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Sommario del 05/08/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Pubblicato il programma della visita del Papa a Carpineto Romano
  • Dedicazione della Basilica di Santa Maria Maggiore. Il Papa: Dio attratto dall'umiltà di Maria
  • Mons. Summersgill: nessun biglietto a pagamento per la visita del Papa in Gran Bretagna, ma un contributo di solidarietà
  • A 32 anni dalla morte di Paolo VI il ricordo del cardinale Silvestrini e mons. Semeraro
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • La Caritas: emergenza Pakistan trascurata dai media
  • Gli incendi devastano la Russia. Mons. Mennini: accolto con speranza l'appello del Papa
  • Referendum costituzionale in Kenya: il fronte del sì verso la vittoria
  • Funerali ad Afragola. Mons. Di Donna: priorità assoluta all'edificazione di case sicure
  • Chiesa e Società

  • I vescovi Usa contro la decisione del giudice sui matrimoni gay
  • Inaugurata una nuova chiesa a Cuba
  • Al cardinale Ortega il Premio dei Cavalieri di Colombo "Gaudium et Spes”
  • Perù: un missionario italiano rischia il carcere per il suo sostegno agli indios
  • In India c’è una diocesi dove cristiani, musulmani e indù leggono insieme la Bibbia
  • Congo: si moltiplicano gli episodi di violenza nel nord Kivu
  • Continuano gli scontri interetnici in Kirghizistan
  • A settembre in Australia la quarta eConference “Jesus the Christ”
  • Concluso oggi a Santiago di Compostela il pellegrinaggio dei giovani di Pistoia
  • 24 Ore nel Mondo

  • Italia. Berlusconi al Pdl: prepariamoci alle elezioni
  • Il Papa e la Santa Sede



    Pubblicato il programma della visita del Papa a Carpineto Romano

    ◊   La Sala Stampa vaticana ha pubblicato oggi il programma ufficiale della visita pastorale del Papa a Carpineto Romano che si svolgerà domenica 5 settembre in occasione del bicentenario della nascita di Papa Leone XIII in questa cittadina laziale. Benedetto XVI partirà da Castel Gandolfo in elicottero alle 8.30 per giungere a Carpineto un quarto d’ora dopo. Alle 9.15 il saluto della cittadinanza in largo dei Monti Lepini. Alle 9.30 la celebrazione della Messa. Alle 11.45 il Papa sarà già rientrato a Castel Gandolfo per la recita dell’Angelus.

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    Dedicazione della Basilica di Santa Maria Maggiore. Il Papa: Dio attratto dall'umiltà di Maria

    ◊   La Chiesa celebra oggi la memoria della Dedicazione della Basilica romana di Santa Maria Maggiore: si tratta del più antico santuario mariano d'Occidente, fatto costruire da Papa Sisto III poco dopo il Concilio di Efeso del 431, in cui Maria venne proclamata solennemente Madre di Dio. Il Papa ha menzionato la ricorrenza durante l'Angelus di domenica scorsa. Il servizio di Sergio Centofanti:

    “Dio ha voluto essere il Dio con noi e ha una madre, che è la nostra madre”: così il Papa, nell’udienza generale del 2 gennaio 2008, spiega le conclusioni del Concilio di Efeso che proclamò Maria, Madre di Dio, per preservare la piena unità della divinità con l’umanità di Cristo:

    “Dopo questo Concilio si registrò una vera esplosione di devozione mariana e furono costruite numerose chiese dedicate alla Madre di Dio. Tra queste primeggia la Basilica di Santa Maria Maggiore, qui a Roma”. (Udienza generale 2 gennaio 2008)

    La qualifica di Madre di Dio – ha sottolineato - è “l'appellativo fondamentale con cui la Comunità dei credenti onora da sempre la Vergine Maria”:

    “Essa esprime bene la missione di Maria nella storia della salvezza. Tutti gli altri titoli attribuiti alla Madonna trovano il loro fondamento nella sua vocazione ad essere la Madre del Redentore, la creatura umana eletta da Dio per realizzare il piano della salvezza, incentrato sul grande mistero dell'incarnazione del Verbo divino”. (Udienza generale 2 gennaio 2008)

    Il Papa si domanda perché, tra tutte le donne, Dio abbia scelto proprio Maria di Nazaret:

    “La risposta è nascosta nel mistero insondabile della divina volontà. Tuttavia c’è una ragione che il Vangelo pone in evidenza: la sua umiltà … Sì, Dio è stato attratto dall’umiltà di Maria, che ha trovato grazia ai suoi occhi (cfr Lc 1,30). E’ diventata così la Madre di Dio, immagine e modello della Chiesa, eletta tra i popoli per ricevere la benedizione del Signore e diffonderla sull’intera famiglia umana. Questa ‘benedizione’ non è altro che Gesù Cristo stesso. E’ Lui la Fonte della grazia, di cui Maria è stata colmata fin dal primo istante della sua esistenza. Ha accolto con fede Gesù e con amore l’ha donato al mondo. Questa è anche la nostra vocazione e la nostra missione, la vocazione e la missione della Chiesa: accogliere Cristo nella nostra vita e donarlo al mondo, ‘perché il mondo si salvi per mezzo di Lui’ (Gv 3,17). (Angelus 8 dicembre 2006)

    Maria, dunque, è Madre di Dio: un privilegio che non la allontana da noi, anzi, ce la rende ancora più vicina:

    “Proprio perché è con Dio e in Dio, è vicinissima ad ognuno di noi. Conosce i nostri cuori, può sentire le nostre preghiere, può aiutarci con la sua bontà materna e ci è data – come è detto dal Signore – proprio come Madre che ci sente sempre, ci è sempre vicina e, essendo Madre del Figlio, partecipa al potere del Figlio. Alla sua bontà, possiamo sempre affidare tutta la nostra vita, a questa Madre che non è lontana da nessuno di noi”. (Omelia, Castel Gandolfo, 15 agosto 2005)

    Una suggestiva pioggia di fiori: così oggi la Basilica romana di Santa Maria Maggiore ricorda la sua Dedicazione. Per l’occasione, stamani l’arciprete cardinale Bernard Francis Law ha presieduto la Messa, mentre nel pomeriggio, alle 17.00, celebrerà i Secondi Vespri. Durante la cerimonia, una cascata di petali rievocherà il “Miracolo della Neve”, ovvero la prodigiosa nevicata sull’Esquilino avvenuta la notte del 5 agosto 358. Secondo la tradizione, la Vergine apparve in sogno a Papa Liberio chiedendogli che venisse costruita una chiesa là dove avrebbe nevicato. Isabella Piro ha intervistato per l'occasione mons. Adriano Paccanelli, Maestro delle Celebrazioni Liturgiche di Santa Maria Maggiore:

    R. - La Dedicazione della Basilica di Santa Maria Maggiore ricorda, appunto, il momento in cui in modo ufficiale questa Basilica - costruita per la gloria di Dio e dedicata alla Vergine Santissima - viene aperta al culto. Questo luogo non è più semplicemente un luogo costruito dalle mani dell’uomo, ma è il luogo dove la comunità incontra il suo Dio, che in Cristo Gesù ha visitato il suo Popolo e si rende presente soprattutto nell’Eucaristia.

    D. - La Basilica è legata al cosiddetto “Miracolo della neve”, ma come conciliare fede e leggenda in quest’ambito?

    R. - Questo miracolo della nevicata del 5 agosto del 358 è una delle tante leggende che appartengono a questa categoria di eventi che, per essere comunicati e per essere ricordati come interventi di Dio o della Madonna o dei Santi, hanno bisogno di essere rivestiti di eccezionalità. Quando Dio interviene non è mai una cosa normale e quotidiana, ma è sempre una cosa eccezionale. L’uomo deve coglierlo come tale e per cui, a volte, queste leggende nascondono invece questo desiderio di manifestare la presenza di Dio, esprimendolo con un linguaggio che sia appropriato all’evento che si vuole manifestare o illustrare.

