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Sommario del 17/04/2010
Si è spento il cardinale Špidlík: aveva 90 anni. Viva commozione del Papa
◊ Si è spento ieri sera a Roma, all’età di 90 anni, il cardinale Tomáš Špidlík. Il Papa, in un telegramma inviato al preposito generale della Compagnia di Gesù, padre Adolfo Nicolás, ha espresso la sua “viva commozione” per la morte di questo “insigne gesuita e zelante servitore del Vangelo”, di cui ha apprezzato “le doti di mente e di cuore”. Ricorda quindi “con profonda gratitudine” la sua “solida fede, la paterna affabilità e l’intensa operosità culturale ed ecclesiale, specialmente quale autorevole conoscitore della spiritualità cristiana orientale”. La salma sarà esposta nella Cappella del Centro Aletti, Via Paolina 25 (vicino alla Basilica di Santa Maria Maggiore), fino alla sera di lunedì prossimo. La Messa esequiale sarà celebrata nella Basilica Vaticana martedì prossimo, alle 11.30, presieduta dal cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio. Alla fine della liturgia, Benedetto XVI rivolgerà la sua parola ai presenti e presiederà il rito dell’Ultima Commendatio e della Valedictio. Il servizio di Sergio Centofanti:
Il cardinale Špidlík è stato un uomo di Dio: un grande teologo e padre spirituale e nello stesso tempo una persona semplice che conquistava per i suoi modi miti e gentili e per il fine humour con cui condiva la profondità del suo parlare. Nasce il 17 dicembre 1919 a Boskovice (diocesi di Brno) in Moravia, allora Cecoslovacchia, oggi Repubblica Ceca: in gioventù conosce i lavori forzati, impostigli prima dai nazisti e poi dai comunisti. Entrato nel 1940 nel noviziato dei Gesuiti di Benesov, vicino Praga, nel ’42 prende i voti religiosi. Nonostante le difficoltà del conflitto mondiale, conclude gli studi filosofici e teologici, diventando docente universitario al Pontificio istituto Orientale e all'Università Gregoriana. E’ stato predicatore di esercizi spirituali e nel 1995 ha curato quelli per il Papa e la Curia Romana. Ha scritto numerosi libri e articoli. Creato cardinale da Giovanni Paolo II nel 2003, per 50 anni è stato uno dei più stretti collaboratori del Programma ceco della Radio Vaticana. Ha vissuto e lavorato, fino all’ultimo, al Centro Aletti, affiancato all'Istituto Orientale, a stretto contatto con padre Marko Ivan Rupnik. Qui ha promosso contatti personali con intellettuali e uomini di cultura, specialmente dell'Est europeo. È stato inviato più volte in Russia e nel 1992 è stato ricevuto al Cremlino dal presidente Eltsyn e dal Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Alessio II. Il 17 dicembre scorso il Papa aveva presieduto nella Cappella Redemptoris Mater, in Vaticano, una celebrazione eucaristica con la Comunità del Centro Aletti, in occasione dei 90 anni del cardinale Špidlik. Benedetto XVI nella sua omelia, aveva ricordato il pensiero teologico del porporato, improntato al dialogo tra Occidente e Oriente cristiano e fondato sulla duplice dimensione della libertà e dell’amore. Riascoltiamo le parole del Papa:
"La sua lunga vita e il suo singolare cammino di fede testimoniano come sia Dio a guidare chi a Lui si affida. Ma egli ha percorso anche un ricco itinerario di pensiero, comunicando sempre con ardore e profonda convinzione che il centro di tutta la Rivelazione è un Dio Tripersonale e che, di conseguenza, l’uomo creato a sua immagine è essenzialmente un mistero di libertà e di amore, che si realizza nella comunione: il modo stesso di essere di Dio. Questa comunione non esiste per se stessa, ma procede – come non si stanca di affermare l’Oriente cristiano – dalle Persone divine che liberamente si amano. La libertà e l’amore, elementi costitutivi della persona, non sono afferrabili per mezzo delle categorie razionali, per cui non si può comprendere la persona se non nel mistero di Cristo, vero Dio e vero uomo, e nella comunione con Lui, che diventa accoglienza della "divinoumanità" anche nella nostra stessa esistenza. Fedele a questo principio, il Cardinale Špidlík ha intessuto lungo gli anni una visione teologica vivace e, per molti aspetti, originale nella quale confluiscono organicamente l’Oriente e l’Occidente cristiani, scambiandosi reciprocamente i loro doni”.
Il cardinale Špidlík, il giorno prima dell’elezione di Benedetto XVI, il 18 aprile 2005, aveva svolto la meditazione ai cardinali elettori per il Conclave. Qualche giorno dopo lo abbiamo intervistato sul nome scelto da Papa Ratzinger che aveva spiegato che San Benedetto non è “solo un santo europeo”, ma di tutto il mondo, perché mostra a tutti i popoli che nel Vangelo trovano “le forze che possono rinnovare il mondo”. Ecco il commento del cardinale Tomáš Špidlík:
“Lui ha scelto il nome Benedetto perché ama l’Europa e San Benedetto è il patrono dell’Europa. Ha imparato dal Papa precedente che l’Europa deve respirare con due polmoni, e per questo Papa Giovanni Paolo II ha messo anche Cirillo e Metodio come compatroni dell’Europa. L’Europa deve riconoscere la sua spiritualità in modo integrale, fare la sintesi che ancora non ha fatto. Allora io credo si tratti di una questione mondiale e non solo europea. Ormai siamo davanti al fatto che il cristianesimo passa in Asia, in Africa, in altri Paesi senza radici cristiane. Cosa fare? L’Europa deve portare là la sua cultura? No, non deve portarla, ma deve aiutare a scoprire e a mettere nelle loro radici Cristo. Noi vogliamo che Cristo parli in arabo, nelle lingue asiatiche e così via e dobbiamo in un certo senso guarire la nostra prospettiva puramente europea, perché pensiamo ancora di essere tutto il mondo, ma questo è il passato. Bisogna rendersi conto che esiste un mondo anche altrove”.
Nel segno di San Paolo: Malta attende con gioia l’arrivo di Benedetto XVI. L’arcivescovo Grech: dalla visita del Papa, una rigenerazione spirituale
◊ Ancora poche ore e Malta potrà abbracciare il Papa, che si fa pellegrino per celebrare il 1950.mo anniversario del naufragio di San Paolo sull’isola mediterranea. Il 14.mo viaggio apostolico di Benedetto XVI prenderà il via poco dopo le 15 con la partenza da Fiumicino. L’arrivo del volo papale all’aeroporto internazionale maltese di Luqa è previsto per le ore 17. Qui il primo atto della visita con la cerimonia di benvenuto e i discorsi del Pontefice e del presidente George Abela. Sul clima che si respira a Malta, in queste ore di attesa, ci riferisce il nostro inviato a La Valletta, Alessandro De Carolis:
“Pope arrives today”. Il titolo in apertura del Times di Malta esprime l’evento imminente senza giri di parole, anche se la concisione britannica rende in tono minore l’attesa che cresce di ora in ora a La Valletta, Floriana e Rabat, tra le prime località ad essere attraversate oggi pomeriggio e stasera dalla papamobile, che sarà il mezzo di trasporto utilizzato da Benedetto XVI in ognuno degli spostamenti di questo suo 14.mo viaggio apostolico. Per tutti qui il Papa viene a rivivere la drammatica epopea e lo straordinario epilogo che 1950 anni fa videro protagonista San Paolo: un pericoloso naufragio sulle coste maltesi e da quell’evento imprevisto la nascita di una Chiesa ancor oggi tra le più solide in Europa.
E l’evento centrale di oggi pomeriggio – dopo l’arrivo a Malta verso le 17, e il saluto al presidente maltese Abela – sarà per il Papa proprio la visita alla Grotta di San Paolo: un piccolo anfratto roccioso, oggi sormontato da una chiesa, che la tradizione ricorda e conserva come il luogo dove l’Apostolo visse a Malta prima di ripartire per Roma. Si consolida intanto a Malta la presenza dei giornalisti stranieri – circa 200 quelli accreditati – anche se la nube di cenere del vulcano islandese, che ha provocato la cancellazione di migliaia di voli internazionali, ha costretto molti cronisti della visita papale a ritardare l’arrivo o a cercare alternative.
Sui moli de La Valletta, sotto un sole oggi piuttosto pallido, i cameraman provano le inquadrature del porto, che con le sue banchine dominate dagli antichi bastioni cinquecenteschi domani pomeriggio farà da quinta a uno degli incontri più attesi: quello del Papa con i giovani, alcuni dei quali racconteranno le loro storie a Benedetto XVI.
Prima di questo appuntamento, il Pontefice avrà presieduto nella mattina la Messa e la recita del Regina Coeli nella grande Piazza dei Granai a Floriana, con 800 sacerdoti e almeno 35 mila persone. Quindi, più tardi, il suggestivo arrivo in catamarano al Waterfront di Floriana: tre brevi, simboliche, miglia marine su quelle stesse acque solcate da Paolo all’alba dell’era cristiana.
