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Sommario del 11/04/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa al Regina Caeli: urge testimoniare l'Amore misericordioso di Dio
  • "La Sindone ci ricorda che Gesù ha preso su di sé ogni nostra sofferenza". Così ieri il cardinale Poletto nella Messa di apertura dell'Ostensione del sacro lenzuolo
  • Oggi la Chiesa celebra la Festa della Divina Misericordia
  • Messaggio del cardinale Tarcisio Bertone e lettera dei vescovi maltesi in vista del viaggio apostolico di Benedetto XVI a Malta
  • Il 19 aprile, nel V anniversario dell'elezione di Benedetto XVI, pranzo del Papa con i cardinali
  • Oggi in Primo Piano

  • Sudan al voto per eleggere il presidente e rinnovare il Parlamento
  • In Rwanda 16.mo anniversario del genocidio. Ban Ki-moon: “Perseguire i colpevoli”
  • Chiuso a Roma il Forum nazionale dei giovani in preparazione alla 46.ma Settimana Sociale dei cattolici
  • Anno Sacerdotale: la testimonianza del rettore della Cappella della Sapienza
  • Chiesa e Società

  • Crisi economica e immigrazione tra i temi affrontati in un'intervista dal cardinale Bagnasco
  • Il cardinale Tettamanzi: "Aiutare i poveri è un’urgenza sociale e politica"
  • Il viaggio del Cardinale Bertone in Cile: ieri la visita alle zone colpite dal sisma
  • Lettera del vescovo di Stoccolma mons. Arborelius su casi di abusi
  • Mons. Shomali sarà consacrato vescovo il 27 maggio a Betlemme
  • Completato il processo istruttorio per 15 missionari martiri in Laos
  • Formazione del clero al centro della prossima Assemblea dei vescovi boliviani
  • Tredici vescovi a Roma per denunciare lo sfruttamento delle risorse in Amazzonia
  • Brasile, celebrazioni per i 50 anni di Brasilia e dell'arcidiocesi
  • In Etiopia la costruzione di un ospedale accanto alla missione delle Figlie di Maria Ausiliatrice
  • A Vibo Valentia la processione dell’Affruntata per dire ‘no’ alle cosche
  • 24 Ore nel Mondo

  • Polonia: 7 giorni di lutto nazionale per la tragedia aerea costata la vita al presidente Kaczynski e ad altre 95 persone
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa al Regina Caeli: urge testimoniare l'Amore misericordioso di Dio

    ◊   La missione della Chiesa è di portare a tutti il lieto annuncio, la gioiosa realtà dell’Amore misericordioso di Dio. E' quanto ha detto stamani Benedetto XVI a Castelgandolfo durante la recita del Regina Caeli. Il Santo Padre ha anche assicurato la preghiera di suffragio per le vittime dell’incidente aereo avvenuto ieri in Russia e costato la vita, oltre al presidente Lech Kaczynski, anche a diverse autorità dello Stato Polacco. Il Pontefice si è poi soffermato sulla Festa della Divina Misericordia. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    L’odierna domenica conclude l’Ottava di Pasqua, come un unico giorno “fatto dal Signore”, contrassegnato con il distintivo della Risurrezione e della gioia dei discepoli nel vedere Gesù. Fin dall’antichità questa domenica è detta “in albis”. Giovanni Paolo II – ha ricordato il Papa - ha intitolato questa stessa domenica alla Divina Misericordia, in occasione della canonizzazione di suor Maria Faustina Kowalska, il 30 aprile del 2000.

    “Di misericordia e di bontà divina è ricca la pagina del Vangelo di San Giovanni (20,19-31) di questa Domenica. Vi si narra che Gesù, dopo la Risurrezione, visitò i suoi discepoli, varcando le porte chiuse del Cenacolo. Sant’Agostino spiega che le porte chiuse non hanno impedito l’entrata di quel corpo in cui abitava la divinità”.

    Gesù mostra i segni della passione, fino a concedere all’incredulo Tommaso di toccarli. Come è possibile, però, che un discepolo possa dubitare?

    “In realtà, la condiscendenza divina ci permette di trarre profitto anche dall’incredulità di Tommaso oltre che dai discepoli credenti. Infatti, toccando le ferite del Signore, il discepolo esitante guarisce non solo la propria, ma anche la nostra diffidenza”.

    La visita del Risorto non si limita allo spazio del Cenacolo, ma va oltre, affinché tutti possano ricevere il dono della pace e della vita con il “Soffio creatore”. Infatti, per due volte Gesù disse ai discepoli: “Pace a voi!”, e aggiunse: “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”.

    “È questa la missione della Chiesa perennemente assistita dal Paraclito: portare a tutti il lieto annuncio, la gioiosa realtà dell’Amore misericordioso di Dio, perché – come dice san Giovanni – crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché credendo, abbiate la vita nel suo nome”.

    Alla luce di questa parola, il Santo Padre incoraggia, in particolare, tutti i Pastori a seguire l’esempio del santo Curato d’Ars, Giovanni Maria Vianney:

    “L’esempio del Santo curato d’Ars che, nel suo tempo, ha saputo trasformare il cuore e la vita di tante persone, perché è riuscito a far loro percepire l’amore misericordioso del Signore. Urge anche nel nostro tempo un simile annuncio e una simile testimonianza della verità dell’Amore”.

    Dopo il Regina Caeli il Papa ha espresso il proprio cordoglio per il tragico incidente aereo in Russia in cui hanno perso la vita il presidente della Polonia e diverse alte autorità dello Stato polacco e tutto il seguito, compreso l’arcivescovo ordinario militare. Il Santo Padre ha rivolto poi uno speciale saluto ai pellegrini convenuti a Roma in occasione dell’odierna domenica della Divina Misericordia, auspicando che “l’immagine di Gesù misericordioso” risplenda nella vita di ognuno. Il Pontefice ha infine ricordato che ieri ha avuto inizio a Torino la solenne Ostensione della sacra Sindone:

    “Anch’io, a Dio piacendo mi recherò a venerarla il prossimo 2 maggio. Mi rallegro per questo evento, che ancora una volta sta suscitando un vasto movimento di pellegrini, ma anche studi, riflessioni e soprattutto uno straordinario richiamo verso il mistero della sofferenza di Cristo”.

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    "La Sindone ci ricorda che Gesù ha preso su di sé ogni nostra sofferenza". Così ieri il cardinale Poletto nella Messa di apertura dell'Ostensione del sacro lenzuolo

    ◊   Finalmente è arrivato il momento tanto atteso: “i nostri occhi stupiti e commossi” possono fermarsi a fissare impressa nella Sindone “l’immagine silenziosa ma fortemente eloquente di un uomo crocifisso, che presenta in modo impressionante tutti i segni caratteristici delle violenze subite dal corpo di Gesù durante la sua Passione, così come sono descritte dai Vangeli”. E’ quanto ha detto ieri l’arcivescovo di Torino, cardinale Severino Poletto, durante la Santa Messa di apertura dell’Ostensione della Sindone. Ieri oltre 12 mila persone hanno sostato davanti al sacro lenzuolo. Oggi si prevede un'affluenza di decine di migliaia di persone. Durante l'omelia, il porporato ha anche sottolineato che le parole “Passio Christi, Passio hominis” scelte come motto di questa Ostensione invitano a mettere in relazione la Passione “così carica di sofferenza del Signore Gesù con le tante passioni, croci e sofferenze che nel corso della storia ed in particolare anche oggi segnano la vita dell’umanità”. Quale significato ha dunque l’Ostensione della Sindone in questo particolare momento storico e umano per la Chiesa? Luca Collodi lo ha chiesto al cardinale Severino Poletto:

    R. – Il significato di un Cristo sofferente, come i suoi discepoli, che nella storia devono essere sempre sofferenti, perché Gesù ha detto: “Beati voi quando vi perseguiteranno e diranno ogni male contro di voi per causa mia; godete ed esultate perché grande è la vostra ricompensa nei cieli”. La Sindone ci dice: “Voi state soffrendo? Guardate me, ho sofferto più di voi e prima di voi. Perciò abbiate fiducia, io ho vinto il mondo”. Questa è la Parola di Gesù, che diventa motivo di speranza, di conforto, e balsamo di consolazione per tutte le persone di Chiesa, dal Santo Padre in giù, che sono attaccate ingiustamente.

