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Sommario del 22/09/2009
“L’Eucaristia: comunione con Cristo e tra di noi”: è il tema scelto dal Papa per il Congresso eucaristico internazionale di Dublino nel 2012
◊ “L’Eucaristia: comunione con Cristo è tra di noi”: è questo il tema scelto da Benedetto XVI per il prossimo 50.mo Congresso eucaristico internazionale che si terrà a Dublino dal 10 al 17 giugno del 2012. La notizia viene diffusa oggi dal Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali, che sottolinea come la scelta del tema nasca dalla felice coincidenza della celebrazione del Congresso con il 50.mo anniversario dell’inaugurazione del Concilio Vaticano II. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Il tema scelto dal Papa per il Congresso eucaristico di Dublino, sottolinea la nota del Pontificio Comitato, trova “diretta ispirazione” nella Costituzione “Lumen Gentium”, laddove si afferma che “partecipando realmente del corpo del Signore nella frazione del pane eucaristico, siamo elevati alla comunione con lui e tra di noi”. L’arcivescovo della capitale irlandese, Diarmuid Martin, prosegue il comunicato, auspica che “la riunione della Chiesa universale a Dublino aiuti a comprendere l’Eucaristia come vera e personale comunione con Gesù Cristo e a riscoprire la fisionomia essenzialmente Eucaristica di ogni comunità cristiana”. L’arcivescovo Martin sottolinea inoltre la possibilità di sviluppare l’argomento del prossimo Congresso Eucaristico Internazionale con la riflessione su alcuni temi importanti. Tra questi: la comunione con Cristo come fondamento dell’esistenza cristiana; l’Eucaristia come forma di vita per i presbiteri, le famiglie cristiane, le comunità religiose; il gesto dello “spezzare il pane” come principio della solidarietà cristiana; l’Eucaristia seme di vita per il mondo della sofferenza e della fragilità; l’ecumenismo e la partecipazione all’unico pane. Intanto, conclude la nota del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali, nella capitale irlandese, si è già installato il Comitato locale che si occuperà della stesura del testo teologico di base e della preparazione all’evento del 2012.
“L’amore di Cristo è la nostra forza”: Benedetto XVI sabato prossimo nella Repubblica ceca, nel 20.mo anniversario della caduta del comunismo
◊ Presentazione stamane nella Sala stampa vaticana del prossimo viaggio apostolico di Benedetto XVI nella Repubblica Ceca, in programma da sabato 26 a lunedì 28 settembre, ricorrenza di San Venceslao, patrono della nazione. Tre giorni con tanti appuntamenti, che sono stati illustrati nel dettaglio ai giornalisti dal direttore della Sala Stampa, padre Federico Lombardi. Il servizio di Roberta Gisotti:
“L’amore di Cristo è la nostra forza”, questo il motto che accompagnerà Benedetto XVI nel suo 13.mo viaggio apostolico il 7.mo in Europa, questa volta nella Repubblica ceca, che per la quarta volta accoglierà il Successore di Pietro, dopo le tre visite pastorali di Giovanni Paolo II nel ’90, ’95 e ’97. E, proprio nel contesto storico di una continuità di intenti - ha spiegato padre Lombardi - che va collocato questo viaggio di Benedetto XVI, che già nel ’92, allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, ebbe occasione di visitare la capitale ceca. A Praga, il Santo Padre arriverà al mattino di sabato 26 settembre, facendo subito tappa nella chiesa di Santa Maria della Vittoria, che ospita la venerata statua del Bambino Gesù di Praga. Quindi nel pomeriggio incontrerà il presidente Vaclav Klaus e le autorità civili nel castello di Praga, e quelle ecclesiali nella Cattedrale. La domenica il Papa volerà a Brno, capoluogo della Moravia, dove presiederà la Messa e reciterà l’Angelus all’aeroporto locale e di rientro nella capitale parteciperà ad un incontro ecumenico nell’arcivescovado ed incontrerà il mondo accademico nel castello di Praga. Nell’ultimo giorno a suggellare la visita, Benedetto XVI celebrerà la Messa sulla spianata di Via di Melnik, nell’antica città di Starà Boleslav, particolarmente legata al culto di San Venceslao, che qui venne martirizzato.
Questo viaggio di Benedetto XVI – ha ricordato il direttore della sala stampa vaticana - giunge sul piano storico a 20 anni dalla caduta del comunismo, e sul piano ecclesiale nel 20.mo anniversario della canonizzazione di Agnese di Praga. Il tutto in un ambiente sociale oggi fortemente secolarizzato, dove la maggior parte della popolazione ceca non pratica e non si dichiara religiosa, e dove permangono questioni aperte nei rapporti tra Stato e Chiesa: si attende ancora che un accordo venga ratificato e si proceda anche alla restituzione dei beni ecclesiastici a suo tempo confiscati dal regime comunista. Da qui l’obiettivo di sostenere la Chiesa nella moderna nazione ceca, ha sottolineato padre Lombardi:
"Certamente c'è un'intenzione di incoraggiare la Chiesa perchè si senta portatrice di un contributo di vitalità, di speranza e di carità nella società ceca, anche secolarizzata, in cui si trova".
Il Papa nomina mons. Luigi Ventura nuovo nunzio in Francia
◊ Benedetto XVI ha nominato nunzio apostolico in Francia mons. Luigi Ventura, arcivescovo titolare di Equilio, finora nunzio apostolico in Canada. Nato nel 1944 a Borgosatollo, nella diocesi di Brescia, mons. Ventura è stato ordinato sacerdote nel 1969 e consacrato vescovo nel 1995. Nel suo servizio alla Santa Sede, è stato nunzio in Costa d’Avorio, Burkina Faso, Niger e Cile. Mons. Ventura succede nell’incarico all’arcivescovo Fortunato Baldelli, nominato nel giugno scorso Penitenziere maggiore.
Altre nomine
◊ Benedetto XVI ha nominato membri della Congregazione per la Dottrina della Fede mons. Walmor Oliveira de Azevedo, arcivescovo di Belo Horizonte, e Mario del Valle Moronta Rodriguez, vescovo di San Cristóbal de Venezuela.
Primo consiglio preparatorio in vista del Sinodo per il Medio Oriente in programma in Vaticano nell’ottobre 2010. Con noi, mons. Twal
◊ Due giorni di lavori, ieri e oggi presso la segreteria generale del Sinodo dei vescovi, per mettere a punto la macchina organizzativa, che dovrà preparare l’agenda della prossima assemblea speciale per il Medio Oriente. L’assise si terrà in Vaticano dal 10 al 24 ottobre del prossimo anno, sul tema “La Chiesa cattolica in Medio Oriente: comunione e testimonianza. La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola”. Il Papa stesso, nell’incontro con i Patriarchi orientali di sabato scorso, ha annunciato l’evento, che vedrà riuniti i presuli di una delle regioni più martoriate del mondo. In un’intervista concessa all’Osservatore Romano, il segretario generale del Sinodo dei vescovi, mons. Nikola Eterovic, ha spiegato che la riunione preparatoria è necessaria per porre in evidenza “le indicazioni di Benedetto XVI sulle prospettive di dialogo per una convivenza pacifica in quella regione tormentata, tenendo conto delle realtà dei singoli Paesi”. Sulla preparazione del Sinodo per il Medio Oriente, Giancarlo La Vella ha intervistato mons. Fouad Twal, Patriarca di Gerusalemme dei Latini:
R. - Siamo felici di questa convocazione del Sinodo per il Medio Oriente e considerando la situazione che vivono i cristiani e che vive tutta la regione, anche i musulmani, gli ebrei, anche noi abbiamo sentito il bisogno di mettere sul tavolo le nostre paure, le nostre angosce, le nostre aspirazioni e magari alcune proposte per il futuro per confermare i nostri fedeli nella loro fede, consolidare la loro presenza contro questa emorragia umana dell’immigrazione. Sentiamo il bisogno di essere insieme alla Santa Sede, sotto l’auspicio del Santo Padre, qui a Roma.
D. – Tutto il Medio Oriente in questo momento è una terra di confronto, a volte anche aspro. Può diventare terra di dialogo?
R. - E’ vero quello che abbiamo considerato in questa commissione presinodale, di vedere questa dimensione mondiale del Medio Oriente, questa dimensione interreligiosa, questa dimensione ecumenica. Però la prima cosa tra noi cattolici di diversi riti è che dobbiamo essere in comunione tra noi. Poi il dialogo con l’Islam, con Israele. Tanti sono i problemi che ci stanno a cuore. Se facciamo partecipare al massimo i nostri fedeli, devono partecipare al massimo ed essere coinvolti in questo movimento di rinnovamento, spero che si potrà portare rimedio a tante angosce, tante paure, tanti ostacoli, tanti problemi che viviamo.
D. – Qual è il suo apporto personale che porterà al Sinodo lei che vive nella Terra Santa, uno dei luoghi in cui più si soffre al mondo?
