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Sommario del 07/04/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all’udienza generale: abbiamo bisogno di “testimoni entusiasti e coraggiosi” del Cristo Risorto
  • I cardinali Bertone e Sodano: la Chiesa è con Benedetto XVI, attaccato perché difende verità che non sono accettate
  • Il cardinale Bertone in Cile per portare la vicinanza del Papa alla popolazione colpita dal terremoto
  • Rinuncia
  • Padre Lombardi sull’ex vescovo di Trondheim: questione affrontata con rapidità, il Papa accettò le dimissioni tempestivamente
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Ad un anno dal terremoto in Abruzzo, cultura e solidarietà protagoniste all'Aquila e a Roma
  • Il diritto si trasforma in ingiustizia: così, “Scienza e Vita” sull’introduzione in Italia della pillola abortiva Ru486
  • Sulle intimidazioni al priore di una Confraternita di Sant'Onofrio, ferma condanna dell'arcivescovo di Reggio Calabria, mons. Mondello
  • Al via la 57.ma Assemblea nazionale dell'Usmi. Con noi, il biblista padre Gargano
  • Giornata Mondiale della Salute: l'Onu mette l'accento sulle aree urbane
  • Chiesa e Società

  • Rio de Janeiro: si aggrava il bilancio delle vittime delle alluvioni
  • Unicef: la crisi alimentare colpisce soprattutto il Sahel. A rischio 860 mila bambini
  • Messaggio di Ban Ki-moon nel 16.mo anniversario del genocidio in Rwanda
  • Centrafrica: la Pasqua nonostante le minacce dei ribelli dell'Lra che hanno catturato 100 persone
  • Il 19 aprile la traslazione delle spoglie di San Pio dal vecchio santuario alla nuova chiesa
  • Terra Santa: nella chiesa greco-cattolica di Gerusalemme la preghiera per la pace
  • Haiti: rientro a scuola tra mille difficoltà per gli alunni colpiti dal sisma
  • Colombia: nota dei vescovi in vista delle prossime elezioni presidenziali
  • Costa d'Avorio: i vescovi auspicano elezioni trasparenti
  • Malawi: Pasqua nelle carceri di Mangochi. Il racconto di padre Gamba
  • Nepal: crescono le adesioni al cattolicesimo, nonostante minacce e aggressioni
  • Bangladesh: Pasqua in un centro per lavoratori cattolici aperto a protestanti e musulmani
  • I cristiani del Bangladesh chiedono che la Pasqua sia festa nazionale
  • Germania: la Chiesa evangelica chiede perdono alle vittime di abusi avvenuti nei propri istituti
  • Francia: da domani i vincitori delle Regionali in pellegrinaggio a Lourdes
  • Appello di Amnesty per una strategia europea per l’integrazione dei Rom
  • Dedicata ai giovani la Giornata missionaria salesiana 2011
  • Conferenza europea dell’Infanzia Missionaria: i bambini protagonisti dell’azione missionaria
  • 24 Ore nel Mondo

  • Stato di emergenza in Thailandia dopo l’irruzione di manifestanti in Parlamento
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all’udienza generale: abbiamo bisogno di “testimoni entusiasti e coraggiosi” del Cristo Risorto

    ◊   “La buona notizia della Pasqua” “richiede testimoni entusiasti e coraggiosi”. Benedetto XVI - giunto in elicottero stamane in Vaticano dalle Ville Pontificie di Castel Gandolfo per l’udienza generale in Piazza San Pietro - ha invitato i fedeli a professare con più convinzione la propria fede nel Cristo Risorto, in un mondo dove non manca sofferenza, violenza e incomprensioni. Il servizio di Roberta Gisotti:

     
    “Una notizia bella, lieta e portatrice di gioia”: l’annuncio della Risurrezione, che, ha detto Benedetto XVI, segna “il trionfo di Cristo sul male e sulla morte”.

     
    “Questa in tutta la storia del mondo è la ‘buona notizia’ per eccellenza, è il ‘Vangelo’ annunciato e tramandato nei secoli, di generazione in generazione.”
     
    “La Pasqua di Cristo è l’atto supremo e insuperabile della potenza di Dio. E’ un evento assolutamente straordinario, il frutto più bello e maturo del ‘mistero di Dio’” – ha spiegato Benedetto XVI - ma è anche “un fatto ‘storico’, reale, testimoniato e documentato”. “Tutta la nostra fede – ha aggiunto - si fonda sulla trasmissione costante e fedele di questa ‘buona notizia’”, che “richiede l’opera di testimoni entusiasti e coraggiosi”, nella certezza – ha sottolineato il Papa - “che il Signore, oggi come ieri, opera insieme ai suoi testimoni”.

     
    "È questo un fatto che possiamo riconoscere ogni qualvolta vediamo spuntare i germi di una pace vera e duratura, là dove l’impegno e l’esempio di cristiani e di uomini di buona volontà è animato da rispetto per la giustizia, da dialogo paziente, da convinta stima verso gli altri, da disinteresse, da sacrificio personale e comunitario. Vediamo purtroppo nel mondo anche tanta sofferenza, tanta violenza, tante incomprensioni".

     
    Da qui l’auspicio che la Pasqua sia “occasione propizia per riscoprire e professare con più convinzione” la fiducia nel Signore Risorto:

     
    “Lasciamoci, perciò, conquistare dal fascino della Resurrezione di Cristo”.
     
    Ha così concluso la sua catechesi il Santo Padre, dopo aver ringraziato “le innumerevoli schiere di credenti in Cristo”, che “mai sono venute meno al loro fondamentale mandato di annunciare il Vangelo”.

     
    Nei saluti finali nelle varie lingue, Benedetto XVI ha rivolto un caloroso benvenuto ad un gruppo di diaconi del Pontificio collegio irlandese, appena ordinati, chiedendo loro di conformarsi “sempre più pienamente al Signore in umile obbedienza e fedele servizio alla costruzione della Chiesa nella loro terra”. Un “cordiale saluto e beneaugurante pensiero” il Papa ha rivolto anche - tramite l’agenzia di stampa Itar Tass - a tutti i russi, in patria e nel mondo, auspicando che la Pasqua celebrata con gioia insieme quest’anno, “sia occasione di rinnovata fraternità e di una sempre più intensa collaborazione nella verità e nella carità”.

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    I cardinali Bertone e Sodano: la Chiesa è con Benedetto XVI, attaccato perché difende verità che non sono accettate

    ◊   La Chiesa si stringe attorno al suo Pastore. Ieri, assieme a tante manifestazioni di affetto e solidarietà a Benedetto XVI che si susseguono da più parti, si sono distinti gli interventi del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e del cardinale decano del Collegio cardinalizio, Angelo Sodano. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “Benedetto XVI è un Papa forte, il Papa del Terzo Millennio”: è quanto affermato dal cardinale Tarcisio Bertone, parlando con i giornalisti all’aeroporto di Santiago del Cile dove è giunto ieri per una visita al popolo cileno colpito dal terremoto. Il giorno di Pasqua, ha osservato il porporato, Piazza San Pietro “era colma di molti giovani” che hanno espresso entusiasmo e solidarietà al Pontefice. Il segretario di Stato vaticano ha poi definito infondate le accuse rivolte da alcuni giornali sul caso del prete pedofilo americano Murphy. “Non è vero”, ha detto con forza il cardinale Bertone, “abbiamo documentato il contrario”. Dal canto suo, il cardinale Angelo Sodano, intervistato dall’Osservatore Romano, ha affermato che nei confronti di Benedetto XVI c’è “un contrasto culturale”. Il Papa, rileva il porporato, “incarna verità morali che non sono accettate e così le mancanze e gli errori di sacerdoti sono usate come armi contro la Chiesa”. Ora, ribadisce il cardinale Sodano, “contro la Chiesa viene brandita l’accusa della pedofilia”. E traccia un excursus storico: “Prima ci sono state le battaglie del modernismo contro Pio X, poi l’offensiva contro Pio XII per il suo comportamento durante l’ultimo conflitto mondiale e infine quella contro Paolo VI per l’‘Humanae Vitae’”.

     
    La comunità cristiana, prosegue il cardinale Sodano, “si sente giustamente ferita quando si tenta di coinvolgerla in blocco in vicende tanto gravi quanto dolorose di qualche sacerdote, trasformando colpe e responsabilità individuali in colpa collettiva con una forza veramente incomprensibile”. Se qualche ministro “è stato infedele – osserva il cardinale decano – non si può e non si deve generalizzare”. “Non è colpa di un vescovo se un suo sacerdote si è macchiato di colpe gravi. E certo – ribadisce – non è responsabile il Pontefice”. Solidarietà al Papa anche dal cardinale arcivescovo di Santiago del Cile, Francisco Javier Errázuriz Ossa. Il porporato cileno esprime dolore per gli abusi su minori compiuti da parte di membri del clero, ma respinge energicamente gli attacchi, infondati e ingiusti, al Papa. Attacchi, rileva il cardinale Errazuriz, volti a rimuovere l’influenza cristiana dalla cultura dell’Occidente.

     
    Anche l’arcivescovo di Washington, Donald W. Wuerl, ha manifestato la sua solidarietà al Papa inviando una lettera aperta ai fedeli della sua arcidiocesi. Il presule ricorda la fermezza dell’allora cardinale Ratzinger quando, alla guida della Congregazione della Dottrina della Fede, dovette affrontare lo scandalo della pedofilia nella Chiesa statunitense. “Conosciamo per nostra esperienza – scrive l’arcivescovo Wuerl, riprendendo una nota dell’episcopato Usa del 30 marzo scorso – la profonda preoccupazione di Papa Benedetto per chi è stato oggetto di abusi sessuali e allo stesso tempo il suo aiuto nel trovare misure per proteggere i giovani oggi e nel futuro”.

