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Sommario del 12/04/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Abusi su minori: sul sito vaticano la Guida alla comprensione delle procedure della Congregazione per la Dottrina della Fede
  • La campagna contro il Papa oscura la lotta alla pedofilia: così don Di Noto, da 20 anni impegnato a combattere la piaga mondiale degli abusi
  • Il Magistero di Benedetto XVI sulla Divina Misericordia: l'amore per il nemico, nucleo della rivoluzione cristiana
  • Udienze e nomine
  • Accordo tra Santa Sede e Bosnia ed Erzegovina sull’assistenza religiosa ai fedeli cattolici membri dell’Esercito
  • Il cardinale Bertone: Sant'Alberto Hurtado, modello per la ricostruzione in Cile
  • Ostensione della Sindone: intervista col prof. Baima Bollone
  • Nuovo blog vaticano a cura del Vis
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Polonia in lutto: sabato i funerali del presidente Kaczynski
  • Elezioni in Sudan: caos e accuse di brogli
  • Vertice sul nucleare a Washington
  • Appello dalla Terra Santa: ridare speranza ai palestinesi cristiani
  • "Testimoni digitali": nuovo convegno della Cei sulla comunicazione
  • Chiesa e Società

  • Giornata della Memoria: la Chiesa al fianco degli ebrei contro l'antisemitismo
  • Haiti: a tre mesi dal terremoto tra sgomberi forzati e sfide politiche
  • Thailandia: l’appello alla pace dell’arcivescovo di Bangkok
  • Brasile: sempre più pesante il bilancio delle vittime dell’alluvione a Rio
  • In Kenya la prima Conferenza dei ministri della meteorologia in Africa
  • Bielorussia: positivo il dialogo tra cattolici e ortodossi
  • Canada: appello dei vescovi per estendere le cure palliative a tutta la popolazione
  • In Bangladesh il primo gruppo di volontari per il recupero dei bambini di strada
  • Pasqua nello Sri Lanka: in una parrocchia di Kandana soccorsi 200 poveri
  • Kenya: ad agosto sarà inaugurato un nuovo monastero di clausura delle recollette
  • La città più giovane della Bolivia riconosce il lavoro sociale della Chiesa
  • Colombia: inaugurata la mostra sulle Riduzioni del Paraguay
  • Viaggio in Spagna e America Latina del Preposito generale della Compagnia di Gesù
  • Incontro promosso dalla Santa Sede al Palazzo di Vetro di New York su 'donne e famiglia'
  • Domani la presentazione di un volume sulla “sollecitudine ecclesiale” di Pio XI
  • 24 Ore nel Mondo

  • Kirghizistan: la crisi politica rischia di degenerare in nuovi scontri
  • Il Papa e la Santa Sede



    Abusi su minori: sul sito vaticano la Guida alla comprensione delle procedure della Congregazione per la Dottrina della Fede

    ◊   E’ stata pubblicata oggi sul sito della Santa Sede (www.vatican.va, nell'apposito Focus dedicato alla risposta della Chiesa alla questione degli abusi sui minori) una Guida alla comprensione delle procedure di base della Congregazione per la Dottrina della Fede (Cdf) relative alle accuse di abusi sessuali. Non si tratta di un nuovo documento ma di una scheda riassuntiva di procedure operative già definite che possa essere di aiuto per laici e non canonisti. Le procedure si rifanno al Motu Proprio Sacramentorum sanctitatis tutela (MP SST) del 30 aprile 2001 e al Codice di Diritto Canonico del 1983.

    Per quanto riguarda le procedure preliminari, la diocesi indaga su qualsiasi sospetto di abusi sessuali da parte di un religioso nei riguardi di un minore. Qualora il sospetto risulti verosimile, il caso viene deferito alla Cdf. Il vescovo locale trasmette ogni informazione necessaria alla Cdf ed esprime la propria opinione sulle procedure da seguire e le misure da adottare a breve e a lungo termine. Va sempre dato seguito alle disposizioni della legge civile per quanto riguarda la denuncia di tali crimini alle autorità civili. Nella fase preliminare e fino a quando il caso sia concluso, il vescovo può imporre misure precauzionali per la salvaguardia della comunità, comprese le vittime. In realtà, al vescovo locale è sempre conferito il potere di tutelare i bambini limitando le attività di qualsiasi sacerdote nella sua diocesi. Questo rientra nella sua autorità ordinaria, che è chiamato ad esercitare in qualsiasi misura necessaria per garantire che i bambini non ricevano danno, e questo potere può essere esercitato a discrezione del vescovo prima, durante e dopo qualsiasi procedimento canonico.

    Per quanto riguarda le procedure autorizzate dalla Cdf, il dicastero studia il caso presentato dal vescovo locale e, dove necessario, richiede informazioni supplementari. La Cdf può autorizzare il vescovo locale a istruire un processo penale giudiziario davanti a un Tribunale ecclesiale locale. Qualsiasi appello in casi simili dovrà essere eventualmente presentato ad un tribunale della Cdf. La Cdf può anche autorizzare il vescovo locale a istruire un processo penale amministrativo davanti ad un delegato del vescovo locale, assistito da due assessori. Il sacerdote accusato è chiamato a rispondere alle accuse e ha il diritto di presentare ricorso alla Cdf contro un decreto che lo condanni ad una pena canonica. La decisione dei cardinali membri della Cdf è definitiva. Qualora il sacerdote venga giudicato colpevole, i due procedimenti – giudiziario e amministrativo penale – possono condannarlo ad un certo numero di pene canoniche, fino alla dimissione dallo stato clericale. Anche la questione dei danni subiti può essere trattata direttamente durante queste procedure.

    In casi particolarmente gravi, in cui un religioso durante un processo è ritenuto colpevole di abusi sessuali su minori o in cui le prove siano schiaccianti, la Cdf può scegliere di portare questo caso direttamente al Santo Padre con la richiesta che il Papa emetta un decreto di dimissione dallo stato clericale “ex officio”. Non esiste ricorso canonico dopo un simile decreto papale. La Cdf porta al Santo Padre anche richieste di sacerdoti accusati che, consapevoli dei crimini commessi, chiedano di essere dispensati dagli obblighi del sacerdozio e chiedano di tornare allo stato laicale. Il Santo Padre concede tale richiesta per il bene della Chiesa (“pro bono Ecclesiae”).

    In quei casi in cui il sacerdote accusato abbia ammesso i propri crimini ed abbia accettato di vivere una vita di preghiera e penitenza, la Cdf autorizza il vescovo locale ad emettere un decreto che proibisce o limita il ministero pubblico di tale sacerdote. Nel caso di violazione delle condizioni del decreto, non è esclusa la dimissione dallo stato clericale. Contro questi decreti è possibile il ricorso alla Cdf. La decisione della Cdf è definitiva.

    Infine, la Guida ricorda che la Cdf ha in corso una revisione di alcuni articoli del Motu Proprio Sacramentorum sanctitatis tutela del 2001, al fine di aggiornarlo alla luce delle speciali facoltà riconosciute alla Cdf dai Pontefici Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Le modifiche proposte e sotto discussione non cambieranno le suddette procedure.

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    La campagna contro il Papa oscura la lotta alla pedofilia: così don Di Noto, da 20 anni impegnato a combattere la piaga mondiale degli abusi

    ◊   Da circa un mese non si fa altro che parlare di sacerdoti e pedofilia mentre la lotta delle associazioni contro gli abusi sui minori passa del tutto inosservata: lo afferma don Fortunato Di Noto, presidente dell’associazione Meter che da anni lotta contro la pedofilia on line. Solo qualche giorno fa è stato segnalato alle autorità un portale internet che riproduce immagini di abusi sessuali su due bambini, uno di un anno e l'altro di cinque. Notizie, però, che appunto nella maggior parte dei casi non sono riportate dalla stampa. Sentiamo lo stesso don Di Noto intervistato da Alessandro Guarasci.

    R. – Nell’ultima settimana abbiamo denunciato più di 500 siti pedo-pornografici ma abbiamo anche fatto segnalazioni dettagliate su situazioni delicatissime che sono pervenute alla nostra attenzione tramite il numero verde nazionale. Il problema è che noi denunciamo giornalmente ma non c’è un quotidiano che riprenda la notizia.

    D. – E questo perché, secondo lei?

     
    R. – E’ la conferma dell’azione strumentale contro la Chiesa nei riguardi della pedofilia. Ciò non toglie che dobbiamo condannare chi si è macchiato di questi reati e quindi, di conseguenza, queste persone si devono assumere le proprie responsabilità. La Chiesa sta reagendo in maniera molto chiara, trasparente ed evidente. Però questo la dice veramente lunga su come i media, a livello internazionale ma anche italiano, delle denunce formali di una nostra realtà associativa, pioniera nel campo, conosciuta in tutto il mondo e veritiera nelle segnalazioni che facciamo, non dicono una sola parola. Immaginate abusatori a viso aperto che stuprano i bambini, anche neonati, che si fanno riprendere in video e in foto, visibili a tutti e nessuno scrive una parola.

     
    D. – Questo vuol dire che, secondo lei, c’è un attacco alla Chiesa e al Papa in questo momento?

     
    R. – Ma è così plateale ed evidente la cosa! Il problema della pedofilia è complesso, trasversale, globale, perché è sotto gli occhi di tutti che gli abusi sessuali avvengono a 170 milioni di minori nel mondo. Basta navigare un po’ e trovare veramente l’inenarrabile. Pensare però che dobbiamo semplicemente fare, da un mese a questa parte, solo ed esclusivamente l’equazione "preti uguale pedofilia", questo ormai sta diventando un attacco strumentale e plateale. Io che mi occupo di lotta alla pedofilia da 20 anni, per strada mi hanno visto col collettino bianco e mi hanno detto: “Prete, sei un pedofilo!”.

