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Sommario del 18/04/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • L'amore di Dio salva, non la tecnologia; non lasciatevi irretire dalle voci che invitano a mettere da parte la fede: così il Papa nella Messa a Floriana
  • Il Papa incontra alcune vittime degli abusi: profonda commozione, vergogna e dolore
  • Grande accoglienza per il Papa a Malta. Benedetto XVI: avete un importante ruolo nella promozione dei valori cristiani in Europa
  • Annunciate a tutti la bellezza della fede: così il Papa alla Grotta di San Paolo
  • Il Papa sull'aereo spiega i motivi della visita a Malta: omaggio a San Paolo, l'amore di Malta per una Chiesa ferita dai peccati, il dramma dei profughi
  • Nel pomeriggio l'incontro del Papa con i giovani maltesi
  • Scambio di messaggi tra il Papa e il presidente Napolitano in occasione del viaggio a Malta
  • Beatificato in Spagna il gesuita Francisco de Hoyos promotore della devozione al Sacro Cuore di Gesù
  • Oggi in Primo Piano

  • Domani la Chiesa in Italia si stringe in preghiera attorno a Benedetto XVI
  • Mons. Ravasi: rilanciare il dialogo con i non credenti
  • I diritti umani all'inizio del Terzo Millennio: Lectio Magistralis della prof.ssa Maria Rita Saulle
  • Chiesa e Società

  • Seminario mondiale delle donne cattoliche sui diritti umani
  • Somalia: per l'Acnur è la peggiore crisi umanitaria del mondo
  • Commissione e Parlamento europei a confronto su economia e lavoro
  • Riunione dei vescovi dell’Africa del Nord a Rabat
  • Polonia: incontro europeo dei delegati di Pastorale universitaria
  • Singapore: al via il corso di formazione per missionari ed evangelizzatori laici
  • Pellegrinaggio dei militari a Torino per l'Ostensione della Sindone
  • Da domani a Roma il quinto corso “Esorcismo e preghiera di liberazione”
  • Università Cattolica di Roma: domani l’Open day per l’orientamento
  • 24 Ore nel Mondo

  • La nube vulcanica avanza: Europa a terra
  • Il Papa e la Santa Sede



    L'amore di Dio salva, non la tecnologia; non lasciatevi irretire dalle voci che invitano a mettere da parte la fede: così il Papa nella Messa a Floriana

    ◊   Malta ha accolto il Papa con una grande e calorosa partecipazione: circa centomila persone hanno salutato Benedetto XVI lungo le strade, ieri pomeriggio al suo arrivo, per questa visita apostolica in occasione dei 1950 anni del naufragio di San Paolo in quest'isola del Mediterraneo. E stamani, il Piazzale dei Granai, a Floriana, non è bastato a contenere la folla per la Messa presieduta dal Pontefice: erano attesi 15 mila fedeli; ne sono giunti 50 mila. Il Papa, nell’omelia, ha esortato a non lasciarsi irretire da quelle voci che invitano a mettere da parte la fede. Non è la tecnologia che salva – ha detto – ma l’amore di Dio. Diamo la linea al nostro inviato a Malta, Alessandro De Carolis:

    (canto)

     
    Non c’è un momento in cui la vita di una persona non dipenda interamente da Dio. Pensare che possa essere un altro “qualcosa”, forse un ritrovato tecnologico, a salvare l’uomo dal male è una pura illusione. Solo Dio conosce la rotta che conduce “a un porto sicuro”. Questo, ha spiegato Benedetto XVI ai maltesi, è ciò che quel giorno d’inverno del 60 dopo Cristo, sballottati dalle onde del Mediterraneo, sperimentarono Paolo e i suoi compagni di un pericoloso naufragio e di un’insperata salvezza. E questo è ciò che quell’evento lontano insegna all’uomo di oggi, che spesso, con poca coscienza, si affida al solo ingegno della scienza.

     
    (canto)

     
    Imponente il colpo d’occhio offerto dalla grande e affollata Piazza dei Granai a Floriana. A sinistra della Chiesa di San Publio, l’altare della Messa papale, protetto da una tettoia e inquadrato in una serie di cornici concentriche bianche, a loro volta comprese da un semicerchio composto di pannelli, quasi come una gigantesca porzione d’ostia. Con al fianco l’arcivescovo di Malta, Paul Cremona, e il vescovo di Gozo, Mario Grech, Benedetto XVI ha presieduto con circa 800 sacerdoti la celebrazione tornando all’omelia sui temi paolini, così profondamente innestati nella fede dei maltesi. So che è “una pagina che amate ascoltare”, ha detto il Pontefice ai 40 mila fedeli presenti nella piazza, che avevano ascoltato la lettura degli Atti degli Apostoli sul naufragio di Paolo. In quei momenti drammatici l’Apostolo, ha ricordato Benedetto XVI, esortò gli altri “a porre la loro fiducia solo in Dio”. “Anche noi – ha soggiunto – dobbiamo porre la nostra fiducia in Lui solo”:

     
    It is tempting to think that today...
    ”Si è tentati di pensare che l’odierna tecnologia avanzata possa rispondere ad ogni nostro desiderio e salvarci dai pericoli che ci assalgono. Ma non è così. In ogni momento della nostra vita dipendiamo interamente da Dio, nel quale viviamo, ci muoviamo ed abbiamo la nostra esistenza. Solo lui può proteggerci dal male, solo lui può guidarci tra le tempeste della vita e solo lui può condurci ad un porto sicuro, come ha fatto per Paolo ed i suoi compagni, alla deriva sulle coste di Malta”.
     
    Coste sulle quali, ha osservato, “molti viaggiatori sono sbarcati” nel corso della storia, anche se non tutti hanno portato del bene. Il Papa si è complimentato con i maltesi per aver saputo scegliere il meglio di ciò che i secoli hanno portato nel Paese e li ha esortati “a continuare così”:

     
    Not everything that today's world proposes...
    “Non tutto quello che il mondo oggi propone è meritevole di essere accolto dai maltesi. Molte voci cercano di persuaderci di mettere da parte la nostra fede in Dio e nella sua Chiesa e di scegliere da se stessi i valori e le credenze con i quali vivere. Ci dicono che non abbiamo bisogno di Dio e della Chiesa”.
     
    A contrario, ha ripetuto, “in ogni ambito della vita necessitiamo dell’aiuto della grazia di Dio” e di nuovo il Pontefice ha insistito perché i maltesi continuino a “esplorare la ricchezza e la profondità del dono di Paolo” e a “consegnarlo” a chiunque:

     
    No visitor to malta could fail to be impressed...
    “Ogni visitatore di Malta dovrebbe essere impressionato dalla devozione della sua gente, dalla fede vibrante manifestata nelle celebrazioni nei giorni di festa, dalla bellezza delle sue chiese e dei suoi santuari. Ma quel dono ha bisogno di essere condiviso con altri, ha bisogno di essere espresso”.
     
    Ancor più intenso si è fatto il tono di Benedetto XVI quando la sua riflessione si è soffermata sul ruolo del sacerdozio. Il 9 maggio 2001, la Piazza dei Granai aveva visto Giovanni Paolo II beatificare una figura molto amata dai maltesi, Dun Ġorġ Preca. Rivolgendosi ai presbiteri, Benedetto XVI ha detto:

     
    Let him serve as a model and an inspirationfor you...
    “Prendetelo come modello ed ispirazione per voi, mentre adempite la missione che avete ricevuto di pascere il gregge del Signore. Ricordate anche la domanda che il Signore Risorto ha rivolto tre volte a Pietro: ‘Mi ami tu?’. Questa è la domanda che egli rivolge a ciascuno di voi. Lo amate? Desiderate servirlo con il dono della vostra intera vita? (…) Con Pietro abbiate il coraggio di rispondere: ‘Sì, Signore, tu sai che io ti amo’ e accogliete con cuore grato il magnifico compito che egli vi ha assegnato”.
     
    Il dialogo tra Gesù e Pietro che lo aveva rinnegato dimostra, ha osservato il Pontefice, che le “ferite spirituali” hanno bisogno della “misericordia divina” per essere guarite. Esperienza questa, aveva notato in precedenza mons. Cremona nel suo indirizzo di saluto, di cui è consapevole la Chiesa maltese, “umile abbastanza da riconoscere gli errori e i peccati dei suoi membri ma abbastanza forte per contare sulla presenza dello Spirito Santo”.