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    Il cardinale Bertone in Cile per portare la vicinanza del Papa alla popolazione colpita dal terremoto

    ◊   Il cardinale segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone è in visita in Cile, Paese colpito lo scorso 27 febbraio dal drammatico terremoto costato la vita ad oltre 450 persone. Il porporato è stato accolto ieri al suo arrivo nel Paese latinoamericano dall’arcivescovo di Santiago, cardinale Francisco Javier Errázuriz Ossa, dal presidente della Conferenza episcopale, mons. Alejandro Goíc Karmelić, e dal nunzio apostolico, mons. Giuseppe Pinto. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Al suo arrivo in Cile, il cardinale Tarcisio Bertone ha ricordato l’incarico affidatogli dal Papa: esprimere stima e affetto “alle comunità diocesane, ai suoi pastori, al popolo cileno e alle autorità”. Il porporato ha, anche, sottolineato che il Santo Padre ha seguito con speciale vicinanza, fin dal primo momento, “i tragici avvenimenti vissuti dalla nazione cilena a causa del sisma”. Benedetto XVI – ha affermato il cardinale Tarcisio Bertone – desidera “far arrivare a tutti i cileni la propria solidarietà” e prega Dio “per tutte le vittime e coloro che hanno subito terribili danni provocati da questa catastrofe”. Il segretario di Stato vaticano, che oggi incontrerà il presidente Sebastián Piñera, porta a tutti i cileni la vicinanza del Papa. Il Santo Padre – ha inoltre aggiunto il porporato - ha pregato molto per il Cile ed “esortato le autorità nazionali e internazionali ad assicurare gli aiuti necessari”.

     
    Il cardinale Bertone ha quindi ricordato alcuni degli appuntamenti previsti durante la sua visita in Cile che si concluderà il prossimo 14 aprile. Tra gli eventi più significativi del viaggio, la Santa Messa con i presuli cileni domenica prossima nella cattedrale di Santiago e una conferenza, il giorno successivo, nella sede della Pontificia Università Cattolica sulla presenza del cristianesimo nei duecento anni di storia della Repubblica cilena. Il cardinale Tarcisio Bertone affiderà poi solennemente la Chiesa e il popolo cileno all’immagine della Vergine missionaria del Carmine, che Benedetto XVI ha donato al Cile per dare impulso alla Missione Continentale. Un’altra preziosa iniziativa è quella del “Vangelo del Cile”, interamente trascritto a mano in scuole, piazze, chiese, ospedali e carceri di ogni angolo del Paese. Il versetto iniziale è stato scritto da Benedetto XVI. Il viaggio del cardinale segretario di Stato, organizzato in occasione del bicentenario dell’indipendenza del Paese, prevede infine anche la visita nella città di Concepciòn, una delle più colpite dal terremoto.

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    Rinuncia

    ◊   In Canada, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Saint Catharines, presentata da mons. James Matthew Wingle, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.

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    Padre Lombardi sull’ex vescovo di Trondheim: questione affrontata con rapidità, il Papa accettò le dimissioni tempestivamente

    ◊   Rispondendo alle domande dei giornalisti circa il caso dell’ex vescovo di Trondheim, mons. Georg Mueller, coinvolto in un caso di abuso su minore, il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ha confermato le informazioni diffuse dall’Amministratore apostolico di Trondheim, mons. Bernd Eidsvig, sul presule della diocesi norvegese, fra il 1997 e il 2009. Mons. Eidsvig ha affermato che la Chiesa del Paese scandinavo è scossa nelle sue fondamenta ed ha espresso innanzitutto solidarietà alla vittima. La vicenda, ricorda padre Lombardi, “riguarda un caso di abuso sessuale di un minore dell’inizio degli anni 90, venuto a conoscenza delle autorità ecclesiastiche nel gennaio del 2009”.

    La questione, prosegue il direttore della Sala Stampa, “fu affrontata ed esaminata con rapidità tramite la nunziatura di Stoccolma, per mandato della Congregazione per la Dottrina della Fede”. Nel maggio 2009, viene sottolineato, “il vescovo presentò le dimissioni, che vennero tempestivamente accettate dal Santo Padre, e in giugno lasciò la diocesi”. Mons. Mueller, “si sottopose a un periodo di terapia e non svolge più attività pastorale”. “Dal punto di vista delle leggi civili – conclude padre Lombardi – il caso era prescritto. La vittima, oggi maggiorenne, ha finora sempre chiesto di rimanere anonima”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Parole e gesti coerenti col Vangelo per testimoniare Gesù Risorto: all’udienza generale il Papa sull'annuncio di Pasqua.

    L'unica realtà che non cambia: in prima pagina, una meditazione pasquale del Patriarca di Mosca Cirillo.

    Ma la guerra fredda finisce tra sette anni: nell'informazione internazionale, Giuseppe M. Petrone riguardo alla firma del nuovo trattato sul disarmo.

    Fiducia nella ragione di fronte alla sfida dell'indifferenza: in cultura, Jean-Louis Brugues sul Concilio Vaticano II e il confronto con il mondo contemporaneo.

    Un articolo di Giulia Galeotti dal titolo “Il robot deve potersi vergognare”: programmazione delle macchine e responsabilità morali.

    Dal tunnel dell'Lhc (il più grande acceleratore di particelle del mondo) uscirà il futuro della fisica: Maria Maggi intervista Nicola Cabibbo sugli esperimenti in corso al Cern di Ginevra.

    Cavalieri e Templari dalla a alla z: Giancarlo Rocca riguardo a un dizionario europeo sugli ordini religiosi militari nel Medioevo.

    Sacro e musica: i cinquant'anni della rassegna “Virgo Lauretana”.

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    Oggi in Primo Piano



    Ad un anno dal terremoto in Abruzzo, cultura e solidarietà protagoniste all'Aquila e a Roma

    ◊   Ad un anno dal terremoto in Abruzzo, la musica e la cultura si mettono a servizio della solidarietà. Questa sera a Collemaggio si terrà il concerto “Et terra mota est” dell’orchestra giovanile della diocesi di Avezzano. L’evento si potrà seguire in diretta su "Telepace". Saranno presenti anche Radio Vaticana e il Centro Televisivo Vaticano. Il concerto di questa sera sarà anche l’occasione per avvolgere di speranza un anno segnato da profonde sofferenze, come ricorda il rettore della Basilica di Collemaggio don Nunzio Spinelli, intervistato da Federico Piana:

    R. – E’ stato un anno di Via Crucis per tante persone: prima nelle tende, poi sradicati dalle loro case, dalle loro città, perché la necessità li portava a vivere sulla costa, negli alberghi. Da oggi speriamo. Anzi, sembra essere già certezza che la speranza sarà negli animi degli abitanti dell’Aquila. Una speranza, questa, che ci porta la Risurrezione del Cristo. Facendo proprio un augurio a L’Aquila e agli aquilani, vorrei che risorgessero a nuova vita, così come il Cristo è risorto dalla morte.

     
    D. – Don Nunzio, Collemaggio è la Basilica simbolo de L’Aquila. E’ stata colpita, ferita al cuore. Questo fatto così triste ha riavvicinato molte persone anche alla spiritualità?

     
    R. – Molta gente si sta riavvicinando e non perché ha perso il senso religioso, ma perché lo ha smarrito in questi periodi, andando avanti e indietro... Speriamo ora che possa riprendere una vita nuova e che questa speranza possa affermarsi in tutte le persone. Sarà un po’ difficile tornare alla normalità e questo sia nella ricostruzione materiale sia nella ricostruzione spirituale.

    Questa sera la musica è di scena anche nella Basilica romana di Santa Maria Maggiore dove si terrà il concerto di beneficenza per la ricostruzione di Onna organizzato dall’ambasciata tedesca in Italia. Il "Muenchener Bach-Chor", noto in tutto il mondo, eseguirà la Messa in Do Minore di Wolfgang Amadeus Mozart. Diversi progetti sono stati finora realizzati ad Onna anche grazie ad iniziative di solidarietà come questa. Altre importanti opere verranno completate prossimamente, come spiega al microfono di Federico Piana, il presidente dell’organizzazione “Onna Onlus”, Franco Papola:

    R. – Abbiamo posto la prima pietra della nuova Casa polifunzionale “Casa Onna”, che sarà un centro di aggregazione ma anche un centro per la progettazione della nuova Onna che sorgerà sicuramente dove era prima.

     
    D. – Presidente, che bilancio si può fare di quest’anno così drammatico per Onna e per tutti gli abruzzesi?

     
    R. – Le perdite che ci sono state anche in questo piccolo villaggio – 280 persone, 40 morti – è stato drammatico: ci manca comunque qualcosa, ci manca la vita normale e adesso stiamo cominciando a riconquistarla in questo villaggio nuovo. Onna è un po’ particolare perché siamo sempre rimasti uniti, siamo sempre rimasti qui, in questa zona. Ma se pensiamo invece ad altre realtà, al disgregarsi della comunità che c’è stato anche in altre parti, questo è drammatico. Abbiamo perso tutto quello che c’era prima e stiamo cominciando a riattivarci, stiamo incominciando una nuova vita.

     
    Ma quali sono oggi le priorità per la popolazione di Onna? Federico Piana lo ha chiesto a don Cesare Cardozo, parroco nel paese abruzzese:

    R. – Quello che conta, in realtà, è nutrire la nostra anima, la nostra vita e vogliamo, in questo momento nel quale ricordiamo i nostri cari, dire a noi stessi che bisogna sempre e comunque rapportarsi con tutti, in modo sereno e in modo tranquillo, per vivere davvero come fratelli, lasciando perdere tante volte quelle “cosette”, che ci tengono ancorate alle cose negative.

