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Sommario del 28/01/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all'udienza generale: nessuno neghi la tragedia dell'Olocausto. E ai vescovi lefebvriani: fedeltà al Concilio Vaticano II
  • Padre Lombardi: le parole del Papa sulla Shoah aiutino a promuovere con frutto e serenità il dialogo con l'ebraismo
  • Kirill nuovo Patriarca di Mosca. La gioia del Papa. Interviste col cardinale Kasper e mons. Pezzi
  • Nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Obama: dialogo con Islam e Russia. Tensione con l'Iran
  • Dignità e valore della vita: la testimonianza di un giovane immobilizzato
  • Le sfide e le prospettive dell'evangelizzazione secondo il carisma carmelitano
  • Chiesa e Società

  • Indigeni protagonisti al Forum di Belém. A Davos apre il Forum dei Grandi
  • Starebbero bene le suore rapite in Kenya: proseguono le trattative
  • Congo: in aumento gli sfollati per le incursioni dei ribelli ugandesi
  • Appello del Consiglio ecumenico delle Chiese per le presidenziali in Congo
  • Kenya: i vescovi criticano le misure governative anticrisi
  • Corte Penale Internazionale: al via il primo processo per l’arruolamento di bambini soldato
  • Thailandia e Indonesia negano lo status di rifugiati ai profughi birmani Rohingya
  • Minoranza cristiana Chin vittima di persecuzioni in Myanmar
  • India: per la prima volta un cristiano insignito del “Premio Armonia”
  • I vescovi spagnoli dichiarano il 2009 “Anno di preghiera per la vita”
  • Pellegrinaggio europeo per la difesa dell'ambiente
  • Messaggio per il capodanno cinese del presidente della Conferenza episcopale di Taiwan
  • Cina: nella diocesi di Nan Chong seminario teologico per l’Anno Paolino
  • A Porto Rico il corso per i vescovi dell’America Latina alla luce di Aparecida
  • Inghilterra: la Chiesa lancia un sito Internet per aiutare le persone colpite dalla crisi economica
  • Italia: Pax Christi celebra il 50.mo dell'annuncio del Concilio
  • Spagna: inaugurata a Bilbao una moderna biblioteca all'Università di Deusto
  • 24 Ore nel Mondo

  • Israele riapre agli aiuti umanitari a Gaza. Raid contro i tunnel del contrabbando
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all'udienza generale: nessuno neghi la tragedia dell'Olocausto. E ai vescovi lefebvriani: fedeltà al Concilio Vaticano II

    ◊   Una condanna categorica di ogni tesi negazionista dell’Olocausto è stata pronunciata stamani da Benedetto XVI all’udienza generale in Aula Paolo VI. Il Papa oltre a soffermarsi sulla Shoah, di cui si è celebrata ieri la Giornata internazionale della memoria, ha spiegato il significato della revoca della scomunica ai 4 vescovi della Fraternità San Pio X, esortandoli ad essere fedeli al Concilio Vaticano II. E, ancora, il Pontefice ha augurato ogni bene al nuovo Patriarca ortodosso di Mosca e di tutte le Russie, Kirill. La parte catechetica dell’udienza generale era stata dedicata dal Pontefice alle Lettere paoline a Tito e Timoteo. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Nell’omelia pronunciata all’inizio del Pontificato, ha ricordato Benedetto XVI, ho affermato che è “esplicito” compito del Pastore “la chiamata all’unità”. Proprio in adempimento di questo servizio all’unità, che qualifica in modo specifico il ministero di Successore di Pietro, ha aggiunto, “ho deciso giorni fa di concedere la remissione della scomunica in cui erano incorsi i quattro vescovi ordinati nel 1988 da mons. Lefebvre senza mandato pontificio”:

     
    “Ho compiuto questo atto di paterna misericordia, perché ripetutamente questi presuli mi hanno manifestato la loro viva sofferenza per la situazione in cui si erano venuti a trovare. Auspico che a questo mio gesto faccia seguito il sollecito impegno da parte loro di compiere gli ulteriori passi necessari per realizzare la piena comunione con la Chiesa, testimoniando così vera fedeltà e vero riconoscimento del magistero e dell’autorità del Papa e del Concilio Vaticano II”.

     
    (applausi)

     
    In questi giorni, nei quali ricordiamo la Shoah, il Pontefice è poi tornato con la memoria alla sua visita al campo di sterminio ad Auschwitz, uno dei lager, ha ricordato, “nei quali si è consumato l’eccidio efferato di milioni di ebrei, vittime innocenti di un cieco odio razziale e religioso”. E qui ha rivolto un vibrante appello affinché la tragedia dell’Olocausto non sia mai dimenticata:

     
    “Mentre rinnovo con affetto l’espressione della mia piena ed indiscutibile solidarietà con i nostri fratelli destinatari della Prima Alleanza, auspico che la memoria della Shoah induca l’umanità a riflettere sulla imprevedibile potenza del male quando conquista il cuore dell’uomo. La Shoah sia per tutti monito contro l’oblio, contro la negazione o il riduzionismo, perché la violenza fatta contro un solo essere umano è violenza contro tutti. Nessun uomo è un’isola, ha scritto un noto poeta. La Shoah insegna specialmente, sia alle vecchie sia alle nuove generazioni, che solo il faticoso cammino dell’ascolto e del dialogo, dell’amore e del perdono conduce i popoli, le culture e le religioni del mondo all’auspicato traguardo della fraternità e della pace nella verità. Mai più la violenza umili la dignità dell’uomo!”

     
    (applausi)

     
    Il Papa ha quindi voluto esprimere i suoi auguri al nuovo Patriarca ortodosso di Mosca e di tutte le Russie Kirill, all’indomani dell’elezione:

     
    “Invoco su di lui la luce dello Spirito Santo per il generoso servizio alla Chiesa ortodossa russa, affidandolo alla speciale protezione della Madre di Dio”.
     
    Prima di queste parole, il Pontefice, nella catechesi, si era soffermato sulle lettere pastorali di San Paolo a Tito e Timoteo. Due epistole, ha detto, dalle quali i cristiani di oggi possono trarre molti fruttuosi insegnamenti. In particolare, ha costatato, l’Apostolo delle Genti affronta in questi testi alcuni degli errori che si stavano diffondendo nelle prime comunità cristiane. Ad esempio, una lettura sbagliata della Sacra Scrittura “come oggetto di curiosità storica”, mentre va sempre letta in colloquio con lo Spirito Santo. Per la prima volta, ha aggiunto, in queste lettere c’è un’approfondita riflessione sulla struttura ministeriale della Chiesa con l’indicazione dei tre ordini: episcopi, presbiteri e diaconi. E a proposito dei pastori, citando la lettera a Timoteo, il Papa ha ribadito che il vescovo deve essere benevolo, prudente, capace di insegnare e indulgente. Parole corredate da un’esortazione ai pastori e ai fedeli di oggi:
     
    “Preghiamo alla fine il Signore e San Paolo, perché anche noi, come cristiani, possiamo sempre più caratterizzarci in rapporto alla società in cui viviamo come membri della famiglia di Dio. E preghiamo anche perché i pastori della Chiesa acquisiscano sempre più sentimenti paterni, insieme teneri e forti, della formazione della casa di Dio, della comunità della Chiesa”.
     
    Ancora, il Pontefice ha spiegato che da queste lettere emerge che la Chiesa, la cui missione è universale, è colonna e sostegno della fede, della verità. Ed ha ribadito la centralità della Scrittura e della Tradizione nella vita del cristiano.

     
    L’udienza generale è stata allietata da un festoso spettacolo offerto dai giocolieri del Circo Medrano. Al termine dell’esibizione il Papa ha ringraziato gli artisti circensi ed ha accarezzato un piccolo leoncino. Quindi, al termine dell’udienza, nell’Auletta, Benedetto XVI ha impartito la Benedizione ad una pala d’Altare destinata alla Basilica degli Armeni cattolici di Gerusalemme. E, ancora, il Santo Padre ha ricevuto una lettera e un dono dal ministro della Giustizia della Repubblica ceca, Jiří Pospíšil, in occasione della presidenza ceca del Consiglio dell’Unione Europea.

