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Sommario del 03/03/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Proseguono gli esercizi spirituali in Vaticano. Mons. Nozza: la Parola di Dio ascoltata porta a quella vissuta nel segno della solidarietà
  • Per il mese di marzo, il Papa chiede ai fedeli di pregare affinché i cattolici di Cina siano strumento di unità, comunione e pace
  • Mons. Ravasi: scienziati e teologi dialoghino con umiltà e nell’ascolto reciproco
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • A Lahore, in Pakistan, attentato contro la nazionale di cricket dello Sri Lanka. Il cordoglio di mons. Saldanha
  • Tratti somatici dei bambini scelti secondo i gusti dei genitori: l'annuncio dei "Fertility Institutes" di Los Angeles. Mons. Sgreccia: un'illecita selezione
  • Bullismo, l'importanza degli educatori e della loro capacità di "filtrare" i messaggi sociali. L'opinione di Simona Caravita
  • Chiesa e Società

  • Colera, fame e Aids continuano a flagellare lo Zimbabwe
  • Il rabbino capo di Polonia auspica un dialogo sempre più approfondito tra ebrei e cattolici
  • Il dialogo ebraico-cristiano non torna indietro: lo ribadisce il cardinale tedesco Karl Lehmann
  • Inaugurata ad Amburgo la plenaria della Conferenza episcopale tedesca
  • Padre Musallam: per ricostruire Gaza occorre riconciliare Fatah e Hamas
  • Croce Rossa Italiana in prima linea per affrontare l’emergenza nella Striscia di Gaza
  • In Sri Lanka il governo progetta “villaggi” per 200 mila rifugiati
  • Onu: in Nepal ogni anno muoiono 13 mila bambini sotto i 5 anni
  • Il Nobel Muhammad Yunus: la crisi economica è un'opportunità per cambiare sistema economico
  • Dieci anni dopo il trattato di Ottawa, il mondo non è ancora libero dalle mine
  • Camerun: l'episcopato chiede ai giornalisti attenzione nel riferire sulla visita del Papa
  • Le attese dei vescovi nigeriani per l'imminente visita del Papa in Africa
  • Una chiesa nella prigione di Rawalpindi: è la prima in Pakistan
  • Indonesia: nella Quaresima i fedeli di Giava esortati a promuovere il dialogo interreligioso
  • In Paraguay, Assemblea plenaria dei vescovi su temi sociali ed ecclesiali
  • Spagna: messaggio del cardinale Rouco Varela per la Giornata diocesana dell’insegnante
  • Il cardinale O’ Connor: la società non escluda la Chiesa
  • Si riduce il "digital divide": lo afferma il Rapporto dell’Unione internazionale dell’informazione
  • A Roma un congresso a 10 anni dall’enciclica Fides et Ratio
  • Al via venerdì la “Settimana dell’Università” della Fuci, sul tema “Amare studiare”
  • Padre Spadaro di "Civiltà Cattolica": Facebook è uno strumento che crea cultura
  • 24 Ore nel Mondo

  • In Israele al via i colloqui diplomatici del segretario di Stato Usa, Hillary Clinton. Ribadito l'impegno degli Stati Uniti per il processo di Pace in Medio Oriente
  • Il Papa e la Santa Sede



    Proseguono gli esercizi spirituali in Vaticano. Mons. Nozza: la Parola di Dio ascoltata porta a quella vissuta nel segno della solidarietà

    ◊   L'annuncio di Cristo crocifisso e risorto e la comprensione delle Sacre Scritture sono stati alcuni dei temi che hanno caratterizzato le due meditazioni svolte questa mattina dal cardinale Francis Arinze al cospetto del Papa e della Curia Romana, impegnati da domenica scorsa negli esercizi spirituali della Quaresima. Un periodo liturgico, quello in corso, nel quale la Chiesa invita i fedeli ad accompagnare ad un ascolto profondo della Parola di Dio una più intensa disponibilità all'aiuto verso chi patisce forme di disagio personale o sociale. Lo conferma il direttore della Caritas italiana, mons. Vittorio Nozza, intervistato da Federico Piana:

    R. - Colgo in modo particolare l’importanza di tenere sempre strettamente legate tra loro le tre grandi dimensioni del nostro essere cristiani: l’ascolto, l’accoglienza della Parola, la celebrazione e la partecipazione all’Eucaristia. E ciò come momento in cui si coglie - da un lato - il nostro essere amati, raggiunti dalla gratuità di Dio e - dall’altro - il nostro vivere, nella vita ecclesiale e sociale: le relazioni, l’incontro, l’ascolto, l’attenzione alle diverse situazioni che ci portano a vivere, dentro la quotidianità, l’incontro con le persone. Tutto questo chiede logicamente un grande impegno in termini concreti di gesti, di azioni, di opere, che possono essere attuate secondo quel che dice il grande capitolo venticinquesimo di Matteo - “avevo fame e mi hai dato da mangiare” - ma anche come modalità più bella di vivere la fraternità nella Chiesa e nella società.

     
    D. - Per quanto concerne l’elemosina - dice il Papa - sono importanti le pagine dedicate alla grande colletta in favore dei fratelli poveri. Ma, ha aggiunto, è la carità il vertice della vita del credente, il vincolo della perfezione. Secondo lei, questo vincolo va riscoperto ancora oggi da parte dei credenti o no?

     
    R. - Penso possa essere la carta vincente, sopratutto in una società affaticata dal suo frastagliamento, la sua pesantezza, dalle molteplici proposte che ci bombardano ogni giorno. Penso che quella della carità ricevuta da Dio - nella sua gratuità ma anche espressa dai nostri gesti e dalle nostre parole - possa essere la carta vincente in una società che ha bisogno soprattutto di cogliere dei segni. Come quelli testimoniati da persone talmente intrise di bontà, di fraternità e di carità, che in ogni contesto, in ogni situazione, sono in grado di diffondere un messaggio altrimenti difficile da far passare con la Parola o con i segni sacramentali. Invece, in maniera più ordinaria e più semplice, più collocata dentro le nostre azioni di ogni giorno, può essere diffuso attraverso gesti, azioni, attenzioni.

     
    D. - Chi pratica la preghiera e il digiuno in Quaresima, ma non l’elemosina, dimentica qualcosa?

     
    R. - Rischia di far due buone cose, come la preghiera e il digiuno, ma di non tradurre poi queste due grandi azioni della vita cristiana, della vita spirituale, in una relazione visibile nei confronti dei propri fratelli e delle proprie sorelle. Dio ci invita all’incontro con lui nella preghiera. Dio ci invita a una maggiore relazione serena, sobria, essenziale con noi stessi. E questo perchè non restiamo lontani dalla gente ma sappiamo immergerci nel mondo che ci circonda con azioni di comunione, di fraternità, di servizio e di carità che stanno alla base del nostro essere cristiani. E sappiamo testimoniare quindi con il gesto, con l’azione, con l’opera con la testimonianza, con uno stile di vita che dice bontà, che dice amore.

     
    In questo clima quaresimale, che sollecita i cristiani a dare testimonianza di sobrietà, ha suscitato un'eco molto vasta sui media la proposta della Pastorale giovanile della diocesi di Modena di un "digiuno speciale": quello che invita a spegnere i telefonini e a rinunciare agli sms nei venerdì di Quaresima. Una proposta pensata con un duplice obiettivo, educativo e umanitario, come spiega al microfono di Fabio Colagrande il responsabile del Centro missionario animazione e formazione della diocesi modenese, Francesco Panigadi:

    R. - L’idea ci è venuta quando il Papa ci dice che questo digiuno può aiutarci a prendere coscienza della situazione in cui vivono tanti nostri fratelli. Ci siamo detti: “Cosa possiamo proporre ai giovani, oggi, come digiuno, perché lo sentano davvero come una rinuncia e allo stesso tempo per rilanciarlo in qualche cosa di concreto”? Così abbiamo pensato a questo “No sms day”, lo abbiamo chiamato in un modo un po’ accattivante per coinvolgere i giovani. E abbiamo voluto dargli una duplice valenza: a parte la riscoperta del digiuno in quanto tale, anche come un modo per riscoprire di relazioni più dirette, più vere, relazioni che non si limitino ad un sms o a qualcosa di virtuale. Vogliamo riscoprire relazioni più vere, riscoprire la forza di una relazione fatta di una stretta di mano, di un abbraccio, di un incontro. Il venerdì di Quaresima - è la nostra proposta a un giovane - invece di mandare un sms, vai ad incontrare un amico, parla con lui, state insieme in amicizia.

     
    D. - Voi parlate anche del coltan, il minerale usato per produrre Pc e telefonini, che viene estratto prevalentemente in Congo, dove la guerra civile ha fatto più di 4 milioni di morti…

     
    R. - Le riserve più grandi di coltan, nel mondo, sono proprio in Congo ed anche per il controllo di queste miniere si sta combattendo quella guerra. Allora, il dire "non mandiamo sms" diventa una provocazione per riflettere sui nostri stili di vita, stili che devono essere senz’altro più sobri, più vicini alle persone in difficoltà. Oggi, viviamo una crisi economica molto grande, ma ci sono certi Paesi del mondo in cui questa crisi si protrae da tantissimo tempo e noi, Paesi ricchi, stiamo facendo veramente poco per andare incontro a queste persone. Paesi dove si vive con meno di un dollaro al giorno e dove la crisi è quotidianità, è trovare un pasto per ogni giorno. Bisogna riflettere allora sul fatto che noi cambiamo, con una certa facilità, i cellulari, i computer. Vogliamo sempre qualcosa di nuovo, di più moderno quando invece si potrebbe vivere in modo più sobrio.