    D. - L’attuale Basilica fu voluta da Papa Sisto III per ricordare il Concilio di Efeso del 431, un Concilio importante nella storia mariana…

    R. - Il Concilio di Efeso aveva dichiarato come dogma di fede la divinità maternità di Maria. Maria era, quindi, la” Theotokos” e cioè la Madre di Dio e non soltanto la Madre di Gesù come uomo, ma la Madre di Cristo come Figlio di Dio e quindi la Madre di Dio. Questa dichiarazione aveva bisogno di essere celebrata anche con un evento che continuasse a parlare di ciò nei secoli. Sisto III, proprio con questo senso profondo e profetico, edificò la Basilica di Santa Maria Maggiore e la dedicò al Popolo di Dio, per cui chi entra oggi a Santa Maria Maggiore entra anche in questo mistero che la Chiesa ha voluto esaltare attraverso l’edificazione di questo splendido tempio mariano che è il primo tempio mariano di tutta la nostra Chiesa latina occidentale.

    D. - È quindi da qui che deriva il nome Santa Maria Maggiore?

    R. – “Maggiore” fu un titolo che venne in epoca molto tardiva. Prima era semplicemente la “Basilica della Madonna”, la “Basilica della Neve”; poi per un certo periodo fu chiamata anche “Santa Maria ad praesepium”, perché conserva l’insigne reliquia della culla di Betlemme. Divenne poi “Santa Maria Maggiore” per dire la più grande, ma soprattutto la più importante, la prima, quella che ha la più grande dignità, perché è stata la prima che ha testimoniato la fede della Chiesa nella Madre di Dio, nella Vergine Santa.

    Ma come si svolge la rituale caduta dei fiori per rievocare il "Miracolo della Neve"? Rafael Alavarez Taberner lo ha chiesto a mons. Valentino Miserachs Grau, direttore della Cappella musicale liberiana:

    R. - Cadono proprio sull'altare della confessione. Dall’alto del cassettonato si apre uno dei cassettoni di Papa Alessandro VI. Invisibilmente, proprio come fosse una nevicata, cade questa pioggia di petali bianchi al momento del Gloria, durante la Messa, e al momento del Magnificat, durante i Secondi Vespri. E’ una tradizione plurisecolare, perché qui si parla sempre di secoli e secoli di storia e di tradizione.

    D. - E come finiscono i Secondi Vespri?

    R. - Finiscono con un inno popolare alla Salus Populi Romani, che non è molto antico, anzi è di pochi anni. Siccome non esisteva un inno alla Salus Populi Romani, e qualcuno me l’ha fatto notare, lo abbiamo preparato noi. Padre Aurelio Zorzi ha preparato il testo e io la musica, con la particolarità che lui ha aggiunto per ogni solennità, per ogni circostanza, una strofa nuova. E questo inno genera sempre un grande entusiasmo fra la gente. Se non lo cantiamo, lo fanno notare: “Come mai non avete cantato l’inno?” Quando lo cantiamo, la gente si accalca vicino alla balaustra del presbiterio e quando finiamo c’è un grande applauso. Non vorrei questo applauso e faccio sempre un cenno, quando la gente applaude, verso l’alto, per dire che questo è un applauso rivolto al Signore e alla Madonna, che troneggiano nel bellissimo mosaico del catino absidale di Santa Maria Maggiore. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Mons. Summersgill: nessun biglietto a pagamento per la visita del Papa in Gran Bretagna, ma un contributo di solidarietà

    ◊   Si avvicinano le date della prossima visita del Papa in Gran Bretagna, su invito del Governo della Regina Elisabetta e delle Conferenze episcopali di Inghilterra e Galles. Viaggio apostolico che avrà luogo dal 16 al 19 settembre, toccando le città di Edimburgo, Glasgow, Birmingham e Londra. In vista dell’evento fervono i preparativi nelle diocesi e nelle parrocchie, per organizzare la partecipazione dei fedeli cattolici alle celebrazioni liturgiche e alle manifestazioni collaterali. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Il prossimo arrivo di Benedetto XVI in terra britannica viene rilanciato dalla stampa nazionale ed internazionale. Ed alcuni titoli di giornali locali hanno suscitato polemiche e perplessità, riguardo notizie sul costo di partecipazione alle Messe e agli incontri pubblici del Papa, costo che è stato malinteso come un ‘biglietto’ d’entrata a pagamento. Ma si tratta piuttosto di un contributo alle spese organizzative, ha spiegato il coordinatore della visita papale mons. Andrew Summersgill:

    "It's a contribution...
    E’ un contributo e non è, come ho letto da alcune parti, il costo di un biglietto per partecipare alla Messa. Il suo principale obiettivo è quello di coprire le spese dei trasporti, in particolare per Cofton e Bellahouston … trattandosi di un grande numero di persone, come anche le spese per gli accrediti di sicurezza necessari ai pellegrini per entrare. Pensiamo a ciò che è stato fatto per altri eventi associati al Papa e specialmente alla Giornata mondiale della gioventù. Quello che accade per la Giornata della gioventù è che tutti sono invitati a registrarsi online e parte della registrazione include un contributo. Quindi, non è molto diverso dal modo in cui si è già operato in altre parti del mondo. Credo ci siano solo due cose da dire. La prima è che il contributo è uguale per tutti e quindi è un atto, se vogliamo, di solidarietà, in modo che chiunque partecipi alla Messa di beatificazione o alla Messa a Glasgow darà lo stesso contributo, indipendentemente dalla sua provenienza. L’altro aspetto è quello che non abbiamo fatto, cioè non abbiamo chiesto il contributo direttamente alle singole persone".

    Non saranno infatti i singoli fedeli a versare il contributo, in quanto la partecipazione agli eventi sarà organizzata in gruppi, attraverso le parrocchie..

    "In England and in Wales...
    In Inghilterra e Galles, i contributi vengono raccolti attraverso le diocesi e sta a loro poi decidere come vogliono raccogliere quei contributi al loro interno. La diocesi stessa può dare il contributo, che può essere passato alle parrocchie; possono esserci gruppi che raccolgono fondi all’interno delle parrocchie e le parrocchie possono poi sostenere altre persone che partecipano agli eventi del Papa. Non è, dunque, un contributo diretto. Quindi, è la parrocchia a decidere interamente come dà il suo contributo. Penso sia importante essere chiari il più possibile sulle ragioni per cui sono stati richiesti dei contributi".

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    A 32 anni dalla morte di Paolo VI il ricordo del cardinale Silvestrini e mons. Semeraro

    ◊   Sono passati 32 anni dalla morte di Papa Paolo VI, avvenuta il 6 agosto 1978, a Castel Gandolfo, nella Solennità della Trasfigurazione. Sull’attualità del Pontificato di Papa Montini, umile testimone del Vangelo negli anni del Concilio e del post Concilio, ascoltiamo al microfono di Luca Collodi il cardinale Achille Silvestrini, prefetto emerito della Congregazione per le Chiese Orientali:

    R. – Fa sua l’eredità di Giovanni XXIII di portare avanti e attuare il Concilio. Poi, c’è la visione mondiale di Paolo VI, con il viaggio in Terra Santa, la prima visita del Papa all’Onu, in Kenya, poi a Bogotà, la visione internazionale dunque, e, soprattutto, l’insegnamento, l’Ecclesiam Suam, la Chiesa che si fa dialogo con il mondo e la Populorum Progressio, che è quella che affronta i grandi problemi della globalizzazione economico-sociale nel mondo. Indubbiamente ci sono molte cose che conferiscono un’originalità e un’esemplarità particolari al Pontificato.