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    Padre Lombardi: le parole del Papa sulla Shoah aiutino a promuovere con frutto e serenità il dialogo con l'ebraismo

    ◊   La parole pronunciate oggi da Benedetto XVI “dovrebbero essere più che sufficienti” per chiarire il suo pensiero sulla tragedia dell’Olocausto ebraico e per consentire al dialogo tra cattolicesimo ed ebraismo di proseguire con “serenità”. E’ la dichiarazione rilasciata dal direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, subito dopo l’udienza generale di questa mattina. Udienza durante la quale - come ascoltato - ancora una volta Benedetto XVI ha voluto ribadire le ragioni spirituali che lo hanno indotto a revocare il provvedimento di scomunica nei confronti dei quattro vescovi ordinati nel 1988 da mons. Lefebvre. E proprio ieri, in un comunicato, il superiore della Fraternità San Pio X ha preso le distanze dalle affermazioni negazioniste di uno dei vescovi. I particolari nel servizio di Alessandro De Carolis:

    Il nuovo gesto di distensione del Papa, quello dei vescovi lefebvriani, quello - auspicato - da parte del Rabbinato d’Israele. Un rapporto giocato su tre fronti, sul quale desiderio più alto di Benedetto XVI è che risplenda infine il carattere della misericordia, per un verso, e peraltro quello di un dialogo che la Chiesa postconciliare e il magistero dei Papi hanno sempre difeso e valorizzato senza eccezioni. Le parole accorate del Papa risuonate in Aula Paolo VI sul tema della Shoah, espresse già in “diverse occasioni” nel passato, “dovrebbero essere più che sufficienti per rispondere alle attese di chi esprime dubbi sulla posizione del Papa e della Chiesa cattolica sull’argomento”, ha affermato padre Federico Lombardi. E mentre sui media internazionali rimbalzavano le indiscrezioni del "Jerusalem Post" su una possibile rottura delle relazioni del Rabbinato d’Israele con la Chiesa cattolica, padre Lombardi concludeva la nota con l’augurio che - “anche alla luce” delle nuove affermazioni di Benedetto XVI - “le difficoltà presentate dal Rabbinato di Israele possano essere oggetto di ulteriore e più approfondita riflessione, in dialogo con la Commissione per i Rapporti con l’Ebraismo del Consiglio per l’Unità dei Cristiani in modo che il dialogo della Chiesa cattolica con l’ebraismo possa continuare con frutto e serenità”.

     
    Intanto, anche la Fraternità San Pio X che riunisce i vescovi lefebvriani si è nettamente dissociata dalle posizioni di uno di loro, mons. Williamson, che in un’intervista aveva negato la verità storica del genocidio degli ebrei perpetrato dal nazismo. “Le affermazioni di mons. Williamson non riflettono in nessun caso la posizione della nostra Fraternità”, ha scritto in un comunicato il vescovo presidente della Fraternità, mons. Bernard Fellay, precisando di aver “proibito, fino a nuovo ordine” allo stesso mons. Williamson “ogni presa di posizione pubblica su questioni politiche o storiche”. Quindi, rivolto a Benedetto XVI, il superiore della comunità lefebvriana scrive esplicitamente: “Noi domandiamo perdono al Sommo Pontefice e a tutti gli uomini di buona volontà, per le conseguenze drammatiche di tale atto. Benché noi riconosciamo l’inopportunità di queste dichiarazioni, noi non possiamo che costatare con tristezza che esse hanno colpito direttamente la nostra Fraternità discreditandone la missione”. Missione, aveva precisato qualche riga prima mons. Fellay, che esula da opinioni storiche di carattere personale ma attiene alla fede e alla morale, le sole questioni sulle quali - dice - un vescovo cattolico “può parlare con autorità ecclesiastica”.

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    Kirill nuovo Patriarca di Mosca. La gioia del Papa. Interviste col cardinale Kasper e mons. Pezzi

    ◊   La Chiesa ortodossa russa ha dunque un nuovo Patriarca: il Metropolita di Smolensk e Kaliningrad, Kirill, che dal 1989 presiede il Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca. Il servizio di Sergio Centofanti.

    E’ stato eletto ieri dal Concilio locale, riunito nella capitale russa, con l’appoggio di oltre i due terzi dei delegati. Kirill, nato nel 1946 a Leningrado, succede, come Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, ad Alessio II, scomparso il 5 dicembre scorso. Domenica primo febbraio la solenne cerimonia di intronizzazione. Il Papa ha inviato un telegramma al nuovo Patriarca in cui esprime la sua gioia per l’avvenuta elezione. Benedetto XVI invoca la benedizione di Dio su Kirill perché possa realizzare “il grande compito” di guidare la Chiesa ortodossa russa “lungo la strada della crescita spirituale e dell’unità”. Chiede quindi al Signore di concedere al Patriarca “abbondanza di saggezza per discernere la Sua volontà” e sostenere le persone a lui affidate “nella fedeltà al Vangelo e alle grandi tradizioni dell’Ortodossia russa”. “Possa l’Onnipotente – ha proseguito – benedire anche i suoi sforzi di mantenere la comunione tra le Chiese ortodosse e di cercare quella pienezza di comunione che è l'obiettivo del dialogo e della collaborazione tra cattolici e ortodossi”. Il Papa assicura la sua “vicinanza spirituale” e l’impegno della Chiesa cattolica “a collaborare con la Chiesa ortodossa russa per una sempre più chiara testimonianza alla verità del messaggio cristiano e ai valori che soli possono sostenere il mondo di oggi lungo la strada della pace, della giustizia e dell’amorevole cura degli emarginati”.

     
    Ascoltiamo ora la riflessione del cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, al microfono di Philippa Hitchen:

    R. – Siamo molto contenti di questa elezione e ci congratuliamo con la Chiesa ortodossa russa per questa elezione. Noi conosciamo da molti anni Kirill: io ho avuto molti incontri con lui. Ha una posizione ferma, ma con lui si può dialogare. E’ già stato tre volte qui a Roma ed ha incontrato Benedetto XVI immediatamente dopo la sua elezione, nel 2005, poi nel 2006 e nel 2007; ci sono stati incontri e rapporti e noi speriamo di poter continuare il nostro dialogo con lui. La sua elezione rappresenta anche una nuova fase per la Chiesa ortodossa russa. E’ stato grande merito del Patriarca Alessio II di promuovere una rinascita della Chiesa ortodossa dopo il terribile periodo comunista. Kirill ha detto – anche a me personalmente – che oggi non basta restaurare i muri delle chiese, è necessario ora anche un rinnovamento spirituale: queste sono parole del nuovo Patriarca e questa è anche una nuova fase per la Chiesa ortodossa e anche per il nostro dialogo. Noi siamo pronti, disponibili. Siamo desiderosi di continuare il dialogo. Possiamo dialogare e collaborare nel campo culturale e sociale: ma questo non ci basta, perché lo scopo del movimento ecumenico è la piena comunione. Dobbiamo continuare anche il dialogo teologico che svolgiamo in seno alla Commissione internazionale mista con tutte le Chiese ortodosse. Vogliamo quindi proseguire il dialogo con lui: siamo contenti della sua elezione e gli auguriamo tutti i doni dello Spirito che sono necessari per guidare una Chiesa tanto importante e anche tanto grande e in particolare il dono della sapienza e della fortezza.

     
    D. – Si rinnova forse anche la speranza di una possibile visita del Papa a Mosca…

    R. – Io andrò a Mosca per l’intronizzazione; avremo probabilmente soltanto un breve incontro, perché ci saranno molti ospiti. Non penso che in questo momento parleremo un incontro tra il Papa e il Patriarca. Il Patriarca dapprima dovrà visitare gli altri Patriarchi ortodossi. Ha bisogno di tempo e noi non vogliamo mettergli fretta.

     
    Sull’elezione del nuovo Patriarca ortodosso russo, ecco infine il commento dell’arcivescovo della Madre di Dio a Mosca, Paolo Pezzi, intervistato da Giada Aquilino:

    R. – L’elezione di Kirill significa una scelta di un riconoscimento di passione per la fede cristiana e per la Chiesa del Patriarca Alessio II e quindi una scelta della bontà del lavoro fatto da Alessio II, una scelta di continuità per ciò che si vuole dare a quest’opera.

     
    D. – Ai funerali del Patriarca Alessio II, in dicembre, lo stesso Kirill disse ai fedeli russi: “Non siamo più una Chiesa debole”, ricordando l’impegno di Alessio per la rinascita della Chiesa...

     
    R. – La Chiesa ortodossa russa si è potuta rendere conto del cammino di rinascita che ha svolto in questi 18 anni, dopo tanti anni di persecuzione.

     
    D. – La comunità cattolica russa come accoglie il nuovo Patriarca?

     
    R. – Positivamente. Innanzitutto, una Chiesa con un proprio Patriarca è un bene anche per gli altri. In secondo luogo, perché la conoscenza, il rapporto che abbiamo con il metropolita Kirill, ora Patriarca, ci conforta nella possibilità di una continuità di un dialogo e anche di un’opera comune, soprattutto in quegli ambiti in cui questo è già possibile oggi. E intensificare le nostre preghiere, anche le nostre offerte, è il dono della nostra vita verso una piena comunione, che dia anche più forza alla testimonianza di Cristo nel mondo, che è quello che vogliamo assieme.

     
    D. – Il Papa guarda con fiducia alla prosecuzione dei rapporti tra ortodossi e cattolici. La figura di Kirill quale contributo può portare in tal senso?

     
    R. – Certamente, io penso possa essere un incremento in questa direzione, perché una passione autentica per la fede, per la bontà di testimonianza della propria Chiesa, non può che portare ad un intensificarsi anche di un cammino con chi nella cristianità questo più desidera.

     
    D. – La stampa internazionale ha già parlato di Kirill come del Patriarca del possibile incontro con il Papa...

     
    R. – Innanzitutto, non lo escludiamo; in secondo luogo, è sommamente desiderabile; in terzo luogo, auspichiamo che questo possa avvenire secondo i tempi che la grazia di Dio e la gloria di Cristo permetteranno e, in quarto luogo, che questo sia un passo assieme verso il cammino auspicabile di una piena comunione tra tutti noi. Essendoci già questa conoscenza, questi rapporti del Patriarca Kirill con la Chiesa cattolica, questi incontri già avvenuti con lo stesso Papa, certamente si può ipotizzare che possa esserci questo incontro.