     
    D. – I governi occidentali quanto fanno per lottare contro la pedofilia?

     
    R. – I governi stanno adottando, in questi ultimi anni, diverse posizioni, normative che possono soddisfare il desiderio di giustizia da parte delle vittime. Il problema, purtroppo, è che a distanza di molti anni non si può presentare una denuncia perché il reato va in prescrizione. Un caso è quello dell’Italia: dopo 10 anni dall’avvenuto fatto nessuno può presentare denuncia, ed anche se uno la presenta di fatto non si può più procedere, perché il reato di abuso sessuale va in prescrizione. La Chiesa invece, in questo caso, si sta assumendo un impegno morale molto più forte e molto più intenso e sta intervenendo anche su casi passati. Questo è plateale, sotto gli occhi di tutti. Non è più il problema di contrapporci, perché contrapponendoci non facciamo giustizia alle vittime né tantomeno chiediamo giustizia nei confronti di coloro che con prove certe hanno abusato di bambini.

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    Il Magistero di Benedetto XVI sulla Divina Misericordia: l'amore per il nemico, nucleo della rivoluzione cristiana

    ◊   La missione della Chiesa è portare a tutti “la gioiosa realtà dell’Amore misericordioso di Dio”: è quanto sottolineato da Benedetto XVI, ieri al Regina Caeli nella Domenica che chiude l’Ottava di Pasqua, ed è stata intitolata da Giovanni Paolo II alla Divina Misericordia. Nel servizio di Alessandro Gisotti, riproponiamo alcune riflessioni di Benedetto XVI sull’amore misericordioso del Signore e sulla centralità del suo annuncio:

    “Noi non siamo in balia di forze oscure”, ma “siamo affidati all’azione del Signore”, alla sua Misericordia. Fin dai primi passi del suo Pontificato, Benedetto XVI ha messo l’accento sulla dimensione d’amore di Dio. “La misericordia di Dio – sottolinea il Papa – è eterna, è presente giorno per giorno”. Il Signore, osserva, “è certo trascendente come creatore e arbitro dell’essere, ma è anche vicino alle sue creature”. E rammenta più volte che le Scritture ci mostrano un Dio “lento all’ira” e “ricco di misericordia”, sempre “disponibile a perdonare ed aiutare”. Questa è l’autentica grandezza di Dio:

     
    “Grandi sono le opere del Signore: ma questa grandezza che vediamo nella grandezza della Creazione, questo potere è superato dalla grandezza della misericordia. Infatti, avendo detto il profeta: 'Grandi sono le opere di Dio', in un altro passo aggiunse: 'La sua misericordia è superiore a tutte le sue opere'. La misericordia, fratelli, riempie il cielo, riempie la terra".(Udienza generale, 1 febbraio 2006)

     
    Esemplare, sottolinea il Papa, è la vicenda di Giuda. Anche Pietro, osserva, rinnegò Cristo, ma seppe accettarne il perdono. In Giuda, ribadisce, il pentimento “degenera in disperazione” a infine in un gesto di “autodistruzione”. Di qui, ci esorta Benedetto XVI, ne traiamo un fondamentale insegnamento:

     
    “E’ per noi un invito a tener sempre presente quanto dice San Benedetto: ‘Non disperare mai della misericordia divina’. Gesù rispetta la nostra libertà. Gesù aspetta la nostra disponibilità al pentimento e alla conversione: è ricco di misericordia e perdono”. (Udienza generale, 18 ottobre 2006)

     
    Significativo quanto poi il Papa afferma, rivolgendosi ai sacerdoti, in un incontro promosso dalla Penitenzieria Apostolica:

     
    “La coscienza del proprio limite ed il bisogno di ricorrere alla Misericordia Divina per chiedere perdono, per convertire il cuore e per essere sostenuti nel cammino di santità, sono fondamentali nella vita del sacerdote: solo chi per primo ne ha sperimentato la grandezza può essere convinto annunciatore e amministratore della Misericordia di Dio”. (Udienza Penitenzieria Apostolica, 11 marzo 2010)

     
    Di fronte alla violenza nel mondo, rammenta il Pontefice, Gesù ci chiede di amare i nostri nemici. Un amore “che eccede le capacità umane”. E tuttavia, avverte il Papa, alle ingiustizie e violenze presenti nel mondo si deve contrapporre “un di più di amore”. Un di più “che viene da Dio: è la sua misericordia, che si è fatta carne in Gesù”:

     
    “L’amore del nemico costituisce il nucleo della 'rivoluzione cristiana', una rivoluzione non basata su strategie di potere economico, politico o mediatico. La rivoluzione dell’amore, un amore che non poggia in definitiva sulle risorse umane, ma è dono di Dio che si ottiene confidando unicamente e senza riserve sulla sua bontà misericordiosa. Ecco la novità del Vangelo, che cambia il mondo senza far rumore. Ecco l’eroismo dei 'piccoli', che credono nell’amore di Dio e lo diffondono anche a costo della vita”. (Angelus, 18 febbraio 2007)

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    Udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in udienza, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, alcuni presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione NORTE II), in visita "ad Limina".

    Il Santo Padre ha nominato vescovo dell’Eparchia di Our Lady of Deliverance of Newark dei Siri il rev. corepiscopo Yousif Habash, finora parroco della Parrocchia Siro-Cattolica del Sacro Cuore di Gesù a Los Angeles, California. Il rev. Yousif Habash è nato il primo giugno 1951 a Qaraqosh in Iraq, nell’arcieparchia di Mossul, da una famiglia Siro-Cattolica. È stato ordinato sacerdote il 31 agosto 1975. Parla il siriaco, l’arabo, il francese, l’inglese e l’ebraico.

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    Accordo tra Santa Sede e Bosnia ed Erzegovina sull’assistenza religiosa ai fedeli cattolici membri dell’Esercito

    ◊   Giovedì scorso 8 aprile, nella Casa delle Forze Armate a Sarajevo, ha avuto luogo la solenne cerimonia della firma dell’Accordo tra la Santa Sede e la Bosnia ed Erzegovina circa l’assistenza religiosa ai fedeli cattolici, membri delle Forze Armate di Bosnia ed Erzegovina. Per la Santa Sede ha firmato mons. Alessandro D’Errico, nunzio apostolico a Sarajevo, e per la Bosnia ed Erzegovina il ministro della Difesa, Selmo Cikotić. L’Accordo in parola – riferisce un comunicato della Sala Stampa vaticana - costituisce una nuova tappa importante nei rapporti tra la Santa Sede e la Bosnia ed Erzegovina. E’, infatti, una prima e significativa applicazione dell’Accordo di Base tra la Santa Sede e la Bosnia ed Erzegovina, che fu firmato a Sarajevo il 19 aprile 2006 e definì, tra l’altro, il quadro giuridico della presenza e delle attività della Chiesa cattolica nel Paese. In particolare, l’art. 15 del medesimo Accordo riconosce e garantisce il diritto della Chiesa cattolica all’assistenza religiosa dei fedeli cattolici membri delle Forze Armate e stabilisce che l’attività religiosa nelle Forze Armate sarà regolata da un successivo Accordo tra le autorità ecclesiastiche e la Bosnia ed Erzegovina. Ciò si propone di raggiungere il presente documento che, a norma del suo articolo 13, entrerà in vigore al momento dello scambio degli Strumenti di ratifica.

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    Il cardinale Bertone: Sant'Alberto Hurtado, modello per la ricostruzione in Cile

    ◊   La Santa Messa per la popolazione di Santiago e la consegna ai vescovi della statua donata da Benedetto XVI della Madonna del Carmine, la visita alla Cappella "Regina del Norte" e, infine, al Santuario di Sant’Alberto Hurtado, sono le principali tappe che hanno scandito la domenica del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, quinta giornata della sua visita in Cile. In mattinata, nella cattedrale della capitale, il cardinale Bertone ha presieduto l'Eucaristia e con lui hanno concelebrato i cardinali Francisco Javier Errázuriz, arcivescovo di Santiago, e Jorge Medina, prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino, e altri vescovi tra cui il presidente dell'episcopato, mons. Alejandro Goic, vescovo di Rancagua. L'arcivescovo della capitale cilena ha accolto il cardinale Bertone dicendo che la "sua cara presenza tra noi, quale collaboratore più stretto del Papa, evoca in ciascuno dei presenti la presenza stessa di Benedetto XVI" del quale “ci ha trasmesso in questi giorni parole di consolazione e incoraggiamento". Da parte sua, il segretario di Stato nell'omelia ha manifestato la sua personale gioia di poter consegnare la bella immagine di 'Nuestra Señora del Carmen', “tanto amata dal popolo cileno e che Papa Benedetto XVI ha voluto benedire personalmente lo scorso 24 marzo”. "Lei, Madre dei missionari che annunciano, fedeli a Cristo, la nostra Verità … si farà pellegrina in tutto il Paese, così vicino al cuore del Successore di Pietro … per donare consolazione, forza e amore in particolare a coloro che più hanno sofferto le conseguenze del recente terremoto". Il cardinale segretario di Stato ha poi visitato la cittadina di Colina, nella periferia della capitale, dove ha incontrato diversi malati, alcuni dei quali raggiunti nelle loro case in calesse, tradizione locale, per fermarsi poi presso la cappella della "Regina del Norte" dove insieme con numerosi vescovi si è raccolto a lungo in preghiera e in adorazione del Santissimo Sacramento. Infine, prima di congedarsi, il segretario di Stato ha impartito la sua benedizione a migliaia di persone radunate lungo le strade, provenienti anche da località vicine. Dicendosi commosso di aver potuto assistere all'originale festa di "Cuasimodo", "splendida espressione di religiosità popolare", durante la quale si celebra il Cristo Risorto e si rende gloria alla Santissima Trinità, il cardinale Bertone ha trasmesso a tutti i presenti l'affetto e la benedizione del Papa. Nel corso del primo pomeriggio di ieri, il segretario di Stato ha visitato il santuario di Sant’Alberto Hurtado, sacerdote gesuita molto amato dal popolo cileno e in particolare dalle ultime generazioni. Dopo alcuni minuti di preghiera presso la tomba del santo e la visita di alcune opere sociali frutto del genio religioso e della sensibilità umana di padre Hurtado, e tutte dedicate a dare sostegno morale e materiale ai più bisognosi e sofferenti, il segretario di Stato, insieme con il nunzio, mons. Giuseppe Pinto, e il cardinale di Santiago, e numerosi sacerdoti, ha celebrato l'Eucaristia. Nel corso dell'omelia il porporato, che ha chiamato il santo, "Padre del Cile, padre per i fedeli ma anche per i cittadini", ricordando la straordinaria tenacia e capacità creativa di padre Hurtado, ha invitato a pregare intensamente affinché "lui sia la guida per tutti, popolo e autorità, nella grandiosa opera di ricostruzione che spetta a tutti". Queste ultime parole del cardinale Bertone hanno molto colpito la stampa locale che ha sottolineato come sia molto importante per la morale e lo slancio dei cileni l'idea proposta di guardare a questo santo, "costruttore per eccellenza", in un'ora così difficile per il Paese. (A cura di Luis Badilla)