     
    D. – La Sindone è una sfida per l’uomo e la sua ragione?

     
    R. – Questa frase l’ha detta Giovanni Paolo II nel ’98. Esattamente Papa Wojtyla non ha utilizzato il termine ‘ragione’, ma una parola analoga. E’ una sfida per l’intelligenza. E il Papa però ha anche spiegato in quale senso sia una sfida per l’intelligenza: guardando la Sindone, noi possiamo sentirci stimolati a mettere in rapporto questa sofferenza che si vede nell’immagine sindonica con quello che leggiamo sui Vangeli riguardo la Passione e la morte di Gesù.

     
    D. – Si può 'leggere' la Sindone con gli occhi della fede e della scienza nello stesso istante?

     
    R. – La scienza fa le sue ricerche. La scienza non è ancora riuscita a spiegare come si sia formata quell’immagine. La scienza ha dovuto cedere a tutti i tentativi fatti di costruirla artificialmente, per cui deve concludere che non è un manufatto e che non è un dipinto. La scienza deve proseguire nelle sue ricerche, perché Giovanni Paolo II nel 1998 disse che non è compito della Chiesa stabilire se la Sindone è autentica, se si tratta del lenzuolo che ha avvolto il corpo di Cristo nella sepoltura. Ma la fede invece dice che siamo stimolati a formulare domande dentro di noi sul rapporto tra questo sacro lino e la vicenda storica di Gesù. Fede e scienza devono essere in collaborazione tra loro. Non si annullano a vicenda, devono essere l’una al servizio dell’altra. Naturalmente, la fede va oltre.

     
    D. – Un milione e mezzo di persone hanno prenotato via Internet il passaggio davanti alla Sindone, per un momento di preghiera davanti al sacro lenzuolo. C’è una ricerca del mistero nell’uomo di oggi, che non accenna a diminuire?

     
    R. – Io credo che il mistero di Dio e la nostalgia di Dio alberghi nel cuore anche dei non credenti, perché anche loro hanno dentro di sé una coscienza; sanno di non avere le risposte per tutti gli interrogativi che nascono interiormente. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Oggi la Chiesa celebra la Festa della Divina Misericordia

    ◊   “Desidero che la prima domenica dopo Pasqua sia la Festa della Mia Misericordia. Figlia Mia, parla a tutto il mondo della Mia incommensurabile Misericordia!”: è il messaggio affidato da Gesù negli anni Trenta a suor Faustina Kowalska, diffuso nei 5 Continenti attraverso congregazioni religiose, istituti secolari, sacerdoti, confraternite e associazioni che hanno dato vita al movimento della Divina Misericordia. La giornata, che la Chiesa celebra oggi, vuole avvicinare alla verità rivelata nella Sacra Scrittura. Ai fedeli si chiede di dedicarla alla preghiera, implorando la misericordia Divina per tutto il mondo, soprattutto per i peccatori. Ma quale insegnamento è possibile trarre dai colloqui che la religiosa polacca ha avuto con Cristo? Tiziana Campisi lo ha chiesto a don Jozef Bart, rettore della chiesa romana di Santo Spirito in Sassia, Santuario della Divina Misericordia.

    R. – La grande spiritualità di Santa Faustina Kowalska ci insegna l’atteggiamento che noi dobbiamo assumere nei confronti proprio della Divina Misericordia; è proprio l’atteggiamento di incondizionata fiducia. La Divina Misericordia rimane sempre il bisogno fondamentale dell’uomo di fronte alla violenza, di fronte a tanto male: la Divina Misericordia non è debolezza, ma è la forza divina, è il limite divino contro il male del mondo.

     
    D. – Lei è il Rettore del Santuario dedicato alla Divina Misericordia e quindi accoglie tanti pellegrini ogni giorno. Cosa suggerisce loro per vivere bene la Giornata della Divina Misericordia.

     
    R. – Questa festa della Divina Misericordia è un grande mezzo per i sacerdoti nel guidare le anime nella loro pastorale quotidiana e per la gente un ulteriore mezzo per riavvicinarsi con più profondità proprio ai sacramenti e diventare veramente, come chiesto da Benedetto XVI alla Chiesa italiana a Verona, cristiani che sanno pubblicamente e solennemente professare la loro fede nel Cristo risorto.

     
    D. – Ci può ricordare un pensiero, una frase di suor Faustina , da meditare?

     
    R. – Direi proprio i dialoghi che suor Faustina riporta nel suo diario “La Divina Misericordia nella mia anima”, un diario che proprio nel 2010 è giunto alla sua 12.ma edizione nella lingua italiana. “Non avere paura, l’anima peccatrice, di parlare con il tuo Padre misericordioso”: E’ questo non aver paura. La Divina Misericordia non è altro che un continuo, indispensabile dialogo che noi dobbiamo mantenere con il Signore per fargli conoscere la verità su noi stessi, dare tutto quello che abbiamo e gettare tutta la nostra miseria nell’abisso della Divina Misericordia; in cambio proprio di questa fiducia nella Misericordia, il Signore ci concederà le ricchezze che scorrono dal suo cuore ricco di Misericordia e questo riflette proprio discorso di Benedetto XVI nella quarta domenica di Quaresima, quando il Santo Padre, alla luce del passo del figlio prodigo, disse: che cosa sarebbe della nostra civiltà senza questa rivelazione del Padre ricco di Misericordia, di un Padre che soffre quando ci perdiamo ma fa festa quando ritorniamo a Lui. Ed è proprio questa la festa della Misericordia: ritornare al Signore, ricco di Misericordia, ad un Padre che ci accoglie perché noi di nuovo rientriamo in amicizia con Lui.

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    Messaggio del cardinale Tarcisio Bertone e lettera dei vescovi maltesi in vista del viaggio apostolico di Benedetto XVI a Malta

    ◊   La storia di Malta è profondamente legata a San Paolo, che ha proclamato sull’isola la buona notizia di Gesù Risorto, e alla testimonianza di molte generazioni di cattolici a Cristo. E’ quanto si legge nel messaggio rivolto ai fedeli maltesi dal segretario di Stato vaticano cardinale Tarcisio Bertone in occasione della visita pastorale del Papa a Malta, in programma il 17 e il 18 aprile prossimi. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Nel messaggio il cardinale Tarcisio Bertone sottolinea che in questi giorni di preparazione prima del viaggio apostolico, il Santo Padre chiede di pregare affinché la sua visita sia “un tempo di rinnovamento spirituale” per tutta la Chiesa maltese. Così come Pietro è stato inviato dal Signore a confermare i suoi fratelli nella fede, così ora “il successore di Pietro viene in mezzo a voi per rafforzare il vostro impegno di seguire Gesù Cristo”. Malta – sottolinea il cardinale Tarcisio Bertone - è rimasta “fermamente fedele a Cristo durante molti secoli” e ha fatto molto per difendere la fede, sia in patria sia all'estero. Potete essere orgogliosi - scrive il porporato - della vostra eredità cristiana, “orgogliosi della testimonianza di molte generazioni di cattolici maltesi che hanno vissuto la loro fede con esemplare devozione”. Il Santo Padre invita ad approfondire questo attaccamento alla grande eredità cristiana come “una realtà vivente e una verità sempre attuale”, nonostante il fatto che nella società odierna questo comporti il rischio che venga ignorata o dimenticata. La storia di Malta ci ricorda “la necessità di difendere la santità del matrimonio, la centralità della famiglia per una società sana e di proteggere la dignità della vita umana dal concepimento alla morte naturale”. La società maltese – osserva inoltre il segretario di Stato vaticano - sa come prendersi cura dei membri più vulnerabili, compresi i nascituri. In quest’anno, in cui la Chiesa universale celebra l’Anno Sacerdotale, il Papa esorta infine a valorizzare il grande dono del sacerdozio e a pregare per i presbiteri, affinché “possano crescere nella gratitudine a Dio, nella fedeltà e nella gioia per il loro ministero”.