R. – Noi siamo coscienti che siamo ancora una Chiesa del calvario, una Chiesa che porta la croce e spesso ci pare che questo cammino di croce non abbia una fine. Veniamo qui già feriti, sofferenti, però anche pieni di speranza, e dopo il passaggio del Santo Padre da noi in Terra Santa in Giordania e in Palestina e in Israele, vengo a chiedere anche la solidarietà e la preghiera di tutta la Chiesa universale esortando le conferenze episcopali, i cristiani, a sentirci corresponsabili della comunità cristiana che è rimasta in Terra Santa. E’ lo stesso appello che il Santo Padre ha fatto e che non faccio che ripetere chiedendo più preghiere, più solidarietà, più vicinanza a noi e sarete tutti benvenuti in Terra Santa! Speriamo che la Terra Santa non rimanga per sempre una Terra di conflitto. Tocca noi dare tempo al tempo, non perdere mai la speranza. Un giorno avremo la gioia di vivere in pace, di avere una vita normale. Non chiediamo nessun privilegio. Vogliamo vivere come tutti gli altri popoli una vita normale e questo non lo abbiamo ancora. Il Signore ce lo ha detto: se qualcuno vuole seguirmi che porti la sua croce. Noi la portiamo, nella speranza che avremo un giorno la gioia di vivere, la gioia di camminare e di avere una vita normale.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Inizia la preparazione del prossimo Congresso eucaristico, che si svolgerà a Dublino nel 2012.
Nicola Gori intervista l'arcivescovo di Fortaleza, presidente della conferenza episcopale regionale Nordeste uno.
Nell'informazione internazionale, "L'America indecisa sulla strategia in Afghanistan", di Giuseppe Maria Petrone.
In Cultura, due articoli sulla giornata di studi dedicata al lavoro di ricerca storica e storico artistica di don Mario Sensi.
"Un dedalo dove anche la storia rischia di smarrirsi" di Roberto Morozzo della Rocca, sul rapporto tra la Chiesa e la modernità.
"Come il Rinascimento (ma è andato perduto)" di Antonio Paolucci, sulla scomparsa della pittura ellenistica.
"L'insegnante? Un mestiere terribile e necessario". Silvia Guidi intervista don Carlo Nanni, rettore della Pontificia Università Salesiana.
Il cardinale Bagnasco alla plenaria della Cei: "Anche quando annuncia una verità scomoda, la Chiesa resta con chiunque amica"
◊ Dalla necessità dell’etica nell’economia e nella politica all’importanza dell’insegnamento della religione cattolica. Tanti i temi affrontati dal presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Angelo Bagnasco che, ieri pomeriggio a Roma, ha aperto i lavori dell’assemblea plenaria della Cei. La riunione si concluderà giovedì prossimo. Centrale nella prolusione del porporato il richiamo all’Enciclica "Caritas in veritate". Il servizio di Debora Donnini:
Un passaggio amaro che, in quanto ingiustamente diretto ad una persona impegnata a dar voce pubblica alla nostra comunità, ha finito per colpire un po’ tutti noi. La prolusione del cardinale Angelo Bagnasco inizia con un riferimento evidente alla vicenda che ha coinvolto l’ex-direttore di "Avvenire", Dino Boffo. Il porporato parla di un “segno di un allarmante degrado” del buon vivere civile e afferma di aver ricevuto conforto dalla telefonata che il Papa gli ha fatto. La Chiesa è in questo Paese una presenza “che non può essere coartata né intimidita solo perché compie il proprio dovere”. Un pensiero viene poi rivolto ai soldati italiani morti in Afghanistan:
"Vogliamo esprimere il nostro profondissimo cordiglio per i sei soldati italiani caduti in Afghanistan, vittime di un attentatore suicida. Altri quattro soldati sono risultati gravemente feriti. Oltre a questi, com'è noto, sono morti una decina di civili afghani e una cinquantina sono rimasti a loro volta feriti. Non è esagerato parlare di strage, tanto più assurda se si pensa ai compiti assolti dalla forza internazionale che opera in quel Paese".
Non viene dimenticato don Ruggero Ruvoletto, il missionario fidei donum ucciso a Manaus, nello Stato brasiliano dell’Amazzonia:
"Un delitto che da una parte segnala il clima di crescente violenza cui è esposta quella importante regione del Brasile, e dall'altra ci conferma sulle condizioni di pericolo alle quali è comunque esposto il lavoro missionario".
Largo spazio trova poi la “Caritas in veritate”. Tante le citazioni dell’Enciclica nella riflessione del porporato che sottolinea in modo particolare come lo sviluppo, per essere vero, debba essere integrale e dunque mettere al centro la persona. Da questo discende ...
“... l’apertura alla vita che è al centro del vero sviluppo, come pure l’esigenza, per gli Stati, a varare politiche che promuovano la centralità e l’integrità della famiglia, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna”.
Per l’economia bisogna adoperarsi perché sia interamente etica. “Se aumenta la ricchezza del mondo ma aumentano le disparità, nessuno può ritenersi tranquillo”, sostiene. Necessaria dunque la solidarietà allo sviluppo dei Paesi poveri. Solo se ci poniamo su questa strada, sottolinea il porporato richiamandosi all’Enciclica, la crisi si rivelerà nella sua durezza un’occasione di nuova progettualità. Un appuntamento importante in questo senso il G8 dell’Aquila, da cui sono scaturite decisioni con logiche innovative, come quella del Fondo per fronteggiare l’emergenza alimentare.
Uno sguardo, nella sua riflessione, anche all’Anno Sacerdotale, un’iniziativa del Pontefice che sta riscontrando un largo consenso. Riferendosi ad un discorso del Papa ad un Angelus di agosto, il cardinale Bagnasco sottolinea come le parole di Benedetto XVI siano state fraintese. Il cristianesimo, spiega il presidente della Cei, non esclude che ci possano essere persone non credenti capaci di una loro moralità forte, estranee alla tentazione nichilista. Ma il nichilismo è “un avversario terribilmente serio”. L’invito è dunque a parlare di Dio. L’emergenza educativa è infatti al centro del prossimo piano pastorale e ad essa è dedicato il rapporto-proposta che, curato dal comitato per il progetto culturale, ha visto la luce una settimana fa.
Il discorso del porporato guarda anche alla scuola. Recentemente il Tar del Lazio ha accolto il ricorso presentato da associazioni laiciste ed esponenti di varie confessioni religiose non cattoliche, con il quale si chiedeva che l’insegnamento della religione cattolica non produca crediti aggiuntivi nella valutazione scolastica di quel 91% di studenti che liberamente la scelgono. Per il cardinale Angelo Bagnasco così invece si finisce “per discriminare la stragrande maggioranza degli studenti”.
Forte poi l’esortazione a intraprendere la strada della politica vera e propria, “quale campo di missione irrinunciabile”. Sottolineato anche che “chiunque accetta di assumere un incarico politico sia consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell’onore che esso comporta, come anche la nostra Costituzione ricorda”:
“E’ bene in ogni caso essere consapevoli che la comunità cristiana mai potrà esimersi dal dire ciò che davanti a Dio ritiene sia giusto dire. Peraltro, anche quando annuncia una verità scomoda, la Chiesa resta con chiunque amica”.
Il cardinale Bagnasco torna a criticare l’introduzione della pillola abortiva Ru486 perché annulla i diritti della parte più indifesa; c’è il rischio di ulteriore banalizzazione del valore della vita, anche perché nei confronti della donna il principio di precauzione deve suggerire cautele.
Sul fine-vita si auspica un provvedimento che possa essere varato quanto prima a garanzia dei più deboli. Il testo già approvato al Senato, attende di essere discusso alla Camera. Il lavoro compiuto a Palazzo Madama è, per il cardinale Bagnasco, “prezioso” perché dice la volontà di assicurare l’indispensabile nutrimento vitale a chiunque, quale che sia la condizione di consapevolezza.
E’ importante poi una politica di cooperazione internazionale per affrontare il fenomeno dell’immigrazione. L’Italia ultimamente ha varato delle disposizioni in materia di pubblica sicurezza sulle quali da parte cattolica non sono mancate riserve. La Chiesa non ha soluzioni tecniche da offrire né vuole intromettersi nella politica degli Stati, ma bisogna contemperare esigenze diverse: quella della sicurezza e quella dei diritti umani.
“L’esclusione dal circuito della legalità può dar luogo infatti a non previste situazioni di ulteriore auto-emarginazione delle persone, indotte per la paura a nascondersi e a ritirarsi definitivamente dalla fruizione di servizi essenziali che le strutture pubbliche fino a ieri garantivano a tutti”.
Ricordato il prossimo anniversario dei 150 anni dell’unità d’Italia: “Non si può non pensare ad una vocazione unitaria dell’Italia che – conclude il cardinale Bagnasco – sa che può contare sempre sulla Chiesa, sulle sue risorse e sulla sua leale dedizione, sul suo spirito di sacrificio e la sua volontà di dono”.
Al via il Summit dell'Onu sul clima: si cerca un accordo in vista del vertice di Copenaghen
◊ A New York si apre oggi il summit sul clima. Tutti i riflettori saranno puntati su Stati Uniti, India e Cina. Il summit organizzato dal segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, tenterà di far uscire dallo stallo i negoziati internazionali in vista dell'appuntamento di Copenaghen a dicembre. Stefano Leszczynski ha intervistato Luca De Fraia, segretario generale aggiunto di "Action Aid". Ascoltiamo:
R. – India e Cina fanno parte dei Paesi emergenti, ovvero di quei Paesi che in maniera significativa negli ultimi anni hanno cambiato la propria condizione economica e sociale, anche attraverso un forte processo di industrializzazione. E quindi si attribuisce a loro l’incremento maggiore delle emissioni di gas inquinanti. Questi Paesi sono piuttosto cauti nell’accettare degli obiettivi di riduzione delle emissioni perché vedono in questi obiettivi di riduzione un possibile impedimento al loro processo di industrializzazione e sviluppo.
