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Sommario del 14/04/2010
Il Papa all’udienza generale: il sacerdote non è omologabile alla cultura dominante, non annuncia se stesso ma Cristo. Appello per il terremoto in Cina
◊ In questo tempo segnato dalla confusione sulle scelte fondamentali, il sacerdote è chiamato ad annunciare la Verità del Vangelo: è l’esortazione di Benedetto XVI contenuta nella catechesi all’udienza generale di stamani in Piazza San Pietro. Il Papa, che è tornato ieri pomeriggio in Vaticano dalla residenza di Castel Gandolfo, si è soffermato sul compito di insegnare della Chiesa, esercitato dal sacerdote. Al momento dei saluti, il Pontefice ha rivolto un pensiero particolare alle vittime del terremoto che stanotte ha colpito la Cina orientale. Il clima in Piazza San Pietro era particolarmente gioioso con gli auguri dei fedeli al Papa per il suo 83.mo compleanno, il prossimo venerdì 16 aprile. Il servizio di Alessandro Gisotti:
All’udienza generale, Benedetto XVI ha espresso la sua vicinanza al popolo cinese scosso dal terremoto che ha colpito la provincia orientale di Qinghai causando centinaia di morti e migliaia di feriti e ingenti danni:
“Prego per le vittime e sono spiritualmente vicino alle persone provate da così grave calamità; per esse imploro da Dio sollievo nella sofferenza e coraggio in queste avversità. Auspico che non verrà a mancare la comune solidarietà”.
Quindi, salutando i pellegrini venuti dalla Polonia, non ha mancato di rinnovare i suoi sentimenti di cordoglio per le vittime della recente sciagura aerea in cui ha perso la vita anche il presidente polacco. La catechesi del Pontefice è stata incentrata sul ministero del sacerdozio e in particolare sull’insegnamento delle verità della fede, il munus docendi. Un compito, ha osservato il Papa parlando a braccio, oggi particolarmente urgente:
"Viviamo in una grande confusione circa le scelte fondamentali della nostra vita e gli interrogativi su che cosa sia il mondo, da dove viene, dove andiamo, che cosa dobbiamo fare per compiere il bene, come dobbiamo vivere, quali sono i valori realmente pertinenti. In relazione a tutto questo esistono tante filosofie contrastanti, che nascono e scompaiono, creando una confusione circa le decisioni fondamentali, come vivere, perché non sappiamo più, comunemente, da che cosa e per che cosa siamo fatti e dove andiamo”.
In questa situazione, ha proseguito il Papa, ci viene in aiuto il Signore che aveva avuto compassione per il popolo, per le pecorelle senza pastore che lo seguivano nel deserto. Il Signore ha interpretato la Parola di Dio. “Egli stesso - ha aggiunto - è la Parola di Dio e ha dato orientamento. E questa è la funzione “in persona Christi” del sacerdote”:
“Rendere presente, nella confusione e nel disorientamento dei nostri tempi, la luce della parola di Dio, la luce che è Cristo stesso in questo nostro mondo. Quindi il sacerdote non insegna proprie idee, una filosofia che lui stesso ha inventato, ha trovato o che gli piace; il sacerdote non parla da sé, non parla per sé, per crearsi forse ammiratori o un proprio partito; non dice cose proprie, proprie invenzioni, ma, nella confusione di tutte le filosofie, il sacerdote insegna in nome di Cristo presente, propone la verità che è Cristo stesso, la sua parola, il suo modo di vivere e di andare avanti”.
Sacerdozio vuol dire essere immersi nella Verità, ha ribadito Benedetto XVI. E, nel contesto dell’Anno Sacerdotale, ha rammentato che il sacerdote è chiamato ad annunciare la Parola del Signore, la Verità che salva anche in tempi difficili come quelli attuali:
“Quella del sacerdote, di conseguenza, non di rado, potrebbe sembrare 'voce di uno che grida nel deserto' (Mc 1,3), ma proprio in questo consiste la sua forza profetica: nel non essere mai omologato, né omologabile, ad alcuna cultura o mentalità dominante, ma nel mostrare l’unica novità capace di operare un autentico e profondo rinnovamento dell’uomo, cioè che Cristo è il Vivente, è il Dio vicino, il Dio che opera nella vita e per la vita del mondo e ci dona la Verità, il modo di vivere”.
Il sacerdote, è stata ancora la sua riflessione, non deve avere la presunzione di imporre la propria verità, bensì l’umile e lieta certezza di chi ha incontrato la Verità, ne è stato afferrato e trasformato, e perciò non può fare a meno di annunciarla. Il sacerdozio, ha detto Benedetto XVI, “nessuno può darselo, né cercarlo da sé”, è invece “una risposta alla chiamata del Signore, alla sua volontà, per diventare annunciatori non di una verità personale, ma della sua verità”. Quindi, ha invitato i sacerdoti a guardare con fiducia l’esempio di San Giovanni Maria Vianney:
“Egli era uomo di grande sapienza ed eroica forza nel resistere alle pressioni culturali e sociali del suo tempo per poter condurre le anime a Dio: semplicità, fedeltà ed immediatezza erano le caratteristiche essenziali della sua predicazione, trasparenza della sua fede e della sua santità. Il Popolo cristiano ne era edificato e, come accade per gli autentici maestri di ogni tempo, vi riconosceva la luce della Verità".
Al momento dei saluti in lingua italiana, il Papa ha rivolto un pensiero particolare ai sacerdoti amici della Comunità di Sant’Egidio e ai Cappellani dell’Aviazione civile provenienti da varie parti del mondo. Un saluto anche agli ufficiali e i militari provenienti da Caserta, incoraggiati “a perseverare nel generoso impegno di testimonianza cristiana anche nel mondo militare”.
Dichiarazione di padre Lombardi sul dibattito seguito ad un'intervista del cardinale Bertone in Cile
◊ Rispondendo a domande di giornalisti sul dibattito seguito a una intervista del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone in Cile sui temi degli abusi sessuali da parte di membri del clero, il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha dichiarato: “Le autorità ecclesiastiche non ritengono di loro competenza fare affermazioni generali di carattere specificamente psicologico o medico, per le quali rimandano naturalmente agli studi degli specialisti e alle ricerche in corso sulla materia. Per quanto di competenza delle autorità ecclesiastiche, nel campo delle cause di abusi su minori da parte di sacerdoti affrontate negli anni recenti dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, risulta semplicemente il dato statistico riferito nella intervista di mons. Scicluna, in cui si parlava di un 10% di casi di pedofilia in senso stretto, e di un 90% di casi da definire piuttosto di efebofilia (cioè nei confronti di adolescenti), dei quali circa il 60% riferito a individui dello stesso sesso e il 30% di carattere eterosessuale. Ci si riferisce qui evidentemente alla problematica degli abusi da parte di sacerdoti e non nella popolazione in generale”.
La Chiesa avrà presto sette nuovi Beati tra cui padre Popiełuszko, martire durante il regime comunista in Polonia
◊ Tra aprile e giugno la Chiesa proclamerà sette nuovi Beati, tra i quali padre Jerzy Popiełuszko, martire durante il regime comunista in Polonia. Lo ha reso noto l’Ufficio della Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice, che ha comunicato oggi il calendario dei prossimi riti di Beatificazione. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Nelle vite dei nuovi Beati, devozione, carità, sofferenza e amore apostolico si uniscono sempre alla Luce del Vangelo. La strada del martirio è quella di padre Jerzy Popiełuszko, (1947-1984) cappellano del movimento “Solidarność”, brutalmente ucciso durante il regime comunista in Polonia. Il rito di Beatificazione si terrà a Varsavia il 6 giugno. Martire della fede e della libertà esortava sempre i propri connazionali a ribellarsi pacificamente alla dittatura nel nome del Vangelo. “L’uomo che dà testimonianza della verità” – diceva padre Popiełuszko - “è un uomo libero, anche in condizioni di costrizione”.
Il primo ad essere proclamato Beato, domenica prossima nella cattedrale di Valladolid, sarà Bernardo Francisco de Hoyos (1711-1735). Sacerdote della Compagnia di Gesù, morto prematuramente di tifo all’età di 24 anni, ebbe come missione quella di diffondere, in Spagna, la devozione verso il Sacro Cuore di Gesù.
Il 25 aprile si terrà poi nella Basilica di San Giovanni in Laterano, a Roma, il rito di Beatificazione di Angelo Paoli (1642-1720), sacerdote dell’Ordine dei Carmelitani – chiamato “Padre dei Poveri” - che ha dedicato la propria vita all’Eucaristia e alla Carità. Come ha detto Giovanni Paolo II nel 1999, è stato anche il “fondatore ante literram della Caritas nel rione Monti”. Per primo collocò la Croce nel Colosseo, dando inizio al rito della Via Crucis nell’anfiteatro romano.
Sempre domenica 25 aprile, sarà proclamato Beato nella Basilica di Santa Maria del Mar a Barcellona José Tous y Soler (1811 -1871), fondatore dell’Istituto delle Suore Cappuccine della Madre del Divino Pastore. Morì durante la Santa Messa dopo aver pronunciato queste parole: “Volgi sulla nostra offerta il tuo sguardo sereno e benigno, come hai voluto accettare i doni di Abele, il giusto…”. In quel momento si chinò e esalò l’ultimo respiro.
Nella Solennità di Pentecoste, sabato 22 maggio, si terrà inoltre nella Basilica di Santa Maria delle Grazie a Benevento il rito di Beatificazione di Teresa Manganiello (1849 – 1876). Sebbene priva di istruzione, fu l’artefice dell’estensione del Movimento Terziario Francescano in Irpinia e nel Sannio. Veniva chiamata, con affetto, “analfabeta sapiente” per la dedizione con cui si prendeva cura delle necessità delle persone che incontrava.
Domenica 30 maggio sarà poi proclamata Beata nella Basilica di Santa Maria Maggiore, a Roma, Maria Pierina De Micheli (1890-1945). Religiosa della Congregazione delle Figlie dell’Immacolata Concezione di Buenos Aires, si dedicò alla propagazione della devozione del Santo Volto di Gesù. Nel suo diario scrive di aver sentito “un immenso bisogno di vivere sempre più unita a Gesù e di amarlo intensamente, perché la morte non sia che un trapasso di amore allo sposo Gesù”.
Sabato 12 giugno si terrà infine a Linares, in Spagna, la Beatificazione di Manuel Lozano Garrido (1920-1971). Giornalista e scrittore, invalido sulla sedia a rotelle e non-vedente, è stato sempre animato da un profondo spirito eucaristico e mariano. “Il giornalista che volli essere – si legge in una sua lettera - non entrò a scuola; il piccolo apostolo che sognava di poter diventare, smise di camminare”. “Il mio ideale e la mia vocazione, però, li ho ancora davanti, con una pienezza che mai avevo potuto sognare”.
Rinuncia
◊ Il Santo Padre Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Joaçaba (Brasile), presentata da mons. Walmir Alberto Valle, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.
