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Sommario del 19/01/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI alla delegazione luterana finlandese: approfondire il dialogo sul tema della Chiesa come comunione in Cristo
  • La famiglia fondamento indispensabile della società: così il Papa a conclusione dell'Incontro mondiale delle famiglie. A Milano nel 2012 il prossimo raduno
  • Altre udienze e nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Tregua a Gaza. Israele prosegue il ritiro. Hamas inneggia alla vittoria
  • I cristiani di Terra Santa impegnati a costruire ponti tra ebrei e musulmani
  • Mons. Belotti sull'immigrazione: la diversità non è un pericolo ma una ricchezza
  • Denunciate la pedofilia in rete: appello dell'associazione Meter agli utenti dei social network
  • In crescita le visite dei pellegrini alla casa-prigione di San Paolo a Roma
  • Grande affluenza alla mostra sui martiri giapponesi a Nagasaki: intervista con mons. Zagnoli
  • Chiesa e Società

  • Continuano i pellegrinaggi in Terra Santa nonostante le tensioni e il conflitto a Gaza
  • Migliaia di sfollati per attacchi dei ribelli ugandesi nel nord-est del Congo
  • Sri Lanka: il vescovo di Jaffna chiede al governo un corridoio umanitario per i rifugiati
  • India: padre Nayak torna in Orissa dopo le violenze anticristiane
  • Documentario sui rifugiati iracheni sarà presentato il 21 gennaio presso la Radio Vaticana
  • Viaggio del cardinale Cordes presidente di Cor Unum nelle Filippine
  • Migliaia di iniziative negli Usa per celebrare la festa di Martin Luther King
  • Vescovi d'Inghilterra: "Nulla può diminuire il nostro impegno per l'unità dei cristiani"
  • Crisi economica : cresce la disoccupazione in Europa
  • Portogallo. Il premier socialista Socrates promette: se verrò rieletto introdurrò i matrimoni gay
  • Dura reazione dei cattolici inglesi ai test prenatali per individuare l’autismo
  • Il Consiglio d'Europa critica l'Azerbaigian per la sua censura alle Radio straniere
  • L'Ue chiede a Eutelsat di riprendere a trasmettere in Cina
  • Congo: le iniziative della Chiesa contro l’epidemia di ebola
  • La Fondazione Migrantes ringrazia il Papa per le parole ai marittimi
  • Usa: le università cattoliche contribuiscono alla crescita delle vocazioni
  • Referendum per l’insegnamento della religione nelle scuole di Berlino
  • Germania: più fondi per i centri cattolici di assistenza al matrimonio
  • Alla Gregoriana giornata di studi storiografici su San Paolo
  • 24 Ore nel Mondo

  • Domani a Washington la cerimonia di insediamento del nuovo presidente Usa Barack Obama
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI alla delegazione luterana finlandese: approfondire il dialogo sul tema della Chiesa come comunione in Cristo

    ◊   Una tradizionale e importante udienza a carattere ecumenico ha caratterizzato la mattinata di Benedetto XVI, che ha ricevuto una delegazione luterana giunta a Roma per la festa di Sant’Enrico. L’incontro cade all’inizio della Settimana di preghiera per l’Unità dei cristiani, aperta ieri, ispirata quest’anno da una frase del profeta Ezechiele e significativamente proposta da un Paese diviso che cerca la riunificazione: la Corea. Il servizio di Alessandro De Carolis:


    Un incontro rituale e insieme un’occasione per fare il punto di un rapporto tenuto dal Papa in grande considerazione nell’orizzonte del dialogo ecumenico. Benedetto XVI ha accolto con cordialità la delegazione luterana finlandese, inquadrandone il senso della sua visita a Roma e in Vaticano nelle parole del profeta Ezechiele che guidano la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2009: "Che formino una cosa sola nella tua mano". Nella visione che le origina, ha spiegato il Papa, si parla di due pezzi di legno - che simboleggiano i due regni di Giuda e Israele nei quali il popolo di Dio era stato diviso - che vengono riuniti in uno. Un’immagine, ha osservato il Pontefice, efficace anche a distanza di centinaia di secoli:

     
    “In the context of ecumenism…
    Nel contesto dell’ecumenismo, essa ci parla di Dio che continuamente ci attira in un'unità più profonda in Cristo, per rinnovarci e liberarci dalle nostre divisioni”.
     
    La strada verso questo obiettivo, ha riflettuto Benedetto XVI, passa attraverso le affermazioni sottoscritte in un documento fondamentale per i rapporti fra cattolici e luterani: la “Dichiarazione congiunta sulla Giustificazione”, che celebra 10 anni di vita, tuttora oggetto di studi approfonditi da parte della Commissione per il dialogo ecumenico in Finlandia e Svezia. In particolare, ha affermato il Papa:

     
    “Under the theme ‘Justification in the life of the Church’…
    Nell'ambito del tema ‘Giustificazione nella vita della Chiesa’, il dialogo sta sempre più tenendo in conto la natura della Chiesa come segno e strumento della salvezza realizzata in Gesù Cristo, e non semplicemente come un mero assemblaggio di credenti o di un ente con varie funzioni”.
     
    Lo stesso San Paolo, ricordato nel suo giubileo bimillenario, ci insegna - ha proseguito il Pontefice - che la Chiesa, Corpo mistico di Cristo, “è costantemente guidata dallo Spirito Santo; lo Spirito del Padre e del Figlio. E' solo sulla base di questa realtà incarnata che il carattere sacramentale della Chiesa come comunione in Cristo può essere compreso”. E qui Benedetto XVI ha aggiunto: “Un consenso per quanto riguarda le implicazioni profondamente cristologiche e pneumatologiche del mistero della Chiesa si rivelerebbe una delle più promettenti basi per i lavori della Commissione”:

     
    “It is my fervid hope…
    A questo proposito, cari amici, è mia fervida speranza che la vostra visita a Roma, rafforzerà ulteriormente i rapporti ecumenici tra luterani e cattolici in Finlandia, che sono stati così positivi da molti anni. Insieme, dobbiamo ringraziare Dio per tutto ciò che è stato realizzato fino ad oggi nelle relazioni cattolico-luterane, e preghiamo che lo Spirito di verità ci guidi verso una sempre maggiore unità, al servizio del Vangelo”.

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    La famiglia fondamento indispensabile della società: così il Papa a conclusione dell'Incontro mondiale delle famiglie. A Milano nel 2012 il prossimo raduno

    ◊   “La famiglia è il fondamento indispensabile della società e dei popoli”, “una vera scuola di umanità e valori perenni”. E’ quanto ha detto ieri Benedetto XVI, in video collegamento, al termine del VI Incontro mondiale delle famiglie a Città del Messico, conclusosi con una Santa Messa celebrata dal Legato Pontificio, il cardinale Tarcisio Bertone. Il Papa ha anche annunciato che il prossimo raduno si terrà nel 2012 a Milano sul tema: “La famiglia, il lavoro e la festa”. Il servizio di Benedetta Capelli:


    Calore e partecipazione hanno accompagnato le parole del Papa risuonate tra i fedeli raccolti intorno al Santuario di Nostra Signora di Guadalupe, a Città del Messico, “cuore di tutta l’America Latina” l’ha definito Benedetto XVI. Concludendo il VI Incontro mondiale delle famiglie, il Santo Padre ha voluto ricordare che “la risposta cristiana alle sfide che la famiglia deve affrontare consiste nel rafforzare la fiducia nel Signore”. “Una forza - ha continuato - che viene dalla fede, alimentata dall’ascolto attento della Parola di Dio”.

     
    “La familia es un fundamento indispensable para la sociedad y los pueblos….”

     
    “La famiglia è un fondamento indispensabile per la società e i popoli, così come un bene insostituibile per i figli – ha affermato il Papa - degni di nascere come un frutto di amore, di donazione totale e generosa dei genitori”. “Una vera scuola di umanità e valori perenni – ha continuato - fondata sul matrimonio indissolubile tra un uomo e una donna, l’ambito nel quale la persona può nascere con dignità e crescere in modo integrale”.

    “Esta labor educativa se ve dificultada por un engañoso concepto de libertad…”

    Uno sforzo educativo, ha proseguito il Papa, ostacolato però da un “fuorviante concetto di libertà”, dove gli impulsi sono esaltati al punto di lasciare ognuno “nella prigione del proprio io”. “La vera libertà dell’uomo – ha evidenziato – proviene dall’essere stato creato ad immagine e somiglianza di Dio”. Ed è nel focolare della casa che si impara a “vivere veramente” ad apprendere i giusti valori. Nella preghiera in famiglia, “specialmente con la recita del Rosario”, si contemplano i misteri della vita di Gesù e si interiorizzano quei valori sui quali si medita.

     
    “Hoy más que nunca se necesita el testimonio y el compromiso público de todos los bautizados…”

    “Oggi più che mai abbiamo bisogno della testimonianza e di impegno pubblico di tutti i battezzati – ha esortato il Papa - per riaffermare la dignità e il valore unico e insostituibile della famiglia”. Pertanto Benedetto XVI ha invitato a sostenerla anche dal punto di vista legislativo. Vicinanza e incoraggiamento sono i sentimenti espressi dal Papa per le “famiglie numerose”, quelle che soffrono per “la povertà, la malattia, l’emarginazione o l’emigrazione” ma soprattutto per quelle perseguitate a causa della loro fede…

    “Y muy especialmente en las familias cristianas que son perseguidas a causa de su fe...”

    In conclusione il Papa ha annunciato la data e il luogo del prossimo Incontro delle Famiglie:

    "Me complace anunciar que el VII Encuentro Mundial de las Familias tendrá lugar, Dios mediante, en Italia, en la ciudad de Milán, el año 2012, con el tema: 'La familia, el trabajo y la fiesta'”

    Sarà a Milano nel 2012 sul tema: “La famiglia, il lavoro e la festa”.

