Logo 50 Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 22/04/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa al nuovo ambasciatore di Macedonia: attingete all'eredità cristiana per portare in Europa i valori della giustizia e del dialogo
  • Altre udienze e nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Bangkok: in piazza forze dell’ordine contro camicie rosse
  • Campagna della Caritas Internationalis: no a badanti-schiavi
  • Al via a Roma il convegno “Testimoni digitali” per rilanciare la presenza della Chiesa sulle nuove frontiere di Internet
  • Corso di esorcismo e preghiera di liberazione al Regina Apostolorum di Roma
  • Raccolte in un libro le meditazioni di don Enrico Dal Covolo per gli esercizi spirituali quaresimali cui ha partecipato il Papa
  • Presentato ai Musei Vaticani l'Evangeliario di San Marco
  • Chiesa e Società

  • Giornata della Terra: l'appello di Ban-Ki-moon
  • Africa: dal Niger al Ciad la siccità minaccia 10 milioni di persone
  • A Roma incontro internazionale dei portavoce della Chiesa
  • I vescovi argentini ribadiscono la loro posizione in difesa della famiglia
  • Portogallo: alla plenaria dei vescovi le attese per la prossima visita del Papa
  • “Novena di preghiere” per il Papa, a Torino per l’Ostensione della Sindone
  • Torino: per l'Ostensione della Sindone affollate Penitenzieria e Cappella dell'Adorazione
  • Pakistan: missione di pace e armonia per la diocesi di Faisalabad
  • Apprezzamento dell’Acnur per l’impegno del dicastero vaticano per i migranti
  • Il preposito dei Gesuiti: nel mondo crescono violenza, populismo e anti-democrazia
  • I Gesuiti si adoperano per la ricostruzione di Haiti
  • Sri Lanka: l’arcivescovo Ranjith, eletto presidente della Conferenza episcopale
  • I cattolici australiani sostengono una corretta applicazione della riforma sanitaria
  • Usa: una sconfitta e una vittoria sull'aborto in Kansas e in Nebraska
  • Dal 25 aprile nuovo sito web della Chiesa statunitense dedicato alle vocazioni
  • Incontro degli operatori di pastorale giovanile asiatici a Hong Kong
  • Bulgaria: una proposta formativa per i giovani sull'evangelizzazione
  • Francia: l’Abbazia di Cluny celebra i 1100 anni di fondazione
  • I gesuiti a sostegno del Trattato per la messa al bando delle bombe a grappolo
  • Disponibile in dvd il film “La bottega dell’orefice” tratto dall'opera omonima di Karol Wojtyla
  • 24 Ore nel Mondo

  • Kirghizistan: le legislative si terranno il 10 ottobre
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa al nuovo ambasciatore di Macedonia: attingete all'eredità cristiana per portare in Europa i valori della giustizia e del dialogo

    ◊   “Mantenere vivi e saldi” i principi cristiani conosciuti sin dall’antichità, per costruire una pace giusta nel presente e nel futuro e una società non condizionata dal relativismo morale. Sono i principali auspici che Benedetto XVI ha espresso nel suo discorso al nuovo ambasciatore della Macedonia presso la Santa Sede, Gioko Gjorgjevski, ricevuto questa mattina in udienza per la presentazione delle Lettere credenziali. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    La Macedonia ambisce legittimamente a far parte della comunità europea e al suo interno, ha riconosciuto Benedetto XVI, si colgono i segni di un “armonico progresso”. Ma per costruire il futuro che si vuole bisogna tener conto della storia di un popolo, della sua cultura e della sua anima, per essere certi che il nuovo regga ai condizionamenti che possono nascere da ferite sociali mai rimarginate, da interessi economici globali che ignorano i bisogni locali, dalle voci dei relativismi che soffocano quelle delle coscienze. Al nuovo ambasciatore, il Papa ha ricordato che la Macedonia conserva segni “ben visibili” dei “valori umani e cristiani” ai quali far riferimento:

     
    “Attingendo a tale patrimonio, i cittadini del Suo Paese continueranno a costruire anche in futuro la propria storia e, forti della loro identità spirituale, potranno apportare al consorzio dei popoli europei il contributo della loro esperienza. Per questo, auspico vivamente che vadano a buon fine le aspirazioni e i crescenti sforzi di questo Paese per far parte dell’Europa unita, in una condizione di accettazione dei relativi diritti e doveri e nel reciproco rispetto di istanze collettive e di valori tradizionali dei singoli popoli”.
     
    Si respira, nella Repubblica ex-jugoslava, un clima “in cui le persone – ha detto il Pontefice – si “riconoscono fratelli, figli dello stesso Dio e cittadini dell’unico Paese”. Tuttavia, ha osservato, dialogo e pace non possono dipendere solo da strategie politiche o “pianificazioni umane”, perché la pace è “dono di Dio agli uomini di buona volontà”:

     
    “Di questa pace, poi, la giustizia e il perdono rappresentano pilastri basilari. La giustizia assicura un pieno rispetto dei diritti e dei doveri, e il perdono guarisce e ricostruisce dalle fondamenta i rapporti tra le persone, che ancora risentono delle conseguenze degli scontri tra le ideologie del recente passato”.
     
    E passando dal peso della storia alle situazioni di un presente più globale e globalizzante, Benedetto XVI ha ribadito:

     
    “Uno stabile sviluppo sociale ed economico non può non tener conto delle esigenze culturali, sociali e spirituali della gente, come pure deve valorizzare le tradizioni e le risorse popolari più nobili. E ciò nella consapevolezza che il crescente fenomeno della globalizzazione, comportante, da una parte, un certo livellamento delle diversità sociali ed economiche, potrebbe, dall’altra, aggravare lo squilibrio tra quanti traggono vantaggio dalle sempre maggiori possibilità di produrre ricchezza e quanti invece sono lasciati ai margini del progresso”.
     
    All’inizio del suo discorso, il Papa aveva messo in risalto la “cordiale cooperazione” tra il Paese balcanico e la Santa Sede, testimoniata in particolare, aveva rilevato, “dalla costruzione di edifici di culto cattolici in diversi luoghi del Paese”, pur essendo la Chiesa locale in minoranza. Facendo leva su questo patrimonio spirituale e culturale, Benedetto XVI ha concluso auspicando che la Macedonia non si lasci irretire dal “relativismo morale” e dallo “scarso interesse per l’esperienza religiosa” che oggi imperano, ma che viceversa i suoi abitanti “sappiano operare un saggio discernimento nell’aprirsi ai nuovi orizzonti di autentica civiltà e di vero umanesimo”:

     
    “Per fare questo, occorre mantenere vivi e saldi, a livello personale e comunitario, quei principi che stanno alla base anche della civiltà di questo popolo: l’attaccamento alla famiglia, la difesa della vita umana, la promozione delle esigenze religiose specialmente dei giovani”.

    inizio pagina

    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina anche il cardinale Franc Rodé, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, e Frère Alois, priore di Taizé.

    Il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Kildare and Leighlin (Irlanda), presentata da mons. James Moriarty, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.

    Il Santo Padre ha nominato arcivescovo coadiutore dell’arcidiocesi di Hà Nôi (Viêt Nam) mons. Pierre Nguyên Văn Nhon, finora vescovo di Đà Lat e presidente della Conferenza Episcopale del Viêt Nam.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, la lettera al teologo svizzero Hans Kung scritta dal suo primo editore in Italia, padre Pier Giordano Cabra.

    Giustizia e perdono pilastri della pace: il Papa al nuovo ambasciatore dell'Ex-Repubblica Jugoslava di Macedonia.

    Wall Street, l’ora della verità: in rilievo, nell’informazione internazionale, la smentita di Obama - alla vigilia del discorso sulla riforma finanziaria - riguardo a implicazioni nel caso Goldman.

    In cultura, angeli e demoni: Gianni Letta, sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri della Repubblica italiana, presenta la mostra “Angeli, i volti dell’invisibile”, all’ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, e Inos Biffi scrive sulla sconfitta del diavolo.

    La cattiva coscienza di chi accusa Pio XII: Raffaele Alessandrini sui silenzi consapevoli degli Alleati di fronte alla tragedia della Shoah.

    Un articolo di Wlodzimierz Redzioch dal titolo “Volontario per Auschwitz offresi”: la storia di Witold Pilecki, eroe scomodo per i nazisti, per i comunisti e per chi sapeva.

    Edoardo Aldo Cerrato su Caravaggio  la Chiesa Nuova.

    A Lucetta Scaraffia, editorialista de “L’Osservatore Romano”, il Premio Geraldini 2010.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Bangkok: in piazza forze dell’ordine contro camicie rosse

    ◊   In Thailandia, si alza la tensione politica. L’esercito ha ordinato alle camicie rosse, i sostenitori dell’ex premier Shinawatra, di lasciare il centro di Bangkok, occupato con numerosi presidi da tre settimane. Da parte loro i manifestanti hanno chiuso ogni dialogo e hanno minacciato di proseguire la protesta ad oltranza. A questo punto c’è il rischio che le proteste sfocino in violenze ben più gravi? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Stefano Vecchia raggiunto telefonicamente a Bangkok:

    R. - Va concretizzandosi, seguendo due filoni: un possibile intervento delle forze di sicurezza, in particolare dei militari, che ormai hanno la possibilità di sparare, e una risposta delle camicie rosse, che hanno trincerato il centro con pali di bambù acuminati, file di copertoni ed hanno armi a loro disposizione, molte armi bianche, ma anche armi convenzionali; il secondo filone è invece quello di un possibile conflitto civile. Già ieri questi tafferugli sono iniziati, quando nel pomeriggio e poi nella notte, alcuni gruppi di cittadini, contrari alle camicie rosse, sono intervenuti. Questo rischio va crescendo. Domani è prevista una manifestazione dei filogovernativi che vorrebbero portare in piazza 100 mila persone.

