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Sommario del 13/08/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • L’indissolubilità del matrimonio nelle catechesi di Benedetto XVI: icona dell'amore di Dio
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • La crisi si abbatte sui giovani. Boeri: necessaria una riforma del mercato del lavoro
  • Alluvioni in Pakistan: rischio di epidemie e di infiltrazioni fondamentaliste
  • "Date valore al vostro voto": appello dei vescovi australiani in vista delle elezioni
  • I progetti dell'associazione Agape per i bambini poveri del mondo
  • Accordo vicino sulle tariffe postali per le riviste diocesane e missionarie, voci libere sul territorio
  • Cento anni fa moriva Florence Nightingale, modello per le infermiere di tutto il mondo
  • Chiesa e Società

  • Black day dei cristiani pachistani contro la legge sulla blasfemia
  • I cattolici in India promuovono l’integrazione dei tribali contro le discriminazioni
  • Inaugurato un anno speciale in onore di Sant’Alfonsa, la prima santa indiana
  • L'arcivescovo di Osaka: apprendere la pace dagli errori del passato
  • Appello della Chiesa in Messico per la salvaguardia del creato
  • Intervento del vescovo di San Cristóbal de Las Casas sulle unioni omosessuali
  • Allarme Fao per il Madagascar: invasione di locuste minaccia l'agricoltura
  • In crescita l'Associazione degli studenti universitari cattolici nei campus Usa
  • Dopo i restauri torna nei Musei Vaticani la Biga di Francesco Antonio Franzoni
  • 24 Ore nel Mondo

  • Myanmar: dopo 20 anni le prime elezioni, ma senza l'opposizione
  • Il Papa e la Santa Sede



    L’indissolubilità del matrimonio nelle catechesi di Benedetto XVI: icona dell'amore di Dio

    ◊   “Non sono più due, ma una sola carne”. Nel Vangelo di oggi, Gesù sottolinea l’indissolubilità del legame matrimoniale. E rammenta che fin da principio, Dio ha creato l’uomo e la donna affinché si unissero per diventare una sola carne. E ai farisei che gli ricordano come Mosè abbia dato agli uomini il diritto di ripudiare la donna, il Signore risponde che ciò fu permesso per la durezza dei loro cuori, “ma all’inizio non era così”. Sul matrimonio, icona dell’amore di Dio, Benedetto XVI si è soffermato in più occasioni. Ripercorriamo alcune sue meditazioni al riguardo nel servizio di Alessandro Gisotti:

    L’amore umano è “una via privilegiata che Dio ha scelto per rivelarsi all’uomo”. Benedetto XVI mette l’accento sullo straordinario legame tra il Sacramento del Matrimonio e il Mistero trinitario. Proprio in questa relazione d’amore, sottolinea il Papa, possiamo scorgere “l’immagine cristiana di Dio e anche la conseguente immagine dell’uomo e del suo cammino”:

    “Dio si è servito della via dell’amore per rivelare il mistero della sua vita trinitaria. Inoltre, il rapporto stretto che esiste tra l’immagine di Dio Amore e l’amore umano ci permette di capire che all’immagine del Dio monoteistico corrisponde il matrimonio monogamico. Il matrimonio basato su un amore esclusivo e definitivo diventa l’icona del rapporto di Dio con il suo popolo e viceversa: il modo di amare di Dio diventa la misura dell’amore umano”. (Discorso al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su matrimonio e famiglia, 11 maggio 2006)

    Il Papa rammenta che “il matrimonio e la famiglia sono radicati nel nucleo più intimo della verità sull’uomo e sul suo destino”. La Sacra Scrittura mostra che la vocazione all’amore “fa parte di quell’autentica immagine di Dio che il Creatore ha voluto imprimere nella sua creatura”:

    “La differenza sessuale che connota il corpo dell’uomo e della donna non è dunque un semplice dato biologico, ma riveste un significato ben più profondo: esprime quella forma dell’amore con cui l’uomo e la donna, diventando una sola carne, possono realizzare un’autentica comunione di persone aperta alla trasmissione della vita”. (Discorso al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su matrimonio e famiglia, 11 maggio 2006).

    “Per me – confida il Papa – è una cosa molto bella costatare che già nelle prime pagine della Sacra Scrittura, subito dopo il racconto della Creazione dell’uomo, troviamo la definizione dell’amore e del matrimonio”:

    “Siamo all’inizio e già ci è data una profezia di che cos’è il matrimonio; e questa definizione anche nel Nuovo Testamento rimane identica. Il matrimonio è questo seguire l’altro nell’amore e così divenire un’unica esistenza, una sola carne, e perciò inseparabili; una nuova esistenza che nasce da questa comunione d’amore, che unisce e così anche crea futuro”. (Incontro con i giovani della diocesi di Roma, 6 aprile 2006).

    Il Papa osserva che il Matrimonio è il primo Sacramento istituito da Dio già nella creazione. “E’ un sacramento – spiega – del Creatore dell’universo, iscritto quindi proprio nell’essere umano”:

    “Quindi il sacramento del matrimonio non è invenzione della Chiesa, è realmente “con-creato” con l’uomo come tale, come frutto del dinamismo dell’amore, nel quale l’uomo e la donna si trovano a vicenda e così trovano anche il Creatore che li ha chiamati all’amore”. (Incontro con i giovani della diocesi di Roma, 6 aprile 2006).

    Le famiglie cristiane, è allora l’esortazione del Pontefice, sono chiamate a testimoniare la bellezza del matrimonio, la sua dimensione d’amore infinito. Un compito ancor più urgente oggi, constata, di fronte al diffondersi di correnti culturali ispirate all’edonismo e al relativismo:

    Consapevoli della grazia ricevuta, possano i coniugi cristiani costruire una famiglia aperta alla vita e capace di affrontare unita le molte e complesse sfide di questo nostro tempo. C’è oggi particolarmente bisogno della loro testimonianza.” (Angelus, 8 ottobre 2006)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un fondo di Salvatore M. Perrella dal titolo "La vita che non tramonta": in Maria assunta in cielo.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, il lavoro minorile nello Yemen.

    Due mondi divisi dalla sillaba "Io": in cultura, la conferenza dell'ambasciatore del Giappone presso la Santa Sede, Kagefumi Ueno, in occasione dell'incontro "Culture and Religiosity in Modern Japan".

    Malevich e gli altri alle prese con l'invisibile: il saggio di Jean-Claude Marcadé nel volume "Image Saintes. Maitre Denis, Roublev et les aures", catalogo della mostra allestita alla Galleria nazionale Tretiakov di Mosca.

    Un articolo di Carlo Carletti dal titolo "Come ti faccio la morale cantando": sulla tomba di Sabino arcidiacono romano del quinto secolo.

    Un articolo di Luca Miele dal titolo "Leonard Cohen e il re confuso": quanta Bibbia nelle canzoni del cantautore canadese.

    Nell'informazione vaticana, intervista di Mario Ponzi al Patriarca di Antiochia dei greco-melkiti.

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    Oggi in Primo Piano



    La crisi si abbatte sui giovani. Boeri: necessaria una riforma del mercato del lavoro

    ◊   “Dialogo e comprensione reciproca” per garantire il futuro ai giovani: questi gli intenti dell’Anno Internazionale della Gioventù indetto ieri dall’Onu. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, nell’occasione, ha chiesto un consolidamento degli sforzi per includere i giovani nelle politiche, nei programmi e nei processi decisionali dei Paesi membri. Da New York, Elena Molinari:

    “La crisi economica globale ha avuto un impatto sproporzionato sui giovani. Hanno perso il lavoro, faticano a trovare impieghi anche sottopagati e la loro possibilità di istruirsi si è ridotta drasticamente”: con questi timori il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha aperto ieri l’Anno Internazionale della Gioventù. Dodici mesi per far avanzare il dialogo e la comprensione fra le giovani generazioni, ma soprattutto per migliorare le condizioni di vita e le opportunità di sviluppo del miliardo e duecento milioni di persone che hanno tra i 15 e i 24 anni. Proprio ieri, infatti, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, rendeva noto che la recessione ha prodotto un record nella disoccupazione giovanile nel mondo, che ha raggiunto il livello storico di 81 milioni, pari al 13 % dei giovani a livello globale. Secondo il rapporto Ilo esiste dunque il pericolo di un’intera generazione perduta. Scopo dell’iniziativa lanciata ieri dall’Onu è dunque anche quello di spingere gli Stati membri ad investire in programmi sociali ed economici, che aiutino adolescenti e giovani, soprattutto l’ottantasette percento che vive in Paesi in via di sviluppo e che è stato colpito ancora più duramente dalla crisi.