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    Ostensione della Sindone: intervista col prof. Baima Bollone

    ◊   Trentamila persone sono attese oggi a Torino per vedere la Sindone. Ieri oltre 48 mila hanno sostato davanti al sacro lino nel Duomo della città. Nei prossimi giorni sono comunque prenotati quasi unmilione e mezzo di posti. Questa sera l'arcivescovo di Vienna, il cardinale Christoph Schoenborn, terrà una conferenza proprio nella Cattedrale di San Giovanni Battista sul tema dell'Ostensione, “Passio Christi, passio hominis”. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento del prof. Pierluigi Baima Bollone, ordinario di medicina legale all’Università di Torino, uno dei più affermati studiosi della Sindone.

    R. – La Sindone, restaurata nel 2002, viene esposta per la prima volta dopo questo importante intervento che l’ha restituita, in quanto immagine, alla sua percezione dal punto di vista tecnico, originale. E quindi, è alla vista di tutti quello che ci viene da un fatto, al quale è legata la nostra religione che è anche una religione storica, avvenuto 1980 anni fa e che ha modificato la storia dell’umanità.

     
    D. – Secondo lei, si arriverà mai ad un punto di vista univoco per quanto riguarda la Sindone?

     
    R. – Univoco non so; certo che ogni giorno aumenta il numero delle persone che la ritengono autentica nel doppio significato di antico lenzuolo funerario e di Sindone di Gesù, e diminuiscono gli sfavorevoli.

     
    D. – Professore, lei ribadisce: la datazione è univocamente quella del periodo di Cristo …

     
    R. – Io dico – ma vi è consensus da un punto di vista scientifico internazionale – su queste mie affermazioni, che i caratteri del tessuto, i caratteri cioè della produzione tessile su cui ci sono le immagini, da un punto di vista archeologico sono sia per il manufatto, sia per la presenza di una cucitura del tutto particolare, riferibili all’epoca di 1980 anni fa. C’è poi la questione dei pollini che ha trovato, tra l’altro, tre tipi di pollini di piante anemofile, cioè pollini distribuiti soltanto dagli insetti e quindi per un breve territorio circostante la pianta che li ha emessi, che vivono tutte e tre insieme e fioriscono tutte e tre insieme in un unico posto al mondo incentrato sui monti della Giudea. E questo dà la garanzia scientifica assoluta della provenienza geografica del tessuto della nostra Sindone.

     
    D. – Lei ha contestato la cosiddetta analisi del radiocarbonio che invece datava la Sindone molto più avanti nel tempo …

     
    R. – Il prelievo sul quale è stata fatta l’analisi detta del radiocarbonio al fine di una datazione, è stato prelevato in un unico punto della periferia, in cui – a prescindere dal fatto che oggi si tenda a pensare che il prelievo sia accaduto su un rammendo medievale e quindi la data non sia quella del tessuto originale, era comunque un punto estremamente inquinato e di proprietà estremamente discutibile ai fini della radio-datazione.

     
    D. – Lei è stato anche all’apertura dell’ostensione: cosa vuole dire ai nostri ascoltatori?

     
    R. – Che invito tutti coloro che hanno la possibilità ad andare a fare un pellegrinaggio a Torino, perché si tratta di una visione veramente incomparabile che ci riporta ad una condizione di sofferenza di tutta l’umanità, da sempre.

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    Nuovo blog vaticano a cura del Vis

    ◊   Dal 9 aprile scorso il Vatican Information Service (Vis) si è dotato di un blog, che contiene, oltre al servizio quotidiano inviato gratuitamente per abbonamento, le notizie in lingua spagnola, inglese, francese e italiana degli ultimi anni e consente di accedere a Twitter e al portale YouTube del Vaticano. Il servizio è aggiornato quotidianamente verso le ore 15.00. L’indirizzo web è: www.visnews.org.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La Chiesa porta a tutti la misericordia di Dio: all’Angelus il Papa invita i sacerdoti a rendere Cristo familiare agli uomini.

    Per scongiurare la minaccia dell'atomica nelle mani dei terroristi: in rilievo, nell’informazione internazionale, il vertice, a Washington, sul nucleare.

    In cultura, un testo di Gianfranco Ravasi dal titolo “Il giorno dell'incontro”: il passaggio reale di Cristo nella regione della morte ha trasformato il morire di tutti.

    Il grido del maestro sovrasta gli allievi: il saggio di Vittoria Garibaldi nel catalogo della mostra “I colori di Giotto. La Basilica di Assisi tra restauro e restituzione virtuale”.

    Gettarsi nella rete per rimanere vivi: Claudia Di Giovanni sugli anziani e la sfida della rivoluzione digitale.

    Gaetano Vallini recensisce il libro dello storico Sven Reichardt “Camicie nere, camicie brune. Milizie fasciste in Italia e in Germania”.

    Un articolo di Paolo Pegoraro dal titolo “L’architetto della certezza”: tradotto per la prima volta integralmente in italiano “The Catholic Church and Conversion” di Gilbert Keith Chesterton.

    Nell’informazione vaticana, la visita del cardinale Tarcisio Bertone in Cile.

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    Oggi in Primo Piano



    Polonia in lutto: sabato i funerali del presidente Kaczynski

    ◊   Lutto e dolore in Polonia, mentre si moltiplicano le celebrazioni per commemorare le vittime della tragedia aerea di Smolensk costata la vita a 96 persone, tra cui il presidente polacco Lech Kaczynski e sua moglie. Unanime il cordoglio dal mondo politico istituzionale e religioso. Già ieri il Papa, al Regina Coeli, aveva espresso profondo dolore per l’accaduto. Oggi dal nunzio apostolico in Polonia, mons. Jozef Kowalczyk, anche l’auspicio che questo sacrificio estremo possa portare frutti di solidarietà, rispetto e amore reciproci. Il servizio di Cecilia Seppia.

    Bandiere a mezz’asta a Varsavia e in diverse capitali del mondo ancora sconvolto dalla tragedia che poco meno di 48 ore fa ha messo in ginocchio la Polonia, lasciandola senza presidente, senza le più alte cariche dello Stato e i vertici delle forze armate. Oggi da più parti si sono levati appelli all’unità, mentre si cerca di fare luce sulle cause del disastro. Da ieri tecnici polacchi e russi sono al lavoro per esaminare le registrazioni di bordo, ma secondo il capo della commissione d'inchiesta russa le conversazioni tra i piloti e i controllori di volo già permetterebbero di escludere l'ipotesi del problema tecnico. Punto cruciale resta la decodifica delle scatole nere che consentirà di stabilire se davvero i piloti del Tupolev 154 non abbiano seguito le indicazioni della torre di controllo russa, e nonostante la nebbia si siano azzardati nell'atterraggio finito in tragedia. In base alle prime ricostruzioni, a causare lo schianto un'ala del velivolo rimasta incastrata tra le cime degli alberi nascoste dalla scarsa visibilità. Dal primo ministro russo Vladimir Putin, l’invito a sentire la tragedia del popolo polacco come tragedia di tutti. Sulla stessa linea il capo della Casa Bianca, Obama, che ha esortato la comunità internazionale a manifestare forte solidarietà. Intanto, il governo di Varsavia ha reso noto che i funerali del presidente polacco Lech Kaczynski e della moglie Maria si svolgeranno sabato prossimo. Unanime il cordoglio del mondo religioso: liturgie di suffragio sono state celebrate, sabato e domenica, anche nelle Chiese ortodosse ed evangeliche in tutta la Polonia. Condoglianze anche dal mondo musulmano e da quello ebraico, mentre nel Paese si continuano ad organizzare veglie e momenti di preghiera, come conferma ai nostri microfoni Ewa Wnuk, un’insegnante polacca raggiunta telefonicamente a Poznan da Emanuela Campanile:

     
    "In tutte le città del nostro Paese abbiamo fatto delle veglie di preghiera: ci siamo incontrati tutti in piazza e nelle Chiese. Ci siamo incontrati per pregare e anche per non dire niente, per stare in silenzio. In Polonia adesso osserviamo il silenzio, con il pensiero rivolto a tutti coloro che sono morti e a quello che succederà. Oggi a scuola ci siamo incontrati e abbiamo cantato il nostro inno, abbiamo osservato due minuti di silenzio e poi siamo entrati in classe. Abbiamo parlato con i nostri ragazzi di quello che è successo e di quello che succederà. Non abbiamo potuto fare una lezione normale, non è stato possibile! Anche nella nostra città oggi ci sarà una Messa: ci incontreremo tutti per pregare per le vittime e per le loro famiglie. Una delle vittime, il parlamentare Putra, ha lasciato otto bambini. E’ importante adesso sentire che tanta gente, di tutto il mondo, ci stia vicino. Pregate per noi!".

