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Sommario del 08/03/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • All'Angelus il Papa annuncia che dall'8 al 15 maggio si recherà in pellegrinaggio in Terra Santa
  • Due pagine di storia memorabili: i pellegrinaggi di Paolo VI e Giovanni Paolo II in Terra Santa
  • Domani la visita del Papa in Campidoglio. Intervista con il sindaco di Roma, Gianni Alemanno
  • Oggi in Primo Piano

  • Le Acli nella Giornata della donna: la crisi economica sia un’opportunità per un nuovo protagonismo femminile
  • Nelle piazze italiane torna la gardenia dell'Associazione contro la sclerosi multipla
  • Questa sera verra consegnato l’Oscar della TV 2009 alla trasmissione “La Bibbia Giorno e Notte”
  • Oggi la Chiesa ricorda San Giovanni di Dio, fondatore dell’ordine ospedaliero dei Fatebenefratelli
  • Chiesa e Società

  • In Spagna migliaia di pellegrini nell’annuale marcia al Santuario di San Francesco Saverio
  • Grande attesa in Angola e Camerun per la visita del Papa
  • In Camerun novene e momenti di preghiera prima della visita del Papa
  • Libano: messaggio quaresimale del cardinale Sfeir
  • El Salvador: fra un settimana elezioni presidenziali
  • Dialoghi in Cattedrale domani in San Giovanni in Laterano con mons. Ravasi e Giuseppe De Rita
  • Bologna: si apre domani il processo di canonizzazione di Assunta Viscardi
  • Incontri dell’oratorio: musica e spiritualità a Roma
  • In Mongolia iniziative pastorali in favore del matrimonio
  • Giappone: nuovo Centro Pastorale multiculturale per l’evangelizzazione dei migranti
  • Sondaggio in Polonia sull’importanza della fede
  • 24 Ore nel Mondo

  • Attaccata una base dell'esercito britannico in Irlanda del Nord: due i soldati uccisi
  • Il Papa e la Santa Sede



    All'Angelus il Papa annuncia che dall'8 al 15 maggio si recherà in pellegrinaggio in Terra Santa

    ◊   All’Angelus Benedetto XVI ricorda l’odierna Giornata della donna e indica Madre Teresa come esempio e tante donne che “nel nascondimento” lavorano per il bene dell’umanità. Il Pontefice chiede anche preghiere per i suoi prossimi viaggi in Africa, dal 17 al 23 marzo, e in Terra Santa, dove si recherà dall’8 al 15 maggio. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Benedetto XVI ha annunciato che a maggio si recherà in pellegrinaggio nella terra di Gesù:

     
    “Dall’8 al 15 maggio compirò un pellegrinaggio in Terra Santa per domandare al Signore, visitando i luoghi santificati dal suo passaggio terreno, il prezioso dono dell’unità e della pace per il Medio Oriente e per l’intera umanità. Sin d’ora conto sul sostegno spirituale di tutti voi, perché Iddio mi accompagni e ricolmi delle sue grazie quanti incontrerò sui miei passi”.

     
    Accogliendo l'invito del re di Giordania, del presidente di Israele, del presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese e dell'Assemblea degli ordinari cattolici - si legge nel comunicato della Sala Stampa della Santa Sede - Benedetto XVI “si recherà ad Amman, Gerusalemme, Betlemme e Nazareth”. Poco prima dell’annuncio del pellegrinaggio in Terra Santa, il Papa aveva ricordato l’altro viaggio apostolico che compirà prossimamente:

     
    “La settimana ventura, dal 17 al 23 marzo, mi recherò in Africa, prima in Camerun e quindi in Angola, per manifestare la concreta vicinanza mia e della Chiesa ai cristiani e alle popolazioni di quel continente che mi è particolarmente caro”.

     
    All’Angelus il Papa si è soffermato sull’episodio della Trasfigurazione, riproposto oggi, seconda domenica di Quaresima. Quando Gesù – ha detto il Santo Padre – portò con sé su un alto monte Pietro, Giacomo e Giovanni si “trasfigurò”: il suo volto e la sua persona apparvero luminosi, splendenti. La Trasfigurazione di Gesù – ha spiegato il Papa – è stata sostanzialmente un’esperienza di preghiera:

     
    “La preghiera, infatti, raggiunge il suo culmine, e perciò diventa fonte di luce interiore, quando lo spirito dell’uomo aderisce a quello di Dio e le loro volontà si fondono quasi a formare un tutt’uno. Quando Gesù salì sul monte, si immerse nella contemplazione del disegno d’amore del Padre, che l’aveva mandato nel mondo per salvare l’umanità”.
     
    Il Santo Padre ha quindi esortato a pregare, a dedicarsi all'ascolto della Parola, alla meditazione dei misteri di Cristo:

     
    “Insieme con il digiuno e le opere della misericordia, la preghiera forma la struttura portante della nostra vita spirituale. Cari fratelli e sorelle, vi esorto a trovare in questo tempo di Quaresima prolungati momenti di silenzio, possibilmente di ritiro, per rivedere la propria vita alla luce del disegno d’amore del Padre celeste. Lasciatevi guidare in questo più intenso ascolto di Dio dalla Vergine Maria, maestra e modello di preghiera”.

     
    Il pensiero del Papa è andato anche all’odierna Giornata della donna:

     
    “La data odierna – 8 marzo – ci invita a riflettere sulla condizione della donna e a rinnovare l’impegno, perché sempre e dovunque ogni donna possa vivere e manifestare in pienezza le proprie capacità ottenendo pieno rispetto per la sua dignità”.

     
    In tal senso – ha ricordato il Santo Padre - si sono espressi il Concilio Vaticano II e il magistero pontificio, in particolare la Lettera apostolica 'Mulieris dignitatem' del servo di Dio Giovanni Paolo II. Più degli stessi documenti, però, valgono le testimonianze dei Santi:

     
    “…E la nostra epoca ha avuto quella di Madre Teresa di Calcutta: umile figlia dell’Albania, diventata, per la grazia di Dio, esempio a tutto il mondo nell’esercizio della carità e nel servizio alla promozione umana. Quante altre donne lavorano ogni giorno, nel nascondimento, per il bene dell’umanità e per il Regno di Dio! Assicuro oggi la mia preghiera per tutte le donne, perché siano sempre più rispettate nella loro dignità e valorizzate nelle loro positive potenzialità”.

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    Due pagine di storia memorabili: i pellegrinaggi di Paolo VI e Giovanni Paolo II in Terra Santa

    ◊   In visita e in preghiera dove il Vangelo si fece carne e spirito, terra e pietra. Nel 1964 e nel 2000, la Terra Santa ha vissuto due pagine di storia memorabili: il pellegrinaggio di Paolo VI - primo successore di Pietro a tornare sui luoghi della salvezza cristiana - e il pellegrinaggio di Giovanni Paolo II, suddiviso in due tappe: prima al Monte Sinai e poi a Betlemme e Gerusalemme. Ora, anche Benedetto XVI si appresta a rivivere l’emozione spirituale di visitare i siti nei quali Cristo annunciò il Vangelo e la Chiesa mosse i primi passi della sua missione bimillenaria. Alessandro De Carolis rievoca in questo servizio le tappe principali dei viaggi in Terra Santa di Papa Montini e di Papa Wojtyla:

    (musica)

     
    “Voi avete compreso che il mio viaggio non è stato soltanto un fatto singolare e spirituale: è diventato un avvenimento, che può avere una grande importanza storica. È un anello che si collega ad una tradizione secolare...”.

