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Sommario del 23/04/2010
La Chiesa ricorda domani il quinto anniversario dell'inizio del Ministero Petrino di Benedetto XVI
◊ Il 24 aprile di cinque anni fa, Benedetto XVI inaugurava il suo Ministero, presiedendo in una affollatissima Piazza San Pietro la Messa di inizio Pontificato. Nella lunga, intensa omelia che caratterizzò quella cerimonia, il neo eletto Papa mostrò con chiarezza quella profondità di pensiero che sarà un tratto distintivo di tutti i suoi successivi insegnamenti. Alessandro De Carolis ritorna a quella giornata e alle parole più significative pronunciate dal Pontefice:
(musica)
Un Papa parla alle anime per definizione. Ma se si vuole sentir parlare l’anima stessa di un Papa, toccare quasi i suoi sentimenti umani più profondi, i suoi pensieri spirituali più intimi, c’è un tempo e un luogo irripetibili: la Messa di inizio del Ministero Petrino, la massima celebrazione nella quale per la prima volta il nuovo Pastore si mostra al gregge come sua guida suprema. Le parole pronunciate quel giorno sono come un lampo nel buio, uno squarcio di luce che rivela in un solo istante quanto e più di ciò che nei giorni successivi, nei mesi e negli anni, assumerà la sostanza e gli argomenti di un magistero ragionato. In quella particolare celebrazione, il nuovo Papa offre le primizie della sua anima e della sua umanità, della sua indole e della sua cultura, in una sintesi tesa a trovare parole per comunicare il mistero privato che una fumata bianca ha reso universale: l’essere il Vicario di Cristo in terra e, insieme, il Servo dei servi di Dio; l’alfa e l’omega di un ministero che non ha eguali al mondo.
Anche ad anni di distanza, in quelle primizie è sempre possibile rintracciare il senso del ministero. Così accade oggi se l’orecchio del cuore ritorna agli echi di Piazza San Pietro, in quel 24 aprile 2005:
“Ed ora, in questo momento, io debole servitore di Dio devo assumere questo compito inaudito, che realmente supera ogni capacità umana. Come posso fare questo? Come sarò in grado di farlo? Voi tutti, cari amici, avete appena invocato l'intera schiera dei santi, rappresentata da alcuni dei grandi nomi della storia di Dio con gli uomini. In tal modo, anche in me si ravviva questa consapevolezza: non sono solo. Non devo portare da solo ciò che in realtà non potrei mai portare da solo. La schiera dei santi di Dio mi protegge, mi sostiene e mi porta. E la Vostra preghiera, cari amici, la Vostra indulgenza, il Vostro amore, la Vostra fede e la Vostra speranza mi accompagnano”.
Anzitutto, quel giorno, il nuovo Papa comunica alla Chiesa una certezza: sei viva. Sei giovane. Come quei giovani, e non più tanto giovani, che per giorni, in un gigantesco e paziente affluente umano, hanno voluto portare l’ultimo bacio e il sussurro di una preghiera a Giovanni Paolo II. All’ombra del grande Papa adesso c’è un nuovo inizio, dice il nuovo Papa. E dalla cifra di una personalità per anni descritta con stucchevoli clichè, attribuibili a un burbero quanto generico “sorvegliante”, si staglia uno sconosciuto ma autentico tratto caratteriale, l’umiltà:
“Il mio vero programma di governo è quello di non fare la mia volontà, di non perseguire mie idee, ma di mettermi in ascolto, con tutta quanta la Chiesa, della parola e della volontà del Signore e lasciarmi guidare da Lui, cosicché sia Egli stesso a guidare la Chiesa in questa ora della nostra storia”.
L’uomo diventato Papa parla del ruolo del Pastore. E’ un ruolo che richiede una consapevolezza che lui ha maturato servendo la Chiesa da un vertice che esigeva equilibrio, misura, trasparenza. Ed è consapevole dell’esistenza di “deserti” umani che fanno spavento e sono conosciuti – la miseria, la fame – e di abissi interiori che lui e in pochi conoscono:
“Vi è il deserto dell’oscurità di Dio, dello svuotamento delle anime senza più coscienza della dignità e del cammino dell’uomo. I deserti esteriori si moltiplicano nel mondo, perché i deserti interiori sono diventati così ampi. Perciò i tesori della terra non sono più al servizio dell’edificazione del giardino di Dio, nel quale tutti possano vivere, ma sono asserviti alle potenze dello sfruttamento e della distruzione”.
E’ riconosciuto il male, ma anche la direzione della salvezza. Sono la Chiesa e i Pastori, afferma il nuovo Papa, che “come Cristo devono mettersi in cammino per condurre gli uomini fuori dal deserto verso l’amicizia con il Figlio di Dio”. Per quello e solo per quello si è chiamati al sacerdozio, si è cristiani:
“Noi esistiamo, pastori e cristiani, per mostrare Dio agli uomini. E solo laddove si vede Dio, comincia veramente la vita. Solo quando incontriamo in Cristo il Dio vivente, noi conosciamo che cosa è la vita. Non siamo il prodotto casuale e senza senso dell’evoluzione. Ciascuno di noi è il frutto di un pensiero di Dio. Ciascuno di noi è voluto, ciascuno è amato, ciascuno è necessario. Non vi è niente di più bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo. Non vi è niente di più bello che conoscere Lui e comunicare agli altri l’amicizia con lui”.
Altre parole ispirate, altre immagini che valgono da sole cento omelie (“Noi soffriamo per la pazienza di Dio” verso chi compie il male, “e nondimeno abbiamo tutti bisogno della sua pazienza” perché “ci dice che il mondo viene salvato dal Crocifisso e non dai suoi crocifissori”). Il nuovo Papa ha appena preso la parola e le sue parole rivelano una sapienza consumata. Ma il sapiente è, nel più profondo, un uomo umile, ai suoi primi colpi nella Vigna del Signore. Il nuovo capo di un corpo al quale chiede, e lo fa ancora oggi, il suo sostegno:
“Pregate per me, perché io impari ad amare sempre più il suo gregge – voi, la Santa Chiesa, ciascuno di voi singolarmente e voi tutti insieme. Pregate per me, perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi”.
(musica)
Udienze
◊ Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina il cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica; mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali; Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari; il cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.
Il Papa accetta le dimissioni dell’arcivescovo di Bruges coinvolto in un abuso su minore
◊ Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi belga di Bruges, presentata da mons. Roger Joseph Vangheluwe, coinvolto in passato in un caso di abuso su minore. A Bruxelles, si è tenuta stamani una conferenza stampa sulle dimissioni del presule, convocata dalla Conferenza episcopale belga. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“Mi rammarico profondamente per quanto ho fatto ed offro le mie scuse più sincere alla vittima, alla famiglia, alla comunità cattolica e alla società”: è quanto afferma mons. Vangheluwe, riguardo alle sue dimissioni da arcivescovo di Bruges. Il presule, attraverso una nota, dichiara che, quando era ancora un semplice sacerdote e all’inizio del suo episcopato, ha “abusato sessualmente di un giovane”. La “vittima – ammette – è ancora segnata”. Mons. Vangheluwe ha ribadito che negli ultimi anni “ha riconosciuto in più occasioni il proprio errore ed ha chiesto perdono a lui e alla sua famiglia”. Dal canto suo, l’arcivescovo di Malines-Bruxelles, mons. André-Joseph Léonard, ha innanzitutto rivolto il pensiero alla vittima e alla famiglia. “Per la vittima – ha detto il primate del Belgio – si tratta di un lungo calvario che senza dubbio non è ancora finito”. Le dimissioni di mons. Vangheluwe, ha affermato, “corrispondono a una volontà di trasparenza” della Chiesa belga e si sono rese necessarie “per rispetto della vittima, della famiglia e della verità”. In queste materie, ha aggiunto, la Chiesa ripete che “non c’è da tergiversare” e vuole voltare pagina rispetto ad un periodo non lontano in cui “si preferiva la soluzione del silenzio o del nascondimento”. Questa vicenda, ha proseguito, sarà accolta con dolore da tutta la comunità cattolica belga. Tuttavia, l’arcivescovo Léonard ha auspicato che i vescovi e i sacerdoti del Paese non siano screditati in quanto tali, giacché la stragrande maggioranza di loro vive una vita conforme alla propria vocazione.
