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Sommario del 20/04/2010
Benedetto XVI ai funerali del cardinale Špidlík: un uomo libero che ha vissuto l’amicizia con Cristo, con tutto il cuore, anche in situazioni difficili
◊ Una vita tutta vissuta dentro il comandamento dell’amore: Benedetto XVI ha tratteggiato così il cammino terreno del cardinale Tomáš Špidlík, di cui si sono tenuti stamani i funerali nella Basilica Vaticana. Dopo la Messa celebrata dal cardinale decano, Angelo Sodano, il Papa ha pronunciato l’omelia ed ha presieduto i riti esequiali dell’Ultima Commendatio e della Valedictio. Il Papa ha messo l’accento sulla somiglianza tra il porporato ceco, scomparso venerdì scorso, e Giovanni Paolo II. Il servizio di Alessandro Gisotti:
(canti)
“Per tutta la vita ho cercato il volto di Gesù, e ora sono felice e sereno perché sto per andare a vederlo”: queste parole, ha ricordato Benedetto XVI, sono state tra le ultime pronunciate dal cardinale Špidlík. Un pensiero “semplice” e “stupendo”, l’ha definito il Papa. Ed ha sottolineato la corrispondenza tra il desiderio dell’uomo di vedere il volto del Signore e quello di Gesù che chiede al Padre di far sì che gli uomini siano con lui. Si tratta, ha detto, di “una sorta di abbraccio sicuro, forte e dolce” verso la vita eterna:
“Penso che i grandi uomini di fede vivono immersi in questa grazia, hanno il dono di percepire con particolare forza questa verità, e così possono attraversare anche dure prove, come le ha attraversate Padre Tomáš Špidlík, senza perdere la fiducia, e conservando anzi un vivo senso dell’umorismo, che è certamente un segno di intelligenza ma anche di libertà interiore”.
Sotto questo profilo, ha detto Benedetto XVI, “era evidente la somiglianza” tra il cardinale Tomáš Špidlík e Karol Wojtyla:
“Entrambi erano portati alla battuta spiritosa e allo scherzo, pur avendo avuto in gioventù vicende personali difficili e per certi aspetti simili. La Provvidenza li ha fatti incontrare e collaborare per il bene della Chiesa, specialmente perché essa impari a respirare pienamente 'con i suoi due polmoni', come amava dire il Papa slavo”.
“Questa libertà di spirito - ha osservato il Papa – ha il suo fondamento oggettivo nella Risurrezione di Cristo”. Ed ha ribadito che “la speranza e la gioia di Gesù Risorto sono anche la speranza e la gioia dei suoi amici, grazie all’azione dello Spirito Santo”:
“Lo dimostrava abitualmente Padre Špidlík con il suo modo di vivere, e questa sua testimonianza diventava sempre più eloquente col passare degli anni, perché, malgrado l’età avanzata e gli inevitabili acciacchi, il suo spirito rimaneva fresco e giovanile. Che cos’è questo se non amicizia con il Signore Risorto?”
“Ex toto corde”, “Con tutto il cuore”. Il Papa ha quindi rivolto il pensiero al motto presente nello stemma del cardinale Špidlík:
“Scegliendo questo motto, il nostro venerato Fratello poneva, per così dire, la sua vita dentro il comandamento dell’amore, la inscriveva tutta nel primato di Dio e della carità”.
“L’uomo che accoglie pienamente, ex toto corde, l’amore di Dio – ha detto ancora – accoglie la luce e la vita, e diventa a sua volta luce e vita nell’umanità e nell’universo”. “Ma chi è questo uomo? Chi è questo cuore del mondo, se non Gesù Cristo?”. “E’ Lui - sottolinea Benedetto XVI – la Luce e la Vita”. Il Papa non ha mancato poi di ricordare che il cardinale Špidlík è stato membro della Compagnia di Gesù, “cioè un figlio spirituale di quel sant’Ignazio che pone al centro della fede e della spiritualità la contemplazione di Dio nel mistero di Cristo”. In questo simbolo del cuore, ha aggiunto, “si incontrano Oriente e Occidente”.
Del resto, il Papa ha rammentato che Cristo è anche il “principio formale dell’arte cristiana”, un ambito che ha avuto nel cardinale Špidlík “ispiratore di idee e progetti espressivi che hanno trovato una sintesi importante” nella Cappella “Redemptoris Mater” del Palazzo Apostolico. Il Papa ha concluso l’omelia con un’invocazione alla Vergine perché possa finalmente vedere il Volto del Signore:
“La Vergine Madre di Dio accompagni l’anima del nostro venerato Fratello nell’abbraccio della Santissima Trinità, dove 'con tutto il cuore' loderà in eterno il suo infinito Amore”.
Padre Rupnik ricorda il cardinale Špidlík
◊ Sulla personalità del cardinale Špidlík, Sergio Centofanti ha intervistato il padre gesuita Marko Ivan Rupnik, direttore del Centro Aletti, dove il porporato ha vissuto e lavorato per molti anni:
R. – Il cardinale Špidlík è stato il mio padre spirituale e il mio maestro di teologia. Io ho seguito per 30 anni le orme ed i consigli di padre Spidlik, e per quasi vent’anni abbiamo vissuto insieme, nella stessa casa. Per me è uno di quei maestri sapienti che solo la Divina Provvidenza può mandare sulla tua strada, come un dono immenso!
D. – Quale è stato il centro del suo pensiero teologico-spirituale?
R. – Il centro del suo pensiero è certamente la Trinità e da questo conseguono i principi della conoscenza che è l’amore, la verità che si comunica attraverso le relazioni, la comunione. A lui premeva moltissimo ribadire, come aveva spiegato nel suo ultimo libro, che è appena uscito, che la vera conoscenza teologica spirituale è quella che non solo ti fa ragionare sui concetti e sulle idee, ma che ti unisce a Dio e che con la conoscenza viene comunicato anche lo stile di vita. Io penso che per padre Špidlík la vita fosse veramente la prima realtà, la priorità. Lui diceva sempre: prima la vita – la vita della comunione, della relazione, delle persone – e da questa poi si innalza la riflessione.
D. – Lui ha vissuto i lavori forzati, sia sotto i comunisti che sotto i nazisti. Eppure, il suo pensiero teologico è stato improntato fortemente alla libertà e all’amore…
R. – Esattamente. Due cose direi al riguardo. La prima è che in tutti questi anni non ho mai notato in padre Špidlík il minimo rancore di qualsiasi genere, nemmeno verso le persone che gli avevano fatto del male. In questo senso, è stato semplicemente un esempio straordinario. Secondo, siccome il suo pensiero era improntato sulla Trinità e quindi sull’amore, lui da giovane inseguiva una intuizione, che l’amore realizzato è la bellezza e per questo non può portare la salvezza, il bene, il progresso dell’umanità, una cosa che non si esprima come bellezza, perché questo significa che ha dentro di sé qualche altra cosa che non è l’amore. In questo senso, anche il suo continuo osservare il mondo, la storia e il suo continuo commentare la storia, mi sembra un’intuizione sapienziale formidabile del discernimento proprio sul principio della bellezza. La realtà che non si presenta come amore realizzato o come la carne del vero e del bene che è la bellezza, per padre Špidlík non era convincente.
D. – Si è spento nell’Anno Sacerdotale: è stato un esempio per molti sacerdoti …
R. – Padre Špidlík aveva un flusso di persone che venivano a confessarsi da lui praticamente da tutto il mondo, e questo continuamente, fino alle ultime settimane. Tra questi, una grande parte erano sacerdoti e vescovi. Io penso che tante volte gli abbiamo sentito dire: “Bisogna fare qualcosa per i sacerdoti” oppure “Dobbiamo scrivere qualcosa che possa aiutarli ad approfondire il pensiero, a preparare le omelie“. Lui aveva sempre questo amore: come aiutare i sacerdoti affinché possano essere più preparati, più profondi …
D. – Padre Rupnik, un suo ricordo personale del cardinale Špidlík …
R. – In 30 anni, i ricordi sono migliaia e migliaia. Così, nell’immediato, mi viene in mente che con padre Špidlík abbiamo percorso in macchina più di un milione di chilometri sulle strade d’Europa. Lui cantava sempre: cantava in tutte le lingue. Siccome parlava 15, 16 lingue, allora cantava anche in tutte le lingue europee. Poi, improvvisamente si faceva serio e aprivamo un dialogo teologico spirituale profondo e nel corso di questo dialogo, molto spesso egli cercava di dare un’interpretazione spirituale di ciò che stava succedendo. Succedeva anche la mattina a colazione! Nella nostra comunità abbiamo sempre scherzato sul fatto che c’erano due partiti: quello del miele e quello della marmellata. Padre Špidlík faceva parte di quello della marmellata. E allora, mentre al mattino mangiava la marmellata, diceva sempre: “Ho sentito questa notizia. Cosa ci vuole dire Dio?”. E sempre, ogni mattina, ci dischiudeva il significato di ciò che stava accadendo nella Chiesa o nel mondo.
Preghiere, affetto e solidarietà al Papa da tutto il mondo. Benedetto XVI: non mi sento solo
◊ Continuano a giungere da tutto il mondo auguri e manifestazioni di affetto e solidarietà per il Papa in occasione del suo 83.mo compleanno, il 16 aprile scorso, e per il quinto anniversario dell’elezione, celebrato ieri. Ce ne parla Sergio Centofanti:
Migliaia d’iniziative, veglie, rosari, ieri in tutto il mondo per il Papa. In Italia è stata la Conferenza episcopale a promuovere l’evento. Il presidente della Cei, il cardinale arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco, durante l’incontro nella Cattedrale di San Lorenzo, nel capoluogo ligure, ha ringraziato il Signore per il dono di Benedetto XVI: "Vogliamo stringerci intorno a lui - ha detto - con tutto l'affetto del nostro cuore e della nostra docilità di fede e di amore per ringraziarlo, con ammirazione, fiducia, stima, per il grande magistero limpido e mite, per l'esempio che egli dà a tutti quanti noi come coraggioso testimone della fede e dell'amore in Gesù ed alla Chiesa. Vogliamo stringerci a lui in questo particolare momento di difficoltà che egli affronta con semplicità, con chiarezza e con determinazione fiduciosa ".
