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Sommario del 25/01/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • San Paolo, modello di conversione, nell’incontro con Cristo che ribalta la vita: cosi Benedetto XVI all’Angelus
  • Settimana per l’unità dei cristiani: il Papa presiede il rito conclusivo con i Secondi Vespri nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. Nota di padre Federico Lombardi
  • Prosegue la visita ad Limina dei vescovi iracheni
  • Sinodo dei vescovi per l’Africa: intervista con mons. Eterović
  • Le speranze delle Chiese in Medio Oriente: la testimonianza del patriarca Ignace Youssif III Younan
  • Il Papa su YouTube: la riflessione del prof. Paolo Mancini
  • Compie oggi 80 anni l’arcivescovo di Bangkok, che passa tra i membri non elettori del Collegio cardinalizio
  • Oggi in Primo Piano

  • Oggi, Giornata Mondiale dei malati di lebbra: lottare contro la malattia e le discriminazioni
  • Referendum costituzionale in Bolivia: luci e ombre della riforma
  • Macerata celebra il suo illustre concittadino padre Matteo Ricci, in vista del quarto centenario della morte
  • Chiesa e Società

  • “Aprire il cuore a Cristo”: l’omelia del segretario di Stato cardinale Bertone all’incontro con il Movimento “Equipes Notre Dame”
  • “Crisi alimentare e corruzione i problemi dell’Africa occidentale”: la denuncia dell'Onu
  • I vescovi spagnoli consegnano i premi “Bravo” per la comunicazione sociale
  • Il 25 gennaio 1959 Papa Giovanni XXIII annunciava al mondo il Concilio Vaticano II
  • Inghilterra: la Conferenza episcopale invita le parrocchie alla formazione missionaria
  • Thailandia: in ottobre il Congresso mondiale di Signis su bambini e media
  • Spagna: in agosto, il secondo Meeting europeo della gioventù francescana
  • Bangladesh: nell’ultimo decennio boom di vocazioni sacerdotali nel Paese
  • 24 Ore nel Mondo

  • Svolta significativa nel conflitto interno dello Sri Lanka: le truppe regolari conquistano l’ultima roccaforte dei ribelli Tamil
  • Il Papa e la Santa Sede



    San Paolo, modello di conversione, nell’incontro con Cristo che ribalta la vita: cosi Benedetto XVI all’Angelus

    ◊   L’incontro con Cristo che ribalta completamente la vita: ne ha parlato stamane Benedetto XVI all’Angelus, nella festa della “Conversione di San Paolo". Dopo la preghiera mariana il Papa si è soffermato sull’odierna Giornata mondiale dei malati di lebbra e sul Capodanno lunare nei Paesi asiatici. Poi l’incontro gioioso con i ragazzi dell’Azione cattolica giunti a Piazza San Pietro con la “carovana della pace”. Il servizio di Roberta Gisotti:


    L’esperienza dell’Apostolo delle genti “può essere modello di ogni autentica conversione cristiana”: così il Papa, che oggi nel pomeriggio presiederà nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, un incontro di preghiera - che ha affidato a Maria - in chiusura della Settimana per l’unità dei cristiani. Un evento ecumenico che assume particolare rilievo nell’Anno Paolino. San Paolo – ha detto il Santo Padre - ci indica infatti “l’atteggiamento spirituale per poter progredire nella via della comunione.”

     
    “Certo, noi cristiani non abbiamo ancora conseguito la mèta della piena unità, ma se ci lasciamo continuamente convertire dal Signore Gesù, vi giungeremo sicuramente”.

     
    Ha richiamato il Papa dal Vangelo odierno la prima predicazione di Gesù in Galilea: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino”, che ci riporta alla conversione di Paolo sulla via di Damasco “nell’incontro col Cristo risorto; fu questo incontro a cambiargli radicalmente l’esistenza”. “Saulo comprese – ha osservato il Papa - che la sua salvezza non dipendeva dalle opere buone compiute secondo la legge, ma dal fatto che Gesù era morto anche per lui – il persecutore – ed era risorto”. Convertirsi significa quindi anche per ciascuno di noi, credere che Gesù “ha dato se stesso” per noi, morendo sulla croce e, risorto vive con noi e in noi.

     
    "Affidandomi alla potenza del suo perdono, lasciandomi prendere per mano da Lui, posso uscire dalle sabbie mobili dell’orgoglio e del peccato, della menzogna e della tristezza, dell’egoismo e di ogni falsa sicurezza, per conoscere e vivere la ricchezza del suo amore”.

     
    Dopo la recita dell’Angelus, il pensiero di Benedetto XVI è corso nell’odierna Giornata mondiale dei malati di lebbra a quanti soffrono e sono emarginati a causa di questa malattia, testimoniando loro la vicinanza della Chiesa.

     
    “Mi rallegro che le Nazioni Unite, con una recente Dichiarazione dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani, abbiano sollecitato gli Stati alla tutela dei malati di lebbra e dei loro familiari”.

     
    Poi gli auguri a tutti i popoli dell’Asia orientale che si preparano a celebrare il capodanno lunare “di vivere questa festa nella gioia”, perché la gioia – ha sottolineato il Papa - “è l’espressione dell’essere in armonia con se stessi: e ciò può derivare solo dall’essere in armonia con Dio e con la sua creazione”.

     
    “Che la gioia sia sempre viva nel cuore di tutti i cittadini di quelle Nazioni, a me tanto care, e si irradi sul mondo!”.

     
    Quindi il saluto affettuoso del Santo Padre ai bambini e ragazzi dell’Azione cattolica e delle parrocchie romane che hanno dato vita alla tradizionale “Carovana della Pace” per le vie della città e giungendo a piazza San Pietro, accompagnati dal cardinale Vicario, Agostino Vallini. Ed è stata quest’anno Miriam una bambina di 11 anni a leggere il loro messaggio di pace, accanto al Papa, dallo studio del Palazzo apostolico.
     “Siamo venuti fin qui percorrendo le strade della nostra città, con il cuore pieno di gioia e insieme a te vogliamo gridare a tutti la nostra voglia di pace”.
     Benedetto XVI ha cosi ricambiato:

     
    “Cari ragazzi, con l’aiuto di Gesù siate sempre costruttori di pace a casa, a scuola, nello sport e dappertutto. Grazie ancora!”.

     
    Ancora dopo i saluti nelle varie lingue, in particolare rivolto ai pellegrini di lingua inglese, ha richiamato il recente messaggio per la Giornata delle comunicazioni sociali sottolineando che “un saggio uso delle tecnologie informatiche può contribuire a formare comunità capaci di promuovere la ricerca della verità, del buono e del bello”.

     
    Infine il volo su Piazza San Pietro di due colombe, simbolo di Pace, consegnate dal piccolo Marco Valerio, al Papa, che le ha liberate.