     
    D. – Che contributo può portare nei rapporti con le altre Chiese ortodosse?

     
    R. – Penso che l’attenzione e la cura che avrà Kirill nel rapporto con le altre Chiese ortodosse possa rafforzare la comunione che c’è nell’ortodossia e poi questa comunione più intensa si potrà dilatare.

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    Nomine

    ◊   Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Juiz de Fora (Brasile), presentata da mons. Eurico dos Santos Veloso, per raggiunti limiti di età. Il Papa ha nominato nuovo arcivescovo metropolita di Juiz de Fora mons. Gil Antônio Moreira, finora vescovo di Jundiaí. Mons. Gil Antônio Moreira è nato a Itapecerica, nella diocesi di Divinópolis, nello Stato di Minas Gerais, il 9 ottobre 1950. Il 18 dicembre 1976 ha ricevuto l'ordinazione sacerdotale. Il 14 luglio 1999 è stato nominato vescovo titolare di Torre di Mauritania e ausiliare di São Paulo, ed ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 16 ottobre successivo. Dal 7 gennaio 2004 è vescovo di Jundiaí e dall’aprile 2007 è membro della Congregazione per l’Educazione Cattolica.

    Sempre in Brasile, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Bom Jesus da Lapa presentata da mons. Francisco Batistela, per raggiunti limiti di età. Il Papa ha nominato vescovo della diocesi di Bom Jesus da Lapa don José Valmor César Teixeira, già Ispettore della Ispettoria Salesiana São Pio X, nell’arcidiocesi di Porto Alegre. Don José Valmor César Teixeira è nato il 1º marzo 1953 a Rio do Sul, Stato di Santa Catarina. Ha fatto il noviziato presso i Salesiani a Taquaré negli anni 1970-1971 e nel 1977 ha emesso i voti perpetui. È stato ordinato sacerdote il 9 dicembre 1979.

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Prelatura di Óbidos (Brasile), presentata da mons. Martinho Lammers, per raggiunti limiti di età. Il Papa ha nominato vescovo prelato di Óbidos il padre francescano Bernardo Johannes Bahlmann, responsabile dei Progetti Albergue São Francisco e del Centro Francescano de Re-inserção Social, nell’arcidiocesi di São Paulo. Padre Bernardo Johannes Bahlmann è nato il 10 dicembre 1960, a Visbek (Germania). Nella scuola Professionale di Wildeshausen ha fatto studi di Economia, Agronomia e Zootecnia. Arrivato in Brasile quando aveva 22 anni, è entrato nel Postulantato dell’Ordine dei Frati Minori, a Guratinguetá, poi nel Noviziato a Rodeio. Ha emesso la professione religiosa nell’Ordine dei Frati Minori il 4 ottobre 1991 ed è stato ordinato sacerdote il 12 luglio 1997 a Visbek.

    Il Santo Padre ha nominato vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Barcellona (Spagna) il rev. Sebastián Taltavull Anglada, del clero della diocesi di Menorca, direttore del Segretariato della Commissione della Conferenza Episcopale Spagnola per la Pastorale assegnandogli la sede titolare vescovile di Gabi. Il rev. Sebastián Taltavull Anglada è nato il 28 gennaio 1948 a Ciudadela (Menorca). È stato ordinato sacerdote il 23 settembre 1972.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La memoria della Shoah monito contro il negazionismo: all'udienza generale Benedetto XVI ribadisce l'impegno al servizio dell'unità e rinnova la "piena e indiscutibile" solidarietà ai fratelli ebrei.

    Il telegramma del Papa per l'elezione del nuovo Patriarca di Mosca e di Tutte le Russie.

    Nell'informazione internazionale, un articolo di Pierluigi Natalia dal titolo "La tragedia delle popolazioni dell'est congolese".

    Il drammaturgo Rolf Hochhuth a lezione di storia: in cultura, Raffaele Alessandrini recensisce la mostra, a Berlino, su Pio XII.

    L'uomo di fronte al male: la ricerca di una speranza dalla filosofia alla lettertura; anticipazione dell'intervento dell'arcivescovo Bruno Forte al colloquio organizzato dall'Ufficio di pastorale universitaria del Vicariato.

    La teoria della conoscenza tra certezza e verità: l'intervento di Michele Lenoci al convegno per i cento anni della "Rivista di filosofia neoscolastica".

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    Oggi in Primo Piano



    Obama: dialogo con Islam e Russia. Tensione con l'Iran

    ◊   Rapporti con l’Islam, crisi mediorientale, dialogo con le altre potenze e situazione economica: tante e importanti le questioni affrontate da Barack Obama nella sua prima intervista, concessa ieri alla televisione Al Arabya. Delle sue parole e della reazione dell’Iran ci parla nel servizio Fausta Speranza :

     
    “Gli americani non sono il vostro nemico”, ha sottolineato Obama ribadendo la promessa di recarsi presto in una capitale musulmana per parlare all'Islam e attirando l'attenzione sul fatto di avere parenti musulmani in famiglia. Obama ha ribadito che Israele “continuerà a essere un alleato forte degli Stati Uniti, invitando israeliani e palestinesi a tornare al tavolo dei negoziati” e sottolineando che la missione del suo inviato nella regione serve a questo scopo. In tema di Medio Oriente, risponde subito al capo della Casa Bianca il presidente iraniano: “Se quello che il nuovo presidente americano vuole è un vero cambiamento” - dice Ahmadinejad - lo deve dimostrare “mettendo fine al sostegno a Israele", che il presidente iraniano definisce “illegale e falso regime sionista”. Ahmadinejad vorrebbe che Obama "chiedesse scusa e risarcisse l'Iran” per quelle che definisce le “interferenze americane degli ultimi 60 anni”, che in generale ritirasse le truppe Usa da qualunque posto siano. Inoltre afferma che in merito agli attentati dell'11 settembre 2001, “non è stata rivelata la verità, come a proposito dell'Olocausto”. Bisogna dire che di Medio Oriente, Obama si occuperà anche oggi: si recherà infatti al Pentagono, per la prima volta da quando si è insediato alla Casa Bianca, per una serie di incontri su Iraq e Afghanistan. Obama si è impegnato a ritirare le truppe americane dall'Iraq se possibile entro 16 mesi, annunciando di rafforzare la presenza americana in Afghanistan e chiedendo agli alleati degli Usa di fare lo stesso.

     
    L’effetto Obama sulla politica internazionale sembra avere risultati positivi nelle relazioni con Mosca, incrinatesi dopo la guerra in Georgia e la costruzione dello scudo spaziale americano in Polonia e Repubblica Ceca. La Russia infatti avrebbe deciso di sospendere l'installazione di missili tattici nella propria enclave di Kaliningrad, decisa originariamente in funzione anti-occidentale. A Paolo Quercia, analista del Centro militare di studi strategici, Stefano Leszczynski ha chiesto quanto la decisione di Mosca sia stata influenzata dal cambio di presidenza a Washington:

    R. – E’ chiaro che l’elezione di Obama, e soprattutto i primi passi della sua diplomazia, portano questo tono distensivo. Bisogna però anche riflettere sul livello di realismo che questa minaccia di Kaliningrad aveva: probabilmente non era molto concreta. E poi c’è anche l’effetto della crisi economica, che sostanzialmente rende meno verosimili e meno credibili i costosi progetti militari, sia da una parte che dall’altra. Quindi forse anche una dose di realismo va a moderare i rapporti tra le due potenze.

     
    D. – Anche perché a quest’intenzione di Mosca non corrisponde poi, in realtà, un’intenzione da parte della Nato di rinunciare allo scudo spaziale in Polonia…

     
    R. – No, esattamente. Diciamo che probabilmente c’è un rallentamento di questo progetto, ma non tanto per un cambiamento dei rapporti con Mosca, quanto per il cambio dei rapporti con l’Iran. Diciamo che le ipotesi di guerra sono sicuramente meno realistiche rispetto a qualche anno fa e quindi ricordiamo che poi la giustificazione di questo schieramento missilistico era sostanzialmente rivolto verso l’Iran, non soprattutto verso Mosca. Quindi, questo cambiamento rende anche il progetto sicuramente realistico, ma di una diversa priorità.

     D. – Ecco, una situazione che permette di ricucire anche i rapporti con la Nato…

     R. – Rimane una componente europea, forse, di questa difficoltà che la Nato ha con Mosca, soprattutto per questi nuovi Paesi dell’Est che sono entrati. Hanno ancora comunque una vicinanza con Mosca che non li rassicura, e poi c’è il problema del discorso energetico, che viene ancora visto da questi Paesi come una fonte di condizionamento della propria sovranità. E questo spinge comunque ad avere varie anime all’interno della Nato, delle quali poi Obama – il nuovo presidente – dovrà un po’ tener conto.