La preghiera del Papa a Rabat, nella Grotta che custodisce la memoria dello sbarco di San Paolo a Malta, permetterà dunque al 14.mo viaggio apostolico di Benedetto XVI di toccare subito la sua principale corda spirituale. L’arcivescovo di Gozo, Mario Grech, uno dei presuli che, fra poche ore, accoglierà il Pontefice al suo arrivo a Malta, spiega al microfono di Alessandro De Carolis l’importanza attribuita alle radici paoline nella Chiesa locale:
R. – A noi San Paolo dice tutto: è da lui che noi abbiamo ricevuto la fede ed è lui che ci ha generato in Cristo. Noi speriamo che con questa visita, Benedetto XVI ci aiuti per una nuova rigenerazione spirituale. La Chiesa a Malta ha una storia particolare ed anche la religiosità è abbastanza forte. Io non posso nascondere che tante famiglie sono molto religiose, ma devo anche ammettere che l’aria che tira, che arriva dal continente, continua a lasciare le sue tracce. Anche la nostra fede ha, quindi, bisogno di questa spinta, di questa rigenerazione.
D. – Questa impronta paolina, avvertita così intensamente nella chiesa maltese, si traduce, eccellenza, anche in una forte spinta missionaria nelle vostre comunità…
R. – Per quanto riguarda la mia diocesi, posso vantarmi di contare più di 50 sacerdoti diocesani all’estero. E questo non contando poi le religiose. Noi crediamo ed auspichiamo che con la visita del Santo Padre, questa dimensione paolina, questa dimensione missionaria della Chiesa venga rafforzata, perché la nostra nazione - nonostante sia piccola - così come ha fatto nel passato, passa dare anche nel presente e nel futuro questo contributo per l’evangelizzazione e non dico del continente africano o sudamericano, ma anche dell’Europa stessa. Nei pressi della Grotta di San Paolo, si è sviluppato nel corso dei secoli il Museo di Wignacourt, che espone numerose opere d’arte dedicate al culto dell’Apostolo. Alessandro De Carolis ha intervistato il direttore del museo, mons. John Azzopardi, autore di numerose pubblicazioni sulla storia della Grotta:
R. – Per 35 anni sono stato curatore del Museo della Cattedrale, dedicata a San Paolo – questa dedicazione è la prima e risale al Tardo Medioevo – e della Grotta. Quindi, sono sempre vissuto in questo ambiente paolino, che ho cercato di studiare storicamente e iconograficamente, e sono stato felicissimo di potermi dedicare alla ricerca e di poter pubblicare molti libri sulla cultura paolina a Malta. Noi chiamiamo San Paolo non solo “l’Apostolo delle Genti”, ma il maltese, quando si menziona San Paolo, dice: “Nostro padre, San Paolo”. Nella Grotta di San Paolo, dove il Papa scenderà, troverà le parole – in una bellissima iscrizione marmorea in latino – Meletensium Patrem Gentiumque Apostolum: quello che per tutto il mondo è l’Apostolo delle Genti, per noi è nostro padre.
D. – Che cosa vuol dire per la Chiesa di Malta essere una Chiesa “paolina”?
R. – Certamente, siamo una Chiesa domestica; sotto i Romani, viene trattato bene dal centurione e quindi voleva essere prudente, ma ce n’è abbastanza per dire che Paolo ha fondato una Chiesa domestica. San Paolo era un evangelizzatore, e ci ha contagiato con questa febbre di evangelizzazione tanto che i maltesi non solo hanno conservato la fede, nella grande maggioranza, ma Malta e Gozo hanno dato un grandissimo contributo alle missioni. Quindi, tanti sacerdoti, tante suore in tutto il mondo hanno evangelizzato! Infatti quando il Papa verrà nella Grotta, nella chiesa ci saranno tutti i missionari e le missionarie in pensione. E’ questo che San Paolo significa per noi!
D. – Lei ha detto che San Paolo ha formato la coscienza cristiana dei maltesi. Possiamo parlare anche di una consapevolezza sociale che viene da San Paolo? Cioè, di una coscienza civile che viene da San Paolo? E che cosa significa in ottica europea difendere questo come “radice cristiana”?
R. – Quando Malta chiese di entrare in Europa, Papa Giovanni Paolo II disse: “Speriamo che Malta porti una cosa positiva, un po’ di fede in questa Europa, che sta diventando meno cristiana!”. E credo che noi abbiamo dato e stiamo dando tuttora il nostro contributo. La Chiesa di Malta non si può accusare di non aver dato il suo contributo sociale: tanti orfanotrofi, tante scuole … La Chiesa ha educato. La prima educazione, la prima scuola a Malta è stata fondata dalla Chiesa. Oggi mi sembra che ci sia anche molta collaborazione con il governo.
Il cardinale Bertone: ho portato in Cile la vicinanza del Papa ai terremotati. Sugli abusi del clero, la linea di Benedetto XVI è chiara e ferma
◊ Il Papa è vicino al popolo del Cile provato dal terremoto del 27 febbraio scorso: è questo il messaggio più forte che il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha voluto portare nel suo viaggio nel Paese andino, dal 6 al 14 aprile. Una visita che ha offerto al porporato l’opportunità di incontrare le diverse realtà della Chiesa e della società cilena. Di ritorno dal Cile e alla vigilia della partenza per Malta con Benedetto XVI, il cardinale Tarcisio Bertone ha offerto un bilancio del suo viaggio alla Radio Vaticana e all’Osservatore Romano. L’intervista è stata realizzata da Roberto Piermarini e Carlo Di Cicco:
R. - Ho portato la vicinanza, la “cercanía” del Papa in tutti gli incontri che ho avuto in questo lungo viaggio in Cile. Ma contemporaneamente, adulti, giovani, comunità di credenti, autorità e popolo cileni mi hanno manifestato un grande amore per il Papa e mi hanno detto di portargli il loro affetto, la preghiera, la riconoscenza, la piena solidarietà per la sua missione, il suo magistero mite, coraggioso e convincente. Ho potuto constatare purtroppo la gravità del sisma e del maremoto specialmente attorno Concepción e nel centro della capitale Santiago. La prima impressione, veramente toccante, l’ho avuta scendendo con l’aereo e vedendo il ponte crollato, rimasto interrotto a causa del terremoto, per cui la difficoltà delle comunicazioni, le strade dissestate. Poi sono andato in una zona duramente colpita, ancora piena di macerie come Talcahuano, dove abbiamo inaugurato una cappella in segno della volontà di ricostruzione. Lì c’è una popolazione molto povera e provata, che chiedeva l’aiuto della preghiera e manifestava il suo affetto al Papa. Ha inaugurato direi con orgoglio la cappella perché voleva un luogo di preghiera, un luogo di incontro come una delle prime realizzazioni, dopo le distruzioni del terremoto. Questo è un segno molto positivo.
D. - Lei ha incontrato le nuove autorità cilene insediatesi da poco. Il rapporto di rispetto fra Stato e Chiesa, ma anche di collaborazione continuerà e quali sono sfide e priorità più importanti di questo rapporto?
R. – E’ in atto una grande partecipazione della Chiesa nella ricostruzione, un contributo capillare nell’assistenza alle popolazioni colpite attraverso la Caritas cilena, la Caritas Internationalis e molte altre istituzioni, come le Conferenze episcopali, per esempio la Conferenza episcopale italiana, si sono messe naturalmente a disposizione per gli aiuti, con la volontà di curare la realizzazione di progetti specifici di ricostruzione. Quindi, il problema ricostruzione è emerso immediatamente. Naturalmente non abbiamo mancato di toccare quei principi fondamentali che stanno a cuore alla Chiesa cattolica e anche alla presidenza cilena, cioè il principio della tutela della vita, della tutela della famiglia, nel suo progetto originale, la tutela anche del principio di libertà di educazione. Il sistema educativo in Cile è bene organizzato e anche le scuole cattoliche che sono convenzionate con lo Stato per il loro progetto educativo, sono molto stimate e sono aiutate finanziariamente dallo Stato, a seconda anche del numero degli alunni, perché rendono un servizio pubblico e godono del favore della popolazione.
D. - La sua conferenza sulla presenza della Chiesa e del cattolicesimo nel corso dei due ultimi secoli, offerta nella cornice delle celebrazioni del bicentenario, ha avuto una vasta eco sulla stampa latinoamericana. I latinoamericani – in questo caso, i cileni – come sentono e vivono questo legame, questa presenza?
R. - La presenza della Chiesa è molto sentita in tutta la storia dell’America Latina, e soprattutto nella storia del Cile; adesso, in questo momento storico, la presenza della Chiesa è stata vista subito come una presenza fraterna e materna nella gravità delle circostanze vissute dalla popolazione. Però, nella storia del Cile, fin dagli inizi, nella lotta per l’indipendenza, sono stati protagonisti uomini di grande fede e uomini di Chiesa. Dicono: “La Chiesa ha svolto un ruolo molto importante anche per la conquista dell’indipendenza e per la costruzione del giovane Stato cileno”. Non bisogna poi dimenticare che il Cile è stato il primo Paese dell’America Latina che ha mandato una missione a Roma e che ha chiesto una missione diplomatica da Roma in Cile.