     
    D. – Gli osservatori sperano sempre che il dialogo prenda il posto del confronto di piazza. C’è la possibilità che tra manifestanti e attuale governo riparta un qualche colloquio?

     
    R. – E’ estremamente improbabile. Il governo ha chiuso le porte al dialogo, come lo hanno chiuso le camicie rosse. E il governo ha delegato la questione al comandante delle forze armate. Ci sono dei timidi tentativi da parte di gruppi della società civile e di partiti dell’opposizione per coinvolgere il re in una possibile soluzione della disputa. Questa mattina uno dei leader delle camicie rosse ha presentato una petizione alle Nazioni Unite, perché intervengano in funzione di paciere.

     
    Sulle ragioni della crisi in Thailandia, la riflessione di Carlo Filippini, docente di Economia dello sviluppo all’Università Bocconi di Milano ed esperto di Asia orientale, intervistato da Giada Aquilino:

    R. – L’ex primo ministro Thaksin, ora deposto e in esilio, dal 2001 con delle politiche ritenute anche populiste aveva però migliorato il tenore di vita delle classi più povere. Le classi urbane di Bangkok, i militari e i vecchi politici usciti dal gioco hanno preso un po’ la rivincita e da qui l’origine degli scontri.

     
    D. – Che cosa rappresenta oggi in Thailandia la monarchia? Quale può essere il ruolo del monarca a questo punto? Il re, lo ricordiamo, è anziano e malato…

     
    R. - Questo è il problema. Il monarca è probabilmente la figura più amata e più autorevole in tutta la Thailandia. Certamente una sua parola potrebbe calmare la situazione. Il problema è che ormai ha più di 82 anni ed è stato ricoverato negli ultimi mesi spesso per complicazioni polmonari. Tra l’altro da parecchi anni non vive a Bangkok e, con una certa probabilità, non ha tutte le complete informazioni sulla situazione attuale.

     
    D. – Le camicie rosse hanno presentato una petizione all’Ufficio Onu di Bangkok per chiedere di inviare un contingente internazionale di monitoraggio. Che ruolo potrebbe avere e ci sono le basi per una tale missione?

     
    R. - Non penso che l’Onu si muoverà in questa direzione. La mossa invece delle cosiddette camicie rosse è chiaramente un tentativo di coinvolgere l’opinione pubblica internazionale e di far pressione sull’attuale governo che è sostanzialmente un governo non eletto dal popolo.

    inizio pagina

    Campagna della Caritas Internationalis: no a badanti-schiavi

    ◊   La Caritas Internationalis ha lanciato, in questi giorni, una campagna per sensibilizzare i governi di tutto il mondo a tutelare i migranti che lavorano nelle case in qualità di camerieri, badanti e assistenti a domicilio. Per la maggior parte si tratta di donne – afferma la Caritas – senza assistenza legale, sottopagate e talora ridotte in uno stato di semi-schiavitù. Sugli obiettivi di questa campagna Philippa Hitchen ha intervistato Martina Liebsch, direttore delle Politiche di Caritas Internationalis:
     
    R. – Vorrebbe anzitutto che la percezione verso i lavoratori domestici o i badanti sia più positiva, anche perché lavorano nelle nostre case e sono molto vicini a noi: quindi, che siano trattati con rispetto, che siano trattati con dignità e come esseri umani.

     
    D. – Voi avete documentato moltissimi casi in cui questo non avviene, storie veramente agghiaccianti …

     
    R. – Purtroppo sì: l’abbiamo visto in tanti Paesi. Abbiamo fatto un piccolo studio che si chiama “La sofferenza invisibile dei lavoratori domestici”, che vivono su accordi privati, perché spesso la legislazione non c’è o perché la persona è nel Paese in termini di irregolarità. Ciò nonostante, anche queste persone hanno diritti fondamentali che molte volte non sono presi in considerazione. Tra le cose che chiediamo, come avviene in alcuni Paesi, che il loro permesso di soggiorno, che il loro permesso di lavoro non sia legato ad un solo datore di lavoro, ma che possano perlomeno, se incontrano situazioni di abuso, cambiare il datore di lavoro, cosa che non succede in tanti Paesi. L’altra richiesta che abbiamo è che ci siano agenzie riconosciute e controllate dal governo, che assicurino che la relazione datore di lavoro-impiegato sia una relazione in base alle norme o che perlomeno rispetti lo standard di base vigente in quel Paese. E finalmente, quello che vorremmo, è che ci sia questa Convenzione internazionale del lavoro che inserisca nella medesima un paio di standard per proteggere questa categoria di lavoratori. Speriamo che ci siano tanti Stati che aderiscono a questa Convenzione: sappiamo che i negoziati richiederanno del tempo e sappiamo anche che poi dipenderà tutto da quali Stati andranno a ratificare, poi, questa Convenzione.

     
    D. – Infatti, in questo momento sono pochissimi i Paesi che hanno una legislazione in questo ambito …

     
    R. – Sì. In effetti quello che noi abbiamo rilevato, tramite la piccola ricerca che abbiamo fatto, è che sembra che soltanto 19 Stati abbiano una legislazione in vigore; altri hanno legislazioni parziali mentre molti, per esempio, escludono i lavoratori domestici dal cosiddetto “social welfare” che quindi non hanno diritto al permesso per la maternità, non hanno diritti per la pensione, oppure hanno diritti che sono al di sotto dello standard in vigore per altre categorie di lavoratori. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

    inizio pagina

    Al via a Roma il convegno “Testimoni digitali” per rilanciare la presenza della Chiesa sulle nuove frontiere di Internet

    ◊   Al via oggi a Roma il Convegno promosso dalla Conferenza episcopale italiana intitolato “Testimoni digitali. Volti e linguaggi nell’era crossmediale”. L’evento, che riunisce esponenti del mondo della comunicazione e della cultura, vuole fare il punto sulla presenza della Chiesa sulle nuove frontiere di Internet. Particolare attenzione sarà data ai giovani. Ce ne parla la professoressa Chiara Giaccardi, docente di sociologia dei media all’Università Cattolica di Milano. L’intervista è di Emanuela Campanile:

    R. – Analizzando proprio il comportamento dei ragazzi nella rete ci siamo resi conto di una serie di aspetti potenzialmente positivi. C’è una predominanza dell’attenzione alla relazione piuttosto che all’esibizione di sé. Questo è un luogo comune che si sfata in un certo senso perché abbiamo un’idea della rete come un grande palcoscenico per l’esibizione narcisistica di sé. Invece dall’analisi di queste pratiche relazionali abbiamo proprio potuto constatare come ci sia il tentativo di connettersi, essere connessi, essere disponibili rintracciarsi e soprattutto di trasferire queste relazioni dalla dimensione smaterializzata della rete a una dimensione concreta dei rapporti interpersonali. Quindi questo è sicuramente un elemento positivo di una condizione necessaria, anche se non ancora sufficiente per una comunicazione autentica.

     
    D. – La ricerca del giusto linguaggio quanto è complessa, tenendo presente che il messaggio che si vuole veicolare è quello evangelico?

     
    R. – Io credo che sul linguaggio ci sia da fare un lavoro grosso perché quello che si è potuto riscontrare è stata proprio un po’ una banalità del linguaggio. E un linguaggio banale è un linguaggio che riesce a cogliere poco della realtà oltre che a comunicare poco. Quindi io credo che la Chiesa, che ha un bagaglio veramente potente di riflessione sul linguaggio della parola, che è un linguaggio metaforico, simbolico.

     
    D. – Questa nuova dimensione di comunicazione che la Chiesa sta affrontando potrebbe portare ad un nuovo modo di credere?

     
    R. – Sicuramente la rete è uno spazio senza centro, quindi uno spazio in cui chiunque può prendere la parola. La cosa importante è che si prenda la parola per dire qualche cosa, perché ci si sente di dire qualche cosa che può andare a beneficio degli altri. Quindi è un po’ il tema del convegno, la dimensione della testimonianza, del fatto di prendere la parola per parlare di un verità che non è soltanto la verità di sé ma un verità che in qualche modo ci ha toccato, che abbiamo conosciuto e che possiamo desiderare di comunicare ad altri. La rete offre delle opportunità veramente utili, veramente belle per la testimonianza anche in chiave digitale.

    inizio pagina

    Corso di esorcismo e preghiera di liberazione al Regina Apostolorum di Roma

    ◊   Si sta svolgendo a Roma, presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, il quinto corso sul tema “Esorcismo e preghiera di liberazione”. L’evento, che affronta il fenomeno del satanismo e delle sette, è aperto sia ai sacerdoti che ai laici. Fabio Colagrande ne ha parlato con uno dei relatori, don Gabriele Nanni, già esorcista nelle diocesi di Teramo e L’Aquila, e consultore della Congregazione delle Cause dei Santi, chiedendogli anzitutto se ci sia una conoscenza sufficiente del tema dell'esorcismo:

    R. - Normalmente no. L’esorcismo viene contrabbandato con altre cose, spesso dai media, che usano la parola in modo differente e pensano che si tratti semplicemente di un affrontare il male con qualsiasi forza, anche privata, dove non entra in genere l’elemento dell’Unico che ha vinto il male, ovvero il demonio, che è Gesù Cristo per mezzo della sua Croce, della sua Passione e della sua Risurrezione. Questo elemento è molto confuso e manca nella coscienza fuori ma anche, e molto, nella Chiesa, tra i nostri comuni credenti.