     
    D. - C’è stato un allontanamento o un riavvicinamento delle persone nei confronti della fede?

     
    R. - Io penso che non ci sia stato un allontanamento delle persone dalla Chiesa. Tante persone si sono, però, chieste: Perché? Ma questo interrogativo è avvolto nel mistero. Molte persone hanno allora deposto l’arma della ragione e si sono abbandonate a quella della fede. Questa è stata cosa straordinaria, bellissima. C’è l’esempio di una nostra parrocchiana, Anna Rita, che tuttora si chiede il perché della morte di suo figlio, perché sia successo tutto questo. Nonostante continui a domandarsi il perché, la vediamo sempre alla Messa domenicale, la vediamo accostarsi al Sacramento della Riconciliazione e a quello della comunione perché sa, dentro il suo cuore, che solo Dio ci può dare la certezza di incontrarci un domani con quelle persone che abbiamo amato sulla terra e che ameremo in eterno, quando verremo chiamati all’eternità.(Montaggi a cura di Maria Brigini)

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    Il diritto si trasforma in ingiustizia: così, “Scienza e Vita” sull’introduzione in Italia della pillola abortiva Ru486

    ◊   La distribuzione della Ru486 negli ospedali rappresenta “una deriva di ordine etico dove il diritto si trasforma in ingiustizia”. Così, in sintesi il presidente di “Scienza e Vita”, Lucio Romano commenta l’introduzione in Italia della pillola abortiva. Nelle scorse settimane, il Consiglio superiore di sanità aveva deliberato come unica modalità di erogazione del preparato il ricovero ordinario per garantire "la tutela psicofisica della donna e il rispetto della legge 194". Oggi, nel policlinico di Bari ha luogo il primo aborto con metodo farmacologico effettuato in Italia da quando la pillola Ru486 è entrata ufficialmente in commercio. La paziente è una donna di 25 anni e, secondo le direttive vigenti, resterà ricoverata in ospedale per tre giorni. Ma, da oggi in avanti, cosa comporterà la distribuzione della Ru486? Paolo Ondarza lo ha chiesto allo stesso Lucio Romano:

    R. – Si prospetterà per le donne, entro la settima settimana di gravidanza, la possibilità di ricorrere alla tecnica dell’aborto chimico, nei confronti della quale "Scienza e Vita" si è espressa sempre in maniera molto critica, sia per quanto riguarda indubitabili aspetti scientifici, che hanno evidenziato i rischi cui la donna può andare incontro per sepsi, emorragia e anche alcuni decessi, riportati dalla letteratura scientifica, ma direi ancor più perché l’uso della Ru486 introduce una procedura abortiva, che inevitabilmente porta alla solitudine della donna, alla banalizzazione dell’intervento in quanto tale. Ritengo che non sarà molto lontano il tempo in cui verrà messa in commercio la pillola Ru486 e l’aborto si trasformerà in una sorta di metodo contraccettivo.

     
    D. – Questo rendere privato l’aborto non entrerebbe in contrasto con la legge 194?

     
    R. – La privatizzazione dell’aborto non solo è in contraddizione con la 194, ma è anche in perfetta contraddizione con i fautori della 194, che volevano appunto eliminare il cosiddetto aborto clandestino, dando luogo ad un’assunzione di responsabilità della società e assicurando anche l’optimum dell’assistenza sanitaria.

     
    D. – Cambia anche la sfida, diviene più problematica per i consultori?

     
    R. – Certamente, i tempi sono estremamente ridotti e sono così rapidi, che non daranno alcuna possibilità alle realtà vicino alla donna, alle realtà associative, di poter svolgere una giusta, sana, prevenzione, a difesa e a tutela della vita.

     
    D. – Constatando quella che è una sconfitta per la cultura della vita, voi come "Scienza e Vita" come intendete muovervi?

     
    R. – Con un’attenzione particolare per quanto riguarda la dimensione della prevenzione e la divulgazione massiva di quelli che sono i fini della Ru486, dei pericoli cui si deve andare incontro e di un’ennesima riprova di una deriva di ordine culturale e di ordine etico, dove la dimensione del diritto si trasforma nella dimensione dell’ingiustizia.

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    Sulle intimidazioni al priore di una Confraternita di Sant'Onofrio, ferma condanna dell'arcivescovo di Reggio Calabria, mons. Mondello

    ◊   La vicenda dell'Affruntata di Sant'Onofrio, in provincia di Vibo Valentia, la rappresentazione religiosa sospesa dopo l'intimidazione subita dal priore della confraternita del SS. Rosario che l'organizza, Michele Virdò - per il divieto alla partecipazione ad affiliati alle cosche - approda alla procura antimafia di Catanzaro. Gli inquirenti sospettano che i due colpi di pistola sparati contro il cancello dell'abitazione del priore, alla vigilia di Pasqua, giorno dell'Affruntata, siano opera della ‘ndrangheta. Tra gli indizi anche una trentina di proiettili trovati in una nicchia del cimitero in una perquisizione eseguita dopo il fatto. Dopo gli interrogatori del priore e del parroco del paese, a Sant’Onofrio ci s’interroga sull’opportunità di replicare la processione domenica prossima. Dura la condanna da parte dell’arcivescovo di Reggio Calabria – Bova, e presidente della Conferenza episcopale calabra, mons. Vittorio luigi Mondello, raccolta da Fabio Colagrande:

    R. – Le chiese di Calabria non sopportano più che gente appartenente a gruppi mafiosi debba dirigere le nostre feste religiose. Io da anni vado dicendo che sono proprio i mafiosi ad essersi impossessati delle nostre feste religiose. Ora, quello che è successo a Sant’Onofrio è che i mafiosi volevano continuare a dirigere, a governare, a guidare le processioni e giustamente la comunità si è ribellata e anche il vescovo ha sospeso la processione. Finalmente si prende coscienza che è impossibile andare avanti con quel sistema, che rendeva le nostre feste una contro testimonianza, anziché una testimonianza di fede.

     
    D. – Quello che succede, dunque, in alcuni centri della Calabria è che la ‘ndrangheta vuole far sentire il suo peso, la sua forza, anche nell’organizzazione delle feste religiose...

     
    R. – Certo. Non è soltanto questo: un far sentire la sua forza. Sono persone che non vanno in chiesa, ma che dal punto di vista ancestrale, per una tradizione di generazione in generazione, erano impegnati a guidare le feste religiose. Pur non sentendo niente del cristianesimo, hanno dentro di loro questo desiderio verso quel Santo. Non gli interessa niente di Gesù Cristo, ma guai a toccargli quel Santo o quella Santa. Loro devono manifestare la loro devozione, il loro amore, guidando loro le processioni. Cosa che non è accettabile, evidentemente.

     
    D. – Una processione come l’Affruntata di Sant’Onofrio ha anche un vero e proprio significato religioso...

     
    R. – Molte di queste feste religiose, direi quasi tutte, sono nate in tempi in cui la fede era vera, autentica, e sono espressioni di fede. E’ successo che durante i secoli e le varie generazioni, questa fede iniziale si è perduta. In questi “nipoti” di oggi, chiamiamoli così, non c’è più la fede degli antenati, per cui quella manifestazione veniva vista come un atto di fede vero. Oggi viene visto come un atto folkloristico. Evidentemente questo non è più nello spirito cristiano con cui è nata quella festa e con cui noi vogliamo che continui ad esistere.

     
    D. – I sacerdoti, i vescovi che si impegnano a lottare contro la criminalità organizzata, anche impedendo manifestazioni di questo genere, danno una testimonianza molto importante, molto forte...

     
    R. – E’ da decenni che noi lottiamo perché vengano purificate queste processioni. Bisogna che passi tanto tempo in dialogo sereno, fraterno, anche con queste persone, perché le cose possano cambiare in bene secondo la visione della Chiesa.

     
    D. – Una Chiesa quella calabrese che non si lascia intimorire anche da attentati come quello al priore a Sant’Onofrio...

     
    R. – No, grazie a Dio no. Andiamo avanti. Purtroppo queste manifestazioni, questi tentativi di intimorire ci possono essere, ma sono frutto – ripeto – di vecchi modi di agire, che oggi non hanno più grande presa. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

     
    Ma per quale ragione i mafiosi ritengono importante presenziare alle cerimonie religiose? Don Giuseppe Fiorillo, parroco del duomo di Vibo Valentia, lo spiega al microfono di Francesca Sabatinelli:

    R. – Penso che non abbiano altro interesse a presenziare a queste manifestazioni, se non per dire “ci siamo”, soprattutto parlando di questa “Affruntata”. I vescovi hanno voluto che fosse un fatto di comunità, se nonché in qualche paese – probabilmente anche a Vico Sant’Onofrio – c’è questa consuetudine antica che una delle “famiglie” abbia questo senso di dominio. A questa gente non interessa tanto il discorso di fede quanto il discorso di apparire, di essere applauditi …

     
    D. – Don Giuseppe, secondo lei questa azione della Chiesa è efficace?

     
    R. – Io penso di sì. Inciderà, a lungo andare, ma probabilmente la Chiesa – la Chiesa del Sud – dovrebbe compiere anche dei gesti forti. Se queste processioni, se queste “Affruntate” non dovessero essere trasparenti, limpide, penso che la Chiesa dovrebbe, con un atto di coraggio, dire che per un po’ di anni si debbano abolire queste manifestazioni se non sono veramente manifestazioni di comunità.

     
    D. – Quindi non riferendoci soltanto alle “Affruntate”, secondo lei la Chiesa dovrebbe andare oltre?

     
    R. – Andare oltre: andare oltre! Dovremmo potenziare di più l’aspetto della Parola, l’aspetto religioso del messaggio, di qualsiasi festa sia! In senso positivo, bisogna coltivarlo e curarlo. Penso che chi ha nell’animo qualcosa di malvagio non pensa al messaggio di perdono, di amore; non pensa a Cristo che è morto per noi fino all’ultima goccia di sangue, ma pensa a spargere il sangue. Noi non dobbiamo prestarci assolutamente alla ‘vanitas’, alla vanità di queste persone che magari portano queste statue quale gesto di dominio. Dovremmo interpellare veramente i nostri vescovi, i vescovi di tutta la Calabria, di tutto il Sud, che diano un segnale forte, loro stessi, perché un povero parroco che può fare, se è solo?

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    Al via la 57.ma Assemblea nazionale dell'Usmi. Con noi, il biblista padre Gargano

    ◊   Come far coincidere il cammino spirituale con un processo di umanizzazione? E come evitare che la vita dell’uomo contemporaneo venga disumanizzata? A queste e ad altre domande tenta di rispondere la 57.ma Assemblea Nazionale dell’Usmi, l’Unione Superiore Maggiori d’Italia. Il convegno si è aperto stamani e si concluderà venerdì, presso la Pontificia Università Urbaniana. Ad inaugurare i lavori, la Lectio divina del biblista padre Innocenzo Gargano, incentrata su un passo degli Atti degli Apostoli in cui si narra la guarigione di uno storpio da parte di Gesù. Ecco lo stesso padre Gargano, al microfono di Isabella Piro:

    R. – La guarigione dello storpio è soltanto un segno. Gesù ha fatto riferimento al lievito, al sale, al granellino di senapa … Dunque, la nostra chiamata alla costruzione del Regno passa attraverso micro realizzazioni delle quali sono segno le comunità di monaci, di monache, di suore, di consacrati … La Chiesa è anche luce posta sul candeliere e presenza visibile perché il mondo intero deve essere posto di fronte ad esempi concreti. Se la luce c’è, illumina; se non c’è, non illumina. La Chiesa può pensare di illuminare il mondo e le comunità religiose, di essere luce nella Chiesa, se si lasciano completamente possedere dalla Parola di Dio.