    D. – Accanto a questo, Paolo VI pone però la questione dell’uomo, la questione antropologica...

    R. – Certo, di quale uomo si prende cura la Chiesa; la responsabilità dei cristiani per la vita dell’uomo contemporaneo ovunque sia.

    D. – Lei come ricorda la figura di Paolo VI?

    R. – Ricordo la sua sollecitudine, ricordo che quando ti vedeva, ti guardava con il sorriso, con occhi dolci. Diversamente dall’impressione che dava a distanza, aveva invece uno sguardo e un’attenzione di grande dolcezza. Ti conquistava veramente.

    In occasione del 32.mo anniversario della morte di Papa Paolo VI, si terrà domani la Santa Messa, alle ore 17, nella Basilica Vaticana. La celebrazione eucaristica sarà presieduta da mons. Marcello Semeraro, vescovo di Albano, che sempre al microfono di Luca Collodi ricorda Papa Montini:

    R. - Il ricordo personale è vivo e vivido, perché potrei dire che tutta la mia formazione al ministero sacerdotale e anche per gran parte del mio ministero sacerdotale si è svolto durante il Pontificato di Paolo VI. Era per me punto di riferimento, il suo magistero ed anche e soprattutto il suo amore alla Chiesa. Se lei mi domandasse cosa ricordo, giacché ho parlato della Chiesa, posso dire che ricordo una serie di catechesi del mercoledì in cui il tema centrale scelto dal Papa era “edificare la Chiesa”. C’è poi tutto il suo magistero e l’amore con cui ha guidato la Chiesa nel Concilio e dopo il Concilio.

    D. - Mons. Semeraro, alcuni storici parlano di un Papa riservato sul piano umano ma, dobbiamo annotare, capace di grandi riforme e di grande innovazione per la Chiesa…

    R. - Io so cosa dicono gli storici, ma a me è accaduto - come vescovo di Albano - di incontrare persone che all’interno del complesso delle Ville Pontificie sono state quotidianamente a contatto con il Papa nel periodo che egli trascorreva nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo. Queste persone mi parlano di un Papa lieto, di un Papa molto sereno ed umano nel tratto. C’è poi tutto ciò che è ricavato del Magistero e vorrei ricordare in particolare l’Esortazione apostolica “Evangelii nuntiandi”: è stato molto significativo che il Papa Benedetto XVI nell’omelia dei Vespri della Solennità dei Santi Pietro e Paolo abbia richiamato questo documento che, in pratica, apre a tutto quel grande progetto e disegno che assumerà con Giovanni Paolo II il nome di “nuova evangelizzazione”.

    D. - A proposito di sguardo sul mondo, mons. Semeraro non dobbiamo dimenticare l’Enciclica “Humanae Vitae” che affrontava la responsabilità della maternità e della paternità, che è un tema di estrema attualità…

    R. - L’Enciclica “Humanae Vitae” nello scorrere del tempo, lungi dal mostrare stanchezza ed usura, mostra sempre di più la sua viva attualità e il suo carattere profetico. Soprattutto oggi con le attuali emergenze, la difesa e la promozione della vita, ha davvero quel valore che era nell’intenzione del Papa, essere cioè una profezia nella realtà del mondo contemporaneo.(Montaggi a cura di Maria Brigini)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Le tre partite di Obama: in prima pagina, Luca M. Possati sull'America e la crisi economica.

    Nell'informazione religiosa, intervento della Conferenza episcopale degli Stati Uniti in merito a una sentenza che riapre il caso delle unioni omosessuali in California.

    Il quadro più bello del mondo: in cultura, Marco Agostini sulla "Trasfigurazione" dipinta da Raffaello dal 1517 al 1520.

    Un articolo di Eliana Versace dal titolo "Giovanni Battista il patriota": fin dalla giovinezza Montini considerò provvidenziali le vicende del Risorgimento.

    Il poeta dell'inafferrabile: Claudio Toscani ricorda Luciano Erba.

    Su e giù per la porta del Paradiso: Pietro Petraroia sulle sculture di Pino Pedano alla Galleria d'arte sacra dei contemporanei di Villa Clerici.

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    Oggi in Primo Piano



    La Caritas: emergenza Pakistan trascurata dai media

    ◊   Sempre più critica la situazione in Pakistan, dove le piogge monsoniche e le inondazioni dell'ultima settimana hanno provocato una catastrofe umanitaria che ha coinvolto, secondo gli ultimi dati diffusi dall’Onu, oltre quattro milioni di persone. Ieri anche Benedetto XVI, al termine dell’udienza generale, aveva ricordato le vittime delle inondazioni, invitando alla solidarietà e alla preghiera. In prima linea nei soccorsi sono gli operatori di Caritas Pakistan, affiancati anche dal sostegno della Caritas Italiana. Dell’emergenza nel Paese asiatico e dei numeri drammatici diffusi dall'Onu, parla Paolo Beccegato, responsabile dell’area internazionale di Caritas Italiana, intervistato da Giada Aquilino:
    R. – La densità dell’area colpita e l’estensione dell’area stessa, fanno pensare sostanzialmente a questi numeri.

    D. – Quali sono le zone più colpite?

    R. – Quelle – diciamo - del nord ovest, dove tra frane, alluvioni, smottamenti, c’è stato il maggior numero di vittime. Un Paese, come sappiamo, molto vasto sia come territorio, sia come popolazione. Un Paese che già conosce situazioni di terremoto e situazioni di conflitto interno anche con connessioni internazionali.

    D. – Qual è la situazione rispetto al rischio di epidemie?

    R. – Questi sono proprio i giorni cruciali. Se si riesce a bloccarle adesso, la situazione resterà sotto controllo – diciamo - sostanzialmente per tutto il periodo successivo, se non si riescono a bloccare subito, c’è il rischio veramente di epidemie, visto il fatto dell’alluvione, quindi di acqua stagnante i rischi sono molto alti e quindi c’è un enorme sforzo da parte di tutti, non solo della Caritas evidentemente, ma appunto di tutte le agenzie per fornire medicinali, vaccinazioni, assistenza sanitaria alla popolazione.

    D. – Che tipo di epidemie potrebbero scoppiare?

    R. – Sicuramente il colera, ma poi in queste situazioni possono insorgere ogni tipo di patologie e anche delle vere e proprie pandemie.

    D. – Caritas italiana è in stretto contatto con Caritas Pakistan...

    R. – Caritas Pakistan è quella che essendo presente sul territorio attraverso tutta la sua rete capillare, è quella che diciamo interviene sin da subito, poi abbiamo anche sviluppato nel corso degli ultimi anni, anzi oserei dire nell’ultimo decennio, tutta una serie di contatti con il territorio nelle varie regioni. L’appello alla solidarietà è quello di non far cadere nell’oblio questa emergenza, perché risulta essere, una di quelle più gravi di quest’anno, dopo Haiti e più o meno paragonabile con il Cile, quindi siamo in una delle situazioni peggiori. Haiti è rimasta prima notizia su tutti i media italiani per 14 giorni, questa è stata una delle ultime notizie per un solo giorno, quindi occorre sollecitare e richiedere ancora questa solidarietà perché ce ne sarà davvero bisogno.