    “Il mio mi ha condotto nella Terra che ha visto la nascita, la vita, la morte e la risurrezione di Gesù Cristo e i primi passi della Chiesa. Inesprimibili sono la gioia e la riconoscenza che porto nell'animo per questo dono del Signore, da me tanto desiderato…”.

     
    La differenza di contenuto tra queste due affermazioni è soprattutto nello stile. Per il resto, i 36 anni che le separano sono attraversate dalla medesima consapevolezza e dal medesimo soffio dell’anima. Paolo VI e Giovanni Paolo II le pronunciano rispettivamente il 6 gennaio 1964 e il 29 marzo del 2000. Papa Wojtyla sta parlando ai fedeli nella prima udienza generale al rientro dalla Terra Santa, viaggio concluso tre giorni prima. Per Papa Montini è addirittura questione di ore, di minuti: quei pochi trascorsi dall’arrivo e che subito dopo lo vedono letteralmente scortato in Vaticano dalla folla riversatasi in strada fra Ciampino e San Pietro.

     
    (musica)

     
    Quello che al ritorno Paolo VI definisce - con la naturale modestia che stavolta vela appena l’importanza delle sue parole - “forse un inizio di nuovi eventi che possono essere grandi e benefici per la Chiesa e per l’umanità”, era cominciato tre giorni prima. Da Roma - primo Pontefice a salire su un aereo - il DC8 dell’Alitalia lascia Papa Montini a Gerusalemme. E’ il 4 gennaio e le immagini dell’epoca mostrano l’auto papale entrare nella Città Santa dalla Porta di Damasco e ondeggiare quasi per l’urto della folla calorosa e cordiale. I moderni diktat della sicurezza non hanno ancora allontanato dai fedeli un Papa che ha finalmente ha poggiato i piedi sulla terra che lui chiamerà “il quinto Vangelo”. Dirà:

     
    “Abbiam voluto che il Nostro viaggio in Palestina assumesse il significato di un incontro particolare, fervoroso, ardente con Cristo (…) Nella sua volontà, liberamente accettata, è la pace del mondo. Questo abbiamo invocato, prostrati sulla nuda pietra del Sepolcro, sul Calvario e al Getsemani, nel Cenacolo e a Nazareth. E sulla Grotta della Natività di Betlem abbiamo chiesto per tutti gli uomini di buona volontà il dono della pace, vera e duratura”.

     
    Evento nell’evento, il giorno dopo, 5 gennaio 1964, un saluto affettuoso cambia i rapporti ecumenici tra i cattolici e gli ortodossi. La storia fa un balzo in avanti di novecento anni, quando il mondo assiste all’“abbraccio di pace” tra Paolo VI e il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, Athenagoras, che cancella secoli d’incomunicabilità, di contrasti, di reciproche scomuniche:

     
    “Ho avuto la grande fortuna stamane di abbracciare, dopo secoli e secoli, il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, e di scambiare con lui parole di pace, di fraternità, di desiderio della unione, della concordia e dell’onore a Cristo e di vantaggioso servizio per l’intera famiglia umana. Speriamo che questi inizi diano buon frutto; il seme germogli e giunga a maturità”. 
     
    Quell’abbraccio e quel pellegrinaggio si scolpiscono nella memoria di tutti. Anche in quella dei giornalisti più navigati che seguono il viaggio e sono poco o nulla inclini a enfasi religiose nelle loro cronache. Così accade che il futuro Nobel della Letteratura, Eugenio Montale, grande poeta e uomo lontano dalla fede, scriva nella sua corrispondenza dalla Terra Santa per il Corriere della sera: “A chi mi chiede se un viaggio in Terrasanta riesce a confermare o a infiacchire la fede di un cristiano d’altre terre io posso rispondere: ai cristiani di scarsa fede il viaggio sarà certamente utile, perché solo un cieco e un sordo potrebbero negare che qui qualcosa è accaduto”.

     
    (musica)

     
    Se la visita del gennaio ‘64 portò Papa Montini a Gerusalemme, Nazareth e Betlemme, quella che Giovanni Paolo II compie nel 2000 sui “luoghi della Salvezza” si sdoppia in un lungo, intenso pellegrinaggio, emblema di una Chiesa che vuole tornare alle proprie radici alle soglie di quel “Tertio Millennio Adveniente”. E’ l’inizio del Grande Giubileo, quando Papa Wojtyla si reca dal 24 al 26 febbraio in Egitto e sul Monte Sinai, luogo dell’incontro tra Dio e Abramo. Un mese più tardi, il 20 marzo, Giovanni Paolo II sbarca ad Amman, in Giordania, e sale sul Monte Nebo, da dove Abramo abbraccerà solo con lo sguardo la Terra promessa. Giovanni Paolo II la raggiunge e la percorre in un crescendo spirituale. La Valle del Giordano e poi Betlemme, centro giubilare dell’Incarnazione di Cristo ed epicentro di un dramma, il conflitto israelo-palestinese, simboleggiato dal campo-profughi visitato dal Pontefice. Infine, la Città Santa:

     
    “Il ricordo di Gerusalemme è indelebile nel mio animo. Grande è il mistero di questa città, in cui la pienezza del tempo si è fatta, per così dire, ‘pienezza dello spazio’ (…) Sul Calvario l'Incarnazione si è manifestata come Redenzione, secondo l'eterno disegno di Dio”.

     
    Commuove la visita di Giovanni Paolo II al Monte delle Beatitudini, al Cenacolo, la sua salita al Calvario compiuta da un uomo già fisicamente provato, la Messa alla Basilica del Santo Sepolcro. Un itinerario di fede che il Papa polacco compie sotto gli occhi del mondo e che tocca un suo, atteso, culmine nell’incontro con l’ebraismo. Anche Paolo VI aveva salutato a Gerusalemme i “figli del Popolo dell’Alleanza”, ma ora i tempi sono mutati. Giovanni Paolo II si rivolge a quelli che 14 anni prima ha definito “fratelli maggiori” e parla con la coscienza di chi ha conosciuto in prima persona gli orrori dell’antisemitismo, non perdendo occasione per condannarli senza riserve. Ora l’occasione è unica, rendere omaggio alle vittime di quell’orrore nel luogo stesso della memoria ebraica:

     
    “A Yad Vashem, Memoriale della Shoah, ho reso omaggio ai milioni di ebrei vittime del nazismo. Ancora una volta ho espresso profondo dolore per quella terrificante tragedia ed ho ribadito che "noi vogliamo ricordare" per impegnarci insieme - ebrei, cristiani e uomini tutti di buona volontà - a sconfiggere il male con il bene, per camminare sulla via della pace”.
     
    Ciò che il Papa polacco dice della Shoah si fissa in modo indelebile a un’altra immagine che fa il giro del mondo: Giovanni Paolo II fermo in silenzio, leggermente incurvato, davanti al “Muro del pianto” di Gerusalemme, le mani poggiate sulla pietra. E’ il 26 marzo, ultimo giorno del viaggio, e il Papa si congeda dal suo “viaggio della speranza” con questa preghiera, lasciata tra i bordi frastagliati del Muro:
     
    “Dio dei nostri padri, 
    tu hai scelto Abramo e la sua discendenza 
    perché il tuo Nome fosse portato alle genti:
    noi siamo profondamente addolorati 
    per il comportamento di quanti 
    nel corso della storia hanno fatto soffrire questi tuoi figli,
    e chiedendoti perdono vogliamo impegnarci 
    in un'autentica fraternità
    con il popolo dell'alleanza. 
    Amen”. 
     