     
    E in vista della visita del Papa a Malta è giunta anche la lettera pastorale dei vescovi maltesi. “E’ nostra ferma convinzione che il naufragio che ha portato l'apostolo Paolo sulla nostra isola non sia accaduto per caso”, scrivono ai fedeli l’arcivescovo di Malta, mons. Paul Cremona e il vescovo di Gozo, mons. Mario Grech. “Allo stesso modo, oggi, consideriamo provvidenziale che Benedetto XVI abbia scelto di compiere questa visita pastorale nel nostro Paese”. I presuli invitano dunque ad “ascoltare il messaggio del Pontefice”, senza paura delle sfide, nella continua ricerca del messaggio di Cristo. Il servizio di Linda Giannattasio:
     
    Si apre nel ricordo dell’apostolo Paolo la lettera pastorale che i vescovi maltesi hanno indirizzato ai fedeli in vista della prima visita pastorale di Benedetto XVI sull’isola di Malta. “Duemila anni fa, durante il suo breve soggiorno in mezzo a noi, e attraverso la sua predicazione del Vangelo – scrivono – Paolo ha introdotto la gente di Malta e di Gozo a Gesù Cristo” e la speranza cristiana è stata instillata nei loro cuori. E’ a partire da questa riflessione che i presuli richiamano i fedeli a fermarsi e a chiedersi quali siano oggi i “frutti del Vangelo ricevuto tanti anni fa”. “Non abbiamo alcun dubbio – scrivono - che questa occasione possa essere per noi un momento di grazia che servirà a fortificare la nostra fede”. Invitiamo tutti - anche chi si sente gravato dai dubbi della fede - ad ascoltare il messaggio del Papa. “Non abbiamo paura delle sfide che ci si presentano, sottolineano, invitando a cercare il messaggio di Cristo. Quindi il riferimento a una Chiesa che sia aperta al dialogo e al mondo. “Non vogliamo essere una Chiesa a porte chiuse, né una Chiesa che si impone alla società e agli altri”, ribadiscono i vescovi. “Ci aspettiamo - aggiungono i presuli - che il Papa ci guidi nella giusta direzione, perché il nostro Paese possa continuare ad avere una visione del futuro che non sia ingannevole. “Di fronte alla tragedia del naufragio – concludono - il popolo maltese accolse Paolo, sostenuto nel suo momento del bisogno”. Oggi si sta cercando di mettere a tacere la voce profetica del Papa. Come i nostri padri, siamo chiamati a mostrare il nostro amore per il Pontefice”. Infine dai presuli, un invito rivolto al popolo di Malta e di Gozo ad “accogliere calorosamente il Papa, che “verrà in visita nel nome del Signore”.

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    Il 19 aprile, nel V anniversario dell'elezione di Benedetto XVI, pranzo del Papa con i cardinali

    ◊   Il prossimo 19 aprile, in occasione del quinto anniversario di Pontificato di Benedetto XVI, i cardinali offriranno un pranzo al Papa. E’ quanto rende noto la Sala Stampa della Santa Sede precisando che si tratterà di un’occasione conviviale e non di un incontro – come riportato da un quotidiano italiano – per discutere sugli scandali degli abusi sessuali.

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    Oggi in Primo Piano



    Sudan al voto per eleggere il presidente e rinnovare il Parlamento

    ◊   Importante tornata elettorale in Sudan, la prima a regime multipartitico in 24 anni. Da oggi a martedì si voterà per eleggere il capo dello Stato, il Parlamento federale, il presidente del Sud Sudan, i governatori e i vari parlamenti statali. Favorito per la massima carica del Paese, il presidente in carica Omar Al Bashir, colpito da un mandato di cattura internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità avvenuti in Darfur. Questa decisiva tornata elettorale può rappresentare una svolta per il Paese africano e per le sue emergenze? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a padre Giulio Albanese, esperto di Africa:

    R. – Sulla carta direi di sì. Poi bisogna vedere se finalmente si riuscirà a passare dalle parole dalle buone intenzioni, ai fatti. Dico questo perché il ritiro, da questa tornata elettorale, delle principali formazioni dell’opposizione la dice lunga. In sostanza, c’è quasi la convinzione che comunque sarà Al Bashir a vincere queste elezioni.

     
    D. – Il presidente Bashir è stato colpito da un mandato di cattura internazionale, mai eseguito – bisogna anche dire questo – su un Paese. Una sua vittoria potrebbe far cambiare l’approccio della comunità internazionale nei suoi confronti?

     
    R. – Bashir spera, proprio attraverso questa vittoria, di essere per certi versi legittimato di nuovo sul piano internazionale. Una cosa è certa: farà di tutto, in una maniera o nell’altra, per scongiurare la divisione del Paese, guardando soprattutto a quello che sarà poi l’appuntamento referendario in programma il prossimo anno, per quanto concerne l’autonomia, l’indipendenza del Sud.

     
    D. – Il Sud del Paese è una questione risolta solo sulla carta, attraverso un trattato. Poi c’è il Darfur, la martoriata regione occidentale del Sudan. Per la comunità internazionale rimangono queste le urgenze da risolvere quanto prima...

     
    R. – Indubbiamente. Anche perché - non dimentichiamolo - il Sudan è di fatto è una sorta di “linea di faglia” tra Oriente e Occidente. E’ chiaro che la soluzione di tutti i problemi, che da tanti anni assillano questa nazione, sarà possibile solo ed unicamente se la comunità internazionale iuscirà ad esercitare pressione sulle parti in conflitto.

     
    D. – Perché la comunità internazionale, soprattutto a livello di grandi potenze, appare molto divisa nell’interpretare quella che è la situazione sudanese…

     
    R. – E’ chiaro che c’è un elemento che condiziona moltissimo lo scenario sudanese, che spesso viene sottovalutato. Questo Paese praticamente galleggia sul petrolio e purtroppo 'l’oro nero' rappresenta paradossalmente una sciagura per il popolo sudanese, non fosse altro perché tutti i conflitti che hanno insanguinato questa nazione in questi anni hanno sempre avuto prevalentemente questa matrice. Allora è chiaro che la comunità internazionale, da questo punto di vista, ha degli interessi che sono evidenti, legati proprio al controllo di questo grande bacino degli idrocarburi. Un accordo sul piano internazionale, per quanto concerne la spartizione dei proventi dell’oro nero che riguardi non solo le parti in conflitto ma anche le grandi potenze, potrebbe per certi versi garantire un processo di pacificazione.

