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Sommario del 15/08/2010
◊ Il Cristianesimo non annuncia una salvezza astratta dell’anima in un impreciso al di là, ma promette la vita eterna, dove niente di ciò che ci è più caro andrà in rovina, ma continuerà a vivere grazie all’amore di Dio. E’ quanto ha detto questa mattina il Papa durante la Messa presieduta nella parrocchia di San Tommaso da Villanova a Castel Gandolfo, nella Solennità dell’Assunzione. Benedetto XVI ha invitato tutti i cristiani a costruire, già qui sulla terra, il mondo nuovo che non passerà. A mezzogiorno, il tradizionale appuntamento dell’Angelus, nel cortile del Palazzo Apostolico della cittadina laziale. Il servizio di Sergio Centofanti.
(canto)
“Noi crediamo che Maria, come Cristo suo Figlio, ha già vinto la morte e trionfa già nella gloria celeste nella totalità del suo essere, «in anima e corpo»”.
Nell’omelia il Papa ricorda la formulazione del dogma dell’Assunzione, proclamato 60 anni fa da Pio XII. Maria dunque ci precede, ma quali sono – si chiede il Papa – “le radici di questa vittoria sulla morte prodigiosamente anticipata in Maria?”:
“Le radici stanno nella fede della Vergine di Nazareth … una fede che è obbedienza alla Parola di Dio e abbandono totale all’iniziativa e all’azione divina … La fede, dunque, è la grandezza di Maria, come proclama gioiosamente Elisabetta: Maria è «benedetta fra le donne» … perché crede e vive in maniera unica la «prima» delle beatitudini, la beatitudine della fede”.
Maria, Assunta in cielo, non è lontana da noi – afferma il Papa, che spiega cosa significhi il “cielo”:
“Noi tutti oggi siamo ben consapevoli che col termine «cielo» non ci riferiamo ad un qualche luogo dell’universo … no! Ci riferiamo a qualcosa di molto più grande e difficile da definire con i nostri limitati concetti umani. Con questo termine ‘cielo’ vogliamo affermare che Dio, il Dio fattosi vicino a noi non ci abbandona neppure nella morte e oltre di essa, ma ha un posto per noi e ci dona l’eternità”.
Per spiegare questa realtà Benedetto XVI si riferisce alla memoria, impressa nei nostri cuori, di quanti abbiamo amato e sono morti. Una parte di loro continua a vivere in noi, “ma è come un’«ombra» perché anche questa sopravvivenza nel cuore dei propri cari è destinata a finire”:
“Dio invece non passa mai e noi tutti esistiamo in forza del Suo amore; esistiamo perché egli ci ama, perché egli ci ha pensati e ci ha chiamati alla vita. Esistiamo nei pensieri e nell’amore di Dio. Esistiamo in tutta la nostra realtà, non solo nella nostra 'ombra'. La nostra serenità, la nostra speranza, la nostra pace si fondano proprio su questo: in Dio … nel suo amore creatore, noi siamo custoditi e introdotti con tutta la nostra vita, con tutto il nostro essere nell’eternità. E’ il suo Amore che vince la morte e ci dona l’eternità, ed è questo amore che chiamiamo «cielo»: Dio è così grande da avere posto anche per noi”.
“E Gesù, che è vero Dio e vero uomo – ha proseguito il Papa – “è per noi la garanzia” che l’uomo e Dio “possono esistere e vivere eternamente l’uno nell’altro. Questo vuol dire che di ciascuno di noi non continuerà ad esistere solo una parte che ci viene, per così dire, strappata, mentre altre vanno in rovina; vuol dire piuttosto che Dio conosce ed ama tutto l’uomo, ciò che noi siamo”:
“E Dio accoglie nella Sua eternità ciò che ora, nella nostra vita, fatta di sofferenza e amore, di speranza, di gioia e di tristezza, cresce e diviene. Tutto l’uomo, tutta la sua vita viene presa da Dio ed in Lui, purificata, riceve l’eternità. Cari Amici! Io penso che questa è una verità che ci deve riempire di gioia profonda. Il Cristianesimo non annuncia solo una qualche salvezza dell’anima in un impreciso al di là, nel quale tutto ciò che in questo mondo ci è stato prezioso e caro verrebbe cancellato, ma promette la vita eterna, «la vita del mondo che verrà»: niente di ciò che ci è prezioso e caro andrà in rovina, ma troverà pienezza in Dio”.
Il cristianesimo – ha detto con forza il Papa - dona una speranza forte in un futuro luminoso e “noi siamo chiamati, proprio come cristiani, ad edificare questo mondo nuovo, a lavorare affinché diventi un giorno il «mondo di Dio», un mondo che sorpasserà tutto ciò che noi stessi potremmo costruire. In Maria Assunta in cielo, pienamente partecipe della Risurrezione del Figlio, noi contempliamo la realizzazione della creatura umana secondo il «mondo di Dio»”. Il Papa ha concluso la sua omelia con questa invocazione:
“Preghiamo il Signore affinché ci faccia comprendere quanto è preziosa ai Suoi occhi tutta la nostra vita; rafforzi la nostra fede nella vita eterna; ci renda uomini della speranza, che operano per costruire un mondo aperto a Dio, uomini pieni di gioia, che sanno scorgere la bellezza del mondo futuro in mezzo agli affanni della vita quotidiana e in tale certezza vivono, credono e sperano”.
(canto)
Il Papa, al termine della Messa, attorniato dalla folla festante dei fedeli, è tornato nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo per la preghiera dell’Angelus, a mezzogiorno. In quest’occasione ha ricordato che “la venerazione verso la Vergine Maria accompagna fin dagli inizi il cammino della Chiesa”. “Artisti d’ogni epoca – ha sottolineato - hanno dipinto e scolpito la santità della Madre del Signore adornando chiese e santuari. Poeti, scrittori e musicisti hanno tributato onore alla Vergine con inni e canti liturgici. Da Oriente a Occidente la Tuttasanta è invocata Madre celeste, che sostiene il Figlio di Dio fra le braccia e sotto la cui protezione trova rifugio tutta l’umanità”. Quindi ha recitato un’antichissima preghiera a Maria:
“Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio: non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, ma liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta”.
(canto)
L'arcivescovo di Loreto: costruiamo con Maria il destino che ci porta a Dio
◊ La Solennità dell’Assunzione di Maria è vissuta con particolare gioia a Loreto, la città marchigiana dove è custodita, secondo la tradizione, la Santa Casa di Nazareth, dove la Vergine ha ricevuto l'annuncio dell'Arcangelo Gabriele. Sul significato di questa ricorrenza ascoltiamo la riflessione di mons. Giovanni Tonucci, arcivescovo prelato e delegato pontificio di Loreto. L’intervista è di Isabella Piro:
R. – È una Solennità che ci ricorda che il nostro destino è in Cielo, richiama la visione di Cristo che risorge dai morti. La solennità dell’Assunzione, il dogma dell’Assunzione di Maria ci ricorda che quel destino verso il Cielo non è soltanto il destino di Dio, ma è per tutta l’umanità. Maria non solo ci dà l’esempio, ma ci apre la strada. E lei, donna, quindi parte della nostra natura umana, è ormai parte della divinità, presente in Cielo insieme con suo Figlio. È in qualche modo un’indicazione di direzione. Dopo averci mostrato come si possa vivere una vita pienamente cristiana, Maria ci fa capire qual è il destino a cui siamo diretti e quindi ci dà quella serenità e quella sicurezza che la fede ci garantisce attraverso un destino che si consuma in Dio.