Benedetto XVI, ieri, durante il pranzo in Vaticano con i cardinali, ha detto che in questo momento sente, molto fortemente, di non essere solo. La Chiesa, ferita e peccatrice – ha sottolineato - prosegue il suo pellegrinaggio tra persecuzioni e consolazioni di Dio. Quindi, si è rivolto al cardinale decano Angelo Sodano e agli altri porporati presenti:
“Eminenza, cari confratelli, era proprio tramite lei che cinque anni fa il Signore mi ha chiesto: ‘Mi ami?’, mi ha incaricato di continuare nell’opera di San Pietro. In questo momento, dopo cinque anni, posso soltanto dire grazie, grazie soprattutto al Signore stesso che mi guida, ma grazie anche e soprattutto a tutti voi: lei cardinal Decano a tutto il Collegio Cardinalizio, per ogni aiuto che ricevo giorno per giorno. In questa occasione vorrei anche dire grazie a tutti i collaboratori in Curia, che insieme lavorano perché sia realizzato il mandato del Signore a Pietro di confermare i fratelli nella fede, di annunciare la Sua Resurrezione e di essere testimoni della carità di Dio. (…). Ringraziamo il Signore e preghiamo perché ci aiuti ad andare avanti nella forza della fede e nella gioia della Sua Risurrezione. Grazie!”.
La Chiesa intera si è stretta dunque attorno al Papa che in questi 5 anni ha annunciato, con mitezza e fermezza, “Cristo e la Buona Novella della sua Croce, mistero di amore divino che vince ogni umana resistenza e rende possibile persino il perdono e l’amore per i nemici”. Tra le tante iniziative, ricordiamo la preghiera dei detenuti del carcere di Brucoli, in Sicilia, che hanno espresso il loro affetto al Papa, chiamandolo, come faceva Santa Caterina da Siena, “dolce Cristo in terra”.
Nomine
◊ Negli Stati Uniti, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi metropolitana di Miami, presentata da mons. John C. Favalora, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico. Il Papa ha nominato arcivescovo metropolita di Miami mons. Thomas G. Wenski, finora vescovo di Orlando. Mons. Thomas G. Wenski è nato il 18 ottobre 1950 a West Palm Beach (Florida). Dopo gli studi di filosofia e di teologia presso il Seminario "Saint John Vianney College" ed il Seminario regionale "Saint Vincent de Paul" a Boynton Beach, è stato ordinato sacerdote il 15 maggio 1976 per l'arcidiocesi di Miami. È titolare di un "Master's Degree" in sociologia ottenuto presso la "Fordham University" di New York. Dal 1976 al 1979 è stato vice-parroco della "Corpus Christi Parish" e dal 1980 al 1984 della "Saint Mary's Cathedral" di Miami. Nel 1984 egli è stato nominato Direttore dell’"Haitian Apostolate" dell'arcidiocesi e nel 1996 direttore arcidiocesano del "Catholic Charities and Community Services". Inoltre è stato membro del Consiglio Presbiterale e di vari organismi arcidiocesani. È stato nominato vescovo titolare di Kearney ed ausiliare di Miami il 24 giugno 1997 e ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 3 settembre successivo. Nominato vescovo coadiutore di Orlando il 1° luglio 2003, è divenuto ordinario in quella sede, per successione, il 13 novembre 2004. In seno alla Conferenza Episcopale è membro del "Committee on International Justice and Peace", del "Subcommittee on the Church in Africa", del "Board of Bishops for the American College, Louvain (Region XIV)" e del "Task Force on Cultural Diversity in the Church". Oltre l’inglese, parla lo spagnolo e il creolo.
Sempre negli Stati Uniti, il Papa ha nominato vescovo di Springfield, in Illinois, mons. Thomas J. Paprocki, finora vescovo titolare di Vulturara ed ausiliare dell’arcidiocesi di Chicago. Mons. Thomas J. Paprocki è nato il 5 agosto 1952 a Chicago (Illinois). Dopo aver frequentato la scuola elementare parrocchiale della "Saint Casimir Parish", è entrato nel seminario arcidiocesano minore, proseguendo poi la formazione sacerdotale al "Niles College of Loyola" e nel "Saint Mary of the Lake Seminary", Mundelein, sempre a Chicago, dove ha concluso gli studi con la Licenza in Teologia nel 1979. Successivamente ha conseguito il Dottorato in Diritto Civile presso la "DePaul University, College of Law" a Chicago nel 1981, ed il Dottorato in Diritto Canonico presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma nel 1991. È stato ordinato sacerdote per l’arcidiocesi di Chicago il 10 maggio 1978. Dopo l’ordinazione, ha ricoperto i seguenti incarichi: vicario parrocchiale della "Saint Michael Parish" a Chicago (1978-1983), amministratore della "Saint Joseph Parish" a Chicago (1983-1986), vice-cancelliere dell’arcidiocesi (1985-1987 e 1991-1992), cancelliere dell’arcidiocesi (1992-2000); parroco della "Saint Constance Parish" a Chicago (2000-2003). Nel 1981 ha fondato la "Chicago Legal Clinic" per assistere gli immigrati. Nominato vescovo titolare di Vulturara ed ausiliare di Chicago il 24 gennaio 2003, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 19 marzo successivo. In seno alla Conferenza Episcopale è presidente del "Committee on Canonical Affairs and Church Governance" e membro dell’"Administrative Committee" e del "Task Force on Health Care". Oltre l’inglese, parla il polacco e lo spagnolo.
Mons. Marchetto: i respingimenti di quanti fuggono da persecuzioni e conflitti violano i diritti umani
◊ I respingimenti di quanti fuggono da persecuzioni e conflitti violano i diritti umani: è quanto sottolinea l’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, nel discorso, anticipato alla stampa, che pronuncerà domani in occasione del XXX Seminario Internazionale di studi storici “Da Roma alla terza Roma”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Ricordando la prassi e le normative sul complesso tema dell’immigrazione, l’arcivescovo Agostino Marchetto sottolinea che c’è la tendenza, tra i Paesi europei, a delocalizzare i controlli delle frontiere, “incoraggiando i loro partner delle coste meridionali del Mediterraneo ad effettuare controlli più rigidi sui migranti, ma dando loro la possibilità di chiedervi asilo”. Il fatto paradossale – sottolinea il presule – è che molti Paesi europei riconoscono come rifugiati quanti sono arrivati “nel loro territorio per via non marittima, ma provenienti dagli stessi Paesi da cui giungono i migranti respinti”. L’arcivescovo Agostino Marchetto ribadisce anche la propria “posizione di condanna” a chi non osserva il principio del non respingimento per quanti fuggono da conflitti e persecuzioni. Un altro diritto violato nell’intercettare e respingere i migranti sulle coste africane del Mediterraneo è quello al “giusto processo”. I migranti – spiega il presule - hanno diritto ad essere difesi, a fare appello contro una decisione amministrativa, ad essere informati sui fatti che motivano la sentenza e ad essere giudicati da una Corte indipendente ed imparziale. Altri diritti violati sono quelli all’integrità fisica, alla dignità umana e persino alla vita. L’arcivescovo Agostino Marchetto ricorda, infine, che gli Stati – secondo quanto stabilito dalla Corte Europea – hanno l’innegabile diritto “di controllare l’ingresso di forestieri e la loro residenza nel territorio”. Ma tale diritto – conclude – deve essere attuato secondo le disposizioni della Convenzione Europea sui Diritti Umani e sulle Libertà Fondamentali.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ In prima pagina, un fondo di Robert P. Imbelli dal titolo "Il Papa ci insegna un nuovo modo di vedere".
Chi beve l'acqua dei poveri: in rilievo, nell'informazione internazionale, uno studio dell'associazione britannica Royal Society of Engineers, in cui si sottolinea che le risorse idriche dei Paesi in via di sviluppo sono utilizzate per alimenti e bevande in Occidente.
Una questione di cappelli e di teste giuste: in cultura, Roberto Regoli sull'evoluzione del collegio cardinalizio al tramonto del potere temporale dei Papi.
Il retrogusto acido del "Signor due": Giuseppe Fiorentino ricorda, a cento anni dalla morte, Marc Twain.
Don Giovanni collezionista del nulla: sulla lussuria come ricerca malata dell'assoluto l'articolo di Giovanni Cucci nel numero in uscita de "La Civiltà Cattolica".
La storia del codice conteso da tre città: un articolo di Gilberto Ganzer, curatore del volume "L'evangelario di San Marco".
Cristo è il cuore dove si incontrano Oriente e Occidente: nell'informazione vaticana, le parole di Benedetto XVI al termine dei funerali del cardinale Tomas Spidlik.
Nube sull'Europa: ripresa graduale dei voli
◊ In Europa si va verso una graduale ripresa del traffico aereo, grazie all'attenuazione dell'eruzione del vulcano nel sud dell’Islanda, anche se una nuova nuvola di ceneri è segnalata in arrivo sulla Gran Bretagna. Intanto ieri i ministri dei Trasporti della Ue, dopo le accuse delle compagnie aeree di eccessiva prudenza, hanno varato un nuovo meccanismo di mappatura dei cieli. Il servizio è di Marco Guerra:
Il 75% degli scali europei sono aperti, e sarà operativo circa 50% del consueto traffico aereo per un totale di 14mila voli. Il bollettino emesso dall’Eurocontrol conferma il netto miglioramento della situazione sui cieli d’Europa. Completamente riaperti sono infatti gli spazi aerei del nord Italia e di buona parte della Francia. Voli parzialmente ripresi anche in Germania e nel Belgio. Aerei ancora a terra invece in Gran Bretagna, Danimarca e nei Paesi della penisola scandinava. Si registra dunque un ritorno alla normalità a macchia di leopardo. D’altra parte ieri il Consiglio straordinario dei ministri dei Trasporti UE ha aperto la strada a una revisione del sistema di individuazione delle “no-fly zone”. In pratica l’Unione Europea ha deciso di consentire la graduale ripresa dei voli negli spazi aerei non toccati dalla nube. Questo comporta una continua mappatura dei cieli che divede le aree in tre categorie in base alla presenza o meno di polveri vulcaniche nell’atmosfera. Le zone rosse off-limits chiuse ai voli, quelle gialle dove il rischio c’è ma va verificato con prove scientifiche, e quelle verdi aperte al traffico. Per fare questo gli esperti di Eurocontrol terranno conto dei risultati dei voli di ricognizione. Buone notizie arrivano anche dai vulcanologi islandesi, secondo i quali dalla scorsa notte il vulcano sta eruttando lava, il che significa minori emissioni di ceneri.
