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Sommario del 06/04/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • L'Abruzzo ad un anno dal sisma tra speranze e difficoltà. Il Papa: ricostruire con la fede in Cristo Risorto
  • L’Ottava di Pasqua nel pensiero del Papa: un cristiano consapevole che Cristo è risorto è un cristiano audace nel testimoniarlo
  • Cresce la solidarietà per il Papa
  • Giornalismo senza notizia: intervista col prof. Baggio
  • Rinuncia e nomina
  • Il cardinale Bertone inizia la sua visita in Cile
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • India. Raid dei ribelli maoisti: uccisi 75 poliziotti
  • Pasqua in carcere con i detenuti: intervista col cappellano di Rebibbia
  • Chiesa e Società

  • Mons. Shomali: le persecuzioni generano nuovi cristiani
  • Pasqua in Iraq: i cristiani invocano la pace per il Paese
  • Sri Lanka: Pasqua di pace dopo 30 anni di guerra civile
  • Indonesia: i cristiani ricorrono in tribunale per costruire chiese
  • La Pasqua a Mindanao e l'impegno per la pace, la giustizia e lo sviluppo
  • Congo: pace e riconciliazione nell'omelia pasquale dell'arcivescovo di Kinshasa
  • Richiamo alla conversione nel messaggio pasquale del Patriarca russo Kirill
  • Appello del primate anglicano Rowan Williams per i cristiani perseguitati nel mondo
  • Il cardinale Gracias: i 288 nuovi battezzati a Mumbai, segno che la Chiesa è viva oltre gli scandali
  • Belgio: la Chiesa ha già istituito da 10 anni una commissione d'inchiesta sugli abusi
  • La Polonia ricorda Giovanni Paolo II a cinque anni dalla morte
  • Gemellaggio Loreto-Cracovia: pellegrinaggio in Polonia guidato da mons. Tonucci
  • La Chiesa di Hong Kong accoglie 3 mila nuovi battezzati
  • Per gli europei sempre attuale il messaggio del Vangelo
  • Messaggio dei vescovi italiani per la Giornata dell'Università Cattolica
  • Oggi il centenario della morte di don Rua, primo successore di don Bosco
  • Roma: ecumenico e festoso Lunedì dell’Angelo con la Comunità di Sant'Egidio
  • Ostensione della Sindone a Torino: Mostra d’arte contemporanea a Palazzo Barolo
  • Rwanda: nella Giornata del genocidio, 'viaggio nella memoria' al teatro Eliseo di Roma
  • Festival biblico 2010: a Vicenza dal 10 aprile la mostra "Immagini e storie dall'Africa"
  • 24 Ore nel Mondo

  • Catena di attentati a Baghdad: almeno 30 i morti
  • Il Papa e la Santa Sede



    L'Abruzzo ad un anno dal sisma tra speranze e difficoltà. Il Papa: ricostruire con la fede in Cristo Risorto

    ◊   “Un anno dopo il tragico terremoto che colpì L’Aquila e Provincia, il Santo Padre desidera esprimere alla Chiesa aquilana e alla comunità civile i sentimenti della sua spirituale vicinanza e rinnovare un incoraggiamento per la ricostruzione umana e sociale fondata sulla salda roccia della fede in Cristo Risorto”. È il messaggio di Benedetto XVI, a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, letto questa notte al termine della celebrazione nella Basilica di Collemaggio, dal vescovo ausiliare dell’Aquila, mons. Giovanni D’Ercole. Migliaia di persone hanno commemorato ieri le 308 vittime del sisma. Il momento più toccante alle 3.32, ora della scossa, quando all’Aquila sono risuonati 308 rintocchi delle campane della chiesa delle Anime Sante, uno per ogni vittima. Il servizio di Luca Collodi:

    (Rintocchi delle campane)

     
    Nella notte, L’Aquila ha ricordato tutte le 308 vittime del sisma, con una fiaccolata che ha attraversato le strade del centro storico al rintocco della campana. Nella Basilica di Collemaggio, la popolazione si è stretta intorno all’arcivescovo Molinari per una celebrazione, iniziata alle 4.00 del mattino. Hanno partecipato molti volontari, vigili del fuoco ed autorità civili e militari. Un racconto dedicato ad Onna ha aperto ieri pomeriggio la rievocazione delle 40 vittime del paese simbolo del sisma abruzzese di un anno fa. Alle 21.00, la popolazione di Onna si è raccolta nella chiesetta di legno del borgo per una veglia di preghiera, culminata con la celebrazione della Santa Messa alle 2.00 della notte, da parte del parroco don Cardoso. Alle 3.32, l’ora del sisma, la campana della chiesa di Onna ha suonato 40 volte e sono stati letti i nomi di chi non c’è più.

     
    Ad un anno dal terremoto sono ancora assistiti dal governo e dagli enti locali 52 mila aquilani. Di questi 4.300 vivono in albergo sulla costa adriatica. La prima emergenza affrontata è stata quella abitativa, con la realizzazione nei comuni vicini alla città dell’Aquila di casette di legno, come ad Onna. Sono, invece, 185 gli edifici antisismici costruiti nel Comune dell’Aquila, con oltre 4.400 appartamenti, dove oggi vivono 15 mila persone. Ma queste case non bastano. Molti sfollati abitano ancora in strutture ricettive, in alberghi, in caserme come a Coppito. Le case progettate e realizzate sono state, infatti, meno delle 700 mila richieste.

     
    L’attenzione, anche per la pressione della popolazione locale, si concentra ora sullo sgombero delle macerie dal centro storico. Secondo stime dei Vigili del Fuoco, ci vorranno però anni per sgomberare il centro da 5 milioni di tonnellate di detriti. La burocrazia, inoltre, sembra rallentare anche le cosiddette “ristrutturazioni leggere” delle case non lesionate ed abitabili. Il terremoto ha messo in crisi anche molte attività produttive. Sono infatti 15 mila al momento i lavoratori che usufruiscono della cassa integrazione con il rischio della fuga dall’Aquila di centinaia di famiglie.

     
    Un quadro difficile che, però, lascia ancora spazio nella gente alla speranza di tornare a popolare la città vecchia per ricostruire quel tessuto sociale e umano, senza il quale qualsiasi ricostruzione non potrebbe avere successo. (Dalla città dell’Aquila, Luca Collodi, Radio Vaticana)

     
    Oltre 2 mila persone hanno partecipato nella notte a Collemaggio alla Santa Messa presieduta dall’arcivescovo dell’Aquila, Giuseppe Molinari. Il presule ricorda, al microfono di Luca Collodi, alcuni passi dell'omelia:

    R. – Ho ricordato, prima di tutto, le vittime. Mi sembra giusto che il pensiero andasse a questi nostri fratelli e sorelle che quella notte, purtroppo, hanno incontrato la morte. Questo pensiero di dolore e di sofferenza, ho cercato di illuminarlo con la fede nella Pasqua. C’era la Parola di Dio molto bella, il discorso di Pietro che parla di Cristo Risorto e poi il racconto così bello di Maria di Magdala che - più degli altri apostoli – crede subito nel Cristo Risorto. Erano due pagine bibliche che si prestavano molto bene ad essere meditate in questo momento per tutta la comunità aquilana, che certamente continuerà a piangere i propri morti, che continuerà a sentire le ferite di questo terremoto. Chissà quanto tempo ci vorrà per rimarginarle. Come cristiani, però, noi sappiamo che Cristo è Risorto anche per noi e che la vita è una realtà sempre immensamente bella. Allora invito a chiederci come possiamo impegnare bene la nostra vita. Credo che il modo più bello di impegnare la propria vita è seguire la via del Vangelo, la via dell’amore a Dio, dell’amore ai fratelli, la via positiva della ricostruzione di una società, anzitutto, nel cuore, nelle anime delle persone e poi, certamente, anche le strutture della Chiesa.

     
    D. – Mons. Molinari, cosa è cambiato all’Aquila da un anno a questa parte?

     
    R. – E’ cambiato tantissimo. Basta semplicemente guardare queste case distrutte, queste rovine. Nel cuore di tutti gli aquilani c’è questa demarcazione fra il prima del 6 aprile e dopo il 6 aprile. E’ una storia diversa, una storia fatta di tanti problemi, tante tragedie. Io riconosco che lo Stato ha fatto tantissimo, così come i volontari. Non smetteremo mai di ringraziare tutta la gente che ci ha ringraziato, ma c’è ancora tanto da fare e mi auguro che tutti insieme riusciremo a trovare la forza per ricostruire, per andare avanti e per non scoraggiarci.

     
    D. – Parlando con i tanti aquilani, che vediamo anche qui intorno a noi, tutti ci parlano di una preoccupazione: ricostruire il tessuto sociale di questa città per ripartire…

     
    R. – Siamo tutti preoccupati per questo e giustamente. La cosa importante è che, oltre alla preoccupazione, ci chiediamo con sincerità che cosa può fare ognuno di noi per ricostruire questa città. Io lo chiedo a me stesso, lo chiedo ai nostri sacerdoti, lo chiederò anche agli amministratori, ai politici. Cosa si può fare? Chiediamolo ognuno di noi a noi stessi. Io dirò chiaramente agli amministratori e ai politici che hanno un ruolo importante: se vogliono far rivivere questa città, occorre il lavoro, occorre far ripartire l’economia. Penso che se tutti ci mettiamo tanta buona volontà, si possa fare tantissimo.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

     
    Ad un anno di distanza dal terremoto che ha devastato l’Abruzzo, sono molteplici i progetti promossi e realizzati dalla Chiesa per favorire un autentico sviluppo. Per un bilancio sulle iniziative realizzate, ascoltiamo, al microfono di Antonella Palermo, il direttore della Caritas italiana, mons. Vittorio Nozza:

    R. – Un primo bilancio si fa in modo particolare su quattro passaggi. Primo: i primi tre-quattro mesi sono stati caratterizzati molto da interventi primari. Una seconda fase è stata quella di far evidenziare tutta una serie di azioni che hanno portato a cogliere anche i bisogni strutturali. Una terza fase è stata quella, invece, di evidenziare quale sostegno dare, per non dimenticare il quarto importante momento: tutta l’azione di riabilitazione socio-economica.

     
    D. – Si può fare anche un bilancio economico delle donazioni che sono giunte durante quest’anno attraverso le Caritas?

    R. – Stiamo attualmente sui 32 milioni e 100 mila euro, di cui già abbiamo impegnato circa 13 milioni e mezzo; abbiamo già in cantiere 25 progetti, sempre in termini di edilizia sociale.

     
    D. – Come va la macchina burocratica?

     
    R. – Cogliamo in modo particolare due fatiche. La prima è il fatto che questa popolazione sta un po’ sempre in una situazione di precarietà, cioè non ha la sua parrocchia, non è nel suo paese, non è la sua vita sociale di sempre. La seconda difficoltà è proprio quella del reperimento di spazi capaci di metterci nella condizione di realizzare strutture in grado di riattivare sia la vita sociale dei ragazzi, dei giovani, sia l’appartenenza degli anziani alla vita della comunità.