     
    D. - Panigadi, quale è stata la reazione, in diocesi, a questa vostra iniziativa?

     
    R. - Direi che la reazione è stata, da parte di tutti, positiva: forse un po’ scettica all’inizio, perché qualcuno ci ha fatto notare che non saremo mai in grado di verificare chi veramente abbia fatto questo digiuno. Ma ci siamo anche detti che, se anche un solo ragazzo dovesse, un venerdì, rendere conto ai compagni di classe di questa sua rinuncia, sarebbe già un successo perché comunque i giovani - che non conoscono le situazioni, per esempio, quelle degli abitanti del Nord Kivu - sentirne parlare da un compagno di classe sarebbe senz’altro per loro una cosa positiva. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Per il mese di marzo, il Papa chiede ai fedeli di pregare affinché i cattolici di Cina siano strumento di unità, comunione e pace

    ◊   Perché i vescovi, i presbiteri, le persone consacrate e i fedeli laici della Chiesa Cattolica nella Repubblica Popolare di Cina, alla luce della Lettera pontificia loro inviata, “si impegnino ad essere segno e strumento di unità, di comunione e di pace”: è questa l’intenzione missionaria per il mese di marzo, che Benedetto XVI ha affidato all’Apostolato della preghiera. Il Papa rinnova dunque l’attenzione per la Chiesa cinese. Intervistato da Alessandro Gisotti, padre Giancarlo Politi, sinologo del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime), si sofferma sull’importanza del documento indirizzato dal Papa ai fedeli cinesi nel maggio 2007:

    R. - La Lettera rappresenta la prima volta in cui il Papa si rivolge direttamente ai vescovi di Cina, un episcopato che per la sua maggioranza è ormai in comunione da tempo con la Sede Apostolica. Il Papa ha tirato fuori e messo sul tavolo tutte le problematiche che per anni hanno fatto soffrire la comunità cattolica di Cina. Non bisogna dimenticare che la Chiesa in Cina vive sotto una costante tensione. Quindi, diventano sempre difficili e ambivalenti gli atteggiamenti che ciascuno può prendere.

     
    D. - D’altro canto, il Papa stesso nella lettera si rivolge alle autorità civili di Pechino…

     
    R. - Sì, certamente, si rivolge alle autorità civili in seconda battuta. Va detto che all’interno della società cinese non tutto è pacifico. Non bisogna dimenticare che il governo di Pechino, oggi, governa in forza di una rivoluzione che ormai è passata da più di 60 anni.

     
    D. - Tutta la Lettera di Benedetto XVI mette l’accento sul perdono, la riconciliazione e sul valore imprescindibile dell’unità. Una sfida non facile considerando il contesto cinese…

     
    R. - Certamente non è facile, proprio perché non è facile far convivere due entità. Da una parte, un’esigenza di libertà e di gestione della propria libertà, dall'altra, un governo forte. Lo dice con chiarezza. Con altrettanta chiarezza bisogna che coniughiamo le due esigenze: l’affermazione della verità da parte della Chiesa, ma anche l’affermazione della libertà assoluta e della unicità di politica che il governo impone.

     
    D. - Si può fare un primo bilancio dei frutti che questa Lettera può aver prodotto tra i cattolici di Cina?

     
    R. - No, non è ancora possibile. Bisogna abbandonare la fretta dei risultati. Non si possono ottenere risultati da un giorno all’altro. La Lettera rimane un pilastro, come una piattaforma sulla quale un giorno o l’altro - speriamo sia il più vicino possibile - si potrà discutere. Tuttavia, all’interno della società cinese è ancora in vigore la politica dei piccoli passi per conquistare spazi di libertà e di collaborazione.

     
    D. - D’altro canto, il Papa ha mostrato anche coraggio nel firmare questa Lettera in prima persona…

     
    R. - Certamente. Credo che la Lettera del Papa fosse un atto necessario, proprio perché portasse chiarezza all’interno della Chiesa, all’interno della società, a tutti quelli che guardano dal di fuori o che vivono dentro ai confini della Repubblica popolare cinese. Detto questo, non si può pretendere che una dichiarazione o una presa di posizione da parte del Papa abbia immediatamente un’accoglienza “spassionata”. Ci vorrà tempo.

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    Mons. Ravasi: scienziati e teologi dialoghino con umiltà e nell’ascolto reciproco

    ◊   Scienziati e teologi sono chiamati ad “incrociare gli sguardi”: è l’esortazione dell’arcivescovo Gianfranco Ravasi, intervenuto stamani alla Conferenza internazionale su “Evoluzione biologica. Fatti e teorie. Una valutazione critica 150 anni dopo L’origine delle specie”, presso la Pontificia Università Gregoriana. L’evento, che si protrarrà fino al 7 marzo, è promosso, oltre che dall’ateneo romano, anche dall’Università americana Notre Dame dell’Indiana. Secondo il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura - riferisce l’agenzia Sir - “è necessario che teologi e scienziati si guardino a viso aperto, si ascoltino, abbiano un confronto sereno”.

    Per mons. Ravasi, il dialogo tra scienza e fede richiede “umiltà e fatica nella ricerca e nell’ascolto”. Di qui, “l’importanza della ricerca paziente, fatta di analisi proprie e altrui”. La ricerca, è stata la riflessione del presule, “è umiltà, è consapevolezza che la verità è più grande”. Ed ha aggiunto: “Il grande scienziato e il grande teologo non è colui che dà tutte le risposte, ma colui che pone sempre le vere domande, le domande necessarie”. “La fede se non è pensata, è nulla”, ha detto ancora riprendendo l’Enciclica Fides et Ratio di Giovanni Paolo II.

    “L’intelligenza ha percorsi diversi - ha affermato mons. Ravasi - non c’è un unico percorso: c’è il rigore scientifico, c’è la logica formale, ma ci sono anche altri percorsi conoscitivi e intellettuali, come la filosofia e la teologia ma anche l’arte e la poesia, ciascuno con i propri statuti, con i propri metodi, con la propria coerenza”. Riferendosi all’Anno Paolino, l’arcivescovo Ravasi ha poi spiegato che l’Apostolo delle Genti ha assicurato per sempre nel cristianesimo il diritto di pensare: “Egli fonda per sempre la fiducia che la fede non ha nulla da temere dal pensiero”. (A.G.)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un articolo di Giuseppe M. Petrone dal titolo “Medvedev e Putin, clima rigido a Mosca”.

    Nell’informazione internazionale, ampi stralci dall'articolo di Loretta Napoleoni e Claudia Segre “L’islam può aiutare la finanza dell'Occidente?” che apparirà sul prossimo numero della rivista “Vita e Pensiero”.

    In cultura, il discorso del cardinale Raffaele Farina, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa, alla presentazione del volume, a Gerusalemme, che raccoglie i manoscritti ebraici della Vaticana.

    Quale etica se l’uomo non è più il centro del mondo?: la prolusione di Laura Palazzani per l’inaugurazione dell’anno accademico all’università Lumsa di Roma.

    La falsa contrapposizione tra darwinismo e Chiesa: Fabio Colagrande intervista Gennaro Auletta, docente di filosofia delle scienze alla Gregoriana e vicedirettore del convegno internazionale “L’evoluzione biologica: fatti e teorie”.

    Il saggio di Nico De Mico nel catalogo della mostra, a Udine, “Cromazio di Aquileia. Al crocevia di genti e religioni”, organizzata in occasione del XVI centenario della morte del vescovo di Aquileia.

    Nell’informazione religiosa, sulle prospettive del secondo sinodo africano - in Vaticano dal 4 al 25 ottobre - Giampaolo Mattei intervista il cardinale sudafricano Wilfrid Fox Napier e l’arcivescovo della Repubblica Democratica del Congo Laurent Monsengwo Pasinya.

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    Oggi in Primo Piano



    A Lahore, in Pakistan, attentato contro la nazionale di cricket dello Sri Lanka. Il cordoglio di mons. Saldanha

    ◊   Sono ore di tensione quelle che si stanno vivendo in Pakistan, dopo l’attentato di questa mattina a Lahore contro un autobus sul quale viaggiava la squadra di cricket dello Sri Lanka. Il bilancio, ancora provvisorio, parla di 6 morti e 5 feriti. L’agguato è avvenuto nei pressi dello stadio di Lahore, dov’era in programma una partita tra la selezione pakistana e quella cingalese, in un momento in cui nel nordest dello Sri Lanka è in corso un’offensiva dell’esercito di Colombo contro i ribelli Tamil. Sul significato di questo atto di violenza, Giada Aquilino ha chiesto un'opinione a Emanuele Giordana, direttore dell’Associazione giornalistica Lettera 22:

    R. - Si possono seguire due piste. Una è che questo attentato sia da attribuire alle Tigri Tamil, le quali - in difficoltà nel loro territorio - attaccano la squadra nazionale. Credo sia la teoria che forse gli srilankesi tenderanno a privilegiare. Un’altra ipotesi è quella che vede il Pakistan come territorio destabilizzato e di destabilizzazione regionale: nel senso che si verifica un fatto non nelle aree tribali o nella Valle dello Swat, al confine con l’Afghanistan, che sono le aree destabilizzate tradizionali, ma nel cuore del Paese, cioè nel Punjab, nella provincia che produce i quadri dell’esercito e i funzionari pubblici. Questa è la tesi che sembrerebbe emergere dalle autorità pakistane, che fanno in parallelo anche con l’azione di Mumbai.