La conferenza del cardinale Bertone in Cile in occasione del bicentenario dell’indipendenza
◊ Si conclude oggi la visita in Cile che il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, aveva iniziato il 6 aprile. Tra i molti impegni in agenda, molto attesa ieri – e non solo in Cile – la conferenza in occasione del bicentenario sul tema “La Chiesa e lo Stato a duecento anni dall'indipendenza nazionale. Storia e prospettive”. Il cardinale Bertone ha aperto il suo intervento dicendo: “Non vorrei perdere l'occasione di ricordare tutte quelle nazioni latinoamericane, come l'Argentina, la Bolivia, la Colombia, l'Ecuador o il Messico, che anch’esse celebrano quest'anno il bicentenario della loro indipendenza. Come in Cile, anche lì la Chiesa ha svolto un ruolo importante in quel momento tanto significativo, contribuendo a plasmare sin dall'inizio una cultura e un'identità nazionale ispirate ai più alti valori umani ed evangelici”. Citando Benedetto XVI, il porporato ha detto che “non è possibile dimenticare le sofferenze e le ingiustizie inflitte dai colonizzatori alle popolazioni indigene, spesso calpestate nei loro diritti umani fondamentali. La dovuta menzione di tali crimini ingiustificabili - crimini peraltro già allora condannati da missionari come Bartolomeo de Las Casas e da teologi come Francesco da Vitoria dell'Università di Salamanca - non deve impedire però di riconoscere anche con gratitudine l'opera meravigliosa compiuta dalla grazia divina tra quelle popolazioni nel corso di questi secoli” (Udienza generale, 23 maggio 2007). Ricordando l’importanza del contributo delle culture aborigene, il cardinale Bertone ha poi osservato, con parole di Benedetto XVI: “Le autentiche culture non sono chiuse in se stesse né pietrificate in un determinato momento della storia, ma sono aperte, più ancora, cercano l'incontro con altre culture, sperano di raggiungere l'universalità nell'incontro e nel dialogo con altre forme di vita e con gli elementi che possono portare ad una nuova sintesi nella quale si rispetti sempre la diversità delle espressioni e della loro realizzazione culturale concreta” (13 maggio 2007). Analizzando il delicato rapporto tra gli Stati nazionali e la Chiesa, il porporato ha rilevato che “nei primi tempi di vita indipendente, non fu facile. Il Cile ha il privilegio di essere stata la prima nazione fra tutte quelle dell'America indipendente a inviare un rappresentante a Roma”. E guardando al presente, il cardinale Bertone ha detto ancora: “Come insegna Benedetto XVI, la Chiesa è consapevole che ‘non può e non deve prendere nelle sue mani la battaglia politica per realizzare la società più giusta possibile. Non può e non deve sostituirsi allo Stato. Ma non può e non deve neanche restare ai margini nella lotta per la giustizia” (Deus caritas est, n. 28). E, riferendosi alle sfide principali poste oggi al cattolicesimo in Cile e in tutta la regione latinoamericana, il cardinale Bertone ha così concluso il suo intervento: “Permettetemi di ricordare, fra i principi fondamentali di ogni azione politica e sociale, la tutela della vita umana in tutte le sue fasi, dal momento del concepimento fino alla morte naturale. Infatti, nessuna società moderna che aspiri alla giustizia e alla verità potrà introdurre norme legali che permettano di porre fine alla vita umana. Desidero ricordare anche il diritto dei genitori a educare i propri figli in sintonia con le loro convinzioni morali e religiose, con la conseguente disponibilità da parte dell'autorità politica a disporre in maniera tale che questo diritto possa essere effettivo. In questo senso, va riconosciuto il contributo della Chiesa in Cile nel campo dell'educazione, a sostegno dello sviluppo della società intera nonché del diritto dei genitori a scegliere l’educazione per i loro figli”. (A cura di Luis Badilla)
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Il popolo cristiano chiede ai preti di essere la voce del buon Pastore: all’udienza generale il Papa ricorda che compito dei sacerdoti è annunciare Cristo e non le proprie idee.
Strategie più efficaci sul fronte della salute e dello sviluppo: nell’informazione internazionale, intervento della Santa Sede alle Nazioni Unite.
In cultura, il testo di Fausto Colombo, Massimo Antinarelli e Andrea Tito Colombo curatori della mostra, a Sondrio, “Pier Luigi Nervi. L’architettura molecolare”.
Enrico Reggiani alla conferenza “A Rose of Summer. La musica nella cultura letteraria d’Irlanda”.
Nell’informazione vaticana, la conclusione della visita del cardinale Tarcisio Bertone in Cile.
I trent’anni dell’edizione polacca de “L’Osservatore Romano”.
Terremoto in Cina: centinaia di morti
◊ Un forte terremoto di quasi 7 gradi ha colpito la provincia cinese del Qinghai, sull’altopiano del Tibet. Il bilancio, ancora provvisorio, è di 400 morti e oltre otto mila feriti. L’interruzione delle principali vie di comunicazione non ha ancora permesso un’effettiva valutazione dei danni. Nel maggio del 2008 la provincia cinese del Sichuan, confinante a nordovest col Qinghai, è stata colpita da un terremoto di magnitudo 8 che ha causato oltre 87.000 morti. La mancanza di mezzi di soccorso nell’area rende difficoltosi gli interventi più urgenti. La gente scava con le mani tra le macerie nella speranza di trovare i superstiti. Circa cinquemila soccorritori si aggiungeranno, nelle prossime ore, ai 700 militari già impegnati sul terreno. Tende, vestiti pesanti e coperte sono stati inviati dal governo del Qinghai. Stefano Leszczynski ha intervistato Francesco Sisci, corrispondente da Pechino per il quotidiano La Stampa:
R. – E’ una zona difficile. E' lontana, faticosa da raggiungere. D’altro canto, se si può dare una piccola, minima nota positiva in una situazione del genere, è che si tratta di una zona scarsamente popolata. Diversamente dal Sichuan, dove avvenne il sisma nel 2008 e dove la densità della popolazione era altissima, qui invece la densità demografica è bassa. Però il problema è stato molto grave: la condizione edilizia della zona era molto debole e le case erano fatte praticamente di mattoni e legno. Quindi pare che siano crollate come castelli di carta. Per questo ci si aspetta ancora, purtroppo, molti morti.
D. – Quello che preoccupa soprattutto è il dramma di una scuola, che è crollata con gli allievi che, nella maggior parte, sono rimasti intrappolati. Come mai, dopo l’esperienza dei terremoti precedenti, la Cina non ha avviato una campagna per il controllo degli edifici pubblici?
R. – In teoria, la campagna per il controllo degli edifici pubblici, e in particolare delle scuole, fu avviata proprio dopo la tragedia del terremoto del 2008. Adesso sembra che, diversamente da quanto è accaduto nel Sichuan, la maggior parte delle scuole abbia retto. Questo significa comunque che alcune delle scuole non hanno retto. Quello che ci si aspetta, adesso, è uno scandalo pubblico per questi bambini intrappolati dentro la scuola. Si prevede un’ulteriore stretta sugli edifici pubblici ma, soprattutto, su quelli adibiti a scuola o ad ospedali, i più delicati e più fragili.
Accordo sul nucleare a Washington. Obama: mondo più sicuro
◊ Mentre la comunità internazionale discute delle possibili sanzioni contro il programma atomico dell’Iran, la Repubblica islamica ha denunciato ufficialmente alle Nazioni Unite per ricatto nucleare il presidente statunitense Barack Obama, artefice dell’accordo raggiunto ieri dai rappresentanti delle 47 Nazioni, che hanno partecipato al Vertice sulla sicurezza nucleare a Washington, organizzato dalla Casa Bianca. Dagli Stati Uniti, il servizio di Elena Molinari:
Controlli più stretti sui materiali nucleari utilizzabili per creare ordigni e lotta ai traffici clandestini di materiale fissile. Il vertice per la sicurezza nucleare si è concluso ieri a Washington con l’impegno dei 47 Paesi aderenti a mettere sottochiave uranio e plutonio nei prossimi quattro anni o a consegnarli agli Stati Uniti. Cile, Ucraina, Messico, Canada e Malesia si sono già impegnati a farlo. È stato ribadito, inoltre, l’appoggio all’Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica. Per dare il buon esempio, Washington e Mosca hanno firmato ieri un accordo per ridurre il plutonio a fini militari, limitandone le riserve a 34 tonnellate per ciascun Paese. E la Russia si è impegnata inoltre a smantellare il suo ultimo impianto per la produzione di plutonio. I leader si sono poi dati appuntamento fra due anni in Corea del Sud, per verificare i progressi fatti: un messaggio chiaro questo alla Corea del Nord, che è ad un passo dal realizzare l’atomica. “Da oggi il mondo è più sicuro”, ha detto in chiusura Barack Obama, che aveva dipinto il rischio che Al Qaeda metta le mani su un ordigno nucleare come una terribile catastrofe. Il presidente statunitense, quindi, si è detto ottimista che la Cina permetterà di approvare nuove sanzioni contro il programma nucleare iraniano entro poche settimane.
Per la prima volta, dunque, un così alto numero di Paesi, ben 47, è giunto ad un’intesa globale sull’utilizzo e sul controllo delle tecnologie atomiche, sia ad uso bellico che civile. Ci si interroga ora sull'effettiva realizzabilità dei vari punti stilati nel documento finale. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Giorgio Alba, esperto di nucleare di Archivio Disarmo:
R. – E’ un obiettivo realizzabile, è un obiettivo ambizioso; in particolare, vorrei far notare che le stesse attività per mettere in sicurezza i materiali fissili e tutte le altre indicazioni che sono emerse dal summit di Washington, coincidono in larga parte con i passi necessari per un mondo libero da armi nucleari.
D. – E’ un’intesa che mette l’Iran di fronte alle sue responsabilità …
R. – Assolutamente sì! Non è soltanto l’Iran. Ovviamente l’Iran è il problema di oggi, ma l’Iran rappresenta un problema anche perché è uno Stato che potrebbe tracciare la strada da percorrere per altri Paesi. Quello di cui hanno preso atto il presidente Obama e anche altri governi, è che le regole scritte per la non proliferazione nucleare durante la guerra fredda, devono essere riscritte all’interno del Trattato di non proliferazione, che vedrà la Conferenza a maggio. Ma soprattutto, devono essere scritte nuove regole per la tematica della sicurezza nucleare e del terrorismo nucleare.
E, a proposito di terrorismo internazionale, c’è il rischio che gruppi organizzati possano venire in possesso di armamenti nucleari? Luca Collodi lo ha chiesto ad Antonio Papisca, docente di Relazioni Internazionali all’Università di Padova:
R. – Il rischio è effettivo e chiaramente si è aggravato negli ultimi anni. Del rischio però era già avvertito il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Nell’aprile del 2004 viene adottata la risoluzione 1540, dedicata al tema della proliferazione nucleare, per prevenire che terroristi, criminali e attori non statuali si impossessino di armi nucleari e di distruzione di massa. Ora il rischio è accresciuto dal fatto che il terrorismo si è diffuso, si è strutturato e chiaramente dispone di mezzi importanti, grazie anche alle tecnologie. E’ molto importante il piano di lavoro, perché entra appunto nello specifico e indica tutta una serie di iniziative che devono essere poste in atto da parte degli Stati. Una parte di impegni riguarda la cooperazione internazionale, un’altra parte di impegni riguarda ciò che gli Stati devono fare in casa propria per garantire la sicurezza nucleare.
