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Sommario del 09/04/2010
Dibattito sugli abusi. Dopo la Settimana Santa, tenere la rotta: editoriale di padre Lombardi
◊ Sulla questione degli abusi interviene oggi con un editoriale il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi:
Il dibattito sugli abusi sessuali, e non solo del clero, procede tra notizie e commenti di vario tenore. Come navigare in queste acque agitate conservando una rotta sicura, rispondendo all’evangelico “Duc in altum – Prendi il largo” ?
Anzitutto continuando a cercare la verità e la pace per gli offesi. Una delle cose che colpisce di più è che vengono oggi alla luce tante ferite interiori che risalgono anche a molti anni addietro – a volte di diversi decenni -, ma evidentemente ancora aperte. Molte vittime non cercano compensi economici, ma aiuto interiore, un giudizio nella loro dolorosa vicenda personale. C’è qualcosa che va ancora capito veramente. Probabilmente dobbiamo fare un’esperienza più profonda di eventi che così negativamente hanno inciso nella vita delle persone, della Chiesa e della società. Ne sono un esempio, a livello collettivo, l’odio e le violenze dei conflitti fra i popoli, che vediamo così difficili da superare in una vera riconciliazione. Gli abusi feriscono a livello personale profondo. Per questo hanno fatto bene quegli episcopati che hanno ripreso con coraggio lo sviluppo delle vie e dei luoghi di libera espressione delle vittime e del loro ascolto, senza dare per scontato che il problema fosse già stato affrontato e superato con i centri d’ascolto già istituiti tempo fa, come pure quegli episcopati o singoli vescovi che con paterno tratto danno attenzione spirituale, liturgica e umana alle vittime. Pare accertato che il numero delle nuove denunce riguardanti gli abusi, come sta avvenendo negli Stati Uniti, diminuisce, ma il cammino del risanamento in profondità per molti comincia solo ora e per altri deve ancora cominciare. Nel contesto dell’attenzione alle vittime, il Papa ha scritto di essere disponibile a nuovi incontri con esse, coinvolgendosi nel cammino di tutta la comunità ecclesiale. Ma è un cammino che per raggiungere effetti profondi deve ancor di più svolgersi nel rispetto delle persone e alla ricerca della pace.
Accanto all’attenzione per le vittime bisogna, poi, continuare ad attuare con decisione e veracità le procedure corrette del giudizio canonico dei colpevoli e della collaborazione con le autorità civili per quanto riguarda le loro competenze giudiziarie e penali, tenendo conto delle specificità delle normative e delle situazioni nei diversi paesi. Solo così si può pensare di ricostituire effettivamente un clima di giustizia e la piena fiducia nell’istituzione ecclesiale. Si è dato il caso che diversi responsabili di comunità o di istituzioni, per inesperienza o impreparazione, non hanno pronti e presenti quei criteri che possono aiutarli ad intervenire con determinazione anche quando ciò può essere per loro molto difficile o doloroso. Ma, mentre la legge civile interviene con norme generali, quella canonica deve tener conto della particolare gravità morale della prevaricazione della fiducia riposta nelle persone con responsabilità nella comunità ecclesiale e della flagrante contraddizione con la condotta che dovrebbero testimoniare. In questo senso, la trasparenza e il rigore si impongono come esigenze urgenti di una testimonianza di governo saggio e giusto nella Chiesa.
In prospettiva, la formazione e la selezione dei candidati al sacerdozio, e più generalmente del personale delle istituzioni educative e pastorali, sono la premessa per un’efficace prevenzione di abusi possibili. Quella di giungere a una sana maturità della personalità, anche dal punto di vista della sessualità, è sempre stata una sfida difficile; ma oggi lo è ancor di più, anche se le migliori conoscenze psicologiche e mediche vengono in grande aiuto alla formazione spirituale e morale. Qualcuno ha osservato che la maggiore frequenza degli abusi si è verificata nel periodo più caldo della “rivoluzione sessuale” degli scorsi decenni. Nella formazione bisogna fare i conti anche con questo contesto e con quello più generale della secolarizzazione. In fondo si tratta di riscoprire e riaffermare senso e importanza del significato della sessualità, della castità e delle relazioni affettive nel mondo di oggi, in forme molto concrete e non solo verbali o astratte. Quale fonte di disordine e sofferenza può essere la sua violazione o sottovalutazione! Come osserva il Papa scrivendo agli irlandesi, una vita cristiana e sacerdotale può rispondere oggi alle esigenze della sua vocazione solo alimentandosi veramente alle sorgenti della fede e dell’amicizia con Cristo.
Chi ama la verità e l’obiettiva valutazione dei problemi saprà cercare e trovare le informazioni per una comprensione più complessiva del problema della pedofilia e degli abusi sui minori nel nostro tempo e nei vari Paesi, comprendendone l’estensione e la pervasività. Potrà così capire meglio in che misura la Chiesa cattolica condivide problemi non solo suoi, in che misura questi presentano per essa una gravità particolare e richiedano interventi specifici, e infine in che misura l’esperienza che la Chiesa va facendo in questo campo possa diventare utile anche per altre istituzioni o per l’intera società. Su questo aspetto ci sembra in verità che i media non abbiano ancora lavorato a sufficienza, soprattutto nei paesi in cui la presenza della Chiesa ha maggior rilevanza, e su cui quindi si appuntano più facilmente gli strali della critica. Ma documenti quali il rapporto nazionale USA sul maltrattamento dei bambini meriterebbero di essere maggiormente conosciuti per capire quali siano i campi di urgente intervento sociale e le proporzioni dei problemi. Nel solo 2008 negli USA sono stati identificati oltre 62.000 attori di abusi su minori, mentre il gruppo dei sacerdoti cattolici è così piccolo da non essere neppure preso in considerazione come tale.
L’impegno per la protezione dei minori e dei giovani è quindi un campo di lavoro immenso e inesauribile, che va ben aldilà del problema riguardante alcuni membri del clero. Coloro che vi dedicano con sensibilità, generosità e attenzione le loro forze meritano gratitudine, rispetto e incoraggiamento da parte di tutti e in particolare delle autorità ecclesiali e civili. Il loro contributo è essenziale per la serenità e la credibilità del lavoro educativo e di formazione della gioventù nella Chiesa e fuori di essa. Giustamente il Papa ha avuto per loro parole di alto apprezzamento nella lettera per l’Irlanda, ma pensando naturalmente a un orizzonte assai più largo.
Infine, il Papa Benedetto XVI, guida coerente sulla via del rigore e della veracità, merita tutto il rispetto e il sostegno di cui gli giungono ampie testimonianze da ogni parte della Chiesa. Egli è un Pastore all’altezza per affrontare con alta rettitudine e sicurezza questo tempo difficile, in cui non mancano critiche e insinuazioni infondate; senza pregiudizio va affermato che Egli è un Papa che ha parlato molto della Verità di Dio e del rispetto della verità, divenendone un testimone credibile. Lo accompagniamo e impariamo da lui la costanza necessaria per crescere nella verità, nella trasparenza, continuando a tenere ampio l’orizzonte sui gravi problemi del mondo, rispondendo con pazienza allo stillicidio di “rivelazioni” parziali o presunte che cercano di logorare la credibilità sua o di altre istituzioni e persone della Chiesa. Di questo paziente e fermo amore della verità abbiamo bisogno nella Chiesa, nella società in cui viviamo, nel comunicare e nello scrivere, se vogliamo servire e non confondere i nostri contemporanei.
Cresce anche tra i non cattolici la solidarietà al Papa
◊ Si susseguono le espressioni di vicinanza e solidarietà a Benedetto XVI e non solo dal mondo cattolico. Sempre più voci sottolineano la linea ferma di Joseph Ratzinger per contrastare il grave scandalo della pedofilia nella Chiesa. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Attestati di solidarietà al Papa giungono sempre più anche da esponenti non cattolici. L’intellettuale ebreo Jon Juaristi ha scritto sul quotidiano spagnolo Abc che “non bisogna essere necessariamente cattolici” per comprendere il vero motivo degli attacchi alla Chiesa: espellere i cattolici dalla sfera pubblica. E sul quotidiano israeliano Jerusalem Post, l’ex sindaco di New York, Ed Koch, ha affermato che i “continui attacchi dei media” nei confronti del Papa e della Chiesa “sono diventati una manifestazione di anticattolicesimo”. La sequenza di articoli “sugli stessi eventi – ribadisce Koch – non sono più tesi ad informare, ma semplicemente a punire”.
La “veemenza contro Benedetto XVI”, osserva lo storico Andrea Riccardi, “viene da prima del Pontificato”. L’immagine di “duro inquisitore” che i media hanno voluto dare del cardinale Ratzinger, annota il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, ha preparato “il terreno ad un impatto difficile, ormai quasi sempre critico nei confronti di questo Papa”.
Solidarietà al Papa viene espressa da cardinali, da vescovi, sacerdoti o semplici fedeli da ogni parte del mondo. Dietro gli “ingiusti attacchi” al Papa, ha affermato il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, in visita in Cile, ci sono “visioni della famiglia e della vita contrarie al Vangelo”. Opinione condivisa dai presuli del Vietnam i quali fanno notare che, mentre violenze, aborti e divorzi si diffondono in tutto il mondo, alcuni media riferiscono soltanto degli abusi dei sacerdoti. Distorsioni e menzogne nei confronti di Benedetto XVI vengono rilevate dal cardinale arcivescovo di Bombay, Oswald Gracias. Il porporato indiano ricorda inoltre, sull’Osservatore Romano, la sintonia tra Giovanni Paolo II e il prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, Joseph Ratzinger, nell’affrontare con serietà e fermezza la situazione degli abusi. Di qui, il paradosso di un attacco portato proprio contro chi, Wojtyla e Ratzinger, hanno dotato la Chiesa di strumenti più efficaci per affrontare lo scandalo della pedofilia.
Solidarietà al Papa è stata espressa dal cardinale arcivescovo di Napoli, Crescenzio Sepe. Il porporato sottolinea che anche un solo caso di abuso di preti su minori “è troppo”. E tuttavia, denuncia “l’inconsistenza degli attacchi” a Benedetto XVI, che nei “confronti di questa gravissima piaga” si mostra “inflessibile” come evidenzia in particolare la vicenda dell’Irlanda. Chiede “più rispetto” per il Papa anche il cardinale Severino Poletto. L’arcivescovo di Torino constata che “ogni giorno c’è una puntata nuova”, ma la Santa Sede ha “dimostrato che le cose non sono state né insabbiate né sminuite”.
Intanto, rispondendo ad alcune notizie d’agenzie, un comunicato del Vicariato di Roma sottolinea che il cardinale Agostino Vallini, all’epoca vescovo di Albano, intervenne con tempestività nel caso di presunti abusi su minorenni da parte di un sacerdote, non appartenente al clero diocesano, che svolgeva ministero sacerdotale a Pomezia. Il sacerdote, si legge nella nota, “fu immediatamente sospeso a divinis e ne fu chiesto al legittimo superiore l’immediato trasferimento ad altra sede, senza l’esercizio del ministero”. La decisione, sottolinea il comunicato, “suscitò forti reazioni nella popolazione di Pomezia contro il vescovo per il provvedimento adottato, ritenuto eccessivamente severo”, ma mons. Vallini “mantenne la sua decisione”.