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    In Rwanda 16.mo anniversario del genocidio. Ban Ki-moon: “Perseguire i colpevoli”

    ◊   Sedici anni fa il Rwanda è stato teatro del genocidio costato la vita a quasi 1 milione di persone nel giro di 100 giorni. Un anniversario terribile che si commemora in questi giorni. Fare “memoria” di tutte le vittime e rivolgere un pensiero “anche ai superstiti” è l’invito del segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, che ha chiesto agli Stati membri di cooperare con il Tribunale Penale per il Rwanda per “arrestare e consegnare gli ultimi 11 latitanti”. Padre Aurelio Boscaini, missionario comboniano ed esperto di Africa, ripercorre i momenti che portarono a quella tragedia nell’intervista di Roberta Rizzo:
     
    R. – Il genocidio ha avuto inizio il 6 aprile del 1994, in seguito all’abbattimento dell’aereo su cui viaggiava il presidente rwandese, Juvenal Habyarimana. Con lui c’era anche il presidente burundese, un’altra illustre vittima. Subito si scatenò la caccia al tutsi. Certamente - ormai credo che ne abbiamo le prove - era stato preparato da tempo e fu una cosa terribile. Essenzialmente i massacri vennero operati con mezzi rudimentali, come il machete, il ronco, l’accetta. Se l’orrore difficilmente è immaginabile, credo che a noi interessi anche fare in modo che almeno si chiariscano le cifre, per essere rispettosi nei confronti anche delle vittime che non erano di etnia tutsi

     
    D. – Una tragedia che si poteva evitare?

     
    R. – Le forze dell’Onu avrebbero dovuto, innanzitutto, restare nel Paese 20 giorni dopo il genocidio. Le Nazioni Unite, invece, hanno deciso di ritirare i propri uomini mentre il Rwanda precipitava nel caos.

     
    D. – I Paesi della regione hanno compiuto un progresso significativo, siglando lo storico patto per la sicurezza nella regione dei Grandi Laghi, che include quindi un protocollo di prevenzione del genocidio…

     
    R. – Credo che sia importante che il reato di genocidio venga riconosciuto e che vengano puniti veramente gli autori del genocidio. Anche tra chi attualmente detiene il potere è che è entrato in Rwanda dall’Uganda dove si trovavano come profughi da una ventina di anni. Questi hanno preso il potere e fin dall’inizio hanno nascosto il loro ruolo durante il genocidio. Non va mai dimenticato che i morti ci sono stati da tutte le parti, in tutte le regioni del Paese. Drammatiche violenze hanno scosso anche zone sotto controllo del Fronte di liberazione del Rwanda, i cui rappresentanti detengono oggi il potere in Rwanda. Queste autorità non desiderano assolutamente rimettere in discussione il genocidio, che è diventata l’arma principale oggi per impedire una democratizzazione del Paese.

     
    D. – Il Rwanda come affronta questa terribile eredità?

     
    R. – Si sta preparando a delle elezioni presidenziali. L’attuale presidente Kagame si ripresenta come candidato. A contendergli la massima carica di Stato non ci sarebbe che una candidata, Victoire Ingabire, rientrata a gennaio dopo 17 anni di esilio in Olanda. Ingabire ha subito detto che bisogna dare voce agli altri crimini contro l’umanità, soprattutto cercando di fare giustizia per vittime e appartenenti dell’etnia hutu. Questo è bastato perché venisse convocata dalla polizia, tacciata di negazionismo. Fin quando non si cercherà veramente giustizia e verità, sarà difficile per il Paese una riconciliazione.

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    Chiuso a Roma il Forum nazionale dei giovani in preparazione alla 46.ma Settimana Sociale dei cattolici

    ◊   Chiuso oggi a Roma, con una celebrazione eucaristica di mons. Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, il Forum nazionale dei giovani su iniziativa del Servizio Nazionale per la pastorale giovanile della Cei, in preparazione alla 46.ma Settimana Sociale dei cattolici che si svolgerà il prossimo ottobre a Reggio Calabria. Alla due giorni, che si è aperta venerdì scorso con gli interventi, per la presentazione dei lavori, di mons. Arrigo Miglio e don Nicolò Anselmi, hanno preso parte numerosi ragazzi e ragazze provenienti da tutta Italia che hanno testimoniato, con riflessioni e dibattiti, la presenza attiva nella Chiesa e nella società delle nuove generazioni. Un contributo essenziale del quale ora più che mai non si può fare a meno, come spiega mons. Arrigo Miglio, vescovo di Ivrea e organizzatore delle “Settimane Sociali”, al microfono di Federico Piana:

    R. – Questa è stata una novità, direi, di questa prossima Settimana sociale: questo contributo dei giovani per costruire insieme l’agenda di speranza che vuol essere il tema della Settimana sociale. E a Roma, è il momento conclusivo che raccoglie i risultati dei 16 forum regionali avvenuti nei mesi scorsi nelle diverse regioni.

     
    D. – Giovani che tanto spesso non sono ascoltati: in questo caso vogliono dire la loro …

     
    R. – Vogliamo cercare di renderli protagonisti sia in questa fase preparatoria ma poi anche durante le giornate di Reggio Calabria. Una partecipazione qualificata e anche numericamente significativa di giovani, proprio perché abbiano una voce già al presente: sono già protagonisti, sono una parte importantissima della nostra comunità sia ecclesiale, sia della società. Certamente, uno dei temi emergenti, riguarda proprio il discorso del lavoro e della famiglia: sono due temi estremamente collegati. Il lavoro come possibilità di progettare famiglia, ma – direi anche – la voglia di famiglia che c’è da parte dei giovani: anche questo va tenuto presente e questa voglia di famiglia ha molto da dire anche per quanto riguarda il mondo del lavoro. C’è una reciprocità tra i due temi.

     
    D. – Facciamo una riflessione anche sulla 46.ma Settimana sociale dei cattolici, che ci sarà ad ottobre …

     
    R. – Siamo partiti esattamente un anno fa, con un primo testo di invito che era un invito alla riflessione: fare una ricerca comune, un discernimento per individuare le piste per una possibile agenda per il nostro Paese. Due mesi fa, abbiamo pubblicato un secondo testo, una lettera di aggiornamento, e abbiamo incominciato ad indicare alcune linee che stanno emergendo e che saranno un po’ la struttura portante dell’agenda di speranza; riguardano il mondo dell’impresa, riguardano il mondo dell’immigrazione, riguardano il mondo della scuola, soprattutto a livello universitario per i giovani, riguardano il discorso delle famiglie numerose e riguardano anche la riforma delle strutture per il nostro Paese: sono 20 anni che siamo in transizione di riforma delle strutture e quindi l’urgenza che venga completato anche questo cammino, cercando di fare spazio ad una democrazia sempre più partecipativa. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Anno Sacerdotale: la testimonianza del rettore della Cappella della Sapienza

    ◊   Per la nostra rubrica sull’Anno Sacerdotale, oggi parliamo dei religiosi impegnati nel campo della formazione giovanile. Andiamo quindi a Roma, precisamente nella Cappella universitaria dell’ateneo “La Sapienza”. Isabella Piro ha intervistato il rettore della Cappella, padre Vicenzo D’Adamo, gesuita, e gli ha chiesto cosa significhi, per un sacerdote, stare accanto ai giovani studenti universitari:

    R. – La prima cosa è capire il loro mondo, il loro vissuto, poi accoglierlo e lasciarsi portare da questo vissuto e dalle loro ricerche, dalle loro intuizioni, dalla loro creatività, poiché il momento universitario è un momento espressivo, creativo e non passivo per i nostri ragazzi. Quindi, condividere con loro la manifestazione della loro personalità.

     
    D. – Quali problematiche si riscontrano maggiormente, al giorno d’oggi, tra i giovani?

     
    R. – Assumere e maturare quella sicurezza in rapporto alla propria identità, al proprio progetto di vita e alle proprie prospettive, per cui una presenza di mediazione, di ascolto discreto, ma fedele – dal punto di vista anche sacerdotale – può aiutare i ragazzi a compiere un discernimento ed un processo di maggior identificazione personale.

     
    D. – Lei, personalmente, cosa ha imparato dal rapporto con gli studenti in questi anni di guida alla cappella universitaria?

     
    R. – Ho imparato soprattutto a vivere con maggior pienezza e fedeltà il mio sacerdozio, poiché ciò che mi chiedono i ragazzi è di essere una persona che integralmente si dedica al Signore e al Vangelo e che quindi non scimmiotta il loro linguaggio e il loro comportamento ma che, essendo vicino, disponibile e attento a condividere i loro percorsi, è fedele ed è integro nella propria esperienza di comunione con Dio e con la Chiesa.