     
    Della famiglia come “formatrice dei valori umani e cristiani” ha parlato anche il cardinale Bertone nella Messa conclusiva del VI Incontro Mondiale delle Famiglie. “In essa - ha continuato - si praticano molte virtù, unificate e sublimate dalla carità”.

     
    "La familia cristiana pone en el centro de su atención la persona del Señor Jesús…"

     
    "La famiglia cristiana mette al centro della sua attenzione la persona di Gesù – ha aggiunto il porporato - la fede nella sua presenza trasforma tutti i rapporti e le attività della famiglia, esalta i valori umani, crea un clima di comunione e gioia".

     
    Ricordando lo smarrimento di Maria e Giuseppe di fronte a Gesù e la loro disponibilità a comprendere che il loro figlio “non appartiene a loro”, il cardinale Bertone ha invitato i genitori a “rispettare la personalità e la vocazione” dei figli.

     
    "Una buena relación educativa comporta ternura y afecto y, al mismo tiempo, razonamiento y autoridad..."

     
    “Un buon rapporto educativo – ha evidenziato – comporta tenerezza e affetto e, allo stesso tempo, ragionamento e autorità”. “La famiglia fondata sul matrimonio monogamico e aperta alla vita, deve essere unita e stabile”. L’amore come “dono totale della vita dell’uno all’altro” rende la coppia “una casa sulla roccia” e fa della famiglia “un Vangelo vivente”.

     

     
    Per un bilancio di queste giornate ascoltiamo il servizio da Città del Messico di padre Gianfranco Grieco, capo ufficio del Pontificio Consiglio per la Famiglia:

     

     
    Quanto è stato detto in questi giorni qui è già presa di coscienza, è già vita. La famiglia è un bene immenso. Bisogna difenderla, sostenerla, valutarla, amarla, privilegiarla. La famiglia, come la scuola, come la parrocchia, devono ritornare a formare i figli, a formare i giovani. Non bisogna delegare nessuno, non bisogna delegare gli altri, Stato compreso: entrino in questo processo formativo non per indottrinare ma per seriamente formare. Alla crisi di valori dei nostri giorni, è stato sottolineato da più parti, per rispondere con una proposta seria, i valori umani, religiosi e cristiani devono camminare insieme, perché hanno un unico obiettivo: il bene totale della persona. Toccanti sono state le testimonianze di famiglie dei cinque continenti. Commovente la preghiera per i nonni, scritta da Papa Benedetto XVI e recitata in più lingue durante la veglia mariana. Significativo ancora è stato il rinnovo delle promesse matrimoniali e la benedizione degli anelli che si sono scambiati gli sposi. Continua è stata in questi giorni la preghiera a nostra Signora di Guadalupe per la pace in Terra Santa e in modo particolare per Gaza. Dall’America del Nord all’Europa la famiglia deve ritornare ad essere al centro delle politiche dei legislatori. Se la Chiesa considera la politica come un bene immenso a guadagnarci è solo la società civile. Tutto quello che si fa per il bene della famiglia si riflette automaticamente nella società civile e nella comunità ecclesiale. E’ questo il messaggio del VI Incontro mondiale della famiglie.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana, accompagnato dal segretario generale mons. Mariano Crociata, vescovo emerito di Noto; mons. Gerhard Ludwig Müller, vescovo di Regensburg (Repubblica Federale di Germania), con l’ausiliare, mons. Reinhard Pappenberger, vescovo tit. di Aptuca; mons. Wilhelm Schraml, Vescovo di Passau (Repubblica Federale di Germania).

    Negli Stati Uniti il Santo Padre ha nominato vescovo di Juneau mons. Edward J. Burns, del clero di Pittsburgh, rettore del Seminario diocesano "St. Paul". Mons. Edward J. Burns è nato il 7 ottobre 1957 a Pittsburgh, Pennsylvania, ed è incardinato a tale diocesi. È stato ordinato sacerdote il 25 giugno 1983 per la diocesi di Pittsburgh.

    Il Papa ha nominato visitatore apostolico per i fedeli Ucraini di rito bizantino residenti in Italia e Spagna mons. Dionisio Lachovicz, O.S.B.M., vescovo titolare di Egnazia. È nato il 2 luglio 1946 a Pombas, provincia di Itaiópolis, nello Stato di Santa Caterina in Brasile. Dopo la formazione presso il seminario dell'Ordine di San Basilio Magno a Curitiba, il 30 marzo 1970 ha emesso la professione solenne a Roma. È stato ordinato sacerdote l'8 dicembre 1972 a Iracema-Itaiópolis. Il 21 dicembre 2005 è stato eletto vescovo di Curia di Kyiv-Halyč e ha ricevuto l'ordinazione episcopale il 26 febbraio 2006.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Per Gaza soluzioni pacifiche e durevoli: in prima pagina, l’appello di Benedetto XVI, all’Angelus, a riprendere il filo del dialogo nella giustizia e nella carità.

    “Washington come Berlino. Cade un altro muro”: in prima pagina, Giulia Galeotti, da Washington, sui preparativi per l’insediamento di Barack Obama.

    Nell’informazione internazionale, un articolo di Gabriele Nicolò dal titolo “La Germania nel mirino dei terroristi in Afghanistan”.

    Nell’informazione religiosa, il messaggio del Papa per il sesto Incontro mondiale delle famiglie a Città del Messico e la sintesi dell’omelia del cardinale Tarcisio Bertone nella Messa conclusiva.

    Il discorso del Papa al termine del concerto, nella Cappella Sistina, per l’85.mo compleanno di mons. Georg Ratzinger, maestro di cappella emerito del duomo di Ratisbona.

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    Oggi in Primo Piano



    Tregua a Gaza. Israele prosegue il ritiro. Hamas inneggia alla vittoria

    ◊   La Striscia di Gaza ha trascorso una seconda notte di calma grazie al cessate-il-fuoco dichiarato separatamente da Israele e da Hamas, mentre continua il ritiro graduale delle truppe israeliane dalla Striscia, dove per tre settimane è andata avanti l’operazione militare "Piombo fuso", che ha causato la morte di oltre 1.300 palestinesi. Il servizio di Fausta Speranza:
     

     
    Secondo la radio militare israeliana, il ritiro delle forze israeliane da Gaza dovrebbe essere completato prima dell’investitura del presidente statunitense, Barak Obama, in programma domani. Lasciate postazioni importanti, rimangono poche unità incaricate di presidiare ''punti strategici'' non precisati. E si fanno dei bilanci. Un portavoce di al-Fatah - il partito del presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen - fa sapere che sedici attivisti di al-Fatah sono stati uccisi a Gaza da miliziani di Hamas, 80 sono stati "gambizzati" e centinaia di sostenitori di al-Fatah sono stati costretti ad osservare ''arresti domiciliari'' su imposizione di Hamas. Da parte sua, Hamas sostiene di aver perso solo 48 combattenti e di aver ucciso almeno 80 soldati israeliani e lanciato non meno di 900 razzi. Ma soprattutto un portavoce dichiara che il movimento intende tornare ad armarsi. Intanto, l'Egitto ha invitato Israele e le fazioni palestinesi ad incontri separati al Cairo giovedì per consolidare il cessate-il-fuoco. Ieri, il vertice a Sharm El Sheikh con capi di Stato e di governo di sei Paesi europei, più l'Onu e la Turchia, ha confermato il sostegno al piano egiziano per un cessate-il-fuoco duraturo e ha annunciato l'impegno dei partecipanti per l'assistenza umanitaria alla popolazione palestinese e la ricostruzione di 4.000 edifici residenziali demoliti a Gaza. Oggi, il presidente egiziano, Mubarak, è in Kuwait per un vertice economico arabo che dovrebbe includere una sessione specifica sulla situazione nella Striscia di Gaza.

    Di fronte all’estrema fragilità della tregua nella Striscia di Gaza ci si chiede cosa possa fare la comunità internazionale per rendere più stabile il cessate-il-fuoco. Giancarlo La Vella ha girato la domanda a Giorgio Bernardelli, giornalista esperto di Medio Oriente:


    R. - Questo non è stato un conflitto con obiettivi militari, ma un conflitto con obiettivi sostanzialmente politici e quindi questo è il momento che la comunità internazionale entri in questo discorso. Gaza è stata abbandonata per troppo tempo a se stessa: ne abbiamo visto i risultati. Questo è il momento buono per internazionalizzare questa crisi.

     
    D. - E’ possibile in qualche modo coinvolgere l’Autorità nazionale palestinese del presidente Abu Mazen, rimasta forse troppo a margine di questa crisi?

     
    R. - Non dimentichiamo che, nel bel mezzo di questa guerra, il mandato del presidente Abu Mazen è scaduto. Certo, la comunità internazionale punta sul suo coinvolgimento ma bisogna essere chiari: l’unica possibilità che questo coinvolgimento sia reale è un accordo con Hamas. E’ l’accordo interno tra le fazioni palestinesi l’unico modo per riportare l’Autorità palestinese a Gaza. E questo è paradossale, perché viene alla fine di una guerra che è seguita ad un anno e mezzo in cui c’era il boicottaggio di Hamas. Questa guerra, nei fatti, ha sconfessato quella politica. C’è qualcuno che ha parlato di questa guerra come la prima guerra d’indipendenza di Gaza: di fatto, oggi tutti hanno riconosciuto che Hamas governa a Gaza. Questo è un punto sul quale ora bisognerà riflettere.