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    Settimana per l’unità dei cristiani: il Papa presiede il rito conclusivo con i Secondi Vespri nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. Nota di padre Federico Lombardi

    ◊   A conclusione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, oggi pomeriggio, Benedetto XVI presiederà, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura a Roma, la celebrazione dei Secondi Vespri nella Festa della Conversione dell'Apostolo delle genti. Prenderanno parte al Rito rappresentanti delle altre Chiese e Comunità ecclesiali presenti a Roma. La Radio Vaticana trasmetterà la cronaca dell’evento a partire dalle 17.20. Ascoltiamo in proposito la riflessione del nostro direttore generale, padre Federico Lombardi:


    “Proclamazione cristiana della speranza in un mondo diviso”: è il tema dell’ultimo giorno della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani di quest’anno. Esprime con molta forza il servizio prezioso che i cristiani, insieme, possono e devono svolgere per l’umanità: con la forza della loro speranza condurre la famiglia umana verso l’unità e la pace. Perché speranza e unione sono termini inseparabili. Da una parte la divisione e l’odio uccidono la speranza; d’altra parte la vera grande speranza è sempre una speranza per tutti, e suppone quindi l’unione.

     
    I nostri sono giorni in cui sentiamo parlare molto di speranze umane. La nuova presidenza degli Stati Uniti, ad esempio, ne ha suscitate molte, e questo non è certo male in un mondo fin troppo travagliato. Ma sono anche giorni in cui la guerra in Medio Oriente ha rimesso sotto i nostri occhi quali sono i frutti orribili dell’odio che divide. Trovare il senso solido e durevole della speranza, in modo che le speranze umane siano gradini verso di essa, e non fonti di illusioni e delusioni continue. Trovare la forza della riconciliazione e del perdono, senza di cui la guerra non avrà mai fine.

     
    Di queste cose il mondo ha bisogno, e queste cose i cristiani le possono trovare, e tutti i cristiani insieme le possono e le devono testimoniare, perché ne conoscono una fonte più profonda delle loro divisioni confessionali: Gesù Cristo e il suo Vangelo.

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    Prosegue la visita ad Limina dei vescovi iracheni

    ◊   Un appello alle autorità dell'Iraq affinché difendano i diritti umani e civili dei cristiani nel Paese. Lo ha lanciato ieri Benedetto XVI durante l’udienza ai vescovi iracheni in visita ad Limina in Vaticano fino a martedì. Il Papa ha ricordato la violenza che ha insanguinato anche la Chiesa irachena, messa a dura prova dalla guerra. Emigrazione, violenze, rapimenti hanno infatti inciso profondamente sul destino della piccola comunità ecclesiale. Ma quanti sono in realtà e in quali condizioni vivono? Rabih Abi Abdallah, collega del Programma arabo, lo ha chiesto a mons. Philip Najim, visitatore apostolico per i fedeli caldei in Europa:


    R. - C’è un numero molto alto di cristiani che sta lasciando l’Iraq a causa dell’attuale situazione, delle difficoltà economiche e della mancanza di sicurezza e delle cose necessarie per la vita quotidiana: la benzina, l’acqua, l’elettricità. Nonostante tutto, la Chiesa va avanti e continua a lavorare e a offrire il suo servizio e la sua testimonianza ai cristiani che rimangono in Iraq. Essi condividono le stesse difficoltà dei loro compatrioti musulmani. È una situazione che coinvolge tutto il popolo iracheno.

     
    D. - Che cosa sta facendo la Chiesa locale per alleviare le sofferenze degli sfollati e dei profughi cristiani in Iraq e nei Paesi confinanti?
     
    R. - I nostri vescovi nelle loro diocesi sono vicini ai fedeli, cercano di comprendere le loro sofferenze, le loro difficoltà e necessità, ma anche di aiutarli nei limiti delle loro possibilità. Perciò la Chiesa è viva, è ancora presente, i sacerdoti continuano a lavorare con grande zelo e con impegno pastorale anche per dire: "siamo qui con voi, siamo vicini a voi, condividiamo la vostra sofferenza".

     
    D. - Come vede il futuro della presenza cristiana in Iraq? Crede che l’auspicabile convivenza pacifica tra cristiani e musulmani sia sempre possibile, oppure il comportamento dei gruppi integralisti ha minato la fiducia reciproca tra le due comunità?
     
    R. - A dire la verità, la fratellanza, il rispetto reciproco, la convivenza pacifica tra cristiani e musulmani esiste da anni. Prima non si era mai posta la questione della religione ma oggi ci sono questi gruppi integralisti che vogliono creare difficoltà per il popolo iracheno per rallentare un processo di pace che permetta la prosperità e la creazione di un futuro migliore. Ma il popolo iracheno sa benissimo che questi gruppi integralisti sono lì soltanto per dividerlo, spezzarlo. Gli iracheni, sia i musulmani, sia i cristiani sono ancora uniti e continuano a lavorare insieme per favorire questo processo di pace.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Sinodo dei vescovi per l’Africa: intervista con mons. Eterović

    ◊   Si è conclusa ieri a Roma la 18.ma riunione del Consiglio speciale della Segreteria generale per il Sinodo dei vescovi per l’Africa, che si terrà dal 4 al 25 ottobre di quest’anno in Vaticano. Sul lavoro svolto in questi anni dal Consiglio si sofferma, al microfono di Romilda Ferrauto, l’arcivescovo Nikola Eterović, segretario generale del Sinodo dei vescovi:


    R. – Da qualche anno questo Consiglio speciale per l’Africa ha lo scopo di preparare la seconda Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi e, come è noto, il Santo Padre durante la sua visita in Camerun, nel mese di marzo, presenterà ai presidenti delle Conferenze episcopali del Continente africano l’Instrumentum laboris. Per preparare l’Instrumentum laboris della prossima assemblea speciale per l’Africa, il Consiglio speciale per l’Africa si è riunito in questi giorni a Roma. Stiamo proprio portando a termine il lavoro della redazione di questo documento.

     
    D. – Dunque, preparazione del documento, scelta del tema e degli argomenti che saranno trattati...

     
    R. – Ovviamente, il tema è stato scelto dal Santo Padre dopo una consultazione dell’episcopato africano: “La Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace. Voi siete il sale della terra, voi siete la luce del mondo”. Il tema è molto attuale e richiama l’Ecclesia in Africa, il primo documento sulla situazione africana, risultato della prima Assemblea speciale del Sinodo per l’Africa. Si tiene conto in questo importante documento che i vescovi, in comunione con il Santo Padre, hanno voluto riflettere sul tema della riconciliazione, della giustizia e della pace.

     
    D. – Ci può dire se in questi giorni sono emerse delle preoccupazioni?

     
    R. – Per me è importante sottolineare la priorità della riconciliazione, con esempi molto concreti, dove la Chiesa è in prima linea in vari Paesi, in varie società, in questo processo di riconciliazione. Un processo che è molto opportuno, indispensabile e che ha la sua radice vera nel Vangelo. Una riconciliazione, dunque, che richiede di conoscere la realtà e di riconoscere le colpe delle parti singole, ma anche incamminarsi verso il perdono e una riconciliazione che supera una giustizia umana.