D. – Sono trascorsi 60 anni da quando Pio XII proclamò il dogma dell’Assunta: a suo parere la storia ha cambiato la percezione che i fedeli hanno di Maria?
R. – Io credo di sì, perché vediamo Maria molto più vicina a noi! Ci sono stati momenti in cui il desiderio di vedere e di capire la grandezza di Maria, quindi la sua santità, l’ha in qualche modo allontanata e resa quasi irraggiungibile. Oggi, forse, noi percepiamo molto di più il senso della quotidianità nella vita di Maria, la sua semplicità, il suo essere veramente uno di noi. E il dogma dell’Assunzione ci richiama il fatto che attraverso la quotidianità di una vita semplice, vissuta nel compiere la volontà del Signore, noi stiamo costruendo, con Maria, un destino infinito, un destino che ci porta a Dio. Io credo che Maria la sentiamo molto più vicina per questo e lei stessa ci fa sentire Dio più vicino.
D. – Maria è moglie e madre. Cosa insegna alle donne di oggi, così divise tra lavoro e famiglia?
R. – Il lavoro è senz’altro una missione grande e anche importante, ma la maternità e la vita di famiglia rimangono pur sempre la cosa più bella e più importante che una persona possa fare. Mai nessuna impresa raggiungerà la bellezza e la grandezza degli ideali che sono stati trasmessi a dei figli …
D. – Il Santo Padre Benedetto XVI ricorda sempre l’importanza di affidarsi a Maria: la fiducia dei fedeli nella Vergine su cosa si basa, principalmente?
R. – Si basa sul fatto di sentirla come qualcuno che ci è vicino. Maria è l’aspetto femminile e materno della Provvidenza di Dio. È quella che è giunta più vicina alla santità del Signore, quella che ha saputo interpretare in maniera perfetta la sua vocazione cristiana. Nel vedere lei, noi ci sentiamo in qualche modo accompagnati in un cammino che non ci isola, non ci rende parte di un disegno vano. È il sentirci dire: “Lei l’ha fatto, e noi possiamo farlo con Lei”. E l’affidarci a Lei non ci allontana da Cristo, perché rimane pur sempre Maria quella che ci ha detto, nelle sue ultime parole: “Fate tutto quello che mio Figlio vi dirà!”.
D. – Come vivere, quindi, nel modo migliore la Solennità dell’Assunta?
R. – Credo che debba essere innanzitutto un tempo di grande gioia e di grande contemplazione. Non limitarsi a quello che può essere un riflettere o un pensare, ma lasciarsi andare alla contemplazione. Per una volta, guardiamo il Cielo, guardiamo la bellezza di Maria, pensiamo al dono di questa creatura e cerchiamo di lasciarci riempire da questa felicità che il Signore ci dà.
Il Magnificat di Maria, speranza di poveri e oppressi: la testimonianza del parroco di Scampia
◊ Nell’odierna Festa dell’Assunzione le parole del Cantico del Magnificat, con cui Maria loda e ringrazia Dio, riecheggiano con rinnovato spirito d’amore in ogni terra, anche nei luoghi dove soprusi e violenze cercano di uccidere la speranza. E’ quanto sottolinea al microfono di Fabio Colagrande, don Francesco Minervino, parroco della chiesa di Maria Santissima Assunta a Scampìa, quartiere di Napoli che cerca di liberarsi dalla presenza della criminalità organizzata:
R. – Credo che sia la forza della parola di Maria che ci aiuta. Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili, ha ricolmato di beni di affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote … E’ un canto di speranza come quello della Festa dell’Assunzione della Vergine al Cielo! Poi, per quanto riguarda proprio la vita concreta della nostra gente in anima e corpo - almeno questo è il fondamento di questo dogma – questa festa ci dice che, anche se sembra nell’immediato che vinca la realtà del male, alla fine noi crediamo che sia il Bene, l’Assunzione, la forza della Risurrezione che redime tutto: non solo la vita nascosta, la vita spirituale, quella del mistero, ma anche la vita concreta. Per questo abbiamo bisogno di Lei nel nostro cammino quotidiano.
D. – La Festa dell’Assunta è un’occasione di speranza: lo ha detto il vostro arcivescovo, il cardinale Sepe. “’a Maronn’ c’accumpagn’” è un po’ il suo slogan pastorale. C’è tanto bisogno di speranza, a Napoli, soprattutto nei quartieri di periferia, oggi?
R. – Spesso viene rimproverato ai cristiani di pensare troppo al Cielo, alle cose che sembrano astratte, di non essere legati ai veri problemi della Terra. Maria ci fa vedere che è possibile questa sintesi tra il Cielo e la Terra, e questa è la speranza cristiana. Non è: “Andiamo avanti, tiriamo a campare”; Lei, guardando il Cielo e sentendo che in Lei il Cielo è sceso, guarda al mondo con fiducia, collabora con Dio perché il suo Regno venga: questo è fondamentale per il nostro essere Chiesa in questi territori.
D. – Quale ruolo riesce ad avere la Chiesa, oggi, su un territorio come quello delle periferie napoletane, alle prese con criminalità, droga, mancanza di lavoro e di futuro per tanti giovani?
R. – Il camminare insieme è anche la forza vera della speranza. Il fatto di restare su questo territorio, anche in questi territori dove non è facile vivere e dove non è nemmeno facile venire … ci accorgiamo che restare è la caratteristica della Chiesa: la Chiesa ci sta con questo nostro popolo, condivide; però, si sente anche l’amarezza di condividere quella che poi è la paura più grande che porta alla disperazione e allo scoraggiamento, ed è quella appunto di essere isolati. Ecco perché la Chiesa ha questo impegno in questi territori: la Chiesa deve restare, resta sempre, in ogni momento, in ogni situazione. Anzi, rafforza la sua presenza. Crediamo fermamente ad una presenza costante di sacerdoti, in modo particolare, per dire appunto: “Noi qui viviamo la nostra esperienza, anche di fede”.
