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Sommario del 16/08/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Vangelo del giovane ricco. Il Papa: non ci salva ciò che passa, ma l’amicizia con Dio
  • Cinque anni fa la morte di Frère Roger. Benedetto XVI: un testimone dell’ecumenismo della santità. La testimonianza di Frère Alois
  • Oggi in Primo Piano

  • Pakistan: oltre 3 milioni di bambini rischiano di morire per l'inquinamento dell'acqua
  • Afghanistan. Il generale Petraeus: prematuro il ritiro Usa nel 2011
  • Economia: la Cina sta per superare il Giappone
  • Falso allarme bomba a Lourdes: la preghiera è stata più forte della paura
  • Scienza e Vita: pillola dei 5 giorni dopo, banalizzazione dell'aborto
  • Lotta alla criminalità: il comune di Locri assume un testimone di giustizia
  • Mons. Bruno Forte: la vera autonomia è dipendere dalla verità
  • Chiesa e Società

  • I vescovi del Nicaragua: un patto sociale per fermare la decomposizione del Paese
  • El Salvador. Mons. Escobar Alas: porre fine alla barbarie della violenza
  • Indonesia: le minoranze religiose in piazza contro l'estremismo islamico
  • Aumentano i cristiani in Cina: sarebbero oltre 23 milioni
  • Sri Lanka: oltre 450mila pellegrini al Santuario di Madhu per l’Assunta
  • Thailandia: la Chiesa cattolica presenta il piano pastorale 2010-2015
  • Brasile: la protesta degli indios guaranì
  • L’Onu lancia il decennio di lotta contro la desertificazione
  • Al via un concorso di video-documentari dedicato a Mary McKillop, prima Santa australiana
  • Francia: tutto pronto per il Festival Mariano Internazionale
  • 24 Ore nel Mondo

  • L'Iran annuncia la costruzione di un nuovo sito per l'arrichimento dell'uranio
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Vangelo del giovane ricco. Il Papa: non ci salva ciò che passa, ma l’amicizia con Dio

    ◊   Benedetto XVI, ieri, nella Solennità dell’Assunzione, ha pregato perché sia rafforzata la nostra fede nella vita eterna, in quel regno dei cieli che non è una pura astrazione ma l’amore concreto di Dio che vince ogni morte. E il Vangelo della liturgia odierna ci propone la vicenda del giovane ricco che incontra Gesù per chiedergli cosa debba fare per avere la vita eterna, lui che già osserva tutti i comandamenti. Su questa pagina il Papa si è soffermato più volte nelle sue catechesi. Ce ne parla Sergio Centofanti.

    Il Papa lo ha ripetuto spesso lungo il suo Pontificato: la fede non è un cumulo di proibizioni e divieti, come talora viene presentato e vissuto, ma l’incontro liberante con Dio che mi ama:

    “Il cristianesimo non è un moralismo, non siamo noi che dobbiamo fare quanto Dio si aspetta dal mondo, ma dobbiamo innanzitutto entrare in questo mistero ontologico: Dio si dà Egli stesso. Il suo essere, il suo amare precede il nostro agire e nel contesto … dello stare in Lui … possiamo anche noi agire con Cristo. L’etica è conseguenza dell’essere: prima il Signore ci dà un nuovo essere, questo è il grande dono; l’essere precede l’agire … dobbiamo solo agire secondo la nostra nuova identità. Quindi non è più un’obbedienza esteriore … ma una realizzazione del dono del nuovo essere”. (Discorso al Pontificio Seminario Romano Maggiore, 13 febbraio 2010)

    E’ la legge dell’amore di Dio e del prossimo che riassume tutti i comandamenti. Ma occorre essere uniti a Cristo come tralci alla vite:

    “E chi è unito con Cristo … vive da questa nuova legge, non chiede: ‘posso fare questo o no?’, ‘devo fare questo o no?’, ma vive in questo entusiasmo dell’amore che non domanda: ‘questo è necessario oppure proibito’, ma vuol semplicemente, nella creatività dell’amore, vivere con Cristo e per Cristo e dare tutto se stesso per Cristo e così entrare nella gioia del portare frutto”.

    Solo così possiamo diventare intimi di Dio:

    “Non più servi che obbediscono a un ordine, ma amici che conoscono, che sono uniti nella stessa volontà, nello stesso amore”.

    Gesù propone al giovane ricco la via della perfezione. Ma qual è la perfezione della fede?

    “La perfezione, cioè l’essere buono, il vivere la fede e l’amore, è sostanzialmente una, ma in forme molto diverse. Molto diversa è la santità di un certosino e di un uomo politico, di uno scienziato o di un contadino, e via dicendo. … Tutto è importante agli occhi di Dio: è bello se è vissuto sino in fondo con quell’amore che realmente redime il mondo … E così per ogni uomo Dio ha il suo progetto e io devo trovare, nelle mie circostanze, il mio modo di vivere questa unica e comune volontà di Dio le cui grandi regole sono indicate in queste esplicazioni dell’amore. E cercare quindi anche di compiere ciò che è l’essenza dell’amore, cioè non prendere la vita per me, ma dare la vita; non ‘avere’ la vita, ma fare della vita un dono, non cercare me stesso, ma dare agli altri”. (Discorso ai giovani, 25 marzo 2010)

    Gesù invita il giovane ad abbandonare tutte le ricchezze per seguirlo, ma questi se ne va via triste, perché ha molti beni:

    “La ricchezza, pur essendo in se un bene, non va considerata un bene assoluto. Soprattutto non assicura la salvezza, anzi potrebbe persino comprometterla seriamente … E’ saggezza e virtù non attaccare il cuore ai beni di questo mondo, perché tutto passa, tutto può finire bruscamente. Il tesoro vero che dobbiamo ricercare senza sosta per noi cristiani sta nelle ‘cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra del Padre’”. (Angelus, 5 agosto 2007)

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    Cinque anni fa la morte di Frère Roger. Benedetto XVI: un testimone dell’ecumenismo della santità. La testimonianza di Frère Alois

    ◊   Una vita dedicata alla riconciliazione, all’amore, alla preghiera: il 16 agosto del 2005, Frère Roger veniva ucciso a Taizé da una squilibrata durante la preghiera serale. Cinque anni dopo, l’eredità spirituale del fondatore della Comunità monastica di Taizé, “la sua testimonianza di un ecumenismo della santità – ha sottolineato il Papa, in un messaggio per l’occasione – continui ad ispirarci nel nostro cammino verso l’unità”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “Comunione è uno dei nomi più belli della Chiesa”: Frère Roger Schutz ha dedicato tutta la sua vita a testimoniare concretamente questa sua convinzione. Una vita messa al servizio dell’unità dei discepoli di Cristo. Quando il 20 agosto del 1940 arriva nel villaggio di Taizé, la Francia, il mondo intero è scosso dalla guerra, dalla violenza. Alla divisione, Frère Roger risponde con la preghiera, con l’amore, con il dialogo. Un’eredità quanto mai viva oggi. Una semina che ha dato molto frutto, come sottolinea Benedetto XVI:

    “La sua testimonianza di fede cristiana e di dialogo ecumenico è stata un prezioso insegnamento per intere generazioni di giovani. Chiediamo al Signore che il sacrificio della sua vita contribuisca a consolidare l’impegno di pace e di solidarietà di quanti hanno a cuore il futuro dell’umanità”. (Udienza generale, 16 agosto 2006)

    I giovani sono la grande sfida profetica di Frère Roger. “Andrei fino in capo al mondo se lo potessi – scriveva il monaco svizzero – per dire e ridire la mia fiducia nelle giovani generazioni”. E generazioni intere di ragazzi passano da Taizé dove vivono l’esperienza di una relazione personale con Dio. La comunità di Frère Roger riceve negli anni le visite di Madre Teresa, dell’arcivescovo di Canterbury, Ramsey, di Giovanni Paolo II. “Si passa a Taizé – afferma Karol Wojtyla – come si passa accanto ad una fonte. Il viaggiatore si ferma, si disseta e continua il cammino”. E il cammino continua anche oggi, cinque anni dopo la morte di Frère Roger come sottolinea il suo successore alla guida di Taizé, Fratel Alois:

    R. – Rendiamo grazie a Dio per la vita di Frère Roger, per l’impegno, l’unità, la riconciliazione, la pace. Abbiamo ricevuto il messaggio del Papa che ci ha toccato il cuore, soprattutto quando dice che Frère Roger ha vissuto una “testimonianza dell’ecumenismo della santità”. Noi, la comunità, vogliamo continuare su questo cammino.