     
    D. - Perché si parla così frequentemente di un’area di destabilizzazione terreno fertile per le azioni terroristiche?

     
    R. - Quello che emerge, in maniera evidente, è che il Pakistan sta diventando un territorio di esercizio del terrorismo internazionale e anche dei giochi cosiddetti "nascosti" dei Servizi segreti - forse di più di un Paese - per cui si va a colpire quello che, in realtà, è un simbolo tradizionale anche di diplomazia politica. Perché il cricket, che è lo sport nazionale più importante dell’India, del Pakistan e dello Srilanka, rappresenta anche una sorta di veicolo negoziale. Si giocano le partite di cricket anche quando c’è un momento di tensione politica forte e si vuole riavviare un negoziato. Il cricket è stato un veicolo negoziale di molti tentativi tra l’India e il Pakistan e, quindi, ha un valore simbolico particolare.

    Grande costernazione ha suscitato l'attentato di Lahore anche all'interno della Chiesa locale. Lydia O'Kane, della redazione inglese della nostra emittente, ha raggiunto telefonicamente l'arcivescovo della città pakistana, mons. Lawrence Saldanha:

    R. - Naturally, we are all deeply disturbed and shocked by the rootless and well …
    Ovviamente, siamo profondamente colpiti e sconvolti da questo attacco, insensato per quanto bene organizzato contro i giocatori di cricket dello Sri Lanka. Purtroppo, hanno perso la vita anche cinque poliziotti nel tentativo di difenderli. Ne siamo profondamente rattristati e porgiamo le nostre condoglianze alle famiglie dei poliziotti e preghiamo che i feriti possano guarire presto. Credo che anche uno degli attentatori sia stato gravemente ferito: non so come stia adesso. Anche questo è per noi motivo di disorientamento. Siamo sconvolti e rattristati per quello che è accaduto.

     
    D. - Quando si pensa allo sport come a un qualcosa che sia al di sopra della violenza mai si penserebbe che perfino degli atleti possano essere presi di mira: è insolito, non è così?

     
    R. - It’s very very unusual, because the Srilankans are very popular here! …
    E’ davvero inusuale, considerando soprattutto che i cingalesi qui sono molto popolari. Hanno sempre avuto un ottimo rapporto con il pubblico perché sono molto sportivi. Inoltre sono asiatici, per cui ci sono delle affinità tra noi e loro… insomma, erano ben visti. Ed è stato proprio per questo che sono venuti in Pakistan: volevano fare questa visita ed è stato un gesto molto positivo. Molti Paesi si sono tirati indietro, mentre loro sono venuti proprio per mantenere e rafforzare dei buoni rapporti sportivi. Il Pakistan, infatti, da anni non ha più giocato una amichevole. Ecco perché, a maggior ragione, questo attacco ci ha sorpresi. (Traduzione a cura di Gloria Fontana)

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    Tratti somatici dei bambini scelti secondo i gusti dei genitori: l'annuncio dei "Fertility Institutes" di Los Angeles. Mons. Sgreccia: un'illecita selezione

    ◊   Bambini su misura, selezionati in base al sesso e ai tratti somatici: è la promessa che negli Stati Uniti viene dai Fertility Institutes di Los Angeles, diretti da Jeff Steinberg. In questo tipo di cliniche dedite alla fecondazione assistita, verrebbero selezionati gli embrioni per motivi non solamente di salute, ma puramente estetici. Sembra dunque aprirsi una nuova frontiera delle biotecnologie, che pone gravi problemi etici e morali, come ci spiega mons. Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita, intervistato da Stefano Leszczynski:

    R. - Non è la prima volta che escono questo tipo di annunci e che hanno lo scopo di moltiplicare la clientela. In ogni caso, si tratta, di un’operazione eticamente scorretta e lesiva della dignità della prole, perché diretta a manipolare il corpo, a dominarlo e a trasformarlo secondo i propri gusti. Così come è illecito che un bambino, che presenta o che potrebbe presentare dei difetti, venga eliminato per selezione negativa, così è illecito che si faccia una selezione che obbedisca unicamente ai desideri dei genitori. E’ un tipico esempio di una scienza che si mette a servizio non del bene, ma dei desideri dei committenti, a carico, in questo caso, dei bambini. Quando si viola una regola della creazione, così delicata, la legge dovrebbe essere interessato in questo campo.

     
    D. - La modificazione genetica è sempre stata priorità dei regimi totalitari più malvagi. Il fatto che si perseveri oggi su questa strada cosa significa?

     
    R. - E’ ormai possibile constatare che l’istinto manipolatorio - che ai tempi del nazismo era realizzabile fino ad un certo punto, non essendo conosciuto ciò che invece oggi è noto - è passato oltre l’abolizione dei regimi assoluti. Poteva sembrare che fosse una tendenza propria della sete di dominio che l’assolutismo politico ha sempre voluto esercitare sulla vita delle persone. Purtroppo, questo tipo di istinto di dominazione è insito negli uomini se non viene frenato dalla morale e della legge, e sopravvive anche nei regimi non più assoluti. E' il medesimo istinto favorito non più da un regime, che vuole risultati di carattere bio-politico, ma dagli interessi di coloro che hanno soldi e capricci per giocare con la vita degli altri.

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    Bullismo, l'importanza degli educatori e della loro capacità di "filtrare" i messaggi sociali. L'opinione di Simona Caravita

    ◊   Quasi il 60% di 438 bambini e ragazzi scelti a campione in sette scuole elementari e medie inferiori di Milano e provincia, risulta coinvolto a diverso titolo nel bullismo. E’ quanto risulta dallo studio condotto dal Centro ricerca sulle dinamiche evolutive ed educative dell’Università Cattolica e presentato nel seminario internazionale: “Aggressività, relazioni tra pari e bullismo”, che si è tenuto di recente all’Ateneo di Milano. Tra gli interventi quelli di Antonius H. Cillessen, docente di Psicologia dello sviluppo in Olanda e ricercatore dell’Università del Connecticut negli Stati Uniti e di Simona Caravita, psicologa dello sviluppo. Un fenomeno, dunque, quello del bullismo diffuso nella scuola italiana e che, se pur in forme differenti, interessa tutti gli ambienti sociali e culturali, la città come le località di campagna. Ma che cosa si intende per bullismo? Adriana Masotti lo ha chiesto alla stessa dott.ssa Caravita:

    R. - Quello che caratterizza il bullismo in se stesso, è la sua duplice complessità perché, come comportamento individuale, ci troviamo di fronte ad una condotta nela quale è rilevante la motivazione che spinge il prepotente a prevaricare il compagno, al fine di acquisire una maggiore influenza sul gruppo. Il secondo livello di complessità, è che il bullismo è anche un fenomeno di gruppo: i ragazzi prepotenti si trovano ad avere un sostegno all’interno dei gruppi dei coetanei. Fortunatamente, ci sono anche ragazzi che difendono la vittima anche se sono purtroppo una minoranza. E poi ci sono gli "esterni": coloro che sono a conoscenza delle dinamiche di prevaricazione, ma non prendono posizione. E questo è un messaggio sbagliato.

     
    D. - Parliamo di bullismo riferendolo ai giovani, anzi, agli adolescenti. Ma potrebbe essere un comportamento che, in qualche modo, rispecchia le prepotenze che ci sono anche nella vita adulta, risultato di una certa cultura dominante in cui, ad esempio, il potente è il migliore...

     
    R. - Sicuramente, c’è anche un’eco culturale nel senso che in una società come quella occidentale, fortemente competitiva, anche questo fattore incide sul manifestarsi del fenomeno. E’ anche vero, però, che il bullismo è qualche cosa che risponde a delle dinamiche evolutive e risente di fattori anche educativi. Quello che bisogna poter fare è leggere in maniera appropriata e non cadere nella tentazione, in qualche misura, di individuare la causa in un astratto, in termini di società. In realtà, è molto importante il modo in cui gli educatori primari - genitori, insegnanti - filtrano i messaggi sociali.

     
    D. - Gestire il fenomeno: come fare? Ci sono degli interventi che sono risultati più efficaci di altri?

     
    R. - Negli anni, sono stati messi a punto una serie di modelli di intervento, che cercano di approcciare la duplice complessità del fenomeno. L’intero sistema scolastico, in genere, è coinvolto in questo tipo di programmi, cercando di trasformare i ragazzi del gruppo che assistono alle prepotenze da esterni in difensori della vittima: cioè, da spettatori passivi in ragazzi in grado di supportare ed aiutare il compagno vittimizzato. In concreto, cosa fare nel caso in cui il proprio figlio, in qualche misura, segnali dei comportamenti prepotenti? Intanto, non chiudere gli occhi - questo vale anche per gli insegnanti - e poi manifestare un coerente segnale di non accettazione. Questo significa che, da un lato, bisogna sanzionare, e dall’altro promuovere le azioni antagoniste cioè le azioni in cui si aiuta il compagno, si aiuta il più debole. Queste devono essere, in qualche modo, premiate.