D. – Don Francesco, quale preghiera ha rivolto oggi alla Madonna, pensando proprio alla sua parrocchia, alla sua città?
R. – Una preghiera di ringraziamento per il grande dono di Maria che il Signore ci ha fatto, di quel cantico che Maria ci consegna. Un grazie per averci donato questa Benedetta tra le donne. Un grazie per quel suo “Magnificat” che apre il nostro cuore alla speranza e nello stesso tempo ci impegna a fare la nostra parte, proprio come ha fatto Lei, pensando anche a tutte quelle persone che in questo Ferragosto certamente sono segnate da tristezza per la mancanza di un posto di lavoro, la sicurezza di una casa, per il dramma di famiglie che non esistono più, di figli che sono imprigionati nelle realtà materiali, non solo quelle delle devianze come la droga o la violenza … Veramente, chiediamo al Signore attraverso l’intercessione di Maria, che quella speranza che per noi non è uno slogan, ma è la realtà di una presenza, veramente raggiunga il cuore di tutti. (Montaggio a cura di Maria Brigini)
Ban Ki-moon tra gli alluvionati in Pakistan. Allarme epidemie
◊ “Sono qui per chiedere alla comunità internazionale di accelerare il suo aiuto al popolo pachistano”. Così il segretario dell’Onu, Ban Ki-moon, giunto oggi in Pakistan, per incontrare le autorità del Paese e visitare le aree colpite dalle inondazioni che nelle ultime settimane hanno fatto almeno 1.600 morti e 20 milioni di sfollati. E mentre continua la conta dei danni alle infrastrutture, secondo le Nazioni Unite almeno 6 milioni di persone hanno difficoltà ad accedere a cibo, acqua e medicinali. Grande allarme inoltre dopo la segnalazione del primo caso di colera. Da tutto il mondo continuano intanto a giungere volontari per portare aiuti alla popolazione. Il Cesvi (Cooperazione e Sviluppo) è tra le organizzazioni umanitarie presenti nel Paese. Francesca Sabatinelli ha chiesto a un’esponente della Ong, Diana Bassani, quale tipo di soccorso stiano attuando:
R. – Abbiamo appena concluso la distribuzione di cibo ed acqua in una zona nel distretto di Nowshera, che è uno dei più colpiti della provincia del Khyber-Pakhtunkhwa, che è la provincia nord-occidentale del Pakistan, che per prima è stata colpita dalle alluvioni. E’ andato tutto bene e ora stiamo rientrando a Islamabad. Questa è una delle nostre attività durante le emergenze e stiamo pianificando altri interventi di distribuzione in altre zone. Ciò che è più necessario, adesso, è l’acqua potabile: l’acqua del terreno è contaminata per via dell’acqua che ristagnava nei campi che è filtrata nel terreno, e anche a causa della presenza di carcasse di animali che ovviamente contaminano l’acqua. Poi, cibo, soprattutto per quelle famiglie che hanno perso tutto o per le famiglie con basso reddito, che sono tantissime. E poi anche beni non alimentari, come pentole per cucinare: per molte case che hanno avuto l’acqua fino a quasi due metri e che quindi si sono ritrovate il fango nei piatti, nei bicchieri, ovunque … anche se possono lavarli, le donne si rifiutano di utilizzarli perché sono contaminati. Poi ancora vestiti, scarpe, materassi da stendere sul pavimento perché ovviamente i materassi dei letti sono completamente bagnati e intrisi di fango, sono ormai da buttare via.
D. – La situazione in Pakistan la si conosce da immagini drammatiche che vengono costantemente tramesse. Voi nei giorni scorsi avete parlato di “comunità disperate” …
R. – Sì: le comunità sono disperate perché sono in attesa degli aiuti; in alcune zone è anche molto difficile raggiungere le popolazioni. Le persone sono in attesa perché in alcuni villaggi, distrutti dall’acqua, non è rimasto proprio nulla: né la casa, né beni materiali, né i raccolti perché i campi sono stati completamente distrutti, allagati e questo significa che i raccolti non ci sono più, né per questa stagione né per la prossima. Sono morti moltissimi capi di bestiame ed è risaputo che allevamento e agricoltura sono le prime fonti di sostentamento per queste popolazioni. Quindi, la situazione è tragica e molti villaggi sono totalmente dipendenti dagli aiuti umanitari, dalla distribuzione di cibo e di acqua.
Iran: tutto pronto per l'inaugurazione della prima centrale nucleare per la produzione di energia
◊ Rischia di inasprire i rapporti internazionali la notizia diffusa recentemente dalla Russia: il 21 agosto prossimo Mosca inaugurerà a Bushehr, in Iran, la prima centrale nucleare per la produzione di energia. La notizia pone nuovamente in evidenza le preoccupazioni innanzitutto degli Stati Uniti e di Israele per un possibile uso, da parte di Teheran dell’energia atomica a scopi bellici e non civili. Per un commento sulla questione nucleare iraniana, alla luce della prossima apertura della centrale di Bushehr, Giancarlo La Vella ha intervistato Giorgio Alba, esperto di questioni nucleari dell’Archivio Disarmo:
R. – Questa novità porta cambiamenti in tre elementi della discussione sul nucleare. Il primo, sulle centrali nucleari in Iran, il secondo è sugli impianti di arricchimento. E’ importante evidenziare che c’è uno scarso interesse da parte dell’Occidente, Stati Uniti ed Israele rispetto a quello che fa l’Iran presso questa centrale nucleare, perché il principale elemento di interesse, di preoccupazione sono gli impianti di arricchimento dell’uranio, e sono questi gli impianti che sono sotto le ispezioni dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica e all’attenzione dei servizi segreti occidentali. Il rischio di un eventuale sviluppo per uso militare del nucleare da questa centrale è limitato. Per la Russia è diverso: c’è un impegno contrattuale. Ci sono diversi miliardi di dollari che può ricevere dall’Iran per l’apertura di questa e di alte centrali, però ha un impatto politico, perché la Russia si trova a svolgere un doppio ruolo: da una parte, le viene chiesto – dall’Occidente – di schierarsi e adottare sanzioni contro quello che, in realtà, è un partner commerciale con cui ha interessi economici. Poi esiste un terzo elemento: quello del confronto che sta avvenendo, in questi ultimi anni, tra chi promuove l’energia da fonti rinnovabili e sostenibili e chi, invece, ha avuto un interesse – principalmente economico – a rilanciare il discorso sulle centrali nucleari. Questo doppio ruolo che ha il nucleare, sia in campo civile ma anche militare, riapre anche il dibattito se sia legittimo bloccare i programmi nucleari dell’Iran quando allo stesso tempo l’Occidente porta avanti programmi analoghi.
D. – La questione è legata soltanto alla sicurezza, che l’Iran adotti il nucleare unicamente per scopi civili, oppure c’è il desiderio – comunque – di isolare l’Iran dal contesto internazionale?
R. – L’Iran ha cercato negli ultimi anni, soprattutto dopo la caduta del regime di Saddam Hussein, di svolgere un ruolo da prima potenza regionale e il confronto sull’Iran usa in parte il nucleare proprio per limitare queste ambizioni di potenza regionale dell’Iran.