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    Dignità e valore della vita: la testimonianza di un giovane immobilizzato

    ◊   Da 17 anni vive disteso a letto, immobilizzato, attaccato ad un respiratore. Si chiama Gianluca Bolzon e oggi di anni ne ha 35. Nell’ospedale in cui è ricoverato, in provincia di Vicenza, è diventato un punto di riferimento per tanti altri ammalati a cui riesce a donare voglia di vivere e speranza. La sua è una testimonianza di quanto valga la vita, ma anche di quanto sia indispensabile il sostegno della comunità e dello Stato che spesso, invece, risulta insufficiente. Adriana Masotti lo ha intervistato.

     
    R. – Sì, beh, 17 anni fa sono stato coinvolto in un incidente grave per colpa di un amico, restando completamente paralizzato. Posso mangiare, posso parlare, usare il computer, respiro con un respiratore e poi attraverso un simulatore diaframmatico. Ma se dovessi spegnere uno di questi due strumenti, morirei.

     
    D. – Ho sentito dire dai suoi familiari: “E’ un miracolo che sia ancora qui, Gianluca!”. E’ un miracolo veramente?

     
    R. – Io penso di sì, perché fino adesso sono stato sostenuto da moltissime persone che mi vogliono bene e che mi danno motivazione di vivere, ed è per questo che sono ancora qui. Penso che ci dev’essere intorno a noi un contesto positivo e anche lo Stato deve far la sua parte.

     
    D. – Perché ci sono anche tante cure da fare, da affrontare e quindi spese …

     
    R. – Le spese sono moltissime e lo Stato non supporta per niente queste spese. Ci vorrebbero degli aiuti maggiori, sia per noi ammalati sia per le famiglie, altrimenti diventa un peso, la vita diventa più grigia.

     
    D. – So che lei dà anche coraggio ad altri che vivono più o meno nella sua situazione: è vero?

     
    R. – Io non credo di far niente di speciale, ma loro dicono di prendermi come riferimento; cerco di dar loro dei consigli, come poter andare avanti e di sperare sempre perché la medicina evolve e da un giorno all’altro potrebbe esserci una soluzione per ogni malattia. E poi, io credo anche molto in Dio che potrebbe benissimo intervenire con qualche miracolo.

     
    D. – Che cosa dice lei, cosa pensa quando sente che alcuni malati oppure familiari di malati vorrebbero – diciamo – “mettere il punto”, mettere un termine ad un’esistenza così in difficoltà?

     
    R. – Io credo che sia sbagliato, anche perché potrebbe creare un pericoloso precedente che poi darebbe il via a molti altri casi e non si fermerebbero alle persone in coma ma il discorso potrebbe progredire in maniera negativa. Nessuno ha il diritto di decidere per gli altri, per la vita degli altri, anche perché potrebbe avere cambiato idea …

     
    D. – Ma se qualcuno le avesse chiesto: “In caso ti trovassi a dover vivere soltanto grazie alla respirazione artificiale, vuoi continuare a vivere oppure è meglio non ricorrere a questo?”, lei che cosa avrebbe detto?

     R. – Questo non posso dirlo con certezza. Forse avrei detto anch’io, istintivamente, preferisco morire; ma adesso che sono vivo, sono felicissimo di esserlo e voglio continuare a vivere …

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    Le sfide e le prospettive dell'evangelizzazione secondo il carisma carmelitano

    ◊   Come comunicare il carisma carmelitano? Su tale quesito, si è sviluppata in questi giorni a Roma la riflessione della Commissione generale per l’evangelizzazione dell’Ordine carmelitano, un organismo nato circa due anni fa. In questo primo incontro dalla sua formazione, la Commissione ha preso in esame le esperienze in America Latina, Nord America, Europa, Africa e Asia. Quale il quadro che ne è venuto fuori? Benedetta Capelli lo ha chiesto a padre Matteo Palumbo, rappresentante dell’Italia nella Commissione per l’evangelizzazione:

    R. – Vario, molto vario, ed ogni zona ha i suoi lati positivi e le sue problematiche. In Brasile, faccio un esempio, l’evangelizzazione deve fare i conti con le sette; in Italia noi stiamo vivendo, come carmelitani, il problema di riprendere significatività. In altre parti, tipo in Africa, c’è la difficoltà delle guerre tra tribù. Un po’ tutti, chi più e chi meno, stanno lavorando per dare risposta un po’ a queste situazioni, non c’è una situazione di stallo.

     
    D. – Evangelizzare oggi cosa significa e quali ostacoli comporta?

     
    R. – Molto spesso partiamo da noi, meno dalle esigenze delle persone; la Gaudium et Spes dice di partire dalle gioie, le speranze e le tristezze degli uomini di oggi, dei poveri soprattutto, che sono anche le gioie dei discepoli di Gesù. Quello è l’orizzonte da cui partire e da cui prendere significatività. Oggi che cosa ci sta chiedendo il mondo? Ci sta chiedendo il rispetto della dignità delle persone, ci sta chiedendo il dialogo, l’accoglienza delle diversità, il rispetto della natura. E’ da queste richieste, da queste attese, che bisogna partire perché poi sono le attese profonde di Dio. Il Vangelo oggi si concretizza in quelle attese e quelle devono dare senso a quello che fai. Per questo è importante la lettura dei segni dei tempi, secondo me, cioè cogliere nella storia le attese più profonde delle persone, degli uomini di oggi che sono poi le attese più profonde di Dio e quelle devi servire. I carmelitani hanno questo compito: il servizio di chiamare gli altri a leggere questa storia.

     
    D. – Benedetto XVI vi ha inviato un messaggio, proprio un anno e mezzo fa, e vi ha invitato ad essere "testimoni credibili della dimensione spirituale di ogni uomo". In che modo avete tenuto presente questa indicazione e come l’avete realizzata?

     
    R. – L’evangelizzazione vera e autentica è la testimonianza di chi crede. Tutto deve essere evangelizzazione, tutto deve convertirsi a quell’annuncio, nella tua pastorale, nel tuo modo di essere carmelitano, nei rapporti. Tutta la tua vita, in ogni sua espressione, deve dire quello che credi.

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    Chiesa e Società



    Indigeni protagonisti al Forum di Belém. A Davos apre il Forum dei Grandi

    ◊   Inaugurato ieri festosamente con una Marcia per le strade di Belém, guidata da migliaia di indigeni giunti da tutto il Pianeta - a cui è stata dedicata la prima Giornata - il World Social Forum, dove fino a domenica nello Stato del Parà in Brasile sono attese oltre 100 mila persone, di 5000 organizzazioni di 150 Paesi, per animare gli innumerevoli eventi previsti. Qui a Belém in Brasile e non a Davos in Svizzera - dove si è aperto invece oggi l’antagonista World Economic Forum - i leader latinoamericani - il presidente brasiliano da Silva, quello venezuelano, Chavez, l'ecuadoriano Correa, il paraguayano Lugo, e il boliviano Morales - si sono dati appuntamento per discutere le contromisure atte a fronteggiare la crisi economica globale. Intanto nella piccola cittadina di Davos, sotto una spessa coltre di neve, sono arrivati 2500 delegati di un centinaio di Stati ai più alti livelli del mondo politico, economico, accademico e della società civile per delineare il futuro prossimo, tra paure e speranze. Nella prima affollatissima sessione - stamane – economisti di vari Paesi si sono interrogati su come superare lo stallo nella crescita economica. Gli stimoli fiscali dei Governi – è stato detto – sono necessari ma non bastano a risolvere la crisi finanziaria mondiale. Bisogna evitare il protezionismo, che sta riemergendo, coordinare le azioni da intraprendere – sono tutti convinti – anche per spostare risorse dai Paesi industrializzati a quelli in via di sviluppo e soprattutto fare pulizia nei bilanci bancari eliminando gli asset cosidetti ‘tossici’ e dare poi nuove regole alla finanza. Sulle cifre, difficile per tutti fare previsioni. Davos, Belem: è forse giunto il momento di fare cadere la barriere tra i due Forum perché si dialoghi dall’alto e dal basso allo scopo di offrire un futuro migliore a tutta l’umanità. (A cura di Roberta Gisotti)

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    Starebbero bene le suore rapite in Kenya: proseguono le trattative

    ◊   “Le suore stanno bene, i contatti sono quasi quotidiani e le trattative per la loro liberazione stanno andando avanti”: lo hanno riferito fonti kenyote della Misna facendo il punto sui negoziati in corso per la liberazione di suor Maria Teresa Olivero e suor Caterina Giraudo. Le due missionarie del Movimento contemplativo ‘Charles de Foucauld’ di Cuneo si trovano ancora in Somalia dove sono state portate dal gruppo di uomini armati che le aveva rapite a Elwak, in Kenya, lo scorso 9 novembre. “I negoziatori incaricati delle trattative – hanno riferito le stesse fonti – mantengono contatti telefonici con i rapitori e ogni giorno, prima di proseguire, intrattengono brevi colloqui con le due suore proprio per sincerarsi che stiano bene”. Il nuovo corso nei negoziati, seguito ad una visita di una delegazione italiana a Nairobi, guidata dalla parlamentare Margherita Boniver, era stato facilitato dall’apertura di un canale di comunicazione ufficiale che aveva trovato il consenso dei rapitori e che era stato approvato dal Governo italiano. Per chiedere la liberazione delle due suore, in Italia sono state raccolte oltre 10 mila firme attraverso diversi siti Internet. (R.G.)