     
    D. – “Affidate ad una promessa. In Cristo per umanizzare la vita”: questo è il tema dell’assemblea nazionale dell’Usmi. Ma cosa disumanizza oggi la vita dell’uomo?

     
    R. – Ciò che disumanizza la vita dell’uomo di oggi è la mancanza, la cecità di fronte alle esigenze più profonde dell’uomo. Lo storpio si aspetta un’elemosina, un po’ di compassione: ormai ha perso la fiducia. Questo è tutto ciò che l’uomo oggi sembra aspettarsi. Allora la Chiesa interviene in favore dell’umanità prostrata, l’umanità che sta perdendo quotidianamente fiducia, fiducia in se stessa, fiducia nel futuro… La parola che può dire la Chiesa non è la parola che invita a guardare se stessa, le proprie strutture, i propri trionfi, le proprie affermazioni, ma a guardare l’altro che è dentro di sé, nella Chiesa, ma che è anche l’altro che è nel povero. E dunque, per risollevare davvero l’uomo da questa prostrazione si tratta - da parte dell’uomo - di capire che al di là del visibile, di ciò che lui si aspetterebbe, di oro e di argento da parte della Chiesa, deve scoprire qualcosa d’altro: il nome di Gesù riconosciuto come Cristo e Signore. Secondo me, è questo ciò che l’umanità oggi vuole sentirsi dire dalla Chiesa: la forza che ci viene dal nome di Gesù.

     
    D. – Quali sono i suoi auspici per questa assemblea nazionale dell’Usmi?

     
    R. – Per me, gli auspici sono proprio un ritorno a questa essenzialità della proposta di vita in modo che chiunque veda un religioso, chiunque veda la Chiesa, possa scoprire nel religioso, nella Chiesa qualcuno che non si comporta con i parametri propri dei grandi di questo mondo, che non si serve dei poveri, ma serve i poveri; che non si serve dell’umanità, ma serve l’umanità prendendo per mano l’altro e sollevandolo. Questa, per me, è la novità per la vita religiosa: farsi compagni di strada, piegarsi verso chi sta male, portare l’umanità a rivivere un’esperienza che l’avvicini il più possibile alla Risurrezione di Gesù, ridarle fiducia: secondo me, è questo che le religiose ed i religiosi dovrebbero fare nel mondo, oggi. Essere fra i poveri, perché essendo tra i poveri, poi, inevitabilmente ti comporterai come fratello e come sorella di chi ha bisogno.

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    Giornata Mondiale della Salute: l'Onu mette l'accento sulle aree urbane

    ◊   “La salute nelle aree urbane conta!”. È l’appello lanciato dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, in occasione dell'odierna “Giornata mondiale della Salute”. “Il fardello della povertà mondiale - osserva Ban Ki-moon - si sta spostando dalle aree rurali alle città densamente popolate”. Numerose le minacce per la salute. Di qui la necessità di “politiche efficaci” da parte dei governi. Ma perché è importante il binomio urbanizzazione-salute? Roberta Rizzo lo ha chiesto a Francesca Racioppi, direttore dell’ufficio di Roma dell’Oms Europa:

    R. – Appena 30 anni fa, soltanto quattro persone su dieci abitavano in centri urbani. Oggi in Europa più del 70% della popolazione vive in aree urbane. A livello mondiale ci aspettiamo che questo valore verrà raggiunto entro il 2050. Questo chiaramente pone delle sfide che non hanno conosciuto precedenti nel passato della storia dell’umanità.

     
    D. – Al centro dell’attenzione ci sono anche i cambiamenti climatici: il trasporto su strada comporta effetti significativi sulla salute umana a causa delle emissioni di gas serra …

     
    R. – Dobbiamo considerare che circa il 60% delle emissioni di gas serra vengono emesse da città. Allo stesso tempo stimiamo, sempre a livello globale, che circa il 75% dell’energia viene consumata in città. Questo chiaramente pone delle sfide particolari, come per esempio il modo in cui viene pensata l’organizzazione di tutti quei servizi che producono gas serra e consumano energia. Questo lega lo stile di vita urbano ad alcuni dei problemi che poi si presentano per la salute: l’eccessivo utilizzo di carburanti fossili produce, non soltanto gas serra, inquinamento atmosferico. L’inquinamento atmosferico, a sua volta, danneggia la salute in maniera diretta, aumentando il rischio di malattie cardiovascolari e respiratorie ed esacerbando i casi di asma nelle popolazioni che soffrono questo tipo di patologia.

     
    D. – Le minacce per la salute, dunque, aumentano. Come affrontare le nuove sfide?

     
    R. – Innanzitutto con una pianificazione urbana che promuova l’adozione di stili di vita sani e il miglioramento delle condizioni di vita urbana. Non dimentichiamo che ad oggi circa un miliardo di persone vive in luoghi estremamente insalubri. Ricordiamo, infine, che vivere in città in aree a rischio di terremoti e inondazioni, richiama ad una particolare responsabilità nel far sì che questi agglomerati urbani siano sicuri.

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    Chiesa e Società



    Rio de Janeiro: si aggrava il bilancio delle vittime delle alluvioni

    ◊   È salito ad almeno 102 morti e 106 feriti ed oltre 2000 sfollati il bilancio delle piogge torrenziali che da circa 48 ore stanno flagellando lo stato brasiliano di Rio de Janeiro. Il più alto numero di vittime, 62, si concentrano a Niteroi e Sao Gonçalo, nella regione metropolitana; a Rio se ne contano 37, mentre risultano colpite anche Nilopolis, Petropolis e Paracambi. Intanto fra i soccorritori continua la corsa contro il tempo per trarre in salvo le persone rimaste seppellite da frane e smottamenti nelle ‘favelas’ che si inerpicano sulle colline della metropoli carioca, mentre le scuole restano tutte chiuse, l'elettricità manca in quasi tutti i distretti e le autorità continuano a sollecitare la popolazione a non muoversi di casa per evitare soprattutto di rimanere sepolte nel fango che ha ricoperto le strade. La stampa brasiliana, citata dalla Misna, parla di una delle peggiori alluvioni degli ultimi 40 anni per Rio. Il governatore statale Sergio Cabral ha decretato lo stato d’emergenza e tre giorni di lutto, esortando gli abitanti delle zone a rischio ad abbandonare le proprie case in vista di nuove precipitazioni previste anche oggi. Messaggi televisivi delle autorità hanno anche raccomandato ai cittadini di evitare le colline. Molta gente intanto si è rifugiata sui tetti delle case per salvarsi dal fiume di acqua che ormai scorre nelle strade della città. Un appello analogo è stato rivolto ai cittadini anche dal presidente del Paese, Luiz Ignacio Lula da Silva, che ieri ha cancellato una visita prevista al ‘Complexo do Alemao’, un agglomerato di baraccopoli della zona nord della capitale. “La gente lasci le aree a rischio, soprattutto chi vive in collina” ha detto Lula, annunciando investimenti più consistenti nelle operazioni di drenaggio, “nella speranza di avere tra 10 o 15 anni una Rio meno sofferente di quella che vediamo oggi”. (M.G.)

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    Unicef: la crisi alimentare colpisce soprattutto il Sahel. A rischio 860 mila bambini

    ◊   Nella regione del Sahel sono circa 860 mila i bambini di età compresa tra i sei mesi e i cinque anni che potrebbero avere bisogno di cure mediche a causa di malnutrizione acuta: lo sottolinea l’Unicef, l’ente delle Nazioni Unite per l’infanzia, confermando i timori già espressi da diversi governi dell’area. Secondo le nuove stime, l’insicurezza alimentare colpisce soprattutto il Niger (378.000 i bimbi a rischio) ma anche la Nigeria (212.000), il Burkina Faso (144.000), il Mali (83.000), il Ciad (33.500) e la Mauritania (8900). “Nell’ovest del Sahel – evidenzia l’Unicef - decine di migliaia di famiglie vivono in una situazione di sofferenza estrema a causa della crisi alimentare che colpisce la regione”. I dati dell’ente dell’Onu ripresi dall'agenzia Misna, sono nella sostanza in linea con le stime fornite di recente dall’organizzazione non governativa inglese Oxfam, secondo la quale nel Sahel siccità e carestia potrebbero arrivare a colpire in aprile fino a 10 milioni di persone. Ieri il governo del Niger ha denunciato che fame e povertà sono all’origine di un drastico calo della frequenza scolastica nel sud del Paese. (R.P.)

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    Messaggio di Ban Ki-moon nel 16.mo anniversario del genocidio in Rwanda

    ◊   Fare “memoria” delle oltre “800 mila persone innocenti che hanno perso la propria vita e rivolgere un pensiero “anche ai superstiti, la cui testimonianza terrificante ci ha risvegliato di fronte ad una tragedia che avrebbe potuto essere prevenuta”. E‘ l’invito del segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon per il 16° anniversario del genocidio in Rwanda che si ricorda oggi, 7 aprile. In un messaggio - riferisce l'agenzia Sir - Ban Ki-moon ha assicurato che le Nazioni Unite “sono impegnate in maniera totale ad assicurare giustizia alle vittime del genocidio e a prevenire future atrocità. Il Tribunale penale internazionale per il Rwanda è stata la prima corte internazionale ad emettere verdetti relativi al crimine di genocidio. Questo ed altri provvedimenti simili adottati nei palazzi di giustizia rappresentano un messaggio chiaro inviato ai responsabili effettivi e sedicenti del genocidio. In poche parole, i loro abominevoli crimini non resteranno impuniti”. Il segretario generale dell’Onu ha chiesto agli Stati membri di cooperare con il Tribunale penale per il Rwanda per “arrestare e consegnare gli ultimi 11 latitanti”. Il messaggio si conclude con un invito a “prevenire futuri genocidi: il miglior modo per ricordare coloro i quali hanno perso la propria vita in modo tanto tragico in Rwanda”. (R.P.)