     
    Dal presidente della Conferenza episcopale polacca, mons. Josef Mikalik, l’invito a comprendere l’accaduto come un sacrificio estremo, l’omaggio dell’élite di oggi a coloro che 70 anni fa erano il meglio dell’Intelligentia del Paese. Il presule ha sottolineato il parallelismo tra la catastrofe aerea nella quale è morto il presidente polacco e la morte di Giovanni Paolo II, avvenuta cinque anni fa, anch’essa alla vigilia della Domenica della Divina Misericordia. Dal primate della Polonia, mons. Henryk Muszyński, l’appello a "superare le divisioni interne e impegnarsi nella costruzione del bene comune della nazione”. Già ieri nella Messa solenne nella cattedrale di Wawel il cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo di Cracovia, aveva invitato i fedeli ad essere fiduciosi e a guardare la tragica morte dei responsabili e le sorti del Paese alla luce della fede. “Solo la fede in Cristo Risorto - ha detto il porporato - salva il senso di quel sacrificio, di quel dolore”. In un telegramma di cordoglio inviato a mons. Jozef Michalik, anche la presidenza della Conferenza episcopale italiana si dice ''profondamente addolorata'' per ''la tragica morte del presidente Lech Kaczyski, di sua moglie, di mons. Tadeusz Poski" ed esprime ''cordoglio'' e ''partecipazione a tanto dolore''. ''Di fronte a questo fatto - si legge nel testo firmato dal presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco - espressione dell'errore umano, chinando il capo davanti al mistero di questa terribile morte, siamo richiamati al silenzio per dare voce solo alla preghiera invocante conforto per tutta la nazione".

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    Elezioni in Sudan: caos e accuse di brogli

    ◊   Aperti da ieri in Sudan gli oltre 13 mila seggi elettorali per le prime elezioni multipartitiche necessarie al rinnovo della presidenza della Repubblica, del Parlamento federale, dei 24 governatorati e dei Parlamenti locali. Grande la confusione nella prima giornata di voto e denunce di irregolarità da parte dei movimenti di opposizione, che hanno esortato la popolazione al boicottaggio. Favoritissimo per la più alta carica dello Stato il presidente in carica Omar Al Bashir, colpito da mandato di cattura internazionale per il genocidio avvenuto in Darfur. Sull’importanza di queste elezioni, Giancarlo La Vella ha sentito telefonicamente il giornalista Michele Luppi, esperto di Africa:

    R. – E’ un momento importante, perché queste sono le prime elezioni libere e multipartitiche nel Paese, dal 1986. Quindi, è una data che per molti sudanesi sarà storica, essendo la prima volta che riescono ad andare ad esprimere il proprio voto. Da un lato, quella di ieri è stata per molti sudanesi una giornata di festa, indipendentemente da quello che sarà l’esito dell’elezione - per quanto riguarda l’elezione del presidente - soprattutto perché viziata dal boicottaggio da parte dei principali rivali del presidente al Bashir, che sembra avere ormai la strada spianata per la rielezione. Dall’altra parte, però, bisogna notare come fin dall’apertura dei seggi si siano evidenziate delle carenze strutturali e organizzative, che erano anche state più volte denunciate sia dai partiti di opposizione che dagli osservatori internazionali. Abbiamo avuto alcuni seggi aperti con ore di ritardo e questo è avvenuto addirittura nelle grandi città. C’è, quindi, una situazione un poco agrodolce, con dei risvolti certamente positivi e importanti per il Paese, ma che hanno evidenziato anche, comunque, una carenza strutturale non solo a livello dell’organizzazione delle elezioni, ma dell’intero sistema Paese in Sudan.

     
    D. – A suo avviso, questo voto - almeno questa è la speranza della comunità internazionale - riuscirà a ricomporre le varie crisi che il Sudan sta vivendo?

     
    R. – Prima di tutto, bisogna ricordarsi come queste elezioni siano all’interno di un cammino, che è iniziato nel 2005, con la firma di un Accordo globale di pace tra il Nord e il Sud, al termine di una guerra durata 20 anni e costata circa un milione e mezzo di morti. Questo Accordo globale di pace prevedeva un percorso all’interno del quale si sarebbero tenute le elezioni. Dopo sei anni quindi (la scadenza è nel gennaio del 2011), è previsto un referendum, in cui il Sud Sudan potrà scegliere se diventare indipendente o rimanere una provincia autonoma o semi-autonoma nel Sudan. In questo percorso, le elezioni rappresentano certamente un momento importante. Purtroppo, bisogna tener conto del modo con cui si stanno tenendo: con i partiti di opposizione che hanno boicottato il voto; una situazione in Darfur che è ancora tutt’altro che stabilizzata, in cui in molti hanno denunciato il fatto che il voto, in effetti, è molto difficile, a causa delle situazioni contingenti, a causa del fatto che molti sfollati non hanno neanche potuto registrarsi per votare. Quindi, diciamo che gli occhi della comunità internazionale, ma anche gli occhi di molti sudanesi, sono rivolti ormai a quello che sarà il referendum del gennaio del 2011. Un momento critico per la storia del Paese, perché sono in molti a paventare la possibilità dello scoppio di nuove ostilità tra il Nord e il Sud, a seguito di questo referendum. Quindi, diciamo che sarà importante in questi mesi un’attività della comunità internazionale che, di fatto, in questi cinque anni non è riuscita a portare quello sviluppo e quella ricostruzione del Paese, che era stata una degli elementi fondanti di questo Accordo di pace.

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    Vertice sul nucleare a Washington

    ◊   Discutere misure concrete per affrontare la minaccia del terrorismo nucleare. Questo è l’obiettivo del vertice sulla sicurezza nucleare convocato dal presidente statunitense Barack Obama per oggi e domani a Washington, a pochi giorni dalla firma a Praga del nuovo Trattato Start tra Russia e Usa. Quarantasette i Paesi rappresentati al summit, più i delegati di Onu, Aiea e Unione Europea. Non sono stati invitati Iran e Corea del Nord. Il capo della Casa Bianca, negli incontri preliminari, ha già sottolineato come la possibilità che un'arma nucleare finisca nelle mani di organizzazioni terroristiche, come Al Qaeda, rappresenti "la più grande minaccia contro la sicurezza degli Stati Uniti". Ma quante possibilità reali ci sono che quantitativi di uranio arricchito o di plutonio arrivino ai terroristi? Giada Aquilino lo ha chiesto al prof. Maurizio Simoncelli, vicepresidente dell’Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo:

    R. – In realtà, di uranio e plutonio ce ne sono tantissime quantità con cui, secondo alcune stime, addirittura si dice che si potrebbero realizzare 120 mila bombe nucleari. Bastano 55 chili di uranio arricchito per realizzare una bomba nucleare artigianale. Se poi addirittura aggiungiamo che basta anche materiale radioattivo di altra provenienza per realizzare la cosiddetta bomba sporca - cioè una bomba esplosiva di tipo normale, con attorno materiale radioattivo che viene disseminato nell’atmosfera - comprendiamo che il pericolo c’è, ovviamente considerando anche la forza di queste organizzazioni terroristiche. Rimane però il problema che tantissimi Paesi continuano ad avere centinaia, se non migliaia, di queste bombe nucleari, che comunque costituiscono una minaccia per la sicurezza internazionale.

     
    D. – Il nucleare dell’Iran e quello della Nord Corea non sono al centro dei colloqui ufficiali, ma al vertice di Washington se ne parla comunque. Viste anche le tensioni degli ultimi mesi, la comunità internazionale come può controllare i programmi atomici di Teheran e Pyongyang?

     
    R. – Servirebbe un regime comune a tutti i Paesi che posseggono la tecnologia nucleare, sia ad uso pacifico sia ad uso militare; servirebbe un sistema di gestione e controllo a livello centralizzato dell’arricchimento di questi materiali fissili. Per cui, quando un Paese ha bisogno di materiale fissile per le proprie centrali nucleari, dovrebbe poter accedere ad una banca centrale, dove ritira tale materiale e riconsegna quello che ha utilizzato. Questo dovrebbe poter valere per tutti, non solamente per l’Iran.

     
    D. – Obama, per esempio, propone di mettere sotto chiave nei prossimi quattro anni tutti i quantitativi conosciuti di uranio altamente arricchito e di plutonio ...

     
    R. – Questa è la prospettiva di cui stiamo parlando. Bisogna vedere se poi tale norma andrebbe a valere per tutti. Dovrebbe funzionare anche un sistema di garanzia internazionale, che potrebbe avere nella stessa Agenzia internazionale per l’energia atomica l’organismo centrale di riferimento.

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    Appello dalla Terra Santa: ridare speranza ai palestinesi cristiani

    ◊   In anteprima per l’Italia, viene presentato oggi pomeriggio a Verona l’appello dei cristiani di Terra Santa "Kairos Palestina", frutto di un lungo lavoro delle Chiese cristiane per rispondere alla situazione sempre più drammatica in cui versa la regione mediorientale. Alla conferenza di presentazione dell’iniziativa, promossa da Pax Christi e Tavolo Terra Santa, intervengono padre Raed Abushalia, parroco a Taybeh, cittadina tra Gerusalemme e Ramallah, e Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana. Al microfono di Giada Aquilino, padre Raed Abushalia spiega cos’è “Kairos Palestina”:

    R. – Questo documento è stato lanciato l’11 dicembre 2009, prima di Natale, da teologi palestinesi, che hanno voluto lanciare un grido al mondo a nome dei palestinesi cristiani su quanto sta accadendo in Palestina, chiedendo la fine dell’occupazione e di questo conflitto.

     
    D. – Quindi sono i cristiani palestinesi a parlare …

     
    R. – Sì, sono capi religiosi e laici palestinesi, arabi e cristiani che hanno lanciato questo grido, simile a quello che si alzò in Sudafrica nel 1985, chiamato “Kairos Sudafrica”, affinché finisse il regime dell’apartheid. Tutti i capi, patriarchi e i vescovi, della Chiesa di Gerusalemme hanno approvato poi una lettera, dal titolo: “Abbiamo sentito il grido dei nostri figli”. Questa lettera è stata firmata dal patriarca Fouad Twal, dal patriarca ortodosso, dal patriarca armeno e da tutte le altre Chiese.