    (musica)

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    Domani la visita del Papa in Campidoglio. Intervista con il sindaco di Roma, Gianni Alemanno

    ◊   In Campidoglio si stanno ultimando i preparativi per accogliere domani Benedetto XVI. E’ un appuntamento importante e atteso che vedrà intervenire il Santo Padre nell’aula Giulio Cesare ad una seduta straordinaria del Consiglio capitolino, dedicata al tema del valore universale di “Roma, capitale del cattolicesimo e dei suoi valori”. Su questa visita si sofferma, al microfono di Luca Collodi, il sindaco di Roma, Gianni Alemanno:
     
    R. - C’è una certa emozione e anche un po’ di apprensione: sono 11 anni che il Santo Padre non viene in Campidoglio. Stiamo cercando di organizzare al meglio tutta la struttura, facendo in modo che questo sia veramente un profondo evento cittadino che coinvolga tutta la gente.

     
    D. – Sindaco Alemanno, in occasione della visita del Papa, il Comune di Roma dedicherà a Benedetto XVI un centro sulla via Cassia per il recupero di ragazzi disagiati. Di che cosa si tratta?

     
    R. - Si tratta di una struttura che deve diventare un grande centro di formazione che sarà proprio intitolato “Benedetto XVI” e che, sostanzialmente, rappresenta un luogo per dare un segnale rispetto a quel rischio educativo, a quel problema di formazione che c’è nei confronti di tutti i giovani sia italiani sia non italiani.

     
    D. - Il Papa, capo della cristianità, viene a parlare in un consiglio comunale straordinario che è una realtà molto laica...

     
    R. - Io ricordo le parole che furono pronunciate da Giovanni Paolo II quando venne in Campidoglio. Disse: qui si incontra la Roma religiosa e la Roma civile. Quindi, sostanzialmente, è un incontro che vede il suo punto di sintesi nell’attenzione al bene comune e nell’attenzione ai valori della persona umana. Su questo versante la sfida è aperta, innanzitutto per il mondo cattolico. Credo che i nostri valori possano dire tantissimo: sono discorsi universali che valgono per chiunque.

     
    D. - Non è possibile anticipare il suo saluto ma c’è un’immagine, un concetto a cui lei tiene fortemente e che vuole comunicare in questo momento al Papa ma anche alla città...

     
    R. - Il mio saluto ruoterà su tre parole: vita, accoglienza e speranza. Vorremmo che Roma fosse veramente la città della vita, perché si dia sostegno alla vita che nasce e alla vita in tutte le sue manifestazioni. Poi vorremmo che fosse la città dell’accoglienza. Infine, vorremmo sia la città della speranza, anche rispetto alla libertà religiosa. Lanceremo un messaggio di sostegno alla libertà religiosa perché la libertà religiosa è la libertà di avere speranze.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

     
    Lasciato il Campidoglio, il Santo Padre visiterà il Monastero delle Oblate di Santa Francesca Romana a Tor de’ Specchi. Sulla figura di questa Santa, chiamata dai romani 'Ceccolella', si sofferma al microfono di Luca Collodi la storica dell’arte Nicoletta Fattorosi Barnaba:

     
    R. – Santa Francesca Romana è una Santa molto amata dai romani, protettrice del popolo romano perché durante il periodo del soggiorno avignonese – siamo nel 1300 – si è dedicata moltissimo ad aiutare gli ultimi. Quindi rimane, nella vita dei romani, come colei che aiutava sempre tutti. Fonda le Oblate minori a Tor de’ Specchi dove non vi entra perché rimane a casa a seguire il marito ed inventa una crema meravigliosa per alleviare le ferite del coniuge.

    D. – Perché questo monastero si chiama Tor de’ Specchi e qual è la sua importanza storica?

     
    R. – Questo complesso si è formato pian piano perché sono state comprate tutte le case vicine e si chiama Tor de’ Specchi perché ci sono delle finestre ovali. Ospita tutta la storia di Santa Francesca Romana con un ciclo di affreschi bellissimo, molto probabilmente della bottega di Antoniazzo Romano. Siamo intorno al 1400. Gli affreschi ci ricordano la storia della Santa che fu presa dal diavolo, trascinata fuori dalla finestra, presa per i capelli, ferita e schiaffeggiata. Ma Santa Francesca Romana non cedette mai perché riuscì sempre a vedere il suo angelo custode. Sotto gli affreschi le didascalie sono in romano del 1400. Quindi, non solo dal punto di vista pittorico ma anche linguistico, è un testamento bellissimo. Queste storie, per altro, sono state scritte dal suo padre confessore in romanesco. Quindi c’è anche il libro che ci attesta tutto quello che lei ha vissuto insieme al diavolo, che l’aveva presa veramente di mira. Questo complesso monastico è un tuffo nel passato, non soltanto storico-artistico ma anche spirituale. Questa Santa è riuscita ad avere sempre una freschezza di amore nei confronti di Dio. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Oggi in Primo Piano



    Le Acli nella Giornata della donna: la crisi economica sia un’opportunità per un nuovo protagonismo femminile

    ◊   Si celebra oggi la Giornata della donna che cade quest’anno in un momento di particolare complessità e incertezza, soprattutto in ambito economo. Le donne – si legge nel documento delle Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani (Acli) diffuso in vista di questa giornata – sono chiamate a diventare protagoniste di un’economia diversa, ad essere non semplicemente consumatrici ma “consum-attrici”, ovvero interpreti di un rinnovato modello sociale. Su questo nuovo protagonismo delle donne nella società attuale il commento, raccolto da Amedeo Lomonaco, della responsabile del Coordinamento donne delle Acli, Maria Grazia Fasoli:

    R. – E’ nel consumo responsabile e nella sobrietà anche degli stili di vita il luogo precipuo in cui le donne possono esercitare questo nuovo protagonismo. Si deve ribaltare, invece, il rischio che siano proprio le donne le destinatarie dei messaggi più consumistici. Si deve anche evitare che le donne forniscano l’immagine di una donna mercificata che è al servizio dei consumi.

     
    D. – Nel vostro documento si sottolinea che la crisi finanziaria può essere un’opportunità per riaffermare il ruolo positivo e propositivo che un rinnovato protagonismo femminile può giocare nell’attuale fase…

     
    R. – Noi, come donne di questa associazione, vogliamo giocare un ruolo positivo e propositivo in questa lettura della crisi come occasione per rivedere, profondamente, il ruolo dell’economia nella vita delle persone, a partire dalla centralità delle loro relazioni. Crediamo che in questo ambito il ruolo delle donne sia veramente fondamentale per ristabilire il giusto equilibrio all’interno del mondo economico e dei consumi e, in particolare, tra persona e sfera etica.

     
    D. – La donna ha un ruolo fondamentale anche per la trasmissione di grandi valori: in un tempo segnato da una sempre più marcata emergenza educativa, le donne sono chiamate a rigenerare la responsabilità anche per vivere il cambiamento…

     
    R. – Crediamo che, attraverso questo messaggio femminile di ricentramento dell’economia sul primato e sulla dignità della persona, possa passare veramente uno stile di vita, un modo di vivere diverso da trasmettere alle giovani generazioni. Ribadiamo, quindi, il ruolo pedagogico della donna all’interno della famiglia, ma anche nel più vasto contesto sociale proprio in relazione a questa svolta molto importante.

