanno di notte, quando nessuno le vede per cui diventa anche difficile sapere che ci sono … Ma è anche vero che forse non c’è una reale volontà politica di fare qualcosa in più!

     
    D. – Ce ne sono altri, di edifici di questo tipo?

     
    R. – Nella zona di Gianturco sì, ce ne sono vari.

     
    D. – Secondo lei, quale potrebbe essere la giusta misura? Non so, ad esempio la demolizione di questi edifici …

     
    R. – La demolizione, ma anche una ristrutturazione, una vigilanza perché queste strutture non vengano abitate, anche se di notte, da queste persone …

     
    D. – Stiamo parlando, comunque, di una delle arterie principali della città, quindi in realtà sotto gli occhi di tutti …

     
    R. – Purtroppo, sì! Io penso che il pubblico e il privato, e anche la Chiesa, dovrebbero ragionare di più per trovare soluzioni a questi problemi, e investire di più anche a livello economico. Ci vuole personale qualificato e la volontà di risolvere il problema, e non piangere dopo: è capitato, pazienza!

     
    D. – Perché il rischio è proprio questo: da una parte è lodevole che sia stato proclamato il lutto cittadino, però, purtroppo, sembra quasi un copione, no? Succedono queste cose, lutto cittadino e poi, purtroppo, si ripetono …

     
    R. – Al di là del lutto cittadino, che è ammirevole, io auspicherei veramente che il pubblico e il privato e la Chiesa continuino a riflettere, per arrivare a soluzioni concrete. Investire, per dare una mano a questi nostri fratelli.

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    Comunicare il Vangelo in un mondo digitale: intervista con mons. Claudio Giuliodori

    ◊   Si è concluso ieri mattina, con l’udienza dal Papa nell'Aula Paolo VI in Vaticano, il Convegno “Testimoni digitali. Volti e linguaggi nell’era cross mediale”, che ha visto circa 1300 partecipanti - tra i quali numerosi esperti - confrontarsi con il mondo del web in rapporto alla comunicazione del Vangelo e alla promozione dei valori cristiani. Luca Collodi ha fatto il punto sul Convegno con mons. Claudio Giuliodori, presidente della Commissione episcopale per la Cultura e le Comunicazioni Sociali dei vescovi italiani:

    R. – Ci siamo soffermati proprio su “comunicare il Vangelo in un mondo che cambia”. Questo ad indicare come per la Chiesa italiana sia ormai inseparabile l’impegno per questo nuovo mondo, la forma digitale. La Chiesa, che si pone sempre di fronte all’uomo per accompagnarlo nell’ambiente dove abita all’incontro con il Signore, non può svolgere la sua missione al di fuori di questo contesto.

     
    D. – Come è presente la Chiesa in questo mondo?

     
    R. – Cambia proprio la tipologia di relazione: mentre in passato i media erano, ritengo, unidirezionali – c’erano cioè i grandi network, le fonti che poi irradiavano la comunicazione e l’informazione alla massa – oggi i nuovi media stanno praticamente rovesciando la prospettiva, rendendo possibile la partecipazione di tutti, perché tutti sono fruitori e, nello stesso tempo, anche fornitori di contenuti e di messaggi. Quindi, i nostri mezzi di comunicazione si stanno evolvendo all’interno della rete: i settimanali aprano i siti, le radio parlano attraverso la rete; si costituiscono i siti diocesani; c’è un pullulare di iniziative che riformulano anche i media tradizionali. E penso al teatro, penso alle sale della comunità che stanno entrando a pieno titolo in questo circuito digitale.

     
    D. – Mons. Giuliodori, lei ritiene che Internet sia un luogo anche di formazione?

     
    R. – Certamente. E’ un po’ un nuovo territorio enciclopedico, dove è possibile trovare tutto ed offre un accesso alle fonti. Dall’altra parte, però, la rete è anche realtà un po’ incontrollata e, quindi, troviamo anche fenomeni e forme di comunicazione che possono essere pericolose, rischiose.

     
    D. – Possono servire delle regole per entrare e stare nella rete?

     
    R. – La Chiesa italiana ha espresso in modo chiaro la sua posizione. Sono necessarie regole che salvaguardino i diritti, la libertà di accesso, ma anche la necessaria pulizia per tutta la pornografia ed i siti che inneggiano alla violenza, la strumentalizzazione e l’uso improprio fatto, a volte, dal terrorismo. In questo senso, è necessario regolamentare e la regola non è mai un penalizzare la libertà, ma è garantire la libertà. Questa è cultura: cultura della legalità, cultura della convivenza civile, cultura di una costruzione armonica del bene comune.