Il vescovo di Gozo: a Malta la gente ha capito che c'è una campagna contro il Papa
◊ “Mentre esprimiamo solidarietà alle vittime, sentiamo il bisogno di pentirci dei peccati di coloro che hanno commesso gli abusi”: è quanto afferma il messaggio che l’arcivescovo di Malta, mons. Paul Cremona, e il vescovo di Gozo, mons. Mario Grech, hanno diffuso nell’isola, dove il 17 e 18 aprile si recherà in visita Benedetto XVI, in occasione del 1950.mo anniversario del naufragio di San Paolo. Nello stesso tempo i due presuli ricordano che la Chiesa di Malta è stata una delle prime istituzioni ad adottare azioni concrete per fronteggiare gli abusi. Ascoltiamo in proposito mons. Grech, al microfono di Alessandro De Carolis:
R. – Non è la prima volta che i vescovi qui a Malta e Gozo si sono pronunciati su questo tema. Anzi, non si sono soltanto pronunciati, ma hanno agito, sono stati attivi: nel 1999 i vescovi, insieme con i superiori maggiori degli istituti religiosi, hanno creato un "Response Team", un gruppo guidato da un ex giudice civile che studiasse ed investigasse su questi casi e non soltanto su abusi su minorenni, ma anche quando ad essere coinvolte sono persone adulte. Dal 1999, la Chiesa ha dato questo esempio anche per le altre istituzioni civili.
D. – Queste ultime vicende stanno creando numerose polemiche, spesso strumentali, nei confronti della figura di Benedetto XVI. Quali sono i reali sentimenti della Chiesa di Malta nei riguardi del Papa in arrivo?
R. – Su questo tema posso dirle che la gente è molto amareggiata, perché la gente ha capito subito, perché la gente segue i telegiornali, legge i giornali anche esteri, e comprende che si tratta di una campagna contro il Papa. La nostra gente, che è gente responsabile, è molto addolorata proprio perché ha capito che c'è la volontà di fare del male al Santo Padre. Questo non è giusto e proprio lo scorso mercoledì io ho tenuto l’incontro mensile del Collegio dei parroci e abbiamo fatto un comunicato – comunicato del quale non hanno parlato i giornali – nel quale abbiamo espresso la nostra solidarietà al Santo Padre. Abbiamo rivolto un appello a tutti per aiutarlo con la preghiera e per riceverlo, quando arriverà, con una bella accoglienza. Questo è il sentimento che si respira nella mia diocesi.
Il Papa assiste alla proiezione del film su Pio XII "Sotto il cielo di Roma"
◊ Alle 17.30 di oggi, nella Sala degli Svizzeri del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, Benedetto XVI assisterà alla proiezione del film su Pio XII "Sotto il cielo di Roma" realizzato dalla Lux Vide per Rai Fiction.
Ottava di Pasqua. Benedetto XVI: su Cristo "pietra angolare" si regge con sicurezza la Chiesa di ogni tempo
◊ La liturgia del venerdì dell’Ottava di Pasqua celebra, attraverso le parole di Pietro, il Cristo che, risorto, è diventato “pietra d’angolo” dopo essere stato “scartato” da quei “costruttori” che lo avevano misconosciuto e condannato alla Croce. Su questa pietra angolare, ha ripetuto molte volte in questi anni Benedetto XVI, poggia da sempre la solidità della Chiesa, il suo insegnamento, l’autorità dei vescovi, l’esperienza delle comunità cristiane. Alessandro De Carolis ricorda alcune delle affermazioni del Papa su questo tema:
Quando si parla di “tradizione”, in riferimento ai comportamenti di una società, di un Paese, si evoca in genere quel complesso di usi rituali, talvolta di semplici abitudini, tramandati da generazioni, capaci di dare risalto solenne a una memoria antica e importante per quella stessa società, per quel Paese, resistendo al logorio del tempo. Ben più profondo per la Chiesa è il concetto di “Tradizione apostolica”, che non si basa sulla mera perpetuazione di remote usanze religiose inventate dall’uomo, ma nasce dagli atti di Cristo con i primi Apostoli e arriva fino “all'esperienza attuale del Cristo nella sua Chiesa”, al legame tra i fedeli e i loro pastori. In altre parole, ha spiegato Benedetto XVI, “la Tradizione è la continuità organica della Chiesa, Tempio santo di Dio Padre, eretto sul fondamento degli Apostoli e tenuto insieme dalla pietra angolare, Cristo, mediante l’azione vivificante dello Spirito”. E’ dunque su una pietra immortale, che è Cristo Risorto, che da duemila anni si perpetua l'esperienza della Chiesa:
“La tradizione è il fiume vivo che ci collega con le origini. Il grande fiume che ci porta al porto dell’eternità. Così essendo in questo fiume vivo si verifica sempre di nuovo la parola che abbiamo sentito all’inizio, la parola del Signore: io sono con voi tutti i giorni della vita, fino alla fine del mondo”. (27 aprile 2006)
La certezza consolante della presenza di Gesù accanto ai suoi, lungo i singoli giorni della storia, deve essere chiaramente trasmessa – ha indicato in molte circostanze il Pontefice – soprattutto ai giovani, che saranno i costruttori della Chiesa di domani. Una Chiesa, ha detto loro un giorno il Papa, che può mutare nell’esteriorità degli stili ma non nel suo fulcro portante, Cristo “pietra d’angolo”:
“Sta a voi, dunque, accogliere liberamente nel cuore, nell’intelligenza e nella vita il patrimonio di verità, di bontà e di bellezza che si è formato attraverso i secoli e che ha in Gesù Cristo la sua pietra angolare. Sta a voi rinnovare e sviluppare ulteriormente questo patrimonio, liberandolo dalle tante menzogne e brutture che spesso lo rendono irriconoscibile e provocano in voi diffidenza e delusione”. (23 febbraio 2008)
“Il tempio di mattoni – ha affermato in un’altra occasione Benedetto XVI – è simbolo della Chiesa viva, la comunità cristiana, che già gli Apostoli Pietro e Paolo intendevano come ‘edificio spirituale’, costruito da Dio con le 'pietre vive' che sono i cristiani, sopra l’unico fondamento che è Gesù Cristo”:
“Dio vuole edificarsi nel mondo un tempio spirituale, una comunità che lo adori in spirito e verità. Ma questa ricorrenza ci ricorda anche l’importanza degli edifici materiali, in cui le comunità si raccolgono per celebrare le lodi di Dio”. (9 novembre 2008)
Per il Papa, ogni comunità “ha pertanto il dovere di custodire con cura i propri edifici sacri, che costituiscono un prezioso patrimonio religioso e storico”, poiché “la bellezza e l’armonia delle chiese destinate a rendere lode a Dio” spicca come un invito a “noi esseri umani, limitati e peccatori, a convertirci per formare un 'cosmo', una costruzione ben ordinata, in stretta comunione con Gesù che è il vero Santo dei Santi”.
Padre Lombardi: disarmo nucleare, buona notizia
◊ Un accordo storico: così è stata definita l’intesa ratificata ieri a Praga dai presidenti di Stati Uniti e Russia per la riduzione degli armamenti nucleari strategici. La firma dello Start2 è avvenuta nella Sala spagnola del Castello di Praga, la stessa dove pochi mesi fa Benedetto XVI aveva parlato alle autorità politiche e al Corpo diplomatico nella Repubblica Ceca. Ascoltiamo in proposito il nostro direttore padre Federico Lombardi nel suo editoriale per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:
Il Papa aveva ricordato la caduta dei muri di 20 anni fa e diceva: “Le aspirazioni dei cittadini e le aspettative riposte nei governi reclamavano nuovi modelli nella vita pubblica e di solidarietà fra nazioni e popoli, senza i quali il futuro di giustizia, di pace e di prosperità, a lungo atteso, sarebbe rimasto senza risposta”. In questo senso lo Start 2 è una buona notizia, perché si supera una situazione di stallo e si riprende il cammino verso la riduzione e – speriamo – la eliminazione degli arsenali bellici più pericolosi. Le testate vengono limitate a 1.550 e i vettori a 800: il 30% in meno rispetto ai limiti del 2002. Sono sempre sufficienti per distruggere il nostro pianeta, ma sono di meno rispetto ai tempi dell’accumulo senza limiti, inutile e folle. Parlare proprio di pace, di fiducia e di solidarietà, quando si bilanciano ancora migliaia di testate nucleari potentissime, è probabilmente ottimistico, ma la strada è quella giusta, ed è urgente continuarla. Diventa più credibile parlare di non proliferazione nucleare agli altri Stati con ambizioni nucleari, e si possono destinare risorse economiche, scientifiche ed umane immense alle necessità più urgenti dell’umanità e del suo sviluppo. Ogni sforzo per questo va incoraggiato, e la Chiesa sarà sempre dalla parte degli operatori di pace.
Il cardinale Bertone incontra i giovani del Cile
◊ I giovani e la pace sono stati i temi principali della terza giornata che il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha trascorso ieri nella città di Punta Arenas, in Cile, terra evangelizzata dai salesiani, in un incontro festoso e commovente. Il servizio di Luis Badilla:
Parlando ai giovani, il porporato ha ricordato le recenti celebrazioni del trentesimo dell’inizio della mediazione di Giovanni Paolo II che riuscì, “grazie a Dio, non solo ad evitare la guerra” tra Cile e Argentina, ma oltre a questo, consentì di raggiungere un accordo di pace che si è tradotto, successivamente, anche in un Trattato di collaborazione e amicizia che “ha dato enormi frutti per tutti”. E proprio davanti a questa realtà, ha rilevato il cardinale, “occorre ricordare che dobbiamo perseverare in questo impegno affinché la pace entri nel cuore dei popoli e possa dunque essere una cosa viva e desiderata da tutti”. “Ci sono pochi luoghi al mondo – ha osservato ancora il segretario di Stato – così straordinariamente appropriati per accogliere l’invito di Benedetto XVI nel messaggio per la XLIII Giornata mondiale della pace: “se vogliamo promuovere la pace, è necessario proteggere la creazione”. Il porporato ha voluto fare riferimento alla bellezza e alla ricchezza della regione australe, definita “un capitale naturale insuperabile, del quale tutti siamo responsabili, in particolare di fronte alle insidie del disgelo dell’Artico”. Rilevando l’importanza dell’incontro con Gesù, il cardinale Bertone ha invitato i presenti “a non avere paura, perché Lui sa dare a ciascuno la felicità profonda e vera, in particolare a chi risponde con generosità come fecero i primi missionari che arrivarono a queste terre. Voi – ha continuato il segretario di Stato – per la Chiesa, rappresentate un potenziale enorme come discepoli e missionari di Cristo (…) Ricordatevi, come diceva Giovanni Paolo II, che voi siete le sentinelle del domani (…) e perciò siete chiamati a vivere la vita cristiana come una vera amicizia con il Signore”. Prima di questo incontro, il cardinale Bertone si era intrattenuto con le comunità salesiane della città e dei dintorni, alcune delle quali operano in zone molto inospitali, e successivamente ha visitato il Museo salesiano della città, dove si conservano rilevanti testimonianze dei popoli aborigeni quasi estinti e dell’arrivo dei salesiani e delle loro prime missioni nella Regione. “Il mio auspicio – ha osservato il porporato nel corso della visita – è che l'epopea salesiana e il lavoro fatto insieme alla popolazione della Patagonia siano un esempio di solidarietà e di umanità”. “In qualsiasi territorio delle missioni della Chiesa, ma in particolare nella zona dello Stretto di Magellano – ha concluso il cardinale Bertone – i primi salesiani hanno promosso l'evangelizzazione” favorendo “un’interazione costante con le culture locali, senza sopprimerle ma valorizzandole”. Infine, insieme a numerosi membri delle comunità salesiane ha visitato il Santuario di Maria Ausiliatrice, dove è rimasto a lungo in preghiera prima di incontrare centinaia di giovani che lo attendevano nel cortile del liceo adiacente. Nelle prossime ore il segretario di Stato visiterà le due città maggiormente colpite dal terremoto del 27 febbraio scorso, Talcahuano e Concepciòn, città quest’ultima dove presiederà la Santa Messa alla quale è prevista la partecipazione di decine di migliaia di persone.