D. – Anche gli Stati Uniti hanno dimostrato, con la nuova amministrazione, un nuovo interesse nelle politiche ambientali. C’è la possibilità che cambi qualcosa in concreto?
R. – Ricordiamo che gli Stati Uniti proprio qualche mese fa avevano preso alcune decisioni importanti di ridurre – ad esempio – del 17 per cento le proprie emissioni. E’ un testo fondamentale, per Obama. E’ stato ricordato che è la prima Assemblea generale nella quale Obama interviene, e quindi ci si attende di capire il peso dell’orienamento multilaterale che Obama intende dare alla sua amministrazione.
D. – Il presidente della Commissione europea, Barroso, ha espresso timori di una impasse nei negoziati, soprattutto in vista del vertice di Copenaghen …
R. – Gli attenti osservatori di questi processi ci dicono che difficilmente a Copenaghen sarà definito un accordo complessivo e definitivo sullo scenario post-Kyoto, quello che – appunto – si occupa anche di emissioni di gas inquinanti, di CO2. Questo, probabilmente, non è una sorpresa assoluta. Quantomeno, ci si attende che a Copenaghen vengano definiti gli elementi fondamentali, la cornice di un accordo che dev’essere poi raggiunto nei mesi successivi.
D. – Quando si fa riferimento ai cambiamenti climatici, qual è il loro impatto sulla vita quotidiana? Perché sono così importanti?
R. – La crisi generata dai cambiamenti climatici è una crisi che avviene in presenza di altri fattori destabilizzanti, come la crisi nel settore alimentare e della produzione alimentare, la crisi nel settore petrolifero … Quindi, quello che si deve cercare di valutare e di comprendere è la capacità dei Paesi in via di sviluppo di sostenere l’impatto di questi elementi, di queste crisi convergenti. E già l’impatto di queste crisi ci dice che abbiamo superato la quota del miliardo di persone che soffre di fame. E in un mondo che soffre la fame, nessuno può stare bene …
Dall'Università Tor Vergata di Roma, l'appello delle organizzazioni internazionali per i diritti dei migranti
◊ “Gli uomini della storia accanto. Integrazione, dialogo, solidarietà e diritti”: questo il titolo della tavola rotonda che si è svolta ieri a Roma, presso l’Università di Tor Vergata. Due ore di incontro per riflettere sull’immigrazione, soprattutto dal punto di vista umano, ribadendo l’importanza della tutela dei diritti per tutti i migranti indistintamente. Numerose le associazioni presenti, tra cui Amnesty International, l’Alto Commissariato Onu per i rifugiati, Save the Children e l’Organizzazione internazionale per le Migrazioni (Oim). L’evento è stato voluto dalla Fondazione O’ Scia’. C’era per noi Isabella Piro:
(musica)
“Sono stata fortunata. Nel mio Paese sarei morta o, peggio ancora, avrei scambiato una ciotola di riso con una bomba e avrei ucciso”. La testimonianza di Zeinab Dolal, nata in Somalia e giunta in Italia 20 anni fa, ha scosso i partecipanti alla tavola rotonda, dimostrando che l’immigrazione è una chance per tutti. Oggi Zeinab è cittadina italiana e lavora per la Comunità di Sant’Egidio. Ma per una che ce l’ha fatta, ce ne sono ancora tanti che aspettano di avere un futuro: 191 milioni in tutto il mondo, secondo le stime dell’Oim, che fuggono da un presente di povertà e guerra, in cerca di un lavoro, di un ricongiungimento familiare, di una vita migliore. E tra loro, ci sono anche molti bambini. Giulia Falzoi, rappresentante dell’Oim:
“I bambini sono la parte più vulnerabile della migrazione - specialmente quando parliamo di migranti minori non accompagnati - ma sono anche la speranza e il futuro, perché sono le nuove generazioni, quelle che fanno da ponte culturale con il Paese di origine e di destinazione e sono le generazioni su cui puntare e su cui costruire questa società multiculturale che ormai non è soltanto una prospettiva ma è una realtà di fatto”.
Gli immigrati contribuiscono allo sviluppo sociale ed economico del Paese non solo d’origine, ma anche di destinazione, si è detto durante i lavori. È grazie a loro, ad esempio, se c’è una crescita demografica e una forza-lavoro giovane, senza contare che le rimesse inviate nei Paesi d’origine ne migliorano le condizioni. Il migrante, quindi, è una risorsa. Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia:
“E’ una risorsa per il mercato del lavoro; è un’opportunità di scambio, di incontro, di conoscenza ed è un titolare di diritti: troppo spesso, questo lo si dimentica. Si parla di numeri, si parla di forza-lavoro, si parla di problema, di criminalità, togliendo umanità alle persone e questo, ovviamente, fa sì che politiche che violano i diritti umani siano facilmente digeribili da parte dell'opinione pubblica e giustificabili dai mezzi d'informazione”.
No ai respingimenti tout-court, che non permettono di vagliare le domande dei richiedenti asilo, si è ribadito nella tavola rotonda, ma no anche al lavoro nero, che crea sacche di irregolarità, con il rischio di violenze e di criminalità. Perché chi emigra è soprattutto un uomo, con diritti e doveri. Un concetto che viene ribadito da sette anni sull’isola di Lampedusa, teatro di tanti sbarchi disperati. Qui si svolge “O’ Scia’”, la manifestazione musicale a favore del dialogo e dell’integrazione. Il suo ideatore, il cantautore Claudio Baglioni:
“E' nata quasi per caso, sette anni fa, un'estate, con un senso di disagio nell'essere in un bel posto, vivere ore liete, bellissime, con un mare stupendo ma sapere che quel mare ospitava anche delle storie molto meno belle. Ogni tanto, allora, ti chiedi: "Che si fa? Si guarda da un'altra parte, si fa finta di niente?". Tutto ciò che possiamo fare è tenere un riflettore ancora acceso, che prende luce e cerca di rimandarla agli altri, a chi magari in quel momento vive un momento più di penombra, meno chiaro”.
Quest’anno, O’ Scià si svolgerà dal 30 settembre al 3 ottobre. Quattro giorni di musica e di emozioni affacciati sul Mediterraneo, perché non sia solo un “mare nostro”, ma diventi “un mare di tutti noi”.
(musica)
Musica ed emozioni: la Polonia si prepara a festeggiare il 200.mo centenario della nascita di Chopin
◊ Un’imponente rassegna di concerti, un Congresso internazionale, quattro festival, oltre a restauri di luoghi storici, inaugurazioni museali e progetti editoriali. Questo e altro si prepara a vivere la Polonia nel 2010, in occasione della festa per il bicentenario della nascita di Fryderyk Chopin, simbolo e ambasciatore del Paese nel mondo. L’inaugurazione, il 28 febbraio a Cracovia, con la Messa solenne celebrata dal cardinale Stanislaw Dziwisz nel castello di Wavel. Sul programma delle celebrazioni, il servizio di Gabriella Ceraso:
(musica)
Essenza romantica, purezza classica. L’immortale musica di Chopin festeggerà 200 anni con i migliori artisti internazionali. Da Rio a Shangai a Parigi, decine i Comitati organizzativi già a lavoro, anche se la protagonista resterà la Polonia.
(parole in polacco)
”Per noi Chopin è un dono della storia”, ci racconta la coordinatrice delle celebrazioni, la signora Wiesnieska. “Il nostro obiettivo è avvicinare tutti alla sua musica, mostrare volti inediti del genio, ma anche far comprendere la cultura polacca”.
I maggiori eventi in tre periodi: si inizia dal 21 febbraio al primo marzo, decade dell’anniversario, quando idee, interpretazioni e influenza di Chopin saranno trattate nel congresso internazionale di Varsavia, dove i migliori pianisti mondiali suoneranno alla rassegna nella Filarmonica nazionale e dove poi s’inaugurerà l’innovativo Museo Chopin, nel Palazzo Ostrogski della capitale. 7000 pezzi – la più grande collezione esistente –, 70 stazioni interattive, percorsi tematici e biografici. Un museo dove l’alta tecnologia è posta al servizio del visitatore di ogni età e preparazione culturale in un approccio – novità assoluta – multimodale. Come spiega Mara Servetto, ideatrice del progetto:
“C’è una compresenza di sonoro, oggetti, luoghi; ognuno entrerà con un qualche segno di riconoscimento e il museo capirà se ha davanti a sé un ragazzino, un esperto di musica o un conoscitore. Questo farà sì che le varie stazioni interattive gli parlino nel suo linguaggio, ed ognuno potrà seguire il proprio percorso nel Museo Chopin”.
La festa prosegue tra teatri, parchi, salotti e piazze anche ad agosto, con migliaia di musicisti al festival “Chopin e la sua Europa” e poi ancora ad ottobre, con una speciale edizione del prestigioso Concorso pianistico intitolato al "cigno polacco". A fare da corollario, gli omaggi alla memoria: restauri del parco e della basilica di Brochòv, dove Chopin fu battezzato, e la rivisitazione della Chiesa della Santa Croce, dov’è custodito il cuore del compositore che fece della sua terra una sorgente creativa inesauribile.