L’avvocato Lena negli Usa: privo di merito il caso contro il Vaticano sugli abusi
◊ Negli Stati Uniti, l’avvocato per la Santa Sede, Jeffrey Lena, ha definito “privo di merito” il caso giudiziario intentato dall’avvocato Jeff Anderson contro il Vaticano nell’ambito della vicenda degli abusi commessi dal sacerdote Murphy nel Wisconsin. Questo caso, afferma Lena in un comunicato, “rappresenta un tentativo di usare tragici eventi” quale “piattaforma per un più ampio attacco” contro la Chiesa cattolica, che viene “caratterizzata” come fosse una multinazionale. L’avvocato statunitense sottolinea che le vittime di abusi hanno intentato delle azioni legittime, ma non in questo caso. E ribadisce che le autorità vaticane vennero a sapere dei crimini di Murphy solo “decenni dopo che erano stati perpetrati e non hanno avuto alcun ruolo nel causare le ferite” della vittima che ha sporto la denuncia. Del resto, si legge nel comunicato, il caso contro la Santa Sede richiama “vecchie teorie già rigettate dalle corti statunitensi”.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Un Papa amico di Gesù: in prima pagina, su Benedetto XVI modello della fede un fondo di Jens Martin Kruse, Pastore della comunità luterana di Roma.
Nell’informazione internazionale, intervento della Santa Sede, alle Nazioni Unite, sulla promozione della cultura e del patrimonio delle popolazioni indigene.
Luca M. Possati sui nodi irrisolti della riforma finanziaria di Obama.
Un articolo di Gaetano Vallini dal titolo “Come cambia il mondo”: se la Rolls-Royce si fornisce dagli indiani.
L’ultima beatitudine: in cultura, Fabrice Hadjadj sugli attacchi a Benedetto XVI.
La strategia di Cesarea: i contributi di Pierangelo Catalano e Paolo Siniscalco dedicati alla memoria del giurista Gabrio Lombardi e tratti dal volume “Laicità tra diritto e religione da Roma a Costantinopoli a Mosca”.
Gli articoli di Anna Foa e Giulia Galeotti, con un’intervista di Manuel Disegni al critico letterario Stas’ Gawronski, contenuti nel numero in uscita del mensile “Pagine Ebraiche” dedicato ai nuovi e vecchi modi di leggere nell'era digitale.
Nell’informazione vaticana, comunicato della Sala Stampa della Santa Sede in merito alla denuncia contro la Santa Sede che avvocati degli Stati Uniti - a nome di una vittima di un abuso sessuale da parte di un sacerdote - hanno deposto presso un tribunale federale di Milwaukee.
L'agenda 2011 con foto di Benedetto XVI: nell’informazione vaticana, l'iniziativa editoriale del Servizio Fotografico de “L'Osservatore Romano”.
Il patriarca Twal: la pace in Terra Santa sarà per tutti o per nessuno
◊ La pace in Terra Santa è difficile ma possibile, non bisogna perdere la speranza: è questo in sintesi quanto ha detto ieri a Roma il patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal, che oggi in Vaticano partecipa alla terza riunione preparatoria del Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente che si svolgerà dal 10 al 24 ottobre sul tema “La Chiesa Cattolica nel Medio Oriente: comunione e testimonianza”. Il servizio di Sergio Centofanti.
Il patriarca di Gerusalemme sottolinea con dolore la situazione di conflittualità permanente in Terra Santa. E ricorda il ruolo particolare dei cristiani. Ascoltiamolo al microfono di Tracey McLure:
“Un’intera generazione di palestinesi e d’israeliani è nata e cresciuta con questa mentalità di conflitto e di guerra. E’ diventato sempre più difficile immaginare un futuro di convivenza. E’ più facile demonizzare gli altri; più difficile è perdonare. Il nostro linguaggio di cristiani è invece questo: perdonare e ricominciare da zero. Altri, però, non vogliono saperne nulla di perdonare. E anche se siamo considerati ‘imbecilli’ questo resterà il nostro linguaggio, perdonare: così noi siamo ‘pazzi’ e continuiamo ad essere ‘pazzi’ e continuiamo a perdonare”.
Nonostante tutto il patriarca di Gerusalemme esprime una convinzione:
“Una convinzione interna … che un giorno arriverà la pace per tutti e con tutti si intendono ebrei, musulmani e cristiani, perché credo che nessuno possa godere di questa pace da solo: mai!”.
Il patriarca ha infine parlato delle responsabilità della pace e di cosa si può e si deve fare per porre fine alle violenze:
“E’ vero che i due popoli sono colpevoli in prima linea – sia il popolo palestinese che quello israeliano – ma io do un po’ di colpa anche alla Comunità internazionale, che dovrebbe intervenire e fare qualcosa. Poi, se Israele vuole la pace, francamente, deve pagare il prezzo e, quindi, ritirarsi dai Territori occupati lasciando vivere i palestinesi, accettando la soluzione di due Stati, di cui tutti parlano. Ma pare che adesso Israele abbia più paura della pace che non della guerra. Perché pace significherebbe chiudere la questione di Gerusalemme, pace significherebbe risolvere la questione di tre milioni di rifugiati; pace significherebbe fissare delle frontiere per Israele. E Israele è l’unico Paese del mondo che attualmente non ha frontiere. Non sappiamo fin dove arriva, non lo sappiamo: possono entrare ed uscire con le jeep e con i militari dove vogliono. Gli ebrei hanno il diritto di ritornare in patria e tutti quanti sono i benvenuti, ma i palestinesi non hanno nessun diritto di ritornare. E poi, se ci fosse anche per i palestinesi il diritto di tornare, io credo che ritornerebbe il 5-10 per cento, al massimo. Io non credo che un palestinese che si sia ben sistemato in Canada lascerà tutto per ritornare: forse alcuni dei campi rifugiati torneranno. Per questo non dobbiamo aver paura se il diritto al ritorno fosse esteso anche ai palestinesi”.
La Chiesa e la sfida delle nuove tecnologie di comunicazione al centro del Convegno "Testimoni digitali"
◊ “Imparare a misurarsi con le nuove tecnologie testimoniando la realtà del Vangelo e valorizzare la pastorale sul territorio guardando all’era digitale.” E’ il filo rosso del Convegno nazionale, apertosi ieri a Roma, promosso dalla Conferenza episcopale italiana sul tema: “Testimoni digitali. Volti e linguaggi nell’era crossmediale”. In tre giorni di lavori circa 1300 partecipanti, di 227 diocesi, faranno il punto sul mondo di Internet e le sue sfide. Domani l‘attesa udienza con il Papa in Vaticano. Il servizio di Massimiliano Menichetti:
Otto anni dopo il convegno “Parabole mediatiche”, la Chiesa italiana conferma la volontà di capire i fenomeni dell’era Internet per esserci e portare la parola di Dio in ogni luogo. Mons. Mariano Crociata, aprendo il convegno “Testimoni Digitali. Volti e linguaggi nell’era cross-mediale”, ha evidenziato che alla Chiesa sta “a cuore l’uomo, la persona umana nella sua interezza, nel dipanarsi della sua storia”, quindi anche quella dei bit:
“Non si tratta di demonizzare il ‘nuovo’ né, al contrario, di considerare obsoleto o inutile il patrimonio di cultura che ci portiamo sulle spalle, bensì di valorizzare lo straordinario potenziale costituito dalle nuove tecnologie”.
Mons. Crociata ha spiegato che tutti gli ambiti come quello affettivo, del lavoro a fronte della crisi, o politico, oggi definito “evanescente”, o ancora della comunicazione, rimangono orizzonti di una pastorale rinnovata, per evitare “un ripiegamento asfittico”. E’ stato tracciato lo sviluppo crescente dei media cattolici in questi ultimi 10 anni: quasi 14 mila i siti, oggi, fonti “non alternative - ha detto - ma in dialogo con le altre realtà”. Poi ha sottolineato il divario dei linguaggi con le nuove generazioni che utilizzano con disinvoltura palmari, I-Pad e social network, la cosiddetta “generazione digitale”:
“Il primo ritardo è legato ad un linguaggio che, a volte, rimane ancora autoreferenziale, quasi di nicchia, in un contesto culturale che, nel frattempo, è cambiato profondamente, e che ci porta a confrontarci con una generazione che, quanto a formazione religiosa, non possiede ormai più il nostro vocabolario; una generazione che non si pone contro Dio o contro la Chiesa, ma una generazione che sta imparando a vivere senza Dio e senza la Chiesa”.