D. - Ricordando la mediazione papale tra Cile e Argentina, lei ha posto in rilievo l’efficacia del dialogo per mantenere la pace tra gli Stati. E’ un esempio tuttora attuale per conflitti internazionali che durano nel tempo?
R. - E’ un esempio straordinario, perché come tutti sanno e come è stato ribadito anche nella celebrazione del 25.mo, si era giunti sull’orlo della guerra e di una guerra che sarebbe stata devastante per i due Paesi. La guerra è stata evitata – si può dire – all’ultimo, proprio per la mediazione della Chiesa. In situazioni di contrasti tra popoli, molte volte la Chiesa – ho citato anche alcune mediazioni in Africa, durante il primo Sinodo africano – è invitata proprio a mediare tra le fazioni contrapposte e concorrenti, magari all’interno di un medesimo Stato. Però, perché questa mediazione abbia efficacia, è necessaria la scelta di uomini coraggiosi e illuminati da parte della Chiesa – ricordiamo solo il cardinale Samorè ed i suoi collaboratori – ma anche da parte degli Stati, perché le delegazioni devono anche essere convinte della possibilità di raggiungere dei risultati e non contrapporre muro contro muro. In ogni caso è il dialogo che vince, come diceva Paolo VI: non ci sono altre vie, perché vediamo che le altre vie – la via delle armi, la via delle contrapposizioni - non producono frutti.
D. - Lei ha toccato anche il tema dei giovani e della pastorale giovanile. E’ stato sollecitato anche dal fatto che la diminuzione delle vocazioni sacerdotali e il problema della formazione di giovani leader politici possa interessare le Chiese dell’America Latina?
R. - Senza dubbio. L’America Latina è un continente giovane, è un continente dove la popolazione giovanile – anche la popolazione minorile – è maggioritaria, e quindi c’è un problema di preparare, di educare all’assunzione di una missione, di un ruolo nella società, oltre che formare solide personalità, fondate su valori profondi umani e cristiani. In America Latina c’era nei decenni passati ad un boom di vocazioni, ci sono ancora Paesi che certamente possono vantare tante vocazioni allo stato sacerdotale, pensiamo al Messico. Però, in Cile la scarsità di vocazioni si fa sentire anche nelle congregazioni religiose: quindi è un problema reale. Bisogna quindi formare i giovani a questa assunzione di responsabilità sociale, sia nella dedizione e nella risposta a Cristo che chiama a partecipare alla sua missione di salvezza, sia nella responsabilità nelle congregazioni religiose, negli istituti di vita consacrata con il lavoro stupendo che fanno i diversi istituti di vita consacrata, e sia nella vita sociale, quindi nella preparazione a svolgere compiti di natura specificamente politica. E ho visto che i giovani rispondono.
D. - C’è un problema che non riguarda la Chiesa cilena in particolare, ma un po’ la Chiesa universale, in questo momento: secondo lei, la Chiesa come uscirà dal delicato problema degli abusi sessuali del clero?
R. - Mi sembra che in questi giorni, il Papa ci abbia dato una linea molto chiara, una linea di approfondimento dei comportamenti e di grande impegno di fedeltà a Cristo, di lealtà nella propria missione, a seconda della vocazione di ciascuno. Mi sembra che la prima indicazione che il Papa ha confermato ancora nella Cappella Paolina, parlando ai membri della Pontificia Commissione biblica, è quella della purificazione e della penitenza, per assumere con decisione la propria missione secondo il progetto di Dio. La seconda linea è un coraggioso e forte impegno educativo, perché questo è il campo in cui si formano i fanciulli, i giovani, i formatori e quindi qui bisogna dare dei valori che siano la linfa della vita, dei comportamenti dei giovani e di coloro che si occupano dei giovani. L’impegno educativo, che è sempre stato un vanto per la Chiesa, nella storia della Chiesa, e che in Cile ha avuto grandi protagonisti come il Santo sociale Alberto Hurtado, che ha scritto tanto sui problemi educativi, ha fondato una rivista, ha fondato i sindacati cristiani, è una pista da percorrere con serietà, con solidità in modo da costruire le personalità del terzo millennio, forgiate sulla legge evangelica. E poi, la terza linea – siamo alla fine dell’Anno Sacerdotale – il rinnovamento della missione sacerdotale. Secondo il progetto di Cristo, che è modello di ogni sacerdote, e secondo i grandi messaggi che il Papa ha dato in questo Anno Sacerdotale. Nell’incontro con i sacerdoti e anche nell’incontro con l’episcopato del Cile, mi chiedevano: come fare a continuare a prendere gli elementi migliori dell’Anno Sacerdotale e portarli nella vita, in modo che non si chiuda un ciclo con la chiusura dell’Anno Sacerdotale? E questo è proprio l’impegno in cui tutti dobbiamo essere coinvolti, soprattutto per ciò che riguarda i candidati al sacerdozio e i sacerdoti, conformemente alla loro missione.
Cinque anni di Pontificato: l'editoriale di padre Lombardi
◊ Lunedì prossimo, 19 aprile, ricorre il quinto anniversario dell'elezione alla Cattedra di Pietro di Joseph Ratzinger. Sui temi forti dei primi cinque anni di Pontificato di Benedetto XVI, ascoltiamo l'editoriale di padre Federico Lombardi per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:
Il tempo è passato rapido e le vicende sono state intense nei cinque anni ormai compiuti di questo Pontificato. Per leggerli correttamente è d’obbligo tornare col pensiero alla Cappella Sistina, la mattina dopo l’elezione, quando il nuovo Papa raccoglieva l’eredità spirituale del suo grande predecessore e indicava le priorità che avrebbero orientato il suo servizio “nella vigna del Signore”. Il rapporto dell’uomo con Dio, rivelatoci da Gesù Cristo, incontrato in particolare nell’Eucarestia, nel culto della Chiesa. L’impegno “senza risparmio di energie” per ricostituire “la piena e visibile unità di tutti i seguaci di Cristo”. Il desiderio di rispondere alla “richiesta di aiuto da parte dell’odierna umanità che, turbata da incertezze e timori, si interroga sul suo futuro”. Il dialogo “aperto e sincero” con i seguaci delle altre religioni o con coloro che semplicemente cercano risposta alle domande fondamentali dell’esistenza, “per la ricerca del vero bene dell’uomo e della società”. Non c’è dubbio che queste siano state le priorità reali del pontificato. Perseguite con coerenza e coraggio in un contesto spesso non privo di tensioni e di ostacoli. Ma Benedetto XVI diceva che non avrebbe cercato di far brillare la luce propria, ma quella di Cristo. Auschwitz, Istanbul, New York, Sydney, Parigi, l’Africa, Gerusalemme. Sinagoghe e moschee, encicliche sulla carità, sulla speranza, sull’etica nello sviluppo, nell’economia e nel rispetto dell’ambiente. Un bilancio ricco e pieno, di servizio di Dio e dell’umanità. Un cammino da continuare con una rotta sicura.
Rinunce e nomine
◊ Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Awka (Nigeria), presentata da mons. Simon Akwali Okafor, per raggiunti limiti di età.
Il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Ekiti (Nigeria), presentata da mons. Michael Patrick Olatunji Fagun, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Felix Femi Ajakaye, coadiutore della medesima diocesi.
La Chiesa proclama Beato il gesuita spagnolo Bernardo Francisco de Hoyos: nel 1700 diffuse in Spagna la devozione per il Sacro Cuore di Gesù
◊ Tra aprile e giugno la Chiesa proclamerà sette nuovi Beati. Il primo tra questi è Bernardo Francisco de Hoyos (1711-1735), sacerdote spagnolo della Compagnia di Gesù morto prematuramente di tifo all’età di 24 anni. Il rito di beatificazione sarà presieduto domani, nella cattedrale di Valladolid, dall’arcivescovo Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. La missione del nuovo Beato fu quella di diffondere in Spagna la devozione verso il Sacro Cuore di Gesù. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
L’eredità che ci lascia il nuovo Beato è un patrimonio di inestimabile valore. La sua vita ci testimonia che tutti gli uomini possono trovare la vera ricchezza se guardano alle cose del cielo e non solo a quelle della terra, come ricorda San Matteo in questo passo evangelico:
“Il Regno dei Cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo”.
Bernardo Francisco de Hoyos ha trovato questo “tesoro nascosto” nel Cuore di Gesù. Nel suo diario è fissato il momento che ha cambiato la sua vita:
“Sentii nel mio spirito uno straordinario movimento, forte, dolce e non impetuoso, per cui andai subito davanti al Signore Sacramentato per offrirmi al suo Cuore, per cooperare per quanto potevo, almeno con le preghiere, alla diffusione del suo culto”.
La spiritualità del Cuore di Gesù fu dunque per Bernardo Francisco de Hoyos un’esperienza intensa di preghiera e di carità, come sottolinea al microfono di Roberto Piermarini, l’arcivescovo Angelo Amato:
“Ponendo il suo cuore accanto al Cuore di Gesù, egli divenne un serafino infiammato di carità. Ascoltare il battito del Cuore di Cristo significa parlare con Gesù e attingere la verità da Colui che è la Verità in persona”.