     
    D. – Qual è la realtà nei Territori oggi?

     
    R. – Il primo capitolo di questo documento parla della situazione generale: tutto sembra essere calmo, adesso, ma non c’è progresso, non si vede una via d’uscita. Si parla della privazione della libertà, dell’occupazione, del muro di separazione, degli insediamenti israeliani, della mancanza di libertà religiosa, dei profughi, dei prigionieri. A Gerusalemme succede di tutto: c’è l’emigrazione dei cristiani, non c’è un negoziato, c’è il conflitto interno tra Fatah e Hamas a Gaza, c’è la separazione tra Striscia di Gaza e Cisgiordania. La situazione è confusa. L’appello “Kairos” è stato lanciato come una parola di fede, una parola di speranza e una parola d’amore.

     
    D. – Lei è parroco in una cittadina completamente cristiana, l’ultima di Terra Santa. Come vivono i fedeli?

     
    R. – Sono parroco di Taybeh-Efraim, il piccolo villaggio dove Gesù si recò prima della sua Passione, e da allora è rimasto l’unico e l’ultimo villaggio interamente cristiano. E’ un luogo che ha anche sofferto molte emigrazioni: gli abitanti erano 3.400 negli anni Sessanta e ora siamo rimasti in 1.300. Questo vuol dire che abbiamo molti cristiani del villaggio che vivono un po’ dappertutto nel mondo: negli Stati Uniti, in Guatemala, in Cile, in Brasile, in Giordania, a Gerusalemme, nei Paesi del Golfo, in Australia e in Canada. Ciò a causa di quest’instabilità politica che ha portato anche ad un’instabilità economica: c’è una disoccupazione che arriva al 30-40 per cento. Inoltre, ora che esiste questo muro di separazione, gli abitanti non possono neanche andare a Gerusalemme per le feste di Pasqua o di Natale. Serve un permesso che non è facilmente concesso. Noi cerchiamo di trovare posti di lavoro per queste persone e abbiamo lanciato una serie d’iniziative, anche economiche, per dare un impiego. La nostra preoccupazione è incoraggiare quelli che sono rimasti a restare in Terra Santa. Perciò lancio quest’appello a tutti e dico prima di tutto che la responsabilità della presenza cristiana in Terra Santa non è soltanto dei cristiani della Terra Santa ma è di tutti i cristiani del mondo e di tutte le Chiese del mondo, perché la loro fede è nata lì, a Gerusalemme. Lancio poi anche un altro appello per il ritorno dei pellegrini: “Venite, non abbiate paura e non lasciateci da soli”. Quando avremo pace a Gerusalemme ci sarà pace in tutto il mondo, quando avremo la pace in Terra Santa, la Terra Santa sarà il Paradiso del mondo.

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    "Testimoni digitali": nuovo convegno della Cei sulla comunicazione

    ◊   “Testimoni digitali”: è il tema dell’incontro promosso dalla Conferenza episcopale italiana che dal 22 al 24 aprile riunirà a Roma esponenti del mondo della comunicazione e della cultura. Il Convegno arriva otto anni dopo l’incontro su “Parabole mediatiche” che nel 2002, all’indomani del Giubileo, rafforzò l’impegno della Chiesa italiana nel campo della comunicazione sociale. Luca Collodi ha chiesto a mons. Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio Nazionale Cei delle Comunicazioni Sociali, come la Chiesa guardi oggi ai nuovi media:

    R. – Tutti siamo consapevoli del fatto che Internet abbia modificato il nostro modo di vivere ed anche di pensare e, probabilmente, anche l’impatto nella dinamica delle relazioni quotidiane. Partendo da questa consapevolezza, abbiamo pensato che fosse il momento per fare nuovamente il punto, sia in ordine a quel che culturalmente significa la rete - pensiamo che il 67 per cento dei giovani, stando all’ultimo Rapporto del Censis, è presente su Facebook, e probabilmente, questo rappresenta un dato quantitativo che va, in qualche modo, interpretato; e, poi, a partire anche da quel che la rete significa per l’evangelizzazione, poiché la Chiesa non può certo prescindere dal linguaggio della gente cui intende far arrivare l’annuncio di Gesù Cristo.

     
    D. – Perché questo titolo del Convegno “Testimoni digitali”?

     
    R. – “Testimone” dice la priorità del soggetto che va considerato prima di ogni altra cosa e dice anche – essendo un testimone – il riferimento a qualcosa che ci sta a cuore: il Vangelo. Direi che la prospettiva, dunque, che muove il nostro Convegno non è meramente tecnologica o economica, ma ha a che fare con una sorta di cura per l’uomo e per l’uomo cui è destinato il Vangelo. “Digitale” è l’aggettivazione che connota questa nostra condizione attuale e che dice le variazioni che si sono, nel frattempo, introdotte, di fronte alle quali occorre un atteggiamento che non sia né pregiudizialmente chiuso, né ingenuamente aperto, ma sanamente critico, perché direi che la rete - così come ogni linguaggio - evidentemente deve essere interpretata ad occhi aperti.

     
    D. – Possiamo anche affrontare il tema dell’obiettivo di questo incontro: che cosa, alla fine, vi proponete?

     
    R. – Ci proponiamo sostanzialmente due obiettivi. Il primo, è quello di suscitare una discussione culturale intorno al fenomeno di Internet, che sta plasmando i vecchi e i nuovi media, nel senso che non li ha né eliminati, né introdotti di nuovi. Sta semplicemente rimodificando tutti i media. Ciò significa interpretare questo dato nuovo e significa fare il punto su questa situazione che offre grandi possibilità, ma che fa anche emergere inediti rischi: la rete, in altre parole, è sì il regno del possibile e di quello che non sospetteremmo, ma può essere anche soggetta a possibili deviazioni o a manipolazioni. Il secondo obiettivo è quello di far intendere che la comunicazione del Vangelo oggi non può prescindere da questo nuovo territorio che – come dice Benedetto XVI nel messaggio per la prossima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali – non va occupato, ma interpretato da persone che hanno a cuore il Vangelo. Credo che dal mondo della rete sorgano verso l’evangelizzazione molte provocazioni. La prima di queste è l’interattività, che è tipica del linguaggio della rete: probabilmente, il Vangelo ha l'interattività nel suo Dna e forse dobbiamo ritrovare questa capacità di saper sollecitare l’interlocutore, di toccarlo sulle corde giuste o di rianimarne il desiderio di ricerca. L’altro aspetto, poi, dice che la rete è, accanto all’interattività, anche la sua essenzialità: di qui forse una provocazione anche per il Vangelo che originariamente ha un dato molto essenziale, il “kerigma”. Forse ci richiama ad andare al cuore dell’Annuncio evangelico, a saper cogliere l’essenziale della posta in gioco, che è - appunto - la grande domanda su Dio. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Chiesa e Società



    Giornata della Memoria: la Chiesa al fianco degli ebrei contro l'antisemitismo

    ◊   “E’ l’occasione per ribadire ancora una volta, con fermezza, che la Chiesa cattolica è al fianco del popolo ebraico nella lotta contro l’antisemitismo”: cosi padre David Neuhaus, vicario del Patriarcato latino di Gerusalemme per le comunità cattoliche di espressione ebraica, parla all'agenzia Sir della Giornata della Memoria che si celebra oggi in Israele. “I giornali israeliani questa mattina danno risalto ad alcune dichiarazioni, poi smentite, di un vescovo emerito italiano – afferma il sacerdote - ma la Chiesa, è bene ripeterlo, è contro ogni forma di antisemitismo ed antiebraismo come hanno testimoniato molti ebrei sopravvissuti allo sterminio proprio grazie all’aiuto offerto loro dai cristiani. Un’ebrea ungherese, nella cerimonia di apertura della Giornata della Memoria, ieri sera allo Yad Vashem, lo ha chiaramente testimoniato dicendo che lei e suo fratello devono la vita ad una signora cristiana che li ha nascosti e nutriti”. Sempre ieri sera, aggiunge il gesuita, “hanno preso la parola alcuni sopravvissuti, tra cui una donna originaria di Fiume, che ha lanciato un bellissimo messaggio di universalità contro ogni discriminazione, odio e razzismo”. Allo Yad Vashem, con padre Neuhaus, era presente anche il nunzio apostolico, mons. Antonio Franco, che non più tardi di tre anni fa, aveva annunciato proprio al Sir, “la sua dolorosa rinuncia” alle celebrazioni della Giornata a causa del fatto che nello Yad Vashem, c’è una foto di Pio XII con una didascalia che ne evidenzia l’atteggiamento ambiguo nei confronti degli ebrei. Decisione poi rientrata. “La Chiesa – dichiara padre Neuhaus - ha intrapreso un positivo cammino di dialogo e ricerca con lo Yad Vashem: ci sono storici di ambo le parti che insieme studiano la Shoah. La didascalia, che non ci trova d’accordo, su Pio XII non è cambiata ma speriamo che tra i frutti di questo studio ci possa essere anche una considerazione diversa dell’operato di papa Pacelli e quindi anche il cambiamento della didascalia”. (R.P.)

