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Sommario del 10/03/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa tra una settimana in Africa: briefing in Sala Stampa vaticana
  • Conferenza stampa a Gerusalemme sulla visita del Papa in Terra Santa
  • Nomina
  • L'Adorazione eucaristica al centro della plenaria della Congregazione per il Culto Divino
  • Mons. Migliore: sottovalutato il ruolo delle donne nell’assistenza
  • Santa Sede e Austria firmano l'Accordo addizionale alla Convenzione per il regolamento di rapporti patrimoniali
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • I vescovi Usa dopo il sì di Obama alla ricerca sulle embrionali: vittoria della politica su scienza ed etica. Il commento del prof. D’Agostino e del dott. Romano
  • Il cardinale Erdő: un momento di grazia il pellegrinaggio in Turchia dei vescovi del Sud-Est Europa
  • Convegno alla Lateranense sulla Redemptor hominis la prima Enciclica di Giovanni Paolo II pubblicata 30 anni fa
  • Dialoghi in cattedrale: a San Giovanni in Laterano confronto sulla crisi e la speranza
  • Chiesa e Società

  • Uccisi tre sacerdoti cattolici in Africa
  • Fondo Monetario Internazionale: nel 2009 crescita sotto zero
  • La Caritas propone di dedicare il 2009 ai poveri in Africa
  • I vescovi irlandesi: moltiplicare gli sforzi di pace in Irlanda del Nord
  • Cattolici e anglicani nordirlandesi: fallimento morale l'uccisione del poliziotto a Craigavon
  • Brasile: in preparazione l'incontro nazionale sulla mobilità umana
  • Messico: appello dei vescovi di Antequera-Oaxaca contro l’ondata di violenza
  • Messaggio dell’episcopato peruviano in occasione della Giornata del nascituro
  • I vescovi francesi: è diritto del bambino avere un papà e una mamma
  • Il cardinale O’Brien: incaute le proposte per l’affidamento a coppie omosessuali
  • Campagna per la vita in Corea del Sud
  • Lettera della Comece e della Kek al presidente di turno dell’Ue
  • Madagascar: prosegue la mediazione della Chiesa per uscire dalla crisi politica
  • Libano: appello dei vescovi maroniti contro le divisioni
  • Il patriarca Twal a Cipro elogia la collaborazione ecumenica tra cattolici e ortodossi
  • Cresce la collaborazione tra il Consiglio Ecumenico delle Chiese e i Focolari
  • India: l'azione della Chiesa nella promozione del ruolo della donna
  • Regno Unito: record di battesimi la prossima Pasqua a Westminster
  • Aperto il processo diocesano di canonizzazione di Assunta Viscardi
  • Nuovo circuito di radio cattoliche in Africa
  • 24 Ore nel Mondo

  • Il Dalai Lama: per il Tibet vera autonomia, non indipendenza
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa tra una settimana in Africa: briefing in Sala Stampa vaticana

    ◊   Si avvicina la prossima visita apostolica del Papa che dal 17 al 23 marzo sarà in Africa. Camerun e Angola i Paesi scelti per questo 11.mo viaggio internazionale di Benedetto XVI. Molti i motivi da evidenziare per questo primo incontro del Santo Padre con la Chiesa e la realtà in Africa. Il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ne ha parlato stamani durante un briefing con i giornalisti. Il servizio di Giancarlo La Vella:

    Benedetto XVI, per la prima volta, abbraccia idealmente tutta l’Africa. Si tratta del 18.mo viaggio di un Papa nel continente. Iniziò nell’estate del 1969 Paolo VI, che si recò in Uganda. Ben 16 i viaggi africani di Giovanni Paolo II, che dal 1980 al 2000 è stato in 42 dei 53 Paesi africani, un contatto diretto con tutte le emergenze che affliggono vaste zone dell’Africa, come la guerra, la povertà, ma anche con la grande umanità, i valori culturali e spirituali di queste terre. Non è la prima volta in assoluto che Joseph Ratzinger si reca in Africa. Già da cardinale nel 1987, in qualità di prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, andò a Kinshasa per un convegno. Con Camerun e Angola il Papa fa tappa in due dei Paesi più rappresentativi della cultura dell’intero continente e delle sue espressioni linguistiche: francese, inglese e anche tedesco per il Camerun, portoghese per l’Angola. Benedetto XVI unirà idealmente anche i due emisferi del globo, attraversando l’equatore nel trasferimento da Yaoundé a Luanda. Tra i momenti salienti, in Camerun l’incontro con i vescovi africani per la consegna dell’Instrumentum laboris del Sinodo per l’Africa, che si aprirà a Yaoundé, per poi svolgersi ad ottobre prossimo in Vaticano sul tema “La Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace”. Significativi gli incontri in Angola, primo Paese africano ad essere evangelizzato oltre 500 anni fa. Ma qual è il clima per questa prima visita del Papa in Africa? Lo abbiamo chiesto ad Angelo Turco, africanista, docente di Geografia dello Sviluppo all’Università dell’Aquila:

     
    R. – C’è una certa aspettativa per l’arrivo del Papa. Questo viaggio, pur avendo come destinazione il Camerun e l’Angola, idealmente è un segno dell’attenzione e dell’amore che il Papa porta all’Africa. Un’Africa in questo momento squassata da molti problemi, vecchi e nuovi. I problemi vecchi sono povertà, violenza diffusa, la compressione dei diritti della persona; i problemi nuovi sono la crisi economico-finanziaria mondiale. Sono problemi nuovi anche le strategie geo-politiche, i riposizionamenti delle grandi potenze che si vanno affermando in Africa …

     
    D. – Ma l'Africa è anche un continente di grandi ricchezze...

     
    R. – Ci sono molte cose che di questo continente occorre fare tesoro. Certamente, il valore della persona, e quando dico valore della persona intendo non tanto l’individuo, quanto piuttosto il valore della persona in comunità, e chi dice comunità dice famiglia e chi dice famiglia dice solidarietà e chi dice solidarietà dice una rete di risorse capaci di far fronte a momenti e situazioni anche molto, molto critiche.

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    Conferenza stampa a Gerusalemme sulla visita del Papa in Terra Santa

    ◊   Si è svolta oggi presso il centro Notre Dame a Gerusalemme, la conferenza stampa in cui il nunzio apostolico, mons. Antonio Franco, insieme ad alcuni rappresentanti delle Chiese cattoliche di Gerusalemme - tra cui i vicari patriarcali maronita e melkita - hanno annunciato la visita del Santo Padre in Terra Santa. Dopo aver riportato l’annuncio della Sala Stampa vaticana, e quello fatto personalmente dal Papa all’Angelus di domenica scorsa, mons. Franco ha riferito alcune date dei principali appuntamenti ed ha sottolineato che i momenti più importanti del pellegrinaggio saranno le tre Messe pubbliche, quella a Gerusalemme, dove sono attese 5mila persone, a Betlemme e infine a Nazareth, dove si attende la più grande concentrazione di fedeli: dai 40 ai 50mila. Il nunzio ha poi spiegato ai giornalisti che proprio a Nazareth si celebrerà la conclusione dell’anno della famiglia indetto in Terra Santa dagli ordinari cattolici e dove il Papa benedirà la pietra di fondazione di un Centro per la famiglia. Altri importanti momenti di preghiera saranno il pellegrinaggio al Cenacolo il primo giorno, e al Santo Sepolcro l’ultimo giorno. Ci saranno poi alcuni momenti ufficiali, come la visita al presidente dello Stato di Israele e al presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese. Ma anche incontri ecumenici e interreligiosi, tra cui la visita al Gran Mufti di Gerusalemme e la visita alla Cupola della Roccia sulla Spianata delle Moschee; la preghiera al Muro Occidentale e quella allo Yad Vashem, dove il pontefice porterà il suo omaggio alle vittime dell’Olocausto; e la visita ai due Gran Rabbini di Gerusalemme al Centro Hechal Shlomo. Il nunzio apostolico mons. Franco ha voluto chiarire il significato che il Papa stesso ha dato al suo viaggio, che sarà innanzitutto un pellegrinaggio per chiedere il dono della pace e dell'unità per la Terra Santa, il Medio Oriente e tutto il mondo, e il desiderio di esprimere la sua solidarietà e vicinanza alla gente di Israele e Palestina. Mons. Franco ha dichiarato anche di aver fatto al governo israeliano due richieste, che sono state accolte senza difficoltà: la prima è che una delegazione di cristiani possa venire da Gaza - e almeno due bus di fedeli possano partecipare alla Messa che si terrà a Betlemme - e inoltre che per tutti i cristiani sia possibile raggiungere i luoghi delle celebrazioni. (Da Gerusalemme, Sara Fornari)

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    Nomina

    ◊   Il Santo Padre ha nominato vescovo di Saint-Denis (Francia) mons. Pascal Delannoy, finora vescovo tit. di Usinaza ed ausiliare di Lille. Mons. Pascal Delannoy è nato il 2 aprile 1957 a Comines, nell’arcidiocesi di Lille. È stato ordinato sacerdote il 4 giugno 1989 per la diocesi di Lille. Eletto vescovo titolare di Usinaza e nominato ausiliare di Lille il 30 giugno 2004, è stato consacrato il 12 settembre successivo. In seno alla Conferenza Episcopale Francese è presidente della Commissione Episcopale finanziaria e del Consiglio per gli affari economici, sociali e giuridici.

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    L'Adorazione eucaristica al centro della plenaria della Congregazione per il Culto Divino

    ◊   La Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ha aperto stamattina in Vaticano la propria plenaria, dedicandola all’approfondimento dell’Adorazione eucaristica. L'assemblea si concluderà venerdì prossimo. Sui compiti del dicastero ascoltiamo il cardinale prefetto, Antonio Cañizares Llovera, al microfono di Fabio Colagrande:

    R. - Las tareas fundamentales de la Congregación...
    I compiti fondamentali della Congregazione sono quelli di aiutare il Papa in tutto quello che concerne il culto divino: che tutta la Chiesa viva lo spirito della liturgia, che effettivamente elevi a Dio questo culto in spirito e verità, che si esprime nella liturgia e soprattutto nell’Eucaristia.

     
    D. - Perché questa plenaria della Congregazione si occuperà dell’Adorazione eucaristica?

     
    R. - La liturgia es sobretodo adoración…
    La liturgia è soprattutto adorazione. La Chiesa è opera di Dio, è azione di Dio, è riconoscimento di ciò che Dio fa in favore degli uomini. E l’adorazione che esprime la liturgia, soprattutto l’Eucaristia, che è il centro dell’adorazione, è il riconoscimento di Dio, riconoscimento che tutto viene da Lui, riconoscimento che tutto ciò che ci appartiene deve trovare Lui. In questo momento di forte secolarizzazione - nel quale si tende a dimenticare Dio, a ritenerlo non importante nella vita dell’uomo - è necessario ribadire che prima di tutto viene l’adorazione, cioè che la prima cosa è Dio. Questo è ciò che cambierà veramente la vita dei cristiani e la vita della Chiesa.