Quindi, ha rilanciato l’impegno ad una nuova alfabetizzazione, articolata anche in una pastorale sul territorio attenta alla comunicazione sociale. Secondo le ricerche presentate al convegno, circa il 65% dei ragazzi italiani è su Facebook e giovani tra i 14 e i 29 anni dimostrano una progressiva disaffezione per la lettura e la stampa come strumento informativo a vantaggio di tv e Internet. Ed oggi a fare il punto sulle opportunità della Rete, ma anche sui rischi, è stato mons. Claudio Giuliodori, presidente della Commissione episcopale per la Cultura e le Comunicazioni Sociali della Cei:
“La Rete può certamente esaltare la natura sociale dell’uomo, e moltiplicare all’infinito le possibilità di relazione, ma la quantità illimitata di contatti, la molteplicità e diversità dei rapporti non equivalgono alla realizzazione di relazioni qualificate e non garantiscono una reale crescita umana. E’ sintomatico che attraverso la Rete ci si possa isolare o nascondere, fino ad alimentare una seconda o doppia vita – ‘second life’. La vita ‘on-line’ e quella ‘off-line’ chiedono una profonda integrazione anche perché l’una rende autentica l’altra”.
C’è bisogno di maggiore responsabilità etica, ha auspicato mons. Giuliodori, per sfruttare al meglio le potenzialità del web e non perdersi, “e per questo serve l’impegno delle famiglie, della scuola, fino ad arrivare alle istituzioni nazionali ed internazionali”. Compito imprescindibile della Chiesa - ha concluso - è abitare questo nuovo spazio per “potare la luce la Vangelo”.
Bloccata la ratifica dell'accordo sulla riconciliazione tra Turchia e Armenia
◊ Brusco stop alla ratifica dell’intesa di riconciliazione tra Armenia e Turchia. Lo hanno annunciato i tre partiti di maggioranza del Parlamento di Erevan che accusano Ankara di allungare eccessivamente i propri tempi parlamentari. I due Protocolli firmati in Svizzera il 10 ottobre scorso prevedono l’apertura di relazioni diplomatiche e la riapertura delle frontiere tra i due Paesi, divisi da quasi un secolo sulla questione dei massacri degli armeni avvenuti ai tempi dell’Impero ottomano. Proprio domani, infatti, l’Armenia commemora con una Giornata della memoria quel dramma storico. Su questa nuova crisi tra Turchia e Armenia, Stefano Leszczynski ha intervistato Marco Tosatti, vaticanista del quotidiano La Stampa ed esperto dei rapporti tra i due Paesi:
R. – Questo accordo, che avevano impostato Turchia e Armenia, prevedeva una serie di procedure all’interno dei vari Paesi. L’Armenia, quindi, aveva portato questo Accordo - che naturalmente non era stato raggiunto senza contrasti e senza oppositori - di fronte al Parlamento. Da parte della Turchia, invece, non c’era stato nessun avvio di questo genere; in vista di questo e in considerazione del fatto che per avviare tutti i discorsi il presidente turco continuava a porre delle pre-condizioni, tra cui in particolare quella di risolvere la questione tra Armenia e Azerbaigian relativa al Nagorno-Karabakh, che non era uno dei punti dell’Accordo, ad un certo punto c’è stata una richiesta da parte di tutti i partiti (armeni) di congelare questo processo di pacificazione, fino a che le condizioni non fossero cambiate.
D. – Molti analisti, tuttavia, non leggono questo congelamento dell’accordo come una particolare rottura: viene visto come qualcosa che si può comunque sanare …
R. – Sicuramente è una questione transitoria: io credo che l’Armenia l’abbia fatto, in realtà, per cercare di spingere le autorità turche a muoversi in maniera più attiva all’interno del Paese, per portare alla luce, appunto, le procedure necessarie al processo di pacificazione. Io credo che sia stato questo uno dei motivi, se non il motivo principale, per evitare che questo Accordo conclamato si fermasse lì, senza alcun effetto pratico.
D. – Quali sono i vantaggi che deriverebbero da un accordo del genere per entrambe le parti?
R. – Sicuramente per quel che riguarda l’Armenia ci sarebbe l’apertura delle frontiere, per cui un collegamento più diretto con l’Europa; per quel che riguarda la Turchia, naturalmente ci sarebbe il vantaggio di una stabilizzazione dei rapporti con questo Paese, che è stata richiesta sia dagli Stati Uniti sia dall’Unione Europea, e di conseguenza vantaggi a livello internazionale, decisamente importanti. E naturalmente, poi, una ricaduta positiva anche in politica interna: sappiamo che la politica interna turca è sempre piuttosto turbolenta e ogni cosa che da un punto di vista internazionale possa portarle del positivo, ha un riverbero immediato anche all’interno.
Terra Santa: settima edizione della maratona per la pace intitolata a Giovanni Paolo II
◊ I 10 km tra Betlemme a Gerusalemme si snodano, in questi giorni, anche attraverso un percorso che vuole avvicinare, attraverso lo sport, i popoli del Medio Oriente alla pace. E’ con questo spirito che pellegrini, campioni e gente comune prendono parte alla VII edizione della manifestazione “JPII Games 2010”, intitolata a Giovanni Paolo II e in programma fino al prossimo 28 aprile in Terra Santa. I veri protagonisti di questo evento, promosso dall’Opera Romana Pellegrinaggi e dal Centro Sportivo Italiano, sono i popoli dei Luoghi Santi dove il binomio pellegrinaggio-sport può essere una preziosa leva per promuovere il dialogo. E’ quanto sottolinea, al microfono di Lorenza Frigerio il vice presidente dell’Opera Romana Pellegrinaggi, mons. Liberio Andreatta:
R. – Io penso che sia molto difficile dialogare oggi, soprattutto in quella terra martoriata dove ogni famiglia, ogni persona è stata ferita da drammi, sofferenze, morti e stragi. Abbiamo cercato, quindi, di trovare un elemento che potesse essere da un lato educativo e dall’altro che potesse anche riuscire a risolvere il problema. Abbiamo pensato di investire nelle giovani generazioni. Il pellegrino è messaggero di pace perché non è uno di parte, non si schiera politicamente, economicamente. E’ uno di loro e si reca in Terra Santa per pregare. Lo sport, poi, è l’elemento amato dai giovani. Quindi speriamo che attraverso il pellegrinaggio e lo sport si possa riuscire a far parlare tra loro i giovani - israeliani e palestinesi - per poter costruire tra loro un’amicizia, un rapporto di fiducia e una speranza nel futuro per una pace duratura.
D. – Lo slogan della manifestazione è “Corre la pace in Terra Santa”. Uno degli eventi più significativi è proprio la maratona che si corre tra Gerusalemme e Betlemme. Lei ha ricordi particolari delle precedenti edizioni?
R. – Il ricordo più bello è che i giovani, sia palestinesi sia israeliani sia gli italiani che erano venuti, pensavano di partecipare ad una maratona “competitiva”. Quindi si sono allenati e all’inizio il palestinese voleva arrivare prima dell’israeliano, l’israeliano voleva superare l’italiano o il palestinese. Ad un certo punto, però, si sono resi conto che non era una maratona competitiva. Non era importante arrivare prima ma era molto importante arrivare “insieme”, perché per la pace si corre insieme. Quindi, non vince né Israele, né la Palestina, né gli italiani. Non vincono i singoli, ma vince la pace.
L’edizione di quest’anno, oltre alla maratona, propone anche altre competizioni sportive, come ricorda Massimo Achini, presidente del Centro Sportivo Italiano, intervistato da Lorenza Frigerio:
R. – Siamo alla settima edizione che mette insieme tradizione e novità che fa venire una gran voglia di sognare. Le sei precedenti edizioni sono state caratterizzate da una maratona-pellegrinaggio:10 km indimenticabili, con partenza da Betlemme e arrivo a Gerusalemme. L’esperienza unica ed incredibile è di veder correre insieme israeliani e palestinesi. Da quest’anno non ci sarà solo la maratona, ma anche una partita di pallavolo, nell’area del check-point a ridosso del Muro. Si tratta di un triangolare con una squadra della Federazione Pallavolo italiana, una squadra della Federazione israeliana e una palestinese. E’ in programma poi un’esibizione di nuoto sincronizzato con rappresentative italiane, israeliane e palestinesi. E’ stato anche predisposto un primo circuito ciclistico intorno all’area del Mar Morto, con un percorso di circa 50 km. L’idea di fondo è quella di allargare sempre di più, negli anni, questa incredibile esperienza a tutte le discipline sportive per testimoniare le potenzialità dello sport come strumento di educazione alla pace.