     
    Una vera e propria gara di solidarietà, quella che scattò subito dopo il terremoto. Tra i primi ad arrivare nella città dell’Aquila e in provincia, furono i volontari della Croce Rossa italiana per aiutare quelle popolazioni duramente colpite dal sisma. Federico Piana ha intervistato Francesco Rocca, commissario straordinario della Croce Rossa Italiana:

    R. – Sono stati quasi 12 mila i volontari impegnati nei luoghi del terremoto e ancora oggi sono impegnati una parte ad Avezzano, nel luogo dove si sta facendo il ripiegamento di tutti i materiali e i mezzi che sono stati utilizzati. Un’altra parte continua le sue attività come faceva prima del terremoto, e sono i volontari aquilani.

     
    D. – Chi sono questi volontari?

     
    R. – Sono persone come tutti noi. Loro si indispettiscono quando vengono chiamati eroi. Sono persone semplici, che scelgono di aiutare il prossimo e lo fanno alla luce dei principi della Croce Rossa. I giovani sono stati tra i primi. Molti di loro erano terremotati, eppure già nelle prime ore li abbiamo trovati a soccorrere i loro compaesani, senza tirarsi indietro. Alcuni, addirittura, avevano perso tutto.

     
    D. – La difficoltà più grande qual è stata, commissario, in quel momento particolare?

     
    R. – In quel momento la preoccupazione era di tirare fuori dalle macerie tutte le persone e poi arrivare dappertutto, perché non avevamo ancora chiara, nelle prime ore, quale fosse la portata delle aree colpite. L’idea della prima notte al freddo per la gente - perché all’Aquila ad aprile fa ancora freddo, molto freddo - era la nostra prima preoccupazione.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

     
    Una giornata, quella odierna, dedicata dunque alla memoria delle 308 vittime del terremoto di un anno fa, ma anche alla speranza di poter ripartire. Ma c’è davvero questa voglia di ricominciare? Fabio Colagrande lo ha chiesto a Giustino Parisse, caporedattore del quotidiano d’Abruzzo, “Il Centro”, che nel terremoto dello scorso anno, ad Onna ha perso due figli e il padre:

    R. – Faccio sempre una distinzione: se devo parlare di me, chiaramente andare avanti è complicato e ogni giorno è sempre più difficile. La parola “ricostruzione” per me, chiaramente, non ha senso, perché la ricostruzione che io vorrei non ci sarà mai. Poi c’è un discorso ovviamente più generale: andare avanti è un obbligo, non c’è alternativa. Non è che possiamo scegliere tra andare avanti e qualcos’altro. Quindi andare avanti oggi è fondamentale, irrinunciabile e naturalmente sappiamo bene che andare avanti è difficile perché i problemi sono tanti!

     
    D. – C’è questa voglia davvero di andare avanti?

     
    R. – La città è ancora tutta da ricostruire; oggi io credo che questa data del 6 aprile possa segnare una svolta e spero in positivo. Una svolta tra il passaggio da una situazione di emergenza, di fuga, di paura, di gente impolverata, come lo eravamo tutti quella notte, ad una situazione di riflessione. Cioè si comincia a guardarsi intorno e a dire: adesso bisogna incominciare a ricostruire la città!

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    L’Ottava di Pasqua nel pensiero del Papa: un cristiano consapevole che Cristo è risorto è un cristiano audace nel testimoniarlo

    ◊   La Risurrezione di Gesù è un fatto storico e insieme soprannaturale, grazie al quale Cristo non “torna” alla condizione prima della morte, ma “passa” attraverso la morte in una nuova dimensione di vita. In più occasioni durante il suo Pontificato, Benedetto XVI ha spiegato ai fedeli il mistero della Pasqua cristiana. Un mistero, ha detto il Papa, del quale Cristo chiama inizialmente a testimoni i suoi, dalla Maddalena agli Apostoli, e da duemila anni ogni singolo battezzato perché lo annunci apertamente al mondo. Alessandro De Carolis ricorda le principali riflessioni del Pontefice sull’Ottava di Pasqua:

    Se la morte sul Golgota era stata un evento crudele e pubblico di un’agitata vigilia di Pasqua, la Risurrezione si consuma nel privato del giorno seguente la festa. L’atto che cambia la storia avviene lontano dagli occhi della folla, dai clamori e per renderlo accettabile alla limitatezza dei sensi, nonostante sia stato annunciato, Cristo inizia a disseminarne le prove sin dai primi istanti in cui la pietra rotola via dal sepolcro. La prima delle “molte prove” è Lui stesso, che si mostra in vita a chi lo conosceva bene e lo aveva visto morire. “Donna, perché piangi, chi cerchi?”, domanda a un’inconsolabile e un attimo dopo stupefatta Maria di Magdala, nell’episodio proposto dalla liturgia di oggi. Ma qui occorre “capire bene”, asserisce Benedetto XVI: “Quando l’autore sacro dice che 'si mostrò vivo' non vuole dire che Gesù fece ritorno alla vita di prima, come Lazzaro”. San Bernardo, ricorda il Papa, spiega che “la Pasqua che noi celebriamo significa 'passaggio' e non 'ritorno', perché Gesù non è tornato nella situazione precedente”:

     
    “In questo caso, infatti, sarebbe stata una cosa del passato: duemila anni fa uno è risorto, è ritornato alla sua vita precedente, come per esempio Lazzaro. La risurrezione si pone in un’altra dimensione: é il passaggio ad una dimensione di vita profondamente nuova, che interessa anche noi, che coinvolge tutta la famiglia umana, la storia e l’universo”.(15 aprile 2009)

     
    Poche ore dopo essere apparso alla Maddalena, e nei quaranta giorni successivi, Gesù moltiplica i segni tangibili della sua nuova vita oltre la morte: appare spesso nel Cenacolo, parla con i suoi discepoli, mangia perfino davanti a loro, spezza il pane con quelli di Emmaus. Per Pietro, Giovanni, Giacomo anche la Risurrezione diventa un dato incontestabile come lo era stato la Croce: Gesù è vivo, la morte non ha corrotto il suo corpo. A questo punto, però, i Vangeli sembrano, apparentemente, cadere in contraddizione. Come si concilia quel “non trattenermi” che Gesù esige dalla Maddalena, quando lei fa per toccarlo, con il “metti il dito al posto dei chiodi” che Gesù rivolge all’incredulo Tommaso? Eppure “i due episodi - ha osservato Benedetto XVI - non sono in contrasto; al contrario l’uno aiuta a comprendere l’altro” in queste prime, straordinarie ore che scandiscono la Risurrezione:

     
    "Maria Maddalena vorrebbe riavere il suo Maestro come prima, ritenendo la Croce un drammatico ricordo da dimenticare. Ormai però non c’è più posto per un rapporto con il Risorto che sia meramente umano. Per incontrarlo non bisogna tornare indietro, ma porsi in modo nuovo in relazione con Lui: bisogna andare avanti! (...) E’ ciò che è avvenuto con Tommaso. Gesù gli mostra le sue ferite non per dimenticare la Croce, ma per renderla anche nel futuro indimenticabile".  (11 aprile 2007)

     
    Da questa considerazione, il Papa trae un’evidenza che duemila anni di cristianesimo non hanno per niente reso scontata: “Nella Chiesa – dice – tutto si ferma, tutto si sfalda” se viene meno la fede nella Risurrezione di Gesù:

     
    "Non è forse la certezza che Cristo è risorto, a imprimere coraggio, audacia profetica e perseveranza ai martiri di ogni epoca? Non è l’incontro con Gesù vivo a convertire e ad affascinare tanti uomini e donne che fin dall’inizio del cristianesimo continuano a lasciare tutto per seguirlo e mettere la propria vita a servizio del Vangelo?". (26 marzo 2008)

     
    Nel tentativo della Maddalena di sfiorare Gesù fuori del sepolcro, e nella possibilità offerta a Tommaso di accertarsi delle ferite inferte al Maestro, ci sono da due millenni le mani protese di tutti quei battezzati per i quali l’epoca in cui vivono è sempre il tempo migliore per parlare dell’amore di Cristo e le loro città i luoghi più adatti dove far “toccare con mano” il bene che quell’amore opera:

     
    "Anche noi, come Maria Maddalena, Tommaso e gli altri Apostoli, siamo chiamati ad essere testimoni della morte e risurrezione di Cristo. Non possiamo conservare per noi la grande notizia. Dobbiamo recarla al mondo intero: 'Abbiamo visto il Signore!'. Ci aiuti la Vergine Maria a gustare pienamente la gioia pasquale, perché, sostenuti dalla forza dello Spirito Santo, diventiamo capaci di diffonderla a nostra volta dovunque viviamo ed operiamo".  (11 aprile 2007)

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    Cresce la solidarietà per il Papa

    ◊   Anche oggi sulle pagine della stampa internazionale, in particolare quella occidentale, campeggia la questione degli abusi da parte di alcuni esponenti del clero. Il servizio di Sergio Centofanti:

    Nella comunità ecclesiale si alza silenziosa ma forte la preghiera per il Papa e per la Chiesa in questo momento difficile della sua storia. Suonano profetiche le parole di Benedetto XVI, 5 anni fa, nella Messa di inizio Pontificato: “pregate per me, perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi”. Sono decine di migliaia i pellegrini che in questi giorni sono giunti da tutto il mondo a Roma per mostrare il loro affetto e la loro vicinanza al Papa nelle feste pasquali, culmine dell’anno liturgico. Né cessano di arrivare attestati di solidarietà: il cardinale Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, ricorda che il Papa “ha fatto tutto quello che poteva fare contro” gli abusi, e parla di “odio contro la Chiesa cattolica”. A quest’odio – aggiunge - bisogna rispondere come Gesù sulla Croce, col perdono. Il cardinale spagnolo Julían Erranz, presidente della Commissione Disciplinare della Curia Romana, spiega i motivi di questi attacchi col fatto che il Papa difende la vita e la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, in un mondo in cui lobby potenti vogliono imporre tutt’altro.

     
    Intanto, si affacciano i primi segnali preoccupanti: sulle mura di una Chiesa in provincia di Viterbo sono apparse scritte anticattoliche. In Germania, il vescovo di Münster, Felix Genn, è stato aggredito da uno squilibrato durante la Messa di Pasqua. In varie celebrazioni in Europa gruppi di manifestanti o singoli hanno cercato di disturbare i riti pasquali con insulti e altro. E c’è chi teme che la campagna mediatica di odio anticattolico possa degenerare. D’altra parte già nell’antica Roma i cristiani venivano accusati di orrendi crimini, d’infanticidio e cannibalismo, così veniva intesa l’Eucaristia, e di rapporti incestuosi, come veniva considerato il rituale abbraccio di pace tra fratelli e sorelle. E le folle, aizzate dalle calunnie dei potenti, linciavano i cristiani.