    D. – Ecco, l’amore, i giovani e l’ecumenismo, volendo, sono un po’ l’architrave della cittadella di Taizé...

    R. – Sì, perché Frère Roger sentiva la necessità di essere vicino ai giovani. Se i giovani non trovano una relazione personale con Dio, come possiamo costruire il futuro della Chiesa?

    D. – La comunità di Taizé nasce proprio come comunità di riconciliazione, in anni davvero molto difficili...

    R. – Sì. Adesso siamo in un periodo molto differente, però la riconciliazione e la pace rimangono un’urgenza molto importante e vogliamo fare tutto il possibile per riunire i cristiani, tutti i battezzati, nella preghiera, attorno a Cristo che ci riunisce. C’é già una certa unità, anche se non piena, però c’è un’unità tra tutti i battezzati. Possiamo cercare delle strade per esprimerla.

    D. – Quali sono le sue speranze, partendo proprio da questa ricorrenza?

    R. – La nostra speranza é trovare dei cammini con tutta la Chiesa, con tutti i battezzati, per esprimere ed anticipare l’unità già esistente.

    La preghiera è il cuore dell’esperienza di fede che si vive a Taizé. “La preghiera – diceva Frère Roger – non allontana dalle preoccupazioni del mondo. Al contrario non c’è nulla di più responsabile della preghiera: più si vive una preghiera umile e semplice più si è portati ad amare e a manifestarlo nella propria vita”. Una preghiera, che - come spiegava alla Radio Vaticana - trova in Cristo la fonte della riconciliazione:

    “Comment pouvons-nous nous préparer ...
    Come possiamo prepararci a costruire la pace e la riconciliazione in un momento in cui in tutto il mondo questa pace è minacciata dall’odio e dalla violenza? Cominciamo a sperimentare all’interno di noi stessi la pace del cuore, l’unità interiore! Oggi sta per suonare l’ora dei cristiani: dobbiamo mostrare al mondo l’essenziale, Cristo, la sorgente della riconciliazione, per costruire la pace dell’intera famiglia umana”.

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    Oggi in Primo Piano



    Pakistan: oltre 3 milioni di bambini rischiano di morire per l'inquinamento dell'acqua

    ◊   Destano ancora preoccupazione le notizie che arrivano dal Pakistan colpito nelle ultime settimane da alluvioni che hanno provocato più di 1.600 morti e colpito in diversa misura 20 milioni di persone. L’ultimo allarme dell’Onu è che circa 3 milioni e mezzo di bambini potrebbero morire per l’inquinamento dell’acqua. Il servizio di Debora Donnini.

    In Pakistan la piena del fiume Indo e degli affluenti sta provocando devastazioni, in particolare nelle province meridionali Baluchistan e Sindh. La città di Jacobabad non era mai stata così colpita: migliaia di abitanti sono stati trasferiti a Sukkur, uno dei centri più grandi del Paese. Qui migliaia di senzatetto ieri hanno inscenato manifestazioni e si sono scontarti con la polizia dopo che una persona è morta di stenti nel campo sfollati di Shikarpur road. All’emergenza medicinali, acqua e cibo, alla paura per le epidemie, si aggiunge, dunque, anche la tensione della gente stremata. Se continuerà il maltempo e si romperanno altri argini, fino a 10 milioni di persone nel sud del Pakistan dovranno essere evacuate nei prossimi giorni, avverte il ministro degli Interni della regione meridionale del Sindh, Zulfiqar Mirza. Più in generale c’è molta preoccupazione per i bambini: circa 3 milioni e mezzo potrebbero morire per l’inquinamento dell’acqua, afferma l’Onu. L’Unicef stima che 6 milioni di minori siano rimasti senza i familiari e senza una casa. In aiuto alle popolazioni colpite anche l’organizzazione Save the Children che è intervenuta soprattutto nella valle dello Swat, zona nordoccidentale del Pakistan. Abbiamo intervistato Michele Prosperi, responsabile comunicazione di Save the Children Italia …

    R. - Save the Children dall’inizio dell’emergenza ha raggiunto più di 40 mila persone con equipe mediche, cliniche fisse e mobili, con la distribuzione di tende, kit per il primo soccorso. L'azione prevede anche attraverso una partnership con il programma alimentare mondiale dell’Onu che ha scelto proprio Save the Children nell’area di Swat per distribuire aiuti alimentari. Finora abbiamo distribuito 27 tonnellate di derrate alimentari a 316 famiglie. La cosa più importante in questo momento, però, è quella di avere una grossa attenzione per quanto riguarda i bambini che sono i più vulnerabili in queste situazioni. I nostri medici hanno constatato casi di polmonite, di diarrea e di malaria. Ricordiamo che le piogge in questi giorni stanno continuando e sono previste piogge anche violente nelle prossime settimane. Tali piogge peggioreranno ulteriormente la situazione.

    D. - La valle di Swat dove operate è una delle più colpite, oltre chiaramente alle regioni meridionali del Sindh e del Balochistan..

    R. - Assolutamente, tra l’altro è un’area molto difficile da raggiungere. Ci sono molte aree impervie. La valle di Swat è solcata dal fiume Swat, la quasi totalità dei ponti sono stati distrutti, le nostre equipe spesso devono attraversare il fiume con delle carrucole, delle corde, dei cestelli appesi e molto spesso si tratta di fare decine e decine di chilometri, ore di marcia con i medicinali e gli aiuti sulle spalle, perché neanche i muli sono utilizzabili a causa delle caratteristiche particolarmente impervie del terreno.

    D. - Voi avete lanciato anche un appello per una raccolta di fondi..

    R. - Save the Children ha lanciato un appello di raccolta fondi per 15 milioni di dollari la settimana scorsa, ne abbiamo già raccolti 7 milioni e invitiamo tutti a sostenere gli interventi per cui è fondamentale la tempestività. E’ molto importante arrivare in tempo per fare in modo che le malattie non si diffondano, ma soprattutto che si affronti anche l’emergenza cibo, che sta diventando di giorno in giorno molto difficile.

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    Afghanistan. Il generale Petraeus: prematuro il ritiro Usa nel 2011

    ◊   L’Afghanistan al centro del confronto interno americano. La coalizione internazionale nel Paese asiatico potrebbe iniziare a trasferire alcune competenze in materia di sicurezza alle forze armate di Kabul. Lo ha dichiarato il segretario americano alla Difesa, Robert Gates, che tuttavia ha anche ribadito il rispetto della data del disimpegno totale statunitense, previsto nel luglio 2011. Una data questa considerata, invece, prematura dal comandante delle forze americane ed internazionali nel teatro mediorientale, il generale David Petraeus. Per un’analisi su questa differenza di vedute, Giancarlo La Vella ha intervistato Arduino Paniccia, docente di Studi Strategici all’Università di Trieste:

    R. – Credo che sia un contrasto che dura anche da tempo tra la componente militare e la componente politica e diplomatica americane. Già qualche tempo fa il generale McChrystal ha dovuto dare le dimissioni proprio perché aveva una linea completamente diversa da quella della presidenza. Detto questo, il generale Petraeus, che è lo stratega migliore che gli Stati Uniti hanno sul campo, sta cercando di convincere la presidenza americana che ci deve essere un ritiro flessibile e graduale.

    D. – Ritirarsi dall’Afghanistan nei tempi previsti dalla Casa Bianca che cosa provocherebbe secondo gli osservatori internazionali?

    R. – Sicuramente avrebbe delle conseguenze molto negative, perché è chiaro che, in questo momento, né la polizia, né l’esercito afghano sono in grado di reggere l’eventuale urto di un’offensiva talebana, né di assicurare sul territorio pace e stabilità. Il processo di maturazione delle componenti interne non è andato ancora a compimento e, quindi, il generale Petraeus chiede di rimanere fin quando non si abbia, non dico la certezza, ma almeno la possibilità, per l’esercito afghano, di essere intanto in maggior numero ed inoltre di essere sufficientemente addestrato per riuscire a mantenere l’ordine senza la presenza degli americani o comunque con una presenza molto, molto ridotta.

