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Sommario del 15/04/2010
Benedetto XVI alla Messa per la Commissione biblica: l’obbedienza a Dio rende l’uomo davvero libero, anche di opporsi alla dittatura del conformismo
◊ Il primato dell’obbedienza a Dio ed il vero significato della penitenza e del perdono, nella vita dei cristiani: ne ha parlato stamane Benedetto XVI nell’omelia della Messa celebrata, nella Cappella Paolina in Vaticano, con i membri della Pontificia Commissione Biblica. Il servizio di Roberta Gisotti:
“L’obbedienza a Dio ha il primato”, ha ricordato il Papa, richiamando le parole di San Pietro davanti al Sinedrio: “Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini”. “L’obbedienza a Dio” dà dunque a Pietro la libertà di opporsi alla suprema istituzione religiosa. Parimenti, Socrate davanti al Tribunale di Atene, che gli offre la libertà a patto di non ricercare più Dio, non deve obbedire a questi giudici, comprare la sua vita perdendo se stesso, ma deve obbedire a Dio. Obbedienza a Dio “che dà libertà”. Al contrario nei tempi moderni – ha osservato Benedetto XVI – si è teorizzata la liberazione dell’uomo, anche dall’obbedienza a Dio: l’uomo sarebbe libero, autonomo, e nient’altro.
“Ma questa autonomia è una menzogna, una menzogna ontologica, perché l’uomo non esiste da se stesso e per se stesso; è una menzogna politica e pratica, perché la collaborazione e la condivisione delle libertà è necessaria e se Dio non esiste, se Dio non è un’istanza accessibile all’uomo, rimane come suprema istanza solo il consenso della maggioranza. Poi il consenso della maggioranza diventa l’ultima parola alla quale dobbiamo obbedire e questo consenso – lo sappiamo dalla storia del secolo scorso – può essere anche un consenso nel male. Cosi vediamo che la cosiddetta autonomia non libera l’uomo”.
“Le dittature sono state sempre contro questa obbedienza a Dio”, ha sottolineato il Papa.
“La dittatura nazista, come quella marxista, non possono accettare un Dio sopra il potere ideologico, e la libertà dei martiri, che riconoscono Dio… è sempre l’atto della liberazione, nel quale arriva la libertà di Cristo a noi”.
Oggi, grazie a Dio, - ha proseguito Benedetto XVI - non viviamo in dittature, ma esistono forme sottili di dittature.
“Un conformismo, per cui diventa obbligatorio pensare come pensano tutti, agire come agiscono tutti, e la sottile aggressione contro la Chiesa, o anche meno sottile, dimostrano come questo conformismo può realmente essere una vera dittatura”.
Per i cristiani – ha aggiunto Benedetto XVI - obbedire più a Dio che agli uomini, suppone però conoscere veramente Dio e voler veramente obbedire, e che Dio non sia pretesto per la propria volontà, ma che sia realmente Dio che invita, in caso necessario, anche al martirio.
“Noi oggi abbiamo spesso un po’ paura di parlare della vita eterna. Parliamo delle cose che sono utili per il mondo, mostriamo che il cristianesimo aiuta anche a migliorare il mondo, ma che la sua meta sia la vita eterna e che dalla meta vengano poi i criteri della vita, non osiamo dirlo”.
Allora – ha sollecitato il Papa – dobbiamo invece avere il coraggio, la gioia, la grande speranza che la vita eterna c’è, che è la vera vita e che da questa vera vita viene la luce che illumina anche questo mondo.
In tale prospettiva “la penitenza è una grazia”, grazia che noi riconosciamo il nostro peccato, che riconosciamo di aver bisogno di rinnovamento, di cambiamento, di una trasformazione del nostro essere.
“Devo dire che noi cristiani, anche negli ultimi tempi, abbiamo spesso evitato la parola penitenza, che ci aparriva troppo dura. Adesso sotto gli attacchi del mondo che ci parlano dei nostri peccati, vediamo che poter far penitenza è grazia e vediamo come sia necessario fare penitenza, riconoscere cioè ciò che è sbagliato nella nostra vita. Aprirsi al perdono, prepararsi al perdono, lasciarsi trasformare. Il dolore della penitenza, cioè della purificazione e della trasformazione, questo dolore è grazia, perché è rinnovamento, è opera della Misericordia divina”.
Preghiamo, ha concluso Benedetto XVI, che il nostro nome entri nel nome di Dio e la nostra vita diventi vera vita, vita eterna, amore e verità.
Il Papa ai vescovi brasiliani dell’Amazzonia: i fedeli non siano indifferenti e passivi, ma cooperino alla vita della Chiesa
◊ Gesù è veramente il cuore del Brasile, da cui viene la forza per tutti gli uomini e le donne brasiliane nel riconoscersi e aiutarsi come fratelli. E’ quanto ha detto stamani, in un clima di lode e di gioia pasquale, Benedetto XVI incontrando i vescovi del Brasile della regione ‘Norte 2’, in visita ad Limina. Con la Luce di Cristo Risorto – ha affermato il Papa - l’umanità ha superato la morte. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
“Il centro permanente e la fonte del ministero petrino è nell’Eucaristia, cuore della vita cristiana, inizio e culmine della missione evangelizzatrice della Chiesa”. Gesù Cristo – sottolinea il Papa - è “pane vivo per l’umanità” ed è realmente presente nell'ostia e nel calice consacrati. Ma una minore attenzione a volte data al culto del Santissimo Sacramento – aggiunge il Pontefice - è segno e causa di “oscuramento” del sentimento cristiano del Mistero, come accade quando durante la Santa Messa non emerge Gesù, ma una comunità impegnata in molte cose invece di raccogliersi e lasciarsi attrarre dal Signore.
“Ora, a atitude primária e essencial do fiel cristão…
L'atteggiamento primario ed essenziale del fedele cristiano che partecipa alla celebrazione liturgica non è fare, ma ascoltare, aprirsi, ricevere” ...
Ricevere, però, non significa essere passivi o indifferenti ma cooperare secondo “la genuina natura della vera Chiesa, che ha la caratteristica di essere nello stesso tempo umana e divina, visibile e dotata di realtà invisibili, fervente nell'azione e dedita alla contemplazione, presente nel mondo e tuttavia pellegrina”. Se nella liturgia non emerge la figura di Cristo – sottolinea il Papa - non avremmo una liturgia cristiana.
“Como estão distantes de tudo isto quantos, em nome…
Come sono distanti da questo quanti, in nome dell’inculturazione, cadono nel sincretismo introducendo nella celebrazione della Santa Messa riti presi da altre religioni o da peculiarità culturali”.
Il mistero eucaristico è un dono troppo grande – afferma il Santo Padre ricordando le parole di Giovanni Paolo II - per sopportare “ambiguità e diminuzioni”, particolarmente quando, “spogliato del suo valore sacrificale, viene vissuto come se non oltrepassasse il senso e il valore di un incontro conviviale fraterno”. Il culto non può nascere dalla nostra fantasia, che sarebbe “un grido nel buio” o una semplice affermazione di sé. “La Chiesa - conclude il Papa - può celebrare e adorare il Mistero di Cristo presente nell'Eucaristia proprio perché Cristo stesso si è donato per primo ad essa nel sacrificio della Croce”.
“A Igreja vive desta presença…
La Chiesa vive di questa presenza e la sua ragione di essere e di esistere è di espandere questa presenza al mondo intero”.
Sulle principali sfide per la Chiesa del Brasile si è soffermato stamani, nel discorso rivolto a Benedetto XVI, il vescovo prelato di Cametá mons. Jesús María Cizaurre Berdonces, presidente della Conferenza episcopale regionale ‘Norte 2’. Proprio le grandi sfide dell’Amazzonia in campo ecologico e sociale saranno al centro oggi anche della conferenza stampa dei vescovi brasiliani in visita ad Limina. Tra gli interventi, in programma nel pomeriggio nella Sala Marconi della nostra emittente, anche quello di mons. Carlo Verzeletti, vescovo di Castanhal che, al microfono di Cristiane Murray, mette l’accento sulle priorità della sua diocesi, tra cui la formazione dei sacerdoti:
R. – La nostra sfida è quella di accompagnare, passo per passo, la formazione dei futuri sacerdoti. Accompagnarli soprattutto nei primi anni della vita sacerdotale, attraverso dei buoni formatori. La nostra diocesi non ha molti sacerdoti, per cui la vera sfida è riuscire a preparare sacerdoti che siano formatori dei futuri sacerdoti.
D. – Che ruolo hanno i giovani, come li coinvolgete?
R. – Noi abbiamo un impegno pastorale che riesce ad aggregare molti giovani. La sfida, in questo campo, è di un cammino sistematico di fede e non solo di esperienze isolate. Il popolo brasiliano è un popolo molto emotivo; bisogna riuscire a passare dalle emozioni a delle esperienze mirate facendo uso anche di tutti gli altri doni che una persona ha. Nella mia diocesi io potrei dirmi soddisfatto, perché c’è un lavoro sistematico organizzato, pianificato, con delle esperienze significative che, in questi anni, hanno fatto crescere non solo il numero delle vocazioni sacerdotali ma hanno preparato anche dei laici con una certa grinta dentro la realtà sociale in cui ci troviamo.