     
    D. – Com’è nata in lei la vocazione?

     
    R. – La vocazione è nata in un contesto degli anni Settanta, nell’ambiente bolognese, dove ho incontrato i gesuiti mentre studiavo, lavoravo e m’interessavo alle attività politiche sindacali. E lì ho scoperto un modo di essere sacerdote profondamente radicato nella consapevolezza storica del momento vissuto, ma con grande fedeltà alla comunione con la Chiesa e con una grande serietà di preparazione. La congiunzione di questi elementi ha scatenato in me un fascino ed una passione che poi, con il tempo, ho capito essere la mia vocazione e quindi l’ho abbracciata e ne sono veramente felice. È il dono più grande che la vita e che Dio mi ha fatto: cioè quello d’incontrare un sacerdozio così vissuto in un contesto come quello degli anni Settanta.

     
    D. – Quindi, se dovesse rifare la stessa scelta, la rifarebbe?

     
    R. – Senza alcun dubbio, perché è la dimensione più bella che conosco della mia esistenza. Talvolta i ragazzi mi provocano e mi dicono: “Ma se tu conoscessi una realtà più importante e più bella di questa, la sceglieresti?”. La sceglierei certamente, sono disposto ad aprirmi a delle novità che Dio vorrà offrirmi, ma in questi anni– ormai sono quasi 25 – ho verificato che questo è il dono più bello che mi corrisponde pienamente, anche perché mi apre quotidianamente una comprensione ed una conoscenza delle profondità dell’animo umano nelle quali il sacerdote è chiamato ad entrare, con la delicatezza del mistero di Dio. E questa profondità di conoscenza non l’ho attinta da altre esperienze.

     
    D. – Si parla spesso di crisi delle vocazioni; come invogliare i giovani ad intraprendere la vita sacerdotale?

     
    R. – Ce lo chiediamo quotidianamente anche noi. Ci sono poi delle fioriture improvvise di dedizione al Signore che ci meravigliano. Dopo la mancata visita del Santo Padre a La Sapienza – che per noi è stato un momento doloroso e difficile - da quella mancata visita ad oggi – e questa notizia la do con molta delicatezza e discrezione, poiché non è un elemento propagandistico, ma è semplicemente un dato veritiero – sono fiorite cinque vocazioni, e due di queste proprio nella facoltà di Fisica, dove c’è stata la maggiore opposizione politica e pubblica alla visita del Santo Padre. Credo che i percorsi che il Signore utilizza nel suscitare vocazioni sono percorsi che talvolta ci sfuggono, quindi noi stessi siamo chiamati a ricondurci ad una maggiore e seria attenzione al modo di agire di Dio nella storia, anche per servire quel discernimento, che molti compiono nell’intimo del proprio animo, di offerta al Signore e anche di assunzione di una vocazione impegnativa come quella del sacerdozio.

     
    D. – Qual è, quindi, il suo auspicio per questo Anno Sacerdotale in corso?

     
    R. – Il mio auspicio è che ci riconduciamo sempre più all’amore di Dio, ad abbracciare il suo mistero e, senza fingere, ci collochiamo nel cuore delle situazioni umane delle persone e della storia nella quale viviamo, facendo proprio quest’opera di connessione, che per me è un termine molto semplice, che i ragazzi usano, per indicare la mediazione sacerdotale. Il sacerdote è un connettore tra l’esperienza umana nella sua autenticità e il mistero più alto di Dio.

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    Chiesa e Società



    Crisi economica e immigrazione tra i temi affrontati in un'intervista dal cardinale Bagnasco

    ◊   La crisi economica, l’immigrazione, la Chiesa, il lavoro. Sono i temi sui quali si è soffermato il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, cardinale Angelo Bagnasco, in un'intervista pubblicata oggi dal quotidiano il Sole 24 Ore. Il porporato ha affrontato nuovamente anche la questione pedofilia, definendola "un crimine odioso". "Verso ciascuna delle persone violate, verso le loro famiglie, provo vergogna e rimorso, specie in quei casi in cui non sono state ascoltate da chi invece avrebbe dovuto tempestivamente intervenire''. Il presidente della Cei torna ad analizzare anche le questioni relative alla crisi economica e al lavoro, senza tralasciare i temi legati all’immigrazione e alla Chiesa cattolica. La crisi che stiamo vivendo è una crisi "culturale e sociale''. Il porporato ribadisce l’azione di solidarietà compiuta dalla Chiesa e l’importanza del valore della vita e della dignità della persona, sottolineando come ''il progresso economico non coincida automaticamente con lo sviluppo umano". Quindi il tema dell’immigrazione. "L’integrazione si costruisce rafforzando l’incontro, le relazioni le conoscenze reciproche, coniugando identità e differenza", sottolinea il cardinale Bagnasco. Il presidente della Cei torna poi a parlare delle accuse rivolte in questo periodo alla Chiesa e a Benedetto XVI. Accuse infamanti, dichiara il porporato, vista l’opera di pulizia messa in atto da tempo dal Papa. Un’opera che comprende "una leale e corretta cooperazione con la magistratura, ma che non può cancellare la sofferenza e il disincanto delle vittime''. ''I casi acclarati di sottovalutazione dei fatti, quando non addirittura di copertura - aggiunge il cardinale Bagnasco - dovranno essere rigorosamente perseguiti dentro e fuori la Chiesa, e dovranno avere come effetto l'allontanamento e il dimissionamento delle persone coinvolte''. Il cardinale Bagnasco invita inoltre la politica a non strumentalizzare la Chiesa. ''E' deprimente vedersi dipinti, in base ai temi in gioco, come legati a patti, convenienze, strategie". La Chiesa "non potrà mai essere schiacciata su una parte perché e' per definizione di tutti". Il porporato cita quindi un passaggio della enciclica di Benedetto XVI Caritas in Veritate: ''La Chiesa non pretende minimamente di intromettersi nella politica degli Stati. Ha però una missione di verità da compiere, per una società a misura dell’uomo, della sua dignità, della sua vocazione". (A cura di Linda Giannattasio)

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    Il cardinale Tettamanzi: "Aiutare i poveri è un’urgenza sociale e politica"

    ◊   La lotta alla povertà deve essere intesa come "un'urgenza sociale e un'emergenza politica da affrontare con estrema serietà". Queste le parole dell'arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, intervenuto nel corso della Conferenza Organizzativa delle Acli. Il porporato ha dunque richiamato all'impegno a favore dei poveri, alla "premura verso gli ultimi" proprio nell'ambito del lavoro. Il discorso della Montagna in cui Gesu' Cristo beatifica i poveri e gli ultimi, per il porporato rappresenta la ''carta costituzionale dei cristiani'', e per questo la solidarietà e la cura verso gli emarginati e gli esclusi deve diventare l'imperativo per chi si riconosce nella comunità dei fedeli. Il cardinale, nell'invitare i cristiani ad essere solidali con i poveri, ha indicato come categorie più bisognose gli immigrati e quanti sono rimasti colpiti dalla crisi economica. "A noi - ha detto - è chiesto di recuperare la pienezza di valore e di dignità di tutte queste persone". Persone considerate pietre di scarto che si devono ricondurre, riabilitare, come "importanti pietre da costruzione per l'edificio comune: l'edificio della nostra società" che deve essere “umana e umanizzante”. Il porporato ha esortato quindi il mondo politico e la comunità dei cristiani a non perseguire un principio di sicurezza che crei ghetti ed escluda gli stranieri. L’accoglienza deve essere "attiva, come un impegnarsi in un cammino di integrazione". Bisogna quindi "superare la dicotomia tra la sfera dell'economico e la sfera sociale", soprattutto "l'economia fatta per il massimo profitto", perché e' "possibile fare impresa anche quando si perseguono fini di utilità sociale". "L'umanità dell'uomo e la carità non sono mai contro l'economia nel suo vero significato e autentico scopo, ma sono sempre a favore". Da qui - ha concluso il cardinale Tettamanzi - l'importanza di associazioni come le Acli: "Con il vostro impegno quotidiano potete tornare a far risplendere il volto umano dell'economia e del lavoro". (L.G.)