    D. – In questa difficoltà nel trasferire alle istituzioni afghane la gestione del Paese c’entra, in qualche modo, la presenza dei talebani che é ancora molto forte?

    R. – Certamente. La questione talebana non riguarda solo Kabul, ma anche il Pakistan, la Cina, gli Stati Uniti e i confini dell’Afghanistan. Se si è riusciti ad ottenere un ritiro in Iraq dopo anni tragici e, comunque, dopo un lunghissimo periodo, non può accadere che in Afghanistan questo succeda in qualche mese. Va anche detto che i talebani non sono più così forti come erano qualche tempo fa. Hanno subito delle perdite, vivono di criminalità e di traffico di droga e anch’essi potrebbero non essere in grado di scatenare un’offensiva per riconquistare un Afghanistan che sembra, dalle cronache, stia iniziando a tornare ad una vita civile. Ed é proprio per non interrompere questo sia pure lento processo, che il generale Petraeus, che ormai ha maturato un’esperienza vastissima nell’area del Medio Oriente, chiede di non precipitare le cose e di non affrettare il ritiro: di compiere cioè l’opera fino in fondo. Una cosa è avere davanti del tempo e la stabilità per poter comunque mettere in atto un processo politico di recupero, di amnistie o comunque di ripresa del territorio ed un’altra cosa è, invece trovarsi, da un giorno all’altro, scoperti. Ed allora sì che la situazione potrebbe precipitare.

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    Economia: la Cina sta per superare il Giappone

    ◊   Prosegue la crescita economica della Cina, ormai in procinto a fine 2010 di superare il Giappone al secondo posto della classifica mondiale a ridosso degli Stati Uniti. Pechino ha infatti sopravanzato Tokyo nel secondo trimestre dell'anno. Gli analisti parlano di un fatto storico per un’economia emergente come quella cinese che fino a dieci anni fa era al settimo posto. “Pechino è un interlocutore molto importante per l’Europa”, afferma l’economista Alberto Quadrio Curzio, vicepresidente dell’Accademia dei Lincei, intervistato Alessandro Guarasci:

    R. – Le esportazioni europee verso la Cina stanno crescendo in modo significativo, in particolare quelle della Germania. In secondo luogo, dal punto di vista politico, ormai la Cina rappresenta un colosso mondiale di rilevanza non minore per la strategia mondiale stessa, degli Stati Uniti. E dunque l’Unione Europea può essere un interlocutore molto importante della Cina stessa, per la sua capacità – dell’Unione Europea – di essere portatrice di una forma di democrazia molto partecipata, sperando in un’evoluzione della Cina stessa.

    D. – Professore, però laddove gli standard lavorativi non sono al massimo, è più facile ottenere risultati di questo genere …

    R. – Questo è, in realtà, il punto cruciale di tutta la vicenda, perché la Cina non potrà proseguire la sua crescita senza portare un miglioramento nel tenore di vita di tutta la sua popolazione attraverso meccanismi retributivi più equi attraverso condizioni di lavoro che tutelino meglio i lavoratori stessi. Perciò sarà essenziale un passaggio verso uno sviluppo più integrale.

    D. – Professore, ma questo risultato è dovuto soprattutto all’enorme forza lavorativa cinese, oppure c’è anche qualcos’altro – capacità di adattamento, riforme …

    R. – In Cina si realizzano anche prodotti di tecnologia avanzata e non solamente prodotti di bassa qualità. La Cina sta investendo moltissimo nella ricerca e quindi è ben vero che è basso il costo della forza lavoro, ma è altrettanto vero che la Cina non sta trascurando un innalzamento della qualità dei propri prodotti.

    D. – E’ sorpreso di questa fase di quasi-stagnazione del Giappone?

    R. – Credo che malgrado la forza della sua industria, la capacità innovativa straordinaria e la sua capacità di esportare, il Giappone sia un’economia per tanti versi molto chiusa. Per esempio, il Giappone importa molto poco; il Giappone non ha praticamente fenomeni di movimenti migratori in entrata. La Cina presenta dei potenziali di apertura molto, molto interessanti: a lungo termine, più interessanti di quelli giapponesi.

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    Falso allarme bomba a Lourdes: la preghiera è stata più forte della paura

    ◊   Il Santuario di Lourdes ha vissuto ieri, proprio nel giorno della Festa dell’Assunzione, momenti di grande apprensione. Oltre 30 mila fedeli e pellegrini sono stati fatti allontanare dal luogo mariano in seguito ad una telefonata che segnalava la presenza di quattro ordigni. Il Santuario è rimasto chiuso per diverse ore per consentire il controllo dell’area da parte degli artificieri. Fortunatamente, si è trattato di un falso allarme bomba sul quale le autorità hanno aperto un'inchiesta. Ripercorriamo quei momenti di apprensione attraverso la testimonianza, raccolta da Amedeo Lomonaco, di Emanuele Boero responsabile Unitalsi a Lourdes:

    R. - E’ stato un momento difficile perché in un ambiente di pace, di serenità, di preghiera si è violentemente intromesso questo annuncio di violenza. Il 15 di Agosto è un momento di presenza eccezionale di pellegrini, ed era veramente affollatissimo il Santuario. Si è vissuta un’esperienza invece di deserto, perché in pochi minuti tutto è stato chiuso e tutti gli spazi del Santuario erano completamente deserti. La Grotta è rimasta nella totale solitudine. Non si vede neanche d’inverno questo deserto, perché c’è sempre, comunque, una presenza di pellegrini.

    D. - In quale clima si sono svolte le operazioni di evacuazione?

    R. - Noi eravamo tutti alla Messa internazionale che si svolgeva nella grande Basilica di Pio X. Proprio a mezzogiorno è arrivato questo allarme. I pellegrini malati stavano defluendo in quel momento dalla Basilica per andare verso i centri di accoglienza, verso gli alberghi per il pranzo. Quindi è stato segnalato dai servizi di sicurezza questa difficoltà e nell’ordine, nella tranquillità - direi - siamo riusciti a far uscire in breve tempo tutti i pellegrini dal Santuario che è stato isolato completamente.

    D. - Come hanno vissuto fedeli e pellegrini questi momenti di apprensione?

    R. - La gente era ammassata, nell’ordine, ma comunque tutti vicino alle porte d’ingresso con la voglia di rientrare, Non appena è stato dato di nuovo, per fortuna, l’annuncio che tutto si era risolto e che si poteva rientrare, l’afflusso è stato immediato. Il Santuario si è ripopolato immediatamente e già 20 minuti dopo partivano i canti della processione eucaristica. Il vescovo di Lourdes, mons. Jacques Perrier ha voluto subito riprendere le celebrazioni.

    D. - C’è un’immagine che fotografa in modo eloquente quelle ore in cui il Santuario è rimasto chiuso?

    R. - Durante la chiusura, mons. Perrier, ha recitato con poche altre persone il Rosario alla Grotta. Era da solo alla Grotta alle 15.30 e ha voluto recitare il Rosario anche se in quel momento la Grotta era zona interdetta. Ma il vescovo ha detto: “La Madonna ci ha chiesto di pregare, io sono qui e prego”. Ha “disobbedito” e non si è allontanato dal Santuario perché ha voluto dare una testimonianza di fede e di preghiera.

    D. - Fa riflettere poi che l’allarme bomba è arrivato nel giorno della Festa dell’Assunzione...

    R. - E’ una festa di Maria ed è una festa che da sempre celebriamo sia in Francia sia in tutto il mondo, quindi la presenza di pellegrini a Lourdes è fortissima. Poi si lega anche ad un periodo di vacanza. Le persone sfruttano questo periodo venendo qui per ristorarsi anche nello spirito.