    Sull’aumento record della disoccupazione giovanile nel mondo ascoltiamo il commento del prof. Tito Boeri, docente di economia all’Università Bocconi di Milano, al microfono di Luca Collodi:

    R. - Durante le recessioni la disoccupazione giovanile tende ad aumentare perché quello che succede è che la prima cosa che i datori di lavoro fanno è congelare le assunzioni, quindi rendere più difficile l’ingresso nel mercato del lavoro a chi si affaccia per la prima volta, come per l’appunto i giovani. Quindi, vediamo sempre che durante le recessioni, la disoccupazione giovanile aumenta. Tuttavia, questa volta, soprattutto in Paesi come l’Italia, come la Spagna, come la Francia e altri Paesi con strutture del mercato del lavoro duali, in cui c’è una parte protetta del mercato del lavoro ed un’altra meno protetta - sono lavoratori temporanei, contratti a termine, parasubordinato, eccetera - ecco, questa volta la crescita della disoccupazione giovanile è stata molto più forte che in precedenti crisi e credo che sia dovuta al fatto che questa volta non soltanto era difficile entrare nel mercato del lavoro, ma ci sono stati molti licenziamenti di giovani che erano già sul mercato del lavoro.

    D. - Prof. Boeri, il problema è che anche l’occupazione è in calo o nella migliore delle ipotesi l’occupazione resta ferma..

    R. - Sì, questo effettivamente è il problema più serio, soprattutto che è eredità di questa crisi, per i giovani. Noi rischiamo di avere intere generazioni che se entrano nel mercato del lavoro, entrano dalla porta secondaria, che non ricevono adeguata formazione in azienda, quindi, bisogna davvero fare delle riforme importanti del mercato del lavoro, bisogna affrontare questo nodo di fondo del dualismo del nostro mercato del lavoro, perché se non lo facciamo, condanniamo davvero le generazioni che si affacciano oggi sul mercato del lavoro, ad avere una carriera lavorativa molto difficile, costellata di periodi di disoccupazione. Ovviamente bisogna pensare già adesso a quali saranno le loro pensioni future, perché rischiano anche di avere delle pensioni molto basse: bisogna davvero, adesso, agire sui percorsi d’ingresso nel mercato del lavoro.

    D. - Un giorno leggiamo sui giornali o ascoltiamo alla radio o in televisione che la crisi è superata e siamo in ripresa. Il giorno dopo si legge, invece, che la crisi è dietro l’angolo e che rischia di tornare a settembre o a ottobre. Dove sta la verità?

    R. - La verità è che c’è tantissima disinformazione sulla crisi. Credo che questo non faccia bene ai cittadini, perché appunto li mette in una situazione di incertezza. Non è che riempiendo i giornali di titoli promettenti, si convinca la gente a comprare di più, credo che bisogna dare le informazioni adeguate. La situazione è grave, e chi paga il costo di questa situazione, sono principalmente i giovani.

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    Alluvioni in Pakistan: rischio di epidemie e di infiltrazioni fondamentaliste

    ◊   Resta drammatica la situazione in Pakistan in seguito alle terribili piogge monsoniche che nelle ultime due settimane hanno provocato oltre 1.600 morti e costretto ad abbandonare le proprie case almeno 14 milioni di pakistani. Ora il rischio è quello delle epidemie. Quasi 460 milioni di dollari i danni stimati dalle Nazioni Unite, che tentano di coordinare gli aiuti umanitari internazionali. Ma nel Paese asiatico regna il caos e gli aiuti umanitari faticano a raggiungere le aree più colpite. Le infrastrutture sono gravemente danneggiate e gli spostamenti avvengono con enormi difficoltà. Ma all’emergenza umanitaria ed economica del Pakistan si aggiunge adesso un nuovo elemento di instabilità politica, come ci spiega Carlo Filippini, dell’Osservatorio Asia Maior e docente di economia politica all’Università Bocconi. L’intervista è di Stefano Leszczynski.

    R. – Sì, direi che le conseguenze economiche sono paradossalmente minori e più trascurabili, nel senso che, pur essendo molto grave il disastro, si tratta di problemi a cui il Pakistan, purtroppo, è abituato. Sono invece le ripercussioni politiche sulla stabilità del governo e sul riemergere ancora più acuto del problema dei fondamentalisti islamici a creare preoccupazione.

    D. – Insomma, la povertà e le difficoltà in questo Paese potrebbero fondamentalmente favorire quelli che sono i “ nemici” della democrazia pakistana?

    R. – Da un lato, il governo è certamente inefficiente e vi è una diffusa area di corruzione, per cui anche gli aiuti internazionali poi non vengono utilizzati allo scopo prefissato. Sul fronte opposto, i fondamentalisti islamici sono molto bravi nel fornire quei servizi - aiuti concreti alle persone che sono state colpite dalle inondazioni - e acquistano una maggiore credibilità, ma soprattutto acquistano un maggior sostegno popolare.

    D. – Abbiamo visto che i primi a preoccuparsi della situazione pakistana sono stati ovviamente gli Stati Uniti. Il contributo americano si avvicina ai 50 miliardi di dollari...

    R. – Il rischio è che anche questi aiuti umanitari possano finire in mani sbagliate o per usi non direttamente a favore della popolazione.

    D. – Le alluvioni e le piogge monsoniche hanno colpito duramente anche altri Paesi dell’Asia, come l’India. Tuttavia qui non si sono avute forti ripercussioni politiche, come mai?

    R. – I danni maggiori o, ad ogni modo, le conseguenze maggiori verso la popolazione sono state nel Kashmir e noi sappiamo bene che il Kashmir è a maggioranza musulmana e che l’India ha sostanzialmente occupato, al momento dell’indipendenza, metà del Kashmir, contro la volontà della popolazione. Di conseguenza il Kashmir viene visto come un problema di una minoranza, che in ogni caso non è simpatetica all’India come Paese e come nazione. Da questo punto di vista, non crea problemi politici interni.

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    "Date valore al vostro voto": appello dei vescovi australiani in vista delle elezioni

    ◊   “Date valore al vostro voto”: si intitola così la dichiarazione che la Conferenza episcopale australiana (Acbc) ha diffuso, in vista delle elezioni parlamentari nel Paese, in programma il 21 agosto. Nel documento, firmato da mons. Philip Wilson, arcivescovo di Adelaide e presidente dell’episcopato australiano, si mette l’accento in particolare su alcuni valori che vanno considerati al momento del voto. Tra questi: la difesa della vita e della famiglia, l’educazione, la protezione dell’ambiente, la lotta alla povertà, il diritto alla sanità e alla casa. Al microfono di Emer McCarthy, l’arcivescovo Philip Wilson si sofferma sul contenuto del documento:

    R. – We began with the ...
    Innanzitutto, abbiamo affermato che i vescovi cattolici non suggeriscono alla gente per chi votare; ciò nonostante, siamo consapevoli del fatto che nel periodo delle elezioni molti nella comunità guardino ai vertici della Chiesa per un orientamento su questioni rilevanti. Noi stiamo sollecitando gli australiani a riflettere seriamente sul voto e a considerare i principi di cui devono tener conto, per votare correttamente al fine di risolvere le questioni che attualmente stiamo affrontando come nazione.