Il cardinale Bagnasco: riprende la celebrazione della Giornata di riflessione ebraico-cristiana
◊ Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana e il presidente dell’Assemblea rabbinica italiana, Giuseppe Laras, al termine di un incontro odierno, hanno deciso di "comune accordo di riprendere la celebrazione comune della Giornata di riflessione ebraico-cristiana del 17 gennaio", che nell'ultima edizione non ha potuto vedere la partecipazione degli ebrei. E’ stata comune, si legge in un comunicato della Cei, “la convinzione che la ripresa di tale celebrazione aiuterà la comprensione reciproca e renderà più fruttuosa la collaborazione per la crescita dell’amore verso Dio e il prossimo”. Il cardinale Bagnasco ha rassicurato il rabbino Laras e il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, anch’egli presente all’incontro in occasione dell’inizio dell’anno ebraico, che “non c’è nel modo più assoluto alcun cambiamento nell’atteggiamento che la Chiesa cattolica ha sviluppato verso gli Ebrei, soprattutto a partire dal Concilio Vaticano II”. A tale riguardo, la Conferenza episcopale italiana ribadisce che “non è intenzione della Chiesa Cattolica operare attivamente per la conversione degli ebrei”. Il porporato “ha manifestato la sua preoccupazione per quei focolai di antisemitismo e di antigiudaismo che, di tempo in tempo, continuano ad apparire, ribadendo la necessità di un'attenta vigilanza, auspicando che i legami già profondi tra le due parti si stringano ancor più”. Con la crescita dell’amicizia e della stima reciproca, è l’auspicio dell’arcivescovo di Genova, “sarà più facile sradicare quegli elementi che possono favorire atteggiamenti antiebraici”. Il cardinale Bagnasco, si legge nel comunicato, ha “compreso le reazioni di preoccupazione manifestate in relazione a talune espressioni del testo liturgico”, ma ha ribadito quanto già il cardinale Tarcisio Bertone “aveva espresso con chiarezza nella Lettera al Rabbinato di Israele circa le intenzioni del Santo Padre dopo la pubblicazione dell’“Oremus et pro Iudaeis”. Il cammino compiuto in questi ultimi decenni, prosegue il comunicato Cei, “è stato straordinario e pieno di frutti per tutti”. In tale orizzonte, quindi, continuerà la riflessione sulle Dieci Parole, come Benedetto XVI aveva auspicato nella sinagoga di Colonia. L’anno prossimo, pertanto, conclude il comunicato, si riprenderà il quarto comandamento, secondo la numerazione ebraica: «Ricordati del giorno di Sabato per santificarlo». (A cura di Alessandro Gisotti)
Rapporto Pax Christi International su spese militari e Obiettivi del Millennio
◊ Servirebbe un aiuto globale aggiuntivo di circa 35 miliardi di euro l’anno per raggiungere gli obiettivi di Sviluppo del Millennio. Soltanto il 4% delle spese militari mondiali del 2008. Sono i dati, riportati da Misna, del rapporto di Pax Christi International su “Spese militari e aiuto internazionale”, dal sottotitolo “La storia dell’elefante in una stanza”, espressione inglese che indica una realtà evidente che nessuno vuole vedere. A causa della mancanza di risorse, precisa il rapporto, non sarà possibile ottenere entro il 2015 i risultati auspicati in materia di lotta alla povertà, alla fame, alle malattie. Il documento mette a confronto le necessità economiche per l’aiuto allo sviluppo e le spese dedicate dai governi agli armamenti e alla lotta al terrorismo. La cifra necessaria per gli obiettivi prefissati è misera, sottolinea il rapporto, se paragonata alle spese belliche di alcuni Stati. Mentre Usa, Cina, Francia, Inghilterra e Russia sono ai primi posti nella classifica delle spese belliche, soltanto cinque paesi nel mondo, Svezia, Lussemburgo, Norvegia, Danimarca e Paesi Bassi, hanno rispettato nel 2008 l’impegno a dedicare lo 0,7% del loro prodotto interno lordo all’aiuto allo sviluppo. Basterebbe il 10% delle spese militari americane per riuscire a raggiungere gli Obiettivi del Millennio entro sei anni. (M.P.)
Gli Stati indiani chiamati a denunciare le violenze interreligiose
◊ Prevenire e combattere le violenze interreligiose che dilagano nel Paese. Con questo obiettivo ogni quattro mesi i governi dei 28 Stati della federazione indiana dovranno indirizzare un rapporto al governo centrale di New Delhi sulle misure per prevenire questo problema. E’ quanto si apprende oggi dal Times of India. Secondo alcuni osservatori il provvedimento, frutto di un’accesa discussione tecnica, avrebbe lo scopo di superare i limiti posti dall’autonomia dei singoli Stati in materia di sicurezza e che finora ha bloccato l’approvazione di una legge nazionale contro le violenze interreligiose, la ‘Communal harmony bill’. La richiesta, emessa dal ministero dell’Interno di New Delhi, ha l’obiettivo di creare un sistema di monitoraggio su come i singoli Stati applicano un programma nazionale in 15 punti per contrastare le violenze ai danni delle minoranze religiose; sulla base del rapporto, che dovrà contenere informazioni sociali, amministrative e giudiziarie, il governo centrale potrà giudicare gli sforzi dei singoli Stati. Gli scettici temono che alcuni Stati potrebbero non inviare i rapporti invocando l’autonomia in materia di sicurezza garantita dalla costituzione. L’attuale governo, guidato dal partito del Congresso, ha fatto della protezione delle minoranze religiose, attraverso una legge specifica, uno dei punti forti del programma elettorale con cui ha vinto le elezioni del maggio scorso. Sul disegno di legge ‘Communal harmony bill’, la cui versione definitiva non è stata ancora presentata in Parlamento per la discussione, la Conferenza episcopale indiana ha espresso apprezzamento per l’impostazione dei contenuti pur sollecitando migliorie come la responsabilità legale di quei pubblici ufficiali che falliscano nel prevenire le violenze, la richiesta che il risarcimento alle vittime sia a carico dello Stato e non dei colpevoli, i quali rimangono spesso ignoti e soprattutto che il governo centrale possa intervenire se i governi dei singoli Stati non si dimostrino in grado di controllare o fermare le violenze. (C.S.)
Pakistan: il presidente Zardari condanna l'uso iniquo della legge anti-blasfemia
◊ Il presidente pakistano Asif Ali Zardari ha assicurato l’impegno del governo per impedire qualsiasi uso iniquo della legge contro la blasfemia. L’autorevole assicurazione arriva dopo molti gravissimi episodi di intolleranza e persecuzione religiosa e dopo che eminenti politici hanno chiesto la modifica della legge, richiesta cui gli ambienti estremisti islamici hanno risposto con pubbliche proteste. Zardari è tornato sul controverso problema a Londra, durante un incontro con l’arcivescovo di Canterburry Rowan Williams, dicendosi consapevole dell’uso strumentale della legge operato da estremisti. La legge punisce con gravi pene e con il carcere qualsiasi offesa alla religione e chi tenti di convertire altri. Di fatto estremisti islamici, spesso con la complicità di polizia e autorità locali, la usano per incarcerare e perseguitare chi professa un diverso credo, soprattutto cristiani ma anche musulmani moderati. Almeno 33 persone accusate di blasfemia sono state trucidate dalla folla inferocita o da singoli fanatici. Il problema è riesploso di recente, dopo la morte non spiegata di un ragazzo cristiano, il 15 settembre, detenuto in carcere a Sailkot proprio per blasfemia. Il 17 settembre scorso Shahbaz Bhatti, cattolico ministro pakistano per gli Affari delle minoranze, durante una visita a Washington, ha promesso il massimo impegno per modificare la legge che gli estremisti “usano per perseguitare le minoranze [religiose] e gli stessi musulmani. Il governo deve modificare la legge, perché non sia più uno strumento nelle mani degli estremisti”. Bhatti, ospite della commissione Usa sulla libertà religiosa, è stato insignito di un premio quale difensore dei diritti delle minoranze in Pakistan. Il 18 settembre Salman Taseer, governatore del Punjab, ha ribadito la convinzione che la legge sulla blasfemia va abrogata, per proteggere le minoranze, in particolare i cristiani, contro crescenti violenze e persecuzioni. Peter Jacob, segretario esecutivo della Commissione nazionale pakistana Giustizia e Pace, ha commentato ad AsiaNews che “la dichiarazione del governatore del Punjab è importante e benvenuta” e si è augurato una precisa presa di posizione anche del governo centrale. (R.P.)