     
    D. - Quindi lei ci tiene a sottolineare che parlando di esorcismo non si rischia di spaventare i fedeli, di trasmettere una visione priva di speranza della vita cristiana, tutt’altro…

     
    R. - Io direi proprio il contrario: perché spesso vengono fuori soluzioni senza speranza. Invece l’esorcismo è proprio l’esercizio della vittoria di Cristo esercitato in quel momento, su quella persona, per quella persona, perché possa essere liberata dal potere del demonio, vittoria operata da Cristo sulla Croce ma che diventa attuale per quella persona nel momento in cui viene esercitato questo potere della Chiesa.

     
    D. – Don Gabriele, il diavolo non é un simbolo o una metafora del male nel mondo, è qualcosa di più. Che cos’è?

     
    R. - Il diavolo è una persona, intendendo con questo un’entità ben precisa, seppure di natura spirituale, ma è una persona. Così come anche il Catechismo della Chiesa cattolica insegna: quando nel Padre Nostro noi diciamo ‘liberaci dal male’ per male si intende il Maligno, una persona. Se fosse un simbolo, la fede cristiana, la vittoria di Cristo sarebbe semplicemente un’azione terapeutica che si potrebbe attuare a un livello sociologico e psicologico, mentre invece qui c’è una lotta del bene e del male non simbolizzati ma concreti.

     
    D. - Quando e perché il diavolo attacca l’uomo?

     
    R. - Il diavolo è il nemico dell’uomo, è nemico di Dio, è l’omicida sin dall’inizio: quindi lo attacca in vari modi. Quello ordinario - che non è il meno pericoloso ma è il più diffuso - è quello di farlo cadere in tentazione, nel peccato. Poi ci sono i metodi straordinari che lui usa: queste vessazioni e possessioni che sono nella maggior parte dei casi il frutto o di un connubio con lui - idolatria, satanismo – oppure, la cosa più frequente, è che le persone sono vittime di riti satanici e vengono aggrediti con la potenza del demonio per mezzo della volontà, alleata con il demonio, di una persona. Qui si attua un mistero di iniquità tremendo, dove la libertà umana viene associata alla potenza di uno sconfitto spirituale, che è satana, ma che per mezzo della libertà umana può portare un colpo più lungo attraverso un uomo verso il suo fratello. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

    inizio pagina

    Raccolte in un libro le meditazioni di don Enrico Dal Covolo per gli esercizi spirituali quaresimali cui ha partecipato il Papa

    ◊   E’ stato presentato a Roma il libro che raccoglie le meditazioni del sacerdote salesiano don Enrico Dal Covolo per gli esercizi spirituali del Papa e della Curia Romana all’inizio della Quaresima nel febbraio scorso. Il volume, intitolato “In ascolto dell’Altro. Esercizi spirituali con Benedetto XVI”, è stato pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana. Marina Tomarro ha intervistato lo stesso don Enrico Dal Covolo partendo dal titolo del libro:

    R. – Il titolo del libro nasce dalle parole stesse del Santo Padre Benedetto XVI. Al termine degli esercizi spirituali ha accolto in questa espressione, "in ascolto dell’altro", la linea conduttrice di tutti gli esercizi spirituali. Per questo abbiamo scelto di metterlo proprio come titolo del volume.

     
    D. – Questo libro si apre con la citazione “Donami, Signore, un cuore in ascolto”. Cosa vuol dire “un cuore in ascolto”?

     
    R. – Esattamente questa è la preghiera di Salomone all’inizio del suo regno, tradotta alla lettera. Perché purtroppo le Bibbie in lingua moderna non traducono per lo più esattamente, traducono “il cuore docile” oppure “il cuore obbediente”. Invece è proprio “il cuore in ascolto”, che indica un atteggiamento religioso specifico, che è quello di colui che intende mettersi in profonda disponibilità davanti a Dio.

     
    D. – Il Papa, nel ringraziarla di queste mediatzioni, mette in evidenza la grazia dell’essere sacerdoti. Che cosa vuol dire allora “la grazia di essere sacerdoti” oggi, e naturalmente, anche il compito di portarla avanti?

     
    R. – La prima tappa di ogni storia di vocazione sia di un sacerdote, sia di un consacrato, sia di un laico è sempre la grazia di Dio: è Lui che chiama, è Lui che sceglie, è Lui che consacra. Quindi, da questo punto di vista senz’altro la grazia di essere sacerdote la dà Lui. Nel caso specifico, il sacerdote è proprio rappresentante del Signore lungo la storia che scorre, ed è una grazia, da una parte e, dall’altra, anche un impegno che fa tremare le vene nei polsi. Oggi, poi, direi che essere sacerdote – sacerdote santo – è veramente una sfida perché l’ambiente culturale molte volte non aiuta. Quindi, qual è il desiderio profondo, l’aspirazione che emergono da queste pagine? Che il sacerdote riscopra la passione di essere quello che è chiamato ad essere, cioè uno capace di donare la sua vita senza risparmio per Gesù, per la sua Chiesa, per gli altri.

     
    D. – Questo itinerario spirituale è rivolto soltanto ai sacerdoti o può essere rivolto anche ai laici?

     
    R. – E’ rivolto innanzitutto ai sacerdoti ma può essere rivolto anche ai laici, perché – appunto – le tappe dei racconti biblici di storie di vocazioni sono comuni, valgono per ogni racconto di storia di vocazione: chiamata, risposta, missione, dubbio, conferma rassicurante da parte di Dio, sono le tappe tipiche di ogni storia di vocazione.

    inizio pagina

    Presentato ai Musei Vaticani l'Evangeliario di San Marco

    ◊   Un’opera di grande valore artistico, un passo avanti nella conoscenza di uno dei capitoli della storia della Chiesa. Si tratta dell’Evangeliario di San Marco, presentato ieri ai Musei Vaticani. Il servizio di Alessandra De Gaetano:

    Custodito oltre il tempo e lo spazio da un rivestimento in argento dorato, che vanta la fattura dell’oreficeria veneziana, raffigurante scene dell’evangelizzazione di San Marco, l’Evangeliario del Santo - conteso per lungo tempo tra Venezia e Aquileia, che con esso voleva attestare la fondazione della propria Chiesa da parte dell'evangelista - rende testimonianza della venerazione di imperatori, sovrani e principi. Ritenuto autografo nell’antichità, l’Evangeliario è stato assunto come reliquia dai fedeli, che hanno apposto, a margine del testo, delle sottoscrizioni, vere e proprie richieste di preghiere. Ascoltiamo Gilberto Ganzer, curatore dell’opera:

     
    “Non è solo un Evangeliario del VI secolo, come è stato dimostrato, e quindi non autografo, non marciano, come la tradizione voleva, ma le sottoscrizioni hanno evidenziato veramente un approccio con il mondo slavo e il mondo germanico. Ci sono più di un migliaio di sottoscrizioni di principi cristiani di Bulgaria sia nel contesto della scena del potere orientale che di quello occidentale”.

     
    Un “liber vitae”, - ha sottolineato Marco Bonocore, direttore della sezione archivi della Biblioteca Apostolica Vaticana - che ci parla dell’evangelizzazione di San Marco fino al confine con l’Oriente. Ascoltiamo il prof. Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani:

    “Marco - come sappiamo - muore ad Alessandria d’Egitto, quindi la sua formazione, la sua presenza di evangelizzatore è soprattutto riferita al mondo mediterraneo, greco-orientale, la sua lingua era il greco. Il significato spirituale, di storia religiosa, è proprio questo. In effetti, Marco è stato uno di quei seguaci di Cristo, di quegli evangelizzatori, che non si sono limitati a rimanere nella parte mediterranea, asiatico-orientale dell’ecumene, ma hanno tentato come Pietro, come Paolo, l’incursione fra i gentili”.