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    Gli incendi devastano la Russia. Mons. Mennini: accolto con speranza l'appello del Papa

    ◊   In Russia sono almeno 50 le persone morte a causa degli incendi che infuriano nel Paese da due settimane e che non accenano a diminuire d'intensità. La situazione si aggrava: ogni giorno si registrano più di 300 roghi e, secondo le previsioni, le temperature resteranno oltre i 40 gradi fino alla metà del mese. Afa, fumo e smog hanno poi portato il livello di inquinamento oltre i limiti di guardia. I soccorritori vanno incontro a numerose difficoltà e il Cremlino ha decretato lo stato di emergenza. Nel Paese, intanto, è stato accolto con speranza l’appello lanciato ieri dal Papa, come sottolinea al microfono di Gabriella Ceraso il nunzio apostolico nella Federazione Russa, mons. Antonio Mennini:

    R. Prima di tutto è stato accolto con tanta gratitudine perché il Santo Padre ha rivolto il suo pensiero a queste popolazioni. E poi è stato accolto e con tanta speranza, perché le parole del Santo Padre fanno sentire anche alla gente russa, come veramente la Santa Sede, la Chiesa cattolica non trascuri le loro vicende anche così tragiche.

    D. – Dalle notizie che giungono, sembra che la gente sia veramente disperata per queste temperature altissime e per la distruzione totale di campi e interi villaggi…

    R. – Si, regioni intere come la Campania e come il Lazio sono state avvolte dalle fiamme. L’estensione delle foreste è talmente ampia. Non c’è soluzione di continuità, i morti sono stati trovati nelle macerie delle case, in queste case soprattutto di legno. Poi corpi senza vita sono stati trovati anche vicino ai fiumi. In molti hanno cercato di salvarsi recandosi vicino ai fiumi. Proprio lunedì scorso sono voluto andare a visitare alcuni luoghi nella regione di Novgorod. In questa zone tutto è bruciato, tutto è distrutto.

    D. – Sembrerebbe che gli stessi abitanti dei villaggi distrutti si diano da fare in queste ore per far fronte alle emergenze. A che punto sono i soccorsi?

    R. – Bisogna dire che il presidente e il primo ministro russi si sono subito dati da fare. Ho visto all’opera tanti pompieri, tanti soldati, anche dei volontari. Ora vedremo come anche noi, come Chiesa cattolica, potremo aiutare soprattutto quelli meno abbienti.

    D. – Nella distruzione sono rimasti coinvolti molti campi di grano, una ricchezza fondamentale per la Russia..

    R. – Purtroppo sì, infatti, hanno già detto che dovranno importare non so quante tonnellate di grano per la prima volta dopo tanti anni. Dicono i metereologi che una situazione del genere si era verificata 130 anni fa. Bisogna poi pregare perché cresca un sentimento di solidarietà fra tutti.

    D. – Sì, il Papa infatti ha chiesto proprio anche questo, la collaborazione internazionale..

    R. – Si infatti, il governo ha chiesto l’aiuto dei Paesi vicini. Credo che i primi ad intervenire saranno i tedeschi, anche perché hanno più mezzi.

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    Referendum costituzionale in Kenya: il fronte del sì verso la vittoria

    ◊   Il gruppo dei sì, favorevoli all'approvazione della nuova costituzione in Kenya ha già dichiarato vittoria. Nonostante non vi siano ancora dichiarazioni ufficiali da parte della commissione elettorale, sembra che, dopo il conteggio di oltre il 50% delle schede, la nuova Carta verrà approvata con larga maggioranza. Il nuovo testo introduce limitazioni ai poteri del presidente e una seconda camera al Parlamento. Molti, inoltre, i punti controversi: la legalizzazione dell’aborto, il riconoscimento dei tribunali civili musulmani e la riforma agraria. Salvatore Sabatino ha chiesto un commento al padre comboniano Giulio Albanese, responsabile del settore riviste della Direzione Nazionale delle Pontificie Opere Missionarie:

    R. - Ci sono sicuramente degli aspetti innovativi nel nuovo dettato costituzionale, a riprova del fatto che il Kenya ha davvero voglia di voltare pagina. Pensiamo al fatto che siano stati drasticamente ridotti i poteri del presidente: ora sono condivisi invece con la figura e il ruolo del premier. E’ chiaro che poi vengono anche di fatto gettati i fondamenti per quella che sarà l’agognata riforma fondiaria, quella che interessa soprattutto la gente, per quanto concerne la sopravvivenza. Detto questo, però, vi sono anche dei limiti che sono stati giustamente stigmatizzati dai vescovi. Pensiamo al fatto che c’è una clausola che riconosce la vita umana non a partire dal concepimento ma dalla nascita, e quindi da questo punto di vista potrebbe rappresentare il fondamento per una legge abortista.

    D. – Il fatto che nel nuovo testo costituzionale sia prevista l’istituzione dei tribunali musulmani e il riconoscimento del loro campo d’azione su tutto il territorio fa sì che l’Islam sia l’unica confessione citata nel testo in un Paese, però, a maggioranza cristiana. Questo non rischia di alimentare le divisioni all’interno del Paese?

    R. – E’ un rischio reale, anche se si tratta di una vecchia storia, perché non dimentichiamo che quando il Kenya divenne indipendente nel 1963, l’allora premier, che poi divenne presidente, Jomo Kenyatta, fu costretto di fatto a trattare con la comunità musulmana della costa, che accettò di far parte del nuovo Kenya indipendente a condizione che proprio il sistema giurisprudenziale fosse riconosciuto dallo Stato laico. Dunque, si tratta, di fatto, di una sorta di privilegio che affonda le radici nel passato e che di fatto viene riconfermato.

    D. – Come vedi il futuro del Paese e quale sarà l’impegno della Chiesa locale dopo l’entrata in vigore di questa Costituzione?

    R. – Io credo che da parte della società civile, in senso lato e della Chiesa cattolica in particolare che in fondo è parte integrante della società civile, ci sarà innanzitutto l’impegno a continuare nella lotta contro l’aborto. Non vi è dubbio, si cercherà di evitare che venga legalizzato, al contempo però credo che la Chiesa cattolica incoraggerà tutte quelle iniziative – diciamo quei principi propositivi - che potrebbero segnare la svolta e che sono contenuti nel nuovo dettato costituzionale.


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    Funerali ad Afragola. Mons. Di Donna: priorità assoluta all'edificazione di case sicure

    ◊   Centinaia di persone hanno partecipato questa mattina nella chiesa di san Giorgio Maggiore ad Afragola, in provincia di Napoli, ai funerali di Pasquale Zanfardino, sua moglie Katia Tromba e Anna Cuccurullo, morti nel crollo di una palazzina la notte del 31 luglio. “Sono vittime di una fame cronica di case e che porta tanti giovani a fare sacrifici enormi e ristrutturazioni in economia”, ha detto il vescovo ausiliare di Napoli mons. Antonio Di Donna celebrando le esequie. Intanto proseguono le indagini sulla tragedia dovuta forse ad infiltrazioni d’acqua o alla fatiscenza dell’edificio. Ma si punta il dito anche sull’abusivismo edilizio: secondo Legambiente le aree urbanizzate in Campania sono aumentate del 700% in 40 anni. Per un commento Paolo Ondarza ha intervistato mons. Di Donna:

    R. - Credo che sia un bisogno primordiale questa fame cronica di case, che spinge una coppia di giovani sposi a fare molti sacrifici, a fare lavori in economia, magari per aggiustare la casa anche senza permessi, per avere una famiglia. Quindi ho invitato soprattutto i responsabili della cosa pubblica a mettere nell’agenda delle priorità una casa, una casa sicura, specialmente per le giovani coppie. E’ un fatto contraddittorio che ad un chilometro di distanza dalla strada dove è crollata la casa stia sorgendo un’opera avveniristica, la stazione dell’alta velocità, con materiali ultratecnologici, strutture portanti capaci di resistere per secoli e che a meno di un chilometro ci siano case che si reggono su travi di legno marcite.