    D. – Considerando i tanti ambiti elencati dai vescovi, lei quale evidenzierebbe?

    R. – I think that in the …
    Penso che nelle elezioni attuali ci sia un movimento generale tra le persone secondo cui noi, l’Australia come nazione, dovremmo aumentare il nostro impegno negli aiuti internazionali allo 0,7 per cento del prodotto nazionale lordo. Una delle domande degli ultimi giorni, a proposito delle elezioni, è perché durante i dibattiti della campagna elettorale non si sia parlato degli indigeni australiani. Nella loro dichiarazione, i vescovi hanno detto che finché i più svantaggiati dei nostri concittadini indigeni continueranno a vivere nelle attuali condizioni da Terzo mondo, noi australiani dobbiamo vergognarci; che dobbiamo attivarci per lavorare insieme per cambiare queste condizioni e riservare una speciale attenzione a quelle persone.

    D. – Quanto è importante il voto cristiano o cattolico?

    R. – I think the Christian and Catholic vote is important…
    Penso che il voto cristiano o cattolico sia importante, perché c’è una percentuale significativa di australiani, il 27 per cento circa, che appartiene alla Chiesa cattolica. E penso sia molto importante che loro insieme ad altri credenti cristiani prendano coscienza del fatto che il loro voto conta e che quindi è molto importante che scelgano molto attentamente chi voteranno. E’ importante esaminare attentamente cosa propongono i singoli partiti, valutare attentamente il valore dei candidati e votare in modo intelligente, con un voto basato non solo sui valori umani ‘ordinari’ ma anche sulla loro visione del mondo alla luce della fede e che determina il modo in cui noi pensiamo di collocarci in questo mondo.

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    I progetti dell'associazione Agape per i bambini poveri del mondo

    ◊   La costruzione di “case famiglia”, la formazione scolastica e l’adozione a distanza per aiutare i bambini poveri a crescere nei loro Paesi. Sono questi alcuni dei progetti di Agape onlus, un'associazione che opera nel vasto mondo della cooperazione internazionale grazie all’aiuto di molti volontari. Il servizio di Elisa Castellucci.

    Per molti giovani il periodo estivo costituisce un momento importante per iniziare una sana e formativa esperienza di volontariato. Agape onlus è una delle tante associazioni che offre questo tipo di opportunità e che opera nei Paesi più poveri del mondo, aiutando i bambini con progetti di adozioni a distanza, strutture ospedaliere e case famiglia. A questo proposito abbiamo chiesto quanto possa essere importante il volontariato per un giovane al presidente della onlus, Mario Verardi:

    "L'esperienza del volontariato è molto importante nella vita di un giovane. Toccando la realtà di questi Paesi poveri, vivendo in prima persona questa realtà, i giovani sono portati a superare quelli che consideravano problemi qui da noi. Vivendo questa esperienza della sofferenza e della povertà, la capiscono e sono pronti ad aiutare. Abbiamo, grazie a Dio, diversi giovani che partono e collaborano con noi: sono protagonisti di speranza e di amore verso il prossimo. Vedere la partecipazione di tanti giovani è un gran sollievo perché in questo modo l’aiuto umanitario può sempre andare avanti".

    L’Associazione non riceve sovvenzioni da alcun ente pubblico e realizza i suoi progetti grazie all’impegno dei suoi volontari. L’intervento della onlus si concretizza nella costruzione diretta di case famiglia, supportate e finanziate da iniziative di auto-sviluppo. Uno dei progetti più importanti è il progetto Kimbondo nella Repubblica Democratica del Congo. L’obiettivo della struttura ospedaliera è quello di offrire ai ragazzi orfani e abbandonati un luogo dignitoso dove vivere e costruire il proprio futuro. Di questo progetto ce ne parla più dettagliatamente il tesoriere della onlus Paolo Vanini:

    "Forse è il progetto più complesso che abbiamo. Si tratta di un ospedale pediatrico che si trova a circa cinquanta chilometri a sud di Kinshasa. E’ gratuito, e questo significa che alla fine i bambini vengono lasciati lì. All’inizio abbiamo avuto il problema che i bambini, una volta guariti, non potessero stare a contatto con quelli malati, e quindi abbiamo cominciato a realizzare delle case-famiglia, per mettere poi i ragazzi in condizione di fare qualcosa, che è importante. Prendiamo i bambini che sono in condizioni disperate e li mettiamo in condizione di stare bene; poi, quando crescono, cerchiamo di offrire loro un progetto educativo globale".

    Il mare della solidarietà è fatto di tante piccole gocce d’acqua. Agape onlus, insieme all’aiuto di tanti volontari, sostiene la difficile sopravvivenza dei bambini in quei Paesi, dove può morire la speranza di un futuro.

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    Accordo vicino sulle tariffe postali per le riviste diocesane e missionarie, voci libere sul territorio

    ◊   Cauta soddisfazione: è il sentimento prevalente tra i settimanali diocesani e le riviste missionarie dopo il via libera della Presidenza del Consiglio all'accordo tra la Fieg, la Federazione degli editori, e le Poste italiane, per limitare gli aumenti delle tariffe postali. Aumenti entrati in vigore il 31 marzo scorso che hanno gravato pesantemente sul bilancio della piccola editoria, in particolare sui giornali diocesani e missionari. D'altro canto, nonostante l’accordo siglato tra Fieg e Poste Italiane, rischiano ancora di rimanere fuori dalle agevolazioni le pubblicazioni con tirature inferiori alle 20mila copie. Sulla decisione del governo e le prospettive per la piccola editoria, Fabio Colagrande ha intervistato don Giorgio Zucchelli, presidente della Fisc, la Federazione dei settimanali diocesani:

    R. – E’ un passo positivo anche se non ancora definitivo, perché manca ancora il “placet” dello Sviluppo economico, che è quello più importante. Quindi, siamo ancora in una fase di “fiduciosa attesa” perché questo è un passo importante! L’accordo è stato presentato la settimana scorsa, conteneva alcune dizioni che non potevano essere accettate dal punto di vista tecnico. Se il presidente del Consiglio ha dato parere positivo, vuol dire che sono stati risolti questi problemi tecnici, che erano molto importanti e delicati. Staremo adesso a vedere il passaggio un po’ più delicato che è quello, appunto, dello Sviluppo economico.

    D. – Dal 31 marzo ad oggi, i settimanali diocesani in Italia che danno hanno avuto da quel decreto?

    R. – Sono stati danni notevoli: io non posso quantificarli, però sono stati notevoli perché il costo postale è stato raddoppiato. Io so di alcuni miei colleghi che hanno ridotto le pagine, quindi gli spazi informativi, e che hanno allungato le ferie, hanno chiuso prima del solito e riapriranno dopo il solito in modo da poter risparmiare … Grosse difficoltà! Se, come c’è scritto su “Avvenire”, l’accordo potrà essere firmato e potrà essere attivo dal 15 settembre, saranno stati cinque mesi e mezzo di dramma che però si è risolto. E quindi, meglio guardare al futuro, ormai, che non piangere sul passato. Cercheremo di venire incontro a chi ha bisogno, ma se l’accordo che verrà approvato sarà come ci è stato presentato nei giorni scorsi, per la Fisc è certamente positivo! Abbiamo dovuto soffrire parecchio, in questi cinque mesi, ma poi per il futuro ci sarà per noi una possibilità di rilancio per i nostri giornali.