     
    D. - E' stata una crisi dai forti accenti politici, che tuttavia ha provocato una grande emergenza umanitaria, nella quale bisogna in qualche modo intervenire…

     
    R. - Certo. Gli unici che ci hanno perso in questa guerra sono stati i civili di Gaza, che hanno pagato il prezzo altissimo che tutti abbiamo visto. Oggi, la chiave per cambiare davvero marcia sta in un controllo che veda coinvolta la comunità internazionale alle frontiere, che permetta di far saltare quel blocco dei confini che in questi mesi ha affamato e ha creato molti disagi alla popolazione civile di Gaza. Non si può uscire da questa crisi senza una soluzione stabile anche per questo problema, perché altrimenti il cessate-il-fuoco non ha alcuna possibilità di portare, non dico ad una pace, ma neanche ad una situazione sostenibile nel medio termine.

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    I cristiani di Terra Santa impegnati a costruire ponti tra ebrei e musulmani

    ◊   In Terra Santa “c’è spazio per tutti”: le parole del Papa, ieri all’Angelus, hanno sottolineato che c’è sempre tempo e spazio per la pace, anche quando la speranza sembra mortificata. Questo impegno per il dialogo e la riconciliazione viene portato avanti con coraggio dalla piccola comunità cristiana della Terra Santa. Al microfono di Philippa Hitchen, del nostro programma inglese, la testimonianza di mons. William Shomali, rettore del seminario cattolico di Beit Jala, vicino a Betlemme:


    R. – Noi crediamo nell’importanza del dialogo, sia interreligioso sia ecumenico. Noi siamo veramente al centro di questo problema, perché viviamo in mezzo a due blocchi maggioritari: i cristiani ed i musulmani in Palestina e gli ebrei in Israele. Siamo obbligati – nel senso buono della parola – ad essere uomini di dialogo; se non lo siamo, noi diventiamo un ghetto e sarà la nostra fine. Dunque, siamo piccoli, ma il fatto di accettare di essere ponte fra due realtà, due culture, due religioni, due civilizzazioni, sarà forse la nostra forza e, più della forza, la nostra vocazione.

     
    D. – Tornando indietro, alla questione dell’emigrazione: emigrando i cristiani c’è il rischio che questa terra rimanga priva di cristiani. Nell’ottica di quello che diceva poco fa - cioè i cristiani chiamati a fare da ponte – quanto rischia, questa terra, di restare senza cristiani?

     
    R. – Eravamo il 10% all’inizio del XX secolo, ora siamo il 2%. Dunque, il rischio esiste, perché passare da due a zero manca poco, lo sappiamo, ma dobbiamo lottare, convincere i nostri cristiani che è una vocazione rimanere qui, non una fatalità. Secondo: anche se siamo diventati il 2%, il nostro numero, come 2%, è più alto di quando eravamo il 10%. Adesso con i cattolici della Terra Santa e con la Giordania siamo vicini a 400 mila. C’è sempre il Signore con noi, anche se siamo un piccolo gregge, ma non dobbiamo sentirci abbandonati; un atto di fede dobbiamo farlo.

     
    D. – Che cosa rischierebbe il Medio Oriente se i cristiani non ci fossero?

     
    R. – La prima cosa: in Palestina ci sarebbe lo scontro fra gli ebrei e i musulmani. Noi facciamo veramente da ponte, perché con gli ebrei abbiamo l’Antico Testamento, con i musulmani la cultura araba e la lingua, dunque possiamo veramente aiutare al dialogo, e dopo noi cristiani abbiamo qualcosa di particolare, il perdono, e sapete quanto questa terra ha bisogno della cultura del perdono: vediamo quello che capita a Gaza. Quando non c’è perdono, ci possiamo aspettare il peggio.

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    Mons. Belotti sull'immigrazione: la diversità non è un pericolo ma una ricchezza

    ◊   Ognuno di noi “è chiamato a testimoniare il Vangelo, con una cura più grande per quei fratelli che per diversi motivi, sono venuti a vivere in mezzo a noi”: è l’esortazione rivolta ai fedeli dal Papa all’Angelus di ieri, nella Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato dedicata quest’anno a San Paolo. Benedetto XVI ha auspicato che il fenomeno delle migrazioni avvenga “sempre in modo pacifico e costruttivo, nel rispetto e nel dialogo, prevenendo ogni tentazione di conflitto e di sopraffazione”. Sulla realtà degli immigrati, tra speranze e difficoltà d’integrazione, Linda Giannattasio ha raccolto il commento di mons. Lino Bortolo Belotti, presidente della Fondazione Migrantes:


    R. – C’è un padre, ci sono dei fratelli, quindi quelli che sono qui nella nostra città, nella nostra Italia, noi li dobbiamo sentire come fratelli, anche se hanno un colore diverso, una lingua diversa, perfino se hanno una religione diversa perché siamo tutti figli di uno stesso Padre. Quindi, nella famiglia uno non è solo ospite ma è anche fratello, fa parte della nostra stessa famiglia, che è la famiglia della Chiesa.

    D. – Ci sono state negli ultimi tempi spinte razziste, xenofobe... Come vede questo nodo, questo problema, oggi?

     
    R. – Non accetto che ci siano questi atteggiamenti se veramente abbiamo capito e stiamo vivendo il messaggio evangelico, il messaggio paolino. Dovremmo invece essere contenti di avere delle persone che sono diverse da noi, la loro diversità deve essere ritenuta come una ricchezza, anche se cercare di farla nostra non è subito spontaneo. La differenza non deve mai essere separazione ma una lenta accoglienza che poi deve diventare fraternità. Io insisterei perché i politici cattolici facciano di tutto perché questi principi della Chiesa, questi principi sociali che riguardano l’emigrazione, lentamente, entrino a far parte quasi di una dottrina sociale condivisa anche da quelli che non sono cattolici, anche da quelli che la pensano diversamente. Certo, diventa un po’ più difficile quando abbiamo a che fare con delle mentalità di immigrati che noi non riusciamo ad accettare, anche da un punto di vista morale, religioso, da un punto di vista anche sociale. Tuttavia, dovrebbe esserci sempre un ambito che riesce a renderci più fratelli nonostante le differenze ed i punti di vista.

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    Denunciate la pedofilia in rete: appello dell'associazione Meter agli utenti dei social network

    ◊   L’impegno, la dedizione e l’esperienza di tante persone unite contro la pedofilia e lo sfruttamento sessuale dei bambini. Tutto questo è Meter, l’associazione fondata da don Fortunato di Noto per promuovere i diritti e la tutela dell’infanzia violata. Proprio nei giorni scorsi è stato presentato il rapporto 2008 secondo cui la pedofilia on line ha le proprie basi virtuali negli Stati Uniti, in Russia, Iraq e Iran. Dalle 2850 segnalazioni effettuate da Meter nello scorso anno emerge inoltre il ricorso sempre più frequente da parte dei pedofili al social network come strumento per trovarsi, fare rete e scambiare materiale illecito. Paolo Ondarza ha intervistato don Fortunato Di Noto:


    R. - Attualmente i pedofili si appoggiano moltissimo ai server provider di questi Paesi, dove non c’è affatto una legislazione che tuteli internet. Bisogna che si istalli una cooperazione internazionale.

     
    D. – La cooperazione internazionale, oggi manca?

     
    R. – Manca perché non c’è una attenzione globale ad un fenomeno globale. I bambini vittime oggi sono 178 milioni nel mondo e sappiamo benissimo che anche due milioni, ogni anno, vengono indotti nel mercato della produzione pedopornografica e questo deve imporre una strategia ed una cooperazione comune.

     
    D. - Viene spesso sottovalutato il fenomeno della 'pedofilia culturale', mirata a normalizzare la pedofilia. Si sottovaluta il potenziale pericolo che c’è dietro a questa 'cultura'?

     
    R. – Questo è, secondo noi, il maggior nemico, senza sapere che ci sono rapporti ufficiali dell’FBI, della Polizia Italiana, che dicono che i 'pedofili culturali' sono molto pericolosi. In effetti, possiamo dichiarare pubblicamente, che sono stati individuati ma, mancando una legge, non possono essere arrestati o denunciati. Non a caso, abbiamo presentato in commissione di Giustizia una legge contro la 'pedofilia culturale' intesa come istigazione.

     
    D. – La novità di questo Report 2008 è che i pedofili si servono anche dei social network?

     
    R. – Questo è veramente la nuova frontiera. Soltanto nel 2008 abbiamo denunciato decine di comunità pedofile che utilizzavano i social network.

     
    D. – E visto che il social network è uno strumento anche molto diffuso, può accadere anche di imbattersi in un pedofilo?

     
    R. – Sì, è per questo che noi ci appelliamo, innanzitutto, ai cittadini del social network: “Quando vi imbattete in queste situazioni, non voltatevi indietro, denunciate questa vergogna e questo crimine contro i bambini”. I pedofili sono soggetti pericolosi, soggetti che fanno danni enormi sui bambini, bisogna intervenire con forza.

     
    D. – La paura è un nemico della lotta alla pedofilia perché chi ha paura chiude gli occhi di fronte a ciò che fa orrore. Dunque, che cosa dire ad una famiglia che teme per il proprio bambino o per la propria bambina?

     
    R. – Le famiglie, anche cristiane ma non solo, devono sapere che proteggere i bambini significa veramente garantire un’umanità solare, di speranza. Non devono assolutamente abbassare la guardia nell’infondere amore ed affetto nei confronti dei propri figli.