     
    D. – Nel più vasto contesto mondiale e nei Paesi poveri, in particolare, la necessaria inclusione delle fasce più emarginate è spesso affidata alle donne che, con responsabilità, solidarietà ed intraprendenza economica rappresentano molto spesso una possibilità di riscatto…

     
    R. – Lo sguardo delle donne sull’economia parte dalla sfera domestica, ma non si limita a questo ambito. C’è una consapevolezza nuova delle donne del contesto globale, nel quale è nata la crisi e nel quale, dunque, questa crisi dovrà essere risolta. Le donne, nel cosiddetto Terzo mondo, sono molto spesso le artefici di un’economia della sobrietà. Sono le artefici anche di un riscatto economico. Guardiamo dunque a questo mondo femminile, anche oltre l’Italia e l’Europa, come ad un mondo potenzialmente protagonista di un’economia diversa.

     
    D. – E le donne sono state e continuano ad essere artefici, attraverso anche l’esempio di tante sante, dello sviluppo del cristianesimo…

     
    R. – Certamente il cristianesimo, anche a partire dalle origini, ha rappresentato per le donne un’occasione di protagonismo. Le donne della primitiva comunità cristiana, assistevano, anche con i loro beni, allo sviluppo delle comunità. Quindi non da oggi il cristianesimo rappresenta per le donne un’occasione di protagonismo e di impegno sociale pieno.

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    Nelle piazze italiane torna la gardenia dell'Associazione contro la sclerosi multipla

    ◊   Anche quest’anno in occasione della Giornata della donna torna in 3000 piazze italiane la gardenia dell’Aism, associazione italiana contro la sclerosi multipla. Chiunque potrà acquistare una pianta al prezzo di 13 euro. Il ricavato delle vendite andrà a finanziare la ricerca su una malattia che oggi in Italia riguarda 57 mila persone. Ad essere particolarmente colpite sono le donne, in un rapporto di due a uno rispetto agli uomini. Oggi sono disponibili numerosi farmaci in grado di alleviare i sintomi e ritardare la progressione della malattia, ma ancora molto resta da fare. Paolo Ondarza ha intervistato Roberta Amadeo, presidente Aism:

    R. – Sicuramente è un’occasione importante per tutti gli italiani per dare una mano all’Associazione Italiana Sclerosi Multipla e alla sua fondazione e per cercare di accorciare la strada che ci separa dal mondo libero della sclerosi multipla. Sappiamo che la ricerca sta mantenendo le sue promesse. Questo credo che sia un successo importante. Aism finanzia il 70 per cento della ricerca scientifica italiana sulla sclerosi multipla e lo può fare grazie a queste iniziative, grazie alla buona volontà, alla generosità e alla solidarietà di tutti gli italiani che in queste occasioni scendono in piazza a darci una mano a vari livelli.

     
    D. – La sclerosi multipla, o sclerosi a placche, è una malattia grave del sistema nervoso centrale. Come si manifesta?

     
    R. – Si manifesta in modo molto diverso da persona a persona. Può avere inizio con dei sintomi abbastanza blandi che possono essere dei problemi sensoriali e sensitivi. Ci possono essere anche problemi un po’ più gravi come addirittura delle parestesie o semi paresi agli arti piuttosto che alla vista. In realtà, non vorrei creare falsi allarmismi: quando si tratta di sclerosi multipla, questi sintomi persistono per diverse ore e per diversi giorni per cui, se questo accade, si deve andare dal neurologo.

     
    D. – E’ una malattia progressivamente invalidante?

     
    R. – E’ una malattia progressivamente invalidante ma grazie ai risultati della ricerca scientifica oggi possiamo affermare che, se qualche anno fa, il 70 per cento delle persone con sclerosi multipla rischiava una disabilità grave nel giro di pochi anni, oggi questo periodo si è molto allungato. Non è nemmeno detto che siano colpiti con forme così aggressive perché riusciamo veramente a tenerle a bada. Ci sono i farmaci e anche i farmaci hanno i loro effetti collaterali. Non dico che sia così semplice, però sicuramente abbiamo risorse importanti che ci consentono, quanto meno, di vivere in qualità.

     
    D. – Quanto, negli anni, è aumentata la sensibilità da parte della gente nei confronti della sclerosi multipla?

     
    R. – Devo dire che con il lavoro di 40 anni di Aism siamo riusciti ad ottenere dei risultati importanti. Se all’inizio degli anni ’70, ad una persona gli si chiedeva che cosa volesse dire “handicap”, non c'era risposta. Oggi non solo sappiamo cosa vuol dire avere una disabilità ma sappiamo anche distinguerla.
     

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    Questa sera verra consegnato l’Oscar della TV 2009 alla trasmissione “La Bibbia Giorno e Notte”

    ◊   Assegnato l’Oscar della TV 2009 a “La Bibbia Giorno e Notte”. Una lettura ininterrotta delle Sacre Scritture iniziata dal Papa, che ha visto alternarsi, in quasi una settimana di diretta televisiva, oltre 1400 lettori. La trasmissione, promossa dalla Rai, è andata in onda nello scorso ottobre, e questa sera riceverà a Sanremo il prestigioso riconoscimento. Ritirerà il premio uno dei due ideatori del programma, il vaticanista Giuseppe De Carli. Annarita Mariani lo ha intervistato:

    R. – Io sono felice non solo per me ma anche per tutte le persone che hanno creduto in questa idea, cioè quella di leggere tutti i 73 libri della Bibbia e di trasmetterli in televisione. Non finirò mai di ringraziare Papa Benedetto XVI perché il 5 di ottobre all’Angelus aveva annunciato che nel pomeriggio avrebbe aperto questa no-stop, questa lettura ininterrotta della Bibbia. Dopo il Santo Padre hanno letto 1452 persone, c’è stata questa coralità nella lettura.

     
    D. – 139 ore di trasmissione nelle quali ha parlato solo la Bibbia?

     
    R. – La Bibbia senza una parola di commento. Neppure il Papa ne ha aggiunto una al prima capitolo della Genesi, quello che lui ha letto. Noi abbiamo evidenziato quello che era un desiderio del Popolo di Dio: ritornare alla sorgente della propria fede e la sorgente della propria fede è la Parola di Dio, cioè la Bibbia.

     
    D. – Una trasmissione che per la sua levatura spirituale e culturale ha riscosso un grandissimo consenso nel pubblico e che ha avuto anche grande seguito a livello mondiale…

     
    R. – La nostra è stata una sfida che abbiamo vinto. Il successo degli ascolti è quello che mi ha sorpreso di più. L’altra cosa che mi ha meravigliato è che alla Basilica di Santa Croce in Gerusalemme per 7 giorni sono arrivate più di 80 mila persone. Dopo il secondo giorno la maggior parte delle persone seguiva la lettura con la Bibbia in mano.
     