La vita del nuovo Beato ci insegna che è possibile vivere in grazia solo se strettamente attaccati al Cuore di Cristo e al suo perdono misericordioso. Ancora l’arcivescovo Angelo Amato:
“Il Beato Bernardo Francisco de Hoyos esorta i suoi confratelli, ma anche tutti i consacrati e le consacrate del mondo a vivere un'esistenza virtuosa, la cui concreta possibilità è frutto della grazia, proveniente dai Sacramenti della Riconciliazione e dell'Eucaristia”.
Gli ultimi istanti di vita del nuovo Beato sono un'ulteriore straordinaria testimonianza, soprattutto in questo Anno Sacerdotale. Il nuovo Beato morì nel 1735, dopo alcuni mesi di sacerdozio, a soli 24 anni. Queste furono le sue ultime parole:
“Che bello abitare nel Sacro Cuore di Gesù!”
La passione di Bernardo per il Cuore di Gesù - scrive il preposito generale dei Gesuiti, padre Adolfo Nicolás - corrisponde fedelmente “alla devozione che Sant'Ignazio sentiva per Gesù povero e umile". Padre Nicolás, in occasione della beatificazione di Bernardo Francisco de Hoyos, invita infine tutta la Compagnia a "rinnovare l'amore personale per Gesù", "a desiderare con la sua volontà, a ricordare con la sua memoria".
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Il Papa a Malta per gettare ponti di comprensione: sabato e domenica il quattordicesimo viaggio internazionale di Benedetto XVI.
In rilievo, nell'informazione internazionale, l'economia: Goldman Sachs accusata di frode.
Nato dalla stirpe di Davide secondo la carne: in cultura, il saggio del direttore contenuto nel catalogo della mostra "Gesù. Il corpo, il volto nell'arte", allestita alla Venaria Reale in occasione dell'ostensione della Sindone.
Il ricordo del cardinale Tomas Spidlik con una sua meditazione sulla Trinità.
Come Lepanto spianò la strada al barocco: Vincent Borg su cultura, economia e vita religiosa a Malta in epoca moderna.
Nell'informazione vaticana, l'omelia di Benedetto XVI durante la Messa di giovedì con i membri della Pontificia Commissione Biblica.
Intervista al cardinale Tarcisio Bertone a conclusione della visita in Cile.
La Polonia comemora le vittime di Smolensk. Il saluto del cardinale Bertone
◊ Giornata di commemorazione in Polonia per le 96 vittime della sciagura aerea di Smolensk, in cui hanno perso la vita anche il presidente polacco Lech Kaczynski e sua moglie Maria. La cerimonia funebre è iniziata poco dopo le 12, davanti a centinaia di migliaia di persone. In occasione dei funerali pubblici anche il messaggio del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, che ha esortato il Paese e l’Europa tutta a stringersi nella solidarietà e a non perdere la fiducia in Dio. Il servizio di Cecilia Seppia:
Le 8.56 in Polonia quando, ad una settimana esatta dalla tragedia aerea di Smolensk, costata la vita a 96 persone, le campane e le sirene di tutto il Paese hanno cominciato a suonare a lutto. Le auto si sono fermate, per la strada le persone si sono raccolte in preghiera e pian piano tra montagne di fiori e milioni di candele accese hanno cominciato a riversarsi nella storica piazza Pilsudski a Varsavia, dove alle 12 è iniziata la cerimonia civile di commemorazione. Circa un milione e mezzo i partecipanti che hanno voluto rendere omaggio alle vittime in un clima di raccoglimento e di unità come auspicato nei giorni scorsi dalla Conferenza episcopale polacca. Prima dei discorsi del presidente della Camera, Bronislaw Komorowski, e del premier Donald Tusk, i nomi delle vittime sono stati scanditi uno ad uno a cominciare da quello del presidente Lech Kaczynski e di sua moglie Maria. Alle 13 circa è iniziata la celebrazione eucaristica presieduta dal nunzio apostolico in Polonia, mons. Jozef Kowalczyk. Per l’occasione anche il messaggio del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, trasmesso questa mattina dalla televisione nazionale polacca. Sentiamo le sue parole:
"Questa tragedia non colpisce solo la Polonia, ma colpisce l'Europa come tale, di cui la Polonia è un Paese fondamentale, anche per la sua salda fondazione nei principi cristiani, nella tradizione cristiana, che hanno forgiato l'Europa nella sua missione di civiltà nella storia del mondo. Ho incontrato tante volte il signor presidente, a volte anche accompagnato dalla sua signora: lo ho incontrato qui a Roma quando è venuto per le canonizzazioni e in visita ufficiale; ma lo ho anche incontrato in Polonia. Ho sempre trovato in lui un uomo politico profondamente motivato cristianamente, con un alto senso di responsabilità verso se stesso e verso il popolo che rappresentava e che guidava, senza paura di dichiararsi cattolico nella vita privata o nella vita pubblica e senza nascondere le sue origini e la sua profonda ispirazione cattolica. Egli voleva portare questa linfa anche nello spirito dell'Europa del Terzo Millennio e lo ha fatto con coraggio!".
Dal porporato ancora l’esortazione a stringersi nella solidarietà, di fronte ad un dolore che – ha ribadito - non è soltanto della Polonia ma ha attraversato il mondo; quindi l’invito a non dimenticare il simbolo della Croce, ad essere fedeli ad essa anche di fronte ad avvenimenti come questi:
"Il popolo polacco non deve scoraggiarsi in questo momento, ma deve - forte della sua fede in Dio e del suo saldo patriottismo, che si rivela anche adesso nelle fiumane di popolo che vanno a rendere omaggio e a salutare ancora una volta il presidente e la sua consorte - avere fede nel Signore della storia, che guida ed accompagna i destini dei popoli e soprattutto - come ha già fatto nella storia della Polonia - accompagnerà anche il futuro della Polonia. E' molto espressivo il simbolo della Croce che dobbiamo continuamente approfondire nella nostra vita e davanti a tutti gli avvenimenti della nostra vita. La Croce è un segno di sostegno e di salvezza. E' il segno della vittoria finale del bene sul male; della verità sulla menzogna; della vita sulla morte".
La giornata commemorativa di oggi si chiuderà con una Messa funebre alle 18.00 nella cattedrale di San Giovanni sempre a Varsavia. Domani le esequie solenni a Cracovia dove è attesa la partecipazione di un centinaio di delegazioni straniere. Tra queste anche il presidente russo Medvedev e il capo della Casa Bianca Obama, il cui arrivo potrebbe però essere minacciato dalla nube vulcanica islandese che ha costretto alla chiusura dello spazio aereo di gran parte d’Europa.
Voli nel caos in Europa per la nube vulcanica proveniente dall'Islanda
◊ Resta critica la situazione in Europa sul fronte del traffico aereo. La nube di cenere proveniente dall’Islanda ha costretto oggi le autorità del vecchio Continente ad annullare ben 16 mila voli. Il servizio di Eugenio Bonanata:
La nube punta a sud-est e si sta spostando verso Mediterraneo e Pirenei, dopo aver allargato il proprio fronte investendo Nord Italia e Croazia. Secondo gli esperti, però, fare previsioni è difficile. Troppe le variabili da tenere in considerazione. Il vulcano in Islanda non ha ancora terminato la sua eruzione. Le ceneri resteranno nell'atmosfera per almeno altre 24 ore. Quel che è certo è che prosegue il disagio sul fronte dei voli, in tutta Europa. Spazio aereo interdetto in alcuni casi fino alle 20 di stasera. La Francia poco fa ha deciso di estendere la chiusura degli scali del nord fino le 8 di lunedì mattina. Nei principali aeroporti europei sono decine di migliaia i passeggeri in attesa di voli che per il momento non decolleranno. Folla anche nelle stazioni ferroviarie: per fronteggiare l’emergenza infatti sono stati potenziati i treni un pò in tutti i Paesi, ad eccezione della Francia dove uno sciopero del settore sta ulteriormente aggravando la situazione. L’organizzazione europea per la sicurezza del trasporto aereo ha confermato che nel sud del vecchio continente si continua a volare. Rispetto ai 22 mila voli in programma oggi ne saranno effettuati solamente 6 mila. Spagna, Grecia, Turchia, e Balcani del sud per il momento sono stati risparmiati, come anche l’Italia meridionale. A tre giorni dall’emergenza le conseguenze della nube sono arrivate anche in Estremo Oriente. Da Tokio a Singapore, da Pechino a Sydney, molte strutture alberghiere sono state destinate ad accogliere centinaia di passeggeri di voli intercontinentali rimasti bloccati.
Il blocco dei voli sta provocando ingenti danni economici. Gli esperti parlano di 200 milioni di dollari persi al giorno. Alcuni hanno paragonato questa crisi a quella creatasi nel 2001 all’indomani dell’attacco alle torri gemelle. Eugenio Bonanata ha raccolto il commento di Giacomo Vaciago docente di Economia Internazionale presso l’Università Cattolica di Milano:
R. – L’attacco alle Torri Gemelle provocò panico e timore che altri fossero possibili. Qui la nube viene alimentata da un vulcano e la paura, a questo punto, è che la nube continui ad alimentarsi. Non c’è modo di proteggere l’aria di un Paese. Qui stiamo parlando di un evento naturale con il quale è difficile fare i conti …
D. – Però i conti a livello economico già parlano di perdite consistenti …
R. – Sì! Gravi proprio perché la ripresa dell’economia europea in corso non è da domanda interna, che viene soddisfatta dal trasporto locale; è da domanda internazionale e quindi, per definizione, se la cosa prosegue i guai che ne subiremo saranno molto rilevanti.