    D. - C’erano stati, infatti, dei segni premonitori del crollo…

    R. - C’erano stati dei segnali, degli avvertimenti, che forse non sono stati colti.

    D. - Alcuni dati diffusi raccontano che l’80 per cento degli edifici nel quartiere di San Giorgio andrebbero tenuti sotto osservazione…

    R. - Questo è un fatto diffuso in tutti i nostri vecchi Paesi, nei quali non si interviene adeguatamente. Forse mancano i fondi o, se ci sono, non vengono usati per questo. Bisogna riconoscere che, al di là delle negligenze delle amministrazioni, c’è però anche il fai-da-te. Molti da noi lavorano nell’edilizia. Quindi, c’è l’abitudine a fare da soli, magari senza autorizzazione.

    D. - Quindi, sta parlando del fenomeno dell’abusivismo. Ci sono seimila case abusive in Campania costruite ogni anno…

    R. - Sì, non conosco il dato, però certamente non c’è un attento sopralluogo del sottosuolo. Le nostre aree sono piene di caverne di tufo. Allora occorrerebbe davvero forse, da parte di chi amministra, mettere al primo posto questo problema, e da parte dei cittadini comuni di non approfittare della negligenza degli amministratori per aggirare la legge.

    D. - Ha colpito la partecipazione della gente alle esequie, anche perché oggi il messaggio che viene da Afragola è inequivocabile: ci sono negozi chiusi, c’è il lutto cittadino, ma c’è anche il timore che episodi analoghi possano verificarsi ancora…

    R. - Mi dicono che ci sono centri storici, ci sono case vecchie, che vengono ristrutturate alla buona. Il mio appello è che queste morti non siano sprecate.

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    Chiesa e Società



    I vescovi Usa contro la decisione del giudice sui matrimoni gay

    ◊   “Il matrimonio tra uomo e donna è il fondamento di qualsiasi società”: così il presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, cardinale Francis George, ha commentato la decisione di un giudice della California che ha stabilito l’incostituzionalità del divieto dei matrimoni tra omosessuali nello Stato. Il pronunciamento è arrivato ieri in serata: il giudice Vaughn Walker, del distretto di San Francisco, ha stabilito che è incostituzionale vietare i matrimoni tra persone dello stesso sesso che in California sono bloccati da circa due anni, da quando, cioè, la volontà popolare si è espressa in favore del matrimonio tradizionale, approvando la cosiddetta “Proposition 8” con il 52 per cento dei consensi. Era il 4 novembre 2008 e il referendum californiano riformò la Magna Charta dello Stato. “L’abuso della legge di cambiare la natura del matrimonio mina il bene comune – ha proseguito il porporato – è drammatico che un giudice federale rovesci la volontà popolare, espressasi chiaramente in favore dell’istituzione matrimoniale. Nessun giudice di diritto civile ha l’autorità per invadere aree della vita umana che la natura ha in se stessa definito”. Il caso è destinato con ogni probabilità ad arrivare fino alla Corte Suprema: la massima istanza giudiziaria degli Stati Uniti. Toccherà ai nove saggi, dunque, pronunciarsi sulla coerenza con la Costituzione della Proposition 8 e definire se davvero questa è “discriminatoria e incompatibile con i principi di uguaglianza” come stabilito dal giudice di San Francisco, che intanto ha rimandato a domani qualunque effetto della sua sentenza sulle leggi della California, per consentire ai promotori della Proposition 8 di ricorrere e chiedere il rinvio della concessione di nuove licenze matrimoniali fino al pronunciamento della Corte d’Appello. Critico sulla questione, anche il presidente della Commissione episcopale ad hoc per la difesa del matrimonio, Joseph Kurtz: “I cittadini di questo Paese hanno votato uniformemente in sostegno dell’interpretazione del matrimonio come un’unione tra uomo e donna, in ogni giurisdizione in cui il tema è stato al ballottaggio – ha detto – questa interpretazione non è né irrazionale né illegittima”. “Il matrimonio è il cardine fondamentale al mantenimento del benessere nella società, forse più di qualunque altra istituzione – ha concluso – è semplicemente inimmaginabile che un giudice possa ravvisare un conflitto tra il matrimonio e la Costituzione”. Attualmente i matrimoni gay sono legali in sei Stati americani e nel distretto della capitale Washington. (A cura di Roberta Barbi)

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    Inaugurata una nuova chiesa a Cuba

    ◊   Sabato scorso nella comunità rurale di Cayo Espino, nella diocesi cubana di Santísimo Salvador de Bayamo-Manzanillo, nella regione sudorientale dell'isola, è stata inaugurata una piccola chiesa costruita con il sostegno dei vescovi e dei cattolici tedeschi. Per la comunità locale, ma anche per tutta la Chiesa di Cuba, si è trattato di un grande evento, vissuto con gioia e speranza, anche perché era da diversi decenni che non accadeva un fatto simile. La nuova chiesa è stata dedicata alla Madonna de la Caridad del Cobre, in vista del 2012, in cui sarà celebrato il giubileo che ricorda i 400 anni della scoperta della piccola statua della Madonna che oggi si venera nel Santuario nazionale a Lei dedicato. La prima Messa è stata officiata dal vescovo della diocesi, mons. Álvaro Beyra Luarca e concelebrata dal parroco di Manzanillo padre Manuel González Isaa. Erano presenti numerosi sacerdoti della regione. Mons. Bayra, nella sua omelia, ha ricordato che una "chiesa è sempre la Casa di Dio, la casa di tutti, dove possiamo imparare a parlare con il Signore; dove possiamo pregare, riflettere e celebrare". Il presule ha definito la costruzione della chiesa, "un miracolo possibile", e ha ringraziato la generosità e fratellanza dei cattolici tedeschi che, con il loro contributo, hanno permesso la realizzazione di un sogno. Il vescovo ha voluto anche ringraziare lo sforzo e la fatica disinteressata di molti cubani, come l'ingegnere Mario Domínguez, direttore dei lavori, che "hanno dato il loro contributo con amore e dedizione". "Se miracoli come questi possono diventare realtà - ha concluso mons. Bayra - come è possibile che le nostre vite non siano trasformate da Cristo? Questo tempo è quì perché ciascuno di noi possa guardare verso l'alto, e anche in avanti, con uno sguardo diverso, nella consapevolezza che Dio può cambiare la nostra esistenza. Lui ora ci invita a vivere come una famiglia, come una comunità di fratelli, come Chiesa, e resta qui, in mezzo a noi, nella sua nuova Casa". La regione in cui è sorta la nuova chiesa conobbe la sua prima evangelizzazione negli anni ’20; negli anni ’40 fu edificata la prima cappella su terreni donati da due fedeli cattolici. Oggi la nuova chiesa, che può ospitare almeno 80 fedeli, ricorda anche i pionieri di quell’annuncio arrivato quasi un secolo fa. (A cura di Luis Badilla)

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    Al cardinale Ortega il Premio dei Cavalieri di Colombo "Gaudium et Spes”