D. – Questi giochi sono intitolati a Giovanni Paolo II. Perchè?
R. – Era una scelta naturale ed inevitabile. Possiamo ricordare, ad esempio, il Grande Giubileo degli sportivi e le parole rivolte da Giovanni Paolo II a tutti gli sportivi. Ma poi, al di là del Giubileo, questo evento è stato dedicato a Karol Wojtyła per tutta l’attenzione, la sensibilità, la straordinaria passione con cui il Santo Padre ha saputo davvero credere nello sport come strumento di educazione alla vita. Quindi era proprio naturale ed inevitabile che questa bellissima esperienza in Terra Santa fosse intitolata a Giovanni Paolo II.
Satanismo e sette al centro del corso su “Esorcismo e preghiera di liberazione”
◊ Prosegue presso l’Ateneo Pontificio "Regina Apostolorum" il quinto corso “Esorcismo e preghiera di liberazione”. Al centro delle giornate di studio, che si concluderanno domani, ci sono l’esorcismo, il fenomeno del satanismo e delle sette. Durante il corso, aperto sia ai sacerdoti sia ai laici, è intervenuta anche la psicologa Anna Maria Giannini che, al microfono di Fabio Colagrande, si sofferma sulle fragilità che possono portare una persona a cadere nella rete di una setta:
R. – Generalmente, in determinati passaggi complessi della vita, si è più esposti. Si è più esporti quando si è adolescenti o nella terza età. Sono a rischio anche persone che hanno subito gravi traumi, separazioni difficili, lutti. Questi elementi si uniscono ad altri aspetti, come, per esempio, l’essere isolati, la carenza di valori, l’assenza di reti di riferimento. Questi fattori creano uno stato di fragilità che predispone la persona ad essere più recettiva alle attività di manipolazione che poi il guru o il capo setta ben conosce.
D. – Esistono sette che inizialmente si presentano come gruppi cristiani?
R. – Purtroppo sì, perché la caratteristica di queste sette è quella di usare qualsiasi mezzo e di fare ricorso a qualsiasi meccanismo. Avvicinano le persone, facendo riferimento a volte proprio a valori cristiani. Poi, però, ben presto si rivela che tutto questo è falso. Immediatamente invocano entità di carattere completamente diverso e sicuramente non riconoscibili nella Chiesa e non riconoscibili, comunque, nei valori cristiani o cattolici. Quindi, emerge la triste realtà che c’è dietro: queste persone manipolano gli altri per i loro scopi. Non hanno in realtà alcun tipo di valore che sia costruttivo o che sia ispirato all’etica. Cercano soltanto di piegare gli altri alla loro volontà, di usarli per fini del tutto personali e deleteri per l’altro, per colui che viene manipolato.
D. – Secondo lei, la cultura diffusa tra i giovani, alimentata anche dai mezzi di comunicazione, predispone i giovani ad essere vittime delle sette?
R. – Purtroppo oggi quello che caratterizza la cultura giovanile è proprio la fragilità dei valori e spesso anche l’isolamento. I giovani in alcune realtà molto difficilmente hanno contatti interpersonali profondi o momenti di aggregazione, ispirati alla condivisione di valori profondi. Per cui questo crea un vuoto. L’assenza di valori, l’assenza di comunicazione profonda, di amicizie vere e, d’altra parte, la proposizione di valori alternativi effimeri, crea proprio quelle condizioni di fragilità che aprono la strada a coloro che si presentano come portatori di una soluzione. E qui trova spazio appunto la “cultura” della setta.
Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d’Autore
◊ Si celebra oggi in tutto il mondo la Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d’Autore. L’edizione di quest’anno è incentrata sul dialogo e sul rapporto tra culture. La Giornata, proclamata dall’Unesco, è stata istituita nel giorno dell’anniversario della morte di tre grandi esponenti della letteratura mondiale, come ricorda l'ambasciatore Lucio Alberto Savoia, segretario generale della Commissione Nazionale Italiana per l'Unesco, intervistato da Lucas Duran:
R. – Questa Giornata è stata istituita il 23 aprile perché questa data ha un grande significato: il 23 aprile morirono infatti, nel 1616, Shakespeare, Cervantes e Garcia de La Vega. In questo quadro va inquadrata la Giornata Mondiale del Libro e del diritto d’Autore, che quest’anno ha anche un significato particolare: l’ultima Assemblea generale dell’Unesco, che si è tenuta nell’ottobre del 2009, ha proclamato infatti quello attuale l'“Anno Internazionale del riavvicinamento delle culture”.
D. – Rilevante è anche l’accento sul dialogo interculturale, che questo Anno Internazionale del Riavvicinamento delle Culture può avere …
R. – L’organizzazione dell’Unesco ha adottato nel 2003 e nel 2005 due importanti convenzioni internazionali, tra cui una dedicata proprio alla diversità culturale; questa diversità che deve essere il cemento del riavvicinamento e quindi della pace.
D. – Quale, tra le tante iniziative, vogliamo ricordare in particolare?
R. – Ricordo quella che avrà luogo presso la Biblioteca Casanatense, a Via di Sant’Ignazio, nel pomeriggio, con la presentazione di uno dei libri della collezione che noi promuoviamo, di due illustri ricercatori: “La fine delle culture nazionali e le politiche culturali di fronte alla diversità”. (Montaggio a cura di Maria Brigini)
Thailandia: appello della Chiesa al dialogo
◊ La Chiesa non si schiera nel terribile conflitto sociale che da giorni affligge la Thailandia, ma continua a pregare per la pace. Così racconta all’agenzia Fides padre Surasit Chumsriphan, parroco della Cattedrale dell’Assunzione a Bangkok, dopo la giornata di ieri, segnata da scontri tra le barriere innalzate nelle strade della capitale e da lanci di granate, per un bilancio complessivo di 3 morti e 75 feriti. “Stiamo vivendo questa situazione con molta preoccupazione – ha detto il prete che, grazie al contatto quotidiano con la popolazione cattolica e non, ha un punto di vista privilegiato – la nostra speranza è che si possa trovare un accordo di pace. Il dialogo tra le parti è l’unica strada percorribile: non bisogna abbandonarlo per dare voce alle armi, ma occorre rimettere al centro della discussione il bene comune del Paese”. Da qui anche la richiesta di non coinvolgere la Chiesa nello scontro politico e di ritrovare un clima di serenità. Nella giornata di ieri si è svolta un’assemblea pastorale a Bangkok, cui hanno partecipato numerosi vescovi ed esponenti della Chiesa cattolica che hanno ribadito l’appello alla riconciliazione nazionale, come sintetizza l’arcivescovo di Thare e Nonseng e presidente della Conferenza episcopale locale, mons. Chammiern Santisukniran: “I principali nemici sono l’odio e l’ira”, ha detto invitando tutti al perdono e sottolineando che il negoziato e la preghiera sono essenziali per la risoluzione della crisi politica e sociale. (R.B.)
Filippine: oltre 300 leader cristiani e musulmani pregano per le prossime elezioni
◊ Questa mattina oltre 300 persone tra leader religiosi cristiani e musulmani hanno organizzato un raduno di preghiera davanti alla sede del Comitato elettorale (Comelec) di Manila per manifestare contro il possibile fallimento delle elezioni di maggio. Tra i manifestanti - riferisce l'agenzia AsiaNews - anche studenti e attivisti per i diritti umani di entrambe le fedi. Lo scorso 14 aprile la Paficic Strategies and Assessments (Psa), agenzia internazionale di intelligence il governo, ha pubblicato un documento dove sono elencati tutti i rischi legati all’utilizzo del voto elettronico. Tra questi: il mancato controllo delle strumentazioni di voto da parte di organi indipendenti e l’utilizzo di due memorie di registrazione di voto ad alto rischio di clonazione. Inoltre solo il 70% dei seggi dispone di telefoni e computer in grado di trasmettere in sicurezza il risultato delle votazioni e non vi è nessuna certezza sulla sicurezza dei 50 milioni di schede elettorali utilizzate per il voto. Mons. Oscar Cruz, ex arcivescovo di Lingayen-Dagupan, tra gli organizzatori della veglia, ha affermato: “La manifestazione è un modo per dire a tutti coloro che vogliono il fallimento delle elezioni, che la gente li osserva ed è pronta ad agire se necessario”. Secondo i manifestanti la presidente Arroyo e il governo vogliono approfittare della situazione per commettere brogli e mantenere il potere. “Questo – afferma uno degli organizzatori – è un gesto simbolico per far crollare il muro che potrebbe impedire ai filippini elezioni credibili e oneste”. (R.P.)