D. – Professore, pensiamo al ritorno alla normalità: probabilmente, c’è rischio che la gente decida di non prendere l’aereo anche dopo la fine dell’emergenza?
R. – Per definizione, la cancellazione del viaggio previsto, il rinvio di quell’affare che si doveva fare e via dicendo sono costi indiretti che continuano a gravare sull’economia. Nel mondo globale in cui viviamo, un incidente a migliaia e migliaia di chilometri causa conseguenze dalle quali siamo indifesi!
René Guitton: rafforzare l'impegno in difesa dei cristiani perseguitati
◊ Discriminazione, persecuzione e martirio non sono, purtroppo, termini associati solo al passato. Anche oggi i cristiani, in particolare, sono vittime di violenze in diversi Paesi del mondo. Proprio sulla “cristianofobia” si è incentrato un convegno, ieri pomeriggio a Verona, intitolato: “Cristiani perseguitati. Il dramma dimenticato”. Il dibattito ha preso spunto dal libro “Cristianofobia. La nuova persecuzione” dell’autore francese René Guitton che, al microfono di Fabio Colagrande, si sofferma sugli scenari più critici:
R. – Les situations les plus graves sont notamment …Le situazioni più gravi si registrano in Africa, ad esempio in Nigeria, dove i cristiani vengono massacrati a centinaia, perfino nelle loro chiese. Ma bisogna ricordare anche il Sudan meridionale e, ad esempio, l’India, in un altro continente, dove anche qui sono i cristiani ad essere attaccati, in questo caso dagli induisti. E’ molto difficile anche la situazione in Pakistan. Per guardare ad altri Paesi, si può considerare la persecuzione come una serie di omicidi, di massacri individuali che colpiscono singoli cristiani. Infine, bisogna sottolineare anche il caso dell’Egitto dove da qualche anno la situazione dei cristiani va peggiorando.
D. – Cosa dovrebbe fare la politica per tutelare le minoranze cristiane nel mondo?
R. – C’est une question difficile, car les Etats pris individuellement, …
Questa è una domanda difficile, perché gli Stati occidentali, a maggioranza cristiana, non possono intervenire per la difesa delle minoranze cristiane in un Paese indipendente! I cristiani egiziani, ad esempio, sono cittadini egiziani a tutti gli effetti, fin dall’inizio del cristianesimo, e quindi risulta difficile per un Paese occidentale intervenire in favore delle minoranze cristiane in Iraq o in Palestina, per fare un esempio. Vi è comunque un modo urgente per intervenire, e si tratta di aiutare i cristiani mediorientali a restare nei loro Paesi e a non contribuire all’esodo che sta ormai svuotando il Medio Oriente dai cristiani. Negli ultimi 50 anni, un milione e mezzo di cristiani hanno lasciato l’Egitto e un milione e mezzo la Turchia. E’ importante ed urgente intervenire attraverso le organizzazioni non governative, la diplomazia e anche sensibilizzare i governi. Inoltre, tocca all’Unione Europea a livello di rapporti della stessa intervenire, e si può lavorare anche con l’Unesco, soprattutto a livello di educazione e di formazione di base.
D. – Anche i mezzi di comunicazione hanno delle responsabilità, secondo lei?
R. – La responsabilité des mass-médias c’est l’information. …
La responsabilità dei mass media in questo ambito è anzitutto l’informazione che può permettere di rompere il silenzio e anche l’ignoranza sul fatto che esistono cristiani in Paesi dove la loro presenza è minoritaria, come l’India, la Cina o in generale, ad esempio, l’Africa. Proprio, parlare del fatto che esistano cristiani perseguitati in quanto cristiani: questa è l’urgenza – a mio avviso – più impellente per i mezzi di comunicazione sociale, che spesso contribuiscono a questo silenzio.
D. – Lei crede che anche la Chiesa cattolica dovrebbe fare di più per denunciare queste persecuzioni?
R. – Oui. L’Eglise dénonce, bien sur, cette persécution et agit au niveau …
Sì. La Chiesa cattolica denuncia già molto queste persecuzioni e agisce attraverso la sua diplomazia, ma ha un potere limitato. D’altra parte, è importante esercitare pressioni economiche e il Vaticano in questo ambito ha minori possibilità, rispetto all’Unione Europea, ad esempio, che può agire proprio sul piano delle relazioni economiche come nel caso della remissione del debito di alcuni Paesi. E’ importante però, a mio avviso, curare soprattutto l’educazione dei giovani, fin dalla prima scolarizzazione: ricordo il caso in cui l’Unione Europea ha potuto fare cambiare manuali scolastici destinati ai bambini, perché incitavano all’odio religioso.
A Rimini, la Scuola di formazione per studenti dell'Azione Cattolica
◊ "La Scuola che lascia il segno!": è questo il tema della Scuola di formazione per studenti, organizzata dall’Azione Cattolica, che si chiude domani al Palacongressi di Rimini. Giunta alla sua quarta edizione, l’iniziativa vede protagonisti per questa fine settimana 1.300 ragazzi provenienti da tutta Italia. Alla segretaria nazionale del Movimento Studenti di Azione Cattolica, Saretta Marotta, Davide Dionisi ha chiesto di spiegare gli obiettivi educativi della tre giorni di Rimini.
R. – Vogliamo che sia un’occasione per gli studenti, studenti non solo dell’associazione, studenti che possano approfittare di questo regalo che l’associazione vuole fargli per tre giorni di confronto, di dibattito, di formazione. Vuole essere un invito ad uno stile di partecipazione diverso, che li porti ad abitare la scuola, a sentirla come casa, a viverla appunto da protagonisti.
D. – Voi avete sottolineato il fatto che le inchieste sociologiche indichino come seriamente preoccupante lo stato del rapporto che intercorre tra i giovani, dai 15 ai 18 anni, e la dimensione etica della cittadinanza. In che modo intendete intervenire in questo settore?
R. – C’è una forte crisi partecipativa, non soltanto a livello della scuola, ma anche nelle istituzioni, nella passione per la politica, intesa appunto come costruzione collettiva del bene comune. Ecco perché abbiamo voluto dedicare questa scuola di formazione proprio al bene comune, perché vogliamo proprio appassionare di nuovo i giovani alla cittadinanza e vogliamo poi indicargli un luogo concreto dove viverla in pieno e non rimandare questo momento, in cui eserciteranno il diritto di cittadinanza a chissà quando, magari a quando avranno acquisito il diritto di voto. Pensiamo che la scuola possa essere una palestra di democrazia e una palestra di convivenza civile, da cittadini consapevoli.
D. – Secondo lei, quali sono i problemi che più riguardano la scuola, il rilancio del settore scolastico?
R. – Innanzitutto, nella scuola bisogna investire, e non parlo soltanto di investire da un punto di vista economico, ma di energie e passione; bisogna soprattutto credere negli studenti. Vediamo che si ha molta fiducia nella generazione degli adolescenti e nella loro capacità di essere responsabili della propria vita e del proprio percorso formativo. L’educazione è anche un’interazione delle due parti, non soltanto un trasferimento bilaterale tra chi educa e chi è educato. Alla scuola manca una riforma organica, manca una riforma dei saperi, un riordino dei contenuti, del piano formativo della scuola. Certamente, togliere ore di scuola – lo diceva anche don Milani – non è la soluzione: bisogna aumentare la formazione, non diminuirla. I ragazzi hanno bisogno di più scuola, più ore e più tempo passato tra i banchi. Possiamo, però, essere tutti d’accordo su questo, solo se crediamo che la scuola è veramente un passaggio fondamentale e irrinunciabile della formazione di ogni cittadino.(Montaggio a cura di Maria Brigini)
I volontari di Telefono Azzurro nelle piazze italiane per raccogliere fondi a difesa dei minori
◊ Oggi e domani i volontari di “Telefono Azzurro” saranno presenti in oltre 2.200 piazze italiane per ribadire il rifiuto verso ogni tipo di violenza sui bambini e raccogliere i fondi necessari per continuare a difendere i minori. In cambio di un’offerta minima di 15 euro si riceverà un’ortensia, simbolo della campagna “Fiori d’Azzurro”. “Chi è grande per davvero non si dimentica dei piccoli” è lo slogan scelto per l’iniziativa. Migliaia sono ogni anno le telefonate di bambini e adolescenti alle linee dell’associazione, ma quali sono le loro segnalazioni? Adriana Masotti lo ha chiesto a Valerio Tavani, operatore di “Telefono Azzurro”:
R. – Sono segnalazioni di diversa natura: da quelle più semplici, come possono essere quelle relative al bisogno di parlare, perché magari il bambino è stato lasciato solo a casa, oppure ha la necessità di confidarsi per un problema che riguarda la scuola o un conflitto con i genitori, a quelle riguardanti problemi più seri che possono essere relativi a paure o addirittura all’abuso fisico e psicologico.