    ◊   Martedì scorso a Washington, l’arcivescovo dell’Avana, Jaime Ortega Alamino ha ricevuto da parte dei Cavalieri di Colombo il prestigioso Premio “Gaudium et spes”. Nella giornata di ieri, poi, il porporato ha incontrato prima il generale James Jones, consigliere del Presidente Obama per la sicurezza nazionale e poi, nella sede della nunziatura, ha ricevuto il diplomatico Arturo Valenzuela, segretario aggiunto del Dipartimento di Stato per l’America Latina. I due alti funzionari statunitensi hanno definito le rispettive conversazioni “molto gradevoli e utili” specificando di aver parlato con il cardinale della situazione dei dissidenti politici liberati e di coloro che, a loro giudizio, dovrebbero essere ancora liberati, “senza condizioni e senza l’obbligo di lasciare il Paese”. All’arcivescovo dell’Avana è stato chiesto di interessarsi alla liberazione del cittadino Usa Alan Gross, ingegnere arrestato nel dicembre scorso con l’accusa di spionaggio. Già in occasione della consegna del Premio dei Cavalieri di Colombo, il porporato aveva fatto riferimento al processo ai dissidenti politici in corso a Cuba e aveva parlato delle azioni intraprese con la Conferenza episcopale, per risolvere una situazione delicata sia dal punto di vista umano, sia da quello sociale. Il cardinale ha anche ringraziato i Cavalieri di Colombo per il loro sostegno all’arcidiocesi della capitale: grazie a quest’ aiuto, e a quello di altri organismi cattolici, nel mese di novembre potrà essere inaugurato il nuovo Seminario dell’Avana intitolato a “San Carlos y San Ambrosio”. Sottolineando il permanente interesse evangelico della Chiesa per tutto ciò che “riguarda la giustizia e il bene comune”, il cardinale ha così illustrato gli ultimi eventi del suo Paese e le sue conversazione con il Presidente Raùl Castro: “Questi colloqui della Chiesa non hanno precedenti e hanno rappresentato un importante riconoscimento sociale dei cattolici. Ci attendiamo che questo dialogo che ci impegna in prima persona abbia uno sbocco positivo. Vi chiediamo, dunque, di pregare per questa causa e per la nostra Chiesa a Cuba”. In seguito, l’arcivescovo dell’Avana ha ricordato quanto detto recentemente dal portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi: “Il ruolo cruciale assunto nel processo di dialogo cubano dal cardinale Ortega Alamino e da mons. Dionisio García, presidente dell'episcopato, è stato reso possibile dal fatto evidente che la Chiesa cattolica è profondamente radicata nel popolo e interprete attendibile del suo spirito e delle sue attese”. Il porporato, prima di concludere, citando ancora il portavoce della Santa Sede ha sottolineato: la Chiesa “non è una realtà estranea, non fugge nei tempi di difficoltà. Porta sofferenze e speranze, con dignità e con pazienza, senza servilismo ma anche senza cercare di accrescere le tensioni e di eccitare gli animi, al contrario, con l'impegno continuo di aprire strade alla comprensione e al dialogo”. (A cura di Luis Badilla)

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    Perù: un missionario italiano rischia il carcere per il suo sostegno agli indios

    ◊   È iniziato ieri nella cittadina di Lamas, distretto di Yurimaguas, in Perù, il nuovo processo al missionario marchigiano padre Mario Bartolini, 72 anni, 30 dei quali trascorsi nel Paese andino. Il sacerdote, che dall’inizio dell’anno si trova ai domiciliari in attesa di sentenza, è accusato di aver appoggiato le manifestazione indigene del giugno 2009, iniziate pacificamente e poi sfociate nel sangue dopo la carica dell’esercito. Per lui l’accusa ha chiesto 11 anni. “Un nuovo pretesto per colpire l’attività umanitaria del missionario che vede di nuovo come regista occulto la stessa multinazionale interessata a mettere le mani sui territori del distretto – scrivono sul sito dell’organizzazione per la Cooperazione della lotta contro la povertà – la pretestuosa riapertura di un caso già archiviato in cui il missionario era stato accusato d’istigazione al suicidio di una persona della sua parrocchia, reato per il quale il missionario era stato riconosciuto del tutto estraneo”. La sentenza era attesa per il 15 giugno, poi è stata rimandata e nel frattempo altri ecclesiastici sono stati coinvolti in episodi poco piacevoli: “Si apre un nuovo fronte che fa capire come non si tratti tanto della vicenda di un singolo individuo, il nostro missionario – scrive ancora la Onlus sul proprio sito – ma di un intero settore della Chiesa cattolica, la Chiesa dell’Amazzonia”. Infatti il missionario inglese Paul Mc Auley, fondatore della Red Ambiental Loreto a Iquitos, si è visto revocare il suo ventennale permesso di residenza con l’ingiunzione di lasciare il Paese entro sette giorni a causa dell’appoggio dato alle manifestazioni di indigeni che hanno avuto luogo l’anno scorso nella sua regione. La stampa locale, inoltre, riferisce di altri tre missionari che rischierebbero l’espulsione: il gesuita spagnolo Francesco Muguiro, il vescovo di Buleliana e vicario apostolico di Yurimaguas, il basco José Luis Astigarraga Lizarralde, e il vescovo di Chulucanas, lo statunitense Daniel Turley. Tutti e tre, però, hanno già ottenuto la cittadinanza peruviana. (R.B.)

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    In India c’è una diocesi dove cristiani, musulmani e indù leggono insieme la Bibbia

    ◊   Leggere insieme la Bibbia e confrontarsi sul suo messaggio: è questa la singolare iniziativa attraverso la quale, da sei anni a questa parte, la diocesi di Krishnagar, Stato indiano del West Bengala, riesce a coinvolgere cristiani, musulmani e indù. Un appuntamento settimanale di reciproca conoscenza, perché “molti dei ragazzi sono ansiosi di conoscere la Bibbia e di conoscere Cristo”, rileva il vescovo della città, mons. Joseph Suren Gomes con AsiaNews. I 25 partecipanti al corso, oltre alla lettura delle Sacre Scritture, si dedicano alla discussione di temi comuni come la società e l’unità tra le persone a partire dall’ispirazione biblica. Le lezioni comprendono spiegazioni sul culto cristiano, momenti di condivisione e analisi di situazioni di vita quotidiana guidate da sacerdoti, religiose e laici, partendo dal testo biblico. “Chi partecipa – aggiunge il presule – diventa ‘portatore di Cristo’ per il mondo, facendo un’esperienza del divino e l’adesione libera rende ciascuno più consapevole di ciò che fa”. E proprio sulla partecipazione, in particolare, tutto funziona a meraviglia: non ci sono inviti formali, è sufficiente il passaparola. (R.B.)

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    Congo: si moltiplicano gli episodi di violenza nel nord Kivu

    ◊   La popolazione di Butembo, nel nord Kivu, Repubblica democratica del Congo, vive ormai in uno stato di terrore: è il secondo assalto in un mese a strutture religiose, infatti, quello avvenuto due notti fa al convento del Sacro Cuore di Kirago, a 15 km dalla città, da parte di un gruppo di uomini armati. “Sono arrivati intorno alle 20.30-21 di sera – è la drammatica testimonianza alla Misna di padre Joseph Mumbere – e hanno intimato a padre Onildo Klann di consegnare i soldi”. Dopo aver verificato che non ci fossero preziosi nella sede della comunità, hanno minacciato i presenti e li hanno costretti a consegnare abiti e telefoni. Da tempo il Coordinamento della società civile della città di Butembo, nel distretto nordorientale, denuncia una situazione di continua insicurezza caratterizzata da frequenti omicidi, rapine, stupri ad opera di banditi e bande militari. La situazione, infine, è peggiorata da quando si registra una larga presenza di ribelli sul territorio. (R.B.)