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    Haiti: a tre mesi dal terremoto tra sgomberi forzati e sfide politiche

    ◊   C’è amarezza e tristezza fra i 7000 senza tetto costretti, a tre mesi esatti dal terremoto del 12 gennaio, a lasciare il campo allestito nello stadio Sylvio Cator della capitale Port-au-Prince, che le autorità hanno deciso di riparare per ripristinare le attività sportive. Secondo ‘Radio Metropole’, anche se alcuni sfollati hanno ricevuto tende sotto le quali ripararsi, non tutti ne hanno beneficiato e mancano le istruzioni su come riorganizzarsi. Molti dei cittadini colpiti dal terremoto, che oltre ai 230.000 morti ha lasciato senza tetto circa 1,2 milioni di persone, vivono ancora in una situazione molto precaria, in cortili, terreni o giardini che con le piogge in aumento si trasformano in campi di fango. Per amministrare i fondi devoluti dalla comunità internazionale - riferisce l'agenzia Misna - e riorganizzare il futuro del Paese, la Camera dei deputati, dominata dalla coalizione ‘Inite’ alleata del presidente René Préval, ha intanto approvato la “controversa” – così la definisce la stampa locale – Commissione interinale per la ricostruzione (Cirh), co-presieduta dall’ex presidente statunitense Bill Clinton, il cui mandato durerà 18 mesi. Il testo di legge, che prevede anche la proroga per lo stesso periodo dello stato d’emergenza, deve ancora passare al vaglio del Senato. Alle difficoltà di riorganizzazione del Paese – che già prima del terremoto soffriva di gravi carenze di infrastrutture – si somma quella dell’organizzazione di elezioni presidenziali, considerata la scadenza del mandato di Préval nel febbraio prossimo. Decine di migliaia di elettori sono deceduti sotto le macerie, centinaia di migliaia sono i documenti elettorali andati perduti, così come registri o carte d’identità, a cui si aggiunge la distruzione dei seggi. A conclusione di una missione tecnica nel Paese, l’Organizzazione degli Stati Americani (Osa) ha espresso il suo pieno appoggio alla preparazione del voto, ritenendo che sia fattibile nei termini costituzionali. (R.P.)

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    Thailandia: l’appello alla pace dell’arcivescovo di Bangkok

    ◊   Pace, negoziato, preghiera e, soprattutto, stop alla violenza: sono questi gli ingredienti necessari per risolvere la crisi in corso da alcuni giorni in Thailandia. A esporli all’agenzia Fides è l’arcivescovo di Bangkok, Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij, preoccupato per l’evoluzione violenta delle manifestazioni. “La situazione è molto delicata – afferma il presule – c’è un’evidente spaccatura politica tra le ‘camicie rosse’ che chiedono nuove elezioni e il governo legalmente riconosciuto e in carica legittimamente”. L’arcivescovo mette in guardia, inoltre, dalle “forze oscure che intendono far precipitare la situazione nel caos” e parla dell’esistenza di “un’agenda politica nascosta dietro queste manifestazioni di piazza. È opinione corrente che siano manovrate dall’ex premier Thaksin Shinawatra che finanzia i dimostranti”. La Thailandia si trova, dunque, in una fase in cui regna la confusione politica e sociale, all’interno della quale senza fatica s’insinuano gruppi che seminano violenza. Il presule si chiede dove si pensa di arrivare: “Non bisogna certo andare alla guerra civile – raccomanda – che sarebbe una tragedia nazionale. Speriamo la situazione possa evolversi pacificamente e chiediamo a tutte le parti in campo di rigettare la violenza e rispettare lo Stato di diritto”. Da un mese, cioè più o meno da quando le ‘camicie rosse’ hanno avviato le proteste e il governo ha dichiarato lo stato d’emergenza schierando l’esercito, i vescovi locali hanno mobilitato i fedeli per la preghiera con la quale chiedono a Dio la grazia della pace per la Thailandia. (R.B.)

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    Brasile: sempre più pesante il bilancio delle vittime dell’alluvione a Rio

    ◊   Continua ad aggravarsi il bilancio delle vittime dell’alluvione che nell’ultima settimana si è abbattuto sullo stato brasiliano di Rio de Janeiro: 229 i morti accertati finora e migliaia i senzatetto, molti dei quali sono poveri delle favelas che costituiscono la cintura intorno alla metropoli. Da più parti il disastro è stato definito la più grande inondazione degli ultimi 40 anni in Brasile e mentre i vigili del fuoco continuano a scavare tra le macerie nella speranza di trovare ancora qualcuno vivo, il sindaco della città Eduardo Paes ha ordinato l’evacuazione di oltre quattromila persone che abitano in otto favelas dell’area più colpita. I profughi riceveranno un sussidio tra i 100 e i 170 real mensili in attesa che vengano loro assegnate nuove abitazioni. La situazione più grave si è verificata nel Morro do Bumba, dove ci sono stati diversi crolli, e nella città satellite di Niteroi, dove decine di case sono state sepolte dai detriti e sono stati recuperati finora 34 cadaveri. Secondo le stime riferite dalla Misna, le persone rimaste senza casa sarebbero circa 50mila, per ora ospitati in alloggi di fortuna ricavati in edifici pubblici e scuole. Il sindaco Paes, duramente contestato, ha annunciato lo stanziamento di 100 milioni di reales, l’equivalente di 42 milioni di euro, per le opere di drenaggio delle acque. (R.B.)

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    In Kenya la prima Conferenza dei ministri della meteorologia in Africa

    ◊   Da oggi a Nairobi, in Kenya, la I Conferenza dei ministri responsabili della meteorologia in Africa, che nel corso della settimana discuteranno di cambiamenti climatici, di cui l’Africa risente in maniera particolare, e previsioni meteorologiche a lungo termine. L’obiettivo è trovare una strategia continentale in comune su clima e risorse dell’acqua; rafforzare il ruolo dei servizi meteo all’interno delle politiche governative dei Paesi e mitigare gli impatti negativi degli eventi climatici e del surriscaldamento globale del pianeta. L’Africa, ricorda una nota riportata dalla Misna, sta subendo diversi disastri naturali che sono facilmente collegabili al problema dei cambiamenti climatici e che hanno conseguenze sull’agricoltura e la sicurezza alimentare, sui trasporti, la sanità pubblica e la disponibilità di acqua. Entro giovedì o venerdì la Conferenza sarà chiamata a elaborare un documento finale che passerà al vaglio dei ministri e prima di sciogliersi dovrà approvare una Dichiarazione per lo sviluppo dei servizi su tempo, acqua e clima. (R.B.)

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    Bielorussia: positivo il dialogo tra cattolici e ortodossi

    ◊   “Se siamo insieme le nostre voci sono più forti”: questo è lo spirito con il quale, nei giorni scorsi, si è svolto l’incontro tra l’arcivescovo metropolita di Minsk-Mohilev, mons. Tadeusz Kondrusiewicz, e il presidente della Repubblica bielorussa, Aleksandr Lukashenko, all’interno dell’arcicattedrale cattolica della Beata Vergine Maria di Minsk. Il metropolita ha tenuto a evidenziare l’importanza dell’incontro e ha ricordato come gli ultimi meeting con il capo dello Stato e con Papa Benedetto XVI abbiano portato molti buoni frutti. In Bielorussia il dialogo interreligioso tra cattolici e ortodossi è molto positivo e questo stupisce molti stranieri, sottolinea ancora l’arcivescovo, riportato dall’agenzia Zenit. Secondo il presule, ciò è dovuto sia all’impegno profuso nel mantenere buone relazioni, sia alla testimonianza di pace e alla comune aspirazione all’unità. La televisione di Stato bielorussa, inoltre, trasmette regolarmente le Messe sia dalle chiese cattoliche che da quelle ortodosse e i rappresentanti di entrambe le confessioni partecipano a eventi organizzati dalle due Chiese. Comune, inoltre, la posizione su alcune questioni che l’arcivescovo definisce “sfide della nostra epoca, molte delle quali minacciose”: unioni omosessuali, aborto, eutanasia, ormai sostenute dai governi di molti Paesi occidentali. “La vita, tuttavia – ammonisce – è il dono più grande che sia mai stato fatto all’uomo, e a questo proposito non dobbiamo agire contro la volontà di Dio”. (R.B.)

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    Canada: appello dei vescovi per estendere le cure palliative a tutta la popolazione

    ◊   Un’opposizione ferma a qualunque proposta di legge che in qualche modo promuova l’eutanasia e cancelli così le pene previste per chi compie assistenza al suicidio: è l’appello al governo federale di Ottawa, in Canada, rivolto dai vescovi canadesi che chiedono nel contempo all’Esecutivo di mettere a disposizione di tutti i cittadini le cure palliative. È quanto riportato dall’Osservatore Romano del messaggio inviato da Pierre Morrissette, presidente della Conferenza episcopale canadese e vescovo di Saint Jérôme, al primo ministro Stephen Harper. Il presule scrive che tutti i media del Paese stanno concentrando l’attenzione sul progetto di depenalizzazione dell’eutanasia, mentre i vescovi intendono incoraggiare i politici a prendere posizione e assicurare alla popolazione canadese la possibilità di scegliere cure palliative che consentano a quanti sono arrivati alla fase finale della vita, di morire con dignità. Stando ai dati riportati dal vescovo, che fanno parte di un’indagine realizzata nel 2005, oggi solo il 15% dei canadesi ha possibilità di ricorrere alle cure palliative e questa percentuale scende al 3 nel caso di bambini gravemente ammalati. Le cure palliative, secondo i vescovi, devono essere estese su scala nazionale nella sanità pubblica, cui possono avere accesso sia le comunità sia le singole famiglie. Tornando al tema dell’eutanasia, infine, la Conferenza episcopale ricorda l’aspro dibattito in Parlamento nel maggio 2009, quando la parlamentare Francine Lalonde presentò una proposta di legge in favore della depenalizzazione dell’assistenza al suicidio. (R.B.)

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    In Bangladesh il primo gruppo di volontari per il recupero dei bambini di strada

    ◊   È una battaglia che si combatte ogni giorno per strada, quella di strappare dalla droga e dalla povertà i bambini abbandonati nel Bangladesh e non sempre si vince: lo sanno bene il sacerdote locale padre Pradeep Perez e il missionario italiano fratel Lucio Beninati, del Pontificio istituto missioni estere (Pime), da 10 anni nel Paese, che hanno organizzato il primo corso di formazione per volontari che si occuperanno dei bambini di strada a Dhaka. Il corso è partito il 9 aprile scorso e alla prima giornata d’incontro hanno partecipato 70 persone, molte delle quali di fede islamica. Sia il religioso, infatti, che fratel Lucio, soprannominato affettuosamente ‘Bahi’, sono diventati “fratelli maggiori” che hanno aiutato centinaia di bambini a uscire dal tunnel della droga e della malavita. Sono molte le persone che all'agenzia AsiaNews hanno voluto testimoniare il proprio affetto: una mamma musulmana definisce il missionario italiano “un modello da seguire”, tanto che ha permesso alla propria figlia di aderire all’iniziativa nonostante la diversità della fede. “Ha imparato ad amare i poveri e a lavorare per gli altri – ha detto – e la sua vita è cambiata”. Per Bridget Corrya, insegnante cattolica che nel tempo libero si dedica al recupero dei bambini di strada, l’esperienza è “un modo per amare Cristo e servirlo”. Tra i partecipanti al corso anche due giovani islamici, ex bambini di strada, che hanno avuto la forza di ‘tirarsi fuori’ anche grazie all’impegno dei missionari. (R.B.)