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    Centrafrica: la Pasqua nonostante le minacce dei ribelli dell'Lra che hanno catturato 100 persone

    ◊   “I guerriglieri dell’Lra non ci hanno tolto il diritto e il desiderio di vivere la fede e di celebrare la Pasqua” dice all’agenzia Fides mons. Juan José Aguirre Muños, vescovo di Bangassou, nel sud-est della Repubblica Centrafricana, dove i ribelli ugandesi dell’Esercito di Resistenza del Signore (Lra) continuano ad assalire e a depredare la popolazione civile. Nella settimana precedente la Pasqua gli uomini dell’Lra hanno attaccato il 21 marzo il villaggio di Agoumar (con un bilancio di 11 morti), il 25 marzo quello di Karmadar e il 28 quello di Dembia, dove sono intervenuti i militari ugandesi, che hanno ucciso 15 guerriglieri. Da due anni l’Uganda mantiene un contingente militare in Centrafrica, con il permesso delle autorità locali, per dare la caccia all’Lra. “Mi sono recato nell’area dove imperversano i guerriglieri dell’Lra” dice mons. Aguirre Muños. “La popolazione è terrorizzata ed è molto preoccupata per la sorte di oltre 100 persone, tra le quali vi sono diverse ragazze, che sono state rapite negli assalti ai villaggi commessi nelle ultime settimane. Venerdì Santo, 2 aprile, mi sono recato nel villaggio di Agoumar, che era stato attaccato il 21 marzo. Ho cercato di confortare la popolazione fortemente provata, e di instillare la speranza di un futuro migliore. Ma le violenze dell’Lra non si sono arrestate. Il giorno successivo, 3 aprile, Sabato Santo, 6 persone sono state uccise sulla strada che conduce a Rafai, il centro più importante dell’area. La loro automobile è stata data alle fiamme così come i corpi delle povere vittime, un ulteriore segno di sfregio nei confronti della popolazione civile inerme” afferma mons. Aguirre Muños. “La Pasqua l’ho celebrata a Rafai. Una celebrazione all’insegna della tristezza e della preoccupazione per la sorte dei rapiti, ma aperta alla speranza della pace portata dalla Risurrezione. Abbiamo chiesto al Signore conforto per le vittime e soprattutto il ritorno dei rapiti alle loro famiglie” conclude il vescovo di Bangassou. (R.P.)

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    Il 19 aprile la traslazione delle spoglie di San Pio dal vecchio santuario alla nuova chiesa

    ◊   Il 19 aprile, alle ore 16.30, avverrà la traslazione del corpo di San Pio di Pietrelcina, che sarà spostato dalla cripta del vecchio santuario della Madonna delle Grazie alla adiacente nuova chiesa di San Pio progettata da Renzo Piano. L'annuncio è stato dato oggi dai frati cappuccini a San Giovanni Rotondo in una conferenza stampa a cui hanno partecipato l’arcivescovo di Manfredonia, mons. Michele Castoro, e frate Aldo Broccato, ministro provinciale dei Frati Minori Cappuccini, della Provincia religiosa 'Sant'Angelo e Padre Pio', oltre ad altre autorità civili e religiose. Il ministro provinciale foggiano dei Cappuccini ha spiegato che la data è stata scelta in omaggio del quinto anniversario dell’elezione al soglio pontificio di Benedetto XVI e in “concomitanza con l'apertura del CXXVI Capitolo provinciale degli stessi Frati Cappuccini”. “La nuova collocazione del corpo di san Pio da Pietrelcina - ha detto il prelato - oltre a richiamare l'idea della gloria a cui sono destinati tutti coloro che diventano, nella vita terrena, 'immagine di Cristo', permetterà a tanti pellegrini di sostare in preghiera in un luogo più ampio, più accogliente e ricco di occasioni di riflessione per una rigenerazione spirituale, costituite dai mosaici di padre Marko Ivan Rupnik, che impreziosiscono la rampa di accesso e la chiesa inferiore”. Il corpo di San Pio riposa dal 1968 nella cripta del piccolo santuario dove tra il 2008 ed il 2009 si è tenuta anche l'ostensione ai fedeli con l'esposizione pubblica. (M.G.)

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    Terra Santa: nella chiesa greco-cattolica di Gerusalemme la preghiera per la pace

    ◊   Si svolgerà il 10 aprile prossimo, presso la chiesa dell’Annunciazione del Patriarcato greco melchita cattolico, a Gerusalemme, il terzo appuntamento della “Preghiera straordinaria di tutte le chiese di Gerusalemme per la pace e la riconciliazione”. Si tratta, affermano dalla chiesa greco melchita, di “una grande preghiera di intercessione che vede riunite le Chiese ortodosse, riformate e cattoliche, per chiedere la pace a Gerusalemme e in Terra Santa, l’unità delle chiese e il dialogo interreligioso e l’unificazione della data di Pasqua per i cristiani. Gerusalemme è luogo di tensioni e contrasti: la Città Santa e la Chiesa Madre hanno un urgente bisogno del sostegno spirituale di tutta la Chiesa per rimanere fedele alla sua vocazione di epicentro di grazia in Cristo, per la Chiesa e per il mondo”. Le due precedenti edizioni si sono svolte presso la Chiesa siro ortodossa nel maggio 2009 e presso la Chiesa evangelica luterana nel febbraio 2010. La prossima sarà ospitata dalla Chiesa armena ortodossa nel settembre o ottobre 2010. (R.P.)

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    Haiti: rientro a scuola tra mille difficoltà per gli alunni colpiti dal sisma

    ◊   Gradi difficoltà e uno scarso afflusso di alunni hanno segnato la riapertura ufficiale dell’attività scolastiche ad Haiti dopo il devastante sisma del 12 gennaio scorso. Secondo i media locali, citati dall'agenzia Misna, soltanto pochi gruppi di alunni, senza divisa, si sono ritrovati ieri all’ingresso dei pochi istituti che hanno riaperto i battenti. Fra la popolazione sono ancora molti gli interrogativi su quante scuole riapriranno? Sotto quali ripari? Con quale materiale? Quanti insegnanti? Pagati da chi? E ancora una volta emerge lo stridente divario fra le classi sociali: l’elite benestante ha potuto mandare i figli all’estero o in scuole private risparmiate dal sisma, ma per la maggior parte dei piccoli haitiani la realtà rimane quella della strada, dei ripari di fortuna e degli scarsi aiuti alimentari. “Buona parte degli istituti, pubblici, privati o religiosi distrutti o pesantemente danneggiati sono ancora in cantiere” riferisce ‘Radio Kiskeya’, precisando che “sotto tende e capannoni si svolgono sedute di accompagnamento psico-sociale, una terapia di gruppo che dovrebbe riunire alunni e insegnanti per tutta la settimana per facilitare la ripresa delle attività didattiche”. Secondo il Fondo dell’Onu per l’infanzia, il terremoto – che ha causato ufficialmente 230.000 morti - ha ucciso 4000 scolari, 454 insegnanti e distrutto 4200 scuole. (M.G.)

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    Colombia: nota dei vescovi in vista delle prossime elezioni presidenziali

    ◊   A meno di due mesi dalle elezioni presidenziali, in programma per il prossimo 30 maggio, il presidente della Conferenza episcopale colombiana e arcivescovo di Barranquilla, mons. Rubén Salazar Gómez, ha esortato tutti i fedeli e la gente di buona volontà a prendere parte al processo democratico “che è alla base del rispetto per la persona umana e della ricerca del bene comune”. Con un comunicato rivolto a tutto il Paese, il presule riflette sulla diffusa consapevolezza critica sul sistema democratico mostrato dal popolo colombiano nelle precedenti elezioni legislative, e rileva con soddisfazione che gli elettori “manifestano preferenze per quei programmi che esprimono un maggiore interesse per le questioni sociali”. L'arcivescovo si rallegra quindi del fatto che non vi è più “alcun timore nel mostrare indignazione per i comportamenti che ledono l’integrità e la trasparenza che dovrebbero orientare i sistemi democratici”. “È diventato chiaro – si legge nella nota - che la democrazia è costruita da tutti, ed è possibile farlo quando vi è il rispetto per i valori e quando non si usa la povertà o l’ignoranza al fine di conseguire uno scopo”. Alla luce di questa ritrovata presa di coscienza il presule inviata poi i politici a “utilizzare il mandato del popolo per promuovere il benessere dei cittadini in tutti gli aspetti della vita”. Mons. Gómez mette inoltre l’accento sul pluralismo “che garantisce l'esercizio democratico e comporta necessariamente una competizione dinamica che mette in gioco una serie di proposte politiche ed economiche”. “Non ci può essere democrazia senza differenze – ammonisce ancora il vescovo -, ma tutti devono rispettare l'avversario, che non è il nemico, e nel riconoscimento delle loro differenze devono cercare il modo più appropriato per costruire la nazione”. Il presidente della Conferenza episcopale colombina, infine, invita tutti a esercitare il loro diritto-dovere di voto, dopo un'attenta analisi dei candidati, che tenga conto della loro storia e del loro programma di governo. “Abbiamo sempre cercato – afferma in conclusione – di scegliere quelli che garantiscono la costruzione di un Paese unito e pacifico. La celebrazione in questo tempo pasquale della morte e risurrezione di Gesù Cristo, ci invita a lasciarsi alle spalle i vecchi vizi politici e a cercare insieme la via di una vera democrazia”. (M.G.)