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    Anno sacerdotale: don Banzato racconta la sua vocazione respinta e poi ritrovata

    ◊   “Tutto, ma mai prete!”. Aveva giurato così don Davide Banzato, religioso originario di Padova. Poi, la consapevolezza che senza Dio la vita non ha senso e la scelta di seguire la propria vocazione alla vita consacrata. Ordinato sacerdote il 23 settembre 2006, oggi don Davide è responsabile dell’evangelizzazione per la Comunità “Nuovi Orizzonti”, fondata nel 1991 da Chiara Amirante per aiutare gli ultimi, gli emarginati dalla società. Al microfono di Isabella Piro, ascoltiamo don Davide raccontare come è maturata la sua vocazione:

    R. – Ho fatto un’esperienza come chierichetto nella parrocchia e ho sempre partecipato alla vita ecclesiale della parrocchia, fino ad entrare poi nel Seminario minore. Volevo spendere la mia vita per qualcosa di grande e di unico. D’altra parte, ero anche attratto dai campi da calcio: era una struttura molto grande con sette campi da calcio e, affascinato da tanti ragazzi che stavano insieme, sono entrato in Seminario spinto da queste che per me erano due attrazioni. Poi mi sono reso conto che in Seminario la vita era molto diversa da quello che mi aspettavo e io purtroppo sono uscito dal Seminario con due promesse rivolte verso il Cielo. La prima era: “Dio, se Tu esisti, io dovrò sentire la mancanza di Te!”. E la seconda promessa, varcando le porte del Seminario, era: “Tutto, ma mai prete!”. E questo anche perché pensavo che il sacerdozio mi avrebbe limitato nella mia esistenza, in qualche modo. Poi mi sono reso conto che l’aver detto di ‘no’ a Dio nel mio cuore mi ha fatto sperimentare una morte, un nonsenso, un vuoto … A volte ho pensato anche di farla finita perché non trovavo senso nella vita, tolto Dio dal mio cuore! Poi nel mio cammino ho incontrato Chiara Amirante, la fondatrice di “Nuovi Orizzonti” e mi ha sconvolto il suo modo di parlare di Gesù e del Vangelo: era un modo autentico! Mi rendevo conto che non erano parole staccate dalla vita, ma era una persona che mi parlava di Dio facendo un’esperienza, vivendo il Vangelo alla lettera. E ha risvegliato in me quella fiammella divina che è dentro ciascuno di noi e che noi possiamo coprire con tante cose, ma rimane sempre lì!

     
    D. – Cosa ha significato per Lei quindi diventare sacerdote?

     
    R. – Oggi posso testimoniare come l’aver detto ‘sì’ a Dio nel sacerdozio è stato per me fidarmi di Dio ad occhi chiusi, perché sentivo la spinta, ma poi ho dovuto anche fare un salto nel vuoto, dire: “Ok, mi fido di Te, Gesù!”. Oggi posso veramente dire che firmerei con il sangue e vorrei dire a tutti i giovani: “Non abbiate paura di dire di sì a Dio. Qualsiasi cosa vi chieda. Perché qualsiasi cosa Dio abbia pensato per noi, è infinitamente più grande di qualsiasi piccolo progettino noi abbiamo pensato”. Certo, la sofferenza e la fatica fanno parte di tutte le vocazioni, qualsiasi storia noi viviamo; ma non c’è paragone con la gioia che Dio dischiude quando noi ci abbandoniamo ai suoi progetti.

     
    D. – Attualmente Lei si occupa dell’evangelizzazione di strada per la comunità “Nuovi Orizzonti”. Ma cosa vuol dire, oggi, “evangelizzare”?

     
    R. – Evangelizzare è un’arte. Si tratta di riportare il Vangelo là dove è nato, riportare Gesù tra la gente. E questo dischiude sempre novità: c’è un grido sterminato dell’umanità, oggi, che muore per mancanza di amore. Ecco: noi abbiamo la sorgente della gioia e non possiamo tenerlo per noi! Se noi lungo la strada vedessimo un incidente, per la legge sarebbe omissione di soccorso se noi andassimo oltre. La vocazione essenziale del cristianesimo, della Chiesa è l’evangelizzazione, il che vuol dire essere testimoni di Cristo.