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    Oggi la Chiesa ricorda San Giovanni di Dio, fondatore dell’ordine ospedaliero dei Fatebenefratelli

    ◊   Oggi, 8 marzo, la Chiesa ricorda San Giovanni di Dio, fondatore dell’Ordine ospedaliero dei “Fatebenefratelli” e patrono dei malati, degli operatori sanitari e degli ospedali. Sulla figura di questo Santo, esempio di disponibilità e apertura verso il prossimo, il servizio di Isabella Piro:

    “Fate del bene, fratelli! Fate del bene a voi stessi!”. Diceva così San Giovanni di Dio, predicando il Vangelo per le strade. Una frase che diverrà poi il nome dell’Ordine Ospedaliero da lui fondato. Nato poco lontano da Lisbona nel 1495, Giovanni si trasferì successivamente in Spagna, passando dalla carriera militare alla professione di libraio. Particolarmente colpito da una predica di San Giovanni d’Avila, decise di seguire la vocazione religiosa. Poco dopo, fu ricoverato nell’ospedale di Granada, per presunti disturbi mentali legati al suo fervore religioso. Lì, in quella casa di cura, Giovanni conobbe la dura realtà degli ammalati, soli e abbandonati. Decise di consacrare la sua vita al servizio degli infermi. Nel 1539 fondò il suo primo ospedale proprio a Granada. Undici anni più tardi, Giovanni morì. Era l’8 marzo del 1550. Una data, quella dell’8 marzo, che coincide con la Festa della donna. Ma cosa lega San Giovanni di Dio al mondo femminile? Ci risponde padre Giancarlo Lapic, appartenente all’Ordine Ospedaliero dei Fatebenefratelli:

    “Anzitutto, lui cercava di ridare la dignità a quelle donne che in quell’epoca vivevano con il disagio sia dei rapporti familiari sia dei rapporti sociali: le prostitute, le ragazze che accompagnava al matrimonio oppure le ragazze che accompagnava verso una vita conventuale, verso la consacrazione”.

    Canonizzato nel 1690 da Alessandro VIII, San Giovanni di Dio fu proclamato patrono degli ospedalieri da Leone XIII. Egli, infatti, viene considerato il fondatore dell’ospedale in senso moderno:

    “Ha suddiviso le patologie per evitare un ulteriore contagio, ad ogni malato ha dato un suo letto ed ha istituito un particolare approccio per coloro che venivano ricoverati: non più la ‘custodia’ dell’ammalato, ma tutto un percorso di aiuto e di accompagnamento nella sofferenza”.

    La dignità della vita umana, dunque, ed il suo rispetto furono fondamentali per San Giovanni di Dio. Un insegnamento che permane ancora oggi, attraverso il suo carisma:

    “Il carisma particolare di San Giovanni di Dio è il valore dell’accoglienza che l’Ordine ospedaliero di San Giovanni di Dio vive nella sensibilità del mondo della sofferenza, delle persone bisognose, povere, in tutte le loro dimensioni, cercando sempre di ridare dignità alla persona secondo l’intenzione di Dio. San Giovanni di Dio si è talmente immedesimato nei sentimenti di Cristo che la gente che lo circondava, in tutto ciò che faceva vedeva la presenza di Dio. Perciò lo chiamava Giovanni di Dio”.

    Oggi l’Ordine Ospedaliero “Fatebenefratelli” conta 300 strutture in 49 nazioni del mondo, tra cui Stati Uniti, Africa, India, Giappone, Israele e Nuova Zelanda. Ogni giorno, 40 mila collaboratori assistono in media 35 mila pazienti. E tutti tengono a mente due parole importanti per alleviare le sofferenze degli ammalati:

    “Accoglienza ed ascolto. La cosa fondamentale è essere in grado di vedere il bisogno e già questa attitudine porta anche a rimediare. E credo che questo sia il primo e fondamentale passo”.

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    Chiesa e Società



    In Spagna migliaia di pellegrini nell’annuale marcia al Santuario di San Francesco Saverio

    ◊   In Spagna, migliaia di pellegrini hanno partecipato oggi all'annuale marcia verso il Castello di Xavier, la maggior parte dei pellegrini ha percorso gli ultimi otto chilometri recitando la Via Crucis. All’arrivo al Santuario è iniziata la cerimonia eucaristica presieduta dall’arcivescovo di Pamplona-Tudela, mons. Francisco Pérez González. All’inizio della cerimonia è stato letto un messaggio inviato dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone a nome del Santo Padre. Dopo il saluto ai pellegrini, nel suo messaggio il Papa ha invitato tutti a vivere e a testimoniare la fede per portare poi, a tutto il mondo, a imitazione di San Francesco Saverio, il messaggio evangelico. Al termine della cerimonia eucaristica, l’arcivescovo ha impartito la benedizione a nome del Santo Padre. Mons. Pérez González, dopo la lettura del messaggio, ha aggiunto che ogni volta che lo ha incontrato, il Papa ha manifestato la sua simpatia e devozione verso il Castello di Xavier, che conosce personalmente, invitando tutti ad offrire la eucaristia per il Santo Padre. Nella sua omelia, incentrata tutta sulla vocazione missionaria di ogni fedele cristiano, mons. Pérez ha affermato che il cristiano non contraddice la società e che anzi è un cittadino di questo mondo. Un cittadino che offre a tutti un messaggio di speranza. L'arcivescovo ha anche chiamato tutti ad essere messaggeri della vita, contro la violenza, in favore della dignità umana e di tutti coloro che hanno bisogno di aiuto attraverso le diverse realtà, tra le quali in modo speciale la Caritas. Ha invitato i fedeli a superare ogni forma di complesso di inferiorità o di paura, ad essere coraggiosi missionari della speranza e testimoni di Cristo. I partecipanti hanno risposto con un “sí” corale e con un lungo applauso quando l’arcivescovo ha chiesto se erano pronti ad agire sempre in favore della vita dal concepimento alla sua fine naturale. Anche se il maltempo ha ridotto quest’anno il numero dei pellegrini, i partecipanti sono stati circa 8.000. Sabato prossimo 14 marzo, nel pomeriggio, è in programma la seconda marcia, che tradizionalmente registra un maggior afflusso di pellegrini. (A cura di Ignacio Arregui)

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    Grande attesa in Angola e Camerun per la visita del Papa

    ◊   La visita di Benedetto XVI in Angola “deve indurre gli angolani a riflettere sulla necessità di valorizzare la dignità umana e il rispetto del prossimo”: lo ha affermato il rettore dell’Università Agostinho Neto, João Teta. Il rettore ritiene che l’arrivo del Papa sarà anche un momento molto importante per le donne. A Luanda il 22 marzo, nella parrocchia di Santo António, il Pontefice incontrerà i movimenti cattolici per la promozione della donna. Per João Teta le donne angolane devono considerare la visita del Papa come una grazia e una benedizione. Per il ministro delle Scienze e Tecnologie, Maria Cândida Teixeira, l’iniziativa di Benedetto XVI ha un’importanza particolare, soprattutto perché porterà agli angolani messaggi di pace, solidarietà e conforto. Intanto, in Camerun, è cominciato il conto alla rovescia. Benedetto XVI arriverà il 17 marzo. Il nunzio apostolico in Camerun e Guinea Equatoriale, mons. Antonio Eliseo Ariotti, ha precisato che la visita del Papa in Camerun e Angola coinvolgerà tutto il continente africano; d’altronde - ha aggiunto mons. Ariottii - il Papa incontrerà i presidenti di tutte le conferenze episcopali nazionali d’Africa ai quali consegnerà l’Instrumentum laboris per il Sinodo che si terrà a Roma dal 4 al 25 ottobre. In quell'occasione i vescovi affronteranno questioni che riguardano pace, giustizia e riconciliazione. (T.C.)