D. – Possiamo dire, a questo punto, che la comunità internazionale vede nella Russia il maggiore, se non l’unico, controllore, in questo settore, dell’Iran?
R. – Sì. La Russia ha investito molto in Iran e per questo i recenti cambiamenti di posizione da parte della Russia, che hanno visto la Russia aderire maggiormente alle posizioni del presidente Obama rispetto alle sanzioni, erano un messaggio positivo. Questa nuova apertura non cambia assolutamente niente nella politica di sanzioni verso l’Iran, però evidenzia una contraddizione di fondo per la Russia, nell’essere partner commerciale per il nucleare civile, ed essere parte attiva delle sanzioni per il programma nucleare relativa agli impianti di arricchimento dell’uranio.
I giovani della diocesi di Roma in pellegrinaggio a Santiago de Compostela
◊ Sono 250 i giovani in viaggio verso Santiago de Compostela sulle orme dell’apostolo Giacomo, nell’Anno giubilare giacobeo. Partecipano al pellegrinaggio promosso, come ogni anno, dal Servizio per la pastorale giovanile della diocesi di Roma. L’iniziativa è scandita, a partire da oggi e fino al 22 agosto, da giornate di preghiera e riflessione. Ma cosa cercano questi giovani mettendosi in cammino verso Compostela? Fabio Colagrande lo ha chiesto a don Maurizio Mirilli, direttore del Servizio diocesano per la pastorale giovanile:
R. – Tutti questi giovani sanno che in qualche maniera sono stati chiamati a realizzare e a capire qualcosa che Dio ha da dire loro e che, forse, anzi certamente scopriranno, quando arriveranno alla Tomba dell’Apostolo Giacomo.
D. – Perché avete voluto organizzare questa tappa particolare nell’estate dei giovani romani?
R. – Quest’anno, l’Anno del Giubileo di San Giacomo, ci ha fatto riflettere su la figura importante di questo Apostolo e soprattutto ci ha fatto riflettere sull’importanza di Santiago de Compostela come punto di riferimento, proprio per l’unità europea, perché anche dal punto di vista storico abbiamo sottolineato molto l’importanza oltre che di Roma e di Gerusalemme anche di Santiago per la nascita e la crescita dell’Europa.
D. – Il Cammino sarà accompagnato dalle meditazioni dei giovani e dalle diverse pagine del Vangelo del giorno. Come si svolgerà concretamente questo insieme di cammino, riflessione e preghiera?
R. – Certamente noi non faremo tantissime meditazioni, perché lasceremo molto tempo e spazio all’interiorizzazione e al cammino personale. La mattina ci alzeremo presto. I 250 giovani sono divisi in quattro cammini e ogni gruppo celebrerà la Messa. Il sacerdote che celebrerà lancerà, a partire dal Vangelo del giorno, quella domanda chiave, quella provocazione, su cui poi il giovane è chiamato, durante tutto il cammino della giornata, a riflettere, per cercare quella che in qualche maniera è la chiamata particolare, personale che Dio fa a ciascuno di loro. Poi, durante tutta la giornata, ci saranno tempi per fare un minimo di condivisione e la sera, prima di andare a dormire, nella preghiera serale, contempleremo in qualche maniera la bellezza del Creato con alcuni salmi che ne ricordano la bellezza e poi si farà un po’ di condivisione per vedere com’è andata la giornata.
D. – Sulle spalle uno zaino con dentro solo l’indispensabile...
R. – Solo l’indispensabile. Questa è una delle caratteristiche che farà crescere questi ragazzi: l’essenziale per vivere per una settimana; pochissimi indumenti e l’indispensabile per proteggersi dalla pioggia. I ragazzi di oggi, lo sappiamo, sono abituati ad avere tutto, tanto. Andare all’essenziale li aiuterà non solo sul piano materiale, ma proprio sul piano spirituale a capire cos’è davvero importante nella vita. (Montaggio a cura di Maria Brigini)
Fede e libertà in Guareschi: un nuovo libro sul celebre autore di Don Camillo
◊ “Guareschi. Fede e libertà” è il titolo dell’ultimo libro scritto da Giovanni Lugaresi sul celebre autore di don Camillo. In questo volume (pubblicato da Monte Università Parma) viene esplorata la forza spirituale di Giovannino Guareschi che nella vita e nell’arte ha sempre messo in pratica la speranza cristiana, anche quando, durante la Seconda guerra mondiale, ha conosciuto la prigionia nei lager: ce ne parla lo stesso Giovanni Lugaresi al microfono di Alessandra De Gaetano:
R. - Fede e libertà nella sua opera, ma anche nella vita, sono i due capisaldi di questo straordinario e - direi - raro scrittore. La fede di Giovannino Guareschi è la fede cristiano-cattolica, che egli ha sempre professato e - direi - praticato. La libertà è quella di uno spirito libero, è la libertà dei figli di Dio, è la libertà di coloro che intendono - come Guareschi ci ha insegnato - la dimensione prima di tutto interiore, spirituale e si è liberi veramente se si è liberi dentro. Allora ecco che tu puoi essere in un lager nazista, ma se sei libero dentro non hanno importanza i reticolati o le finestre sbarrate.
D. - Cito una frase del libro: “bisogna entrare con Guareschi nei lager nazisti per avere la giusta nozione della fede dello scrittore….”
R. - Nel lager nazista noi vediamo che Giovannino Guareschi, che cercava di aiutare i suoi compagni di lager andando a leggere nelle varie baracche quello che scriveva - perché lui era uno scrittore, un umorista e anche un vignettista – ebbene, lui cercava di resistere e di aiutare i suoi compagni a resistere e quindi, a tenerne alto il morale, proprio scrivendo delle cose e andandole a leggere. Ora noi vediamo che Guareschi, proprio in questa sua condizione di internato militare italiano nei lager, scrive di Dio, scrive della Provvidenza. Ecco, da allora noi poi assistiamo in tutta la sua produzione letteraria, questa forte connotazione della pagina di Guareschi in chiave religiosa. Basti sfogliare le pagine di don Camillo, dove fra don Camillo e Peppone, quello che emerge poi soprattutto è il Cristo crocifisso dell’Altar maggiore che rappresenta la coscienza cristiana di Giovannino, e che non può parlare se non e sempre a norma di Vangelo.
D. - A proposito di don Camillo, quali sono i momenti più significativi del suo dialogo con il Crocifisso?
R. - Direi che i momenti più significativi sono quando don Camillo - a mio avviso - per motivi di carattere polemico-politico, compie qualche cattiva azione nei confronti di Peppone che è suo avversario, e Cristo crocifisso regolarmente lo redarguisce e lo richiama alla carità cristiana. Questa è la grande cosa. Poi dall’altra parte, noi vediamo in don Camillo, ancorché assai polemico nei confronti di Peppone, uno slancio generoso cristiano, fatto di carità, fatto di amore - non solo per Peppone - ma per la sua gente. Don Camillo è veramente il prete per la gente, è il prete che si dà alla sua gente, è il prete che ama la sua gente.