     
    D. – L’Anno sacerdotale in corso, secondo Lei, quali frutti ha portato e quali doni porterà alla Chiesa?

     
    R. – Si è ripresa innanzitutto l’importanza dell’altissima vocazione che abbiamo: Cristo che abita in te, Lui nella sua potenza che opera in te. Poi, penso anche alle tante vocazioni: tanti giovani stanno riflettendo su questa via. E un ultimo frutto, sicuramente, è anche questa grande preghiera che sale dalle Chiese di tutto il mondo per i sacerdoti e penso che questo aver invocato la preghiera di tutti per i sacerdoti sia il frutto più grande: quasi quasi, ci vorrebbe un decennio, al posto di un anno sacerdotale!

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    Chiesa e Società



    Da oggi, la XIV Giornata dei bambini vittime di pedofilia promossa da Meter

    ◊   Povertà e minori: un binomio che spesso causa fame, analfabetismo, malattie e che può sfociare in episodi di abuso sessuale. È l’allarme lanciato da don Fortunato Di Noto, fondatore dell'associazione Meter, in occasione della 14.ma “Giornata nazionale dei bambini vittime della violenza, l’indifferenza e lo sfruttamento – contro la pedofilia”. All'associazione Meter Benedetto XVI ha rivolto oggi un saluto speciale al termine del Regina Caeli. La Giornata dà il via a una settimana di iniziative, che ha avuto il plauso delle maggiori cariche dello Stato. I numeri sono drammatici: in Italia ogni anno si registrano 20 mila nuovi casi di pedofilia, con un aumento del 10,8 per cento negli ultimi cinque anni, e gli italiani occupano il secondo posto nella classifica dei viaggiatori più assidui per scopi di turismo sessuale. Al tema “Povertà e minori, responsabilità condivise. No alla povertà per dire no agli abusi”, è dedicata la Giornata, organizzata dall’associazione Meter di don Fortunato Di Noto. In 20 anni di attività, Meter ha aiutato 900 minori e famiglie ad essere accolti in centri d’ascolto ed ha segnalato alle autorità 200mila siti pedopornografici, con un ritmo di 600 al mese, nel silenzio pressoché assoluto dei media. “Impressiona che quasi nessun quotidiano riporti queste sconvolgenti notizie e che nessuno protesti o gridi allo scandalo", denuncia don Di Noto. "Davanti a quello che accade dovrebbe sollevarsi il mondo”. Il presidente di Meter, nella sua lettera in occasione della Giornata, invita alla preghiera e all’azione. Ad Avola, in provincia di Siracusa, dove ha sede l’associazione, ma anche in tutti gli sportelli Meter delle città italiane, nelle diocesi e nelle parrocchie che hanno aderito e su facebook, sono molte le iniziative in programma fino al 2 maggio. A sostegno dell’iniziativa di don Di Noto arriva anche un messaggio del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: “La salvaguardia dell’infanzia costituisce un principio assoluto non solo nel sistema giuridico – scrive - ma anche nella sensibilità comune che respinge gli esecrabili episodi che violano e ledono l’età dell’innocenza, così come ogni forma di indifferenza e di rimozione di fronte a condizioni estreme di povertà e malnutrizione che provocano ai minori sofferenze intollerabili e danni alla salute spesso irreversibili”. Il Capo dello Stato constata che purtroppo “appare ancora lontana la piena osservanza di questi principi che hanno faticosamente superato, grazie all’apporto di più moderni indirizzi pedagogici, antichi modelli di organizzazione sociale insensibili alle peculiari esigenze dei bambini”. (A cura di Roberta Barbi)

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    Ostensione della Sindone: presentate le prime foto digitali del Sacro Telo

    ◊   Sono le prime foto digitali mai scattate alla Sindone, quelle presentate ieri dallo studio Giandurante di Torino, che le ha realizzate con il contributo economico di Fondiaria Sai. Si tratta di particolari del volto, della nuca, della ferita al costato, degli arti superiori, di quelli inferiori e del dorso ripresi in alta definizione, che saranno utilizzati per studi medico-legali. “Le nuove immagini si rivelano di grande utilità per gli studiosi – ha spiegato il vicepresidente del Centro internazionale di Sindonologia, Nello Balossino – perché consentono di analizzare il Telo con un’elevata precisione e fedeltà riproduttiva”. Le precedenti immagini a disposizione, scattate nel 1997, nel 2000 e dopo il restauro, nel 2002, erano originariamente su pellicola, solo in un secondo tempo trasformate in file digitali. Intanto continua l’affluenza di pellegrini al Duomo di Torino. (R.B.)