D. – I casi di difficoltà e i problemi dei bambini e dei ragazzi sono in aumento?
R. – Diciamo che sono in aumento le problematiche che si trovano a vivere.
D. – Una di queste nuove problematiche è il rapporto con Internet e in genere con tutte le nuove tecnologie?
R. – Sì, esattamente. Noi come “Telefono Azzurro” facciamo un’attività di sensibilizzazione per un uso consapevole di Internet. Quello che noi chiediamo ai genitori è di essere allertati, di controllare i propri figli, perché i “mostri” e quindi la pedofilia, la pedopornografia o comunque persone che vogliono in qualche modo attaccare questi ragazzi e questi bambini si trovano spesso proprio dietro la rete.
D. – La campagna di questi giorni è fatta anche per raccogliere fondi per le vostre attività. Come se la "passa" dunque la vostra associazione...
R. – Diciamo che il “Telefono Azzurro” necessità sempre e comunque del sostegno dei propri donatori. Le attività continuano ad esserci grazie al sostegno che fino ad oggi abbiamo ricevuto.
Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
◊ In questa terza Domenica di Pasqua la liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui Gesù risorto si manifesta di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade chiedendo se abbiano qualcosa da mangiare. Ma non avendo pescato nulla durante la notte li invita a gettare la rete dalla parte destra della barca. I discepoli portano a terra una rete piena di pesci. Gesù dice: «Venite a mangiare». Quindi, si rivolge a Simon Pietro:
“Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro? …Pasci i miei agnelli”.
Su questo brano evangelico ascoltiamo il padre carmelitano Bruno Secondin, professore di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:
Potremmo dire che Gesù prepara la colazione ai suoi discepoli che avevano faticato invano una notte intera: gesti di umanità che Gesù ha fatto altre volte. E poi era necessario ricostruire il clima di reciproca fiducia e amicizia, ripetendo gesti e stile già prima familiari. Pietro sente ancora il peso di un tradimento che lo aveva umiliato e per questo si dà tanto da fare: si butta in acqua così come stava, tira a riva la rete stracolma di pesci. Una premura generosa, quasi per farsi perdonare. Ma Gesù lascia fare, aspetta il momento giusto per chiarire le cose. E di fatti alla fine del breve pasto arriva la domanda: “Simone, figlio di Giovanni, mi ami?”. Non un’accusa, non un rimprovero, per quanto successo a Gerusalemme: ma un invito ad amare di più, perché perdonato e accolto. Solo così può essere davvero custode e guida del gregge del Signore: cosciente della propria fragilità perdonata e della fiducia restituita. Un compito in cui Pietro non porterà la sua perfezione, ma solo il suo amore, lasciandosi alle spalle il passato di cui si vergogna.
I vescovi dell’Ecuador: conversione permanente a difesa di poveri e famiglie
◊ La Conferenza episcopale dell’Ecuador ha concluso la sua assemblea plenaria semestrale ieri, venerdì 16 aprile. I vescovi hanno pubblicato una nota per la stampa dove affermano di aver concluso il lavoro di definizione delle basi per la programmazione pastorale, per continuare e rinnovare il piano globale in vigore. Hanno messo in evidenza l'urgenza dell'attenzione alla famiglia, ai giovani, ai poveri e ai laici. Hanno anche proposto, insieme con i sacerdoti, di vivere una conversione permanente. La nota arrivata all’agenzia Fides, informa anche della partecipazione all’assemblea dell’arcivescovo di Barranquilla, Colombia, mons. Jesús Rubén Salazar Gómez, presidente della Conferenza episcopale della Colombia, e dell'arcivescovo di Maracaibo, mons. Ubaldo Ramón Santana Sequera, presidente della Conferenza episcopale del Venezuela, che hanno condiviso esperienze e le aspettative circa il destino del popolo dell'Ecuador e della missione della Chiesa nel contesto attuale, nell’anno che si celebra il bicentenario della indipendenza di questi Paesi.
Costa d’Avorio: evangelizzazione con il sostegno di Aiuto alla Chiesa che Soffre
◊ Un’attività di evangelizzazione particolare, scandita dal timbro tradizionale del balafon (strumento musicale tipico dell’Africa occidentale e simile allo xilofono), che suona musica liturgica: è la proposta del vescovo di Odienné, in Costa d’Avorio, Antoine Koné. Qui, su una popolazione di 20 milioni di persone, i cattolici rappresentano il 25 per cento del totale, e vivono, come gli altri, in condizioni di estrema povertà. Manca tutto: dall'acqua potabile all’elettricità, al lavoro. Il presule, con l’obiettivo di dare lavoro alla popolazione locale, ha deciso di acquistare un appezzamento di terra di 150 acri, dove realizzerà una piantagione di cocco, e due buoi per il lavoro agricolo. Il vescovo Koné era già apprezzato dai giovani della sua diocesi - molto estesa territorialmente, ma con appena 2500 cattolici - perché da tempo insegna loro l’arte del balafon, riuscendo tra l'altro a portare le frequentazioni della Messa domenicale da pochi partecipanti a circa 700 presenze. Per l’acquisto del terreno, mons. Koné ha chiesto aiuto all’associazione caritativa cattolica "Aiuto alla Chiesa che Soffre" (Acs). “L’associazione generalmente non sostiene progetti che danno lavoro ai laici, tranne in casi estremi come questo”, ha detto alla Zenit la coordinatrice dei progetti per l’Africa di Acs, Christine du Coudray, di ritorno dal viaggio in Costa d’Avorio, dove ha trovato una Chiesa che soffre un profondo senso di abbandono e una grande frustrazione che deriva dall’isolamento dal mondo esterno. “I vescovi e i fedeli affrontano situazioni d’emergenza e non sanno a chi rivolgersi”, ha detto ancora, sottolineando che le difficili condizioni economiche e sociali del Paese risalgono al 2000, quando scoppiò la violenza che ha diviso la Costa d’Avorio tra le aree ribelli del nord e il sud controllato dal governo. Il viaggio nel Paese africano di "Aiuto alla Chiesa che Soffre" ha toccato 9 delle 15 diocesi esistenti ed ha evidenziato diversi problemi come la necessità di programmi catechetici. In alcune diocesi sono presenti progetti di sostegno, curati dal movimento Youth Alive - che ha base in Uganda - sulla prevenzione dell’Aids, la lotta all’abuso di alcol e droghe e il contrasto al fenomeno della prostituzione. Acs è anche impegnata nella ricostruzione dei seminari, spesso ospitati in edifici profondamente danneggiati e mai ristrutturati. (R.B.)
La denuncia di Focsiv: aumentano i poveri in Italia e nel mondo
◊ In previsione della Settimana Sociale, che si svolgerà in Calabria nell’ottobre 2010, si è tenuto ieri a Roma il seminario “Per un’agenda di speranza: agricoltura, clima e nuove povertà”, promosso da Focsiv e Coldiretti. Nel corso dell’evento - riferisce il Sir - sono stati forniti dati preoccupanti sui “nuovi poveri”, un fenomeno presente anche in Italia, dove - secondo le stime - otto milioni di persone vivono con meno di 10 euro al giorno. “C’è forte apprensione – ha detto il presidente dei Volontari nel mondo-Focsiv, Gianfranco Cattai – ma questo non può farci dimenticare il miliardo di poveri dei Paesi economicamente meno sviluppati”. In questi Paesi, infatti, l’80 per cento della produzione agricola viene da piccole aziende a dimensione familiare; i tassi di disoccupazione superano il 30-40 per cento e l’aiuto pubblico all’agricoltura è diminuito di sei volte dal 1980 al 2008. Secondo il segretario sociale del Focsiv, Sergio Marelli, la Settimana Sociale sarà “un’occasione affinché la Chiesa alzi ancora di più la voce in difesa della sacralità della vita”. C’è bisogno, dunque, di un “nuovo modello di sviluppo” per tutelare la dignità del lavoro, non solo “nel sud del mondo”, ma anche “nelle nostre economie industrializzate”. Infine, il segretario del Fondo internazione per lo sviluppo agricolo-Ifad, Paolo Ciocca, esorta a intraprendere “sforzi multilaterali per far accedere le piccole realtà imprenditoriali che operano a livello locale e regionale nel sistema finanziario internazionale” e permettere così a questi Paesi di “condividere costi comuni”. (R.B.)
Sudafrica: dissalazione delle acque marine per far fronte alla siccità
◊ Sarà la dissalazione delle acque marine il prossimo passo che adotterà il governo sudafricano per combattere la siccità, che ha afflitto la regione meridionale del Capo e la crescente domanda d’acqua che segue allo sviluppo economico. L’agenzia Misna riferisce le parole del ministro per l’Acqua e l’Ambiente, Buyelwa Sonjica, durante un’audizione in Parlamento: “Il Sudafrica ha circa tremila chilometri di coste, ma per ora l’acqua è inutilizzabile a causa dell’alto livello di salinità”. L’ipotesi di utilizzare l’acqua del mare si è fatta strada in seguito alla peggiore siccità degli ultimi 150 anni, che ha colpito un’ampia regione meridionale, estesa da Città del Capo alla località turistica di Plettenberg Bay. In tutto il Sudafrica le precipitazioni annue non superano i 450 mm, poco più degli 860 registrati a livello globale. Così, progetti di dissalazione sono stati avviati proprio a Plettenberg Bay, ma anche a Knysna, George Bay e Mossel Bay, dove buoni risultati erano già stati raggiunti con il trattamento delle “acque sporche” da utilizzare in ambito domestico. Piani più complessi potrebbero realizzarsi a Città del Capo, come la diga sul fiume Berg che consentirebbe di far fronte alla domanda: ma solo fino al 2014, poi si proseguirà con la dissalazione. (R.B.)