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    Costa d'Avorio: i vescovi auspicano elezioni trasparenti

    ◊   “Se la visione del mondo può apparirci nera e chiusa, davanti alla tomba vuota del Signore dobbiamo sperare e cantare alleluia”: lo ha detto l’arcivescovo di Abidjan, nella Costa d’Avorio, mons. Jean Pierre Kutwa, nella sua omelia della domenica di Pasqua. Nella cattedrale di San Paolo, parlando del mistero della resurrezione, il presule ha spiegato che si tratta di un passaggio ad un’altra vita, una vita migliore e che guardando alla quotidianità, questo passaggio non è altro che il passaggio dal potere al servizio, dalla vendetta al perdono, dalla menzogna alla verità, dalla violenza alla pace, dall’orgoglio all’umiltà, dall’odio all’amore. Mons. Kutwa ha affermato inoltre che se “il lavoro scarseggia, la miseria aumenta, le guerre non cessano” e la corruzione serpeggia nella politica, nelle finanze, “ed anche in alcune associazioni umanitarie, inducendoci a credere sempre più che nella nostra terra” si stia facendo strada una civiltà di morte, non c’è tuttavia da disperarsi guardando alla risurrezione di Cristo. Della situazione sociale della Costa d’Avorio ha parlato, nella veglia pasquale presieduta nella parrocchia san Giuseppe Mukassa de Sokoura, anche l’arcivescovo di Bouaké, mons. Paul Siméon Ahouana, che ha esortato i politici ad essere sensibili alla miseria e alla dignità umana, ad impegnarsi perché il Paese possa uscire dalla crisi attraverso le elezioni, i cui risultati non devono soffrire alcuna contestazione. Secondo l’arcivescovo di Bouaké le preoccupazioni degli ivoriani sono legate alla crisi di fiducia negli attori politici, per questo ha esortato ad avere fiducia gli uni negli altri, a staccarsi dalla menzogna perché le elezioni si svolgano senza problemi, siano giuste, trasparenti e aperte a tutti. (T.C.)

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    Malawi: Pasqua nelle carceri di Mangochi. Il racconto di padre Gamba

    ◊   La speranza della Resurrezione nel carcere di Mangochi. In questo modo ha vissuto la Pasqua padre Piergiorgio Gamba, missionario monfortano che opera da oltre 30 anni in Malawi. “Siamo andati a celebrare la Pasqua nella prigione di Mangochi, in una delle 26 carceri del Paese che spesso assomigliano a case dei “morti che sono vivi”. Morti per la società che li respinge in blocco, morti perché non troveranno mai la via del ritorno a casa e finiranno spesso per passare da un carcere all'altro con il marchio indelebile di chi ha sbagliato e ha avuto il torto di farsi prendere”, racconta all’agenzia Fides il missionario. “I carcerati sono separati dalla famiglia e dalla libertà, costretti a non fare nulla, solo a contare i giorni che non passano mai, rischiando di perdere ogni senso di autostima e il valore della propria vita” spiega ancora padre Gamba. “A Mangochi la stragrande maggioranza della popolazione è musulmana e la Messa rischiava di essere celebrata solo per una minoranza”. Poteva essere, prosegue il religioso, “un'invasione religiosa” che veniva accettata perché c’era la promessa di un pranzo che, almeno per una volta in un anno, permetteva di ricordare il sapore della carne di mucca, e il dono di qualche tavoletta di sapone per vincere la scabbia almeno per qualche giorno” dice il missionario. Ma questi dubbi sono subito scomparsi di fronte all’accoglienza dei carcerati. Padre Gamba spiega infatti che “raccontare la storia di Gesù risorto in carcere diventa subito un messaggio sovversivo capace di sconfiggere anche la razionalità o l'incredulità di chi non crede alla possibilità di riforma, di un cambiamento e di una conversione di vita. Criminali giudicati incorreggibili – assicura il missionario -, per una misteriosa vicinanza a un Dio che soffre e risorge, sono capaci di una ritrovata compassione e di un totale cambiamento di vita”. Come dimostrazione concreta della promessa di Gesù di rinnovare tutte le cose, i carcerati hanno ascoltato la testimonianza di Gezina, la responsabile della “Half Way House” di Balaka: “Io ho passato tanti anni in carcere a Chichiri. Io ho rubato e ho scontato la pena... la vita può cambiare se ti fidi di Gesù. Lasciati voler bene e questo ti basterà”. Agli incontri con i carcerati sono intervenute anche le ragazze e le donne che da pochi mesi sono uscite dal carcere e che per i prossimi mesi vivranno alla “Half Way House”. “Siamo qui a dirvi: Coraggio! A casa vi aspettano, vi aspettano sapendo che potete cambiare. Non rifiutate la speranza delle vostre mogli e dei vostri figli. Se ti fidi di Gesù oggi è la tua resurrezione”. (M.G.)

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    Nepal: crescono le adesioni al cattolicesimo, nonostante minacce e aggressioni

    ◊   Si moltiplicano le conversioni al cattolicesimo in Nepal nonostante la minaccia di violenze e le aggressioni ad opera degli estremisti indù. In occasione dell’ottava di Pasqua – riferisce Asianews - 24 catecumeni riceveranno il battesimo nella cattedrale dell’Assunzione di Kathmandu, capitale del Paese. Le celebrazioni avvengono a circa un anno dall’attentato alla cattedrale compiuto il 23 maggio 2009 dagli estremisti indù del Nepal Defense Army (Nda), costato la vita a tre persone. “Mi sono avvicinata al cattolicesimo – racconta Rajani Chetri, donna indù, fra coloro che a breve riceveranno il battesimo - quando ho visto un gruppo di cattolici prendersi cura di un’anziana donna malata dopo che un medico si era rifiutato di curarla”. In Nepal vivono circa 150mila cristiani, di questi circa 8mila sono cattolici. La proclamazione dello Stato laico, dal 2006, garantisce la libertà religiosa ma i cristiani soffrono ancora per soprusi e minacce. Tuttavia il rischio di morire non ferma l’interesse per il cattolicesimo: ogni domenica sono circa 200 i non cattolici che assistono alla messa nella cattedrale di Kathmandu.  Padre George Kalapurackal, parroco della cattedrale, afferma: “Ogni anno si convertono al cattolicesimo dalle 30 alle 35 persone. Chi desidera convertirsi deve seguire un corso di catechismo di due anni che aiuta i catecumeni nel percorso di fede, attraverso la verifica del loro comportamento e della reale comprensione dei precetti del cristianesimo”. Padre George è parroco della cattedrale dal 1994 ed ha ricevuto numerose minacce da parte degli estremisti indù del Nda. “Nonostante il rischio, i cattolici nepalesi non sono diminuiti – afferma il sacerdote – dopo l’attentato le gente non aveva paura di tornare in chiesa”. (C.D.L.)

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    Bangladesh: Pasqua in un centro per lavoratori cattolici aperto a protestanti e musulmani

    ◊   Oltre 300 cristiani del Bangladesh hanno celebrato le festività pasquali al Jesus Worker Center, un centro per lavoratori nato in un distretto industriale a circa 100 km da Dhaka, capitale del Paese, grazie al lavoro dei missionari del Pime – Pontificio Istituto Missioni Estere. Qui – secondo quanto riferito dall’agenzia AsiaNews - giovani operai cristiani provenienti da varie diocesi si riuniscono per pregare e condividere esperienze e difficoltà, e tutti i venerdì, giorno di festa secondo il calendario musulmano, i sacerdoti celebrano la messa. “Il Jesus Worker Center ha mosso i primi passi nel 1995” ricorda padre Luca Galimberti, missionario del Pime, e la comunità originaria si è sviluppata nel tempo tanto che “alle ultime festività natalizie i presenti alle funzioni erano più di 600”. Oggi il gruppo di operai cattolici si riunisce e prega all’aria aperta perché il locale sede dell’associazione non basta a contenere la folla di fedeli. “Lavoriamo per costruire una chiesa – racconta padre Luca – ma servono 150mila taka (poco più di 1500 euro) solo per realizzare il primo piano e noi abbiamo a disposizione metà del capitale”. Il Jesus Worker Center intende diventare un “centro ecumenico” che riunisca cattolici, protestanti e musulmani all’insegna dell’amore, della condivisione e del rispetto reciproco. Il progetto prevede la nascita di una scuola, aperta anche ai ragazzi musulmani, un ambulatorio medico e un centro specializzato nello studio delle nuove tecnologie, per favorire l’ingresso nel mondo del lavoro. (C.D.L.)

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    I cristiani del Bangladesh chiedono che la Pasqua sia festa nazionale

    ◊   All’indomani delle festività pasquali, i cristiani del Bangladesh auspicano che la Domenica di Pasqua venga “presto” riconosciuta come “festa nazionale”. Intanto, pur fra minacce dell’ala fondamentalista islamica, i fedeli hanno festeggiato la Pasqua e condiviso “la gioia della resurrezione di Cristo” con musulmani, indù e membri di altre religioni. Promode Mankin, cattolico, Ministro statale per gli affari culturali, conferma le speranze nutrite dai cristiani del Paese, che aspettano il riconoscimento della Pasqua come festa nazionale “da oltre 30 anni”. “Ho sollevato la questione in Consiglio dei ministri” afferma il politico ad Asianews, ma per andare a buon fine – precisa - l’iniziativa deve essere sostenuta da “un forte movimento popolare”, perché la frangia islamica è contraria. Il ministro spiega inoltre che la Camera del commercio e dell’industria del Bangladesh (Fbcci) sarebbe favorevole a uno slittamento alla domenica del giorno di festa settimanale, rispetto all’attuale venerdì e sabato secondo il calendario musulmano, giacché questo “causa pesanti perdite alle compagnie e alle aziende”. Rispetto agli attacchi contro i cristiani il Ministro afferma di esserne a conoscenza e conferma il proprio impegno “per garantire la loro sicurezza”. (C.D.L.)

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    Germania: la Chiesa evangelica chiede perdono alle vittime di abusi avvenuti nei propri istituti

    ◊   La Chiesa evangelica della Renania, la seconda più grande Chiesa protestante della Germania, si è espressa in difesa delle vittime di abusi sessuali avvenuti all’interno delle proprie istituzioni. Il vice presidente della Chiesa evangelica, Petra Bosse-Huber – come riferisce "The Christian Century Magazine" – ha detto, recentemente, a Dusseldorf: “Ci vergogniamo e siamo sconvolti per il fatto che tali violazioni siano successe anche nella nostra Chiesa e nell’ambito del nostro servizio di assistenza sociale. Chiediamo perdono alle vittime”. Molti dei casi non sono più perseguibili, ma - ha aggiunto Bosse-Huber - la Chiesa evangelica è interessata ad andare a fondo alle accuse di violenza sessuale e di abuso. Indagini sarebbero già in corso. (C.D.L.)