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    Filippine: suore e volontari portano un messaggio di speranza tra i detenuti

    ◊   Restituire dignità e fiducia ai criminali e riparare il danno provocato alle vittime; prendersi cura dei carcerati e delle loro famiglie; trasformare il concetto di “crimine contro lo Stato” in quello di “ferita verso una vittima innocente”, utilizzare il periodo di pena detentiva come “correzione” e diffondere la speranza e l’amore di Dio. Sono questi gli obiettivi che si propone la nuova missione nelle carceri di otto suore delle Filippine. Il progetto si concentra su 36 prigioni nell’area della capitale Manila e coinvolge, oltre alle religiose della Congregazione delle "Servants of the Holy Eucharist", 500 volontari che da 15 anni operano nella realtà carceraria. La coordinatrice del programma Caritas di assistenza ai detenuti, suor Zenaida Cabrera, spiega ad AsiaNews che il principio che seguono è quello di “una giustizia riabilitativa che vuole restituire una vita ai prigionieri, alle loro famiglie, alle comunità e, soprattutto, fare in modo che avvertano l’amore di Dio”. L’obiettivo finale del progetto è la nascita di una comunità di recupero ispirata ai principi di “giustizia e carità cristiana”, che sappia diffondere l’annuncio di Cristo ai prigionieri in tutti i centri di detenzione del Paese asiatico. (R.B.)

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    La missione continentale al centro dei lavori della prossima Assemblea dei vescovi brasiliani

    ◊   Manca poco alla 48.ma Assemblea generale dei vescovi brasiliani, in programma dal 4 al 13 maggio a Brasilia, in vista del 16.mo Congresso eucaristico nazionale, previsto nel distretto federale dal 13 al 16 maggio. Sono attesi circa 300 vescovi e 400 persone tra invitati, segretari esecutivi delle direzioni regionali della Conferenza episcopale locale, consiglieri e rappresentanti di organismi collegati. Il tema dell’evento, riferisce l’agenzia Fides, è “Discepoli e servitori della Parola di Dio e della missione della Chiesa nel mondo”, e l’obiettivo è riflettere sulla realtà quotidiana vissuta dal popolo brasiliano. Nel corso dell’incontro si parlerà, inoltre, delle Comunità ecclesiali di base, degli orientamenti generali della Chiesa in Brasile e della Missione continentale, della questione agraria nel Paese e del centenario del Movimento ecumenico. (R.B.)

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    Guardare al futuro: a ottobre il Congresso missionario della Chiesa in Zambia

    ◊   Si svolgerà dal 13 al 16 ottobre il Congresso missionario della Chiesa dello Zambia, presente nel Paese da oltre 100 anni. All’agenzia Fides padre Bernard Makadani Zulu, direttore nazionale delle Pontificie opere missionarie dello Zambia, spiega quali saranno i temi trattati dalle oltre 100 persone previste tra sacerdoti, religiosi e laici. “Riflettiamo sull’esperienza missionaria della Chiesa in questi anni e soprattutto ora", ha detto. "Il convegno intende celebrare proprio il nostro essere Chiesa missionaria e guardare al futuro per individuare nuove sfide e trovare la via da percorrere alla luce della Seconda assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi”. Un’occasione anche per “rafforzare i legami come evangelizzatori e per riflettere sulla cooperazione missionaria universale”, la definisce padre Makadani, per allargare “gli orizzonti oltre la nostra realtà locale e sentirci parte degli sforzi universali di predicare la Buona Novella fino agli estremi confini della Terra”. L’obiettivo è quindi “esortare il popolo di Dio a diventare consapevole della sua responsabilità missionaria e del suo ruolo nella promozione delle iniziative missionarie”. (R.B.)

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    Movimento Focolari: dall’1 al 9 maggio la “Settimana del mondo unito”

    ◊   Una settimana all’insegna dell’unità e della fratellanza: è quella che hanno organizzato, dall’1 al 9 maggio prossimi, i Giovani per un mondo unito, espressione del Movimento dei Focolari. “United world: let’s face the challenge” è lo slogan coniato per la “Settimana del mondo unito” che dal 1996 si articola tra incontri su temi cari ai giovani, manifestazioni, serate culturali, feste e tornei sportivi. Nell’edizione di quest’anno, in particolare, si parlerà di disarmo e accoglienza degli immigrati, e si promuoveranno progetti di solidarietà nelle aree più a rischio. L’obiettivo, riporta l’agenzia Sir, è diffondere i valori della fraternità, intesa come uguaglianza e fratellanza, della pace e dell’unità tra i popoli, dimostrando concretamente che la fratellanza universale è davvero possibile. Per informazioni consultare il sito www.mondounito.net. (R.B.)