Mondiali di calcio in Sudafrica: un’opportunità anche per la cultura
◊ A meno di due mesi dall’inizio dei Mondiali di calcio del Sudafrica, è l’arte di questo Paese a far parlare di sé, a Montreal come a Parigi, con creazioni cinematografiche e musicali, che conquistano la ribalta di prestigiose rassegne internazionali. Durante il 26.mo Festival del cinema “Panafrica International-Viste d’Africa”, che si è aperto ieri sera a Montreal, in Canada, saranno proiettati circa cento documentari, fiction e film realizzati in 38 paesi del continente. “L’obiettivo - spiegano gli organizzatori - è allontanarsi dall’immagine di miseria che viene quasi sempre associata all’Africa e far scoprire un continente in movimento, che cambia, molto giovane e sempre più urbanizzato”. Ad aprire l’evento è stato il film “Disgrace” di Steve Jacobs dedicato agli anni post-apartheid in Sudafrica. A chiudere la rassegna canadese sarà, il 25 Aprile, un lungometraggio realizzato da 10 registi africani dal titolo “L’Africa vista da…”: con un breve filmato ogni artista presenta la propria visione dell’Africa contemporanea, affrontando difficoltà economiche, sogni di rinascita ed vita culturale. In Francia, invece, sono soprattutto opere sudafricane a dominare festival e spettacoli. “Vogliamo dar voce ad artisti poco ascoltati, poco noti dal grande pubblico ma innovatori”, spiega il fondatore del famoso festival “Printemps de Bourges”. Esperti musicali, inoltre, sottolineano che negli ultimi anni le sonorità provenienti dal continente nero stanno sempre più influenzando e “contaminando” la scena del Nord del mondo, persino nella musica pop anglosassone, dando vita a un nuovo genere che unisce strumenti tradizionali africani e testi cantati in dialetti locali, come il chichewa, alternato all’inglese. Mentre i tifosi di calcio acquistano gli ultimi biglietti dei Mondiali, gli amanti della musica scoprono, dunque, l’effervescenza artistica sudafricana, che svela un pezzo di un continente immenso, andando oltre luoghi comuni e le classiche tematiche della lotta anti-apartheid e della povertà. (C.S.)
Zimbabwe: al via i festeggiamenti per i 30 anni dell’indipendenza
◊ Grande festa domani nello Zimbabwe, dove ricorre il 30.mo anniversario d'indipendenza dall’Inghilterra. Solo nell’aprile 1980, infatti, il Paese divenne indipendente dopo la firma, il 21 dicembre 1979 del famoso accordo di Lancaster House. Per favorire la partecipazione popolare agli eventi in programma è stato allestito un servizio con 50 bus navetta. Dal febbraio 2009 - ricorda la Misna - in Zimbabwe è entrato in carica un governo di unità nazionale, che riunisce lo Zanu-pf (al potere da 30 anni) e la vecchia opposizione. Il nuovo esecutivo sta cercando di far ripartire il Paese, dopo un lungo periodo di crisi dovuto al malgoverno - afferma l'agenzia missionaria - ma anche alle sanzioni imposte dall’Occidente e collegate alla riforma agraria voluta da Mugabe. (R.B.)
Hong Kong: quattro corsi per riflettere sul tema dell’unità dei cristiani
◊ Hanno avuto grande successo i corsi promossi ad Hong Kong nel Centro studi del cattolicesimo dell’Università cinese - avviati un mese fa e che si concluderanno il 21 aprile - sul tema dell’unità dei cristiani. Come riportato dalla Fides, i corsi si sono concentrati sulla spiritualità dell’unità del Movimento dei Focolari; sulla musica sacra ortodossa; su Taizè e l’unità; e, sullo studio del cristianesimo nella Cina contemporanea. Secondo il direttore del centro, Louis Ha Ke Loon, “l’unità dei cristiani richiede un sostegno accademico, ma anche l’applicazione da parte dei cristiani stessi. I lavori accademici aiuteranno i fedeli a rispondere alla società attuale in trasformazione epocale sulla cultura, l’ambiente e la globalizzazione”. Quest’anno, inoltre, la comunità dei Focolari festeggia a Hong Kong il 40.mo anniversario, insieme con la chiesa anglicana, protestante e ortodossa. (R.B.)
Notte bianca di preghiera a Torino per l'Ostensione della Sindone
◊ Un modo diverso di pregare in contemplazione del Sacro Lino: la notte bianca davanti alla Sindone, promossa dall’Ufficio Giovani in collaborazione con l’Ufficio liturgico diocesano, sul tema “La Passione e le passioni”. L’appuntamento, per chi volesse partecipare, è per questa sera alle 22.30 al Rondò Rivella. Ci si sposterà in Duomo per meditare con l'arcivescovo di Torino, cardinale Severino Poletto, sui brani della Passione, tratti dal Vangelo di Luca. Nella lettura si alterneranno Massimo Gramellini, vicedirettore de La Stampa; Marcello Maddalena, procuratore capo della Corte d’Appello di Torino; Pietro Buffa, direttore della casa circondariale di Torino; Gianpiero Perone, comico e cabarettista; Alfredo Trentalange, arbitro di calcio. Eseguiranno alcuni brani musicali il cantautore Amedeo Minghi e la cantante jazz Emma Re. Nel frattempo continua l’afflusso di pellegrini in Duomo per l’ostensione della Sindone: ieri è stata la volta dell’attrice Claudia Cardinale, di alcune suore Minime di Nostra Signora del Suffragio, che hanno accompagnato alcune consorelle argentine della Famiglia del Verbo Incarnato, e di un gruppo di pellegrini belgi e francesi della Comunità delle Beatitudini. Stamattina, inoltre, il cardinale Poletto ha accolto l’arcivescovo di Chambéry, Philippe Ballot, nell’Aula Magna del Seminario metropolitano. In Duomo è arrivato anche l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, Renato Boccardo, insieme con i pellegrini della sua diocesi. (R.B.)
Domani si celebra la Giornata dell'Università Cattolica
◊ “Uno slancio creativo per nuovi modelli di sviluppo”: è questo il tema scelto per festeggiare l’86.ma Giornata dell’Università Cattolica, che sarà festeggiata domani presso la sede di Roma della Cattolica. “Un modello nuovo di sviluppo ci riguarda da vicino – scrive il rettore Lorenzo Ornaghi, nel suo messaggio per l’occasione – e tocca direttamente la nostra famiglia, i nostri figli, ogni associazione e istituzione, il nostro intero Paese”. “Diventa urgente e sempre più indispensabile – ha concluso il responsabile dell’ateneo – uno slancio creativo in tutti coloro che, pensando al futuro dell’Italia e al suo sviluppo, hanno a cuore il bene delle generazioni più giovani”. Questo il programma della festa: alle 10.00, nella hall del Policlinico Gemelli, spettacolo teatrale di musica e intrattenimento dedicato ai degenti, ai loro familiari e a tutta la comunità universitaria; alle 12.00, presso la chiesa centrale della sede romana, la celebrazione eucaristica officiata da mons. Vincenzo Di Mauro, segretario della Prefettura degli Affari economici della Santa Sede. L’università Cattolica del Sacro Cuore fu fondata nel 1921 a Milano da padre Agostino Gemelli; oggi ha cinque sedi (oltre Milano anche Roma, Brescia, Campobasso e Piacenza-Cremona), 14 facoltà, 42mila studenti e oltre 1.400 docenti che la classificano come l’ateneo cattolico più grande d’Europa. L’offerta formativa ai giovani è di 87 corsi laurea, 53 scuole di specializzazione, circa 100 master e 7 Alte Scuole, in cui ogni giorno ci si confronta con le nuove frontiere dell’economia e della bioetica, il recupero dei beni culturali, le trasformazioni nel campo del diritto, le dinamiche familiari, il fenomeno dei mass media, l’evoluzione dei sistemi politici, i traguardi della medicina, le applicazioni tecnologiche, della matematica e della fisica e le recenti scoperte nella ricerca ambientale. Nel 1924 i fondatori decisero che nella terza domenica di Pasqua di ogni anno si manifestasse in tutte le parrocchie in maniera più evidente il legame tra l’ateneo e i cattolici italiani. (R.B.)