     
    D. – Lei ha l’impressione che i vescovi africani si sentano rincuorati da questa attenzione?

     
    R. – I vescovi sono molto grati al Santo Padre, Benedetto XVI, per la sua prossima visita in Camerun e Angola, nel cuore dell’Africa. Continente dove il Santo Padre incontrerà tutti i presidenti delle Conferenze episcopali. Ovviamente, aspettano con grande apertura e possiamo dire gratitudine il suo messaggio, che sarà orientato ad una preparazione immediata alla prossima riunione sinodale. Siamo sicuri che lo Spirito Santo aiuterà e coronerà con la sua benedizione tanti sforzi e, soprattutto, tante preghiere dei fedeli e di uomini di buona volontà del Continente africano, ma anche di tutta la Chiesa.

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    Le speranze delle Chiese in Medio Oriente: la testimonianza del patriarca Ignace Youssif III Younan

    ◊   La Chiesa annunci Cristo con “le parole dell’Oriente e dell’Occidente” ed ogni comunità orientale “sappia integrarsi nel suo nuovo contesto sociale ed ecclesiale, senza perdere la propria identità”. Sono alcune delle esortazioni di Benedetto XVI in occasione dell’incontro, avvenuto venerdì, con il nuovo patriarca di Antiochia dei Siri, Ignace Youssif III Younan. Durante l’udienza, il Papa ha anche sottolineato un compito prioritario, quello dell’unità delle diverse comunità ecclesiali, come spiega al microfono di Romilda Ferrauto, lo stesso patriarca Youssif III Younan:


    R. – Le Chiese orientali hanno questo dono dell’Istituzione sinodale: la Chiesa locale viene governata dal patriarca con i vescovi nella collegialità e nella comunione. Le Chiese orientali non sono in una sola diocesi, sono sparse in diverse parti del Medio Oriente, anche nella diaspora. E’ possibile che ci siano alcuni aspetti diversi nel considerare come procede l’evangelizzazione, la pastorale, l’amministrazione. Il Santo Padre ci ricorda il nostro primo dovere, che è quello di vivere questa collegialità nell’unità e anche nell’amore fraterno. Noi siamo molto grati al Papa per averci ricordato questo compito di buoni pastori.

     
    D. – Il cuore di questa Chiesa si trova in Medio Oriente, in terre che oggi conoscono grandi difficoltà e tormenti. Quale sguardo posa lei su questo contesto regionale dove vive una parte della sua Chiesa?

     
    R. – Purtroppo, abbiamo sofferto molto negli ultimi anni per quanto accaduto sia in Libano sia in Iraq sia in Terra Santa. Si tratta di situazioni che hanno prodotto l’emorragia dell’emigrazione. Tutte le Chiese devono far fronte a questo fenomeno e risolvere alcuni problemi. Devono aiutare gli immigranti ad integrarsi nella nuova società al di fuori del Medio Oriente e a conservare il loro patrimonio liturgico e spirituale.

     
    D. – I vescovi iracheni chiedono che i cristiani possano rimanere in Medio Oriente. Anche lei è d’accordo con questa richiesta?

     
    R. – Certamente sono d’accordo, perché l’immigrazione è un fenomeno che non aiuta l’evangelizzazione. Nemmeno assicura che le Chiese relativamente piccole del Medio Oriente possano crescere normalmente. Ma il fatto dell’immigrazione è divenuto universale. Non possiamo fermarlo o ignorarlo. E poi l’immigrazione potrà essere anche positiva se i legami tra Chiesa madre e Chiesa della diaspora saranno rafforzati aiutandosi l’una con l’altra.

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    Il Papa su YouTube: la riflessione del prof. Paolo Mancini

    ◊   Internet “vero dono per l’umanità”, luogo nel quale è possibile promuovere i grandi valori dell’esistenza. E’ il contenuto del Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, in programma il 24 maggio prossimo. Una ricorrenza che quest’anno vede la crescita dell’informazione vaticana perché da venerdì scorso, sul sito di You Tube, è possibile vedere l’immagine del Papa e ascoltarne la parola. Su questa nuova sfida della Chiesa Luca Collodi ha raccolto il commento di Paolo Mancini, ordinario di Sociologia delle comunicazioni presso l’Università degli studi di Perugia:


    R. - Con Internet la Chiesa ha capito di trovarsi di fronte ad uno strumento che offriva delle grandi opportunità di evangelizzazione, ma che era anche un importante strumento di organizzazione da utilizzare appieno.

     
    D. - Prof. Mancini, il Vaticano è da venerdì su un canale di You Tube. Una sfida coraggiosa visto che gli utenti della rete non sono sempre teneri nei commenti che riguardano la Chiesa…

     
    R. – Sì, la sfida è totale, ma devo dire che i sacerdoti e parte della Chiesa già era su You Tube. In un’indagine che abbiamo fatto, per conto della CEI, noi abbiamo rilevato che molti sacerdoti già mettono su You Tube le proprie omelie. E quindi è uno strumento che rivoluziona completamente il modo di rapportarsi con il fedele, ma anche con il non fedele. Certo, ci si trova di fronte a delle nuove sfide, perché c’è il parroco che mette la propria omelia, ma ci può anche essere la derisione della Chiesa, e la sfida cambia completamente rispetto ai tempi vecchi.
    D. - Questo è il punto. La Chiesa è pronta a testimoniare il Vangelo sul Web, correndo dei rischi…
     
    R. – Internet offre grandi opportunità e propone grandi rischi, ma questo lo propone alla Chiesa come a qualsiasi altra istituzione. Questo è il dato rivoluzionario di Internet: opportunità ma rischi. E la Chiesa entra in Internet e su You Tube come ci entrano tutti.

     
    D. - Prof. Mancini, per conto dei vescovi italiani lei ha condotto una ricerca sul rapporto tra Internet e le parrocchie. Molte hanno un sito sul web. Anche questo è un segnale che conferma l’attenzione della Chiesa verso le nuove tecnologie di comunicazione?

     
    R. – Molte parrocchie hanno un sito; tantissime parrocchie usano Internet, ma le parrocchie che hanno un sito sono ancora un numero non altissimo. C’è tuttavia una grande volontà - questo lo abbiamo certamente rilevato - una grande volontà da parte dei parroci giovani e – questa è la novità - anche da parte dei parroci più anziani, che sono, ricordiamo, la grande percentuale dei parroci italiani. Quindi c’è un atteggiamento positivo, riscontrabile sia nei giovani che nei vecchi parroci, e questo ci sembra una grande novità, al di là del dato quantitativo.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Compie oggi 80 anni l’arcivescovo di Bangkok, che passa tra i membri non elettori del Collegio cardinalizio

    ◊   Compie oggi 80 anni mons. Michael Michai Kitbunchu, cardinale arcivescovo di Bangkok in Thailandia, già presidente della Conferenza episcopale del Paese asiatico a maggioranza buddista. Mons Kitbunchu, creato cardinale nel 1983 da Giovanni Paolo II, è stato il primo membro del Collegio cardinalizio a provenire dall'antico Regno di Thailandia - evangelizzato tre secoli fa - noto in passato come Siam. Il raggiungimento del traguardo degli 80 anni del porporato thailandese cambia la composizione del Collegio cardinalizio formato ora da 189 porporati, dei quali 115 elettori e 74 non elettori. (R.G.)

