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Sommario del 04/04/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Urbi et Orbi: il Papa chiede una conversione all'umanità "in crisi profonda" e volge lo sguardo a Paesi segnati da violenze, narcotraffico, ingiustizie sociali, dolore. Alla Messa, le parole del cardinale Sodano: Santo padre, la Chiesa è con lei
  • Il valore del Battesimo al centro della Veglia pasquale: il Papa chiede rinuncia a cupidigia, menzogna, crudeltà
  • Oggi in Primo Piano

  • La celebrazione della Risurrezione del Signore nella Basilica del S.Sepolcro a Gerusalemme
  • Uno sguardo alle terre martoriate da violenze o disastri naturali: interviste a missionari in alcune di queste terre, a partire dall'Iraq
  • Pasqua in Pakistan, terra di persecuzioni
  • La Pasqua in Nigeria, occasione per ripensare la pace
  • La Pasqua ad Haiti, che dopo il terremoto torna a sperare nella ricostruzione
  • La Pasqua in Europa, tra tentazioni di secolarizzazione
  • Chiesa e Società

  • La Giornata Mondiale per la lotta contro le mine
  • Cile. Aiuti dalla Caritas per le famiglie terremotate
  • I Cappellani ospedalieri in pellegrinaggio ad Ars e Lourdes
  • Corea del Sud. Cattolici in difesa dell’ambiente
  • Il Brasile ricorda la donna brasiliana, medico tra i poveri, morta nel terremoto ad Haiti
  • Il Cardinale Bagnasco: la Pasqua fonte della speranza cristiana
  • 24 Ore nel Mondo

  • Almeno 30 morti a Baghdad
  • Il Papa e la Santa Sede



    Urbi et Orbi: il Papa chiede una conversione all'umanità "in crisi profonda" e volge lo sguardo a Paesi segnati da violenze, narcotraffico, ingiustizie sociali, dolore. Alla Messa, le parole del cardinale Sodano: Santo padre, la Chiesa è con lei

    ◊   Le aree più difficili del mondo sono nel cuore del Papa che, dopo la Veglia pasquale della notte e la S. Messa stamane in piazza San Pietro, ha rivolto il saluto Urbi et Orbi rivolgendo un pensiero in particolare a Medio Oriente, Iraq e Pakistan, Paesi Latino-americani e dei Caraibi e Africa, denunciando ingiustizie economiche, narcotraffico e persecuzioni. Ha chiesto all’umanità “una conversione profonda”. Estremamente significativi, alla Messa, gli auguri che il card. Sodano, decano del Collegio cardinalizio, ha rivolto al Papa. Ci racconta tutto nel servizio Fausta Speranza.

     
    L’Umanità ha bisogno “non di aggiustamenti superficiali ma di una conversione spirituale e morale”: è quanto afferma il Papa che parla di “una crisi che è profonda e che come tale richiede cambiamenti profondi, a partire dalle coscienze”. “La Pasqua non opera alcuna magia”, dice con chiarezza Benedetto XVI chiamando così tutti a riflettere sul valore grande e vero della Pasqua: la morte e Risurrezione di Cristo che hanno vinto il peccato sono per l’umanità il segno di “una nuova alleanza” e portano il frutto di “una nuova speranza”

     
    “Come al di là del Mar Rosso gli ebrei trovarono il deserto, così la Chiesa, dopo la Risurrezione, trova sempre la storia con le sue gioie e le sue speranze, i suoi dolori e le sue angosce. E tuttavia, questa storia è cambiata, è segnata da un’alleanza nuova ed eterna, è realmente aperta al futuro. Per questo, salvati nella speranza, proseguiamo il nostro pellegrinaggio, portando nel cuore il canto antico e sempre nuovo: “Cantiamo al Signore: è veramente glorioso!”.
     
    “Cantate al Signore, / perché ha mirabilmente trionfato: / cavallo e cavaliere / ha gettato nel mare!”: è il canto degli ebrei dopo il passaggio del Mar Rosso, è il cantico che ripetiamo nella Veglia pasquale consapevoli che la Pasqua è per la salvezza di tutti i popoli. E Benedetto XVI ricorda che “con la sua Morte e Risurrezione, Gesù Cristo ha liberato l’uomo dalla schiavitù radicale, quella del peccato, e gli ha aperto la strada verso la vera Terra promessa, il Regno di Dio, Regno universale di giustizia, di amore e di pace.” “Questo ‘esodo’ – sottolinea il Papa - avviene prima di tutto dentro l’uomo stesso”. “La Pasqua ha invertito la tendenza – dice il Papa – “è un avvenimento che ha modificato l’orientamento profondo della storia, sbilanciandola una volta per tutte dalla parte del bene, della vita, del perdono”. Dunque “l’esodo” dalla violenza alla pace è quanto Benedetto XVI si augura per terre martoriate a partire dal Medio Oriente:

     
    “Al Signore Gesù chiedo che in Medio Oriente, ed in particolare nella Terra santificata dalla sua morte e risurrezione, i Popoli compiano un “esodo” vero e definitivo dalla guerra e dalla violenza alla pace ed alla concordia. Alle comunità cristiane, che, specialmente in Iraq, conoscono prove e sofferenze, il Risorto ripeta la parola carica di consolazione e di incoraggiamento che rivolse agli Apostoli nel Cenacolo: “Pace a voi!”
     
    “Per quei Paesi Latino-americani e dei Caraibi che sperimentano una pericolosa recrudescenza dei crimini legati al narcotraffico, - dice Benedetto XVI - la Pasqua di Cristo segni la vittoria della convivenza pacifica e del rispetto per il bene comune”. Poi il pensiero ad Haiti e al Cile, colpiti da devastanti terremoti:

     
    “La diletta popolazione di Haiti, devastata dall’immane tragedia del terremoto, compia il suo “esodo” dal lutto e dalla disperazione ad una nuova speranza, sostenuta dalla solidarietà internazionale. Gli amati cittadini cileni, prostrati da un’altra grave catastrofe, ma sorretti dalla fede, affrontino con tenacia l’opera di ricostruzione.”
     