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    Gesuiti a Roma: Inattese connessioni: viaggio nel cuore della Compagnia

    ◊   “Gesuiti a Roma. Inattese connessioni: viaggio nel cuore della Compagnia”: è questo il titolo dell’evento che si svolgerà dal 4 al 16 maggio prossimi presso il complesso architettonico della chiesa e delle case del Gesù, nei luoghi più significativi della Compagnia a Roma. Nel corso dell’incontro culturale, inoltre, molti saranno i riferimenti alle figure di padre Matteo Ricci e di fratel Andrea Pozzo. In apertura, il 4 maggio, nella chiesa di Sant'Ignazio avrà luogo un concerto, mentre nei due fine settimana dell’8 e del 15 si svolgeranno visite guidate gratuite condotte dai Gesuiti alla scoperta dei loro ambienti, apostolati, opere culturali e attività formative e sociali di grande interesse per la città di Roma, attraverso le quali la Compagnia esprime una modalità “aperta” di abitare il mondo. In occasione della “Notte dei musei”, sabato 15 maggio, inoltre, la chiesa del Gesù resterà aperta. Domenica 16, infine, la solenne liturgia conclusiva celebrata da mons. Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, nella chiesa del Gesù alle ore 11. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    In Tahilandia il premier Vejjajiva ordina l'uso della forza contro i manifestanti anti-governativi

    ◊   Timore in Tahilandia per un possibile intervento dell’esercito contro i manifestanti anti governativi. Il premier Vejjajiva ha ribadito che sarà impiegata la forza per riprendere il controllo del centro di Bangkok, occupato da giorni dagli oppositori del governo. Intervenendo in tv, assieme al capo dell’esercito, il leader thailandese non ha però precisato quando questo avverrà. Ieri il rifiuto dell’offerta delle cosiddette 'camicie rosse', sostenitori dell’ex premier Shinawatra, che si erano detti disponibili al dialogo in cambio dello scioglimento del parlamento entro 30 giorni.

    Medio Oriente
    L’inviato degli Stati Uniti in Medio Oriente, Mitchel, tornerà la prossima settimana nella regione nel tentativo di rilanciare il dialogo di pace. Stamani l’ultimo incontro con il premier israeliano Netanyahu, secondo il quale l’avvio dei negoziati indiretti dipende solo dai palestinesi. Il presidente Obama ha invitato alla Casa Bianca a maggio il leader dell’ANP Abu Mazen per un colloquio, mentre il braccio armato di Hamas, le Brigate Ezzedin Al Qassam, ha proposto allo Stato Ebraico uno scambio di prigionieri da condurre grazie alla mediazione tedesca.

    Iran-Nucleare
    Il ministro degli Esteri iraniano, Mottaki, si trova a Vienna per incontrare il capo dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), Amano. Teheran ha definito il colloquio ‘decisiovo’ per la soluzione, proposta dall’occidente, dell’arricchimento all’estero dell’uranio iraniano. Dalla repubblica islamica è arrivato l’ennesimo monito agli Stati Uniti: non possono più essere tiranni nei confronti dell’Iran e devono rispettare i diritti del Paese. Lo ha detto in diretta televisiva il capo del parlamento iraniano, Larijani, in occasione del 30esimo anniversario del tentativo americano di liberare i diplomatici presi in ostaggio nell’ambasciata USA a Teheran.

    Iraq
    In Iraq Al-Qaeda ha confermato la morte di due suoi comandanti militari nel Paese, la cui uccisione era stata riferita dagli Stati Uniti una settimana fa. Si tratta di Abu Omar al-Baghdadi e Abu Ayub al-Masri. La vendetta della rete di Osama Bin Laden si è avuta venerdì scorso con una serie di esplosioni che hanno provocato oltre 60 morti a Baghdad. Ieri altre tre vittime, nella capitale, per diversi attacchi avvenuti nei dintorni di una sala da biliardo.