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    Oggi in Primo Piano



    Oggi, Giornata Mondiale dei malati di lebbra: lottare contro la malattia e le discriminazioni

    ◊   Si celebra oggi la 56.ma Giornata Mondiale dei malati di lebbra, istituita nel 1954 dal giornalista e scrittore francese Raoul Follereau e riconosciuta ufficialmente dall'ONU. Tema di quest’anno è: “Salviamo la bellezza dell’uomo dalla lebbra”. Si tratta di un’occasione per promuovere la dignità e i diritti delle persone affette dal morbo di Hansen. Secondo gli ultimi dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il 2007 ha registrato oltre 250 mila nuovi casi di lebbra nel mondo, pari a  circa 700 casi al giorno. Un dato in calo rispetto agli anni precedenti che tuttavia vede i malati ancora vittime di diverse forme di discriminazione. Ce ne parla Francesco Colizzi, presidente dell’Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau al microfono di Claudia Di Lorenzi:


    R. – Purtroppo la discriminazione è ancora molto presente; vi sono luoghi, nel mondo, dove vi sono persone affette - in passato - dalla malattia, e che non hanno ancora una carta d’identità, non possono accedere ad un’indennità pensionistica.

     
    D. – Nel giugno scorso, il Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani ha approvato una dichiarazione sul superamento della discriminazione verso i malati di lebbra e i loro familiari; ma cosa possono fare, ancora, le istituzioni, per garantire la tutela delle persone affette dal morbo di Hansen?

     
    R. – Ciò che adesso forse, per me, è più grande, è l’impegno verso circa 10 milioni di persone che sono guarite, ma conservano le disabilità – quindi le manifestazioni visibili, evidenti, della malattia – e a causa di ciò, pur non essendo infettive, vengono discriminate, non hanno lavoro, a volte non hanno una casa, a volte i bambini, i loro figli, non possono andare a scuola. Quindi c’è tanto da fare per i diritti delle persone che hanno avuto la malattia, ma sono guarite.

     
    D. – La lebbra è una malattia carica di simbolismo, perché priva la persona della sua armonia esteriore; un aspetto che pesa fortemente sul vissuto del malato…

     
    R. – Noi ci occupiamo molto della lebbra come malattia in quanto tale, ma per l’AIFO è anche una grande metafora: la lebbra toglie la bellezza intrinseca ad ogni essere umano, ed è per questo che noi manderemo questo messaggio: “salviamo la bellezza dell’uomo e la sua dignità da tutte le lebbre del mondo”, quindi dalla guerra, dall’indifferenza, dall’egoismo, dalla violenza che purtroppo sono ancora troppo presenti sul nostro pianeta.

     
    D. – A favorire l’accoglienza delle persone affette da lebbra, certo aiuterebbe una più puntuale conoscenza della malattia, delle possibilità di contagio e di guarigione…

     
    R. – Questa è una delle grandi colpe della comunità, anche scientifica internazionale; il fatto che è una “neglected disease”, come la definisce l’Organizzazione Mondiale della Sanità, cioè una delle tante malattie che, poiché riguarda ormai i poveri, gli ultimi del mondo, non viene studiata approfonditamente, non si cerca di realizzare un vaccino, non si cercano nuovi farmaci, non interessa perché non c’è un mercato, un po’ come tante malattie dimenticate. C’è un problema di giustizia anche nella ricerca scientifica, nella ricerca dei farmaci, nell’accesso alle cure. L’AIFO intende impegnarsi molto, in maniera da garantire dei servizi sanitari di base, in tutti i Paesi poveri, che si occupino di tutte le malattie; tra queste ricordino che esiste anche la lebbra e che può essere curata e guarita facilmente. La lebbra è meno infettiva della tubercolosi, quindi ci vuole ancora una campagna d’informazione, ci vuole ancora un impegno conoscitivo.

     
    D. – Quali iniziative di sensibilizzazione sono organizzate per la giornata di oggi?

     
    R. – In tutte le piazze che abbiamo coinvolto, in Italia – che sono circa un migliaio – oggi noi incontriamo un po’ tutti i cittadini per sensibilizzare, attraverso dei banchetti, sui quali si trova il miele della solidarietà, per addolcire, per lenire un po’ la sofferenza umana – questo è il simbolismo del miele – e, in cambio, chiediamo appunto un’offerta. Ma nello stesso tempo – oggi come ieri – negli stadi di serie A e di serie B, si sta esponendo lo striscione della nostra associazione contro la lebbra, per ricordare appunto che c’è una grande partita che si gioca sulla terra: quella che deve portare gli ultimi a recuperare posizione, deve consentire la crescita della giustizia sulla terra. E naturalmente c’è tutto un proliferare di iniziative, perché sono presenti, in Italia, protagonisti diretti dei nostri progetti, che vengono dall’India – perché questo è un anno dedicato all’India, ancora il Paese più colpito dalla lebbra nel mondo.

     
    D. – Nel suo testamento, Raoul Follereau si rivolge in particolare ai giovani; è a loro, soprattutto, che affida il compito di amare i sofferenti, i poveri e gli emarginati, per essere realmente degli uomini liberi…

     
    R. – I suoi messaggi annuali, durante le giornate mondiali, erano sempre rivolti alla gioventù del mondo. Il suo più grande messaggio è stato quello di dire ai giovani di non disperdere la libertà, soprattutto in Occidente, e che i giovani possiedono; di non entrare nella disgrazia di non essere utili a nessuno, di fare il bene che noi avremmo voluto fare e che non abbiamo potuto fare, ma che però questa nuova generazione può realizzare.

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    Referendum costituzionale in Bolivia: luci e ombre della riforma

    ◊   In Bolivia, oltre 3 milioni e 800 mila cittadini sono chiamati oggi al voto per approvare o respingere la proposta di una nuova Carta costituzionale. Per il Paese latinoamericano, recentemente segnato da un preoccupante aumento delle violenze e da una sempre più marcata polarizzazione politica, si tratta di un appuntamento cruciale: all’esito del referendum popolare sarebbe infatti legato il futuro del Paese. E’ quanto sottolinea, al microfono di Amedeo Lomonaco, Luis Badilla, giornalista esperto di America Latina:


    R. – La posta in gioco dovrebbe essere – si augurano tutti – il ritorno del Paese alla tranquillità, in base ad una nuova Carta costituzionale. Va però sottolineato che ci sarà sicuramente una forte opposizione alla probabile vittoria dei sì’.