    D. – Don Zucchelli, a rischio ci sono molti posti di lavoro, ma a rischio c’è soprattutto l’impoverimento dell’offerta editoriale sui territori. Come dice “Avvenire”: molto spesso i giornali diocesani sono voci libere, voci scomode, anche …

    R. – Sono voci alternative sul territorio che non hanno nessun “padrone” a cui rispondere se non ai propri lettori, perché noi siamo dipendenti soltanto dalle diocesi; certamente, i nostri giornali sono una voce forte – noi pubblichiamo oltre un milione di copie – un' alternativa nei singoli territori. Quindi noi non vogliamo assolutamente chiudere. Noi faremo di tutto per non chiudere! (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Cento anni fa moriva Florence Nightingale, modello per le infermiere di tutto il mondo

    ◊   Cento anni fa, il 13 agosto del 1910, moriva Florence Nightingale, considerata la fondatrice del "nursing" moderno, ricordata anche con il soprannome "la signora della lampada". Allo scoppio della guerra in Crimea nel 1854 le fu affidata la gestione del lavoro negli ospedali militari in Turchia nei quali introdusse rivoluzionarie tecniche, per l’epoca, di prevenzione delle malattie. Simona De Santis ha parlato di questa straordinaria figura con Giovanna Carta, responsabile del Servizio Infermieristico dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma.

    R. – Florence Nightingale è il punto di riferimento oggi, a cent’anni dalla sua morte, per le infermiere di tutto il mondo. Fondò la prima scuola di infermieri e soprattutto diede delle basi scientifiche e dignità ad una professione, che era considerata prima di allora soprattutto su base volontaria e di accompagnamento più che per efficacia della cura.

    D. – E’ considerata la prima infermiera, genio della statistica. In che modo fu rivoluzionario il suo contributo?

    R. – Perché per prima diede il via a quello che è oggi tutto il campo della prevenzione delle infezioni ospedaliere. Proprio lei scoprì, sulla base dei dati che ogni giorno raccoglieva, che le infezioni in ospedale derivavano dalle mani degli operatori stessi, medici, che passavano da un malato all’altro, per esempio, senza lavarsi le mani. E questo venne fuori da tutti i suoi dati, che giornalmente scriveva sul suo diario.

    D. – Torniamo a ricordare un’immagine a cui noi tutti siamo abituati. Perché è stata chiamata la “signora della lampada”?

    R. – E’ stata chiamata così perché lei usava girare la sera tra le corsie dell’ospedale militare di Crimea con, appunto, una lampada a petrolio. Il suo spirito di abnegazione era talmente grande che faceva dei giri anche notturni tra i feriti e i malati. Ed erano proprio i feriti e i malati a chiamarla la “signora della lampada”, tanto che il romanzo della sua vita porta questo titolo.

    D. – Quanto l’identità cristiana ha inciso nel lavoro della Nightingale?

    R. – Portava gli insegnamenti cristiani ai malati e ai bisognosi. E sono proprio quei valori che l’hanno spinta – lei che veniva da una famiglia benestante – a lasciare tutto per dedicarsi ad una professione che allora era considerata per persone non certo del suo livello. Invece si è unita poi alle Suore di San Vincenzo de’ Paoli e insieme a loro ha portato avanti, con quella scientificità che abbiamo detto, questa attività di sostegno nella vita di tutti i giorni.

    D. – La Nightingale ha dunque introdotto il concetto di vicinanza con il malato, che poi è al centro della vostra professione...

    R. – Il contatto con i malati è il fondamento, il valore che ha la nostra professione. Se non si fa questo, la parte tecnica rimane assolutamente arida e ha molto, molto meno valore che non considerando l’uomo in tutte le sue componenti.

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    Chiesa e Società



    Black day dei cristiani pachistani contro la legge sulla blasfemia

    ◊   I cristiani in Pakistan hanno osservato l’11 agosto un “black day”, una giornata di protesta e di lutto contro le frequenti discriminazioni che subiscono nel Paese, soprattutto la legge sulla blasfemia che continua a mietere vittime. L’11 agosto del 1947 – riferisce l’agenzia Asianews – Muhammad Ali Jinnah, padre fondatore del Pakistan, in uno storico discorso avanti alla neocostituita Assemblea Costituente promise “libertà e uguaglianza” per tutte le fedi nel nuovo Paese. I cristiani di vari gruppi hanno così preso questo giorno come simbolo, per una marcia di protesta organizzata dalla ong pro-diritti Human Rights Focus Pakistan (Hrfp) fino al Circolo della Stampa di Lahore, dove hanno tenuto una conferenza stampa. Naveed ha sollecitato in conferenza una modifica del sistema elettorale che consenta alle minoranze religiose pakistane di eleggere in modo diretto i loro rappresentanti nei parlamenti nazionale e regionali, mentre oggi ogni minoranza ha una quota di seggi riservati che sono però destinati a persone scelte dai partiti politici, senza passare per il vaglio del voto popolare. Mentre il governo pachistano aveva fissato per l’11 agosto una “Giornata delle minoranze”, il parlamentare cristiano Nazir S. Bhatti ha di contro sostenuto che non ha senso parlare di “giorno delle minoranze” finché nel Paese i cristiani sono perseguitati per la loro fede con arresti e violenze, e ha annunciato che anche lui avrebbe osservato un “giorno di lutto” in ricordo di simili persecuzioni contro le minoranze. (C.F.)

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    I cattolici in India promuovono l’integrazione dei tribali contro le discriminazioni

    ◊   Riconoscere la dignità di una popolazione è l'impegno cui tutti sono chiamati a favore dei tribali in India. La comunità cattolica si è da sempre impegnata a fianco dei tribali per promuovere l'eliminazione di ogni forma di discriminazione. Tra gli organismi attivi c'è il Centro cattolico per l'aiuto legale e i diritti umani (Shakti), diretto dal gesuita Jebamalai Stany. Oggi in India, l'8 per cento della popolazione è costituito da tribali, definiti «tribù schedate» dalla Costituzione indiana. La popolazione indigena costituisce il segmento più vulnerabile e discriminato della società. Dal 1990, circa 8,5 milioni di tribali sono stati allontanati dalle terre di origine e vivono in condizioni di estrema povertà. Secondo padre Stany, la loro identificazione come «tribù schedate» non ha portato alcun beneficio, anzi, puntualizzare «lo status di tribali è diventato un modo per togliere loro ogni diritto, in particolare per quanto concerne il lavoro agricolo». In particolare, l'organismo cattolico pone in rilievo lo sfruttamento delle terre in cui vivono i tribali da parte delle grandi multinazionali: «Le terre, le foreste e i minerali — cita L’Osservatore Romano — sono depredati per scopi commerciali». Quella dei tribali è diventata una questione politico-sociale centrale in India, secondo padre Stany. Per troppo tempo, si rileva, la situazione dei tribali è stata tenuta al margine del dibattito nazionale. Fra l'altro, «anche la legge per l'estensione delle aree tribali, scritta nel 1996 con l'intento di dare agli indigeni il diritto all'autogoverno, tramite il riconoscimento dei diritti sullo sfruttamento delle risorse naturali, è per ora rimasta lettera morta». Il gesuita ricorda che oggi i tribali «non hanno alcuna possibilità di parola nei processi decisionali che li riguardano, nonostante i loro diritti sulle risorse naturali siano stati infranti con la frode». Assicurare i diritti ai tribali, si afferma, «significa promuoverne l'integrazione, un passo necessario per migliorare la loro partecipazione alla vita del Paese e per migliorare la loro condizione». «Chiediamo – conclude il gesuita – che ai tribali venga riconosciuto il rispetto che meritano e il giusto posto nella società e, inoltre, auspichiamo che la Costituzione venga emendata, sostituendo il termine “tribù schedate” con quello di “popolazione indigena”». I missionari cattolici sono presenti in varie aree dell'India per dare sostegno ai tribali. Un gruppo di religiosi, per esempio, opera nella diocesi di Miao, nell'India nordorientale. La diocesi è guidata dal vescovo George Pallipparambil che ha avviato da tempo una campagna di evangelizzazione nei villaggi più remoti della regione dell'Himalaya, dove si estende il territorio diocesano. «Il numero dei tribali che si convertono — evidenzia monsignor Pallipparambil — è in aumento e sono sempre più numerose le persone dei villaggi che offrono collaborazione alle attività religiose. Questo ci dà ogni giorno la testimonianza di come lo Spirito agisca e conquisti i cuori a Cristo». La Chiesa, aggiunge, «è fortemente impegnata nel campo dell'istruzione e dello sviluppo sociale, costruendo seminari, scuole, dispensari, centri sanitari, per venire incontro alle esigenze dei più poveri». (C.F.)