     
    (canto)

     
    Gli applausi – scoppiati in particolare quando Benedetto XVI ha pronunciato alcune parole in lingua maltese (“Għożżu l-fidi u l-valuri li takom l-Appostlu Missierkom San Pawl” - Preservate la fede e i valori che vi sono stati trasmessi dal vostro padre, l’apostolo San Paolo) – hanno accompagnato anche la recita del Regina Coeli al termine della Messa. Il Papa ha ricordato la “particolare devozione” che i maltesi nutrono verso la Madonna – venerata in particolare nel Santuario di Nostra Signora di Ta’ Pinu, sull’Isola di Gozo – ed ha deposto ai piedi dell’immagine mariana al lato dell’altare una Rosa d’oro come segno del suo affetto. Il Pontefice ha poi invitato i presenti a unirsi in preghiera di ringraziamento per la Beatificazione di Bernardo Francisco De Hoyos, avvenuta oggi a Valladolid, in Spagna. L’ultimo pensiero di Benedetto XVI è stato per i pellegrini di lingua italiana, giunti in particolare da Lampedusa e Linosa, salutati con queste parole:
     
    “Grazie per essere venuti a condividere questo momento di celebrazione e di preghiera con i fratelli e le sorelle maltesi. Che l’Apostolo Paolo, del quale commemoriamo l’anniversario della presenza in queste isole, sia per voi un esempio di fede salda e coraggiosa di fronte alle avversità”.

     
    (canto)

     

     

     
     

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    Il Papa incontra alcune vittime degli abusi: profonda commozione, vergogna e dolore

    ◊   Il Papa, dopo la Messa, ha incontrato presso la nunziatura apostolica alcune vittime di abusi sessuali da parte di esponenti del clero. “Profondamente commosso” per la loro storia – riferisce un comunicato della Sala Stampa vaticana – “ha espresso la sua vergogna e il suo dolore per quanto hanno sofferto le vittime e le loro famiglie. Ha pregato con loro, assicurandoli che la Chiesa sta facendo, e continuerà a fare, tutto ciò che è in suo potere per indagare sulle denunce, portare alla giustizia i responsabili di abusi e attuare misure efficaci volte a tutelare i giovani nel futuro. Nello spirito della sua recente Lettera ai cattolici d'Irlanda – conclude il comunicato - ha pregato affinché tutte le vittime di abusi possano fare esperienza di guarigione e riconciliazione, permettendo loro di andare avanti con rinnovata speranza”.

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    Grande accoglienza per il Papa a Malta. Benedetto XVI: avete un importante ruolo nella promozione dei valori cristiani in Europa

    ◊   Malta ha un ruolo importante nel promuovere i valori cristiani in Europa: lo ha sottolineato Benedetto XVI, ieri pomeriggio, nella cerimonia di benvenuto a Malta all’aeroporto internazionale di Luqa. Subito dopo il Papa si è recato al Palazzo dei Gran Maestri alla Valletta per una visita di cortesia al presidente maltese, caratterizzata da una grande cordialità e da un fuori programma. Ce ne parla Sergio Centofanti.
     
    Il Papa sente molto il calore e l’amicizia del popolo maltese: l’accoglienza della gente è andata oltre le stesse attese delle autorità locali. E Benedetto XVI ha risposto con gioia a tanto affetto. Nella visita al presidente George Abela, migliaia di ragazzi gli hanno cantato in festa gli auguri per i suoi 83 anni. E al termine dell'incontro, il Pontefice, invece di salire - come da programma - sulla papamobile, si è incamminato a piedi verso la folla per salutare alcuni bambini, malati terminali in carrozzella, salutandoli e benedicendoli uno per uno, tra le lacrime dei genitori.

     
    Nel discorso all’aeroporto, Benedetto XVI ha parlato del ruolo di Malta in Europa, a cominciare dall’approdo imprevisto di san Paolo nell’isola, che - ha affermato - alcuni potrebbero giudicare un semplice accidente della storia, mentre gli occhi della fede vi riconoscono “l’opera della Divina Provvidenza”.

     
    Malta - ha aggiunto - ha “giocato un ruolo chiave nello sviluppo politico, religioso e culturale dell’Europa, del Vicino Oriente e del Nord Africa”, ha contribuito “moltissimo alla difesa della cristianità sia per terra che per mare”, ha offerto una testimonianza coraggiosa “durante i giorni bui dell’ultima guerra mondiale” e continua a giocare “un valido ruolo nei dibattiti odierni sull’identità, la cultura e le politiche europee” e in campi come “la tolleranza, la reciprocità, l’immigrazione ed altre questioni cruciali per il futuro di questo Continente”:

     
    “Your Nation should continue to stand up for the indissolubility of marriage…
    La vostra Nazione dovrebbe continuare a difendere l’indissolubilità del matrimonio quale istituzione naturale e sacramentale, come pure la vera natura della famiglia, come già sta facendo nei confronti della sacralità della vita umana dal concepimento sino alla morte naturale, e il vero rispetto che si deve dare alla libertà religiosa secondo modalità che portino ad un autentico sviluppo integrale sia degli individui sia della società”.

     
    “Il popolo maltese, illuminato per quasi due millenni dagli insegnamenti del Vangelo e continuamente irrobustito dalle proprie radici cristiane – ha detto il Papa - è giustamente fiero del ruolo indispensabile che la fede cattolica ha avuto nello sviluppo della propria Nazione”. Quindi il Pontefice ha rilevato “l’impegno del Governo nei progetti umanitari ad ampio raggio, specialmente in Africa” auspicando “che ciò possa servire per promuovere il benessere dei meno fortunati … quale espressione di genuina carità cristiana”.

     
    Il Papa infine ha incoraggiato Malta a ad essere sempre più “ponte nella comprensione tra i popoli, le culture e le religioni presenti nel Mediterraneo” e a “stendere la mano dell’amicizia ai propri vicini a nord e a sud, ad est e ad ovest”.

     Il presidente Abela, da parte sua, ha sottolineato la profonda tradizione cristiana di Malta, criticando quelle correnti laiciste che vogliono relegare la fede nella sfera privata.

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    Annunciate a tutti la bellezza della fede: così il Papa alla Grotta di San Paolo

    ◊   Nella serata di ieri, il Papa ha visitato la Grotta di San Paolo a Rabat, dove, secondo la tradizione, l’Apostolo delle Genti passò tre mesi predicando e facendone il punto di riferimento per la prima comunità cristiana. Su questo evento, il servizio del nostro inviato Alessandro De Carolis:
     
    La nube di cenere sui cieli d’Europa non ha fermato ieri il volo di Benedetto XVI, come 1950 anni fa una tempesta sul Mediterraneo non fermò San Paolo, che anzi seppe trasformare quello che allora apparve un approdo certamente “non programmato” – il naufragio sulle spiagge maltesi – nell’inizio di una lunghissima storia cristiana. Risale con questa consapevolezza Benedetto XVI dalla penombra silenziosa che avvolge la Grotta di San Paolo a Rabat per spiegare alla folla – che qui è pronta ad acclamarlo con grandi feste ad ogni sua apparizione in pubblico – che se i “marinai possono tracciare una rotta”, è Dio, “nella sua sapienza e provvidenza” a dispiegare “il proprio itinerario”.

     
    "Today the same Gospel which Paul preached continues to summon the people ....".
    "Oggi lo stesso Vangelo che Paolo predicò continua a esortare il popolo di queste isole alla conversione, ad una nuova vita e ad un futuro di speranza. Mentre mi trovo fra voi come Successore dell’apostolo Pietro, vi invito ad ascoltare la parola di Dio con animo nuovo, come fecero i vostri antenati, e di lasciare che essa sfidi i vostri modi di pensare e la maniera in cui trascorrete la vostra vita”.

     
    Un po’ di ritardo sui tempi previsti, il Papa era giunto intorno alle 20.20 alla Chiesa di San Paolo, che da secoli sovrasta la Grotta: si è inginocchiato in preghiera davanti alla statua dell’Apostolo, ha offerto una lampada votiva in argento cesellata a mano da maestri orafi romani, quindi tornato all’esterno della Chiesa si è rivolto alla gente e in particolare ai 250 missionari presenti, che sull’esempio di San Paolo hanno imparato il valore dell’essere apostoli in tutto il mondo:

     
    "Dear missionaries: I thank all of you, in the name of the whole Church, ...".
    “Cari missionari: ringrazio ciascuno di voi, a nome di tutta la Chiesa, per la vostra testimonianza al Signore Risorto e per le vite spese al servizio degli altri. La vostra presenza ed attività in così tanti Paesi del mondo fa onore alla vostra Patria e testimonia la spinta evangelica innestata nella Chiesa a Malta”.