     
    D. – In caso di approvazione, il tessuto sociale e politico della Bolivia sarà profondamente mutato?

     
    R. – Secondo l’impianto del testo costituzionale – che eventualmente sarà approvato – il Paese dovrebbe cambiare radicalmente, sia dal punto di vista istituzionale sia sotto il profilo politico-culturale. Dovrebbe cambiare anche nella dialettica democratica interna della nazione. Dovrebbe dunque emergere una nuova Bolivia, con molti aspetti positivi, ma anche con altre situazioni in cui le perplessità, i dubbi, restano grandissimi.

     
    D. – Quali, in concreto, le ombre e le luci di questa nuova proposta della Carta costituzionale?

     
    R. – Le luci sono molte: vengono riconosciuti, dopo 500 anni, i diritti delle altre nazionalità, delle altre etnie e dei tanti popoli. Quindi la Bolivia diventerà ufficialmente il primo Stato latinoamericano multiculturale, anche in base a quanto fissato nella Carta costituzionale. E’ anche positivo il fatto che il testo accresce le libertà politiche, sociali e culturali. Ma anche le ombre sono moltissime. Tra tutte, c’è quella che paventano in molti: l’ombra pesante della mano dello Stato. Lo Stato che vorrebbe, potrebbe intervenire su tutto. Il testo potrebbe portare – in definitiva – ad uno statalismo opprimente.

     
    D. – Quindi, in gioco c’è anche un sano equilibrio nel rapporto tra Chiesa e Stato…

     
    R. – La Chiesa ha dato molte idee, ha partecipato alle discussioni dell’Assemblea costituente, ha lanciato anche critiche. Non è vero però – com’è stato detto in questi giorni – che alcuni articoli siano stati redatti dalla Chiesa. Questo rientra in una campagna propagandistica. La Chiesa ha dato la propria opinione dal punto di vista dei principi. Ha suggerito idee, ha confutato altre, e poi alla fine ha chiarito che su questo testo numerosi punti sono soddisfacenti. Altri, ugualmente importanti, sono invece preoccupanti.

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    Macerata celebra il suo illustre concittadino padre Matteo Ricci, in vista del quarto centenario della morte

    ◊   Era il 24 gennaio del 1601 quando padre Matteo Ricci arrivava a Pechino: il missionario gesuita, nato a Macerata, iniziava così la sua opera di evangelizzazione in Cina. In ricordo di quella data e in preparazione del quarto centenario della morte del religioso, avvenuta nel 1610, la diocesi di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia presenta ai fedeli il calandario delle manifestazioni celebrative. Numerosi gli appuntamenti, come spiega al microfono di Isabella Piro, il vescovo della diocesi marchigiana, mons. Claudio Giuliodori:


    R. – Abbiamo iniziato con la benedizione delle famiglie e quindi a tutte le famiglie della diocesi arriverà un depliant che presenta la figura di padre Matteo Ricci perché i cittadini maceratesi ne possano assimilare lo spirito. Una seconda iniziativa è legata ad alcuni Convegni: in autunno, un Seminario di studi a carattere più storico e poi un Convegno internazionale nel marzo dell’anno prossimo. E siamo in attesa della costituzione del Comitato nazionale che poi potrà curare la pubblicazione di tutte le opere di padre Matteo Ricci e anche la costituzione, a Macerata, di un Museo stabile che possa promuovere la memoria di padre Matteo Ricci dopo le celebrazioni. Speriamo anche che ci sia la possibilità di incontro con i cattolici cinesi che sono in Italia e anche di appuntamenti in Cina, come già avvenuto: insieme all’Università di Macerata, nell’ottobre scorso siamo stati in Cina per un Convegno proprio sul tema delle religioni nel mondo.

     
    D. – Di questo viaggio a Pechino, proprio sulle orme di padre Ricci, cosa può raccontarci?

     
    R. – E’ stata per me la prima esperienza, quindi un incontro con questo popolo che è anche alla ricerca di una conciliazione profonda con il suo passato e la sua storia, anche con la dimensione spirituale e religiosa. Si è parlato con grande libertà, affrontando le problematiche ma anche i possibili sviluppi del dialogo religioso. Quindi un bilancio positivo che, nel segno di padre Matteo Ricci ci fa ben sperare anche per sviluppi futuri che vedano una sempre maggiore capacità di dialogo, di incontro, di reciproco riconoscimento anche tra la Chiesa cattolica e la realtà cinese.

     
    D. – Qual è l’insegnamento principale che ci ha lasciato questo padre gesuita?

     
    R. – La sua passione per l’annuncio del Vangelo, perché il modo con cui ha saputo costruire i rapporti con la Cina rappresenta ancora oggi un paradigma di dialogo, di incontro e di evangelizzazione. E vedere come onorano, oggi, la sua tomba ci fa capire subito quanto rispetto, quanta gratitudine, quanto onore i cinesi riservino a padre Matteo Ricci, che loro considerano tra i padri della loro cultura e del loro sviluppo.

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    Chiesa e Società



    “Aprire il cuore a Cristo”: l’omelia del segretario di Stato cardinale Bertone all’incontro con il Movimento “Equipes Notre Dame”

    ◊   Il tema della famiglia al centro dell’omelia pronunciata dal segretario di Stato vaticano cardinale Tarcisio Bertone, ieri, nella celebrazione eucaristica in seno all’incontro dei responsabili di tutto il mondo del Movimento “Equipes Notre Dame”, presso l’Istituto Madonna del Carmine di Sassone, a Ciampino, nei pressi di Roma. Un Movimento che il cardinale conosce bene, essendo stato consigliere spirituale delle Equipes romane, e del quale ha sottolineato l’impegno a valorizzare appieno il sacramento del matrimonio in un contesto sociale e culturale come quello di oggi, in cui la coppia si trova ad affrontare nuove problematiche. Il segretario di Stato, appena tornato dall’incontro mondiale delle famiglie a Città del Messico quale inviato del Papa, ha portato all’assemblea il saluto di Benedetto XVI che incoraggia le "Equipes Notre Dame" a proseguire nel suo servizio ecclesiale. Il cardinale Bertone ha raccontato come all’evento messicano siano stati evidenziati i problemi che oggi investono la famiglia, ma contemporaneamente anche la speranza che nutre la famiglia cristiana oggi, “consapevole della missione che deve svolgere e del compito sociale di enorme importanza che riveste per il futuro dell’umanità”. Molte sono le “piaghe” - ha sottolineato il cardinale Bertone - che oggi affliggono le famiglie nel mondo: incomprensioni, infedeltà, separazioni, divorzi, facili convivenze, difficoltà economiche e sociali, perdita dell’entusiasmo e della fiducia reciproca; ma vanno messi in luce anche i prodigi che il Signore compie in tante famiglie che si affidano a Cristo e accolgono prontamente l’annuncio evangelico. “Aprire il cuore a Cristo" - ha aggiunto il porporato – è un invito rivolto a tutti: "è per ogni battezzato, così da diventare lo scopo primario a cui tendere senza stancarsi, se si vuole dare senso vero alla propria esistenza cristiana”. (R.B.)