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    Continuano gli scontri interetnici in Kirghizistan

    ◊   Non accennano a fermarsi gli episodi di violenza in Kirghizistan dove, nel giugno scorso, violenti scontri interetnici tra kirghizi e uzbeki nel sud del Paese hanno causato centinaia di morti e feriti. L’associazione umanitaria Medici senza frontiere (Msf), dal 2006 presente in Kirghizistan con 45 collaboratori, denuncia in particolare la situazione delle grandi città come Osh e Jalalabad, dove la minoranza uzbeka è addirittura esclusa dal soccorso medico. “Ogni giorno i nostri medici curano persone vittime di recenti pestaggi o che mostrano segni di tortura – riferisce ad AsiaNews l’organizzatore del programma di Msf per il Kirghizistan, Andrei Slavuckij – alcune persone non si recano nelle strutture sanitarie pubbliche per paura di essere arrestate”. Le grandi città meridionali sono pattugliate dall’esercito e il personale di Msf racconta agghiaccianti episodi di discriminazione come quello nei confronti di una donna con il figlio di 5 anni caduto dal secondo piano di un palazzo, alla quale è stato impedito di entrare in ospedale. Si calcola che nelle ultime quattro settimane almeno 51 persone siano state aggredite e percosse. (R.B.)

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    A settembre in Australia la quarta eConference “Jesus the Christ”

    ◊   C’è grande attesa in Australia e in tutto il Continente oceanico per la quarta eConference “Jesus the Christ” che si svolgerà il 16 settembre prossimo. Come riportato dall’agenzia Fides, la Conferenza episcopale australiana e il Broken Bay Institute informano che sono già 355 i siti che si sono registrati all’evento. Ciò mostra “quanto la gente sia affamata e desiderosa di una formazione di fede adulta”, secondo il vescovo di Broken Bay, mons. David Walker, membro della Commissione episcopale per la Formazione missionaria. Le tre eConference precedenti hanno riunito 30mila persone da 26 Paesi: “Un’opportunità di essere insieme comunità parrocchiale o luogo di lavoro per riflettere sul Vangelo e permettere al Vangelo di avere un ruolo vivo e attivo nelle nostre vite quotidiane”, ha concluso il presule. (R.B.)

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    Concluso oggi a Santiago di Compostela il pellegrinaggio dei giovani di Pistoia

    ◊   Sono arrivati questa mattina presto i giovani della diocesi di Pistoia, nella piazza dell’ Obradoiro di Santiago de Compostela, come vuole la tradizione del pellegrinaggio. Hanno percorso oltre 150 km a piedi. Con loro, anche i giornalisti dell’ associazione culturale Greenaccord che li hanno seguiti durante il cammino. Ad attenderli c’era il vescovo della diocesi toscana, mons. Mansueto Bianchi, che ha ricordato loro come questo non sia un arrivo, bensì un punto di partenza: il vero pellegrinaggio, infatti, è quello che l’uomo compie nella quotidianità. “Le difficoltà che avete incontrato durante il percorso vi siano d’esempio nella vostra vita - ha detto il presule - che l’apostolo Giacomo possa guidarvi verso il giusto sentiero che Dio ha disegnato per voi”. In mattinata si è svolto anche un incontro tra la delegazione del Comune di Santiago e quello di Pistoia, in vista del prossimo gemellaggio tra le due cittá, accomunate dalla presenza di reliquie dell’Apostolo. Nel pomeriggio, infine, i giovani hanno proseguito alla volta di Finisterre, dove, prima del loro rientro in Italia, faranno un bagno purificatore nell’oceano e bruceranno un indumento come segno dell’inizio di una nuova vita. (A cura di Marina Tomarro)

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    24 Ore nel Mondo



    Italia. Berlusconi al Pdl: prepariamoci alle elezioni

    ◊   Scenari politici aperti dopo il voto di ieri della Camera che ha respinto la mozione di sfiducia nei confronti del sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, indagato nell’inchiesta sull’associazione segreta cosiddetta P3. Per la prima volta dall’inizio della legislatura il governo, infatti, non ha più la certezza della maggioranza assoluta. Servizio di Giampiero Guadagni:

    Dopo l’estate prepariamoci alle elezioni. L’invito rivolto da Berlusconi ai parlamentari del Pdl subito dopo il voto sul caso Caliendo riassume il clima che si respira nella politica italiana a seguito dello strappo tra il premier e il presidente della Camera Fini. Ieri sera a Montecitorio i 299 voti contrari di Pdl e Lega sono stati largamente sufficienti a respingere la mozione di sfiducia nei confronti del sottosegretario alla Giustizia ma sono un numero ben al di sotto della maggioranza assoluta di 316 voti che ha finora consentito al governo una navigazione tranquilla. A modificare gli equilibri la formazione del nuovo gruppo finiano - 34 deputati e 10 senatori - che in questa occasione ha creato un asse con i centristi dell’Udc di Casini e dell’Api di Rutelli. I cui deputati si sono astenuti sul caso Caliendo, giudicando irricevibile la mozione di sfiducia ma sottolineando l’esistenza della questione morale. In molti parlano della nascita di fatto di un terzo polo, definizione respinta dai diretti interessati, che parlano semmai di area di responsabilità nazionale. Al momento sono convinti di rimanere nei rispettivi ruoli di maggioranza e opposizione. Ma ormai il volto della legislatura sembra definitivamente cambiato. La maggioranza non esiste più, sostiene il segretario del Pd Bersani, sostenitore di un governo di transizione per approvare una nuova legge elettorale e alcune misure economiche per uscire dalla crisi. Più o meno sulla stessa linea l’Udc, che da tempo propone un esecutivo di responsabilità nazionale. E questa mattina Casini ha invitato Berlusconi a chiarire se intende governare ancora o dimettersi. Il voto, aggiunge Casini, sarebbe invece una fuga. Ma le elezioni anticipate sono invece chieste dall’altro partito di opposizione, L’Italia dei Valori di Di Pietro. Un’ipotesi che sembra fare presa anche nella maggioranza. È vero che la Lega teme una frenata del federalismo proprio in vista del traguardo, ma il partito di Bossi non vuole governi tecnici e resta comunque al fianco di Berlusconi il quale da parte sua, come spiegano i dirigenti a lui più vicini, non vuole farsi cucinare a fuoco lento dal nuovo gruppo finiano. Sullo sfondo resta una questione centrale: la crisi economica non è certo ancora finita e ha bisogno di un governo stabile che la affronti. Il ministro Tremonti assicura che la nuova situazione politica non avrà riflessi sui conti pubblici. Ma il capo dello Stato Napolitano, a cui naturalmente spetta l’ultima parola, ha antenne molto sensibili al tema. E anche per questo lavora per evitare conflitti istituzionali e insiste sulla massima collaborazione possibile tra le forze politiche in Parlamento.

    Libano-Israele
    I colpi sparati due giorni fa da soldati libanesi verso soldati israeliani erano “deliberati e totalmente ingiustificati” perché non c’è stato sconfinamento da parte israeliana: questo il commento del Dipartimento di Stato americano dopo gli scontri avvenuti al confine tra Libano e Israele costati la vita a un ufficiale israeliano e a due soldati e un giornalista libanesi. Oggi la situazione lungo la Linea Blu è tornata apparentemente “normale” ma l'agenzia nazionale libanese Nna riferisce che aerei militari israeliani hanno sorvolato a partire dalle 8:30 fino alle 9:45 locali (le 8:45 in Italia) il settore centrale e occidentale dell'area di responsabilità dell'Unifil, la missione Onu schierata nel sud del Libano e di cui fanno parte 1.900 soldati italiani. Secondo Beirut dunque caccia israeliani sono tornati stamani a violare lo spazio aereo di Beirut e la risoluzione Onu n.1701.