    L’augurio di pace per l’Africa: nella forza di Gesù risorto, - dice il Papa - si ponga fine ai conflitti che continuano a provocare distruzione e sofferenze e si raggiunga quella pace e quella riconciliazione che sono garanzie di sviluppo. In particolare, cita la Repubblica Democratica del Congo, la Guinea, la Nigeria.” E il pensiero forte del Papa va ai “cristiani che, per la loro fede, soffrono la persecuzione e persino la morte, come in Pakistan”, “ai Paesi afflitti dal terrorismo e dalle discriminazioni sociali o religiose”. La raccomandazione ai responsabili di tutte le Nazioni:

     
    “Ai responsabili di tutte le nazioni la Pasqua di Cristo rechi luce e forza, perché l’attività economica e finanziaria sia finalmente impostata secondo criteri di verità, di giustizia e di aiuto fraterno. La potenza salvifica della Risurrezione di Cristo investa tutta l’umanità, affinché essa superi le molteplici e tragiche espressioni di una “cultura di morte” che tende a diffondersi, per edificare un futuro di amore e di verità, in cui ogni vita umana sia rispettata ed accolta.”

     
    Il saluto e la benedizione Urbi et orbi: tra i tradizionali saluti nelle diverse espressioni linguistiche, in italiano un pensiero alle persone sofferenti nel corpo e nello spirito con la preghiera che “la luce e la grazia di Dio sostengano i progetti di sviluppo e di bene che l’intera Comunità Nazionale è chiamata ad attuare nella concordia operosa e nella pace”. Poi, un pensiero nelle lingue più conosciute e in quelle meno conosciute: dall’indi al kirundi e kinyarwanda, dal serbo-lusazio al kazako.

     
    Chrystus z mortwych stanył.

     
    Иса тірілпті.

     
    Nell’armonia degli accostamenti più diversi di vocali e consonanti, il Papa esprime a tutti parole di speranza in Cristo Risorto. In lingua neerlandese un ringraziamento per i fiori inviati dai Paesi bassi per abbellire piazza San Pietro colpita dalla pioggia in questo giorno di Pasqua.

     
    E facciamo un passo indietro alla Messa di stamane: all’inizio della celebrazione, il Card. Angelo Sodano, Decano del Collegio Cardinalizio, ha rivolto al Papa gli auguri esprimendo parole di particolare comunione e vicinanza: “noi ci stringiamo intorno a Lei”. Parole di ringraziamento: “Le siamo profondamente grati per la fortezza d’animo ed il coraggio apostolico con cui annunzia il Vangelo di Cristo.”. “E’ con Lei il popolo di Dio, - dice il card. Sodano - che – aggiunge - non si lascia impressionare dal “chiacchiericcio” del momento, dalle prove che talora vengono a colpire la comunità dei credenti”. Continua: “Con Lei sono i Cardinali, Suoi Collaboratori nella Curia Romana. Con Lei sono i Confratelli Vescovi sparsi per il mondo, che guidano le tremila circoscrizioni ecclesiastiche del pianeta. Sono particolarmente con Lei in questi giorni quei quattrocentomila sacerdoti che servono generosamente il popolo di Dio, nelle parrocchie, negli oratori, nelle scuole, negli ospedali e in numerosi altri ambienti, come pure nelle missioni, nelle parti più remote del mondo.” Il card. Sodano ricorda che il Papa, Giovedì scorso nella Santa Messa per la Benedizione degli Oli Santi, ha ricordato che Pietro così ci descriveva l’atteggiamento di Cristo durante la sua Passione: “insultato, non rispondeva con insulti, maltrattato, non minacciava vendetta, ma si affidava a colui che giudica con giustizia”. In questa Solennità pasquale, - assicura il card. Sodano - noi pregheremo per Lei, perché il Signore, Buon Pastore, continui a sostenerla nella Sua missione a servizio della Chiesa e del mondo.”

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    Il valore del Battesimo al centro della Veglia pasquale: il Papa chiede rinuncia a cupidigia, menzogna, crudeltà

    ◊   “L’erba medicinale contro la morte esiste” ed è Cristo, “vero farmaco dell’immortalità”. Sono le parole di Benedetto XVI, pronunciate ieri sera, in San Pietro, durante la Veglia Pasquale. Al centro dell’omelia del Papa, la riflessione sul valore del Battesimo, definito sacramento di “rinascita alla nuova vita” e di rinuncia al “mondo della cupidigia, alla menzogna, alla crudeltà”. Nel corso della Veglia, Benedetto XVI ha amministrato il Battesimo a sei persone: quattro donne - provenienti dalla Somalia, dal Sudan e dall’Abania - un uomo giapponese ed un bambino russo di 5 anni che ha regalato più di un sorriso al Papa. Il servizio di Isabella Piro:

    (canto: Lumen Christi)

     
    È buio, a San Pietro, quando arriva il cero pasquale, la luce di Cristo Risorto che illumina il mondo. E a poco a poco, la navata della Basilica si accende di tante fiammelle che si passano il fuoco l’una l’altra, così come la fede si propaga di persona in persona. Cristo è risorto e con la sua luce ha vinto le tenebre del mondo. Un concetto ribadito dal Papa nella sua omelia: partendo da un’antica leggenda giudaica tratta dal libro apocrifo “La vita di Adamo ed Eva”, Benedetto XVI si sofferma sulla ricerca, quasi ossessiva da parte dell’uomo, dell’immortalità. Oggi la scienza medica – sottolinea il Papa – cerca di rimandare il più possibile la morte, di procurare una vita sempre più lunga. Ma riflettiamo, continua il Santo Padre: rimandare all’infinito la morte sarebbe una condanna, non un paradiso, invecchieremmo in misura straordinaria, i giovani non avrebbero più un posto nel mondo. La vera immortalità, allora, è un’altra cosa:
     
    "La vera erba medicinale contro la morte dovrebbe essere diversa. Non dovrebbe portare semplicemente un prolungamento indefinito di questa vita attuale. Dovrebbe trasformare la nostra vita dal di dentro. Dovrebbe creare in noi una vita nuova, veramente capace di eternità: dovrebbe trasformarci in modo tale da non finire con la morte, ma da iniziare solo con essa in pienezza".
     
    Quanto nuovo ed emozionante è, quindi, il messaggio cristiano, quel Vangelo di Gesù Cristo che ci viene detto:

     
    "Sì, quest’erba medicinale contro la morte, questo vero farmaco dell’immortalità esiste. È stato trovato. È accessibile. Nel Battesimo questa medicina ci viene donata. Una vita nuova inizia in noi, una vita nuova che matura nella fede e non viene cancellata dalla morte della vecchia vita, ma che solo allora viene portata pienamente alla luce".
     