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    In crescita le visite dei pellegrini alla casa-prigione di San Paolo a Roma

    ◊   Nell’Anno Paolino, numerosi sono i pellegrinaggi verso i luoghi di culto dell’Apostolo delle genti: dalla fine dello scorso giugno, la Basilica di San Paolo ha visto affluire in media 5000 persone al giorno. Tra gli altri itinerari da visitare a Roma, la cripta della chiesa di Santa Maria in Via Lata a Via del Corso, che la tradizione riconosce come casa di Paolo di Tarso nei due anni di prigionia. Quali sono le fonti che confermano la presenza della casa di San Paolo in questo luogo? Al microfono di Alessandra De Gaetano don Franco Amatori, rettore della chiesa:


    (musica)

     
    R. – E’ una tradizione che viene raccolta e che è documentata da una lettera di un monaco del 1513 e da un’altra lettera di un altro monaco del 1517, le quali dicono che questa era la casa di San Luca, dove poi sarebbe passato anche San Pietro e che poi sarebbe stata la casa della prigione di San Paolo, in libertà vigilata, con un soldato di guardia per due anni.

     
    D. – Quali sono gli elementi conservati, che testimoniano la presenza di San Paolo in questo luogo?

     
    R. – Una lapide che ricorda il saluto di Paolo ai Colossesi: “Memores estote vinculorum meorum”, "ricordatevi delle mie catene". Poi c’è una colonna antica dove è stata aggiunta l’iscrizione che rileviamo da Paolo nella seconda lettera a Timoteo, e cioè “Io sono prigioniero, come un malfattore, ma la parola di Dio non è incatenata”. In più ci sono resti di affreschi. La Madonna con Bambino, con Pietro e Paolo, sono uno schema certamente di un dipinto antico, restaurato, ma con un restauro pesante, cioè rifatto sopra, intorno al tempo di Pietro da Cortona, quindi nella metà del 1600. Queste sono le conferme indirette, che questo possa essere il luogo dove si è mantenuta questa memoria della prigione, dell’abitazione di San Paolo.

     
    D. – Un patrimonio, quello presente nella cripta, la cui ricchezza è ancora più valorizzata dalla ricorrenza dell’Anno Paolino...

     
    R. – Infatti, in questo tempo stiamo ricevendo tante richieste di visite. Peccato che non sia ben disposto per accogliere i pellegrini, perché ci sono ancora dei passaggi un po’ difficili e meriterebbe un’illuminazione migliore, una sistemazione di alcuni luoghi. Questo luogo, la prigione di San Paolo, è stato venerato molto come luogo importante di devozione.

     
    (musica)

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    Grande affluenza alla mostra sui martiri giapponesi a Nagasaki: intervista con mons. Zagnoli

    ◊   Grande affluenza di pubblico ha registrato la mostra a Nagasaki sui 188 martiri giapponesi, beatificati nel novembre scorso, che si è conclusa in questi giorni. Documenti e strumenti di tortura hanno fornito una drammatica testimonianza delle sofferenze inflitte a questi martiri, in gran parte laici, donne, bambini e anche disabili, uccisi in odio alla fede tra il 1603 e il 1639. Ha partecipato all’evento anche il direttore del Museo Missionario Etnologico del Vaticano, mons. Roberto Zagnoli, appena rientrato dal Giappone. Sergio Centofanti gli ha chiesto cosa lo abbia più impressionato di questa mostra:

     

     
    R. – La cosa che mi ha colpito è stata veramente la documentazione delle sofferenze che hanno dovuto patire questi martiri. Una sofferenza che metteva in chiarissima evidenza la fondatezza e la decisione della loro fede. Ci sono strumenti legati anche a momenti della morte di questi beati. Ci sono cose inimmaginabili dal punto di vista della psicologia umana, perché sono stati sottoposti a sofferenze veramente indicibili.

     
    D. – Tanti cristiani, anziani, giovani, donne, bambini, uccisi nel silenzio della storia...

     
    R. – In questo caso, il silenzio della storia recentemente si sta aprendo ed è molto significativo questo. Il Giappone, il giorno della proclamazione, è riuscito a radunare insieme, in questa città - già di per se stessa una città simbolo, Nagasaki, per la bomba atomica - una grande folla: 30 mila persone. Non hanno partecipato solo i cristiani, ma anche i membri delle altre fedi religiose, delle altre spiritualità, convinti tutti dell'alto valore di testimonianza offerto da questa gente, che ha creduto, fino a mettere in gioco la propria esistenza, nella propria fede. Quindi, è stato un momento di grande grazia in Giappone.

     
    D. – Lei ha partecipato in quanto direttore del Museo Missionario Etnologico...

     
    R. – Ero stato nominato dal cardinale Lajolo per curare la mostra. Visto che la mostra avveniva in un contesto culturale diverso e che il Museo Missionario Etnologico si interessa proprio di un panorama a 360 gradi, di quelle che sono le culture del mondo, il cardinale mi ha detto: “Penso che lei sia la persona più adatta per seguire questo evento”. Il Museo Missionario Etnologico è il Museo del Vaticano forse meno conosciuto. E’ uno dei Musei che oggi risponde a caratteristiche fondamentali, visto che si parla delle tradizioni di tutto il mondo, di popoli e culture diverse. Oggi credo che la conoscenza degli altri sia fondamentale per poter aprire un dialogo con tutti. In Giappone, questo si è verificato, anche per il modo di vivere il rapporto con gli altri. Oggi penso che il Museo Missionario Etnologico sia un Museo di grande attualità, perché mette in evidenza la missionarietà della Chiesa, non misconosce le tradizioni degli altri e nello stesso tempo è un Museo che mette in evidenza la necessità di conoscere le diverse culture, le diverse tradizioni, proprio per aprire, attraverso la conoscenza, un dialogo nella reciprocità.

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    Chiesa e Società



    Continuano i pellegrinaggi in Terra Santa nonostante le tensioni e il conflitto a Gaza

    ◊   Negli ultimi giorni sono stati pochi i gruppi di pellegrini che hanno cancellato i propri viaggi in Terra Santa. Nel corso di una conferenza stampa nel contesto del Festival Itinerari dello Spirito, che si è chiuso ieri alla Nuova Fiera di Roma, monsignor Liberio Andreatta, vicepresidente dell'Opera Romana Pellegrinaggi (OPR), ha parlato della situazione dei pellegrini in Terra Santa. Secondo i dati presentati, 115.000 italiani si sono recati in pellegrinaggio in Israele l'anno scorso, con un aumento del 58% rispetto all'anno precedente. Un totale di 2.600.000 pellegrini da tutto il mondo ha visitato il Paese nel 2008. Monsignor Andreatta – riferisce l’agenzia Zenit - ha affermato che anche se nei luoghi di conflitto il turismo diminuisce sempre in misura notevole, i pellegrinaggi in genere si mantengono stabili perché per i fedeli che si recano nei luoghi santi c'è “una motivazione in più”, e quella di chi va in Terra Santa consiste in primo luogo nell'essere consapevoli che “noi siamo figli della Bibbia”, che rappresenta “la migliore guida per visitare Israele”. Alla conferenza stampa è intervenuto dalla Terra Santa attraverso una videoconferenza in diretta padre Pierbattista Pizzaballa. Il religioso, Custode di Terra Santa, ha affermato che anche se Israele non sta vivendo un “periodo semplice”, “non c'è nessun cambiamento con i pellegrini”. “Quelli che si sono recati in Israele negli ultimi giorni – ha detto - sono molto toccati da quello che vedono”. Suzan Klagesbrun, Direttrice dell'Ufficio del Turismo del Governo israeliano, ha segnalato che nel 2008 si è registrato il più alto numero di turisti italiani dal 2000, quando Papa Giovanni Paolo II si recò in Terra Santa in occasione dell'Anno Giubilare. (R.P.)

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    Migliaia di sfollati per attacchi dei ribelli ugandesi nel nord-est del Congo

    ◊   Migliaia di sfollati si stanno dirigendo in queste ore verso la città di Dungu, uno dei principali centri della Provincia orientale, per sfuggire a incursioni attribuite ai ribelli ugandesi dell’Esercito del Signore (Lord’s Resistance Army, Lra). Lo hanno riferito all’agenzia Misna fonti della Caritas della diocesi di Dungu-Doruma aggiungendo che è difficile poter dare una stima corretta di quanti siano i civili in fuga. Secondo la stessa fonte, dalla nuova ondata di attacchi che dal 24 dicembre scorso sta interessando questa remota parte del paese al confine con Sudan e Repubblica Centrafricana, il numero delle vittime è ormai superiore al migliaio; altre fonti riferiscono stime più prudenti, per l’organizzazione americana ‘Human rights watch’ sarebbero 620; alcune centinaia di persone sono state inoltre prese in ostaggio. Negli ultimi giorni segnalazioni di incursioni non sempre verificabili sono venute dalle località di Tora e Libombi; nelle vicinanze di Tora sembra sia stata attaccata la chiesa di Bimi dove alcuni fedeli in preghiera avrebbero perso la vita; ad ogni attacco si è ripetuto un copione già visto in precedenza a Faradje, Duru e Doruma con la distruzione di abitazioni ed edifici pubblici. Gli attacchi attribuiti all’Lra, cominciati a metà settembre, sono aumentati in frequenza a partire dal 24 dicembre, subito dopo un’operazione militare congiunta organizzata da Repubblica Democratica del Congo, Uganda e Sud Sudan; da allora, secondo diverse fonti locali anche della Misna, i ribelli si sono divisi in piccoli gruppi disperdendosi nelle fitte foreste della regione e rappresentando un problema alla sicurezza ancor più grande. (R.P.)