    In Pakistan sale a 80 il numero dei morti per gli scontri a Karachi
    Non si placano le violenze scatenatesi a Karachi, la più importante città del Pakistan, dopo l'assassinio lunedì di Raza Haider, leader politico di un partito anti-talebano. Solo ieri, 31 persone sono state uccise, facendo salire ad 80 il numero delle vittime di tre giorni di anarchica follia. E ieri sera una nuova strage è stata evitata di poco: un uomo ha lanciato una bomba a mano fra i fedeli in preghiera in una Moschea nel quartiere di North Nazimabad. Per fortuna ci sono stati solo feriti anche se c’è preoccupazione per qualcuno di loro. Tra i feriti c’è anche un autorevole personalità religiosa, responsabile del seminario collegato alla moschea. I media sottolineano l'assenza quasi totale delle forze dell'ordine di fronte agli attacchi armati incrociati fra responsabili di gruppi etnici in conflitto. Una delle zone più a rischio in questa crisi è Orangi Town, dominata dalla popolazione di lingua urdu, ma circondata dai pashtun.

    Non si placano le violenze in Kashmir
    È salito a 47 morti il totale dei dimostranti separatisti uccisi dalla polizia nel Kashmir indiano nell'ultimo mese e mezzo. Nonostante il coprifuoco permanente e i rinforzi militari, non si ferma la violenza nella vallata musulmana divisa tra India e Pakistan. I media indiani hanno riferito oggi della morte di un uomo, colpito da proiettili sparati dalle forze dell'ordine due giorni fa a Srinagar, la capitale dello Stato di Jammu e Kashmir. Un altro dimostrante è stato assassinato ieri sera durante l'ennesima sassaiola contro la polizia che ha reagito sparando sulla folla. Nell'ultima settimana sono 30 le vittime della spirale di violenza che non sembra fermarsi. Anche durante la notte sono avvenuti diversi incidenti, tra cui un attacco a due stazioni della polizia. Diversi appelli alla calma sono arrivati dal governo di New Delhi e anche dagli stessi leader separatisti.

    Attacco suicida in Afghanistan: 7 persone uccise
    Le autorità afghane nella provincia settentrionale di Kunduz hanno reso noto che almeno sette persone, di cui sei poliziotti afghani, sono rimasti uccisi in un attacco suicida questa mattina nel distretto di Imam Sahib che aveva come obiettivo un convoglio composto da forze Nato e forze afghane. Tra le vittime, oltre ai sei agenti di polizia, c'è anche un appartenente alla milizia locale. Otto civili, quasi tutti semplici passanti, sono rimasti feriti. Non si ha invece notizia di vittime tra i militari stranieri. Nell'attacco sono rimasti danneggiati due mezzi militari.

    Oggi Karzai in visita a Teheran
    Il presidente afghano Hamid Karzai è oggi a Teheran per colloqui con il suo omologo iraniano Mahmud Ahmadinejad e con la Guida suprema, ayatollah Ali Khamenei. Karzai parteciperà inoltre ad un vertice dei tre Paesi di lingua persiana, l'Iran, l'Afghanistan e il Tajikistan, con la presenza anche del presidente tagiko Imomali Rakhmon. Si tratta del quarto vertice di questo genere tenuto negli ultimi anni.

    Ban Ki-moon a Nagasaki
    “Un mondo senza armi nucleari”. È l’auspicio del segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, oggi in visita nella città di Nagasaki, in Giappone, alla vigilia del 65.mo anniversario del lancio della bomba atomica da parte degli Usa, che segnò la fine della II Guerra Mondiale e l'ingresso nell'era nucleare. Domani cerimonia di commemorazione ad Hiroshima. Il servizio di Giuseppe d’Amato:

    L’unico modo per non usare le armi atomiche è eliminarle del tutto: così il segretario dell’Onu, a Nagasaki, nel corso di un incontro con i sopravvissuti. Ban Ki-moon ha visitato alle 12.40 anche la cattedrale cattolica Urakami, a qualche centinaio di metri dall’epicentro dello scoppio della bomba del nove agosto. Dal Giappone, il segretario dell’Onu, sta lanciando accorati appelli al disarmo contro la proliferazione nucleare, parti essenziali – viene evidenziato – della pace internazionale e della sicurezza. Spero - ha detto ai giovani nipponici – che la nuova generazione raccolga la torcia accesa dai loro genitori e nonni e diventino leader del disarmo. Ban Ki-moon sarà domani il primo segretario dell’Onu a partecipare alla cerimonia in ricordo del bombardamento atomico. Ad Hiroshima sarà presente anche per la prima volta un rappresentante americano, l’ambasciatore Ross. In città i preparativi fervono: gruppi di pacifisti sono rimasti per ora raccolti in preghiera per le vittime della tragedia di 65 anni fa e per la pace, sia davanti alla cupola della bomba, sia nel parco della pace. Scolaresche e gruppi musicali hanno preparato canti davanti alle televisioni di mezzo mondo. La sensazione della gente è che qualcosa di importante stia finalmente per avvenire.

    Ce, Fmi, Bce: la Grecia ha compiuto progressi notevoli
    Le autorità greche hanno applicato “con forza” il programma di risanamento economico e avviato “importanti riforme”, ma restano ancora da affrontare “importanti sfide e rischi”. È quanto si evidenzia in una nota congiunta Commissione europea-Bce-Fmi diffusa a Bruxelles al termine della missione condotta ad Atene per valutare l'applicazione de programma economico greco. La Grecia, si legge nella nota congiunta, “ha compiuto progressi notevoli sulle riforme strutturali”.

    Marea Nera: “Bottom kill” chiude l’operazione “Static Kill”
    Si chiama “Bottom kill”, l’ultima fase dell’operazione “Static kill”, avviata per la chiusura definitiva del pozzo Macondo nel Golfo del Messico. Dopo le ultime dichiarazioni di Obama che hanno annunciato piena soddisfazione per la riuscita dell’operazione, il governo Usa ha autorizzato la fase conclusiva della chiusura definitiva del pozzo. La British Petroleum ha dichiarato che “Bottom Kill” comincerà nelle prossime ore con l’immissione di cemento nella cavità. Il via libera del governo Usa è arrivato a meno di 24 ore dal buon esito dell’introduzione del fango dalla bocca del pozzo per respingere e mantenere sul fondo il petrolio. Obama ha espresso un certo sollievo per il rapporto della National Oceanographic Atmmospheric Administration - l’agenzia federale americana - in base al quale l’inquinamento delle acque del Golfo del Messico sarebbe meno grave di quanto sinora previsto.

    Cina e Corea del Sud studiano l’ipotesi di un accordo di libero scambio
    La Cina e la Corea del Sud potrebbero cominciare l’anno prossimo negoziati per un accordo di libero scambio. Lo ha annunciato in un’intervista al China Daily Yu Woo-ik, l’ambasciatore coreano a Pechino. Dopo quattro anni di studi di fattibilità sulla tipologia dell’accordo tra i due governi, tra le associazioni industriali e le università, l’ambasciatore ha detto che i tempi sono maturi. L’approvazione creerebbe la terza più larga area economica del mondo, dopo quella disegnata dal trattato di libero mercato del Nord America e dell’Unione Europea. In Asia, la Cina rappresenta la seconda economia più grande e la Corea del Sud la quarta. Secondo gli esperti, un’area di libero scambio tra Cina e Corea del Sud, sarebbe un buon catalizzatore per il commercio nell’Asia orientale in particolare e nell'intero continente in generale. La Cina è già il maggior partner commerciale della Corea del Sud, seguito dagli Usa. Lo scorso anno, gli scambi tra Pechino e Seoul hanno rappresentato il 21% dell’export della Corea del Sud. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 217

    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.


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