Gaza: sempre più drammatiche le condizioni di vita
◊ “Come si vive sotto assedio?”: se ne è parlato ieri sera in un incontro organizzato a Milano dall’Ong "Terre Des Hommes", con testimoni e protagonisti che operano e vivono a Gaza. Questa striscia di territorio, sottoposto da anni a privazioni e violenze e isolato, per il blocco imposto da Israele, è abitato da un milione e mezzo di persone. Tra loro, 6500 bambini assistiti dalla Ong, bambini che soffrono di malnutrizione e che vivono in condizioni di costante paura. Sentiamo al microfono di Gabriella Ceraso la testimonianza di Piera Redaelli, responsabile dei progetti di "Terre des Hommes" in Palestina:
R. – La popolazione di Gaza si sta abituando a vivere in condizioni assolutamente incredibili. Una delle cose che più mi ha colpito, e che non avevo visto prima, sono le enormi vasche, delle lagune, a cielo aperto di liquami e di fogna, dove spesso i bambini si bagnano e che sono fonte certamente di malattie di ogni genere per la popolazione. Il Quartetto per il Medio Oriente ha stanziato dei fondi per bonificare queste paludi; ma il materiale non può essere utilizzato a causa del blocco della Striscia di Gaza.
D. – Altra immagine che racconta è quella dei famosi tunnel da cui entra tutto, certamente armi, ma soprattutto entrano generi di sopravvivenza per la popolazione. Come concretamente si va avanti ogni giorno?
R. – La popolazione ora - proprio in virtù di questi tunnel, sui quali molti speculano - trova quasi tutto al loro interno a livello di generi alimentari, ma non può comprarselo! Il 40 per cento della popolazione è disoccupato e l’80 per cento dipende dagli aiuti internazionali. Così vive la gente: bevendo un’acqua imbevibile; cercando di ottenere permessi per uscire quando è malata; mandando i propri figli nelle scuole dell’Onu che si occupa dei rifugiati palestinesi, perché sono le uniche per le quali è permesso importare materiale scolastico.
D. – Possibilità di lavoro: quali gli sbocchi?
R. – Sempre meno: i pescatori erano 45 mila, ma ora non possono più farlo. La Striscia è circondata da un muro e tutte le zone vicine al muro, che erano le zone o dove si pascolava e si allevava o dove c’erano le coltivazioni, sono diventate territori off limits. Ci sono continue incursioni e sia l’operazione "Piombo fuso", sia le successive, hanno colpito alcune strutture industriali. La popolazione di Gaza si sta trasformando in una popolazione di rifugiati sul suo stesso territorio, privata delle risorse e dei mezzi per lavorare.
D. – Nel fine settimana scorso, c’è stato un black out molto lungo nella Striscia e c’è chi dice che l’Anp dirotti altrove gli stanziamenti destinati anche, ad esempio, alle forniture di elettricità. Voi che idea vi siete fatti, anche della gestione di quello che è appunto energia, acqua, etc?
R. – Vengono permessi passaggi di combustibile, ma anche di molte altre cose fino ad un certo punto. Le autorizzazioni poi diminuiscono e diminuiscono fino a raggiungere un livello di crisi. Si mette allora in moto il sistema delle pressioni internazionali: allora c’è un’apertura che dura qualche mese, ma poi si ricomincia. E’ così che si va avanti, senza mai però tentare di risolvere il problema alla radice.
D. – Come si sblocca questa situazione?
R. – Non si sblocca senza una pressione internazionale seria sul governo israeliano.
Mons. Kräutler: indios dell'Amazzonia sempre più soli a 5 anni dall'assassinio di suor Dorothy
◊ Un tribunale di Belém, capitale dello Stato amazzonico settentrionale del Pará, ha condannato a 30 anni di carcere il latifondista Vitalmiro Bastos de Moura, colpevole di aver ordinato cinque anni fa l’assassinio di suor Dorothy Stang, la religiosa statunitense naturalizzata brasiliana nota per il suo impegno al fianco degli indios e dei contadini ‘senza terra’. Suor Dorothy, entrata nella Congregazione delle Suore di Notre Dame di Namur, ha trascorso 20 anni tra i poveri dell’Amazzonia per portare il Vangelo e aiutare a migliorare le condizioni di vita. Ma la situazione degli indios resta tuttora difficile. Ascoltiamo in proposito mons. Erwin Kräutler, vescovo di Xingu, nello Stato del Parà, al microfono di Cristiane Murray:
R. - Dorothy è arrivata ad Altamira, in Amazzonia, nel 1982. Nel 1989 c’è stata una grande manifestazione degli indios e lei era al loro fianco. Lei e tutte le sue consorelle hanno manifestato insieme con gli indios. Oggi, nonostante la situazione continui ad essere sempre molto difficile, tanta gente che prima difendeva la nostra causa, i diritti degli indios, adesso non lo fa più, non li sostiene più, e questo è molto triste. Quello che ci fa molto soffrire è che questa gente è stata cresciuta nel contesto della nostra pastorale al fianco degli indios, noi abbiamo insegnato evangelicamente la difesa dei diritti degli ultimi, e oggi questa gente si trova dall’altra parte. Tante persone che erano molto legate a suor Dorothy Stang oggi hanno cambiato bandiera.
D. – Per quale motivo? Ci sono degli interessi?
R. – Sì, sicuramente interessi economici. Molti politici della regione amazzonica non hanno prospettive, guardano solo dove possono guadagnare soldi, senza nessuna apertura verso il futuro. Vedono lo sviluppo unicamente come profitto, come un guadagnare denaro. Non parlano di famiglia, di sanità, di educazione. Pensano solo ai soldi, ai soldi e ai soldi! L’essere umano viene dopo, anzi è scartato. Sembra che questo progetto di fare soldi sia il vero soggetto della storia e non l’essere umano. Se l’uomo si oppone a questo progetto, deve essere eliminato e così accade per gli indios e per chi li difende. Su questo punto sono molto intransigente. Gli indios hanno diritto al loro ambiente, alla loro vita, al loro habitat, e questo è scritto nella Costituzione brasiliana.
Il Tempo pasquale rinnova la speranza dell'umanità: intervista con Giorgio Vittadini
◊ Il Tempo pasquale rinnova la speranza dell'umanità: anche in situazioni difficili, anche nel buio della vita, l'annuncio del Cristo Risorto ridona fiducia in una vita nuova. Ma nella realtà di tutti i giorni appare spesso difficile oggi incarnare questa speranza. Luca Collodi ne ha parlato con Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la sussidiarietà, un'esperienza nata nell'ambito di Comunione e Liberazione:
R. – Era difficile anche duemila anni fa: abbiamo ammazzato Dio, per cui, peggio di così non potevamo … Eppure, dopo tre giorni è risorto! Penso che anche dopo duemila anni, la speranza è la stessa: che di fronte a qualsiasi nefandezza, a qualunque peccato che noi commettiamo, c’è questo sacrificio di Dio che mostra sempre, in ogni vita e in ogni esperienza, per chi lo vuole, che una resurrezione e un cambiamento possibile. E lo si vede nel cambiamento di tanta gente: tanta gente che può aver sbagliato ma che poi, nell’incontro con Cristo, mostra un’umanità diversa che è speranza per tutti. Questa è la speranza di oggi, come di duemila anni fa.
D. – Quando diciamo alla gente che la speranza passa anche attraverso la sofferenza, molti non credono, si allontanano, vedono questa esperienza completamente fuori dal tempo …
R. – Perché non fanno esperienza: ha detto la parola giusta. Quanti malati soffrono e riescono a mostrare una positività perché vedono la luce di una presenza di Cristo che li conforta visibilmente e rende la loro vita più lieta di quella di tanta gente che sta bene … Quanta gente povera, che vive nell’indigenza, costruisce! Il cristianesimo è un’esperienza: si vede, si incontra, si tocca.
D. – La sofferenza è data anche dagli attacchi che la Chiesa subisce. Perché la Chiesa è sotto attacco, secondo lei?
R. – La Chiesa è sotto attacco certamente perché c’è sporcizia nella Chiesa, come ha detto il Papa, ma poi perché vogliono uccidere un’altra volta Cristo, perché non vogliono far capire alla gente, ma innanzitutto a se stessi, che anche di fronte a queste nefandezze c’è una speranza, c’è una possibilità! Anche nella vita concreta c’è gente che ha sbagliato e che nell’incontro con Cristo diventa migliore di noi! E’ la storia di Zaccheo, è la storia della Maddalena, è la storia di tanti del Vangelo che ritrovano la possibilità di una vita. L’attacco alla Chiesa è perché non si vuol far sapere agli uomini che questo è possibile; si vuole cancellare quello che Cristo ha portato nel mondo non solo con il suo insegnamento ma con la sua presenza: la possibilità di vincere il male, anche il male supremo, che è infinitamente peggiore di quello di oggi, che è stato, appunto, quello di uccidere Dio!
D. – Significa che il Bene, oggi, è più debole oppure in questo periodo storico la Chiesa deve passare da questa sofferenza?
R. – Noi abbiamo avuto epoche nella storia peggiori di questa. Oggi, la Chiesa, come guida, è forte e chiara. La vera questione è che c’è sempre una Passione. Noi sappiamo che dobbiamo passare per questa Passione, per i nostri peccati ma anche per questa chiamata che Cristo fa a noi, di partecipare alla sua sofferenza e al suo sacrificio.(Montaggio a cura di Maria Brigini)
A Torino la presentazione del Dizionario della Comunicazione di don Dario Viganò
◊ Il Dizionario della Comunicazione, edito da Carocci, è l’ultima fatica editoriale di mons. Dario Edoardo Viganò, ordinario di Comunicazione presso la Pontificia Università Lateranense e presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo. Oggi pomeriggio verrà presentato a Torino presso la sede della Fondazione Carlo Donat-Cattin, alla presenza di mons. Guido Fiandino, vicario generale dell’arcidiocesi di Torino, e di Marco Bonatti, responsabile della comunicazione per l’Ostensione della Sindone. Ce ne parla Davide Dionisi:
Il variegato e complesso mondo della comunicazione nei suoi differenti approcci disciplinari, che vanno dalla storia della comunicazione alla semiotica, dall’etica alla sociologia e psicologia, dalla teologia all’educazione mediale e dall’economia alla politica, arricchiti da saggi e schede informative. Tutto questo è il Dizionario della Comunicazione, di mons. Dario Edoardo Viganò, edito da Carocci. Un sussidio didattico per gli studenti universitari, che nel corso della propria formazione accademica, intendono accostarsi alle scienze della comunicazione, ma anche un valido supporto informativo e critico per tutti coloro che operano nel settore della comunicazione. Mons. Viganò, perché un dizionario della Comunicazione?
R. – La comunicazione è veramente una realtà magmatica, a partire dalla quale sono molteplici gli approcci ed ogni approccio identifica una piccola parte, una piccola competenza rispetto al mondo della comunicazione. Si voleva in qualche modo offrire la possibilità di un orientamento, di una bussola – diciamo - rispetto a questo complesso, variegato, magmatico mondo della comunicazione.
D. - Qual è il suo giudizio sul mutamento così repentino, e al tempo stesso radicale, avvenuto negli ultimi anni nel mondo della comunicazione?