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    Chiesa e Società



    Colera, fame e Aids continuano a flagellare lo Zimbabwe

    ◊   In uno Zimbabwe flagellato da colera, Aids e fame, la Chiesa cattolica è rimasta l'unico punto di riferimento. “Lo Zimbabwe si trova in condizioni critiche – ha spiegato a “L'Osservatore Romano” il nunzio apostolico nel Paese, l'arcivescovo George Kocherry. “Gli ospedali pubblici sono al collasso e le uniche strutture sanitarie in grado di assistere i malati e i loro familiari sono quelli gestiti dai missionari e dalle religiose. Il Papa, attraverso 'Cor Unum', mi ha inviato ottantamila dollari statunitensi come gesto della Sua solidarietà paterna verso una popolazione sofferente”. “La nunziatura apostolica – ha aggiunto – si è accordata con Caritas Zimbabwe per portare nel nostro Paese generi alimentari da distribuire alle famiglie attraverso le parrocchie. Quando il colera ha colpito il nostro Paese, il Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute mi aveva inviato diecimila dollari statunitensi per l'acquisto delle medicine”. Circa la metà degli oltre 11 milioni di abitanti dello Zimbabwe rischia di morire di fame. Il colera – ricorda l’agenzia Zenit - ha ormai provocato 75.000 vittime e la mancanza di farmaci antiretrovirali aggrava l'incidenza dell'Aids, che devasta la popolazione, per quasi il 25% sieropositiva. In questa drammatica situazione, la Chiesa è l'unica ancora di salvezza per milioni di persone. Caritas Internationalis assiste direttamente oltre un milione di persone fornendo cibo, mentre altri progetti umanitari facenti capo alla Caritas coinvolgono più di tre milioni di abitanti. (A.L.)

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    Il rabbino capo di Polonia auspica un dialogo sempre più approfondito tra ebrei e cattolici

    ◊   “Gli ultimi 40 anni di dialogo ci hanno fatto sperare che i nostri figli potranno vivere in un modo migliore e più pieno di pace. Ciò che ho imparato negli ultimi due mesi è che da una parte non si possono ignorare i momenti difficili del nostro rapporto, ma che dall'altra, è proprio grazie agli ultimi 40 anni di dialogo e di dibattiti che siamo stati in grado di affrontare questi momenti bui”. Lo ha detto il rabbino Capo di Polonia, Michael Schudrich, intervenendo ieri a Roma alla Conferenza Annuale dedicata al dialogo interreligioso promossa dalla Russell Barrie Foundation e dalla Pontificia Università San Tommaso d’Aquino. Il rabbino - ha reso noto il Sir - si è riferito in particolare a quanto accaduto nell’ultimo periodo nel rapporto tra ebrei e cattolici: “E' stata una prova per noi, ma ci ha anche fatto capire che non abbiamo altra possibilità se non quella di dedicarci nuovamente al dialogo in modo ancora più approfondito e significativo”. Il rabbino durante la conferenza ha ricordato la figura di Giovanni Paolo II sottolineando il suo rapporto con il popolo ebraico. Sulla sua visita alla sinagoga di Roma, Michael Schudrich ha detto: “Queste due semplici parole, ‘fratelli maggiori’ hanno spinto molti ebrei a riconsiderare il loro rapporto con il cristianesimo e i cristiani. E' un’importante lezione per tutti noi che in momenti unici della storia anche due ‘sole’ semplici parole possono cambiare il mondo”. Agli ebrei spetta invece “la responsabilità di essere aperti”, ha riconosciuto il rabbino. Ed ha aggiunto: “La ricerca dei cristiani delle proprie radici ebree implica per noi, che siamo ebrei, la responsabilità di aiutarvi in questo tentativo. Noi, che di solito abbiamo imparato, in seguito ad esperienze storiche dolorose, a tenere chiuse le porte al mondo esterno, dobbiamo adesso imparare ad aprire le nostre porte e i nostri cuori a coloro che seguono gli insegnamenti di Papa Giovanni Paolo II. Quando i cristiani desiderano saperne di più sull'ebraismo, dobbiamo esserci per accoglierli”. “Più si è aperti – ha concluso Schudrich - più la propria fede si arricchisce”. (A.L.)

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    Il dialogo ebraico-cristiano non torna indietro: lo ribadisce il cardinale tedesco Karl Lehmann

    ◊   “Dal dialogo non si torna indietro”: a ribadirlo è stato il cardinale Karl Lehmann, vescovo di Magonza, inaugurando domenica scorsa ad Amburgo la Settimana della fratellanza, promossa come ogni anno dal 1952, dalle Società per la collaborazione cristiano-ebraica. Presenti con il porporato – riferisce l’agenzia Sir - il presidente della Repubblica federale tedesca Horst Köhler, Charlotte Knobloch, il presidente del Consiglio centrale degli Ebrei di Germania, il rabbino capo Henry G. Brandt. Durante la cerimonia Erich Zenger, studioso del Vecchio Testamento, è stato insignito della medaglia Buber Rosenzweig, che viene conferita dal 1968 a persone, iniziative o istituzioni che abbiano contribuito attivamente alla comprensione tra ebrei e cristiani. "Zenger merita un grande ringraziamento e ciò tanto più nella Settimana della fratellanza di quest'anno, ma anche in relazione alla disputa sull'antisemitismo, avvenuta nelle ultime settimane", ha sottolineato il cardinale Lehman che ha descritto Zenger quale "promotore coraggioso del dialogo ebraico cristiano", definendo il riconoscimento allo studioso "un nuovo incoraggiamento per il cammino intrapreso dal dialogo ebraico cristiano negli ultimi cinquant'anni fino ad oggi". (R.G.)

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    Inaugurata ad Amburgo la plenaria della Conferenza episcopale tedesca

    ◊   “Per chi non accetta tutti i concili, compreso il Concilio Vaticano II, non c’è spazio nella Chiesa cattolica”. E’ quanto afferma il presidente della Conferenza episcopale tedesca, l’arcivescovo Robert Zollitsch, rispondendo alle domande dei giornalisti tedeschi dopo l’ampia discussione che ha provocato la revoca della scomunica dei quattro vescovi ordinati da mons. Lefebvre nel 1988 e la negazione dell’olocausto di uno di questi, mons. Richard Williamson. Dopo la revoca della scomunica si è infatti aperto un ampio dibattito in Germania. Tra gli altri temi dell’Assemblea, figurano quelli legati alla formazione e alla crisi economica. Nella città del commercio sono stati invitati esperti e studiosi per un confronto. E’ la prima volta che i vescovi tedeschi si radunano in una località così a nord della Germania. Fino a giovedì si ritroveranno ad Amburgo 68 vescovi ed ausiliari dalle 27 diocesi tedesche. Circa il 10% degli oltre 1,7 milioni abitanti della città sono cattolici. Per loro la presenza dei vescovi è un’occasione per rinforzare la loro fede. (A cura di Birgit Pottler)

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    Padre Musallam: per ricostruire Gaza occorre riconciliare Fatah e Hamas

    ◊   “Di miliardi se ne è parlato ad Annapolis ed anche in altri summit precedenti, ma non è mai arrivato niente”. Padre Musallam commenta con queste parole al Sir l’esito della Conferenza di Sharm el-Sheikh, alla quale hanno partecipato delegazioni di oltre 70 Paesi e 16 organizzazioni internazionali. Nella casse palestinesi dovrebbero arrivare 5,2 miliardi di dollari. Di questi, una parte è destinata alla ricostruzione di Gaza e l’altra a sostenere l’Autorità nazionale palestinese in Cisgiordania. Si tratta di finanziamenti collegati alla ripresa dei negoziati di pace e che non rappresentano nessuna apertura di credito per Hamas. “Ma la gente qui a Gaza – afferma padre Musallam – è piuttosto pessimista sull’arrivo di questo denaro”. “Hamas – aggiunge il sacerdote – non permetterà a nessuno di lavorare qui a Gaza senza il loro permesso soprattutto a uomini di Fatah. Da parte sua, Israele non consentirà il passaggio dei materiali necessari alla ricostruzione”. “Abbiamo bisogno oggi di questi aiuti, ci sono famiglie che hanno perso la loro casa e che vivono nelle tende, al freddo, sotto la pioggia”. Per padre Musallam l’unica cosa che potrebbe sbloccare la situazione “è la riconciliazione tra Fatah e Hamas. Solo questa potrebbe favorire la speranza di ricostruire Gaza”. (A.L.)