     
    Ma tutti i maltesi, in ogni ambito della loro vita, sono stati esortati da Benedetto XVI a dare testimonianza, specie ai giovani, della “bellezza” e della “ricchezza” della fede cattolica:

     
    "In the face of so many threats to the sacredness of human life, ... ".
    “Di fronte a così tante minacce alla sacralità della vita umana, alla dignità del matrimonio e della famiglia, non hanno forse bisogno i nostri contemporanei – si è chiesto il Papa – di essere costantemente richiamati alla grandezza della nostra dignità di figli di Dio e alla vocazione sublime che abbiamo ricevuto in Cristo?”

     
    Il senso profondo di questa domanda lasciata in consegna, come un pungolo collettivo, ai maltesi, Benedetto XVI l’ha affidata come auspicio nella frase scritta nel Libro degli Ospiti della Grotta di San Paolo: “In questo luogo santo, che ha conosciuto i passi pellegrini di San Paolo, prego che come lui noi possiamo conoscere, amare e servire il Signore risorto nella pace e nella gioia. Dio benedica Malta e Gozo".

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    Il Papa sull'aereo spiega i motivi della visita a Malta: omaggio a San Paolo, l'amore di Malta per una Chiesa ferita dai peccati, il dramma dei profughi

    ◊   Nel consueto incontro con i giornalisti sull'aereo papale, Benedetto XVI ha spiegato i motivi del viaggio a Malta. Ce ne parla Francesca Sabatinelli:

    Tre i motivi di questo viaggio a Malta, primo dei cinque già programmati per quest’anno. Motivi che Benedetto XVI ha sinteticamente riassunti in un discorso breve e puntuale. Per seguire le orme di San Paolo, e poter mettere in luce la grande figura e il suo messaggio:

     
    “Io penso si possa sintetizzare l’essenziale del suo viaggio con le parole che lui stesso ha riassunto alla fine della lettera ai Galati: fede operante nella carità. Queste sono le cose importanti anche oggi: la fede, la relazione con Dio, che si trasforma poi in carità”.

     
    Dal naufragio dell’Apostolo delle Genti, 1950 anni fa, per Malta nacque la fortuna di avere la fede, ciò è valido anche per oggi ha spiegato il Papa:

     
    “Possiamo pensare anche noi che i naufragi della vita possono fare il progetto di Dio per noi e possono anche essere utili per nuovi inizi nella nostra vita”.

     
    Secondo motivo del viaggio, per rendere omaggio alla Chiesa di Malta, vivace e feconda nelle vocazioni. Una Chiesa pronta a rispondere alle odierne sfide:

     
    “So che Malta ama Cristo e ama la sua Chiesa che è il suo Corpo e sa che, anche se questo Corpo è ferito dai nostri peccati, il Signore tuttavia ama questa Chiesa, e il suo Vangelo è la vera forza che purifica e guarisce”.

     
    Una Chiesa ferita dai peccati come la crisi degli abusi, a questo il Papa si riferiva, come ha poi spiegato il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, parlando di naufragio e di corpo ferito, ma sottolineando anche la forza di guarigione che viene dal Vangelo.

     
    Malta è anche il punto, ha detto poi il Papa parlando del terzo e ultimo motivo, dove le correnti dei profughi arrivano dall’Africa per bussare alle porte dell’Europa, e a questo occorre che rispondano tutti, non può farlo solo Malta:

     
    “Noi tutti dobbiamo rispondere a questa sfida, lavorare perché tutti possano, nella loro terra, vivere una vita dignitosa e dall’altra parte fare il possibile perché questi profughi trovino qui dove arrivano, trovino, in ogni caso, uno spazio di vita dignitosa”.

     
    Questi quindi i punti cardine di questo viaggio in un’isola che ricorda, ha concluso Benedetto XVI, che proprio la fede è la forza che dà la carità e dunque anche la fantasia per rispondere bene a queste sfide.

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    Nel pomeriggio l'incontro del Papa con i giovani maltesi

    ◊   Oggi pomeriggio, poco dopo le 17.00, il Papa incontrerà i giovani sulla banchina del Porto Grande della Valletta. Quindi, la cerimonia di congedo all’aeroporto internazionale di Malta e il rientro a Roma, in serata. Ma veniamo all’incontro con i giovani maltesi: l’attesa è grande. Alessandro De Carolis ha intervistato Mariella, un'insegnante di religione, e Nathànael, studente universitario, entrambi 26enni. Ci raccontano la loro fede e le loro aspettative per questo evento:

    R. – (Mariella) Io sento che siamo molto fortunati ad avere questa radice cristiana, ma sento anche che questa esperienza dobbiamo interiorizzarla. Ma qual è l’altra cosa bella? Il Papa ci dà lo stimolo per fare di questa esperienza non soltanto un qualcosa di legato alla tradizione, un qualcosa che leggiamo nella nostra storia, ma una esperienza personale che ci faccia capire non soltanto il Vangelo con la nostra testa, ma ce lo faccia vivere nella nostra vita quotidiana.

     
    R. – (Nathànael) Credo che ci sia una riscoperta di questa tradizione. La riscoperta di un qualcosa di nuovo nella nostra fede, che sta andando in profondità. Questo vuol dire che stiamo andando indietro attraverso la tradizione per ritrovare la novità di quella radice.

     
    D. – Mariella, guardando alla vita di tutti i giorni, per te cosa significa essere una cristiana?

     
    R. – (Mariella) Cercare di essere cristiana nelle piccole cose di ogni giorno e quindi anche nel mio lavoro. Cerco di parlare della mia fede e ci sono poi delle bellissime occasioni in cui si può anche celebrare la fede.

     
    D. – Per te Nathànael, in che modo vivi la fede nella vita quotidiana?

     
    R. – (Nathànael) Penso che la cosa fondamentale sia quella di provare a tenere gli occhi aperti al bello della vita. Credo che questa sia la cosa fondamentale. La vivi nei modi più semplici – come ha detto Mariella – ed anche nei periodi più difficili. La nostra fede è orientata verso questo apprezzamento della vita, che in ogni momento ti rinnova.

     
    D. – Tra poche ore incontrerete il Papa. Se vi dessero un microfono - ed alcuni dei vostri amici lo avranno - che cosa gli direste?

     
    R. – (Mariella) Io credo che gli chiederei di parlarci un po’ della famiglia e delle relazioni interpersonali, perché credo – e questo lo vedo anche quando le ragazze a cui insegno mi parlano – ci sia molta paura dell'esperienza bellissima di fare dono di sé ad un’altra persona, così come di avere dei figli. Credo, quindi, che gli chiederei di parlarci di come oggi si può – in questa vita che viviamo e che non è facile – avere fiducia e quindi gli chiederei proprio di darci un po’ di fiducia e speranza, perché questo è ancora possibile nei nostri giorni.

     
    R. – (Nathànael) Penso che gli chiederei cosa fa lui quando guarda verso di Dio e non lo trova. Sono molto curioso di sapere come lui vive questa esperienza quando è nel silenzio di Dio.

     
    D. – Voi siete due giovani maltesi che chiaramente guardano al futuro con tanti sogni, tanti desideri, tante aspettative. Quali di questi sogni e di queste aspettative sono comuni con gli altri coetanei, anche non cristiani, di Malta?

     
    R. – (Mariella) Credo che tutti i giovani vogliano avere una bella vita, che abbia del significato. Credo che tutti i giovani non vogliano sprecare questi anni bellissimi della gioventù e credo che anche tutti i giovani vogliano scoprire cos’è l’Amore e – come diceva Giovanni Paolo II – il “Bell’Amore”. Giovanni Paolo II credeva che tutti i giovani, anche coloro che non conoscono ancora Dio, abbiano questa voglia di fare un’esperienza di amore bello. Lui ha dato la sua vita per farci conoscere questo "Bell’Amore". Anche Papa Benedetto XVI sta facendo la stessa cosa.