Mons. Marchetto: no ai respingimenti di immigrati se c'è il rischio di violazione dei diritti umani
◊ “Le intercettazioni e i decentramenti operati dalle autorità europee in molti casi rende impossibile a migliaia di persone raggiungere la costa nord del Mediterraneo, o persino di lasciare il loro Paese di origine o di transito”. E’ quanto afferma mons. Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, nel suo discorso, anticipato alla stampa e previsto domani a Roma in occasione della II Conferenza Europea del Consiglio Nazionale Francese-Scuola Superiore dell'Avvocatura. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Nel Mediterraneo sono entrati in relazione, grazie anche ai migranti, mondi vicini nello spazio, ma lontani dal punto di vista culturale, religioso e sociale. Ogni anno decine di migliaia di persone cercano di eludere i controlli alle frontiere terresti e marittime. E le notizie su questi flussi irregolari – afferma il presule - hanno fomentato in diversi Paesi una sorta di “panico” per una presunta invasione di immigrati. Per arginare l'immigrazione irregolare è emersa l’urgenza di collaborare “nella lotta” contro tale fenomeno, incoraggiando la promozione di accordi di riammissione nei Paesi di partenza. Ma va comunque ricordato – osserva mons. Agostino Marchetto – che tali accordi devono rispettare la Convenzione di Ginevra del 1951 e quella del 1950 sui Diritti Umani. L’arcivescovo ribadisce poi la propria posizione di condanna per chi non osserva il principio di non respingimento, "che sta alla base del trattamento da adottare per coloro che fuggono da persecuzioni". “Un altro diritto violato nell'atto di intercettare e respingere i migranti sulle coste africane del Mediterraneo è quello al giusto processo”. I respingimenti – sottolinea l'arcivescovo – “vanno contro lo stesso ‘Codice frontiere Schengen', dove si dichiara che tutte le persone alle quali è stato negato l'ingresso al territorio avranno il diritto di appello”. "Il fatto tragico – sottolinea inoltre l’arcivescovo – è che non tutti coloro che partono dalle coste nordafricane e affidano il loro destino al Mediterraneo, arrivano alla sognata Europa”. In migliaia sono stati trovati senza vita o risultano dispersi. Auspicando che il Mediterraneo sia realmente un Mare di diritti umani, mons. Agostino Marchetto si sofferma quindi sull’attuale scenario proponendo alcuni significativi e drammatici esempi. Il presule ricorda, in particolare, il rapporto di Human Rights Watch del settembre del 2009 che denunciava l’intercettazione, da parte di guardie costiere italiane, di migranti africani respingendoli forzatamente in Libia, come previsto da un accordo bilaterale tra i governi di Tripoli e Roma, senza valutare però la possibilità che vi fossero tra loro rifugiati o persone vulnerabili. “In Libia – aggiunge l’arcivescovo - esistono centri di detenzione e di rimpatrio dove le condizioni variano da accettabili a disumane e degradanti". L’accesso a questi centri è difficile per cui “è arduo monitorare il rispetto dei diritti umani”. Nessuno – conclude mons. Agostino Marchetto - può essere “trasferito, espulso o estradato verso uno Stato dove esiste il serio pericolo che la persona sarà condannata a morte, torturata o sottoposta ad un trattamento disumano”.
Plenaria della Pontificia Commissione Biblica sul tema "Ispirazione e verità della Bibbia"
◊ La Pontificia Commissione Biblica terrà la sua Sessione plenaria annuale dal 12 al 16 aprile presso la Domus Sanctae Marthae (Città del Vaticano), sotto la presidenza del cardinale William Levada. Il padre gesuita Klemens Stock, segretario generale, dirigerà i lavori dell'assemblea. Nel corso della riunione i membri proseguiranno la riflessione sul tema "Ispirazione e verità della Bibbia". Come prima fase dello studio la Commissione ha deciso di concentrare i propri sforzi nel verificare in che modo il tema dell'ispirazione e quello della verità si manifestino nei diversi scritti della Bibbia. A partire dalle singole competenze ciascun membro presenterà la propria relazione che sarà discussa collegialmente in assemblea.
Riprende l'apertura notturna dei Musei Vaticani
◊ Dopo il notevole successo dello scorso autunno, riprendono le aperture notturne dei Musei Vaticani: l’apertura straordinaria fino alle 23.00, con l’ultimo ingresso alle 21.30, sarà replicata continuativamente tutti i venerdì sera da oggi al 9 luglio e poi ancora dal 3 settembre al 29 ottobre. E’ obbligatoria la prenotazione online tramite il sito internet ufficiale dei Musei Vaticani (www.museivaticani.va) o quelli della Santa Sede (www.vatican.va; www.vaticanstate.va).
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Per mostrare la luce di Cristo: in prima pagina, il vice presidente della Conferenza episcopale italiana, mons. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, sulla guida ferma e gentile di Benedetto XVI.
In rilievo, nell’informazione internazionale, lo scetticismo israeliano sul rilancio del dialogo in Vicino Oriente.
Dal 10 aprile al 23 maggio l’Ostensione della Sindone nel Duomo di Torino: in cultura, il saggio di Sylvie Barnay nel catalogo della mostra “Gesù. Il corpo, il volto nell’arte”.
Antonio Paolucci sulla ripresa delle aperture serali dei Musei Vaticani.
L’architetto che si è fatto teologo: un testo di Alessandra Cannistrà e Laura Andreani curatrici della mostra organizzata per i settecento anni dall’intervento di Lorenzo Maitani sul Duomo di Orvieto.
I sette anni che sconvolsero la musica: Giuseppe Fiorentino e Gaetano Vallini sui Beatles, che quarant’anni fa, 10 aprile 1970, si scioglievano.
Nell’informazione vaticana, la nota, a firma di padre Federico Lombardi, dal titolo “Dopo la Settimana Santa, tenere la rotta”.
La visita del cardinale Tarcisio Bertone in Cile.
Un articolo di Joseph Bezzina sulla prossima visita del Papa a Malta.
A Torino tutto pronto per l'Ostensione della Sindone: intervista con Bruno Barberis
◊ C’è grande attesa per l’inaugurazione, domani nel Duomo di Torino, dell’Ostensione della Santa Sindone, in programma fino al 23 maggio prossimo. Ma cosa significa, oggi, chiedersi se la Sindone è autentica? Al microfono di Fabio Colagrande ci risponde Bruno Barberis, direttore del Centro internazionale di Sindologia di Torino:
R. – “Autentica” può voler dire che realmente è l’impronta lasciata da un corpo umano, non è un dipinto, un manufatto. E questo, nonostante che ogni tanto saltino fuori teorie le più disparate nelle quali presunti ricercatori affermano di essere riusciti a ottenere con una qualche tecnica un’immagine uguale a quella della Sindone, in realtà nessuno mai c’è riuscito. E ciò perché una cosa è tentare di riprodurla, una cosa è realmente averla riprodotta. Per cui, oggi possiamo affermare con certezza che l’impronta che vediamo su quel telo è veramente l’impronta lasciata dal cadavere di un uomo che ha subito una lunga serie di torture, ultima delle quali la crocefissione; e che è morto, in quanto è chiaramente l’impronta lasciata da un cadavere. Altra cosa è sostenere, ad esempio, come autenticità il fatto che sia coeva con il periodo di Cristo, e questo è un problema ancora aperto visto che la datazione con il radiocarbonio che risale ormai a 22 anni fa, diede un risultato medievale ma suscitò moltissime polemiche legate alle modalità con le quali fu condotta, di certo poco scientifiche, e soprattutto al fatto che datare un tessuto è un problema complesso in quanto può essere pesantemente inquinato da contaminazioni esterne di vario genere. Terzo livello di autenticità: che veramente sia non solo coeva dell’epoca di Cristo, ma sia realmente l’impronta lasciata dal Corpo di Cristo dopo la sua morte, e questo è un problema ancora più complesso da risolvere, anche se la perfetta corrispondenza tra le immagini, le lesioni che leggiamo sul telo e quelle che invece leggiamo nelle descrizioni evangeliche, permettono di ritenere altissimamente probabile l’identità tra i due uomini: quello della Sindone e il Gesù dei Vangeli. Infatti, alcune delle caratteristiche che vediamo su entrambi sono rarissime e non possono essere normali per un qualunque crocifisso della storia.
D. – In breve, professore, perché dunque secondo lei il cosiddetto “caso Sindone” non può considerarsi chiuso?
R. – Per il semplice fatto che abbiamo ancora parecchi problemi da risolvere. Primo tra tutti il problema di capire come possa essersi formata questa impronta. L’altro problema è quello della datazione del tessuto che richiede, prima di riprovare un’altra volta, di avere informazioni più dettagliate sulla mappatura chimico-fisica del telo per comprendere, ad esempio, qual è il punto più adatto per un prelievo oppure se vi sono forse più punti sui quali fare prelievi in modo tale da ottenere poi una media significativa … Quindi, queste sono le due problematiche più aperte. Ma ve ne sono ancora altre, come ad esempio una migliore tipizzazione del sangue, lo studio di quelle tracce presunte che alcuni studiosi ritengono di aver visto sulla Sindone … C’è da lavorare ancora per un bel po’, sicuramente!
D. – Nella sua esperienza di studioso, le è mai capitato di incontrare scienziati che pur non essendo credenti, allo stesso tempo però non erano affatto scettici di fronte a questo oggetto di studio, lo consideravano molto seriamente?