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    Congo: in aumento gli sfollati per le incursioni dei ribelli ugandesi

    ◊   Violenze e nuove incursioni si segnalano nel nordest della Repubblica democratica del Congo da parte dei ribelli ugandesi dell’Esercito di resistenza del Signore (Lord’s resistance army, Lra) contrastati dall’Esercito ugandese insieme a militari congolesi e del Sud Sudan. La critica situazione d’insicurezza per la popolazione civile della regione ha causato un aumento degli sfollati, stimati in circa 130 mila, di cui si sta interessando l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha). La Caritas congolese - riferisce l’agenzia Misna - ha a sua volta informato di aver concluso tre missioni per valutare la situazione direttamente sul terreno in diverse località di quella che è considerata una tra le zone più remote e difficilmente raggiungibili di tutto il Congo. L’attenzione degli operatori umanitari e delle organizzazioni internazionali si sta concentrando a Dungu, unica località facilmente accessibile dove si trova la maggioranza degli sfollati; le missioni della Caritas hanno inoltre raggiunto le località di Doruma, Gangala, Ngilima censendo alcune migliaia di civili bisognosi di assistenza. La nuova ondata di violenze ha già provocato centinaia di vittime, 894 dal mese di settembre secondo un bilancio dell’ONU. (R.G.)

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    Appello del Consiglio ecumenico delle Chiese per le presidenziali in Congo

    ◊   Il Consiglio ecumenico delle chiese cristiane del Congo-Brazzaville, durante una settimana di preghiera, ha rivolto un appello alla classe politica e ai cittadini in vista delle presidenziali di luglio. “Coscienti delle sfide da affrontare, – si legge nel comunicato riportato dall’Agenzia Misna - l'anno 2009 sarà quello della pace della riconciliazione sincera, del consolidamento del nostro percorso comune”. Evocando ancora l'appuntamento elettorale, i religiosi sottolineano che il 2009 “sarà un anno delicato per il popolo congolese per via delle presidenziali”. In nome della pace, da proteggere a tutti costi, i membri del Consiglio ecumenico delle chiese cristiane chiedono ai politici di “stabilire le basi necessarie per organizzare una votazione libera, credibile e trasparente; rispettare le leggi in vigore, i principi democratici e la dignità umana nel corso del processo elettorale; astenersi di atti intimidatori, di violenze e manipolazioni e rispettare senza condizioni i risultati delle urne”. Poi rivolgendosi al popolo, i responsabili religiosi li esortano a non lasciarsi “influenzare dalle polemiche, dalla vendita delle coscienze, dalla ricerca di interessi partigiani a discapito dell'interesse superiore della Nazione e del popolo”. In conclusione dell’incontro di preghiera, che aveva come tema “Saranno tutti uniti nella tua mano”, i religiosi congolesi, augurandosi un clima di normalizzazione totale nel Paese, ricordano come “le ferite di guerra siano tuttavia ancora aperte: regionalismo, delinquenza, arricchimento illecito. Tutti questi atteggiamenti negativi - affermano - devono essere banditi dal nostro modo di gestire la società”. (F.C.)

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    Kenya: i vescovi criticano le misure governative anticrisi

    ◊   I vescovi del Kenya hanno espresso forti dubbi sull’efficacia delle misure annunciate dal Presidente Mwai Kibaki per fare fronte alla grave carestia che ha colpito il Paese e che minaccia la sopravvivenza di 10 milioni di persone. Venerdì il Capo dello Stato keniota ha dichiarato ufficialmente lo stato di emergenza, annunciando la decisione del governo di importare dall’estero 7 milioni di sacchi di mais da vendere a prezzi calmierati. Una misura che, secondo i vescovi, non aiuterà a risolvere la crisi alimentare e anzi rischia di peggiorarla anche a danno dei coltivatori che non vogliono mettere sul mercato le loro scorte di mais per non venderle sotto-costo: “Perché importare mais quando i nostri agricoltori hanno mais che non vogliono vendere in perdita? Il mais importato costa forse meno?”, chiedono i presuli in un’inserzione a pagamento pubblicato in questi giorni su un giornale locale. Nell’inserzione - riferisce l'agenza Cisa - essi denunciano i ritardi e le inadempienze dell’Esecutivo nel far fronte alla crisi, le cui cause rimontano alle violenze scatenatesi dopo le contestate elezioni presidenziali del dicembre 2007 che impedirono i raccolti. In particolare, giudicano del tutto inadeguati i risarcimenti offerti agli agricoltori danneggiati dagli scontri. Infine, i vescovi chiedono che venga fatta piena luce sulla svendita e la scomparsa di tonnellate di mais dai magazzini gestiti dal National Cereals and Produce Board (il Comitato che controlla la produzione e lo stoccaggio di cereali e altri prodotti agricoli in Kenya). La truffa ha contribuito al rincaro della farina di mais, che è il cibo principale dei keniani. Dopo un’inchiesta interna il Governo ha annunciato lunedì lo scioglimento del Comitato. (L.Z.)

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    Corte Penale Internazionale: al via il primo processo per l’arruolamento di bambini soldato

    ◊   La Corte Penale Internazionale (CPI), con sede all’Aja, ha avviato il processo a Thomas Lubanga Dyilo un signore della guerra congolese accusato di una serie di crimini di guerra, oltre che di aver reclutato i bambini-soldato. Il processo segna un evento storico per il diritto internazionale, infatti il miliziano congolese oltre ad essere il primo processato dal CPI, è anche il primo procedimento che vede la partecipazione attiva delle vittime, tra cui i bambini-soldato. Lubanga, fondatore e leader dell’Unione dei Patrioti congolesi nella Regione Ituri, nell’est della Repubblica democratica del Congo, si è dichiarato innocente. Secondo un comunicato stampa della CPI, le udienze si terranno davanti alla Camera di prima istanza, presieduta dal giudice Adrian Fulford (Regno Unito) e davanti ai giudici Elisabeth Odio Benito (Costa Rica) e René Blattmann (Bolivia). La CPI ha aggiunto che durante le udienze, l’Ufficio del Procuratore, guidato dal Vice procuratore Fatou Bensouda, mostrerà gran parte dei 1.671 documenti compilati nel corso del caso, così come i video che presumibilmente mostrano Lubanga in campi di addestramento in compagnia di reclute che sembrano avere meno di 15 anni. Alan Doss, rappresentante Speciale del Segretario Generale Ban Ki-moon nella Repubblica Democratica del Congo, ha lanciato un appello ai gruppi armati dell’Africa centrale per smobilitare i bambini-soldato reclutati e impiegati nei vari conflitti. Le organizzazioni per la protezione dell’infanzia stimano che circa 3.000 bambini  facciano ancora parte di questi gruppi armati, soprattutto nella provincia orientale di Kivu. (F.C.)

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    Thailandia e Indonesia negano lo status di rifugiati ai profughi birmani Rohingya

    ◊   I profughi di etnia Rohingya, intercettati nelle acque territoriali della Thailandia, sono “immigrati irregolari” non “rifugiati”, e non sarà concesso loro il visto di ingresso nel Paese. È quanto precisa oggi il governo thai sulla vicenda dei profughi birmani Rohingya, in fuga dal Paese perché perseguitati dalla dittatura e privati del diritto d’asilo da Thailandia e Indonesia. “Non ci sono ragioni per credere che questi migranti abbiano lasciato il Paese d’origine perché vittime di persecuzioni, dimostrate da prove inconfutabili” sottolinea Bangkok in un comunicato che difende la politica del governo verso questi rifugiati. I Rohingya - riferisce l'agenzia AsiaNews - sono una minoranza etnica di fede musulmana diffusa al confine fra Myanmar e Bangladesh; essi si concentrano nello stato di Rakhine – un tempo chiamato Arakan – nella Birmania occidentale e sono vittime di persecuzioni e abusi perpetrati dalla dittatura militare birmana. Negli ultimi due mesi si stima siano annegati oltre 550 dei 1000 profughi, abbandonati dall’esercito thailandese nelle acque internazionali a bordo di canoe improvvisate e sprovviste di motore o di vela. I militari e il governo insistono nella versione ufficiale, secondo cui gli uomini hanno ricevuto “un adeguato trattamento in termini di cibo e acqua” e respingono le accuse di maltrattamento. Oggi la Corte thailandese ha incriminato 62 profughi con l’accusa di “immigrazione irregolare”, alimentando i timori di un loro possibile rimpatrio in Myanmar. In caso di rientro nel Paese d’origine, essi subirebbero nuove persecuzioni, torture e uccisioni. Il tribunale di Ranong ha inoltre inflitto loro una sanzione amministrativa di 1000 bath, pari a 30 dollari Usa, somma che nessuno di loro può pagare. Per questo il giudice ha commutato la pena in cinque giorni di carcere. Gli uomini arrestati fanno parte di un gruppo di 78 profughi recuperati il 26 gennaio nel mare di Andaman, al largo delle coste sud-occidentali della Thailandia, molti dei quali presentano segni di bruciature e ferite che essi attribuiscono alle torture ricevute dai militari birmani. Il 24 gennaio scorso anche l’Indonesia ha negato l’asilo a 193 migranti Rohingya approdati sulle sue coste il 7 gennaio, provenienti da Myanmar e Bangladesh. Il ministro per gli Esteri Hassan Wirayuda ha motivato la decisione spiegando che si tratta di “migranti economici che non hanno diritto ad asilo politico”. (R.P.)