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    “Crisi alimentare e corruzione i problemi dell’Africa occidentale”: la denuncia dell'Onu

    ◊   “Molte delle cause profonde dei conflitti in diversi Paesi dell’Africa occidentale devono ancora essere affrontate in maniera efficace e duratura”. Il rappresentante speciale Said Djinnit, a capo dell'Ufficio delle Nazioni Unite per l'Africa occidentale (Unowa) lo ha denunciato davanti al Consiglio di sicurezza in occasione dell’ultimo rapporto del Segretario generale dell'Onu sulla regione. Nell’area, pesantemente colpita da insicurezza alimentare e impennata dei prezzi, problematiche quali la disoccupazione giovanile e la corruzione rischiano di annullare tutti i passi avanti compiuti finora. Djinnit ha citato come preoccupante questione emergente la criminalità organizzata transfrontaliera, in particolare quella legata al traffico di droga. Inoltre, ha sottolineato come i colpi di Stato avvenuti in Mauritania e Guinea abbiano segnato una sconfitta per il consolidamento dell’autorità democratica e ha manifestato la preoccupazione che questi possano avere un “effetto domino” in tutta la regione, dove l’Unowa da tempo è impegnata nella direzione della costruzione del dialogo, d’intesa con la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas). Le organizzazioni, quest’anno, collaboreranno per garantire libere e giuste elezioni nei Paesi africani in cui si svolgeranno. (R.B.)

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    I vescovi spagnoli consegnano i premi “Bravo” per la comunicazione sociale

    ◊   Sono stati consegnati A Madrid dalla Commissione episcopale spagnola dei mezzi di comunicazione sociale, i premi “Bravo”. L’obiettivo dei riconoscimenti è promuovere i valori cristiani nelle produzioni dei mezzi di comunicazione sociale e stimolare gli stessi produttori e giornalisti verso una cultura ed una visione umanistico-cristiana della realtà. Nell’edizione 2009 sono stati assegnati nove premi: otto a mezzi di comunicazione; uno speciale ad uno scrittore. Ad aprire la cerimonia di consegna, il saluto di mons. Juan del Rio Martín, arcivescovo castrense e presidente della Commissione episcopale dei mezzi di comunicazione. Jose Jiménez Lozano, insignito con il premio “Bravo speciale”, ha offerto una ampia riflessione sulle diverse caratteristiche della comunicazione tradizionale e dei mezzi attuali, riferendosi al problema della trasmissione della parola e di certe realtá umane che vanno al di la della percezione sensoriale. Jose Jiménez Lozano, nato a Langa, vicino Avila, nel 1930, è autore di un gran numero di opere di carattere giornalistico, di poesie e saggi. Ha ricevuto importanti premi culturali, tra i quali il Cervantes nel 2002. Gli altri premi “Bravo” sono stati assegnati ad autori e produzioni di diversi mezzi della comunicazione sociale: stampa, radio, tv, cinema, musica, nuove tecnologie, pubblicazioni diocesane e a un’interessante campagna d’informazione sul popolo romeno, promossa dallo stesso governo della Romania per diffondere una migliore conoscenza della sua gente presso i Paesi che accolgono suoi immigrati. Il premio per le nuove tecnologie e stato attribuito all’agenzia H2ONews per il suo servizio gratuito di informazioni religiose e in particolare per i mezzi economicamente piú deboli. (A cura di Ignacio Arregui)

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    Il 25 gennaio 1959 Papa Giovanni XXIII annunciava al mondo il Concilio Vaticano II

    ◊   Cinquant’anni fa, a soli tre mesi dalla sua elezione al Soglio Pontificio, Papa Giovanni XXIII annunciava alla Chiesa e al mondo il Concilio Vaticano II, che aveva, tra gli obiettivi, l’aggiornamento del Codice di diritto canonico. “La più vasta assemblea mai celebrata nella storia”: così il direttore dell’ “Osservatore Romano”, Giovanni Maria Vian, definisce in un editoriale pubblicato oggi il Concilio Vaticano II. Era domenica il 25 gennaio del 1959, quando Papa Giovanni XXIII, dalla Basilica di San Paolo fuori le Mura, comunicò al mondo la notizia che, all’interno della stessa Chiesa cattolica, destò clamorosa sorpresa, anche se, rivela il segretario particolare di Papa Roncalli, Loris Francesco Capovilla intervistato da “Avvenire”, il Pontefice gli aveva manifestato questa sua intenzione già subito dopo l’elezione, parlandone poi con il segretario di Stato vaticano Domenico Tardini, con il sostituto mons. Angelo Dell’Acqua e con il suo confessore, Alfredo Cavagna. E perfino la data dell’annuncio non fu scelta a caso, ma si poneva al termine della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, tema molto caro a Giovanni XXIII e che divenne uno degli obiettivi del Concilio. Il Vaticano II vide la luce l’11 ottobre 1962, dopo un periodo di preparazione di 44 mesi: una lunga avventura costellata di nove sessioni e 168 congregazioni generali distribuite in quattro periodi, e fu chiuso da Paolo VI il quale, all’epoca dell’annuncio arcivescovo di Milano, lo definì “avvenimento storico di prima grandezza, grande oggi per domani; grande per i popoli e i cuori umani; grande per la Chiesa intera e per tutta l’umanità”. “Ai sette anni della preparazione e della celebrazione seguirono i decenni della sua recezione, non conclusa - scrive il direttore dell’ “Osservatore Romano” – una recezione controversa e non facile per l’incidenza delle decisioni conciliari nella vita della Chiesa, nella liturgia, nella missione, nei rapporti con le altre confessioni cristiane, l’ebraismo, le altre religioni, con l’affermazione della libertà religiosa, nell’atteggiamento verso il mondo”. “I buoni frutti del Concilio sono innumerevoli”, conclude Giovanni Maria Vian e indica tra questi “il gesto di misericordia nei confronti dei vescovi scomunicati nel 1988, che “Benedetto XVI, papa di Pace, ha voluto rendere pubblico in coincidenza con l’anniversario dell’annuncio del Vaticano II”. (A cura di Roberta Barbi)

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    Inghilterra: la Conferenza episcopale invita le parrocchie alla formazione missionaria