Dal 29 maggio al 4 giugno Settimana mondiale per la pace in Terra Santa
◊ Pregare per una pace giusta; svolgere un’opera di educazione e sensibilizzazione del territorio; chiede ai leader politici un impegno concreto per la pace in Medio Oriente: sono questi gli obiettivi della Settimana mondiale per la pace in Terrasanta, che si terrà dal 29 Maggio al 4 Giugno 2010. L’iniziativa, - riporta l'agenzia Fides - lanciata dal Consiglio Mondiale delle Chiese , con l’appoggio di Pax Christi International, offrirà lungo la settimana una serie di suggerimenti e azioni, in diverse parti del mondo, per conseguire “una pace giusta”. Aderiscono all’iniziativa numerose organizzazioni, congregazioni e realtà cattoliche e di altre confessioni cristiane della Terrasanta, convinte che “in una fase in cui il vuoto politico ricusa di far trionfare il pessimismo e uccidere la speranza, i credenti in Cristo possono e devono richiamare l’attenzione per risvegliare nelle coscienze di tutti il desiderio forte della pace in Terrasanta”, nota una fonte cattolica a Gerusalemme. “Vi è urgente bisogno della pace, che assicuri i legittimi diritti e un futuro a entrambi i popoli che vivono in Terrasanta”, sottolinea la fonte, e “questa è un’occasione per ribadire il nostro ruolo di cristiani chiamati a costruire ponti di riconciliazione e di pace”. (R.P.)
L'Associazione Giovanni XXIII: violenze dei coloni israeliani contro gli scolari palestinesi
◊ È fallimentare l’esperienza della scorta militare ai 20 bambini palestinesi che ogni giorno, per recarsi a scuola, devono partire dai villaggi di Tuba e di Maghayir al Abeed alla volta di At-Tuwani. La denuncia riportata dall’agenzia Sir, viene dall’associazione comunità Papa Giovanni XXIII, molto attiva nell’area. I volontari che quotidianamente monitorizzano la scorta, hanno messo in luce diverse difficoltà: “È dal 2001 che i coloni israeliani attaccano ripetutamente i bambini durante il tragitto da casa a scuola – racconta il responsabile generale, Giovanni Paolo Ramonda – ma solo nel 2004 le autorità israeliane hanno istituito la scorta. Da allora a oggi si contano ben 99 attacchi. I militari, però, in alcune occasioni non sono stati in grado di proteggere i bambini e arrivando in ritardo li hanno esposti al rischio durante un’attesa che può durare anche ore”. Nel primo semestre dell’anno scolastico 2009-2010, i bambini hanno perso 16 ore di lezione e atteso la scorta militare per oltre 24 ore per poter tornare a casa; tuttavia, senza scorta, molti di loro la scuola non potrebbero neppure frequentarla. (R.B.)
Onu: in Africa tornano le epidemie di morbillo
◊ Le Nazioni Unite hanno diffuso i dati sulle epidemie di morbillo presenti nel continente africano e che finora quest’anno hanno ucciso 185 persone su 22mila contagiati. I Paesi più colpiti, secondo quanto riferito dall’Unicef e riportato dalla Misna, sono 16: Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Nigeria, Liberia, Burkina Faso e Camerun, ma anche Mauritania, Costa d’Avorio, Guinea, Mali, Niger, Sierra Leone, Benin, Repubblica Centrafricana, Senegal e Togo. Le massicce campagne di vaccinazione degli ultimi anni hanno consentito di far diminuire le vittime del 91%, dalle 396mila del 2000 alle 36mila del 2007, ma secondo gli esperti dell’Onu il diffondersi di questa nuova epidemia è dovuta dalla diminuzione dei fondi stanziati per i vaccini. La maggior parte dei Paesi dell’Africa australe, infatti, ha vaccinato l’80% dei propri abitanti, quando l’Oms, Organizzazione Mondiale della Sanità, ha raccomandato la copertura del 95% della popolazione. (R.B.)
Missionari in Congo: la crisi del Paese legata al controllo delle risorse naturali
◊ La Repubblica Democratica del Congo (Rdc), che a giugno festeggerà i 50 anni di indipendenza, è sempre più al centro dei giochi strategici delle maggiori potenze mondiali e dei Paesi vicini, interessati a controllare le sue immense risorse naturali, servendosi di gruppi armati locali. Occorre partire da questa prospettiva per comprendere le ragioni della continua instabilità di questo immenso Paese che per la posizione nel cuore dell’Africa, è stato definito “la placca girevole dell'Africa”: chi controlla la Rdc, avrà il controllo su tutta l'Africa. La “Rete Pace per il Congo”, promossa dai missionari che operano nel Paese, ha inviato all'agenzia Fides un’analisi, basata sugli ultimi rapporti presentati da alcune organizzazioni internazionali per la difesa dei diritti umani (Global Witness e Human Right Watch) dedicati rispettivamente alla situazione nel Kivu (nord-est della Rdc) e nella Provincia Orientale. Nel Kivu, Global Witness rileva che, contrariamente alla versione ufficiale, l’operazione militare Kimya II contro gli Hutu rwandesi delle Forze Democratiche di Liberazione del Rwanda (Fdlr) ha permesso al Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo, il movimento politico militare fondato da Laurent Nkunda, di procurarsi o di consolidare il suo accesso alle miniere abbandonate dalle Fdlr. Il controllo delle miniere è stato trasferito, per così dire, da un gruppo armato ad un altro e, in tal modo, il commercio illegale delle risorse minerarie del Kivu continua sotto gli occhi di tutti, a scapito della popolazione locale che non ne ottiene alcun beneficio. Human Right Watch evidenzia il massacro di oltre 300 civili congolesi compiuto nel mese di dicembre dai ribelli ugandesi dell’Esercito di Resistenza del Signore (Lra), quando le autorità militari non facevano che ripetere che l’Lra era stato sconfitto. Se fosse stato così, le LRA non avrebbero potuto compiere un massacro di tali dimensioni. Si sta facendo strada l’ipotesi che esista, al di là delle dichiarazioni ufficiali, un’alleanza tra il presidente dell’Uganda, Joweri Museveni, e il capo ribelle Joseph Kony, per l’occupazione della Provincia Orientale ricca di oro e petrolio. Un’ipotesi, questa, tutta da dimostrare, ma è pur vero che l’Lra è un gruppo alquanto misterioso, ed è attivo, nonostante la caccia di cui è stato fatto oggetto, dalla metà degli anni ’80 del secolo scorso. L’analisi della “Rete Pace per il Congo” affronta, infine, l’attacco del giorno di Pasqua alla città di Mbandaka. Questo fatto, secondo la Rete “ha dimostrato che i disordini registrati nella provincia dell’Equatore da ottobre 2009 non derivano da una semplice diatriba tribale per il controllo di alcuni stagni riservati alla pesca, ma rivelano invece un profondo malessere nei confronti delle istituzioni politiche, provinciali e nazionali, sfociato in una insurrezione condotta da militari ben esperti ed equipaggiati provenienti dai ranghi della Guardia presidenziale dell’ex dittatore Mobutu, con l’implicazione di personalità politiche provinciali e nazionali e della diaspora congolese residente all’estero, particolarmente in Europa”. (R.P.)
Sudafrica: il 13 giugno proclamato dai vescovi “World Cup Sunday”
◊ I vescovi del Sudafrica hanno proclamato domenica 13 giugno “World Cup Sunday”. La scelta di questa data è stata effettuata perché coincide con l’avvio della Coppa del Mondo di calcio e con la conclusione dell'Anno Sacerdotale. “Con la Coppa del Mondo il Sudafrica dà il benvenuto al mondo nella propria terra” afferma il sito “Church on the Ball”, promosso dalla Southern African Catholic Bishops' Conference (Sacbc). “Diamo anche noi il benvenuto al mondo nelle nostre comunità ecclesiali. Questa accoglienza ci aiuta a capire che nonostante le differenti nazionalità e il tifo per le rispettive squadre, siamo tutti un unico popolo di Dio”. I vescovi - riferisce l'agenzia Fides - suggeriscono ai sacerdoti di sottolineare nell’omelia della Messa del 13 giugno la necessità di guarire i mali del Sudafrica e di tutta l’Africa, anche alla luce delle indicazioni della Seconda Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi. I presuli chiedono inoltre di pregare perché prevalga lo spirito sportivo e affinché tutti i credenti diano il loro contributo per prevenire e combattere la criminalità, il teppismo, il tifo violento e lo sfruttamento delle persone. (R.P.)