R. – Sono molteplici i fattori del cambiamento ed anche molteplici gli aspetti del cambiamento. Penso, ad esempio, da una parte a tutta quella che può essere una riflessione rispetto al diritto di essere ben informati, cosa che è sempre più, in qualche modo, obnubilato da questa voglia delle parole simulacrali, autoreferenziali, continuamente anche così cariche di tensioni e di rivalità; dall’altra, però, immagino che un aspetto molto significativo su cui riflettere possa essere la rete. Da questo punto di vista ritengo che si possa fare molto, intanto per evitare delle confusioni. Penso, ad esempio, a come sarebbe interessante sviluppare una riflessione etica della rete e in particolare del mondo di second life, dove troppo spesso si pensano gli avatar come vite parallele. No, io credo che l’avatar certamente è il simulacro digitale di noi stessi, ma ciò che l’avatar compie è esattamente l’estensione della nostra personalità. Quindi è certo che l’avatar quando picchia qualcuno è diverso dal picchiare qualcuno nella realtà, ma l’aggressività che l’avatar esprime è esattamente l’aggressività di cui io carico il mio avatar. Quindi si tratta di una estensione di me. Io credo che una delle sfide delle persone adulte, che non sono nate con i media digitali, sia proprio quella di superare l’idea che la vita in rete sia semplicemente una vita parallela. Non lo è. E’ una estensione, è una interconnessione. Da questo punto di vista credo che le tecnologie digitali ci offrano una grande occasione di riflettere, ad esempio, su queste sfide che sono sfide etiche, prima ancora che quelle fortemente normative, che pure ci vogliono. Credo, però, che questo possa essere uno scenario interessante.
Terremoto in Cina: per la Caritas servono subito alloggi e cure mediche
◊ Servono subito ripari temporanei, personale medico e medicinali per le persone colpite la scorsa notte dal terremoto in Cina, nella provincia occidentale di Qinghai. Lo dice oggi Caritas internationalis, che ha contattato Frank Falkenburg, responsabile per l’Asia di Caritas Germania: “Le linee telefoniche non funzionano e il fatto che Qinghai sia una regione autonoma rende più difficile la raccolta di notizie”. La Caritas sostiene il lavoro di Jinde Charities in Cina, dove sono ancora in atto programmi di formazione nella regione del Sichuan, colpita 2 anni fa da un terremoto che ha ucciso 87.000 persone. L’organizzazione sta valutando la situazione per inviare degli operatori nella zona di Qinghai. (R.P.)
Thailandia: col patrocinio reale, apre un Centro cristiano di formazione per non vedenti
◊ La principessa Chulabhorn Mahidol di Thailandia e la regina Sylvia di Svezia hanno presenziato all’inaugurazione di un centro cristiano di formazione professionale nella Father Ray School, istituto specializzato per i non vedenti. La struttura sorge nel distretto di Pattaya, provincia di Cholburi, e vanta il patrocinio reale della principessa Maha Chakri Sirindhorn. La regina di Svezia ha partecipato alla cerimonia di apertura – tenuta l’8 aprile scorso – perché la casa reale nord-europea ha contribuito alla costruzione dell’edificio. Al momento ospita 144 studenti, dall’asilo nido alle medie. Al termine del ciclo di studi, gli allievi possono fare il loro ingresso in uno qualsiasi degli istituti del Paese, avendo ricevuto una preparazione pari a quella degli alunni normodotati. La scuola per non vedenti - riferisce l'agenzia AsiaNews - prepara gli studenti nel settore agrario, nei lavori manuali e nello sport. La Pattaya Redemptorist School – che ospita il nuovo Centro di formazione professionale – è stata fondata nel 1986 e ha garantito il diploma a oltre 400 studenti. La struttura è sorta su iniziativa del reverendo Raymond Brennan, pastore redentorista di origini statunitensi. Egli ha viaggiato in diverse zone della Thailandia, incontrando moltissime persone non vedenti abbandonate da tutti e costrette a mendicare per strada, pur di sopravvivere. Costoro non avevano alcuna possibilità di istruzione e di riscatto sociale. Per questo ha deciso di avviare corsi a titolo gratuito dedicati ai ciechi, perché imparassero a usare il computer. La prima classe era formata da 10 studenti. Oggi la struttura educativa vanta il patrocinio della principessa Sirindhorn, meglio nota come “Principessa della tecnologia” per l’interesse che ha verso la scienza applicata allo sviluppo della Thailandia. (R.P.)
Filippine: appello del vescovo di Basilan dopo l'attentato alla cattedrale di Isabela
◊ “E’ terribile. La bomba esplosa ieri ha distrutto la cattedrale di Isabela per il 70% e l’edificio è inagibile. Grazie a Dio non vi sono state vittime. Oggi abbiamo celebrato Messa nel Centro catechistico. I fedeli sono terrorizzati: questi atti terroristici intendono rendere difficile la vita dei cristiani e cacciarli da Basilan”: è la drammatica testimonianza all’agenzia Fides di mons. Martin Jumoad, vescovo nella Prelatura territoriale di Isabela, capitale dell’isola di Basilan, nell’estremo Sud delle Filippine. Ieri sull’isola vi sono stati due attentati terroristici: una bomba ha colpito un palazzo governativo, un’altra la cattedrale cattolica della città, danneggiandola fortemente. Successivamente, gli scontri a fuoco fra miliziani terroristi e forze di sicurezza hanno fatto circa 15 vittime. “E’ la prima volta che veniamo attaccati così direttamente e con tale forza. In passato ho ricevuto lettere minatorie e diverse intimidazioni. Ci sono stati altri piccoli attentati, ma oggi è molto diverso. Poteva essere una tragedia. Temo seriamente per la mia vita e per quella dei fedeli. Tuttavia oggi sono andato per le strade a incoraggiare i fedeli: è la mia missione”, afferma il vescovo. “Ho preparato un Lettera pastorale in cui invito i cattolici a restare a Basilan, che è la nostra casa; chiedo loro di restare calmi, di non reagire alla violenza e di pregare per la pace. Oggi un corteo di gente che portava candele accese in segno di pace, ha illuminato la città. La nostra speranza non deve morire”, aggiunge, ricordando che a Basilan la popolazione è musulmana per oltre il 60% e al 40% cristiana. “Chiediamo al Papa, alla Chiesa universale e a tutte le agenzia di aiuto – conclude mons. Jumoad – di aiutarci nella pronta ricostruzione della cattedrale, luogo simbolo della nostra comunità, luogo dove rendere grazie a Dio, dove riunirci per la lode, la catechesi, la carità”. L’isola di Basilan, con Jolo e le isole Sulu, è una delle basi dei terroristi del gruppo “Abu Sayyaf”, che da anni imperversa nell’area, portando avanti un’ideologia condita da nazionalismo ed estremismo islamico radicale. L’esercito filippino stanziato nel Sud dell’arcipelago conduce da tempo una lotta senza quartiere contro il gruppo (sulla lista nera delle formazioni terroristiche a livello internazionale), ma finora non è riuscito a debellarlo. (R.P.)
Usa: decalogo della Conferenza episcopale contro gli abusi
◊ Un decalogo contenente indicazioni per contrastare gli abusi sessuali sui minori: è quanto ha messo a punto la Conferenza episcopale statunitense basandosi sull'esperienza maturata sul campo almeno dal 2002, quando è stata adottata la Charta for the Protection of Children and Young People. Il decalogo è stato stilato da Teresa Kettelkamp, esperta di problematiche dell'infanzia e responsabile del segretariato per i bambini e per i giovani presso la Conferenza episcopale degli Stati Uniti. L'iniziativa di Teresa Kettelkamp - scrive l'Osservatore Romano - vuole richiamare l'attenzione dei fedeli sulle iniziative che ad aprile, mese dedicato alla lotta agli abusi, la Chiesa statunitense intraprende per proteggere i giovani. Il decalogo si apre con le norme necessarie per soccorrere le giovani vittime degli abusi e per evitare che i bambini subiscano ulteriori danni a causa del clamore suscitato dalle vicende, specialmente se l'autore degli abusi risulti essere un religioso. Vengono anche suggerite norme comportamentali per quanti sono a diretto contatto con i ragazzi nell'ambito della parrocchia in modo che il loro comportamento non susciti equivoci. Teresa Kettelkamp suggerisce che gli educatori debbano prendere delle precauzioni per evitare situazioni che possano infastidire i ragazzi con inopportune interferenze nell'ambito della loro sfera intima. Per l'esperta statunitense, alcune misure sono quindi necessarie per prevenire ogni tentativo di abuso. Altamente raccomandati sono i corsi d'informazione dedicati ai giovani per metterli in guardia da comportamenti equivoci. Inoltre, i fedeli devono essere resi consapevoli che i problemi causati alla vittima dell'abuso sessuale possono durare anche per l'intera vita in quanto la paura causata dall'esercizio della violenza continua ad agire per lungo tempo nella sfera dell'io profondo. Per Kettelkamp spetta agli educatori cattolici impedire che l'io del fanciullo sia maggiormente mortificato da domande inopportune. Per quanto riguarda il potenziale autore di abusi sessuali, nel decalogo si sottolinea che a volte questo individuo manifesta una eccessiva confidenza verso i ragazzi. Spesso si tratta di una persona che ha scarse amicizie tra gli adulti. Spetta quindi ai fedeli evitare che il potenziale violentatore si insinui nel loro ambito familiare. (R.P.)
Rapporto Unesco sull’istruzione in Africa: cresce la scolarizzazione e la parità dei sessi
◊ Buone notizie per l’Africa dal Rapporto mondiale 2010 “Istruzione per tutti”, curato dall’Organizzazione dell’Onu per l’istruzione, la cultura e la scienza (Unesco). 13 milioni in meno i bambini africani non scolarizzati e notevoli i passi avanti in almeno 17 Paesi, dove è cresciuta la scolarizzazione primaria ed è stata raggiunta la parità tra i sessi nell’accesso all’istruzione. Tra il 1999 e il 2007 - si legge nel rapporto, di cui riferisce l’agenzia Misna - il tasso di alfabetizzazione nel continente è passato dal 56 al 73%: i migliori risultati sono stati registrati in Madagascar e Tanzania, dove il 98 per cento dei bambini oggi frequenta la scuola primaria, mentre i dati più negativi riguardano la Liberia e la Repubblica Democratica del Congo. È aumentato anche il numero degli alunni che concludono il ciclo primario, in particolare in Benin e Mozambico. Meno positivi i dati sulla scuola secondaria, dove solo il 38% dei ragazzi africani in questa fascia di età è scolarizzato. Tra i principali fattori che allontanano dai banchi di scuola, la necessità economica di lavorare per sostenere la famiglia, ma anche la malnutrizione e i conflitti armati. Nel rapporto, l’Unesco sottolinea che il rallentamento dell’economia mondiale sta ipotecando i risultati positivi ottenuti sulla via dello sviluppo umano. Per questo gli interventi prioritari di governi e donatori debbono mirare a proteggere le popolazioni più vulnerabili e a garantire che lo slancio positivo non venga interrotto nei prossimi anni. (R.G.)