    ◊   Fare della formazione missionaria una priorità per il 2009: è questo l’invito lanciato dalla Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles a tutte le parrocchie del Paese. “All’inizio di un nuovo anno – spiega mons. Malcom Mc Mahon, presidente del Dipartimento per l’evangelizzazione e la catechesi della Conferenza episcopale inglese – molte persone fanno dei propositi. Io incoraggio a includere tra questi la promessa di trovare tempo per la formazione all’evangelizzazione”. “Proclamare e condividere la fede - prosegue mons. Mc Mahon - è la ragione per cui la Chiesa esiste: tutti noi, dai più giovani ai più anziani, dai laici ai consacrati, possiamo prendere parte alla missione parrocchiale. Riservare del tempo per imparare come rendere l’evangelizzazione più efficace, sicuramente darà i suoi frutti a molti livelli”. L’iniziativa di formazione missionaria ha come titolo “Mantenere viva la fiamma della fede” ed è sostenuta dall’Agenzia cattolica per il supporto all’evangelizzazione (Case) e dal Servizio cattolico all’evangelizzazione. Il tema scelto è tratto dalla seconda lettera di San Paolo a Timoteo, in cui l’Apostolo delle genti scrive: “Per questo ti raccomando di tener vivo in te quel dono di Dio che hai ricevuto, quando io ho posto le mie mani sul tuo capo. Perché Dio non ci ha dato uno spirito che ci rende paurosi; ma uno spirito che ci dà forza, amore e saggezza. Dunque, non aver vergogna quando parli del nostro Signore” (1:6-8). “L’obiettivo primario della formazione missionaria – si legge in una nota – sarà quello di aiutare le parrocchie a formare gruppi addetti all’evangelizzazione”. I corsi formativi si terranno da febbraio a ottobre in dodici città diverse dell’Inghilterra e del Galles. “Queste giornate di formazione – conclude mons. Keith Barltrop, direttore del Case – ci daranno la possibilità di capire cosa sia l’evangelizzazione cattolica e come preparare i gruppi destinati alla sua animazione. L’obiettivo è pratico e coloro che parteciperanno alle giornate formative riceveranno informazioni e risorse in materia”. (I.P.)

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    Thailandia: in ottobre il Congresso mondiale di Signis su bambini e media

    ◊   Saranno i diritti dell’infanzia il tema centrale del Congresso Mondiale 2009 di Signis, l’Associazione cattolica mondiale per la comunicazione. L’evento, che si terrà dal 17 al 21 ottobre 2009 a Chiang Mai, in Thailandia, avrà, infatti, come titolo “I media per una cultura della pace. Diritti dell’infanzia, promessa dell’avvenire”. Il programma dei lavori si articolerà intorno a tre problematiche fondamentali: le questioni globali e attuali sui diritti dell’uomo e del bambino; le prospettive emergenti per i mass media e i cambiamenti sociali; le sfide di chi cresce nell’era digitale. “Questo Congresso – afferma Augustine Loorthusamy, presidente di Signis – radunerà 500 comunicatori provenienti da 130 Paesi del mondo che discuteranno su come i mass media possano contribuire a creare una società in cui i diritti del fanciullo siano promossi e difesi. Per questo, bambini e ragazzi di tutto il mondo parteciperanno all’evento”. Da sottolineare che il Congresso rientra tra le iniziative intraprese per realizzare gli obiettivi del “Decennio internazionale delle Nazioni Unite” per la promozione di una cultura della non violenza e della pace, a favore dell’infanzia nel mondo. “Il decennio si concluderà nel 2010 – spiega Loorthusamy – noi speriamo che questo Congresso metta in evidenza il bisogno ininterrotto di promuovere i diritti dei più piccoli e la cultura della pace”. (I.P.)

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    Spagna: in agosto, il secondo Meeting europeo della gioventù francescana

    ◊   “Bel cammino, bella gente!”: questo lo slogan del secondo Meeting europeo della Gioventù francescana, in programma dal 9 al 15 agosto prossimo, nella città spagnola di Santiago de Compostela. Lo spunto per l’evento è la celebrazione degli 800 anni di fondazione dell’Ordine francescano a livello europeo. Tutti i giovani del Vecchio Continente sono, quindi, invitati a partecipare all’incontro, grazie al quale – si legge in una nota – potranno apprendere “i valori portati avanti da San Francesco di Assisi: fede, pace, dialogo, accettazione della povertà, rispetto per il Creato”. “In questo momento storico in cui sembriamo sommersi dal disorientamento e dall’incertezza – continua il testo – il carisma francescano si propone come ‘custode della pace’, stimolando iniziative di incontro e di evangelizzazione per i giovani d’Europa, con l’obiettivo di costruire insieme una nuova civiltà della pace”. Da ricordare, infine, che il primo Meeting europeo della gioventù francescana risale al 2007, quando ragazzi provenienti da 19 Paesi europei si incontrarono ad Assisi per riscoprire il contributo di San Francesco alla fede e alla cultura del Vecchio Continente. (I.P.)

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    Bangladesh: nell’ultimo decennio boom di vocazioni sacerdotali nel Paese

    ◊   Crescono le vocazioni in Bangladesh, dove nell’ultimo decennio si è registrato un vero e proprio boom di ordinazioni sacerdotali. Il record è stato raggiunto in questi mesi: tra l’ottobre 2008 e il prossimo 12 aprile, domenica di Pasqua, è prevista infatti l’ordinazione di 26 nuovi sacerdoti. Le ultime due, in ordine di tempo, sono avvenute il 9 gennaio nell’arcidiocesi di Dacca. A presiedere la celebrazione, cui hanno preso parte circa 2000 fedeli e un centinaio fra sacerdoti e religiosi, c’era l’arcivescovo Paulinus Costa assistito dall’ausiliare mons. Teotonius Gomes. Questa fioritura vocazionale è un motivo di grande gioia per la Chiesa locale, ha detto all’agenzia Ucan padre Tapan de Rozario, presidente dell’Associazione dei sacerdoti diocesani del Bangladesh. Secondo il religioso, che insegna presso il Dipartimento sulle religioni nel mondo dell’Università di Dacca, il boom si deve soprattutto alla buona immagine che i vescovi e i sacerdoti locali sono riusciti a dare del sacerdozio con il loro lavoro pastorale, ma anche alle varie iniziative di promozione vocazionale attuate in questi anni. Un altro elemento che ha giocato a favore è l’ambiente meno rigido che caratterizza oggi i seminari nel Paese rispetto agli anni passati. Quanto al record di questi mesi - ha spiegato da parte sua, padre Gabriel Corraya, rettore del Seminario Maggiore dello Spirito Santo - va attribuito anche alla riforma dei programmi nei Seminari che ha abbreviato di sei mesi il tempo della formazione. Secondo l’annuario della Chiesa cattolica del Bangladesh, nel 2007 il Paese contava 320 sacerdoti locali e 30 stranieri, di cui due terzi diocesani: pari a circa un sacerdote oggi 900 fedeli. (L.Z.)

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    24 Ore nel Mondo



    Svolta significativa nel conflitto interno dello Sri Lanka: le truppe regolari conquistano l’ultima roccaforte dei ribelli Tamil

    ◊   L’Esercito dello Sri Lanka è riuscito ad entrare a Mullaitivu, città nel nord del Paese, ultima roccaforte militare dei ribelli Tamil. A renderlo noto il ministero della Difesa di Colombo, precisando che i militari stanno ancora facendo fronte alla resistenza degli indipendentisti. Lo scorso 2 gennaio, le truppe regolari erano riuscite a riprendere il controllo di Kilinochchi, base principale del Fronte di liberazione delle Tigri Tamil Eelam (Ltte).