L'arcivescovo di Colombo: l'Europa non sospenda gli aiuti allo Sri Lanka
◊ È un appello per il bene dello Sri Lanka e dei suoi rifugiati quello di mons. Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo, che in un comunicato ha chiesto all’Europa di non sospendere gli speciali accordi commerciali siglati con il Paese dopo la tragedia dello tsunami. Dal 2004, ricorda Asianews, gli aiuti sono stati necessari per la riconciliazione e lo sviluppo dell’economia dello Sri Lanka, dopo decenni di guerre. L’Ue però da tempo lamenta di sospette violazioni dei diritti umani compiute dall’esercito di Colombo durante la guerra, ma il governo di Rajapaksa non offre risposte alle accuse prendendo come pretesto la sovranità nazionale. L’Europa ha sostenuto il Paese asiatico attraverso il Generalised System of Preferences Plus che prevede un accesso facilitato nel mercato Ue ai prodotti dell’industria tessile dello Sri Lanka, elemento trainante dell’economia nazionale. Ora il Gsp Plus potrebbe non essere rinnovato per il perdurare delle frizioni tra Bruxelles e Colombo. Nel suo appello, presentato ieri alla stampa, mons. Ranjith invita l’Europa “a continuare il GSP plus e tutte le altre possibilità di aiuto allo Sri Lanka” definendoli “il miglior modo con cui la Comunità europea può aiutare il rapido reinserimento degli oltre 200 mila profughi Tamil”. Inoltre l’arcivescovo di Colombo ha ribadito la sua dura condanna alle “tendenze separatiste e discriminatorie che hanno distrutto secoli di spirito fraterno tra le diverse comunità dello Sri Lanka” e invita tutti i cittadini dell’isola a “tornare ad essere ferventi praticanti dei principi religiosi che costituiscono l’anima del Paese”. (M.P.)
Sudan: cristiani in preghiera per chiedere aiuto contro le violenze
◊ Due chilometri a piedi in silenziosa protesta contro la mancanza di azione governativa per la sicurezza del Sudan. È stata una marcia di 20 mila cristiani di ogni denominazione organizzata dal vescovo Edward Hiiboro Kussala di Tombura-Yambio, in seguito ai numerosi atti di violenza perpetrati nei confronti dei fedeli da parte dei guerriglieri della Regione. Il presule ha lanciato un appello, riportato da Zenit, nel quale chiede un intervento esterno a difesa dei civili innocenti che negli ultimi mesi hanno subito rapimenti, imboscate e sequestri. Il presule ha ricordato l’irruzione di agosto nella Chiesa di Nostra Signora della Pace, a Ezo, nella quale sono state rapite 17 persone, per la maggior parte adolescenti e giovani sotto i 30 anni. Uno dei ragazzi sequestrati è stato trovato morto, tre ostaggi sono tornati salvi ma dei restanti 13 non si hanno ancora notizie. In risposta ai tanti attacchi di violenza il vescovo ha organizzato anche tre giorni di preghiera a cui hanno partecipato anche ministri dei Governi locali, sia della capitale statale, Yambio, che di quella provinciale del Sud Sudan, Juba. Secondo il vescovo Hiiboro che chiede più polizia nella zona, l'attacco a Ezo si inserisce in un ciclo di violenza che può essere spezzato solo con la cooperazione internazionale. “Ciò che è accaduto ad agosto è stato un grande shock per noi; la gente ha iniziato a venire da me con un’enorme sofferenza negli occhi, pregandomi di fare qualcosa per questa situazione, di riportare indietro i figli e i nipoti che erano scomparsi”, conclude il vescovo Hiiboro. (M.P.)
Fao: allarme fame e siccità in Africa orientale
◊ 20 milioni di persone in Africa rischiano di morire di fame. E’ l’allarme lanciato dalla Fao che spiega come le prospettive scadenti dei raccolti a causa del livello delle piogge inferiore alla media, ma anche di conflitti e migrazioni, stiano aggravando la gia' preoccupante situazione della sicurezza alimentare nella regione. L’Organizzazione ha precisato che circa 20 milioni di persone nella regione attualmente dipendono, per il loro sostentamento da programmi di assistenza alimentare, senza i quali rischierebbero di morire di fame e tale numero potrebbe aumentare durante la stagione secca, in particolare tra i contadini, i pastori e i lavoratori urbani a basso reddito. Gli effetti di El Nino, che solitamente porta abbondanti piogge verso la fine dell'anno, potrebbero peggiorare la situazione - continua la Fao -, causando alluvioni e inondazioni, distruggendo sia i raccolti nei campi sia le scorte alimentari, aggravando le perdite di bestiame e danneggiando infrastrutture ed abitazioni. In tutta l'Africa orientale inoltre il prezzo del mais, uno dei prodotti principali della regione, nonostante il recente calo resta comunque piu' alto rispetto a due anni fa. Dato il basso potere d'acquisto, e' prevedibile un peggioramento della situazione generale per quanto riguarda la sicurezza alimentare. (C.S.)
Amnesty: è emergenza mortalità materna in Sierra Leone
◊ In Sierra Leone una donna su otto rischia di morire durante la gravidanza o il parto, infatti meno della meta' delle donne in attesa, è assistita da personale medico competente e neanche un parto su cinque viene eseguito in strutture sanitarie. Questi alcuni dei dati raccapriccianti emersi dal rapporto di Amnesty International dal titolo “Fuori della portata: il costo della mortalita' materna in Sierra Leone”, che mira a rilanciare l’emergenza dei diritti umani nel paese. Il rapporto contiene oltre ai numeri anche testimonianze personali che mostrano come le donne adulte e le ragazze spesso non siano in grado di accedere a cure mediche vitali perche' sono povere per pagarle. Per questo motivo alla vigilia del summit dei leader mondiali di New York, in cui si discutera' sull’aumento dei finanziamenti delle cure mediche nei Paesi in via di sviluppo, la Segretaria generale di Amnesty International, Irene Khan, ha lanciato oggi a Freetown, la capitale della Sierra Leone, una campagna per ridurre la mortalita' materna nel paese africano. L’accesso alle cure nei Paesi in via di sviluppo sara' infatti al centro dell’incontro che si terra' domani, all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Il primo ministro britannico Gordon Brown dovrebbe annunciare una serie di nuove misure finanziarie destinate a migliorare l'assistenza medica nei Paesi in via di sviluppo, in particolare quelle relative alla salute infantile e materna. “I finanziamenti, da soli - spiega la segretaria generale di Amnesty - non risolveranno però il problema in questo Paese. La profonda discriminazione e il basso status sociale delle donne sono alla base della terribile tragedia della mortalita' materna. La Sierra Leone e' infatti un Paese in cui le bambine sono costrette ad accettare matrimoni precoci, vengono escluse dalla scuola e sono esposte alla violenza sessuale. "I bisogni delle donne in termini di salute, ricevono scarsa considerazione da parte delle famiglie, dei leader delle comunita' locali e del governo2– ha aggiunto Khan, per questo è necessario un intervento forte di sostegno. (C.S.)
A Taormina, Forum internazionale sullo sviluppo dell’Africa
◊ Dal Nobel per l’economia James Heckman a Kerry Kennedy, fondatrice del “Robert Kennedy Center” per i diritti umani, al Segretario generale della Lega Araba Amre Moussa, a Nicholas Negroponte, fondatore di “One Laptop per Child”, al ministro italiano per la Pubblica Amministrazione e Innovazione Renato Brunetta. Sono questi alcuni dei tanti ospiti che l’1° e il 2 ottobre parteciperanno a Taormina all’edizione 2009 del Forum internazionale ‘Lo sviluppo dell’Africa: un’opportunità per l’Europa, per l’Italia e per la Sicilia’ promosso dalla Fondazione Banco di Sicilia e realizzato con il supporto di The European House – Ambrosetti. Giunto alla sua terza edizione, il Forum rappresenta un momento di incontro periodico dove la leadership africana ed europea si può incontrare per confrontarsi sullo sviluppo delle relazioni strategiche fra i due Continenti. All’Italia e in particolare alla Sicilia, il compito di porsi come trait d’union, come mediatore fondamentale per future occasioni commerciali e imprenditoriali. Tre sono i grandi progetti per il continente africano che saranno presentati nell’edizione di quest’anno: la fase di start-up di un progetto di telemedicina connesso alla Comunità di Sant’Egidio, realtà che combatte l’AIDS e la malnutrizione; l’avvio di un centro di promozione finalizzato a incentivare la formazione universitaria in Europa della futura classe dirigente africana; la presentazione del progetto di fattibilità per la realizzazione in Africa di un Parco agroalimentare capace di coinvolgere players internazionali. (C.S.)