    Ma “come si svolge questa trasformazione della vecchia vita” in una nuova esistenza “che non conosce la morte?” La risposta, afferma il Papa, si trova nel Battesimo:

     
    "L’essere rivestiti col nuovo abito di Dio avviene nel Battesimo; così ci dice la fede cristiana. Certo, questo cambio delle vesti è un percorso che dura tutta la vita. Ciò che avviene nel Battesimo è l’inizio di un processo che abbraccia tutta la nostra vita, ci rende capaci di eternità, così che nell’abito di luce di Gesù Cristo possiamo apparire al cospetto di Dio e vivere con Lui per sempre".
     
    Nella Chiesa antica, continua Benedetto XVI, il rito del Battesimo includeva il rito della rinuncia al diavolo, al suo sfarzo, al peccato, “le vesti della morte” che parlavano di “dissolutezza, idolatria, inimicizie, discordia, gelosia, divisioni, invidie”:

     
    "Era il rifiuto di un tipo di cultura che incatenava l’uomo all’adorazione del potere, al mondo della cupidigia, alla menzogna, alla crudeltà. Era un atto di liberazione dall’imposizione di una forma di vita, che si offriva come piacere e, tuttavia, spingeva verso la distruzione di ciò che nell’uomo sono le sue qualità migliori".
     
    Anche oggi, dice il Papa, la rinuncia è una “parte essenziale” del Battesimo, che porta “amore, gioia, pace, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé”, perché consegnandosi a Cristo, il battezzando “si lascia da Lui trascinare e tirare su nella vita nuova che lo trasforma per l’eternità”. Ed è questo, allora, il vero valore del sacramento battesimale:

     
    "Esso non è solo un lavacro, ancor meno un’accoglienza un po’ complicata in una nuova associazione. È morte e risurrezione, rinascita alla nuova vita. Sì, l’erba medicinale contro la morte esiste. Cristo è l’albero della vita reso nuovamente accessibile. Se ci atteniamo a Lui, allora siamo nella vita".

     
    “Il Signore risorto ci dona la vera vita”, conclude Benedetto XVI, quella gioia che “non si può comandare”, ma “solo donare”, quella gioia della Risurrezione di Cristo, che ci custodisce nell’amore.

     
    (canto: Regina Coeli)

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    Oggi in Primo Piano



    La celebrazione della Risurrezione del Signore nella Basilica del S.Sepolcro a Gerusalemme

    ◊   Il canto di lode al Risorto ha risuonato nuovamente stamattina a Gerusalemme. Dopo la celebrazione vigiliare di ieri,  la comunità cattolica ha celebrato la Risurrezione del Signore nella Basilica del S. Sepolcro. Alla solenne messa pontificale, presieduta dal Patriarca di Gerusalemme dei Latini mons. Fouad Twal presso la tomba vuota, hanno partecipato pellegrini di tutto il mondo. Il servizio di Sara Fornari.

    La gioia pasquale è esplosa pienamente stamattina a Gerusalemme: dopo l’alleluja più sommesso della veglia di sabato, oggi le campane e le note dell’organo hanno riempito di esultanza la Basilica della Risurrezione. Alla celebrazione pontificale presieduta dal Patriarca di Gerusalemme dei Latini mons. Fouad Twal, hanno partecipato qualche centinaio di religiosi, fedeli locali ma soprattutto pellegrini, che si sono stretti alla tomba vuota per cantare le lodi del Risorto. Il Vangelo, le antifone, gli inni, tutto in questo luogo ha inneggiato al Signore vittorioso. "Oggi più che mai abbiamo bisogno di speranza e di una forza particolare per vincere il male che è in noi e attorno a noi”, ha detto il Patriarca nella sua omelia, “abbiamo bisogno di una speranza viva in mezzo a tanta violenza, agli scontri sanguinosi e alle divisioni etniche e religiose”. Mons. Twal ha ricordato le vittime dei due gravi terremoti, di Haiti e del Cile. “Proprio grazie alla speranza che vive nel cuore di ogni uomo di buona volontà – ha proseguito - l’umanità intera, e anche la nostra diocesi, hanno potuto manifestare tanta solidarietà verso i superstiti.” La messa solenne è stata celebrata sull’altare posto proprio davanti all’edicola che custodisce il Sepolcro, nella Basilica che oggi anche per la concomitanza della Pasqua ortodossa è un viavai di pellegrini.  “Qualcuno potrà forse essere disturbato dalla sovrapposizione di preghiere e di canti che si odono nello stesso tempo e nei diversi riti” tuttavia questa confusione, ha sottolineato ancora mons. Twal “vissuta nella fede, diventa una sinfonia che esprime l’unità della fede e della celebrazione gioiosa della vittoria del Signore sul male e sulla morte, di Colui che risorse il terzo giorno proprio da questo sepolcro.” Quest’anno - ha aggiunto - la nostra gioia è doppia. Noi tutti, pastori e fedeli delle diverse chiese, celebriamo l’unica Pasqua nel medesimo giorno e nello stesso luogo. Tutti i cristiani del mondo gridano oggi a piena voce: “Cristo è risorto”. La celebrazione è culminata nella processione che ha compiuto tre volte il giro dell’Anastasis, la rotonda della Basilica, con la solenne proclamazione in quattro punti diversi dei quattro Vangeli della Risurrezione, intorno al Sepolcro vuoto. Dopo le celebrazioni che senza sosta hanno scandito le ultime ore, presso il Sepolcro e nelle chiese cattoliche e ortodosse della città, si è animata di festa anche la città vecchia; per le vie ancora tanti pellegrini, dall’Europa dell’est, dall’India, cristiani etiopi vestiti di bianco, che hanno vegliato e cantato tutta la notte nello spazio superiore della Basilica.

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    Uno sguardo alle terre martoriate da violenze o disastri naturali: interviste a missionari in alcune di queste terre, a partire dall'Iraq

    ◊   La Pasqua in Iraq è fonte di speranza anche per la rinascita di un Paese, da anni sconvolto da violenze e instabilità. Grandi attese sono riposte, in particolare, nel nuovo governo iracheno dopo le elezioni legislative tenutesi lo scorso 7 marzo. I cristiani iracheni sono pieni di speranza, come sottolinea al microfono di Amedeo Lomonaco il vicario patriarcale caldeo di Baghdad, mons. Shlemon Warduni:

    R. – Senza la speranza non avremmo potuto resistere finora, in questa nazione, dove la guerra è molto frequente, dove gli atti terroristici sono numerosi. Quindi questa Pasqua è una buona medicina per le nostre ferite.