La nube di cenere provocata dall’eruzione del vulcano nel sud dell’Islanda è arrivata sull’Italia. Oltre ai disagi nei trasporti aerei può, di fatto, provocare danni all’ambiente? Che tipo di conseguenze ci possiamo aspettare? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Giampiero Maracchi, direttore dell'Istituto di Biometeorologia del CNR di Firenze:
R. – Io penso francamente che essendo una zona molto marginale, perché le correnti aeree che sono sempre da ovest verso est tendono a spostare la nube verso l’Asia, verso la Russia, questo è soltanto l’effetto della diffusione e la quantità di particolato che arriva dovrebbe essere modesta e non dovrebbe creare problemi, né alla salute né all’agricoltura.
D. – Nei giorni scorsi si è parlato di possibili conseguenze, addirittura sulla temperatura terrestre che, secondo alcuni esperti, potrebbe abbassarsi per una sorta di effetto schermatura dei raggi solari. Una teoria fantasiosa o reale?
R. – No: è successo molto spesso, quando si sono verificati questi eventi – basti pensare al 1991, quindi non tantissimo tempo fa: 19 anni fa – l’eruzione del Pinatubo nelle Filippine, che fu un’eruzione con un grado di esplosività vulcanica di grado 6, quando la scala è da 0 a 9 – la nuvola continuò a girare per circa due anni intorno al pianeta e noi abbiamo misurato anche a Firenze, ad esempio, la diminuzione di radiazione dovuta a questo fenomeno.
D. – Si può fare, secondo lei, una previsione sulla durata di permanenza di questa nube di cenere nei cieli europei?
R. – Andrà fatta nel momento in cui avremo l’esatto indice di cui parlavo, che ancora non è stato calcolato perché l’eruzione è ancora in corso. Ci sono molti casi precedenti. Le eruzioni vulcaniche sul pianeta sono continue; sulla base di quel grado si può capire quanto tempo rimarrà. In genere, può durare un anno o due …
La vicenda della nube: una riflessione di mons. Celli
◊ Le perdite economiche e i disagi legati alla nube di cenere che ha paralizzato il traffico aereo in molti Paesi sono al centro, in questi giorni, dell’attenzione mediatica. Meno rilevanza è stata data, invece, al rapporto tra uomo e natura ed, in particolare, alla limitata capacità di intervento di fronte a fenomeni come quello innescato dal vulcano islandese. Perché questi aspetti sono stati messi in secondo piano? Luca Collodi lo ha chiesto a mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali:
R. – Uno dei problemi di oggi è che quando leggiamo la realtà “uomo”, la leggiamo quasi sempre, o il più delle volte, in chiave economica, in chiave globalizzata. Dimentichiamo invece di approfondire ciò che è l’uomo, veramente, nel contesto del mondo di oggi, del Creato. Io credo che questi avvenimenti richiamino alla nostra coscienza, al nostro pensare, chi siamo veramente e ci aiutino a riscoprire, nonostante le grandi capacità tecnologiche, questa possibilità che l’uomo ha di aprirsi al mondo intero, in una forma globalizzata. L’uomo riscopre ancora la sua realtà, la sua dimensione creaturale. Questo ci dovrebbe dare un pizzico in più, non solo di accentuazione dei veri aspetti umani della nostra vita, ma anche un atteggiamento più umile, non perché l’uomo si senta più piccolo, ma perché si senta nella sua giusta dimensione di creatura e nel contesto del mondo di oggi. Noi, alle volte, lo dimentichiamo: riscoprire continuamente che cosa significa essere in sintonia con il Creato.
D. – Perché la stampa, la radio, la tv, rimuovono di fatto questo particolare, questo aspetto che rende l’uomo così "finito" rispetto ad un evento naturale, non controllabile da nessuna tecnologia, dando voce ad una protesta che non si sa bene a chi sia rivolta?
R. – Non credo che ci sia cattiva intenzione. Il problema è che la vita alle volte ci obbliga a camminare in maniera superficiale, senza approfondire tematiche, senza andare dentro il cuore dell’uomo, nelle sue sensazioni più profonde, più vere. Quindi, il rischio che corriamo è che poi la notizia diventi solamente notizia fenomenologica, ma non si presti attenzione nella notizia a quei risvolti, a quelle dimensioni, che invece l’uomo percepisce, anche se in maniera, a volte forse inconscia. Credo che di fronte a questi episodi, l’uomo riscopra ancora una volta, pur nella grandezza delle sue esperienze e delle sue invenzioni tecnologiche, la sua finitezza, il suo essere creaturale. Penso che la natura, con le sue complessità, con le sue difficoltà ci aiuti, da un lato, a riscoprire di nuovo che siamo in un mondo creato; e poi, la riscoperta della nostra finitezza, ma anche che siamo nelle mani di un Dio che ci ama e che ci accompagna, che ci è vicino anche nell’affrontare le difficoltà di sempre, anche sopportando le difficoltà, che vengono da certe espressioni violente, difficili del Creato stesso. (Montaggio a cura di Maria Brigini)
Il dramma dimenticato dei bambini soldato in Africa: intervista con padre Zanotelli
◊ “Bambini soldato: l’Africa dimenticata”: se ne parlerà stasera a Roma in un incontro promosso dall’Assessorato alle politiche culturali e della comunicazione del Comune, dalla rivista Adista e dalle Edizioni Paoline. Interverrà, tra gli altri, il comboniano padre Alex Zanotelli. Nel corso del dibattito sarà presentato anche il volume dal titolo “Uccidi o sarai ucciso”, edito dalla San Paolo, che raccoglie le testimonianze di ragazzi fuggiti dai ranghi dell’Esercito di Liberazione del Signore in Uganda del Nord. Ma quanto è ancora diffuso il fenomeno dei bambini-soldato? Al microfono di Adriana Masotti risponde padre Zanotelli.
R. – Ha dimensioni ancora molto forti, per quanto riguarda il Nord Uganda, ma questo fenomeno è molto presente anche in Congo, nel Kivu, in tutta una serie di situazioni dove c’è guerriglia. E’ un fenomeno non solo africano, ma è molto accentuato in Africa.
D. – Il libro “Uccidi o sarai ucciso” dice molto bene la tragedia, la crudeltà cui sono ridotti questi bambini, coinvolti in scelte comunque terribili. E si sa che i bambini, più facilmente che un adulto, uccidono sotto determinate pressioni psicologiche o fisiche ...
R. – Esatto, è questa la cosa più tragica. I "signori della guerra" hanno capito che se vogliono avere dei soldati obbedienti devono cominciare a prenderli da piccolissimi, anche a 7, 8, 9 anni, e far fare loro delle cose terribili, allucinanti, tipo uccidere dei fanciulli come loro, far mangiare le loro carni – perché si tratta anche di questo – proprio per toglier loro ogni umanità. Così diventano semplicemente dei robot, capaci di qualsiasi brutalità, senza sentirsi minimamente in colpa né altro, perché per loro è l’unica cosa che possono fare.
D. – Capita che un ragazzino di questi riesca a fuggire, ma ormai non è sufficiente questa fuga per ritornare alla normalità. Che cosa si può fare, che cosa si sta facendo, là dove si può?
R. – E’ questo, forse, uno dei problemi più grossi, proprio in chiave psicologica. Si sta lavorando su questo, molto attivamente, soprattutto nel Nord Uganda, ma anche in tante altre parti. Bisogna seguire tutto un processo in cui far recuperare a questi ragazzini la propria umanità, la propria dignità. E’ il processo che, in chiave biblica, chiamiamo della "riconciliazione", che poi diventa riconciliazione di intere comunità. Siamo solo agli inizi, però si sono visti anche frutti molto belli. Sono processi in cui siamo tutti coinvolti e la Chiesa stessa sta imparando.
D. – La Chiesa, i missionari, spesso sono in prima linea, ma c’è anche un problema – lei sottolinea – teologico: come parlare di Dio in questi contesti?
R. – La domanda fondamentale è: “Come dire la parola ‘Dio’ davanti a tali brutalità umane?”. Qui la domanda: “Dio, dove sei? Perché non intervieni?”, diventa profondamente teologica.
D. – Anche se non nuova, perché anche ai tempi dei lager, del nazismo ...
R. – Esatto. Queste situazioni, è chiaro, sono scelte nostre. Il problema, allora, è: “Ma Dio, come mai non si fa vivo?”. A me viene spontaneo riferirmi a quella grande donna che era Etty Hillesum, ebrea, cremata nei campi di concentramento, quando nella preghiera della domenica mattina diceva: “Adesso capisco che non posso puntare il dito su di te: sei tu che lo punti su di me; e capisco che non sei tu a dover consolare me, ma sono io a dover consolare te”.