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    Inaugurato un anno speciale in onore di Sant’Alfonsa, la prima santa indiana

    ◊   Il capo dello Stato indiano, Pratibha Devisingh Patil, ha inaugurato un Anno speciale per ricordare i 100 anni dalla nascita di suor Alfonsa di Bharananganam, la prima santa della Chiesa cattolica indiana, canonizzata il 12 ottobre 2008 da Benedetto XVI. In suo onore, è stato creato un centro per cure palliative, a favore dei poveri con cancro, o con problemi ai reni e al cuore. “È di grande significato che il presidente dell’India partecipi all’inaugurazione delle celebrazioni per il centenario della prima santa indiana. Questo riflette la religiosità del popolo indiano, la sua cultura religiosa e l’apprezzamento per la santità della vita. Le persone sante sono state sempre venerate nella nostra tradizione. Ricordare la nascita di sant’Alfonsa, serve a suggerire al mondo di ritornare a Dio e amarlo”. È quanto ha riferito il cardinale Varkey Vithayathil, arcivescovo della Chiesa siro-malabarica, in un’intervista all’agenzia Asianews. “L’uomo – continua il porporato – cerca di sviluppare questo mondo facendo a meno di Dio e ciò porta a caos e violenza”. “Ritornare a Dio” è il messaggio di sant’Alfonsa, colei che ha amato Dio con tutto il cuore. “Il mondo pensa che soffrire sia una maledizione. La sofferenza, che ci piaccia o no, incrocia il nostro cammino ed è un prezioso strumento per avvicinarsi a Dio. Nella sofferenza è nascosto un potere particolare, una grazia speciale che ci porta vicino a Cristo. Con il dono del suo corpo, Cristo ha dato alla sofferenza un valore salvifico. Suor Alfonsa è passata attraverso forti sofferenze e molte persone sono attratte a lei proprio per il valore della sofferenza. Il soffrire porta benefici all’umanità”. (C.F.)

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    L'arcivescovo di Osaka: apprendere la pace dagli errori del passato

    ◊   Ogni anno, la Chiesa giapponese osserva dieci giorni speciali – dal 6 al 15 agosto – di preghiera per la pace. L'arcivescovo di Osaka e presidente della Conferenza episcopale giapponese, mons. Leo Jun Ikenaga, ha ricordato in un messaggio ripreso dall'agenzia Asianews, che la ricorrenza segue la visita in Giappone del defunto Papa Giovanni Paolo II nel 1981. In quell’occasione, il Pontefice fece un appello speciale per la pace, rivolto al mondo da Hiroshima e Nagasaki. Questi dieci giorni iniziano con l’anniversario del bombardamento atomico di Hiroshima e proseguono con quello di Nagasaki, chiudendosi poi con la Giornata commemorativa per la fine della Seconda guerra mondiale. "È un periodo speciale per i cattolici giapponesi - afferma il presule - per imparare a pregare per la pace e per agire di conseguenza". A Hiroshima, Giovanni Paolo II disse più volte: “Ricordare il passato significa dedicarsi al futuro”. "Mentre è sempre più diffusa la richiesta di abolizione totale delle armi nucleari - sottolinea l'arcivescovo di Osaka - a Okinawa urge il ritiro delle basi americane dal territorio". Lo scorso maggio l’arcivescovo di Nagasaki mons. Mitsuaki Takami ha visitato gli Stati Uniti, portando con sé la “Madonna nucleare”, ovvero la testa di una statua di Nostra Signora trovata nelle ceneri della regione bombardata di Dragami, per chiedere la totale abolizione delle armi nucleari. La Madonna nucleare è il simbolo delle pene delle vittime incalcolabili di quell’attacco e di tutta la guerra. "Lo stesso Giappone - rileva mons. Leo Jun Ikenaga - è chiamato a riflettere su quanto ha compiuto nel passato, su come, ad esempio, siano state le politiche coloniali giapponesi e quanto abbiano danneggiato le comunità locali". A tal riguardo, il 22 agosto si celebra il centesimo anniversario della conclusione del Trattato di annessione nippo-coreano, un documento grazia al quale il Paese asiatico ha colonizzato la penisola coreana. “Come giapponesi - scrivono i vescovi del Paese - siamo chiamati ad accettare con onestà la nostra storia, che include l’invasione violenta e la colonizzazione delle altre nazioni; dobbiamo riflettere su quanto fatto, riflettere sugli avvenimenti e condividere i ricordi. Crediamo che facendo questo riusciremo a non ripetere la tragedia avvenuta, impegnandoci per il futuro”. "Ammettere con coraggio i propri fallimenti e implorare il perdono di Dio - conclude l'arcivescovo di Osaka - non significa sminuirsi; significa anzi capire meglio la figura dell’essere umano, come vuole Cristo. Grazie a questo, Cristo abbatterà i muri divisori dell’inimicizia e ci guiderà a una vera riconciliazione. Preghiamo e agiamo per la pace con nuova determinazione, una volta di più, in questi dieci giorni per la pace". (C.F.)

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    Appello della Chiesa in Messico per la salvaguardia del creato

    ◊   Se il pianeta non gode di buona salute, la responsabilità, in gran parte, è degli esseri umani. Occorre che questi, sollecitamente, recuperino il senso di lavorare nella stessa casa comune, di partecipare a uno sviluppo integrale della persona che sia in relazione con l'ambiente, con il creato. Queste, in estrema sintesi, le conclusioni dell'Incontro nazionale di pastorale sociale 2010 che si è svolto mercoledì scorso nella sede della Conferenza dell'episcopato messicano e al quale hanno partecipato quasi duecento tra vescovi, presbiteri, religiosi e laici. Lo riferisce L’Osservatore Romano. Il tema della riunione era il cambiamento climatico, una realtà che preoccupa sempre più i cittadini. L'obiettivo della Chiesa in Messico è quello di rafforzare e dare maggiore impulso alle iniziative di pastorale sociale che intendono rispondere alle sfide che la salvaguardia del creato oggi presenta. "Non siamo stati giusti con nostra madre Terra", si legge nel comunicato diffuso al termine dell'incontro, perché "abbiamo finto di non sentire le voci delle creature, abbiamo attentato contro l'aria, l'acqua e la terra, tagliamo, sradichiamo ma non piantiamo, calpestiamo, contaminiamo, distruggiamo, siamo mossi dall'ansia di consumare e di gettare via. Abbiamo perso il senso di amministrare e abbiamo dimenticato che la Creazione ci è stata consegnata per guidarla e coltivarla". Prevale - denuncia l'organismo della Conferenza episcopale - un falso concetto di dominio e di libertà sui beni del pianeta, anche a costo di pratiche che depredano e abusano degli elementi naturali. Pratiche che "simulano uno sviluppo umano ma che invece non fanno che rispondere a interessi meschini di corruzione e di morte". Il cambiamento climatico crea incertezza, pone allo scoperto la vulnerabilità dell'uomo, presenta un panorama nel quale le emergenze rischiano di essere sempre più frequenti e di maggiore intensità. Bisogna muoversi prima che sia troppo tardi. Non a caso il comunicato dell'organismo di pastorale sociale si apre con una frase pronunciata da Benedetto XVI nell'omelia della Messa celebrata il 2 settembre 2007 nella piana di Montorso, in occasione della visita pastorale a Loreto per l'Agorà dei giovani italiani: "Prima che sia troppo tardi - affermò il Papa - occorre adottare scelte coraggiose, che sappiano ricreare una forte alleanza tra l'uomo e la terra". Anche i vescovi messicani chiedono di agire a favore del bene comune e di "fare nostro il principio universale dei beni". Solo così "potremo ridurre i rischi", solo con più solidarietà e sussidiarietà "saremo meno vulnerabili davanti agli uragani e alla siccità". I presuli auspicano un reale cambiamento degli stili di vita e azioni preventive che implicano costi minimi rispetto a quelli sostenuti per riparare i danni dei disastri: "Bisogna attivarci - scrivono - non possiamo né dobbiamo restare con le braccia incrociate credendo che non ci capiti niente". È un compito da affrontare con speranza: "Non temiamo né condividiamo idee catastrofiche", sottolinea la nota, poiché "la natura non è nostra nemica e non è vero che non perdoni mai. Siamo noi, esseri umani, che deformando la nostra coscienza abbiamo alterato l'armonia originaria della relazione tra uomo e ambiente". Per ripristinarla, servirà innovare responsabilmente nel campo dell'uso delle energie e disegnare nuovi modelli di sviluppo che seguano i valori della giustizia, della verità e della carità.