D. – Come convivete con il problema delle sette?
R. – Le sette sono una presenza molto forte, anche perché occupano uno spazio nei mezzi di comunicazione altissimo, 24 ore al giorno, con delle proposte di promesse facili, di miracoli urgenti, di soluzione immediata dei problemi per la gente, soprattutto per i poveri che cercano la soluzione dei loro problemi immediati. La mia diocesi è una diocesi nuova, con soli cinque anni di vita; in città abbiamo 220 chiese pentecostali e 48 chiese cattoliche. Da lì muove il nostro lavoro. Non “facciamo guerra” a nessuno, perché non serve. Dobbiamo saper dialogare con tutti, ma il nostro lavoro è stato proprio quello d’insistere su dei piccoli gruppi che si ritrovano intorno alla Parola, seminati in tutto il territorio. Noi abbiamo migliaia di tanti piccoli gruppi con 10,12, 15 persone in ogni gruppo. Quest’incontro con la parola è quello che li mantiene fedeli e che li motiva per delle scelte coerenti col Vangelo. Noi dobbiamo insistere su questa dimensione missionaria, chiara ed esplicita, dei nostri fedeli nella loro vita normale, per cui non possono perdere nessuna occasione di testimoniare il Vangelo e di annunciarlo.
Udienza e rinuncia
◊ Il Papa ha ricevuto nella mattinata il cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli.
In Tanzania, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Same, presentata da mons. Jakob Venance Koda, in conformità al canone 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.
Prima del congedo dal Cile, Messa del cardinale Bertone per il centenario dell’istituzione dell’ordinariato castrense
◊ Poche ore prima del suo rientro in Vaticano, dopo un’intesa visita pastorale di otto giorni all’insegna della solidarietà e dell'affetto che il Santo Padre aveva chiesto di trasmettere ai cileni, ieri il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, presso il più importante santuario mariano del Paese, il "Templo votivo di Maipù", ha celebrato la Santa Messa per ricordare il centenario dell’istituzione dell’ordinariato castrense. Con il cardinale Bertone hanno celebrato altri presuli tra cui il vescovo castrense mons. Juan Barros e il nunzio apostolico mons. Giuseppe Pinto. Da parte del governo era presente il Ministro della difesa Jaime Ravinet e tutti i comandanti delle Forze armate e dei Carabinieri. Nell’omelia, il porporato ha voluto sottolineare subito, in comunione con il sentimento della nazione cilena, l’importanza del grande lavoro che le Forze armate cilene hanno svolto in queste settimane per assistere e soccorrere le popolazioni colpite dal terremoto del 27 febbraio.
D’altra parte, il cardinale Bertone si è soffermato sul valido contributo spirituale e morale rappresentato dalla missione che svolgono da 100 anni i cappellani e i loro collaboratori all’interno dei corpi armati dello Stato rilevando che “il sacerdote è un vero dono di Dio per la famiglia castrense cilena, così come per l’intera umanità”. “Lo spirito di Cristo - ha osservato il cardinale Bertone - ci incoraggia a guardare il passato con gratitudine e a vivere l’ora presente senza timore e dunque a camminare sicuri” nella certezza “della fede e della speranza”. Prima di concludere e accettare l’omaggio floreale alla Patrona del Cile, la Madonna del Carmine offerto dai quattro comandanti delle Forze armate, il cardinale Tarcisio Bertone ha invocato l’intercessione della Vergine “affinché Dio benedica il Cile” dando a tutti le forze necessarie “per costruire con impegno e fede una patria per tutti i suoi figli nella concordia, la giustizia e il benessere”. Il vescovo castrense, mons. Juan Barros, ripercorrendo la storia di questo primo secolo di vita dell’ordinariato militare ha ringraziato il Signore per la sollecitudine dimostrata dai Pontefici verso i corpi armati cileni. In particolare quella di Giovanni Paolo II, che fece di tutto per rinforzare questa pastorale che, ha spiegato, si propone di fare dei militari “discepoli e missionari di Cristo al servizio della pace perché agenti della riconciliazione”, e collaboratori accanto a tutti i cittadini “nella costruzione di un mondo più umano e fraterno”. (A cura di Luis Badilla)
Messa in San Pietro celebrata dal cardinale Sodano per le vittime della sciagura aerea di Smolensk
◊ Oggi pomeriggio, alle ore 17, nella Basilica di San Pietro, all’Altare della Cattedra, il cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio Cardinalizio, presiederà una Messa in suffragio del presidente della Repubblica di Polonia, Lech Kaczynski, della consorte e di tutte le vittime della sciagura aerea avvenuta il 10 aprile scorso a Smolensk. La solenne celebrazione è promossa dall’ambasciata di Polonia presso la Santa Sede.
Firmato Accordo fra la Santa Sede e il Land Niedersachsen
◊ Martedì 6 aprile, è stato firmato ad Hannover, nella Repubblica Federale di Germania, un Accordo fra la Santa Sede e il Land Niedersachsen a modifica del Concordato del 26 febbraio 1965. Per la Santa Sede ha firmato, come Plenipotenziario, l’arcivescovo Jean-Claude Périsset, nunzio apostolico in Germania. Per il Land Niedersachsen, il ministro-presidente, Christian Wulff. Presenti alla cerimonia erano anche per parte ecclesiastica, mons. Norbert Trelle, vescovo di Hildesheim; mons. Felix Bernard, capo dell'ufficio cattolico del Niedersachsen e mons. Rüdiger Feulner, segretario della nunziatura apostolica in Germania; per parte statale, il ministro per l’Educazione del Land Niedersachsen, Elisabeth Heister-Neumann. Il presente Accordo costituisce una modifica del § 6 dell’Allegato al Concordato fra la Santa Sede e il Land Niedersachsen del 1965 e regola la posizione giuridica di alcune scuole cattoliche gestite dalle diocesi di Hildesheim, Osnabrück e Münster nel medesimo Land.
Rafforzare la pastorale negli aeroporti: con noi, l'arcivescovo Marchetto
◊ Si è concluso, con il saluto di Benedetto XVI ieri nel corso dell'udienza generale, il XIV Seminario mondiale dei Cappellani Cattolici dell’Aviazione Civile e membri delle Cappellanie, tenutosi a Loreto. Nella tre giorni, ricca di conferenze e incontri, si sono condivise esperienze di vita vissuta e sono stati delineati nuovi obiettivi di una pastorale che negli anni ha accompagnato milioni di viaggiatori, molto spesso generando buoni frutti. Perché gli aeroporti, dove centinaia di sacerdoti spendono la propria vita confessando, consolando e consigliando, sono la metafora moderna della vita, lo spiega al microfono di Federico Piana, mons. Agostino Marchetto, segretario del Pontifico Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti:
R. – Il viaggio, in fondo, si fonde con l’esistenza degli uomini. Poi, naturalmente, nella visione cristiana la nostra vita è un viaggio verso il Signore. Come ha sostenuto e ha confermato uno dei partecipanti a questa bella riunione, direi che è un ministero della presenza. Ecco, dunque, una presenza per l’uomo, che oggi va velocissimamente in una società estremamente globalizzata. E direi che un segno che la Chiesa vuole accompagnare, uno di quelli che sono appunto segni dei tempi, è la mobilità umana.
D. – Oggi in questa pastorale quali cambiamenti occorre attuare, se ci sono cambiamenti da fare ovviamente?
R. – Evidentemente oggigiorno ciò che porta dei grandi cambiamenti, anche difficili, e anche ad un adattamento da parte dei cappellani stessi, è la dimensione naturalmente ecumenica, sempre più presente, e poi anche interreligiosa, per cui sono ridisegnati questi luoghi e sono anche un po’ trasformati. C’è questa difficoltà di combinare quella che è l’identità dei nostri luoghi con lo “sharing”, il compartire a volte nello stesso luogo. Quindi, è una difficoltà. Poi, la visibilità. Io credo che per essere presenti in aeroporto ci devono essere dei segni di visibilità. Ci possono essere delle indicazioni visive, ci possono essere degli altoparlanti che annunciano qualcosa. Bene, anche in questo non è così facile, perché oggigiorno la società porta a livellare tutto e quindi non è facile che ci siano annunci di tipo religioso.
D. – Quanto è importante il coordinamento delle cappellanie di tutto il mondo, per ottenere una pastorale più efficace, una pastorale migliore?
R. – Direi che è importante la conoscenza di coloro che operano in questo campo e questa capacità che hanno di scambiare esperienza, con noi del Pontificio Consiglio e tra di loro; la necessità di creare, dunque, la possibilità, una solidarietà, perché è un ministero difficile che esige il dominio delle lingue o almeno bene quello dell’inglese. Noi abbiamo fatto nel ’95 un documento con delle linee guida su questa pastorale, che è ancora valido, ma dopo 15 anni abbiamo pensato di invitare tutti i vescovi, cappellani e così via, per dare alcuni suggerimenti e vedere come aggiornare anche queste linee guida, per essere sempre un po’ all’altezza, sia del Vangelo, ma anche dei tempi.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ L'obbedienza a Dio è la vera libertà: il Papa alla Pontificia Commissione Biblica.
In prima pagina, gli auguri del giornale a Benedetto XVI per il suo compleanno e, nell'informazione religiosa, un articolo dell'arcivescovo Robert Zollitsch, presidente della Conferenza episcopale tedesca, sui primi cinque anni di Pontificato.
L'Irlanda proiettata verso la ripresa economica: in prima pagina, il Ministro degli Affari esteri, Michéal Martin, illustra la strategia varata dal Governo.
Tre milioni di neonati muoiono ogni anno per mancanza di aiuti: in rilievo, nell'informazione internazionale, il rapporto dell'Onu sul mancato rispetto degli impegni per gli obiettivi del millennio.
Quando Paolo naufragò a Malta: in cultura, Fabrizio Bisconti sui primi segni del cristianesimo nell'isola.
Troppo affascinante per non essere frainteso: la premessa di André Vauchez al suo volume su san Francesco d'Assisi.