R. – La storia della Sindone è piena di questi personaggi. Partendo da Yves Delage, che fu uno dei primissimi studiosi della Sindone, un accademico di Francia dichiaratamente agnostico che più di 100 anni fa incominciò a studiare la fotografia del 1898, convintissimo che si trattasse di un falso realizzato in qualche modo. Con il passare del tempo, si rese conto invece che era esattamente il contrario, tanto che presentò un articolo all’Accademia di Francia che fu rifiutato perché ritenuto non scientifico perché trattava della Sindone, ritenuta un oggetto di interesse fideistico o religioso. Yves Delage rimase molto male perché, pur essendo agnostico, riteneva che gli studi seri e motivati non dovessero lasciarsi influenzare da preconcetti. E di personaggi come lui ce ne sono stati parecchi nella storia della Sindone; anche uomini di fede ma non cristiani: ho conosciuto anche studiosi ebrei, come Alan Adler, preziosi e convinti studiosi della Sindone, convinti della sua autenticità, cioè che abbia avvolto il corpo di Cristo; ma non per questo si sono convertiti al cristianesimo! Segno, quindi, che l’immagine che vediamo sulla Sindone è veramente universale e può parlare a tutti, purché la si guardi e la si legga con cuore aperto e non chiusi da preconcetti che in realtà, poi, non conducono a nulla se non a delle battaglie senza senso contro questa immagine.
Elezioni in Sri Lanka: il partito del presidente si proclama vincitore
◊ Il giorno dopo le elezioni legislative in Sri Lanka, la Commissione elettorale di Colombo ha annunciato di aver sospeso la pubblicazione dei dati nazionali riguardanti il voto. La decisione è da ricondurre ad un nuovo conteggio delle preferenze in varie sezioni dove ci sono state irregolarità. Il partito di governo, l'Alleanza per la libertà del popolo unito, del presidente Mahinda Rajapakse, ha comunque già proclamato la vittoria: in base ai dati provvisori resi noti prima della sospensione, lo schieramento del capo dello Stato è in testa con il 63,2 per cento delle preferenze, mentre il Partito di unità nazionale all'opposizione è attestato al momento al 27,6 per cento. Con un’affluenza alle urne di poco superiore al 50% degli oltre 14 milioni di aventi diritto, si attendono anche notizie sulle zone a maggioranza Tamil, per quelle che sono state le prime elezioni dopo oltre 30 anni di guerra con un bilancio di oltre 80 mila vittime. Di queste legislative e dell’affermazione dello schieramento presidenziale, prevista alla vigilia del voto, Giada Aquilino ha parlato con Emilio Asti, docente di Culture orientali all’Università Cattolica di Milano:
R. – Era prevista, in quanto le forze dell’opposizione non erano ben organizzate e c’era molta divisione. Quindi chiaramente la vittoria è andata al partito meglio organizzato. Inoltre, il partito del presidente poteva vantarsi di aver posto termine alla guerra civile fra le Tigri Tamil e il governo singalese. Poi, con l’uccisione di Prabhakaran, è stato posto termine al conflitto. Purtroppo, però, la situazione della popolazione Tamil, nel nord e nell’est dell’isola, rimane ancora drammatica.
D. – Proprio Rajapakse, prima delle elezioni, aveva promesso di discutere con i Tamil una forma di condivisione del potere nelle zone del nord-est. Come è possibile?
R. – Da parte del governo dello Sri Lanka deve esserci la disponibilità ad una devolution, cioè a concedere un’ampia autonomia alle zone abitate in maggioranza dai Tamil e a garantire l’uguaglianza tra le varie comunità e le varie religioni presenti nell’isola. Lo Sri Lanka, ricordiamo, è uno Stato multietnico.
D. – Alle presidenziali di gennaio Rajapakse è stato riconfermato per altri sei anni alla guida del Paese e non ha nascosto di puntare in questo voto ai due terzi dei seggi parlamentari necessari per modificare la costituzione, che al momento limita a due i mandati presidenziali...
R. – In questo caso si creerebbero problemi abbastanza seri, in quanto il Paese avrebbe bisogno di un ricambio veramente profondo a tutti i livelli, un ricambio che poi potrebbe permettere anche un dialogo più serio e credibile con i rappresentanti dei Tamil. Fino a quando i diritti della popolazione Tamil non vengano garantiti, rimarranno sempre motivi di scontento e potranno sorgere anche gruppi che possono decidere di riprendere le armi contro il governo dello Sri Lanka.
D. – Quindi, dopo oltre 30 anni di guerra tra forze governative e Tigri Tamil, oggi lo Sri Lanka che Paese è?
R. – E’ ancora profondamente diviso, impoverito da tutti questi anni di conflitto. Un Paese, inoltre, in bilico tra tradizione e modernità, che non riesce a garantire un assetto istituzionale, in grado di garantire un futuro più tranquillo per le varie etnie presenti nel Paese. Molto dipenderà dall’atteggiamento del governo dello Sri Lanka, dalla maggioranza singalese, che potrebbe intraprendere iniziative per un dialogo veramente sincero con tutte le forze rappresentative dei Tamil. Quindi, è necessario che venga trovato un accordo. Adesso le varie forze Tamil non rivendicano più uno Stato autonomo: si accontenterebbero di una larga autonomia. Quindi, toccherebbe adesso al governo singalese compiere il primo passo in questa direzione.
Le Acli a Milano: un piano per aiutare le famiglie in difficoltà
◊ Un piano per aiutare le famiglie in condizione di povertà assoluta. E’ la proposta formulata all’interno della Conferenza programmatica delle Acli, in corso da ieri all’Università Cattolica di Milano, per rispondere ai bisogni di oltre un milione di famiglie italiane, il 4,2% del totale dei nuclei, 2 milioni e 400 mila individui che, secondo la definizione dell’Istat, non raggiungono livelli di vita “minimamente accettabili”. Si tratta di far evolvere l’attuale strumento della “social card”. Il servizio di Fabio Brenna:
Entro il 2013 – nei piani delle Acli - occorrerebbe ampliare ed estendere questo strumento, portandolo dagli attuali 40 a 133 euro mensili, differenziati a seconda del potere d’acquisto nelle varie zone del Paese ed integrandolo con una serie di servizi alla persona ed una gestione globale affidata ai Comuni. Un piano che, a regime, costerebbe allo Stato 655 milioni di euro. Il presidente delle Acli, Andrea Olivero:
“Noi crediamo che non si debbano smantellare le iniziative precedentemente messe in campo. La 'social card' si può modificare, si può rendere utile per andare a contrastare davvero la povertà, ma bisogna trasformarla in uno strumento universalistico e, quindi, rivolto a tutti i cittadini che sono in condizione di povertà. Bisogna poi fare in modo che sia anche più rilevante l’importo di questo strumento, affinché davvero incida sulla vita delle famiglie italiane impoverite”.
Le Acli celebrano questo appuntamento di metà mandato non a caso a Milano, dove - insieme alla Caritas - gestiscono il Fondo diocesano “Famiglia e lavoro”, voluto dal cardinale Tettamanzi, per aiutare le famiglie e i lavoratori investiti dalla crisi. E’ un’occasione, inoltre, per consolidare il modello organizzativo dell’Associazione che, superata ormai quota un milione di iscritti, punta a proporsi non solo come erogatore di servizi. Un'associazione che, radicata sul territorio, vuol dire la sua anche a proposito del dibattito sulle riforme in Italia.
“Si apre in questo momento una stagione di riforme e a noi non interessa tanto chi deve partire, quanto che si vadano ad affrontare i temi che riguardano principalmente i cittadini e, quindi, questioni come la riforma del lavoro, del mercato del lavoro, andando anche finalmente a metter mano ad una revisione complessiva degli ammortizzatori sociali; la riforma del welfare; la riforma contro la povertà, perché nel nostro Paese non esistono misure di contrasto; e, anche iniziative che vadano a cambiare il modo di far politica: in particolare non andiamo più a votare con questa brutta legge elettorale. La società civile vuole contare! Vogliamo essere corresponsabili in questa fase”.
Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, aprendo i lavori, ha annunciato la prossima riforma del titolo del Codice Civile che riguarda proprio il mondo dell’associazionismo. Ancora Andrea Olivero:
“Abbiamo certamente interesse che si facciano le riforme, ma vogliamo essere coinvolti in questo. La riforma del Codice Civile è decisiva per prendere atto di un cambiamento che c’è già stato nel nostro Paese, ma vogliamo che questa venga fatta per far nascere più associazionismo, per dare più libertà e possibilità ai nostri concittadini e non certo per diminuire lo spazio dell’aggregazione sociale”.
I lavori della conferenza “Sentinelle del territorio, costruttori di solidarietà” saranno conclusi sabato dall’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi.
Brasile: i più poveri delle favelas sepolti dalle frane causate dalle piogge torrenziali
◊ La pioggia intermittente, che cade su Rio de Janeiro ormai da diversi giorni, ha causato numerose perdite umane e materiali. La nota inviata all’agenzia Fides dalla Caritas del Brasile informa che secondo l'ultima valutazione del dipartimento dei Vigili del Fuoco di Rio, il numero di morti arriva a 170: 98 a Niterói, 52 a Rio e 16 a São Gonçalo. Gli altri comuni dove sono stati registrati morti sono Petropolis, Nilópolis, Paulo de Frontin e Magé. Innumerevoli sono i senzatetto e i dispersi. Il governo di Rio ha decretato tre giorni di lutto ufficiale per i morti nei disastri e sta considerando la possibilità di dichiarare lo stato di calamità e di emergenza nella zona. I più gravi disastri sono causati dalle frane, dovute al crollo delle case costruite in zone a rischio. Inoltre ci sono numerosi allagamenti nelle pianure, soprattutto nella regione di Jardim Maravilha. La Caritas dell'arcidiocesi di Rio de Janeiro ha aperto la campagna di assistenza ai senzatetto. Tutte le parrocchie dell'arcidiocesi sono mobilitate per ricevere donazioni. Si chiede principalmente di donare alimenti non deperibili, vestiti e acqua potabile. Purtroppo sono i più poveri a rimanere senza niente, in modo particolare quelli della periferia di Rio di Janeiro e della zona di Niterói. Questa notte, secondo quanto affermato dal Sottosegretario della Protezione Civile, Pedro Machado, una frana verificatasi nella zona della collina di Bumba, vicino a Niterói, ha sepolto circa 200 persone, proprio là dove c'era una discarica per l'immondizia della zona. Circa 190 vigili del fuoco e volontari della Forza Nazionale di Sicurezza sono stati in grado di salvare dalle macerie 25 sopravvissuti e a recuperare i corpi di sei persone uccise, ma si stima che ci siano decine e decine di cadaveri sul fondo della montagna, sepolti tra il fango e i detriti delle case. Il Segretario della Sanità e della Difesa Civile di Rio, Sergio Cortes, ha detto che il lavoro di ricerca può continuare per settimane: "La nostra stima iniziale era di 15 giorni, ma la quantità di detriti rende il lavoro molto difficile. Abbiamo anche un problema ambientale. Il luogo della tragedia è una discarica, e le operazioni di salvataggio non possono essere effettuate attraverso il lavoro manuale perché c'è il rischio delle malattie". L'arcivescovo della diocesi di Niterói, mons. Frei Alano Maria Pena, ha disposto un coordinamento di tutte le parrocchie della diocesi per aiutare i senza tetto, concentrando la raccolta di materiale di soccorso e altri aiuti per le vittime nelle parrocchie di São Lourenço (Ponto Cem Réis) e di Nossa Senhora Auxiliadora (Salesiano – Santa Rosa). (R.P.)