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Giornata della Terra: l'appello di Ban-Ki-moon

    ◊   “Madre terra – la nostra unica casa – è sotto pressione”. “Chiedo a tutti i Governi, alle imprese, ai cittadini del mondo di dare alla nostra madre Terra il rispetto e la cura che merita”. E’ l’appello del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon nel suo messaggio per la Giornata. “L’impatto della nostra negligente gestione” “si sta riflettendo sulle persone più vulnerabili” del Pianeta, ammonisce Ban, evidenziando le emergenze ambientali: cambiamenti climatici e assottigliamento della fascia d’ozono, declino della biodiversità, impoverimento delle risorse ed inquinamento delle acque marine. Grande la mobilitazione per questa 40.ma Giornata celebrata in 190 Paesi, con migliaia di iniziative nelle maggiori città di tutto il mondo da Washington a Kabul, da San Paolo del Brasile a Città del capo, da Singapore a Pechino da Taipei e tutte le capitali europee. Oltre un miliardo le adesioni attese. Il motto di questa Giornata, “Ascolta la Terra”, rimbalzerà da un angolo all’altro del Pianeta per una “rivoluzione dell’energia pulita” e per chiedere un intervento “urgente e immediato” ai leader politici sulla questione climatica, la più grande sfida del nostro tempo – si legge nel sito ufficiale della Campagna – in Italia www.giornatadella terra.it - ma anche un'occasione senza precedenti per costruire un futuro sano, florido e sostenibile”. Tra le iniziative lanciate in rete una petizione per sollecitare il Congresso degli Stati Uniti a redigere e approvare un disegno di Legge sul clima per il contenimento delle emissioni di gas serra. Oltre 31 milioni le cosidette ‘azioni verdi’ documentate in rete:c’è chi decide oggi di prendere l’autobus invece dell’auto, chi pianta un albero, chi monta un pannello solare sul tetto di casa, chi ricicla rifiuti, chi pulisce strade del proprio quartiere, chi si impegna a consumare meno acqua nella vita di ogni giorno. Tutti insieme si può fare molto per il bene nostro e della Terra. (A cura di Roberta Gisotti)

    inizio pagina

    Africa: dal Niger al Ciad la siccità minaccia 10 milioni di persone

    ◊   Sono quasi 10 milioni le persone che rischiano la fame in Niger e in Ciad, cuore di una vasta regione d’Africa dove siccità o piogge comunque al di sotto della norma hanno distrutto pascoli e compromesso raccolti. “Gli allevatori poveri sono costretti a vendere le loro uniche fonti di sostentamento e di reddito per acquistare cibo per la famiglia, mentre i contadini non hanno semi da piantare” ha detto ieri Fatouma Seid, coordinatrice per l’Africa occidentale dell’Organizzazione dell’Onu per l’agricoltura e l’alimentazione (Fao). In Niger e in Ciad, ma anche nel nord del Burkina Faso e nel nord-est del Mali, la Fao sta distribuendo foraggio e sementi per un valore complessivo di circa 13 milioni di euro. Secondo l’ente delle Nazioni Unite, - riporta l'agenzia Misna - l’anno scorso la produzione cerealicola in Niger e Ciad è diminuita a confronto con il 2008 rispettivamente del 30 e dell’11,5%. La crisi è particolarmente acuta in questi mesi, che nella fascia sahariana precedono i raccolti di maggio e giugno. Le difficoltà riguardano anche altri paesi dell’area, in primo luogo l’Etiopia. Secondo il governo di Addis Abeba, tra febbraio e marzo sono stati distribuiti aiuti alimentari a cinque milioni e 200.000 persone. (R.P.)

    inizio pagina

    A Roma incontro internazionale dei portavoce della Chiesa

    ◊   Trecento comunicatori della Chiesa si danno appuntamento a Roma dal 26 al 28 aprile per discutere sul tema "Identità e dialogo", nel contesto del VII Seminario professionale promosso dalla Facoltà di Comunicazione Istituzionale della Pontificia Università della Santa Croce. Secondo il presidente del Seminario, il rev. prof. José María La Porte, “il bene delle persone è prioritario rispetto alla buona immagine delle istituzioni, come ancora una volta ha dimostrato il Papa nell’affrontare la questione degli abusi sui minori. Un’identità chiara e definita, come quella della Chiesa cattolica, non rappresenta pertanto un ostacolo ma un punto di forza nella comunicazione”. Tra i relatori: mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa Vaticana, Helen Osman, portavoce della Conferenza episcopale degli Stati Uniti e operatori della comunicazione come Michael Levy (Brand Strategy Consulting, New York) e Marco Pogliani (Moccagatta, Pogliani e associati, Milano). Da parte sua, la teologa tedesca Jutta Burggraf spiegherà come “comunicare l’identità cristiana in una società postmoderna”. Il Seminario - riferisce l'agenzia Zenit - prevede anche due diverse tavole rotonde con i portavoce delle Conferenze episcopali d’Italia, Stati Uniti e Slovacchia, e i giornalisti vaticanisti delle testate Frankfurter Allgemeine Zeitung, The New York Times, De Telegraaf e Corriere della Sera. Nel corso dei lavori - riferisce l'agenzia Zenit - è prevista anche la presentazione di esperienze e strategie di comunicazione. Ci sarà una sessione sul tema degli abusi sui minori, compresa la copertura fatta dal The New York Times, e verranno offerte analisi su diversi eventi ecclesiali tra cui la Gmg Madrid 2011 e il viaggio di Benedetto XVI in Inghilterra e la beatificazione del cardinale John Newman. Inoltre, si presenterà la copertura informativa della visita del Papa alla Sinagoga di Roma ed è previsto un incontro sulle possibilità che i social networks offrono alla Chiesa. Altro tema riguarderà la comunicazione ecclesiale in contesti culturali non cristiani. Infine, sarà trasmesso in anteprima un documentario sull’arcivescovo americano Fulton J. Sheen. (R.P.)

    inizio pagina

    I vescovi argentini ribadiscono la loro posizione in difesa della famiglia

    ◊   In Argentina gli oltre 70 vescovi riuniti in assemblea plenaria, la prima dell’anno in corso, hanno pubblicato una dichiarazione per ribadire la posizione e gli insegnamenti della Chiesa sulla questione del progetto di matrimonio fra persone dello stesso sesso, in discussione al Parlamento. I presuli rilevano che “l’unione di persone dello stesso sesso non possiede elementi biologici e antropologici che sono propri del matrimonio e della famiglia”. In questo tipo di unione, proseguono, “manca la dimensione coniugale e l’apertura alla trasmissione della vita”. Il matrimonio e la famiglia, invece, si fondano proprio su questi elementi e perciò - osservano i vescovi argentini - si costituiscono in “focolare per le nuove generazioni”. “Sin dal concepimento – aggiungono i presuli - i bambini hanno il diritto inalienabile a svilupparsi nel grembo delle loro mamme e a nascere e crescere nell’ambito naturale del matrimonio”. “Nella vita familiare e nei rapporti con il padre e con la madre scoprono la loro identità e raggiungono l’autonomia personale”. I vescovi argentini ribadiscono poi che “spetta alle autorità politiche tutelare il matrimonio tra un uomo e donna con delle leggi assicurando così la sua funzione insostituibile e il suo contributo al bene comune della società”. Sono queste le ragioni che fanno dire ai vescovi argentini che se fosse concesso un “riconoscimento legale all’unione tra persone dello stesso sesso, o fosse collocato su un piano giuridico analogo a quello del matrimonio e della famiglia, lo Stato commetterebbe un errore entrando in contraddizione con i propri doveri”; alla fine non farebbe altro che “alterare i principi della legge naturale e dell’ordinamento pubblico della società argentina”. Nel documento si sottolinea poi che affermare “la differenza reale tra uomo e donna, non è una discriminazione poiché la natura non discrimina . Perciò lo stesso Codice civile quando esige il requisito di essere un uomo e una donna si limita a “riconoscere una realtà naturale”. Poi i vescovi precisano ancora: “Le situazioni giuridiche d’interesse reciproco tra persone del medesimo sesso possono essere sufficientemente tutelate dal diritto comune”. Dunque, sarebbe un’ingiusta discriminazione, contraria al matrimonio e alla famiglia, concedere al fatto privato “dell’unione tra persone dello stesso sesso, uno statuto di diritto pubblico”. Appellandosi alla coscienza dei legislatori affinché nelle loro prossime decisioni “tengano conto delle verità fondamentali per il bene della patria e delle future generazioni”. “Il matrimonio – concludono i presuli argentini - è un dono della creazione. Non esiste nessuna altra realtà analoga con quale possa essere omologato”; il matrimonio “non è un’unione fra due persone qualsiasi: ha le sue caratteristiche proprie e irrinunciabili in virtù delle quali è la base della famiglia e della società”. (A cura di Luis Badilla)

    inizio pagina

    Portogallo: alla plenaria dei vescovi le attese per la prossima visita del Papa

    ◊   Si è conclusa a Fatima la 174.ma Assemblea plenaria della Conferenza episcopale portoghese (Cep). Nel discorso di apertura – riferisce l’agenzia Sir - il presidente, mons. Jorge Ortiga, ha voluto ispirarsi all'enciclica "Caritas in veritate" di Benedetto XVI, dichiarando che "la cieca logica del lucro e del consumismo sfrenato devono essere sostituite da una ripartizione gioiosa, che trasformi l'economia in uno strumento di sostegno alle persone povere e maggiormente bisognose". Celebrando con affetto il compleanno del Pontefice, a meno di un mese dal viaggio in terra lusitana, i vescovi hanno espresso tutta la loro allegria: "Siamo convinti che le cerimonie e gli incontri presieduti dal Santo Padre saranno capaci di rinvigorire la nostra fede, di riaccendere la speranza e il nostro impegno pastorale di giustizia e carità". Riferendosi alla questione degli abusi sui minori compiuti da sacerdoti, essi hanno ribadito la volontà di una stretta vigilanza: "Di fronte alla gravità del problema, sia per ciò che concerne l'applicazione della giustizia, sia per l'appoggio da dare alle vittime, ci atterremo strettamente alle recenti istruzioni fornite dalla Santa Sede, senza dimenticare il necessario rafforzamento della prevenzione e della collaborazione con le autorità competenti, nel totale rispetto dei diritti umani". Da alcuni mesi, la Cep ha iniziato uno studio sullo stato generale della Chiesa portoghese, denominato "Ripensare insieme la pastorale", che ha finalmente portato alla presentazione di uno strumento di lavoro: "Si tratta di un itinerario sinodale che si concluderà alla fine del 2011, che si pone l'obiettivo di stringere legami e definire sinergie di collaborazione tra le istanze ecclesiali, le congregazioni religiose e i movimenti apostolici, sia a livello nazionale, che diocesano" - si legge nel comunicato finale dell'assemblea plenaria. Tra altre informazioni, il documento rende nota l'avvenuta approvazione di una Lettera pastorale di prossima pubblicazione sulla dimensione missionaria della Chiesa e del cristiano, che sarà intitolata: "Perché come ho fatto, lo facciate anche voi". (L.Z.)