     
    Oggi, può sembrare ad alcuni che la stampa internazionale all’unisono critichi il Papa per i più svariati motivi. Ma non è tutto vero ciò che appare. Basta fare un esempio: il Wall Street Journal, che è semplicemente il quotidiano più diffuso negli Stati Uniti, sostiene oggi che “il cardinale Ratzinger ha fatto più di ogni altro” per obbligare i sacerdoti che hanno abusato di minori “a rispondere” dei propri crimini. In un articolo, a firma di William McGurn, viene sottolineato che sulla vicenda del prete pedofilo Murphy, il New York Times non ha pubblicato documenti importanti che smonterebbero le accuse del quotidiano newyorkese contro l’allora cardinale Ratzinger. McGurn osserva che la principale fonte del New York Times è Jeff Anderson. Si tratta dell’avvocato statunitense che ha in mano le principali cause contro la Chiesa cattolica sugli abusi. Ma il giornale non menziona mai questo dato, sembrando così, rileva McGurn, che Anderson sia un avvocato qualsiasi, dunque – si direbbe – una fonte imparziale. Da prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, si legge ancora nel Wall Street Journal, il cardinale Ratzinger “ha riaperto casi che erano stati chiusi” ed ha “attuato dei cambiamenti che hanno permesso delle azioni amministrative dirette” al posto di processi “che spesso duravano anni”. “Nessuno – conclude McGurn – ha fatto quanto il cardinale Ratzinger” per affrontare lo scandalo dei preti pedofili.

     
    Riportiamo infine la testimonianza di un missionario italiano del Pime, padre Adriano Pelosin, in Thailandia da 29 anni, impegnato nel recupero di bambini di strada, usati come strumento di piacere per il turismo sessuale, spesso occidentale. Il religioso esprime ad AsiaNews tutta la sua amarezza per i pochi preti pedofili che oscurano l’immenso bene di tutti gli altri sacerdoti. Ma guarda anche all’ipocrisia di certi settori del mondo ricco che mostrano indignazione solo per attaccare la Chiesa, mentre sono indifferenti di fronte ai milioni di bambini che muoiono di miseria e violenza e per i quali quella Chiesa che attaccano si spende da secoli. “Non è forse il mondo ricco e indifferente – si chiede - a negare i diritti a milioni di bambini?”.

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    Giornalismo senza notizia: intervista col prof. Baggio

    ◊   Di fronte all’escalation mediatica che, in questi giorni, ha cercato di attaccare Benedetto XVI ad ogni costo, è necessario riproporre con forza un’etica della responsabilità dei mass media. E’ quanto sottolinea il prof. Antonio Maria Baggio, docente di Filosofia Politica all’Università Sophia di Loppiano, intervistato da Alessandro Gisotti:

    R. – Io ho letto attentamente gli interventi del New York Times e dello “Spiegel”; certamente c’è una irresponsabilità etica perché ci si trova di fronte – questa è l’impressione – non tanto ad un lavoro giornalistico di inchiesta, cosa che sarebbe apprezzabile, perché conviene a tutti che venga fuori davvero la verità, fino in fondo, e possibilmente solo quella, però: non delle invenzioni! Quello che si nota è, appunto, la difesa di una tesi, precostituita: attaccare il Papa significa andare ad attaccare il frutto più visibile e migliore di una Chiesa che, peraltro, è ricca di molte altre cose. In questi interventi io troverei però non soltanto irresponsabilità etica: c’è anche l’ideologia! Cioè, un progetto di attacco alla Chiesa nella persona del Papa. E questi due elementi si trovano mescolati diversamente in varie altre pubblicazioni. Il problema è che questo si traduce in una incapacità professionale, cioè non è giornalistico fare queste cose, tanto più che la notizia è un’altra: la notizia è che Benedetto XVI non ha né approvato – figuriamoci! – né coperto i casi di pedofilia! Quindi, New York Times, Spiegel e gli altri che li hanno imitati fanno giornalismo nonostante la notizia.

     
    D. – La Chiesa non ha mai affrontato in modo così rigoroso come con Benedetto XVI lo scandalo della pedofilia, eppure ora è oggetto di attacchi anche feroci. Forse fa comodo tacitare chi, come la Chiesa, difende quei valori come vita, famiglia sempre più sotto attacco?

     
    R. – Certamente! In questo periodo, oltretutto, i valori cosiddetti “irrinunciabili” per i quali la Chiesa si spende, sono essenzialmente tutti i valori umani rilevanti! Cioè, la Chiesa è una forza che sta battendosi per tutti gli aspetti della vita umana, quindi la difesa della vita che nasce e che muore, la questione della giustizia sociale … Se noi vediamo l’insieme di ciò che la Chiesa fa, vediamo che c’è una lotta radicale a favore dell’uomo. Poi ci sono gli errori che le persone che sono nella Chiesa possono commettere: per questo è giusto andare fino in fondo, e mi pare che questa sia la linea che il Pontefice ha dettato a tutti: cercare la verità. Ma perché soltanto la verità? Perché c’è il pericolo di pesanti manipolazioni. I dubbi sulla strumentalità, sull’invenzione di molte denunce sono forti, e questo non da ora, ma fin da quando scoppiò lo scandalo, per la prima volta con forza, negli Stati Uniti!

     
    D. – A leggere i giornali di questi giorni, sembra quasi che valga l’equazione “sacerdoti=pedofili”. Si avverte anche quasi il tentativo di voler cancellare il contributo che il cristianesimo ha offerto in particolare alla civiltà occidentale. Per esempio, si critica radicalmente l’educazione cattolica …

     
    R. – Questo è molto vero e mette il dito in una piaga ulteriore! C’è la critica ai sacerdoti che tende a coprirli con un sospetto: in quanto sacerdoti sono sospettabili. Questa è veramente una infamia, perché va contro la realtà dei fatti e di tutto ciò che i sacerdoti danno alla Chiesa ma soprattutto alla società, perché il sacerdote vive dentro all’umanità, non vive isolato o separato. E sotto a questa critica c’è l’attacco all’educazione cattolica in generale ed ai valori che essa comunica, perché tiene in conto la purezza e il culmine, uno dei possibili culmini di questa vita di purezza e dunque di libertà, è il celibato. E invece, attaccando i sacerdoti, si vuole anche – sotto sotto – dire che il celibato è una realtà insostenibile. Invece, non è così!

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    Rinuncia e nomina

    ◊   Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Chalan Kanoa (Isole del Pacifico), presentata da mons. Thomas Aguon Camacho, per raggiunti limiti di età.

    Il Papa ha nominato arcivescovo coadiutore dell’Arcidiocesi di Los Angeles (Usa) mons. José Horacio Gómez, finora arcivescovo di San Antonio. Mons. José H. Gómez è nato a Monterrey (Messico) il 26 dicembre 1951. Ha conseguito il Baccalaureato in Filosofia e un Diploma in Public Accountancy presso la National University di Monterrey in Messico nel 1975. Ha quindi studiato Teologia all’Università di Navarra in Spagna, dove ha ottenuto il Dottorato in Teologia nel 1980. È stato ordinato sacerdote della Prelatura dell’Opus Dei il 15 agosto 1978. Negli anni 1978-1980 ha prestato servizio pastorale in un centro giovanile dell’Opus Dei in Spagna. Dal 1980 al 1987 ha insegnato in un Collegio e in una Scuola Superiore in Messico ed ha anche lavorato come responsabile per la gioventù nel decanato di Fatima della diocesi di Monterrey (1985-1987). Dal 1987 è in Texas, risiedendo soprattutto nella diocesi di Galveston-Houston. Ha svolto il ministero pastorale sia nelle opere della Prelatura sia come aiuto in qualche parrocchia. Nel 1999 è diventato vicario della Delegazione del Texas della Prelatura dell’Opus Dei. Inoltre, dal 1991 è membro dell’Associazione Nazionale dei Sacerdoti Ispanici ed ha ricoperto per due volte la carica di presidente. Nominato vescovo titolare di Belali ed ausiliare di Denver (Colorado) il 23 gennaio 2001, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 26 marzo successivo. Dal 2001 al 2003 è stato rettore della Cattedrale dell’Immacolata Concezione a Denver e dal 2004 Parroco della Mother of God Parish a Denver e moderatore della Curia diocesana. Il 29 dicembre 2004 è stato nominato arcivescovo di San Antonio. È membro di numerosi Comitati della Conferenza Episcopale e presidente del "Committee on Migration" e del "Task Force on the Spanish Language Bible".

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    Il cardinale Bertone inizia la sua visita in Cile

    ◊   Il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone è giunto oggi in Cile, invitato dalla Conferenza episcopale del Paese latinoamericano, quale ospite ufficiale del governo, in occasione del bicentenario della Repubblica cilena. Il porporato, che porterà la solidarietà del Papa nelle zone recentemente colpite dal terremoto, incontrerà domani il presidente della Repubblica Pinera, per poi trasferirsi in giornata nella diocesi di Punta Arenas; qui, giovedì 8 aprile, presiederà la Santa Messa nella cattedrale cittadina. Quindi, il giorno dopo si recherà a Concepcion, l’epicentro del sisma del 27 febbraio che ha causato circa 500 morti: qui presiederà alle 11.30 l’Eucaristia, mentre nel pomeriggio incontrerà i giovani e poi diverse comunità a Talcahuano. Sabato visiterà i Santuari di Santa Teresa delle Ande ad Auco e di Sant’Alberto Hurtado. Quindi nella domenica in Albis, la celebrazione della Messa nella cattedrale di Santiago, prevista alle ore 17: nell’occasione affiderà solennemente la Chiesa e il popolo cileno all’immagine della Vergine Missionaria del Carmen, benedetta la scorsa settimana a Roma da Benedetto XVI, che l’ha regalata al Cile per la ricorrenza del Bicentenario. L’icona peregrinerà quest’anno per il Paese unita al Vangelo del Cile (scritto a mano da migliaia di fedeli e con il primo versetto ad opera di Benedetto XVI) a partire da alcune delle zone più colpite dal terremoto. Il programma della visita del cardinale Bertone prevede inoltre: una Conferenza alla Pontificia Università cattolica del Cile su “La Chiesa e lo Stato a 200 anni dall’indipendenza nazionale. Storia e prospettive”; un incontro con le comunità salesiane; una Santa Messa nel Santuario nazionale di Maipù per il centenario dell’Episcopato castrense del Cile.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Nel Messaggio Urbi et Orbi nel giorno di Pasqua, domenica 4 aprile, il pensiero di Benedetto XVI per tutte le popolazioni sofferenti.

    In prima pagina, riguardo agli ingiusti attacchi al Papa, intervista di Giampaolo Mattei al cardinale Angelo Sodano.

    Nell’informazione internazionale, in primo piano gli attentati in Pakistan: strage nel distretto di Lower Dir e attacco al consolato statunitense di Peshawar.