L’appello di padre Chiera per i “meninos de rua” di Rio colpiti dalle alluvioni
◊ Appello di padre Renato Chiera, fondatore della Casa do Menor, per i bambini di strada prime vittime delle alluvioni che stanno flagellando Rio de Janeiro. Il missionario ha tolto dalla strada circa 100mila bambini abbandonati a se stessi, che hanno patito ogni sorta di abusi, accogliendoli in centri di recupero e donando loro quell’amore che non avevano mai vissuto e quell’istruzione che permette di vivere una vita vera. Ora, informa una nota, le varie case di accoglienza che Casa do menor ha creato nella tristemente famosa e sofferta Baixada Fluminense, stanno riportando ingenti danni. “Per fortuna senza vittime,” specifica padre Renato, “ma è stato necessario evacuare e chiudere alcune delle case, trovando alloggi temporanei che non permettono l’adeguato proseguimento della nostra opera”. Un’opera quanto mai difficile e rara, che trova il prezioso, indispensabile supporto economico soprattutto in Italia. “Lanciamo un appello e un sos”, conclude padre Renato, “per chi vuole aiutarci ad aiutare e a salvare vite. Grazie”. Chiunque vuole rispondere a questo appello può utilizzare il conto corrente postale n. 12237129, la carta di credito tramite il sito www.casadomenor.it (A.G.)
Etiopia: aiuti per milioni di persone colpite dalla siccità
◊ Sono oltre cinque milioni le persone che stanno ricevendo aiuti per far fronte a una grave crisi alimentare dovuta al lungo periodo di siccità che ha colpito alcune regioni etiopiche ma anche altre zone dell’Africa sub-sahariana a ridosso del deserto del Sahara. Secondo una nota governativa diffusa dall’Agenzia di stampa etiopica (Ena) e ripresa dalla Misna, cinque milioni e 200 mila persone hanno ricevuto generi di prima necessità distribuiti tra febbraio e marzo. In totale, secondo la stessa fonte, entro giugno saranno circa 700.000 le tonnellate di cibo distribuite. Rispondendo agli appelli del governo, dall’estero nei primi tre mesi dell’anno sono stati messi a disposizione fondi per un totale di 97 milioni di euro. Sempre da fuori, attraverso i porti di Gibuti e di Barbera (Somaliland), sono arrivate in Etiopia 177.600 tonnellate di aiuti e sono stati rafforzati i sistemi di trasporto interni per consentirne la distribuzione nel paese. L’Etiopia è, insieme a Niger e Ciad, uno dei Paesi maggiormente colpiti da un lungo periodo di siccità che alcuni studiosi ritengono collegato al generale surriscaldamento del pianeta e che sta riducendo le fonti di sussistenza di milioni di piccoli agricoltori e allevatori. (R.P.)
Italia: calano le domande d’asilo. Il Centro Astalli preoccupato per la politica dei respingimenti
◊ Domande d’asilo in calo. Lo scorso anno erano 17.600 contro le 30.492 del 2008. Una realtà toccata con mano anche dal Centro Astalli, il servizio dei Gesuiti per i rifugiati in Italia, che attraverso le proprie strutture ha constatato un calo del 35,5%. Una diminuzione avvenuta in particolar modo da maggio in poi, e questa è un’anomalia rispetto agli anni precedenti visto che con la stagione calda gli sbarchi sulle coste italiane sono sempre aumentati. “E’ chiaro che la politica dei respingimenti influisce e ostacola chi avrebbe tutte le carte in regola per essere considerato rifugiato - dice padre Giovanni La Manna, presidente del Centro Astalli - Inoltre chi è fermato in Libia ha poche garanzie visto che quel Paese non ha firmato la Convenzione di Ginevra”. Padre La Manna è anche convinto che questa politica alla fine “giovi ai trafficanti, perché cambiano le rotte per far arrivare gli stranieri in Italia e aumentano il prezzo del viaggio”. Una volta poi arrivati in Italia, non di rado si è vittima di razzismo, e secondo Jurgen Humburg, funzionario dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, i servizi per i richiedenti asilo non sono sempre all’altezza dei grandi Paesi industrializzati. Nel 2009 inoltre sono aumentati i tempi di permanenza nei centri d’accoglienza, mentre il 60% di coloro che si sono rivolti al Centro Astalli è stato vittima di tortura. In testa alle nazionalità che hanno richiesto asilo attraverso le strutture dei gesuiti, Nigeria e Ghana. (A cura di Alessandro Guarasci)
India: Commissione permanente dei vescovi sulle linee guida per i casi di pedofilia
◊ La Commissione permanente della Conferenza episcopale indiana (Cbci) si riunirà il 25 aprile per discutere alcune linee guida sulla condotta da seguire nei casi di abusi sessuali commessi su minori da esponenti del clero. Lo ha annunciato il neo-presidente della Cbci cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay. Alla riunione – riferisce l’agenzia Ucan, ripresa dalla Cns - parteciperanno oltre ai membri della Commissione anche arcivescovi e tutti i responsabili delle varie Commissioni episcopali indiane. Le misure approvate saranno vincolanti per tutte le diocesi del Paese. La decisione segue il clamore suscitato dalla vicenda di padre Joseph Palanivel Jeyapaul, il sacerdote indiano accusato dalle autorità americane di avere commesso abusi su due ragazze minorenni mentre svolgeva il suo ministero nel Minnesota tra il 2004 e il 2005. Padre Jeyapaul, che ora lavora nella diocesi di Ootacamund, nell’India meridionale, ha respinto ogni addebito, ma si è detto pronto ad affrontare un eventuale processo negli Stati Uniti. Il cardinale Gracias ha precisato che si tratta di un episodio isolato nella Chiesa indiana, ma che essa intende comunque prendere tutte le misure necessarie per evitare altri casi. Nei giorni scorsi il porporato si è unito alle numerose manifestazioni di solidarietà espresse al Santo Padre Benedetto XVI, definendo “fuorvianti e imprecise” le accuse rivoltegli in queste settimane da diversi media internazionali. Le notizie riportate su alcuni giornali – ha dichiarato in un’intervista al quotidiano diocesano di Bombay “The Examiner” - non prendono in considerazione la portata delle misure prese dal Vaticano per affrontare il problema degli abusi commessi da esponenti della Chiesa. (L.Z.)
Congo: l’attacco di Pasqua a Mbandaka nella testimonianza dell’arcivescovo
◊ “I ribelli sono arrivati mentre nelle parrocchie dell’arcidiocesi si celebrava la Messa di Pasqua. È stato un attacco improvviso, che ha preso di sorpresa tutti” dice all’agenzia Fides mons. Joseph Kumuondala Mbimba, arcivescovo di Mbandaka, il capoluogo della Provincia Equatoriale nel nord-ovest della Repubblica Democratica del Congo, che è stata attaccata la domenica di Pasqua, 4 aprile, da un gruppo di ribelli. “I ribelli avevano degli obbiettivi precisi da conquistare: l’Assemblea Provinciale (il parlamento locale), la residenza del Governatore (che però si trovava a Kinshasa) e l’aeroporto” dice l’arcivescovo. L’esercito e la polizia nazionale sembrano essere stati colti di sorpresa, permettendo ai ribelli di raggiungere i loro obiettivi, tra cui l’aeroporto. Nelle ore successive all’attacco, l’esercito congolese con l’appoggio dei “Caschi Blu” della Monuc (Missione delle Nazioni Unite in Congo), ha condotto un contrattacco che ha costretto i ribelli alla fuga. “I combattimenti si sono prolungati fino al 5 aprile, provocando diverse vittime, sicuramente tra i militari e pure tra i civili, che sono stati colpiti senza troppi scrupoli durante la controffensiva dell’esercito. Non so invece quanti morti vi siano tra le file dei ribelli” dice mons. Kumuondala Mbimba. L’attacco di Pasqua ha provocato viva emozione nel Paese, che si appresta a festeggiare i 50 anni di indipendenza. L’8 aprile il Presidente Joseph Kabila si è recato a Mbandaka per presiedere il consiglio di sicurezza e per dimostrare che lo Stato controlla la situazione. Ma la stampa locale si chiede se l’assalto all’aeroporto di Mbandaka facesse parte di un piano per far arrivare altre truppe ribelli, magari da Paesi vicini. Mbandaka dista 700 Km da Kinshasa, la capitale: entrambe le città si affacciano sul fiume Congo, la maggiore via navigabile del Paese. L’attacco inoltre giunge mentre ferve in Parlamento il dibattito sul ritiro dei Caschi Blu della Monuc. La prova non eccelsa dell’esercito nazionale, che è stato in grado di riprendere il controllo di Mbandaka solo grazie all’appoggio dei soldati dell’ONU, rischia di rinviare il ritiro di questa forza di pace internazionale. (R.P.)
Sudafrica: ferma condanna delle Chiese per l'assassinio del leader pro-apartheid
◊ Le Chiese sudafricane hanno espresso unanime condanna per l’assassinio di Eugene Terreblanche, l’ex leader dell’estrema destra pro apartheid fondatore del Movimento di Resistenza Afrikaner (Awb). Terreblanche – lo ricordiamo - è stato ucciso sabato scorso da due lavoratori della sua fattoria, in seguito a un alterco perché non voleva pagare loro il salario settimanale. Un delitto comune che ha tuttavia pesanti risvolti politici e rischia di riaccendere le tensioni razziali nel Paese, soprattutto dopo che il segretario dell'Awb, André Visagie, ha esortato i bianchi alla vendetta. I funerali di Terreblanche si sono tenuti questa mattina a Ventersdorp, cittadina nel nord del Paese, in un clima di forte tensione. Per questo il Consiglio delle Chiese del Sudafrica (Sacc), cui aderisce anche l’episcopato cattolico, ha esortato i leader politici sudafricani “a fare il possibile per promuovere la riconciliazione di cui il Paese ha bisogno. Questa capacità di leadership - ha dichiarato il segretario generale del Sacc Eddie Makue citato dall’agenzia Apic - neutralizzerà i propositi aggressivi che rischiano di fare sprofondare il Paese in una spirale di violenza”. (L.Z.)