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    Il viaggio del Cardinale Bertone in Cile: ieri la visita alle zone colpite dal sisma

    ◊   Prosegue la visita in Cile del cardinale segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone, che ha visitato ieri la baraccopoli di Talcahuano. Oggi il porporato si reca ai santuari di Santa Teresa de los Andes e di Santo Alberto Hurtado. Ieri il cardinale Bertone ha benedetto gli abitanti delle zone poverissime di Talcahuano e di Libertad a Concepción, a circa 500 chilometri a sud di Santiago, una delle città più colpite dal terremoto e dal maremoto di un mese fa. Nella baraccopoli, il segretario di Stato vaticano ha inaugurato una nuova cappella e un centro comunitario. Con il cardinale Bertone per l'occasione c’era anche l'arcivescovo di Concepción, mons. Ricardo Ezzati Andrello. Domani il porporato parteciperà al Quasimodo, tradizionale sfilata religiosa di Concepción in cui il Corpo di Cristo è portato su un carretto agli infermi della città. Quindi il ritorno alla capitale cilena, dove celebrerà l'Eucaristia nella cattedrale di Santiago. (L.G.)

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    Lettera del vescovo di Stoccolma mons. Arborelius su casi di abusi

    ◊   “Il Risorto ci dà la pace interiore nelle prove. Proprio adesso che la Chiesa sta sperimentando una difficile prova e una profonda purificazione, dobbiamo avere fiducia che il Signore aiuti tutti noi ad approfondire la nostra fedeltà a Cristo”. Queste in sintesi le parole della Lettera del vescovo della diocesi di Stoccolma e presidente della Conferenza episcopale scandinava, mons. Anders Arborelius, che esorta i fedeli a pregare e a purificarsi. Il presule precisa inoltre che con grande dolore vengono apprese le notizie che arrivano da diverse parti del mondo su sacerdoti che hanno commesso peccati contro bambini innocenti e giovani, peccati contro Dio stesso. In particolare, in merito alla notizia riguardante un vescovo della vicina Norvegia. Nella lettera viene anche espresso il disgusto per quanto sta venendo alla luce. “Il Santo Padre soffre di tutto questo – aggiunge mons. Arborelius - come io stesso ho potuto constatare quando l’ho incontrato il 25 marzo, sottolineando come la Chiesa debba confrontarsi con una profonda “revisione critica per questi fatti tragici”. “Noi tutti dobbiamo pregare e pentirci di più – scrive ancora il vescovo di Stoccolma – abbiamo la responsabilità di assicurare che la santità, la purezza, la misericordia e la solidarietà siano diffuse fra tutti i membri della Chiesa. Dover affrontare tutto questo adesso, durante l’Anno Sacerdotale, è ancora più tragico”. Il presule auspica tuttavia che tutto questo possa essere allo stesso tempo un invito a pregare di più per la santità dei sacerdoti, “proprio adesso che la situazione è difficile per molti di loro, che si sentono sospettati senza tener conto della loro vita di consacrati. Questo tempo di purificazione è estremamente importante e potrà condurre ad un rinnovamento spirituale e così il volto della Chiesa potrà ancora di più riflettere il volto misericordioso di Gesù”. (L.G.)

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    Mons. Shomali sarà consacrato vescovo il 27 maggio a Betlemme

    ◊   Mons. William Hanna Shomali, nominato,il 31 marzo da Benedetto XVI vescovo ausiliare di Gerusalemme, riceverà il prossimo 27 maggio nella Basilica di Santa Caterina di Betlemme, la consacrazione episcopale dalle mani del Patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal, di mons. Salim Sayegh, vicario patriarcale in Giordania e di mons. Giacinto-Boulos Marcuzzo, vicario patriarcale in Israele. “Prometto di voler essere un fedele servitore di Cristo e del mio popolo, di consacrare tutte le mie forze per sostenere la fede e la speranza dei fedeli, rafforzare il dialogo ecumenico e interreligioso e lavorare per la pace e la riconciliazione in questa Terra Santa, lacerata da un conflitto plurisecolare”, ha detto mons. Shomali al momento della sua nomina. A darne notizia - riferisce l'agenzia Sir - è lo stesso Patriarcato latino che annuncia anche il calendario delle celebrazioni di mons. Shomali. La sua prima messa pontificale nella parrocchia di Nostra Signora di Fatima a Beit Sahour sarà officiata venerdi 28 maggio. Dal 30 maggio al 3 giugno, infine, il nuovo vescovo saluterà i fedeli a Beit Sahour e poi a Gerusalemme. (L.G.)

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    Completato il processo istruttorio per 15 missionari martiri in Laos

    ◊   E’ stato completato in via ufficiale nella diocesi di Nantes, in Francia, il processo istruttorio di 15 missionari sacerdoti e laici, morti in Laos “per la loro fede cristiana” tra il 1954 e il 1970. Tra questi, vi sono cinque Oblati di Maria Immacolata (Omi), cinque membri della Società per le Missioni estere di Parigi (Mep) e cinque laotiani, fra i quali un prete e quattro laici. Padre Joseph Tiên e i suoi compagni – spiega l’agenzia Asianews - sono i primi cristiani “autoctoni” per i quali è in corso la causa di beatificazione. I documenti verranno ora inviati alla Congregazione delle Cause dei Santi. I sacerdoti delle Missioni estere di Parigi (Mep), per primi, sono giunti nel piccolo Stato del Laos per annunciare il Vangelo alla fine del 1800. Negli anni ’30 del secolo scorso sono giunti poi gli Oblati di Maria Immacolata. Una missione, quella in Laos, fortemente osteggiata nel tempo dalla lotta interna per la conquista del potere e dal sorgere della dittatura comunista. Padre Serge Leray, cancelliere della diocesi di Nantes, spiega che “la guerriglia voleva eliminare tutto ciò che era straniero e cristiano”. I missionari hanno scelto di “rimanere nel Paese” malgrado le “terribili minacce” che incombevano su di loro. Questi servitori della Chiesa, aggiunge, hanno “donato la loro vita, assassinati o giustiziati”, oppure morti mentre venivano deportati nei campi di concentramento, come successo a padre Jean-Baptiste Malo. Nel 2004 gli Oblati di Maria Immacolata hanno accettato, su richiesta della Conferenza episcopale del Laos, di condurre la causa di beatificazione dei 15 martiri. Il postulatore della causa, padre Roland Jacques – sacerdote Omi e vice-rettore dell’università di San Paolo a Ottawa – ha raccolto 748 documenti e ha interrogato almeno 85 testimoni a Nantes e in Laos. Il 27 febbraio scorso mons. Jean-Paul James, vescovo di Nantes, ha decretato la chiusura del processo istruttorio diocesano. Gli oltre 5 mila documenti verranno trasmessi a Roma alla Congregazione delle Cause dei Santi, ultima tappa prima della dichiarazione ufficiale di beatificazione. Ai 15 martiri in Laos vanno aggiunti padre Mario Borzaga – missionario Omi – e il catecumeno di etnia hmong Paul Thoj Xyooj, il cui processo diocesano è stato istituito in Italia. La Conferenza episcopale del Laos ha chiesto che questi ultimi vengano inseriti insieme con gli altri 15 per formare un processo unificato in seguito al quale i 17 martiri in Laos potranno essere dichiarati beati. (L.G.)