     
    R. – (Nathànael) Penso che siamo in un periodo in cui i giovani guardano molto al futuro e con grande aspettativa. I sogni dei giovani sono spesso quelli della carriera, di avere una famiglia e c’è il sogno di fare una vita in cui si sia ben accompagnati. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Scambio di messaggi tra il Papa e il presidente Napolitano in occasione del viaggio a Malta

    ◊   Un’occasione “provvidenziale per ricalcare le orme dell’Apostolo Paolo”: così, Benedetto XVI nel telegramma indirizzato al presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, alla partenza dall’Italia alla volta di Malta. Il Papa rivolge alla nazione italiana un “cordiale saluto” che accompagna con “fervidi auspici per il progresso spirituale civile e sociale della diletta Italia”. Dal canto suo, il presidente Napolitano, in un messaggio al Papa, gli augura “un pieno successo per questa nuova missione pastorale il cui messaggio”, sottolinea, “sarà fonte di rinnovata riflessione e di grande speranza”. Il presidente italiano definisce l’isola di Malta “una cerniera geograficamente significativa fra i popoli del sud del mondo ed il vecchio continente”. E ribadisce che l’Europa è chiamata oggi “ad assistere ed accogliere, con spirito solidale e senza pregiudizi, coloro che cercano rifugio dalla violazione della loro dignità di uomini e dei loro diritti fondamentali”.

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    Beatificato in Spagna il gesuita Francisco de Hoyos promotore della devozione al Sacro Cuore di Gesù

    ◊   Questa mattina è stato proclamato Beato, nella città di Valladolid in Spagna, il sacerdote gesuita Bernardo Francisco de Hoyos, apostolo della devozione al Sacro Cuore di Gesù nei primi anni del secolo XVIII. La cerimonia ha avuto luogo all’aperto in una piazza del centro della città ed è stata presieduta da mons. Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Nella sua omelia, mons. Amato ha ricordato la vita di Bernardo F. de Hoyos - nato nel 1711 a Torre Lobaton, una piccola città della provincia di Valladolid, e deceduto nella capitale nel 1735, all’età di 24 anni. Il Beato Hoyos fu il primo apostolo spagnolo della devozione al Sacro Cuore di Gesù e poi per estensione, attraverso i missionari e gli evangelizzatori, anche in tutto il continente americano. Al termine della sua omelia, mons. Amato ha affermato che il Papa ama la Spagna e tutto il popolo spagnolo e che Benedetto XVI spera che i fedeli spagnoli, ad imitazione del Beato Hoyos siano oggi autentici evangelizzatori nella nostra società. Tra le personalità ecclesiastiche presenti alla cerimonia, padre Adolfo Nicolas, preposito generale della Compagnia di Gesù. In una lettera rivolta ai gesuiti di tutto il mondo in occasione della beatificazione, padre Nicolas afferma: “La passione per il Cuore di Gesù di Bernardo F. de Hoyos si identifica fedelmente con quella devozione che nutriva Sant’Ignazio verso il Gesù povero e umile”. “E conferma – ha aggiunto - l’attualità oggi della devozione al Sacro Cuore di Gesu in mezzo alle molteplici espressioni, secondo le diverse culture e tradizioni, dell’amore di Dio manifestato in Cristo". Insieme con mons. Angelo Amato, hanno partecipato all’ Eucaristia il nunzio apostolico in Spagna, Renzo Fratini, il cardinale Antonio Maria Rouco Varela, arcivescovo di Madrid e presidente della Conferenza episcopale spagnola, il cardinale Carlos Amigo, vescovo emerito di Siviglia, il cardinale Agustín García-Gasco vescovo emerito di Valencia, e l’abate del Monastero Trappista di S. Isidro de Duenas, circa 30 vescovi e oltre 400 sacerdoti. Presenti le autorità provinciali e locali e il rettore dell’Università di Valladolid. Migliaia i fedeli provenienti dalla città e dalla provincia di Valladolid nonché da altre diocesi di Spagna. La cerimonia di Beatificazione è stata trasmessa in diretta da parecchie reti radiofoniche, dalla Televisione regionale della Castiglia e dal secondo canale della Tve. Nella città di Valladolid si trova il Santuario della “Grande Promessa” in riferimento ad una particolare esperienza spirituale del Beato Hoyos sulla propagazione della devozione al Sacro Cuore in Spagna. Il Santuario comprende una “Basilica minore” per il culto liturgico, un centro studi teologico-spirituali e un altro per le attività di apostolato sociale. Un altare laterale, costruito alla memoria del nuovo Beato sarà benedetto questo pomeriggio dopo il rito della beatificazione. (A cura di Padre Ignacio Arregui)

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    Oggi in Primo Piano



    Domani la Chiesa in Italia si stringe in preghiera attorno a Benedetto XVI

    ◊   “Rendere grazie al Signore per il magistero illuminato e la cristallina testimonianza del Papa”: così la Conferenza episcopale italiana invita i fedeli a pregare per Benedetto XVI nella giornata di domani, lunedì 19 aprile, quinto anniversario della sua elezione al Soglio pontificio. Nelle grandi città come nei piccoli paesi, migliaia di persone si riuniranno in cattedrali e santuari. Accogliendo l’invito dei vescovi italiani, in tutte le diocesi si moltiplicano celebrazioni eucaristiche, liturgie della Parola, veglie, adorazione di Gesù Eucaristia e recite del rosario: un enorme popolo in preghiera intorno al Papa, centro di unità e segno visibile di comunione. Tra loro ci saranno anche gli abitanti di Lorenzago, in Cadore, dove il Pontefice ha soggiornato nel 2007; una mamma di Onna che nel terremoto ha perso due dei quattro figli e che non dimentica l’abbraccio del Papa tra le tende del piccolo borgo raso al suolo; un gruppo di detenuti della casa di reclusione di Brucoli, in Sicilia, che frequentano il corso di teologia e che hanno scritto una lettera d’auguri a Benedetto XVI chiamandolo “il dolce Cristo in Terra”, usando un’espressione di Santa Caterina da Siena. Secondo le indicazioni della Cei, nelle preghiere di domani si ricorderanno anche le vittime di abusi sessuali e quanti si sono macchiati di tali odiosi crimini. Confidando nella Parola del Signore, si chiederanno per la Chiesa anche nuove vocazioni: sacerdoti che con dedizione e rinnovata passione educativa si spendano nelle situazioni più difficili. Tra le iniziative proposte, a Napoli l’arcivescovo, cardinale Crescenzio Sepe, guiderà la recita del Rosario nella Basilica di Santa Restituta; a Pesaro l’invito a pregare dell’arcivescovo Piero Coccia è stato raccolto da Comunione e Liberazione che ha organizzato un momento comunitario. Un invito a stringersi intorno al Papa viene anche dall’arcivescovo di San Benedetto del Tronto, mons. Gervasio Gestori, e dal vescovo di Rimini, mons. Francesco Lambiasi, che guiderà una veglia. Da Frosinone, dove il vescovo Ambrogio Spreafico officierà una Messa, arriva l’augurio che Benedetto XVI “con la forza del suo magistero continui a illuminare la Chiesa e il mondo”, mentre l’arcivescovo di Rossano, in Calabria, mons. Santo Marcianò, nella sua lettera esprime tutto l’amore della diocesi “per questa Chiesa, per la quale il Pontefice sta donando realmente la vita”. Vicinanza al Pontefice, espressa anche con la recita di un rosario, dall’arcivescovo di Siena, Antonio Buoncristiani. Dalla Sicilia, l’arcivescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero, invita i fedeli a pregare per il Papa; da Trapani il vescovo Francesco Micciché scrive che nell’appello di Benedetto XVI a pregare per le vittime di abusi sessuali, si coglie “tutta la sua forza, la bontà e la grandezza del servizio petrino esercitato con fermezza e determinazione paterna. Che il Santo Padre possa continuare il suo prezioso e necessario servizio alla Chiesa”. Anche lo storico cattolico Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, in un’intervista al quotidiano Avvenire, ha ripercorso questi primi cinque anni del Pontefice, evidenziandone la mitezza, la scelta forte di proporre il cuore dell’esperienza spirituale cristiana, la fiducia nella Parola di Dio, nella comunicazione del Vangelo, nella liturgia, il candore di credere soprattutto che la Parola del Signore rigeneri i cuori. I viaggi nel mondo, il dialogo ecumenico e con l’ebraismo: per il professor Riccardi Benedetto XVI è un Papa che “porta in sé le ferite del Novecento: la guerra, inutile strage, e la secolarizzazione occidentale che cerca la libertà o il futuro senza Dio”. (A cura di Roberta Barbi)