D. - Che significato ha l’opera di Guareschi ai nostri giorni, e quale è il messaggio racchiuso tra le pagine di questo libro?
R. - Direi che c’è un elemento importantissimo, al di là dei due pilastri che ho già citato, la fede e la libertà, ed è questo: in Guareschi noi troviamo sempre una umanità straordinaria, una umanità che prevale sempre sulla ideologia e non a caso in un recente sondaggio sulle preferenze per i personaggi della letteratura del ‘900 oltre il 70 % delle risposte ha indicato don Camillo. Penso che questo sondaggio possa fare riflettere.
Allarme bomba a Lourdes: evacuati 30mila pellegrini
◊ Circa 30 mila pellegrini hanno evacuato oggi il Santuario di Lourdes a causa di un allarme bomba. L'allarme è stato ricevuto dal commissariato di polizia della cittadina pirenaica: quattro bombe sarebbero dovute esplodere alle 15 sul sito del santuario. Ma non è accaduto nulla. L’evacuazione dei tanti fedeli giunti per la Solennità dell'Assunzione - per permettere il controllo e l’eventuale bonifica della Basilica - si è svolta nella calma. Il responsabile dell'Unitalsi di Lourdes, Emanuele Boero, ha detto che si tratta della prima volta nella storia che si verifica un allarme del genere. "Ci hanno avvisato dalla gendarmeria e poi mi ha convocato il sindaco per dire che c'era l'allarme bomba - ha detto Boero a Skytg24 - e dopo un primo stupore tutti ci siamo allontanati. Forse nell'area del santuario, che è molto vasta, c'erano anche più di 30 mila persone, anche perché in questi giorni c'è il pellegrinaggio francese. Sono presenti anche degli italiani, in particolare un gruppo dalla Sicilia. Tutti stanno bene".
Incontro dei vescovi argentini sulla situazione del Paese e varo delle unioni omosessuali
◊ Martedì prossimo a Buenos Aires si aprirà un'importante riunione del Comitato di presidenza della Conferenza episcopale argentina che, sotto la guida del suo presidente, l'arcivescovo di Buenos Aires, cardinale Jorge Mario Bergoglio, discuterà diverse questioni di grande rilevanza. Fonti dell'episcopato confermano che tra i temi in agenda, oltre all'analisi della situazione del Paese con particolare riguardo agli aspetti socio-economici, si rifletterà sulle conseguenze complessive della recente legalizzazione delle unioni omosessuali che la Chiesa ha contrastato fino all’ultimo momento, quando a sorpresa, e grazie a cambiamenti di posizione di alcuni senatori, la Camera alta ha approvato, con un piccolo scarto di voti, il progetto di legge. All'incontro prenderanno parte, oltre ai membri della presidenza, i sette vescovi che guidano le Commissioni episcopali nonché numerosi presuli e delegati delle diverse regioni pastorali del Paese. Nel corso dell'incontro, che terminerà giovedì prossimo con una dichiarazione finale, saranno discussi anche i temi della conflittualità sociale, l'andamento della Missione continentale in corso e infine saranno ascoltati alcuni rapporti specifici sulla catechesi, la pastorale sociale, la liturgia e il sostegno alle regioni più povere del Paese. Dall'incontro uscirà anche l'agenda di lavoro della centesima Assemblea plenaria, in programma dall'8 al 13 novembre prossimi. (A cura di Luis Badilla)
Paraguay: i vescovi invitano a pregare per la salute del presidente Fernando Lugo
◊ Il presidente del Paraguay, Fernando Lugo, al quale una settimana fa è stato diagnosticato un cancro linfatico, è rientrato ieri nel suo Paese dopo essere stato sottoposto in Brasile ad un primo trattamento chemioterapico. Al suo arrivo il capo di Stato, che è apparso in buone condizioni, ha assicurato al Paese "di stare bene" e di voler "continuare il suo mandato con entusiasmo e dedizione". Intanto, i vescovi del Paraguay, in una breve nota, ricordando che "la salute e la vita sono doni di Dio", e invitando tutti "a porre nel Signore fiducia e speranza", aggiungono: "Di fronte alla malattia diagnosticata al presidente della Repubblica (...) invitiamo tutti i fedeli cattolici e ogni persona di buona volontà a unirsi a noi nella preghiera affinché egli possa raggiungere un recupero pieno della salute ed in lui si compia la volontà di Dio". Il presidente Lugo, nato nel 1951, è stato eletto il 20 aprile 2008 e pochi giorni fa ha festeggiato i suoi primi due anni di governo. Il 25 dicembre 2006 Fernando Lugo, allora vescovo emerito di San Pedro, aveva chiesto la riduzione allo stato laicale in concomitanza con la sua decisione di candidarsi alla presidenza. In risposta a tale richiesta, la Sede Apostolica prima lo aveva sospeso “a divinis” per accogliere poi, il 31 luglio 2008, la richiesta per l'intervenuta incompatibilità della sua elezione a presidente del Paraguay con la sua condizione ecclesiastica. (A cura di Luis Badilla)
Usa: via libera alla pillola “del quinto giorno" simile alla Ru486
◊ Gli Stati Uniti hanno detto sì, ieri sera, alla commercializzazione di “Ella”, la cosiddetta “pillola dei cinque giorni dopo”, diffusa anche in 22 Stati del Vecchio continente, tra cui Germania, Francia, Gran Bretagna, Spagna e Paesi scandinavi. Il farmaco può bloccare l’ovulazione, ma anche agire sull’embrione, impedendone l’annidamento in utero. Inoltre, definendolo come “contraccezione d’emergenza” si evita ogni riferimento alle norme che regolano l’aborto. Immediata la reazione del Movimento per la Vita, che avverte che la sostanza chimica appartiene alla stessa classe farmacologica della pillola Ru486. In un’intervista al Corriere della Sera, mons. Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita, commenta con amarezza la notizia dell’approvazione della vendita di "Ella" negli Stati Uniti. “Rientra tra le procedure per uccidere" – ha detto il presule – e, per quanto riguarda l'Italia, "è chiaramente in contrasto con la legge 194 sull’aborto”. (A cura di Alessandra De Gaetano)
Perù: la Caritas porta aiuto a 300 famiglie colpite dall’ondata di gelo
◊ Più di 300 famiglie delle zone montagnose di San Antonio de Esquilache, nella provincia di Puno, hanno ricevuto aiuti offerti dalla Caritas. Queste famiglie sono state colpite dalla forte ondata di gelo che continua a persistere sulla zona meridionale delle Ande peruviane. Gli aiuti consistono in vestiti, coperte, cibo e medicinali. È stata data la priorità alla distribuzione degli aiuti alle famiglie con bambini al di sotto dei cinque anni e agli anziani. In una nota inviata all’Agenzia Fides, la Caritas elenca le comunità rurali che hanno ricevuto gli aiuti: Komerucho, Cruzan e la parte centrale di San José de Cachipascana. “Le nostre comunità sono grate per l’aiuto fornito dall'istituzione Caritas Puno, visto che le autorità regionali e l'amministrazione locale sembrano averle dimenticate”, afferma Edilfonso Ticona Aldude, residente nella zona. In Perù è stato dichiarato lo stato di emergenza in 16 delle 25 regioni nelle quali è suddiviso il territorio peruviano. Il freddo ha causato diversi morti e gravi danni materiali. L’ondata di gelo è caratterizzata da temperature che raggiungono i 23 gradi sotto lo zero in alcune aree della regione meridionale di Puno, confinante con la Bolivia. Il rappresentante di Caritas Puno, Albania Bellota, ha dichiarato che saranno inviati aiuti anche in altre località della regione, ed ha ricordato che il 17 e 18 agosto è in programma una consegna di simili generi di soccorso alle comunità rurali della provincia di Lampa, compreso il distretto di Cabanillas, che si trova a più di 4000 metri sul livello del mare, dove le basse temperature sono insopportabili. (A.D.G.)