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    Sri Lanka: il vescovo di Jaffna chiede al governo un corridoio umanitario per i rifugiati

    ◊   Un corridoio umanitario per permettere alla popolazione di trovare rifugio in zone sicure. È quanto chiede il vescovo di Jaffna al governo di Colombo, all’Onu e alla Croce rossa internazionale (Icrc). Mons. Thomas Saundaranayagam ha rivolto il suo appello alle istituzioni del Paese affinché le popolazioni possano abbandonare l’area nei pressi di Mullaitivu, città all’interno del distretto di Vanni in cui si stanno concentrando gli scontri tra le forze governative e i ribelli del Liberation Tigers of Tamil Eelam (Ltte). Al presidente srilankese Mahinda Rajapaksa e al comandante in capo delle forze governative, il vescovo di Jaffna ha inviato la richiesta di fermare le operazioni dell’artiglieria ed i bombardamenti aerei sugli insediamenti civili di Vanni. In una seconda lettera indirizzata al segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon, sacerdoti cattolici e leader di altre religioni chiedono di fare pressioni affinché le parti in conflitto diano vita ai negoziati di pace, e si compiano “passi immediati per fermare il conflitto insensato e porre fine alle indicibili sofferenze dei civili innocenti”. Nella lettera - riferisce l'agenzia AsiaNews - si afferma che ”negli attacchi indiscriminati bambini ancora nel seno delle loro madri, neonati, piccoli, donne e uomini, giovani e anziani, vengono uccisi e feriti ogni giorno. Anche scuole, ospedali, luoghi di culto, abitazioni civili, la cui sicurezza e salvaguardia è garantita dalla Convenzione di Ginevra, non sono risparmiate da questa guerra aggressiva”. Il presule della principale città del nord dello Sri Lanka auspica che le due strade che collegano Mullaitivu a Mankulam e Paranthan, possano diventare vie di fuga per i civili con l’assistenza della Icrc e dell’Onu. Secondo mons. Saundaranayagam, ci sono zone come l’Elephant Pass e la stessa città di Paranthan in cui la popolazione potrebbe trovare rifugio. Il governo ha affermato che il ripristino della sicurezza a Mullaitivu è la condizione necessaria per la creazione di zone nell’area in cui i civili possano trovare riparo. “La popolazione innocente sfollata non sa dove trovare rifugio”, scrive il vescovo nella lettera inviata per conoscenza anche al premier, al ministro della difesa e agli ambasciatori dei Paesi stranieri accreditati a Colombo. In essa mons. Saundaranayagam afferma che: “Si trovano in una situazione terribile. Li abbiamo invitati a raccogliersi nella chiese e nei templi. Anche i sacerdoti sono con loro. Chiese e templi sono tradizionalmente luoghi di rifugio nei momenti di pericolo nel nostro Paese”. La mancanza di cibo, cure mediche e assistenza ha generato una situazione di crisi umanitaria nella zona. “L’apertura di passaggi sicuri – afferma il vescovo di Jaffna – è di suprema importanza in questa situazione”. (R.P.)

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    India: padre Nayak torna in Orissa dopo le violenze anticristiane

    ◊   Padre Dushmant Nayak il 16 novembre è tornato in Orissa, al centro pastorale di Divya Jyoty distrutto e bruciato durante le persecuzioni anticristiane di agosto. “Sono tornato qui due mesi fa – ha detto il sacerdote - per portare speranza a chi ha perso tutto per le persecuzioni. Qui la mia vocazione si è rafforzata di fronte all’immensa sofferenza e angoscia di questa gente affamata della Parola di Dio e dell’Eucaristia”. “Nonostante la mia indegnità – a proseguito il padre all’Agenzia AsiaNews – qui rappresento la speranza. Sono chiamato a tenere vivo un barlume di speranza, giustizia e pace nella vita del mio popolo”. Il sacerdote ha espresso soddisfazione per aver visto tornare alle celebrazioni della santa messa molti fedeli, “ora ad ogni messa partecipano 350-400 persone, che vi traggono fonte di vita e speranza di pace”. In conclusione il padre ha ricordato il terrore in cui i cristiani dell’Orissa vivono, riferendo di non temere per la sua vita, “Vivo per Cristo e se muoio, muoio per Cristo, io sono stato chiamato a vivere con questa nostra gente che soffre”. (F.C.)

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    Documentario sui rifugiati iracheni sarà presentato il 21 gennaio presso la Radio Vaticana

    ◊   Sarà presentato mercoledì prossimo, alle 18.00, presso la Sala Marconi della nostra emittente un documentario sui rifugiati cristiani iracheni realizzato in Iraq, Siria e Giordania da Elisabetta Valgiusti. Seguirà un dibattito condotto dal nostro direttore, padre Federico Lombardi, a cui interverranno mons. A. Matti S. Matoka, arcivescovo siro-cattolico di Baghdad, mons. Louis Sako, arcivescovo caldeo di Kirkuk, mons. Georges Casmoussa, arcivescovo siro-cattolico di Mosul, mons. Shlemon Warduni , vescovo ausiliare di Babilonia dei Caldei. Parteciperanno anche Antonio Zanardi Landi, ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede, l'ambasciatore Gianludovico De Martino e l'onorevole Umberto Ranieri, già presidente Commissione esteri. Il documentario, prodotto da Salvaimonasteri con il contributo del Ministero degli esteri, direzione generale del Mediterraneo, sarà trasmesso via satellite da EWTN dal 21 gennaio (www.ewtn.com e www.salvaimonasteri.org). (S.C.)

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    Viaggio del cardinale Cordes presidente di Cor Unum nelle Filippine

    ◊   Inizia oggi la visita nelle Filippine del cardinale Paul Josef Cordes, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum. Il porporato invitato dei vescovi cattolici delle Filippine (CBCP) parteciperà alla loro Assemblea plenaria, in programma fino al 24 gennaio a Manila. Secondo quanto riferito in una nota di Cor Unum, il presidente del dicastero rifletterà con i vescovi filippini “sugli elementi teologici evidenziati” dalla prima Enciclica di Benedetto XVI, “Deus caritas est”, “anche per acquisire, a partire dall’attività delle Chiese particolari, elementi utili alle responsabilità che ha il Pontificio Consiglio a livello mondiale”. “I cattolici filippini costituiscono – informa la nota – circa il 90% della popolazione, la percentuale più alta in tutta l’Asia”. E, “sin da quando il cristianesimo è giunto nel Paese più di 400 anni fa, la crescita della Chiesa e la fedeltà alla fede sono divenute caratteristiche distintive” di questa nazione, “espresse anche in numerose opere caritative”. In merito, la nota sottolinea che "oggi, nel contesto di un tessuto economico, sociale e demografico caratterizzato da mutamenti repentini, le Filippine sono di fronte a nuove sfide ed opportunità da cogliere, con importanti risvolti per le organizzazioni ecclesiali che operano in ambito caritativo". “La missione della diakonia – osserva ancora Cor Unum – rimane comunque indispensabile sia per i poveri del Paese, sia per manifestare l’essenza stessa della Chiesa e, poiché è una delle tre missioni ecclesiali, è primario il ruolo del vescovo o dell’ordinario locale, in quanto ad egli compete la responsabilità ultima dell’impegno caritativo”. Nel corso della sua visita, il cardinale Cordes terrà conferenze sulla carità davanti a sacerdoti, seminaristi, dirigenti ed operatori di organismi caritativi e gruppi di laici. Incontrerà quindi il presidente delle Filippine e riceverà inoltre una laurea honoris causa della "Pontifical and Royal University of Santo Tómas" di Manila, la più antica Università dell’Asia e uno dei più grandi atenei cattolici nel mondo. (R.G.)

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    Migliaia di iniziative negli Usa per celebrare la festa di Martin Luther King

    ◊   Tre giorni di celebrazioni segnano la Festa nazionale americana del Martin Luther King Day, quest'anno esaltata dall'insediamento domani a Washington del primo presidente ‘nero’ della storia. A partire da ieri, sono cominciati in tutti gli Stati della Federazione gli incontri e le manifestazioni: oltre 11 mila e 400 le iniziative 'ufficiali' previste – il doppio dello scorso anno - per onorare la memoria del reverendo King, la sola personalità storico-politica oltre a George Washington a cui è dedicata una Festa nazionale. Un incremento favorito anche dall'invito a passare la giornata di Festa facendo volontariato, formulato dal presidente eletto Barack Obama, presente ieri - insieme con 400.000 persone - ad un grande concerto tenuto al Lincoln Memorial, dove il ricordo di Martin Luther King ed il suo prossimo insediamento si sono ripetutamente intrecciati. Da Boston a Los Angeles oltre ai consueti incontri organizzati per ricordare la vita e il messaggio del reverendo King, milioni di americani sono attesi domani a preparare pasti caldi da distribuire ai senzatetto, o come a Los Angeles, ad organizzare squadre di pulizia urbana nei quartieri più abbandonati o a raccogliere libri per i bambini di Mombasa, la città costiera keniana con cui si è recentemente gemellata Long Beach. (R.G.)

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    Vescovi d'Inghilterra: "Nulla può diminuire il nostro impegno per l'unità dei cristiani"

    ◊   “La nostra unità, come famiglia di Dio e corpo di Cristo, è essenziale per l’esistenza della nostra vita cristiana e della nostra missione e nulla dovrebbe diminuire il nostro impegno a lottare per una unità più profonda, qualsiasi ostacoli, vecchi e nuovi, possano sorgere”. Lo scrive in un comunicato diffuso in occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani e ripreso dall'agenzia Sir, mons. Michael Evans, della diocesi di East Anglia, presidente del “Comitato per l’unità dei cristiani” della Conferenza Episcopale. Nello stesso comunicato il vescovo Declan Lang di Clifton, copresidente di “ARC”, il comitato per il dialogo tra la Chiesa anglicana e quella Cattolica, ha invitato i cristiani a vedere questa settimana come un’opportunità di capire che “l’ecumenismo è centrale al Vangelo di Cristo. Questo ci consente di lavorare meglio insieme per il bene della nostra società, soprattutto in rapporto ai poveri, agli emarginati e a chi è più vulnerabile”. Giovedì prossimo, nel cuore della Settimana, si celebrerà nella cattedrale di Westminster una funzione di vespri per commemorare la fine del mandato del cardinale Cormac Murphy-O’Connor come presidente dell’organismo ecumenico “Churches Together in England”. La predicazione è affidata all’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams. (R.P.)