     
    D. – Si possono comunque cogliere anche segnali di miglioramento per i cristiani, nonostante i continui attacchi?

     
    R. – Un miglioramento si vede, però non sappiamo cosa succederà. Senza un governo forte, la nostra situazione è molto difficile. Per questo dobbiamo avere questa speranza nel Signore. Che il Signore ci dia la forza di vivere la sua Risurrezione! I nostri cuori e le nostre menti sono rivolti sempre a Lui, che è stato trafitto sulla croce e poi è veramente risuscitato dai morti.

     
    D. – In vista del prossimo inizio del nuovo corso politico in Iraq, ci sono anche le premesse per un’autentica pace nel Paese?

     
    R. – Se si allontanano per il bene dell’Iraq le fazioni dei partiti e delle etnie, avremo speranza per un miglioramento. Ma se si continuano ad usare gli stessi mezzi del passato, non avremo fatto niente. Speriamo che tutti abbiano imparato la grande lezione da ciò che è emerso nel passato, per vivere meglio in futuro.

     
    D. – Quali immagini, quali storie rappresentano simbolicamente la Pasqua in Iraq?

     
    R. – Più di un mese fa sono stati assassinati un papà e due giovani ragazzi, che erano i fratelli di un sacerdote. Questo presbitero è pieno di speranza. Un altro esempio potrebbe essere il presule Paulos Faraj Raho, rapito e poi ucciso. Speriamo che il loro sangue gridi al cielo e chieda la misericordia di Dio per poter dare saggezza ai governanti di questo Paese povero, perché anche questa gente possa vivere una vita decente.

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    Pasqua in Pakistan, terra di persecuzioni

    ◊   In Pakistan, la Pasqua si celebra anche nel ricordo commosso di due cristiani recentemente bruciati vivi perché si erano rifiutati di convertirsi all’islam. Al contempo, la comunità cristiana testimonia una fede sempre più forte, nonostante attacchi e violenze. Anche in questo periodo buio, la Luce del Risorto è fonte di rinnovamento, come ribadisce il vescovo di Faisalabad, mons. Joseph Coutts, intervistato da Amedeo Lomonaco:

    R. - Noi viviamo sempre nella fede e nella speranza, specialmente durante questo tempo. La gente viene sempre e non ha paura, perché ha una fede semplice, ma molto forte. Dicono che è sempre meglio morire in chiesa che in casa. Io non credo che questi attacchi vengano dalla gente musulmana. Questi atti sono stati compiuti da estremisti.

     
    D. – Eccellenza, con quale immagine si può rappresentare la Pasqua in Pakistan?

     
    R. – La Via Crucis rappresenta pienamente la nostra vita qui in Pakistan. Da alcuni anni la nostra vita è diventata veramente la Via della Croce: noi siamo in cammino con Cristo, con tutta la nostra sofferenza, ma non siamo senza speranza. Siamo una piccola chiesa, storicamente abbastanza giovane, ma non siamo una chiesa silente, una chiesa nascosta.

     
    D. – Una Via della Croce, una strada aperta al cambiamento e rivolta a tutti i pachistani e non solo ai cristiani…

     
    R. – Sì, anche perché per il Pakistan e per la nostra storia questo è veramente un tempo di crisi, per quello che succede in Afghanistan, ma anche per quello che avviene all’interno del Pakistan, colpito dall’estremismo dei talebani. E’ certamente un momento difficile per tutto il Pakistan!

    D. – Il Pakistan vive dunque un tempo difficile. Di quali frutti ha bisogno il Paese per rifiorire, per passare dalle violenze ad un incontro fraterno? Un passaggio, questo, che possa far cambiare finalmente il Pakistan…

     
    R. – Come cristiani noi vogliamo dare la testimonianza che per noi Dio è Dio di amore. La fede è fondata su questo. Dio è pace, riconciliazione e come cristiani noi abbiamo sempre promosso tante iniziative anche con i musulmani. Vogliamo dare sempre la testimonianza di ciò in cui crediamo.

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    La Pasqua in Nigeria, occasione per ripensare la pace

    ◊   In Nigeria, la Pasqua, quest’anno, è un inno alla pace dopo gli scontri che hanno recentemente lacerato il Paese. Lo scorso mese di marzo tensioni politiche e sociali sono sfociate in drammatiche violenze costate la vita a centinaia di persone, tra cui cristiani e musulmani. In questi giorni si sono alternati diversi appelli per un’autentica riconciliazione, come ricorda l’arcivescovo di Abuja, mons. John Olorunfemi Onaiyekan, intervistato da Amedeo Lomonaco:

    R. – Durante questi giorni, i leader sia politici sia religiosi inviano messaggi al Paese e al popolo. Io stesso ho registrato un messaggio per la Pasqua, un messaggio di gioia, di speranza, di fiducia in Dio, di celebrazione della vittoria della vita sulla morte, del bene sul male.

     
    D. – Quale messaggio porta la Pasqua di quest’anno in Nigeria, Paese drammaticamente sconvolto dalle recenti violenze e costate la vita ad oltre 500 persone?

     
    R. – Il male cerca di vincere, ma alla fine è sempre la vita che vince. Il Paese sta vivendo un momento di buio e di confusione, ma la Pasqua ci porta il messaggio di Dio, il messaggio della Luce di Dio, che ci aiuta a vedere in modo sempre più chiaro. Speriamo ora che il governo riesca a ‘rimettersi in piedi’ e che ci possa essere un modo per prevenire le violenze.

     
    D. – La natura dei recenti scontri non è religiosa, ma soprattutto sociale e politica. Ruota intorno al delicato problema della proprietà della terra contesa fra pastori, tradizionalmente nomadi e musulmani, e contadini stanziali, in maggioranza cristiani…

     
    R. - Si tratta, infatti, di una strumentalizzazione della religione per interesse politico e sociale. E’ proprio per questo che è importante il ruolo del governo, che dovrebbe cercare di risolvere le rivalità fra gruppi, in modo che possa poi esserci pace e giustizia. Il problema è che se non c’è un governo forte, si arriva facilmente alla situazione in cui piccoli gruppuscoli di persone violente prendono il sopravvento. Ovunque in Africa, anche laddove ci sono tragedie e molte sofferenze, si nota che la gioia cristiana non manca mai, perché la gente riesce sempre ad identificarsi con Gesù che soffre sulla Croce, ma che sempre regna. La cosa veramente importante è che bisogna continuare a combattere per la giustizia, il fondamento della pace.