Difendere la verità e proporla con umiltà: Giulia Galeotti intervista Robert Chandler, poeta e traduttore.
Marcello Filotei ricorda Raimondo Vianello.
Segnali di speranza dalle elezioni in Sudan: la testimonianza del vescovo di Rumbek, Cesare Mazzolari
◊ Proseguono in Sudan le elezioni generali, iniziate domenica scorsa e prolungate per consentire alla maggior parte dei 16 milioni di aventi diritto di esprimere il proprio voto. Si tratta delle prime elezioni multipartitiche, dal 1986, e sono state previste dagli accordi di pace sottoscritti a Nairobi nel 2005. Nonostante il clima di grande confusione che regna in tutto il Paese e che ha spinto i principali partiti di opposizione al presidente al Bashir a denunciare numerose irregolarità, queste elezioni rappresentano un elemento di grande speranza per il futuro del Paese, come ci conferma mons. Cesare Mazzolari, vescovo di Rumbek, intervistato da Stefano Leszczynski:
R. – Noi speriamo che questa sia un’elezione libera e sincera, tanto più che negli ultimi 24 anni non si sono tenute elezioni: il 60 per cento della gente che si è recata a votare, ha votato per la prima volta, affrontando tra l’altro una elezione veramente troppo elaborata e complessa.
D. – Nonostante una situazione caotica, che è stata comunque denunciata, la presenza internazionale a questo punto sembra aver dato i suoi frutti per quanto riguarda lo svolgimento del voto…
R. – Ogni sera, ciascuna sede elettorale deve mandare i risultati; tutti i risultati verranno poi raccolti nelle due capitali di Juba e Khartoum. Speriamo che Khartoum mandi l’esito per lunedì. Questo dovrebbe permettere una visione complessiva. La novità sta nel fatto che le altre elezioni erano viste come un qualcosa di molto arbitrale, la maggior parte della gente non riusciva a votare e Khartoum determinava l’esito delle elezioni. Questa volta, invece, grazie alle diverse sedi elettorali, al Comitato nazionale e all’assistenza dall’estero di persone che si sono fatte sentire, speriamo di avere un resoconto realistico dei dati.
D. – Quindi possiamo dire che ci sono dei segnali di speranza per quanto riguarda il futuro del Sudan, se queste elezioni dovessero andare bene?
R. – Il Sudan ha dimostrato di avere una reale tendenza a non ricadere nel conflitto, quando questo è possibile evitarlo. 24 anni di guerra sono stati sufficienti per noi e stiamo ora cercando una via per non essere continuamente in conflitto.
Al via a Torino il Congresso nazionale dei direttori diocesani della sanità incentrato sull'Ostensione della Sindone
◊ Si apre, oggi a Torino, il XII Congresso nazionale dei direttori diocesani della sanità e degli operatori sanitari, organizzato dall'ufficio nazionale della Conferenza episcopale italiana per la pastorale del settore. Il tema dell’incontro è quello dell’Ostensione della Sindone: "Passio Christi passio hominis. L’uomo di fronte al mistero della sofferenza". Ma perché questa scelta? Tiziana Campisi lo ha chiesto a mons. Giuseppe Merisi, vescovo di Lodi e presidente della Commissione episcopale per il servizio della carità e la salute:
R. – Credo che fosse necessario e indispensabile perché l’Ostensione della Sindone col tema “Passio Christi passio hominis” funge un po’ da coscienza critica, anche nei confronti del cammino della società civile, su tutte le tematiche come la difesa della vita, la prevenzione, la cura della salute, la riabilitazione. Tanti motivi, quindi, che ci hanno spinto a scegliere questo tema per contemplare, per ascoltare, per riflettere e per scambiarci opinioni, valutazioni, indicazioni, impegni per il cammino delle nostre iniziative di pastorale della salute.
D. – In che modo oggi la Chiesa italiana è impegnata nella sanità?
R. – In tante maniere. Ci sono iniziative che nascono dalla testimonianza, dal cuore, dal carisma di Santi fondatori. Penso a San Giovanni di Dio, San Camillo de Lellis, penso a Cottolengo, don Orione, che hanno realizzato iniziative di accoglienza, umanizzazione, ospitalità, si sono presi cura delle persone malate. Poi c’è un servizio pastorale dentro tutte le strutture di carattere statale, regionale o anche quelle d’iniziativa privata, e ci sono le cappellanie. C’è inoltre la presenza sul territorio delle parrocchie, le tante realtà di associazioni e movimenti; penso ai medici cattolici, agli operatori della salute, a tante realtà che dentro il contesto quotidiano della vita delle nostre comunità testimoniano possibilità d’impegno.
D. – In che modo l’Ostensione della Sindone può aiutare la vostra riflessione?
R. – La Passione del Signore, che è Passione dell’uomo e dell’umanità, ci può dire che quella grande sofferenza è occasione per tutti di riflessione sulla realtà del dolore. E ciò a partire dal dolore, dalla sofferenza e dalla vita di Gesù, da collegare con la nostra vita, la nostra sofferenza e con il nostro impegno, che è sempre di amore, di offerta della nostra vita per il bene di tutti.
A tre mesi dal terremoto, conclusa la missione umanitaria italiana ad Haiti
◊ A tre mesi dal terremoto, si è conclusa ieri a Civitavecchia, con il rientro della portaerei “Cavour”, la missione italiana di soccorso alla popolazione di Haiti. In due mesi di attività, sull’isola caraibica sono stati distribuiti 12mila chili di generi alimentari, 36mila litri di acqua potabile, e circa 180mila chili di medicinali. 150 i pazienti soccorsi. Notevole il supporto logistico dei militari nel fronteggiare l’emergenza. Massimiliano Menichetti ha intervistato sorella Orietta Nicolini, del Corpo delle infermiere volontarie della Croce Rossa italiana, che ha partecipato alla missione:
R. – Per me è stato scioccante vedere come queste persone vivono: per le strade distrutte, esistono soltanto bidonville, fogne a cielo aperto, mucchi di spazzatura, di detriti e di rottami difficili da smaltire. I bambini sono per la strada. In questi posti circolano animali di ogni genere: vivono tutti insieme. Ci sono persone che non hanno niente, ma quello che è peggio è vedere che sono persone rassegnate.
D. – Avete operato con i militari. In concreto, qual è stata la vostra attività?
R. – Noi abbiamo offerto il supporto sanitario. In alcune zone non lo aveva dato nessuno, quando siamo arrivati noi. Hanno dovuto usare gli elicotteri per raggiungere persone che erano state traumatizzate e di cui nessuno si era preso cura. Gli interventi giornalieri sono stati circa 40-50 al giorno. Ad Haiti c’è anche una situazione di assistenza molto carente o meglio non esiste assistenza pubblica per cui quando sono arrivate queste forze che hanno potuto offrire medici, ma anche medicinali, è stato importantissimo per loro.
D. – Praticamente la popolazione, oltre a fronteggiare ciò che il terremoto ha comportato, ha iniziato a curarsi per patologie pregresse?
R. – Senz’altro e soprattutto gli ultimi 15-20 giorni è stato un vero e proprio servizio ambulatoriale di patologie pregresse.
D. – A dare assistenza sanitaria ad Haiti c’è anche un ospedale dei salesiani che, peraltro, è stato aiutato dai militari del Genio, trasportati dalla "Cavour"…
R. – C’era un muro di separazione tra questo ospedale dei Salesiani ed una bidonville che era crollato. I militari hanno aiutato a ricostruire questo muro, anche con l’aiuto delle forze della Marina: con loro sono scese anche due sorelle della Croce Rossa, perché una è architetto e l’altra ha fatto lavori di manovalanza. Si sono alternate in questi turni per la ricostruzione.
D. – Tra le tante cose che l’hanno colpita, dei disegni dei tanti bambini di Haiti che avete soccorso...
R. – Erano disegni che riportavano delle navi. Questi bambini aspettavano che qualcuno tendesse loro una mano. Hanno dei volti molto tristi, ma abbiamo potuto vedere che stando a contatto con noi in breve era tornata loro una spinta a vivere, era ritornata la speranza.
D. – Di cosa c’è bisogno ancora sull’isola?
R. – Questo ritengo che sia solo l’inizio, perché lì bisogna ricostruire da capo. Noi abbiamo soltanto "gettato un mattone", ma adesso bisogna tirare su le mura.
La Chiesa e la sfida di Internet: presentato alla Radio Vaticana il Convegno della Cei "Testimoni digitali"
◊ Internet nuova frontiera della comunicazione e dell’evangelizzazione. E’ il filo rosso del convegno “Testimoni digitali. Volti e linguaggi nell’era crossmediale”, che inizierà a Roma il 22 aprile prossimo. L’evento organizzato dalla Conferenza episcopale italiana è stato presentato oggi presso la nostra emittente e riunirà oltre 1200 delegati provenienti da 227 diocesi. Il Convegno si concluderà sabato 24 in Aula Paolo VI con l’udienza di Benedetto XVI ai partecipanti. Sollecitato dai giornalisti sul caso pedofilia, a margine della presentazione dell’evento, il segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata, ha ribadito che “l’Italia è uno di quei Paesi in cui la legge civile non prevede la denuncia di obbligo, ci atteniamo all'indicazione generale che il Papa ha dato nella lettera ai cattolici d'Irlanda e cioè la massima cooperazione che si esprime invitando le vittime o i colpevoli, a seconda delle possibilità, a non porre nessun ostacolo perchè la giustizia civile faccia il suo corso". Il servizio di Massimiliano Menichetti:
Internet è in continua evoluzione ed influenza non solo il mondo dell’informazione, ma anche quello della comunicazione e delle relazioni affettive. E’ partendo da questa realtà che la Chiesa Italiana si interroga sulle nuove frontiere dell’evangelizzazione e come rispondere alla sua missione nell’era dei Social Network. Mons. Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza episcopale italiana:
“I mezzi di comunicazione non sono più strumenti ma fattori di un ambiente. Allora, alla luce di questo, si comprende bene l’esigenza che la Chiesa in generale e i vescovi italiani avvertono di abitare questo ambiente mediatico per portare avanti la propria missione di evangelizzazione, contribuendo a creare una mentalità, in questo mondo mediatico, plasmata alla luce del Vangelo”.