Sudafrica. La Commissione per i diritti umani: i partiti intervengano contro la xenofobia
◊ La Commissione sudafricana per i diritti umani (Sahrc) ha invitato gli esponenti politici sudafricani a far sì che i rispettivi partiti di riferimento si impegnino al massimo perché sia posto fine alle violenze xenofobe nel Paese. È assolutamente indispensabile, afferma la Sahrc, che i partiti politici esercitino il loro potere in favore di una maggiore integrazione e tolleranza. Non vi è dubbio, si legge in un comunicato, che i vuoti di potere della politica e la carente prestazione di servizi abbiano contribuito all’esplosione delle violenze del maggio 2008. Va detto inoltre che in taluni casi a livello locale si è approfittato degli attacchi per mero tornaconto politico. La Sahrc ha colto quest’occasione per riferire sugli esiti delle indagini condotte sulle violenze del maggio 2008 ai danni di cittadini stranieri, resi pubblici lo scorso marzo. Il rapporto in questione contiene tutta una serie di raccomandazioni dirette al governo e ad altri attori di portata nazionale, ed è stato presentato al parlamento nella speranza che suscitasse un dibattito e si decidesse di dare attuazione pratica alle raccomandazioni stesse. Queste prevedono, tra l’altro, misure preventive: un sistema più organizzato e integrato di risposta ai conflitti, comprensivo di sistemi di allerta precoce perfezionati; iniziative atte a consapevolizzare la popolazione circa i rischi di una leadership antidemocratica; procedure di denuncia per i membri di partiti politici; e rafforzamento dei sistemi giudiziari e di polizia per assicurare alla giustizia i colpevoli di atti di violenza xenofoba. Per quanto attiene al rientro a casa di sfollati a causa di fatti di violenza, il rapporto raccomanda di effettuare una valutazione più globale della situazione prima di dichiarare sicura una determinata zona. Nelle parole del gesuita padre David Holdcrof, direttore del Jrs (Jesuit Refugee Service) in Sudafrica, “qualsiasi persona di buon senso, nel leggere queste raccomandazioni, si unirebbe al coro di quanti chiedono che i contenuti del rapporto divengano oggetto di dibattito parlamentare”. Il Jrs si associa in particolare all’appello della Sahrc perché “non si scaglino poveri contro poveri”. La violenza xenofoba non va vista nell’ottica di una criminalizzazione delle fasce più povere della società sudafricana. Come dimostra un rapporto del "Forced Migration Studies Programme" della Witwatersrand University, frutto di studi empirici condotti sulle caratteristiche distintive dei 138 quartieri in cui nel maggio 2008 si erano verificati fatti di violenza, poste al confronto con i dati di altri quartieri contigui tranquilli, le violenze contro gli stranieri non sono imputabili in assoluto alla mancanza di lavoro o alla povertà. “È evidente che la violenza xenofoba che si riscontra in Sudafrica costituisce una problematica complessa che richiede tutta una serie di risposte e interventi concreti. Il dibattito parlamentare sul rapporto della Sahrc contribuirebbe quantomeno a indurre una maggiore consapevolezza del problema, e a suscitare in ambito politico la dovuta determinazione di farsene carico”, ha tenuto a precisare padre Holdcroft. (I.P.)
Filippina uccisa: in migliaia alla Messa celebrata a Milano
◊ Sono state più di 1.500 le persone raccolte in preghiera durante la celebrazione della Messa per Emlou Arvesu, la ragazza filippina uccisa a pugni in strada, il 6 agosto scorso. Il rito, svoltosi ieri a Milano, si è trasformato in un grande abbraccio tra la città e la comunità filippina. “Milano – ha detto nella sua omelia don Giancarlo Quadri, responsabile della pastorale per i migranti – deve essere davvero, come ha chiesto il cardinale Tettamanzi nella lettera per la morte di Emlou, 'una città in cui tutti sono responsabili di tutti'". I filippini, ha detto il sindaco Letizia Moratti al termine della celebrazione, “oggi ci hanno insegnato dignità, solidarietà, rispetto, tolleranza, assenza di giudizio”. Ed ha concluso: “Impariamo da loro ad essere migliori”. Le offerte raccolte durante la Messa - riferisce "Avvenire"- sono state donate ai familiari per le spese del rimpatrio della salma nelle Filippine, dove si svolgeranno i funerali. (A.D.G.)