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    La Pasqua ad Haiti, che dopo il terremoto torna a sperare nella ricostruzione

    ◊   Ad Haiti la capitale Port-au-Prince è ancora ricoperta dalle macerie del terremoto dello scorso 12 gennaio e nel resto del Paese sono numerosi gli sfollati. Nei giorni scorsi la Conferenza dei Paesi donatori ha promesso di stanziare oltre 5,3 miliardi di dollari per la ricostruzione. La comunità cristiana vive la Santa Pasqua sperando nella rinascita di un intero Paese. E’ quanto sottolinea suor Luisa Dell’Orto della comunità delle Piccole Sorelle del Vangelo di Charles de Foucauld, raggiunta telefonicamente a Port-au-Prince da Amedeo Lomonaco:

    R. – La capitale cerca di rinascere. Lo sforzo è quello di poter arrivare ad una certa normalità. Dopo Pasqua, probabilmente, la scuola riaprirà ufficialmente. Noi abbiamo potuto ricominciare grazie all’aiuto italiano, l’8 marzo. Questa apertura della nostra scuola nel quartiere ha rappresentato proprio la speranza di poter ridare ai ragazzi e ai bambini delle elementari la possibilità di uno spazio tranquillo e sereno. I genitori sono stati contentissimi.

     
    D. – Ad Haiti, i minori sotto i 15 anni sono quasi il 40 per cento della popolazione. I giovani hanno la voglia e la forza di ricostruire il loro Paese?

     
    R. – Hanno tanti progetti, ma non sanno su chi contare e come fare, perché l’assenza di tutte quelle che sono le strutture del Paese è certamente pesante. I giovani vorrebbero fare tante cose, ma non sono accompagnati.

     
    D. – In questa Pasqua le rovine di Haiti esortano in particolare ogni uomo a trovare, anche tra le macerie, la Luce del Risorto…

     
    R. – Le celebrazioni della Settimana Santa, a partire già da quelle della Domenica delle Palme, si sono svolte regolarmente come gli altri anni. Soprattutto qui a Port-au-Prince si sono tenute all’aperto laddove le chiese non ci sono più. Si cerca di trovare nel mistero della Settimana Santa la forza per la vita, la volontà di ritrovarsi insieme, anche se gli edifici sono crollati. Alla sofferenza di Gesù si accomuna la sofferenza del popolo. Penso che quest’anno ci sia ancora di più la voglia di dire che la fede nella vita è più forte della morte. Questa vita rinasce, grazie alla solidarietà, al bene e all’amore che ci ha dato Gesù. Non conosciamo tutta la gente che ci aiuta, ma è proprio grazie a questo bene e a questo darsi da fare della gente lontana che possiamo vivere qualcosa di positivo anche qui.

     
    D. – Una Pasqua, questa, che è anche un invito per la Comunità internazionale a non dimenticarsi di Haiti…

     
    R. - A non dimenticarsi e a continuare a voler bene a chi ha bisogno, a chi è più fragile. E’ proprio questa forza di Gesù che ci tira fuori da questo stato di sofferenza fisica, ma anche da questo senso di ‘maledizione’ per un Paese che non riesce mai a ricominciare positivamente. Gesù ci sta tirando fuori, come tira fuori Adamo ed Eva dal regno della morte. Questa è la nostra fede e la nostra speranza per questa Pasqua in modo particolare.

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    La Pasqua in Europa, tra tentazioni di secolarizzazione

    ◊   In Europa, la Pasqua viene vissuta anche come tempo forte per contrastare le spinte della secolarizzazione e dell’individualismo. Ma come si riverbera in Europa il messaggio di speranza portato da Gesù Risorto? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto al vescovo di Piacenza, mons. Gianni Ambrosio, delegato della Cei della Commissione degli Episcopati della Comunità Europea (Comece):

    R. – Direi anzitutto di partire da una coincidenza delle date della celebrazione della Pasqua. Quella, appunto, fra la celebrazione cattolica e la celebrazione ortodossa. Che i due polmoni – come li chiamava Giovanni Paolo II – possano celebrare insieme il mistero della vita nuova e il mistero della Risurrezione. Io credo che questa sia una coincidenza da accogliere proprio come segno di quella comunione che occorre cercare di vivere davvero nella vita della realtà europea, cercando di essere un’Unione Europea che sappia respirare appunto con il ‘polmone occidentale’, così come con quello ‘orientale’.

     
    D. – Quale Croce, quale Risurrezione vive oggi il cristianesimo in Europa?

     
    R. – Credo che abbiamo veramente bisogno di questa Parola di vita, laddove c’è tanta oscurità. Vi è una sorta di rassegnazione in tante persone e in diversi popoli dell’Unione Europea. Cerchiamo allora di accogliere questo evento grandioso della Risurrezione di Cristo per viverlo con Lui, come Parola buona di speranza e di fiducia. Cerchiamo tutti di vivere questa Parola nella realtà della nostra Unione Europea.

     
    D. – Il rischio è che la Pasqua sia alla fine un rito svuotato del suo vero significato, ovvero l’incontro con una persona: Gesù Cristo…

     
    R. – Certo, perché questo è il mistero, ma a partire da questo mistero vi sono segni di vita nuova. Credo che dobbiamo, anche in Europa, così come i discepoli di Emmaus, saper vedere e saper riconoscere che c’è qualcuno in mezzo a noi, che ci accompagna, proprio per aiutarci a guardare verso l’alto e a vivere nella carità.

     
    D. – E confortati da questo “Qualcuno”, quali strade dovrebbe intraprendere l’Europa per un autentico cambiamento?

     
    R. – Credo che la strada sia quella di ricordare da dove proveniamo, guardando naturalmente anche verso dove vogliamo arrivare. L’Europa – mi pare – è troppo appiattita sul presente: diventa allora incomprensibile capire che siamo dentro una storia che viene da lontano e che porta lontano. Porta lontano se noi veramente accogliamo tutti i valori, cercando di offrire anche agli altri popoli e alle altre nazioni fuori dell’Europa il segno di questa civiltà europea, impregnata di quei valori del Vangelo che l’hanno fatta davvero grande nella storia.