Migliaia di fedeli per la traslazione del corpo di Padre Pio
◊ Migliaia di fedeli hanno assistito ieri, a San Giovanni Rotondo, alla cerimonia della traslazione delle spoglie di Padre Pio. L’urna con le reliquie, sostenuta da 12 frati, ha lasciato il Santuario di Santa Maria delle Grazie ed è stata portata in processione sino alla chiesa dedicata al Santo di Pietrelcina. La cerimonia si è tenuta nel giorno del V anniversario dell’elezione di Benedetto XVI ed è coincisa anche con l’inizio del 126.mo Capitolo provinciale dei frati cappuccini. Dalla nuova dimora terrena del suo corpo – ha detto l’arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, mons. Michele Castoro – San Pio ci ricorderà “la bellezza della vita divina verso la quale tutti dobbiamo camminare con fede, con speranza e, soprattutto, con carità”. La nuova cripta è decorata da mosaici, realizzati dal gesuita Marko Ivan Rupnik e incentrati sulle vite di San Francesco d’Assisi e di San Pio. Sul significato della traslazione delle spoglie del Santo di Pietrelcina, Debora Donnini ha intervistato frate Antonio Belpiede, vicario e portavoce della Provincia dei frati cappuccini di Padre Pio:
R. – La traslazione è un rito che si incastona nella bellezza e nella profondità della liturgia cristiana. Tutti i simboli, dall’ambone all’altare, i luoghi della liturgia, hanno un senso profondo. Padre Pio viene elevato e posto dietro l’altare della chiesa inferiore, nel pilastro che sostiene tutta la basilica a lui dedicata, con un forte simbolismo: lui, inserito in Cristo, che è la roccia su cui poggia tutta la Chiesa.
D. – Perché portarlo dal vecchio santuario al nuovo?
R. – Il motivo è legato alla tradizione cristiana. E’ successo così per San Francesco, per Sant’Antonio, per Santa Chiara, per San Giovanni Bosco, per centinaia di Santi. Padre Pio, dalla morte e fino ad oggi, era sepolto nella chiesa dedicata alla Madonna, come San Francesco era sepolto nella chiesa di San Giorgio ad Assisi. Se il santo viene proclamato tale dalla Chiesa, riceve una nuova chiesa a lui dedicata e viene poi trasferito nella nuova chiesa.
D. – Ci sono anche ragioni pratiche?
R. – Certo, oltre alla ragione teologica, ci sono anche ragioni di buon senso pastorale, perché la nuova chiesa inferiore non ha barriere architettoniche, quindi possono accedervi i fedeli più deboli, i disabili, quelli che hanno problemi di salute. E’ molto più ampia, con sistemi di sicurezza. Tra l’altro, per tutti, anche per i fedeli sani e forti, ci sarà la possibilità di sostare molto più a lungo, che non i pochi istanti che a volte si riusciva a stare nella vecchia cripta, a ragione dell’esiguità, della scarsa ampiezza dello spazio, a fronte delle file chilometriche di fedeli che chiedevano di entrare.
D. – Qual è oggi il messaggio che Padre Pio ancora ci ricorda?
R. – Credo che la glorificazione di Padre Pio nel cuore dei fedeli debba passare dalla devozione all’imitazione. Siamo nell’Anno sacerdotale, Benedetto XVI ha additato Padre Pio, come il Curato d’Ars, come “un esempio per i sacerdoti”, ma anche per tutti i cristiani. Padre Pio ci insegna ad amare Dio, ad amare il prossimo, specie i sofferenti. Imitiamolo.
La preoccupazione del vescovo di Reykjavik per l’eruzione del vulcano
◊ “Se l’eruzione vulcanica continua, gli effetti sull’Islanda saranno disastrosi”: così mons. Pierre Bürcher, vescovo di Reykjavik, commenta la drammatica situazione che sta vivendo il Paese a causa dell’attività del vulcano Eyjafjallajokull. Situato nel sud dell’Islanda, il vulcano si è risvegliato la settimana scorsa, eruttando una vasta nube di cenere che sta provocando numerosi disagi nei cieli di tutta Europa, soprattutto a causa della chiusura degli aeroporti. “Le importazioni sono bloccate – sottolinea mons. Bürcher – e questo crea difficoltà a settori vitali come gli ospedali. E cosa ne sarà della flora e della fauna che verrà colpita dalle particelle tossiche sprigionate dalla nube di cenere?”. Attualmente, a Reykjavik la situazione è ancora vivibile, poiché – sottolinea il presule – “il vento soffia in direzione contraria rispetto alla nube”, ma gli islandesi sono preoccupati “per il futuro: un altro vulcano, il Katla, vicino a Eyjafjallajokull, ma più grande e più pericoloso, si è spesso risvegliato in passato. Cosa accadrà?”. Mons. Bürcher guarda, poi, alla crisi provocata dall’eruzione vulcanica nel settore turistico, “una delle risorse vitali dell’Islanda. Ma i turisti verranno sull’isola quest’estate?” Quindi, il vescovo di Reykjavik sottolinea: “Ho molto apprezzato il commento che una giovane europea ha fatto in televisione, ovvero che questa nube islandese ci fa comprendere meglio cosa significhi oggi la globalizzazione. Nessun avvenimento, pur se piccolo e lontano, può lasciare indifferente il resto del mondo”. Quindi, mons. Bürcher conclude con una nota di speranza: “Malgrado tutto, il Signore veglia su di noi. Domenica prossima, impartirò il sacramento della Cresima a 26 giovani, nella cattedrale di Reykjavik. Ciò non rappresenta forse una luminosa sorgente di speranza?”. Infine, qualche dato: situata nel Mare del Nord, a metà strada tra la Groenlandia e la Scozia, l’Islanda conta circa 10mila cattolici. (I.P.)
Assaltata la nunziatura apostolica in Angola
◊ La sede della nunziatura apostolica a Luanda, in Angola, è stata attaccata ieri sera da uomini armati. Poco prima di cena – hanno reso noto fonti della nunziatura alla nostra emittente e all’agenzia Fides – tre persone si sono presentate in nunziatura affermando di dover consegnare un documento riservato. Subito dopo essere entrati, hanno minacciato i presenti con una mitraglietta e una pistola. I rapinatori hanno chiesto denaro e oggetti preziosi. E' stato fatto notare loro che nella nunziatura non sono custodite ricchezze. Dopo aver preso alcuni oggetti e una modesta somma di denaro si sono allontanati. Fortunatamente, oltre allo spavento, non si registrano vittime. I vescovi angolani hanno immediatamente espresso la loro solidarietà a quanti svolgono la loro missione nella nunziatura. La polizia sta attualmente indagando sull’episodio. Le autorità governative hanno inoltre annunciato che saranno intensificati gli sforzi per assicurare i responsabili alla giustizia. Il Paese africano, uscito nel 2002 da una ventennale guerra civile, continua ad essere duramente colpito dal dramma della povertà. L’ampia diffusione di armi tra i civili alimenta, in particolare, il banditismo. Le autorità locali hanno lanciato una campagna per convincere la popolazione a consegnare le armi detenute illegalmente. (A.L.)
Mons. Warduni: le chiese in Iraq sono sotto il mirino di Al Qaeda
◊ Il premier iracheno Nuri al-Maliki, nel dare la notizia che unità speciali di truppe americane e irachene hanno eliminato, ieri, nel corso di un blitz i due capi di Al Qaeda in Iraq, ha anche affermato che i terroristi stavano pianificando una serie di attentati alle chiese di Baghdad. A confermare indirettamente questa notizia al'agenzia Sir è il vicario patriarcale di Baghdad, il caldeo Shlemon Warduni. “Di questa uccisione non so nulla – dice da Ankawa dove si sta svolgendo un convegno per l’Anno sacerdotale – ma posso dire che nelle settimane scorse fonti della sicurezza ci avevano detto di fare molta attenzione poiché c’era il rischio forte di attacchi alle chiese. Per questo motivo, domenica scorsa, tutte le chiese della capitale erano circondate da militari e polizia. Eravamo a conoscenza dei rischi legati alla possibilità concreta di attentati ai nostri luoghi di culto”. Circa la decisione da parte della Commissione elettorale indipendente irachena di consentire il riconteggio dei voti dei distretti di Baghdad, in accoglimento della richiesta del premier Nuri al Maliki, mons. Warduni non ha dubbi: “al di là dei riconteggi ciò che è urgente adesso è formare un nuovo Governo. E’ passato quasi un mese e mezzo dalle elezioni e non abbiamo ancora una leadership. All’Iraq serve un governo che sappia garantire pace, stabilità, riconciliazione e sicurezza. Dal voto deve uscire vincitore tutto l’Iraq ed il suo bene”. In questi giorni oltre 150 tra sacerdoti, religiosi, frati e monaci sono riuniti ad Ankawa per un convegno sull’Anno sacerdotale. Tra i temi in agenda la lettera del Papa ai sacerdoti, il rapporto tra famiglia e scoperta della vocazione, l’identità e l’appartenenza cristiana. (R.P.)
Ban Ki-moon: meno armi e più aiuti allo sviluppo
◊ “Il mondo è eccessivamente militarizzato mentre lo sviluppo è sotto-finanziato: queste priorità dovrebbero essere invertite”. A sottolinearlo ieri è stato Ban Ki-moon, Segretario generale dell’Onu, durante un lungo dibattito sulla questione del disarmo globale di fronte all’Assemblea generale delle Nazioni unite. “Accelerando il disarmo possiamo liberare le risorse di cui abbiamo bisogno per combattere i cambiamenti climatici, l’insicurezza alimentare e raggiungere gli Obiettivi di sviluppo del Millennio” ha detto Ban Ki-moon ai rappresentanti dei governi, ricordando che annualmente si spende un trilione di dollari (un miliardo di miliardi) per gli armamenti. Intervenendo al dibattito sul disarmo e la sicurezza mondiale – di cui riferisce l’agenzia Misna - il Segretario generale ha raccomandato di ridurre sia le cosiddette armi di distruzione di massa che quelle di piccolo calibro che, ha evidenziato, “nelle mani sbagliate, distruggono vite, impediscono gli sforzi per la pace, ostacolano l’aiuto internazionale, facilitano i traffici illeciti e impediscono investimenti e sviluppo”. Ai Paesi produttori di armi il presidente dell’Assemblea Ali Treki ha chiesto una seria valutazione della fabbricazione, dell’utilizzo e del commercio di armi, da quelle nucleari a quelle più leggere. (R.G.)