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    In Camerun novene e momenti di preghiera prima della visita del Papa

    ◊   Una novena di preghiere per il Papa. A chiederla ai fedeli è l’arcivescovo di Yaoundé, mons. Victor Tonye Bakot, che ha invitato tutte le parrocchie ad organizzare momenti di preghiera e spazi per le confessioni nei nove giorni che precedono l’arrivo di Benedetto XVI in Camerun. Il presule suggerisce ai camerunensi di prepararsi all’arrivo del Papa organizzando preghiere quotidiane in famiglia secondo le intenzioni del Pontefice, per il Camerun e per l’Africa, spazi di dialogo e di riconciliazione. Intanto, sono diverse le iniziative organizzate per la visita di Benedetto XVI in risposta anche all’appello lanciato dai vescovi attraverso la Lettera pastorale resa pubblica al termine del 33.mo Seminario annuale tenutosi a Maroua dal 4 all’11 gennaio e nella quale i presuli hanno invitato i laici a porre in essere atti concreti di carità perché nel Paese ci siano segni di giustizia e di pace. L’Associazione dei ristoratori Cattolici del Camerun e l’Associazione dei Cristiani del Camerun per lo Sviluppo offriranno gratuitamente mille sandwiches al termine della Messa che il Papa celebrerà allo stadio di Yaoundé e vestiario per i bisognosi. La Cappellania generale dell’Apostolato dei Laici, invece, sta organizzando nuove opere caritative per sostenere i malati e gli stranieri, mentre intende proseguire il proprio servizio nelle carceri e per gli indigenti. (T.C.)

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    Libano: messaggio quaresimale del cardinale Sfeir

    ◊   Un forte richiamo contro l’indebolimento dei valori morali che si evidenzia specialmente nelle cadute del linguaggio, “un costume che non appartiene ai libanesi”: lo ha lanciato il patriarca di Antiochia dei Maroniti, cardinale Nasrallah Sfeir, nel suo messaggio per la Quaresima diffuso dal sito del patriarcato. “Lo svilimento del modo di parlare – afferma il porporato – si manifesta a livello personale, familiare, educativo addirittura istituzionale. Tutto ciò mostra decadimento morale e corruzione”. Attraverso diversi passaggi del Catechismo della Chiesa cattolica, il porporato ripropone “il giusto sentiero da percorrere così da avere una condotta irreprensibile a casa, nel lavoro, nella società”. Il Patriarca riafferma i diritti e i doveri dei singoli e delle istituzioni. “Nessuno tra i libanesi – si legge nel messaggio ripreso dal Sir – ignora questa difficile situazione in cui viviamo. Mai come ora è necessario avere consapevolezza, capacità di autocontrollo per evitare di pronunciare parole cattive. Ci sono coloro che sembrano essere in attesa di attaccare la nostra patria, mentre siamo distratti, e altri, che tra noi, sono preoccupati solo di raggiungere posizioni di potere anche a danno della disintegrazione del Paese". (V.V.)

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    El Salvador: fra un settimana elezioni presidenziali

    ◊   Quattro milioni e 200 mila salvadoregni, dopo le elezioni politiche e amministrative dello scorso 18 gennaio, fra una settimana, domenica 15 marzo, torneranno alle urne per eleggere il presidente e il vice presidente della Repubblica. I sondaggi danno come favorito Mauricio Funes, esponente dell'ex guerriglia, oggi partito costituzionale, Fronte Farabundo Martí per la liberazione nazionale (Fmln). Al secondo posto, molto vicino, si colloca il candidato dell'Alleanza Repubblica nazionalista (Arena), Rodrigo Ávila, che governa da due decenni. All'inizio dell'anno il partito di Funes ottenne la maggioranza del Parlamento e 75 sindaci. I sostenitori di Ávila se ne assicurarono invece 122, diventando però la seconda forza parlamentare. Come sempre, saranno gli indecisi a stabilire la vittoria e tutti i candidati, in queste ore, nei loro messaggi privilegiano questo elettorato che rappresenta oltre il 10%. Ieri, alla chiusura della sua campagna, Mauricio Funes si è rivolto specificamente a loro e soprattutto ha chiesto di non astenersi "per cambiare radicalmente il volto del Paese e chiudere la terribile ferita della guerra civile". Una ferita che è costata 75 mila morti e quasi 1.600 milioni di dollari in perdite materiali. Da parte sua, la Chiesa cattolica in una dichiarazione del 14 gennaio scorso, ha rivolto un pressante invito alla popolazione a votare, sostenendo che non partecipare al consolidamento democratico e alla crescita civica della nazione “è una grave irresponsabilità”. "Dobbiamo vedere, alla presenza di Dio, quello che è conveniente per il Paese ed esprimere la nostra opinione" hanno detto i presuli. "Votare - hanno aggiunto - significa assumersi responsabilmente il ruolo di cittadini perché tutti siano protagonisti e destinatari della politica". Negli stessi giorni, l'allora arcivescovo di San Salvador, mons. Fernando Sáenz Lacalle, aveva spiegato che “queste elezioni avvengono in mezzo a una congiuntura nazionale e internazionale, segnata dal pessimismo sorto dalla situazione mondiale che minaccia i più deboli”. Il presule ha osservato anche che i vescovi desiderano “illuminare la coscienza dei cittadini con la fede e con l’insegnamento sociale della Chiesa. Ci muove il desiderio di contribuire a una convivenza pacifica su basi di solidarietà, giustizia e ricerca del bene comune”. Intanto, mentre negli ultimi giorni i sondaggi documentano una rimonta del candidato della destra Rodrigo Ávila, delfino del presidente uscente Elías Antonio Saca González, numerosi importanti personaggi dell'area conservatrice, inclusi diversi generali in pensione, hanno dichiarato il loro appoggio al candidato della sinistra Mauricio. Il partito conservatore si è schierato con Ávila, ma il suo ex candidato, Tomás Chévez, ieri ha affermato che “Funes offre più garanzie di cambiamento e riconciliazione”. (A cura di Luis Badilla) 

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    Dialoghi in Cattedrale domani in San Giovanni in Laterano con mons. Ravasi e Giuseppe De Rita

    ◊   Domani tornano i “Dialoghi in Cattedrale”, l’iniziativa della Diocesi di Roma, avviata in preparazione al Giubileo del 2000, che pone a confronto su eventi o problematiche del momento personalità della Chiesa e della cultura. Ad ospitare l’appuntamento di domani, con inizio alle ore 19.30, sarà come in passato la Basilica di San Giovanni in Laterano, la cattedrale di Roma. Sul tema “Le sfide della crisi: paure e speranze” rifletteranno l’arcivescovo Gianfranco Ravasi, biblista e presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e il sociologo Giuseppe De Rita, presidente del Censis. Introdurrà il cardinale vicario Agostino Vallini. (M.V.)