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    Minoranza cristiana Chin vittima di persecuzioni in Myanmar

    ◊   Il regime militare birmano è responsabile di abusi sistematici contro l’etnia Chin, a maggioranza cristiana, vittima di lavori forzati, torture e persecuzioni a sfondo confessionale. Lo denuncia oggi l’organizzazione per i diritti umani Human Rights Watch all’interno di un nuovo rapporto - ripreso dall'agenzia AsiaNews - in cui sono contenute le testimonianze di diversi esponenti di etnia Chin: essi sono vittime di abusi e violazione dei diritti di base, perpetrati dall'esercito su ordine della giunta militare al potere in Myanmar. Il documento è frutto di una ricerca elaborata tra il 2005 e il 2008 all’interno del quale vi sono 140 interviste di esponenti della minoranza, alcuni dei quali vivono oggi all’estero mentre altri risiedono nei luoghi di appartenenza. L’etnia Chin è sottoposta a intimidazioni e minacce da parte della giunta, che vuole reprimere qualsiasi forma di dissenso. Le principali violazioni denunciate da Human Rights Watch sono: restrizioni alla libertà di movimento; confisca di terreni o denaro, sequestri cibo e proprietà; lavoro forzato e persecuzioni di carattere confessionale. “Siamo come schiavi, dobbiamo fare tutto quello che l’esercito ci dice di fare” racconta un uomo di etnia Chin che accusa: “Siamo un popolo dimenticato”. Anche quanti cercano rifugio all’estero, soprattutto nel Mizoram – Stato nel nord-est dell’India, al confine con il Myanmar – sono vittime di discriminazioni e di abusi a sfondo confessionale. Spesso uomini e donne Chin vengono utilizzati dai militari dell’eserito birmano come portantini o mandati all’avanscoperta nei terreni minati. In Myanmar vi sono circa 57 milioni di abitanti – suddivisi in 135 diversi gruppi etnici – la maggior parte dei quali è di religione buddista. Alcuni di questi gruppi sono in conflitto con il regime birmano per ottenere l'indipendenza. L’etnia Chin – l’1% del totale della popolazione del Myanmar – è al 90% di religione cristiana e vive nella regione montuosa del nord-ovest, al confine con l’India. (R.P.)

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    India: per la prima volta un cristiano insignito del “Premio Armonia”

    ◊   È padre Dominique Emmanuel, 57 anni, missionario e portavoce dell’arcidiocesi cattolica di New Delhi, il primo cristiano insignito del “Premio nazionale per l’armonia nella società”, assegnato dal governo indiano. Il religioso, infatti, si legge nella motivazione ufficiale del Premio, “si è impegnato attivamente nella soluzione di conflitti e differenze tra diverse comunità”. L’onorificenza - riferiscono le agenzie Apic e Ucanews - è stata istituita nel 1996 dalla Fondazione Nazionale per l’Armonia Comune, un ente autonomo, ma legato al Ministero degli Interni indiano. Il premio consiste in 500mila rupie per le istituzioni e 200mila per le persone singole. “Questo riconoscimento – ha detto padre Emmanuel – è significativo in un’epoca in cui alcuni gruppi cercano di polarizzare la società in base alla religione”. “La Chiesa cattolica – ha aggiunto – non ha nulla a che vedere con il proselitismo, ma ha a che fare con l’instaurazione della pace e della concordia fra le diverse comunità”. Laureato in Comunicazioni sociali presso la Westminster University di Londra, padre Emmanuel è esperto di dialogo interreligioso ed è tra i fondatori del “Parlamento delle Religioni”, un forum di leader di varie confessioni. Dal 1988 al 1993, inoltre, il missionario ha diretto un programma radiofonico in ligua hindi sul tema del dialogo interreligioso: intitolato “Voce della verità”, veniva trasmesso da Radio Veritas Asia, l’emittente dei vescovi asiatici con base nelle Filippine. (I.P.)

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    I vescovi spagnoli dichiarano il 2009 “Anno di preghiera per la vita”

    ◊   La Conferenza episcopale spagnola (Cee) ha avviato un “anno di preghiera per la vita”, che si celebrerà in tutte le diocesi del Paese dal prossimo 2 febbraio, festa della Presentazione del Signore. L'anno di preghiera è un'iniziativa della sottocommissione episcopale per la Famiglia e la difesa della Vita, attualmente presieduta dal vescovo di Cartagena, monsignor Juan Antonio Reig Pla. In una nota pubblicata venerdì scorso nella sua diocesi, monsignor Reig Pla spiega che questa iniziativa “è urgente nel contesto delle nuove leggi che si vogliono promuovere in Spagna, sia sull'aborto che sull'eutanasia”. Il presule ha invitato i suoi diocesani, e soprattutto le famiglie con bambini e malati, a pregare e a “offrire sacrifici spirituali” per questa intenzione, e ha chiesto ai parroci di promuovere la recita del Rosario e l'adorazione del Santissimo. L'anno di preghiera, presentato a livello nazionale nella scorsa Assemblea Plenaria dei Vescovi a novembre, è stato approvato dal Comitato esecutivo della Cee. La sottocommissione, come riferito dall’agenzia Zenit, ha fatto giungere del materiale alle delegazioni di pastorale familiare di tutta la Spagna, con il tema scelto, “Benedetto il frutto del tuo seno”. Tra gli oggetti, un manifesto, un rosario, preghiere per la vita, preghiere per l'adorazione davanti al Santissimo e per la celebrazione dell'Eucaristia e della Liturgia delle ore. (F.C.)

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    Pellegrinaggio europeo per la difesa dell'ambiente

    ◊   Aprire nuove prospettive di lavoro: l’impegno preso in chiusura a San Gallo in Svizzera dalla Commissione Ambiente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (CCEE), riunita il 25 e 26 gennaio nella cittadina elvetica. Dopo sei consultazioni, tra il 1999 e il 2004, ed intensi dibattiti sul cambiamento climatico e nuovi stili di vita sostenibili, svoltisi durante la Terza Assemblea ecumenica europea a Sibiu nel 2007, la Commissione vuole trovare nuove forme di impegno nel campo dell’ambiente, come chiarisce in un comunicato conclusivo dei lavori a San Gallo. Tra le proposte è quella di iniziare un “Pellegrinaggio di responsabilità per il Creato”, quale esperienza di preghiera, di scambio di idee e di comune cammino. Tutto ciò anche in chiave ecumenica per presentare una comune presa di posizione alla Conferenza mondiale di Copenaghen nel prossimo novembre. Al fine di rafforzare una Rete europea tra le diverse iniziative e i gruppi di lavoro, che si sono formati nelle singole Conferenze episcopali negli ultimi anni, sarà incentivato il lavoro del “Catholic Ecology Forum Europe“ ( ). (R.G.)

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    Messaggio per il capodanno cinese del presidente della Conferenza episcopale di Taiwan

    ◊   “Non dimenticare l’identità cristiana”. Così mons. John Hung, arcivescovo di Tai Pei e presidente della Conferenza episcopale regionale di Taiwan, esorta i fedeli nel suo messaggio per il capodanno cinese. Nel testo propone tre temi principali: “mantenere la gioia; non dimenticare la carità; beati i poveri” per confermare l’identità cristiana. Si legge nel messaggio: “l’aria di crisi è globale ma se crediamo che il Signore è con noi, gli aspetti economici non possono turbare la nostra pace interiore. Niente può toglierci la pace di Dio! I cristiani, che sono pieni della grazia del Signore, portino questa gioia ai loro vicini”. “Quando preghiamo il Padre Nostro – continua mons. Hung - non dobbiamo dimenticare che ciò che sta a cuore al Signore sono tutti i suoi figli bisognosi. Quindi solo quando condividiamo quanto possediamo con i fratelli e le sorelle bisognosi, aiutando i più deboli, possiamo rendere contento il Nostro Padre che è nei cieli”. Infine il presidente della Conferenza episcopale taiwanese ha spiegato la beatitudine “beati i poveri”. “Questo è il tempo migliore per l’evangelizzazione. Perché la fine per l’uomo è proprio l’inizio di Dio. La vera soddisfazione è possedere il Signore, l’unica chiave per risolvere la questione sociale è la Carità”. Quindi l’arcivescovo ha augurato a tutti di vivere un capodanno di preghiera, di condivisione, di unione familiare, invocando la benedizione del Signore. (R.P.)