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    Mons. Ravasi: rilanciare il dialogo con i non credenti

    ◊   “La ragione è una componente che può unire credenti e non credenti. Anche nella nostra fede, infatti, dobbiamo trovare una coerenza razionale“. E' proprio questa necessità del dialogo tra Fede e Ragione, secondo l'arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, uno degli aspetti centrali del Magistero di Benedetto XVI, spesso ignorato dai mezzi di comunicazione. In questa prospettiva mons. Ravasi ha tenuto venerdì scorso una conferenza presso uno dei luoghi simbolo della cultura scientifica e laica, l'Accademia Nazionale dei Lincei a Roma, dov'è stato chiamato a parlare sul tema “Religione, Cultura e Società”. Ascoltiamolo al microfono di Fabio Colagrande
     
    R. – Devo dire che sono andato con qualche timore e tremore, per usare un’espressione paolina, perché il contesto non era facile proprio anche per ragioni di tradizioni culturali tante volte “laiche” in senso stretto … Dall’altra parte, però, devo anche segnalare di aver scoperto, invece, un ambiente estremamente sensibile e ricettivo: si è attuata un po’ quella dimensione che ai nostri giorni purtroppo raramente si trova, quella dell’ascolto, che vuol dire – alla fine – creare un contesto di dialogo e di rapporto motivato e fondato.

     
    D. – Lei è stato chiamato a tenere una conferenza sul tema “Religione, cultura e società” e ha voluto presentare la specificità della religione cristiana partendo da alcuni principi: il principio personalista, l’autonomia, la sussidiarietà … e ancora, la solidarietà, il primato della verità, il principio dell’utopia. Ecco: perché ha voluto costruire questo schema concettuale per presentare il rapporto tra religione, cultura e società?

     
    R. – Ci sono sostanzialmente tre ragioni, direi, per questa opzione che ho fatto, naturalmente su un tema che di sua natura poteva dilagare verso l’infinito, quasi. La prima ragione era quella di voler identificare non soltanto lo specifico cristiano, ma il contributo radicale, fondamentale che la religione ha nell’interno della storia dell’umanità, o - se si vuole - di una società che sia consapevole di se stessa, ed evoluta. Per questo motivo, ho voluto anche marcare alcune voci che non appartenevano al mondo cristiano: pensiamo anche ad una delle conclusioni che ho fatto sulla base di una dichiarazione di Gandhi e della sua spiritualità. Secondo elemento è invece anche lo specifico cristiano. Pensiamo al concetto di persona: è sicuramente stato elaborato in maniera molto sofisticata e ricca proprio sulla base dell’eredità ebraico-cristiana, in particolare quella cristiana. Pensiamo ad esempio al concetto di amore, che è una declinazione più specifica del concetto universale religioso di solidarietà. Quindi, la seconda dimensione è la dimensione cristiana come grande, straordinaria eredità. Terza e ultima riflessione, è che questi valori sono anche fondamentali per costruire autenticamente una cultura e una società.

     
    D. – La conferenza – possiamo dire – si è inquadrata proprio nella volontà del Pontificio Consiglio della Cultura, di favorire il dialogo tra mondo della Chiesa, mondo della fede e mondo della ragione, mondo della cultura e della scienza. In questo senso, uno dei vostri progetti, già recentemente annunciati è quello della costituzione di una Fondazione denominata “Cortile dei Gentili”: vuole ricordarci un po’ l’idea che c’è dietro questo progetto, che dovrebbe essere varato nel prossimo autunno?

     
    R. – Innanzitutto, questo progetto ha un punto di partenza quasi – direi – “simbolico” e quindi reale, anche, ed è il discorso che Benedetto XVI ha tenuto alla Curia in occasione degli auguri natalizi. In quell’occasione, il Papa ha fatto riferimento proprio a questo spazio simbolico presente all’interno del Tempio di Gerusalemme, quello frequentato da Gesù, in cui arrivavano i pagani che erano curiosi di interrogarsi sul mondo ebraico, sulla sua fede, sul suo culto; stavano e guardavano al di là della frontiera. Noi, invece, vogliamo che questo “Cortile” accolga prima di tutto coloro che vogliono interrogare i credenti ma soprattutto che vogliono dialogare con loro. E il dialogo suppone due “logoi”, due discorsi che si incrociano, che si incontrano tra di loro, e questi due discorsi hanno al loro interno una loro identità. L’identità è da conservare, cioè il credente non deve “stingere” la sua fede per cercare di trovare un sincretismo di base abbastanza vago e generico. Dall’altra parte, anche l’ateo deve venire con le sue domande che qualche volta sono anche domande provocatorie, sono persino domande critiche. La storia di questo itinerario che vogliamo ora iniziare, dirà come si svilupperà perché non sarà sempre facile procedere. E devo anche confessare che con qualche timore abbiamo lanciato questa proposta, perché il contesto non è facile: la Chiesa cattolica è tante volte vista in maniera estremamente polemica, critica – pensiamo alla questione “pedofili”, che è diventata quasi una sorta di vessillo usata da altri per testimoniare un’avversione, persino! Dobbiamo realisticamente riconoscere questa situazione, ma dall’altra parte io ho scoperto invece una sensibilità straordinaria a partire, per esempio, dall’orizzonte nel quale noi inizieremo il nostro itinerario, cioè il mondo francese.

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    I diritti umani all'inizio del Terzo Millennio: Lectio Magistralis della prof.ssa Maria Rita Saulle

    ◊   Come evolvono i diritti umani all’inizio del Terzo Millennio? La Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo approvata nel 1948 ha solo valore di carta o crea anche degli obblighi? Come assicurare dignità e giustizia per tutti nell’epoca della globalizzazione? Sono questi alcuni degli interrogativi che la prof.ssa Maria Rita Saulle, giudice della Corte costituzionale, ha esaminato nel corso della sua Lectio Magistralis, svoltasi venerdì scorso presso l’Università La Sapienza di Roma. Un’occasione per fare il punto sullo stato di salute dei diritti universali dell’uomo, sulla loro attuazione e sulla necessità di sollecitare e promuovere una responsabilità collettiva. Il servizio di Cecilia Seppia.

    Presentando la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo nel 1948, Eleonor Roosvelt auspicava che il testo diventasse una specie di “Magna Charta” in grado di difendere le persone, in tutto il mondo, senza distinzione di razza, sesso e religione. Sessant’anni dopo se il valore morale e anche in certi casi quello legale del testo, sono universalmente riconosciuti, gli obiettivi programmatici in esso contenuti spesso non sono stati raggiunti. A complicare le cose, all’inizio del Terzo Millennio, il consolidarsi di nuovi diritti che hanno contribuito a creare nuove modalità di esclusione, discriminazione e violazione. Maria Rita Saulle, giudice della Corte costituzionale:

     
    “Mentre prima si dava maggiore rilievo, forse, ai diritti civili e politici, oggi le cose si evolvono nel senso che si dà molto rilievo ai diritti economici e sociali, si dà un’incentivazione agli organismi internazionali finanziari, perché agevolino la crescita individuale e collettiva, e naturalmente il benessere delle persone, la vita decorosa è uno dei primi diritti sociali, che corrisponde anche alla dottrina sociale della Chiesa; anche le recenti posizioni negli Stati Uniti in materia di sanità, la questione di Internet, se sia un diritto fondamentale o no - sono nuovi diritti - così come oggi si discute sempre in senso positivo di escludere la guerra come strumento di politica internazionale”.

     
    L’obiettivo oggi più che mai è quello di passare dalla tutela giuridica all’esercizio dei diritti umani, in ogni ambito della vita. All’appello - spiega la prof.ssa Saulle - mancano ancora molti diritti e a pagare le conseguenze sono spesso i soggetti più deboli e vulnerabili, per questo occorre insistere sull’applicazione delle norme internazionali, su procedure corrette di attuazione, ma anche sul richiamo ad una responsabilità collettiva. Ancora Maria Rita Saulle:

     
    “Secondo me, siamo già in un mondo del diritto, sia in ambito interno che internazionale. Una proliferazione di norme non credo che cambierebbe molto la situazione. E’ importante invece dare applicazione alle norme esistenti. Abbiamo norme che riguardano l’individuo, che riguardano la donna, il bambino, i disabili, gli stranieri, i rifugiati. Abbiamo una serie di norme che, se applicate, garantirebbero sicuramente un grande benessere della popolazione”.