Unicef: progressi nella lotta alla malaria ma la sfida resta da vincere
◊ In vista della scadenza di un programma decennale di lotta alla malaria, uno studio del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef) fa il punto sulla situazione sottolineando che la sfida non è ancora conclusa, soprattutto in Africa dove si registra il 90% dei casi. “Grazie a una forte cooperazione internazionale – ha dichiarato la direttrice esecutiva dell’Unicef, Ann Veneman – è stato possibile compiere importanti progressi, ma tanto resta ancora da fare soprattutto in favore di bambini e donne incinte che continuano a morire in Africa a causa di una malattia prevenibile e curabile”. Lo studio – di cui riferisce l’agenzia Misna – rende merito anche alle politiche adottate da diversi Paesi africani, che hanno destinato maggiori fondi alla spesa sanitaria, sottolineando però la persistente carenza di mezzi per un’azione ancor più incisiva. Secondo l’ultimo rapporto sulla malaria dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) una decina di Paesi africani (Botswana, Capo Verde, Eritrea, Namibia, Rwanda, São Tomé e Príncipe, Sudafrica, Swaziland, Tanzania e Zambia) hanno diminuito di circa la metà il numero di persone infettate e i decessi legati alla malattia. (R.G.)
Terremoto in Cina: domani giornata di lutto nazionale. Difficoltà nei soccorsi per la neve
◊ Continuano, nonostante le difficoltà climatiche, le operazioni di ricerca di eventuali sopravvissuti e quelle di assistenza alla popolazione colpita dal terremoto che la settimana scorsa ha scosso la provincia tibetana di Qinghai, in una zona montuosa della Cina occidentale. Oltre ai problemi linguistici incontrati dai soccorritori nell’interagire con la popolazione locale, che in maggioranza parla solo il tibetano, sono soprattutto le condizioni climatiche a preoccupare le autorità cinesi. I meteorologi infatti – riporta l’agenzia Sir - hanno previsto un ulteriore abbassamento delle temperature, nevicate e forti piogge nei prossimi giorni, condizioni che renderanno più difficile il lavoro dei soccorritori e le condizioni di sopravvivenza delle decine di migliaia di senza tetto. Intanto, mentre il bilancio ufficiale diffuso stamani riferisce di 2046 vittime accertate, 193 dispersi e 12.135 feriti dal sisma, il governo cinese ha decretato per domani una giornata di lutto su tutto il territorio nazionale. (R.G.)
Bolivia: si apre oggi la Conferenza dei Popoli sui cambiamenti climatici
◊ Oggi inizia in Bolivia la Conferenza Mondiale dei Popoli sui cambiamenti climatici e dei diritti della Madre Terra. Già sabato scorso il numero degli iscritti aveva superato le 18 mila unità e si calcola che si possa arrivare a 20 mila presenze. Questo ha fatto sì che l'atto inaugurale sia stato spostato allo stadio del municipio de Tiquipaya. All'apertura della Conferenza dei Popoli saranno presenti il Segretario Generale dell'ONU, leader di organizzazioni internazionali come il Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia (Unicef), l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (Fao), la Comunità Andina. Le discussioni di tutti i gruppi di lavoro costituiranno la base del documento finale della conferenza, che sarà portato alla 16° Conferenza sui Cambiamenti Climatici, che si terrà a Cancun, in Messico, dal 29 novembre al 10 dicembre di quest'anno. Mons. Tito Solari, arcivescovo di Cochabamba, ha scritto una breve nota sull’evento, che raduna oltre 18 mila iscritti provenienti da 32 paesi dell’Africa, 33 nazioni dell'Europa, 21 paesi dell'Asia, 18 paesi dell'America Centrale, 12 del Sud America, 10 paesi dell'Oceania e 3 paesi del Nord America. In questa nota inviata all’agenzia Fides l’arcivescovo ricorda che Cochabamba ha il privilegio di partecipare ad un dibattito in materia di ambiente, clima, terra, acqua, vale a dire, sulla natura; e che la Chiesa, nel Concilio Vaticano II, più di 40 anni fa ormai, affermava che Dio ha destinato la terra per l’uso degli uomini e dei popoli. Anche 20 anni fa Giovanni Paolo II ci ha rimproverato dicendo che la pace (e la vita umana) è minacciata dalla mancanza di rispetto della natura. Papa Benedetto XVI ha insistito dicendo che “Il creato è l’inizio e il fondamento di tutte le opere di Dio. Quindi bisogna rinforzare l’alleanza fra l’essere umano e l’ambiente, che deve riflettere l’amore creatore di Dio.” “La Chiesa ha una responsabilità per la creazione e sente il dovere di esercitarla anche in ambito pubblico, per difendere la terra, l'acqua e l'aria, doni di Dio, Creati per tutti e soprattutto per proteggere l'uomo dal pericolo di distruggere se stesso” afferma mons. Solari. (R.P.)
Il cardinale Ortega: necessari urgenti cambiamenti a Cuba per superare la difficile situazione
◊ "Il nostro Paese si trova in una situazione molto difficile, certamente la più difficile che abbiamo vissuto nel XXI secolo". Così l'arcivescovo dell'Avana, il cardinale Jaime Ortega, in una lunga intervista rilasciata alla rivista dell'arcidiocesi "Palabra Nueva". Le riflessioni del porporato riflettono le sue preoccupazioni e quelle della Chiesa cattolica a Cuba, sul come preservare e rinforzare il bene comune, questione presente "sulla stampa cubana dove si leggono - ha detto - diverse opinioni sulle possibili soluzioni alle difficoltà economiche e sociali del momento". Rifiutando l'idea, in passato molto diffusa, di un'alleanza con lo Stato per lavorare insieme per il bene comune, il cardinale Jaime Ortega spiega - nella cornice della libertà che garantisce la Costituzione e in particolare della libertà religiosa, e nel rispetto della sua identità e della sua missione - che "la Chiesa nella ricerca del bene comune può coincidere con istituzioni officiali e private, con organismi di aiuto internazionali ma né verticalmente né orizzontalmente l'azione della Chiesa può sostenere qualsiasi altra alleanza. La sua ricerca del bene comune - ha spiegato - sorge dal diritto che il corpo ecclesiale ha di far presente l'amore di Gesù Cristo nel mondo di oggi e secondo la sua specifica missione". In risposta alla domanda sul come la Chiesa può aiutare a raggiungere il bene comune, l'arcivescovo dell'Avana risponde: "Molti parlano del socialismo e dei suoi limiti. Alcuni propongono un socialismo riformato. Altri fanno riferimento ai cambiamenti concreti che occorre fare per lasciarsi alle spalle il vecchio Stato burocratico di tipo stalinista, altri invece parlano dell'indifferenza dei lavoratori oppure della bassa produttività. Ad ogni modo esiste un comune denominatore fondamentale fra tutte le opinioni: a Cuba occorre fare presto dei cambiamenti per trovare un rimedio alla situazione. Penso che questa opinione corrisponda a un consenso nazionale e rimandare di quest'azione, produce nel popolo impazienza e malessere". D'altra parte, parlando del difficile rapporto con gli Stati Uniti il cardinale definisce come "speranzose" le aperture sia del Presidente statunitense Obama che di quelle del Presidente Raùl Castro e sottolinea le aspettative che si sono create. Per il porporato il presidente Obama "ha ripetuto il vecchio schema dei governi precedenti: se Cuba realizza cambiamenti nell'ambito dei diritti umani allora gli Stati Uniti cancelleranno l'embargo e apriranno spazi per dialoghi ulteriori". Il cardinale si dichiara convinto che in questo rapporto, la prima cosa da fare è che "anzitutto ci si deve incontrare, parlare, e sugli sviluppi del dialogo, si fanno i passi che possono migliorare le situazioni difficili o superare i punti critici. Questo è il modo civile di affrontare qualsiasi conflitto". Infine, con riferimento agli ultimi fatti accaduti nell'isola riguardo la morte di un cittadino che protestava con uno sciopero della fame in favore della libertà, il cardinale Ortega, come hann0 scritto i vescovi, si dichiara addolorato ma anche dispiaciuto per le polemiche successive verbalmente molto violente. "Così come abbiamo chiesto a Orlando Zapata che sospendessi lo sciopero", rileva il porporato, "oggi chiediamo lo stesso a Guillermo Fariñas", un altro scioperante, e poi ha ribadito: "Le autorità che hanno nelle loro mani la vita e la salute dei prigionieri devono prendere le misure adeguate affinché questo tipo di situazione non si ripeta". Con riferimento al clima di protesta e inquietudine sociale che vive il Paese, in alcuni settori come le "Damas de blanco", il cardinale ha sostenuto che "non è questo il momento di infuocare le passioni" e rifiuta gli atti penosi contro queste mamme e spose di prigionieri. Riguardo "ai politici - conclude il cardinale dell'Avana - storicamente la Chiesa ha fatto tutto ciò che era possibile perché siano liberati e non solo quelli malati, ma tutti. Lo ha fatto sempre con ogni persona colpita in questo senso e con i loro familiari. Lo ha fatto - ha sottolineato - nel caso dei cinque cubani incarcerati negli Usa", accusati di spionaggio. "Senza analizzare le cause e le ragioni del perché una persona si trova in situazione deplorevole", per il cardinale Ortega "la missione della Chiesa è sempre di comprensione e misericordia; cerca di agire discretamente ma con efficacia perché siano superate queste situazioni che colpiscono persone e parenti, però purtroppo non sempre si possono raggiungere i risultati sperati". (A cura di Luis Badilla)
La Nuova Zelanda per la prima volta in marcia per la vita, contro la Ru 486
◊ Si è tenuta nei giorni scorsi nella città di Christchurch, in Nuova Zelanda, la prima “Marcia per la vita”, di cui riferisce l’agenzia Fides. All’iniziativa hanno aderito fedeli cristiani e militanti dei movimenti pro-vita, molti giovani, e cittadini in rappresentanza della società civile. I partecipanti hanno deplorato l’aborto e l’eutanasia, esprimendosi in difesa della vita, soprattutto quella nascente, più debole e meno tutelata giuridicamente. Occasione per dare il via alla manifestazione è stata la volontà espressa dalla “Family Planning Association” di utilizzare la pillola abortiva Ru 486 nella Hamilton Clinic, uno degli Istituti sanitari gestiti dall’associazione. La “Family Planning Association” ha inoltrato formale richiesta in tal senso al “New Zealand Abortion Supervisory Committee”, comitato governativo che valuterà la domanda. “L’approvazione di questa pratica – secondo l’organizzazione “Prolife New Zealand” - aprirebbe le porte ad una ulteriore distruzione della vita umana” in Nuova Zelanda, dove già si registrano 18 mila aborti l’anno”, “E’ un dovere intervenire in difesa dei bambini, prima o dopo la loro nascita”, sottolinea ancora l’organizzazione, promotrice della Marcia per la vita. “Se diamo un valore minore alla vita dei bambini non ancora nati, questo atteggiamento influenzerà negativamente il valore che si dà, nel complesso, alla vita umana. E’ una china molto pericolosa”, afferma “Prolife New Zealand”, che propone di offrire alle donne in gravidanza “alternative concrete”, all’aborto. (R.G.)