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    Intervento del vescovo di San Cristóbal de Las Casas sulle unioni omosessuali

    ◊   "Il legalismo incatena e limita, poiché possono esistere leggi ingiuste, addirittura approvate con tutto il procedimento giuridico, che violano i diritti fondamentali. Qualunque sia la decisione presa a maggioranza, non per questo ha valore assoluto, poiché esistono diritti umani che non sono soggetti all'approvazione della maggioranza. Anche se i giudici della Suprema corte dicono che ciò è legale, non per questo automaticamente è giusto". È uno dei passaggi più significativi dell'intervento del vescovo di San Cristóbal de Las Casas, Felipe Arizmendi Esquivel, a proposito della sentenza della Suprema corte di giustizia messicana per la quale la decisione di equiparare le unioni omosessuali al matrimonio — presa il 21 dicembre scorso nel distretto federale di Città del Messico — è valida per l'intero Paese. La sentenza, tuttavia, non obbliga i trentuno Stati della Repubblica a modificare le loro legislazioni al riguardo. L'intervento di monsignor Arizmendi Esquivel — che si dice preoccupato perché la stessa corte è ora chiamata a decidere se è legale che coppie dello stesso sesso possano adottare bambini — è solo l'ultimo di una lunga serie di commenti dei presuli messicani, fortemente critici "davanti all'aberrante giudizio di costituzionalità che avalla l'immorale riforma di legge che consente le unioni tra persone dello stesso sesso, chiamandole abusivamente matrimonio", come ha dichiarato il cardinale Norberto Rivera Carrera, arcivescovo di México. Secondo Arizmendi Esquivel, nell'avallare come costituzionale la legislazione del distretto federale, i giudici non hanno preso in considerazione il merito della questione, "se delle nozze 'gay' sono conformi o no alla natura; se questo 'matrimonio' è vero o falso; se è giusto o ingiusto che un bambino e una bambina abbiano un padre e una madre. Si sono limitati a dichiarare se ciò è conforme o no alla legge del Paese". Il vescovo di San Cristóbal de Las Casas ricorda che, quando la Suprema corte ha difeso il diritto all'aborto a Città del Messico, "allo stesso modo non entrò nel merito di dichiarare se l'essere già concepito è una vita umana, quindi con il diritto fondamentale alla vita, ma solo se questo crimine è o no contro la Costituzione". Quello dei vescovi messicani non è un invito a violare la legge ma a rispettare valori che sono alla base del vivere cristiano. "Sebbene siamo chiamati a essere rispettosi delle leggi civili — cita L’Osservatore Romano da quanto riferito dal cardinale Rivera Carrera — abbiamo il dovere morale di non rendere vani i comandamenti di Dio e di evitare di cadere in permessivismi che danneggiano i principi fondamentali della nostra fede e il valore prezioso della famiglia, oggi tanto attaccata e banalizzata". (L.Z.)

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    Allarme Fao per il Madagascar: invasione di locuste minaccia l'agricoltura

    ◊   Sciami di locuste migratorie minacciano l’agricoltura del Madagascar. E' l'allarme lanciato in questi giorni dalla Fao. Gli insetti provengono dalla parte sud-ovest del Paese e stanno iniziando a diffondersi ad est e al nord, fino a Maintirano. Il governo stima che 460 mila famiglie rurali sono potenzialmente a rischio. Per arginare il fenomeno, sarà necessario fermare l’incremento delle locuste, prima dell’imminente stagione delle piogge che, in Madagascar, inizia a metà ottobre. Attualmente, nell'isola la stagione è secca e fresca, un clima poco adatto per la riproduzione delle cavallette. Ma il tempo umido e caldo della stagione delle piogge – che dura fino a primavera – favorirà una loro rapida crescita. In determinate condizioni, le locuste possono produrre una nuova generazione approssimativamente ogni due mesi e fino a quattro, durante un anno intero. L’agenzia dell’Onu ha messo in campo, la scorsa settimana, una missione per valutare la situazione e, in stretto coordinamento con le autorità nazionali, ha confermato la gravità del fenomeno e la necessità di avviare la sorveglianza aerea del movimento delle locuste, sin dai primi di settembre. Secondo la Fao, urgono 15 milioni di dollari per finanziare una grande campagna su circa mezzo milione di ettari di terreno. La Fao ha già attivato dei meccanismi per mobilitare risorse umane e materiali e per predisporre l’entrata nel Paese di attrezzature necessarie all’avvio delle operazioni. Le locuste non rimangono sempre in sciami – nel sud-ovest del Madagascar – ma vivono tipicamente per conto proprio. Se però la loro densità oltrepassa la soglia limite, nel corpo di una locusta avviene un cambiamento di natura chimica che comporta una trasformazione comportamentale, fisiologica ed ecologica. Singole locuste cominciano a concentrarsi e ad agire come gruppi sincronizzati o come sciami adulti, per spostarsi in massa alla ricerca di nuove fonti di cibo, in grado di alimentare il loro numero e adatto alla loro riproduzione. Crescendo i loro corpi, possono volare su distanze maggiori, fino a 100 km al giorno. In tal modo, riescono a distruggere una gamma più ampia di vegetazione e di colture: una cavalletta adulta può consumare circa il proprio peso in cibo fresco al giorno, che corrisponde a due grammi. Già solo una parte molto piccola di uno sciame medio mangia la stessa quantità di cibo che in un giorno assumono 2500 persone. La Fao ritiene che rispondere rapidamente al fenomeno delle cavallette è il più completo ed efficace modo di affrontare il problema. Dal 2007 al 2009 i Paesi del Mar Rosso, che hanno investito in preparazione alla crisi delle locuste, risorse per un importo pari a 20 milioni di dollari, sono riusciti a impedire che l’ondata di cavallette del deserto divenisse una vera e propria piaga. Quando il fenomeno insorse nel 2003, Paesi del nord e del nord-ovest dell’Africa non si impegnarono ad agire e vennero spesi circa 400 milioni di dollari per portare la situazione sotto controllo nel 2005. (C.F.)

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    In crescita l'Associazione degli studenti universitari cattolici nei campus Usa

    ◊   L’Associazione degli studenti universitari cattolici (Focus) è una realtà in rapida crescita nei campus universitari degli Stati Uniti. Attualmente, infatti, sono presenti gruppi Focus in ben 28 Stati, tra cui il District of Columbia. In un comunicato, ripreso dall’agenzia Fides, l’associazione riferisce che, per l'anno scolastico 2010-2011, altre 8 università si sono aggiunte all’elenco, portando il numero totale dei campus assistiti da Focus a 50. Ogni anno, i missionari di Focus sono inviati, in squadre di quattro o più, uomini e donne nei campus dei college, su invito del vescovo locale e con il sostegno della Newman Center locale o di una pastorale universitaria esistente. Dalla sua fondazione nel 1998 ad oggi, la presenza di Focus è passata da 4 missionari, che assistevano un unico campus, agli oltre 250 che lavoreranno in 50 campus. “Siamo entusiasti di vedere crescere la richiesta e il desiderio dei missionari di Focus in tutto il Paese", ha detto il fondatore dell’associazione, Curtis Martin. "Gli studenti dei college hanno una profonda fame di amore e di verità. I nostri missionari continuano a rispondere alla chiamata di Gesù Cristo e della Chiesa con generosità offrendo agli studenti il Vangelo e la loro vita”. I missionari sono in genere laureati recenti che dedicano due o più anni della loro vita post-college per vivere a tempo pieno accanto ai loro coetanei nei campus. Attraverso l'amicizia, la lealtà e la dedicazione personale, i missionari di Focus invitano gli studenti a un rapporto personale con Gesù Cristo e a seguire la Chiesa Cattolica. In risposta alla chiamata della Chiesa per una "nuova evangelizzazione", l’associazione americana cerca di comunicare il Vangelo ai giovani in modo dinamico e culturalmente rilevante. Ulteriori informazioni sull’associazione sono reperibili nel sito www.focusonline.org (L.Z.)