     
    Lo spazio protetto dei diritti umani sempre di più si restringe anche nelle democrazie occidentali, è necessario dunque collaborare su più fronti per assicurare dignità e giustizia per tutti e porre le basi per la realizzazione di una pace mondiale, a partire sempre dalla persona.

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    Chiesa e Società



    Seminario mondiale delle donne cattoliche sui diritti umani

    ◊   Si è concluso ieri nella cittadina ungherese di Vác, nei pressi di Budapest, il seminario di studio organizzato dalla sezione europea dell’Unione mondiale delle organizzazioni femminili cattoliche (Umofc/Wucwo) sui diritti umani in Europa. Cinque sessioni di lavoro per indicare una via tutta al femminile alla materia dei diritti umani, e per continuare il discorso avviato a Verona, nel settembre del 2008, con il seminario “Liberiamo le donne dalla tratta”. Ieri è stato presentato il messaggio conclusivo del seminario, nel quale vengono sollecitate le istituzioni a consentire un più facile accesso alle donne nel processo decisionale per una democrazia compiuta. Viene anche chiesto un maggior rispetto per le immigrate e il riconoscimento delle pari opportunità, come pure la tutela per le vittime di persecuzioni. Infine, un incoraggiamento alle giovani affinché approfondiscano le loro conoscenze di base sulla Dottrina sociale della Chiesa. “Obiettivo dell’iniziativa - ha spiegato Maria Giovanna Ruggieri, vicepresidente dell’Umofc/Wucwo per l’Europa - è stato quello di prendere consapevolezza della realtà dei diritti umani, così come declinati proprio dalla Dottrina sociale della Chiesa, alla luce della legislazione europea in materia”. “Oltre al riconoscimento dei diritti individuali - ha aggiunto la Ruggieri - ci interessa la loro lettura in una prospettiva solidaristica che accomuni i Paesi europei nella ricerca di un bene comune riguardo a problemi importanti quali il rispetto della vita, l’accoglienza dello straniero, la giustizia, la violenza contro le donne”. L’Unione mondiale delle organizzazioni femminili cattoliche celebra quest’anno il centenario della fondazione, avvenuta nel 1910. Da allora è diventata un’organizzazione internazionale cattolica e una Ong con statuto consultivo presso le Nazioni Unite, il Consiglio d’Europa, l’Unesco e la Fao. Opera con l’obiettivo di promuovere la formazione, la corresponsabilità e la partecipazione delle donne cattoliche nella Chiesa e nella società e, allo stato attuale, vi aderiscono 90 sigle provenienti dai cinque continenti. Il seminario di Vác è stato il preludio all’assemblea generale dell’Umofc/Wucwo che si terrà nell’ottobre prossimo a Gerusalemme. (A cura di Davide Dionisi)

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    Somalia: per l'Acnur è la peggiore crisi umanitaria del mondo

    ◊   Sgomento e preoccupazione per l’aggravarsi della situazione in Somalia è espresso attraverso un comunicato dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur), in seguito agli scontri dell’ultima settimana in cui hanno perso la vita almeno 30 civili, tra i quali alcuni bambini. I bombardamenti in questione sono stati i peggiori degli ultimi mesi, e infatti le strutture sanitarie sono al collasso. L’appello dell’Acnur alle parti in conflitto è quello di risparmiare le abitazioni civili e le aree densamente popolate della capitale, Mogadiscio, dove sono ospitati 300mila sfollati. A causa dell’ultima ondata di violenza, si calcola che almeno 500 persone siano fuggite e così si arriva a quota 169mila solo nell’ultimo anno. Di questi, 20mila sono scappati verso i Paesi confinanti, specialmente Kenya, Etiopia e Yemen. Gli sfollati interni sono 1,4 milioni: 570mila sono rifugiati e tre milioni dipendono dagli aiuti umanitari. La maggior parte si è rifugiata nei campi del corridoio di Afgooye, a 30 km a ovest della capitale; altri sono ospiti da amici e parenti. (R.B.)

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    Commissione e Parlamento europei a confronto su economia e lavoro

    ◊   Occupazione, efficienza energetica, sicurezza aerea, condivisione dei dati bancari con gli Usa: è un confronto a tutto campo quello che aspetta la Commissione europea e gli eurodeputati riuniti in sessione plenaria a Strasburgo da domani, lunedì 19 aprile, fino a giovedì 22. Il Sir comunica che sarà presente anche il presidente del collegio, José Manuel Barroso, che presenterà il programma di lavoro dell’esecutivo. Ci si concentrerà sulle “proposte per uscire dalla crisi e passare a un’economia più sostenibile e dinamica, con elevati livelli di occupazione, produttività e coesione sociale”, ovvero i punti principali della strategia europea 2020 recentemente discussa anche dai capi di Stato e di governo dei 27. Tra gli argomenti, infine, la riforma della direttiva sull’orario di lavoro, il piano d’azione per l’attuazione dell’ultimo programma per la giustizia, la sicurezza, gli affari interni, l’istituzione del servizio europeo di azione esterna. Martedì 20, inoltre, Barroso affronterà il question time sul tema dell’occupazione. (R.B.)

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    Riunione dei vescovi dell’Africa del Nord a Rabat

    ◊   Un esame approfondito sulla situazione della Chiesa in Algeria, Marocco, Libia, Tunisia e Sahara Occidentale. E’ l’obiettivo della riunione della Conferenza episcopale regionale dell’Africa del Nord (Cerna), che si terrà da 20 al 24 aprile prossimi a Rabat, in Marocco. “In particolare - si legge nel comunicato dei presuli ripreso dall’agenzia Fides – si terrà un dibattito sulle espulsioni dei missionari cristiani dai Paesi nordafricani e sulle difficoltà incontrate nell’esercizio della libertà religiosa”. Al centro dell’incontro ci saranno anche temi legati alla pastorale dei migranti nei Paesi del Nord Africa, dove sono numerosi i fedeli provenienti dalla zona sub-sahariana. I presuli della Conferenza episcopale regionale dell’Africa del Nord esamineranno, inoltre, i Lineamenta dell’Assemblea speciale del Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente. Alla luce dell’Anno Sacerdotale, infine, i vescovi orienteranno i loro sforzi perché tutti i sacerdoti della regione costituiscano un vero presbiterio, secondo quanto indicato dal Concilio Vaticano II. (A.L.)

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    Polonia: incontro europeo dei delegati di Pastorale universitaria

    ◊   “Aiutare gli universitari a capire e a vivere il contenuto straordinario del Vangelo affinché diventino protagonisti attivi del futuro dell’Europa” Con questo obiettivo si è concluso oggi a Poznan, in Polonia, l’Incontro europeo dei delegati nazionali di Pastorale Universitaria, organizzato dal Consiglio per le Conferenze Episcopali d’Europa (Ccee). “La presenza delle cappellanie negli atenei europei è molto importante – ha spiegato don Ferenc Janka, vicesegretario generale del Consiglio – gli universitari sono diversi tra loro, alcuni frequentano abitualmente la cappella, altri molto meno, magari solo in occasioni particolari. Il nostro compito è quello di saper comunicare a tutti i valori della fede, attraverso un linguaggio giusto che arrivi anche a chi non è molto vicino alla realtà cattolica”. Durante la tre giorni, i delegati hanno potuto confrontarsi sulle realtà locali dove operano, attraverso le difficoltà e le esperienze positive vissute nel loro quotidiano. I partecipanti al meeting, inoltre, si ritroveranno nel gennaio 2011 a Monaco di Baviera, per il Congresso Europeo di Pastorale Universitaria, che avrà come tema “Formazione, educazione e Vangelo. Prospettive della Pastorale Universitaria in Europa”. (A cura di Marina Tomarro)

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    Singapore: al via il corso di formazione per missionari ed evangelizzatori laici

    ◊   La Chiesa di Singapore ha lanciato un nuovo programma di formazione destinato ai fedeli laici per “renderli protagonisti nella missione della Chiesa, in patria e all’estero”. Così scrive l’agenzia Fides sul nuovo programma di formazione per la missione in loco e l’evangelizzazione ad gentes, che prenderà il via venerdì 23 aprile e si concluderà a fine anno. In programma sessioni di formazione di antropologia, teologia, spiritualità missionaria e altri temi cruciali che coinvolgono l’attività dei laici nella Chiesa, gli interventi umanitari d’emergenza, l’assistenza psicologica alle popolazioni nelle situazioni post-trauma. I partecipanti al corso vivranno anche esperienze “sul campo”. Vi possono prendere parte tutti quei fedeli che sono mossi, dall’amore di Dio, a porsi al servizio dei più deboli, coloro che intendono condividere la presenza di Dio e la propria esperienza di fede con il prossimo. A questo corso ne seguirà un altro nel 2011, rivolto a quanti intendono impegnare e donare tutta la loro vita per il lavoro missionario. (R.B.)