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    Francia: da domani i vincitori delle Regionali in pellegrinaggio a Lourdes

    ◊   Prende il via domani il pellegrinaggio a Lourdes (fino all’11 aprile) degli eletti nelle consultazioni regionali francesi di marzo – ma è aperto ai politici di ogni livello - “per radicare il proprio impegno politico nella fede”. A proporlo per la seconda volta, dopo quello del 2009, è Charles Revet, senatore di Seine-Maritime e presidente dell’associazione “Chrétien élu public”. “Che il Signore lavori nei cuori!” auspica padre Matthieu Rougé, parroco di Sainte-Clotilde a Parigi e direttore del Servizio pastorale di studi politici (Spep, che ha accompagnato e animato anche la prima edizione del pellegrinaggio). Tra i frutti di quell’esperienza - riferisce l'agenzia Sir - padre Rougé cita i numerosi incontri tenutisi nei mesi successivi in diverse diocesi : “piccole iniziative che stanno crescendo”. Quest’anno i partecipanti al pellegrinaggio ascolteranno le riflessioni del cardinale Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione, su “La Chiesa al servizio di tutta la persona”; di mons. Claude Dagens, vescovo d’Angouleme, su “Il futuro cultuale e culturale delle chiese e della Chiesa in Francia. “La grazia di Lourdes e dei più piccoli” sarà invece il tema dell’intervento di Marie-Hèlene Mathieu, fondatrice dell’Office Chrétien des persone handicapés. In programma anche una tavola rotonda sull’enciclica di Benedetto XVI “Caritas in veritate”. (R.P.)

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    Appello di Amnesty per una strategia europea per l’integrazione dei Rom

    ◊   “Assumere iniziative concrete per spezzare il ciclo di discriminazione, povertà ed esclusione che colpisce le comunità rom in Europa”. È quanto chiesto all’Unione Europea da Amnesty International alla vigilia del secondo summit europeo sui rom, in programma a Cordoba, Spagna, domani 8 aprile, nella Giornata internazionale per le popolazioni rom. L’organizzazione per i diritti umani ha sollecitato inoltre lo sviluppo di una “strategia complessiva” che garantisca l’eguaglianza e la non discriminazione dei rom. “Nonostante la massiccia discriminazione nei confronti di milioni di rom in tutto il continente, l’Ue non sta chiamando gli Stati membri a rispondere delle loro azioni quando questi vengono meno alle loro responsabilità”, ha detto all'agenzia Sir Claudio Cordone, segretario generale ad interim di Amnesty International. “I leader europei – ha sottolineato - devono adottare un piano d’azione concreto per affrontare le violazioni dei diritti umani che colpiscono le comunità rom. Devono prendere posizione contro gli attacchi razzisti e le espressioni di odio e assumere iniziative efficaci per porre fine alla discriminazione nell’accesso agli alloggi, all’educazione, ai servizi sanitari e all’impiego”. Insieme ad altre associazioni di rom e organizzazioni non governative, Amnesty ha documentato come in diversi Paesi europei le autorità non proteggano le comunità rom dalla discriminazione da parte di soggetti pubblici e attori privati. E a meno di 24 ore dal apertura del summit interviene anche mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Migrantes: “Quella per le popolazioni rom è una Giornata che aiuta a rimettere al centro dell’attenzione il rischio di discriminare un popolo europeo di oltre 10 milioni di persone”. L’iniziativa è stata accompagnata da una risoluzione del Parlamento europeo “che impegna ad investire risorse per la lotta all’esclusione sociale, per una politica della casa, per il lavoro, per la salvaguardia di una diversità culturale”, spiega mons. Perego sottolineando che per la Chiesa il popolo rom è “anche custode di una ricchezza di valori e di esperienze che richiamano la centralità della vita, nel suo nascere e nell’età anziana, un tema che è stato al centro della predicazione pasquale di Papa Benedetto XVI”. Per questo, è importante – conclude il presule – “far crescere nelle parrocchie una sensibilità nei confronti dei rom che apra le persone e le famiglie al rispetto, alla tutela dei diritti e costruisca nuove relazioni che portino ad affrontare insieme i problemi della casa, della cura dei minori, del lavoro giovanile”. (M.G.)

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    Dedicata ai giovani la Giornata missionaria salesiana 2011

    ◊   “Dare un forte impulso al volontariato missionario salesiano” è l’obiettivo della Giornata missionaria salesiana del 2011 che avrà come motto “Volontari per proclamare il Vangelo”. Lo annuncia in una lettera ripresa dall’agenzia Fides, il Rettor Maggiore dei Salesiani, don Pascual Chávez Villanueva. “L’attenzione – si legge nel documento - si rivolge al continente americano” che “è stato il primo che ha sviluppato dei cammini di formazione e di accompagnamento del volontariato esplicitamente missionario” e “dove sono sorte alcune esperienze di volontariato molto significative che coinvolgono, già da 40 anni, migliaia di giovani”. Sono infatti centinaia, continua la nota, i giovani volontari che ogni anno si dedicano ad una missione impegnativa, nel continente americano come nel resto del mondo. “Nel volontariato – spiega il Rettor Maggiore dei Salesiani - troviamo l’espressione più autentica dei giovani mandati per evangelizzare, troviamo un cammino di fede serio, un’espressione visibile della spiritualità giovanile salesiana”. Esso è inoltre una risposta “ai segni dei tempi” e alle raccomandazioni dell’ultimo Capitolo Generale che ha sancito il forte impegno di far crescere le esperienze di volontariato missionario. Fra gli obiettivi della Giornata missionaria salesiana 2011 anche far conoscere e condividere diversi modelli del volontariato missionario salesiano; aiutare un miglioramento qualitativo del volontariato missionario; approfondire il valore educativo-pastorale del volontariato missionario; accompagnare un cammino vocazionale prima, durante e dopo l`esperienza del volontariato missionario. (C.D.L.)

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    Conferenza europea dell’Infanzia Missionaria: i bambini protagonisti dell’azione missionaria

    ◊   “Missione: viverla a partire dal battesimo!” è il tema della Conferenza Europea dell’Infanzia Missionaria (Ceme) che si è svolta recentemente a Lussemburgo. I partecipanti – riporta la Fides - hanno riflettuto sull’impegno missionario di tutti i battezzati: conquistati dall’amore di Dio, condivideranno sempre questo amore con gli altri, attraverso parole e azioni, arricchendosi a loro volta, giacché la vita missionaria non è “una strada a senso unico”. Particolare attenzione è stata dedicata alla condizione dei bambini, protagonisti a pieno titolo dell’azione missionaria, come conferma lo slogan dell’Infanzia Missionaria “I bambini aiutano i bambini”. Dai lavori della conferenza è emerso che la situazione dell’Infanzia Missionaria nei Paesi europei è molto diversa: se in alcuni Paesi l’Opera dispone di grandi risorse, umane e finanziarie, vantando una lunga tradizione, in altri si trova ancora nella sua fase iniziale, potendo contare solo su poche persone. In questo senso la Ceme rappresenta un importante luogo d’incontro, un forum permanente di scambio di idee, sussidi di lavoro e contatti. Durante la riunione, i partecipanti hanno salutato Jean Lazarus allo scadere del suo mandato come Presidente della Ceme, che lascia l’incarico a Flavio Moresino che sarà Presidente fino al 2016 coadiuvato da un Comitato composto dai rappresentanti di Francia, Lussemburgo, Irlanda e Germania. (C.D.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Stato di emergenza in Thailandia dopo l’irruzione di manifestanti in Parlamento

    ◊   Il governo thailandese ha decretato lo stato d'emergenza a Bangkok e in altre cinque province, dopo l'irruzione di centinaia di manifestanti antigovernativi - le 'camicie rosse' sostenitrici del deposto primo ministro Thaksin Shinawatra - nel cortile del Parlamento, nonostante la linea difensiva delle Forze dell'ordine. I deputati sono stati evacuati e i principali membri del governo sono stati portati via a bordo di elicotteri militari. I manifestanti chiedono le dimissioni del primo ministro e nuove elezioni. Intanto, il premier Vejjajiva ha cancellato il previsto viaggio negli Stati Uniti del prossimo 10 aprile. Sulla critica situazione del Paese asiatico Giada Aquilino ha intervistato Carlo Filippini, esperto di Asia Orientale, docente di Economia dello Sviluppo all’Università Bocconi di Milano :

    R. – Le 'camicie rosse' protestano perché la situazione non si è ancora risolta: cioè il premier Thaksin Shinawatra, che fu deposto da un colpo di Stato nel settembre 2006, è ancora molto popolare perché le sue politiche economiche avevano aumentato il tenore di vita dei ceti rurali – teniamo conto che più di tre quarti della popolazione della Thailandia vive nelle campagne – e anche dei ceti urbani più poveri.

     
    D. – L’ex premier venne però accusato di aver approfittato della propria posizione politica, all’epoca, per arricchirsi personalmente …

     
    R. – Certamente. E’ stato, anzi, condannato a diversi anni di carcere per una compravendita di terreni giudicata irregolare e quasi due terzi dei suoi beni sono stati sequestrati perché accusato di aver accumulato queste ricchezze in conflitto di interessi. Purtroppo, la corruzione è molto diffusa in Thailandia e anche alcuni dei militari che parteciparono al colpo di Stato – si scrisse nella stampa thailandese – furono pagati appunto per partecipare al colpo di Stato.

     
    D. – Perché l’attuale premier Vejjajiva non convince la popolazione?

     
    R. – Sentenze della Corte Suprema thailandese hanno dapprima bandito dalla vita politica due ministri legati al vecchio premier Thaksin Shinawatra e poi addirittura hanno sciolto quello che era il partito più importante in Thailandia, sempre legato all’ex primo ministro. L’attuale governo non è nato da elezioni; praticamente tutte le elezioni, dal 2001 in poi, sono state vinte dal partito legato a Thaksin. Si tratta di un governo che risulta, all’opinione pubblica, un po’ imposto come risultato del colpo di Stato dei militari, del settembre 2006.