L’arcivescovo di Mossul: la Pasqua ha portato nuovi segni di speranza in Iraq
◊ In Iraq le celebrazioni per la Santa Pasqua, seguite alle elezioni dello scorso 7 marzo, hanno dato “nuova speranza” ai cristiani iracheni. E’ quanto ha affermato l’arcivescovo caldeo di Mossul, mons. Emil Nona, aggiungendo che “la gente è chiaramente più fiduciosa”. Il presule, rivolgendosi a rappresentanti dell'associazione Aiuto alla Chiesa che Soffre, ha anche ricordato che a Mossul oltre 1.500 persone hanno assistito alla Messa di Pasqua di rito caldeo. Si tratta di un dato incoraggiante dopo le violenze avvenute prima delle elezioni, quando oltre 3500 cristiani avevano lasciato la regione di Mossul. Molti di loro – ha fatto notare mons. Emil Nona – sono già tornati: “La gente confida nel fatto che la situazione migliorerà”. Nel clima di festa pasquale - riferisce l'agenzia Zenit - le Figlie di Maria hanno inoltre distribuito pacchi a 750 famiglie povere dei villaggi intorno all’antica città cristiana di Zakho, vicino al confine con Siria e Turchia. L’auspicio della Chiesa irachena è che migliaia di cristiani, in fuga dal Paese dopo la caduta del regime di Saddam Hussein, possano prossimamente rientrare in Iraq. Solo nell’area di Mossul, la comunità cattolica di rito caldeo è diminuita di due terzi. (A.L.)
Varsavia: Messa di suffragio per le vittime di Katyn e per la recente tragedia aerea di Smolensk
◊ Il nunzio apostolico in Polonia mons. Jozef Kowalczyk in occasione della Giornata nazionale della memoria delle vittime di Katyn, ha celebrato ieri, nella cattedrale di Varsavia, una Messa in suffragio non più solo delle vittime degli eccidi stalinisti ma anche delle vittime della catastrofe aerea di Smolensk, dove sono morte 96 persone, tra cui il presidente polacco Lech Kaczynski e la consorte. Come omelia – riferisce l’agenzia Sir - è stato letto il testo che mons. Tadeusz Ploski, ordinario militare per la Polonia, deceduto nella catastrofe, avrebbe dovuto leggere per commemorare le 22 mila vittime dell'eccidio di Katyn, avvenuto per mano dei sovietici 70 anni fa. "In un mondo dove c'è una così grande varietà di idee – aveva scritto il defunto presule - nel mondo caratterizzato da un flusso continuo di informazioni, dobbiamo lasciarci guidare dalla saggezza nelle nostre decisioni riguardanti i punti di riferimento, le persone e le istituzioni cui diamo la nostra fiducia e che, da consiglieri, influiscono poi sulla nostra vita terrena e quella eterna. Dobbiamo saper discernere a chi dare ascolto e a chi no. E dobbiamo sempre sentire Dio piuttosto che gli uomini. Dare ascolto a Dio significa ascoltare piuttosto Lui che la voce del proprio buon senso, Lui piuttosto che quello che vogliamo o non vogliamo. Dio sa tutto e quindi vale la pena ascoltarlo" sia nelle questioni riguardanti la vita famigliare e quotidiana che in quelle attinenti alla politica, alla cultura, al diritto e alla filosofia "così come le questioni dell'etica, della fede e della religione". (R.G.)
Oltre 100 mila persone a Torino nei primi giorni dell'Ostensione della Sindone
◊ A Torino sono circa 100mila i pellegrini accorsi a rendere omaggio alla Sindone dall’avvio dell’Ostensione, sabato scorso. Persone che non di rado affrontano lunghi viaggi, dall’Italia e dall’estero, per sostare in preghiera solo pochi minuti di fronte al sacro telo. Numerosi gli appuntamenti proposti ai visitatori in questa prima settimana, di carattere spirituale e culturale, mostre d’arte sacra e di pittura, spazi dedicati al cinema e al teatro. E per venerdì, quando in occasione della Notte Bianca di Torino, sarà proposta la lettura dei Vangeli della passione, sono attesi almeno 500 giovani solo dalle Marche. Domenica invece si contano fra i prenotati 4500 militari delle Forze armate italiane. E’ forse una domanda di senso quella che spinge ogni giorno, dal 10 aprile, decine di migliaia di pellegrini a visitare la Sindone. Si aspettano risposte, si cercano conferme, si vuole capire, vedere, sentire. Si desidera un incontro, l’incontro, con quel mistero d’amore infinito che grida incontenibile dal Sacro telo di lino, e che chiama a sé, da tutto il mondo, uomini e donne, anziani e bambini, credenti e non credenti, scettici e curiosi, devoti e passanti: fra le maglie antiche del consunto sudario, intriso di sangue e di polvere, immagini e suoni, e grida, lamenti, suppliche e invocazioni, si sciolgono i nodi dell’umano patire e l’uomo si specchia nel figlio dell’uomo. E’ universale il messaggio della Sindone, che racconta all’uomo la Verità su di sé e si offre al passante come simbolo di speranza. Sono in molti, all’uscita dal Duomo, a testimoniare di una pace profonda e inattesa, in molti a comunicare gioia e commozione, fiducia ed entusiasmo. “Non ci sono parole” è l’espressione più ricorrente. Alcuni asciugano qualche lacrima, altri si interrogano sulla passione di Cristo, non di rado per la prima volta. In fondo – è il sentire comune – nella sofferenza di Gesù vediamo le nostre difficoltà, ma lui è risorto e questo dona senso alla vita e alimenta in noi la speranza. “Passio Christi, passio Hominis” è appunto il tema di questa Ostensione, la prima del terzo millennio dopo il restauro del lino completato nel 2002. Dopo l’arrivo, ieri, di circa 20 mila pellegrini, fra cui catechisti e insegnanti di religione cattolica, guidati da don Vincenzo Annicchiarico, responsabile del Servizio nazionale per l’Insegnamento della religione cattolica (Irc) della Cei, di una rappresentanza della comunità Rom e Sinti del torinese e del cuneese, e di un piccolo gruppo di pellegrini ortodossi dalla Russia, la giornata odierna è dedicata particolarmente a malati e disabili: a visitare la Sindone, accompagnati da volontari, saranno circa un migliaio. Nel pomeriggio è attesa una rappresentanza del Corpo diplomatico italiano e membri del governo ungherese, e questa sera, ancora in Duomo, i religiosi e le religiose di Piemonte e Valle d'Aosta si riuniranno per un momento di preghiera, guidato dal cardinale arcivescovo di Torino, Severino Poletto. La riflessione prenderà spunto dalla rilettura del “Passio”, per meditare sul valore della sofferenza nella vita umana. Poi, domani, di nuovo, il silenzio e la preghiera avvolgeranno i luoghi della Sindone, per favorire quella venerazione che – è l’auspicio del Papa – “aiuti tutti a cercare il Volto di Dio”. (Da Torino, Claudia Di Lorenzi)
Mons. Ravasi: la Chiesa rilancia il dialogo anche con i pensatori atei
◊ Benedetto XVI sta promuovendo il dialogo tra fede e ragione e in questo sono inclusi pensatori e artisti atei. Lo ha affermato ieri il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, l'arcivescovo Gianfranco Ravasi, durante una conferenza stampa a Valencia. Il presule, che si trova nella città spagnola per l'inaugurazione della cattedra Fides et Ratio dell'Università Cattolica, ha spiegato che il suo dicastero sta portando avanti molte iniziative in questo senso. Ad esempio, ha reso noto che durante la sua visita in Portogallo a maggio Benedetto XVI incontrerà gli artisti portoghesi, tra cui il regista Manuel de Oliveira. Un'altra iniziativa è la preparazione di un incontro con gli architetti, al quale parteciperà lo spagnolo Santiago Calatrava, che ha preso parte insieme ad altri 300 artisti di tutto il mondo all'incontro presieduto da Benedetto XVI a novembre nella Cappella Sistina. Si sta anche preparando per quest'anno una serie di incontri a Parigi, nella sede dell'Unesco, all'Università della Sorbona e all'Accademia Francese, attraverso il Cortile dei Gentili, istituzione creata dal dicastero per la Cultura per promuovere il dialogo con il mondo ateo. Mons. Ravasi - rende noto l’agenzia Zenit – ha sottolineato infine che il cristianesimo “ha sempre una funzione all'interno della cultura”, anche se in alcune delle sue espressioni questa “può essere completamente secolare o laica”. La religione “favorisce le risposte fondamentali alle domande che ogni uomo si pone sulla vita, la morte, il dolore, la giustizia o la verità”. (A.L.)
Conclusa la visita del Patriarca di Mosca ad Alessandria d'Egitto
◊ L'assistenza del Patriarcato di Mosca per costruire chiese e luoghi di preghiera ortodossi in Africa e l'accoglienza, nelle scuole di teologia in Russia, di ortodossi africani che si dedicano al lavoro pastorale e alla catechesi. Sono alcune delle proposte fatte dal Patriarca di Mosca e di tutte la Russie, Kirill, durante la visita compiuta dal 10 al 12 aprile alla Chiesa ortodossa di Alessandria d'Egitto. Facendo anche riferimento alla lunga collaborazione tra le due Chiese — riferisce il Service orthodoxe de presse — il Patriarca Kirill ha sottolineato che “oggi tutte le Chiese ortodosse sono entrate in un'epoca di cooperazione molto intensa al fine di risolvere le questioni che riguardano il mondo ortodosso”. Oltre agli incontri con Teodoro II, Patriarca di Alessandria e dell'intera Africa e con il primate della Chiesa copta ortodossa, Shenouda III, non sono mancati colloqui con personalità politiche egiziane, come il presidente dell'Assemblea del popolo, Ahmad Fathi Sorour, che è anche presidente della Società Egitto-Russia. Sorour – rende noto l’Osservatore Romano - ha parlato del dialogo interreligioso, delle relazioni fra le comunità cristiane e islamiche, del contrasto all'estremismo: “Il progresso - ha osservato - non ha senso se non c'è una fede solida e la forza dello spirito”. Il Patriarca Kirill ha inoltre messo in risalto i grandi passi avanti compiuti nelle relazioni con l'islam ricordando che, in passato, “l'Unione Sovietica, a causa dei suoi atteggiamenti ateistici, ha perso molto nelle sue relazioni con il mondo arabo”. Secondo il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, “l'esperienza di vita in una società ateistica ha insegnato tante cose a noi e al nostro popolo”. “Abbiamo riposto fiducia nella scienza, nella forza dell'esercito, nel potere dell'autorità e volevamo cercare di costruire una società prospera e giusta”. “Abbiamo realizzato molto – ha concluso - ma non siamo riusciti a mantenerlo perché non c'era fede, e l'assenza di fede genera una crisi della personalità”. “È per questo che uno Stato tanto potente si è disintegrato dall'oggi al domani”. (A.L.)