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    Croce Rossa Italiana in prima linea per affrontare l’emergenza nella Striscia di Gaza

    ◊   Grande successo per l’appello lanciato da Croce Rossa Italiana per l’emergenza umanitaria a Gaza: dai Comitati regionali di Lombardia, Piemonte, Veneto, Toscana, Sicilia e Calabria sono stati raccolti farmaci e presidi sanitari per un valore complessivo di 210 mila euro. Sono inoltre di quasi 28 mila euro i contributi finanziari da destinare alla popolazione della città palestinese, recentemente devastata dal dramma della guerra. Croce Rossa Italiana ha così risposto in maniera compatta e soprattutto veloce al bisogno di medicinali e alimenti in una terra dove l’emergenza umanitaria continua a essere un problema quotidiano.“Ancora una volta – ha detto il commissario straordinario Francesco Rocca - voglio ringraziare le donne e gli uomini di Croce Rossa Italiana che hanno messo in moto la macchina della solidarietà. Grazie a loro possiamo inviare questo grande quantitativo di materiale nei Territori palestinesi”. (A.L.)

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    In Sri Lanka il governo progetta “villaggi” per 200 mila rifugiati

    ◊   Il governo di Colombo sta costruendo cinque villaggi dotati di strutture semi-permanenti destinate ad ospitare oltre 200mila rifugiati della zona di Vanni in fuga dai combattimenti tra esercito e ribelli tamil. Si tratta di veri e propri paesi nei pressi di Vavunya e Mannar con abitazioni, scuole, banche, uffici postali, centri sanitari. Fonti governative affermano che i villaggi sono destinati ad ospitare i rifugiati per i prossimi tre anni. Ma organizzazioni umanitarie esprimono molti dubbi. Basil Rajapaksa, consigliere del presidente e responsabile del re-insediamento dei profughi della guerra, afferma che il tempo di permanenza nei cinque villaggi non è fissato e che il ritorno degli sfollati alle loro case avverrà in tempi molto più brevi. La creazione dei villaggi – rende noto AsiaNews - rientra nel programma governativo denominato “Urgent Relief Programme for the People of Wanni”. Dovrebbero servire come sistemazione temporanea in attesa che l’esercito completi l’opera di bonifica delle aree sottratta al controllo delle Tigri tamil. Sarath Fernando, attivista per i diritti umani e capo del Movement of National Land & Agriculture Research (Monlar), afferma ad AsiaNews: “Le esperienze della sistemazione degli sfollati, vittime di disastri passati, mostra che si dovrebbe essere molto cauti davanti ai progetti del governo per risolvere il problema dei rifugiati di guerra”. Fernando ricorda il caso delle vittime dello tsunami ai quali era stato promesso che “avrebbero potuto tornare in possesso delle loro case entro sei mesi. L’Arugambai Bridge, che era solo un’attrazione turistica, è stato ricostruito con un grande investimento di capitali e ha ottenuto la massima priorità”; le case degli sfollati sono state realizzate successivamente e ancora oggi c’è chi vive in sistemazioni provvisorie. (A.L.)

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    Onu: in Nepal ogni anno muoiono 13 mila bambini sotto i 5 anni

    ◊   In Nepal 13mila i bambini con meno di cinque anni muoiono ogni anno a causa di condizioni igienico-sanitare insalubri. Oltre l'80% delle malattie che li colpisce - diarrea, colera, tifo - sono causate dalla totale mancanza di servizi igienico-sanitari di base. Appena il 46% della popolazione nepalese ha accesso ai servizi igienici essenziali, mentre 14 milioni di abitanti - principalmente nelle zone rurali - non hanno accesso all’acqua potabile. Lo rende noto l’agenzia di informazione delle Nazioni Unite Irin News, ripresa dall'agenzia Sir. Decine di Ong impegnate nella promozione di programmi igienico-sanitari nel Paese hanno chiesto alle istituzioni locali di agire con urgenza per contrastare il fenomeno. Anche su richiesta dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il governo di Kathmandu è stato invitato a stanziare finanziamenti per garantire l’accesso all’acqua potabile a larghi strati della popolazione. "Se non si agisce in tempi stretti, il problema dei bambini che muoiono per le malattie da acqua inquinata peggiorerà in maniera irreversibile" ha detto Adhikari, il rappresentante della Ong locale Newahche. Intanto il Dipartimento di Stato Americano ha pubblicato in questi giorni un Rapporto sul rispetto dei diritti umani in Nepal: pesanti le denuncie, in particolare sul fenomeno della tratta di bambini e adolescenti, drammaticamente diffusa nel Paese. (R.P.)

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    Il Nobel Muhammad Yunus: la crisi economica è un'opportunità per cambiare sistema economico

    ◊   Milioni e milioni di persone che vivono in miseria sono “una minaccia per la pace”. Il capitalismo non regolamentato e modelli economici inadeguati non sembrano capaci di arginare la povertà. Ma ci sono circostanze, anche negative, che possono produrre effetti positivi: tra queste, la crisi economica mondiale è “un’ottima opportunità per cambiare sistema economico”. Se si mettono insieme “profitto e condivisione” si avrà un modello economico migliore. L’analisi è di Muhammad Yunus, Premio Nobel per la pace che in Bangladesh ha ideato un sistema di microcredito senza garanzie basato esclusivamente sulla fiducia. Intervenendo ieri a Roma ad un convegno su microcredito e povertà, il “banchiere dei poveri” ha ricordato che sono stati oltre 5 milioni i progetti di sviluppo realizzati attraverso questo strumento. Mediamente, sono stati concessi in prestito circa 22 dollari e quasi tutte le somme sono state restituite. Con l’attuale crisi, il sistema del microcredito senza garanzie si è rafforzato e a breve sarà sperimentato anche in Italia per consentire a persone in difficoltà economiche di avviare imprese ed evitare di cadere nelle mani degli usurai. (A cura di Amedeo Lomonaco)

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    Dieci anni dopo il trattato di Ottawa, il mondo non è ancora libero dalle mine

    ◊   Una gamba della ‘sedia mutilata’, la scultura che dal 1997 svetta nel centro di Ginevra di fronte alla sede delle Nazioni Unite, è stata fatta esplodere simbolicamente a 10 anni dall’entrata in vigore del trattato di Ottawa per la messa al bando delle mine antipersona. Con questa iniziativa si è ricordato che “questi ordigni continuano ad uccidere”. A simulare la deflagrazione, 42 milioni di petardi, numero che corrisponde agli ordigni distrutti dai 156 Stati che hanno sottoscritto il Trattato. “Ma il mondo non è ancora libero dalle mine” hanno ricordato i promotori dell’iniziativa, l’organizzazione non governativa ‘Handicap International’. Ospite d’onore il vice-presidente della Colombia, il Paese con il più alto numero di vittime di mine anti-persona al mondo. Il Trattato ha cambiato la situazione concreta in decine di Paesi, ma nonostante questo successo troppa gente vive ancora in territori minati. “Troppi sopravvissuti non hanno diritto a condizioni di vita dignitose e continuano ad esserci troppe mine immagazzinate” ha denunciato Sylvie Brigot, direttrice della Campagna internazionale contro le mine antipersona (Icbl). Solo in Colombia tra il 1990 e il 2008 almeno 7541 persone sono state uccise dalle mine. In Colombia – ricorda l’agenzia Misna - ci sono ancora 20 campi minati allestiti dalle forze armate a protezione di basi e centri di comunicazione. (A.L.)

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    Camerun: l'episcopato chiede ai giornalisti attenzione nel riferire sulla visita del Papa

    ◊   Appello ai media di mons. Victor Tonye Bakot, arcivescovo di Yaoundé e presidente della Conferenza episcopale del Camerun, al rispetto delle regole deontologiche in vista della visita pastorale di Benedetto XVI nel Paese. Il presule, ha riferito la radio diocesana di Yaoundé, ha invitato ieri i giornalisti, nel corso di una conferenza stampa tenuta al Centro Giovanni XXIII di Mvolyé, ad avere una certa sensibilità nell’approccio con tale avvenimento storico e cercare di svolgere al meglio il loro compito di cronisti. L’arcivescovo di Yaoundé ha illustrato i lavori in corso nella capitale per accogliere al meglio il Papa. Il Camerun si prepara ad accogliere il seguito papale, i rappresentanti di circa 52 conferenze episcopali, più di 120 cardinali e vescovi, 800 delegati ufficiali di 25 diocesi del Camerun, corali e delegati dai Paesi vicini. Saranno necessarie più di mille paramenti liturgici ed altrettante tenute civili per assicurare i servizi logistici. Il presidente della Conferenza episcopale camerunese ha spiegato inoltre le modalità per prendere parte agli incontri con il Papa ed ha sottolineato che i biglietti per l’accesso alle apposite aree organizzate per l’occasione sono gratuiti. “Il Camerun è un Paese che si considera particolarmente benedetto – ha dichiarato mons. Eliséo Antonio Ariotti, nunzio apostolico in Camerun e Guinea Equatoriale – Paese di pace e d’unità nella diversità, Paese di libertà religiosa, il Camerun è un ‘quadro ideale per rivolgersi all’Africa’. Intanto cresce l’attesa e l’entusiasmo nel Paese per l’imminente arrivo di Benedetto XVI. Istituti religiosi, movimenti, confraternite ed associazioni laiche stanno vivendo con slancio e particolare gioia questi momenti, ed organizzano conferenze, incontri, trasmissioni radiofoniche e televisive per preparare al meglio il Camerun ad accogliere la parola del Pontefice. (T.C.)