Libano: ritirato serial tv iraniano sulla vita di Gesù dopo la protesta della Chiesa cattolica
◊ Il mese di Ramadan è iniziato sotto il segno della polemica in Libano. Due emittenti televisive libanesi “Al-Manar” (di Hezbollah) e la “NBN” (del movimento “Amal”), entrambe sciite, hanno iniziato la trasmissione di un serial di produzione iraniana sulla vita di Cristo, dal titolo “As-Sayyed Al-Massìh”. La diffusione delle prime due puntate hanno provocato sconcerto nelle varie comunità cristiane e la ferma condanna da parte dell’Assemblea dei Patriarchi e Vescovi Cattolici in Libano (equivalente della Conferenza Episcopale) e del Patriarcato Melchita-cattolico. Motivo della protesta il fatto che il serial in 17 puntate, prodotto a Teheran in persiano e doppiato in arabo, sia basato sul racconto del Vangelo apocrifo di Barnaba, secondo il quale a morire sulla Croce non sia stato Gesù bensì Giuda Iscariota che lo avrebbe sostituito. Dopo 24 ore di febbrili contatti, il Centro Cattolico d’Informazione ha organizzato una conferenza stampa durante la quale il presidente della commissione episcopale per i mezzi di comunicazione sociale, mons. Béchara Räi, ha espresso soddisfazione salutando la decisione delle emittenti di sospendere la trasmissione del serial nonostante il danno economico. Analoga reazione di condanna è stata registrata in Tunisia nei confronti di alcuni serial tv iraniani come “Giuseppe il Giusto”, “Il Cristo” e “La Vergine Maria”. Alcuni avvocati hanno chiesto al Gran Mufti di intervenire per sospenderne la trasmissione perché i personaggi dei Profeti sono interpretati da attori, in netto contrasto con gli insegnamenti dell’islam sunnita iconoclasta. Durante il mese di digiuno di Ramadan, i canali televisivi nei Paesi islamici si contendono l’audience a colpi di palinsesti con trasmissioni e serial religiosi durante il giorno, e programmi di intrattenimento e trasmissioni musicali al tramonto all’ora della rottura del digiuno (Iftàr). Grandi produttori dei palinsesti di Ramadan per le tv nei Paesi islamici sono l’Egitto e la Siria, seguiti dalla Turchia e dall’Iran che doppiano in lingua araba i propri serial tv per il vasto mercato arabo, circa 300 milioni di telespettatori. Osservatori ritengono che l’Iran stia utilizzando anche questo mezzo per “penetrare” nei mercati arabi ed influenzarne l’opinione pubblica. (A cura di Salim Ghostine)
La Comunità di Taizé, a 70 anni dalla sua fondazione, ricorda frère Roger
◊ La comunità di Taizé ha celebrato ieri sera con un pellegrinaggio i 70 anni della sua fondazione, cinque anni dopo la morte di frère Roger. Insieme con circa 5000 le persone, i fratelli della comunità si sono riuniti alle 19,30 in un grande prato vicino al villaggio e hanno celebrato all’aria aperta la prima parte della preghiera comune: dei canti, un testo biblico letto in diverse lingue da giovani di differenti continenti e un momento di silenzio. Un giovane italiano, della città di Trento, che viene a Taizé già da parecchio tempo, ha fatto il suo ingresso in comunità e ricevuto la veste bianca che portano i fratelli. Poi, tutti insieme, i fratelli e le migliaia di giovani di settanta Paesi che stanno trascorrendo la settimana a Taizé, insieme a qualche bambino, hanno attraversato il villaggio in pellegrinaggio. Sono passati davanti al cimitero della piccola chiesa romanica dove riposa frère Roger e dove era stata messa, in occasione di questa serata, l’icona copta egiziana dell’amicizia, così cara al cuore di frère Roger. E tutti si sono diretti verso la chiesa della Riconciliazione dove si è svolta la seconda parte della preghiera comune: è stato letto il Vangelo della Resurrezione e sono state accese le migliaia di candele che ciascuno aveva in mano, simbolo della speranza della Resurrezione. Il priore della comunità, Frère Alois, ha recitato questa preghiera, sono state le uniche parole pronunciate durante la serata: “Dio d'amore, ti ringraziamo per la vita donata del nostro fratello Roger, che ci ha lasciati cinque anni fa, e che era arrivato da solo in questo piccolo villaggio di Taizé 70 anni fa. Cercava con ardore di vivere della tua fiducia e di annunciare la tua bontá infinita per ogni essere umano, credente o non credente: tu, il Dio vivente, che non condanni e che non escludi nessuno dal tuo amore. In questa fiducia, tu gli hai donato di trovare la sorgente della gioia e della pace: la pace del cuore che ha fatto di lui un creatore di pace tra gli uomini. Come Giovanni Battista voleva preparare le vie del tuo Cristo, radunare il tuo popolo e dire a tutti: «Dio è vicino a voi». Volgersi verso te, Dio d'amore, ed essere vicino ai più poveri erano per lui realtà inseparabili. Alleviare le sofferenze, accogliere, accogliere in particolare i giovani, ascoltare per comprendere ogni cosa dell'altro: questa era la via che tu gli hai aperto per camminare al seguito di Cristo Gesù e per essere all'ascolto dello Spirito Santo. Povero e vulnerabile lui stesso, come era solito dire, con tutte le sue forze ha scelto di amare. Ha amato la tua Chiesa che raduna i credenti in un'unica comunione al di là delle frontiere politiche, sociali e culturali. Era per lui segno di speranza di una umanità riconciliata. Ti ringraziamo di poter fare memoria di lui con tutta la Chiesa. Le parole di Papa Benedetto vanno dritto al cuore quando scrive: «Che la sua testimonianza di un ecumenismo nella santità ci ispiri nel nostro cammino verso l’unità». I Patriarchi di Costantinopoli e di Mosca, l'arcivescovo di Canterbury, i responsabili luterani e riformati, e tanti altri, si uniscono a noi per dire la nostra riconoscenza. Dona a tutti noi di continuare con tutto il cuore ciò che frère Roger ha cominciato. Come lui vorremmo vivere dell'amicizia di Cristo, mettendo in pratica, senza esitare, anche una sola parola del Vangelo. In comunione con tutta la Chiesa attraverso il mondo e con coloro che ci hanno preceduto nella fede, a partire dagli apostoli e da Maria, ti lodiamo e cantiamo: «Gesù Cristo, luce interiore, non lasciare che le mie tenebre mi parlino. Gesù Cristo, luce interiore, donami di accogliere il tuo amore»”. (S.G.)