Il convegno “Testimoni digitali. Volti e linguaggi nell’era crossmediale” raccoglie le radici di “Parabole mediatiche” incontro che si tenne 8 anni fa per rafforzare l’impegno della Chiesa italiana nel campo della comunicazione sociale. Ma cosa ci si attende oggi? Chiara Giaccardi, docente di sociologia e antropologia dei media all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano:
R. - Le aspettative per questo convegno sono di incontrare persone che lavorano con passione nell’ambito della comunicazione a diversissimi livelli, dalle parrocchie ai media stessi, per una ‘testimonianza’, come appunto suggerisce il titolo del convegno. I media si intrecciano tra di loro, costruiscono degli spazi e degli ambienti complessi ed articolati. Questi ambienti offrono delle possibilità ed anche dei rischi e su tutto questo occorre interrogarsi.
D. – Qual è la sfida che il convegno propone?
R. – Recuperare un protagonismo motivato e fondato su qualcosa di diverso da quello che fonda ad esempio il protagonismo nella politica, recuperando appunto la capacità di essere testimoni in questo ambiente digitale che ci sfida, ci interpella ma ci offre anche tante opportunità. La Chiesa ha delle indicazioni, delle vie e delle risposte, in questa direzione, che può proporre per una condivisione. Questo è uno spazio in cui questa proposta può, secondo me, essere ascoltata e ricevuta.
Dunque, la sfida educativa della Chiesa, nell’ambito della missione permanente, guarda con attenzione ai lavori di fine aprile, per dare risposte alle tante domande dell’era digitale.
E' morto Raimondo Vianello, protagonista elegante e garbato della tv italiana
◊ Si è spento oggi a Milano Raimondo Vianello, noto attore italiano, tra i padri fondatori del varietà televisivo. Era nato a Roma il 7 maggio del 1922. Detenuto nel campo di concentramento di Coltano per aver aderito alla Repubblica Sociale Italiana nel 1945, qualche anno dopo approda al teatro e poi al cinema, quindi alla televisione che lo fa conoscere ancora di più al grande pubblico. Dal ’62 era sposato con Sandra Mondaini con la quale ha condiviso anche la sua vita artistica. Il servizio di Tiziana Campisi:
Chi non ricorda la sua faccia simpatica e buffa? Raimondo Vianello, mattatore della televisione italiana, è stato uno dei pionieri del cabaret del teleschermo. Al fianco di Ugo Tognazzi nel varietà "Un, due, tre" del 1954, incontra Sandra Mondaini sul palcoscenico della rivista "Sayonara, Butterfly" nel 1959. Ne nasce un sodalizio artistico e sentimentale, coronato con il matrimonio celebrato in numerose trasmissioni televisive, dove il pubblico ha potuto apprezzare il garbato ed elegante umorismo della coppia. Ricordiamo "Studio uno" (1965-66), "Sai che ti dico??" (1972), "Tante scuse" (1974), "Noi… no" (1977), "Stasera niente di nuovo" (1981), "Attenti a quei due" (1982) e "Sandra e Raimondo Show" (1987). Nel ’91 Vianello si dà allo sport e conduce "Pressing", ma prosegue l'impegno con la moglie in esilaranti sit-com. Nel ‘98 esordisce come presentatore del “Festival di Sanremo”, lasciando emergere la sua simpatica ironia e l’immancabile signorilità. Nella sua lunga e fortunata carriera di attore è comparso in più di cinquanta film di genere comico, due dei quali al fianco di Totò. Ma ascoltiamo, in un’intervista realizzata da Antonella Palermo, un parere di Vianello sul mondo della televisione a 50 anni dalla sua invenzione:
“Io vorrei meno aggressività e più programmi di educazione - cultura è una parola grossa – insomma di informazione, storici e così via, meno aggressività, quando ci sono le tavole rotonde, quando ci sono più persone a parlare e meno faziosità. Appena uno parla, siccome l’altro attacca si comincia tutti ad urlare. Io quelle cose lì le detesto.”
L’ultimo saluto all’attore nella camera mortuaria dell’ospedale San Raffaele di Milano - dove si trova la salma - sarà possibile solo sabato, un’ora prima della celebrazione del funerale, prevista alle 11 nella Chiesa di Dio Padre a Segrate. Dopo le esequie, il trasferimento a Roma, nella tomba di famiglia al cimitero del Verano.
Incontro tra l’arcivescovo di Malta e un gruppo di vittime di abusi sessuali
◊ L’arcivescovo di Malta, mons. Paolo Cremona, ha incontrato un gruppo di vittime di abusi sessuali compiuti da religiosi negli anni Ottanta. Il portavoce della Curia della Valletta, Kevin Papagiorcopulo, ha riferito all’agenzia Zenit che l’incontro, “rimasto riservato proprio come avevano chiesto le vittime”, è avvenuto martedì sera nella sede dell’arcivescovado ad Attard. Secondo fonti locali, le vittime avrebbero presentato una lettera all’arcivescovo, chiedendo un incontro privato con Benedetto XVI durante la visita apostolica a Malta, prevista sabato e domenica prossimi. Padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa Vaticana, ha dichiarato nei giorni scorsi di non poter escludere l'ipotesi di un incontro del Papa con alcune vittime di abusi sessuali. Il sito internet TimesofMalta.com rende noto inoltre che mons. Paul Cremona, parlando al programma televisivo “Bongu” della televisione nazionale maltese ‘Tvm’, ha sottolineato che è importante fare giustizia, senza dimenticare le vittime. Una priorità, poi, è quella di adottare adeguate misure di prevenzione. A questo proposito, il presule ha fatto notare che la Chiesa di Malta dal 1999, per i casi di abuso su minori, si affida a due team di esperti, guidati da giudici ormai in pensione e indipendenti dalla Chiesa. Tutti i casi sono stati sempre riferiti a Roma. (A.L.)
Cina: le associazioni cattoliche si mobilitano per i terremotati del Qinghai
◊ Si sta mobilitando la Chiesa cattolica per portare aiuti alla popolazione cinese della regione del Qinghai, sconvolta ieri da un terribile terremoto che ha causato centinaia di vittime e migliaia di senzatetto. Jinde Charities, organizzazione caritativa cattolica cinese partner della Caritas tedesca, insieme con Caritas Internationalis e con la Caritas australiana, ha fatto sapere che manderà a breve sul posto un gruppo di collaboratori per valutare la situazione e coordinare gli aiuti. Caritas Internationalis, in particolare, riferisce l’agenzia Fides, ha già aperto un conto corrente attraverso il quale si possono fare donazioni in denaro. Ma è di soccorsi immediati, specialmente cibo, farmaci e vestiti, che la popolazione ha bisogno nell’immediato, mentre gli aiuti per la ricostruzione saranno attivati solo in un secondo momento: in particolare preoccupano le condizioni di molti bambini e delle persone sotto choc. Tra le zone maggiormente provate, la provincia di Yushu: padre Joseph Li Dongsheng, testimone oculare, racconta che le persone che hanno perso la casa hanno dormito all’addiaccio, a temperature di quattro gradi sotto lo zero e che la macchina dei soccorsi è rallentata a causa della frana che ha interrotto la strada che porta in città. A Yushu, racconta sempre il sacerdote, dove il 93% della popolazione è di etnia tibetana, vive una sola famiglia cattolica: tutti e tre i membri sono illesi e la loro casa è leggermente danneggiata. In tutte le diocesi, parrocchie e comunità ecclesiali della zona, sono state celebrate Messe in suffragio delle vittime. (R.B.)
La Chiesa dell'India promette aiuti alla popolazione colpita dall’uragano
◊ La Chiesa verrà in aiuto della popolazione indiana duramente colpita dall’uragano che due notti fa ha devastato il nord-est, vicino al confine con il Bangladesh, uccidendo decine di persone. Difficili le condizioni dei soccorsi a causa dell’isolamento di molte zone in cui mancano i collegamenti telefonici e la corrente elettrica. In questa prima fase di aiuti si stanno distribuendo medicine e beni di prima necessità. Il vescovo di Raiganj (nel distretto di Uttar Dinajpur, West Bengala), mons. Alphonsus D’Souza, ha raccontato ad Asianews quanto sia difficoltosa l’opera di raccolta delle informazioni anche tra i soccorritori e ha annunciato che la Chiesa cattolica fornirà aiuti a tutti coloro che hanno perduto le loro case e aprirà negli istituti cattolici centri di accoglienza in cui sarà data assistenza medica senza fare distinzione di casta o di religione. (R.B.)