Don Cantini per la prima Giornata Internazionale del Circo: abbattere i pregiudizi
◊ “Bisogna varcare i cancelli per andare a vedere, rendersi conto, cercare di capire, abbattendo i pregiudizi”. Così don Luciano Cantini, direttore dell’Ufficio nazionale della pastorale dei fieranti e circensi della Fondazione Migrantes, in occasione della I Giornata Internazionale del Circo, che si celebra oggi. Per festeggiare questo grande evento mondiale l’Associazione Circusfans Italia propone a tutti i circhi italiani di aprire per una mattinata le proprie porte agli spettatori e di dar loro modo di visitare gratuitamente gli zoo itineranti e le scuderie che ospitano cavalli, elefanti, grandi felini e animali esotici in generale. Sarà un modo per assistere anche agli allenamenti degli artisti per una mattinata e comprendere il duro lavoro che c’è dietro alla loro attività. “L'esperienza circense - aggiunge don Cantini - è senza dubbio espressione artistica con una forte connotazione culturale, perché comporta il coinvolgimento della vita intera dei suoi operatori”. “L’arte circense non implica soltanto la capacità di eseguire un numero all'interno dello spettacolo - aggiunge il sacerdote - quanto la partecipazione alla conduzione dell'intero complesso, dal viaggio al montaggio delle attrezzature, tutte le attività che concorrono alla costituzione dello spettacolo. Anche la vita sociale e familiare ha bisogno di una ‘sapienza’ fatta di atteggiamenti, di abitudini, di valori che derivano dalla tradizione che vanno accolti e rispettati”. (C.S.)
Thailandia: le camicie rosse annunciano la resa
◊ I principali leader delle “camicie rosse” hanno annunciato la resa per il prossimo 15 maggio, a distanza di una settimana dai duri scontri tra manifestanti e polizia in Thailandia, in cui sono morte 24 persone e più di 850 sono rimaste ferite. Il servizio di Carla Ferraro:
Giunge alla sua quinta settimana la protesta delle camicie rosse in corso in Thailandia per chiedere nuove elezioni e le dimissioni del primo ministro Vejjajiva. I 24 capi della rivolta anti-governativa hanno deciso di costituirsi il 15 maggio prossimo ma, nonostante gli ordini d'arresto, i manifestanti hanno respinto l’ultimatum di porre fine all'occupazione della zona commerciale della capitale. La notizia fa seguito alla mancata cattura di ieri di uno dei principali leader, sfuggito alla polizia calandosi da un balcone del “Park Hotel”. Il governo thailandese, circa una settimana fa, aveva decretato lo stato di emergenza a Bangkok e in altre cinque province, dopo che le camicie rosse avevano fatto irruzione nell’edificio del Parlamento. Le proteste sono diventate sempre più frequenti e migliaia di dimostranti continuano ad occupare il cuore commerciale di Bangkok nella convinzione di poter riportare in carica il vecchio premier Shinawatra, destituito con un golpe nel 2006.
Iran
Continua il confronto a distanza tra Iran e comunità internazionale sul controverso tema del nucleare. Dopo il recente vertice di Washington, nel quale si è fatta più concreta l’ipotesi di sanzioni a Teheran, si è aperta oggi nella capitale iraniana la conferenza sul disarmo nucleare, voluta dal presidente Ahmadinejad. Il presidente iraniano ha chiesto oggi la cancellazione del potere di veto dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Ahmadinejad si è scagliato in particolare contro gli Stati Uniti, che a suo avviso dovrebbero essere esclusi dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) perché hanno già usato l'arma nucleare.
Afghanistan
Stanno bene ma sono in ansia per il loro futuro i tre operatori italiani di Emergency arrestati in questi giorni in Afghanistan. Lo hanno riferito, dopo averli incontrati nelle carceri di Kabul, l’ambasciatore italiano nel Paese e l’inviato del ministero degli Esteri di Roma. Quest’ultimo ha poi incontrato il presidente afghano Karzai al quale ha consegnato il messaggio del ministro degli Esteri Frattini e la lettera del presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi relativi alla vicenda dei tre cittadini italiani arrestati. L'ambasciatore Iannucci ha ripetuto la richiesta del governo italiano di chiarimento nei tempi più rapidi dei capi di imputazione e una piena garanzia dei loro diritti processuali e di difesa. Dal canto suo, il presidente Karzai ha promesso un'inchiesta trasparente e ha dato istruzioni di iscrivere la questione all'ordine del giorno della prossima riunione del Consiglio di Sicurezza Nazionale, che potrebbe riunirsi già nella giornata di domani. Intanto per oggi pomeriggio è in programma a Roma una manifestazione a sostegno dei tre operatori dell’organizzazione non governativa.
Pakistan
Non si ferma la violenza in Pakistan. Almeno 25 persone sono morte e molte altre sono rimaste ferite in un doppio attacco kamikaze avvenuto oggi in un centro per sfollati nel nordovest del Paese. Lo riferiscono funzionari sul posto. Nel campo sono ospitati migliaia di civili fuggiti durante l'offensiva militare dell'esercito di Islamabad nelle roccaforti talebane del Nord-Ovest. Altre 21 persone sono morte in un'incursione notturna dell'esercito pachistano contro le basi dei talebani nella regione tribale di Orakzai.
Cipro
Oltre 164 mila elettori saranno chiamati domani a scegliere il nuovo presidente della Repubblica turca di Cipro del nord. I sondaggi indicano una sfida a due tra il presidente uscente socialista Talat e il premier nazionalista Eroglu. Il risultato si ripercuoterà anche sul futuro della Turchia, essendo i suoi negoziati per l'adesione all'Unione Europea legati a doppio nodo alla sorte dell'isola. Il servizio di Furio Morroni:
I turco-ciprioti votano domani nella Repubblica turca di Cipro del nord, per scegliere il nuovo presidente per un mandato di cinque anni. La parte nord dell’isola è sotto occupazione militare turca dal 1974 ed è riconosciuta solo da Ankara. Si tratta di un voto che accrescerà l’incertezza sui colloqui sulla riunificazione dell’isola, avviati nel settembre di due anni fa, e che complicherà ancora di più il processo di adesione della Turchia all’Unione Europea. Secondo gli ultimi sondaggi, il presidente in carica Ali Talat, socialista - ma che si presenta come indipendente e che è favorevole alla riunificazione - dovrebbe perdere con lo sfidante diretto, Dervish Eroglu, attuale premier, conservatore di destra. Eroglu è a favore della divisione di Cipro in una confederazione di due Stati, ma ciò impedirebbe alla Turchia di entrare nell’Unione Europea. Il presidente greco-cipriota, Dimitri Christofias, che ha avuto oltre 70 colloqui con Talat, ha già detto che una vittoria di Eroglu potrebbe bloccare gli sforzi di pace. Se domenica nessuno dei due candidati riceverà più del 50 per cento dei voti, si andrà al ballottaggio la domenica seguente.
Sudan
In Sudan è iniziato il conteggio dei voti dopo i cinque giorni di elezioni presidenziali, le prime consultazioni multipartitiche in 24 anni nel Paese. Il presidente uscente Omar al-Bashir è al momento in testa. Ad annunciarlo è la commissione elettorale che ha diffuso i dati relativi ai pochi distretti in cui finora il voto è stato scrutinato. Il capo degli osservatori inviati dall'Unione Europea ha detto che il voto “ha aperto uno spazio democratico” nel più grande Paese africano, tuttavia – ha ammonito capo missione di Bruxelles – non tutti gli standard internazionali sono stati raggiunti.
Mali
Liberata nel nord del Mali la coppia di italiani rapita lo scorso mese di dicembre in Mauritania da Al Qaeda nel Maghreb islamico. Non si ha notizia del pagamento di un riscatto. Restano ancora nelle mani dei terroristi due operatori di una Ong spagnola.
Cina
Il Dalai Lama si è rivolto oggi alle autorità di Pechino perché gli permettano di recarsi nella provincia di Qinghai, teatro del sisma del 14 aprile. Il leader spirituale tibetano in esilio è nato proprio in questa provincia, in cui non è più tornato da quando fu costretto a fuggire dal Tibet 51 anni fa, a seguito dell’occupazione cinese. Intanto nei luoghi colpiti dal sisma si continua a scavare alla ricerca di eventuali superstiti. Il bilancio delle vittime è salito a 1339 morti, 11.849 feriti e oltre 300 dispersi. Nella cittadina di Gyegu, una delle più colpite dal sisma, si sono svolte oggi le cerimonie funebri di centinaia di vittime, che sono state cremate.
Goldman Sachs
La Sec, l’organismo di controllo della Borsa statunitense, ha accusato la Goldman Sachs di frode. La banca avrebbe causato danni agli investitori per oltre un miliardo di dollari, per non aver comunicato "informazioni vitali" su prodotti finanziari legati ai mutui subprime. La banca ha respinto le accuse definendole completamente infondate. Intanto sono state pesanti le conseguenze sulle borse mondiali.
Haiti
Ad Haiti via libera del Parlamento alla creazione di una commissione con l’obiettivo di monitorare l’impiego degli aiuti economici per la ricostruzione, promessi dai Paesi donatori. L’organismo sarà presieduto dall’ex presidente americano Bill Clinton
Coree
La Corea del Nord ha escluso qualsiasi coinvolgimento naufragio della corvetta sudcoreana, avvenuto lo scorso 26 marzo nel mar Giallo al confine con la Corea del Sud. Pyongyang ha accusato Seul di aver gettato le basi per addossare la responsabilità dell’accaduto alle autorità del Nord. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 107
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