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    Chiesa e Società



    La Giornata Mondiale per la lotta contro le mine

    ◊   “Mine antiuomo e ordigni bellici inesplosi continuano a esigere un terribile pedaggio. Armi dall’utilizzo indiscriminato, che causano menomazioni gravi e uccidono, ostacolano la ricostruzione nelle aree post-conflitto, danneggiano l’ambiente, e rappresentano un ostacolo alle attività di sviluppo socio-economico ben oltre la fine dei conflitti. Armi che pregiudicano l’utilizzo delle strade in Afghanistan, Sudan, Cambogia e Repubblica Democratica del Congo, e bloccano l’accesso a scuole e ospedali in Laos, Gaza, Nepal”. Così il Segretario Generale dell’Onu Ban–Ki–Moon, nel messaggio per l’odierna Giornata Mondiale per la lotta contro le mine. Il diplomatico ricorda dunque l’operato delle Nazioni Unite impegnate nella “rimozione degli ordigni” nonché a “sviluppare competenze locali, restituire dignità ai sopravvissuti e creare un ambiente sicuro per i civili, le comunità interessate e il personale di pace”. “L’attività ONU – continua Ban–Ki–Moon- contempla anche la promozione dell’adesione globale a tutti gli strumenti legali esistenti, tra cui la Convenzione sul divieto di mine anti-uomo, il Protocollo V sugli ordigni bellici inesplosi, e la Convenzione sulle bombe a deframmentazione, che entrerà in vigore il 1 agosto 2010”. Il Segretario Generale dell’Onu rende infine omaggio “a quanti si impegnano in questo campo, affrontando condizioni ostili e rischiando la propria vita” e invita ad incentivare gli sforzi “in favore di una causa che permetta di salvare vite umane, e consenta ai nostri figli di vivere in un pianeta libero dalle minacce generate da mine e ordigni bellici inesplosi”. (C.D.L.)

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    Cile. Aiuti dalla Caritas per le famiglie terremotate

    ◊   Cibo, vestiti, letti e medicine, ma anche momenti di svago dedicati all’arte e allo sport. E’ il sostegno che la Caritas ha fatto arrivare in Cile, a circa 200mila famiglie vittime del terremoto che ha colpito l’area di Concepciòn il 27 febbraio scorso. Il sisma – ricorda l’agenzia Fides - ha colpito due milioni di persone e danneggiato oltre la metà delle chiese del Paese. “I nostri fratelli hanno bisogno di ricominciare a ridere”, ha detto il vescovo di Temuco mons. Manuel Camilo Vial, ricordando le sofferenze delle vittime ed in particolare dei bambini traumatizzati. Per loro la Caritas ha messo in campo il progetto “la carovana del buon umore”, un’originale rappresentazione teatrale, e organizzato un evento sportivo speciale, che vede coinvolti alcuni dei più famosi giocatori di calcio del continente. I biglietti per la partita “Everybody for Chile”, che si terrà a Buenos Aires, saranno pagati con farina, riso, zucchero, latte in polvere o donazioni, e contributi sono già arrivati anche da parrocchie locali, pur gravate dai danni causati dal sisma. “La nostra gente si sta riprendendo dalle macerie. Sono un popolo coraggioso, tenace e prestigioso”, ha detto padre Rodrigo Tupper, presidente di Caritas Santiago, nel corso di una visita ai villaggi colpiti. (C.D.L.)

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    I Cappellani ospedalieri in pellegrinaggio ad Ars e Lourdes

    ◊   Circa 60 cappellani ospedalieri, religiosi e diocesani, provenienti da 12 Paesi di Asia, Africa, America Meridionale ed Europa, dal 14 al 19 aprile prossimi, saranno in pellegrinaggio ad Ars e Lourdes. L’iniziativa – riferisce l’agenzia Zenit - è promossa dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari in occasione del 25° anniversario dell’istituzione del Dicastero ed in concomitanza con l’Anno Sacerdotale in corso. Il pellegrinaggio sarà guidato dall’arcivescovo Zygmunt Zimowski e da mons. José L. Redrado, rispettivamente Presidente e Segretario dell’istituto dedicato alla Pastorale della salute, mentre le conferenze e le meditazioni saranno tenute, fra gli altri, dal vescovo di Ozieri, mons. Sergio Pintor, già Coordinatore nazionale per la pastorale sanitaria della Cei, e dal mariologo padre Stefano de Fiores. L’organizzazione logistica è invece affidata all’UNITALSI. (C.D.L.)

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    Corea del Sud. Cattolici in difesa dell’ambiente

    ◊   “La natura è il dono di Dio all’uomo. Ne siamo responsabili e non possiamo manipolarla e nostro piacimento”. In un documento diffuso lo scorso 12 marzo al termine dell’Assemblea plenaria, i vescovi coreani ricordano il messaggio dell’enciclica “Caritas in Veritate” di Benedetto XVI per spiegare la contrarietà della Chiesa locale al progetto governativo che coinvolge alcuni grandi fiumi del Paese. Un’iniziativa che – secondo le critiche raccolte da Asianews - mette a serio rischio le risorse di acqua potabile del Paese e dunque l’equilibrio e lo sviluppo ecologico dell’area. In particolare, il progetto prevede una serie di scavi nei pressi dei quattro più grandi fiumi della Corea del sud, con l’obiettivo di creare una grande “autostrada acquatica” che unisca Seoul a Busan e che possa agevolare il trasporto locale e promuovere lo sviluppo del turismo. Ma l’intervento rischia di distruggere parte dei territori delle diocesi di Seoul, Incheon, Suwon e Uijeongbu, tuonano il clero, i fedeli laici e le organizzazioni locali di matrice cattolica che esprimono preoccupazione per una decisione presa “senza il consenso della popolazione”. E si moltiplicano le manifestazioni di dissenso: nelle domeniche di Quaresima, davanti a circa 200 chiese della capitale, l’arcidiocesi di Seul ha promosso la distribuzione di volantini con l’invito a difendere la vita da un’iniziativa che “va contro l’ordine della Creazione”, mentre è in corso una raccolta di firme – che conta già 30mila adesioni - per chiedere al presidente Lee Myung-bak di fare un passo indietro. Oggi, domenica di Pasqua, due messe sono celebrate nei luoghi che saranno distrutti dai lavori. (C.D.L.)