     
    D. - Nel pensiero di Benedetto XVI, la liturgia rappresenta un elemento fondamentale per la vita della Chiesa. Perché secondo lei?

     
    R. - Porque precisamente Dios es el centro...
    Perché precisamente Dio è il centro di tutto. E quando si dimentica Dio, la Chiesa si converte in un’istituzione umana. La forza che sta nella Chiesa è attività di Dio: è Dio che ci crea, ci salva, ci redime. E’ Dio che ci offre la sua vita, perché noi viviamo a partire da essa. Dio ci ama perché noi ridoniamo amore e lo doniamo anche ai fratelli.

     
    D. - Una volta il Papa ha affermato: la liturgia cristiana non è il ricordo di avvenimenti passati, ma l’attualizzazione di realtà invisibili che agiscono nella vita di ognuno. Cosa significa?

     
    R. - Significa que la liturgia...
    Significa che la liturgia non ci racconta cose che sono successe nel passato, ma è la manifestazione, al giorno d’oggi, della salvezza di Dio attraverso Gesù Cristo. E’ il sacrificio di Cristo sul Calvario che si fa realmente presente ai nostri giorni, con tutta la sua forza salvifica e rinnovatrice dell’uomo. E’ l’amore di Dio, che si fa presente in mezzo a noi, perché noi viviamo di questo stesso amore di Dio. (Traduzione di Anna Poce)

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    Mons. Migliore: sottovalutato il ruolo delle donne nell’assistenza

    ◊   “L'assistenza deve diventare un aspetto fondamentale del dibattito pubblico e assumere una rilevanza tale da modellare la vita politica e dare agli uomini e alle donne la capacità di preoccuparsi di più dei bisogni altrui”: lo ha sottolineato l’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso l’ONU, intervenuto ieri nell’ambito della Commissione sulle donne, riunita a New York. Tema al centro dei lavori l’equa condivisione di responsabilità tra uomini e donne, in particolare nell’assistenza ai malati di AIDS. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Se l’assistenza - ha premesso l’arcivescovo Migliore, è “un aspetto fondamentale della vita umana” con “implicazioni profonde”, sul piano politico sociale, finanziario, e così anche sul piano personale e se tutti gli esseri umani sono “autonomi ed uguali” ma anche “creature interdipendenti”, bisognosi di cure al di là di status sociale ed età, questo induce a concepire l’assistenza non più limitata a certi gruppi, come donne e immigrati, ma partecipata e condivisa da tutti nelle famiglie e nel settore pubblico.

     
    “Sempre più insostenibile - ha sottolineato il presule – è che continuino ad esistere atteggiamenti e luoghi, anche nell’assistenza sanitaria, dove le donne sono discriminate ed il loro contributo alla società è sottovalutato semplicemente perché sono donne”. E’ dunque “inaccettabile” – ha stigmatizzato il rappresentante della Santa Sede – “il ricorso a pressioni sociali e culturali per mantenere l’ineguaglianza dei sessi”.

     
    Riguardo i malati di AIDS, mons. Migliore ha evidenziato in particolare l’assistenza comunitaria e domiciliare - preferibile in molti contesti sociali e culturali e che evita pure che alla malattia si associ lo stigma - ma purtroppo assai poco riconosciuta, cosicché molti operatori affrontano difficoltà finanziarie, ricevendo solo minima parte dei fondi spesi ogni anno per l’assistenza e la ricerca sull’AIDS. Al contrario – ha osservato il delegato vaticano – “dovrebbe essere fornito un maggior sostegno a queste persone, specie se donne ed anziani”, quando “studi hanno dimostrato che gli assistenti comunitari e domiciliari oggi subiscono uno stress superiore al personale medico”.
     L’arcivescovo Migliore ha poi evidenziato come le donne povere e immigrate, a fronte di “sistemi familiari, occupazionali e assistenziali inadeguati” siano caricate di assistere “bambini, malati, handicappati gravi e anziani”. E come le donne in generale, nel mercato dell'assistenza domiciliare, siano più vulnerabili, a causa sovente “della mancata regolarizzazione, dell'isolamento sociale, di difficili condizioni di lavoro e a volte di sfruttamento di ogni tipo”. Per questo l’Osservatore della Santa Sede ha sollecitato gli Stati a riconoscere il ruolo dell'assistenza familiare, da cui sono sollevati anche finanziariamente e ad adottare leggi volte a favorire “l'integrazione sociale e la piena protezione degli assistenti immigrati”.
     Il presule ha anche auspicato interventi a sostegno mirati nei Paesi in via di sviluppo, ad evitare la fuga dei cervelli verso Paesi più ricchi. Ha poi lamentato che in troppe culture l'assistenza è ancora una questione relegata alla sfera privata ed ha invitato a porre questo tema al centro del dibattito pubblico. Proprio attraverso l'assistenza - ha concluso il presule - si può creare “un processo di democratizzazione della società” e “promuovere una consapevolezza pubblica” che punti “alla giustizia sociale” e “alla solidarietà per tutti uomini e donne”.

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    Santa Sede e Austria firmano l'Accordo addizionale alla Convenzione per il regolamento di rapporti patrimoniali

    ◊   Giovedì scorso 5 marzo è stato firmato a Vienna, nella sede del Ministero per gli affari europei e internazionali, il VI Accordo addizionale alla Convenzione per il regolamento di rapporti patrimoniali fra la Santa Sede e la Repubblica Austriaca del 23 giugno 1960. Per la Santa Sede ha firmato, come plenipotenziario, mons. Edmond Farhat, arcivescovo titolare di Biblo, nunzio apostolico in Austria. Per la Repubblica Austriaca ha firmato, come plenipotenziario, Michael Spindelegger, ministro federale per gli Affari europei ed internazionali.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina un articolo del vice direttore dal titolo “L’importanza di Dio”

    Nell’informazione internazionale, in primo piano la crisi economica: per il Fondo monetario internazionale nel 2009 il pil globale sarà in negativo

    In cultura, una sintesi della relazione del cardinale Patriarca di Venezia, Angelo Scola, al convegno che si tiene presso la Pontificia Università Lateranense sul tema “A trent’anni dalla Redemptor hominis. Memoria e profezia”

    “La colonna sonora dell’emancipazione nera”: Gaetano Vallini e Giuseppe Fiorentino ripercorrono la storia dell’etichetta discografica Motown Record

    “Sweet Home Chicago”: Tania Mann sulla musica blues e sulla città che lo ha trasformato e portato in tutto il mondo

    Un articolo di Mario Ponzi sul prossimo viaggio di Benedetto XVI in Africa

    L’arcivescovo di Yaoundé, Simon-Victor Tonyé Bakot, presidente della Conferenza episcopale del Camerun, descrive la situazione dei cristiani nel Paese africano.

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    Oggi in Primo Piano



    I vescovi Usa dopo il sì di Obama alla ricerca sulle embrionali: vittoria della politica su scienza ed etica. Il commento del prof. D’Agostino e del dott. Romano

    ◊   Un’azione moralmente sbagliata che incoraggia a trattare gli esseri umani come prodotti: è l’amaro commento dell’episcopato statunitense alla firma di un ordine esecutivo da parte di Barack Obama che autorizza il finanziamento pubblico della ricerca sulle cellule staminali embrionali. Per i movimenti pro-life americani quella presa dal presidente degli Stati Uniti è una decisione puramente ideologica. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “Una triste vittoria della politica sulla scienza e sull’etica”: così, il cardinale Justin Rigali ha commentato la decisione del presidente Barack Obama di autorizzare la ricerca sulle cellule staminali embrionali. In una nota, il presidente della Commissione per la vita dell’episcopato statunitense sottolinea che le nuove direttive dell’amministrazione di Washington sono “moralmente sbagliate perché incoraggiano la distruzione di vite umane innocenti”. D’altro canto, rileva il porporato, autorizzando per la prima volta a tal fine dei fondi pubblici si “disprezzano i valori di quei milioni di contribuenti americani che si oppongono” alla ricerca sugli embrioni. Sulla decisione di Obama di sbloccare i finanziamenti federali per la ricerca sulle staminali embrionali, abbiamo raccolto il commento del prof. Francesco D’Agostino, presidente del Comitato nazionale di bioetica:

    R. – Nel caso di Obama, ancora una volta la questione è propagandistica, giacché gran parte della ricerca scientifica che si fa negli Stati Uniti si basa su fondi e solo in minima parte su fondi statali.

     
    D. – “Proteggere la libertà della ricerca scientifica”, ha detto il presidente degli Stati Uniti …

     
    R. – Nella sua libertà, lo scienziato non può e non deve fare violenza alla vita di altri esseri umani. La bioetica è nata proprio per questo: non ci sarebbe alcun bisogno di una bioetica se si assumesse come pacifico e non problematico il principio che lo scienziato può fare tutte le ricerche che vuole, come vuole, quando vuole e con chi vuole.

     
    D. – Sempre il presidente Obama ha sottolineato: siamo chiamati a lavorare per ridurre la sofferenza umana …

     
    R. – Ridurre la sofferenza umana è il primo dovere della medicina, a condizione che per ridurre la sofferenza di alcuni non si attivi la sofferenza di altri. Tutte le sperimentazioni che noi comunemente diciamo di “medicina disumana” avevano come obiettivo quello di far progredire il sapere scientifico, ma purtroppo erano sperimentazioni attivate distruggendo o violando gravemente altre vite umane. In una lettera indirizzata ad Obama il 16 gennaio scorso, il presidente dei vescovi americani, il cardinale Francis George, aveva esortato il presidente a garantire la difesa della vita. E aveva sottolineato che, mentre la ricerca sulle staminali adulte, che la Chiesa incoraggia, ha già prodotto notevoli risultati, come confermato da ultimo dalla rivista “Science”, sono invece irrilevanti i risultati conseguiti con la ricerca sulle embrionali. L’argomento del cardinale George viene ribadito da Lucio Romano, ginecologo dell’associazione “Scienza e Vita”, intervistato da Gabriella Ceraso:

    R. – E’ un problema essenzialmente politico, perché già la ricerca scientifica negli ultimi anni aveva evidenziato la possibilità di arrivare ad un ampio uso terapeutico delle cellule staminali adulte, oppure attraverso un processo di transdifferenziazione delle cellule staminali adulte in cellule che, con le stesse caratteristiche delle cellule staminali embrionali, pur senza trasformarsi in embrione, possono essere usate poi per lo sviluppo della ricerca ed eventuale terapia. Far credere all’opinione pubblica che la ricerca sulle cellule staminali embrionali possa sortire dei risultati terapeutici in brevissimo lasso di tempo o in un breve lasso di tempo, non è assolutamente vero. Perché attualmente i migliori risultati li si ottiene con le cellule staminali adulte.