    inizio pagina

    “Novena di preghiere” per il Papa, a Torino per l’Ostensione della Sindone

    ◊   “Una novena di preghiere per il Papa”, da domani 23 aprile fino a sabato 1 maggio. E’ la richiesta - riferisce il Sir - che il cardinale Severino Poletto, arcivescovo di Torino, rivolge a tutte le comunità parrocchiali, e ai rettori dei santuari per la prossima visita a Torino di Benedetto XVI, in occasione dell’ostensione della Sindone. “Un grande evento di grazia”, sottolinea il cardinale, esprimendo l’auspicio “che i numerosissimi pellegrini della Sindone, come pure quanti verranno in città la domenica 2 maggio per accogliere ed incontrare il Santo Padre, avvertano dentro di sé una ricaduta copiosa di frutti spirituali per se stessi, per le loro famiglie e per tutta la società”. “Sono certo - osserva l’arcivescovo di Torino - che questa coralità di preghiera sarà molto efficace per riuscire a vivere il vero significato spirituale della visita del Papa, il quale non mancherà di ricordarci che la contemplazione della sofferenza di Cristo, di cui la Sindone è specchio, ci deve aiutare a vedere, consolare e sostenere le innumerevoli sofferenze fisiche, morali, spirituali e sociali di tanti nostri fratelli”. (R.G.)

    inizio pagina

    Torino: per l'Ostensione della Sindone affollate Penitenzieria e Cappella dell'Adorazione

    ◊   Un flusso continuo di persone, tutti i giorni, da quando l’Ostensione è cominciata, entra e si ferma per un attimo, o un tempo più lungo, di preghiera e per il sacramento della Riconciliazione, nella Penitenzieria e nella Cappella dell’Adorazione. Allestite nei locali di Palazzo Chiablese, tra il Duomo e la piazzetta Reale, Penitenzieria e Cappella sono aperte tutti i giorni dalle 7.30 alle 18.30. Oltre 200 sacerdoti, di diverse nazionalità e lingue, sono disponibili per ascoltare le confessioni, alternandosi nei dieci confessionali della Penitenzieria. Provengono soprattutto da Torino e dintorni, diocesani ma anche religiosi; molti giungono dai Collegi romani: giovani preti, provenienti da tutto il mondo che studiano nelle Università pontificie e che nel fine settimana arrivano a Torino – ospitati negli istituti religiosi cittadini – per prestare il loro servizio di ascolto e di riconciliazione ai pellegrini della Sindone. I confessori garantiscono la loro disponibilità da un minimo di due ad un massimo di quattro ore al giorno. Vanno a confessarsi soprattutto adulti, dai 50 anni in su e per il 60% donne. Ogni confessore, prima di prendere posto nel proprio confessionale, affigge all’esterno un cartellino che indica le lingue parlate: alcuni parlano fino a 6 lingue diverse. Italiano, inglese, francese, spagnolo e tedesco le lingue più diffuse; sono presenti anche il portoghese, l’albanese, l’olandese, l’ungherese, il polacco, il tagalog (filippino) e persino lo swahili. La giornata di preghiera comincia alle 7, con la Messa in Duomo, al termine della quale il Santissimo Sacramento viene portato in processione nella Cappella dell’Adorazione, dove alle 7.45 si celebrano le Lodi mattutine. L’Adorazione eucaristica dura tutto il giorno; a fianco di chi prega ci sono i volontari. Tra i pellegrini in visita oggi alla Sindone, diverse delegazioni provenienti da tutta Italia dei Cavalieri del lavoro. Oltre 136 imprenditori insigniti per essersi distinti nei diversi settori dell'economia, contribuendo allo sviluppo sociale, occupazionale e tecnologico e alla crescita del prestigio del “made in Italy”. Una ventina quelli appartenenti alla federazione del Piemonte presieduta da Sandro Buzzi, altrettanto numerosi quelli arrivati dalla Sicilia. Ad accompagnare i Cavalieri in Duomo, il presidente nazionale della federazione, Benito Benedini con Giorgetto Giugiaro, presidente del noto marchio italiano di design. (R.P.)

    inizio pagina

    Pakistan: missione di pace e armonia per la diocesi di Faisalabad

    ◊   “Il seme del Vangelo, piantato a Faisalabad 50 anni fa, ora è cresciuto: possa questa pianta dare molto frutto in futuro e possa il Signore far dimorare la sua pace, l’amore, la grazia e ogni benedizione su questa famiglia diocesana, per sempre”: è quanto ha dichiarato mons. Tito Yllana, intervenendo alla celebrazione dei 50 anni di fondazione della diocesi di Faisalabad. Come la Chiesa locale comunica all’agenzia Fides, alla cerimonia giubilare erano presenti, oltre al nunzio apostolico, il vescovo locale, mons. Joseph Coutts, i vescovi di numerose altre diocesi pakistane e una folta rappresentanza di sacerdoti, religiosi e laici che hanno messo in luce i progressi compiuti dalla Chiesa di Faisalabad a partire da quel 13 aprile 1960, giorno dell’erezione ufficiale della diocesi. Su una popolazione complessiva di oltre 34 milioni di abitanti, a Faisalabad vi sono circa 200mila cattolici, divisi in 20 parrocchie, affidati alla cura pastorale di circa 50 sacerdoti. Il seme della fede cattolica continua a germogliare, se si pensa che i battesimi sono circa 5.000 ogni anno. La comunità cattolica è impegnata a portare un messaggio di pace, armonia e solidarietà nel territorio, attraversato dai problemi del fondamentalismo e della violenza. “E’ questo il messaggio e la missione che porteremo avanti in questo Anno Giubilare”, ha sottolineato mons. Coutts, Vescovo di Faisalabad. “Siamo chiamati a raggiungere le persone intorno a noi, anche di diverse fedi, recando un messaggio di pace e di armonia. Tutti i fedeli sono chiamati a tenere accesa la fiamma della fede”, ha detto. Una delle sfide più importanti per la Chiesa – è stato sottolineato durante la cerimonia – è quella di rapporti con l’islam. La Chiesa di Faisalabad nell’anno giubilare, ha intenzione di rinnovare il suo impegno nel campo dell’istruzione e in quello dell’evangelizzazione tramite le nuove tecnologie: si prevede, nel corso dell’anno giubilare, il lancio del sito web ufficiale della diocesi. (R.P.)

    inizio pagina

    Apprezzamento dell’Acnur per l’impegno del dicastero vaticano per i migranti

    ◊   Il rappresentante per il sud Europa dell’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati (Acnur), Laurens Jolles, ha espresso apprezzamento e stima per l’operato del Pontificio Consiglio della Pastorale dei migranti e gli itineranti e per l’impegno anche personale del suo segretario mons. Agostino Marchetto. La stessa agenzia delle Nazioni Unite, in una nota, si dice stupita che alcuni esponenti del governo italiano abbiano di recente negato di avere, in collaborazione con le autorità libiche, respinto un migliaio di migranti nel canale di Sicilia, senza le dovute garanzie per l’identificazione di eventuali rifugiati nelle condizioni di richiedere asilo, e tra questi – denuncia l’Alto Commissariato - erano anche persone provenienti da Somalia ed Eritrea, Paesi dove persistono condizioni di insicurezza e violazione di diritti umani. “Il respingimento indiscriminato – ricorda l’Acnur - non può essere adottato come misura per contrastare l’immigrazione irregolare via mare. Al contrario, tale pratica va a minare la fruibilità del diritto di asilo in Italia come si evince dal drastico calo delle domande d’asilo pervenute nel 2009, circa 17 mila, a fronte delle oltre 31mila nel 2008. Riguardo al numero dei rifugiati in Italia – informa l’Alto Commissariato - si stima che ve ne siano meno di 50 mila, mentre in altri Paesi dell'Unione Europea si passa dai 600 mila della Germania ai 300 mila del Regno Unito. (R.G.)

    inizio pagina

    Il preposito dei Gesuiti: nel mondo crescono violenza, populismo e anti-democrazia