Kenya: attesa per un documento dei vescovi sulla bozza di Costituzione in materia di aborto
◊ È attesa la pubblicazione di un documento dei vescovi sulla bozza di Costituzione al termine della riunione plenaria della Conferenza episcopale del Kenya. La riunione si tiene presso il Centro pastorale “Santa Maria” a Nakuru. A gennaio i vescovi avevano manifestato la loro opposizione alla proposta della Commissione parlamentare per la Revisione della Costituzione di modificare la clausola che definisce l’inizio della vita. Secondo la nuova proposta l’inizio della vita verrebbe spostato dal concepimento alla nascita. Questa proposta viene vista dalla Chiesa cattolica come propedeutica alla legalizzazione dell’aborto. “Inserire nella Costituzione una clausola che sposta il momento dell’inizio della vita dal concepimento alla nascita è una sconfitta della ragione e senza dubbio apre la strada alla legalizzazione dell’aborto” scrivevano i vescovi. Il 24 marzo il cardinale John Njue, arcivescovo di Nairobi, durante un incontro ecumenico svoltosi nella capitale keniana aveva ribadito l’opposizione della Chiesa cattolica alla modifica della clausola sull’inizio della vita. Un altro punto della proposta di revisione costituzionale che ha suscitato l’opposizione della Chiesa cattolica e delle altre confessioni cristiane riguarda il riconoscimento delle Corti civili musulmane, le cosiddette “Kadhi courts”. I vescovi non hanno dichiarato quali provvedimenti avrebbero preso se il progetto non fosse stato modificato. Mons. Zacchaeus Okoth, arcivescovo di Kisumu ha però espresso ottimismo sul fatto che la commissione di otto persone formata durante un incontro tra i funzionari dello Stato e i vescovi riuscirà a trovare una soluzione. “L'equivoco sulla clausola dell’aborto è di natura semantica. E questo può essere superato riscrivendo parte dell’articolo per cambiarne il senso negativo" ha spiegato l’arcivescovo. (R.P.)
Togo: per i 50 anni di indipendenza i vescovi invitano ad una “maggiore coesione sociale”
◊ “Un anno di gioia e di liberazione”, che “segna una nuova partenza: dobbiamo procedere a una rilettura del passato, sia più lontano che quello più vicino, e della nostra vita comune”. Questo l’invito che i vescovi del Togo rivolgono a tutti cittadini in occasione del cinquantesimo anniversario dell’indipendenza, il prossimo 27 aprile. Nel loro messaggio congiunto – di cui riferisce l’agenzia Misna – i presuli deplorano “brecce nel tessuto sociale che urge riparare, in parte dovute a gravi crisi che hanno lasciato ferite, anche profonde”, in riferimento alle elezioni del 2005 contestate e segnate da violenze. Ferite che la Commissione verità, giustizia e riconciliazione “è stata incaricata di guarire” riferiscono i vescovi di Lomé e di altre sei città, tra cui Kpalimé, Kara e Atakpamé. Riguardo il clima sociale, i presuli fanno notare il perdurare “della cattiva fede, delle menzogne che creano un clima di diffidenza e alimentano tribalismo, vendetta e individualismi: sentimenti che non favoriscono la marcia comune né l’unità della Nazione”. Squilibri che, secondo i vescovi, risultano anche dalle “gravi disuguaglianze economiche”, che attraversano il Togo: una situazione “cupa aggravata da corruzione, appropriazione indebita delle ricchezze e sfruttamento delle risorse di cui la maggioranza della popolazione non usufruisce; peggio ancora secondo loro “la povertà è andata aumentando creando due categorie di togolesi: i ricchi che continuano ad arricchirsi mentre i poveri continuano ad impoverirsi”. Ai “responsabili della gestione dello Stato” i vescovi chiedono “senso acuto di responsabilità per condurre la marcia comune del Paese verso la pace, il bene del popolo, una buona gestione della vita politica, sociale ed economica e di creare le condizioni di uno sviluppo che sia fonte di gratificazione per tutti”. Infine “affinché i 50 anni di indipendenza rappresentino un’occasione rinnovata di mobilitazione delle energie, ogni uomo e donna di buona volontà” viene invitato a “coltivare l’intesa fraterna e la pace” del Togo. Dal 20 al 25 Aprile la Chiesa togolese organizza in tutte le diocesi preghiere per la pace e in memoria di tutti i cittadini che hanno preso parte al movimento indipendentista mentre la messa solenne dell’indipendenza verrà celebrata domenica 25 Aprile. (R.G.)
Zimbabwe: la Chiesa voce di speranza tra difficoltà e sofferenze
◊ In Zimbabwe il tasso di disoccupazione è stimato intorno all'80% e gran parte della popolazione ha perso la speranza in un cambiamento. E’ quanto ha detto il vescovo di Chinhoyi, mons. Dieter Bernd Scholz, in un'intervista rilasciata al programma televisivo “Where God Weeps” prodotto da Catholic Radio and Television Network (Crin), in collaborazione con Aiuto alla Chiesa che Soffre. “Zimbabwe nella lingua locale significa “casa di pietra”. “Oggi questa casa sta crollando”. Nell'ultimo decennio, molti abitanti del Paese africano – ha aggiunto il presule – “avevano sperato che finissero le loro sofferenze, la fame, la disoccupazione, la povertà, le malattie per le quali non possono più ricevere delle cure negli ospedali”. “Vi sono stati numerosi tentativi di porre rimedio alla situazione, ma tutti hanno fallito per un motivo o per un altro”. Secondo mons. Dieter Bernd Scholz durante la crisi, tra le elezioni generali della fine di marzo del 2008 e le elezioni presidenziali a doppio turno della fine di giugno, vi è stato il tentativo di eliminare fisicamente l'opposizione da parte del partito di governo, il Movimento per il cambiamento democratico: “ Sono stati messi in atto - ha ricordato - pestaggi, torture e uccisioni”. Nel mese di maggio a Banket, a meno di 20 chilometri da Chinhoyi, “un giovane è stato sequestrato e ucciso”. Questo ha provocato “un grandissimo senso di rabbia, di tristezza e di disperazione in tutta la diocesi”. Si tratta solo di un caso. Molti preti – ha detto il presule - sono inoltre stati aggrediti “per presunte simpatie con l'opposizione”. Nonostante questa drammatica situazione, lo Zimbabwe – secondo mons. Dieter Bernd Scholz - avrà un grande futuro. “Al tempo dell'indipendenza gli abitanti dello Zimbabwe — ha ricordato il presule — potevano vantare il miglior grado di istruzione tra gli africani sub sahariani”. E non c'è dubbio che “il lavoro dei missionari sia stato determinante”. Parlando del ruolo della Chiesa e dei pastori nelle tormentate vicende del Paese il vescovo di Chinhoyi ha sottolineato infine che, mentre tutte le strutture sembrano crollarle intorno, “la Chiesa rimane una delle ultime voci”. Vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose “danno voce a chi non ce l'ha”. Lo Zimbabwe — ha concluso il presule le cui parole sono state riprese dall'Osservatore Romano — può rinascere. È un miracolo invocato dalla gente, una speranza che può avverarsi”. (A.L.)
Thailandia: la Chiesa cattolica chiede pace, negoziati e preghiere
◊ Di fronte alla crisi politica e alla violenza contro i manifestanti in Thailandia, la Chiesa cattolica ha chiesto pace, negoziati e preghiere. Anche i leader buddisti - riferisce l'agenzia Zenit - hanno rotto il silenzio, rivolgendo un appello alla calma e chiedendo alle parti coinvolte di comprendersi per cercare una via d'uscita pacifica al conflitto. Pace, negoziati e preghiere per il bene del Paese sono le “parole chiave” per risolvere la crisi attuale, ha dichiarato monsignor Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij, arcivescovo di Bangkok, che ha messo in guardia contro le “forze oscure che intendono far precipitare la situazione nel caos”. Il presule rappresenta la piccola minoranza cattolica, lo 0,5% della popolazione. A metà marzo, riuniti nella loro assemblea semestrale, i vescovi avevano affermato che la Chiesa non deve prendere posizione. “Come Chiesa, dobbiamo promuovere la comprensione”, ha detto padre Pipat Rungruangkanokkul, segretario generale aggiunto della Conferenza episcopale. Dopo gli avvenimenti di questi giorni, i più letali dalla sanguinosa repressione dei manifestanti del 1992, il vescovo emerito di Ubon Ratchathani, monsignor Bunluen Mansap, si è espresso pubblicamente. L'ex responsabile della Commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale ha affermato che “in Thailandia oggi la collera e l'odio si diffondono in tutto il Paese”. Il presule ha chiesto a tutti i thailandesi di accettare le differenze di opinione e di credo. “Gli esseri umani sono fatti per amarsi gli uni gli altri, ma sono divisi dalla politica e dall'ideologia”, ha osservato, chiedendo al Governo e ai manifestanti di porre fine alla violenza e di tornare al tavolo dei negoziati. Finora, i movimenti e le organizzazioni dei buddisti, ampiamente maggioritari nel Paese, avevano deciso di non intervenire a livello politico. Lunedì scorso, tuttavia, il venerabile Paisan Visalo, monaco buddista alla guida della Rete per la non violenza, coalizione di Ong vicine ad ambienti buddisti e universitari, ha dichiarato di “essere rattristato per i morti e i feriti, siano essi soldati o manifestanti”. “La violenza può contribuire a regolare un problema temporaneamente, ma in realtà crea nuovi problemi a lungo termine e spesso esacerba i vecchi”, ha aggiunto. “Quello che ci unisce è più importante di ciò che ci separa – ha sottolineato riferendosi alla società thailandese –: il perseguimento della felicità, l'avversione alla sofferenza, la ricerca del rispetto, il desiderio di fare del bene e di difendere la dignità di ciascuno”. (R.P.)
Filippine: al via i lavori della don Guanella’s Home, una casa per 20 bambini disabili
◊ Sono iniziati a Quezon City, con la benedizione della prima pietra, i lavori per la realizzazione della don Guanella’s Home, una casa per 20 bambini disabili realizzata nella Harong Kan Sagrada Familia, il centro di riabilitazione per disabili fisici e mentali promosso dai guanelliani. “Si tratta di una casa pensata per bambini e ragazzi abbandonati e disabili. Un progetto nato per celebrare i 20 anni della presenza guanelliana nelle Filippine”, spiega in una nota padre Luigi De Giambattista, superiore provinciale. Al termine dei lavori la nuova struttura sarà in grado di accogliere complessivamente 20 bambini e 20 disabili adulti. La nuova missione è partita con l’aiuto della Chiesa tedesca, grazie all’impegno della neonata procura missionaria guanelliana. “I bambini saranno seguiti da un confratello indiano, che ha già esperienza nel settore e segue dieci bambini accolti al momento nel centro guanelliano. Con lui un gruppo di collaboratori laici per la fisioterapia, le cure mediche, l’assistenza, la formazione scolastica”, sottolinea padre Luigi. A dicembre è prevista l’inaugurazione della casa: “Vogliamo far festa a don Guanella regalandogli questi 20 tesori da promuovere”. Il nuovo reparto sorge accanto alla casa religiosa, alla casa di formazione, all’area riservata ai 12 disabili accolti in forma residenziale, alla scuola materna per 20 bambini normodotati e al centro polivalente che offre assistenza ambulatoriale e servizi di fisioterapia ad oltre 100 utenti ogni giorno. Un altro sogno è realizzare 17 piccole case, con due locali e un servizio, per le famiglie che hanno bimbi disabili e vivono nei quartieri più poveri, perché possano seguirli da vicino durante le terapie e la scuola speciale, senza essere costretti a separarsi da loro, aggiunge padre Luigi. (R.P.)