    Una Bibbia gigante per sostenere Roma: l’intervento di Mariano Dell’Omo al colloquio "Les Bibles atlantiques", organizzato dall’università di Ginevra, su Montecassino, l’abate Desiderio e la riforma di Gregorio VII.

    Contro un’ostilità che si alimenta d’ignoranza: Patrice De Plunkett sull’"Appello alla verità" degli intellettuali francesi in difesa di Benedetto XVI.

    A un anno dal terremoto in Abruzzo: Antonio Paolucci sul restauro dei monumenti all’Aquila.

    Visioni e ossessioni di un genio depresso: Giampaolo Romanato presenta il "Diario portoghese" di Mircea Eliade.

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    Oggi in Primo Piano



    India. Raid dei ribelli maoisti: uccisi 75 poliziotti

    ◊   E' salito a 75 morti il bilancio dell'imboscata dei maoisti contro un convoglio di poliziotti nello Stato indiano del Chhattisgarh. L'attacco è avvenuto all'alba nella regione di Dantewala, roccaforte degli insorti, attivi nel centro e nord est dell'India, dove è in corso un'offensiva del governo di New Delhi contro i guerriglieri. Sulla situazione, Roberta Rizzo ha raccolto il commento di Michelguglielmo Torri, professore di Storia dell’Asia all’Università di Torino e presidente dell’Osservatorio “Asia Maior”:

    R. – La guerriglia moista o naxalita è un fenomeno, diventato sempre più importante negli ultimi 10 anni. Nel 2003 ci fu un attentato che fallì contro Chandrababu Naidu, che all’epoca era governatore dell’Andhra Pradesh ed uno degli uomini politici più in vista in India. L’anno successivo i due principali gruppi rivoluzionari maoisti si riunirono e diedero vita al “Communist Party of India Maoist”, che dimostrò un’efficienza sempre maggiore nel portare attacchi contro le forze dell’ordine indiane e non solo, ma anche contro proprietari terrieri, contro rappresentanti dello Stato. La situazione divenne tale che nel 2006, l’allora e attuale primo ministro Manmohan Singh, dichiarò che il maggior pericolo in quel momento che esisteva in India contro la democrazia era rappresentato dall’insurrezione maoista.

     
    D. – Qual è l’obiettivo dei ribelli?

     
    R. – L’obiettivo finale è la creazione di uno Stato rivoluzionario in India. La guerriglia maoista è riuscita a prendere quota anche perché si è fatta interprete delle doglianze delle popolazioni tribali indiane sparse in zone dove ci sono i resti di quella che una volta era una grande foresta che copriva una gran parte dell’India centrale e settentrionale. Circa un decennio fa, ci si rese all’improvviso conto che in queste aree, che erano considerate le più povere dell’India, esistevano enormi giacimenti di ferro, bauxite ed altri minerali preziosi ed una serie di multinazionali sia indiane, sia straniere incominciarono ad operare per impadronirsi dello sfruttamento di queste zone. I gruppi maoisti, che fino a 15 anni fa sembravano essere banditi alla Robin Hood, all’improvviso hanno cominciato a diventare un pericolo sempre maggiore perché hanno avuto questa capacità di trovare un seguito soprattutto fra le popolazioni tribali indiane. Secondo i termini della Costituzione, i gruppi tribali hanno diritto a mantenere il controllo delle aree in cui abitano: le tutele della Costituzione sono state, di fatto, aggirate sul terreno, da parte di rappresentanti dello Stato in accordo con le grandi multinazionali. E’ chiaro che queste organizzazioni maoiste hanno trovato quindi campo fertile.

     
    D. – Il governo sembrava disposto al dialogo?

     
    R. – C’è una considerevole confusione su cosa effettivamente il governo voglia fare. Il giorno prima dicono che sono disposti a trattare con i maoisti e il giorno dopo le operazioni militari contro i maoisti vanno avanti e, quindi, il giorno ancora dopo i maoisti rispondono militarmente a queste operazioni.

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    Pasqua in carcere con i detenuti: intervista col cappellano di Rebibbia

    ◊   Il periodo pasquale, così ricco di celebrazioni liturgiche, coinvolge nelle parrocchie centinaia di fedeli che si ritrovano e incontrano come comunità cristiana. Ma ci sono luoghi in cui non sempre è possibile vivere pienamente la Pasqua partecipando alle Messe solenni o ai momenti di preparazione liturgica. È il caso delle carceri, dove comunque non mancano le iniziative religiose. Tiziana Campisi ha chiesto a don Sandro Spriano, cappellano del Carcere romano di Rebibbia, quanti sono i detenuti che in media si riuniscono nella Cappella della casa circondariale:

    R. – Si va dalle 200 alle 300 persone, a fronte di 1700. La gran massa delle persone non vive la festa, se non - chi ci riesce - in maniera personale, interiore. Questo perché non hanno la possibilità di usufruire di quei momenti di festa o di preghiera che facciamo per loro. E’ determinato, da un lato, dal fatto che non tutti sono credenti e praticanti, dall’altro, dall’impossibilità di mettere insieme tante persone, perché il carcere per motivi di sicurezza non è in grado di consentirlo.

     
    D. – Ma come avvicinate le persone, che non possono partecipare alle liturgie pasquali?

     
    R. – Con me lavorano molti sacerdoti volontari, molti seminaristi volontari. Per cui, per esempio, per la Pasqua, tutti noi insieme facciamo la visita delle singole celle, e tutti i detenuti hanno la possibilità di incontrarci, di parlarci, di ricevere una benedizione, di fare una preghiera in comune, e devo dire che nessuno mai ha rifiutato questo incontro.

     
    D. – Quali sono state le iniziative particolari di questo periodo?

     
    R. – Abbiamo cominciato con la solenne Via Crucis, facendo un collegamento con la vita del carcere. Abbiamo avuto la celebrazione delle Palme, con la processione, gli ulivi, che portiamo poi in tutte le celle degli stessi detenuti che vengono alla Messa e che poi portano ai loro compagni questi ramoscelli di collegamento con la società e con il Padre Eterno. Noi cerchiamo in queste feste di proporre un contatto particolare con Dio e abbiamo fatto, come facciamo varie volte durante l’anno, la celebrazione comunitaria della riconciliazione. E’ un momento forte anche questo, perché 250 uomini, in Chiesa, riflettono sul loro passato, sulle proprie colpe. L’esame di coscienza non riguarda se hai rubato la marmellata o no, parliamo di reati, e molti poi hanno l’occasione in quel momento di celebrare la loro confessione, riconciliazione individuale.

     
    D. – Che cosa resta, secondo lei, ai detenuti, di questi momenti?

     
    R. – Qui le parole speranza, amore, libertà, giustizia, pace, perdono, che normalmente fuori non ci toccano minimamente, qui ci toccano molto.

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    Chiesa e Società



    Mons. Shomali: le persecuzioni generano nuovi cristiani

    ◊   Si respira ancora la gioia pasquale nella Città Santa, dove questa mattina il patriarca di Gerusalemme dei latini mons. Fouad Twal, insieme ai presuli delle altre Chiese, si è recato a fare gli auguri al Patriarcato greco ortodosso e armeno, e a sua volta, secondo la consuetudine, ha ricevuto nel Patriarcato latino i saluti pasquali delle altre comunità. Sono incontri tradizionali che sottolineano la fraternità tra le diverse denominazioni cristiane - ha detto mons. Twal - particolarmente quest’anno che la Pasqua è stata celebrata nella stessa data. Con fede e raccoglimento ieri pomeriggio, una piccola assemblea di religiosi e pellegrini ha celebrato la Messa del Lunedì dell’Angelo, tra le rovine crociate e bizantine di Emmaus Nikopolis. Il sito - a metà strada tra Gerusalemme e Tel Aviv - è una delle tre località con il nome di Emmaus, che si contendono l’ubicazione dell’episodio evangelico. E’ sulla base di varianti testuali del Vangelo di Luca - riguardanti la distanza misurata in stadi da Gerusalemme - che Nikopolis, distante circa 30 km dalla Città Santa, è stata identificata come la Emmaus dell’apparizione del Risorto. Il suo ritrovamento e i successivi scavi si devono alla rivelazione ricevuta nel 1878 dalla prima Beata di Terra Santa, Mariam Baouardy, carmelitana con il nome di Maria di Gesù Crocifisso, che passando per la campagna indicò il luogo come quello della cena di Gesù con i due discepoli di Emmaus. La solenne celebrazione eucaristica - presieduta da mons. Fouad Twal - è stata concelebrata anche da mons. Giacinto Boulos Marcuzzo, vescovo ausiliare per Israele e titolare del Santuario, e dal cardinale John Patrick Foley, Gran Maestro dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Nell’omelia padre William Shomaly, nominato pochi giorni fa dal Papa vescovo ausiliare del Patriarcato latino, ha preso in considerazione le prove della Resurrezione: “L’avvenimento più straordinario della storia dell’umanità – ha detto - del quale l’uomo non deve smettere di stupirsi e meravigliarsi. Segno credibile del Risorto è il cristiano che si dona e perdona". Poi mons. Shomaly ha ricordato gli attacchi mediatici contro il Santo Padre ma anche i cristiani perseguitati in Pakistan, Iraq, Egitto, “che fanno esperienza di Cristo nel sepolcro. La sofferenza e la persecuzione però non hanno l’ultima parola – ha aggiunto - tutto questo infatti è il seme di nuove generazioni di cristiani”. Ieri mattina invece la comunità francescana, insieme ai molti fedeli della parrocchia latina di Gerusalemme, si è recata come ogni anno a Emmaus el Qubeibeh, dove il Custode di Terra Santa ha presieduto la tradizionale Messa e nel pomeriggio i Vespri solenni con adorazione eucaristica. El Qubeibeh, villaggio arabo distante circa 11 km da Gerusalemme, è un’altra Emmaus, che trovandosi nei territori palestinesi, è difficile da raggiungere soprattutto per i fedeli locali. Il Lunedì dell’Angelo diventa occasione di preghiera ma anche di svago e comunione per i cristiani di Gerusalemme che – per motivi di permessi – raramente possono uscire dalla Città Santa, eccetto in questo periodo di festività. (Da Gerusalemme, Sara Fornari)

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    Pasqua in Iraq: i cristiani invocano la pace per il Paese

    ◊   Le violenze e gli attentati con morti e feriti di questi giorni, non hanno impedito ai cristiani iracheni di festeggiare la Pasqua. A Kirkuk una delegazione di funzionari governativi e leader musulmani locali hanno partecipato alla Veglia pasquale e alla Messa. Una testimonianza di solidarietà alla comunità cristiana, vittima nelle ultime settimane di una serie di attacchi mirati e costretti in migliaia alla fuga verso zone più sicure o all’estero. Mons. Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk, riferisce ad AsiaNews che la chiesa era gremita e le donne hanno colorato migliaia di uova “per distribuirle ai fedeli e ai rappresentanti del governo”. Una famiglia musulmana ha preparato un enorme pane da distribuire ai presenti. Circa 500 bambini che frequentano le classi del catechismo, invece, hanno offerto i soldi risparmiati in Quaresima ai poveri della città, compresi i musulmani. “Il bambino che ha portato il denaro all’altare – sottolinea mons. Sako – ha detto che ‘con la preghiera’ si vince il male e il terrorismo”. Durante l’omelia l’arcivescovo di Kirkuk ha sottolineato che “la risurrezione di Cristo ci ricorda i valori del perdono, della riconciliazione, della pace e della vita”. Il sacrificio e l’amore di Gesù, ha aggiunto il prelato, sono “la magna charta per una vita umana dignitosa”. Egli ha inoltre spiegato che “l’emigrazione è un esilio; dobbiamo rimanere nella nostra terra e rendere testimonianza della nostra fede cristiana”. “Nella chiesa cristiana e nelle moschee – ha continuato mons. Sako – si impara l’amore, la tolleranza e la cooperazione, per essere più vicini a Dio”. Per questo gli iracheni, sulla base delle norme della legge e dei valori spirituali, devono “lavorare per la riconciliazione” e superare le divisioni, che sono “segni della morte: l’unità è il simbolo della vita”. In quest’ottica, secondo il prelato, sarà importante “la formazione del nuovo Parlamento e del nuovo governo, capaci di imporre l’ordine e garantire stabilità”. (R.P.)