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    Crisi economica : cresce la disoccupazione in Europa

    ◊   Disoccupazione in forte crescita nell'Ue, secondo le stime rese note oggi dalla Commissione europea. Il numero dei senza lavoro nei 16 Paesi di Eurolandia salirà infatti dal 7,5 del 2008 al 9,3% del 2009, per portarsi al 10,2% nel 2010. Se le previsioni risulteranno veritiere per la prima volta dal 1996 verrà quindi superata la soglia media del 10%. Nel totale dei 27 Stati dell’Unione europea, il tasso di disoccupazione passerà invece dal 7% dello scorso anno all'8,7 nel 2009 e al 9,5 nel 2010. Ancora nel 2009 gli stessi Paesi dell'Ue registreranno una contrazione dell'1,9% del Prodotto interno lordo (Pil) e bisognerà aspettare il 2010 perché l'economia torni a crescere dello 0,5%. La parola passa ora ai Governi per gestire le ricadute della crisi economica sul mondo del lavoro e raccogliere la sfida di rilanciare l’occupazione attraverso politiche mirate. (A cura di Roberta Gisotti)

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    Portogallo. Il premier socialista Socrates promette: se verrò rieletto introdurrò i matrimoni gay

    ◊   Una promessa che aprirà un serrato dibattito in sede politica ma anche coinvolgerà l’intera opinione pubblica portoghese. Il premier socialista, José Socrates, si è infatti impegnato oggi ad introdurre nel Paese i matrimoni gay se il suo Partito vincerà le elezioni politiche dell'autunno prossimo, la cui data non è stata ancora fissata. In una mozione presentata questa mattina in vista del Congresso pre-elettorale del Ps, Socrates ha indicato fra le priorità per la prossima legislatura ''la lotta – ha detto - contro tutte le forme di discriminazione e la rimozione delle barriere giuridiche alla realizzazione del matrimonio civile fra persone dello stesso sesso''. Il matrimonio gay è già stato introdotto nella vicina Spagna tre anni fa dal governo del premier socialista José Luis Zapatero. Secondo alcuni commentatori la ‘mossa’ del premier portoghese, che spera di conservare la maggioranza assoluta nel prossimo Parlamento, punta a riconquistare consensi nell'elettorato di sinistra. Gli ultimi sondaggi indicano infatti in crescita il Partito Comunista e il Blocco di Sinistra. (R.G.)

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    Dura reazione dei cattolici inglesi ai test prenatali per individuare l’autismo

    ◊   Uno studio fatto da un team di scienziati dell’Università di Cambridge, in Gran Bretagna, sulla possibilità di individuare la nascita di un bambino autistico attraverso un semplice test prenatale, ha scatenato la reazione e la preoccupazione del mondo cattolico. Il primo ad intervenire è stato il portavoce della conferenza episcopale di Inghilterra e Galles che ha esortato a “riscoprire la dignità fondamentale e il valore di ogni vita umana dai suoi inizi”. La direttrice di un istituto bioetico cattolico, il “Linacre Centre for healthcare ethics”, ha detto, come riporta il quotidiano “L’Osservatore Romano”, che “a meno che non esista un trattamento prenatale per l'autismo, un test sarebbe disastroso”. “Tutte le persone autistiche – ha continuato la direttrice - hanno lo stesso diritto di vivere degli altri. I genitori dei bambini autistici dovrebbero essere sostenuti e non invitati a porre fine alla vita dei figli prima ancora di averli conosciuti”. Il professore di Cambridge Simon Baron-Cohen, che ha guidato le ricerche, si difende affermando che la sua scoperta non costringerà i genitori a porre fine alla gravidanza, ma li informerà, l’aborto poi rimarrà una loro scelta. Al progetto di individuare l’autismo tramite amniocentesi, si oppongono anche i genitori di bambini che presentano il problema perché temono che ciò porti a una maggior discriminazione e a meno aiuti per i loro figli. (F.C.)

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    Il Consiglio d'Europa critica l'Azerbaigian per la sua censura alle Radio straniere

    ◊   Duro critiche del Consiglio d’Europa all'Azerbaigian per la censura scattata il 1° gennaio 2009 con il mancato rinnovo delle licenze di diverse Radio straniere, tra cui la “Bbc”, “Radio Free Europe/Radio Liberty” e “Voice of America”. "Al momento di aderire al Consiglio d'Europa nel 2001, l'Azerbaigian si è impegnato a garantire la libertà di espressione e l'indipendenza dei media, che sono precondizioni essenziali per il funzionamento di una società democratica", affermano in un comunicato il presidente dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa (Apce), Lluis Maria De Puig, e il ministro degli Esteri spagnolo Miguel Angel Moratinos, presidente di turno del Comitato ministeriale dell'istituzione paneuropea. "Riteniamo estremamente deprecabile che il Consiglio nazionale azero su Radio e Televisione, abbia deciso recentemente di non rinnovare le licenze di diverse emittenti straniere", ammoniscono De Puig e Moratinos, auspicando che "la decisione adottata venga riconsiderata e che vengano adottate rapidamente delle misure per rettificare la situazione". Il Consiglio d'Europa, assicurano, "è pronto a fornire assistenza alle autorità azere a tale scopo". Le critiche del Consiglio d'Europa - che si aggiungono a quelle già espresse il 31 dicembre dall'Unione europea - si rivolgono ad un Paese cruciale per un'Europa alle prese con la crisi del gas. L'Azerbaigian, infatti, deve decidere nel corso del 2009 a chi assegnare lo sfruttamento del giacimento di Shah Deniz, che potrebbe permettere l'apertura di una nuova rotta di approvvigionamenti svincolata da Mosca. In corsa ci sono infatti i russi di Gazprom da una parte, e due cordate europee dall'altra: il gasdotto Itgi progettato dall'Edison insieme alla greca Depa e alla turca Botas, e il consorzio Nabucco, che racchiude Austria, Ungheria, Bulgaria, Romania e Germania. (R.G.)

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    L'Ue chiede a Eutelsat di riprendere a trasmettere in Cina

    ◊   Il Parlamento di Strarburgo ha esortato Eutelsat, operatore satellitare leader in Europa, a riprendere le trasmissioni in Cina di NTDTV, l’unica Televisione indipendente in lingua cinese a trasmettere in questo Paese dal 2004. I deputati europei invitano inoltre la Commissione e gli Stati membri ad intraprendere le azioni necessarie affinché ciò avvenga, sostenendo così l'accesso per milioni di cittadini cinesi “ad un'informazione senza censura”. Gli stessi deputati chiedono anche di fornire le ragioni dell'interruzione del servizio, avvenuta il 16 giugno 2008, “a qualche settimana dai Giochi olimpici, menzionando ragioni tecniche e senza dare altre spiegazioni”. L’Europarlamento rileva infatti che “la libertà di espressione, particolarmente quella dei mezzi d'informazione, incluso Internet, è fortemente ristretta in Cina”. (R.G.)

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    Congo: le iniziative della Chiesa contro l’epidemia di ebola

    ◊   Una campagna di sensibilizzazione per imparare a conoscere ed evitare i rischi di una malattia mortale come l’ebola: l’ha promossa la commissione diocesana “Giustizia e pace” della Chiesa cattolica di Luebo, nella Repubblica Democratica del Congo. L’iniziativa è rivolta, in particolare, ai fedeli della parrocchia di San Teofilo, a Kasanga. Come spiega, infatti, il promotore della campagna, padre Fortunat Tshiamba, le vittime dell’epidemia di ebola si contano soprattutto fra coloro che vivono a 3 km dalla parrocchia e a 5 km dalla sede della diocesi. Le fasi della sensibilizzazione sono tre: la prima, già avviata il 9 gennaio scorso, consiste nell’informare la popolazione – in particolare i giovani – dei pericoli dell’ebola e di tutte le malattie a trasmissione sessuale. La seconda fase della campagna sarà invece diretta a 50 scuole locali, ai cui studenti sarà spiegato che l’ebola è una malattia proveniente da animali come la scimmia, il gorilla ed il topo ed trasmissibile dall’animale all’uomo. Questa patologia, per la quale non esiste ancora un vaccino né una cura adeguata, manifesta i suoi sintomi (febbre alta, vomito, dissenteria, sangue dal naso e dalle orecchie) tra il secondo ed il ventunesimo giorno di incubazione. Nella terza fase, infine, la Chiesa cattolica di Luebo spiegherà ai fedeli come proteggersi dal contagio, indossando sempre il camice, i guanti, gli occhiali ed una mascherina in caso di contatto con i malati. L’ultima raccomandazione sarà poi quella di bruciare gli abiti e tutti gli oggetti entrati in contatto con le vittime della patologia. (I.P.)

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    La Fondazione Migrantes ringrazia il Papa per le parole ai marittimi

    ◊   “Ho accolto con gioia e riconoscenza le parole del Papa”, con questa affermazione don Giacomo Martino, direttore nazionale dell’“Apostolato del Mare della Fondazione Migrantes”, commenta le parole di Benedetto XVI sui marittimi, pronunciate ieri nel corso dell’Angelus in occasione della Giornata Mondiale delle Migrazioni. “Ogni volta – prosegue don Martino - mi meraviglia la capacità della Chiesa che sa davvero farsi vicina agli ultimi, a quelli di cui nessuno parla mai perché non li vediamo”. Poi il prete ricorda all’Agenzia Sir, le enormi difficoltà che vivono i marittimi, “oggi la condizione di molti marittimi e pescatori è di grave emergenza, sono aumentate le navi abbandonate nei porti italiani e di tutto il mondo. Le restrizioni in nome della sicurezza spesso ledono i diritti fondamentali degli uomini che lavorano sulle navi, impedendo loro, di scendere a terra per i lunghi mesi dell’imbarco, per il solo appartenere ad una nazione a rischio”. In conclusione don Martino ribadisce la gratitudine per la vicinanza del Papa, e si augura un coinvolgimento di tutte le istituzioni affinché “la gente di mare venga ricompensata da maggiore considerazione”. (F.C.)