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    Bologna: si apre domani il processo di canonizzazione di Assunta Viscardi

    ◊   Prende il via a Bologna il processo di canonizzazione della terziaria domenicana Assunta Viscardi. La fase diocesana del processo - ricorda il Sir - verrà ufficialmente aperta dall’arcivescovo di Bologna, cardinale Carlo Caffarra, domani alle 19.30 nella Basilica di San Domenico. Assunta Viscardi, nata a Bologna nel 1890, dove morì nel 1947, dedicò tutta la sua vita ai bambini e ai poveri. Ha fondato nel 1921 l’“Opera di San Domenico per i figli della Divina Provvidenza”, che ancora oggi svolge il suo servizio educativo e caritativo in città attraverso l’Istituto Farlottine. Fu opera della Viscardi anche la realizzazione della “Porticina della Provvidenza” in piazza San Domenico (vicino alla Basilica). Si tratta di un centro, tuttora operativo, che raccoglie e distribuisce ai poveri vestiario e alimenti, in particolare indumenti per bambini.

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    Incontri dell’oratorio: musica e spiritualità a Roma

    ◊   Domani alle ore 21, nella Chiesa di Santa Maria in Vallicella (Chiesa Nuova) a Roma, la Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri organizza un incontro di musica e spiritualità sul tema “Ti condurrò nel deserto e parlerò al tuo cuore”. I tre appuntamenti annuali con gli incontri dell’oratorio sono tra i momenti fondamentali dell’attività pastorale degli oratoriani: il primo si tiene in ottobre, il secondo durante la Quaresima, e il terzo il 26 maggio, festa di San Filippo Neri. Non si tratta di un concerto, ma di un incontro di preghiera in cui la musica è totalmente a servizio della Parola di Dio, un viaggio attraverso l’ascolto delle Sacre Scritture e dei testi di autori spirituali, in cui la musica dà spazio ad una risonanza interiore, quasi fosse un’eco dell’anima. Il tema dell’incontro di lunedì, “Ti condurrò nel deserto e parlerò al tuo cuore”, fa riferimento non solo al tempo di conversione cui la Quaresima ci chiama, ma anche al silenzio, al buio, alla prova e all’aridità che ogni autentica vita spirituale sperimenta. Franca Salerno e Stefano Mondini leggeranno brani della Sacra Scrittura e testi di Blaise Pascal e Giovanni della Croce, e l’Accademia Musicale San Pietro, diretta da padre Pierre Paul, Maestro della Cappella Giulia, eseguirà musiche di Grieg, Puccini, Barber e Tchaikovsky. Padre Francesco Maria Tarugi, uno dei primi discepoli di San Filippo Neri, scrisse: “A chi porge l’orecchio e il cuore attento, entra mirabilmente nell’anima la Parola Santa di Dio con l’armonia e la soavità della musica”. (A cura di Rosario Tronnolone) 

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    In Mongolia iniziative pastorali in favore del matrimonio

    ◊   Nella capitale mongola Ulaanbaatar il parroco di Santa Maria, don Stephen Kim, ha fatto recentemente visita alle 168 famiglie cattoliche della parrocchia. Ci sono volute due settimane per completare la visita, durante la quale ha esortato le famiglie a rafforzare il legame matrimoniale e a pregare per il loro benessere. "Solo poche famiglie sono interamente cattoliche", ha detto il parroco. In molte è cattolico un solo componente, di solito la moglie o uno dei figli. Gli altri componenti sono, nella maggior parte dei casi, buddisti. Nel loro ger, la tradizionale tenda - aggiunge don Stephen - "le famiglie hanno l’abitudine di alzare due altari, invece di uno. Su un altare mettono la statua del Buddha e l’immagine del Dalai Lama, mentre sull'altro pongono l’immagine di Gesù e di Maria, un rosario e forse anche una croce ricevuta nel Battesimo". Proprio per favorire il bene delle famiglie il parroco di Ulaanbaatar ha progettato la celebrazione di uno speciale Anno del matrimonio. "Abbiamo avviato, tutti i giovedì, una nuova tradizione: una Santa Messa per le coppie sposate. Invitiamo anche altre persone che vogliono pregare per i matrimoni. Spesso è presente un esperto per chi vuole approfondire alcuni aspetti importanti del matrimonio". L'iniziativa di don Stephen Kim è stata supportata dal Prefetto apostolico di Ulaanbaatar, mons. Wenceslao Padilla, che è disponibile a far celebrare in questo mese di marzo in parrocchia cerimonie di rinnovo della promessa matrimoniale. Le coppie che vogliono rinnovare il loro sì o anche frequentare un corso per approfondire la comprensione del sacramento del matrimonio – afferma mons. Padilla – sono le benvenute. (K.D.)

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    Giappone: nuovo Centro Pastorale multiculturale per l’evangelizzazione dei migranti

    ◊   Immigrazione come potenziale di evangelizzazione. E’ questa l’idea sottesa alla nuova iniziativa della Chiesa giapponese, che si trova nella singolare situazione di avere, per la sua cura pastorale, un “gregge” di fedeli composto per oltre il 50% da immigrati. Nella nazione vi sono infatti 452.000 cattolici giapponesi e 565.000 cattolici provenenti di altri Paesi. Per far fronte a queste nuove esigenze, la Chiesa ha inaugurato di recente una nuova chiesa e un nuovo Centro Pastorale multiculturale nella città di Joso, all’interno della Prefettura di Iribaki. La chiesa - riferisce l’agenzia Fides - è dedicata a Nostra Signora di Aparecida, molto nota presso il popolo brasiliano, presente in Giappone con una comunità solida e radicata nel tessuto sociale. La nuova chiesa si propone espressamente, sin dalla sua nascita, di essere un polo di attrazione per le comunità immigrate di diverse nazionalità. Il Centro Pastorale multiculturale annesso servirà per due obiettivi fondamentali: essere un luogo di aggregazione per tutti i cattolici immigrati e di evangelizzazione con l’aiuto degli stessi immigrati cattolici che diventeranno protagonisti della missione presso loro connazionali e presso famiglie giapponesi. A svolgere servizio nella nuova chiesa vi saranno anche un sacerdote brasiliano, padre Nelson Soverino De Souza, missionario del Sacro Cuore, insieme con tre suore Figlie di Gesù, una di nazionalità giapponese, una filippina e una brasiliana. La presenza delle tre religiose “rappresenta plasticamente la necessità e la volontà di perseguire l’opera di evangelizzazione in una società multietnica”, ha sottolineato suor Isabel Romero, superiora provinciale dell’istituto. (V.V.)

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    Sondaggio in Polonia sull’importanza della fede

    ◊   Il più diffuso settimanale cattolico polacco, “Niedziela”, con sede a Czestochowa, ha pubblicato recentemente un sondaggio sull’importanza della fede e sulla difesa dell’insegnamento della Chiesa da parte dei cattolici polacchi nel dibattito pubblico e nella vita quotidiana. Il sondaggio è stato realizzato dall’Istituto di Statistica della Chiesa cattolica sotto la direzione di padre Witold Zdaniewicz, per incarico del settimanale cattolico. Secondo i risultati del sondaggio, ripresi dall’Agenzia Fides, per i cattolici della Polonia la fede e la morale presentata da parte della Chiesa hanno grande importanza. La fede non è relegata alla sfera privata ma ha la sua dimensione pubblica. I sociologi dell’Istituto di Statistica della Chiesa cattolica hanno posto agli intervistati tre questioni: l’insegnamento della Chiesa sull’aborto; l’insegnamento della Chiesa sulla questione della fecondazione “in vitro”; la vicenda della restituzione dei beni della Chiesa tolti dallo Stato durante il regime comunista. Il 64,9% degli interpellati dichiara di conoscere l’insegnamento della Chiesa sul tema dell’aborto. Il 42,5% conosce la posizione della Chiesa sulla questione della fecondazione “in vitro”. “La maggioranza dei cattolici in Polonia - ha commentato don Paweł Rozpiątkowski - dichiara, come evidenziano i risultati del sondaggio di Niedziela, che la fede ha la sua importanza nella vita pubblica e la fede non è soltanto parte della sfera privata”. (V.V.) 