Inghilterra. La lettera dei vescovi sugli abusi: “Preghiamo per le vittime”
◊ Sarà letta nel corso della settimana in tutte le diocesi inglesi, la lettera che i vescovi dell’Inghilterra hanno voluto scrivere ai fedeli in materia di abusi sessuali su minori perpetrati da persone della Chiesa, tema da affrontare “direttamente e senza ambiguità”. Nella lettera, riporta l’agenzia Sir, si esortano le comunità a dedicare i venerdì di maggio alla preghiera soprattutto per le vittime di questi peccati, ma anche per tutti coloro che hanno “gestito male tali questioni” e per coloro che hanno commesso gli abusi, perché, scrivono i presuli, i peccati commessi da pochi, pur essendo atti “personali”, in realtà “toccano tutti noi”. “Esprimiamo le nostre più sentite scuse a coloro che si sono sentiti ignorati, miscredenti o traditi”, affermano, riconoscendo “le carenze di alcuni vescovi e leader religiosi nella gestione di tali questioni”. Rinnovato l’impegno nelle diocesi per “identificare eventuali ulteriori provvedimenti che possiamo prendere, soprattutto per la cura di coloro che hanno sofferto di abusi” e la consapevolezza che “la piena cooperazione con gli organi preposti è essenziale”. “Abbiamo fede e speranza nel futuro”, è il messaggio finale inviato dai vescovi. (R.B.)
Il cardinale Pell condanna gli abusi ma anche pornografia e libertà sessuale
◊ “La funzione di Papa Benedetto XVI nella lotta contro questo male dovrebbe essere riconosciuta, affinché altri membri della comunità in generale possano seguire il suo esempio”: così l’arcivescovo di Sydney, il cardinale George Pell, ha parlato domenica scorsa del tema degli abusi sessuali ad opera di ecclesiastici dal sito web della diocesi. “L’abuso sessuale di bambini è un crimine orribile”, incalza il porporato, il quale afferma che “non è solo un problema della Chiesa” e ne ricerca le motivazioni nel dilagare della pornografia e della libertà sessuale. “L’implacabile diffusione della pornografia in alcuni settori – scrive, come riportato in stralcio dalla Zenit – e la pressione per la liberazione sessuale che ai suoi estremi vuole l’accettazione della pedofilia come un’altra preferenza sessuale sono parte del problema”. Il cardinale si concentra molto sulla difesa del Pontefice, che “ha agito con decisione e determinazione per assistere le vittime e sradicare dalla Chiesa gli abusi sessuali”. L’arcivescovo, infine, ricorda come Benedetto XVI abbia incontrato e chiesto pubblicamente scusa alle vittime di abusi sia in Australia che negli Usa e ricorda come le procedure per indagare sulle denunce e allontanare dal sacerdozio i presbiteri abusatori fossero già state accelerate durante il Pontificato di Giovanni Paolo II. (R.B.)
Canada: terza bocciatura per la legge sull’eutanasia
◊ Bocciata per la terza volta in Canada la proposta di legge C-384 sull’eutanasia, con una maggioranza che la stampa locale ha definito “schiacciante”: 228 no contro appena 59 sì. Secondo quanto riportato dal quotidiano Avvenire, il testo sostenuto dal deputato Francine Lalonde del Bloc Quebecois autorizzava la “dolce morte” e il suicidio assistito, in pratica depenalizzava l’accusa di omicidio per i medici che avessero praticato l’eutanasia a un paziente. Quest’ultimo, per essere autorizzato, doveva inoltrare due richieste scritte, anche solo nell’arco di 10 giorni. I requisiti indispensabili per inoltrare la richiesta: avere almeno 18 anni e soffrire di malattia terminale o di dolore fisico o psicologico. Proprio su quest’ultimo requisito si sono accaniti i fautori della posizione pro-life, definendolo troppo generico, con possibilità di originare abusi di vario genere. I maggiori partiti, liberali e conservatori, avevano lasciato libertà di voto, ma poi il deputato di Ndp, Joe Comartin, ha annunciato la creazione di un comitato parlamentare apartitico dedicato alla prassi medica di lenimento del dolore, pratica assai scarsa negli ospedali canadesi, come già aveva denunciato nei giorni scorsi la Conferenza episcopale canadese. I vescovi nel loro documento affermavano che solo il 15% dei cittadini in Canada può usufruire delle cure palliative e solo il 3% dei bambini. Saranno probabilmente questi, dunque, gli indirizzi verso i quali si muoveranno i prossimi passi in materia di proposte legislative: il miglioramento delle strutture di hospice e le pratiche palliative, dei servizi per i disabili, l’istituzione di un’efficace strategia nazionale contro i suicidi e la promozione di programmi che scoraggino gli abusi sanitari a danno degli anziani. (R.B.)
Conclusa in Bolivia la prima Conferenza dei popoli sui cambiamenti climatici
◊ Si è conclusa con la richiesta al mondo di dimezzare i gas serra, la prima Conferenza mondiale dei popoli sui cambiamenti climatici e i diritti della Madre Terra, iniziata martedì scorso a Cochabamba, in Bolivia. Vi hanno partecipato circa 35mila persone accreditate tra esperti, rappresentanti di movimenti sociali, di popoli indigeni, di sindacati e di organizzazioni non governative che hanno preso parte ai 17 tavoli di lavoro per elaborare un modello di sviluppo più rispettoso della vita e l’ambiente. Nel documento finale, riportato dalla Misna, la richiesta di “fissare obblighi collettivi, oltre che individuali, per la riduzione dei gas serra” e la critica alla mancanza di parametri precisi e obbligatori dell’accordo raggiunto alla Conferenza sul clima dell’Onu tenutasi a Copenhagen nei mesi scorsi. Secondo l’ambasciatore della Bolivia all’Onu, con una riduzione del 50% da raggiungere entro i prossimi 10 anni, si riuscirà a limitare il surriscaldamento del pianeta a 1,5 gradi anziché i 2 fissati a Copenhagen. (R.B.)
I leader religiosi australiani respingono l’ipotesi di una Carta nazionale dei diritti umani
◊ I leader religiosi della Chiesa cattolica insieme con anglicani, musulmani, indu e rappresentanti della fede ebraica, hanno appoggiato la decisione del governo federale australiano di rifiutare una proposta relativa ad una Carta nazionale dei Diritti Umani. L’approvazione di una Carta per i Diritti Umani creerebbe troppe discordanze politiche, si legge in una recente nota del procuratore generale, Robert McClelland, al National Press Club di Canberra. “Una carta legislativa dei diritti non è attualmente compresa nel disegno di legge” ha aggiunto, spiegando che “il governo sostiene che il rafforzamento dei diritti umani dovrebbe essere fatto in modo da unire piuttosto che dividere le nostre comunità.” La mossa di posticipare l’idea di una Carta dei diritti umani, almeno fino al 2014, è stata approvata con sollievo dal fondatore e presidente dell’Ambrose Centre for Religious Liberty, Rocco Mimmo. L’organo consultivo dell’Ambrose Centre include l’arcivescovo di Sydney, cardinale George Pell; l’arcivescovo anglicano di Sydney, Peter Jensen; il rabbino capo della Grande Sinagoga, Jeremy Lawrence; Haset Sali, membro dell’Australian Federation of Islamic Councils; il leader indu, Gambhir Watts e il leader buddista, My-Van Tran. Anche l’Australian Christian Lobby ha approvato la decisione evidenziando che i Cristiani hanno profondamente a cuore la causa dei diritti umani, in particolare di quelli delle persone più vulnerabili, sostenendo inoltre la decisione del Governo di concentrarsi più su una campagna educativa nazionale sui diritti umani piuttosto che su una Carta dei Diritti Umani. (R.P.)
La Chiesa giapponese in prima linea per il disarmo nucleare
◊ La Chiesa giapponese in prima linea nella lotta a favore del disarmo nucleare. L’Osservatore Romano riporta oggi l’iniziativa intrapresa dall’arcivescovo di Nagasaki, Joseph Mitsuaki Takami, e dal vescovo ausiliare di Osaka, Michael Gorõ Matsuura, promotori di una petizione, che finora conta 16mila firme, da presentare al primo ministro nipponico, Yukio Hatoyama, contro le armi atomiche. L’obiettivo ultimo è inviare, attraverso il governo giapponese, un messaggio al presidente Usa Barack Obama affinché si esercitino pressioni sui leader di tutte le nazioni per unire gli sforzi in direzione del disarmo. A tal fine l’arcivescovo di Nagasaki porterà alla Conferenza Onu di revisione del Trattato di non proliferazione, in programma il 3 maggio a New York, i resti di una statua della Madonna “sopravvissuta” ai bombardamenti nucleari. (R.B.)