    La decisione di Obama riporta in primo piano la discussione sulla dignità della persona umana, al quale è stata dedicata l’Istruzione “Dignitas personae”, pubblicata nel dicembre scorso. La Chiesa, si legge nel documento vaticano, un secolo fa difese coraggiosamente gli operai oppressi nei loro diritti: oggi difende “un’altra categoria di persone”, quella del concepito, “oppressa nel diritto fondamentale alla vita”. La ricerca sulle staminali embrionali, avverte l’Istruzione, è condannata “non solo perché priva della luce di Dio, ma anche priva di umanità”.

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    Il cardinale Erdő: un momento di grazia il pellegrinaggio in Turchia dei vescovi del Sud-Est Europa

    ◊   Si è svolto in questi giorni il IX Incontro dei presidenti delle Conferenze episcopali del Sud-Est Europa sul tema “Identità cristiana in un mondo multiculturale e multietnico”. Quest’anno, in occasione dell’Anno Paolino, l’evento ha avuto la forma del pellegrinaggio in Turchia. I partecipanti hanno voluto incontrare le comunità cristiane di questo Paese, “oggi tanto sofferenti” a causa del mancato riconoscimento giuridico. Una situazione che ha come conseguenza una forte restrizione dell’autonomia di gestione delle comunità religiose negli ambiti non soltanto amministrativi ed economici ma anche pastorali e spirituali. I presuli europei chiedono alla Turchia di non riconoscere soltanto la mera “libertà di culto” ma di garantire una vera e propria “libertà religiosa”. D’altra parte, durante l’incontro (cui hanno preso parte i vescovi di otto Conferenze episcopali: Albania, Bosnia ed Erzegovina, Bulgaria, Grecia, Moldavia, Romania, Turchia e la Conferenza episcopale internazionale Santi Cirillo e Metodio) è stato messo in luce che in questi Paesi del Sud-Est Europa l’identità cristiana è compromessa dall’ateismo passato, dal laicismo attuale e dal consumismo che incalza e che sta deteriorando il già fragile tessuto sociale. Nel comunicato finale dell’incontro c’è un forte invito alla speranza di fronte ad una umanità che sempre più vive senza aspettarsi nulla da un futuro ultraterreno, sfociando spesso nella disperazione. Ma su questo evento ascoltiamo uno dei partecipanti, il cardinale Péter Erdő, primate d’Ungheria e presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa, intervistato da Marta Vertse:

     
    R. – E’ stato un momento di grazia, una profonda esperienza spirituale per tutti noi. Abbiamo ricevuto dei suggerimenti per quanto riguarda il lavoro comune per promuovere i valori cristiani, morali, e per identificare il metodo per affrontare le sfide del nostro tempo.

     
    D. – Eminenza, quali sono i punti salienti del comunicato finale dell'incontro?

     
    R. - Abbiamo sottolineato, proprio in base alle testimonianze dei vescovi della regione, che la base della nostra identità non è soltanto una eredità culturale, una coesione etnica di diversi popoli con la tradizione cristiana, ma che il vero centro della nostra identità è la persona di Cristo e, quindi, abbiamo il dovere di trasmettere la nostra fede perché senza di questo non conserviamo l’identità cristiana. Seguendo l’esempio di San Paolo dobbiamo prendere atto della nostra realtà, della vita che ci circonda, anche della distanza culturale e umana di molti ambienti dalla nostra fede e tutto ciò viene però superato dall’amore cristiano e dalla verità di Cristo. Abbiamo parlato anche della necessità di un insegnamento della fede più profonda, di una catechesi migliore e anche della necessità di trattare con le autorità civili che guidano queste società per avere le possibilità dell’esercizio della nostra religione, per avere la possibilità di svolgere la nostra missione. Alla fine del documento abbiamo appoggiato la richiesta di mons. Padovese, presidente della Conferenza episcopale della Turchia, che da tempo ha chiesto la possibilità che nella chiesa cristiana di Tarso, che è attualmente un museo, sia concessa la possibilità di celebrare la liturgia anche dopo il termine dell’Anno Paolino perché veramente si registra un flusso notevole non tanto di turisti ma di pellegrini. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Convegno alla Lateranense sulla Redemptor hominis la prima Enciclica di Giovanni Paolo II pubblicata 30 anni fa

    ◊   Il 4 marzo 1979, a pochi mesi dalla sua elezione, Giovanni Paolo II pubblicava la sua prima Enciclica, la Redemptor Hominis, il documento nel quale il giovane Pontefice esponeva i suoi convincimenti spirituali e delineava le linee della sua azione futura pastorale. Trent’anni dopo, l’Istituto che porta lo stesso nome dell’Enciclica riflette sulla “memoria” e sulla “profezia” di quelle pagine, in un Convegno ospitato oggi e domani dalla Pontificia Università Lateranense. Tra i relatori della prima giornata di lavori, il prof. Philippe Chenaux, docente di Storia della Chiesa alla Lateranense, ha messo fra l’altro in luce l’influenza del Vaticano II sui temi della Redemptor Hominis. Alessandro De Carolis lo ha intervistato:

    R. – Quello che in qualche modo non può non colpire chi legge questa Enciclica è l’importanza - anche numerica - dei riferimenti all’insegnamento del Concilio, in modo particolare a quelli della Gaudium et spes, la Costituzione pastorale alla quale l’allora giovane mons. Karol Wojtyla ha dato un contributo notevole. Questa eredità conciliare è molto presente nel testo, anche perché i documenti del Concilio sono molto citati, e anche quelli di Paolo VI e di Giovanni XXIII. Mi pare che con questa Enciclica il Papa abbia voluto far vedere che tutto il suo Pontificato si riallaccia a questa eredità del Concilio e ha voluto far vedere che tutto il programma del suo Pontificato non è altro che l’applicazione delle decisioni del Concilio, in modo particolare per tutto ciò che riguarda la testimonianza che la Chiesa aveva da dare nei confronti del mondo.

     
    D. - Lei ha definito la Redemptor hominis un documento molto personale, forse il più personale di Giovanni Paolo II…

     
    R. - Sì, perché si riferisce dall’inizio dell’Enciclica alla prima Enciclica di Paolo VI - Ecclesiam suam - che pure è stato anche un documento molto personale. Pur non avendo in mano i documenti per dimostrarlo nel modo più rigoroso sul piano della storia, posso dire che sia la lettura del testo sia anche la rapidità con la quale è stata pubblicata - appena sei mesi dopo l’elezione - e anche i temi che vengono trattati, che riprendono tutto ciò che aveva detto, scritto e insegnato prima, come professore, poi come pastore della Chiesa di Cracovia, dimostrano che si tratta di un testo molto, molto personale.

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    Dialoghi in cattedrale: a San Giovanni in Laterano confronto sulla crisi e la speranza

    ◊   Educare alla speranza e alla solidarietà contro l’incertezza e le paure suscitate dalla crisi. E’ la proposta emersa dall’incontro svoltosi, ieri, presso la Basilica di San Giovanni in Laterano, nell’ambito dell’iniziativa “Dialoghi in cattedrale”, sul tema “Le sfide della crisi: paure e speranze”. A confronto autorevoli personalità ecclesiastiche e rappresentanti della cultura contemporanea. C’era per noi, Claudia Di Lorenzi:

    “Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro”. Ha inizio così, con una citazione del celebre “Discorso della montagna”, dal Vangelo di Matteo, il confronto in Basilica sul tema della crisi economica. Un invito ad affrontare le difficoltà indotte dal crollo della finanza globale, dei mercati e delle borse, con un recupero della dimensione essenziale dell’esistenza, all’insegna della sobrietà e delle libertà dai falsi bisogni, nella certezza che il Padre celeste si fa incontro alle esigenze di coloro che ricercano innanzitutto “il regno di Dio e la sua giustizia”. Una chiamata a radicarsi in Dio che trae forza dalla speranza cristiana, la sola che nel buio della crisi lascia intravedere la luce. Il cardinale vicario Agostino Vallini:

    “Se la parola crisi la decliniamo soltanto sotto il profilo economico impoveriamo il tema. E’ un tema che va al fondo della questione che è quella della condizione del cuore dell’uomo. Un uomo povero interiormente non ha speranza, ha solo paure. Un uomo aperto alla luce di Dio e della fede, non solo ha la forza per superare e affrontare le paure, ma per vivere nella speranza e donare speranza. Sono convinto che saremo capaci di superare questo momento di crisi economica con la fiducia che altre e più grandi sfide possano essere affrontate e superate”.

    Una speranza che - sottolinea Giuseppe De Rita, segretario generale del Censis - di fronte alla moltiplicazione delle paure, consente di guardare con fiducia alle sfide attuali, e di fornire letture pertinenti del dato reale e soluzioni efficaci:

    “Questa era già una società un po’ impaurita dall’insicurezza urbana, dai furti, dagli omicidi, da paure immateriali come restare solo, arrivare alla non autosufficienza. L’arrivo della crisi naturalmente crea paure forse più gravi dal punto di vista psicologico e che sfuggono anche alla capacità della famiglia o del singolo di padroneggiarle. C’è la paura di perdere il lavoro, di non riuscire a pagare il mutuo, la paura del terrorismo, del fondamentalismo. Le tante paure fanno sì che diamo risposte alle singole paure e questo è un errore perché le paure non si rincorrono, vanno affrontate con la speranza, che non è solo una virtù teologale, ma è avere un’idea di dove va il mondo, di dove vado io”.

    Un invito a riporre fiducia in Dio che – osserva mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio della cultura - non meno richiama l’uomo all’esercizio di una responsabilità morale che rifugga l’egoismo e il ripiegamento su se stessi in favore della solidarietà verso il prossimo e del riconoscimento della centralità dell’uomo, nella dimensione sociale del vivere, come in quella economica:

    “La responsabilità morale si manifesta soprattutto in due dimensioni. Da una parte il ritrovare ancora il senso di una solidarietà radicale nell’umanità: prima che essere caratterizzati da alcune identità caratteristiche delle culture, la nostra base è quella di essere tutti figli di Adamo e questo ci deve far pensare che quando la tempesta si stende su tutta l’umanità tutti devono ritrovare questa solidarietà contro gli egoismi e le divisioni. Dall’altra parte la responsabilità morale è nell’interno delle strutture stesse. Hanno bisogno di avere non prima di tutto le leggi dell’economia, come leggi quasi intangibili, ma di avere la presenza dell’umanità, dell’etica”.