Haiti, la denuncia di Medici senza frontiere: “Qui c’è ancora molto da fare”
◊ A tre mesi dal terremoto che ha messo in ginocchio l’isola di Haiti, l’associazione umanitaria Medici senza frontiere (Msf) denuncia le precarie condizioni in cui versa la maggior parte della popolazione. “Haiti resta il Paese con la più alta percentuale di mortalità materno-infantile nell’emisfero occidentale – raccontano al Sir – tanti sono i bisogni ancora scoperti e gli ospedali pubblici non hanno medicine ed equipaggiamenti per far fronte alla situazione; le tariffe alte rendono impossibile l’accesso alle cure di molte persone”. Msf gestisce sull’isola 19 strutture sanitarie con 16 sale operatorie e cinquemila interventi chirurgici effettuati, per un totale di 1200 posti letto e 92mila pazienti curati. Grazie alla loro opera, il numero dei centri di salute attivi nella zona è arrivato a 26. (R.B.)
India: ancora lontana la giustizia per i cristiani in Orissa
◊ In Orissa saranno necessari almeno altri due anni per completare l'indagine della commissione di giustizia governativa sulle violenze contro la comunità cristiana, che nel 2008 causarono la morte di oltre cento persone e la distruzione di numerose chiese e abitazioni. Lo ha affermato, in un intervista a un'agenzia di stampa locale, il presidente della commissione, il giudice Sarat Chandra Mohapatra. «Ho inviato diverse lettere ai partiti politici indù per ottenere collaborazione nelle indagine — ha sottolineato il giudice — ma finora non c'è stata molta partecipazione». Intanto, una delegazione di parlamentari tedeschi ha concluso nei giorni scorsi, su iniziativa delle Pontificie Opere Missionarie in Germania (Missio), una visita in Orissa constatando la difficile situazione in cui versano ancora numerose famiglie che si trovano nei campi per rifugiati. I parlamentari si sono detti «scioccati» per le storie raccontate dai sopravvissuti all'ondata di violenza perpetrata dagli estremisti indù. La delegazione - riporta l'Osservatore Romano - ha avuto modo di visitare diversi campi allestiti nel distretto di Kandhamal, rilevando che dopo due anni la giustizia per i cristiani è ancora lontana. La polizia, fra l'altro, non ha ancora catalogato le denunce, mentre diversi presunti responsabili degli attacchi ai villaggi sono ancora in libertà. Preoccupante risulta poi la situazione igienico-sanitaria dei rifugiati. A tale riguardo, i parlamentari hanno riferito, in occasione di una conferenza stampa, di voler portare in discussione all'assemblea legislativa tedesca la situazione dei cristiani in Orissa. (L.Z.)
Indonesia: estremisti islamici bloccano la costruzione di una chiesa
◊ È l’ennesimo blocco alla costruzione di un edificio di culto non islamico: stavolta sono state le autorità della reggenza di Bogor, nel West Java, Indonesia, a imporre lo stop alle funzioni religiose dell’Indonesian Christian Church, il 10 aprile scorso, dopo le ripetute lamentele degli estremisti islamici e dei partiti filoislamici. La frangia fondamentalista, infatti, avrebbe denunciato brogli nella raccolta di firme necessarie per ottenere il permesso di costruzione. Questa volta, però, il provvedimento, come riporta Asianews, violerebbe due recenti sentenze del tribunale amministrativo di Bandung e della Corte suprema indonesiana. Dall’inizio dell’anno già dieci chiese protestanti e una cattolica hanno dovuto interrompere le funzioni a causa delle proteste degli estremisti islamici: l’ultimo caso, il più eclatante, in occasione del Venerdì Santo, quando una folla ha bloccato i riti della vigilia nel sotto-distretto del Parung. I fedeli hanno dovuto spostarsi tre volte prima di riuscire a pregare senza problemi all’interno di un ristorante. In Indonesia l’iter per la costruzione di una nuova chiesa è piuttosto complicato: oltre al permesso per l’apertura di un nuovo cantiere, che è regolato dalla delibera scritta delle autorità locali Izin Mendirikan Bangunam, infatti, nel caso si tratti di un luogo di culto cristiano, serve anche il nulla osta di almeno 60 residenti nell’area e del gruppo per il dialogo interreligioso. (R.B.)
Pakistan: timori dei leader cristiani sul problema delle discriminazioni religiose
◊ I leader cristiani pakistani hanno forti riserve su un emendamento costituzionale approvato la settimana scorsa dall’Assemblea Nazionale che abroga alcune norme introdotte durante la dittatura del generale Muhammad Ziah ul-Haq. A loro giudizio il 18° emendamento, che deve ora passare all’esame del Senato prima di essere firmato dal Presidente della Repubblica, non porta sostanziali modifiche a favore delle minoranze religiose nel Paese. Come è noto, da tempo queste chiedono la fine delle discriminazioni verso i non musulmani e, in particolare, l’abolizione della controversa legge sulla blasfemia, introdotta dallo stesso Zia negli anni ’80. Richieste ribadite l’autunno scorso in una lettera inviata alla Commissione per le riforme costituzionali dal Forum di azione dei cristiani pakistani (Pcaf) che riunisce le cinque principali Chiese del Paese. “La Commissione – ha dichiarato all’agenzia Ucan il segretario esecutivo del Forum Peter Jacob - ha ignorato quelle raccomandazioni, perché non è stata affatto affrontata la questione della tolleranza religiosa. Anzi, il pacchetto legislativo rafforza i pregiudizi dal momento che ribadisce che solo un musulmano può accedere alla carica di Primo Ministro. Questa riforma non tocca le norme discriminatorie, ma si occupa solo di questioni di governance”, ha aggiunto Jacob. In una recente dichiarazione il Forum cristiano ha lamentato che nessun rappresentante delle minoranze è stato chiamato a fare parte della Commissione per le riforme costituzionali. Sulla riforma – lo ricordiamo - lo scorso mese di gennaio era intervenuta la Commissione Giustizia e Pace che in un documento firmato dal presidente della Conferenza episcopale pakistana mons Lawrence Saldanha, aveva invitato il governo di Islamabad a compiere “passi avanti”, affrontando anche la delicata questione della presenza della religione nella sfera politica, all’origine di tante discriminazioni verso le minoranze religiose. (L.Z.)
Domani a Verona convegno sulla “cristianofobia” nel mondo
◊ Non un concetto astratto, purtroppo, ma una dura realtà, quella delle persecuzioni ai cristiani in molte parti del mondo. Un dramma in primo piano in India, soprattutto nello Stato dell’Orissa e nella città di Mosul, ma anche in Paesi islamici quali Egitto, Turchia e Arabia Saudita, o in Stati a guida comunista quali Cina, Vietnam e Laos e in Paesi dove l’opposizione al traffico della droga è quanto mai scomoda, ad esempio Colombia e Messico. Proprio sulla “cristianofobia”, l’odio contro i cristiani che secondo gli esperti sta avendo una preoccupante recrudescenza, verterà il convegno che si svolgerà domani a Verona alle ore 20.30 presso l’auditorium della Gran Guardia. Il titolo è “Cristiani perseguitati. Il dramma dimenticato” e la discussione prenderà le mosse dal libro “Cristianofobia. La nuova persecuzione” dell’autore francese René Guitton, che per l’opera, un saggio-inchiesta sull’avversione che i seguaci di Cristo riscuotono in alcune parti del mondo, è stato insignito del premio della Lega per i diritti dell’uomo in Francia. Il volume si concentra non solo sui luoghi dove le persecuzioni sono più evidenti e cruente, ma anche sul tema della tiepidezza dell’Occidente su questo argomento. Inoltre, nel corso del convegno, verrà presentato in anteprima nazionale il libro “Guerra ai cristiani. Le persecuzioni e le discriminazioni dei cristiani nel mondo”, dell’europarlamentare del Ppe Mario Mauro, che documenta la crescente avversione ideologica contro le comunità cristiane in Pakistan, Iraq, India e Cina. Il tema è molto sentito da Papa Benedetto XVI che ha più volte incitato alla mobilitazione delle coscienze verso questi “nuovi perseguitati”. Si calcola che oggi nel mondo siano 200 milioni i cristiani perseguitati a causa della loro fede. L’evento è promosso dal Centro di cultura europea Sant’Adalberto in collaborazione con il progetto culturale della Chiesa di Verona. (R.B.)
Onu: parte dal Messico la Campagna contro la tratta delle persone
◊ ‘Cuore Azzurro’: è il nome della nuova campagna contro la tratta di esseri umani nel mondo presentata in Messico dal presidente Felipe Calderón e dal sottosegretario generale dell’Onu Antonio Maria Costa. “Le persone che subiscono il traffico, come fossero oggetti, stanno reclamando tutto il nostro aiuto” ha detto Calderón, evidenziando che per combattere il fenomeno “è necessaria la partecipazione di tutte le istituzioni dello Stato”. L’obiettivo principale della campagna, ha aggiunto il presidente messicano, è “smuovere le coscienze”, mobilitare governi, società civile, i settori privati affinché informino sulle modalità e l’impatto di questo fenomeno per creare “una cultura cittadina della denuncia”. Come primo paese aderente alla campagna, - riferisce l'agenzia Misna - il Messico si è impegnato a sostenere gli sforzi dell’Onu contro “un crimine che denigra la dignità umana”, ha detto ancora Calderón, esortando la comunità internazionale “a unirsi senza riserve alla causa della difesa della libertà di milioni di persone nel mondo”. (R.P.)