La Giornata della Pace in Cile riunisce 13 confessioni religiose diverse
◊ Esponenti di 13 confessioni religiose e tradizioni spirituali cilene si sono riuniti, in occasione della Giornata della Pace celebrata ieri in tutto il mondo, in un atto ecumenico e interreligioso per riflettere sulle reali condizioni per la pace. Convocati dal “Foro Spiritual per la pace” di Santiago del Cile, ciascun esponente religioso, servendosi della preghiera, ha invocato l’aiuto dell’Altissimo per pacificare anzitutto i cuori delle persone e ha indicato le necessarie disponibilità che le società devono mettere in atto per costruire una realtà pacificata e riconciliata. L’evento più importante della Giornata, celebrata anche nelle scuole, negli uffici pubblici e nei luoghi di lavoro, è stato la lettura della “Dichiarazione sulla pace nel mondo”. Al raduno erano presenti tra l’altro rappresentanti ortodossi, musulmani, protestanti, esponenti del buddhismo e di diverse tradizioni sufiste. La Chiesa cilena era rappresentata nella persona di mons. Alberto Jara, vescovo emerito della diocesi di Chillàn e presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso. Durante la Giornata numerose associazioni ecclesiali e religiose ma anche civili e territoriali, hanno offerto la propria adesione alla manifestazione, ormai giunta alla terza edizione. Anche la stampa locale ha dato risalto all’evento ricordando, in alcuni casi, che il popolo cileno in passato ha patito l’angoscia di una possibile guerra nel momento in cui i regimi militari di Santiago e di Buenos Aires non riuscirono a trovare un’intesa su questioni riguardo ai confini nella zona australe. Durante le celebrazioni non è mancato il ricordo del successo dell’opera di mediazione di Giovanni Paolo II, condotta dal cardinale Antonio Samoré. Non sono mancati nemmeno i riferimenti alle guerre dimenticate dove lo scontro acquista svariate forme che giungono però alle medesime conseguenze: la morte di centinaia di migliaia di persone, spesso civili innocenti. (A cura di Luis Badilla)
Argentina: continua la campagna “Una Bibbia per ogni aborigeno”
◊ Ieri, presso la Sede del Movimento Cristiano e Missionario di Buenos Aires, si è svolta una celebrazione interreligiosa ed ecumenica per la pace. L’iniziativa, insieme a tante altre, rientra tra le celebrazioni del “Mese della Bibbia”, che da diversi anni viene vissuto a settembre in numerosi Paesi dell’America Latina, come occasione per una maggiore diffusione e conoscenza del testo sacro. Da ieri al 30 settembre, presso il Complesso di Biblioteche ed Archivi della Provincia di Salta, sarà inoltre allestita la XIII Esposizione “La Biblia en Salta”, sul tema “La Parola abitò tra noi... per unirci come popolo”. La mostra è organizzata dalle Edizioni San Paolo, dal Movimento Ecumenico Cristiano di Salta, dalla Società Biblica Cattolica Internazionale e dall’Istituto per l’Integrazione del Sapere dell’Università Cattolica di Salta. Tra le altre attività organizzate in Argentina, domani, presso la Chiesa Evangelica Metodista di Buenos Aires, ci sarà la Celebrazione ecumenica centrale della Giornata Nazionale della Bibbia, indetta dalla Commissione Ecumenica delle Chiese Cristiane dell’Argentina e con il patrocinio della Società Biblica Argentina e della Federazione Argentina di Chiese Evangeliche. “La tua Parola Signore ci unisce” è stato invece il tema della Celebrazione ecumenica del 18 settembre, svoltasi nella Chiesa Battista di Flores. Organizzata dal Gruppo di Chiese Cristiane del quartiere, vi hanno partecipato rappresentanti delle Chiese Evangeliche Battista, Metodista e Anglicana, la Congregazione Armena e le parrocchie Vergine Immacolata di Lourdes e Santa Francesca Saverio Cabrini. In occasione del “Mese della Bibbia”, l’Equipe Nazionale di Pastorale Aborigena (Endepa), organismo esecutivo della Commissione Episcopale di Pastorale Aborigena, e “Ágape Libros” stanno conducendo una campagna in favore delle comunità autoctone. Attraverso l’iniziativa “Una Bibbia per ogni aborigeno”, cercano di diffondere la Sacra Scrittura tra le distinte comunità di aborigeni, appunto. La proposta - riferisce l'agenzia Fides - consiste nell’acquistare una Bibbia nelle locali Ágape Libros o nelle sedi Endepa, i cui membri si occuperanno poi di consegnarle a ciascuna comunità aborigena. La campagna ha avuto inizio lo scorso 1° settembre e durerà fino al 5 ottobre. Da parte sua, il dipartimento di Pastorale Biblica della Commissione di Catechesi e Pastorale Biblica della Conferenza episcopale argentina ha dato vita ad una Campagna Biblica Nazionale che promuove la lettura e la riflessione della Bibbia nelle diverse comunità ecclesiali. (R.P.)
Convegno Migrantes: “Il prossimo ha sempre un volto umano”
◊ "Di fronte alla complessa realtà delle migrazioni, l’accoglienza diviene l’elemento chiave per una pastorale in grado di aiutare, nel contesto attuale economico, sociale e religioso, chi cerca una vita migliore lontano dalla propria patria". È quanto scrivono mons. Antonio Maria Vegliò e mons. Agostino Marchetto, rispettivamente presidente e segretario del Pontificio Consiglio per i migranti e gli itineranti, in un messaggio ai circa 170 direttori e collaboratori degli Uffici diocesani Migrantes riuniti a Frascati per il convegno nazionale. Accanto all’accoglienza, ciò che rende visibile l’autentica natura della Chiesa è il dialogo come “elemento indispensabile e requisito non negoziabile che coinvolge tutti in una collaborazione volta a promuovere lo sviluppo integrale della società. L’azione pastorale in favore degli immigrati – spiegano- va “incarnata nella situazione esistenziale di ogni persona". "Il calore della schietta accoglienza – si legge ancora nel messaggio – amica di chi è diverso da noi e viene da lontano è la testimonianza più bella e può predisporre all’annuncio diretto del Vangelo". Forte anche il monito di Mons. Crociata, segretario generale della Cei ai partecipanti: "il vostro servizio, radicato capillarmente sul territorio, non può prescindere da quanto si agita, nella società civile, ricordando che il prossimo nel quale ogni giorno vi imbattete ha sempre e ovunque volto umano, spesso alle prese con situazioni difficili e non di rado drammatiche, per questo - come ricorda il presule - c’è bisogno anche dell’annuncio del Vangelo". Messaggio questo che viene rilanciato anche da mons. Saviola direttore generale della Fondazione Migrantes: parole di fiducia e speranza, ha detto, vanno però accompagnate dalla corretta applicazione dei diritti e dei principi fondamentali, ma soprattutto da atti concreti, che vadano oltre la prima accoglienza. L’obiettivo è quello di far uscire il migrante da un rapporto di dipendenza e di stimolarlo a rendersi autonomo, a camminare con i propri piedi, in una terra nuova, diventata per lui nuova patria. (C.S.)
Filippine: gli effetti della crisi economica si fanno sentire anche sulle scuole cattoliche
◊ La crisi economica mondiale sta facendo sentire i suoi effetti anche sulle scuole cattoliche nelle Filippine, già alle prese, da qualche anno, con un calo di iscrizioni. Il dato preoccupante è emerso nei giorni scorsi a Manila al congresso nazionale dell’Associazione dell’Educazione cattolica delle Filippine (CEAP). La crisi riguarda in modo particolare i piccoli istituti nelle aree rurali, come ha confermato mons. Orlando Quevedo, arcivescovo di Cotabato: “In province come le nostre ci sono scuole missionarie che dipendono ancora dalle rette degli agricoltori che stanno passando un periodo difficile”, ha detto il presule a margine della convention. In molte diocesi la sopravvivenza degli istituti cattolici è minacciata dalla mancanza di risorse e di sostegni finanziari. È il caso, tra gli altri, della diocesi di Maasin: “La gente non può permettersi l’educazione cattolica che è un’educazione di qualità”, ha detto il vescovo Precioso D. Cantillas. E di “lotta per la sopravvivenza” ha parlato anche mons. Antonio J. Ledesma, arcivescovo di Cayagan de Oro, che ha rimarcato la necessità di mantenere, se non incrementare, i finanziamenti pubblici attraverso il sistema dei buoni scuola. Attualmente, oltre a questo sistema, l’ordinamento filippino prevede quello delle convenzioni con le scuole non statali, per un totale di 4 miliardi di pesos filippini (pari a più di 57 milioni di euro), in larga parte destinati agli istituti cattolici. Per sopperire alle difficoltà economiche mons. Quevedo, ha proposto, da parte sua, una maggiore solidarietà tra i vari istituti scolastici. (L.Z.)
Profanato un cimitero cristiano a Istanbul
◊ Novanta lapidi distrutte, un cimitero cristiano di Istanbul profanato. È accaduto nei giorni scorsi nello storico cimitero di Valukli a fianco dell’antico monastero ortodosso di Valukli dedicato alla Madonna. Le profanazioni, precisa Asianews, non accadono di rado e negli ultimi 20 anni fatti simili hanno colpito chiese, cimiteri cristiani e proprietà della comunità ortodossa della capitale della Turchia. Duro il commento del Patriarca ecumenico Bartolomeo che si è recato in visita al cimitero profanato, chiedendo il motivo per cui fatti del genere continuano ad accadere sul territorio turco. Il fatto non è stato riportato da nessun organo di informazione della capitale e le nuove generazioni turche sono a conoscenza di tali vicende accadute in passato grazie e film-documentari che negli ultimi anni hanno riscosso notevole successo. I cimiteri cristiani, tutti di natura monumentale, costituiscono un elemento di testimonianza dell’ormai esigua presenza cristiana in questa terra. Oggi, a causa della spaventosa crescita urbanistica di Istanbul si trovano accerchiati da grossi insediamenti urbani e pertanto sono divenuti terreni appetibili per costruttori e speculatori. (M.P.)