    Numerose – aggiunge il presule – sono le iniziative ispirate a questi principi e i percorsi che sarebbe auspicabile avviare. Ancora mons. Ravasi:

    “Una delle esperienze che ora si ramificano sempre di più è quella di questi fondi che le singole diocesi stabiliscono per venire incontro alle difficoltà di alcune famiglie e di alcune persone. Un’altra via potrebbe essere invece quella del far sì che tutti lavorino anche se lavorano un po’ meno, che tutti possano avere dei servizi anche se tutti un po’ meno rispetto a quel benessere a cui in maniera un po’ ottusa ci eravamo abituati. Per esempio, ritornare maggiormente alla sobrietà perché la società dei consumi stava creando l’idea che quanto più benessere hai tanta più felicità hai. Questo è un meccanismo perverso e forse questa crisi fa capire che esistono dei valori non riducibili ai semplici meccanismi sociologici o economici”.

    E’ da questi valori – conclude il cardinale Vallini – che trae alimento il coraggio necessario per affrontare l’odierna crisi e trasformare le difficoltà dell’oggi in una preziosa opportunità di crescita, per i singoli individui e per l’intera società.

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    Chiesa e Società



    Uccisi tre sacerdoti cattolici in Africa

    ◊   Tre sacerdoti cattolici sono stati uccisi in questi giorni in Africa. Due sono stati assassinati in Sudafrica, uno in Burundi. Lo riferisce l’agenzia Fides. Una notizia che non ha suscitato l’interesse dei mass media. Padre Lionel Sham, 66 anni, parroco di Mohlakeng, nell’arcidiocesi di Johannesburg, in Sudafrica, è stato ucciso il 7 marzo, dopo essere stato rapito dalla sua casa. Padre Lionel era noto per la sua disponibilità, sempre pronto ad ascoltare tutti, generoso in particolare con i poveri che affollano la sua parrocchia. “Tutto ciò che possiamo fare adesso - ha detto mons. Buti Tlhagale, arcivescovo di Johannesburg - è pregare con la famiglia, la parrocchia di Mohlakeng e le molte persone che amavano e conoscevano padre Lionel". Il 27 febbraio scorso, sempre in Sudafrica, era stato ucciso padre Daniel Matsela Mahula, nella diocesi di Klerksdorp, mentre era alla guida della sua auto: è stato assalito da quattro banditi di strada, vicino a Bloemhof. Padre Matsela aveva 33 anni. Svolgeva il suo servizio presso la Peter’s Catholic Church di Jouberton. Domenica scorsa è stato ucciso invece in Burundi don Révocat Gahimbare, parroco della parrocchia di Karuzi. Il sacerdote è stato ucciso da quattro banditi travestiti da poliziotti che stavano rapinando il monastero delle Suore “Bene Maria”. Avendo saputo dell'assalto, don Gahimbare si era precipitato a soccorrere le religiose, ma i banditi gli hanno sparato colpendolo a morte. Tre sacerdoti che erano vicini ai più poveri, agli emarginati, spesso in situazioni difficili, e svolgevano il loro ministero sapendo di rischiare. Aspettavano con gioia la ormai prossima visita del Papa nel continente africano e il Sinodo per l’Africa del prossimo ottobre, il cui tema ricorda ciò che hanno fatto: “La Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace ‘Voi siete il sale della terra…Voi siete la luce del mondo’”. (A cura di Sergio Centofanti)

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    Fondo Monetario Internazionale: nel 2009 crescita sotto zero

    ◊   Il mondo è in grande recessione e nel 2009 la crescita economica sarà negativa. A lanciare l’allarme è stato Dominique Strass-Kahn, direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, a margine del vertice a Dar es Salaam, in Tanzania, sull’impatto della crisi economica in Africa. Nei Paesi in via di sviluppo le conseguenze saranno ancora più gravi che in Occidente. La crisi – ha detto il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale – “continuerà a risentire del collasso finanziario associato al crollo della fiducia dei consumatori e delle imprese”, che sta deprimendo la domanda interna di molti Stati. “Non esistono – ha spiegato Strass-Kahn - soluzioni nazionali a una crisi globale”. L’Africa in particolare, inizialmente risparmiata dal crollo del sistema finanziario mondiale e già colpita da una diffusa povertà e da un altro tasso di disoccupazione, è sempre più minacciata nella sua economia reale con ripercussioni sociali disastrose. A preoccupare è anche la situazione economica in Europa, dove secondo un documento della presidenza ceca dell’Unione Europea, oggi all'attenzione dei ministri finanziari all’Ecofin, il 2009 sarà un anno di “recessione”. Sarà un periodo di “elevata incertezza” che interesserà anche “le prospettive per il 2010”. In Giappone, intanto, il ministro delle Finanze Kaoru Yosano ha annunciato che il governo è pronto a prendere qualsiasi misura per aiutare l’economia, anche ad emettere più titoli del debito pubblico. Negli Stati Uniti, infine, il finanziere Warren Buffet prevede che ci vorranno cinque anni per una ripresa dell'economia. La battaglia in corso contro la crisi – ha detto – è paragonabile all’attacco a sorpresa giapponese subìto dalle forze armate statunitensi, nella Seconda Guerra Mondiale, a Pearl Harbor. (A cura di Amedeo Lomonaco)

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    La Caritas propone di dedicare il 2009 ai poveri in Africa

    ◊   La Caritas, al termine di una riunione svoltasi a Nairobi dal 4 al 6 marzo, propone che quest’anno venga dedicato “ai più poveri e vulnerabili in Africa”. All'incontro - rende noto l’agenzia Zenit - hanno partecipato i responsabili di 22 Caritas africane e quelli della rete Caritas in Asia, Europa, Medio Oriente, Nordamerica e Oceania. Il presidente di Caritas Africa, monsignor Cyprian Kizito Lwanga, arcivescovo di Kampala, ha affermato che la visita del Papa in Camerun e Angola e il Sinodo che si celebrerà a ottobre “rappresentano una meravigliosa opportunità per celebrare il lavoro della Chiesa in Africa”. “E’ anche un buon momento - ha aggiunto mons. Lwanga - per riflettere sulle sfide che affronta la gente in Africa, dove per molti la povertà continua a essere uno scandalo inaccettabile”. Il presule ha sottolineato l’azione della Chiesa: “La Caritas è al cuore della risposta alle necessità dei più vulnerabili in Africa attraverso il suo lavoro nelle crisi umanitarie, lo sviluppo e la costruzione della pace”. Il segretario generale di Caritas Internationalis, Lesley-Anne Knight, ha sottolineato poi che l’attuale crisi economica “spingerà molta più gente a livelli più profondi di povertà”. Nonostante questo, la crisi economica può essere “un'opportunità per rifondare il sistema economico globale, che ha sempre fatto attenzione alle necessità dei ricchi, passando a uno che si interessi di quelle di tutti, soprattutto di quanti sono stati esclusi in passato”. Durante la riunione, si è discusso infine sulle misure da adottare per affrontare calamità naturali e crisi umanitarie che ultimamente sono in aumento. Sono stati affrontati i casi di Somalia, Sudan e Repubblica Democratica del Congo. Il lavoro della Caritas - affermano i delegati - deve essere “professionale, misericordioso, capace di rispettare i contesti nazionali e di rispondere alle necessità dei poveri. I poveri devono guidare tutto il lavoro della Caritas”. (A.L.)

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    I vescovi irlandesi: moltiplicare gli sforzi di pace in Irlanda del Nord

    ◊   In apertura della loro assemblea primaverile, i vescovi della Conferenza episcopale irlandese, in un comunicato, hanno condannato l’attacco dello scorso 7 marzo alla base militare di Massereene. L’assalto, condotto da un commando di estremisti repubblicani della Real Ira, ha provocato la morte di due militare ed il ferimento di altre quattro persone. “Condanniamo con la massima fermezza il mortale attacco. Accogliamo con favore – si legge nel documento - le preghiere spontanee di unità in tutta la comunità seguite all'attacco. I nostri pensieri e preghiere vanno alle famiglie dei due militari così brutalmente assassinati. Raccomandiamo i feriti alle preghiere di tutti”. Si è trattato, affermano i vescovi, di “un attacco diretto e atroce alla santità della vita umana e agli sforzi per costruire una condivisa via politica in Irlanda del Nord”. “Il popolo irlandese – proseguono i presuli - ha respinto a schiacciante maggioranza l'uso della violenza come mezzo per raggiungere fini politici. Coloro che propongono altri modi distruggono il nostro futuro e la nostra speranza. Chiediamo a tutti i cittadini di moltiplicare i loro sforzi per costruire una società pacifica, che persegua la giustizia e la riconciliazione attraverso il dialogo paziente del processo politico. Facciamo appello a chiunque abbia informazioni utili ad assicurare i colpevoli alla giustizia”. (A.L.)

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    Cattolici e anglicani nordirlandesi: fallimento morale l'uccisione del poliziotto a Craigavon

    ◊   “L'assassinio a sangue freddo di un poliziotto che ha servito la comunità per venti anni, mentre stava facendo il suo dovere a Craigavon la notte scorsa, è stata un’azione di fallimento morale”. Inizia così il comunicato congiunto - ripreso dall'agenzia Sir - firmato oggi dal vescovo cattolico di Dromore, mons. John McAreavey e dal vescovo anglicano di Down e Dromore (Chiesa di Irlanda), il reverendo Harold Miller, in seguito all’uccisione di un poliziotto avvenuto a sole 48 ore dall’attacco alla base militare di Massereene. “I nostri pensieri e preghiere – scrivono i due vescovi - sono con la sua famiglia in questo momento doloroso”. Ed aggiungono: “Coloro che hanno perpetrato questo omicidio e altri recenti atrocità non hanno nulla da offrire al futuro della nostra società. Il loro ‘dio’ è la distruzione. Essi cercano di distruggere la pace che noi stiamo costruendo”, dando voce al “desiderio di porre fine a trenta anni di dolori. In realtà, essi distruggono solo le loro anime”. “La nostra comunità – proseguono i vescovi - non permetterà loro di avere successo. Con la grazia di Dio, ci mobiliteremo in un modo nuovo e più profondo. E’ giunto il momento per ogni ambito della nostra comunità di lanciare un messaggio chiaro e inconfondibile: “Noi non torneremo indietro. Il nostro futuro va in un’unica direzione, quella del rispetto, della fiducia e del lavorare insieme per il bene di tutti”. (R.P.)