Cina: nella gioia della Pasqua le ordinazioni di sacerdoti e diaconi
◊ Prima e dopo la Pasqua, la Chiesa in Cina continentale ha accolto con commozione e gioia diverse ordinazioni presbiterali e diaconali. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides, nella diocesi di Nan Ning della provincia di Guang Xi sono stati ordinati 4 sacerdoti e nella diocesi di Ji Nan della provincia dello Shan Dong sono stati ordinati 4 diaconi. Prima della Pasqua, oltre mille fedeli della Regione autonoma del Guang Xi, insieme a fedeli, sacerdoti e religiose venuti appositamente da Hong Kong e dalle diocesi vicine, hanno partecipato all’ordinazione sacerdotale di 4 diaconi della diocesi di Nan Ning. Durante la solenne cerimonia svoltasi nella Cattedrale diocesana e concelebrata da 34 sacerdoti, il vescovo ordinario di Nan Ning, Mons. Tan Yan Quan, ha incoraggiato i nuovi sacerdoti ad "essere collaboratori del vescovo, sacerdoti della Nuova Alleanza, prendendosi la responsabilità di predicare il Vangelo, custodire il gregge affidato e celebrare l’Eucaristia". Il vescovo ha sottolineato anche l’Anno Sacerdotale in corso, ribadendo "la testimonianza di fede e di dedizione incondizionata del sacerdote al Signore". Nella diocesi di Ji Nan, della provincia dello Shan Dong, il 9 aprile in Cattedrale sono stati ordinati 4 diaconi: 3 sono della medesima diocesi e uno è della diocesi di Yan Tai, sempre della stessa provincia. (R.P.)
Perù: l’Università cattolica di Trujillo si chiamerà “Benedetto XVI”
◊ La notizia è stata annunciata in una conferenza stampa, attraverso una lettera inviata dalla nunziatura apostolica: l’Università cattolica di Trujillo (Uct)porterà il nome di Papa Benedetto XVI, chiamandosi “Università cattolica di Trujillo Benedetto XVI”. E’ un dato di fatto senza precedenti per la Chiesa universale. Questa notizia è stata annunciata in una conferenza stampa alla quale ha partecipato mons. Javier Travieso Martín, vescovo ausiliare di Trujillo e anche altre autorità della città e della stessa Università. Nella nota inviata all’agenzia Fides, mons. Travieso Martin ha detto che la bella notizia è stata data con una lettera inviata dalla nunziatura della Santa Sede in Perù, dove il nunzio apostolico Monsignor Bruno Musarò, informa il fondatore e Gran cancelliere della Uct, mons. Miguel Cabrejos Vidarte, che la Segretaria di Stato ha concesso l'autorizzazione all'Università Cattolica di Trujillo di portare il nome del Sommo Pontefice. "Siamo molto contenti, perché riteniamo un onore essere l'Università del Papa. L'arcivescovo di Trujillo ha chiesto al Santo Padre di permettere di chiamarci “Università Cattolica di Trujillo Benedetto XVI”. “Il Papa ha accettato e adesso con la gioia che questo significa, c'è anche la responsabilità di mantenere un elevato livello di studio, proprio come il Santo Padre ha nella ricerca della verità, e anche il desiderio che i giovani siano formati sulle vie della verità”, ha detto il vescovo ausiliare. La nota informa inoltre che il nunzio apostolico si congratula con l'arcidiocesi di Trujillo per la creazione di questa importante istituzione educativa, che è stata fatta per rafforzare la formazione universitaria che coinvolge non solo la vita accademica, ma la fede e la cultura cristiana dei giovani. L’Università cattolica di Trujillo è stata creata ufficialmente il 23 marzo 2010. (R.P.)
Messico: appello del cardinale di Monterrey contro la criminalità organizzata
◊ L'arcivescovo di Monterrey, il cardinale Francisco Robles Ortega, assicura nel documento pastorale “Affinché in Cristo, nostra pace, il Messico abbia una vita degna”, che la Chiesa offre “proposte concrete” e che il governo non può rimanere da solo nella lotta contro la criminalità organizzata. Mentre le autorità messicane stanno conducendo una serie di strategie di lotta contro la criminalità organizzata, la Chiesa e la società non possono sfuggire alle proprie responsabilità in questa lotta contro la violenza diffusa nel Paese, ha detto il cardinale Francisco Robles Ortega. Secondo il porporato, i vescovi messicani hanno l'opportunità, durante la loro 89.ma Assemblea generale, di promuovere e sostenere il lavoro delle diocesi per formulare proposte concrete sui temi urgenti per il Paese: "Il messaggio è molto chiaro: le autorità stanno cercando di fare il loro lavoro e noi come società dobbiamo esigere che loro facciano il loro lavoro; ma non possiamo sfuggire al nostro, alla nostra responsabilità come Chiesa, dinanzi alla società. Il nostro lavoro tende ad aumentare la consapevolezza della gente sulla dignità di ogni persona, sul valore della vita e dell'educazione per trasformare le persone." Come riferisce l'agenzia Fides il cardinale afferma che il documento pastorale “Affinché in Cristo, nostra pace, il Messico abbia una vita degna” offre “risposte concrete alla crisi attuale e le Chiese particolari del Messico potranno agire responsabilmente davanti agli impegni del documento e alla opzione missionaria che richiede il documento di Aparecida.” La violenza in Messico è aumentata ultimamente in modo allarmante. Di pochi giorni fa è la notizia di una chiesa cattolica bruciata a 100 km della città di Juárez. Si tratta della parrocchia di Nostra Signora del Sacro Cuore che sorge nel quartiere di El Porvenir. Secondo la stampa locale, l’atto è opera della criminalità organizzata per annientare la popolazione. Gli stessi gruppi criminali del luogo hanno ucciso oltre 80 persone, hanno bruciato circa 16 case e hanno avvertito la gente di abbandonare il quartiere. (R.P.)
In Brasile seminario sulle comunità ecclesiali di base
◊ Una riflessione sulla presenza, sulla vitalità e sulle prospettive delle comunità ecclesiali di Base all’interno della Chiesa brasiliana. E’ l’obiettivo del seminario di studi svoltosi, nei giorni scorsi a Petrópolis, in Brasile. Dall’incontro – riferisce l’Osservatore Romano – sono emersi alcuni spunti pastorali in vista della prossima assemblea generale della Conferenza nazionale dei vescovi brasiliani. Al centro della riflessione dei presuli ci sarà “la questione prioritaria delle comunità di base”. La Chiesa in Brasile e in America Latina – è stato sottolineato durante il seminario – intende valorizzare l’esperienza delle comunità ecclesiali di base nelle parrocchie e nel tessuto delle Chiese locali. Queste piccole comunità, nate principalmente all’interno della Chiesa cattolica sullo stimolo del Concilio Vaticano II, si propongono infatti la riscoperta della Parola di Dio, che fonda la Chiesa come popolo in un contesto di impegno solidale con gli oppressi. Se in passato – è stato rilevato durante il seminario – le comunità di base sono state tentate dall’attivismo politico legato ad ideologie di stampo soprattutto marxista che offuscavano la teologia autenticamente cattolica, oggi devono affrontare le sfide del neoliberalismo, dell’individualismo e del consumismo. In ogni contesto la testimonianza del Vangelo è difficile anche e soprattutto a causa di personali defezioni e incertezze. Per vincere queste debolezze, “la forza, l’alimento del seguace di Cristo è l’Eucaristia”. (A.L.)
La Chiesa di Padova ricorda i due volontari italiani morti in Venezuela
◊ Dolore per la tragica morte dei due italiani in Venezuela e vicinanza alle famiglie. È quanto esprimono il vescovo di Padova, mons. Antonio Mattiazzo, e il Centro missionario diocesano, a nome dell’intera diocesi, appresa la notizia del ritrovamento, in Venezuela, dei corpi senza vita del missionario laico Massimo Barbiero di Fossò e del volontario Simone Montesso di Bolzano. Dinanzi a “questi tristi eventi” - si legge in una nota riportata dall’agenzia Sir - “rimane forte la speranza che nella luce della Pasqua del Signore Risorto anche queste due vite donate siano fecondità per la Chiesa e per il mondo intero”. I due italiani erano scomparsi una settimana fa nelle montagne di Merida, dove si erano recati per fare un’escursione e dove sono stati ritrovati in fondo a un burrone. Montesso, 23 anni, e Barbiero, 37 anni, erano membri dell'associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, per la quale operavano nell’ambito nelle case-famiglia dell’associazione a Merida. (R.G.)
Italia: commovente Messa a Silandro per i morti nell’incidente ferroviario in Alto Adige
◊ “Era una bella mattina di primavera… E poi, all’improvviso, ecco la tragedia”. Così, ieri sera nella chiesa di Silandro, il vescovo di Bolzano-Bressanone, mons. Karl Golser, - riferisce l’agenzia Sir - ha ripercorso la tragedia dell’incidente ferroviario tra Laces e Castelbello, nel quale lunedì scorso, hanno perso la vita 9 persone ed altre 28 sono rimaste ferite. Rivolto alle centinaia di persone presenti alla Messa in suffragio delle vittime, mons. Golser, ha osservato che “quanto accaduto” “rende consapevoli del fatto che nel mezzo della nostra esistenza possiamo essere colti dalla morte o rimanere gravemente feriti”. Delle nove persone che sono morte la più giovane aveva 18 anni, la più anziana 73. Dei feriti una quindicina è ancora in ospedale. Nella chiesa parrocchiale di Silandro le immagini dei volti delle nove vittime sono stati proiettati all’inizio della celebrazione eucaristica. “È mio compito – ha detto il presule - quello di infondere coraggio e di confortare chi soffre”. Durante la Messa la campana più grande ha fatto sentire i suoi rintocchi e nel silenzio i nomi delle vittime sono riecheggiati nella navata della chiesa venostana. (R.G.)
Missione a Roma del nuovo segretario generale del Consiglio d'Europa
◊ Domani e venerdì prima visita ufficiale in Italia del nuovo segretario generale del Consiglio d'Europa, il norvegese Thorbjorn Jagland, che giungerà a Roma per presentare il piano d'azione sulla riforma dell'organizzazione, in particolare della Corte europea dei diritti dell’uomo. Fitto il calendario degli appuntamenti tesi anche a rafforzare le relazioni tra l'Italia e la più antica delle istituzioni europee. Durante i due giorni Jagland incontrerà le più alte cariche dello Stato. Nel pomeriggio sono previsti colloqui con i ministri della Giustizia Alfano, dell'Interno Maroni e dei Beni culturali Bondi, a capo dei tre dicasteri maggiormente coinvolti nelle attività del Consiglio d'Europa. Venerdì mattina Jagland sarà ricevuto al Quirinale dal presidente Napolitano, quindi incontrerà il presidente della Camera Fini, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Letta e il ministro degli Esteri, Frattini. (R.G.)