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    Le attese dei vescovi nigeriani per l'imminente visita del Papa in Africa

    ◊   Una spinta alla pace, alla giustizia e alla riconciliazione in Africa. Questo si aspetta l’episcopato nigeriano dalla prossima visita del Santo Padre Benedetto XVI in Camerun e Angola dal 17 al 23 marzo. È quanto hanno affermato tre vescovi del Paese africano intervistati a Roma dall’agenzia Cns a margine della visita ad limina della Conferenza episcopale che si è conclusa sabato scorso. Secondo i presuli, il viaggio del Papa sarà un’occasione per dimostrare che la Chiesa vuole aiutare a sanare le divisioni che continuano a lacerare tutto il Continente. Un tema che sarà affrontato anche dal prossimo Sinodo per l’Africa, a ottobre, di cui il viaggio papale è una tappa importante. Lo ha ricordato mons, Michael Odogwo Elue, la cui diocesi di Issale-Uku si trova nella regione Delta del Niger, conosciuta alle cronache per i rapimenti di stranieri ad opera di bande armate locali. I conflitti etnici, la povertà, la corruzione dei leader politici e l’intolleranza religiosa darebbero ai padri sinodali di che lavorare “per una vita intera”, ha detto il vescovo. La visita del Papa sarà un’occasione per fare capire ai popoli africani, e nello specifico a quello nigeriano, che la riconciliazione “è una questione seria per la Chiesa”, ha affermato da parte sua mons. Anthony Okonkuo Gbujui, vescovo emerito di Enugu. Secondo mons. Ogbonna Okobo, vescovo di Nsukka, per ridurre l’alta conflittualità che caratterizza la società nigeriana è necessaria una migliore formazione alla fede. Se i fedeli avessero una più approfondita comprensione della propria religione, ha detto il presule, “non ci sarebbero crisi interreligiose”, perché “non essi sarebbero meno portati a considerare le altre religioni come nemiche della propria”, ha osservato il presule. (L.Z.)

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    Una chiesa nella prigione di Rawalpindi: è la prima in Pakistan

    ◊   I detenuti del carcere di massima sicurezza di Adiala, nella città di Rawalpindi, possono meditare, pregare, invocare l’aiuto di Dio ed avvicinarsi a Cristo e al suo messaggio di amore. Come l’agenzia Fides apprende dalla Chiesa locale, è una conquista e un motivo di grande gioia per la comunità cristiana in Pakistan l’apertura della prima cappella cristiana in un carcere pakistano. L’esigenza è nata dai circa 250 prigionieri di fede cristiana che risiedono nel carcere di Adiala. E' stato possibile realizzarla grazie all’interessamento delle Chiese cristiane e alla disponibilità delle autorità governative. Un ruolo importante, raccontano fonti di Fides in Pakistan, l’ha avuto anche l’organizzazione musulmana “Life Pakistan” che si batte a livello nazionale per garantire il diritto al culto dei fedeli di altre religioni, come i cristiani, e che ha appoggiato apertamente la costruzione della cappella nel carcere. Lo spazio messo a disposizione era di circa 1.000 mq, mentre diverse istituzioni cristiane si sono occupate di reperire sponsor e benefattori per costruire la chiesa. Molti detenuti hanno lavorato e collaborato alla costruzione dell’edificio. Vi si svolgeranno celebrazioni speciali nelle festività cristiane come Natale, Pasqua, Pentecoste e incontri, preghiere, sante Messe la domenica e tutte le volte in cui vi saranno sacerdoti e pastori cristiani, di diverse confessioni, che curano la spiritualità dei detenuti, svolgendo attività di catechesi ed evangelizzazione nel carcere. I prigionieri di fede cristiana sono notevolmente soddisfatti e grati per la disponibilità di questo spazio, dove possono fermarsi a pregare e meditare per ore. Sono anche divenuti evangelizzatori presso altri detenuti invitandoli alla preghiera o compiendo verso di loro gesti di solidarietà, un fatto insolito in un ambiente difficile come quello di un carcere. (R.P.)

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    Indonesia: nella Quaresima i fedeli di Giava esortati a promuovere il dialogo interreligioso

    ◊   In occasione della Quaresima i fedeli di Giakarta e della diocesi di Bandung, nella provincia indonesiana di Giava Occidentale, sono invitati dai rispettivi pastori al senso di responsabilità e a promuovere il dialogo con i credenti di altre religioni. “Siamo responsabili!” è l’esortazione contenuta nel titolo del messaggio quaresimale del cardinale Julius Darmaatmadja, arcivescovo di Giakarta. La lettera, ripresa dall'agenzia Ucan, cita una serie di esempi di atti irresponsabili: dagli abusi edilizi che deturpano aree verdi protette del Paese alla guida indisciplinata che mette in pericolo l’incolumità delle persone. “Essere responsabili – ricorda quindi il card. Darmaatmadja - significa auto-controllo e sapere distinguere con chiarezza il bene dal male, il vero dal falso”. Nella sua lettera per la Quaresima il vescovo di Bandung, mons. Johannes Pujusumarta, invita invece i fedeli a rivivere lo spirito che ha animato il recente incontro interreligioso celebrato il giorno di Natale nella Cattedrale della città con la partecipazione di rappresentanti musulmani, buddisti, induisti confuciani, protestanti e delle religioni tradizionali locali. Nella lettera il vescovo esprime l’auspicio che “lo spirito di fratellanza che è stato stabilito in quell’occasione possa crescere e dare frutti abbondanti”. La diocesi copre la maggior parte della provincia di Giava occidentale dove il 96,5 % dei 25,7 milioni di abitanti è di fede musulmana. (L.Z.)

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    In Paraguay, Assemblea plenaria dei vescovi su temi sociali ed ecclesialieligioso

    ◊   Prosegue in Paraguay la 184.ma Assemblea Plenaria dell’episcopato, in programma fino al prossimo 6 marzo. Mons. Adalberto Martínez, segretario della Conferenza episcopale, ha illustrato alla stampa i principali temi affrontati finora dai presuli. Fra questi, particolare rilevanza è stata data all’analisi della situazione del Paese. Sono anche state prese in esame le realtà politiche ed ecclesiali del Paraguay. Ogni vescovo ha manifestato le proprie preoccupazioni riferite a problemi e sfide legate alla vita della propria diocesi. Interventi ricorrenti hanno riguardato anche la necessità di garantire una più equa giustizia per tutti e l’esigenza di contrastare la corruzione. I presuli, dopo aver ricordato che nel Paese è sempre più acceso il dibattito sulla legalizzazione dell’uso della marijuana, hanno espresso inoltre il desiderio di rinvigorire nel popolo l’orientamento cristiano per mantenere la fede e la speranza di fronte a tanti problemi. La comunione e la solidarietà – hanno osservato i vescovi – sono le strade per superare ogni ostacolo. Ricordando le proposte collegate alla Missione continentale promossa ad Aparecida, la Conferenza episcopale del Paraguay ha ribadito infine la priorità ecclesiale nel Paese: lanciare una missione permanente per rafforzare la comunione pastorale, la partecipazione e l’impegno della comunità. (L.B.)

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    Spagna: messaggio del cardinale Rouco Varela per la Giornata diocesana dell’insegnante

    ◊   “Il professore cristiano, testimone di un’esperienza”: con questo tema si svolgerà sabato prossimo, a Madrid, la 25.ma Giornata diocesana dell’Insegnante. Per l’occasione, l’arcivescovo della città, il cardinale Antonio Maria Rouco Varela, ha redatto un messaggio, in cui si sottolinea come l’evento sia “una nuova opportunità di avvicinarsi al mondo educativo, così importante per la missione evangelizzatrice della Chiesa, tanto da valorizzare gli sforzi di molti docenti che, in collaborazione con le famiglie, lavorano ogni giorno per un insegnamento di qualità nelle nostre diocesi”. “Spero e desidero – scrive ancora il porporato – che questa giornata serva come occasione di incontro, preghiera e comunione di fede e che spinga i nostri docenti ed essere testimoni dell’esperienza evangelica nel loro impegno educativo”. Ribadendo poi che “l’educazione della persona umana è obiettivo proprio della famiglia”, l’arcivescovo di Madrid afferma che “in una società individualista come la nostra, in cui l’influenza culturale tende e forgiare un uomo frammentato e affascinato da una libertà priva di vincoli, ricopre ancora più importanza la vocazione educatrice della famiglia come istanza di umanità”. Nel nucleo familiare, infatti, continua il card. Rouco Varela, “l’individuo sperimenta l’importanza insostituibile del sentirsi amato per imparare ad amare”. Poi, lo sguardo del porporato si sposta sulla scuola che, “in forma sussidiaria dei genitori ed in stretta collaborazione con loro, deve educare gli alunni in modo che imparino ad essere delle persone. Un processo per il quale non basta insegnare solo le conoscenze e le abilità pratiche, ma occorre anche educare le coscienze alla virtù”. Per questo, il porporato ribadisce l’urgenza di “recuperare l’impulso missionario delle famiglie e dei docenti cristiani che sviluppino nelle nuove generazioni di bambini e ragazzi la capacità di vivere in pienezza” i valori incarnati da Cristo. Quindi, in coincidenza dell’Anno Paolino in corso, l’arcivescovo di Madrid suggerisce di guardare all’Apostolo delle Genti come ad “uno stimolo e un aiuto per i professori cristiani, così che vivano la propria vocazione al servizio di un obiettivo educativo”, poiché San Paolo è “maestro, apostolo e araldo di Gesù Cristo”, sulle cui orme il docente cristiano può diventare “un testimone fedele della verità e della fede”. “Il professore cristiano – continua il porporato – grazie alla sua fede e munito di un insieme di competenze culturali, psicologiche e pedagogiche, deve accompagnare gli alunni nella ricerca della verità, aiutandoli ad evitare gli attacchi del soggettivismo, del relativismo e del nichilismo, tanto presenti nella nostra società da renderli incapaci di aprirsi alla trascendenza e di accogliere liberamente e sinceramente la verità rivelata in Gesù Cristo”. Infine, il cardinale Rouco Varela auspica che i docenti sappiano insegnare nelle scuole “la gioia e la speranza che derivano dal Vangelo”. (I.P.)