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    Brasile: in preparazione l'incontro nazionale sulla mobilità umana

    ◊   La Chiesa brasiliana, in particolare le sue diverse componenti della Pastorale per la mobilità umana, è già entrata nella preparazione del Terzo Incontro nazionale in programma tra il 16 e 18 settembre prossimi. Il tema centrale scelto quest’anno sarà: “l’accoglienza e la mobilità umana”. I partecipanti rifletteranno soprattutto su due aspetti: promozione dei diritti umani e politiche migratorie. L’organismo della Conferenza episcopale brasiliana per la pastorale della mobilità umana, che opera dal 2003, è un coordinamento ecclesiale al quale prendono parte sette strutture che si occupano di settori specifici: brasiliani all’estero, migranti, rifugiati, persone che lavorano sulla strada, nomadi, uomini di mare e altri. La religiosa María do Carmo Gonçalves, segretaria esecutiva del coordinamento, ha spiegato che nel lavoro pastorale partecipano anche altre strutture ecclesiali come la Pastorale della terra, particolarmente impegnata nel contrasto di una realtà pericolosa e triste. Il traffico di esseri umani è un’altra complessa questione sulla quale si é discusso l’anno scorso durante un seminario di studio. Da allora, si è molto lavorato per sensibilizzare ad ogni livello, fuori e dentro la Chiesa, sul dramma del traffico di persone, spesso trattate alla stregua di uno schiavo. “Questo traffico, osserva suor María do Carmo Gonçalves, non si limita solo al caso delle donne brasiliane che vengono portate fuori dal Paese” per essere avviate, in particolare, alla prostituzione. “Esiste anche - ha precisato la religiosa - il traffico interno di donne e di bambini utilizzati nel commercio sessuale, ma anche in quello lavorativo, ambito in cui queste persone diventano dei veri schiavi sotto il giogo della violenza”. Per i responsabili delle diverse istanze della Pastorale brasiliana è urgente raggiungere, nella pastorale per la mobilità umana, un maggiore coordinamento con le istituzioni e i servizi governativi allo scopo di migliorare l’efficacia delle misure di prevenzione e repressione. La nuova schiavitù è quasi sempre legata al debito: si accetta un lavoro facendosi pagare una somma in anticipo. Da questo momento, per saldare il debito, lavoreranno gratuitamente per il proprio datore di lavoro il quale avrà tutto l’interesse a fare in modo che il debito originario non venga mai annullato, approfittando dell’analfabetismo e usando la coercizione fisica e la violenza. Suor María do Carmo Gonçalves ricorda che al momento, in Brasile, non esistono statistiche sul traffico di persone. Per questo è importante l’elaborazione di un quadro diagnostico più preciso e autorevole. Ci sono comunque numerosi rapporti indipendenti e internazionali, alcuni del governo statunitense, delle Nazioni Unite, nonché ricerche che illustrano e documentano questa realtà in particolare nelle “fazende” del Pará e dell’Ampá. Si calcola che, attualmente, almeno 27 milioni di persone vivano in “schiavitù”. I Paesi più colpiti da questo flagello nel mondo sono: Thailandia, Mauritania, Brasile, Pakistan e India. (L.B.)

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    Messico: appello dei vescovi di Antequera-Oaxaca contro l’ondata di violenza

    ◊   Da diversi mesi, ma in particolare da quando l’ondata di violenza che devasta alcune regioni del Messico si è acutizzata in modo allarmante, si è aperto nel Paese un ampio dibattito con lo scopo di capire ciò che accade e, soprattutto, di unire volontà e sforzi per superare un tale drammatico momento. In questo dibattito oltre alle considerazioni dell’episcopato messicano, espressi a più riprese, due presuli, l’arcivescovo e il suo ausiliare di Antequera-Oaxaca mons. José Luis Chávez Botello e mons. Oscar A. Campos Contreras, rispettivamente, sono intervenuti ieri precisando che “quando la corruzione e il crimine sembrano superare la nostra capacità di risposta, serpeggia la sensazione che qualsiasi altro risultato positivo, nella famiglia o nella società, sia ormai inutile”. I vescovi di Antequera-Oaxaca, forse la regione più colpita dalle violenze incrociate dei narcotrafficanti e di altre bande della criminalità organizzata, ritengono di dover dire che questa idea “è falsa e pericolosa”. “Di fronte alla confusione, alla frammentazione e agli scontri, abbiamo bisogno di guide che non ci ingannino; leader impegnati capaci di farci vedere con la propria vita ciò che affermano a parole; persone che senza protagonismi offrono luce e chiarezza, lavorino in favore dell’ unità trasmettendo speranza. Insomma abbiamo bisogno di persone che con la loro vicinanza aiutino a costruire e camminare verso una vita veramente umana”. Negli ultimi anni in Messico, osservano i vescovi, si è molto parlato di sviluppo, progresso, specializzazione, efficacia, produttività, ma si è dimenticato di parlare anche della coesione sociale, del senso della vita, del valore delle persone e il significato del vivere insieme. Tutto ciò ha facilitato la perdita dell’ unità “poiché possiamo essere bravi nelle questioni economiche e tecniche ma se non abbiamo il senso autentico delle cose che facciamo, e soprattutto del senso delle nostre vite, saremmo sempre spinti verso la frammentazione individuale e sociale. Per i presuli messicani è arrivata l’ora di prestare più attenzione “alle persone che alle parole; agli esseri umani concreti che con la loro vicinanza e amore ci aprono prospettive e ci danno motivi per superare gli ostacoli della vita”. In questo senso i presuli ricordano l’importanza di alcune figure come la madre, il nonno, il maestro, il vicino, l’amico e il sacerdote. Proprio nel contesto di queste loro ultime riflessioni i presuli chiamano i loro sacerdoti a non dimenticare tutto il bene che possono fare in momenti come questi; in particolare, osservano, che nessuno di loro deve mai dimenticare che a volte solo ascoltando è possibile offrire un aiuto. Nel prete, assicurano, è possibile ascoltare la Parola di Dio, quella giusta e necessaria, e in tante parrocchie è possibile vivere insieme con altri quest’esperienza di comunione e così ritrovare speranza e desiderio di unità e senso del vivere. “Solo in Dio possiamo trovare l’aiuto che ci serve in questo momento così difficile, ma al tempo stesso pieno di futuro e speranza, concludono i vescovi di Antequera-Oaxaca. (A.D.)

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    Messaggio dell’episcopato peruviano in occasione della Giornata del nascituro

    ◊   In occasione della Giornata del nascituro che si celebra il 25 marzo, festa dell’Annunciazione del Signore, la Commissione per la pastorale della famiglia dell’Episcopato del Perú, ha pubblico ieri un documento con un’esortazione per ribadire ancora una volta ”che occorre difendere e amare la vita fin dal suo concepimento poiché essa è un dono inestimabile, segno della potenza dell’azione creatrice di Dio”. Il documento, intitolato “Amare e difendere il nascituro”, invita i peruviani “ a rivolgere il loro sguardo verso i membri della famiglia che ancora vivono nel grembo materno”. Questo speciale sguardo - scrivono i presuli - ci spingerà “ad amare quel bambino indipendentemente dalle circostanze del suo concepimento”. Questo sguardo – aggiungono - ci ricorderà “il suo desiderio di nascere così come il suo desiderio di essere difeso e protetto da ogni tipo di minacce, a volte travestite di giustizia sociale oppure di diritti sessuali e riproduttivi”. “Un bambino che sta per nascere sarà sempre espressione dell’amore di Dio; una manifestazione autentica, fresca e vitale del fatto che Dio è presente nelle nostre vite, ragion per cui dobbiamo rallegrarci sempre di fronte ad un piccolo essere umano, occulto ai nostri occhi nell’intimità del seno materno”. I presuli peruviani, invocano la protezione della Vergine Santa alla quale chiedono che possa dare a tutti, ma specialmente “alle donne peruviane la grazia necessaria per amare e difendere i bambini che stanno per nascere”. La Conferenza episcopale peruviana, attraverso la sua pastorale familiare, è molto impegnata non solo in azioni e iniziative concrete in difesa della vita, in particolare nel caso delle donne che trovano più ostacoli, miseria, violenza, ignoranza, mancanza di sostegno materiale, ad accettare il figlio che cresce nel loro grembo. Recentemente, i vescovi del Perù hanno ricordato che il nascituro non è una questione opinabile, non è una fantasia, non è un'illusione; anzi, possiede tutto il peso, e tutta la forza, della realtà che non si può ignorare né occultare alla ragione umana. “Ne consegue che l'inviolabilità della vita umana nascente non è solo un comandamento della fede cristiana, ma anche una legge naturale inscritta nel profondo del cuore di ogni uomo e di ogni donna, valida per i credenti - di qualsiasi credo - e per gli agnostici”. (A cura di Luis Badilla)

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    I vescovi francesi: è diritto del bambino avere un papà e una mamma

    ◊   Nota del Consiglio permanente della Conferenza episcopale francese diffusa oggi per dire che “lo sviluppo e la maturazione di un bambino richiede la presenza di un padre e di una madre” e che nella prospettiva di far crescere un bambino in una coppia omosessuale, “bisognerebbe almeno applicare il principio di precauzione”. Con questi due assunti, - riferisce l'agenzia Sir - i vescovi di Francia criticano “la proposta di legge sull’autorità genitoriale e i diritti dei terzi”, redatta dal ministro della Giustizia, Rachida Dati, e dal segretario di Stato incaricata per la famiglia, Nadine Morano. La legge prende in considerazione per la prima volta situazioni di omoparentalità e potrebbe rendere in futuro più facile il riconoscimento delle famiglie omoparentali. Situazione che coinvolgerebbe, secondo alcune stime, circa 30 mila bambini. Secondo l’episcopato francese, “questo progetto di legge non è necessario”, in quanto “le disposizioni legali in vigore permettono già deleghe di autorità parentale”. Inoltre il progetto di legge “non è volto al bene dei bambini”. Rischia piuttosto di complicarla in quelle situazioni in cui “i bambini sono sfortunatamente e spesso ostaggi nei conflitti coniugali e nelle ostilità tra i loro genitori e i tra i nuovi e vecchi congiunti”. I vescovi ritengono che “legiferare su queste situazioni di instabilità familiare, rischia di provocare situazioni ancora più invivibili”. Nella nota, i vescovi criticano anche il tentativo di sostituire in un testo di legge i termini “padre e madre” con un più generico “genitori” perché ciò potrebbe “introdurre la possibilità di estendere la responsabilità parentale al partner dello stesso sesso”. Infine l’episcopato tiene a precisare due considerazioni da “non perdere di vista”. La prima è che “la vita sociale è strutturata dal rapporto tra uomo-donna e non da relazioni tra persone dello stesso sesso”. La seconda è che “non ci sono elementi scientifici e seri che permettono oggi di dire che non ci sono danni a che un bambino sia cresciuto da due uomini o da due donne piuttosto che da un uomo e una donna”. Da qui l’invito alla precauzione. (R.P.)