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    Cina: nella diocesi di Nan Chong seminario teologico per l’Anno Paolino

    ◊   Il terzo seminario Teologico dell’Anno Paolino promosso dalla diocesi di Nan Chong si è svolto nel distretto di Da Zhou nei giorni scorsi, sul tema centrale: “lo spirito missionario paolino”. Oltre 100 tra sacerdoti, religiose e fedeli venuti da tutte le parti della diocesi, hanno approfondito insieme le Lettere dell’Apostolo delle Genti, mettendole in collegamento con la realtà diocesana. La diocesi di Nan Chong della provincia del Si Chuan, zona colpita dal violento terremoto del 12 maggio 2008, continua a vivere il programma stabilito per celebrare l’Anno Paolino nonostante le difficoltà conseguenti al terremoto. Fin da quando il Papa ha indetto l’Anno Paolino, - riferisce l'agenzia Fides - la diocesi ha subito preparato un programma pastorale per vivere questo Anno giubilare, organizzando un calendario preciso di studio dei testi paolini che si articola in quattro fasi, dall’agosto 2008 ad aprile 2009: la teologia paolina è stato il tema di studio e riflessione in agosto; le Lettere paoline ad ottobre; lo spirito missionario paolino è oggetto di riflessione per gennaio 2009 e il metodo missionario e la meditazione lo saranno nell’aprile 2009. Fin dal 1746 la popolazione dell’attuale diocesi di Nan Chong aveva conosciuto il messaggio di Cristo. Nel 1930 venne eretto il vicariato apostolico e nel 1946, l’anno dell’istituzione della Gerarchia in Cina, venne creata la diocesi. Oggi la comunità cattolica di Nan Chong è composta da più di 80.000 fedeli; dispone di 45 chiese e 28 luoghi di preghiera. (R.P.)

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    A Porto Rico il corso per i vescovi dell’America Latina alla luce di Aparecida

    ◊   Prosegue presso l’Università del Sacro Cuore a San Juan di Porto Rico e presso la Casa di Predicazione San Vicente Ferrer a Bayamón, il corso “Leadership episcopale nel mondo di oggi alla luce di Aparecida”, evento organizzato dal dipartimento per la Comunione ecclesiale e dialogo, in collaborazione con l’Istituto Teologico Internazionale di Porto Rico. Partecipano al corso - che si concluderà sabato prossimo - vescovi provenienti da Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Costa Rica, Ecuador, Honduras, Giamaica, Nicaragua, Messico, Panama, Paraguay, Porto Rico, Uruguay, Venezuela e Stati Uniti. Il corso ha come obiettivo di analizzare la situazione attuale del Continente, la proposta di Aparecida e le risorse umane e materiali di cui un vescovo ha bisogno per compiere la sua missione. L’idea dell’iniziativa è nata durante la stessa V Conferenza Generale di Aparecida, con l’intenzione di promuovere ed estendere tra i vescovi lo spirito che la incoraggiò, favorendo così la messa in pratica dei contenuti del Documento ed i suoi orientamenti. La giornata inaugurale è stata aperta da una concelebrazione Eucaristica presieduta da mons. Roberto González, arcivescovo di San Juan, e dalla relazione “La Missione della Chiesa alla luce di Aparecida. La formazione integrale del discepolo missionario” tenuta da mons. Ramón Benito della Rosa, arcivescovo di Santiago de los Caballeros (Repubblica Dominicana). Tra gli altri temi in agenda: ecumenismo; Maria, discepola e missionaria; Pastorale della Comunicazione; Teologia, liturgia e comunicazione; Etica e deontologia della Comunicazione e Redazione dei mezzi di comunicazione. Ulteriori argomenti previsti riguardano la pianificazione, le dinamiche delle organizzazioni, la leadership delle équipe di lavoro e, in maniera più ampia, i meccanismi di autofinanziamento delle diocesi e delle organizzazioni ecclesiastiche. (R.P.)

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    Inghilterra: la Chiesa lancia un sito Internet per aiutare le persone colpite dalla crisi economica

    ◊    
    www.life4seekers.co.uk/uncertainty: è il nuovo sito internet lanciato dalla Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles per aiutare le persone colpite dall’attuale crisi economica. Il portale, si legge in una nota, offre meditazioni da scaricare in formato mp3, uno spazio per le riflessioni, le testimonianze di persone che hanno superato i momenti di difficoltà e numerosi consigli su come “tirare avanti”. Una sezione importante del sito è riservata alle preghiere per la famiglia e all’Angelo Custode ed incoraggia i fedeli a cercare l’intercessione di San Matteo, Patrono delle finanze. “Sebbene tutti abbiamo bisogno di denaro – continua la nota – nel Vangelo leggiamo che San Matteo incontrò Gesù ed abbandonò la sua vita da pubblicano, incentrata sull’aspetto venale, per cercare la ricchezza eterna contenuta nel messaggio e nella persona di Cristo”. “Abbiamo voluto realizzare un portale – ha detto mons. Andrew Faley, vicesegretario generale della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles – che potesse offrire sostegno, consolazione e consigli pratici alle persone attualmente in difficoltà”. Inoltre, dalla homepage del sito ci si può collegare direttamente a numerose organizzazioni cattoliche in grado di sostenere materialmente chi ha bisogno. Il portale è stato realizzato con l’aiuto dell’Agenzia cattolica per il supporto all’evangelizzazione (Case). (I.P.)

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    Italia: Pax Christi celebra il 50.mo dell'annuncio del Concilio

    ◊   Sono trascorsi 50 anni dall’annuncio dell’indizione del Concilio Vaticano II da parte di Papa Giovanni XXIII, il 25 gennaio 1959. In memoria di quell’evento, Pax Christi Italia ha tenuto nei giorni scorsi il suo Consiglio Nazionale, svoltosi a Tavarnuzze, in provincia di Firenze. Il Concilio Vaticano II, si legge nel comunicato finale dell’incontro, “costituì una nuova primavera per la Chiesa, che seppe trovare, al proprio interno, energie fresche e insospettate per portare, con parole attuali e perciò comprensibili, agli uomini e alle donne del nostro tempo, l’annuncio antico e pur sempre nuovo del Vangelo”. L’assise conciliare, continua la nota, “seppe leggere i segni dei tempi, non più come una minaccia, ma quale invito sollecito e creativo dello Spirito, affinché “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono”, fossero “pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo” e perché nulla di genuinamente umano non trovasse eco nel loro cuore (Gaudium et Spes 1)”. Per questo, Pax Christi Italia “riafferma la profonda convinzione della perenne validità di quell’evento, unita alla consapevolezza che molte delle intuizioni e delle direttive conciliari attendono ancora di essere pienamente realizzate”. Tra queste, il Movimento cattolico per la pace ne individua soprattutto due: “la necessità di un mutuo rispetto e sincero apprezzamento tra i credenti delle diverse tradizioni religiose (Nostra Aetate) e l’inalienabile diritto di professare e celebrare liberamente la propria fede (Dignitatis Humanae)”. Inoltre, il Consiglio nazionale ha individuato nella tematica conciliare il principio ispiratore del prossimo Congresso, si terrà dal 24 al 26 aprile 2009. La scelta del tema, conclude la nota, è dovuta alla consapevolezza che “soltanto in una prospettiva di fede si possa cogliere e valorizzare la ricchezza delle differenti sensibilità e carismi, componendole in quella “convivialità delle differenze” che don Tonino Bello ci ha indicato quale strumento irrinunciabile per comporre insieme il mosaico della Pace”. (I.P.)

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    Spagna: inaugurata a Bilbao una moderna biblioteca all'Università di Deusto

    ◊   E' stato definita un grande avvenimento culturale l’inaugurazione ieri, presso l’Università di Deusto a Bilbao, di una moderna biblioteca e centro studi e ricerche, aperta non solo agli studenti ma anche in generale al mondo dell’imprenditoria e della cultura. L’inaugurazione ufficiale è stata presieduta dai Reali di Spagna, il Re Juan Carlos e la Regina Sofia. Al momento della benedizione, il vescovo di Bilbao mons. Ricardo Blázquez ha sottolineato l’importanza della cultura nei rapporti tra fede e vita sociale. Nel suo discorso il rettore, il padre gesuita Jaime Oraa, ha ricordato le origini dell’Università di Deusto, e il suo ruolo - nei 122 anni di vita - di esistenza nella Chiesa e nella società; sono oltre 70 mila i professionisti che si sono formati in questa istituzione. Ma l’università si è impegnata ad assumere le nuove sfide di una società che cerca sempre di più la priorità dell’intelligenza, l’inventiva, la creatività, ed il suo influsso nella società, sempre secondo l’umanesimo cristiano e la tradizione pedagogica della Compagnia di Gesù, con i suoi 200 centri universitari oggi nel mondo. La nuova biblioteca è una prova di questo impegno con una società in forte sviluppo. Questo Centro di Risorse per lo studio e le ricerche, con i suoi 900 mila volumi ed ogni sorta di risorse tecniche, con i suoi mille posti a sedere per la lettura, più 44 sale individuali per gli studiosi e le 16 sale per i lavori in gruppo, ha avuto come architetto Rafael Moneo di Tudela (Navarra), conosciuto internazionalmente e professore presso l’Università di Harvard. L’edificio si trova a pochi metri dal rinomato Museo Guggenheim. Il mondo imprenditoriale e finanziario ha contribuito con notevole generosità e lungimiranza alla realizzazione di questo Centro. Dopo l’inaugurazione e la benedizione il Re Juan Carlos e la Regina Sofia, si sono trattenuti per oltre un ora con gli invitati presenti alla celebrazione. Oltre ai Reali erano presenti il presidente della regione, le autorità provinciali e locali e tutte le massime autorità politiche, oltre ai più alti esponenti della vita imprenditoriale, culturale e finanziaria. (Da Bilbao, Ignazio Arregui)