    ◊   La violenza e l'anti-democrazia stanno guadagnando terreno in tutto il mondo, avverte il Preposito generale della Compagnia di Gesù, lo spagnolo Adolfo Nicolás, visitando il Messico. "Quello che oggi cresce è il populismo, non la democrazia, l'informazione è manipolata, si mette sotto pressione la gente per non farle capire ciò che sta realmente accadendo con informazioni confuse, anche con campagne pubblicitarie, si manipola l'opinione sulle situazioni in vista di una scelta politica o per vendere un prodotto o un bene di una campagna promozionale". Padre Nicolás ha deplorato il fatto che la violenza legata al traffico di droga o quella dei gruppi armati sia in aumento e ha detto che, secondo i dati, sono stati commessi in America Centrale 80 mila omicidi in sei anni, rendendo questa area la più pericolosa del mondo. Durante la conferenza, che ha avuto nell'Auditorium Pedro Arrupe dell'Istituto di tecnologia e istruzione superiore dell'occidente (Iteso), Padre Nicolás ha parlato delle sfide che devono affrontare i gesuiti, che "sono esattamente le stesse sfide vostre, vale a dire, le sfide dell'umanità". L’eradicazione della guerra, della violenza, l'esclusione sociale, le ingiustizie, sono alcuni dei compiti da portare a termine. L'istruzione è "la grande sfida dell'umanità", ha sottolineato il religioso, e deve essere "aperta" per un mondo sempre più complesso e che richiede sempre di più. Egli ha detto che gran parte dei 18 mila e 500 membri dell'ordine religioso di tutto il mondo vivono in Paesi dell’America Latina, dell’Africa e dell’Asia, per cui "bisogna prevedere il futuro della Compagnia di Gesù in quella linea". (R.P.)

    inizio pagina

    I Gesuiti si adoperano per la ricostruzione di Haiti

    ◊   La ricostruzione di Haiti dopo il terremoto vede l’importante contributo dei gesuiti; sono particolarmente attivi padre Francois Kawas e padre Lazard Wismith, che descrivono all’agenzia Fides la difficile situazione del Paese. Padre Kawas è Presidente del Comitato Interprovinciale dei Gesuiti per la ricostruzione di Haiti e membro fondatore del “Comitato Nazionale per la riflessione e l’azione”, mentre padre Wismith è il responsabile del “Servizio dei gesuiti per i rifugiati” (Jrs). “Stiamo cercando di aiutare le persone a lasciarsi alle spalle il trauma del terremoto", riferiscono i due religiosi. Tra le priorità rese note dai due religiosi: creare posti di lavoro; curare l’educazione dei bambini, impossibilitati a frequentare le scuole, crollate per il terremoto nelle zone colpite; provvedere allo scarso funzionamento del servizio sanitario e al rifornimento dei generi alimentari nei campi allestiti provvisoriamente a Port-au-Prince. Ha inoltre aggiunto padre Lazard che la situazione nei campi è altrettanto critica per le persone che non hanno privacy per la doccia, per la mancanza di servizi igienici, per lo scarso drenaggio e per l’accumulo di spazzatura; tutti disagi che causano ripercussioni sullo stato di salute a Port-au-Prince. (C.F.)

    inizio pagina

    Sri Lanka: l’arcivescovo Ranjith, eletto presidente della Conferenza episcopale

    ◊   E’ mons. Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo, il nuovo presidente della Conferenza episcopale dello Sri Lanka. E’ stato eletto ieri dall’assemblea dei presuli dell’isola. Dopo la sua nomina, riflettendo sugli obiettivi e lo spirito della Chiesa sri lankese, in questa delicata fase della storia del Paese, mons. Ranjith ha dichiarato in un colloquio con l’agenzia Fides: “La Chiesa è sempre stata accanto alla popolazione, ricoprendo il suo ruolo profetico e dando il suo contributo alla costruzione di un Paese migliore, con uno sguardo attento alla pace e alla riconciliazione. Con questo spirito continueremo in quest’opera”. L’arcivescovo, osservatore attento delle vicende sociali e politiche dello Sri Lanka, negli ultimi interventi ha sottolineato l’urgenza di lavorare per il bene comune, invitando tutti i cittadini “a costruire un Paese migliore” e rimarcando la necessità “non soltanto di uno sviluppo economico ma anche di uno Stato che sia uno Stato giusto”. Anche il 15 aprile scorso, in occasione del capodanno tradizionale buddista, mons. Malcolm Ranjith ha colto l’occasione per impartire una benedizione speciale a tutto il Paese, assicurando le sue preghiere per lo sviluppo e l’armonia dell’intera popolazione. La nomina dell’arcivescovo giunge nel giorno in cui la Commissione elettorale di Colombo ha pubblicato i dati definitivi delle elezioni parlamentari dell’8 aprile scorso che ha visto la vittoria del partito del presidente dello Sri Lanka, Mahinda Rajapaksa. Nel suo messaggio per le elezioni mons. Malcolm Ranjith ha rivolto un appello ai vincitori “perché collaborino con gli sconfitti” e agli sconfitti stessi “perché siano sufficientemente magnanimi da riconoscere di aver perso, e nel contempo lavorino insieme ai vincitori per rendere lo Sri Lanka un luogo migliore per tutti i cittadini”. (R.P.)

    inizio pagina

    I cattolici australiani sostengono una corretta applicazione della riforma sanitaria

    ◊   In Australia – si legge su L’Osservatore Romano – i cattolici si stanno adoperando per una corretta applicazione pratica delle nuove regole della riforma sanitaria. Per realizzare tale compito, è stata avanzata la proposta di creare un Consiglio che elabori una bozza per individuare l'assetto migliore del nuovo sistema. Il premier laburista, Kevin Rudd, è riuscito, dopo mesi di trattative, a raggiungere un accordo con gli Stati della Federazione - eccetto quello dell’Australia occidentale - per avviare una profonda riforma, che dovrebbe coinvolgere in particolare gli ospedali pubblici. Secondo quanto previsto dall’emendamento legislativo, il Governo diventerebbe il principale finanziatore dei nosocomi pubblici, utilizzando un terzo circa dell'imposta indiretta sui beni e servizi, derivante da ciascuno degli Stati federali. Questi ultimi hanno superato un’iniziale fase oppositiva in seguito a una serie di concessioni, tra cui l’erogazione per i prossimi quattro anni di 500 milioni di dollari per ridurre i tempi di attesa dei pazienti per ricevere le cure; e oltre un miliardo di dollari per la creazione di 1.316 nuovi posti letto per malati gravi. «Serve una sorta di consorzio tra operatori sanitari pubblici e privati che renda realizzabile il piano del Governo», riferisce il presidente del Catholic Health Australia (Cha), Martin Laverty. La comunità cattolica è particolarmente attiva in Australia, tanto che gestisce una sessantina di ospedali, 407 residenze per anziani e disabili, 164 orfanotrofi e asili, 480 centri di reinserimento sociale, 210 consultori per la famiglia e la difesa della vita e strutture di assistenza per le donne, create con l’intento di limitare la piaga degli aborti, che in Australia hanno superato i 90.000 l'anno. La proposta di riforma del Governo dovrà poi passare al vaglio del Parlamento per ottenerne la piena approvazione. (C.F.)

    inizio pagina

    Usa: una sconfitta e una vittoria sull'aborto in Kansas e in Nebraska

    ◊   Una decisione che indica che “qualcosa non va nel Kansas e in particolare in chi lo governa”. È il severo giudizio espresso dai vescovi dello Stato americano sul recente veto opposto dal Governatore Mark Parkinson a una proposta di legge rivolta a limitare il ricorso all’aborto a gravidanza avanzata. L’attuale legge statale permette di praticare aborti anche dopo la 20.ma settimana, quando il feto potrebbe sopravvivere fuori dal grembo materno, nel caso di pericolo per la vita o la salute della madre. La proposta di legge – riferisce l’agenzia Cns - introduceva l’obbligo per i medici che praticano un’interruzione di gravidanza in fase avanzata di specificare il motivo del ricorso a questa procedura particolarmente cruenta. Il Governatore Parkinson l’ha respinta in quanto, a suo dire, si tratta di una “decisione privata” che “non può essere imposta dalle autorità pubbliche”. Forte il commento della Conferenza cattolica del Kansas, che era scesa in campo a sostegno del provvedimento. “Il Kansas si è conquistato la fama di essere un luogo particolarmente ospitale per gli abortisti specializzati in questi raccapriccianti aborti in fase avanzata che altri Stati non permettono”, afferma una nota. “Esso è diventato la destinazione preferita di tutti coloro che vogliono praticare un aborto dopo il limite massimo per una ragione qualsiasi: basta affermare che un aborto a gravidanza avanzata è necessario per motivi medici senza dare ulteriori spiegazioni”. Di segno opposto alla decisione del Governatore del Kansas è stata la decisione di quello del Nebraska Dave Heineman che nei giorni scorsi ha invece firmato due proposte di legge per regolamentare in modo più restrittivo l’aborto. La prima prevede l’obbligo per i medici di sottoporre a screening preventivo le donne che chiedono di interrompere la gravidanza per evitare successive complicanze fisiche e mentali. La seconda proposta vieta di praticare aborti dopo la ventesima settimana dal concepimento, limitando l’autorizzazione a superare questo limite solo ai casi accertati di rischio di morte o di gravi danni fisici alla madre. Grande soddisfazione per il felice esito dei due provvedimenti è stata espressa da Greg Schleppenbach, responsabile per la pianificazione delle attività pro-vita della Conferenza cattolica del Nebraska che insieme ad altri movimenti pro-vita ha contribuito alla loro stesura. (L.Z.)