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    Il cardinale O’ Connor: la società non escluda la Chiesa

    ◊   La cultura secolare tende a considerare la Chiesa “meno influente e in declino” ma in realtà il suo ruolo nella società è più importante oggi che in ogni altra epoca della storia recente. E’ quanto ha affermato il cardinale Cormac Murphy-O’ Connor, arcivescovo di Westminster, partecipando nei giorni scorsi ad una conferenza sul tema “Gaudium et Spes”. La Chiesa – ha detto il porporato le cui parole sono state riprese dall’agenzia Zenit – ha una prospettiva e una saggezza che “la società non può permettersi di escludere o di mettere a tacere”. “Ciò che è necessario – ha spiegato il cardinale Cormac Murphy-O’ Connor – è una rinnovata sensibilità alle dimensioni morali ed etiche della vita”. Riferendosi alla crisi finanziaria mondiale, il porporato ha sottolineato che l’economia “deve operare in una cornice morale”. Esiste per servire il bene comune e se dimentica questo – ha affermato l’arcivescovo di Westminster – diventa “elemento di distruzione del bene che dovrebbe servire”. La Chiesa – ha precisato il cardinale – non offre un progetto per la politica economica, ma sostiene che se “il mercato deve servire il bene comune” richiede una “forte cornice etica e una regolamentazione efficace”. Secondo il porporato, la crisi economica impone misure “immediate e durature” per sostenere la famiglia. Il cardinale Cormac Murphy-O’ Connor ha infine sottolineato la “creatività della differenza cristiana” ricordando “la legittimità della presenza di differenze di “stile, enfasi e approccio” all’interno della Chiesa: “non è un problema o una minaccia, o un segno di disintegrazione o assimilazione ma, piuttosto, un segno di vitalità”. (A.L.)

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    Si riduce il "digital divide": lo afferma il Rapporto dell’Unione internazionale dell’informazione

    ◊   Passi avanti in tutto il mondo nelle cosidette ICT, Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione. Divario digitale in calo tra Paesi ricchi, emergenti, poveri e poverissimi. Progressi in ogni Stato negli ultimi 5 anni, ad eccezione della Birmania. Se in cima alla classifica generale è la Svezia, al secondo posto è la Corea del Nord, seguita da Danimarca, Olanda, Islanda, Norvegia, Lussemburgo, Svizzera, Finlandia e Regno Unito al 10° posto. L’Italia migliora ma resta al 22° posto, seguita però dalla Francia. Mentre gli Stati Uniti scendono dall’11° al 17° posto. E ancora il tecnologico Giappone è al 12° posto davanti alla Germania. Tra le regioni più dinamiche il Rapporto segnala l’Europa dell’Est, ma anche gli Emirati Arabi, il Vietnam e la Cina che sale dal 90° al 73° posto. Ultimo nella lista di 154 Paesi è il Niger. In grande espansione la telefonia mobile, oltre 4 miliardi - a fine 2008 - gli abbonamenti ai cellulari, tre volte superiori a quelli della telefonia fissa. Da rilevare che due terzi delle nuove linee sono state attivate nei Paesi in via di sviluppo, con la crescita più elevata in Africa, dove oggi un quarto della popolazione possiede un telefonino. Si estende pure la rete di Internet, 23 persone su 100 navigano in tutto il pianeta, ma le aree più arretrate segnano il passo; nei Paesi africani la penetrazione più bassa del 5%. Infine una nota sui costi: navigare su Internet, chattare, telefonare, messaggiare costa di meno a Singapore e negli Stati Uniti, nel Lussemburgo, in Danimarca e a Hong Kong. (A cura di Roberta Gisotti)

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    A Roma un congresso a 10 anni dall’enciclica Fides et Ratio

    ◊   Si terrà il 5 e il 6 marzo prossimi presso l'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma il convegno interdisciplinare "Rinnovare la filosofia alla luce della fede", organizzato in occasione del decimo anniversario dell'Enciclica "Fides et Ratio" di Giovanni Paolo II. All'incontro, promosso dalle Facoltà di Filosofia e Teologia e dal Master in Scienza e Fede dell'Ateneo Pontificio, interverranno, fra gli altri, il cardinale Antonio Cañizares Llovera, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, e monsignor Rino Fisichella, rettore della Pontificia Università Lateranense e presidente della Pontificia Accademia per la Vita. Il tema dell'Enciclica "Fides et Ratio", come scrisse l'allora Cardinale Joseph Ratzinger su L'Osservatore Romano del 16 ottobre 1998, "interpella tutti gli uomini, in quanto in ogni uomo alberga il desiderio di conoscere la verità e trovare risposta agli interrogativi fondamentali dell'esistenza. L'obiettivo del convegno – sottolinea l’agenzia Zenit - è offrire ulteriori spunti di riflessione sui rapporti tra fede e ragione, "due ali con le quali lo spirito umano s'innalza verso la contemplazione della verità". Gli interventi dei relatori saranno suddivisi in quattro temi: la "Fides et Ratio" nel contesto della filosofia contemporanea, il rapporto rinnovato tra fede e ragione, le esigenze e i compiti attuali della filosofia, il contributo della fede alla ragione. Per maggiori informazioni si può consultare il sito www.upra.org (A.L.)

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    Al via venerdì la “Settimana dell’Università” della Fuci, sul tema “Amare studiare”

    ◊   Verrà inaugurata, a Roma venerdì prossimo 6 marzo, la prima "Settimana dell'Università" promossa dalla Fuci, la Federazione universitaria cattolica italiana. Il tema scelto è "Amare studiare", con l'obiettivo "di 'aggiornare' - sottolinea una nota della Fuci – “la nozione di spiritualità dello studio”, “da sempre al centro della riflessione dei fucini grazie alla guida sapiente degli assistenti nazionali, in particolare mons. Giovanni Battista Montini e mons. Franco Costa”, e lo studio approfondito di alcuni autori del Novecento come Newman, Guitton, Guardini, Weil e Radcliffe". La "Settimana dell'Universita'" si aprirà alle 17.30 nell'Aula Newman della Pontificia Università Urbaniana con un incontro sul tema "Amare studiare. Affinità elettive". Interverranno mons. Bruno Stenco (direttore Ufficio nazionale Cei per l'educazione, la scuola e l'università); don Nicolò Anselmi (responsabile Servizio nazionale Cei per la Pastorale giovanile); prof. Luigi Alici (docente di Filosofia morale presso l'Università degli studi di Macerata); prof. Elmar Salmann (docente di Teologia dogmatica presso la Pontificia Università Gregoriana). Modererà l'incontro Emanuele Bordello, presidente nazionale maschile della Fuci. Venerdì sarà anche presentata la collana "Spiritualita' dello studio", delle Edizioni Dehoniane e reso pubblico il "Manifesto della Fuci per l'Università". La "Settimana proseguirà poi, dal 9 al 15 marzo, con le iniziative promosse dai gruppi Fuci in tutta Italia. Saranno più di trenta le città ad ospitare eventi di vario tipo convegni, tavole rotonde, cineforum, concerti, mostre fotografiche, incontri di lectio divina. Lo slogan scelto come filo conduttore per tutte le attività sarà: "Amare studiare…in fondo è la stessa musica!", per sottolineare – spiega la Fuci – “la profonda sintonia che può esistere tra l'amore per lo studio e l'amore per la vita". Tutte le iniziative saranno svolte in collaborazione con altre realtà associative, nell'obiettivo di favorire l'interazione dei gruppi Fuci con il territorio. Il programma dettagliato degli eventi e il testo del "Manifesto per l'Universita'" saranno consultabili nel sito Internet . (R.G.)