Messa dei vescovi sudafricani per i Mondiali di calcio: porre fine alla tratta di esseri umani
◊ Poche settimane prima dell’inizio della Coppa del Mondo di calcio 2010, i vescovi e i sacerdoti cattolici del Sudafrica celebreranno una Santa Messa, che vuole essere, come spiega un comunicato inviato all'agenzia Fides, “una contro-testimonianza della piaga del traffico di esseri umani”. La Messa verrà celebrata sabato 8 maggio, alle ore 10, presso il Christian Brothers’ College, e sarà presieduta dal cardinale Wilfrid Napier, arcivescovo di Durban. Suor Melanie O'Connor, coordinatrice dell’Ufficio per la lotta alla tratta degli esseri umani, promosso dalla locale Conferenza episcopale e dagli Ordini religiosi che operano in Sudafrica, ha affermato di aspettarsi “che preghiamo ardentemente per porre fine a questa nuova schiavitù. La profanazione anche di un solo essere umano è un insulto al Dio Creatore, alla cui immagine e somiglianza siamo stati tutti creati. Dobbiamo cogliere l'occasione della Coppa del Mondo, la prima nel continente africano, per richiamare l'attenzione dei media e dei tifosi sulla tragedia delle donne e dei bambini che, in tutto il mondo, sono oggetto delle tratta. È un onore per noi essere stati scelti per ospitare i Mondiali del 2010, ma non possiamo dimenticare che un tale evento può avere il suo lato oscuro” continua la religiosa. “Il Sudafrica è già noto per essere un “punto caldo” del traffico di esseri umani. Dobbiamo essere vigili in ogni momento e fare tutto il possibile per proteggere la nostra gente da questo crimine orrendo”. La Southern African Catholic Bishops’ Conference ha lavorato negli ultimi due anni per proteggere le potenziali vittime della tratta, in particolare attraverso programmi di sensibilizzazione. La Chiesa è consapevole che, durante la Coppa del Mondo, le donne giovani e i bambini diventeranno particolarmente vulnerabili. "I trafficanti possono piombare in Sudafrica per soddisfare le richieste dell’industria del sesso, incrementando così i loro profitti" dice suor O'Connor. “Ci siamo liberati dell’apartheid, lasciateci sbarazzare anche della tratta di esseri umani” conclude la religiosa. (R.P.)
Zambia: il clero solidale con l'episcopato, bersaglio di attacchi di esponenti del governo
◊ I sacerdoti dello Zambia sono scesi in campo in difesa dei loro vescovi, bersaglio in queste settimane di un crescendo di insulti e intimidazioni da parte di esponenti del governo anche cattolici. All’origine degli attacchi, rivolti in particolare contro l’arcivescovo di Lusaka mons. Telesphore Mpundu, le critiche mosse dall’Episcopato all’Esecutivo per la corruzione dilagante, per non avere preso misure contro il caro-prezzi nel settore alimentare, per non avere affrontato il problema della sicurezza nell’industria mineraria e per i ritardi nella stesura della nuova Costituzione. In una dichiarazione diffusa al termine di due recenti incontri a Mpika e a Kasama, il clero zambiano esprime piena sintonia e solidarietà con i vescovi, evidenziando che gli attacchi rivolti ai vertici della Chiesa locale rappresentano un insulto contro l’intera comunità cattolica del Paese. “Il ruolo della Chiesa cattolica – si legge, tra l’altro, nel testo ripreso dall’agenzia Cns – è di essere la voce di chi non ha voce facendo emergere le ingiustizie e di assicurare il rispetto delle regole del gioco per liberare gli oppressi”. I sacerdoti zambiani esprimono in particolare pieno sostegno a mons. Mpundu, che, affermano, “non dovrebbe essere minacciato per avere detto la verità”. La nota conclude chiedendo le dimissioni di quei politici cattolici corrotti che non hanno saputo difendere il loro arcivescovo: “Essi sono una vergogna per la Chiesa e i suoi vertici”, affermano i sacerdoti zambiani. (L.Z.)
Soddisfazione del Consiglio Mondiale delle Chiese per l’accordo Start2
◊ “Il raggiungimento di un accordo sulle armi nucleari tra le due nazioni più pesantemente armate del mondo” è la notizia che “il Consiglio Mondiale delle Chiese ha atteso per lungo tempo”. Con queste parole Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio, organismo ecumenico mondiale che riunisce 349 Chiese cristiane (protestanti, ortodosse, anglicana) definisce il trattato Start 2, siglato dai presidenti degli Stati Uniti, Barack Obama, e della Federazione Russa, Dimitri Medvedev, nella sala spagnola del castello di Praga. Il nuovo trattato sostituisce lo Start del 1991, firmato da Mikhail Gorbaciov e George Bush senior. “Vediamo questo accordo – prosegue Tveit - come un segno di quanto la leadership sia necessaria per stabilire una pace duratura e giusta nel mondo”. L'elemento più promettente - osserva al Sir il segretario generale del Consiglio Mondiale delle Chiese - sta “nell’aver accettato di essere più aperti rispetto ai loro rispettivi arsenali nucleari”. Se gli Stati più potenti del mondo applicano nuovi livelli di trasparenza nucleare e di verifica, “saranno in grado di avviare una nuova leadership”. Una nuova fiducia tra loro - conclude Olav Fykse Tveit - può anche aprire “la strada a tagli sempre più profondi nei loro arsenali nucleari ancora prodigiosi”. (A.L.)
A Vienna Conferenza sulle mine antiuomo: molte vittime colpite anche dalla povertà
◊ In tutto il mondo le vittime di mine antiuomo e di munizioni a grappolo ancora non hanno accesso a servizi in grado di soddisfare diritti basilari. E’ la denuncia delle organizzazioni International Campaign to Ban Landmines (Icbl) e Cluster Munition Coalition (Cmc) in occasione della Conferenza apertasi ieri a Vienna che riunisce funzionari delle Nazioni Unite, esperti e attivisti della società civile. Le vittime – ha spiegato Ali Firoz Alizada, responsabile di Icbl – continuano a soffrire non soltanto a causa delle ferite, ma anche “per l’estrema povertà in cui sono costrette a vivere, soprattutto nelle aree più remote”. “I sopravvissuti – ha aggiunto Firoz, lui stesso vittima di una mina antiuomo – hanno la forza e la volontà di contribuire ed essere parte integrante delle rispettive comunità, incluse le attività economiche”. “Un sostegno di lunga durata nei loro confronti – ha spiegato - dovrebbe essere prioritario in qualunque piano di sviluppo e di riduzione della povertà”. L’obiettivo del convegno di Vienna – ricorda l’agenzia Misna – è di analizzare percorsi da seguire per rendere concrete le decisioni prese a Cartagena, in Colombia, dove lo scorso novembre si è tenuta la II Conferenza di revisione del Trattato di Ottawa. Il prossimo primo agosto entrerà in vigore anche il Trattato di Oslo contro le bombe a grappolo. I delegati hanno invitato i governi aderenti a non lasciar cadere nel vuoto gli impegni presi e ad applicare le misure previste. (A.L.)
Filippine: lettera pastorale dei vescovi di Tuguegarao in vista delle prossime elezioni
◊ Si avvicina l’appuntamento elettorale nelle Filippine: il prossimo 10 maggio, infatti, oltre 50 milioni di votanti dovranno scegliere il presidente, il vicepresidente, circa 300 deputati delle due camere del Congresso ed oltre 17mila politici locali. Da notare che si tratterà delle prime elezioni presidenziali dopo i 6 anni di governo della presidente uscente Gloria Arroyo. In vista di questo momento cruciale della vita politica del Paese, i vescovi della provincia metropolitana di Tuguegarao hanno diffuso una Lettera pastorale, contenente delle linee-guida pastorali per tutti i fedeli. Il documento – a firma di mons. Diosdado Talamayan, arcivescovo di Tuguegarao, di mons. Ramon Villena, vescovo di Bayombong, di mons. Prudencio Andaya, vicario apostolico di Tabuk e di mons. Joseph Nacua, vescovo di Ilagan – ricorda innanzitutto ai cattolici di esercitare il diritto di voto in modo responsabile. “Esercitare il diritto di voto – scrivono i presuli – è un atto moralmente significativo, poiché ciò deve essere fatto in base alla ricerca della giustizia e della libertà e per il benessere della nazione”. Per questo, i vescovi filippini definiscono “immorale la compravendita dei voti, come se si trattasse di una merce”. E “ancora più deprecabile” viene definito l’atteggiamento di chi, comprando voti, cerca di “ostacolare la libertà di espressione delle persone”. Quindi, i presuli di Tuguegarao invitano i fedeli ad una scelta attenta dei candidati: “Bisogna scegliere persone timorate di Dio – si legge nella lettera – virtuose, non inclini ai vizi, rispettose della vita, vere amiche dei poveri, riguardose nei confronti dell’integrità del Creato, semplici ed umili, un esempio di responsabilità per i cittadini filippini”. Di qui, l’esortazione contenuta nel documento pastorale alla “tutela dell’integrità del voto e alla condanna di ogni forma di violenza che potrebbe minare la libertà degli elettori di votare secondo coscienza”. E ancora: i vescovi filippini ribadiscono che “bisogna protestare energicamente contro l’uso della violenza e di altre forme di coercizione morale che alcuni leader politici mettono in atto negli uffici, nelle scuole e nelle organizzazioni, allo scopo di accrescere la lealtà ed il sostegno per un determinato partito o candidato”. Poi, i presuli sottolineano l’importanza degli osservatori e dei volontari chiamati ad assicurare l’imparzialità delle elezioni e chiedono che il loro compito possa essere svolto senza alcuna restrizione. Un ulteriore appello viene rivolto ai giovani affinché “affrontino, con coraggio e convinzione, l’impegno ed i coinvolgimento politico”. Quanto alla presenza dei militari nelle circoscrizioni elettorali, soprattutto nelle aree più a rischio, i vescovi auspicano che tale presenza non venga strumentalizzata per supportare gli schieramenti politici. Infine, la Lettera pastorale si sofferma sul problema delle spese elettorali: in particolare, i presuli condannano chi ha speso in modo eccessivo per fare propaganda al proprio partito, definendo “riprovevole” tale atteggiamento nei confronti di chi soffre. “Ricordiamoci della lezione imparata dalle scorse elezioni – sottolineano i vescovi – e cioè che una campagna elettorale dispendiosa non assicura un buon governo. Anzi: essa può portare i politici eletti verso il circolo vizioso della concussione e della corruzione”. (I.P.)
Malaysia: via libera del governo alla costituzione di una commissione interreligiosa
◊ Il Consiglio di Gabinetto del governo malese ha dato il via libera martedì alla costituzione di una commissione interreligiosa per promuovere una migliore comprensione reciproca tra musulmani e non musulmani nel Paese. La decisione viene incontro alle richieste di diversi esponenti religiosi dopo le nuove tensioni tra cristiani e musulmani seguite alla sentenza dell’Alta corte malese sull’uso della parola Allah da parte dei non musulmani. Tensioni sfociate lo scorso gennaio in attacchi contro chiese ed edifici cristiani. L’iniziativa del governo malese, che ha peraltro incontrato qualche resistenza, è stata quindi salutata positivamente da molti leader religiosi. Tra questi il reverendo Thomas Philips, presidente del Consiglio consultivo malese per il buddismo, il cristianesimo, l’induismo, il sikhismo e il taoismo (Mccbchst). “La costituzione di questa commissione è un buon inizio: potremo affrontare questioni e superare le nostre differenze e quindi fare progressi”, ha dichiarato il pastore all’agenzia Ucan. “La verità – ha aggiunto - è che dobbiamo sederci attorno a un tavolo e parlare. Dobbiamo prendere atto che ci sono molte questioni di interesse comune e differenze che dobbiamo cercare di superare per fare passi avanti". Secondo qualche voce critica, invece, l’iniziativa è solo una mossa propagandistica del governo. La nuova commissione comprenderà rappresentanti del Dipartimento per lo Sviluppo Islamico (Jakim), dell’Istituto per la comprensione dell’Islam (Ikim) e del Mccbchst. (L.Z.)