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    Pellegrinaggio dei militari a Torino per l'Ostensione della Sindone

    ◊   Si è chiuso oggi a Torino il pellegrinaggio della Chiesa ordinariato militare per l’ostensione della Sindone, la terza degli ultimi 12 anni, dopo quelle del 1998 e del 2000. I circa cinquemila militari presenti, con i loro familiari, dopo aver partecipato alla messa presieduta dall’ Ordinario militare, l'arcivescovo Vincenzo Pelvi, nella Basilica di Maria Ausiliatrice, si sono recati in processione nel Duomo per venerare il Sacro lino. Il pellegrinaggio era iniziato ieri con una lectio del vescovo castrense e due conferenze sul tema "Passio Christi, passio hominis" tenute dal biblista, mons. Giuseppe Ghiberti e dal professore Bruno Barberis, uno dei massimi esperti della Sindone. “Il volto che ci appare nei Vangeli, come quello nella Sindone – ha detto mons. Pelvi - è il volto di un Dio che si nasconde e si rivela allo stesso tempo. Meditare sul mistero del Volto e dei volti conduce alla pace”. Ricordando l’immagine della Sindone, l’arcivescovo ha invitato a non dimenticare “quelle dolorose di tanti bambini e delle loro madri in balìa di guerre e violenze: profughi, rifugiati, migranti forzati. Volti scavati dalla fame e dalle malattie, sfigurati dal dolore e dalla disperazione. I volti dei piccoli innocenti – ha proseguito il presule - sono un appello silenzioso alla nostra responsabilità: di fronte alla loro condizione inerme, crollano tutte le false giustificazioni della guerra e della violenza. Dobbiamo convertirci a progetti di pace e impegnarci per un mondo più degno dell’uomo voluto a immagine del Volto”. Mons. Pelvi ha poi indicato nella santità “l’unica vera strada possibile di realizzazione di sé nel quotidiano, con l’aiuto di Dio. La santità del quotidiano entra nella scuola, nelle case, sale in aereo, va in nave, entra in caserma, si accosta a un malato, incontra i disperati, sa parlare con tutti”. Essa si realizza in tre passaggi: “da una vita ripiegata sull’io a una vita centrata su Dio; dai desideri del mondo, al desiderio del progetto di Dio e, infine, il rifiuto della mediocrità che addormenta la coscienza”. Temi ripresi e approfonditi nell’omelia di questa mattina, nella quale sono anche risuonate parole di grande affetto e stima per Benedetto XVI, novello “Pietro, edificato da Cristo come fondamento della Chiesa”. “Nessuno potrà togliere alla Chiesa la fermezza nel testimoniare la verità, perché nessuno potrà togliere dal cuore l’amore. Ancora oggi e per i secoli futuri – ha concluso mons. Pelvi - il cuore della Chiesa batte e ama con il cuore del successore di Pietro”. Nelle prossime settimane, fino alla chiusura dell’ostensione, il 23 maggio, sono attesi oltre un milione e 600mila pellegrini. Tra loro anche Papa Benedetto XVI che sarà a Torino il 2 maggio. (A cura di Daniele Rocchi)

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    Da domani a Roma il quinto corso “Esorcismo e preghiera di liberazione”

    ◊   Da domani e fino a sabato 24 aprile, presso l’Ateneo pontificio Regina Apostolorum a Roma, si terrà il quinto corso “Esorcismo e preghiera di liberazione”, promosso in collaborazione con il Gris, Gruppo di ricerca e informazione socioreligiosa. Il corso è aperto a sacerdoti, religiosi e laici - specifica l’agenzia Sir - e affronta due temi principali: l’esorcismo e il fenomeno del satanismo e delle sette. Non bisogna incorrere nell’errore che sia un corso per diventare esorcisti, dunque, ma l’obiettivo è offrire ai sacerdoti strumenti utili per il lavoro pastorale, d’informazione e di sostegno alle famiglie, nonché un approfondimento utile anche alla luce degli episodi di cronaca avvenuti negli ultimi anni. “Bisogna strappare argomenti così difficili e delicati da una visione superficiale e sensazionalista – dicono gli organizzatori – sacerdoti e laici possono dare un contributo importante per affrontare questo problema, che rischia di coinvolgere soprattutto i giovani”. Tra gli interventi: mons. Luigi Negri, che affronterà gli aspetti teologici e filosofici, padre Pedro Barrajon, gli aspetti teologici; don Aldo Bonaiuto, gli aspetti sociali; padre Francesco Bamonte, gli aspetti sociali e spirituali; mons. Luigi Moretti, gli aspetti pastorali e Tonino Cantelmi, gli aspetti medici e psicologici. (R.B.)

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    Università Cattolica di Roma: domani l’Open day per l’orientamento

    ◊   “Un aiuto concreto in particolare per gli studenti dell’ultimo anno delle scuole superiori, per le famiglie interessate e per lo stesso corpo docente degli istituti per districarsi con maggiore consapevolezza”: è questo l’obiettivo degli organizzatori, sentiti dal Sir, della quinta edizione di “Open day, open mind” dell’università Cattolica di Roma che domani alle 10 e alle 15 aprirà le porte agli alunni delle scuole superiori. Presentazione dei corsi di laurea, incontri con docenti, tutor e studenti universitari, la giornata è un’ottima occasione per chiarire eventuali dubbi e conoscere da vicino l’offerta dell’Ateneo nelle diverse aree medica e sanitaria, biotecnologica, economico-sanitaria ed economico-manageriale. L’evento è promosso dal Servizio di orientamento preuniversitario della Cattolica di Roma. Informazioni al www.rm.unicatt.it/openday. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    La nube vulcanica avanza: Europa a terra

    ◊   Crescono in tutta Europa i disagi per l’avanzare della nube di cenere vulcanica proveniente dall’Islanda, che da giovedì scorso ha invaso i cieli provocando la paralisi del traffico aereo, e che, si stima, durerà almeno per tutto il fine settimana. Prorogata la chiusura degli scali e prese d'assalto le biglietterie ferroviarie. Compromesso anche il traffico intercontinentale. Una situazione “mai verificatasi prima”, dicono gli esperti, che richiede misure eccezionali. Il servizio di Claudia Di Lorenzi:

    3 Milioni di passeggeri rimasti a terra, decine di migliaia i voli cancellati, aeroporti chiusi e treni presi d'assalto: in Europa resta alta l’emergenza per il blocco del trasporto aereo causato dalla nube di cenere vulcanica proveniente dall’Islanda. Colpiti una ventina di Paesi e bloccati tra gli altri gli scali di Londra, Francoforte, Parigi, Barcellona e Amsterdam. Si vola solo in Grecia, Portogallo, Russia, Turchia e Ucraina. In Italia l'Enac ha esteso l'interdizione al volo negli scali di Torino, Milano, Bergamo, Trieste, Treviso e Bologna fino alle 8 di domani mattina, stessa sorte per gli scali di Firenze, Pisa, Genova e Venezia, mentre crescono i disagi per passeggeri e lavoratori degli hub: negli scali milanesi di Linate e Malpensa addetti ai bagagli e controllori dei varchi, da ieri e per due giorni, sono stati messi in ferie o in cassa integrazione, mentre la protezione civile ha fornito brandine per i viaggiatori bloccati, come pure a Fiumicino. Consentiti solo i voli militari, di emergenza e di Stato, mentre le compagnie aeree assicurano il rimborso del biglietto per coloro che non vogliono posticipare il volo, ma i passeggeri in partenza cercano soluzioni alternative. Prese d’assalto le stazioni ferroviarie, aumentano le corse e si allungano le file. In un comunicato diffuso ieri Trenitalia ha fatto sapere che non ci sono posti sui treni per il Nord Europa almeno fino al 23 aprile, e il ministro dei Trasporti Altero Matteoli ha invitato a “mettersi in viaggio solo per effettive necessità”. Mentre prosegue il monitoraggio da parte del Ministero della salute italiano che non rileva rischi per l’uomo, ingenti si rivelano le perdite per il settore dei trasporti: è di circa 200 milioni di dollari al giorno il danno economico stimato, una cifra destinata a crescere col protrarsi del blocco dei voli.