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    Pasqua nello Sri Lanka: in una parrocchia di Kandana soccorsi 200 poveri

    ◊   Oltre 200 poveri in un giorno solo sono stati oggetto di cure mediche la domenica di Pasqua presso la parrocchia di Kandana, diocesi di Colombo, nello Sri Lanka. La parrocchia di San Sebastiano non è nuova a questo genere di iniziative: in passato, infatti, aveva organizzato cliniche mobili per i poveri e in futuro, ha già fatto sapere ad Asianews, il progetto sarà esteso a tutto il distretto di Gampaha. Grazie all’adesione di dieci medici governativi, alcuni provenienti da lontano, dai distretti di Kurinegala e Puttalam, sono state erogate visite specialistiche e forniti farmaci a titolo completamente gratuito alla popolazione indigente: una donna di 73 anni, ad esempio, ha ottenuto un paio di occhiali nuovi, un uomo di 77 ha ricevuto medicinali che deve prendere con regolarità e che non sempre la famiglia può permettersi. Grande soddisfazione per l’esito della giornata è stata espressa dal parroco, padre Mahendra Gunatilake. (R.B.)

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    Kenya: ad agosto sarà inaugurato un nuovo monastero di clausura delle recollette

    ◊   Il termine che tutti sperano venga rispettato è il 28 agosto: proprio nel giorno in cui si festeggia Sant’Agostino, infatti, Dottore della Chiesa e vescovo africano, dovrebbe esse inaugurato il nuovo monastero di clausura delle monache recollette del Messico in Kenya, nella diocesi di Lodwar, la cui cattedrale è già dedicata a Sant’Agostino. Sarà il secondo monastero delle recollette nel Paese africano, ricorda l’agenzia Zenit: il primo venne fondato tre anni fa dalle suore della Federazione spagnola a Wote e proprio presso le sorelle europee le religiose alloggeranno finché la struttura non sarà completata. In vista dell’apertura del nuovo monastero, due suore della Federazione delle recollette del Messico sono andate in visita in Kenya e hanno incontrato il vescovo di Lodwar, mons. Patrick Joseph Harrington. Le religiose sono rimaste particolarmente colpite dall’estrema povertà della popolazione come degli sforzi che la Chiesa ha fatto in questi anni in direzione dell’evangelizzazione e dell’aiuto spirituale e materiale degli abitanti della regione turkana. Nel monastero di Wote già fioccano le vocazioni e si spera che questo accada presto anche a Lodwar, dove fino ad ora non esisteva alcuna comunità di vita contemplativa. Nel monastero vivranno cinque suore appartenenti a tre comunità federate e si sosterranno con il lavoro manuale della produzione di ostie, con il confezionamento di uniformi per le scuole, il ricamo e l’orto. La struttura sarà dotata di un pozzo della capacità di 10mila litri d’acqua all’ora, magazzini sopraelevati, recinzione che la separerà dalla vicina scuola. (R.B.)

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    La città più giovane della Bolivia riconosce il lavoro sociale della Chiesa

    ◊   Nella cappella di santa Maria Maddalena della parrocchia “Jesús Obrero”, il Consiglio comunale della città di El Alto, guidato dal suo presidente, Cristina Martin, si è riunito per premiare 12 istituzioni che sotto la guida del vescovo lavorano in vari progetti sociali. La cerimonia - riferisce l'agenzia Fides - si è svolta in occasione della celebrazione del Giubileo d'argento della città più giovane della Bolivia. Uomini e donne negli ultimi anni hanno avuto un compito specifico: quello di aiutare i bisognosi, che sono la maggioranza in questa città. "Grazie alle opere di promozione sociale della Chiesa cattolica nella diocesi di El Alto, grazie a tutti i responsabili dei progetti e ai Consiglieri che hanno reso realtà questo premio" ha detto emozionato il vescovo di El Alto, mons. Jesús Juárez Parraga. "E’ una grande notizia e anche un grande evento, perché unisce la realtà politica con il lavoro della Chiesa" ha detto grata per l'onorificenza attribuita all’Associazione Virgen Niña, una rappresentante delle suore di Cristo Crocifisso, suor Maria Antonia Lorda. L'Associazione ha come missione l'impegno per i settori più bisognosi, con la promozione attraverso l'istruzione, e l'assistenza con i servizi di base come la sanità e la nutrizione. "E' una gioia condividere con la città di El Alto il suo anniversario, e siamo orgogliosi di servire i più poveri" ha detto il presidente della Fondazione Burgosmarka, padre Juan Carlos Devesa, che lavora con i giovani a rischio che vivono in strada. L'aiuto che viene offerto ai giovani e agli adolescenti, nella maggior parte giovani in età scolare di livello secondario, è proprio l'istruzione, l’assistenza sanitaria e l'introduzione ai laboratori di lavori tecnici. (R.P.)

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    Colombia: inaugurata la mostra sulle Riduzioni del Paraguay

    ◊   Una mostra per esaltare le ‘Riduzioni’, le comunità così chiamate dai gesuiti, sarà inaugurata oggi a Bogotà, capitale della Colombia, presso il palazzo centrale dell’università Javeriana in occasione delle celebrazioni del Bicentenario. ‘Las Reducciones del Paraguay’, racconta la Fides, è un’esposizione che si è resa possibile grazie alla collaborazione del movimento ecclesiale ‘Comunione e liberazione’ della Colombia, le associazioni santo Toribio e san Luigi, con il supporto della Pontificia università javeriana, dell’università cattolica della Colombia e dell’ambasciata del Paraguay in Colombia. Le ‘Riduzioni’ in Paraguay sono comunità nate dal desiderio di missionari e indigeni di vivere il cristianesimo pienamente e per questo diventano un modello sociale, politico e produttivo che vale la pena di essere imitato. Le ‘Riduzioni’ sono considerate luoghi esempio del bene comune nell’America latina e insegnano come il cristianesimo vissuto pienamente crei una nuova forma di civiltà. Grazie alla mostra è facile comprendere come le persone vivevano nelle 'riduzioni' ed è possibile recuperare parte della memoria storica del Paese, un aspetto non particolarmente riconosciuto: il fatto che la Chiesa è sempre stata fattore di identità e fonte di unità. (R.B.)

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    Viaggio in Spagna e America Latina del Preposito generale della Compagnia di Gesù

    ◊   In occasione della beatificazione, il 18 aprile, di padre Bernardo de Hoyos, dal 16 al 19 aprile il Preposito generale dei gesuiti, padre Adolfo Nicolás. si recherà in Spagna dove, tra l’altro, incontrerà i confratelli giunti a Villagarcía de Campos per lo stesso evento. Al termine della visita, il 19 aprile, parteciperà all'inaugurazione, presso la Pontificia Università di Comillas, del Congresso internazionale su: "Fondamenti e dimensioni costitutive dell'essere sacerdoti". Nella stessa giornata partirà quindi alla volta del Centroamerica, per una visita di 11 giorni durante la quale, oltre alle Province del Messico e del Centroamerica, visiterà brevemente anche Haiti, passando per la Repubblica Dominicana. Tra gli scopi principali del viaggio in Messico vi è la partecipazione all'incontro delle Università dei gesuiti di tutto il mondo sul tema: “Networking Jesuit Higher Education for a Globalizing World”, che si svolgerà a Mexico City dal 22 al 24 aprile. Nei giorni precedenti, il padre Nicolás si incontrerà con i gesuiti messicani, gli amici e i benefattori. Dal 24 aprile sarà quindi nella Provincia Centroamericana: a El Salvador si incontrerà con la Famiglia Ignaziana e visiterà alcune delle principali opere della Compagnia in quel Paese. Si recherà poi in Nicaragua il 26 aprile, e il 27 a Panamá, dove visiterà il noviziato e inaugurerà la nuova sede del Colegio Xavier. Il 28 aprile arriverà nella Repubblica Dominicana (Provincia delle Antille), per proseguire il 29 ad Haiti, dove vuole rendersi conto della situazione del popolo haitiano e incoraggiare i Padri che vi lavorano e che sono attivamente impegnati negli aiuti ai terremotati e nella ricostruzione del Paese dopo il disastroso terremoto del 12 gennaio scorso. (L.Z.)