Canada: la Chiesa identifica i progetti destinatari della colletta Unicef
◊ La costruzione di scuole in Malawi e in Rwanda, l’educazione allo sviluppo e alla pace, la formazione missionaria: la colletta dell’Unicef – Canada, che si raccoglie ogni anno il 1° novembre, verrà destinata a questi tre progetti. Lo ha stabilito la Conferenza episcopale canadese (Ceec), che ha invitato tutte le diocesi cattoliche del Paese a donare il loro contributo. In particolare, si tratta di sostenere il progetto di aiuti portato avanti da Unicef – Canada a favore dell’educazione in Africa, per la costruzione di scuole, l’acquisto di materiale educativo e sportivo, l’installazione di impianti per l’acqua potabile e la formazione accademica. Il secondo progetto, invece, viene proposto agli studenti della scuola secondaria e mira a trasmettere loro i valori dello sviluppo e della pace. Infine, il terzo progetto riguarda l’Opera della Santa Infanzia e offre gli studenti delle scuole primarie alcuni fondi per partecipare ad un programma annuale sull’educazione missionaria. “Le diocesi che parteciperanno alla colletta – spiega una nota della Cecc – dovranno esortare l’Unicef – Canada a fare tutto il possibile sul piano internazionale per assicurare che il denaro donato dai cattolici non sia usato per finanziare progetti che non rispettano i principi morali della Chiesa”. (I.P.)
Lettera dei vescovi ungheresi: attenzione al neopaganesimo
◊ La fede cattolica è minacciata da alcune correnti che stanno dilagando nella società. Sta riprendendo vigore una specie di paganesimo che attacca il cristianesimo. È l’allarme lanciato dai vescovi dell’Ungheria in una lettera circolare della Conferenza episcopale ungherese sulla salvaguardia della fede cattolica, riportata dall’agenzia Zenit. I vescovi ungheresi hanno letto il testo della lettera in ogni chiesa cattolica del Paese sottolineando che oltre alla secolarizzazione, la mentalità consumistica, l’idolo dell’edonismo che continuano ad essere presenti, si sta rafforzando anche lo spirito del neopaganesimo. Durante i decenni del comunismo, ricordano i presuli, le autorità “hanno cercato di farci dimenticare tutto quello che poteva confermare la nostra identità ungherese e cristiana, inculcando in noi un complesso di inferiorità, ripetendo che l’Ungheria era stata l’ultimo alleato della Germania nella Seconda Guerra Mondiale, ed eravamo nazionalisti e sciovinisti”. In questo contesto, per i vescovi “è necessario e legittimo ravvivare un’identità giusta, cercare e rendere coscienti i nostri veri valori, la nostra eredità ungherese in campo culturale, storico e scientifico”. Di questo processo fa parte, prosegue la lettera, anche il continuo confermarsi nell’identità cristiana poiché la rivelazione di Cristo si è incarnata nella cultura ungherese, nobilitandola e consacrandola. “La nostra cultura millenaria ungherese non è comprensibile senza la fede cristiana”, sottolineano i presuli. Il Neopaganesimo, avverte la Conferenza Episcopale, produce il cosiddetto “sincretismo antico ungherese” che mescola elementi di diverse religioni adoperando un linguaggio religioso apparentemente cristiano, il quale induce in errore anche i fedeli che praticano la propria religione. Altri pericoli, prosegue il testo, sono “l’occultismo, lo spiritismo e le diverse forme dell’idolatria”, così come “l'attacco alla nostra fede cattolica anche da parte delle idee liberali estreme che cercano di forzare su di noi la dittatura del relativismo, una visione del mondo che mette in dubbio l’esistenza della stessa verità”. Questa corrente, osserva la lettera circolare, “diffonde la cultura della morte al posto del rispetto della vita, nega o relativizza la differenza tra uomo e donna, nonché il matrimonio e la famiglia”. I vescovi ungheresi concludono la lettera suggerendo che di fronte a tutto ciò “i fedeli devono professare la cattolicità facendo attenzione a tutte le iniziative che non rispondono al progetto di Dio Creatore sull’uomo, sulla famiglia, sulla cultura e sulla Nazione”. (M.P.)
Irlanda: i vescovi chiedono più responsabilità sul Trattato di Lisbona
◊ L'Unione Europea non è solo un mercato comune, deve essere una comunità di valori. Con queste parole, riportate dal Sir, i vescovi irlandesi auspicano a una consapevole responsabilità e coscienza sia dei cittadini cattolici irlandesi che ritorneranno il 2 ottobre alle urne per il referendum sul Trattato di Lisbona, sia dei rappresentanti eletti. “Il Trattato di Lisbona è di grandissima importanza, non solo per noi qui in Irlanda, ma anche per la forma futura del progetto europeo”, dichiarano nel comunicato i vescovi. La Chiesa cattolica irlandese esorta “tutti i cristiani a considerare attentamente il contenuto del Trattato” poiché riguarda “non solo l’interesse personale o di gruppo ma il bene di ogni cittadino e di tutta la comunità”. Il trattato di Lisbona, pensato per dare a Bruxelles un ruolo più forte nelle questioni internazionali, perché abbia effetto in tutti i 27 Paesi del blocco deve essere ratificato dall’Irlanda, Paese cha ha già respinto il Trattato in un referendum lo scorso anno. I presuli chiedono ai “rappresentanti eletti” di “garantire il rispetto dei valori su cui la civiltà e la cultura europee sono state costruite, valori come il diritto fondamentale alla vita e la protezione dei più deboli nella nostra società”. La Chiesa irlandese chiede che ci sia una responsabilità particolare come cittadini di Irlanda e come cittadini dell'Unione Europea affinché si promuova vigorosamente il “Vangelo della Vita'”. A conclusione del comunicato i vescovi sottolineano l’importanza di “far sentire la voce degli irlandesi sul tipo di Europa in cui vogliamo vivere”. (M.P.)
Regno Unito: la Chiesa in aiuto delle popolazioni esposte ai cambiamenti climatici
◊ Le conseguenze dei cambiamenti climatici rendono più difficile e complesso il già arduo lavoro delle agenzie per lo sviluppo contro la povertà. Ad affermarlo, alla vigilia del vertice sul clima oggi a New York, è Mike Edwards consulente della CAFOD, l’agenzia per gli aiuti ai Paesi d’oltremare della Conferenza episcopale inglese e gallese. La Chiesa britannica segue con particolare attenzione questa problematica e partecipa al vertice con una delegazione di vescovi ed esperti guidata dal cardinale scozzese Keith O’ Brien. Tra le aree più vulnerabili ai cambiamenti climatici vi è senza dubbio l’Asia meridionale: secondo un recente rapporto della Banca asiatica per lo sviluppo (Adb), lo scioglimento dei ghiacci dell'Himalaya insieme alle catastrofi naturali conseguenti al surriscaldamento del pianeta, espone a gravi rischi alimentari oltre un miliardo e seicento milioni di persone in questa parte del continente, dove vive circa la metà della popolazione mondiale al di sotto della soglia di povertà. Una delle nazioni a più alto rischio è il Bangladesh: negli ultimi 50 anni la temperatura media nel Paese ha subito un marcato aumento, come sono cresciute per numero e intensità le alluvioni, mentre l’innalzamento dei livelli del mare sta progressivamente salinizzando i terreni coltivati. Proprio in Bangladesh la CAFOD ha avviato, in collaborazione con la Caritas locale e con alcune associazioni bengalesi, un vasto programma di iniziative a sostegno della popolazione. L’approccio dell’agenzia caritativa al problema – ha spiegato Edwards all’agenzia Ucan - è complessivo e integrato. In particolare, l’obiettivo del programma è di coinvolgere le comunità nella riduzione del rischio disastri (RRD) e di sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni. Tra i vari progetti figurano la promozione di tecniche agricole sostenibili e di colture in grado di crescere in terreni salinizzati e la piantagione di alberi di cocco lungo le strade per prevenire le alluvioni e fornire fonti di cibo e materiale da costruzione alla popolazione. (L.Z.)
Polonia: pellegrinaggio del settimanale cattolico “Niedziela” al santuario di Jasna Góra
◊ “Fedeltà di Cristo, fedeltà del sacerdote”: il tema principale dell’Anno Sacerdotale è stato anche il filo conduttore che ha guidato il pellegrinaggio promosso dal settimanale cattolico polacco “Niedziela” a Jasna Góra, al santuario nazionale della Madonna Nera a Czestochowa, riunendo collaboratori, giornalisti, amici e lettori del settimanale. Il XIII pellegrinaggio del settimanale a Jasna Góra si è svolto sabato scorso, organizzato in occasione dell’Anno Sacerdotale. I pellegrini si sono messi sotto la particolare protezione della Madonna Nera di Czestochowa, invocata dal settimanale come “Mater Verbi”, e di una delle figure sacerdotali più significative di questi ultimi tempi, il Servo di Dio padre Jerzy Popiełuszko, sacerdote martire del periodo comunista. Secondo le informazioni inviate all’agenzia Fides, la Santa Messa nel Santuario è stata presieduta dal cardinale Józef Glemp, arcivescovo emerito di Varsavia, Primate di Polonia. Tra i concelebranti anche mons. Ireneusz Skubiś, capo redattore del Settimanale cattolico. “Il settimanale Niedziela, come il più conosciuto settimanale cattolico in Polonia, deve evangelizzare con forza, senza paura. Dalla missione dei media di oggi - ha detto all’omelia il cardinale Glemp - dipende tanto. Bisogna proclamare le cose più importanti per la Chiesa di oggi. Bisogna servire la verità e il bene”. Dopo la Messa, nell’aula Giovanni Paolo II a Jasna Góra, il redattore capo ha consegnato il “Premio Niedziela - Sursum Corda” e la medaglia “Mater Verbi 2008”, alle persone che hanno dato il loro particolare contributo al settimanale nell’evangelizzazione della società polacca. Tra i premiati anche il cardinale Józef Glemp. Durante l’incontro mons. Ireneusz Skubiś ha presentato la nuova iniziativa, il “Movimento Evangelizzatore - Circolo degli Aiutanti della Mater Verbi”: una proposta ai giovani, alle famiglie e ai giornalisti per conoscere e promuovere le diverse iniziative pastorali e culturali portate avanti dalla Chiesa nel campo dei mass media e per la promozione dell’insegnamento della Chiesa sui mass media. (R.P.)