Spagna: a Murcia Congresso universitario su "Giovanni Paolo II il Grande"
◊ E’ iniziato ieri a Murcia, in Spagna, per concludersi domenica prossima, il Congresso universitario internazionale “Giovanni Paolo II il Grande”, promosso dall’Università Cattolica “San Antonio”; l’incontro è presieduto dal cardinale Antonio Cañizares Llovera, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, e riunisce un importante numero di studiosi del magistero di Papa Wojtyła. Tra i diversi aspetti del Pontificato saranno evidenziati in particolare il rapporto del Pontefice con il mondo giovanile, i viaggi apostolici, lo slancio missionario ed ecumenico, l’influsso nella nuova configurazione dell’Europa, l’impegno per la Nuova Evangelizzazione. Uno dei relatori di oggi è il cardinale arcivescovo di Barcellona, Lluís Martínez Sistach, che proporrà un contributo su “La collegialità nel Magistero di Giovanni Paolo II”, una riflessione teologica e giuridica che esamina il concetto di “collegialità” alla luce dell’ecclesiologia conciliare e nel pensiero e azione di governo del Papa polacco. Nel corso dei lavori del Congresso l’emittente Popular Tv diffonderà per la regione di Murcia due documentari dal titolo “Giovanni Paolo II in Spagna e nel mondo”, una selezione dei viaggi apostolici e della vita di Karol Wojtyła fino all’elezione al Pontificato, e “Il mondo tra due Papi”, un excursus sugli ultimi tempi di Giovanni Paolo II, con immagini dell’elezione di Benedetto XVI e dell’inizio del nuovo Pontificato. (M.V.)
Messico: i vescovi invocano pace e riconciliazione nel difficile clima che vive il Paese
◊ S’intitola “Vescovi in Messico, con il Messico e per il Messico”, il documento elaborato dai vescovi messicani in occasione dell’apertura dell’assemblea plenaria in cui sono riuniti 110 presuli chiamati a esaminare e approvare i programmi di lavoro delle otto Commissioni episcopali del Paese. “Siamo messicani – si legge nel documento firmato dal vescovo di San Cristóbal de Las Casas, Felipe Arizmendi Esquivel e riportato in stralci dalla Fides – immersi nella nostra realtà nazionale, con le sue luci e le sue ombre, in comunione con le gioie e le speranze, i dolori e le sofferenze del Paese. Siamo preoccupati per i problemi che affliggono la società e cerchiamo di offrire il nostro contributo alla loro soluzione”. Il documento prende le mosse dall’analisi dei diversi fattori che contribuiscono all’insicurezza e alla violenza, alla povertà e alla disuguaglianza, alle inadeguate riforme economiche, alla disoccupazione e alla sottoccupazione, alla corruzione e all’impunità, alla criminalità comune, alle carenze nell’amministrazione della giustizia, all’iniquità del sistema carcerario, alla violenza istituzionalizzata e agli eccessi delle forze di sicurezza. Contro tutto questo i vescovi insistono sulla promozione del pieno sviluppo umano, sul rispetto dei diritti umani e dei doveri, sulla giustizia e solidarietà, sulla riconciliazione sociale come via per costruire la pace e la tranquillità. (R.B.)
Uruguay: al via i lavori dell’Assemblea plenaria della Conferenza episcopale
◊ Attuare la Missione continentale lanciata nel 2007 dalla Conferenza di Aparecida e riflettere sulla chiusura dell’Anno Sacerdotale, che in Urugay avverrà tra il 12 ed il 13 maggio: sono questi i temi principali sui quali stanno riflettendo, da ieri, i vescovi della Conferenza episcopale uruguaiana (Ceu). Fino al 21 aprile, infatti, i presuli saranno riuniti per la prima Assemblea plenaria dell’anno. Riguardo alla Missione continentale, informa una nota, “essa sarà affrontata con i segretari esecutivi dei diversi settori, dipartimenti e comissioni della Ceu, cercando di porre la Chiesa uruguaiana in una condizione di “missione permanente”. Un secondo incontro con i membri pastorali delle diocesi si svolgerà poi a maggio”. Momento culminante, invece, della chiusura dell’Anno Sacerdotale – indetto da Benedetto XVI per commemorare i 150 anni dalla morte del Santo Curato d’Ars – sarà la Messa nel Santuario eucaristico nazionale di Montevideo, alla quale parteciperanno tutti i sacerdoti del Paese. Da sottolineare, inoltre, che lunedì 19 aprile i vescovi partecipanti all’Assemblea si recheranno in pellegrinaggio a Minas, in occasione del 50.mo aniversario della creazione della diocesi. Per l’occasione, sarà celebrata una Messa, durante la quale il Santuario di Verdun verrà proclamato “Santuario nazionale”. Infine, al termine della Plenaria i vescovi diffonderanno un Messaggio che presumibilmente, informa la nota, conterrà anche una riflessione sulla vita politica del Paese, che quest’anno ha visto un nuovo governo. (I.P.)
Cambogia: il re inaugura una nuova ala dell’Ospedale oftalmico cattolico di Takeo
◊ E’ stato il re di Cambogia in persona, Norodom Sihamoni, a presiedere nei giorni scorsi la cerimonia di apertura della nuova ala dell’Ospedale oftalmico di Takeo, nella Cambogia meridionale, creato e gestito dalla Chiesa cambogiana. La presenza del monarca - riporta l'agenzia Fides - ha dato un rilievo speciale all’opera sociale che è finanziata a sostenuta da diverse agenzie cristiane, in cooperazione con il Ministero cambogiano della Salute. “E’ una nuova acquisizione, in accordo con la strategia di sviluppo sociale del governo reale della Cambogia” ha sottolineato il re. Alla cerimonia erano presenti anche il nunzio apostolico mons. Salvatore Pennacchio, il nuovo vescovo coadiutore del vicariato apostolico di Phnom-Penh, mons. Olivier Schmitthaeusler, e lo staff dell’ospedale. La struttura è stata aperta nel 1997 dai Missionari di Maryknoll e disponeva di 42 posti letto. Si occupa di curare le patologie della vista che spesso conducono alla cecità, molto diffusa nel Paese. Visto il cronico sovraffollamento, in cooperazione con la Caritas Cambogia e alcune congregazioni religiose è stato previsto e realizzato l’ampliamento dell’ospedale, che ora potrà accogliere 67 pazienti. (R.P.)
Sri Lanka: celebrato il Capodanno, per la prima volta in un Paese in pace
◊ È la prima volta da decenni, dopo la fine, nel 2009, della guerra tra esercito cingalese e ribelli Tamil, che si celebra un evento in un Paese, lo Sri Lanka, ufficialmente in pace e unificato. Lo ricorda l’agenzia Misna parlando del Capodanno cingalese, in occasione del quale si sono moltiplicati i messaggi di pace e di riconciliazione al centro di eventi culturali interreligiosi organizzati insieme da cattolici, buddisti e indù. “Abbiamo promosso giochi culturali con queste comunità – dice il vescovo di Ratnapura, Cletus Perera – per favorire l’armonia nella nostra diocesi. In molte parrocchie sono state celebrate Messe per salutare il Capodanno”. (R.B.)
Canada: i vescovi condividono le preoccupazioni dei fedeli sui casi di abusi sessuali del clero
◊ “I vescovi del Canada condividono le preoccupazioni dei canadesi per gli abusi sessuali commessi su minori da esponenti del clero. Per questo da anni lavorano all’attuazione e all’aggiornamento dei protocolli diocesani per evitare nuovi casi”. È quanto si legge in una dichiarazione diffusa ieri in concomitanza con la pubblicazione dei risultati di un sondaggio condotto dall’Istituto Ipsos Reid sulla pedofilia e la Chiesa cattolica. Dall’indagine, realizzata su un campione di mille persone, cattoliche e non, risulta che i canadesi sono “molto preoccupati” da queste vicende. La nota sottolinea la ferma volontà dei vescovi di proseguire la “politica di tolleranza zero” contro la pedofilia avviata nel 1992 con la pubblicazione del documento “Dalla sofferenza alla speranza”. Per altro verso, essi si dicono molto incoraggiati dalla tendenza alla diminuzione del fenomeno emersa dal sondaggio: il fatto che appena il 4% degli intervistati di età compresa tra i 18 e i 34 anni abbiano dichiarato di conoscere personalmente una vittima di molestie da parte di un sacerdote cattolico “indica che gli sforzi sinora compiuti sono stati coronati da successo”. La Conferenza episcopale si sente inoltre incoraggiata dal fatto che l’80% dei cattolici canadesi abbia capito che solo una minoranza nel clero ha tendenze pedofile. “È confortante sapere – prosegue il testo - che circa la metà dei cattolici è soddisfatta di come la Chiesa ha espulso i pedofili”. I vescovi canadesi si dicono peraltro rammaricati che agli intervistati non sia stato chiesto cosa sanno sul loro operato contro la pedofilia: “Una lettura superficiale dei dati – osserva la nota - potrebbe indurre a concludere che il problema degli abusi sessuali sia più diffuso nella Chiesa cattolica che negli gli altri settori della società. Questa affermazione non è corretta” e non è corroborata dai dati degli esperti. La Conferenza episcopale cita in proposito un articolo pubblicato l’8 aprile dalla rivista “Newsweek” su una recente ricerca secondo la quale la maggior parte dei molestatori di bambini hanno una cosa in comune: i loro preesistenti rapporti con le vittime. Tra essi figurano sicuramente sacerdoti, pastori e rabbini, ma anche familiari, amici, professori, allenatori, medici, in altre parole tutto quel circolo di persone con cui le vittime avevano un rapporto di fiducia. (L.Z.)