Brasile: si apre oggi il primo Incontro nazionale sulla spiritualità dell’adozione
◊ Il Sud America è una delle regioni in cui l’abbandono minorile si manifesta con più gravità. In Brasile, ad esempio, sono migliaia i “meninos de rua”, i bambini di strada. Sono altrettanti i bambini costretti a imbracciare le armi in Colombia. Numerosi, poi, i minori ospiti degli orfanotrofi peruviani. Ed è proprio in Sud America, a San Paolo del Brasile, che si apre l’incontro interamente dedicato alla spiritualità dell’adozione e intitolato “Accogliere nel nome di Gesù”. L’incontro, che si terrà presso il “Centro de Formaçao Sagrada Familia”, è promosso dalla Conferenza episcopale brasiliana, dalla Commissione nazionale di pastorale familiare, da Aibi (Associazione Amici dei bambini) e dall’associazione “La Pietra scartata”, movimento di famiglie adottive e affidatarie unite per testimoniare il senso cristiano dell’accoglienza. L’incontro – riferisce il Sir - rappresenta una tappa fondamentale nel cammino intrapreso con decisione dalla Chiesa brasiliana a favore dell’infanzia abbandonata, capace di raccogliere le sfide della cultura dell’abbandono, sostenendo la cultura della vita e dell’accoglienza familiare. Il convegno svilupperà tre temi fondamentali: l’abbandono minorile come emergenza umanitaria; l’abbandono e l’accoglienza familiare; le prospettive pastorali per l’accoglienza dei minori abbandonati. (A.L.)
Nigeria: l’arcivescovo di Abuja in visita al presidente Yar’Adua, malato da molti mesi
◊ Massima riservatezza: è stato questo il tono che ha caratterizzato la visita dell’arcivescovo di Abuja, mons. John Onaiyekan, presso il capezzale di Umaru Yar’Adua, capo di Stato della Nigeria. Il presidente, malato da diverso tempo, non appare più in pubblico dal 23 novembre scorso. Dopo essere stato ricoverato in Arabia Saudita, Yar’Adua è tornato in Nigeria a febbraio, ma non ha ripreso la sua attività politica. La visita di cortesia di mons. Onaiyekan si è svolta lunedì scorso; insieme al presule, erano presenti anche altri esponenti religiosi e tutti insieme hanno pregato per la pronta guarigione del capo di Stato. Al termine della visita, non è stata rilasciato alcun comunicato ufficiale. Tuttavia, secondo quanto riferisce la Can - l’Associazione cristiana della Nigeria, guidata dallo stesso mons. Onaiyekan - i visitatori non hanno scambiato alcuna parola con Yar’Adua, ma gli hanno semplicemente stretto la mano in segno di saluto. Da ricordare che la settimana scorsa era stata una delegazione musulmana a recarsi in visita dal capo di Stato. Intanto, sul fronte politico, il Paese cerca di andare avanti: due giorni fa, si è insediato il nuovo governo del presidente ad interim Goodluck Jonathan, che ha nominato ministro delle Finanze l'alto dirigente di Goldman Sachs, Olusegun Aganga. Jonathan ha inoltre nominato l'ex ministro alle Miniere Deziani Allison-Madueke e Godsday Orubebe rispettivamente ministro al Petrolio e ministro al Delta del Niger. Tra gli obiettivi primari del nuovo esecutivo, la lotta alla corruzione, le riforme elettorali, una più affidabile fornitura di elettricità e la sicurezza nel Delta del Niger. (I.P.)
Uganda: la Chiesa lancia una campagna di rimboschimento in collaborazione con la Caritas
◊ Proteggere e preservare l’ambiente: con questi obiettivi la Chiesa cattolica dell’Uganda ha lanciato un programma di rimboschimento del Paese, in collaborazione con la Caritas. L’iniziativa è presentata nei giorni scorsi da mons. Cyprian Lwanga, arcivescovo di Kampala, nel corso della “Settimana della Caritas”. “L’impoverimento dell’ambiente e lo smaltimento irresponsabile di rifiuti tossici – ha affermato mons. Lwanga – sono diventati motivo di massima preoccupazione per noi, a cause delle gravi conseguenze che provocano sui cambiamenti climatici e sulle risorse idriche”. Citando poi l’opinione degli esperti, il presule ha ricordato che, se l’Uganda non cambia la propria visione ecologica, nel giro di vent’anni sarà soffocata dal riscaldamento globale. “Ed è questo il motivo – ha aggiunto l’arcivescovo di Kampala – per il quale abbiamo deciso di fare qualcosa di concreto come Chiesa”. In precedenza, il presule ugandese aveva lanciato un appello all’onestà e alla verità nel mondo politico. “Quando succede un episodio drammatico nel Paese – aveva detto – vengono annunciate le indagini e la popolazione si aspetta la verità. Invece, le informazioni non vengono diffuse, si avanzano false accuse, ma la verità non viene a galla”. Poi, mons. Lwanga si è soffermato sulla necessità di unità e stabilità nel Paese ed ha invitato i politici a guardare alla Costituzione per raggiungere tale obiettivo. (I.P.)
Comece: Assemblea di primavera dedicata alla lotta contro la povertà
◊ Si terrà a Bruxelles dal 14 al 16 aprile l’assemblea plenaria della Comece, organismo ecclesiale europeo che riunisce gli episcopati della Comunità Europa. Saranno 21 i vescovi membri che saranno presenti all’Assemblea. Le discussioni verteranno sul tema dell’Anno europeo 2010 per la lotta contro la povertà e l’esclusione sociale. Di questo parleranno, tra gli altri, Anne Degrand-Guillaud, coordinatrice dell’Anno europeo per la Commissione europea, e Père Erny Gillen, presidente della Caritas Europa. Si parlerà anche del programma di lavoro 2010 della Commissione Europea e della strategia “Ue2020”, con l’intervento di Johannes Laitenberger, capo di gabinetto della Commissione Europa. A Bruxelles – ricorda il Sir - i vescovi dovranno adottare tre documenti. Il primo è un testo dal titolo “La libertà religiosa come pilastro della politica dei diritti dell’Uomo nelle relazioni esterne dell’Ue”. Il secondo è un documento su “Proposte per una politica europea in vista della conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione nucleare nel 2010”. Il terzo è incentrato sulla “posizione comune” da adottare insieme con la Conferenza delle Chiese europee (Kek) sull’applicazione dell’articolo 17 del Trattato di Lisbona sul dialogo tra Unione Europea e Chiese. I lavori si svolgeranno a porte chiuse. (A.L.)
In Svizzera aumentano i casi di suicidio assistito
◊ In Svizzera almeno 217 persone hanno fatto ricorso, nel 2009, al suicidio assistito. E’ quanto rende noto “Exit”, organizzazione svizzera di assistenza al suicidio aggiungendo che nel 2008 i casi registrati erano stati 167. L’età media delle persone coinvolte nel 2009 è di 76 anni. Nella gran parte dei casi si tratta di malati di cancro in fase terminale. La Conferenza episcopale svizzera si è pronunciata più volte contro il suicidio assistito. A fine febbraio – ricorda il Sir - la Commissione di bioetica aveva ribadito il “categorico rifiuto” di questa pratica, già espresso nel 2002. Nell’ultimo anno sono stati più di 2mila coloro che hanno aderito ad Exit. A fine 2009 erano 53.000 gli iscritti nella Svizzera tedesca e nel Canton Ticino. Nella Svizzera francofona, il numero di aderenti all'organizzazione analoga “Exit Romandie”, era di 17.000 persone. Secondo l’associazione svizzera, il rilevante aumento di iscritti è seguito alle due proposte di legge relative al suicidio assistito: la prima ne prevede il divieto, mentre la seconda autorizza il cosiddetto “accompagnamento alla morte” solo per i malati incurabili. Nei mesi scorsi, il Consiglio federale svizzero ha preso in esame tali proposte senza però raggiungere la maggioranza. (A.L.)
Pellegrinaggio ad Ars e Lourdes dei cappellani ospedalieri cattolici
◊ Saranno Ars e Lourdes, in Francia, le mete del pellegrinaggio dei Cappellani ospedalieri cattolici in programma dal 14 al 19 aprile prossimi. L’iniziativa, organizzata dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, sarà guidata dall’arcivescovo Zygmunt Zimowski e da mons. José L. Redrado, rispettivamente Presidente e Segretario del dicastero vaticano per la Pastorale della salute. Le conferenze e le meditazioni saranno guidate, fra gli altri, dal vescovo di Ozieri, mons. Sergio Pintor, già coordinatore nazionale per la pastorale sanitaria della Conferenza episcopale italiana, e dal mariologo padre Stefano de Fiores. Circa 60 sono i cappellani, religiosi e diocesani, che vi prenderanno parte in rappresentanza di dodici Paesi e quattro continenti: Asia, Africa, America Meridionale ed Europa. La complessa logistica del pellegrinaggio sarà curata dall’Unitalsi, che ha già generosamente contribuito all’attuazione di molti degli eventi realizzati in occasione della XVIII Giornata Mondiale del Malato, celebrata l’11 febbraio. Come anticipato nell’ottobre scorso nella lettera di mons. Zimowski indirizzata ai malati, il pellegrinaggio è stato programmato in occasione del 25mo dell’istituzione del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari e in concomitanza con l’Anno Sacerdotale in corso. (D.D.)
A Tivoli da domani l’Assemblea della Confederazione Nazionale delle Misericordie
◊ I rappresentanti di oltre 800 Misericordie da tutta Italia si ritroveranno domani a Tivoli, in provincia di Roma, per l’Assemblea nazionale. L’appuntamento sarà aperto dalla relazione del presidente nazionale, Gabriele Brunini. L’Ufficio Gestione Emergenze di Massa (Ugem), che coordina i volontari di protezione civile delle Misericordie, ha organizzato inoltre un grande happening ad un anno dal terremoto in Abruzzo. Domani pomeriggio, nel Palazzetto dello Sport ‘Paolo Tosto’ di Tivoli, saranno consegnati gli attestati alle Misericordie ai confratelli che hanno prestato la loro opera durante l’emergenza. In Abruzzo le Misericordie sono state attive da subito: dall’inizio dell’emergenza sono intervenute 293 Confraternite da tutta Italia con 7.010 confratelli, gestendo in prima persona i due campi di Bazzano e Bagno e operando anche ad Onna, Tempera, Paganica e in altri paesi. I confratelli delle Misericordie hanno operato di recente anche ad Haiti, nella struttura sanitaria dei padri Camilliani. Sempre in appoggio ai Padri Camilliani lunedi scorso è partito per il Cile un nucleo di valutazione delle Misericordie. Domenica prossima, festa della ‘Divina Misericordia’, i confratelli raggiungeranno Castel Gandolfo in occasione della recita del Regina Caeli di Benedetto XVI. Nella parrocchia Pontificia di San Tommaso da Villanova, alle ore 9.30 è inoltre in programma la Santa Messa celebrata da mons Franco Agostinelli, vescovo di Grosseto e guida spirituale della Confederazione nazionale delle Misericordie d'Italia. La Confederazione riunisce oggi oltre 700 confraternite, alle quali aderiscono circa 670.000 iscritti, dei quali oltre centomila sono impegnati permanentemente in opere di carità (i confratelli cosiddetti "attivi"). Sono diffuse in tutta la Penisola e la loro azione è diretta, da sempre, a soccorrere chi si trova nel bisogno e nella sofferenza, con ogni forma di aiuto possibile, sia materiale che morale. (A. L.)