A Lourdes la lettura integrale della Bibbia in 12 lingue
◊ Sei giorni e 5 notti per proporre la Bibbia ai pellegrini di Lourdes. Sono stati organizzati dall’Unitalsi, l’Unione Nazionale Italiana di Trasporto dei Malati a Lourdes e nei Santuari Internazionali, dal 26 settembre al 1° ottobre. La lettura avrà inizio alle 12, alla grotta di Massabielle con una registrazione della lettura di Benedetto XVI del primo capitolo della Genesi. La lettura ininterrotta della Bibbia segnerà l’inizio del pellegrinaggio italiano dell’Unitalsi che si svolge tradizionalmente ogni anno a fine settembre. La lettura ininterrotta è stata organizzata per la prima volta lo scorso anno a Roma ed è stata molto apprezzata, per questo il vescovo di Tarbes e Lourdes mons. Jacques Perrier ha deciso di proporla in Francia: “Lega il santuario mariano alla Scrittura – ha detto il presule – siamo dunque nell’alveo del Concilio Vaticano II”. I lettori saranno più di 1.400 e si alterneranno nella cappella Notre-Dame per 130 ore. Il libro dell’Apocalisse, che chiuderà, l’iniziativa, sarà letto davanti la grotta. Sono 12 le lingue in cui sarà letta l’intera Bibbia e l’avvenimento sarà ritrasmesso sul sito del santuario di Lourdes. (T.C.)
Arriva a Fiumicino la Statua della Madonna di Loreto
◊ “Un’iniziativa pregevole e significativa, che può essere di esempio per gli altri aeroporti, visto che la Madonna di Loreto è la patrona dell’aviazione e di conseguenza, di tutto il mondo del trasporto aereo”. Così don Giacomo Martino, direttore dell’Ufficio per la Pastorale dei marittimi ed aeroportuali della Fondazione Migrantes, definisce l’iniziativa dell’arrivo, per la prima volta, nell’aeroporto “Leonardo da Vinci” di Fiumicino, della statua della Madonna di Loreto, oggi pomeriggio. L’iniziativa è promossa dalla diocesi di Porto – Santa Rufina, insieme al Pontificio Consiglio della Pastorale per Migranti, in collaborazione con Enac e Aeroporti di Roma. La statua, dopo lo sbarco, sarà portata nella hall partenze del Terminal 5 dove avrà luogo una solenne concelebrazione eucaristica, presieduta da mons. Vegliò, presidente del Pontificio consiglio per i migranti e gli itineranti e concelebrata da mons. Reali e dai parroci della zona. Al termine del rito la statua verrà portata in processione alla volta della parrocchia di San Luigi Gonzaga a Focene, dove resterà esposta all’adorazione dei fedeli da domani e fino al 27 settembre. In questo periodo – informano gli organizzatori - saranno promosse diverse iniziative. (C.S.)
Afghanistan: la Nato chiede una nuova strategia. La Casa Bianca prende tempo
◊ Resta alta l’allerta in Afghanistan. All’indomani dell’omaggio dell’Italia ai 6 paracadutisti uccisi nell’attentato di Kabul, la Nato propone una nuova strategia per il Paese asiatico ma chiede più uomini presenti sul territorio. Il presidente americano Obama sta prendendo tempo, in attesa di un quadro più completo mentre pieno sostegno alla richiesta di un maggior dispiegamento di forze - proposta dal generale Stanley McCrystal comandante delle truppe Nato in Afghanistan - è arrivato dal presidente afgano Karzai. “E’ l’approccio giusto” ha detto il capo del Paese asiatico. Benedetta Capelli ha chiesto un parere in merito al generale in congedo Luigi Caligaris:
R. – Comincerei col consigliare a chiunque parli di Afghanistan di omettere la parola “strategia” perché è diventato quasi un gioco Non c’è una strategia e su questo non c’è dubbio: la strategia non può essere soltanto militare, ma anche politica e poi quella militare dev’essere molto chiara e condivisa da tutti i partecipanti. Il fatto d’inviare di volta in volta qualche migliaio o qualche centinaio di soldati per fare cosa non si sa bene, è una dimostrazione di solidarietà politico-militare ma non è una strategia.
D. – Quali sono, allora, le cose da correggere?
R. – Primo: ci vuole una chiara condivisione dell’obiettivo strategico. Quest’obiettivo non può essere soltanto l’Afghanistan ma bisogna guardare anche verso il Pakistan, che forse è un problema ancora più grave e non può essere dissociato da quello afghano. Bisogna poi che tutte quelle forze che vengono inviate a Kabul condividano le stesse regole d’ingaggi. Abbiamo visto che il sistema dell’esportazione della democrazia non funziona, tantomeno in Paesi come l’Afghanistan che sono divisi in comunità antagoniste tra loro.
D. – Quindi cosa si deve fare?
R. – Si deve alzare il tiro e pensare veramente in termini strategici, cosa che non abbiamo fatto finora. Credo che il problema vada rivisitato con molta più sobrietà, non con dei luoghi comuni, non inviando cento, duecento, mille o diecimila soldati in più ma chiedendo a quei soldati di fare delle cose ben chiare, ricevere ordini chiari, avere un sostegno chiaro dal proprio Paese e rendere la cosa razionale e logica.
Iran
Di Afghanistan ha parlato anche il presidente iraniano Ahmadinejad. Tenendo un discorso alla consueta parata militare per ricordare l’inizio della guerra contro l’Iraq nel 1990, il capo dello Stato ha chiesto alle truppe straniere guidate dagli Stati Uniti di lasciare sia l'Iraq che l’Afghanistan. Inoltre Ahmadinejad ha affermato che nessuna potenza può attaccare la Repubblica Islamica. Sembra probabile il riferimento a Israele che, solo ieri, aveva detto di confidare nella diplomazia internazionale per fermare il nucleare iraniano ma allo stesso tempo non aveva escluso la possibilità di un intervento militare. Infine il nuovo capo del programma nucleare di Teheran, Ali Akbar Salehi, ha annunciato oggi la costruzione di centrifughe nucleari di nuova generazione.
Medio Oriente-riunione
In programma per oggi a New York l’incontro tra il presidente americano Obama, il suo omologo palestinese Abu Mazen e il premier israeliano Netanyahu. La Casa Bianca ha fatto sapere di non avere “grandi aspettative” ma ha precisato che l’obiettivo dell’incontro è la prosecuzione dei negoziati di pace. Intanto secondo il quotidiano israeliano Haaretz, per evitare il fallimento del vertice, Obama potrebbe pronunciare una “dichiarazione politica significativa”.
Pakistan-attacco
Un gruppo di talebani ha fatto esplodere oggi una scuola elementare mista a Peshwar, nel nord-ovest del Pakistan. Nella deflagrazione, che ha distrutto tre locali, non ci sarebbero vittime dal momento che la scuola era chiusa per la festività musulmana che segna la fine del Ramadan. Intanto la polizia pakistana ha arrestato un leader talebano, Shura Nasim, ritenuto il mandante di diversi attentati nel Paese. Nasim aveva la responsabilità della gestione dei campi di addestramento dei terroristi.
Honduras- Zelaya
Dopo quasi tre mesi dal colpo di Stato che lo ha deposto, Manuel Zelaya è rientrato in Honduras, è nell'ambasciata brasiliana a Tegucigalpa ed ha assicurato che non lascerà il Paese per alcun motivo. Intanto il presidente de facto Roberto Micheletti ha affermato che lo riterrà responsabile di qualsiasi eventuale disordine e, dopo aver imposto il coprifuoco, ha disposto la chiusura di tutti gli aeroporti. Intanto la presidenza dell’Unione Europea ha chiesto a tutti di astenersi da qualsiasi azione provocatoria e di facilitare il dialogo per il ripristino dell’ordine costituzionale.
Unesco-nomina
E’ attesa per oggi la nomina del direttore generale dell’Unesco. Ieri alla quarta votazione, nel corso della riunione di Parigi, si è registrata una perfetta parità tra i due contendenti: l’egiziano Faruk Hosni e la bulgara Irina Bokova. Se anche all’ultimo voto di oggi si dovesse avere la stessa situazione allora si procederà ad un’estrazione a sorte, come previsto dal regolamento.
Italia-finanziaria
Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera alla Finanziaria 2010. Una manovra “leggera” composta da tre articoli e una trentina di tabelle: il valore totale è di 3,4 miliardi, spalmati nel triennio 2010-2012. Particolare attenzione è stata data al rinnovo dei contratti del pubblico impiego e una maggiore disponibilità della finanza pubblica per ridurre la pressione fiscale in favore di lavoratori e famiglie a basso reddito. (Panoramica a cura di Benedetta Capelli e Gaia Ciampi)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 265
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