    Medio Oriente
    Al via questa mattina al Cairo i colloqui tra due delegazioni di Hamas e il capo dei Servizi segreti egiziani, Omar Suleiman, sulla prosecuzione del cessate-il-fuoco unilaterale stabilito domenica scorsa. Stasera, inoltre, la situazione di Gaza sarà discussa a Bruxelles dai ministri degli Esteri dell’Unione Europea, della Turchia, dell’Egitto e della Giordania, che incontreranno un rappresentante dell'Autorità nazionale palestinese (Anp), dopo il confronto con la responsabile della politica estera israeliana Tipzi Livni. La stessa Livni, candidata alle prossime elezioni politiche (10 febbraio), ha dichiarato oggi che se dovesse divenire primo ministro d’Israele il suo avversario e leader della Destra (il Likud) Benyamin Netanyahu, “è possibile che si crei una frattura con gli Stati Uniti. Immediata la replica del Likud che ha sottolineato l’ottima conoscenza che ha Netanyahu della politica statunitense.

    Afghanistan
    Nuovo attentato suicida in Afghanistan, dove stamani un uomo si è fatto esplodere in un mercato a  Samkanai, nella turbolenta provincia orientale di Paktia, uccidendo una persona e ferendone otto. Il presidente afghano, Hamid Karzai, intanto, ha denunciato l'uccisione di 16 civili nel raid delle Forze a comando Usa avvenuto ieri nella provincia orientale di Laghaman. Al contrario le autorità statunitensi, sostengono che nell’operazione hanno perso la vita 15 militanti armati, ma nessun civile. Migliaia gli afghani scesi stamani in piazza contro la presenza delle forze straniere nel Paese.

    Iraq
    Il carcere iracheno Abu Ghraib, in Iraq, riaprirà il mese prossimo, dopo una lunga ristrutturazione come “Prigione centrale di Baghdad”, perchè il vecchio nome, ha spiegato il vice ministro della Giustizia iracheno, Busho Ibrahim, “ha lasciato un senso di amarezza nella memoria del Paese”. Il luogo di detenzione, infatti, fu teatro di abusi sui detenuti da parte dei militari e contractor (soldati dei servizi di sicurezza privati) americani.

    Pakistan
    Il Governo pachistano ha ordinato il sequestro del quartier generale della Jamaat ud Dawa a Muridke, nel Punjab. La Jamaat è l'organizzazione caritatevole, legata a quella terroristica Lashkar-e-Taiba (Let) che, come sostiene l'India, ha architettato gli attentati di novembre a Mumbai. Secondo quanto ha reso noto un funzionario del governo del Punjab, Salman Ejaz, tutti i beni e le proprietà dell'organizzazione sono ora sotto il controllo dello Stato che ha nominato un amministratore, responsabile della loro gestione e della continuazione di tutte le attività, dalle scuole agli ospedali.

    India
    La polizia indiana ha ucciso stamani due presunti terroristi con passaporto pachistano al termine di un inseguimento in auto a Nuova Delhi. Le Forze di sicurezza avevano intercettato l'autovettura sospetta nella cittadina di Noida la scorsa notte, mentre si muoveva in direzione della capitale. A bordo del veicolo hanno in seguito ritrovato, oltre ai passaporti, mitragliette Ak-47 e bombe a mano. Domani è la Festa nazionale, anniversario della liberazione.

    Somalia
    Le Forze armate etiopiche hanno completato il loro ritiro dalla Somalia, dopo due anni di presenza per lottare al fianco del governo di Mogadiscio contro l'insurrezione islamica. Lo ha annunciato il ministro delle comunicazioni etiopico Bereket Simon. L'ingresso delle truppe etiopiche nel Paese confinante risale al dicembre 2006.

    Vietnam
    Un traghetto è affondato nella regione centrale del Vietnam e fonti di Polizia parlano di almeno 40 morti, tra cui 27 donne e 7 bambine. Il tragico incidente si imputa al sovraccarico dell’imbarcazione che trasportava 80 persone, con una licenza per appena 12 passeggeri. Cinque, al momento, i dispersi.

    Grecia
    Continua, in Grecia, la rivolta dei contadini che, dopo aver rifiutato i 500 milioni di euro annunciati dal Governo, hanno bloccato ieri la viabilità nelle maggiori arterie del centro e del nord-est del Paese e minacciano di tagliare in due la strada Nazionale, interrompendo il passaggio sul ponte dello Stretto di Salonicco. Tra le altre cose, chiedono un minimo garantito per cotone, cereali e olio d'oliva, oltre a compensazioni fiscali sul carburante. Intanto, ieri pomeriggio, ad Atene violenti scontri sono scoppiati tra un migliaio di manifestanti che reclamavano la liberazione delle 50 persone arrestate durante le proteste dello scorso dicembre, e la Polizia che ha risposto con i lacrimogeni al lancio di sassi e molotov.

    Islanda
    Si è dimesso stamani il ministro per il Commercio islandese Bjorgvin Sigurdsson, due giorni dopo l’annuncio del premier Geir Haarde sulla convocazione di elezioni anticipate a maggio e sulla sua intenzione di non ricandidarsi. Per tutta la settimana, il Paese del Nord Europa, e in particolare la sua capitale Reykjavik, è stato teatro di proteste antigovernative, dovute alla grave crisi economica e alla conseguente, forte svalutazione della moneta locale, la corona.

    Italia
    Da questa mattina, due mezzi della Polizia bloccano l'accesso alla strada del Centro di accoglienza temporanea di Lampedusa, in Sicilia, dove sono alloggiati circa 1.300 migranti, mille dei quali ieri si erano allontanati dal Cpa per manifestare e chiedere il trasferimento in strutture di altre Regioni. Nel Cpa la notte è passata tranquilla e su tutta l'isola è stata rafforzata la presenza delle forze dell'ordine. Il premier Berlusconi ieri sera ha annunciato che martedì prossimo il ministro dell’Interno Roberto Maroni si recherà a Tunisi per organizzare il rimpatrio della maggior parte degli immigrati irregolari.

    Maltempo
    È di almeno 15 morti il bilancio provvisorio della violentissima tempesta che si è abbattuta nei giorni scorsi in Spagna e in Francia, con raffiche di vento fino a 184 km orari. Tra le vittime anche quattro bambini schiacciati nel crollo di un centro sportivo alla periferia di Barcellona. Milioni di case in Francia sono rimaste senza elettricità, ma al momento in Gironda, l’area più colpita del Paese, l’allarme sembra sceso e si attende la visita del presidente Sarkozy.

    Turchia
    Dieci persone sono rimaste uccise da una valanga nel nordest della Turchia. Secondo quanto rende noto l'emittente televisiva Ntv, le vittime facevano parte di un gruppo di 17 alpinisti rimasto intrappolato sui monti Zigana, una cinquantina di chilometri a sud dalla località di Trebisonda, sul Mar Nero, la città da cui provenivano. I soccorritori militari e civili sono riusciti a salvare sette persone. (Panoramica internazionale a cura di Silvia Gusmano)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 25

     
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