La Chiesa nelle Filippine invita i candidati a comportamenti elettorali leali
◊ Nelle Filippine, quattro candidati di Mindanao sono stati accusati di aver affisso i loro manifesti elettorali fuori dagli spazi consentiti, violando le regole stabilite dalla Commissione per le elezioni (Comelec). L’accusa muove da un’inchiesta del giornalista Jigger Jerusalem sul “Mindanao Gold Star Daily”, che ha documentato gli abusi. Per questo il giornalista ha subìto non poche minacce, mentre l’arcivescovo di Cagayan de Oro, Antonio Ledesma, gli ha espresso solidarietà, incoraggiandolo a continuare il suo lavoro in nome della libertà d’informazione e di espressione. “I candidati alle elezioni – ha infatti sottolineato il presule – dovrebbero essere d’esempio verso chi li considera futuri leader”, e dovrebbero inoltre ricordarsi che lo scorso 21 marzo hanno sottoscritto pubblicamente una promessa di lealtà”. Oltre a dover rispettare le regole elettorali, i candidati hanno giurato di “fare delle prossime elezioni il punto d’inizio di un nuovo progresso della politica per renderla capace di risolvere i problemi e di andare incontro alle attese e alle speranze del popolo filippino”. Mons. Elmer Abachin - segretario esecutivo dell’Ufficio per le Comunità ecclesiali di base presso la Conferenza episcopale delle Filippine - ha suggerito ai quattro candidati di modificare subito il loro atteggiamento e “di impegnarsi maggiormente a rispettare le regole stabilite dal Comelec per la campagna elettorale”. La Chiesa locale di Cagayan de Oro deve quotidianamente affrontare la sfida dell’evangelizzazione tra persone afflitte da povertà e ignoranza. “Per molto tempo – ha ricordato mons. Abachin – è valso l’uso di dare il proprio voto al candidato più populista, a quello che faceva grandi promesse difficili da mantenere, a quello che lanciava parole d’ordine allettanti ma di scarso contenuto. Invece, per questa campagna elettorale, la Chiesa si è impegnata a sostenere i candidati che danno prova d’integrità morale, che hanno una condotta provata e pubblica irreprensibile, che propongono programmi concreti e realizzabili. Molti sacerdoti si sono impegnati a spiegare ai loro fedeli, specialmente a quelli che vivono nelle aree rurali, che il voto è un dovere-diritto che conferisce dignità al cittadino”. (C.F.)
Mauritius: appello della Chiesa ad un voto responsabile per le prossime elezioni
◊ Votare in modo responsabile per evitare che le elezioni siano una parodia della democrazia: è questo, in sintesi, l’appello lanciato da mons. Maurice Piat, vescovo di Port-Louis, in Mauritius, in vista delle consultazioni legislative del prossimo 5 maggio. In una nota diffusa in questi giorni, il presule scrive: “Mi rivolgo non solo ai fedeli cattolici, ma anche a voi, cari fratelli e sorelle di Mauritius. Come elettori ed elettrici, si può fare in modo che queste votazioni siano un momento significativo, che segnino un miglioramento della qualità della nostra vita democratica”. Mons. Piat ribadisce, quindi, che “queste elezioni possono e devono essere un esercizio di democrazia” e chiede ai cittadini “di votare in piena libertà di coscienza e dopo aver riflettuto”, per il bene dell’intera nazione. “Se dimentichiamo di esercitare come si deve questa responsabilità - dice il presule – queste elezioni rischiano di diventare la parodia della democrazia, un mercato in cui le coscienze si vendono e si comprano”. “Se approfittiamo delle elezioni per cercare il nostro interesse personale – continua mons. Piat – avremo dei deputati “venditori di favori”. Per questo, il presule invita a guardare al di là dell’ottica individualistica: “Non bisogna credere che solo gli indù possono tutelare gli interessi degli indù, o solo i musulmani quelli dei musulmani o solo i creoli quelli dei creoli. Se votiamo in questo modo, avremo in Parlamento deputati corrotti, preoccupati soltanto degli interessi di parte”. Il vescovo di Port-Louis si appella poi alla popolazione affinché si approfitti di questa campagna elettorale per esigere dai candidati una chiara presa di posizione sulle questioni sociali che riguardano il Paese: “I candidati pensino al bene comune della società, ad un’economia che responsabilizzi i cittadini”. E conclude: “Si sostenga una vera lotta alla povertà, un sistema educativo adatto ai bisogni reali di tutta la popolazione e non solo ad alcuni, e si guardi ad una gestione più attenta dell’ambiente e delle fonti di energia”. (I.P.)
Sierra Leone: nuova ricerca sulle condizioni di vita dei disabili del Paese
◊ “Le persone con disabilità devono essere tutelate nei programmi di sviluppo della Sierra Leone e nei progetti relativi alla riduzione della povertà”, è quanto si legge in una nuova ricerca, della Ong inglese Leonard Cheshire Disability (Lcd), sulle condizioni di vita dei disabili del Paese. Se negli anni della guerra civile, che ha colpito la Sierra Leone tra il 1991 e il 2002, grande attenzione era stata prestata alle persone rimaste disabili, adesso non ci sono dati aggiornati riguardo ad eventuali cambiamenti. La Sierra Leone - riferisce l'agenzia Fides - è uno dei Paesi più poveri del mondo e, otto anni dopo la guerra, le condizioni di vita rimangono molto difficili per molti. Le persone disabili hanno un accesso limitato all’istruzione, alle cure sanitarie e al lavoro rispetto a quelle non disabili. Il 16,4% dei disabili non ha accesso alla sanità, oltre il doppio rispetto ai non disabili che sono il 7.1%. Solo circa l’ 1.5% delle persone colpite da disabilità gravi ricevono assistenza sociale e benefits, rispetto al 12,4% di quelle sane e il 14,3% di quelle che hanno disabilità minime. Dalla ricerca emerge anche che i disabili sono più facilmente soggetti a violenze ed abusi psicologici. Le persone colpite dalla polio che vivono nella capitale Freetown non vogliono trattamenti speciali, chiedono semplicemente gli stessi servizi di base e i diritti di qualsiasi altro cittadino. “Siamo esseri umani” ha dichiarato il segretario generale dell’House of Jesus, una associazione per le persone disabili del centro di Freetown. “E siamo parte di questo Paese nel quale abbiamo anche noi un ruolo da giocare, nonostante le nostre deformità”. Lo studio del Lcd è stato fatto nelle zone urbane e limitrofe nei mesi di giugno e luglio 2009, e i risultati non possono rappresentare l’intero Paese. L’organizzazione ha in programma di allargare la ricerca alle zone rurali del paese. Nel mese di luglio 2009, il governo della Sierra Leone ha sottoscritto la Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle persone disabili e sta attualmente lavorando su una legge nazionale che la garantisca. (R.P.)
Sudan: nel Darfur gli scontri bloccano gli aiuti alimentari Onu nella zona montuosa
◊ Sarebbero circa 100.000 le persone prive da settimane degli aiuti alimentari delle Nazioni Unite nella zona del massiccio montuoso di origine vulcanica del Jabel Marra, nella regione occidentale sudanese del Darfur. Lo riferiscono le stesse Nazioni Unite in una nota nella quale viene evidenziata la preoccupazione per la sorte di circa 100.000 persone che abitano l’area orientale del Jabel Marra, teatro nelle ultime settimane di tensioni e scaramucce tra alcuni reparti dell’esercito sudanese e formazioni ribelli. “Le nostre operazioni sono sospese già da alcune settimane, ma stiamo cercando di raggiungere le popolazioni nelle alture per verificare la situazione umanitaria” ha detto il coordinatore degli aiuti umanitari Onu in Sudan, precisando che le recenti tensioni nel Jabel Marra hanno impedito la consegna di cibo, acqua e altri beni di prima necessità. A preoccupare l’Onu - riferisce l'agenzia Misna - è soprattutto l’avvicinarsi della fine della stagione secca, che coincide con il periodo dell’anno in cui la scarsità d’acqua nella zona raggiunge i livelli più alti, minacciando direttamente la sopravvivenza delle popolazioni e del bestiame, spesso unica fonte di sostentamento. Teatro di un conflitto interno dal febbraio 2003, che ha provocato una grave crisi umanitaria, il Darfur è tendenzialmente pacificato già da alcuni mesi, come hanno dimostrato anche i buoni tassi d’affluenza alle ultime elezioni. In attesa della ripresa dei colloqui di pace tra governo e formazioni ribelli dopo la pausa legata al voto, restano isolate sacche di conflittualità tra le parti in aree circoscritte della regione. (R.P.)
Togo: le iniziative della Chiesa per il 50.mo dell'indipendenza del Paese
◊ La Chiesa in Togo promuove da oggi al 25 aprile un tempo di preghiera e condivisione in occasione del 50.mo anniversario dell’indipendenza del Paese dalla Francia, che sarà celebrato il prossimo 27 aprile. In una lettera diffusa per la circostanza i vescovi togolesi invitano i concittadini a intensificare la preghiera in questa ricorrenza “di grazia e di ringraziamento” e a ricordare quanti hanno preso parte al movimento indipendentista. Le iniziative ecclesiali per il cinquantenario iniziano con un triduo nelle parrocchie di speciale preghiera per la pace e con l’offerta di Messe, venerdì 23 aprile, per coloro che hanno versato il loro sangue al servizio della Patria, dalle lotte per l’indipendenza ad oggi. Le liturgie eucaristiche di sabato 24 aprile confermeranno la consacrazione del Togo al Cuore Immacolato di Maria; a tal fine verrà recitata al termine delle Messe la speciale preghiera composta dal vescovo Jean-Marie Cessou, (1884-1945), vicario apostolico di Lomé. Ogni parrocchia concluderà la settimana di preghiera con una solenne liturgia eucaristica di ringraziamento al Signore per aver accompagnato i togolesi lungo il cammino nei primi cinquant’anni di indipendenza. (M.V.)