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    Incontro promosso dalla Santa Sede al Palazzo di Vetro di New York su 'donne e famiglia'

    ◊   “Le donne nella società contemporanea: diaspore e famiglie”: è il titolo dell’incontro promosso oggi al Palazzo di Vetro di New York dalla Missione di Osservazione Permanente della Santa Sede insieme alla Fondazione Path to Peace e al Centro Vincenziano per la Chiesa e la Società; il dibattito si svolge a margine della 43.ma sessione della Commissione delle Nazioni Unite su popolazione e sviluppo (12-16 aprile). Interverranno il reverendo Jean-Pierre Ruiz, docente di Teologia alla St. John’s University, Michelle Viegas, dell’organizzazione Worldfund per l’istruzione dell’infanzia povera in America Latina, Anastasia Brown, direttore dei Servizi per i Migranti e i Rifugiati della Conferenza episcopale statunitense e Marilyn Martone, docente alla St. John’s University, che modererà l’evento. Obiettivo dell’iniziativa è quello di individuare le tendenze e i problemi demografici attuali che incidono sulla famiglia a livello nazionale e mondiale, per discutere le migliori prassi e un approccio etico alle difficoltà dei nuclei familiari nei Paesi di accoglienza e di origine. In tale ottica la tavola rotonda potrà costituire un’utile opportunità di confronto sull’impatto del fenomeno migratorio e un forum di scambio di saperi ed esperienze. (A cura di Marina Vitalini)

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    Domani la presentazione di un volume sulla “sollecitudine ecclesiale” di Pio XI

    ◊   Sarà presentato domani presso la sede della Radio Vaticana a Roma alle 17.30, il volume “La sollecitudine ecclesiale di Pio XI. Alla luce di nuove fonti archivistiche”, curato da don Cosimo Semeraro, segretario del Pontificio comitato di Scienze storiche. Il libro, ricorda l’agenzia Sir, è edito dalla Libreria Editrice Vaticana. All’incontro, moderato dal giornalista della Radio Vaticana Fabio Colagrande, parteciperanno il cardinale Attilio Nicora, presidente dell’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica (Apsa); mons. Sergio Pagano, prefetto dell’Archivio segreto vaticano e Rita Tolomeo, ordinario di Storia contemporanea all’università di Roma La Sapienza. Nell’opera sono raccolti gli atti del convegno internazionale su Pio XI svoltosi nel febbraio 2009 e si toccano temi importanti come l’apertura dei fondi archivistici sul pontificato di Papa Ratti, concessa nel 2006 da Benedetto XVI, si traccia un bilancio della storiografia esistente su Pio XI alla luce della nuova documentazione e si pone l’accento sulla “sollecitudine pastorale” del Pontefice riguardo le necessità della Chiesa, tema nuovo nell’ambito della storiografia che fino ad ora si era concentrata sulle questioni politico-amministrative. Il volume fa parte della collana “Atti e documenti” diretta da don Semeraro e riguardante tutti i campi della storia della Chiesa. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Kirghizistan: la crisi politica rischia di degenerare in nuovi scontri

    ◊   In Kirghizistan rischia di precipitare in nuove violenze il braccio di ferro a distanza tra il governo ad interim, salito al potere dopo la sanguinosa rivolta della scorsa settimana, e il presidente deposto Bakiev che si è rifugiato nel sud del Paese. Intanto il nuovo esecutivo incassa il riconoscimento degli Stati Uniti che segue quello già espresso nei giorni scorsi dalla Russia. Il servizio di Marco Guerra:

    Dopo i deboli tentativi di negoziato, tra il governo ad interim di Rosa Otunbayeva e il presidente deposto Bakiev è il momento del muro contro muro. In una conferenza stampa tenuta questa mattina, l’ex capo di Stato ha annunciato manifestazioni e proteste da parte dei suoi sostenitori a partire da domani nella parte meridionale del Paese, dove egli stesso ha trovato riparo dopo il golpe. Parlando alla stampa Bakiyev ha inoltre avvertito che qualunque tentativo di sequestrarlo o ucciderlo si concluderebbe con un massacro. Poche ore prima un esponente del nuovo esecutivo aveva annunciato nuove misure contro Bakiev, mentre il vicecapo del governo aveva parlato di un’imminente operazione speciale che si starebbe preparando nei minimi dettagli per evitare nuove vittime. La comunità internazionale intanto resta a guardare. Mentre gli Stati Uniti, preoccupati per il proseguimento della concessione all'uso della base militare di Manas, che ha ripreso a funzionare regolarmente, si schierano definitivamente con il governo provvisorio. L'ambasciata americana in Kirghizistan ha infatti dichiarato di aver preso contatti con il governo provvisorio, di voler presto incontrare i suoi vertici e, cosa ancora più significativa, che non concederà asilo politico al presidente deposto Bakiyev.

     
    Afghanistan
    Il portavoce del governo della provincia afghana di Helmand ha precisato di non aver mai parlato di un legame fra i tre italiani di Emergency fermati ed Al Qaida. Sulla vicenda è intervenuto anche il ministero dell'interno di Kabul, sottolineando che l'inchiesta, sia sulle armi trovate nell'ospedale di Emergency a Lashkar-Gah sia sul fermo di nove persone, è ancora in corso e, per il momento, non si può fare alcuna ipotesi sugli sviluppi della vicenda. Sul campo, intanto, proseguono le violenze. Oggi truppe Nato hanno sparato, nella provincia di Kandahar, contro un autobus causando la morte di almeno quattro civili e il ferimento di altri 18. Dura la condanna del presidente Karzai. E sempre a Kandar un fallito attentato suicida ha scatenato una sparatoria in cui sono stati uccisi due talebani.

    Pakistan
    Proseguono gli scontri nella regione tribale di Orazkai, nel Pakistan nordoccidentale, dove 38 militanti islamici integralisti sono stati uccisi dalle forze di sicurezza pakistane. Nello scontro sono morti anche 2 soldati di Islamabad. Secondo fonti di stampa pakistane, i militanti avrebbero tentato di sfondare due posti di blocco eretti a Shareen Darra dall'esercito pakistano durante l’avanzata nella regione, considerata una roccaforte di diversi gruppi talebani.

    Grecia
    “Solidarietà e responsabilità”, sono questi secondo il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, i due pilastri sui quali si basa il piano di aiuti alla Grecia varato dai ministri dell’area Euro. Nel complesso sono stati stanziati prestiti per 30 miliardi che verranno erogati sotto l’ombrello di Bce e Fmi. Il servizio di Stefano Leszczynski:

    Solo Atene potrà decidere se è arrivato il momento di usare ''la pistola sul tavolo'', come il premier Papandreou ha definito ieri il meccanismo di sostegno messo a punto dall'Eurogruppo. Di fatto l'accordo raggiunto dai Ministri delle Finanze di Eurolandia stabilisce che i 16 Paesi della moneta unica parteciperanno, se necessario, alla concessione di prestiti bilaterali alla Grecia, in misura proporzionale alle rispettive quote di partecipazione nel capitale della Banca centrale europea. Il tetto massimo è fissato in trenta miliardi di euro a un tasso d'interesse pari a circa il 5%, ai quali andranno ad aggiungersi altri 12 o 15 miliardi di Euro stanziati dal Fondo monetario internazionale. E già a partire da oggi – si legge in un comunicato ufficiale- i tecnici della Commissione europea, del Fmi, della Bce e del governo greco si metteranno al lavoro per definire un programma congiunto d'azione. Poi la parola passerà alla concretezza dei mercati, sui quali dovrebbero pesare positivamente le parole di apprezzamento del presidente del Consiglio Ue, Herman Van Rompuy, secondo il quale l'accordo raggiunto “contribuirà alla stabilità finanziaria del Paese ellenico e di tutta la zona dell'euro”.

     
    Elezioni in Ungheria: vince la destra
    Svolta a destra in Ungheria alle elezioni politiche di ieri; sconfitti i socialisti al potere da otto anni, mentre netta è stata la vittoria per i conservatori, che hanno conquistato la maggioranza dei seggi già al primo turno. Successo anche per l’estrema destra, che entra per la prima volta nel Parlamento di Budapest, mentre i Verdi sono diventati la quarta forza del Paese magiaro. Per l’assegnazione dei rimanenti seggi si dovrà attendere il prossimo 25 aprile, quando si terrà il ballottaggio.

    Belfast: esploso un ordigno davanti alla sede dei servizi segreti britannici
    Nella notte è esploso a Belfast, in Irlanda del Nord, un ordigno vicino alla sede dei servizi segreti britannici (MI5). L’attentato avviene nel giorno del trasferimento di poteri, nei settori di polizia e giustizia, da Londra al governo autonomo nordirlandese. L’esplosivo era stato collocato a bordo di un taxi sequestrato dai terroristi. L’azione è stata rivendicata dalla Real Ira, uno dei gruppi repubblicani irriducibili dell'Ulster. Condanna unanime delle autorità politiche locali.

    Thailandia
    Resta alta la tensione in Thailandia, dove stamani sono state portate in processione, per le strade di Bangkok, le bare dei manifestanti uccisi nei disordini di sabato. Le violenze tra le forze di sicurezza e le “camice rosse” che contestano il governo, hanno provocato 21 morti, tra i quali un cameraman giapponese della Reuters, ed almeno 800 feriti. Il primo ministro Vejiajiva sostiene che dietro gli scontri ci sarebbero alcuni terroristi infiltrati. Ma l’opposizione continua puntare il dito contro il governo escludendo qualsiasi tipo di negoziato. Intanto la Commissione elettorale ha votato oggi per lo scioglimento del Partito democratico, guidato dal premier Vejjajiva, in relazione a una donazione che supera i limiti fissati dalla legge. Il caso costituisce un’ulteriore spina nel fianco per il primo ministro già indebolito dalle manifestazioni di piazza. Il giudizio sarà sottoposto nei prossimi giorni alla Corte costituzionale per la decisione finale.

    Birmania: il premio Nobel per la pace in ospedale per accertamenti
    La leader dell’opposizione birmana, Aung San Suu Kyi, è stata sottoposta ad alcuni esami cardiologici presso il General Hospital di Rangoon. Il premio Nobel per la pace è rimasta nell’ospedale della capitale solo il tempo necessario per gli accertamenti, dovendo tornare subito nella sua abitazione, dove sta scontando gli arresti domiciliari Già in precedenza la leader democratica birmana ha sofferto per problemi al cuore e ogni mese è visitata da un medico a domicilio.

    Russia: ucciso giudice impegnato nella lotta ai gruppi ultranazionalisti
    Un alto magistrato russo, Eduard Chuvashov, è stato ucciso questa mattina a Mosca con due colpi d'arma da fuoco, mentre usciva da casa. Si è trattato, probabilmente, di un omicidio per vendetta, essendo Chuvashov impegnato nella lotta alla criminalità di gruppi ultranazionalisti, in particolare skinhead e naziskin. Proprio lo scorso febbraio il giudice aveva condannato, a pene da sei a 23 anni di prigione, nove esponenti del gruppo estremista dei “Lupi Bianchi”, accusati di violenze e omicidi a sfondo etnico. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Carla Ferraro)

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 102

     
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