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    Il Brasile ricorda la donna brasiliana, medico tra i poveri, morta nel terremoto ad Haiti

    ◊   “Ha vissuto il suo mestiere di medico con vero spirito francescano, mettendo la sua creatività al servizio dei più bisognosi dedicando loro la sua esistenza”. Così chi l’ha conosciuta ricorda Zilda Arns, medico fra le popolazioni povere del Brasile, tra i poveri scomparsa, il 12 gennaio scorso, sotto le macerie del terremoto di Haiti. Padre Fausto Beretta, comboniano, che con lei ha collaborato nello Stato brasiliano del Maranhao, insieme alle suore Cappuccine, ricorda l’impegno della Dott.ssa Arns nella promozione di una “Pastorale dei Bambini” tesa a “combattere la mortalità infantile assistendo le madri dalla gravidanza”. Un progetto che dalle favelas del Coroadinho, dove nacque, si è poi esteso a macchia d’olio nel resto dell’America Latina, in Asia e in Africa, e che oggi “solo in Brasile sostiene due milioni di mamme e altrettanti bambini, da zero a sei anni, con il contributo di circa 260.000 volontari”. “Zilda Arns, è rimasta sempre fedele al suo proposito di medico missionario – ricorda suor Núbia da Silva, sua collaboratrice - Salvare milioni di bambini, usando medicine naturali e metodi alternativi, vale a dire utilizzando al meglio le risorse disponibili ai poveri e senza gravarli di spese per medicinali, che a volte risultano solo business, curandoli da disidratazione, denutrizione, diarrea, che sono le cause principali della mortalità infantile in Brasile e nel Sud del Mondo”. Ad Haiti - riporta la Misna - Zilda Arns era stata invitata dalla Conferenza nazionale dei vescovi e religiosi dei Caraibi per proporre l’esperienza della Pastorale dei Bambini: il terremoto la sorprese proprio al termine di una conferenza, in una sala gremita. “Zilda se n’è andata – conclude padre Beretta - ma sappiamo con certezza che la sua opera continuerà ancora più solida e vitale. Come il seme che muore per dare la vita”. (C.D.L.)

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    Il Cardinale Bagnasco: la Pasqua fonte della speranza cristiana

    ◊   Un invito a confidare nell’amore di Dio e a coltivare la speranza che ha radici nella promessa della salvezza eterna. E’ il messaggio contenuto nell’omelia della Messa di Pasqua celebrata dal cardinale, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, Angelo Bagnasco, questa mattina nella Cattedrale di San Lorenzo a Roma. “Gesù con la sua Risurrezione rivela che l'uomo, la storia e il cosmo non sono destinati a finire nel nulla - ha detto il porporato - ma a risorgere ad una vita nuova”. Alla luce di questo – ha aggiunto - “ogni croce che accompagna l'esistenza acquista un senso e un valore nuovo: la vita di nessuno si esaurisce nel limite della sofferenza, ma va oltre, verso un orizzonte di luce e di infinito”. “Le tante oscurità, le molte sconfitte che la storia personale e comunitaria registra, il grande mistero del male e del dolore che sembra spesso vincente sulla scena del mondo - ha spiegato ancora - non sono la parola ultima e definitiva sull'umanità, ma la penultima” e in virtù di questo “i cristiani sanno che ogni avvenimento, piccolo o grande, lieto o drammatico, contiene un frammento di eternità, una promessa di Risurrezione”. La luce della Pasqua “squarcia il velo della morte e del futuro e rischiara anche il nostro presente”, per questo – è l’esortazione del cardinale Bagnasco - la fiducia non deve mai abbandonarci; e questa ispira non una fuga dai nostri doveri ma, al contrario, una responsabilità e una energia ancora più grandi”. “Il nostro destino - ha concluso il porporato - è una vita piena e definitiva senza ombre e tramonti che sfugge alla comprensione umana” ma “c'e' da chiedersi con molta serietà se crediamo veramente che alla fine dei tempi il nostro corpo mortale, dopo aver attraversato la morte e la tomba, risorgerà e si ricongiungerà all'anima immortale e andrà, anch'esso, al suo destino eterno”. (C.D.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Almeno 30 morti a Baghdad

    ◊   È di almeno 30 morti e 168 feriti, secondo fonti del ministero dell’Interno iracheno, il bilancio del triplice attentato che ha sconvolto stamani il centro di Baghdad. Tre sono le autobombe guidate da kamikaze esplose in rapida successione: la prima, quella definita “enorme” dai reporter francesi che per primi hanno dato la notizia, è avvenuta davanti all’ambasciata iraniana mentre le strade circostanti erano bloccate dal traffico; le successive nel quartiere occidentale di Mansur: una, secondo alcune fonti, sarebbe deflagrata vicino a una residenza di pertinenza dell’ambasciata tedesca. Gli obiettivi degli attentati, secondo il portavoce del comando militare di Baghdad, erano le ambasciate di Iran ed Egitto nella capitale irachena.

    Pakistan – Operazione esercito, uccisi 40 miliziani
    Secondo la stampa pakistana che cita fonti governative, una quarantina di miliziani sarebbero stati uccisi in scontri a fuoco nel nord ovest del Paese. In una prima operazione al mattino presto, in risposta a un’imboscata a un posto di blocco, le truppe di Islamabad avrebbero ucciso 25 ribelli nel distretto di Orazkai, vicino al confine con l’Afghanistan, dove da giorni è in corso un’offensiva contro i talebani. Ore dopo, in un’altra operazione condotta dall’esercito, sarebbero morti una ventina di miliziani.

    Iran – Governo annuncia conferenza internazionale sul disarmo nucleare
    “Energia nucleare per tutti, armi nucleari per nessuno”: si chiamerà così la conferenza internazionale sul disarmo nucleare convocata dall’Iran a Teheran il 17 e 18 aprile, cui parteciperà anche la Cina. Ad annunciarlo oggi è il capo negoziatore del governo iraniano per il nucleare Saeed Jalili, citato dall’agenzia locale Irna. La conferenza è stata programmata subito dopo il vertice sulla sicurezza nucleare che si svolgerà a Washington il 12 e 13 aprile. Nel corso dell’incontro, ha riferito Jalili, l’Iran chiederà a tutte le nazioni di intraprendere la via del disarmo.

    Afghanistan – Parlamento diviso, Senato sostiene Karzai
    Il Senato afghano ha deciso con un’amplissima maggioranza di non mettere all’ordine del giorno una legge approvata dalla camera bassa. La legge respingeva un decreto emesso dal presidente Karzai nel mese di febbraio, con il quale si revoca la maggioranza di membri stranieri all’interno della Commissione per i ricorsi elettorali. Il decreto, emendamento alla legge elettorale esistente, è stato emanato in vista del voto delle legislative in programma il 18 settembre prossimo, dopo che Karzai, tre giorni fa, aveva accusato l’occidente di brogli elettorali alle elezioni presidenziali del 20 agosto 2009. Permangono, dunque, profonde divisioni all’interno del Parlamento afghano.