Al Dispensario pontificio di Santa Marta la carità non va in ferie
◊ “Il bene va fatto bene”: nel descrivere sulle colonne dell'Osservatore Romano il proprio servizio al Dispensario pontificio Santa Marta, suor Paola Pizzi ama ripetere questa affermazione del suo fondatore San Vincenzo de’ Paoli. La religiosa pugliese è la nuova superiora della comunità delle Figlie della Carità in Vaticano e da qualche mese è anche responsabile della struttura pediatrica. Subito dopo Pasqua, è subentrata nella direzione alla consorella svizzera suor Chiara Pfister, ritornata al di là delle Alpi dopo venticinque anni spesi, con amore e dedizione totale, nell’assistenza ai bimbi, soprattutto figli di immigrati, che quotidianamente bussano alla porta, entrando dal vicino ingresso del Perugino: circa 750 ogni anno, vale a dire quattrocento famiglie. Il dispensario fornisce assistenza medica, sostegno psicologico e assicura generi di prima necessità distribuendo latte, pannolini, carrozzine, alimenti, abbigliamento, giocattoli. Ai bambini vengono fatti controlli ogni quindici giorni e consultazioni specialistiche sono previste anche per le mamme. Quest’anno sono state effettuale oltre quattromila visite. Suor Paola, le consorelle e i volontari si occupano dei piccoli e delle famiglie a Santa Marta che trovano accoglienza a prescindere dalla fede, dalla provenienza, dalla cultura: così, oltre agli assistiti cattolici e cristiani, nei locali si incontrano musulmani, buddisti e indù. Inoltre la struttura offre medicinali messi a disposizione dalla farmacia vaticana. Non mancano infine le attività ludiche, che si svolgono nel giardino attrezzato della sede, e quelle legate alla casa di Terracina, concessa dalla Pro Infanzia di Roma per le vacanze estive in spiaggia. “Purtroppo quest’estate niente vacanze al mare – spiega suor Paola – perché la casa è in via di ristrutturazione. In compenso – prosegue – le famiglie sono state ben servite per affrontare il mese estivo e sanno che possono sempre contare su di noi per qualsiasi emergenza". Fondato l’8 maggio 1922 con la benedizione di Pio XI, all’indomani della fine della prima guerra mondiale, il dispensario fu voluto dalla newyorkese Dula Dracek, azionista di un’azienda produttrice di latte , che l’anno prima aveva chiesto a Papa Benedetto XV di poter creare una rete di distribuzione dell’alimento per i bambini bisognosi di Roma. Fu poi Pio XII ad intervenire più volte per sostenere l’opera. I successori ne seguirono l’esempio, assicurando locali più ampi, in proporzione all’aumento delle esigenze. Lo stesso Benedetto XVI ha visitato Santa Marta, agli inizi del suo pontificato, incontrando ospiti e volontari il 30 dicembre 2005. Suor Paola sta mettendo tutta la propria esperienza al servizio della struttura. “Mi hanno aiutata molto – ha detto – il sorriso dei piccoli, l’accoglienza delle famiglie, l’alternarsi dei volontari, dei medici sempre puntuali e disponibili”. “Ho raccolto con cuore libero e aperto l’eredità di Suor Chiara Pfister – conclude – che è stata interamente per i poveri e per i volontari. La sua intelligenza, il suo saper fare, la sua audacia: tutto orientava al bene dell’opera.” (G.B.)
Incendi in Russia: entrato in vigore l’embargo sull'export del grano
◊ È in vigore da oggi in Russia l'embargo sull'esportazione di grano. Il provvedimento, firmato dal premier Putin, arriva dopo che i vasti incendi di queste settimane hanno mandato in fumo almeno un quarto del raccolto annuale russo. Intanto migliora la situazione sul fronte delle fiamme ad est di Mosca e cala l’allarme per il centro di ricerche nucleare di Sarov minacciato dalle fiamme. Il servizio di Marco Guerra:
La Russia blocca fino alla fine del 2010 le esportazioni di grano. Il provvedimento, entrato in vigore oggi, è stato firmato dal premier Vladimir Putin il 5 agosto scorso per evitare un'impennata dei prezzi sul mercato interno, dovuta alla minore disponibilità del prezioso cereale. Lo stato d'emergenza per siccità e incendi è stato esteso a 27 regioni agricole della Russia, che dai 97 milioni di tonnellate di grano raccolto lo scorso anno è stata costretta a rivedere le stime del 2010 a 60-65 di tonnellate. Lo sviluppo della situazione nel terzo esportatore mondiale è seguito con attenzione dal mercato internazionale. Solo nel 2009 sono state esportati oltre 21 milioni di tonnellate di grano russo. Buone notizie arrivano intanto dal fronte della lotta alle fiamme. Nella regione di Mosca si assiste a una reale riduzione degli incendi per la prima volta da diversi giorni. Lo annunciato in una nota il ministero russo per le situazioni d'emergenza. E' calato, spiega il comunicato, il numero dei roghi nella regione dove si trova il centro di ricerche nucleare di Sarov, 500 chilometri a est di Mosca. Quanto alla capitale, ripulita nei giorni scorsi da alcuni temporali, sta tornando il fumo portato dai venti. Al momento, dice infine il governo, circa 1.200 persone con 151 mezzi stanno ancora lottando contro due grandi fronti di fiamme che minacciano i villaggi di Popovka e di Pushta, situati nel parco nazionale della Mordovia.
Nuove tensioni fra Coree
La Corea del Nord ha minacciato di infliggere “la più severa delle punizioni” alla Corea del Sud se vi saranno le previste manovre militari congiunte fra Seul e gli Stati Uniti. Il monito è stato lanciato da un portavoce dell’esercito nordcoreano, alla vigilia dell’inizio della manovra congiunta “Ulchi Freedon Guardian”, che durerà dieci giorni e si concentrerà soprattutto sulla difesa anti-sommergibile. Nelle stesse ore il presidente sudcoreano, Lee Myung-bak, ha detto non tollererà alcuna provocazione militare di Pyongyang. Seul e Washington, sulla base delle risultanze della relativa inchiesta internazionale, accusano Pyongyang di aver affondato a colpi di siluro la corvetta sudcoreana Cheonan lo scorso 26 marzo, sulla quale morirono 46 marinai. Accusa sempre respinta dalle autorità del regime nordcoreano.
Cina: lutto nazionale per le vittime deelle inondazioni
Giornata di lutto nazionale in tutta la Cina per le vittime delle inondazioni che la settimana scorsa hanno interessato il nord ovest del Paese. La giornata di lutto è cominciata con migliaia di persone che si sono radunate a Pechino, nella grande piazza Tiananmen, gridando slogan a sostegno dello Zhouqu, la zona colpita dagli smottamenti. L’ultimo bilancio fornito stamani dalle autorità di Pechino parla di 1248 morti. Circa 500 sono invece le persone che mancano ancora all’appello.
Pakistan
Non si fermano i raid statunitensi nelle aree tribali pakistane. 13 miliziani talebani sono stati uccisi ieri nel Nord Waziristan dai missili lanciati da un drone americano. L'area è ritenuta una roccaforte dei talebani e dei terroristi di al Qaida. Nelle ultime 24 si registra inoltre una fiammata di violenze nella regione del Baluchistan, dove a seguito di due distinti episodi sono rimasti uccisi 16 civili.
Iraq
Ennesima giornata di violenze in Iraq. Almeno nove persone sono morte e altre 20 ferite in diversi attacchi terroristici a Baghdad e dintorni. Nell'episodio più grave, tre persone sono saltate in aria nel quartiere sciita di Sadr City quando il loro minibus è stato colpito da un ordigno nascosto sulla strada.
Irlanda del Nord
Paura in Irlanda del Nord dove ieri sera tre bambini sono rimasti lievemente feriti a seguito dello scoppio di un ordigno a Lurgan, nella contea di Armagh. La bomba è esplosa in un cestino della spazzatura e la polizia ha poi evacuato alcune case dopo la scoperta di un pacco sospetto nei pressi di una scuola. Poche ore dopo una pattuglia è stata fatto oggetto del lancio di bottiglie molotov mentre pattugliava le strade della città. I nuovi episodi di violenza sono arrivati nel giorno dalla marcia protestante di Londonderry, da sempre causa di scontri e tensione tra la comunità nazionalista irlandese e gli unionisti filobritannici, e si inseriscono in un periodo di crescente tensione, segnato da diversi attacchi contro le forze dell'ordine nordirlandesi. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 227
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