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    Il cardinale O’Brien: incaute le proposte per l’affidamento a coppie omosessuali

    ◊   Il cardinale Keith Michael Patrick O’Brien, arcivescovo di Saint Andrews ed Edimburgo, ha esortato l’esecutivo scozzese a “lanciare una campagna ad alto profilo esortando più coppie a prendere in considerazione l'affidamento”. Il governo della Scozia – ricorda l’agenzia Zenit - sta discutendo una serie di regolamentazioni relative ai bambini e ha dichiarato la sua intenzione di abrogare le norme esistenti che proibiscono alle coppie dello stesso sesso di ottenere dei bambini in affido. Commentando la questione, il porporato ha affermato che “le proposte di estendere il diritto all'affidamento alle coppie dello stesso sesso sono incaute e inappropriate” come il precedente cambiamento per permettere l'adozione alle coppie omosessuali. In una consultazione all'epoca della modifica della legge sull'adozione, l'80% degli interpellati si era opposta al cambiamento, “ma il governo ha ignorato le sue preoccupazioni e ha modificato la legge”. “Esorto il governo scozzese – ha dichiarato il cardinale O’Brien - a non compromettere in questo modo il benessere dei bambini che hanno bisogno dell'affido”. “Alle 250.000 famiglie cattoliche scozzesi e alle migliaia di coppie cattoliche che si sposano ogni anno nelle nostre chiese – ha concluso – chiedo che considerino l'ipotesi di condividere l'amore e la stabilità che spero riempia le loro case con un bambino che ha poca o nessuna esperienza di questo, offrendosi per l'affidamento”. (A.L.)

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    Campagna per la vita in Corea del Sud

    ◊   La campagna per il rispetto della vita umana, dal suo concepimento fino alla morte naturale, passa attraverso una sensibilizzazione della popolazione coreana e una coscientizzazione dell’opinione pubblica, che deve necessariamente utilizzare i nuovi mass-media. Per questo la Chiesa in Corea del Sud ha deciso di lanciare una campagna per la vita attraverso strumenti comunicativi come film, cortometraggi e video, che saranno diffusi in tutto il Paese, a ogni livello. La cultura dell’immagine e dei video è ormai quella predominante, specialmente nella crescita e nell’apprendimento dei giovani; gli stimoli e le esortazioni di Benedetto XVI nel Messaggio per Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2009 non lasciano dubbi sull’urgenza di evangelizzare tramite i nuovi media e le nuove tecnologie. Partendo da queste considerazioni, la Commissione “Giustizia e Pace” della Conferenza Episcopale di Corea e la Commissione Per la Vita dell’Arcidiocesi di Seul hanno ideato questo progetto che intende destinare fondi per la produzione di brevi filmati da diffondere in diverso modo: nelle sale di comunità, attraverso parrocchie e associazioni cristiane e non, sulle tv a carattere nazionale, attraverso la rete Internet. Il tema centrale di quei filmati – ricorda l’agenzia Fides – è quello di promuovere la cultura della vita nel linguaggio e nella comunicazione video. Si darà attenzione alla vita nascente, con storie che toccano il tema dell’aborto e quello della manipolazione degli embrioni, spiegando la basi e le motivazioni della dottrina della Chiesa in campo della bioetica. Vi saranno altri film che si concentreranno sull’eutanasia, sulla fine della vita e sulla pena di morte, rafforzando la campagna per l’abolizione definitiva della pena capitale. Una rassegna di tutti i film e i video prodotti è attesa per il 10 ottobre 2009, Giornata internazionale per l’abolizione della pena di morte. (A.L.)

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    Lettera della Comece e della Kek al presidente di turno dell’Ue

    ◊   “La stabilizzazione del clima è una delle sfide politiche e morali più urgenti del 21.mo secolo. Se non riusciamo a rispondere a questa sfida, ciò corrisponderebbe ad una sconfitta morale per tutta l’umanità”. E’ quanto si legge nella lettera che la Commissione “Chiesa e Società” della Conferenza delle Chiese Europee (Kek) e il Segretariato della Commissione degli episcopati della Comunità Europea (Comece) hanno indirizzato al presidente di turno dell’Unione Europea, il primo ministro ceco Mirek Topolanek, a pochi giorni dall’incontro di primavera del Consiglio Europeo. “Se si considera la responsabilità storica dell’Unione Europea, che è tra i principali inquinatori del pianeta – si legge nel documento ripreso dal Sir - è chiaro che l’obiettivo di ridurre le emissioni del 20% non è abbastanza ambizioso. L’Unione Europea dovrebbe impegnarsi unilateralmente a ridurre entro il 2020 le proprie emissioni di almeno il 30% rispetto all’anno di riferimento 1990”. Nella lettera si riconosce che “nell'attuale crisi economica e finanziaria, obiettivi di riduzione più ambiziosi potrebbero essere considerati come una sfida troppo alta”. Ma “i costi delle politiche di riduzione e di adattamento aumentano in maniera significativa ogni anno”. “Pertanto – si legge infine nel documento - sarebbe altrettanto irragionevole da un punto di vista economico non fare abbastanza”. (A.L.)

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    Madagascar: prosegue la mediazione della Chiesa per uscire dalla crisi politica

    ◊   L’arcivescovo di Antananarivo, mons. Odon Arsène Razanakolona, ha dichiarato di essere ancora impegnato nell’opera di mediazione, in Madagascar, volta a risolvere la crisi politica che da qualche mese divide il Paese. Presidente del Consiglio cristiano delle Chiese del Madagascar, il presule ha lanciato un appello alle forze dell’ordine perché garantiscano sicurezza a fronte delle manifestazioni e delle proteste che continuano ad essere organizzate per sostenere il presidente del Paese, Marc Ravalomanana, e il sindaco di Antananarivo, Andry Rajoelina, le due parti antagoniste. Mons. Razanakolona ha affermato di voler restare al fianco degli altri leader religiosi nella mediazione per trovare una via d’uscita all’attuale crisi politica. “Sono pronto ad impegnarmi nella mediazione – ha detto l’arcivescovo di Antananarivo – le negoziazioni proseguono. Attualmente stiamo cercando un modo per poter giungere ad un dialogo aperto”. La mediazione del Consiglio cristiano delle Chiese del Madagascar (FFKM) è sostenuta dall’ONU, dall’Unione Africana e la Comunità di sviluppo dell’Africa australe (SADC). (T.C.)

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    Libano: appello dei vescovi maroniti contro le divisioni

    ◊   Maggiore unità nazionale, anche in vista del voto, più solidarietà tra libanesi e rispetto delle leggi e dell’etica giornalistica quando si parla della Chiesa. E’ quanto invocano i vescovi maroniti che si sono riuniti, sotto la guida del card. Nasrallah P. Sfeir, patriarca di Antiochia e di tutto l'Oriente, lo scorso 4 marzo a Bkerké per la loro assemblea mensile al termine della quale hanno emesso una dichiarazione resa nota oggi. “La situazione grave e tesa che prevale nel Paese e che fa si che una parte denigri l’altra, non riflette un vero spirito nazionale – si legge nel documento ripreso dall'agenzia Sir – si impone ai libanesi di serrare le fila e migliorare i loro rapporti”. Di questo clima di “diffamazione” non si giova il prossimo voto legislativo. “I Paesi di grande tradizione democratica, molto più grandi del Libano, organizzano le elezioni senza intrighi e polemiche”. “La situazione globale – affermano i presuli - ci deve indurre a respingere le divisioni per non sentirci stranieri nel nostro Paese. Dobbiamo approfittare di queste nuove circostanze per essere più uniti e per salvaguardare il nostro Paese dai pericoli in agguato”. Nella dichiarazione i vescovi non mancano di lamentare una scarsa professionalità di alcuni media rei, di “aver falsificato delle notizie arrivando ad inventare il nome di un sacerdote maronita, che non esiste, ed attribuirgli un servizio del tutto falso”. (R.P.)

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    Il patriarca Twal a Cipro elogia la collaborazione ecumenica tra cattolici e ortodossi

    ◊   I rapporti amichevoli tra la minuscola comunità cattolica di Cipro e la maggioranza greco-ortodossa sono un “buon esempio” dell’’importanza della tolleranza e della collaborazione ecumenica. Lo ha dichiarato mons. Fouad Twal, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, intervistato in questi giorni dall’agenzia Cns sulla sua recente visita nell’isola, il cui territorio si trova sotto la giurisdizione del Patriarcato, insieme a Israele, Giordania e Territori Palestinesi. Nell’intervista il successore di mons. Michel Sabbah, illustra la situazione della comunità cattolica cipriota - composta da fedeli di rito latino, per lo più stranieri residenti nella parte greca dell’isola, melkiti e maroniti –, soffermandosi in particolare sui buoni rapporti tra i cattolici e gli ortodossi e più in generale tra tutte le comunità religiose dell’isola: “Il governo è greco e cristiano, ma non ci sono quelle tensioni tra musulmani, cristiani ed ebrei che ci sono qui [in Terra Santa]”, ha detto. Nonostante le sue peculiarità rispetto agli altri territori del Patriarcato, ha precisato il presule, Cipro è una parte integrante della diocesi di Gerusalemme “con la quale condivide la sua missione spirituale nel mondo”. Il Vicariato di Cipro conta quattro parrocchie, assistite anche da religiose di diverse congregazioni, tra le quali la più numerose sono le Missionarie Francescane del Sacro Cuore. Ai Francescani è affidata la gestione di tre scuole frequentate per lo più da fedeli greco-ortodossi. Quest’anno l’isola ha visto un grande afflusso di pellegrini venuti in occasione dell’Anno Paolino a visitare Paphos, uno dei luoghi di predicazione dell’Apostolo delle Genti. (L.Z.)

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    Cresce la collaborazione tra il Consiglio Ecumenico delle Chiese e i Focolari

    ◊   Una più stretta collaborazione tra il Consiglio Ecumenico delle Chiese e il Movimento dei Focolari sul piano della spiritualità, nei campi della formazione all’ecumenismo e al dialogo interreligioso, nell’impegno a vincere la violenza e in ambito economico. Sono questi alcuni dei frutti di un fitto programma di incontri, in un clima di grande accoglienza e attesa, della neo presidente del movimento dei Focolari Maria Voce. Prima tappa, l’8 marzo, all’Istituto ecumenico di Bossey e proseguito a Ginevra, dove ha incontrato anche i responsabili di vari organismi che raggruppano le Chiese riformate e luterane a livello mondiale e delle Chiese cristiane a livello europeo. Il nuovo passo in avanti nella collaborazione tra il Consiglio Ecumenico delle Chiese e i Focolari avviene sulla scia del cammino percorso insieme a Chiara Lubich, segnato dalle sue visite a Ginevra, la prima poco dopo il Concilio e l’ultima nel 2002 che – come ha detto il pastore Kobia, accogliendo Maria Voce - “aveva lasciato un segno in tutto lo staff del Consiglio”. Un cammino che aveva aperto una collaborazione su vari fronti, primo fra tutti quello della spiritualità. Nel dialogo con i rappresentanti dei vari dipartimenti è stata messa in rilievo la dimensione mondiale del Consiglio ginevrino che è il maggiore organismo ecumenico: vi aderiscono 349 Chiese di 140 Paesi. Nato nel dopoguerra, ha come suo primo obiettivo quello di contribuire alla ricomposizione della cristianità. Dopo un fitto scambio, Maria Voce ha espresso grande apprezzamento per il forte impegno in questa direzione, non solo nei campi della teologia e dell’evangelizzazione, ma anche della testimonianza attraverso i molti interventi sui fronti delle povertà e dei conflitti, del problema ecologico, delle nuove sfide poste dal dialogo tra religioni e culture. Di fronte a queste urgenze, ancor più forte si fa la domanda di spiritualità, che comincia ad affiorare anche dal mondo del business e della politica, come ha affermato il pastore Kobia. Ed ha definito la spiritualità dell’unità dei Focolari come “dono di Dio”, proprio perché attraverso l’amore scambievole “rende presente Cristo stesso che ci riconcilia a crea una nuova comunità col suo amore”. Ed è di questa presenza, che ha parlato Maria Voce alla meditazione durante il servizio ecumenico. “Dove Lui è presente – ha detto - vi è luce, vitalità, impegno. E’ Cristo fra noi che porta l’unità, perché è Lui stesso che ci fa “uno”, uno” in Lui”. (A cura di Carla Cotignoli)