Repubblica Dominicana: al via la 12.ma edizione dei Giochi Salesiani
◊ Ogni due anni l’Ispettoria salesiana “San Giovanni Bosco” delle Antille organizza i Giochi nazionali Salesiani. L’evento, organizzato dalla Pastorale giovanile e dal Ministero dello Sport, si articola in una serie di competizioni sportive e ha lo scopo di creare maggiore integrazione tra le varie opere dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice (Fma). A partire da ieri, e fino a domenica prossima, presso Santo Domingo 6mila giovani atleti si confronteranno in differenti categorie e discipline nell’ambito della XII edizione dei Giochi nazionali Salesiani. La manifestazione, informa una nota, “si propone di unire le varie opere salesiane del Paese attraverso la condivisione e una sana competizione sportiva”. Alla XII edizione partecipano atleti provenienti da 26 opere, sia dei Salesiani e sia delle Fma, presenti nel Paese. Le strutture che ospitano i giochi sono il Centro olimpico “Juan Pablo Duarte” della capitale, il Parco dell’Est, nella area orientale della città, il complesso della Casa Scuola “San Domenico Savio” e i campi da calcio di San Cristóbal, non molto distante da Santo Domingo. Come nelle precedenti edizioni, i giochi godono del supporto del Ministero dello Sport, che sostiene economicamente l’importante torneo sportivo salesiano. Da ricordare che l’organizzazione dei giochi è di competenza della Pastorale giovanile dell’Ispettoria e vede don Hiram Santiago come presidente del comitato organizzatore, don Angiolino Abreu vicepresidente, sr. Ana Julia Suriel portavoce e il salesiano cooperatore Tomás Polanco direttore tecnico. (I.P.)
Iniziata a Loreto la visita del vescovo di Lourdes
◊ Una visita densa di impegni e incontri, quella del vescovo di Tarbes e Lourdes, Jacques Perrier, al santuario della Santa Casa di Loreto, iniziata oggi e che si concluderà lunedì 26 aprile. Oltre alla Basilica e al Museo-Antico Tesoro, riporta il Sir, sono previste brevi visite anche in vari centri pastorali della delegazione pontificia, come “Casa Nazareth”, affidata al movimento ecclesiale Rinnovamento dello Spirito, o la comunità “Cenacolo” che si occupa del recupero di giovani tossicodipendenti, o il "Centro Giovanni Paolo II", che porta avanti la pastorale giovanile con attività formative legate alla spiritualità del Santuario lauretano. E proprio la Croce lauretana, la massima onorificenza prevista, sarà consegnata a mons. Perrier nel corso della visita. Domani il vescovo effettuerà un pellegrinaggio al Santuario di Manoppello, dove sarà accolto da mons. Bruno Forte, mentre domenica sarà ad Ancona nella cattedrale di San Ciriaco, dove ad attenderlo ci sarà il vescovo della diocesi, mons. Edoardo Menichelli. (R.B.)
Ostensione della Sindone: il sacro lino ha grande seguito anche sul web
◊ Il sacro lino ‘attrae’ anche sul web, con sette milioni di visitatori in sei mesi sul rinnovato sito www.sindone., soprattutto sulle pagine delle prenotazioni, e 2400 accrediti sulla pagina di Facebook ‘Qui sindone 2010’ creata dal Comitato dell’ostensione in collaborazione con il Centro di produzioni televisive e multimediali dei Frati Cappuccini italiani ‘Nova T’. Su Youtube, infine, l’ultima finestra virtuale, in cui si possono visionare i video girati all’esterno del percorso di visita, quello sull’incendio scoppiato la notte tra l’11 e il 12 aprile all’interno della cupola del Guarini e immagini del sacro lino in alta risoluzione. Oggi hanno sostato davanti al sudario che avvolse il corpo di Gesù 55 parlamentari con le famiglie al seguito. Alle 10.30 l’incontro presso il Seminario metropolitano con l’arcivescovo di Torino, Severino Poletto; la visita in Duomo; alle 12.30 la celebrazione nella chiesa di Santo Spirito officiata dal vescovo di Roma e rettore della Pontificia università lateranense, Rino Fisichella. Intorno alle 12 ha visitato la sindone anche il presidente del Senato, Renato Schifani. Ieri, invece, avevano pregato in contemplazione del sacro lino il vescovo della chiesa copta della diocesi di Manfalout, in Egitto, mons. Antonius, e George Armanous, copto ortodosso arrivato da Londra. In fila tra i pellegrini, sempre ieri, anche mille persone dei circoli ricreativi di alcune aziende torinesi e 200 fedeli dell’abbazia territoriale di Montecassino guidati dall’abate Pietro Vittorelli. (R.B.)
Domani a Roma la sesta giornata dell’Ultreya dei cursillos italiani
◊ Sesta giornata dell’ “Ultreya”, domani, per i cursillos italiani che si ritroveranno nella basilica di San Paolo fuori le Mura a Roma, dove alle 10.30 è in programma la Messa officiata dall’arcivescovo Francesco Monterisi, arciprete della Basilica. Alle 14.30, poi, è previsto un momento di condivisione e alle 17.30 la chiusura della giornata di festa, che si celebra ogni cinque anni, con la recita comunitaria dei vespri. Il Movimento dei cursillos di cristianità, spiega il quotidiano Avvenire, in Italia coinvolge centinaia di migliaia di persone ed è presente in 90 diocesi, contribuendo all’opera missionaria della Chiesa. “La vocazione consiste nell’annuncio, specialmente ai lontani, della lieta notizia che c’è un Dio che ci ama – dicono i responsabili – e si promuove la formazione di gruppi di cristiani che vivono il proprio cammino di fede al fine di poter evangelizzare”. I cursillos (dallo spagnolo “piccolo corso”) si chiamano così perché i nuovi partecipanti sono introdotti durante un ritiro di tre giorni durante il quale si presenta la propria esperienza di vita alla luce del Vangelo a persone spesso lontane dalla fede. Il movimento nacque a Palma di Maiorca nel 1944 grazia all’opera di un laico impegnato, Edoardo Bonnin, scomparso due anni fa. All’evento di domani sono attese duemila persone. (R.B.)
A luglio la terza edizione del Fiuggi Film Festival sulla formazione delle famiglie
◊ Sarà la “formazione delle famiglie”, un impegno complicato nel mondo di oggi, il tema della terza edizione del Fiuggi Film Festival, in programma nella cittadina vicino Frosinone dal 24 al 31 luglio prossimi. A raccontarlo all’agenzia Sir è stato l’organizzatore, Alessandro Zaccuri, che ha fornito alcune anticipazioni sui titoli più attesi, come ‘Marmaduke’, commedia di Tom Dey sul cagnolone danese Sansone, o le ‘Winx 2’, nuovo capitolo sulle amate fatine in uscita a novembre. È previsto un omaggio all’opera di Michael Ende, in occasione della pubblicazione di ‘Storie infinite’ (ed. Rubbettino), che raccoglie tutti gli scritti dell’autore sul tema del fantastico. Il curatore del libro, Saverio Simonelli, modererà un convegno e una retrospettiva dei migliori film tratti dai romanzi dello scrittore. Nella sezione ‘Incontri’, inoltre, ci sarà un momento dedicato al rapporto tra l’offerta di prodotti di intrattenimento e l’età del pubblico, grazie alla collaborazione con la Fondazione Ente dello Spettacolo presieduta da mons. Dario Viganò. A concludere il programma della kermesse, il concorso per il miglior ‘Videogioco family’ che è possibile votare tra 15 candidati inviando l’apposito coupon sul settimanale Famiglia cristiana o attraverso la pagina del sito web del Fiuggi Film Festival. In palio ci sono tre soggiorni di una settimana presso l’evento per famiglie di quattro componenti. Nel laboratorio videogiochi, infine, realizzato con il patrocinio di Aesvi (Associazione editori e sviluppatori software videoludico italiana) tutto quello che c’è da sapere in materia e giochi a disposizione per genitori e figli. (R.B.)