    Ai momenti di apprensione si è dunque subito sovrapposta la forza della preghiera come sottolinea anche mons. Paolo Angelino, presidente dell’Opera Federativa Trasporto Ammalati Lourdes (Oftal), intervistato da Antonella Palermo:

    "Noi abbiamo qui il pellegrinaggio diocesano di Vercelli con pellegrini e ammalati dell’Oftal. Ieri c’è stato questo allarme bomba con una telefonata alla polizia locale di Lourdes attorno alle 12.30. Si annunciava che alle 15.00 in Santuario quattro bombe sarebbero esplose. La cosa più bella è stata vedere le persone che assiepavano la recinzione del Santuario, e che in ginocchio pregavano, cantavano. E’ stata davvero un’esperienza significativa, di grande preghiera pur dinnanzi a questo tentativo che non so come definire. Chi pensava di creare disagio e panico, proprio contando anche sulla debolezza delle persone, ha trovato, invece, una forza morale di preghiera e di carità senza uguali".

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    Scienza e Vita: pillola dei 5 giorni dopo, banalizzazione dell'aborto

    ◊   “Siamo di fronte a mistificazioni scientifiche e manipolazioni di ordine ideologico”. Così, Lucio Romano, presidente dell’Associazione Scienza e Vita, sul via libera alla commercializzazione negli Stati Uniti della cosiddetta “pillola dei cinque giorni dopo”. Il preparato è attualmente diffuso in 22 Paesi europei, tra i quali Germania, Francia, Gran Bretagna e Spagna. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento dello stesso Lucio Romano.

    R. – La notizia è drammatica perché prosegue la ratifica dell’introduzione di una molecola per un uso che è squisitamente di ordine abortivo in quanto l’assunzione dopo l’avvenuta ovulazione e fecondazione evidentemente impedisce l’annidamento dell’embrione. Sotto il profilo culturale si finisce con il manipolare quello che è un dato inequivocabile della ricerca scientifica.

    D. – Eppure, c’è chi sostiene che questa pillola sia più vicina agli anticoncezionali …

    R. – La molecola è ulipristal-acetato ed appartiene allo stesso gruppo farmacologico dell’Ru486, quindi svolge la stessa azione del mifepristone o Ru486. Sotto il profilo squisitamente tecnico che cosa succede? Che se la molecola viene assunta prima dell’ovulazione, posticipa l’ovulazione; ma se viene assunta dopo l’ovulazione con rapporto fecondante, impedisce l’annidamento dell’embrione. Qualora, poi, l’embrione si sia già annidato, la somministrazione di questa molecola da luogo alla morte e alla successiva espulsione dell’embrione stesso.

    D. – Una pillola contro la vita e a favore della morte...

    R. – Assolutamente da condannare in una visione – direi – non religiosa, ma in una visione di sana laicità, di ragione, secondo quelli che sono i dati della scienza, perché a me sembra che la ideologizzazione della vita ha portato a negare anche quello che è l’evidenza scientifica, e manipolando il dato scientifico si porta inevitabilmente ad accettare come lecito quello che lecito non è, ad accettare come buono ciò che buono non è, ad accettare come etico ciò che etico non è.

    D. – E’ anche dannosa per la salute della donna?

    R. – Noi a tutt’oggi non sappiamo, perché sperimentazione – per esempio – non è stata fatta, per quanto riguarda le minorenni; né tantomeno sappiamo a lungo termine, quali possano essere le conseguenze a carico della salute della donna di un uso ripetuto nel tempo; così non sappiamo ancora con precisione, alla luce dei dati della ricerca scientifica, quali possano essere le conseguenze della molecola su di un feto, qualora questa non abbia fatto effetto e la gravidanza prosegua.

    D. – Professore, così si sta sempre più banalizzando l’aborto?

    R. – Si sta banalizzando al punto tale che l’aborto diventa un metodo di tipo contraccettivo.

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    Lotta alla criminalità: il comune di Locri assume un testimone di giustizia

    ◊   Il comune calabrese di Locri assume oggi, con un contratto a tempo indeterminato, il testimone di giustizia Rocco Rispoli. L’uomo ha rotto la cortina di silenzio con le sue dichiarazioni ai carabinieri denunciando i propri usurai. Il suo contributo nell’operazione “Shark” (squalo) ha prodotto 25 arresti. “L’evento rappresenta un segnale forte nella direzione della legalità per l’intero territorio”, ribadisce il sindaco di Locri, Francesco Macrì; al microfono di Simona De Santis:

    R. – Credo che i problemi di Locri e della Locride siano quelli che, purtroppo, ci sono in tutto il Mezzogiorno d’Italia e anche, forse, adesso al Nord. Mi auguro che sia un segnale positivo sulla scia di un cambiamento che gli altri vogliano recepire.

    D. – Un esempio che lo Stato non abbandona i testimoni di giustizia …

    R. – Vorrei ricordare quello che hanno detto sia Rocco Rispoli che l’altro ragazzo che ha testimoniato, Luca Rodinò: hanno detto che avevano capito, alla fine del loro percorso, molto travagliato, che l’unica possibilità di salvezza era quella di rivolgersi alle istituzioni sane. Rocco, naturalmente, ha detto di avere avuto fiducia nel comune, nella Chiesa, nella prefettura, nell’Arma dei Carabinieri ed è riuscito a venirne fuori.

    D. – Qual è la situazione, oggi, parlando di usura, di criminalità organizzata?

    R. – Ritengo che sia molto migliorata. C’è stata la punta massima con l’uccisione del vice presidente del Consiglio regionale, allora, che ha permesso l’istituzione di un gruppo territoriale di carabinieri qui, a Locri, che ha avuto grandissima importanza – secondo me – in quello che è accaduto dopo. Io ritengo che le forze dell’ordine in questa zona abbiano fatto un lavoro encomiabile insieme, ovviamente, alla Magistratura. Però, senza i due testimoni non si sarebbe fatto nulla. Quindi, vediamo una presenza sicuramente più importante dello Stato e questo ha aiutato la gente ad avere fiducia nello Stato.

    D. – Lei ha parlato in queste ore con Rispoli?

    R. – Ci ho parlato anche quando lui pensava che non si riuscisse a giungere in fondo a questo percorso che è stato anche abbastanza complicato dal punto di vista burocratico. Io credo che alla fine Rocco sia contento di essere rimasto a Locri perché la Prefettura – ad esempio – gli aveva anche dato un lavoro lontano da qui: aveva trovato contratti di lavoro fuori Locri ma lontano: in Lombardia, in Toscana … Ma lui voleva restare a Locri, e noi ci siamo riusciti. Quindi, da questo punto di vista credo che lui sia estremamente soddisfatto, ma come siamo molto soddisfatti anche noi! Rappresenta un segnale molto forte rispetto a tutta la città ma anche rispetto a tutto il territorio della Locride.

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    Mons. Bruno Forte: la vera autonomia è dipendere dalla verità

    ◊   Seicento teologi moralisti, provenienti da 73 Paesi di tutto il mondo, si sono ritrovati nei giorni scorsi a Trento per un Convegno mondiale che ha affrontato i temi più scottanti di questo periodo storico: dalla bioetica alla comunione ecclesiale, dalle principali questioni morali e sociali al concetto di verità. Massicia la presenza dei laici (circa il 40%), 130 le donne teologhe invitate. Ad aprire e chiudere i lavori le relazioni di due vescovi-teologi, mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, e mons. Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga. Fabio Colagrande ha chiesto a mons. Bruno Forte il significato di questo incontro internazionale:

    R. - Nel villaggio globale le sfide sono sempre più globali e dunque la riflessione teologico-morale, dovunque sia vissuta nei contesti più diversi della storia, si confronta con sfide comuni – basti pensare, per esempio, soltanto a quella della bioetica – e quindi c’è un bisogno di confrontare insieme le sfide e i problemi. C’è poi un’altra esigenza, più profonda, che è quella di sperimentare, vivere e testimoniare la comunione della Chiesa. Il teologo moralista, come ogni teologo, non è un avventuriero dell’intelligenza, ma deve percorrere i mari e la storia sulla barca di tutti che è la barca di Pietro, dove al timone appunto c’è Pietro, e con lui ci sono i vescovi, c’è il Magistero. Credo che il senso profondo e positivo di questo incontro sia stato proprio il voler sottolineare, come più volte mi ha ripetuto l’amico Antonio Autiero, che è stato l’organizzatore principale di questo convegno, teologo di fiducia della Conferenza episcopale tedesca: non si può elaborare un pensiero etico-morale oggi, senza un forte radicamento di comunione.