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    India: l'azione della Chiesa nella promozione del ruolo della donna

    ◊   "La nuova linea dettata dalla Conferenza episcopale indiana (CBCI) alla plenaria biennale di un anno fa per promuovere il ruolo della donna nella Chiesa in India sta cominciando a produrre i suoi primi frutti". Ad affermarlo è suor Lilly Francis, segretaria della Commissione per le Donne della CBCI, tra le partecipanti alla sessione del febbraio 2008 dedicata appunto al tema dell’emancipazione femminile nella società e nella Chiesa. Un tema - riporta l'agenzia Ucan - suggerito dalla crescente consapevolezza dell’Episcopato della necessità di interventi concreti per superare le discriminazioni di cui continuano ad essere oggetto le donne anche nella Chiesa in India, condizionata da una cultura patriarcale non ancora superata. Tra le principali decisioni dell’assemblea vi era stata quella assicurare una rappresentanza femminile pari almeno al 35% nei consigli pastorali parrocchiali e diocesani, nelle commissioni finanziarie e negli organismi ecclesiali a livello locale e nazionale. Secondo quanto riferito da suor Francis all’Ucan, i primi passi in questa direzione si stanno già facendo: “Non c’è dubbio che nell’ultimo anno il coinvolgimento delle donne nella vita della Chiesa in India sono cresciuti”, ha dichiarato la religiosa salesiana. Una prima novità - ha spiegato - è rappresentata dalla partecipazione di diverse donne laiche e religiose alla stesura delle proposte e dei suggerimenti presentati in questi mesi dalle 12 regioni ecclesiastiche del Paese su come attuare le indicazioni emerse dall’assemblea: “Si tratta di un segnale importante, perché prima erano escluse dai processi decisionali”. Alcune diocesi hanno cominciato ad intraprendere iniziative concrete per promuovere una Chiesa più al femminile. È il caso, ad esempio della diocesi di Induki nel Kerala che ha recentemente nominato una donna nella sua commissione finanziaria, o della diocesi di Nagpur dove una donna è stata nominata vice-direttrice di un centro sociale diocesano. Inoltre, diverse religiose occupano oggi incarichi nelle Commissioni episcopali per la pastorale giovanile e per comunicazioni sociali. Questi sviluppi confermano dunque che qualcosa si sta muovendo, anche se - avverte Chinnamma Jacob, presidente del Consiglio delle donne cattoliche dell’India - resta ancora molto da fare e il processo sarà lungo. (L.Z.)

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    Regno Unito: record di battesimi la prossima Pasqua a Westminster

    ◊   Sono 850 le persone che entreranno nella Chiesa cattolica nell’arcidiocesi di Westminster durante la prossima Veglia pasquale. Una cifra record, - riporta l'agenzia Sir - che supera di almeno cento unità quella raggiunta nel 2005. Nei giorni scorsi hanno celebrato, a Londra, nella chiesa madre del cattolicesimo inglese, il "Rito dell'elezione", in cui i catecumeni vengono invitati dai rispettivi vescovi a prepararsi con la preghiera al Battesimo. Ad accompagnarli i loro padrini e madrine, dai catechisti, sacerdoti, amici e dalle famiglie provenienti da tutta la diocesi. Il rito è stato presieduto dal card. Cormac Murphy-O'Connor, arcivescovo di Westminster e Primate d’Inghilterra, e dai vescovi ausiliari John Arnold, Alan Hopes, Bernard Longley e George Stack. Anthony Curran, responsabile diocesano della catechesi, ha rivelato che tra le persone che verranno accolte nella Chiesa cattolica durante la Veglia Pasquale vi sarà una famiglia dello Hertfordshire che comprende una mamma e i suoi due figli di dodici anni e cinque mesi. In alcuni casi, come quello di una signora del nord di Londra, sposata a un cattolico da molti anni, con una bambina di otto anni, sono i figli a convincere i genitori a entrare nella Chiesa. (L.Z.)

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    Aperto il processo diocesano di canonizzazione di Assunta Viscardi

    ◊   Ha amato i poveri e i bambini più di se stessa. Questo il filo conduttore dell’esistenza di Assunta Viscardi, terziaria domenicana bolognese, della quale il cardinale Carlo Caffarra ha aperto ieri il processo diocesano di canonizzazione. Assunta, nata nel 1890, aveva imparato dalla nonna a pregare con fervore, ma con il passare degli anni il suo slancio si affievolì. Dopo un certo periodo di lotta interiore ritornò con gioia a Dio e decise di diventare suora di clausura. Riuscì a realizzare il suo proposito solo a 29 anni, ma dopo pochi mesi di prova dovette lasciare il monastero a causa della sua salute troppo fragile. Tornata a Bologna ricominciò a frequentare il Convento di San Domenico, dove le terziarie raccoglievano i bambini per toglierli dalla strada, insegnare il catechismo e offrire uno spazio per i loro giochi. Da allora, Assunta dedicò tutta la vita ai bambini più sfortunati, quelli che non avevano affetto, istruzione e formazione. La sua azione fu così importante che Assunta divenne, di fatto, la fondatrice di quell’Opera che già si chiamava “Opera di San Domenico per i figli della Divina Provvidenza”. Visitando i bambini che voleva salvare dallo sfruttamento, Assunta rimaneva ferita dalla grande miseria. Perciò diede vita, presso la Basilica di San Domenico, alla “Porticina della Provvidenza”, un’istituzione che colpì nel segno perché mobilitò tutta Bologna e che ancora oggi è molto attiva. La gente che aveva abiti e altri oggetti che non usava più li portava alla “Porticina”. Assunta, con le sue amiche, li distribuiva ai poveri. Nel corso della cerimonia di apertura del processo di canonizzazione il cardinale Caffarra ha ricordato due qualità di Assunta Viscardi indispensabili per la testimonianza cristiana: l’insegnamento della cultura e la pratica della carità. (Da Bologna: Stefano Andrini)

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    Nuovo circuito di radio cattoliche in Africa

    ◊   Si chiamerà “COFRAC INTERNATIONAL” la nuova associazione che creerà una banca di programmi per le radio africane. L’idea è della Comunità francofona delle radio cristiane (COFRAC) che dall’ottobre ’96 in Europa, e dal luglio ’97 in Africa, diffonde via satellite informazioni per 16 emittenti in Francia e 48 nel continente africano. Ora, di fronte ai bisogni e alle priorità delle radio africane, il consiglio di amministrazione della COFRAC presieduto dal vescovo di Pontoise, mons. Jean-Yves Riocreux, ha deciso di potenziare i servizi per le emittenti africane offrendo ai propri circuiti le produzioni della Radio Vaticana in lingua francese, quelle delle radio partner africane e francesi e quelle realizzate da Radio Timothée. COFRAC INTERNATIONAL coprirà anzitutto il viaggio di Benedetto XVI in Camerun e Angola dal 17 al 23 marzo, poi da Douala e da Yaoundé trasmetterà produzioni sulla Settimana Santa e dalla cattedrale della capitale camerunense le liturgie del Triduo Pasquale. Durante la visita del Papa in Camerun e Angola le radio che fanno parte del circuito COFRAC trasmetteranno notizie sulle tappe del Pontefice e la KTO assicurerà la copertura televisiva degli eventi. Il circuito COFRAC, inoltre, in questo periodo, offre rubriche ed approfondimenti sull’imminente viaggio apostolico di Benedetto XVI con commenti e riflessioni. (T.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Il Dalai Lama: per il Tibet vera autonomia, non indipendenza

    ◊   Il Dalai Lama ha chiesto alla Cina una “autonomia legittima e significativa” per il Tibet e non l'indipendenza. Il leader spirituale tibetano si è espresso così nel corso di un discorso dalla sua sede di Dharamsala, in India, in occasione del 50.mo anniversario della rivolta anticinese del 1959, che lo costrinse all'esilio. Il servizio di Fausta Speranza:

    Chiedendo autonomia e non indipendenza per vivere nel quadro della Repubblica popolare della Cina, il Dalai Lama si dice certo che la giustizia prevarrà riguardo alla causa tibetana. Della quale parla accusando la Cina di aver ucciso “centinaia di migliaia di tibetani” in questi 50 anni e di aver gettato gli abitanti del Paese “in tali abissi di sofferenza e privazioni da far loro letteralmente provare l'inferno in terra”. Da parte sua, la Cina risponde che le accuse mosse si basano su voci e non sono provate. E ieri il presidente, Hu Jintao, ha annunciato "una Grande Muraglia di stabilità" intorno al Tibet per bloccare il “secessionismo”. Intanto, si parla di due pronunciamenti in vista a livello internazionale: il parlamento europeo adotterà una risoluzione sulla situazione in Tibet al termine del dibattito giovedì prossimo in plenaria, mentre il Congresso statunitense sta già esaminando un progetto di risoluzione, nel quale si rivolge un appello al governo cinese affinchè risponda alle iniziative del Dalai Lama per una soluzione alla situazione tibetana”. In questo caso, proprio in queste ore la Cina ha chiesto al Congresso di sospendere il tutto.

     
    Irlanda del Nord
    "Continuity Ira", una delle frazioni dissidenti nata quando l'Ira accettò il processo di pace, ha rivendicato l'assassinio del poliziotto Stephen Paul Carroll, avvenuto ieri a Craigavon nella contea di Armagh, a 48 ore dall'assalto alla caserma di Massereene che aveva causato la morte di due militari e il ferimento di altre quattro persone. Oggi, il primo ministro britannico, Gordon Brown, ha assicurato che l'Irlanda del nord "non ricadrà" negli errori del passato.
     
    Iraq
    Non c’è ancora un bilancio certo delle vittime del sanguinoso attentato di stamani nei pressi di Baghdad: si parla di almeno 30 morti e altrettanti feriti. Da registrare, poi, l’esplosione nella provincia settentrionale di Ninive, non lontano da Mossul, che ha causato la morte di almeno due civili e il ferimento di altrettante persone.