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    Usa: le università cattoliche contribuiscono alla crescita delle vocazioni

    ◊   L’organizzazione statunitense “Cardinal Newman Society” (Cns) ha reso noto che, grazie alle università cattoliche che incarnano e promuovono gli insegnamenti della Chiesa, sono cresciute le vocazioni nel Paese. In occasione della Settimana nazionale delle vocazioni, che si celebra dall’11 al 17 gennaio, - riferisce l'Aciprensa - il presidente e fondatore della CNS, Patrick J. Reilly, ha sottolineato che “i sacerdoti e i religiosi sono la colonna vertebrale della Chiesa” ed ha rivolto poi un saluto a quei centri di studi superiori che, “per un sincero compromesso tra fede e ragione, hanno aiutato tanti giovani a prepararsi ad una vita al servizio di Dio”. Tra gli esempi citati dalla Cns, c’è il College Magdalene che, nei 35 anni dalla sua fondazione, ha visto il 10% dei suoi diplomati abbracciare la vita sacerdotale. Da ricordare che questo Centro di studi fu fondato come risposta agli insegnamenti del Concilio Vaticano II sulla vocazione laicale e l’apostolato. “Si tratta di istituti esemplari – ha aggiunto Joseph A. Esposito,direttore del Centro per lo studio sull’educazione superiore cattolica della Cns – che prendono sul serio il rapporto tra formazione e Chiesa e promuovono davvero la fede cattolica”. (I.P.)

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    Referendum per l’insegnamento della religione nelle scuole di Berlino

    ◊   L’insegnamento della religione cattolica nelle scuole di Berlino, in Germania, sta per essere affidato ad un referendum. Il governo berlinese ha stabilito che a partire dalla 7.a classe, frequentata dai ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 12 anni, ci sarà come materia obbligatoria l’etica e come materia a scelta la religione. In caso di scelta di quest’ultima, fa sapere il governo, si dovrà frequentare comunque la lezione di etica, per ricevere congiuntamente un’educazione religiosa e l'insegnamento dei valori fondamentali della società democratica. A questa iniziativa cerca di contrapporsi la comunità ecclesiale cattolica e quella evangelica, che hanno avviato una raccolta di firme per chiedere la libertà degli studenti di scegliere tra religione ed etica, facendole diventare materie opzionali. Il presidente della conferenza episcopale della Germania, l’arcivescovo di Freiburg im Breisgau, mons. Robert Zollitsch, come riporta il quotidiano "L'Osservatore Romano", si è detto compiaciuto per l’impegno preso dai fedeli, che in questo modo cercano di riaffermare l’importanza educativa della religione. La raccolta delle 195 mila firme, che porta il titolo “per la libertà di scegliere”, è stata messa in atto nelle due principali chiese cristiane della città. (F.C.)

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    Germania: più fondi per i centri cattolici di assistenza al matrimonio

    ◊   Circa 100.000 persone all'anno da aiutare: queste le cifre dell'attività svolta dai centri di assistenza cattolici per il matrimonio, la famiglia e per la vita della Germania. I centri offrono aiuto alle persone in difficoltà, con particolare attenzione a coppie - sposate o meno - in situazioni critiche. Per il futuro, i centri hanno l'obiettivo di incrementare il sostegno alle relazioni di coppia, nonostante la carenza di risorse. L'importanza di questo aspetto è stata sottolineata a Berlino dal cardinale Georg Sterzinsky, presidente della Commissione per il matrimonio e la famiglia della Conferenza episcopale tedesca e da Erhard Scholl, presidente dell'Associazione federale dei consulenti cattolici per il matrimonio, la famiglia e per la vita. Intervistati dall'agenzia di stampa cattolica tedesca Kna, Sterzinsky e Scholl hanno delineato la situazione attuale in Germania e le prossime sfide. "Per queste 100.000 persone che in tutta la Germania si rivolgono ogni anno ai nostri centri di assistenza - ha raccontato Scholl - l'offerta non è sufficiente. Le diocesi finanziano in gran parte il servizio: si tratta di circa 28 milioni di euro all'anno". "I soldi mancano davvero", ha osservato il cardinale Sterzinsky. "Se non si aiutano le coppie a stabilizzare il loro matrimonio, tutti gli appelli alla fedeltà non sono completamente credibili", ha aggiunto. Oltre all'attività di consulenza, ciò che la Chiesa può fare, secondo il porporato, è "portare più pace nella vita delle famiglie, affinché queste possano essere più unite. La sollecitazione causata dall'attività professionale di madre e padre incide sulla comunicazione in famiglia e anche gli adolescenti e i giovani si orientano sempre più verso l'esterno. Spesso, quindi la famiglia resta solo il posto dove si dorme. In questo vedo una grande difficoltà", ha constatato. Sulla crescente opposizione tra matrimonio civile e sacramento del matrimonio, il cardinale Sterzkinsky ha affermato che occorre "presentare il matrimonio in Chiesa con un linguaggio che arrivi alla persona di oggi, affinché comprenda che in esso è presente Dio, che esso realizza l'alleanza d'amore tra Dio e la Chiesa. In questo, rivolgo un appello a noi vescovi e ai teologi: dobbiamo sempre far presente che il 'caso serio' non è il fatto che si litighi e ci si separi, bensì il rimanere insieme una vita intera. Non esiste un matrimonio senza crisi e non può esistere il matrimonio senza il perdono. Ma il 'caso serio' è riuscire a superare le crisi con il perdono, e vivere una vita felici insieme. Il principio della Chiesa di un'unione per tutta la vita, corrisponde al bisogno di molte persone", ha aggiunto Scholl. (R.P.)

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    Alla Gregoriana giornata di studi storiografici su San Paolo

    ◊   Com’era San Paolo? Quale il suo volto? Come ci è stato tramandato dalle testimonianze d’arte pittoriche e scultoree dei primi secoli, e come la sua conversione sulla via di Damasco è stata sentita, interpretata dai grandi artisti del passato, come Raffaello, Michelangelo, Caravaggio, e moderni come Marino Marini? E da quando sono apparse le rappresentazioni del suo martirio – la decapitazione a Roma – e perché è tardivo il riferimento – risale al XIV secolo – alle Tre Fontane che, tradizione vuole siano affiorate nei tre posti su cui rimbalzò il capo dell’Apostolo? E quando, accanto ad esso in precedenza sempre sono state raffigurate delle pozze d’acqua? A questi interrogativi hanno risposto le prime relazioni di una giornata di studi dedicata a "Paulo Apostolo Martyri", dalla Pontificia Università Gregoriana che ha fatto il punto con le relazioni di illustri studiosi – nell’ordine, Umberto Utro dei Musei Vaticani, Heinrich Pfeiffer e Yvonne Dohna della Gregoriana, Nicoletta Bernacchio della Sapienza di Roma; in precedenza, come relazione introduttiva, padre Martin Maria Morales, della Gregoriana, ha parlato dell’impegno della storiografia dinanzi a San Paolo, ovvero dei limiti dell’operazione storiografica dinanzi ai “sacra limina”, cioè ai sepolcri suo e di San Pietro. E a conclusione della mattinata, l’archeologo Giorgio Filippi ha parlato dei nuovi dati archeologici sulla tomba di San Paolo emersi dai recenti scavi che lo hanno avuto protagonista. Ma il suo percorso ha preso l’avvio dal trofeo di San Paolo nell’area sepolcrale della via Ostiense e delle basiliche di Costantino e dei tre imperatori, costruita sulla tomba dell’Apostolo, per giungere all’attuale sistemazione che consente ai pellegrini di toccarla con gli occhi. Il Congresso è stato aperto dal decano della facoltà di storia e beni culturali della Chiesa della Università Gregoriana, padre Marek Inglot, che ha sottolineato come questa iniziativa sia stata promossa proprio per celebrare l’Anno Paolino. (A cura di Graziano Motta)

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    24 Ore nel Mondo



    Domani a Washington la cerimonia di insediamento del nuovo presidente Usa Barack Obama

    ◊   Con una cerimonia che inizierà domani alle ore 12 di Washington, prenderà il via ufficialmente la presidenza del primo afro-americano eletto alla Casa Bianca. Ma la prima giornata ieri di Barack Obama a Washington è già stata un evento. Il servizio dagli Stati Uniti di Elena Molinari:

     

     
    La prima giornata di Obama a Washington è incominciata ieri con una visita al cimitero di Arlington, seguita da una cerimonia religiosa alla “Nineteen Baptist Church”, storica chiesa della comunità nera di Washington. Intanto, la capitale veniva invasa da 750 mila persone che hanno poi seguito un concerto davanti al monumento di Lincoln, dove lo stesso presidente eletto ha pronunciato un discorso:
     
    “Hello, America! I want to thank all of you …”.

     
    Ogni cosa è possible in America, ha ribadito Obama, non senza però lanciare ancora una volta un ammonimento: “Ci vorranno non mesi, ma anni per far fronte ai problemi del Paese”. Sul palco si sono poi alternati Bruce Springsteen, Bono, Tom Hanks, e Denzel Washington. Toni solenni ma similmente sobri sono attesi anche per il discorso dell’inaugurazione di domani. Obama inviterà infatti ad inaugurare una cultura di responsabilità negli affari come in politica, quindi chiederà agli americani di rimboccarsi le maniche per risollevarsi dalla crisi, più forti e uniti che mai.