Kirghizistan: sarà processato il presidente deposto Bakyev
◊ Dovrà rispondere davanti alla giustizia per aver “versato il sangue dei suoi concittadini”. Sarà processato, dunque, il presidente deposto del Kirghizistan, Kurmanbek Bakyev: così ha deciso il governo ad interim del Paese dopo il colloquio con l’inviato americano Robert Blake. Il servizio di Roberta Barbi:
“Ha oltrepassato i limiti della sua immunità e ora deve presentarsi in tribunale e prendersi la responsabilità delle sue azioni”. Questa la decisione del governo in carica ad interim sulla sorte dell’ex capo dello Stato del Kirghizistan, fuggito dalla capitale Bishkek e riparato nel suo villaggio natale dopo le violente proteste di piazza esplose il 7 aprile scorso, in cui hanno perso la vita 83 persone. Oggi, il diplomatico americano Robert Blake, inviato nel Paese asiatico, ha promesso l’aiuto di Washington e si è detto “ottimista sui passi che il governo ad interim sta compiendo”. Intanto, il presidente Bakiyev dal sud, dove ha formato un governo provvisorio, chiede garanzie per sé e per la sua famiglia in cambio di una rinuncia al suo incarico, ipotesi che sta prendendo in considerazione dopo essere stato minacciato di arresto se non lascerà il Paese volontariamente.
Iraq
Una violenta esplosione avvenuta oggi nel centro di Baghdad e causata da un ordigno piazzato sul ciglio della strada nei pressi del ponte degli al Ahrar ha ferito almeno tre persone. Prima della deflagrazione, secondo i testimoni, si erano sentiti colpi di arma da fuoco. Questa mattina, inoltre, in altri due attentati sono stati uccisi il capo dipartimento dell’Antiterrorismo della polizia irachena e l’imam sunnita della moschea di Rahmane.
Iran
In Iran, riferisce oggi la stampa locale, un uomo condannato a morte per rapina a mano armata è stato pubblicamente impiccato e al suo complice sono state tagliate una gamba e una mano. A stabilire le condanne è stata la magistratura di Teheran. I due, insieme con un terzo uomo, erano accusati di aver attaccato alcuni automezzi pesanti per rubarne il carico. Dall’inizio dell’anno, sono 39 le condanne a morte eseguite nel Paese.
Medio Oriente
Un allarme terrorismo insolitamente grave è stato lanciato ieri sera dalla Centrale israeliana per la lotta al terrorismo e riguarda i cittadini israeliani presenti nella penisola egiziana del Sinai. Ci sarebbe un concreto rischio di rapimento, così la Centrale ha chiesto alle diverse migliaia, secondo le stime, di cittadini israeliani che potrebbero essere coinvolti, di fare immediatamente ritorno in patria.
Afghanistan
Filo diretto Frattini-Karzai per accelerare le indagini in Afghanistan e garantire la massima assistenza ai tre italiani di Emergency, arrestati sabato a Lashkar-gah. Il ministro degli Esteri in giornata riferirà in Parlamento sulla vicenda. Intanto sul sito Internet della Ong italiana si legge che sono scaduti i termini di 72 ore per il fermo e ancora non si hanno notizie sulla posizione giuridica dei tre italiani. L’organizzazione ha così deciso di mobilitare il web attraverso la campagna “Io sto con Emergency”, che ha già raggiunto circa 200mila adesioni.
India
Un violento uragano si è abbattuto nella notte sullo Stato indiano del Bengala occidentale. L’area più colpita è stata quella del distretto di North Dinajpur, 500 km a nord-est di Calcutta, vicino al confine con il Bangladesh, dove il bilancio provvisorio delle vittime indica 68 morti, ma si teme che molti di più siano rimasti sotto le macerie delle 50mila capanne andate completamente distrutte. Si parla anche di 200mila feriti e di decine di migliaia di persone rimaste senza casa. La zona è attualmente isolata: mancano collegamenti telefonici ed elettricità.
Thailandia
È il giorno della “battaglia finale”, oggi, per le camicie rosse thailandesi che da oltre un mese manifestano con violenza a Bangkok contro il primo ministro Abhisit Vejjajiva, chiedendo le dimissioni del governo che non riconoscono come legittimo ed elezioni anticipate. I manifestanti, nella giornata di oggi, lasceranno la loro base operativa di Phan Pah, vicino alla sede del governo, per concentrarsi nel cuore commerciale e turistico della città, Rachaprasong, e diventare così “un unico grande esercito”. Intanto, sale a 23 il bilancio delle vittime degli scontri.
Filippine
Nuovi scontri questa mattina tra le forze di sicurezza e i militanti islamici vicini ad Al Qaeda nella città di Isabela, capitale dell’isola di Basilan, nel sud delle Filippine, dove la tensione resta alta. A scatenare gli scontri, che per fortuna non fanno registrare vittime, il tentativo dei soldati di rintracciare i militanti di Abu Sayyaf in fuga nella periferia boschiva della capitale dopo i due attentati di ieri. Un appello a fermare la violenza è arrivato anche dal vescovo di Isabela, Martin Jumoad, che ha raccontato come un commando di ribelli abbia attaccato la cattedrale, senza causare vittime.
Haiti
A tre mesi dal terremoto che ha sconvolto l’isola di Haiti, la first lady americana Michelle Obama si è recata in visita ai bambini nei campi profughi accompagnata da Jill Biden, moglie del vicepresidente Usa. Dopo aver visitato la capitale Port-au-Prince dall’alto, a bordo di un elicottero, e aver incontrato il presidente Preval e sua moglie Elisabeth, la first lady si è intrattenuta con i piccoli haitiani ospitati nelle tendopoli giocando e cantando a lungo con loro.
Nigeria
Sono stati rilasciati i quattro operai, tre siriani e un libanese, che erano stati rapiti il 9 aprile scorso nel sud del Paese. Gli ostaggi erano stati sequestrati da un gruppo di uomini armati mentre lavoravano in un cantiere a Port Harcourt, nella regione del Delta del Niger.
Sudan
Varia tra il 54 e il 67%, l’affluenza ai seggi per le elezioni politiche e presidenziali in Sudan. Secondo la tv araba al Jazeera, nella sola capitale Khartoum fino a ieri sarebbero andati a votare il 62% degli aventi diritto. Non pochi problemi si sono avuti nelle sezioni elettorali di alcune province nel sud del Paese africano per il forte ritardo nelle operazioni di voto. La commissione elettorale ha dunque deciso di procrastinare a domani il termine ultimo per votare e di iniziare venerdì lo spoglio delle schede.
Australia
La polizia australiana ha arrestato il comandante e l’ufficiale in prima del cargo cinese disincagliato, ieri, che il 3 aprile scorso si arenò sulla Grande Barriera corallina dell’Australia facendo rischiare la catastrofe ambientale. I due, entrambi cittadini cinesi, rischiano multe da migliaia di euro, e l’ufficiale in prima, che era di guardia al momento del disastro, anche tre anni di carcere. Domani, nel tribunale di Gladstone, dovranno rispondere del danno provocato al parco marino che rientra nel patrimonio mondiale dell’Unesco.
Unione Europea
Un piano d’azione in 12 punti sarà presentato, mercoledì 21 aprile, dalla Commissione europea. La proposta sarà fatta agli Stati membri con l’obiettivo di arrivare a una quantità di aiuti allo sviluppo pari allo 0,7% del Pil del 2015. Lo ha annunciato il commissario Ue per lo Sviluppo, Andris Piebalgs. Nel corso del 2009, infatti, molti Paesi si sono visti costretti a diminuire gli aiuti e questo potrebbe ostacolare il perseguimento dell’obiettivo europeo dello 0,56% del Pil entro il 2010.
Karadzic
È ripreso ieri all’Aja il processo all’ex leader serbo Radovan Karadzic, accusato di crimini di guerra e genocidio durante la guerra nella ex Jugoslavia tra il 1992 e il 1995. Nel corso dell’udienza, il primo faccia a faccia tra Karadzic e il musulmano Ahmet Zulic, sopravvissuto alla prigionia del campo di detenzione di Manjac, nella parte nord-occidentale della repubblica ex jugoslava e a suo tempo già accusatore dell’ex dittatore Slobodan Milosevic. Il testimone ha parlato di un vero e proprio piano “per far scomparire i bosniaci musulmani dalla faccia della Terra”. Karadzic ha negato qualunque responsabilità.
Polonia
Sarà annunciata il prossimo 21 aprile la data delle elezioni in Polonia: alla fine ha deciso così il presidente ad interim, Bronislaw Komorowski, che avrebbe dovuto dare oggi l’annuncio ufficiale. Le ipotesi più accreditate, comunque, sarebbero quelle del 13 oppure del 20 giugno. Le presidenziali polacche saranno anticipate a causa della morte in un incidente aereo, avvenuto sabato scorso, del presidente Lech Kaczynski e di alcuni esponenti dell’esecutivo. In casi come questo, la Costituzione del Paese prevede che la data delle elezioni debba essere resa nota entro due settimane dalla morte del presidente e che si debba andare alle urne entro due mesi dall'annuncio ufficiale.
Grecia
Potrebbe costare ben 90 miliardi il salvataggio della Grecia secondo il quotidiano Handelsblatt che cita in proposito fonti europee. I 30 miliardi già definiti quindi domenica scorsa dall’Eurogruppo sarebbero soltanto “un primo passo”. Intanto stamattina la Borsa di Atene apre con un netto ribasso dell’Indice Generale che perde oltre l’1% dopo il 2,21% di ieri. La preoccupazione degli analisti è che il risultato dell’asta di T-Bills non sia stato sufficiente a sgombrare il campo dai dubbi sulla capacità della Grecia di autofinanziarsi nel medio e nel lungo termine. Se, infatti, l'asta è andata più che bene nella quantità dei titoli venduti, non altrettanto per i tassi, che rimangono troppo alti. Intanto, oggi, con le categorie degli avvocati e dei tassisti, è iniziata l’ondata di scioperi.
Irlanda del Nord
L’esercito dell’Irlanda del Nord ha disinnescato nella notte un ordigno trovato in un’auto parcheggiata davanti alla stazione di polizia di Newtownhamilton, nella contea di Armagh. Nella zona sono state evacuate una sessantina di abitazioni. Lunedì scorso un’autobomba era esplosa davanti alla sede dei servizi segreti britannici Mi5 a Belfast.
Ungheria
Il partito socialista ungherese, sconfitto alle elezioni di domenica, ha deciso di ritirare quattro candidati dal secondo turno delle consultazioni e di invitare i suoi elettori a sostenere i verdi-liberali dell’Lmp. La decisione è stata annunciata ieri sera dal segretario socialista, Ildiko Lenvai. L’obiettivo è impedire al partito di centrodestra di conquistare la maggioranza dei due terzi.
Spagna
Un aereo del soccorso marittimo spagnolo e due navi rastrellano da questa mattina all’alba le acque di fronte a Punta Naranja, dove ieri pomeriggio è stato avvistato un barcone di migranti affondato per cause sconosciute. Finora sono stati salvate tre o quattro persone e i dispersi sono ancora 11. Il barcone, stando alle ricostruzioni, sarebbe partito due giorni prima dall’Algeria con 14 persone a bordo.
IslandaLa polizia locale riferisce di una maxi evacuazione effettuata questa mattina in Islanda per il rischio di eruzione di un vulcano nel ghiacciaio Eyjafjallajokull. Ben 800 persone sono state costrette a lasciare le loro case per motivi di sicurezza. Già il 21 marzo scorso nella zona, a 150 km dalla capitale Reykjavik, erano state evacuate 500 persone a causa di un’eruzione. (Panoramica internazionale a cura di Roberta Barbi e Carla Ferraro)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 104
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