    Afghanistan
    Almeno 4 morti e una decina di feriti in Afghanistan per un attacco suicida dei talebani contro un mezzo di una società privata di sicurezza nella provincia di Zabul. Una cinquantina di bambine sono rimaste intossicate da un gas sprigionato dai ribelli nella loro scuola di Kunduz, nel nord. Nella zona di Logar, invece, manifestazione della popolazione contro la Nato e l’esercito afghano, accusati di aver ucciso tre civili in una recente operazione nella regione.

    Pakistan
    Guerriglia in azione in Pakistan. Attaccati una decina di camion-cisterna che trasportavano rifornimenti alle truppe Nato in Afghanistan. E’ avvenuto nella provincia orientale del Punjab. Almeno 4 poliziotti di Islamabad hanno perso la vita. Ieri invece sette ribelli sono morti in un nuovo raid di un aereo senza pilota americano nel Waziristan del Nord.

    Tornado Mississippi
    Si aggrava il bilancio delle vittime per il passaggio del tornado in Mississippi. Almeno 10 le vittime, tra le quali anche un paio di bambini. I soccorritori continuano a scavare fra le macerie nella cittadina di Yazoo. Diverse le abitazioni abbattute dalle raffiche di vento che hanno raggiunto i 240 chilometri orari.

    Ungheria
    Secondo turno delle elezioni politiche in Ungheria. Le operazioni di voto, relative solo a 57 circoscrizioni, sono cominciate alle sei di stamattina. Netta la vittoria al primo turno dei candidati del partito conservatore Fidesz, guidato dal premier uscente Orban, che, secondo le previsioni, si avvia a conquistare la maggioranza dei due terzi del Parlamento. L’ufficio elettorale nazionale renderà noti i risultati intorno alle 22.

    Austria - elezioni
    Urne aperte stamattina in Austria per le elezioni presidenziali. Circa 6,3 milioni i cittadini interessati. Scontata, secondo i sondaggi, la rielezione dell’attuale presidente Fisher, socialdemocratico, per un secondo mandato. C’è attesa per l’affluenza alle urne, che secondo gli esperti sarà intorno al 50 per cento proprio a causa dell’esito ampiamente previsto. Attenzione puntata comunque alla performance della candidata dell’estrema destra Rosemberg. Poche le possibilità per il terzo Gehring, del Partito Cristiano dato attorno al 5%. I seggi chiuderanno alle 17.

    Fmi-Ue-Grecia
    Il Fondo Monetario Internazionale ha ribadito l’intenzione di mettere a disposizione gli aiuti chiesti dalla Grecia. Tuttavia il ministero delle Finanze tedesco ha minacciato nuovamente il suo 'no' al piano se il Paese non porterà avanti il percorso di risanamento dei conti. Critiche dall’Italia, mentre gli Stati Uniti premono per il via libera immediato al sostegno. Ad Atene, intanto, prosegue il confronto con gli esperti internazionali. Il governo greco pensa a nuove misure di austerità che – rassicura - non graveranno sui più deboli. I sindacati però hanno annunciato altre mobilitazioni per i prossimi giorni.

    Italia 25 aprile
    Giornata di commemorazioni oggi in Italia per il 65esimo anniversario della Liberazione dal Nazi-Fascismo. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha deposto una corona d’alloro all’Altare della Patria a Roma. Intervenendo al Quirinale ha sottolineato la necessità di celebrazioni serene. Ieri il suo appello a superare le contraddizioni. Anche il premier Berlusconi, in un messaggio televisivo rivolto oggi agli italiani, ha invitato ad accantonare le divergenze politiche per costruire una nuova pagina della storia del Paese nel rispetto della democrazia e della libertà. L'obiettivo - ha aggiunto - è quello di modificare la seconda parte della Costituzione in vista di uno Stato moderno, più vicino al popolo sulla base del federalismo, e "più equo nell'amministrazione di una giustizia veramente giusta".

    Armeni-Turchia
    Intellettuali e attivisti turchi hanno manifestato ieri ad Istanbul per la prima volta in memoria del 95esimo anniversario del massacro degli armeni, avvenuto tra il 1915 ed il 1917 ai tempi dell'impero ottomano. Migliaia di persone sono scese anche per le strade di Erevan, la capitale dell’Armenia, e a Beirut, la capitale del Libano. In un messaggio al popolo armeno il presidente statunitense Obama ha parlato di una delle peggiori atrocità del ventesimo secolo. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 115

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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