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    24 Ore nel Mondo



    Attaccata una base dell'esercito britannico in Irlanda del Nord: due i soldati uccisi

    ◊   Paura in Irlanda del Nord dopo l’attacco ieri sera, nella contea di Antrim, ad una base dell’esercito britannico costata la vita a due militari. Un agguato che ancora non è stato rivendicato. Il premier britannico Brown ha assicurato che, nonostante la violenza, il processo di pace non è in pericolo. Sulla stessa linea il presidente dello Sinn Fein, principale partito repubblicano dell'Ulster, Gerry Adams, che ha definito l’azione “un attacco al processo di pace”. Il servizio di Enzo Farinella:

    Anche se nessuno si è ancora assunto la responsabilità di aver condotto questo vile attacco barbarico, in molti pensano che siano stati i repubblicani nazionalisti dissidenti o i membri irriducibili della disciolta IRA, l’ex Armata Repubblicana Irlandese, a compiere un simile crimine. Un crimine che ha lasciato sul terreno due soldati inglesi uccisi ed altri quattro feriti gravi, tra cui civili. Il primo ministro irlandese, Brian Cowen, in un messaggio al suo collega britannico Brown, ha detto tra l’altro: “La violenza è stata rigettata dalla maggior parte della popolazione irlandese e piccoli gruppi di dissidenti non potranno deragliare il processo di pace”. Londra, Belfast e Dublino hanno condannato unanimemente e senza riserve questa azione criminale. Tutta l’Irlanda gode di pace giusta e duratura da vari anni. I repubblicani irlandesi dell’IRA, sotto la guida del leader nazionalista Gerry Adams, hanno sottoscritto un trattato di pace nel 1998. Otto anni dopo, nel 2006, una coalizione di unionisti e nazionalisti ha preso in mano la conduzione della vita pacifica nel Nord Irlanda.

     
    Iraq-violenza
    Strage di reclute in Iraq dopo un periodo di relativa calma nel Paese. Un attentato kamikaze compiuto oggi nel centro di Baghdad, davanti ad un’accademia di polizia, ha provocato 28 vittime e 57 feriti. Intanto fonti irachene hanno annunciato che gli Stati Uniti ritireranno altri 12 mila soldati entro la fine di settembre accelerando così gli originari piani di ritiro.

    Usa-Afghanistan-Russia
    Cambio di strategia americana nella guerra in Afghanistan. Il presidente Obama, in un’intervista al New York Times, ha annunciato di essere pronto a trattare con i talebani moderati sulla scia di quanto fatto in Iraq con le milizie sunnite. Il capo della Casa Bianca ha però riconosciuto che lo scenario afghano è molto più difficile rispetto a quello iracheno. Positiva la reazione del presidente afghano Karzai. Intanto nuovi segnali si registrano nei rapporti tra Stati Uniti e Russia dopo il colloquio del segretario di Stato americano Hillary Clinton e il ministro degli esteri russo Lavrov a Ginevra. Quest’ultimo ieri ha ribadito che, “per la prima volta dalla fine della guerra fredda”, si ha la possibilità di compiere “progressi reali” per il disarmo globale.

    Pakistan-insorti
    Come gesto di buona volontà, il Pakistan ha rilasciato 12 talebani per favorire il consolidamento di un accordo raggiunto il 24 febbraio scorso che ha portato alla fine dei combattimenti nella valle dello Swat e all’introduzione della sharia.

    Medio Oriente- tensione
    Non si fermano i lanci di razzi verso Israele. Quattro sono partiti ieri dalla Striscia di Gaza nell’area del Neghev senza causare vittime o danni. L'aviazione israeliana ha risposto con un nuovo raid contro i tunnel del contrabbando al confine con l'Egitto, nella zona di Rafah. In pochi giorni sono 10 i missili lanciati verso lo Stato ebraico. La tensione non accenna a diminuire anche a livello politico dopo le dimissioni del premier palestinese Fayyad che ha rimesso il mandato allo scopo di aprire la strada a un governo di unità nazionale.

    Sri Lanka-Tamil
    Prosegue l’offensiva del governo dello Sri Lanka nei confronti delle Tigri Tamil. Negli ultimi due giorni, nel nord del Paese, sono stati uccisi almeno 100 ribelli nei combattimenti avvenuti nel distretto di Mullaittivu. Sono ormai due mesi che le truppe di Colombo stanno cingendo d’assedio la zona per sgominare le Tigri Tamil con inevitabili conseguenze sulla popolazione civile costretta alla fuga.

    Darfur-Sudan
    A quattro giorni dall’emissione del mandato d’arresto da parte della Corte penale internazionale dell’Aja per crimini di guerra e contro l’umanità nel Darfur, oggi il presidente sudanese Omar el-Bashir si è recato nella martoriata regione con l’intento di raccogliere e spronare i suoi sostenitori e non ha mancato di minacciare la comunità internazionale. Il servizio di Benedetta Capelli:

    Una visita lampo per ribadire l’ingiustizia del provvedimento del Tribunale dell’Aja e per mettere in guardia le organizzazioni non governative, il corpo diplomatico e le forze dell'Onu, presenti sul territorio sudanese, affinché rispettino le leggi locali pena l’espulsione. E’ quanto ha fatto oggi il presidente Omar el-Bashir nella sua tappa in due città del Darfur a pochi giorni dal mandato d’arresto spiccato contro di lui per crimini di guerra e contro l’umanità proprio nella regione sudanese. Regione dove, secondo l’Onu, oltre 300 mila hanno perso la vita. Una visita che ha il sapore di una risposta a quanto accaduto. El-Bashir, nel suo discorso a El Fasher, ha affermato che si combatterà contro il neocoloniasmo e contro chi minaccia la pace e l’unità del Sudan. Ha poi rivelato che i Paesi occidentali avrebbero sospeso la decisione della Corte nel caso in cui le ong straniere, già espulse nei giorni scorsi, avessero ripreso il loro lavoro a sostegno della popolazione civile. Un appello in tal senso era giunto ieri dal segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon durante un colloquio con l’attuale presidente dell’Unione Africana, il colonnello libico Gheddafi che aveva definito il provvedimento nei confronti di el- Bashir un “grave precedente contro l'indipendenza dei piccoli Stati, la loro sovranità e le loro scelte politiche”. Intanto l’Egitto si sta muovendo per organizzare una conferenza internazionale sul Sudan con la partecipazione del governo di Khartoum.

     
    Corea del Nord-voto
    La Corea del Nord è chiamata oggi al voto per eleggere l’Assemblea popolare composta da 687 deputati. Una consultazione dall’esito scontato. Si prevede infatti la netta affermazione del partito dei Lavoratori al potere. Il ricorso alle urne potrà però aprire una nuova fase per quanto riguarda la guida del Paese viste le voci discordanti sulle condizioni di salute del leader Kim Jong Il, che non ha mai indicato un successore. Tra i candidati in lizza nel voto di oggi c’è il figlio 26.enne Kin Jong-un la cui affermazione potrebbe significare la naturale scelta per il futuro. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 67

     
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