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    Padre Spadaro di "Civiltà Cattolica": Facebook è uno strumento che crea cultura

    ◊   Ne fanno parte 175 milioni di persone. Al suo interno si parlano 35 lingue. Non è una nazione del pianeta, ma Facebook, il social network creato nel febbraio 2004 da uno studente di Harvard e diventato, in pochi anni, un fenomeno planetario. Un fenomeno che secondo padre Antonio Spadaro, gesuita redattore della rivista La Civiltà Cattolica ed esperto di nuove tecnologie, presenta limiti e potenzialità: “il pregio – afferma il sacerdote in un’intervista rilasciata a Romasette - è quello di aiutare le persone a tenersi in contatto: un’applicazione interessante in questo senso, ad esempio, è quella che consente di ricercare le persone che hanno fatto parte del passato e con cui si sono persi i contatti”. Il rischio è l’altra faccia della medaglia: “finire col fare la collezione degli ‘amici’, cioè un uso strumentale della relazione”. Un’amicizia invece va coltivata: “recuperare un contatto implica, spesso, un salto anche di decine di anni che non può essere colmato immediatamente. È una dimensione che va gestita con grande saggezza”. Anche la Chiesa è presente all’interno di Facebook. La nota più significativa – rileva padre Spadaio - è la grande presenza di sacerdoti. “Ma il rapporto tra la Chiesa e Facebook – aggiunge - non può essere solo di tipo strumentale, perché questo coglierebbe solo la superficie. Piuttosto, va sottolineato che Facebook plasma una mentalità, crea cultura, e la Chiesa è chiamata a confrontarsi con questo nuovo tipo di mentalità”. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    In Israele al via i colloqui diplomatici del segretario di Stato Usa, Hillary Clinton. Ribadito l'impegno degli Stati Uniti per il processo di Pace in Medio Oriente

    ◊   Gli Stati Uniti guardano con attenzione alla situazione mediorientale, proponendosi come primi interlocutori internazionali tra le parti. Da ieri, il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, si trova in Israele, dove ha già avuto colloqui con il presidente Peres e altre autorità ebraiche. Un cessate-il-fuoco duraturo nella Striscia di Gaza deve essere un primo passo verso la pace, ha affermato il segretario di Stato in conferenza stampa a Gerusalemme, assicurando che gli Stati Uniti sosterranno il prossimo governo dello Stato ebraico, qualunque esso sia. Il capo della diplomazia americana ha poi annunciato l’invio di due funzionari Usa in Siria per colloqui. Successivamente, la Clinton avrà contatti anche con le autorità palestinesi. Sulle intenzioni che accompagnano questa missione diplomatica, Giancarlo La Vella ha sentito Maria Grazia Enardu, docente di Storia delle Relazioni Internazionali all’Università di Firenze:

    R. - E' lo spirito di chi presenta un linguaggio nuovo, con dei contenuti che sicuramente diverranno man mano espliciti nel tempo, e di chi vuole riannodare tutte le fila in modo nuovo. Questo non significa che ci sia automaticamente una frattura tra la vecchia politica americana e la nuova - ci deve essere una sorta di continuità per evitare traumi - però il linguaggio e l’intenzione e, quindi, anche i contenuti sono nuovi.

     
    D. - Convincere Israele dell’importanza dell’esistenza di uno Stato palestinese e convincere invece i palestinesi, soprattutto Hamas, a riconoscere lo Stato ebraico: quale delle due cose è più difficile per gli Stati Uniti?

     
    R. - Hamas è molto più pragmatico di quanto non si creda, sia perché deve affrontare nuove elezioni, sia perché questo afflusso di soldi - che poi deve diventare effettivo - sarà inevitabilmente amministrato, direttamente o indirettamente, da Hamas. Hamas può essere convinta a cambiare tono e poi anche contenuto. Con Israele è più difficile, perché quando si parla di Stato palestinese quello che conta davvero è cosa si intende per Stato. Gli israeliani vogliono uno Stato a sovranità molto limitata, oppure - come dice Netanyahu - la concessione di un’indipendenza economica, cioè uno sviluppo migliore di quello bassissimo che hanno. Da parte loro, invece, quello che i palestinesi vogliono è uno Stato sovrano nel senso pieno del termine. Su questo non si intendono.

     
    Hamas critica Conferenza donatori
    All’indomani della Conferenza dei donatori per la ricostruzione di Gaza, Hamas ha accusato la comunità internazionale di aver approfittato a fini politici del grande bisogno di aiuti nella Striscia per rafforzare l'Autorità nazionale palestinese (Anp). “Nel cercare di rafforzare Abu Mazen la Conferenza - recita un comunicato del movimento islamico - ha interferito negli affari interni palestinesi, ponendo condizioni deplorevoli per un dialogo di riconciliazione”. Intanto, resta alta la tensione al confine tra Israele e la Striscia di Gaza. Stamani, una pattuglia ha aperto il fuoco contro dei miliziani palestinesi che cercavano di collocare un ordigno lungo i reticolati. Al momento, non si ha notizia di vittime. Infine, restano chiuse le scuole della cittadina israeliana di Ashqelon, dove ieri è caduto un razzo sparato da Gaza.

    Usa - Russia, scudo spaziale
    Rinunceremo al programma dello scudo spaziale nell’Europa dell’est se la Russia collaborerà a fermare la costruzione da parte dell'Iran di armi atomiche. Così il presidente degli Sati Uniti, Barack Obama, in una lettera consegnata al presidente russo Dmitri Medvedev il mese scorso, di cui riferisce oggi il New York Times. La proposta - scrive il quotidiano- non ha ancora ricevuto risposta da Mosca, ma il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, incontrerà venerdì prossimo a Ginevra il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton.

    Economia
    Dopo il lunedì "nero" delle Borse mondiali, arrivano nuovi dati negativi sul prodotto interno lordo delle principali economie europee. Si deteriora quindi ulteriormente la situazione del Vecchio continente e il commissario Ue agli affari economici, Joaquin Almunia, annuncia un possibile ribasso delle stime di crescita dell’Ue. Il servizio di Marco Guerra:

    Continuano a farsi sentire gli effetti della crisi finanziaria mondiale sull’economia reale. Particolarmente allarmanti sono i dati del Pil dei Paesi europei. All’indomani della diffusione delle stime del 2008 del prodotto interno lordo italiano, che con un complessivo meno 1% segna il dato peggiore dal 1975, a preoccupare è il rapporto deficit/Pil della Francia, che secondo Parigi salirà al 5%, superando di ben 2 punti percentuali il Patto di stabilità europeo. Non va meglio in Spagna, dove a febbraio sono andati in fumo altri 150 mila posti di lavoro per un totale di oltre 3 milioni e mezzo di disoccupati. Alla luce di questo ulteriore deterioramento della situazione, il commissario Ue agli Affari economici, Joaquin Almunia, parlando stamani a Bruxelles non ha escluso una nuova revisione al ribasso delle stime di crescita dell’Europa. Al momento attuale i rischi sono più elevati, ha spiegato Almunia, che poi ha detto di ritenere ragionevole la proposta di emettere "eurobond" per sostenere nuovi piani di sviluppo, anche se, tuttavia, l’ipotesi resta poco realistica per la ferma contrarietà di alcuni Stati membri, fra cui la Germania. Intanto, stamani si registra l’ennesima chiusura in negativo per le Borse asiatiche. In contrazione anche diversi listini europei dopo l’avvio in rialzo.

     
    Guinea Bissau
    L’immediata nomina di una Commissione d’inchiesta e sette giorni di lutto nazionale. Sono queste le decisione prese di comune accordo dal Consiglio dei ministri straordinario delle Guinea Bissau riunitosi prontamente dopo le uccisioni del presidente, Joao Bernardo Vieira, e del capo di stato maggiore, Baptista Tagme Na Waie. Ancora non si conoscono i motivi dei due distinti omicidi, anche se i saccheggi continui della residenza di Vieira destano qualche sospetto. La situazione per il momento resta gestita da una Commissione composta da comandanti militari che effettueranno tutte le ricerche del caso. Gli episodi di violenza, oltre ad essere condannati da tutte le istituzioni africane, hanno subito anche la disapprovazione del responsabile per la Politica estera dell’Unione europea, Javier Solana.

    Colombia - Farc
    Prosegue l’offensiva del governo di Bogotà contro le Farc, le Forze armate rivoluzionarie della Colombia. In uno scontro ieri tra i ribelli e l’esercito nel Dipartimento di Cundinamarca, ha perso la vita uno dei più importanti leader dei guerriglieri, Josè de Jesus Guzman, accusato di aver ordinato una serie di attacchi contro alcune imprese di Bogotà e di aver preso parte a numerosi agguati delle Farc.

    Russia - Khodorkovski
    In un tribunale presidiato da circa 300 poliziotti è cominciata questa mattina a Mosca la prima udienza del processo bis all'ex patron del fallito colosso petrolifero Yukos, Mikhail Khodorkovski, e al suo socio, Platon Lebedev. I due erano già stati condannati nel 2005 a otto anni di reclusione per frode, appropriazione indebita ed evasione fiscale.

    Giappone
    Posizionare due navi anti-missile Aegis nel Mar del Giappone. E’ questa l’idea del governo nipponico come prevenzione per il possibile lancio di un ordigno intercontinentale Taepodong 2, che la Corea del Nord starebbe mettendo a punto. L’agenzia giapponese Kyodo ha fatto trapelare l’indiscrezione che adesso sta facendo il giro del mondo e nello stesso tempo allarmando il Sol Levante. Secondo la fonte, interpellata sotto anonimato dalla Kyodo, il Giappone ''non avrebbe altra scelta che intercettare'', facendo riferimento a uno scenario teorico in cui un ordigno nordcoreano venisse lanciato, come già accaduto nel 1998, in direzione dell'arcipelago nipponico. Ma, per Tokyo, la paura è quella di intervenire militarmente sullo scacchiere asiatico e provocare delle conseguenze irreparabili, soprattutto lacerare ancor di più il rapporto con Pyongyang. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Antonio D’Agata)
     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 62

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