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    Sri Lanka: Pasqua di pace dopo 30 anni di guerra civile

    ◊   “La Pasqua di Gesù, il suo passaggio dalla morte alla vita deve guidare noi a passare dalle tenebre alla luce, dalla divisione all’unità e alla pace”. Questo l’augurio centrale del Messaggio di pasqua che i vescovi dello Sri Lanka hanno affidato a tutti i cattolici e alla popolazione del Paese che sta emergendo da quasi 30 anni di guerra fra il governo e i guerriglieri Tamil. Il messaggio - riporta l'agenzia AsiaNews - è firmato da mons. Vianney Fernando e da mons. Norbert M. Andradi, rispettivamente presidente e segretario generale della Conferenza episcopale. I prelati fanno notare che “sebbene abbiamo visto la fine della guerra, rimane ancora una speranza da realizzare: la strada lunga e ardua verso una pace permanente. Fra le sfide da affrontare vi sono: “la presenza di profughi e rifugiati ritornati nelle proprie case, che meritano più cura e attenzione”;. I “molti che fanno fatica a far quadrare i bilanci, dato il lievitare dei prezzi di beni al consumo”; “le elezioni generali e le molte promesse”, che dovrebbero tenersi il prossimo 8 aprile. I vescovi ricordano che sebbene “tutti sperimentiamo ogni giorno la morte in forme differenti, la Pasqua è un passaggio a una nuova vita” e chiedono a tutta la popolazione di “seguire il cammino dell’accoglienza e della riconciliazione”, abbandonando “una vita vissuta nell’odio e nel sospetto”. Citando l’episodio dei discepoli di Emmaus, confortati dalla presenza del Signore, essi concludono ricordando che “Il Signore ci accompagna, soprattutto quando siamo angosciati e confusi, quando la vita ci appare sempre più pesante”. (R.P.)

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    Indonesia: i cristiani ricorrono in tribunale per costruire chiese

    ◊   Sempre più comunità cristiane indonesiane ricorrono al tribunale amministrativo, per vedersi riconosciuto il diritto di edificare chiese. Intanto nel Paese continuano gli attacchi contro i fedeli: il 2 aprile scorso nel West Java una folla di estremisti ha sospeso le celebrazioni del Venerdì Santo, cacciando circa 600 cattolici che gremivano la chiesa parrocchiale di Saint John. L’iter per la costruzione di una chiesa in Indonesia – cattolica o protestante – come per tutte le costruzioni è regolato dall’Izin Mendirikan Bangunan (Imb), una sorta di delibera scritta delle autorità locali che permette l’apertura di un cantiere. La vicenda si complica se si tratta di un luogo di culto cristiano: oltre a richiedere anni, serve infatti il nulla osta di almeno 60 residenti nell’area in cui viene costruito l’edificio e del gruppo per il dialogo interreligioso. Pur disponendo delle autorizzazioni, spesso la costruzione viene interrotta e il permesso revocato dietro pressioni dell’ala fondamentalista islamica ai governi locali, in nome di un fanatismo religioso. Tuttavia, l’intervento del Pengadilan Tata Usaha Negara (Ptun, il tribunale amministrativo) sblocca la controversia formulando un “accordo di pace” e autorizza l’inizio dei lavori. L’ultimo caso riguarda la chiesa di Santa Maria nella reggenza di Bandung, provincia di West Java. Il tribunale amministrativo locale ha ribaltato la decisione del sindaco di Purwakarta, Dedy Mulyadi, che aveva bloccato la costruzione del luogo di culto cattolico per le minacce degli estremisti islamici. Il Ptun ha stabilito che il rilascio dell’Imb aveva seguito tutte le norme di legge e ha autorizzato la riapertura del cantiere. Una decisione che mons. Johannes Pujasumarta, vescovo di Bandung, ha accolto con gioia dichiarando ad AsiaNews che “è frutto delle nostre incessanti preghiere”. Intanto anche nella Settimana Santa si sono verificati attacchi contro i cristiani indonesiani. (R.P.)

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    La Pasqua a Mindanao e l'impegno per la pace, la giustizia e lo sviluppo

    ◊   Messaggio “per la pace, la giustizia e lo sviluppo" nell'isola filippina di Mindanao, a maggioranza musulmana e da oltre 40 anni teatro di guerra tra Esercito e ribelli islamici. A rivolgerlo in occasione della Pasqua è stato il vescovo di Kidapawan, mons. Romulo T. de la Cruz. Il presule è tra i componenti del Forum dei vescovi e degli ulema, l'organizzazione composta da cattolici, protestanti e musulmani attiva dal 1996 nel promuovere la pace nella regione attraverso il dialogo interreligioso. "Il messaggio di Cristo è aperto a tutti. Ciascun cristiano - spiega il vescovo di Kidapawan all’agenzia Asianews - deve vivere la sua fede in ogni aspetto della vita quotidiana e deve essere testimone per coloro che vivono insieme a lui. La luce di Cristo dovrebbe splendere per tutti. Il Vangelo di Gesù chiama tutti, i cristiani hanno la possibilità di farsi promotori della buona novella. La gente è ormai stanca di vivere sotto il controllo militare. Ciascuno spera che tutto prima o poi giunga alla fine e inizi a esserci un dialogo. La pace - aggiunge il presule - non può essere trovata alla fine del tunnel. Essa è un processo che deve iniziare per prima cosa nel cuore della gente per diffondersi nei villaggi, nelle città e nella regione. Per questo motivo Chiesa e leader islamici continuano a portare avanti il dialogo interreligioso attraverso il Forum. A tutti i nostri sacerdoti e religiosi - conclude - consigliamo di avere come priorità il dialogo con i musulmani nelle loro attività pastorali. Nonostante queste aperture è difficile promuovere la pace nella regione. Essa è possibile solo se Governo e popolazione lo desiderano sul serio e noi cristiani continueremo a pregare e lavorare. La Chiesa fa del suo meglio e diffonde tra la popolazione i valori del Vangelo, ma c'è ancora molto da fare. Abbiamo bisogno di essere guidati da Dio per portare la gente di Mindanao verso la via della pace e della prosperità". (R.G.)

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    Congo: pace e riconciliazione nell'omelia pasquale dell'arcivescovo di Kinshasa

    ◊   “In questo anno, quello del cinquantenario dell’indipendenza, il nostro sguardo sul cammino percorso finora deve essere senza compiacimenti: dobbiamo censire gli antivalori in cui la nostra società si è arenata, raggiungendo livelli indicibili”: queste parole sono state pronunciate da mons. Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa, nella sua omelia pasquale. In particolare, il presule - riferisce l'agenzia Misna - ha condannato le violenze fatte alle donne, gli abusi su bambini, i furti e il generale clima d’insicurezza nella Repubblica Democratica del Congo, senza omettere i crimini finanziari, cattiva gestione del denaro pubblico e culto della personalità di alcuni capi politici, caratteristici della storia recente del Paese. “Per il nostro cammino sulla Terra e per questa lotta contro il male – ha detto mons. Monsengwo – il Signore ci dà la grazia sacramentale della confessione e, sapendo che il perdono potrebbe necessitare un rinnovo, ha istaurato quello della riconciliazione”. (R.P.)

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    Richiamo alla conversione nel messaggio pasquale del Patriarca russo Kirill

    ◊   Il mondo è disperatamente alla ricerca di una vita migliore ma ostilità, guerre, povertà, malattie e disorientamento esistenziale rendono la strada di intere nazioni irte di difficoltà. La Chiesa e la storia testimoniano che per superare queste difficoltà si deve vivere secondo la Parola di Dio, illuminata dalla Luce della Risurrezione di Cristo. E’ quanto sottolinea il patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill, nel messaggio per la Santa Pasqua rivolto al clero e ai fedeli della Chiesa ortodossa russa. La Risurrezione di Cristo – si legge nel documento ripreso dall’Osservatore Romano – “ci consente di trascendere la vanità della vita di ogni giorno affinché possiamo vedere l’autentica maestà dell’amore di Dio”. Per questo è importante comprendere che il Signore, attraverso la sua Risurrezione, rinnova la natura umana, “rinnovando l’energia interiore di ogni cristiano nel suo servizio alla Chiesa, alla società, alla famiglia e al prossimo”. La capacità di guardare alla Luce della Risurrezione – aggiunge il patriarca Kirill – è importante specialmente nella società attuale, “dominata dall’influenza dei media”. Vivendo gli eventi, i timori e i problemi di ogni singolo giorno, si rischia di dimenticare ciò che è veramente importante, ovvero “la salvezza dell’anima”. Nel messaggio pasquale, il patriarca di Mosca e di tutte le Russie ricorda inoltre che “nella notte portatrice di Luce condividiamo l’esultanza per l’affermazione della vita, perché l’evento di molti secoli fa vicino all’antica Gerusalemme ha un rapporto diretto con ciascuno di noi”. “La trasformazione della nostra vita in Cristo – si legge infine nel messaggio – non significa semplicemente cambiare in meglio”. “Si tratta di un cambiamento radicale che porta l’uomo al trionfo di vita e abbondanza dell’esistenza sia durante il suo soggiorno sulla terra sia nel tempo che verrà”. (A.L.)