    Afghanistan
    La situazione in Afghanistan si è deteriorata e rappresenta una minaccia per la situazione nella regione: lo ha detto il vicepresidente Usa, Joe Biden, aprendo per la prima volta i lavori del Consiglio nordatlantico della Nato, oggi a Bruxelles. Biden ha ricordato che la nuova amministrazione americana ha promosso un cambio di strategia per l'Afghanistan e il Pakistan, che punta ad un maggiore coinvolgimento dei Paesi della regione e ad uno sforzo di coordinamento più stretto tra l'aspetto militare, quello civile e della ricostruzione. Un cambio di strategia sul quale Washington si consulta con i 25 Alleati della Nato, a partire dall’appuntamento di oggi.

    Riunite in Egitto le fazioni palestinesi
    Le fazioni rivali palestinesi, fra cui Hamas e al Fatah, si sono riunite al Cairo dando il via a una serie di incontri, patrocinati dall'Egitto, per la riconciliazione nazionale palestinese. “Faccio appello ai gruppi palestinesi ad assumere appieno le loro responsabilità, a mettere fine alle divisioni interne e a far prevalere l'interesse nazionale”, ha dichiarato in apertura il mediatore, il capo dei servizi di sicurezza egiziani, Omar Suleiman. Obiettivi degli incontri per la riconciliazione sono la formazione di un governo di unità palestinese, la riunificazione dei servizi di sicurezza nei Territori, la riorganizzazione dell'Olp e la preparazione di elezioni presidenziali.

    Kenya
    È salita la tensione nella manifestazione di studenti che si sta svolgendo a Nairobi contro il capo della polizia, Hussein Ali, ritenuto la "mente" degli squadroni della morte che nel 2007 hanno rapito e poi eliminato almeno 500 presunti adepti della setta segreta e fuorilegge dei "mungiki", quasi tutti giovanissimi. Sono almeno duemila gli studenti provenienti dall'Università centrale e dal Politecnico. Testimoni sul posto parlano di colpi apparentemente di arma da fuoco, lacrimogeni, sassaiole. Un ristorante ed altri negozi sono stati saccheggiati dai dimostranti. Per ora, si segnalano alcuni contusi.

    Sudan
    L'ambasciata americana a Khartoum ha autorizzato l'evacuazione volontaria del suo personale non indispensabile, dopo il mandato di cattura emesso dalla Corte penale internazionale nei confronti del presidente sudanese, Omar el Bashir, per i crimini commessi in Darfur. Lo ha detto oggi un funzionario dell'ambasciata. La fonte ha aggiunto che si tratta di una mossa diplomatica dopo l'espulsione decisa dal governo di Khartoum di alcune ONG. Tutte le ambasciate occidentali hanno rafforzato la sicurezza in seguito alla decisione della Corte, ma questa è la prima mossa concreta diplomatica fino ad ora.

    Madagascar
    Il ministro delle Difesa malgascio, Mamy Ranaivoniarivo, si è dimesso dopo l'ammutinamento verificatosi in un centro nevralgico dell'esercito, vicino alla capitale. Un gruppo di sottufficiali si era rivolto al Ministero della difesa denunciando le “violenze perpetuate nei confronti della popolazione”. Il Madagascar si trova in una grave crisi politica, in seguito allo scontro tra il presidente, M. Ravalomanana, e il capo dell'opposizione, Andry Rajoelina, il quale da venerdì scorso ha trovato protezione nella residenza dell'ambasciatore della Francia ad Antananarivo, dove stamani ci sono stati momenti di tensione per una manifestazione di sostenitori del presidente. Rajoelina è nella residenza francese, su richiesta della comunità internazionale e del mediatore dell'Onu e in accordo con il presidente Ravalomanana. Dovrebbe essere trasferito in giornata dalla sede diplomatica francese all'arcivescovado della capitale del Madagascar.

    Algeria
    Un poliziotto è stato ucciso domenica sera ad un falso posto di blocco eretto a Boghni, vicino a Tizi Ouzou (100 km ad est di Algeri), da un gruppo armato di matrice islamica a poche ore dall'attentato suicida compiuto contro una caserma nella stessa zona della Cabilia. L'uomo, 52 anni, scrive oggi la stampa algerina, è stato ucciso con un taglio alla gola. Il gruppo armato ha poi dato fuoco al corpo e all'auto dell'agente. Tre persone, tra cui l'attentatore, sono morte e otto sono rimaste ferite, nell'attacco kamikaze che sabato ha colpito una caserma della guardia comunale a Tadmait, tra le montagne della regione berbera.

    Sri Lanka
    Duro attacco nel distretto di Matara: a farsi esplodere probabilmente un estremista delle Tigri Tamil. Intanto, i guerriglieri in lotta per l'autonomia denunciano: "Decine di bimbi morti sotto i bombardamenti dell'esercito". Ce ne parla Antonio D’Agata:

    Continua senza sosta il duro conflitto fra militanti Tamil e i reparti dell’esercito regolare che, nello scorso fine settimana, ha causato la morte di almeno 150 guerriglieri. Ma la violenza non si placa. Oggi, lo Sri Lanka è stato teatro di un sanguinoso attentato: un kamikaze, probabilmente un estremista delle Tigri Tamil, si è fatto saltare in aria durante una funzione religiosa cui partecipavano molti ministri del governo di Colombo: 15 i morti e venti feriti, tra i quali anche il ministro delle Telecomunicazioni, ridotto in gravi condizioni, e quello della Cultura. Ma il bilancio delle vittime tende a salire vertiginosamente. Tra ieri e oggi, sarebbero almeno 74 i civili uccisi dai bombardamenti dell’esercito dello Sri Lanka, nella zona controllata dai guerriglieri dell’esercito di liberazione. Addirittura, tra le vittime, ci sarebbero 25 bambini. Secondo le ultime indiscrezioni, i morti sarebbero stati colpiti da bombardamenti aerei nella zona di Vanni, est del Paese. Intanto, il sito "tamilnet.com" ha pubblicato un appello alla comunità internazionale, firmato dai responsabili dei quattro principali partiti che rappresentano i Tamil al parlamento di Colombo, col quale si chiede “un immediato cessate-il-fuoco”, in modo da poter soccorrere i 330 mila civili assediati nell’area delle forze armate cingalesi.

     
    Bolivia-USA
    Il presidente boliviano, Evo Morales, ha annunciato l'espulsione del secondo segretario dell'ambasciata americana a La Paz, Francisco Martinez, accusandolo di cospirare contro il suo governo. Nel settembre scorso, il presidente boliviano aveva già espulso l'ambasciatore statunitense a La Paz, Philip Goldberg, anch'egli accusato di tramare contro il proprio esecutivo. Morales ha anche sospeso, nel novembre scorso, la collaborazione del suo Paese con l'agenzia americana per lo sviluppo (Usaid) e con la Dea, l'agenzia contro il narcotraffico, attive nella regione di Cochabamba, accusando i suoi agenti di praticare lo spionaggio.

    Corea
    Tensione alle stelle nella penisola coreana. La Corea del Nord ha ordinato lo stato di “allerta totale” al suo esercito, dopo aver interrotto le comunicazioni con Seul, in risposta all'annuale e imponente esercitazione militare congiunta di Stati Uniti e esercito sudcoreano iniziata ieri mattina. Il regime di Pyongyang, inoltre, ha minacciato una dura risposta armata, qualora si verificassero tentativi di violare il suo territorio o il suo spazio aereo. Sulla gravità della situazione Stefano Leszczynski ha intervistato Maurizio Riotto, docente esperto dell’area presso l’Università orientale di Napoli.

    R. - Le esercitazioni congiunte Sud Corea e Stati Uniti ci sono sempre state. Queste capitano in un momento particolare. Naturalmente, la Corea del Nord pensa che esse siano legate al nuovo esperimento missilistico che intende portare avanti, sul quale resta da sapere se si tratti di un missile balistico in grado di portare una testata atomica. Sicuramente, l'esercitazione aggiunge un tassello in più alla tensione che sta creandosi nella penisola da quando in Corea del Sud c’è un governo conservatore, vale a dire dal dicembre 2007.

     
    D. - Fa riflettere il tentativo della nuova amministrazione americana di stemperare i toni con quelli che sono i rivali di sempre. Con la Corea del Nord, e anche con la Cina, sembra un'operazione abbastanza difficile…

     
    R. - In realtà, gran parte dell’opinione pubblica non si rende conto che in questo momento il vero antagonista della Corea del Nord non è rappresentato dagli Stati Uniti bensì dalla Cina. La Corea del Nord da 30 anni insiste per avere colloqui bilaterali con gli Stati Uniti proprio per sfuggire all’influenza cinese sempre più invadente. Gli Stati Uniti rifiutano perché ormai hanno tanti interessi in Cina da non poter disilludere le aspettative della Cina stessa. A settembre 2008, la Cina controllava il 10 per cento del debito americano.

     
    D. - È insomma una situazione da tenere sotto controllo, potenzialmente pericolosa?

     
    R. - Assolutamente sì, perché da un intervento cinese in Corea del nord potrebbero emergere conseguenze inimmaginabili.

     
    Russia
    In vista della giornata nazionale di protesta che l'opposizione russa ha indetto per il 12 marzo a Mosca e in una ventina di altre città, la polizia ha fermato alcuni attivisti del partito nazional-bolscevico. Aleksandr Avierin, membro del direttivo di "Altra Russia" - il movimento di opposizione guidato dall'ex campione di scacchi, Garry Kasparov - ha detto all'agenzia Interfax che la notte scorsa a Mosca sono stati fermati nelle loro abitazioni Mikhail Pulin, Pavel Zherebin e Aliona Goriaceva, tutti appartenenti al partito nazional-bolscevico, vietato in Russia. Sono inoltre ricercati gli altri attivisti, Andrei Nikitin e Aleksiei Makarov. Secondo Avierin, i fermi sono chiaramente da collegare alla giornata di protesta di dopodomani.

    India
    Incoraggiato dal successo di un primo test su un sistema di difesa contro i missili balistici intercontinentali (Icbm), il governo indiano procede ora nello sviluppo di un programma che entro il 2014 gli permetterà di entrare a far parte dell'esclusivo "club" di Paesi (Usa, Russia e Israele) che dispongono di una protezione spaziale contro le aggressioni missilistiche esterne. La stampa di New Delhi riferisce oggi che l'Organizzazione di ricerca e sviluppo per la difesa (Drdo) ha confermato il successo del test, realizzato il 6 marzo con il lancio di un missile capace di distruggere obiettivi in un raggio di 2.000 km. La fase successiva del Sistema di difesa balistico (Bmd) prevede ora cinque nuovi test e il collocamento di un sistema di radar a bordo di satelliti nello spazio. Secondo la stampa, infine, l'India ha ricevuto presentazioni da parte dei tre Paesi che già dispongono di sistemi anti missili balistici (il Patriot Advanced Capability statunitense; gli S-300V russi e gli Arrow-2 israeliani). (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 69

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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