    D. - Uno dei punti centrali della sua introduzione, mons. Forte, è stato il concetto che non c’è etica senza trascendenza: cosa significa?

    R. - Io qui faccio mia un’analisi di Romano Guardini, il quale diceva che il grande dramma dell’epoca moderna, quella che ha portato a tutte le avventure dei totalitarismi e delle ideologie, è stata l’esasperazione dell’idea di autonomia. Quando un uomo vuol fare da sé, da solo, allora tutto diventa possibile nel bene e nel male, ma si perde l’ancoraggio e il riferimento che è necessario. Dunque, perché ci sia etica, è necessaria un’eteronomia fondatrice, che non significa annegare il valore della libertà e del discernimento da parte dell’uomo, ma significa dire che si è tanto più liberi quanto più questa nostra libertà si àncora su un riferimento di verità, di bene assoluto. E’ un po’ il messaggio che ci ha dato il Magistero morale in questi ultimi anni: pensiamo alla “Veritatis splendor”, pensiamo alla “Donum vitae” e così via.

    D. - Che non ci sia etica senza trascendenza vuol dire anche in qualche modo che l’etica, oggi, nel villaggio globale va letta non in chiave individualista, ma sempre come un’etica che mira anche a una giustizia sociale?

    R. - Non c’è etica dove non c’è il riconoscimento di una alterità, che è prima di tutto quella del prossimo, dell’immediato, “tu” a noi vicino. Per essere eticamente responsabile, per essere corrispondente a qualcuno io devo riconoscere la dignità di questo qualcuno. Ma questo “tu” non è soltanto il “tu” immediato e vicino, è in generale il “tu” della socialità, ed ecco allora una seconda dimensione di questa trascendenza che è quella della solidarietà, della responsabilità verso altri. E finalmente, in questo movimento di trascendenza, noi riconosciamo un’esigenza assoluta che è quella dell’imperativo morale. Ebbene, questo avviene da un “tu” ultimo e trascendente che è il “Tu” divino, quello che la morale teologica annuncia in riferimento a Gesù Cristo, Rivelazione di Dio. Senza questo “Tu”, l’uomo è solo e quando l’uomo è solo anche la sua autonomia si indebolisce perché non trova un aggancio ultimo e liberante che ci accomuni tutti e esiga da tutti obbedienza alla verità e al servizio degli altri.

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    Chiesa e Società



    I vescovi del Nicaragua: un patto sociale per fermare la decomposizione del Paese

    ◊   La prossima assemblea plenaria dei nove vescovi del Nicaragua si svolgerà la terza settima di settembre nella città di Estelí, lo ha annunciato ieri mons. Silvio Báez Ortega, ausiliare di Managua. Ad Estelí, città della quale è vescovo mons. Abelardo Mata, vicepresidente dell'Episcopato, "si continuerà la riflessione pastorale sulla realtà del Paese", ha precisato il presule della capitale, ricordando inoltre che sarà l'ultimo incontro episcopale del 2010. I vescovi nicaraguensi nelle due plenarie precedenti, in particolare in quella del mese d'aprile, alla fine dei lavori si erano dichiarati "preoccupati e consapevoli della gravità di atti che trasgrediscono la nostra Costituzione politica" (...) così come "il rispetto delle autorità", e perciò avevano esortato "al rigoroso rispetto delle istituzioni del Paese e dello stato di diritto" poiché, hanno spiegato, "sono gli strumenti migliori per garantire una convivenza pacifica e democratica". Il messaggio episcopale di quattro mesi fa era stato reso pubblico subito dopo che un avvocato ed ex giudice aveva guidato una marcia che si era conclusa con atti vandalici contro un albergo e altri fatti simili. Nel Paese centroamericano, come riferisce ogni giorno la stampa locale, i gesti di intolleranza che spesso sfociano in gesti violenti, non accennano a diminuire e perciò, ha ricordato mons. Báez Ortega, "non si deve abbassare il livello di attenzione". Nel documento del mese d'aprile i vescovi del Nicaragua avevano inoltre espresso le loro preoccupazioni per ciò che considerano una vera “decomposizione sociale” ricordando che i gruppi violenti "sono tollerati e in qualche modo appoggiati da parte di coloro che dovrebbero essere i primi a rifiutarli e condannarli. “Le istituzioni - avevano aggiunto - non devono essere strumenti nelle mani di chi governa, per trasformare i propri abusi e ambizioni di potere, in modi di agire legali”. L'esortazione episcopale di quattro mesi fa sembra rimasta inascoltata, ha osservato il presule: “Il momento critico che vive il Paese si può superare solo con un dialogo trasparente” fra tutte le forze e settori della società, per creare così “il clima migliore per costruire consenso e per raggiungere un nuovo patto sociale che consenta di garantire la stabilità del Paese” . Senza entrare in dettagli sull'agenda di lavoro, il presule ha infine spiegato: "I temi che saranno trattati sono ancora in elaborazione. L'unico che è certo è che posso anticipare riguarda il programma delle celebrazioni del centenario della provincia ecclesiastica di Managua che cominceranno il prossimo primo dicembre". (A cura di Luis Badilla)

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    El Salvador. Mons. Escobar Alas: porre fine alla barbarie della violenza

    ◊   L'arcivescovo di San Salvador, mons. Luis Escobar Alas, ieri, nel suo abituale incontro con la stampa dopo la Santa Messa della domenica è tornato a riflettere sulla situazione del Paese, in particolare sulla violenza che sembra non avere fine. "Occorre urgentemente da parte delle autorità ogni sforzo per fermare questa spirale”, ha rilevato il presule ricordando con dolore la decapitazione, mercoledì scorso, di una bimba di sei anni nel villaggio di Las Acostas, a 40 km dalla città capitale. "Dobbiamo chiedere al Signore, e anche alle autorità, di fare di più per usciere insieme da questa situazione e in questo sforzo tutti dobbiamo sostenere le nostre autorità", ha ribadito il presule esclamando costernato: "Quanta barbarie, quanta cattiveria! Una bimba decapitata quando rientra dalla scuola è il simbolo tragico di quanto accade!". D'altra parte mons. Escobar ha parlato del suo recente incontro con i responsabili della sicurezza, che gli hanno confermato una "diminuzione dei fatti di violenza", ma ha aggiunto: "Loro hanno buona volontà e lavorano. Noi dobbiamo essere vicini a loro in questa lotta contro il male". L'arcivescovo salvadoregno interpellato dai giornalisti si è occupato di altri due temi. In merito ai 93 anni di età che avrebbe compiuto ieri, nell’giorno dell'Assunta, il suo illustre predecessore, mons. Oscar Arnulfo Romero, se non fosse stato assassinato il 24 marzo 1980, ha chiesto "intense preghiere per il progresso della sua causa di beatificazione". E con riferimento alle manipolazioni che a volte, per interessi politici o ideologici si fanno della figura e dell'eredità spirituale di mons. Romero, il presule ha ribadito quanto detto a più riprese da parte dell'episcopato del Salvador: "Mons. Romero e la sua santità sono simbolo di unione e di stile di vita cristiano". Infine, tornando al dibattito nazionale sulla libertà di espressione, in attesa di un verdetto della Corte suprema che si deve pronunciare sulla deroga dell'articolo 119 del Codice penale che oggi garantisce il diritto di critica dei giornalisti, mons. Escobar Alas, ha osservato che sarebbe "conveniente non introdurre modifiche in questa materia". "La libera espressione – ha precisato il presule - è fondamentale in un Paese democratico. Chiedo alla Corte un serio approfondimento della questione tenendo sempre presente il bene comune e il sistema democratico in cui viviamo e di cui tutti beneficiamo". Parlando sugli eccessi in cui a volte cade il giornalismo, l'arcivescovo ha precisato che è giusto che siano puniti ma per farlo "non occorre penalizzare il diritto alla critica (...) poiché si possono cercare altri modi o metodi". "E' prudente che sia revisionata la legislazione sulla materia, ha concluso mons. Escobar Alas, ed evitare così gli abusi che offendono la dignità della persona, ma non si deve pensare a limitare la libertà di espressione o al carcere per i giornalisti". (A cura di Luis Badilla)