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    Appello del primate anglicano Rowan Williams per i cristiani perseguitati nel mondo

    ◊   “Essere veri seguaci di Gesù Cristo non è facile e tantomeno sicuro”, anche al giorno d’oggi. Il dramma dei cristiani perseguitati nel mondo, viene sottolineato - riferisce L'Osservatore Romano - nel messaggio di Pasqua del primate della Comunione anglicana, l’arcivescovo Rowan Williams, che lancia un appello in loro difesa. Il primate cita in particolare le violenze contro i cristiani in Nigeria, le stragi nella città di Mossul in Iraq, gli attacchi contro i copti in Egitto, le intimidazioni verso le congregazioni religiose nello Zimbabwe. Ricordando il 30.mo anniversario del martirio del presule salvadoregno Oscar Romero, Rowan Williams osserva che “i fedeli non saranno mai al sicuro in un mondo dominato dalla paura perché, come l’arcivescovo Romero, essi pongono la loro speranza in un mondo diverso nel quale chi ha il potere abbandona il privilegio per riscoprire se stesso come servitore del prossimo”. L’arcivescovo Williams spiega che la speranza cristiana di un mondo migliore è fondata sulla risurrezione di Gesù. “La sua risalita dal mondo della morte – scrive nel messaggio – dimostra che essa non ha l’ultima parola”. Il primate Williams si rivolge infine ai fedeli anglicani che vivono in Paesi dove nessuno è perseguitato perché sappiano offrire un tangibile aiuto agli altri che vivono quotidianamente nel terrore e che debbono sapere di non essere dimenticati e lasciati soli. Il primate anglicano conclude il suo messaggio ribadendo che “il mondo non sarà salvato dalla paura ma dalla speranza e dalla gioia”. (R.G.)

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    Il cardinale Gracias: i 288 nuovi battezzati a Mumbai, segno che la Chiesa è viva oltre gli scandali

    ◊   “I 288 adulti battezzati in tutta la diocesi di Mumbai “sono segno di nuova vita per la Chiesa; un segno che il messaggio della morte e della resurrezione di Gesù porta ancora speranza, gioia consolazione”. Così il cardinale Oswald Gracias nella sua omelia per la Veglia pasquale nella cattedrale del Santo Nome a Mumbai. L’arcivescovo della metropoli indiana - riferisce l'agenzia AsiaNews - ha aggiunto che “alla luce dei falsi attacchi contro il Santo Padre, questi nuovi battesimi infondono speranza nella Chiesa, perché questi adulti che sono stati battezzati non sono stati toccati per nulla dalle distorsioni e menzogne dei media verso il Papa”. Il cardinale Gracias ha dedicato una parte della sua omelia a una difesa appassionata di Benedetto XVI contro le accuse apparse sui media riguardo a pretesi “nascondimenti” dei crimini sessuali di alcuni sacerdoti. “Le accuse sull’immobilismo della Chiesa cattolica sono assolutamente false” ha detto il porporato. “Sono personalmente testimone di come il Servo di Dio, Giovanni Paolo II ha affrontato questo problema in modo molto serio. A quel tempo ero a Roma quando Giovanni Paolo II ha radunato i cardinali per discutere con loro come affrontare la situazione e trovare una soluzione al problema. E sono testimone di come Benedetto XVI, a quel tempo cardinale Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, ha diffuso un documento per tutti i vescovi perché prendessero in mano con serietà la situazione degli abusi, paragonandoli ai crimini più gravi, come il sacrilegio. Il Santo Padre è stato fermo nel suo impegno per sradicare tali abusi dalla Chiesa, accogliere coloro che sono stati offesi e rendere i criminali perseguibili… È assolutamente falso e senza alcuna base dire che il Papa ha cercato di soffocare il dossier degli abusi. Non vogliamo passar sopra a questo comportamento, né negare che questi fatti sono accaduti. Siamo addolorati e confessiamo che i sacerdoti hanno tradito la fiducia e che abbiamo causato un danno che durerà a lungo nelle vittime. Ma bisogna anche notare che questi incidenti sono avvenuti decine di anni fa e nella maggior parte dei casi c’è molta difficoltà nel verificare fatti e ottenere evidenze”. Il cardinale Gracias ha comunicato che nelle prossime settimane la Conferenza episcopale indiana si radunerà per studiare la questione e stilare direttive su come affrontare questi problemi. Egli ha anche detto di avere scritto “una lettera personale al Santo Padre, assicurandogli la solidarietà della Conferenze episcopale e del popolo indiano”. Secondo l’arcivescovo di Mumbai vi è “un attacco orchestrato” contro il pontefice. (R.P.)

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    Belgio: la Chiesa ha già istituito da 10 anni una commissione d'inchiesta sugli abusi

    ◊   Esiste già e da dieci anni una commissione di inchiesta che lavora all’interno della Chiesa belga e che si occupa di casi di pedofilia. La precisazione fatta questa mattina al Sir è dello stesso portavoce della Conferenza episcopale belga, Eric De Beukelaer, che secondo un quotidiano belga avrebbe auspicato la creazione di una commissione di inchiesta sul modo in cui la Chiesa del Belgio ha affrontato in passato casi di pedofilia tra i suoi membri. “Non è assolutamente corretto ciò che è stato riportato. I giornalisti – spiega il portavoce dei vescovi belgi - mi hanno chiesto nell’ambito di una più ampia discussione se la Chiesa in rapporto alla sua storia sarebbe aperta a degli studi sul passato. Ed io ho risposto a titolo personale che se un giorno degli universitari vorranno fare degli studi su come le questioni sono state affrontate nella storia dalla Chiesa del Belgio non vedevo come questa prospettiva avrebbe creato problemi. Alcuni però hanno interpretato questa risposta come punto di vista particolare e nuovo, quando non lo era”. Eric De Beukelaer fa infatti notare che “c’è già una Commissione di inchiesta che da dieci anni lavora all’interno della Chiesa belga e che si occupa di questo. Non c’è dunque nulla di nuovo”. La discussione riguardo alla gestione dei casi di pedofilia nella chiesa del Belgio era nata in seguito alle parole pronunciate domenica 4 aprile da mons. André-Joseph Léonard nella cattedrale di Bruxelles nel giorno di Pasqua. “Per decenni – aveva detto il neo arcivescovo di Mechelen-Bruxelles – la Chiesa, come altre istituzioni ha mal gestito il problema della pedofilia nel suo seno quando invece aveva tutte le ragioni evangeliche per vegliare sul rispetto della dignità di quei bambini. Per un silenzio colpevole, ha spesso preferito la reputazione di alcuni uomini di Chiesa all’onore di questi bambini abusati. Occorre per la forza della verità restituire dignità a coloro che ne furono in maniera abominevole privati. La recente lettera di Benedetto XVI ai cattolici di Irlanda è esemplare a questo riguardo”. (R.P.)

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    La Polonia ricorda Giovanni Paolo II a cinque anni dalla morte

    ◊   In Polonia sono diverse le iniziative per ricordare il quinto anniversario della morte di Giovanni Paolo II. Il prossimo 10 aprile, alla vigilia della Domenica della Divina Misericordia, si terranno celebrazioni liturgiche in tutto il Paese. Dall’11 aprile, poi, avrà inizio una particolare azione pastorale volta a richiamare per nove mesi gli insegnamenti di Papa Wojtyła durante i nove pellegrinaggi nel Paese natio. Il prossimo 10 ottobre, si terrà inoltre in Polonia la “Giornata Papale” dedicata a “Giovanni Paolo II - Il coraggio della santità”. “Vogliamo dedicare i prossimi nove mesi all’approfondimento del magistero di Giovanni Paolo II”, ha affermato mons. Kazimierz Nycz, arcivescovo di Varsavia e presidente della fondazione della Conferenza episcopale polacca “Dzielo Nowego Tysiaclecia” (Opera del Nuovo millennio). “La novena – aggiunge mons. Nycz al Sir - non pregiudica in alcun modo la data della beatificazione ma non si vuole che il tempo per l’adeguata preparazione ad un evento così importante risulti troppo breve dopo l’annuncio da parte della Santa Sede”. Durante il periodo della novena, in tutte le diocesi polacche verranno celebrate liturgie, organizzate conferenze, discussioni e tavole rotonde sul messaggio lasciato da Giovanni Paolo II. Nelle scuole che portano il nome di Papa Wojtyła verrà realizzato un programma speciale di insegnamento concentrato sul magistero pontificio che comprenderà non solo approfondimenti del suo pensiero, ma anche di poesie e opere letterarie. Saranno poi organizzate passeggiate a piedi, in bicicletta e in canoa lungo sentieri calcati dal giovane sacerdote Karol. A Varsavia sono ripresi intanto i lavori alla cittadella dedicata a Giovanni Paolo II. Il fulcro del complesso sarà costituito dalla Basilica della Divina Provvidenza, dove saranno collocate reliquie del Papa polacco. A Wadowice infine, nella casa natia di Karol Wojtyła, verrà a breve allestito un museo dedicato al Pontefice. (A.L.)

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    Gemellaggio Loreto-Cracovia: pellegrinaggio in Polonia guidato da mons. Tonucci

    ◊   L’arcivescovo prelato di Loreto mons. Giovanni Tonucci da oggi guida un pellegrinaggio in Polonia nel contesto del gemellaggio tra il Centro “Giovanni Paolo II” di Loreto-Montorso e il Centro “Giovanni Paolo II” di Cracovia; l’iniziativa cade nel V anniversario della morte di Papa Wojtyła e desidera offrire ai fedeli lauretani la possibilità di visitare località polacche particolarmente legate alla vita e al ministero pastorale di Karol Wojtyła. Tra i momenti salienti del pellegrinaggio figura la Santa Messa di domani nella cappella dell’episcopio di Cracovia presieduta dal cardinale diocesano Stanisław Dziwisz, cui seguirà la cerimonia del gemellaggio con la consegna della statua della Virgo Lauretana. Successivamente sono previste visite alla casa natale di Giovanni Paolo II in Wadowice, al santuario di Jasna Góra in Częstochowa, e al Campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, dove sarà officiata una Santa Messa nella chiesa di San Giuseppe, edificata in memoria degli italiani deportati nel lager nazisti. Il viaggio si concluderà con una Celebrazione Eucaristica nella cappella italiana del santuario della Misericordia di Santa Faustina Kowalska, prima del rientro dei pellegrini a Loreto nella tarda serata di domenica 11 aprile. (M.V.)