     
    Kirghizistan: ucciso il ministro degli Interni
    Il ministro degli Interni del Kirghizistan, Moldomoussa Kongantiev, è stato ucciso oggi a Talas, nel nord ovest del Paese, dove erano stati segnalati disordini e saccheggi e dove ieri si erano tenute le prime manifestazioni di protesta di massa. Almeno 17 persone sono morte nei violenti scontri fra polizia e migliaia di oppositori, nella capitale Bishkek. Il servizio di Carla Ferraro:

     
    Il ministro dell'Interno del Kirghizistan, Kongantiev, è stato ucciso a Talas, nel nord ovest del Paese. Intanto, nella capitale proseguono violenti gli scontri tra i militanti dell'opposizione e la polizia, in cui sarebbero rimasti uccisi almeno 17 persone. Manifestanti hanno fatto irruzione nella sede dell'emittente radiotelevisiva di Stato. Il premier Usenov, che ha dichiarato lo stato di emergenza e il coprifuoco in tutto il Paese, ha affermato che non intende negoziare con i dimostranti che chiedono le dimissioni del presidente Bakiev. Ieri a Talas, i manifestanti anti-presidente avevano invaso gli edifici del governo regionale e sequestrato per alcune ore il governatore, liberato poi dalla polizia. Sembra ci siano 15 agenti dispersi, 16 civili e 85 poliziotti feriti. Le proteste sono in corso anche nelle regioni di Naryn e Chui dove i manifestanti hanno preso il controllo di alcuni edifici pubblici. Gli oppositori chiedono le dimissioni di Bakiyev, arrivato al potere cinque anni fa sull'onda popolare della Rivoluzione dei Tulipani", ma gli osservatori ritengono che la situazione sia drammaticamente peggiorata negli ultimi anni. Dalla sua salita al potere Bakiev ha garantito una certa stabilità a spese della democrazia: chiusi due quotidiani e bloccato l'accesso internet ai siti che criticano il governo. La nazione viene ritenuta sia dagli Usa sia dalla Russia una via di passaggio strategica per l'Afghanistan e cruciale per la stabilità dell'area. In particolare, gli Stati Uniti utilizzano una base militare nella poverissima Repubblica dell'Asia centrale come appoggio per le operazioni in Afghanistan.

     
    Obama: nuova strategia Usa sulle armi atomiche
    Riduzione delle testate atomiche, uso delle armi nucleari limitato a casi estremi e mai contro i Paesi impegnati nella non-proliferazione. Barack Obama ha delineato ieri la nuova strategia nucleare degli USA alla vigilia della firma, domani a Praga, del nuovo trattato START con la Russia, che ridurrà di un quarto le armi nucleari dispiegate dai due Paesi. Intanto, a Washington si prepara il vertice sulla non-proliferazione convocato proprio dall’inquilino della Casa Bianca. Resta tuttavia forte l’incognita nucleare nel mondo soprattutto da parte dei Paesi che non aderiscono all’accordo di non proliferazione, come l’Iran, il cui presidente è tornato oggi a minacciare gli Usa. A Paolo Mastrolilli, esperto di politica statunitense del quotidiano La Stampa, Stefano Leszczynski ha chiesto se l’intesa che verrà firmata domani rappresenti effettivamente un primo passo verso quel mondo privo di armi nucleari auspicato dal presidente Obama al momento del suo insediamento:

    R. – Obama ha detto che vuole arrivare a questo obiettivo del mondo senza armi nucleare, ma sarà difficile riuscirci nel corso della sua presidenza. Questo è chiaramente un tentativo da parte degli Stati Uniti di assumere la leadership verso questo obiettivo. Naturalmente assumendo la leadership di questo tentativo di ridurre le armi nucleari, gli Stati Uniti acquisiscono anche più credibilità nel momento in cui chiedono agli altri Paesi di non favorire la proliferazione. L’obiettivo finale, probabilmente in questo momento, è soprattutto evitare che l’Iran riesca ad ottenere queste armi nucleari e che la Corea del Nord continui a minacciare la sicurezza internazionale.

     
    D. – Mosca mantiene delle riserve su questa intesa, soprattutto per quello che riguarda la politica degli Stati Uniti in Europa Orientale?

     
    R. – La Russia teme che lo scudo missilistico pensato dagli Stati Uniti serva in realtà non come strumento di difesa, ma come potenziale strumento di attacco nei suoi confronti. Mette, quindi, le mani avanti: un pò perché – forse – teme gli effetti strategici di questo scudo, un pò perché – forse – deve parlare anche alla propria popolazione, riaffermando la propria forza e la propria volontà di essere una potenza mondiale.

     
    D. – Obama, tuttavia, sembra aver voluto un pò tranquillizzare gli americani, dicendo loro che la difesa atomica non viene smantellata e resta la possibilità di usarla comunque di fronte a minacce concrete…

     
    R. – Del resto l’Accordo Start II con la Russia prevede, comunque, circa 1.500 testate a disposizione per Paese e quindi ha voluto garantire ai propri cittadini che la difesa del Paese sarà assicurata, allo stesso tempo ha però cambiato la linea – diciamo – politica americana sulle questioni nucleari, avvertendo che queste armi verranno utilizzate solo ed esclusivamente per la difesa del Paese in condizioni estreme e non contro Paesi che accettano l’idea della non proliferazione.

     
    Anche Netanyahu sarà al vertice per la sicurezza nucleare a Washington
    Malgrado incertezze iniziali, il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha deciso di partecipare al vertice per la sicurezza nucleare, organizzato a Washington dal presidente Barack Obama, nei giorni 12-13 aprile. Netanyahu, rivela il quotidiano filo-governativo Israel ha-Yom, sarà accompagnato dal Consigliere per la sicurezza nazionale Uzi Arad e dal direttore generale della Commissione per la energia atomica Shaul Chorev. Con tutta probabilità, Obama non tornerà ad incontrare Netanyahu avendolo già ricevuto due settimane fa. Al tempo stesso il premier prevede che durante il suo soggiorno a Washington potrà incontrare altri responsabili di governo americani per i quali - precisa il giornale – sta preparando risposte dettagliate ad una serie di richieste politiche avanzate da Obama, fra cui il congelamento di progetti edili ebraici a Gerusalemme est.

    Razzo da Gaza ferisce ragazzi palestinesi
    Cinque palestinesi sono stati feriti oggi a Beit Hanun (a Nord di Gaza) da un razzo sparato da miliziani palestinesi in direzione del Neghev (Israele) e risultato difettoso. Lo riferisce la agenzia di stampa palestinese Maan. Da parte sua la radio militare ha riferito che complessivamente i miliziani palestinesi hanno sparato oggi verso Israele anche sei colpi di mortaio. Tutti, a quanto pare, sono esplosi però all'interno della Striscia. Nei giorni scorsi Hamas aveva cercato di fare opera di persuasione nei confronti dei diversi gruppi armati palestinesi attivi a Gaza affinchè sospendessero i lanci di razzi verso Israele.

    Dimissioni dei vertici della Commissione elettorale indipendente afghana
    I due massimi responsabili della Commissione elettorale indipendente afghana hanno rassegnato le loro dimissioni, accettate dal presidente Karzai. La Commissione elettorale afghana era stata chiamata in causa durante le elezioni presidenziali dello scorso anno per sospetti brogli, tesi a favorire la riconferma per un nuovo mandato del capo dello Stato uscente. Nei giorni scorsi il presidente Karzai ha ripetutamente parlato di brogli accusando rappresentanti degli organismi internazionali presenti, a partire dall'ONU, e degli Stati Uniti. E ieri secondo alcune fonti avrebbe minacciato di “unirsi ai talebani”. Chiamato direttamente in causa dal presidente afghano, oggi l'ex vice responsabile dell'Onu Peter Galbraith ha messo in dubbio l'equilibrio mentale del presidente afghano con un'allusione a possibili problemi di droga. Il Dipartimento di Stato Usa ha definito “scandalose” le dichiarazioni di Galbraith, ma poco dopo la Casa Bianca ha fatto sapere che in queste ore si sta valutando se cancellare la visita di Karzai negli Usa, prevista il 12 maggio. Da parte sua, il portavoce di Karzai fa sapere che nonostante tutto le relazioni con gli USA sono intatte. Atteggiamenti che preoccupano la Nato, impegnata con una forza multinazionale nel conflitto afghano. Sul terreno militare: almeno quattro civili morti in un attacco aereo dell'Isaf, la forza di assistenza alla sicurezza della Nato, nella travagliata provincia meridionale di Helmand; un bambino ucciso e altri tre feriti in un'azione sempre dell'Isaf nella provincia di Kapisa.

    Alcuni feriti per una scossa a Sumatra: rientrato l’allarme tsunami
    Ha fatto solo qualche ferito e pochi danni la scossa di terremoto magnitudo 7.7 Richter che alle 5:15 locali (le 00:15 italiane) ha colpito la costa della regione settentrionale di Aceh nell'isola indonesiana di Sumatra, una delle zone a più alta sismicità del mondo. L'allarme tsunami locale che era stato immediatamente lanciato dal Pacific Tsunami Warning Center del servizio meteorologico statunitense, allargato alle coste della Thailandia, dopo poche ore è stato cancellato. Con l'epicentro in mare, localizzato dall'istituto geofisico americano Usgs a 200 chilometri a ovest-nord-ovest della località di Sibolga e a 410 km a sud-sud-est di Banda Aceh, il sisma - di magnitudo intermedia tra quelli del 12 gennaio ad Haiti (7.0) e del 27 febbraio in Cile (8.8) - ha provocato danni limitati e solo una dozzina di feriti nella piccola isola di Simeulue. Nel giorno di Santo Stefano del 2004 un devastante terremoto di magnitudo 9.15, con epicentro al largo di Banda Aceh - nell'estremo nord dell'isola di Sumatra, provocò lo tsunami che uccise oltre 220 mila persone tra Indonesia, Sri Lanka, India, Thailandia. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Carla Ferraro)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 97

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