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    Indonesia: le minoranze religiose in piazza contro l'estremismo islamico

    ◊   Più tutela per la libertà religiosa e pugno di ferro contro i gruppi musulmani estremisti che attaccano le minoranze. È quanto hanno chiesto diverse centinaia di persone che ieri hanno dato vita ad un raduno interreligioso a Giakarta, capitale dell'Indonesia. Almeno 500 persone hanno manifestato intonando canti nei pressi del Monumento nazionale della capitale, denunciando la "debolezza" del governo di fronte ai gruppi musulmani estremisti, come l’Islamic Defender Front (Fpi) e l’Islamic Community Forum, che in alcune regioni del Paese cercano di imporre la sharia. La protesta è stata organizzata della chiesa protestante Batak e dal gruppo islamico Ahmadiyah, considerato eretico da alcuni settori del mondo musulmano, che negli ultimi tempi hanno subito un’escalation di attacchi contro le rispettive comunità e i loro luoghi di culto. Nel 2010 si contano già 28 episodi di violenza, contro 18 dell’intero 2009 e i 17 del 2008. Una recrudescenza dell’intolleranza culminata l’8 agosto scorso con l’attacco alla chiesa protestante di Bekasi, durante la funzione liturgica domenicale, in cui sono rimasti feriti decine di fedeli. Gli organizzatori della manifestazione interconfessionale denunciano in particolare la mancanza di una ferma risposta da parte del governo del presidente Yudhoyono, che starebbe tardando ad intervenire per non compromettere il sostegno ricevuto dai partiti islamici in parlamento. Dal canto suo, il capo dello Stato, nei giorni scorsi, ha esortato i suoi connazionali alla tolleranza durante il mese di Ramadan, ma non ha fatto alcun riferimento diretto alle brutali aggressioni contro le minoranze religiose. (A cura di Marco Guerra)

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    Aumentano i cristiani in Cina: sarebbero oltre 23 milioni

    ◊   La comunità cristiana cinese avrebbe raggiunto la cifra di 23 milioni di fedeli, il numero più elevato nella storia della Cina. Lo afferma uno studio dell'Accademia cinese delle scienze sociali che mette a fuoco la variegata composizione di questa crescente fetta di popolazione. Secondo la ricerca i cattolici sono 5,7 milioni di persone, mentre le donne rappresentano il 70% dell’intera comunità cristiana. Per gli studiosi dell'Accademia, il boom dei cristiani è un risultato della crescita economica nel Paese, con il 73% che si è convertito dopo il 1993 e solo il 18% tra il 1982 e il 1992. Fra essi molti giovani, intellettuali, professionisti. Il maggior numero di cristiani si raccoglie soprattutto nelle zone costiere orientali e in quelle intorno al fiume Yangtze. Si tratta delle regioni più densamente popolate ed economicamente prospere. E' aumentato anche il numero delle chiese, che sono ora più di 55mila, alcune piccole altre che possono ospitare anche 8.000 fedeli, ma per lo più realizzate negli ultimi anni. Boom anche per le richieste di Bibbie: alla fine del 2009 sono state stampate in Cina oltre 50 milioni di copie della Sacra Scrittura. Lo studio rileva come siano aumentati anche i fedeli delle altre religioni, Buddismo, Islam e Taoismo. (M.G.)

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    Sri Lanka: oltre 450mila pellegrini al Santuario di Madhu per l’Assunta

    ◊   Oltre 450mila pellegrini hanno partecipato ieri, 15 agosto, alla festa per l’Assunzione di Maria, Madre di Dio, presso il Santuario di Madhu. Lo riferisce AsiaNews. E’il secondo anno che la festa viene celebrata dopo la sconfitta dei separatisti delle Tigri Tamil nel maggio 2009: negli anni precedenti, la guerra civile non aveva risparmiato la zona intorno al santuario, rendendo difficile la celebrazione dell’Assunta. La gran parte dei cattolici si è riunita presso il santuario già per i vespri del giorno prima. Il 14 agosto c’è stata la processione solenne, guidata dall’arcivescovo di Colombo mons. Malcolm Ranjith. Il 15 agosto è iniziato con la Messa solenne alle ore 6,30 di mattina, tenuta in sinhala, tamil e latino e celebrata da mons. Ranjith, insieme ad altri vescovi e sacerdoti. Quest’anno la festa del 15 agosto ha concluso la Settimana Nazionale per la Famiglia proclamata dalla Commissione cattolica nazionale per il laicato,che ha avuto inizio il 6 agosto nella diocesi di Mannar. Nell’omelia, mons. Ranjith ha ricordato che “nel nord ci sono famiglie che hanno perso sorelle e fratelli, famiglie che hanno perso padri e madri e ancora famiglie che hanno perso mariti e mogli. Alcune di queste famiglie colpite vivono ancora sotto il riparo di poche lamiere sottili. Questa gente che soffre appartiene alla stessa famiglia amata da Dio”. L’arcivescovo ha anche ricordato che la famiglia è la fonte dell’amore, che da Dio viene comunicato dai genitori ai figli e tra i coniugi: “molte coppie sposate – ha detto - non vogliono figli e altre li rinviano. Per il cristiano, la famiglia è come una piccola chiesa”.

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    Thailandia: la Chiesa cattolica presenta il piano pastorale 2010-2015

    ◊   Sviluppare le comunità parrocchiali per farle diventare delle comunità di fede viva, dove ogni credente segue Gesù Cristo e vive secondo i comandamenti del Suo amore, testimoniando la Buona novella. È quanto si propone il piano pastorale per il 2010-2015, presentato ieri dalla Chiesa cattolica thailandese. La Conferenza episcopale della Thailandia (Cbct) ha consegnato il piano quinquennale alle principali autorità ecclesiastiche del Paese nella cattedrale di Bangkok, durante la Messa dell’Assunzione a cui hanno partecipato più di 1000 fedeli. “Questo piano – ha detto ad AsiaNews il presidente della Cbct, mons. Louis Chamniern Santisukniran - non è una cosa del tutto nuova, ma la continuazione di quello decennale iniziato nell’anno giubilare del 2000. Ecco perché la visione sarà la stessa: il popolo di Dio unito come un sol uomo nell’amore di Cristo … che cerca, segue e proclama Gesù Cristo”. In particolare – ha spiegato il presule - si punterà alla formazione di Comunità ecclesiali di base (Basic Ecclesial Communities, Bec). Queste, chiamate anche “un nuovo modo di essere Chiesa”, sono comunità dove i fedeli si impegnano in modo attivo nell’evangelizzazione, nella formazione dei giovani, nel dialogo inter-religioso e nell’aiuto alla società. Il progetto della formazione delle Bec è stato lanciato da anni dalla Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia. Per compiere questo progetto mons. Francis Kriengsak Kovithavanij, vice-presidente della Cbct, ha invitato tutti i fedeli “a imitare la Madre di Dio nei suoi aspetti più importanti: una donna che accetta tutti i progetti di Dio, una donna di amore che pone Dio al primo posto nella sua vita e si prende cura degli altri. Per imitare Maria - ha detto - è necessario lottare per una società migliore fondata sull’amore e sul servizio”. (M.G.)

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    Brasile: la protesta degli indios guaranì

    ◊   Rappresentanti delle comunità native brasiliane si riuniscono da oggi al 20 agosto nello Stato del Mato Grosso do Sul per richiamare l’attenzione del governo sulla situazione degli autoctoni, in particolare quella degli indios guaraní, uno dei gruppi con il più alto tasso di suicidi del mondo. Circa 800 esponenti di molte delle 233 tribù brasiliane denunceranno l’uccisione dei loro capi, il furto ai guaranì delle loro terre, da destinare allo sviluppo di progetti industriali nel settore dell’allevamento del bestiame e della coltivazione della canna da zucchero; la protesta porrà inoltre in luce la forte opposizione dei nativi alla costruzione di dighe e strade statali nello Stato di Amazonas. La manifestazione è organizzata dall’Associazione dei Popoli indigeni del Brasile e dal Forum in difesa dei diritti indigeni, che hanno invitato agli incontri i candidati alle elezioni presidenziali brasiliane in programma il 2 ottobre prossimo. (M.V.)