La Comece incontrerà i vertici dell’Unione Europea il 19 luglio
◊ Ieri, in occasione dell’apertura dell’assemblea plenaria del Comece, la Conferenza degli episcopati della Comunità europea, il presidente Adrianus Van Luyn ha annunciato che il 19 luglio prossimo si svolgerà un incontro tra i leader delle Chiese e comunità religiose e i presidenti di Commissione, Parlamento e Consiglio europeo. L’incontro è molto importante nell’ambito del dialogo che si sta sviluppando tra le Chiese e l’Ue e argomento di discussione sarà proprio come proseguire sulla strada intrapresa, in modo che questo dialogo porti frutto il più possibile. Sul tema della crisi economica mondiale, il presidente Van Luyn ha detto al Sir che l’origine è da ricercare “in un ordine sbagliato di valori”. In questo contesto la Chiesa può dare un grande contributo: “La parola ‘crisi’ significa distinguere e separare il più importante dal meno importante – ha ricordato – e ci sfida a concentrarci sull’essenziale, cioè la difesa della dignità umana e del bene comune per la nostra generazione e per quelle che verranno”. “La Chiesa desidera accompagnare questo processo in maniera critica – ha concluso – con una riflessione aperta all’ascolto dell’altro. Occorre ritrovare l’equilibrio tra la comprensione dell’uomo come individuo libero e la persona come essere relazionale, tra interessi individuali legittimi e interessi comuni, tra legalità e giustizia”. (R.B.)
Cipro: appello delle Chiese dell'Unione Europea per la tutela del patrimonio culturale
◊ Un appello all’Unione Europea per la protezione del patrimonio culturale e religioso nella parte settentrionale di Cipro. E’ stato lanciato ieri in occasione di un seminario organizzato dalla rappresentanza della Chiesa di Cipro all'Unione europea, in collaborazione con la Commissione “Chiesa e Società” della Conferenza delle Chiese europee (Kek). Nel comunicato che accompagna l’appello, ripreso dall'agenzia Sir, si denuncia che “persiste la distruzione dei luoghi sacri nelle zone occupate di Cipro”. Il seminario è stato aperto da Sua Beatitudine l'arcivescovo di Cipro, Chrysostomos II. Nel suo discorso di apertura ha detto: "Chiediamo all'Unione europea di sostenere la nostra richiesta con forza e di lavorare in maniera sistematica ed efficace, al fine di ripristinare e garantire il rispetto delle libertà religiose nella parte occupata della nostra isola, di porre fine ai saccheggi dei nostri luoghi e monumenti sacri e di proteggere i nostri siti religiosi". Due programmi relativi al restauro di monumenti culturali e religiosi sono già stati completati nella parte occupata di Cipro, la Chiesa di Agios Nikolaos (Bedestan) e Emerke Hamam. Le Chiese chiedono alle istituzioni europee di “migliorare e aumentare i loro impegni” e di garantire “il rispetto della libertà religiosa e dei diritti umani nella parte occupata di Cipro per tutte le confessioni religiose”. (R.P.)
Università Cattolica: con le sperimentazioni sull'embrione torniamo alla "selezione della razza"
◊ “Sembrano vecchie parole rispetto alla novità degli esperimenti, ma in fondo stiamo tornando alla selezione della razza umana”. Così il Centro di Ateneo di Bioetica dell’Università Cattolica, diretto da Adriano Pessina, commenta le nuove sperimentazioni sull’embrione di cui è stata data notizia oggi dai media. Nell’Università di Newcastle in Gran Bretagna sono stati ottenuti embrioni usando il patrimonio genetico di tre persone. Per evitare l’ereditarietà di malattie mitocondriali è stato, infatti, trasferito il nucleo dell’ovocita di una donna in quello di un’altra il cui Dna mitocondriale è sano, insieme al Dna del gamete maschile. “In nome della presunta salute delle nuove generazioni – si legge in una nota del Centro ripresa dall'agenzia Sir -, si fabbricano e si distruggono embrioni sperimentando nuovi cocktail genetici. Sconvolge la miopia etica sia di chi autorizza queste ricerche sia di chi le pratica. Ormai, sotto il velo della salute si può compiere qualsiasi azione e l’eugenetica di mercato si afferma tranquillamente nell’opinione pubblica”. “Nessuna sottile distinzione teorica e nessun raffinato linguaggio scientifico – avverte la nota - può impedirci di vedere che stiamo di fatto minando le fondamenta, faticosamente guadagnate, dell’idea di un uomo come soggetto che non può essere né prodotto né fabbricato. La fabbrica della salute in futuro annovererà gli uomini tra i nuovi prodotti controllati?”. (R.P.)
Il giurista Dalla Torre sulle unioni gay in Italia: riaffermare l'unicità del matrimonio
◊ Il costituzionalista e rettore dell’università Lumsa, Giuseppe Dalla Torre, ha commentato all’agenzia Sir la sentenza della Corte Costituzionale italiana con cui si rigettano i ricorsi in materia di matrimoni gay intentati dal tribunale di Venezia e della Corte d’Appello di Trento: “Una pronuncia molto importante che sbaraglia la tesi del diritto al matrimonio a prescindere dall’identità di genere”. L’esperto avverte che, ovviamente, bisognerà leggere le motivazioni della sentenza, ma si sa già che la Consulta ha basato le dichiarazioni di infondatezza delle eccezioni di incostituzionalità della normativa vigente sugli articoli 3 e 29 della Costituzione che riguardano, rispettivamente, il principio di uguaglianza e la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Dalla Torre ricorda che il matrimonio “si distingue dalle altre formazioni sociali per la diversità di sesso tra i contraenti, un dato culturale e antropologico che non può essere smentito, così che non si può invocare il principio di uguaglianza per difendere gli omosessuali da una presunta discriminazione”. È necessario, dunque, riaffermare che la diversità di genere è un prerequisito per poter accedere al matrimonio, prerequisito radicato nella natura dell’uomo, in ragione, ma non è l’unica, della funzione procreativa del matrimonio stesso. Ma allora, a questo punto, la regolamentazione dei matrimoni gay spetta alla discrezionalità del legislatore? “Non spetta a nessuno – risponde il costituzionalista – stando alla Costituzione italiana il legislatore non può legittimare modifiche dell’istituto matrimoniale, ma solo stabilire modalità di regolamento di tipi di relazione diverse da esso, che nulla hanno a che vedere con la famiglia ed escludono perciò la prefigurazione di una sorta di parafamiglia, ma che potrebbero intercorrere anche tra persone dello stesso sesso”. (R.B.)
Argentina: la Chiesa propone le adozioni per evitare gli aborti
◊ La Chiesa cattolica offre accompagnamento alle adolescenti di 17 anni, vittime di violenza sessuale, al fine di evitare che le minorenni abortiscano, come previsto dalla legge di Río Negro. Il vescovo di Bariloche, mons. Fernando Maletti, ha dichiarato in un comunicato che “molti fratelli e sorelle si sono offerti di adottare questi bambini”, se le loro giovani madri cambiano idea e decidono di non interrompere la gravidanza. La diocesi di Rio Negro, - riferisce l'agenzia Fides - attraverso il suo servizio ‘Gravida’, organizzazione che assiste le donne che rischiano l’aborto, ha offerto aiuto e accompagnamento, senza esclusioni né polemiche. Intanto mons. Maletti ha manifestato il suo disappunto per la legge a favore dell’aborto. “La vita umana è un dono” ha detto il presule, aggiungendo che “se la sentenza verrà approvata lascerà tutti, comprese le giovani donne incinte, con un dolore amaro ed una inoccultabile vergogna e frustrazione”. (R.P.)
Pellegrinaggio ad Ars e Lourdes dei cappellani ospedalieri
◊ Un percorso di riflessione, approfondimento e preghiera nei luoghi nei quali la Vergine Maria si manifestò a santa Bernadette e san Jean-Marie Vianney, il “Curato d’Ars”, visse in modo esemplare la sua vita di uomo e di sacerdote. Ecco il motivo conduttore del pellegrinaggio per i cappellani ospedalieri che, organizzato dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, è stato inaugurato ieri sera a Lourdes e comprenderà, domani, una tappa ad Ars. A guidare il pellegrinaggio, che si concluderà lunedì prossimo, sono il Presidente e il Segretario del dicastero, rispettivamente l’arcivescovo Zygmunt Zimowski e mons. José L.Redrado, insieme al vescovo di Ozieri, monsignor Sergio Pintor, già coordinatore nazionale per la pastorale sanitaria della Conferenza episcopale italiana, e al mariologo Padre Stefano de Fiores. Mons. Zimowski, già vescovo della diocesi polacca di Radom, sabato sarà obbligato a lasciare momentaneamente il pellegrinaggio per partecipare ai solenni funerali delle vittime del disastro aereo in cui, la scorsa fine settimana, hanno perso la vita il Capo dello Stato, la first lady e numerose altre personalità della Polonia. Il pellegrinaggio, al quale prendono parte circa 70 cappellani ospedalieri provenienti da dodici Paesi d’Europa, Asia, Africa e America, ha come obiettivo la “preghiera e il rinnovamento dell’impegno pastorale comune al servizio di Gesù morto e risorto e della sua Chiesa, attraverso la cura e l’assistenza pastorali agli ammalati e ai sofferenti” ha ribadito ieri mons. Zimowski. Si tratta di un pellegrinaggio che “si iscrive simultaneamente nel solco e nel programma celebrativo del 25° anniversario della istituzione del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari – ha proseguito il Presidente del dicastero vaticano - come in quelli dell’Anno Sacerdotale indetto da Benedetto XVI, il 19 giugno 2009 per commemorare i 150 anni di nascita del reverendo Jean-Marie Vianney, detto il ‘Curato d’Ars’”. Due eventi “di grandissima importanza per la nostra vita spirituale come per il nostro ministero pastorale presso i sofferenti” che, ha concluso mons. Zimowski, “hanno spinto il nostro Pontificio Consiglio ad organizzare alcune iniziative per ravvivare il nostro impegno approfondendone le motivazioni bibliche, teologiche, spirituali e pastorali, tenendo conto dei compiti a cui siamo chiamati e le finalità orientative dei nostri progetti e delle nostre azioni per fronteggiare meglio le sfide presenti e future”. (B.L.)