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    Dopo i restauri torna nei Musei Vaticani la Biga di Francesco Antonio Franzoni

    ◊   Si è concluso nei giorni scorsi il restauro della Biga, mirabile invenzione del carrarese Francesco Antonio Franzoni (1734-1818), scultore, antiquario e restauratore che fu al servizio dei Musei Vaticani negli anni che si collocano fra la fine del XVIII e gli inizi del XIX secolo. Lo ha annunciato sull’Osservatore Romano il direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci. “Dotato di straordinaria abilità tecnica, di una conoscenza perfetta dei materiali e di un talento mimetico che ha del prodigioso – scrive Paolucci - egli riusciva a trasformare un frammento originale in una scultura moderna dotata tuttavia, agli occhi dei contemporanei, della credibilità, della maestà e della ‘grazia’ tipiche del manufatto romano o ellenistico di riferimento. Non era un falsario nel senso volgare del termine. Era un artista-restauratore in grado di ricreare l'antico così come egli stesso e i suoi committenti, in quella stagione della cultura e della storia, lo immaginavano e lo volevano. La Biga – rileva Paolucci - è, nel percorso del Museo Pio Clementino, il suo capolavoro. Non a caso ha avuto l'onore della dedica di una sala. Dopo l'intervento di revisione e consolidamento della struttura, di riordino e pulitura delle superfici, diretto da Giandomenico Spinola e realizzato da Massimo Bernacchi del Laboratorio restauro marmi di Guy Devreux, l'opera ci è stata restituita al meglio della conservazione e della leggibilità possibili. Ora – prosegue - possiamo capire come lavorasse il Franzoni. In origine c'erano due cospicui frammenti marmorei di antichità romane: un pezzo di cavallo di età imperiale, la cassa di un carro cerimoniale databile fra il primo secolo antecedente l'era cristiana e il primo secolo dell'era cristiana. Questa cassa, nella basilica romana di San Marco, svolgeva da tempo immemorabile funzioni di seggio episcopale. Lo scultore assemblò, rielaborò e integrò l'uno e l'altra inventando una biga completa di timone e di ruote decorate a protomi leonine al mozzo, di foglie d'acanto ai raggi, di greca a fiori e girali continui, ai cerchioni. La completò anche di due cavalli: uno realizzato integrando di fantasia il frammento archeologico, l'altro esemplandolo ex novo su quello. Il risultato è splendido. Proprio perché non c'è l'antico. Ci sono il sogno, la nostalgia, la evocazione dell'antico filtrati da una sensibilità già in tutto moderna”. “Se la Biga è il capolavoro del Franzoni – scrive Paolucci - il settore dei Musei nel quale il suo talento di scultore-restauratore-inventore ebbe modo di esprimersi compiutamente, è la Sala detta ‘degli animali’, affascinante segmento collezionistico voluto da Clemente XIV Ganganelli e, soprattutto, da Pio VI Braschi. Collocato com'è fra la Sala delle Muse che ha al centro il Torso del Belvedere e il Cortile Ottagono, l'una e l'altro sintesi ed emblema dell'arte antica ai suoi livelli eccelsi, lo ‘zoo di pietra’ rappresenta per il visitatore una piacevole pausa rasserenante, un momento di curiosità e di stupore”.

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    24 Ore nel Mondo



    Myanmar: dopo 20 anni le prime elezioni, ma senza l'opposizione

    ◊   Convocate per il prossimo 7 novembre le prime elezioni legislative degli ultimi 20 anni in Myanmar, ex Birmania. In base alle nuove regole imposte dalla giunta militare, è esclusa dalla tornata elettorale la leader dell’opposizione, Aung San Suu Kyi, agli arresti domiciliari. Il suo partito, la Lega Nazionale per la Democrazia (Nld), non parteciperà alla consultazione per protestare contro la campagna di repressione attuata nei confronti dei dissidenti politici. Alle ultime elezioni, tenutesi nel 1990, la Lega Nazionale per la Democrazia aveva ottenuto una netta vittoria. Ma la giunta militare si rifiutò di cedere il potere e represse con violenza le manifestazioni di protesta dell’opposizione. In seguito a pressioni internazionali per il ritorno alla democrazia, la giunta al potere in Myanmar ha varato una nuova Costituzione che riserva il 25% dei seggi ai militari e garantisce, di fatto, la loro permanenza alla guida del Paese.

    Incendi in Russia
    Sono ancora 500 i focolai attivi nella Russia occidentale. A Sarov, a 500 chilometri da Mosca, le fiamme sono tornate a minacciare un centro di ricerca nucleare militare. Il governo ha reso noto che il livello di radioattività è normale. Nella capitale russa, intanto, un temporale notturno ha portato un po’ di refrigerio. Nella giornata di oggi la temperatura non dovrebbe superare i 30°. Resta comunque alto l’allarme per la situazione sanitaria. Nelle ultime 2 settimane sono stati oltre 800 mila gli ettari andati in fumo. L’emergenza supera anche i confini russi. In Ucraina, le fiamme sono arrivate a 60 chilometri dalla centrale di Cernobyl. Secondo le autorità non c'è nulla da temere. Il governo del Kazakhstan ha poi reso noto che nuvole di fumo, causate dagli incendi che devastano la Russia, sono arrivate anche nella regione settentrionale di Kostanai.

    Iran, centrale nucleare di Busher operativa dal 21 agosto
    In Iran sarà inaugurata il prossimo 21 agosto la prima centrale nucleare per la produzione di energia. Lo ha annunciato il portavoce dell’agenzia atomica russa. L’avvio della centrale, costruita con il contributo della Russia nella città di Busher, avverrà con l’immissione del combustibile nucleare nel reattore. In occasione della cerimonia saranno presenti il responsabile dell’agenzia atomica russa, Serghiei Kirilenko, e il ministro dell’Energia, Serghiei Smatko. Mosca aveva annunciato che la centrale sarebbe stata avviata a prescindere dalle sanzioni Onu.

    Iran: donna condannata a morte per adulterio
    Si continua a temere per la sorte di Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna condannata a morte in Iran per adulterio e complicità nell’omicidio di suo marito. Da quattro anni la donna è in prigione: secondo indiscrezioni, a giugno la pena alla lapidazione è stata commutata in quella all’impiccagione, per ora però non vi è alcuna comunicazione ufficiale. Il mondo intero si è mobilitato per salvarla. Dopo le pressioni del Brasile di Lula, ieri critiche sono arrivate dal governo britannico. Il servizio di Francesca Sabatinelli:

    L’ultimo atto di questa dolorosa vicenda è una confessione televisiva di Sakineh Ashtiani, durante la quale la donna afferma di essere stata adultera e di essere coinvolta nell’omicidio del marito. "Una confessione estorta con la violenza", ha dichiarato il suo avvocato all’organizzazione umanitaria "Iran Human Rights", e che la pone all’imminente rischio di esecuzione. Il suo caso ha sollevato sin dall’inizio le proteste internazionali. Ma l’opinione pubblica iraniana cosa conosce di quanto sta accadendo a Ashtiani? Zahra Tofigh, rappresentante in Italia di "Iran Human Rights":

    R. - Siccome il governo iraniano cerca sempre di tenere gli iraniani al di fuori dell’informazione, la nostra preoccupazione è che la gente non sappia quello che sta succedendo.