La Grecia ricorre al piano di aiuti di 45 miliardi di euro varato da Ue e Fmi
◊ Il primo ministro greco, Giorgio Papandreou, ha annunciato ufficialmente questa mattina la richiesta di aiuti multilaterale a Unione Europea e Fondo monetario internazionale (Fmi). Il progetto ha già portato a un forte rialzo delle contrattazioni alla Borsa di Atene. Il servizio di Marco Guerra:
Ricorrere al meccanismo di sostegno Ue-Fmi per 45 miliardi di euro risponde ad “un imperativo nazionale” di fronte all'assalto della speculazione. In un discorso trasmesso dall'isola di Kastelorizo, dove si trovava in visita, il premier Papandreou ha spiegato alla nazione la decisione di incaricare il ministro delle finanze Papaconstantinou di procedere all'attivazione del meccanismo di aiuto. “È nostro dovere assumere qualsiasi decisione che impedisca il peggio” per il popolo greco, ha quindi sottolineato Papandreou, ammettendo che il governo di Atene aveva sperato che la “risposta forte da parte dell'Unione Europea” sarebbe stata sufficiente per continuare a prendere in prestito a tassi di interesse più bassi. Ma così non è andata e in questi giorni i mercati non hanno risposto per “continuare a speculare”, il che – secondo il primo ministro greco – ha accresciuto non solo i tassi di interesse ma anche la difficoltà di raccogliere prestiti. L’accelerazione della crisi in Grecia arriva ad un mese dall'annuncio del piano di salvataggio Ue-Fmi e all’indomani del "giovedì nero" di Atene cominciato a Bruxelles, dove in mattinata Eurostat aveva lanciato un nuovo allarme sul deficit del 2009, stimandolo ad un 13,6%, cifra più elevata del previsto. E alla pessima la reazione dei mercati è poi seguito l’intervento Moody's, che ha deciso di abbassare da A2 ad A3 il rating del Paese ellenico.
Iraq
Nuova giornata di violenze in Iraq. È di 67 morti e oltre 100 feriti il bilancio di almeno cinque autobombe esplose stamane a Sadr City, principale quartiere sciita di Baghdad, nei pressi di moschee e mercati. Nella stessa giornata, altri sei ordigni sono esplosi nella città di Khalidiya, ad ovest di Bagdad, nella provincia di Anbar, uccidendo sette persone e ferendone altre dieci. Le vittime appartenevano tutte alla stessa famiglia. Gli esplosivi erano stati posti nei pressi delle abitazioni di giudici e di funzionari di polizia.
Medio Oriente
È terminato nella tarda mattinata l'atteso incontro tra il ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak, e l'inviato Usa in Medioriente, George Mitchell. Sul risultato del vertice, durato un'ora e svoltosi nella base militare di Kirya a Tel Aviv, non sono stati diffusi dettagli. Più tardi, Mitchell incontrerà il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, che ha intanto proposto la creazione di uno Stato palestinese con confini provvisori. Nel tardo pomeriggio, l'inviato Usa sarà a Ramallah per incontrare il presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp), Abu Mazen (Mohmoud Abbas), e il primo ministro, Salam Fayyad.
Thailandia
Sempre tesissima la situazione nel centro di Bangkok, in Thailandia, dove si sta svolgendo la grande manifestazione del movimento filomonarchico, che riprende la retorica delle "camicie gialle" anti-Thaksin. Nelle prossime ore, potrebbe incrociare le barricate alzate dalle “camicie rosse”, che da giorni occupano il centro finanziario della capitale, chiedendo le dimissioni del premier Vejajiva, e che poche ore fa hanno ricevuto nella loro sede operativa la visita di alcuni ambasciatori stranieri. Intanto, l’esercito sta mettendo a punto uno speciale piano di intervento per riportare la calma in città. Le manifestazioni di oggi giungono a poche ore dalle cinque esplosioni che hanno causato nella notte almeno un morto e 86 feriti. Salvatore Sabatino ha raggiunto telefonicamente a Bangkok Stefano Vecchia, che sta seguendo da vicino le proteste:
R. – In questo momento, sono di fronte alla barriera delle “camice rosse”, davanti a Ceylon Road. Verso l’una, una manifestazione abbastanza limitata di oppositori, di “camice rosse”, era passata per la Ceylon Road e poi era scomparsa per andare ad unirsi alla grande manifestazione iniziata alle quattro nel Parco di Sanam Luang. In questo momento, davanti alle barricate, si è schierata la polizia e probabilmente i manifestanti che si sono radunati nel Parco stanno arrivando da questa parte. E' probabile che la Polizia cercherà di mettersi in mezzo per evitare uno scontro diretto.
D. – Il governo, tra l’altro, ha dichiarato questa mattina che i terroristi responsabili delle violenze e dei disordini, che hanno provocato in totale 26 morti questo mese, potranno essere condannati alla pena capitale. Come è stata accolta questa notizia?
R. – Diciamo che almeno al momento – per quanto io ne so – non è stata commentata. L’attenzione è sui fatti di queste ore. La situazione sta evolvendo ed evidentemente queste persone potranno eventualmente essere giudicate da questo governo, se esso riuscirà a tenere il potere dopo gli eventi che accadranno di qui a poche ore o al massimo, in un paio di giorni.
Irlanda del Nord
In Irlanda del Nord, torna la violenza. Una bomba è esplosa ieri sera davanti un posto di polizia a Newtownhamilton. Tre persone sono rimaste ferite. E’ il secondo attentato in poche settimane in Irlanda del Nord dopo il passaggio di consegne dei poteri giudiziari da Londra a Belfast.
Kirghizistan
La Russia respinge la volontà del deposto presidente del Kirkizistan, Bakiev, di rivendicare la sua posizione a guida dello Stato. “Il documento delle sue dimissioni non può essere rinnegato da una dichiarazione verbale”, dicono le autorità di Mosca. Bakyev, deposto e costretto alla fuga da una sommossa dell'opposizione il 7-8 aprile scorsi, e riparato poi nella capitale bielorussa Minsk, ieri ha dichiarato di non riconoscere le sue stesse dimissioni, chiedendo ai leader internazionali di non riconoscere i nuovi leader kirghizi.
Gran Bretagna
Secondo confronto televisivo fra i tre candidati premier in Gran Bretagna, in vista delle prossime elezioni politiche del 6 maggio. Gli aspiranti – Nick Clegg, leader dei Liberaldemocratici inglesi, David Cameron, candidato conservatore e Gordon Brown, premier laburista – si sono confrontati in trasmissione su diversi temi urgenti, in particolare su politica estera, Europa, cambiamenti climatici, e immigrazione. Divisi i sondaggi: alcuni istituti demoscopici danno in testa il conservatore Cameron contro altri che annunciano la vittoria del liberaldemocratico Clegg.
Obama riforma finanza
Una riforma finanziaria radicale per evitare una nuova crisi economica. E’ quanto ha chiesto il presidente americano, Barack Obama, parlando ieri a New York. Il capo della Casa Bianca cerca di voltare pagina sulle difficoltà del momento, coinvolgendo nel cambiamento l’opposizione repubblicana, banche e operatori economici. Da New York, Elena Molinari:
“Non un’invettiva, ma un appello”: Barack Obama sbarca a Wall Street per chiedere ai banchieri americani di non ostacolare una riforma finanziaria che permetterebbe di evitare un’altra crisi. L’obiettivo di Obama è spingere i Repubblicani in Congresso ad un voto favorevole su una riforma che introdurrebbe nuove regole nel modo di fare finanza e che aspetta la prossima settimana il varo del Senato. “Non dobbiamo ignorare la lezioni di questa crisi – ha proseguito Obama – il che è esattamente quello che accadrà, se lasceremo passare questo momento”. Obama non ha risparmiato critiche a Wall Street, accusandola di essersi arricchita, ignorando ogni possibile conseguenza. “Questa carenza di responsabilità – ha detto – ci ha quasi trascinato verso una seconda depressione”. La legge, sponsorizzata dalla Casa Bianca, impedirebbe alle banche di crescere oltremodo, di assumere rischi eccessivi nei loro investimenti, mentre le costringerebbe ad usare strumenti finanziari più trasparenti e a dare maggiore controllo e potere ai loro clienti, nel decidere anche le paghe dei loro manager.
Haiti
Annunciato l’ultimo bilancio del devastante terremoto di Haiti del 12 gennaio scorso. Sono tra 250 mila e 300 mila le vittime del sisma, secondo quanto pubblicato in un rapporto delle Nazioni Unite presentato ieri a Port-au-Prince.
Italia politica
"Siamo davanti ad un crollo verticale del governo e probabilmente della fine di un'alleanza, quella tra Pdl e Lega''. Così il leader del Carroccio, Umberto Bossi, in un’intervista a quotidiano La Padania, pubblicata all'indomani della rottura tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. I nodi emersi ieri sono di nuovo stati affrontati questa mattina in un incontro che Bossi e i ministri della Lega hanno avuto con Berlusconi al termine del Consiglio dei ministri. Subito Dopo, il premier si è riunito con i ministri Pdl ex Alleanza Nazionale. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Carla Ferraro)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 113
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