Sri Lanka: mons. Ranjith chiede allo Stato di non sviluppare solo l’economia
◊ Una folla di oltre 2500 fedeli, pazienti e personale medico ha partecipato domenica scorsa alla messa per l’inaugurazione della cappella della Divina misericordia, presso il famoso Ospedale per le malattie pneumotoraciche di Welisara-Ragama, diocesi di Colombo. Mons. Malcolm Ranjith, arcivescovo della capitale, ha celebrato la messa, insieme al vicario generale padre Marcus Ferdinando, a padre Sam Quintus della parrocchia dei Santi Pietro e Paolo e al direttore di Liturgia e cultura per la diocesi di Colombo padre Cicil Joy Perera. Mons. Ranjith - riferisce l'agenzia AsiaNews - nell’omelia ha insistito che nell’odierna società occorre fare attenzione alla vita interiore e alla religione e non soltanto alle soddisfazioni materiali. Ha invitato tutti a collaborare “per costruire una Paese migliore. Abbiamo bisogno non soltanto di uno sviluppo economico del Paese ma anche di uno Stato che sia uno Stato giusto”. Padre Anura Sri Kamal, cappellano per gli ospedali della diocesi meridionale di Colombo, ha spiegato che la cappella, iniziata il 1° ottobre 2009, è stata realizzata in pochi mesi grazie a donazioni di circa 30milioni di rupie (circa 263mila euro). Altri donatori hanno consentito di comprare banchi, sedie e altri arredi della cappella. (R.P.)
Laici e sacerdoti uniti in un’opera di evangelizzazione nella diocesi di Ban Me Thuot in Vietnam
◊ Procede l’opera di evangelizzazione nelle aree più remote della diocesi di Ban Me Thuot in Vietnam, grazie al lavoro congiunto di sacerdoti e laici. La diocesi sta preparando oltre 50 catechisti; la formazione prevede due anni di lezioni su pastorale cristiana, catechismo della Chiesa ed etica. I catechisti saranno poi pronti a essere guide spirituali di migliaia di bambini e giovani dell’etnia dei montagnard nella regione degli Altipiani, dove sono già operativi circa 3400 laici e 150 sacerdoti. Sono intorno ai 2 milioni e mezzo le persone che, suddivise in 40 gruppi etnici, popolano la diocesi vietnamita; di questi il 10% è cattolico. “Nel 2009 – riporta l’agenzia Asianews - hanno ricevuto il battesimo oltre 22 mila persone, tra neonati, bambini e adulti e sono stati accompagnate al matrimonio 3.960 giovani coppie”. (C.F.)
Simposio a Taiwan su Matteo Ricci: 90 studiosi da tutto il mondo, anche dalla Cina
◊ Almeno 90 studiosi da tutto il mondo sono radunati da ieri nell’università Fu Ren (Xinzhuang, Taipei) per uno dei più enciclopedici convegni sulla figura del missionario gesuita Matteo Ricci, a 400 anni dalla sua morte, avvenuta a Pechino l’11 maggio 1610. Fra gli esperti - riporta l'agenzia AsiaNews - vi sono personalità dell’occidente – fra cui due missionari del Pime, padre Angelo Lazzarotto e padre Gianni Criveller – , ma soprattutto alcune personalità universitarie della Cina popolare. L’ambasciatore di Taiwan presso la Santa Sede, Larry Wang Yu-yuan, fra i primi a parlare alla cerimonia di apertura, ha sottolineato questo valore di rapporto culturale e religioso fra i due lati dello Stretto. Il simposio dura 4 giorni e approfondisce in modo analitico vari aspetti storici dell’ambiente della Cina ai tempi di Matteo Ricci e dei suoi successori gesuiti (dinastia Ming e Qing), dei metodi missionari del tempo, con conversazioni sulla situazione della Chiesa nella Cina contemporanea. Al simposio è giunto pure un messaggio del cardinale Angelo Sodano, decano del collegio cardinalizio. In esso il porporato sottolinea che la memoria di Matteo Ricci è viva “fra coloro che hanno visto in lui il genio di una grande personalità, che ha saputo conoscere e valorizzare le grandi tradizioni culturali e spirituali del popolo cinese”. Il cardinale Sodano sottolinea pure che Matteo Ricci è stato “prima di tutto un messaggero del Vangelo di Cristo”. Ieri nell’università Fu Ren è stata anche scoperta una statua di bronzo dedicata al missionario. (R.P.)
Francia: al via la prima campagna nazionale di comunicazione sulle vocazioni
◊ Rivalorizzare lo status e la funzione del sacerdote nella società contemporanea, adottando un linguaggio moderno ed attuale: è questo l’obiettivo della prima campagna nazionale di comunicazione sulle vocazioni che si apre oggi in Francia. A promuovere il progetto, che proseguirà fino al 5 maggio, è il Servizio nazionale per le vocazioni della Conferenza episcopale francese (Cef), diretto da padre Eric Poinsot. “Questa campagna – spiega il religioso – viene lanciata in vista della Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, che ricorrerà domenica prossima 25 aprile. Ma essa si inquadra anche nel contesto dell’Anno Sacerdotale”, indetto da Benedetto XVI per commemorare i 150 anni dalla morte del Santo Curato d’Ars, Patrono dei sacerdoti. “L’iniziativa – continua padre Poinsot – si appella ai fedeli perché ci si dia da fare tutti insieme per la vocazione dei futuri sacerdoti e la formazioni dei seminaristi delle diocesi francesi”. Certo, sottolinea il direttore del Servizio nazionale per le vocazioni della Cef, il momento attuale, dominato dal problema degli abusi sui minori commessi da alcuni religiosi, “è un momento doloroso” per “parlare dei preti in modo sereno”. “La pedofilia ci scandalizza profondamente e non possiamo dimenticare la sofferenza delle vittime – ribadisce padre Poinsot – Tuttavia, noi vogliamo dimostrare che i sacerdoti sono uomini felici, appassionati, che vivono con gioia la loro vocazione. E questa è anche l’occasione di dimostrare che, insieme ai laici, essi devono rinnovarsi sempre più per calare lo spirito della Chiesa nella vita contemporanea”. Quindi, padre Poinsot spiega che la campagna di formazione sarà articolata in tre diversi moduli, ognuno indirizzato ad un target specifico: “Per i giovani dai 16 ai 22 anni, si è pensato ad uno stile umoristico. Oltre 70mila brochure saranno distribuite nei bar, nei ristoranti, nei cinema, nei grandi magazzini…Ogni dépliant rimanderà poi ad un sito Internet e ad un gruppo Facebook, chiamato “E perché non io?”, che vuole richiamare l’attenzione dei giovani nel momento in cui si interrogano sul loro futuro e, perché no, su un’eventuale vocazione”. Per i giovani professionisti, invece, si è pensato ad una campagna di comunicazione incentrata sul “ministero sacerdotale” e sul significato di “servitore in senso evangelico”. “In questo caso – spiega padre Poinsot – il dépliant che abbiamo concepito mostra che essere un sacerdote è un “lavoro” serio, che richiede una formazione solida, esige competenze e capacità specifiche. Si tratta di un “mestiere” appassionante in quanto diversificato: nella vita, ogni prete può essere parroco, cappellano carcerario, cappellano ospedaliero, responsabile di un movimento nazionale, rettore di un santuario…E naturalmente, tutto ciò richiede una vocazione profonda”. Infine, per le persone dai 30 anni in su, la campagna informativa avverrà tramite i giornali, come “La Croix”, “Le Monde” e “Le Figaro”: “Vogliamo – conclude padre Poinsot – lanciare un appello per l’accompagnamento vocazionale e la formazione dei seminaristi”. (I.P.)
Svizzera: la Caritas lancia la “Giornata nazionale della lotta alla povertà”
◊ “Ridurre a metà la povertà”: questo lo slogan scelto dalla Caritas Svizzera per promuovere la Giornata nazionale di lotta all’indigenza, che si terrà in tutto il Paese elvetico sabato prossimo, 24 aprile. L’obiettivo dell’iniziativa è quello di dimezzare la povertà in Svizzera entro il 2020. “In tutti e tredici cantoni del Paese – informa una nota – artisti e personalità varie parleranno di problemi sentiti ancora come un tabù, come l’indigenza materiale o l’assenza di prospettive future”. Tra i vari eventi in programma, l’abbattimento di un muro simbolico, chiamato “Muro della povertà”, che verrà distrutto pietra dopo pietra a Berna. Più di 200 podisti, inoltre, prenderanno parte alle maratone di beneficenza organizzate a Losanna e a Lucerna e i cui proventi andranno a finanziare progetti contro la povertà. Da segnalare che, secondo le stime della Caritas, in Svizzera una persona su dieci è povera, tanto che il Consiglio federale, presentando recentemente il documento “Strategia globale della Svizzera in materia di lotta alla povertà”, ha inserito questo tema tra le priorità dell’agenda politica. Infine, la nota ricorda l’appello della Caritas affinché “tutti i cantoni si impegnino nella lotta all’indigenza” e perché “ogni anno venga redatto un Rapporto sulla povertà”. (I.P.)