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    Formazione del clero al centro della prossima Assemblea dei vescovi boliviani

    ◊   La Missione permanente, la formazione dei presbiteri e la vita religiosa, ma anche la situazione politica, sociale ed economica della Bolivia. Sono i temi nell'agenda dell'Assemblea Ordinaria dei vescovi boliviani, che si terrà la prossima settimana a Cochabamba. I lavori - rende noto l'agenzia Fides - includono La "Missione permanente" che ha avuto inizio ad Aparecida nel 2007, per iniziativa del Consiglio Episcopale Latinoamericano (Celam) convocato da Benedetto XVI. Il Papa "ci ha invitato ad una missione di evangelizzazione che riesca a convocare tutte le forze di questo gregge immenso che è il popolo di Dio in America Latina e nei Caraibi: sacerdoti, religiosi e laici che generosamente, spesso con enormi difficoltà, si dedicano alla diffusione delle verità del Vangelo", si legge nel comunicato della Conferenza Episcopale. Un'altra preoccupazione dei Vescovi è la formazione dei sacerdoti, che proprio durante la celebrazione dell'Anno Sacerdotale torna a diventare uno dei punti all'ordine del giorno della tradizionale Assemblea della Conferenza Episcopale. L'Assemblea Ordinaria dei vescovi si aprirà venerdì 16 aprile con un messaggio del presidente della Conferenza Episcopale Boliviana, cardinale Julio Terrazas Sandoval, arcivescovo di Santa Cruz de la Sierra, mentre i lavori preparatori inizieranno martedì 13 aprile. (L.G.)

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    Tredici vescovi a Roma per denunciare lo sfruttamento delle risorse in Amazzonia

    ◊   Sfruttamento delle risorse e dell'ambiente in Amazzonia. E' la denuncia che porteranno a Roma 13 vescovi della regione, tra cui alcuni che parteciperanno alla conferenza stampa che si svolgerà il 15 aprile alla Radio Vaticana. L’occasione - rende noto l'agenzia Sir - è data dalla visita "ad Limina" al Papa dei vescovi della regione ecclesiastica Nord II dell’Amazzonia. Tra i temi dell'incontro con i giornalisti ci sarnno il disboscamento selvaggio, i “grandi progetti” governativi come la trasposizione delle acque del Rio Sao Francisco e delle loro conseguenze dannose, la situazione degli indigeni e l’agrobusiness. Saranno affrontati anche temi sociali come la prostituzione minorile, gli abusi sessuali su bambini e adolescenti e il traffico di esseri umani. Interverranno mons. Erwin Krautler, mons. Josè Luiz Aszona, mons. Carlo Verzeletti. (L.G.)

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    Brasile, celebrazioni per i 50 anni di Brasilia e dell'arcidiocesi

    ◊   I cinquant'anni delle capitale del Brasile, Brasilia e il giubileo d'oro della sua arcidiocesi. Sono gli eventi che verranno celebrati il 21 aprile nel Paese. La festa "Brasilia compie 50 anni" ha quindi anche il contributo della Chiesa, specialmente attraverso il XVI Congresso Eucaristico Nazionale (Cen). La nota importante di questa celebrazione, che raccoglierà 300 mila persone nella capitale - riferisce l'agenzia Fides - è data dalla presenza dell’Inviato speciale del Santo Padre Benedetto XVI, il Prefetto della Congregazione per il Clero, cardinale Claudio Hummes. Il tema "Eucaristia, pane di unità dei discepoli missionari" e lo slogan "Resta con noi, Signore" (Lc 24,29), saranno la guida delle attività che toccheranno anche tematiche di attualità rilevanti in relazione al Sacramento dell'Eucaristia. Nel programma anche celebrazioni eucaristiche, adorazione del Santissimo Sacramento, concerti, fiere e attività culturali cattoliche. Le principali attività si svolgeranno presso il Centro Sportivo Nilson Nelson, presso il Centro Congressi Ulysses Guimarães e sulla spianata davanti ai ministeri. Il 13 e 14 aprile, il Centro Congressi Ulysses Guimarães ospiterà i Simposi di Teologia e Bioetica. Partendo dal tema e dallo slogan del Congresso Eucaristico, i delegati al Convegno rifletteranno sull'attualità dello scenario politico e sociale in Brasile. Il Simposio sulla Bioetica lancerà inoltre un documento con le linee guida sulle questioni relative alla vita, dal concepimento alla morte. (L.G.)

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    In Etiopia la costruzione di un ospedale accanto alla missione delle Figlie di Maria Ausiliatrice

    ◊   Oggi ad Adwa, in Etiopia, la cerimonia per la “posa della prima pietra” dell’ospedale “Kidane Mehret, Maria Misericordiosa”, che sorgerà a ridosso della missione retta dalle Figlie di Maria Ausiliatrice. Quando l'opera sarà completata, il primo reparto ad entrare in funzione sarà quello di ginecologia-ostetricia, con annessa sala operatoria, che potrà accogliere 128 pazienti in regime di ricovero e 20 pazienti in day-hospital. Alcune centinaia di persone potranno inoltre fruire di servizi ambulatoriali di oftalmologia, odontoiatria, ortopedia, radiologia, laboratorio analisi e pronto soccorso. Il centro sanitario sarà anche dotato di servizi collaterali - mensa, farmacia, servizio ambulanze - e di una casa di accoglienza temporanea per bambini orfani in attesa di adozione da parte delle famiglie richiedenti. Il progetto – firmato dall’architetto Angelo dell’Acqua di Milano - prevede la costruzione di una scuola residenziale per infermieri. Tra le altre opere anche appartamenti per specialisti stranieri che si alterneranno in loco per la formazione specialistica dei medici locali. Alla cerimonia sono attese autorità civili federali e regionali, tra cui il primo ministro Meles Zenawi, i ministri della Sanità, dell’Educazione, della Protezione Civile, nonché l’amministrazione comunale di Adwa al completo; saranno anche presenti l’Eparca di Adigrat, mons. Tesfaselassie Medhin, parroci, religiose e religiosi delle varie comunità, amici e benefattori dall’Italia. L’ospedale servirà un’area vasta come il Piemonte (circa 25 mila kmq), area che dispone attualmente di un unico ospedale, per una popolazione di oltre un milione di persone, con un solo laureato in medicina operativo. (L.G.)

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    A Vibo Valentia la processione dell’Affruntata per dire ‘no’ alle cosche

    ◊   “Convertitevi. Gesù è morto e risorto anche per voi. E anche per voi si devono spalancare le porte del Sepolcro per la gioia e l'amore”. E’ quanto ha detto il vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, mons. Luigi Renzo, nell'omelia seguita alla cerimonia religiosa dell’Affruntata a Sant'Onofrio, in provincia di Vibo Valentia. Al rito secolare dell’Affruntata hanno partecipato oltre 3 mila persone. Durante la celebrazione è stato ribadito, in un clima di grande commozione, il fermo ‘no’ alle cosche. La cerimonia religiosa, istituita per rappresentare l'incontro tra San Giovanni Battista, la Madonna addolorata ed il Cristo Risorto, era stata sospesa domenica scorsa, giorno di Pasqua. La decisione era stata presa dopo che nella notte precedente erano stati sparati alcuni colpi di arma da fuoco al cancello della casa del priore della confraternita del Santissimo Rosario, Michele Virdò, che da sempre organizza la cerimonia. L’atto intimidatorio, attribuito all’organizzazione malavitosa della ‘ndrangheta, è seguito al divieto imposto ad affiliati alle cosche di partecipare alla processione. A Sant'Onofrio hanno invece partecipato al rito religioso autorità dello Stato, politiche e militari. Un lungo applauso ha accompagnato il momento conclusivo dell’Affruntata quando, la statua della Madonna Addolorata, che assieme alle altre effigi è stata portata a spalle da cittadini di Sant’Onofrio, è stata svestita del velo nero del lutto. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Polonia: 7 giorni di lutto nazionale per la tragedia aerea costata la vita al presidente Kaczynski e ad altre 95 persone