    inizio pagina

    Dal 25 aprile nuovo sito web della Chiesa statunitense dedicato alle vocazioni

    ◊   In occasione della prossima Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, la Conferenza episcopale statunitense – riferisce l’agenzia Sir - aprirà il 25 aprile, domenica “del Buon Pastore”, un sito web “ForYourVocation.org”. Scopo dell’iniziativa sarà di “aiutare le persone – spiega in una nota padre David L. Toups, del Segretariato per il clero, la vita consacrata e le vocazioni - ad ascoltare e a rispondere alla chiamata di Dio al sacerdozio e alla vita consacrata, e sensibilizzare la comunità cattolica sull’importanza della preghiera e dell’impegno per le vocazioni”. In sintonia con il tema della Giornata, “La testimonianza suscita vocazioni”, il sito ospiterà “anche video di sacerdoti, religiosi e religiose e dei loro familiari”. Si vuole così rispondere all’invito rivolto ai sacerdoti da Benedetto XVI, nel Messaggio per la prossima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali del 16 maggio, di utilizzare “in modo più efficace” i nuovi media digitali “al servizio della Parola”. “Gli utenti di Facebook e degli altri social network - conclude la nota del Segretariato - possono diventare evangelizzatori per le vocazioni”. In autunno il sito sarà disponibile anche in spagnolo su www.PorTuVocation.org. (R.G.)

    inizio pagina

    Incontro degli operatori di pastorale giovanile asiatici a Hong Kong

    ◊   Nel contesto sociale attuale dominato dalla globalizzazione, i giovani si trovano di fronte la sfida del mercato che, portata all’estremo, provoca una carenza spirituale e morale, un disagio sentimentale e perfino il suicidio. Quindi si richiede con sempre maggiore urgenza una pastorale giovanile adeguata, per rispondere alle esigenze giovanili contemporanee. Sono queste le motivazioni che hanno spinto l’Ufficio giovani del dipartimento dei Laici e della Famiglia della Fabc (Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche) a promuovere l’Incontro degli Operatori di pastorale giovanile asiatici per “discutere lo sviluppo e il consolidamento della pastorale giovanile nel continente asiatico, soprattutto nella zona dell’Asia orientale, attraverso la Giornata della Gioventù Asiatica”, come ha affermato mons. Rolando J. Tria Tirona, presidente del medesimo dipartimento. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese ripreso dall'agenzia Fides), 15 operatori di pastorale giovanile asiatici provenienti da Giappone, Mongolia, Filippine, Macao, Taiwan, insieme ai loro colleghi di Hong Kong, hanno preso parte ai 3 giorni di lavori svoltisi nella diocesi di Hong Kong nei giorni scorsi. Secondo don Paul Kam Po Wai, delegato della diocesi di Hong Kong, “avendo una cultura simile, questo ci può aiutare a condividere le risorse per esplorare la possibilità di una formazione e di una pastorale comune”. Inoltre “la Chiesa deve anche consolidare la preparazione degli operatori di pastorale giovanile a tempo pieno per rendere un miglior servizio pastorale che risponda alle sfide del tempo”. (R.P.)

    inizio pagina

    Bulgaria: una proposta formativa per i giovani sull'evangelizzazione

    ◊   Una proposta formativa rivolta ai giovani della Bulgaria: di questo si è parlato nell’incontro “Giovani evangelizzatori di giovani” tenutosi a Hisar dal 16 al 18 aprile scorsi, per iniziativa della diocesi di Sofia-Plovdiv (rito latino), in collaborazione con il Forum internazionale di Azione cattolica nel quale la Bulgaria è presente come Paese osservatore. All’incontro, al quale sono stati invitati anche i responsabili di gruppi giovanili delle diocesi di Nicopoli e di Sofia (rito bizantino), hanno partecipato rappresentanti dell’Azione cattolica di Romania e Italia. “Anche ai giovani – ha affermato nel suo intervento don Felix Roca, assistente dell’Azione cattolica romena - viene proposta una maturità cristiana attiva perché non è un cristiano maturo colui che non si assume la missione dell’evangelizzazione”. “Sentitevi giovani protagonisti della Chiesa di Bulgaria – ha aggiunto Luca Sardella, giovane di Ac, ora seminarista della diocesi di Chiavari - il contributo di tutti è importante per generare cammini di comunione che diano testimonianza di come il Vangelo continui oggi a parlare ad ogni uomo e ad ogni donna attraverso le nostre personali storie di vita”. A conclusione dell’incontro è stato stabilito un programma di lavoro per dare seguito al confronto di esperienze e avviare una collaborazione più organica in vista di incontri formativi rivolti ai giovani in Bulgaria.

    inizio pagina

    Francia: l’Abbazia di Cluny celebra i 1100 anni di fondazione

    ◊   Sono due i grandi eventi che l’Abbazia di Cluny, in Francia, ha organizzato per commemorare i 1100 anni di fondazione: una celebrazione liturgica che si terrà il 30 aprile, in memoria di Sant’Ugo di Semur, per oltre 60 anni Priore dell’Abbazia, e una conferenza sul monachesimo, che avrà luogo il 13 giugno. Previsti, inoltre, altri momenti di riflessione spirituale in tutte le parrocchie della diocesi. “Cluny – afferma mons. Benoît Rivière, vescovo di Autun, Chalon e Mâcon – irradia la sua fede attraverso ciò che Benedetto XVI ha detto al Collegio dei Bernardini a Parigi, durante il suo viaggio apostolico del settembre 2008, ovvero che “in base alla storia degli effetti del monachesimo possiamo dire che, nel grande sconvolgimento culturale prodotto dalla migrazione di popoli e dai nuovi ordini statali che stavano formandosi, i monasteri erano i luoghi in cui sopravvivevano i tesori della vecchia cultura e dove, in riferimento ad essi, veniva formata passo passo una nuova cultura”. “L’eredità di Cluny – continua il presule – oltrepassa i confini dell’Abbazia stessa perché Cluny fu la culla dell’evangelizzazione di tutta l’Europa. Questo luogo donò alla Chiesa numerosi Papi, ebbe un ruolo considerevole nel momento storico dell’epoca, portò a compimento un colossale lavoro liturgico e, soprattutto, fece un enorme sforzo di solidarietà nei confronti dei più poveri”. Ma, sottolinea ancora mons. Rivière, “al di là di questa memoria storica, lo spirito di Cluny, attraverso la vitalità del monachesimo benedettino occidentale, perdura ancora in tutta Europa, nella fedeltà al legame con la Chiesa rivolta a Cristo, punto di riferimento del nostro sguardo e del nostro cuore”. “I monaci – conclude il presule – sono stati uomini di fede e di ragione, che non hanno mai contrapposto, in sé stessi e nei rapporti con gli altri, la luce dell’intelligenza e la luce dell’amore. La regola di San Benedetto resta come sintesi di saggezza cristiana quanto mai importante nel XXI secolo”. (I.P.)

    inizio pagina

    I gesuiti a sostegno del Trattato per la messa al bando delle bombe a grappolo

    ◊   Il “Jesuit Refugee Service” (Jrs), il servizio di accoglienza e assistenza ai rifugiati della Compagnia di Gesù, ha lanciato una vasta mobilitazione internazionale a sostegno del Trattato per la messa al bando delle bombe a grappolo. La Convenzione, siglata a Dublino nel 2008, entrerà in vigore il 1 agosto prossimo e ad oggi solo 30 dei 106 Stati firmatari l’hanno ratificata. Le cluster bombs sono bombe che contengono fino a migliaia di submunizioni che, all'esplosione dell'ordigno principale vengono scagliate a distanza e si sparpagliano sul terreno, causando vittime soprattutto tra le popolazioni civili. Il trattato - lo ricordiamo – vieta l’uso, la produzione e la cessione di queste armi di distruzione di massa, fissa rigidi termini per la distruzione degli stock esistenti, prevede la bonifica dei terreni contaminati e obbliga gli Stati a sostenere i sopravvissuti e le comunità colpite. Il Jrs, che è stato uno dei più attivi sostenitori della messa al bando delle cluster bombs, ha deciso di lanciare una vasta campagna per ottenere un maggiore numero di adesioni al Trattato entro il 1 agosto, ma anche per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica su questo storico evento. Per questo – riferisce l’agenzia Ucan - invita a partecipare domani ai festeggiamenti per l’inizio del conto alla rovescia dei 100 giorni dall’entrata in vigore della nuova legge internazionale. Anche la sezione dell’Asia Pacifico della Ong gesuita sta diffondendo vario materiale informativo. In Asia - ricorda in un messaggio per l’occasione il responsabile regionale padre Bernard Hyacinth Arphuthasamy - i Paesi più colpiti dalle cluster bombs sono la Cambogia, il Laos e il Vietnam. Secondo i dati del Pentagono, tra gli anni ‘60 e ’70 gli Stati Uniti hanno sganciato sui tre Paesi 285 milioni di bombe a grappolo. Nella regione dell’Asia Pacifico solo il Giappone e il Laos hanno sinora ratificato il Trattato firmato a Dublino. (L.Z.)