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    La Chiesa di Hong Kong accoglie 3 mila nuovi battezzati

    ◊   Nella notte di Pasqua nelle diverse parrocchie di Hong Kong 3 mila adulti hanno ricevuto il battesimo. Nella sua Lettera pasquale, mons. John Tong ringrazia i catechisti e chiede a tutti di essere missionari. In passato ad Hong Kong, in media vi sono stati 1.500-2.000 battesimi di adulti che accompagnati nel catecumenato, vengono accolti nella comunità cattolica durante la Veglia pasquale. Quest’anno il loro numero – 3 mila – è un record, tanto che mons. Tong ha voluto dedicare a questo fatto così significativo alcune parti della sua Lettera pastorale in occasione della Pasqua. “Con la benedizione di Dio – afferma il vescovo – la diocesi di Hong Kong questa Vigilia pasquale si rallegra per il battesimo di oltre 3 mila adulti. A nome della diocesi, ai nuovi battezzati vorrei offrire il più caldo benvenuto nella nostra famiglia cattolica”. Il vescovo ha già incontrato i nuovi fedeli durante il catecumenato e ha fissato con loro una messa di ringraziamento alla Pentecoste. Nella sua lettera, mons. Tong ringrazia anche le 1000 scuole di catechismo di tutta la diocesi e i 580 catechisti volontari che durante l’anno istruiscono i catecumeni. “Essi – spiega il prelato - sacrificano il loro tempo e le energie per diffondere la fede. Ammiro i loro sforzi. Spero e prego che tutti loro seguano le orme degli apostoli e progrediscano nella via di Dio. La missione di portare altri a conoscere Gesù è l’impegno cristiano più importante”, ha detto mons. Tong e per questo egli invita “nuovi e vecchi cattolici” di studiare il catechismo della Chiesa così da “diffondere il Vangelo in circoli sempre più larghi e dare una più potente testimonianza della fede”. I cattolici di Hong Kong sono oltre 350 mila, su una popolazione, calcolata a circa 6,8 milioni. (R.P.)

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    Per gli europei sempre attuale il messaggio del Vangelo

    ◊   Per i due terzi di Francia, Italia, Spagna, Germania e Gran Bretagna il messaggio cristiano è al giorno d’oggi attuale. E’ quanto emerso da un sondaggio realizzato dall’istituto Ifop per conto del quotidiano francese “La Croix”. In particolare sono soprattutto italiani (70%) e inglesi (69%) a riconoscere l’attualità del messaggio del Vangelo. La maggior parte degli interpellati – riferisce l’Osservatore Romano - ritiene inoltre adeguata la capacità di comunicazione della Chiesa. In Europa il modo di vivere la religione dipende molto dalle specifiche identità culturali. Sull’aspetto della comunicazione rivolta alle nuove generazioni, i più critici appaiono i francesi con una percentuale superiore all’80%. (A.L.)

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    Messaggio dei vescovi italiani per la Giornata dell'Università Cattolica

    ◊   “La visione cristiana della realtà, lungi dal ridurre l’ambito della ricerca universitaria nel perimetro angusto della ragione calcolante, ne dilata le prospettive e lancia alla capacità creativa dell’ingegno umano la sfida del significato totale degli esiti di tale ricerca”. E’ quanto si legge nel Messaggio della Cei per l’86.ma Giornata dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, in programma il 18 aprile sul tema: “Carità e verità nell’impegno di ricerca e formazione dell’università”. “Il progresso delle scienze, mentre individua in maniera sempre più approfondita le leggi che regolano l’universo e si arricchisce di mirabili scoperte – scrivono i vescovi nel documento ripreso dall'agenzia Sir - si trova pericolosamente esposto – nella sua rivendicazione di autonomia – a un’insignificanza che estenua ogni creatività e precipita nel nichilismo: quanto più l’universo ci risulta comprensibile, tanto più ci appare senza scopo”. Di qui la “drammatica tentazione di abbandonare il campo”, a cui occorre reagire, come osserva il Papa nella 'Caritas in veritate', con quella “creatività” in cui è centrale l’idea di “una formazione integrale”, per “contrastare la tendenza, così evidente nella società contemporanea, verso la frammentazione del sapere” ed il conseguente “relativismo”. “Le rapide e profonde trasformazioni del nostro tempo non rendono obsoleto il progetto di padre Agostino Gemelli”, affermano i vescovi nel Messaggio della Cei per la prossima Giornata per l’Università Cattolica: “al contrario, ne confermano l’attualità, nel segno di quella creatività, che fin dall’inizio lo caratterizzò e rese possibile realizzare, con l’apporto fattivo delle comunità ecclesiali d’Italia, ciò che sembrava impossibile”. Tra i “tratti caratteristici”, anzi “essenziali” dell’ateneo fondato da padre Gemelli, i vescovi citano il “radicamento ecclesiale”, che “va riaffermato e rinnovato, come espressione concreta della capacità della parola della fede di aprire orizzonti di intelligenza di vita a servizio del popolo cristiano”. Tutto ciò esige, “accanto all’applicazione costante allo studio e alla ricerca, la coltivazione diuturna delle virtù morali di limpidezza, autenticità, umiltà e, soprattutto, del primo dono che da questa Giornata si attende, cioè la preghiera”. “Lo sviluppo ha bisogno di cristiani con le braccia alzate verso Dio”, scrive Benedetto XVI nella sua terza enciclica: di qui l’invito della Chiesa italiana alle diocesi, “affinché valorizzino la Giornata, occasione preziosa per sensibilizzare le loro comunità quanto al ruolo e alle concrete necessità di un’istituzione accademica di irrinunciabile valore”. (R.P.)

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    Oggi il centenario della morte di don Rua, primo successore di don Bosco

    ◊   Oggi la Famiglia salesiana celebra il centenario della morte del primo successore di don Bosco, don Michele Rua, avvenuta esattamente un secolo fa, il 6 aprile 1910, nella sua camera a Valdocco, Torino. I salesiani - riferisce l'agenzia Sir - hanno dedicato alla memoria di questo grande sacerdote, educatore e religioso, beatificato da papa Paolo VI il 29 ottobre 1972, un anno di celebrazioni. Iniziato con il 31 gennaio, l’anno si concluderà con il congresso internazionale “Don Rua nella storia” che si terrà a Roma dal 29 al 31 ottobre presso il Salesianum. Altri momenti significativi: il 29 luglio la memoria della sua ordinazione presbiterale, avvenuta nella Cappella di Sant’Anna a Caselle Torinese nel 1860, esattamente 150 fa; e il 29 ottobre, sua memoria liturgica, il ricordo della sua beatificazione che verrà celebrato anche con la rilettura dell’omelia tenuta per l’occasione da Paolo VI. “E’ nostro compito durante quest’anno – afferma il Rettor Maggiore don Pascual Chávez Villanueva - conoscere e far conoscere don Rua e, attraverso la sua figura, saper leggere e comprendere una parte di storia della nostra Congregazione. Scoprire le nostre radici, ci renderà più consapevoli della nostra identità e quindi più capaci di visione futura”. A breve sarà pubblicato il dvd “Don Rua-Il Successore”, prodotto da Missioni Don Bosco in collaborazione con l’Istituto Storico Salesiano (Iss). (R.P.)

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    Roma: ecumenico e festoso Lunedì dell’Angelo con la Comunità di Sant'Egidio

    ◊   Lunedì dell’Angelo all’insegna dell'ecumenismo nella Comunità di Sant’Egidio che ieri pomeriggio ha raccolto nella Basilica di Santa Maria in Trastevere i responsabili di tutte le comunità cristiane di Roma per pregare insieme: sorelle e fratelli cattolici, ortodossi ed evangelici. Presente al rito il vescovo della Chiesa ortodossa d’Etiopia. Nella basilica trasteverina si sono ritrovati per leggere il Vangelo in tante lingue e cantare l’Alleluja immigrati delle comunità cristiane ucraina, romena, nigeriana, filippina, bulgara, peruviana, del Bangladesh, oltre che fedeli Rom. Per l’occasione si sono esibiti i cori eritreo ed etiopico, che hanno accompagnato la processione dei celebranti in chiesa, segno di unità e di superamento delle divisioni tra i popoli. A tutti i partecipanti sono stati offerti fiori colorati e le tradizionali uova decorate, preparate dalle comunità ortodosse ucraina, romena e bulgara, e dal Movimento “Genti di Pace” della Comunità di Sant’Egidio. Dopo la preghiera, sulla piazza di Santa Maria in Trastevere gruppi di artisti si sono esibiti in canti e danze tradizionali: rom dalla Romania, bambini ucraini, percussionisti senegalesi, e la “Ensamble pour la paix”, gruppo multietnico promosso dai giovani della Comunità di Sant’Egidio, vincitore del Premio dell’Unione Europea “Music against poverty 2009”. (R.G.)

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    Ostensione della Sindone a Torino: Mostra d’arte contemporanea a Palazzo Barolo

    ◊   "Il Sepolcro vuoto. Un percorso d'arte contemporanea intorno alla Sindone", è il titolo della Mostra che avrà luogo a Torino dal 10 aprile al 23 maggio 2010, in contemporanea con l’Ostensione del Telo Sacro. Curata da Giovanni Cordero, ed ospitata nei saloni di Palazzo Barolo, la rassegna è promossa dal Movimento italiano per la vita e dal Centro cattolico di bioetica dell'arcidiocesi di Torino. 55 le opere in mostra di 33 autori di fama internazionale: Sergio Agosti, Michele Baretta, Ermanno Barovero, Anna Borgarelli, Sergio Capellini, Antonio Carena, Neri Ceccarelli, Enrico Colombotto Rosso, Willy Darko, Davide De Agostini, Roberto Di Pasquale, Carlo D'Oria, Omar Galliani, Gabriele Garbolino Ru, Titti Garelli, Mario Giammarinaro, Piero Gilardi, Francesco Gonin, Alexander Kossuth, Pietro Lerda, Nene Martelli, Ottavio Mazzonis, Carlo Rivetti, Vito Russo, Mario Schifano, Federico Severino, Luigi Stoisa, Francesco Tabusso, Gianni Maria Tessari, Sergio Unia, Alessandro Verdi, Huang Yang, Maya Zignone. Tre i nuclei tematici dell’itinerario artistico-spirituale. “Il rispetto della vita che nasce” (l'amore e la corporeità, la maternità, la natura). “Il sollievo delle sofferenze” (la cura, l'accoglienza, la pace). “La morte, la nova Vita” (la Crocifissione, la Deposizione e la Sindone, la Risurrezione). “Il visitatore che vorrà addentrarsi – spiega Giovanni Cordero – nell’analisi delle opere troverà un numero inaspettato di richiami e di rimandi, un percorso visivo che non segna una strada unica di lettura ma ne potrà scoprire in continuazione di nuove ed inattese quanto più, con animo semplice e puro, si lascerà coinvolgere in questo percorso d’arte contemporanea intorno alla Sindone”. “Non è un caso che sia stata scelta la cornice barocca di Palazzo Barolo - sottolinea Valter Boero presidente del Movimento per la Vita di Torino. Essa è stata la dimora dei marchesi Giulia e Tancredi di Barolo che circa 150 anni fa hanno saputo scorgere la luce della vita umana anche nelle vite più fragili e rifiutate con un grande impegno personale e con innovazioni educative in tempi non meno turbolenti degli attuali”. Per maggiori informazioni: (R.G.)