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    L’Onu lancia il decennio di lotta contro la desertificazione

    ◊   Viene lanciato oggi a Fortaleza, nello Stato brasiliano di Ceará, il “Decennio delle Nazioni Unite 2010-2020 per i deserti e la lotta contro la desertificazione”, stabilito dall’Assemblea generale con la risoluzione 62/195 del 17 dicembre 2007. Con tale iniziativa l’Onu intende accrescere la consapevolezza delle sfide persistenti poste dalla desertificazione, dal degrado dei suoli e dalla siccità, nonostante gli sforzi della comunità internazionale per arginare l’avanzata del deserto; l’accento è posto al tempo stesso sulla lentezza della riduzione della povertà nelle zone aride del Pianeta. Il varo del “Decennio” avviene nell’ambito della “Conferenza internazionale su clima, sostenibilità e sviluppo nelle regioni semi-aride”, in programma a Fortaleza dal 16 al 20 agosto allo scopo di raccogliere e sintetizzare i saperi su cambiamenti climatici, mitigazione e adattamento, strategie di sviluppo durevole nelle zone aride e semiaride; dalle riflessioni e valutazioni degli esperti scaturiranno delle raccomandazioni utili all’elaborazione di politiche pubbliche e di programmi di ricerca. Il lavoro di analisi si baserà sull’individuazione di misure volte a ridurre la vulnerabilità e a rafforzare la capacità di adattamento attraverso una migliore sinergia tra settore ambientale, sociale, economico e politico. Quattro le aree di studio proposte all’attenzione degli esperti: lo stato dell’informazione scientifica sui temi del clima; l’impatto del clima sullo sviluppo sostenibile al fine di poter ridurre insicurezza alimentare, fame e carestia; clima e buon governo: valorizzazione della sussidiarietà, ruolo dei diritti umani e della giustizia nel miglioramento della qualità della vita nelle regioni aride e semi-aride; il processo di costruzione delle politiche pubbliche in materia di clima. (M.V.)

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    Al via un concorso di video-documentari dedicato a Mary McKillop, prima Santa australiana

    ◊   “In cerca di Mary”: si intitola così il concorso di video-documentari promosso in onore di Mary McKillop, la fondatrice della Congregazione delle Suore di San Giuseppe del Sacro Cuore di Gesù, che sarà canonizzata il prossimo 17 ottobre, diventando la prima Santa australiana. Aperto ai giovani tra i 16 ed i 35 anni, sia cattolici che non cattolici, il concorso ha l’obiettivo di “aiutare i ragazzi a scoprire il significato della vita di Mary nel contesto della vita moderna”. Come spiega suor Mary Mercer, membro della Commissione per i giovani del Comitato per la Canonizzazione di Mary McKillop, “questo concorso è un modo concreto, per i ragazzi australiani, di entrare in contatto con la vita della futura santa”. “Vogliamo che i giovani – continua sr. Mercer – ci dimostrino come interpretano la vita di una donna ordinaria che ha osato vivere in modo straordinario”. I video-documentari, infatti, dovranno raccontare lo spirito di Mary McKillop nel contesto del XXI secolo, in particolare in quegli ambienti come la scuola, l’università o la parrocchia, in cui i giovani vivono la loro vita. Entro il 20 settembre, tutto il materiale girato andrà caricato sul sito Xt3.com (ovvero “Cristo nel Terzo Millennio”), il social network nato in seguito alla Giornata Mondiale della Gioventù svoltasi a Sydney nel 2008. Gli utenti registrati a tale sito potranno votare il loro video preferito. In seguito, una giuria di esperti - composta da rappresentanti ecclesiastici, registi cinematografici e giovani – stilerà la “top ten” dei video migliori. Il primo classificato riceverà un premio di 5mila dollari australiani ed il suo mini-film verrà proiettato durante la cerimonia di canonizzazione di Mary McKillop. (A cura di Isabella Piro)

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    Francia: tutto pronto per il Festival Mariano Internazionale

    ◊   “Maria, Regina dei cuori”: sarà questo il tema del Festival mariano internazionale che si svolgerà a Paray-le-Monial, in Francia, dal 18 al 22 agosto. Giunto alla terza edizione ed organizzato dall’Alleanza mariana internazionale e dalla Comunità Emmanuel, l’evento si articolerà in 4 giorni di festa in onore della Madonna, e vedrà momenti di riflessione, di preghiera e di testimonianza. Destinato, in particolare, ai giovani e alle loro famiglie, il Festival invita a vivere delle vere vacanze in presenza di Dio. Centrale sarà la recita del Santo Rosario: durante i 4 giorni, infatti, si rifletterà sui Misteri gaudiosi, luminosi, dolorosi e gloriosi. “Con l’esempio ed alla scuola della Vergine Maria che « meditava tutte queste cose nel suo cuore » (Luc 2, 19) – informa una nota - il Rosario ci permette di entrare in una contemplazione profonda e ricca dei misteri della vita del Cristo. La preghiera meditativa e contemplativa del rosario ci conduce alla missione e all’azione, rinnovando il nostro cuore e la nostra vita”. “Preghiera del cuore della Vergine Maria – continua la nota – il Rosario ci invita a vivere i sentimenti della Santa Vergine, per entrare in questo Cuore a questo Cuore con il Cristo e fare quest’incontro decisivo con Dio che cambia le nostre vite e ci rende felici. Il Rosario è una preghiere profetica, ci dice qualcosa del tesoro di Dio”. Ma spazio sarà dedicato anche alla Chiesa di Haiti, colpita dal violento sisma del 12 gennaio scorso, e alla Chiesa in Medio Oriente, in vista del prossimo Sinodo che si terrà in Vaticano dal 10 al 24 ottobre. Molti i vescovi presenti, tra i quali si segnala anche mons. Giovanni D’Ercole, ausiliare de L’Aquila. Ma non mancheranno comunità e gruppi di preghiera. (I.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    L'Iran annuncia la costruzione di un nuovo sito per l'arrichimento dell'uranio

    ◊   L’Iran continua a sfidare la comunità internazionale in merito al suo controverso programma nucleare. Teheran ha fatto sapere che, entro i primi sei mesi del 2011, avvierà la costruzione di un nuovo sito per l’arricchimento dell’uranio. L’annuncio del capo dell’Agenzia atomica iraniana, Salehi, arriva dopo la quarta tornata di sanzioni decise contro la Repubblica Islamica dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e a pochi giorni dall’accensione della centrale nucleare di Bushehr, costruita dai russi, previsto per il 21 agosto.

    Nucleare Cina - Aiea
    La Cina e l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea) stanno discutendo la firma di un accordo sulla sicurezza nucleare. Lo ha riferito a Pechino il direttore generale dell’agenzia per il nucleare delle Nazioni Unite, Amano. Il testo prevede una maggiore operazione anche sul fronte della formazione del personale specializzato sul nucleare, sia nell’Asia Orientale che nel resto del mondo. Il vice premier di Pechino, Zhang Dejiang, ha ribadito che il suo Paese “ripone enorme importanza sull’uso pacifico dell’energia nucleare” precisando che la Cina “ha completato tutti i suoi obblighi in termini di non proliferazione nucleare”.

    Medio Oriente-Quartetto
    Il Quartetto per il Medio Oriente – composto da Usa, Onu, Ue e Russia – rilancia con decisione la strada dei negoziati diretti tra Israele e Autorità Nazionale Palestinese per la ripresa del processo di pace. La proposta è contenuta in un documento che le parti hanno preso in considerazione. Tuttavia, il premier israeliano Benyamin Netanyahu si è detto disponibile a una ripresa dei negoziati ma non vuole nessuna condizione preliminare, mentre l’Anp chiede che venga prima fermata l’espansione degli insediamenti di coloni in Cisgiordania. A Lorenzo Cremonesi, inviato speciale del "Corriere della Sera" ed esperto di Medio Oriente, Stefano Leszczynski ha chiesto quali siano i nodi che impediscono oggi un dialogo diretto tra israeliani e palestinesi.