    D. – Perché si vuole condannare questa donna?

    R. – Il regime iraniano per dimostrare il suo potere insiste con queste condanne, per dimostrare che all’interno dell’Iran nessuna opinione estera può influenzare o può cambiare la decisione del giudizio iraniano.

    Come Ashtiani, secondo i difensori dei diritti umani, ci sono altre donne a rischio di morte. Perché il suo caso è diventato internazionale? Riccardo Noury di "Amnesty International Italia":

    R. – E’ in gran parte merito di Mohammad Mostafai, l’avvocato iraniano che si occupa di violazioni dei diritti umani. Se ne occupa in modo così forte da essere stato costretto all’esilio. L’ultima cosa che ha fatto è stata raccontare al mondo l’odissea di questa donna e farla diventare un caso simbolo della lotta globale per il rispetto dei diritti umani in Iran.

    D. – Questo avvocato è riparato in Norvegia ed è l’avvocato che questa donna ha sconfessato durante una "confessione televisiva". Un sistema che viene oggi normalmente utilizzato in Iran ...

    R. – E’ il loro modo di ottenere prove: torturano in carcere e costringono a rendere pubblica la loro confessione, con questo modo inaccettabile, che è quello della confessione in diretta televisiva. Purtroppo, soprattutto nell’ultimo anno, questa modalità dei processi in tv e delle confessioni in tv è diventata frequente e ci sono stati molti casi, anche di oppositori, soprattutto dopo l’elezione del giugno 2009, che sono stati torturati e costretti ad andare in tv con la faccia gonfia a raccontare crimini che non avevano commesso.

    Alluvioni in India e Cina
    In India sono almeno 185 le persone morte a causa delle alluvioni che hanno colpito la regione himalayana del Ladakh, al confine con il Pakistan. L'esercito indiano ha reso noto che sono stati tratti in salvo 172 stranieri, per una settimana rimasti bloccati nella regione. In Cina, intanto, le alluvioni hanno provocato la morte di almeno 29 persone in varie zone della parte occidentale del Paese. L’area più colpita è la provincia del Gansu, dove nei giorni scorsi inondazioni e smottamenti di fango avevano già causato 1.144 morti e oltre 600 dispersi.

    Wikileaks rende pubblici 15 mila documenti sul conflitto afghano
    Nonostante le critiche roventi da parte del Pentagono, ma anche di “Reporter Senza Frontiere”, l’organizzazione Wikileaks ha annunciato che pubblicherà altri documenti secretati sulla guerra in Afghanistan. Il fondatore di Wikileaks, Julian Assange, ha reso nota, ieri a Londra, la prossima pubblicazione di 15 mila nuovi documenti sull’andamento del conflitto afghano. Un annuncio che pone innanzitutto un interrogativo sull’accessibilità a delle fonti che dovrebbero essere “blindate”. Michele Raviart ha chiesto un commento al riguardo al generale Fabio Mini, ex comandante delle Truppe Nato in Kosovo:

    R. – Ci deve essere qualcuno all’interno che fornisce questi dati. Non tutti quei messaggi – io ne ho visti alcuni – sono di dominio pubblico o anche di dominio diffuso nello stesso ambito delle forze armate. Poi però bisognerà vedere, alla fine di tutto questo "gioco", chi è che ci guadagna veramente. Penso che, tutto sommato, ci sarà un grosso ripensamento su tutti gli interventi militari, non solo americani, ma anche della Nato nel mondo.

    D. – Alla luce di questi 15 mila documenti, ancora da verificare, ci saranno delle ricadute sul campo?

    R. – Sul campo, le dinamiche sono molto più lente. Le operazioni tattiche sono quelle che ne risentono di meno. Certo c’è un fattore fondamentale: siccome si tratta di un’operazione multinazionale, la fiducia tra gli alleati può essere messa a rischio da questioni evanescenti. Quando la fiducia viene a mancare, perché magari ci sono delle osservazioni o dei commenti che non sono particolarmente buoni, anche sul campo si sente, soprattutto a livello di comandanti, il “fall-out”, la ricaduta di queste azioni.

    D. – Comunque c’è chi sminuisce queste informazioni...

    R. – Io sono stato comandante e ho visto passare questo tipo di informazioni nei nostri schermi, che poi sono altamente protetti, a migliaia di soggetti. Dico la verità, mi sembrano significativi. Non parteggio per gli hackers. Sono contro quelli che mettono a repentaglio la vita degli altri. Una volta, però, in guerra, tutto era segreto e tutto doveva essere segreto. Oggi non si può andare avanti soltanto con operazioni segrete, di cui i risultati sono sempre ignoti. La gente ha più sensibilità per la guerra, più sensibilità per le perdite e anche più sensibilità perché vuole essere informata. Continuare a nascondere anche le cose minori mi sembra un controsenso.

    D. – Comunque sul fronte internazionale, in particolare negli Stati Uniti, c’è una forte preoccupazione su questa diffusione di documenti...

    R. – Non biasimo nessuno negli Stati Uniti. E' normale che negli Stati Uniti se la siano presa particolarmente a cuore o stiano cercando di denunciare questa gente che, in effetti, svelando informazioni mette anche a repentaglio la vita di informatori, di agenti e soprattutto mette a repentaglio l’ambiente operativo nel quale le forze occidentali dovrebbero operare.

    Economia: Borse europee in rialzo
    L’Europa, duramente colpita dalla recessione, mostra segnali di ripresa. Le opportunità offerte dalla ripresa della domanda globale si traducono in aumenti del Prodotto interno lordo in diversi Paesi. In Germania, in particolare, si è registrato un aumento del 2,2% rispetto al trimestre precedente. L’agenzia Bloomberg sottolinea che l’economia tedesca sta crescendo al ritmo più veloce dai tempi della riunificazione. Cresce anche l’economia francese. L’aumento è dello 0,6% nel secondo trimestre dell’anno. Più in affanno la Spagna, che conferma comunque il ritorno alla crescita. Nel secondo trimestre dell’anno, l’incremento del Pil è dello 0,2% in confronto ai tre mesi precedenti. I dati positivi sono dovuti, secondo gli esperti, al rilancio delle esportazioni favorite dalla quotazione dell’Euro che, con un calo del 10% rispetto al dollaro in un anno, rende più competitiva l’offerta.

    Multa per la Bp
    Il colosso petrolifero britannico Bp pagherà una multa di 50,6 milioni di dollari per un disastro precedente a quello, ancora più grave, avvenuto lo scorso aprile nel Golfo del Messico. Si tratta di un incidente avvenuto nel 2005, costato la vita a 15 persone in seguito all’esplosione di una raffineria in Texas. La Bp potrebbe inoltre vedersi recapitare un’altra multa per aver provocato la fuoriuscita di greggio senza precedenti nel Golfo del Messico. La legge in vigore negli Usa autorizza una sanzione che potrebbe raggiungere i 17,6 miliardi di dollari.

    Italia: intervento del presidente Napolitano
    Il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, in un’intervista rilasciata al quotidiano “l’Unità” rileva “come sia ancora una volta scattato un clima di polemiche e contrapposizioni esasperate sul piano politico e come si stia diffondendo in generale un senso di grave precarietà e incertezza per quel che può accadere sul piano della governabilità, della capacità di risposta delle istituzioni ai problemi del Paese”. Rispondendo ad una domanda sulla stagione conflittuale che sta vivendo il mondo della politica italiana, Napolitano ha poi aggiunto: “Questo è il momento di abbassare i toni, di compiere uno sforzo di responsabile ponderazione tra le esigenze della chiarezza politica e quelle della continuità della vita istituzionale, guardando al Paese che ha bisogno di risposte ai propri problemi anziché di rese di conti e di annunci minacciosi nell’arena politica cui non consegua alcuna prospettiva generatrice di fiducia”. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco e di Elisa Castellucci)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 225

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