    Afghanistan – Oggi le esequie dei tre soldati tedeschi uccisi
    Sarà ricordato come il più grave attacco mai subìto, fino ad ora, dalle truppe tedesche in Afghanistan, lo scontro a fuoco di ieri nei pressi di Kunduz che ha lasciato sul campo tre militari morti e otto feriti, di cui cinque gravi. Oggi le esequie delle tre vittime, cui parteciperà il ministro dello Sviluppo tedesco, Dirk Niebel, che ha prolungato la sua visita ufficiale nel Paese per riportare il più presto possibile in Germania le salme dei tre soldati. Al suo si è unito il cordoglio del cancelliere Angela Merkel. Ma quello dei militari tedeschi non è l’unico sangue versato in Afghanistan nelle ultime ore: ieri un razzo sparato da ribelli talebani è caduto in una zona residenziale della provincia di Kunduz uccidendo un bambino e ferendo due donne.

    India – Bomba nell’Orissa, morti 10 agenti
    Una bomba esplosa nel distretto di Koraput, nello Stato dell’Orissa, in India, ha ucciso almeno 10 poliziotti. L’ordigno ha colpito una pattuglia che partecipava a un’operazione contro i ribelli maoisti che controllano alcune province del centro e del nord est.

    Cina – Nessun segno di vita dai minatori sepolti da una settimana a Wangjialin dopo un crollo
    Si teme per la sorte dei 153 minatori rimasti intrappolati una settimana fa nei pozzi dell’impianto estrattivo di Wangjialin, nella regione settentrionale dello Shanxi. Secondo i soccorritori, tra cui alcuni sommozzatori, che ieri si sono calati nei pozzi, dalle profondità non giungerebbe alcun segno di vita. I lavoratori sono rimasti intrappolati a 250 metri a causa dell’inondazione di un tunnel sotterraneo.

    Russia – Attentato a un treno in Daghestan, nessuna vittima
    Otto vagoni di un treno merci che trasportava materiali da costruzione sono deragliati stamattina prima dell’alba a causa di un’esplosione lungo la linea ferroviaria che unisce Mosca all’Azerbaijian. La bomba è esplosa vicino ai binari nella provincia del Daghestan, già teatro nei giorni scorsi di attentati che hanno causato decine di morti. Un secondo ordigno, disinnescato dalla polizia, sarebbe dovuto esplodere all’arrivo sul posto dei soccorritori. Le agenzie russe non riferiscono né di vittime né di feriti, mentre il livello di tensione nel Paese resta alto: blindate le celebrazione della Pasqua in tutta la Russia, in occasione delle quali sono stati mobilitati 100mila poliziotti e 3500 soldati.

    Usa – Strage in ristorante a Los Angeles, forse un regolamento tra gang
    Strage in un affollato ristorante di Los Angeles. Si tratta dell’Hot Spot Café, nella zona di Valley Village, dove un uomo sulla trentina è entrato sparando all’impazzata uccidendo quattro persone e ferendone una. Tre delle vittime, tutti uomini tra i 20 e i 25 anni, sono morti sul colpo, il quarto mentre veniva trasportato in ospedale. L’autore del folle gesto è riuscito a scappare in auto. Secondo la prima ipotesi investigativa, si tratterebbe di un regolamento di conti tra bande armene rivali: poche ore prima, infatti, in un’altra zona della città, erano stati uccisi altri due uomini.

    Sudafrica – Ucciso in casa ex leader dell’estrema destra pro apartheid
    Massacrato a colpi di machete e a bastonate all’interno della sua azienda agricola, nel nord ovest del Paese, dove da tempo viveva ritirato. Così è morto ieri Eugene Terreblanche, 69 anni, leader di estrema destra dei bianchi sudafricani, da sempre oppositore dell’uguaglianza tra bianchi e neri che cercò in ogni modo di ostacolare l’abolizione dell’apartheid. Per il suo assassinio sono già stati fermati due giovani, di 16 e 21 anni, sorpresi con macchie di sangue sulle mani, che avrebbero già confessato. Uno dei due sarebbe un ex dipendente di Terreblanche e all’origine del gesto ci sarebbero stipendi non pagati. Il Movimento di resistenza Afrikaner, di estrema destra, promette vendetta, ma il suo leader, Andre Visagie, ha annunciato di aver convocato una riunione dei vertici per il primo maggio in cui si deciderà se intraprendere "azioni specifiche". Un appello alla calma, intanto, è stato lanciato dal presidente sudafricano, Jacob Zuma, che mette in guardia da ogni provocazione che possa alimentare l’odio sociale.

    Senegal – Festa per i 50 anni dell’indipendenza del Paese
    Il presidente senegalese Abdoulaye Wade, in occasione del cinquantesimo anniversario dell’indipendenza del Paese, ha annunciato che da oggi Dakar riprenderà “tutte le basi” dei soldati francesi presenti in Senegal. L’annuncio è stato fatto in un solenne discorso alla nazione in attesa dell’arrivo nel Paese del ministro degli Esteri francese, Brice Hortefeux, che assisterà alla parata in programma oggi. Nel febbraio scorso i due governi avevano raggiunto l’intesa per la chiusura degli impianti che ospitano circa 1200 uomini, al posto dei quali sarà realizzato un polo di cooperazione militare regionale con 300 soldati. Il presidente senegalese Wade, inoltre, alla presenza di 19 suoi omologhi, ha invocato la costruzione degli Stati Uniti d’Africa, da modellare “su una vasta unione, come gli Stati Uniti e l’Unione europea”.

    Italia – Incidente in impianto Enel Civitavecchia, morto un operaio
    Tragico incidente ieri nell’impianto di Torrevaldaliga Nord, a Civitavecchia, del Gruppo Enel: un operaio è morto investito da un getto di ammoniaca causato dalla rottura di un tubo e altri tre sono rimasti intossicati. La vittima ha sbattuto violentemente la testa contro un palo a causa della pressione del getto: non sarebbe, dunque, morta per intossicazione. L’Enel ha aperto un’indagine interna sulla sicurezza. Unanime il cordoglio del mondo politico per l’ennesima morte sul lavoro.

    Australia – Cargo cinese contro barriera corallina, rischio di disastro ambientaleUn cargo battente bandiera cinese si è incagliato oggi nella barriera corallina al largo di Rockhampton, a 70 km dal paradiso ambientale della Great Keppel Island, nello Stato del Queensland, in Australia. Finora le perdite dalla nave, che trasporta 65mila tonnellate di carbone e 950 di petrolio, sono esigue, ma c’è il rischio che lo scafo si spezzi in due tronconi, causando un disastro ambientale nell’area. (Panoramica internazionale a cura di Roberta Barbi)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 94

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