La Stampa Missionaria protesta contro il decreto che sopprime le tariffe postali agevolate
◊ La Federazione della Stampa Missionaria Italiana (Fesmi), che riunisce una quarantina di testate italiane per un totale di circa 500mila copie mensili, ha diffuso un comunicato in cui esprime la sua protesta per il decreto interministeriale del 30 marzo 2010 (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 31 marzo 2010 n. 75) con il quale vengono soppresse le tariffe agevolate postali per tutta l'editoria libraria, quotidiana e periodica. Nonostante il decreto specifichi che un successivo provvedimento potrebbe stabilire ulteriori agevolazioni, ciò comporterà inevitabilmente un periodo di “vacatio” tra l’entrata in vigore del primo e l’eventuale successivo. Dal momento che l’aumento medio oscilla tra il 100 e il 500% per ogni singola spedizione, - riferisce l'agenzia Fides - la Fesmi si unisce alle organizzazioni del no profit che si appellano al governo affinché vengano immediatamente adottate delle misure che evitino un vertiginoso aumento del budget delle spedizioni. In particolare, la Fesmi osserva che tale decreto va a colpire le riviste di attualità missionaria e internazionale e l’attività di fund raising che, accanto alla sensibilizzazione missionaria, molte delle pubblicazioni svolgono sul territorio nazionale. In assenza di un ripensamento della misura adottata, le riviste della Fesmi si vedrebbero costrette a modificare la periodicità o addirittura a interrompere la loro attività. (R.P.)
Kirghizistan: l’opposizione esclude ogni negoziato col presidente Bakiyev
◊ E’ ancora confusa la situazione in Kirghizistan. Il presidente Bakiyev, rifugiatosi nel sud del Paese, si è detto pronto a trattare con quello che ha definito il “governo temporaneo”, anche se ha insistito sul fatto che non intende rassegnare le dimissioni. Immediata la risposta di Rosa Otunbaieva, il premier del governo provvisorio nominato dall'opposizione, che ha respinto ogni ipotesi di negoziato con il presidente deposto. Nella capitale Bishkek, intanto, oggi è il giorno del dolore. Giuseppe D’Amato:
Giornata di lutto nazionale, oggi, in Kirghizistan: si celebrano i funerali di molte delle vittime degli scontri dei giorni scorsi. Alcuni morti non sono stati ancora identificati. Nella capitale Bishkek, la premier ad interim, Rosa Tumbai, si è recata a visitare i feriti negli ospedali: mezzo migliaio sarebbero in gravi condizioni. Il presidente Bakiyev si trova sempre nel sud del Paese, cercando di preparare la riscossa. Da qui, sta rilasciando intervista ad emittenti internazionali. Il leader kirghiso avrebbe proposto una trattativa diretta con l’opposizione, ma a quanto pare le parti in causa comunicherebbero fra loro già da tempo. Una delegazione del nuovo potere è a Mosca per incontrare i vertici russi, che hanno offerto aiuti umanitari in cambio della fine della violenza. Il Cremlino ha ribadito di non avere nulla a che fare con gli eventi kirghisi ed un consigliere presidenziale Usa ha annunciato che questo non è un golpe antiamericano. Le operazioni per il sostegno logistico delle truppe Nato in Afghanistan dalla base di Manasse non avrebbero subito eccessivi ritardi.
Minacce di Al Qaeda contro i Mondiali di calcio
L’ombra di Al Qaida si allunga sui Mondiali di calcio in programma questa estate in Sudafrica. Il braccio armato di Al Qaida in Nord Africa ha lanciato su Internet un annuncio nel quale afferma di avere nel mirino le nazionali di calcio di Usa, Germania, Francia, Inghilterra e Italia. In particolare, si fa riferimento ad un possibile attacco durante la partita Stati Uniti-Inghilterra in calendario per il 12 giugno allo stadio Rustenburg. Dal canto suo, il ministro sudafricano per la Sicurezza, Mthetwa, ha detto che sarà garantita la sicurezza del milione di turisti che sono attesi anche attraverso il controllo delle coste.
Conferenza di Washington sul nucleare
Dopo la storica firma di ieri a Praga dello Start 2, il nuovo Trattato tra Stati Uniti e Russia per la riduzione degli arsenali nucleari, già si guarda al 12 e 13 aprile, quando a Washington il presidente, Barack Obama, riceverà la comunità internazionale per un summit straordinario sulla sicurezza nucleare: 47 i Paesi inviati a prendere parte ai lavori. Ma intanto è già polemica dopo che il premier israeliano, Netanyahu, ha annunciato che non parteciperà nel timore che Egitto e Turchia chiedano che Israele aderisca al Trattato di non proliferazione. Tuttavia, lo Stato ebraico non boicotterà del tutto la Conferenza ma sarà rappresentato da Dan Meridor, vice primo ministro con delega per l'energia atomica. Il presidente Obama spera di poter giungere a un accordo che possa impedire che ordigni nucleari finiscano nelle mani di organizzazioni terroristiche. Durante i lavori dovrebbe essere affrontato anche il capitolo dei programmi nucleari di Iran e Corea del Nord, due Paesi esclusi dalla Conferenza.
Iran
Il controverso programma nucleare iraniano è stato al centro della riunione, a New York, del gruppo 5+1, i Paesi con diritto di veto alle Nazioni Unite più la Germania. I delegati di Mosca e Pechino hanno sottolineato che le porte della trattativa rimangono ancora aperte. Annunciati, tra l’altro, altri incontri ad alto livello, già per la prossima settimana, mirati a riportare Teheran al tavolo delle trattative.
Giappone-Corea del Nord
Il Giappone ha deciso di rinnovare di un altro anno le sanzioni imposte alla Corea del Nord dal 2006, dopo gli esperimenti missilistici e il primo test nucleare condotto da Pyongyang. La decisione è stata presa oggi in una riunione del Consiglio dei ministri, alla luce dell’assenza di progressi nel dialogo sul nucleare e lo stallo nelle indagini sui cittadini nipponici rapiti dagli agenti nordcoreani in piena guerra fredda. Il provvedimento consiste in una serie di divieti alle importazioni di merci nordcoreane, oltre a vietare l'attracco nei porti giapponesi alle imbarcazioni di Pyongyang.
Thailandia
Prosegue in Thailandia la protesta antigovernativa delle camice rosse, che dal 12 marzo manifestano per chiedere le dimissioni del governo. Imponenti manifestazioni dei sostenitori dell’ex premier, Shinawatra, si segnalano anche oggi nella capitale Bangkok e in altri centri del Paese asiatico. Numerosi dimostranti hanno assaltato il complesso della società televisiva Thaicom, dal cui satellite trasmetteva la loro emittente di riferimento oscurata ieri. Secondo i media locali, centinaia di membri delle Forze di sicurezza sono stati visti fraternizzare con i "rossi". Il punto della situazione nel servizio di Stefano Vecchia:
Con l’intenzione di fare di oggi una giornata decisiva, secondo le dichiarazioni del loro leader, le “camice rosse”, che dal 12 marzo manifestano nella capitale thailandese Bangkok per chiedere le dimissioni del governo e nuove elezioni, hanno ripreso a marciare questa mattina. Manifestazione anche in diversi capoluoghi provinciali delle regioni del nord e dell’est del Paese, roccaforti del Fronte unito per la democrazia contro la dittatura e del loro referente politico, l’ex primo ministro Thaksin Shinawatra, in esilio all’estero. Una sfida all’imposizione – due giorni fa – dello stato d’emergenza, che ha posto nell’illegalità l’intera protesta e al mandato di cattura per alcuni dei leader. Rafforzata la vigilanza alla casa del primo ministro, Abhisit Vejjajiva, e ad altri possibili obiettivi delle manifestazioni. Mentre si rinnovano gli appelli ai cittadini stranieri di evitare le aree a rischio e con numerosi gruppi e personalità che chiedono la ripresa del dialogo tra manifestanti ed autorità, il Paese conta la sue perdite economiche.
Afghanistan: precipita elicottero della Nato
È precipitato nella notte un elicottero dell’Isaf, la Forza internazionale di assistenza alla sicurezza, causando la morte di tre militari e un civile americani, nella provincia sudorientale afghana di Zabul, a circa 11 chilometri a ovest di Qalat. Sull'incidente, le cui cause sono ancora ignote, è in corso un’inchiesta. Il portavoce del governatore della provincia ha reso noto che l'elicottero si è schiantato per “problemi tecnici”, mentre ci sarebbe stata una rivendicazione dell’incidente da parte dei talebani.
Pakistan
Sottrarre poteri al presidente per rafforzare il ruolo del primo ministro e del parlamento. Questo, in sintesi, in contenuto del pacchetto di riforme della Costituzione che la Camera bassa del parlamento pakistano ha approvato ieri all’unanimità. Per essere convertito definitivamente in legge, il provvedimento dovrà ora passare all’esame del Senato.
Sudan
Alla vigilia delle elezioni presidenziali di domenica, il capo di Stato sudanese, Omar Hassan al-Bashir, replica alle accuse dell’opposizione che teme brogli. La prossima tornata elettorale, ha detto ieri il presidente, sarà “esemplare” e il voto libero. È un dovere morale – ha aggiunto – nei confronti del nostro Paese.
Cina: eseguita la condanna a morte di tre giapponesi
Tre cittadini giapponesi sono stati giustiziati oggi in Cina per reati connessi al traffico di droga. La protesta di Amnesty International davanti all’ambasciata cinese a Tokyo non ha prodotto alcun esito positivo. Già lo scorso 6 aprile era stato ucciso un altro giapponese per lo stesso crimine e si è trattato della prima esecuzione di un nipponico in Cina dal 1972, quando furono normalizzati i rapporti tra i due Paesi. Il premier giapponese, Yukio Hatoyama, ha espresso rammarico per la severità delle sentenze, pur ammettendo il reato compiuto dai suoi connazionali. Le autorità cinesi ritengono invece che il contrabbando e lo spaccio di droga siano reati con gravi effetti sociali e che la pena capitale sia un deterrente efficace per combattere la diffusione della droga. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 99
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