    inizio pagina

    Disponibile in dvd il film “La bottega dell’orefice” tratto dall'opera omonima di Karol Wojtyla

    ◊   “Una meditazione sul sacramento del matrimonio”. Con queste parole Karol Wojtyla si riferiva al proprio lavoro teatrale intitolato “La bottega dell’orefice” e pubblicato per la prima volta nel 1960 dal mensile polacco “Znak”. Il matrimonio – aggiungeva Giovanni Paolo II – non può mai essere chiuso in se stesso: “Deve essere aperto perché deve riflettere sempre l’Amore assoluto”. Su quest'opera di Karol Wojtyla si basa il film “La bottega dell’orefice”, finalmente disponibile anche in dvd ed incentrato sulla storia di tre matrimoni nel periodo a cavallo tra la Seconda Guerra Mondiale e gli anni Sessanta. La prima unione è quella tra Andrea e Teresa. E’ il ritratto di un sentimento intenso, capace di oltrepassare la morte di Andrea per sopravvivere nel figlio Cristoforo. Più tormentato, invece, il legame tra Stefano e Anna. Il loro matrimonio, allietato dalla nascita di Monica, è però minato dall’incomprensione e dall’indifferenza. La terza storia ha per protagonisti i figli delle prime due coppie: Monica e Cristoforo. Il loro rapporto germoglia tra le incertezze causate dalle diverse eredità spirituali dei loro genitori. La forza della coppia è tuttavia capace di vincere ogni esitazione perché “l’amore determina il futuro”. La regia del film è di Michael Anderson. La sceneggiatura, del 1989, è curata da Mario di Nardo. Tra gli attori, figurano Burt Lancaster, Andrea Occhipinti e Olivia Hussey. (A.L.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Kirghizistan: le legislative si terranno il 10 ottobre

    ◊   In Kirghizistan, il governo ad interim ha annunciato che il prossimo 10 ottobre si terranno le elezioni legislative. Nella stessa data potrebbero essere fissate anche le presidenziali. Il 27 giugno, si terrà poi il referendum sulla riforma della Costituzione. L’obiettivo è di creare una Repubblica parlamentare. La situazione nel Paese, dopo la rivolta dello scorso 7 aprile che ha provocato la morte di almeno 85 persone, resta ancora molto tesa. Il deposto capo di Stato, Kurmanbek Bakiev, rifugiatosi in Bielorussia, sostiene di essere ancora il presidente del Kirghizistan.

    Accordo tra Russia e Ucraina sul gas
    Il presidente russo, Dimitri Medvedev, e quello ucraino, Viktor Yanukovich, hanno firmato ieri un accordo che assicura a Kiev uno sconto del 30% sul gas. In cambio, la strategica flotta russa del Mar Nero resterà per ulteriori 25 anni, dopo il 2017, nel porto ucraino di Sebastopoli. Il presidente ucraino ha sottolineato che lo sconto concesso dalla Russia equivale ad un investimento di 40 miliardi di dollari in dieci anni. Il capo di Stato russo ha inoltre affermato che la presenza della flotta russa nel porto di Sebastopoli “migliora le garanzie per la sicurezza europea nel Mar Nero”.

    Nuovi dettagli sull'affondamento di una nave sudcoreana
    E’ stato un siluro lanciato da un sottomarino nordcoreano ad affondare la nave militare sudcoreana Cheonan il 26 marzo scorso, nel Mar Giallo. E’ quanto emerge da un rapporto dell’intelligence militare sudcoreana, reso noto dall’agenzia di stampa Yonhap. Le autorità nordcoreane hanno sempre smentito qualsiasi coinvolgimento. A causa dell’affondamento della nave sudcoreana, hanno perso la vita 46 dei 104 uomini dell’equipaggio.

    Europa: traffico aereo verso la normalità
    Voli quasi regolari oggi nei cieli europei, dopo il caos provocato dalla nube di cenere proveniente dal vulcano islandese. Resta tuttavia qualche disagio per le cancellazioni dei voli dei giorni scorsi. Spazi aerei sono stati riaperti nel Nord Europa, ad eccezione di alcune aree di Svezia, Finlandia, Norvegia e Scozia. Anche gli aeroporti parigini e londinesi sono quasi tornati alla normalità. In Italia, superati i problemi di traffico aereo legati alla nube di cenere.

    Lanciati due razzi verso il sud di Israele
    Due razzi sono stati lanciati stamani verso la città di Eilat sul Mar Rosso, nella parte meridionale di Israele. Lo riferiscono fonti israeliane, aggiungendo che non ci sono feriti. Fonti della sicurezza giordana confermano intanto che il lancio dei due razzi verso il sud del territorio israeliano è avvenuto dalla città portuale giordana di Aqaba. Secondo testimoni, i due ordigni sarebbero esplose in Giordania. Fonti ufficiali egiziane negano che i due razzi siano stati lanciati dal Sinai.

    Unione Europea: la Grecia deve ridurre il deficit del 4%
    Il commissario europeo agli Affari economici e monetari, Olli Rehn, conferma che l'obiettivo di riduzione del deficit della Grecia per il 2010 resta quello del 4%. Alla luce degli ultimi dati di Eurostat, il commissario sottolinea anche l’urgenza per la Grecia di intensificare “la preparazione delle riforme strutturali e delle misure correttive per i prossimi anni”.

    Crisi di governo in Belgio
    Nuova crisi di governo in Belgio: ad appena cinque mesi dalla nascita del secondo esecutivo guidato dal cristiano-democratico, Yves Leterme, il Partito liberale fiammingo è uscito dalla maggioranza. L’annuncio è stato dato dal presidente del Partito liberale fiammingo, Alexander De Croo, che ha chiesto un accordo immediato sulla sulla questione relativa alla scissione del Distretto elettorale di Bruxelles-Hal-Vilvorde. La scissione ha acceso profondi contrasti tra fiamminghi e francofoni.

    Italia: riunione della direzione del Pdl
    Il presidente del Consiglio dei ministri italiano, Silvio Berlusconi, aprendo stamani i lavori della Direzione nazionale del Pdl, ha sottolineato che “la democrazia interna è un imperativo categorico”. Non si può dire – ha affermato Berlusconi – che all’interno del Pdl “non ci sia democrazia”. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha sottolineato poi che quella odierna “è una riunione indispensabile per fare chiarezza”. “Quella chiarezza - ha aggiunto - di cui c’è necessità per il rispetto che questo partito deve a se stesso e agli italiani che gli hanno dato fiducia”.

    Creata in Calabria rete antiracket
    Una rete antiracket per dire che la “libertà non ha pizzo”: è nata nei giorni scorsi a Reggio Calabria e si chiama “Reggio libera Reggio”. E’ costituita da oltre 50 diverse associazioni, tra le quali Libera, Caritas, Acli e sindacati. Per la prima volta, si dà vita così ad un movimento culturale che promuove una strategia concreta di contrasto alle attività della ‘ndrangheta, e in modo particolare alla piaga del pizzo. Ne fa parte anche Tiberio Bentivoglio, imprenditore di Reggio, per 18 anni bersagliato dal racket con diversi attentati che lo hanno ridotto quasi al fallimento. Francesca Sabatinelli lo ha intervistato:

    R. – Dall’inizio decisi di non pagare e di non chiedere il permesso a nessuno per poter aprire un’attività. Anche questo è uno "sgarro" alla malavita.

     
    D. – Cosa le ha dato il coraggio di dire "no" al pizzo?

     
    R. – Ce l’ho nell’indole di non voler mai scendere a patti con un malavitoso, per lasciare poi questo grande “mutuo” ai miei figli che erediteranno la mia azienda.

     
    D. – Lei si sente supportato in questa sua decisione, in qualche modo protetto dallo Stato?

     
    R. – Purtroppo lo Stato mi garantisce poco. Le nostre riflessioni, le paure, i sensi di colpa, le amarezze si fanno sempre più forti dentro di noi. Ci accorgiamo sempre di più di essere stati abbandonati dalle istituzioni. Invece, membri della malavita continuano a passeggiare indisturbati, anche davanti alle vetrine del nostro negozio, purtroppo.

     
    D. – Come mai fino ad oggi sono stati ancora fermi con lei?

     
    R. – Fermi sulla persona, ma sull’attività… ormai è completamente distrutta. Non entrano più persone, c’è tanta paura…

     
    D. – Signor Bentivoglio, anche di fronte a storie come la sua, perché le persone dovrebbero evitare di pagare il racket?

     
    R. – Una volta messi sotto torchio i commercianti, i negozi finiscono nelle mani della malavita. Prima li ricatta con pochi denari, poi man mano vanno ad aumentare fino a quando il commerciante non ce la fa più: o cede l’attività o diventa il loro prestanome. Ecco perché io dico a tutti: non fate questo errore di pagare il pizzo. Sono sicuro che in una città come la nostra metà dei negozi appartengono alla mafia. Questo di non pagare il pizzo è il primo passo. Però serve l’aiuto delle istituzioni, della politica, delle forze dell’ordine e del cittadino che fa i suoi acquisti: quando capisce che quel negozio è del mafioso non ci deve entrare.(Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 112

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    inizio pagina