Convegno a Roma su Giovanni Paolo II "un Papa venuto dall'Angelicum”
◊ Nel 1948 il giovane Karol Wojtyla discusse la sua tesi di dottorato in Teologia presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino, Angelicum, di Roma. Un evento che ha segnato la formazione intellettuale del futuro Giovanni Paolo II, ricordato nel volume “Karol Wojtyła. Un Papa venuto dall’Angelicum” (Città Nuova Editrice, 2009), contenente anche il testo in lingua latina della tesi dottorale del futuro Papa sul tema “Doctrina de fide apud sanctum Ioannem a Cruce”. Sabato 24 aprile nell'Aula Minor dell'Angelicum di Roma si terrà un convegno, che prende il titolo dal libro, dove verrà proposta la figura poliedrica di Giovanni Paolo II e le principali sfide affrontate dal suo pontificato dal punto di vista teologico, morale e sociopolitico. Interverranno – riferisce l’agenzia Sir - il cardinale Zenon Grocholewski, prefetto Congregazione per l’Educazione cattolica, mons. Sławomir Oder, postulatore della Causa di canonizzazione del servo di Dio Karol Wojtyła, Rocco Pezzimenti, dell'Università Lumsa, Margherita Maria Rossi, della Pontificia Università San Tommaso d’Aquino “Angelicum”, Alberto Lo Presti, dello stesso Ateneo. Modererà fra Alejandro Crosthwaite. (R.G.)
Gmg Madrid 2011: i giovani fanno gli auguri al Papa
◊ 1200 foto inviate in meno di 48 ore per comporre il volto di Benedetto XVI per fargli gli auguri per il suo 83° compleanno. E’ l’iniziativa della pagina di Facebook della Gmg di Madrid che, attraverso lo slogan “Dai la faccia per il Papa”, ha composto, come un puzzle, una grande immagine di Benedetto XVI, sorridente, usando le foto inviate da giovani di tutto il mondo. La foto del Papa, secondo quanto riferisce il sito della Gmg di Madrid 2011 (www.jmj2011madrid.com) ripreso dall'agenzia Sir, è stata pubblicata ieri sullo stesso sito per il suo compleanno. Numerosi i commenti lasciati sulla pagina Gmg di Facebook, che conta ad oggi oltre 36 mila fan. “È come vedere tutta la Chiesa con un solo sguardo”, “mi piace dare la faccia per il Papa”, commentano Robin e Ignacio. Ursa, Warren e Noniek hanno ricevuto una risposta dopo l´invio: una sola parola: “gracias”. Sempre sul sito della Gmg madrilena si ripercorrono le fasi salienti dei primi cinque anni di pontificato di Benedetto XVI, in particolar modo i momenti con i giovani: si va dalla Gmg di Colonia del 2005 all’agorà dei giovani italiani a Loreto nel 2007, per arrivare alla Gmg di Sydney del 2008, passando per i viaggi in Polonia, Spagna, Brasile, Usa, Terra Santa. (R.P.)
Cinema: Fiuggi Family Festival, responsabili tv e famiglie a confronto sulla pubblicità
◊ Responsabili tv e famiglie a confronto. Accadrà domani, al Seminario promosso dal Fiuggi Family Festival, a Roma, presso la Fondazione Enpam, sul tema “La famiglia protagonista della pubblicità dagli anni ’50 ad oggi”. Si tratta di un'occasione di confronto, anticipazioni e proposte, tra i responsabili della produzione televisiva di programmi a target family e i rappresentanti delle associazioni familiari. Un tavolo di lavoro comune, dove stabilire un nuovo patto di co-responsabilità per una programmazione più consapevole. L'appuntamento – di cui riferisce l’agenzia Sir - sarà anche l'occasione per il nuovo direttore artistico del Fiuggi Family Festival 2010, Alessandro Zaccuri, per presentare le linee guida della prossima edizione della kermesse cinematografica per famiglie di cui il produttore Luca Bernabei è il nuovo presidente della Giuria dei film in concorso. Al Seminario interverranno, tra gli altri, Maria Mussi Bollini, capo struttura Rai Tre bambini/ragazzi e coordinamento cartoni, Anna Oliverio Ferraris, docente di psicologia dello sviluppo all'Università La Sapienza di Roma, Gianfranco Noferi, responsabile Rai Gulp e Rai Yoyo, Jaime Ondarza, amministratore delegato di Turner Italia, Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari, Alberto Contri, presidente di Pubblicità Progresso, Andrea Pamparana, vicedirettore Tg5. (R.G.)
Iraq: duro colpo ai vertici di Al Qaeda. Uccisi tre capi della rete terroristica
◊ In Iraq prosegue l’offensiva contro i capi di Al Qaeda. Stamani la tv di Stato ha annunciato l’uccisione di un capo dell'organizzazione terroristica nella città settentrionale di Kirkuk. Solo ieri sera, il primo ministro Nuri al-Maliki aveva mostrato le foto fornitegli dall'intelligence irachena che provavano l’uccisione dei due principali leader di Al Qaeda presenti nel Paese del golfo. Il vice presidente Usa Biden ha parlato di un colpo devastante per i terroristi, ma la Casa Bianca fa sapere che per gli Stati Uniti la priorità resta ancora la cattura o l’uccisione di Osama Bin Laden.
Turchia - riforma costituzione
In Turchia, è iniziato ieri il dibattito sulla riforma della Costituzione, proposta dall'Akp, il Partito di ispirazione islamica del premier Erdogan, contrapposto ai militari, che hanno sempre sostenuto la laicità dello Stato. L’iniziativa sta suscitando la ferma opposizione delle altre parti politiche. Da Ankara, ci riferisce Furio Morroni:
L’Akp sostiene di voler emendare la Costituzione per rafforzare la democrazia turca e facilitare così l’adesione del Paese all’Unione Europea, ma i partiti dell’opposizione temono che l’Akp voglia invece stravolgere i fondamentali valori laici della Turchia moderna. Non appoggeranno, quindi, il pacchetto di emendamenti ed hanno minacciato di ricorrere alla Corte Costituzionale per bloccarlo. Se sarà approvata, la riforma cambierà il modo in cui avvengono le nomine delle massime cariche della magistratura, renderà più difficile imporre la chiusura di un partito politico e consentirà ai tribunali civili di processare i sinora intoccabili militari. Ma il vero pericolo – avvertono gli oppositori – è che la magistratura perderà il suo ruolo di controllo sul governo, perché gli alti magistrati saranno nominati proprio dalla Akp tra i suoi membri.
Iran - nucleare
L'Iran potrebbe essere in grado di sviluppare entro il 2015 missili intercontinentali in grado di colpire gli Stati Uniti. Questo l'allarme lanciato in un rapporto di 12 pagine diffuso dal Dipartimento della Difesa statunitense in cui è analizzata la forza militare iraniana, stando a quanto riferisce il sito web dell'emittente "Fox News". Intanto la Turchia si è detta pronta a svolgere un ruolo di mediatore nella disputa sul programma nucleare iraniano. Ad annunciarlo è stato oggi il Ministro degli esteri di Ankara, Ahmet Davutoglu, in una conferenza stampa congiunta con il suo omologo iraniano Manuchehr Mottaki a Teheran, dove si trova per colloqui.
Afghanistan
Torneranno in Italia oggi i tre operatori di Emergency in Afghanistan arrestati per terrorismo e poi liberati dopo essere stati riconosciuti innocenti. Il ministro degli Esteri italiano Frattini ha smentito che la contropartita per la liberazione sia stata la chiusura dell'ospedale di Emergency a Lashkar Gah, il cui futuro verrà deciso dalla stessa Ong e dalle autorità afghane. Sul terreno intanto non si ferma la violenza: uomini armati hanno ucciso il vice sindaco di Kandahar mentre si stava recando in moschea, ieri sera.
Thailandia
La Thailandia vive una nuova giornata di tensione anche se i sostenitori dell'ex premier thailandese Thaksin Shinawatra, le “camicie rosse”, hanno reso noto che non marceranno verso il quartiere finanziario di Bangkok, presidiato dalle forze di sicurezza, come avevano minacciato di fare la settimana scorsa. Al centro della capitale restano dunque due blocchi contrapposti: i militari a protezione del cuore finanziario della città, le “camicie rosse” tuttora a presidiare la zona commerciale.
Cina - lutto nazionale
Lutto nazionale domani in Cina a una settimana dal sisma che ha provocato oltre 2mila morti nelle aree tibetane della provincia nord occidentale di Qinghai. Intanto non si arrestano le operazioni di soccorso tese alla ricerca di oltre 190 persone che risultano tuttora disperse.
Kirghizistan
La crisi kirghiza, che ha portato al potere l'opposizione e alla fuga il presidente deposto Bakiev, è al centro dell'incontro di stamane a Mosca tra il presidente russo, Dmitri Medvedev, e quello dell'Uzbekistan, Islam Karimov. Entrambi i Paesi sono interessati alla stabilizzazione della situazione e il confinante Uzbekistan teme che possano essere coinvolti nei conflitti etnici anche molti dei suoi cittadini.
Grecia - Fmi
In arrivo ad Atene, in Grecia, il Fondo Monetario Internazionale. I rappresentanti dell’organizzazione potrebbero riunirsi già domani con lo staff dell’Ue per discutere dei programmi di finanziamento per il Paese ellenico. Il governo di Papandreou, nel frattempo, ha annunciato che continuerà a lavorare sulle riforme tese a rendere più forte l’economia locale.
Grecia - terrorismo
La polizia greca ha inferto un duro colpo alla principale organizzazione terroristica ellenica, Lotta Rivoluzionaria (Ea), rinvenendo quello che ritiene essere il suo deposito centrale d'armi ed esplosivi. Dopo l'arresto nei giorni scorsi di sei persone accusate di appartenere al gruppo armato, ieri sera in un appartamento di Atene sono state trovate grandi quantità di esplosivi e armi e munizioni fra cui kalashnikov e missili anticarro come quello che nel 2007 colpì l'ambasciata americana.
Fiat - John Elkann verso la presidenza
Luca Cordero di Montezemolo lascia dopo sette anni la presidenza della Fiat. Al vertice della storica casa automobilistica di Torino è pronto a subentrare John Elkann, nipote di Gianni Agnelli. L'annuncio dovrebbe essere ufficializzato oggi pomeriggio, con una conferenza stampa, alla vigilia della presentazione del piano industriale del gruppo. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 110
E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.