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    24 Ore nel Mondo



    Israele riapre agli aiuti umanitari a Gaza. Raid contro i tunnel del contrabbando

    ◊   Le autorità israeliane hanno riaperto stamattina uno dei valichi di confine con la Striscia di Gaza per consentire il passaggio di 200 camion con aiuti umanitari, ma al contempo hanno confermato l'intenzione di “ulteriori azioni di risposta” militare dopo l'imboscata di ieri contro una pattuglia, costata la vita a un soldato e il ferimento di altri tre. Effettuato anche un raid aereo contro i tunnel del contrabbando al confine fra Egitto e Gaza. Intanto, il nuovo inviato americano per il Medio Oriente, George Mitchell, oggi in Israele dopo la tappa al Cairo, insiste nel sollecitare “un prolungamento” e “un consolidamento” del fragile cessate-il-fuoco proclamato dalle parti il 18 e 19 gennaio, dopo le tre settimane di guerra dell'operazione "Piombo fuso".

    Pakistan
    Gli attacchi missilistici americani sono controproducenti e non aiutano la lotta al terrorismo. Lo ha detto alla televisione pakistana il portavoce del ministro degli Esteri del Paese, Mohammad Sadiq, dopo la dichiarazione del segretario alla Difesa americano, Robert Gates, che annunciava che gli Usa colpiranno Al Qaeda ovunque si trovi, non escludendo gli attacchi in Pakistan e quindi non cambiando la politica del precedente governo americano.

    Iran
    Quattro giovani fra i 18 e i 20 anni sono stati impiccati perché riconosciuti colpevoli di avere sequestrato e violentato un ragazzo di 16 anni. Le esecuzioni sono avvenute nel carcere di Mashhad, nell'est del Paese. I quattro avevano rapito due ragazzi di 16 anni davanti ad una scuola e li avevano portati nel deserto fuori dalla città. Uno dei due sequestrati era riuscito a fuggire, mentre il secondo era stato violentato. Queste impiccagioni portano a 36 il numero delle esecuzioni di cui si è avuta notizia in Iran dall'inizio dell'anno.

    Iraq
    E' cominciata oggi alle 7, ora locale, con il voto di oltre mezzo milione di agenti di polizia, militari, detenuti e malati disabili, la prima fase delle elezioni provinciali irachene per le quali sabato saranno chiamati alle urne circa 15 milioni di elettori in 14 delle 18 province del Paese. Secondo quanto ha reso noto la Commissione elettorale, per oggi sono stati allestiti 1.677 seggi in caserme, prigioni e ospedali, per favorire il voto di 614.998 elettori, ai quali con un inchiostro speciale viene marcato un dito per impedir loro di votare più volte. Ai detenuti, ha precisato la stessa fonte, è consentito il voto se non sono stati ancora sottoposti a processo o se sono stati condannati a pene detentive non superiori a cinque anni. I risultati della votazione di oggi verranno diffusi assieme ai risultati delle successive votazioni di sabato, ovvero, prevedibilmente, entro martedì prossimo. A contendersi i 440 seggi dei 14 Consigli provinciali - restano fuori dalla consultazione le tre province autonome curde e quella della contesa città settentrionale di Kirkuk - ci sono 14.431 candidati, di cui 3.912 donne. La loro campagna elettorale finirà domani sera, quando per gli elettori inizierà il periodo di "riflessione".

    Somalia
    Il parlamento somalo ha annunciato ieri sera di aver rinviato di cinque giorni le elezioni del nuovo presidente, dopo le dimissioni a fine dicembre di Abdullahi Yusuf Ahmed. In virtù della nuova carta di transizione del Paese, il nuovo presidente deve essere eletto nei 30 giorni successivi alle dimissioni del predecessore. Yusuf ha rassegnato le dimissioni il 29 dicembre scorso e il termine ultimo per scegliere il successore scade oggi. ''La maggior parte dei parlamentari ha accettato il rinvio, ma se possiamo farlo prima lo faremo'', ha detto il presidente del parlamento, Aden Mohamed Nur. In apparente contrasto con la decisione del parlamento, la commissione elettorale in un comunicato ha però precisato che il voto avrà luogo venerdì prossimo. “L'elezione avverrà il 30 gennaio e il presidente eletto presterà giuramento il giorno dopo”, si legge nel comunicato.

    Onu - Costa d’Avorio
    Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha approvato la diminuzione delle forze di pace delle Nazioni Unite in Costa d'Avorio. Il testo autorizza la riduzione delle truppe da 8.115 a 7.450, prendendo atto dei “progressi ottenuti dalle parti”. I caschi blu erano giunti nel Paese africano nel 2002 per sedare la guerra civile in corso. Il Consiglio dell’Onu ha però esortato i politici ivoriani a fissare un calendario elettorale preciso, con una data definitiva per le elezioni presidenziali, ritardate ormai da tre anni.

    Cipro-Turchia
    Il governo della Repubblica di Cipro ha deciso di portare all'attenzione della Corte europea dei Diritti umani le dichiarazioni del noto attore turco, Attila Olgac, il quale, giovedì scorso, durante un talk-show televisivo, ha confessato di aver sparato e ucciso a sangue freddo a un greco-cipriota di 19 anni, prigioniero di guerra, e di aver ucciso in circostanze imprecisate altri nove suoi connazionali. I fatti raccontati da Olgac sarebbero avvenuti durante l'intervento militare turco a Cipro nell'estate del 1974, che portò alla scomparsa di oltre 1.500 greco-ciprioti e di circa 500 turco-ciprioti. Il giorno seguente, travolto dalle reazioni dall'estero ma anche in patria, Olgac ha cercato di ritrattare quanto detto affermando che si trattava di idee per un film, ma le sue spiegazioni non hanno convinto nessuno. La decisione di portare la questione dei desaparecidos greco-ciprioti all'attenzione della giustizia europea, come ha annunciato questa sera a Nicosia il portavoce del governo Stefanos Stefanou, è giunta al termine di un incontro tra il capo dello Stato, Demetris Christofias, e il procuratore generale Petros Clerides.

    UE-Cina
    L'Unione europea spera che la visita in Europa del premier cinese, Wen Jiabao - che venerdì prossimo lo porterà a Bruxelles per un incontro con la Commissione Ue - possa rimettere le relazioni con Pechino sui binari e contribuire a programmare rapidamente un nuovo Vertice Ue-Cina, dopo quello del primo dicembre 2008 annullato a causa del Tibet. Il premier cinese - partito ieri con destinazione Svizzera, Germania, Bruxelles, Spagna e Gran Bretagna - parteciperà venerdì ad una riunione di lavoro con l'esecutivo europeo ed avrà un incontro con il suo presidente, José Manuel Durao Barroso. Contemporaneamente, un gruppo di commissari europei si incontrerà con i ministri che accompagnano Wen: l'auspicio di Bruxelles - hanno riferito fonti - è di arrivare a firmare alcuni protocolli di intesa per rafforzare la cooperazione su commercio, sicurezza, trasporto aereo e progetti Erasmus. A Bruxelles, Wen incontrerà anche l'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza della Ue Javier Solana e la commissaria Ue alle relazioni esterne Benita Ferrero-Waldner.

    Sri Lanka
    I guerriglieri separatisti delle Tigri Tamil hanno preso in ostaggio 300 malati di un ospedale e li usano come scudi umani. A riferirlo sono i funzionari della Croce Rossa e delle Nazioni Unite presenti sul posto, che hanno cercato di raggiungere i malati. Intanto, ieri è giunto a Colombo, capitale dello Sri Lanka, il ministro degli Esteri indiano, Pranab Mukherjee, che intende assicurare un salvacondotto per i civili di etnia tamil che in Sri Lanka sono oltre 230 mila. I tamil cingalesi furono portati dall'India in Sri Lanka dagli inglesi e, avendo ancora molti legami nel Paese, chiedono di poterci tornare a causa della guerra tra il governo di Colombo e l'esercito di Liberazione delle Tigri Tamil, che sta provocando molte vittime: 200 solo negli ultimi due giorni.

    ColombiaDue persone sono morte e almeno 20 sono rimaste ferite questa notte a nord di Bogotà a causa di una forte esplosione provocata da un ordigno piazzato in un quartiere residenziale. Secondo gli inquirenti, dietro l'attacco dinamitardo potrebbe esservi la guerriglia, anche se il movente sarebbe da collegare al racket delle estorsioni piuttosto che a ragioni politiche. Il ministro della Giustizia, Juan Manuel Santos, ha puntato il dito in particolare contro le Farc, le Forze armate rivoluzionarie di Colombia, che in passato hanno compiuto attentati dalle caratteristiche molto simili. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Francesca Ciacci)

     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 28

     
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