    ◊   Oggi a Varsavia il rimpatrio della salma del presidente Kaczynski, morto ieri in un incidente aereo in Russia insieme con altre 95 persone, fra cui diverse alte cariche dello Stato. Dolore in Polonia: in migliaia davanti al palazzo presidenziale e folla di fedeli a Cracovia nella cattedrale di Wawel per la Santa Messa celebrata dall’arcivescovo della città, cardinale Stanisław Dziwisz. Intanto esperti di Russia e Polonia esamineranno le scatole nere dell’aereo precipitato per stabilire le cause esatte della tragedia. Eugenio Bonanata:

    I piloti avrebbero deciso di atterrare nonostante le indicazioni della torre di controllo che aveva sconsigliato l'atterraggio a causa della nebbia. Ad accertare l’ipotesi dell’errore umano sarà l’analisi, già avviata, delle registrazioni di bordo e, soprattutto, la decodifica delle scatole nere. Secondo una primissima ricostruzione, un’ala del velivolo sarebbe rimasta incastrata fra le cime degli alberi, nascoste proprio per la scarsa visibilità. Una quarantina gli esperti mobilitati da Mosca che lavoreranno a stretto contatto con i colleghi della commissione d’inchiesta nominata dalla Polonia. Adottata una procedura eccezionale per la salma del presidente Lech Kaczynski e di sua moglie, che dopo il riconoscimento da parte del fratello Jaroslaw, sono partite direttamente per Varsavia. Tutte le altre salme invece, sono state portate in elicottero a Mosca, per l’identificazione. Commozione in Polonia, dove è stata decretata una settimana di lutto nazionale. Alle 12 in punto il Paese si è fermato al suono di sirene per osservare due minuti di silenzio. Per tutta la notte è stato incessante il flusso di gente davanti al palazzo presidenziale a Varsavia, depositando fiori e candele. Ancora non è stato deciso quando si svolgeranno le esequie. Numerose le messe in suffragio delle vittime in queste ore. Profondo dolore è stato espresso dall’arcivescovo di Cracovia, cardinale Stanisław Dziwisz, durante l’omelia della Messa celebrata ieri nella cattedrale di Wawel. Il porporato ha invitato a fare chiarezza e ha paragonato la tragedia di Smolensk a quella di Katyn, il luogo dove la delegazione polacca si sarebbe dovuta recare per commemorare gli oltre 20 mila ufficiali uccisi nel 1940 da soldati dell'Armata Rossa. Sulla stessa linea il Nobel per la Pace, Lech Walesa che ha lamentato la perdita di una parte dell'elite intellettuale del Paese. La democrazia polacca – ha detto - “avrà bisogno di molto tempo per far rimarginare questa ferita”. Il presidente della camera Bassa Komorowski, che ha assunto la presidenza, ha affermato che entro 14 giorni annuncerà la data delle elezioni per designare il successore di Kaczynski. Le consultazioni dovranno tenersi entro i prossimi due mesi.

     
    Thailandia
    Prosegue la protesta delle "camicie rosse" in Thailandia. In migliaia stamattina hanno circondato la sede della società che si occupa della trasmissione del “Canale del popolo”, la televisione oscurata dalle autorità. Almeno 19 morti e 800 feriti per gli scontri di ieri a Bangkok, dove oggi sono riprese le corse della metropolitana. Liberati i 4 soldati presi in ostaggio dai manifestanti, che hanno chiesto l’intervento del re Bhumibol per mettere fine alla crisi in atto.

    Kirghizistan
    In Kirghizistan il governo ad interim ha minacciato l’uso della forza contro il presidente deposto Bakiev se tenterà di destabilizzare la situazione nel Paese. Il premier ad interim Otumbaieva ha smentito l'avvio di colloqui con il deposto presidente Bakiev, il quale ha ribadito che non intende dimettersi. Intanto è di 81 vittime il bilancio ufficiale dei disordini di questi giorni, dopo la presa delle istituzioni da parte dell’opposizione.

    Iran
    Gli Stati Uniti hanno minacciato di utilizzare armi atomiche contro l’Iran. Lo ha affermato Ali Khamenei, la guida suprema della Repubblica islamica iraniana dopo il varo della nuova linea nucleare da parte della Casa Bianca. Intanto l’Iran ha confermato l’avvio – nei prossimi mesi - della produzione di centrifughe di seconda generazione capaci di arricchire l’uranio in modo più veloce rispetto alle precedenti. Teheran ha anche annunciato la realizzazione di nuovi missili anti aerei, in grado di colpire moderni velivoli ad alta quota, che saranno collegati al sistema radar di difesa.

    Afghanistan
    Le autorità afghane hanno assicurato un'indagine rigorosa e spedita in merito all’arresto dei nove operatori di Emergency, fra cui tre italiani, che lavoravano nell’ospedale di Lashkar Gah, fermati ieri con l’accusa di preparare un attentato per uccidere il governatore della provincia di Helmand. Roma segue attentamente la vicenda. Stamattina l’ambasciatore italiano a Kabul ha incontrato i connazionali, riferendo che sono in buone condizioni di salute. Il fondatore di Emergency, Gino Strada, in una conferenza stampa, ha ribadito che le accuse sono “grottesche e approssimative”.

    Iraq
    In Iraq prosegue il dibattito per la formazione del nuovo governo dopo le elezioni del 7 marzo scorso. L’Iran – Paese a maggioranza sciita - ha esortato Baghdad a creare un esecutivo di unità nazionale che comprenda anche la componente sunnita. Nei prossimi giorni i leader della lista Iraqiya, vincitrice della tornata, si recheranno in Iran per colloqui. La diplomazia americana ha ribadito che non interverrà in questa fase della politica irachena, precisando però che il nuovo governo verrà costituito a Baghdad e non a Teheran.

    Pakistan
    Raid aerei antiguerriglia in Pakistan. Sono oltre 120 le vittime fra i fondamentalisti in seguito alle incursioni realizzate in queste ultime ore in due zone tribali del nord ovest del Paese, al confine con l’Afghanistan. Si tratta di operazioni condotte dalle forze di Islamabad, che hanno impiegato i propri uomini anche in un’azione terrestre sempre nella stessa area.

    Medio Oriente e Human Rights Watch
    Fare pressione su Israele e gli integralisti palestinesi di Hamas per il rispetto dei diritti umani. Questa l’esortazione alla comunità internazionale dell’organizzazione non governativa Human Rights Watch, che ieri ha diffuso un rapporto basato sull'indagine condotta dall’Onu sull’operazione denominata ‘Piombo fuso’ dell’anno scorso a Gaza. Il documento torna a denunciare la mancanza interna di inchieste approfondite da entrambe le parti.

    Elezioni Ungheria
    Urne aperte in Ungheria per il rinnovo del Parlamento. Sono 8,3 milioni gli elettori interessati. I seggi resteranno aperti fino alle 19 locali. Dopo otto anni di governo socialista, i sondaggi prevedono la vittoria del partito di centrodestra Fidesz e l’ingresso in parlamento dell'estrema destra xenofoba del partito Jobbik. Il secondo turno elettorale si terra' il 25 aprile.

    Venezuela, rapiti un volontario e un missionario laico
    Un volontario e un missionario laico, entrambi italiani, sono scomparsi da 4 giorni in Venezuela. A denunciarlo è la Comunità Papa Giovanni XXIII, cui entrambi appartengono. Si tratta di Simone Montesso e di Massimo Barbiero. Incerte le cause della sparizione. La Farnesina ha attivato tutti i canali necessari per la ricerca.

    Elezioni Italia
    In Italia sono poco più di un milione gli elettori coinvolti nei ballottaggi per l’elezione dei sindaci di 41 comuni. Si vota fino alle 22 di oggi e dalle 7 alle 15 di domani. Subito dopo inizierà lo spoglio delle schede.

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 101

     
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