Focolari: al via il convegno “Parrocchia testimone dell’amore di Dio”
◊ Si aprirà domani per concludersi domenica 18 aprile a Castel Gandolfo, il convegno del Movimento parrocchiale e diocesano dei Focolari che verterà sulla riflessione “Parrocchia testimone dell’amore di Dio”. Vi parteciperanno 1544 aderenti, tra i quali 140 provenienti da Paesi extraeuropei quali Brasile, Argentina, Colombia, Uruguay, Canada, Sudafrica, Corea e Filippine. Il Movimento, nato nel 1966 e fortemente voluto da Paolo VI, attualmente è presente in oltre tremila parrocchie di 41 nazioni sparse per i cinque continenti. La spiritualità promossa dai Focolari non solo può rinnovare la vita delle singole persone, ma anche far rifiorire le comunità, soprattutto nelle parrocchie e nelle diocesi, caratterizzate da quella vita di comunione propria delle prime comunità cristiane. Il tema della riflessione, spiegano gli organizzatori al Sir, si rifa a una realtà che Benedetto XVI ha illustrato nell’enciclica “Deus Caritas est” in cui invita ad annunciare a tutti che Dio ci ama e questa è la scintilla ispiratrice del Movimento. (R.B.)
Si aggrava il bilancio delle vittime per il terremoto in Cina: oltre 600 morti
◊ E’ cresciuto il bilancio delle vittime del terremoto che ieri, in Cina, ha colpito la provincia del Qinghai, nell'altopiano tibetano: 617 sono i morti accertati, 313 le persone che ancora mancano all'appello. Migliaia di feriti attendono gli aiuti che stentano a raggiungere la zona del disastro per le avverse condizioni meteo, mentre nelle ultime ore è arrivato per un sopralluogo nella regione il premier cinese Wen Jiabao. Il servizio di Marco Guerra:
Ad oltre 24 ore dal sisma che ha devastato la provincia di Qinghai, prosegue la corsa contro il tempo per salvare le migliaia di persone intrappolate sotto le macerie. Secondo fonti locali il bilancio delle vittime è destinato ad aumentare ulteriormente. Il gelo delle temperature tibetane lascia poche speranze per quelli non ancora raggiunti dai convogli dei soccorsi che, nella notte, sono stati bloccati anche da nevischio e tempeste di sabbia. In particolare si teme per la sorte di centinaia di studenti. Il terremoto ha, infatti, causato il crollo di 11 scuole e tra le vittime accertate ci sono già 66 alunni e 11 professori. Non meno preoccupante la situazione delle decine di migliaia di persone rimaste senza casa. In queste ore, medicine, beni di prima necessità e tende cominciano ad arrivare nel luogo del disastro. Lo stadio di Jiegu, la città più colpita della regione, si è trasformato in un ospedale da campo che risulta tuttavia inadeguato per gli oltre 10mila feriti già estratti dalle macerie, dei quali mille in gravi condizioni. Al momento, circa 2000 tra soldati, vigili del fuoco e volontari, fra cui diversi monaci buddisti, sono impegnati senza tregua nello scavo tra gli edifici crollati e nella distribuzione dei viveri.
India tempesta tropicale
Almeno 130 persone, secondo un primo bilancio, sono morte a causa di una violenta tempesta tropicale che si è abbattuta ieri notte nell'est dell'India e nel nord del Bangladesh. Oltre centomila le abitazioni distrutte e migliaia i senzatetto.
Myanmar
Nove persone sono morte e diverse sono rimaste feriste a seguito di tre esplosioni avvenute oggi nella capitale del Myanmar, Rangoon, mentre la popolazione stava celebrando il nuovo anno buddista. Il governo non ha indicato né le cause né i responsabili delle esplosioni. Non si registrano nemmeno rivendicazioni da parti dei gruppi antigovernativi che contestano la giunta militare.
Thailandia
Dopo giorni di violente proteste il governo thailandese ha esortato le “Camicie Rosse” a sedersi al tavolo dei negoziati. Segni di apertura anche da parte di uno dei leader della protesta, Natthawut Saikua, che ha proposto due giorni di pausa nelle manifestazioni di piazza che stanno bloccando la capitale Bangkok per chiedere lo scioglimento immediato del parlamento e nuove elezioni. Tuttavia, emergono nuovi timori dopo la discesa in campo delle “Camice Gialle”, sostenitori dell’esecutivo e responsabili, nel 2006, di aver creato le condizioni per il golpe che ha costretto alle dimissioni l'ex premier Thaksin Shinawatra.
Kirghizistan
Resta alta la tensione in Kirghizistan. Una sparatoria è scoppiata oggi durante la manifestazione in favore del presidente deposto Bakiev nella città meridionale di Osh. Bakiev e i suoi sostenitori sono stati costretti, dai seguaci del nuovo governo provvisorio guidato dall'opposizione, ad abbandonare la città. Il servizio di Giuseppe D’Amato:
La dinamica dell’accaduto non è del tutto chiara. Fonti differenti, indipendenti, riportano versioni contrastanti basate su testimonianze locali. Il presidente Bakiev era ad Osh, nel sud, per parlare ad un migliaio di sostenitori. Ad un certo punto si sono uditi dei colpi di arma da fuoco. Secondo l’agenzia russa Interfax sono state le guardie del corpo a sparare per aprirsi la strada e portare via il leader kirghizo; delle persone avevano lanciato delle pietre. Per altri mass-media non è chiaro chi abbia sparato. Ad Osh, alla fine degli anni ’80, si registrò una strage con centinaia di morti fra i kirghizi e le altre minoranze nazionali. Il pericoloso tira e molla tra Bakiev, riparato nel sud, e l’esecutivo ad interim nella capitale Bishkek va avanti da giorni. Al presidente è stata tolta l’immunità ed il nuovo governo lo vuole processare. Il premier ad interim, Otunbaieva, ha affermato che l’esecutivo sta tentando di isolarlo. Bakiev, secondo il premier, avrebbe dovuto dimettersi ed andarsene. Il presidente chiede sicurezza per lui e la sua famiglia. Bakiev, intanto, ha avuto una conversazione telefonica con il primo ministro russo Putin. Mosca ha preso le distanze da lui. In Kirghizistan, Russia e Stati Uniti paiono entrati in competizione per aiutare il Paese asiatico, base strategica nella regione.
Pakistan Onu
Otto persone - secondo quanto riporta Geo News - sono state uccise in un'incursione delle forze pachistane nel distretto di Orakzai, nel nord ovest del Pakistan. Intanto, la commissione indipendente di inchiesta delle Nazioni Unite sull'assassinio dell'ex primo ministro pachistano Benazir Bhutto, compiuto nel dicembre 2007, presenterà oggi il suo rapporto al segretario generale Ban Ki-moon, che lo consegnerà al governo di Islamabad.
Afghanistan
I tre medici italiani di Emergency, fermati nei giorni scorsi dalle autorità di Helmand in Afghanistan, sono stati trasferiti da Helmand a Kabul. Lo ha comunicato stamane l’ambasciatore Attilio Iannucci, inviato speciale per l’Afghanistan e il Pakistan del ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini. Oggi l’ambasciatore Iannucci consegnerà un messaggio del ministro Frattini e del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, al presidente afghano Karzai. Intanto sul terreno si registrano nuove violenze: a Kandahar, nel sud del Paese, un’esplosione ha causato 5 morti e 8 feriti.
Iran nucleare
A due giorni dalla conclusione del vertice di Washington contro la proliferazione nucleare il direttore dell'agenzia nucleare russa, Serghej Kirienko, ha annunciato che il reattore della centrale iraniana di Bushehr, costruita da Mosca, sarà attivata ad agosto. Kirienko ha sottolineato che l'accensione del reattore non minaccia "in alcun modo" il trattato di non proliferazione. E ieri a New York si è riunito per discutere di nucleare iraniano anche il Gruppo dei "Cinque più uno" composto da Usa, Gran Bretagna, Francia, Russia, Cina, più la Germania. Al termine dell'incontro, l'ambasciatore cinese all'Onu ha parlato di consultazioni ''costruttive'' sul tema di nuove possibili sanzioni contro Teheran.
Polonia
Dalle prime analisi delle scatole nere è emerso che è stato un errore del pilota a causare, sabato scorso, lo schianto del Tupolev con a bordo il presidente polacco, Lech Kaczynski, e altre 95 persone. Lo ha affermato, all'agenzia Interfax, una fonte degli inquirenti russi. Le autorità di Mosca avevano già escluso esplosioni o incendi a bordo quali possibili cause dello schianto in fase di atterraggio. Intanto, in Polonia si va verso la definizione delle elezioni per la scelta del nuovo capo dello Stato. Il 21 aprile verrà decisa la data del voto, che si dovrebbe svolgere tra il 13 ed il 20 giugno prossimi.
Islanda
Forti disagi al traffico aereo nel Nord Europa per l'eruzione, iniziata ieri, del vulcano Fimmvorduhals, nel sud dell’Islanda, sul ghiacciaio Eyjafallajokull, a 120 km dalla capitale Reykjavik, dove al momento è stata ordinata l’evacuazione di oltre 800 persone. Non si registrano particolari danni. Dopo la cancellazione dei voli in Norvegia e nel nord della Svezia, gli spazi aerei della Danimarca e del Belgio sono stati chiusi come pure gli aeroporti londinesi di Heathrow e Gatwick, a causa del graduale avvicinarsi della nuvola di ceneri vulcaniche. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Carla Ferraro)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 105
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