    R. – Il nodo é che in realtà non ci sono le condizioni per un vero negoziato, perché da parte israeliana, in questo momento, c’è la vittoria totale, c’é la sicurezza di avere il controllo militare e politico della situazione, mentre abbiamo gli americani che sono largamente disinteressati ad un impegno vero. Barack Obama ha altre questioni da risolvere, ha da assicurare l’uscita delle truppe dall’Iraq, gestire il difficile nodo in Afghanistan. Siamo ancora più indietro dell’inizio dei negoziati di pace ad Oslo nel 1993. Adesso c’è questo congelamento della costruzione all’interno delle colonie in Cisgiordania, che dovrebbe avvenire nelle prossime tre settimane, ed anche se questo avvenisse, Abu Mazen dovrebbe fare i suoi conti comunque con Hamas.

    D. – Gli unici che sembrano credere, in realtà, ancora ad una negoziazione e quindi alla necessità di mantenere i contatti con le parti, sono gli egiziani. Come mai? E' solo un atteggiamento di facciata, c’è un secondo fine o realmente hanno "una chiave diplomatica" per mantenere il dialogo con le due parti?

    R. – L’idea egiziana è sempre stata quella, tramite la questione israelo-palestinese, di avere un ruolo politico e diplomatico predominante in Medio Oriente. La questione israelo-palestinese è una questione anche molto simbolica. Poi c’è anche un aspetto molto concreto: gli egiziani sono davvero gli unici veramente preoccupati della presenza di Hamas a Gaza. Da qui, la necessità di mediare, rilanciare, aiutare in qualche modo Abu Mazen, cercare di contenere e di controllare il fenomeno-Hamas.

    D. – E’ plausibile il fatto che a Gaza ci siano delle formazioni qaediste che stanno prendendo il sopravvento su Hamas e quindi uno dei timori è proprio quello che Al Qaeda possa prendere il controllo di Gaza?

    R. – Questo timore, in qualche modo, si era concretizzato, avverato l’anno scorso: Hamas ha avuto degli scontri militari duri in questi ‘gruppi qaedisti’, chiamiamoli così, gruppi legati alla jihad islamica, legati addirittura ad Al Qaeda. Questi gruppi esistono e comunque questo è anche uno degli effetti boomerang del blocco, della chiusura che impongono gli israeliani: quando si chiude la Striscia ci sono, inevitabilmente, fenomeni di radicalizzazione. Hamas ormai si trova a dover controllare dei gruppi che la superano in termini di estremismo.

    Iraq
    Nuovi attacchi terroristici ieri in Iraq. Almeno 9 persone sono morte e altre 20 sono rimaste ferite in diversi attentati avvenuti in varie parti del Paese. Il più grave, a Baghdad, nel quartiere sciita di Sadr City dove tre civili hanno perso la vita per l’esplosione di un ordigno.

    Maltempo - Cina
    Si estendono le inondazioni in Cina. Sono arrivate al sud, nella provincia del Sichuan, dove piove senza sosta da giovedì. Si registrano già 13 morti e 59 dispersi. 500 mila in tutto le persone interessate, 20 mila gli evacuati dalle vicinanze dei fiumi. Le principali strade sono bloccate e le squadre di soccorso stanno incontrando difficoltà a raggiungere le zone colpite. Ieri giornata di lutto nazionale per le circa mille e 300 vittime delle inondazioni che hanno interessato la provincia nord occidentale di Guansu. Le autorità hanno dichiarato terminate le ricerche di 490 persone che risultano disperse.

    Maltempo - Niger
    Il maltempo sta flagellando anche diverse zone del continente africano. Grave la situazione in Niger, dove si contano decine di migliaia di sfollati a causa delle inondazioni di questi giorni. Per far fronte all’emergenza umanitaria mobilitate tutte le istituzioni legate all’Onu.

    Russia incendi
    Migliora la situazione in Russia sul fronte degli incendi. Nella notte, la zona nord è stata colpita da violenti temporali. Anche a Mosca, ripulita dallo smog, per le prossime ore sono previste piogge. Le temperature, però, restano sempre mediamente sopra la media stagionale nel settore centrale del Paese. Ieri, le autorità hanno deciso di estendere lo stop all’esportazione di grano fino al 31 dicembre, per evitare un’impennata dei prezzi sul mercato interno dopo i danni subiti dal comparto agricolo.

    Vertice Russia-Afghanistan-Pakistan
    Il presidente russo, Dmitri Medvedev, riceverà mercoledì a Soci, sul Mar Nero, i colleghi dell'Afghanistan, Karzai, e del Pakistan, Asif Ali Zadari. Al centro dell'incontro, a cui parteciperà anche il presidente del Tagikistan, Rakhmonov, la cooperazione economica e commerciale e la lotta comune contro il traffico di droga e il terrorismo.

    Coree-Usa
    Al via stamani le manovre militari congiunte Stati Uniti e Corea del Sud, in programma fino al 26 agosto. Irritazione da parte della Corea del Nord che ha minacciato “severe risposte” dinanzi alle “provocazioni”. L’iniziativa di Washington e Seul segue le nuove tensioni dovute all'affondamento, a marzo scorso, di una corvetta sudcoreana nel quale persero la vita 46 persone. Un incidente provocato secondo Seul da Pyongyang.

    Australia - elezioni
    Ultimi giorni di campagna elettorale per le elezioni federali anticipate in programma sabato prossimo in Australia. I sondaggi confermano un testa a testa fra il governo laburista di Julia Gillard e l’opposizione conservatrice guidata da Tony Abbott e la possibilità che nessuno dei due partiti riesca da solo a formare il nuovo esecutivo. I Verdi, che secondo gli analisti sono rafforzati dal malcontento degli elettori verso i partiti maggiori, sembrano certi di fungere da ago della bilancia al Senato, eletto con il sistema proporzionale che favorisce i partiti minori.

    Thailandia coprifuoco
    Confermato lo stato d’emergenza a Bangkok, in Thailandia, in vigore dal 7 aprile scorso quando venne deciso in seguito alle proteste delle "camicie rosse". Ad annunciarlo le autorità del Paese che invece hanno revocato il provvedimento in altre tre province.

    Onu - Cambogia
    La procura del tribunale Onu contro il genocidio dei cambogiani negli anni settanta ad opera dei Khmer rossi ha presentato appello contro la sentenza a 30 di carcere inflitta al ‘Compagno Duch’ a fine luglio. La corte lo ha giudicato colpevole di crimini di guerra e contro l’umanità per quanto avvenuto sotto la sua gestione nel carcere di Tuol Sleng, dove morirono 14 mila persone. Tuttavia per i giudici si tratta di una sentenza “troppo morbida”, in quanto, scontando gli 11 anni già passati in detenzione, l’uomo dovrebbe tornare in libertà tra 19 anni. I suoi legali, invece, stanno preparando il ricorso.

    Niger - Costituzione
    Sta prendendo forma il testo della nuova Costituzione in Niger. Approvata una bozza preliminare dal National Advisory Council (Nac), l’organo legislativo che sta traghettando il Paese da un regime militare ad un sistema multipartitico. Si tratta di un documento suddiviso in 14 titoli e 190 articoli, basato sulla Carta precedente. La stesura è stata possibile grazie al contributo dei maggiori costituzionalisti africani, provenienti da Paesi come Nigeria, Ghana, Libia.

    Darfur
    Due ufficiali di polizia della forza di pace dell’Onu e dell’Unione africana nella regione sudanese del Darfur sono stati sequestrati da uomini armati, mentre si recavano presso la base di Nyala. L'episodio è accaduto ieri. Al momento non si conosce la nazionalità degli ufficiali. Altri quattro soldati della missione internazionale furono sequestrati e poi rilasciati lo scorso mese di aprile.

    Rivolta immigrati - Milano
    Rivolta la notte scorsa al Centro di identificazione ed espulsione di via Corelli a Milano, ad opera di 18 immigrati, che hanno infranto vetri salendo sul tetto della struttura. Uno di loro, un algerino, è riuscito a fuggire. Cinque nordafricani sono rimasti contusi, tre in maniera grave. Gli scontri con la polizia intervenuta sul posto hanno provocato il ferimento di sei agenti. Gli immigrati sono stati denunciati per danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale. Quella della notte scorsa è stata la terza rivolta in un anno nella struttura. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata ed Elisa Castellucci)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 228

    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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