     
    Polonia
    E proprio il blocco del traffico aereo ha impedito a molti leader stranieri di partecipare ai funerali di Stato del presidente polacco Lech Kaczynski e di sua moglie Maria, deceduti il 10 aprile nella sciagura aerea di Smolenks, in Russia, costata la vita ad altre 94 persone, da poco iniziati a Cracovia. Fra questi il presidente americano Obama, il francese Sarkozy, la cancelliera tedesca Merkel e il premier italiano Berlusconi. Questa mattina, al passaggio dei feretri giunti da Varsavia centinaia di polacchi hanno lanciato fiori e agitato bandiere nazionali. I Kaczynski verranno sepolti nella cattedrale di Wawel, dove riposano gli eroi polacchi.

    Emergency
    Emergency sia “lasciata fuori dai giochi sporchi della politica e della guerra, (…) gli operatori siano liberi di fare il loro mestiere, e i nostri colleghi e amici vengano rilasciati immediatamente”. E’ l’appello di Gino Strada, presidente di Emergency, alla manifestazione di solidarietà organizzata ieri a Roma per la liberazione dei tre operatori umanitari italiani arrestati nei giorni scorsi in Afghanistan con l’accusa di complotto. Evacuati dall’ospedale di Lashkar-gah anche membri dello staff internazionale. Il governo italiano chiede a Kabul chiarezza, ma per il Pd l’esecutivo dovrebbe fare di più. Intanto arriva oggi la risposta del presidente Karzai che ha assicurato: l'inchiesta sarà "chiara e trasparente" e la vicenda "non compromette i rapporti bilaterali" tra i due Paesi. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Sergio Marelli, segretario generale della Focsiv, che raccoglie numerose associazioni del volontariato cristiano:

    R. – Piena solidarietà con i tre volontari di Emergency e con i sei operatori afghani che con loro lavoravano. Noi pensiamo che questo sia l’ennesimo caso di violazione non solo dell’azione umanitaria, che deve essere sempre garantita e rispettata anche nei territori di guerra, ma addirittura una vera e propria violazione dei diritti umani e della libertà delle persone.

     
    D. – Si colpisce Emergency per colpire in un certo qual modo le Ong in quanto tali?

    R. – Nel caso specifico bisognerà capire bene che cosa è successo. Certo non sarebbe la prima volta, anzi sarebbe una delle volte frequenti laddove gli operatori umanitari sono dei testimoni scomodi, sono una presenza imbarazzante dove si vuole perpetrare violenza, usurpazione di potere, prepotenza e addirittura anche violazione dei diritti umani.

    D. – In Afghanistan cosa stanno facendo le Ong?

     
    R. – Da sempre in tutte le condizioni e senza scelta di parte, noi assistiamo le vittime di questo conflitto che, a fasi alterne, ora latente ora guerreggiato. Si tratta sicuramente degli interventi di prima emergenza accompagnate dal rafforzamento della società civile locale.

    D. – Lei ha più volte ribadito: “siamo in presenza di problemi di sicurezza e non soltanto nei confronti degli italiani, ma anche e forse soprattutto nei confronti dei tanti collaboratori locali”…

     
    R. – Questo deve essere un ennesimo spunto, una ennesima – diciamo così – occasione per richiamare le istituzioni multilaterali - a partire dalle Nazioni Uniti e dall’Unione Europea – di avere tra le loro priorità proprio la sicurezza di questi che anzitutto sono volontari impegnati in una azione umanitaria per la pacificazione di queste realtà.

     
    Cina
    In Cina, cresce il bilancio delle vittime del terremoto che mercoledì ha colpito la regione dello Qinghai, nel nord ovest del Paese: sono 1.706 i morti, 12 mila i feriti e 256 i dispersi secondo l'agenzia Nuova Cina. Nelle aree colpite dal sisma di magnitudo 6.9 si è recato oggi in vista il presidente Hu Jintao per dirigere le operazioni di soccorso, mentre il leader spirituale tibetano Dalai Lama ha chiesto alle autorità cinesi di potersi recare nella regione per visitare i familiari delle vittime. Prosegue la distribuzione degli aiuti mentre preoccupa un nuovo allarme dagli esperti: la provincia del Qinghai potrebbe essere colpita nei prossimi giorni da altre scosse.

    Pakistan
    Giornata di sangue in Pakistan. Almeno 13 persone, presunti militanti estremisti islamici, e un militare pachistano sono morti in scontri nella città di Khoat, nel nord ovest del Paese. Decine i feriti. Lo riferisce Geo News, secondo cui l’attacco ha colpito il commissariato di polizia di Saddar mentre i militanti sopravissuti sono fuggiti. Fonti di polizia riferiscono che l'attentato è stato realizzato da un kamikaze che ha utilizzato un'auto imbottita di esplosivo. L’episodio giunge all'indomani della duplice azione di due kamikaze che ieri, in un campo vicino, hanno ucciso almeno 41 persone.

    Medio Oriente
    Non c’è tregua alle violenze lungo la Striscia di Gaza. Due miliziani palestinesi sono stati uccisi la scorsa notte da un'esplosione vicino ad un campo profughi. La loro affiliazione politica non è ancora chiara.

    Iran
    Israele è “impegnato sulla via che conduce alla sua caduta”: è quanto ha detto oggi il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad in un discorso pronunciato in occasione della Giornata dell'esercito. Il leader iraniano ha anche invitato i Paesi occidentali a “mettere da parte il loro militarismo e a cessare di sostenere” Tel Aviv, che il presidente iraniano definisce “la principale causa di insicurezza dalle regione”.

    Iran–Usa
    L’Iran resta uno dei nodi da risolvere per la politica estera americana. Sulla questione del nucleare, il ministro della Difesa Robert Gates ha detto che gli Usa non hanno una politica efficace per far fronte ai progressi dell’Iran, e secondo il New York Times sarebbero allo studio strategie alternative alla via della diplomazia e delle sanzioni. Il quotidiano americano non esclude soluzioni militari.

    Cipro
    Seggi aperti oggi nella Repubblica Turca di Cipro del Nord. 164.000 turco-ciprioti sono chiamati a scegliere il nuovo capo di Stato. Nella Repubblica, riconosciuta solo da Ankara, sono stati allestiti 629 seggi. Sette i candidati, ma la corsa è solo tra due di essi: il presidente in carica Mehmet Ali Talat, esponente del partito socialista, e Dervish Eroglu, attuale premier, leader della destra conservatrice.

    Papua Nuova Guinea
    Una forte scossa di terremoto di magnitudo 6.3 è stata registrata nella notte sulla costa orientale della Papua Nuova Guinea. Secondo i rilievi l'epicentro del sisma è a circa 66 km di profondità e localizzato a 30 km dalla città di Lea, capitale della provincia di Morobe, e seconda città della nazione. Non si segnalano al momento vittime o feriti.

    Zimbabwe
    Nel giorno del 30.mo anniversario dell’indipendenza dall’Inghilterra, il presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe ha lanciato oggi un appello ai suoi compatrioti a “cessare tutte le violenze” che colpiscono la società zimbabwense. Il capo di Stato, da 30 anni al potere dello Stato africano, ha usato toni concilianti rispetto a quelli delle precedenti apparizioni pubbliche e ha chiesto di lavorare per un clima di tolleranza e di rispetto per l’altro, indipendentemente dall’età, il genere, l’etnia, l’appartenenza religiosa e politica.

    Thailandia
    In Thailandia continuano gli scontri fra soldati e dimostranti che da settimane chiedono lo scioglimento del Parlamento e le dimissioni del premier Vejjajiva. Le autorità militari hanno affermato che "puniranno" i manifestanti anti-governativi se scenderanno in corteo a Bangkok. Ieri le "camicie rosse", i sostenitori del premier deposto Shinawatra, avevano annunciato per oggi una manifestazione di protesta nel distretto finanziario, in violazione di un decreto di emergenza.(Panoramica Internazionale a cura di Claudia DiLorenzi)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 108

     
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