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    Rwanda: nella Giornata del genocidio, 'viaggio nella memoria' al teatro Eliseo di Roma

    ◊   In occasione della XVI Giornata internazionale dell’Onu per il genocidio in Rwanda, al Teatro Piccolo Eliseo di Roma, l'associazione Bene Rwanda, sabato 10 aprile, organizza “Viaggio nella memoria”. L'apertura della Giornata sarà con la presentazione a cura di Kankindi Françoise, presidente Bene Rwanda onlus, e i saluti da parte dei rappresentanti delle istituzioni, della Comunità ebraica e del Consiglio per la Comunità armena di Roma. Si proseguirà - riferisce l'agenzia Sir - con l'intervista del giornalista Luciano Scalettari a Pierantonio Costa, console onorario italiano durante il genocidio ribattezzato da vari media lo “Schindler italiano”, perché salvò circa 2.000 tutsi, e la testimonianza di Yolande Mukagasana, sopravvissuta e scrittrice di fama internazionale. Ci sarà poi la presentazione delle candidature al Premio Nobel per la pace ai Giusti del Rwanda a cura di Giuliano Pisani, vicepresidente del Comitato scientifico del Giardino dei Giusti del mondo di Padova, di Paolo Carrara, presidente della Fondazione “un Raggio di Luce” e di David Monticelli, presidente associazione Peace Culture. Ancora, è prevista l'anteprima nazionale del documentario “Rwanda: la lista del console” di Alessandro Rocca, nato da un recente viaggio in Rwanda che ripercorre le vicende di allora, attraverso interviste ai sopravvissuti e visite ai luoghi della memoria. (R.P.)

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    Festival biblico 2010: a Vicenza dal 10 aprile la mostra "Immagini e storie dall'Africa"

    ◊   “Immagini e storie dall'Africa” è la mostra internazionale di illustrazioni per l'infanzia che, promossa nell’ambito del progetto “Ospiti e custodi del creato”, verrà inaugurata il 10 aprile alle 17.00 a Vicenza , presso il Centro Culturale San Paolo. L’iniziativa - riferisce l'agenzia Sir - rientra nelle manifestazioni legate alla VI edizione del Festival biblico, in programma nel capoluogo veneto dal 27 al 30 maggio su "L’Ospitalità delle Scritture”. 80 opere realizzate da illustratori di tutto il mondo: “un tuffo – spiegano i promotori - nella natura immensa e selvaggia del continente africano attraverso le fiabe dei suoi popoli”. “Le fiabe – afferma Luigi Dal Cin, autore di libri per ragazzi - raccontando degli animali” parlano “dei piccoli, degli oppressi, dicono l’ingiustizia, la prepotenza, il coraggio, l’amore, la generosità. L’Africa ha spesso subito tragiche umiliazioni nelle sue vicende millenarie, e sono convinto che una delle umiliazioni più pesanti” sia “l’attuale indifferenza verso la sua storia, la sua cultura, la sua eredità” il cui riconoscimento “è invece condizione per ogni dialogo. Le fiabe, in questo, sono un potente antidoto”. Dal 10 aprile al 23 maggio la mostra sarà ospitata dal Centro San Paolo; dal 27 maggio al 13 giugno dal Centro ViArt. In programma anche laboratori per ragazzi. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Catena di attentati a Baghdad: almeno 30 i morti

    ◊   Dopo le sedi delle ambasciate, il terrorismo è tornato a colpire stamani a Baghdad con ben otto diversi attentati nei cuori residenziali della capitale irachena, uccidendo circa 30 persone e ferendone un centinaio. Le autorità irachene continuano a puntare il dito contro cellule di al Qaeda e del disciolto partito Baath. Fonti sanitarie parlano di 13 morti e 107 feriti, il Ministero dell'interno dal canto suo riferisce di 28 uccisi, ma il bilancio più grave è quello fornito dalla tv panaraba al Jazira: 34 morti. La maggior parte di questi sarebbero rimasti vittime delle sette forti esplosioni, causate da autobombe che hanno colpito quartieri nel nordovest della città e nel sud. Domenica scorsa, attacchi simili contro le ambasciate tedesca e iraniana e contro il Consolato egiziano avevano provocato la morte di oltre 40 persone e il ferimento di altre 200.

    Chiusi per sicurezza gli uffici Onu in Pakistan per almeno due giorni
    L'Onu ha annunciato oggi che per motivi di sicurezza i suoi uffici a Peshawar, in Pakistan, resteranno chiusi per almeno due giorni, all'indomani dell'attacco di kamikaze talebani contro il Consolato degli Stati Uniti, che causato la morte di almeno cinque militari e un poliziotto.

    Karzai continua a lamentare l’ingerenza straniera nelle questioni afghane
    Il presidente afghano, Hamid Karzai, avrebbe minacciato di “unirsi ai talebani” se dovessero continuare le interferenze straniere nella sua azione di governo. Lo hanno sostenuto parlamentari afghani che hanno partecipato con il capo dello Stato ad una riunione a porte chiuse domenicas corsa. Sebbene del discorso fatto non esista una versione ufficiale, fonti concordanti hanno riferito che Karzai ha detto che le continue interferenze dall'estero negli affari interni afghani “non fanno altro che rafforzare nell'opinione pubblica afghana l'idea che i talebani lottano contro un invasore straniero”. I parlamentari che hanno riferito l'episodio hanno concordato che l'ipotesi di “unirsi ai talebani” doveva essere vista come un'iperbole, ma che certamente essa rifletteva l'insoddisfazione da parte del capo dello Stato per gli ultimi sviluppi della politica statunitense nei confronti dell'Afghanistan.

    In Gran Bretagna si voterà il 6 maggio
    Le elezioni politiche in Gran Bretagna si terranno il 6 maggio. Il premier, Gordon Brown, ha dato l'annuncio fuori dalla porta del numero 10 di Downing Street, circondato dai suoi ministri. Poco prima era arrivato in auto da Buckingham Palace, dove la regina aveva accettato la sua richiesta di sciogliere il parlamento. “È il segreto peggio custodito degli ultimi anni, le elezioni si terranno il 6 maggio. La Regina ha gentilmente accettato la mia richiesta di scioglimento del parlamento – ha detto il primo ministro – La Gran Bretagna è sulla via della ripresa e non dobbiamo mettere a rischio questa ripresa. È l'ora delle grandi scelte, e io chiedo al popolo britannico un mandato forte e chiaro”. Brown ha anche sottolineato come la sua azione di governo sia ispirata dai valori di onestà e sacrificio che ha imparato nella sua famiglia di lavoratori: “Io non dimenticherò mai quei valori”.

    Obama presenterà oggi la sua strategia nucleare
    L'amministrazione Obama presenterà oggi ufficialmente la sua strategia nucleare. Il Congresso richiede ad ogni nuova amministrazione di presentare tale documento. Quello del presidente George W. Bush era stato reso pubblico nel 2002. Il discorso di Obama cadrà oggi a due giorni dalla firma a Praga del nuovo accordo START tra gli Stati Uniti e la Russia e a una settimana da un summit sulla non proliferazione nucleare. Intanto, la Russia torna a minacciare passi indietro in considerazione dello scudo antimissile americano. Il servizio di Fausta Speranza:

     
    La Russia potrebbe uscire dal Trattato START se si sentirà minacciata dallo scudo antimissile americano. Lo afferma il ministro degli Esteri russo, Lavrov, a due giorni dalla firma del Trattato bilaterale sul disarmo. Torna dunque l’ombra dello scudo antimissile statunitense nei rinnovati rapporti tra Washington e Mosca. In ogni caso, c’è attesa per l’annuncio esplicito e circostanziato delle intenzioni di Barack Obama in tema di strategia nucleare. La Casa Bianca non ha dato anticipazioni. Il portavoce, Robert Gibbs, ha solo sottolineato che “la sicurezza nucleare è uno dei temi più importanti nella politica estera del presidente”. Un anno fa, Obama parlava a Praga di “un mondo senza armi nucleari”, ma sottolineando che la sua generazione non avrebbe fatto in tempo a vederlo. Dunque, un obiettivo alto e non troppo vicino ma verso il quale muoversi. E uno dei passi indicati allora era l’accordo bilaterale con la Russia, che aspetta di essere sottoscritto sempre a Praga in settimana. Quello che manca da chiarire è come gli Stati Uniti possano continuare su questa strada senza danneggiare il potere deterrente americano nei confronti di altre potenze nucleari o non. Altro interrogativo è se l’opzione nucleare possa essere lasciata aperta contro i nemici degli Stati Uniti che minaccino la sicurezza dell'America con armi biologiche o chimiche. La volontà espressa da Obama alcuni mesi fa all’Onu, nella sessione speciale del Consiglio di sicurezza dedicata alla non proliferazione nucleare, di fare comunque passi avanti può trovare concretezza nella Conferenza organizzata la prossima settimana: il 12 e 13 aprile a Washington si ritroveranno i leader di oltre 40 Paesi.

     
    Almeno 25 i morti per l’esplosione nella miniera in West Virginia
    Ed è di almeno 25 morti il bilancio provvisorio dell'esplosione in una miniera di carbone in West Virginia, negli Stati Uniti. Quattro minatori risultano ancora dispersi. Lo ha reso noto l'azienda proprietaria della miniera. L'incidente è il più grave negli Stati Uniti dal 1984.

    Ancora alta la tensione in Thailandia
    Una granata ha ferito due poliziotti a Bangkok davanti alla sede del Partito democratico del primo ministro Vejjajiva, durante una manifestazione dell'opposizione che chiede le dimissioni del governo thailandese. I dimostranti - sostenitori dell'ex premier Shinawatra - bloccano da quattro giorni una zona di Bangkok e minacciano di non deporre le armi fin quando il premier non avrà convocato nuove elezioni.

    Corvetta sudcoreana, nessuna prova di coinvolgimento della Corea del Nord
    Gli Stati Uniti ritengono che al momento non vi siano prove di un coinvolgimento della Corea del Nord nell'affondamento della corvetta sudcoreana, inabissatasi il 26 marzo nel Mar Giallo, a breve distanza dalle acque territoriali nordcoreane all'altezza del 38.mo parallelo. È quanto ha riferito oggi a Seul il generale Walter Sharp, comandante delle Forze statunitensi di stanza in Corea del Sud, ribadendo che “al momento non è stata rilevata alcuna attività inusuale” da parte della Corea del Nord in relazione all'incidente, né “alcuna prova” di un coinvolgimento diretto del regime comunista. Il bilancio dell’affondamento della corvetta da 1.200 tonnellate riferisce di un morto e 45 marinai ancora dati per dispersi.

    Allarme catastrofe ambientale in Australia
    In Australia, si lotta per evitare una catastrofe ambientale dopo che un cargo cinese con 65 mila tonnellate di carbone a bordo si è incagliato nella Grande barriera corallina e rischia di spezzarsi. Dal cargo sono già fuoriuscite circa quattro tonnellate di petrolio, formando una scia di 3 chilometri. “È una vergogna che questo carico fosse talmente fuori rotta”, ha detto il premier australiano, Kevin Rudd. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 96

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