     
    Iniziate le celebrazioni per l’insediamento ufficiale di domani, Barack Obama ha già annunciato una “nuova era di responsabilità”. Sulle priorità del 44.mo presidente degli Stati Uniti, l'opinione di Giuseppe Mammarella, professore emerito della "Stanford University" in California, intervistato da Giada Aquilino:

     R. – Direi che le prime preoccupazioni di Obama saranno senz’altro quelle dell’economia; per il momento sappiamo che intende diminuire le tasse - si parla di contribuenti con meno di 250 mila dollari -, poi ci sarà un grosso programma d’interventi sulle infrastrutture - infrastrutture che hanno bisogno di questi interventi, cioè i ponti, le strade, le autostrade, ecc…, che sono in cattive condizioni. Però c’è da chiedersi se questi lavori pubblici potranno assorbire una disoccupazione che proviene soprattutto dal terziario - i bancari, le industrie, ecc… - e poi il costo del denaro, ormai a tasso zero, e probabilmente anche nuovi interventi e nuove richieste di fondi.

     
    D. – In campo internazionale, con le guerre in Iraq e Afghanistan, ora la crisi da superare è quella di Gaza, con una tregua ancora in bilico; quale sarà il ruolo degli Stati Uniti?

     
    R. – A questo punto, gli Stati Uniti intervengono in un momento in cui la soluzione del problema di Gaza è – in una certa misura – già impostato, nel senso che ha visto una partecipazione molto attiva da parte dell’Europa, quindi gli americani dovranno necessariamente sostenere e accettare questo tipo d’interventi.

     
    D. – La squadra di Obama, in materia di politica estera, è composta da Hilary Clinton e Robert Gates ma anche da due negoziatori esperti: Dennis Ross, che mediò proprio in Medio Oriente, e Richard Holbrooke, mediatore nei Balcani. C’è già un piano, una linea, una bozza per la crisi israelo-palestinese?
     R. – Non credo. Al momento attuale, non credo; mi sembra che gli stessi Paesi europei si inseriscono in una situazione che è tutt’altro che chiara, quindi la questione è ancora aperta. Certamente il dipartimento di Stato si sta rafforzando; questo è molto importante, perché Hillary Clinton ha fatto tutta una serie di nomine estremamente prestigiose per ciascun settore, per ciascuno scacchiere della politica internazionale. Quindi vedremo, probabilmente, una ripresa della diplomazia.

    Iraq
    Tre civili iracheni sono stati uccisi dall'esplosione di un ordigno nel corso di scontri armati a Mossul e nella cittadina di Isaaqi, nel Nord dell'Iraq. Inoltre, un capitano della polizia irachena è stato ucciso e altre sette persone, tra cui un soldato, sono rimaste ferite dall'esplosione di un ordigno nella parte sud-orientale di Baghdad.

    Afghanistan
    Un attentatore suicida ha fatto esplodere un'auto imbottita di esplosivo all'esterno di una base Nato nella provincia sudorientale di Khost, uccidendo almeno un afghano. Un addetto stampa della Nato ha detto che l'Alleanza Atlantica non ha avuto perdite nell'attacco. Sono rimasti feriti sette afghani, comprese guardie della base.

    Pakistan
    Sono ripresi i rifornimenti alle truppe alleate in Afghanistan attraverso il Khyber Pass, interrotti stamani dalle autorità pachistane dopo un attacco dei ribelli talebani con lanciarazzi contro un campo dell'esercito, che aveva fatto un morto e dieci feriti. La strada per il Khyber Pass è stata riaperta dopo che le forze di sicurezza hanno catturato dieci uomini sospettati di aver condotto l'attacco.

    Emergenza gas: attesa nel pomeriggio la firma tra Mosca e Kiev
    È attesa nel pomeriggio, alla presenza del premier russo Vladimir Putin e di quello ucraino Iulia Timoshenko, la firma all'accordo per le forniture di gas a Kiev. L'accordo era stato annunciato nelle prime ore di ieri dagli stessi capi di governo dopo una lunga e faticosa mediazione: l'intesa prevede che Kiev paghi un prezzo basato sulla formula europea con un ribasso del 20% per il 2009, ma a tariffe di transito invariate, per poi passare ai normali prezzi di mercato dal primo gennaio 2010 (anche per il transito). I due premier avevano anche reso noto che dopo la firma sarebbe ripreso il transito del metano russo destinato all'Europa attraverso i gasdotti ucraini, bloccato dal 7 gennaio, quando Gazprom ha chiuso i rubinetti accusando Kiev di rubare il gas. L'Europa importa circa il 30% del metano dalla Russia, l'80% del quale passa nel territorio ucraino.

    Sanzioni dal Cremlino a chi venderà armi alla Georgia
    Il presidente russo Dmitri Medvedev ha firmato un decreto che bandisce la vendita o il trasferimento alla Georgia di armi e materiale bellico o prodotti a doppio uso (civile e militare) dalla Russia e che prevede sanzioni economiche verso i Paesi stranieri che si renderanno responsabili di tali attività. Lo riferisce l'agenzia Interfax citando il Cremlino. A proporre “speciali misure economiche”, in base al decreto, sarà il governo. Il provvedimento prevede la limitazione o la cancellazione della cooperazione tecnico-militare con quei Paesi o quelle organizzazioni straniere che venderanno o trasferiranno a Tbilisi materiale bellico progettato o prodotto in Russia.

    Crisi economica
    Il governo inglese ha annunciato un nuovo piano di sostegno al sistema bancario finalizzato a rilanciare prestiti e credito. Dopo la ricapitalizzazione delle banche dell'ottobre scorso, il governo di Londra dà avvio a un piano volto soprattutto a garantire i prestiti effettuati dalle banche, allo scopo di incoraggiare il rilancio del credito nel Paese. “A fronte del rallentamento economico mondiale che si è intensificato negli ultimi due mesi - scrive il Ministero delle finanze in un comunicato - il governo annuncia un pacchetto di misure per rinforzare la stabilità del sistema finanziario, accrescere la fiducia e sostenere la ripresa economica”.

    El Salvador
    Con una metà dei voti scrutinati l'opposizione di sinistra salvadoregna del Fronte nazionale di liberazione Farabundo Marti è in testa rispetto all'Arena, l'Alleanza di destra al governo del paese da 20 anni. Lo rende noto la commissione elettorale. Il Fronte, ex organizzazione della guerriglia durante la guerra civile conclusasi nel 1992, ha subito rivendicato la vittoria affermando che si tratta di “un'elezione storica”. Il tasso di partecipazione al voto, secondo la missione di osservatori dell'Ue è stato del 50%. Un buon risultato nelle elezioni di ieri, per il rinnovo del parlamento e delle municipalità, darebbe una forte spinta al candidato presidenziale del Fronte Mauricio Funes in vista delle elezioni previste in marzo. L'Fmln ha ottenuto fino ad ora 489.030 voti contro i 437.561 del partito del presidente Elias Antonio Saca, al governo da 20 anni. Secondo le proiezione questo risultato garantirebbe al Fronte 37 deputati (+5) all'Assemblea nazionale rispetto ai 33 (-1) dell'Alleanza. Ai partiti minori andrebbero 14 seggi.

    Kenya
    Almeno 26 morti e 25 feriti, numerosi dei quali in gravi condizioni. È il tragico bilancio di un incidente stradale avvenuto la scorsa notte in Kenya sulla strada che da Nairobi conduce a Mombasa: una superstrada completamente sconnessa dove gli incidenti sono estremamente frequenti. Si sono scontrati un pullman che si dirigeva a Nairobi ed un camion diretto a Mombasa. Lo rendono noto fonti ufficiali della polizia, precisando che si teme che il bilancio possa aggravarsi.

    Immigrazione irregolare
    Il cadavere di un extracomunitario, quasi certamente morto durante una traversata dalle coste nordafricane, è stato recuperato in mare al largo dell'isola di Malta. Il corpo - in avanzato stato di decomposizione - è stato localizzato da una motovedetta della marina maltese dopo la segnalazione dell'equipaggio di un peschereccio. In questi ultimi mesi sono stati numerosi i cadaveri di migranti, vittime di naufragi, recuperati al largo di Malta.

    Taiwan
    Si è aperto oggi a Taiwan il processo per corruzione contro Chen Shui-bian, l'ex presidente accusato di essersi illecitamente impadronito di 3,15 milioni di dollari di denaro pubblico con la complicità della moglie, Wu Shu-chen. L'ex-presidente ha accusato il suo successore, Ma Ying-jeou, di perseguitarlo per ragioni politiche. Arrestato una prima volta in novembre, Chen Shui-bian alzò davanti alle telecamere i pugni stretti dalle manette, denunciando la “persecuzione” e inneggiando all'indipendenza di Taiwan. In seguito fu rilasciato e arrestato una seconda volta alla fine di dicembre. L'ergastolo è la massima pena prevista per i reati di cui è accusato. L'isola è di fatto indipendente dal 1949, ma Pechino la ritiene parte integrante del proprio territorio.

    Sale la tensione tra Corea del nord e Corea del Sud
    La Corea del Sud ha deciso di mantenere in stato di allerta le proprie truppe a ridosso della frontiera con il Nord, dopo le dure minacce di “confronto militare” partite da Pyongyang nel fine settimana. Ad allarmare in maniera particolare il governo sudcoreano è stato il tono utilizzato questa volta dal regime comunista, giudicato “diverso dal solito” e dietro al quale potrebbero celarsi intenzioni più serie rispetto alle frequenti minacce rivolte negli ultimi mesi dal Nord al Sud. L'esercito sudcoreano sta rafforzando la propria presenza nei punti nevralgici che separano i due Paesi, compresa la linea di demarcazione marittima chiamata Northern Limit Line (Nll): quest'ultima, all'altezza del Mar Giallo, fu tracciata in via unilaterale dalle forze alleate alla fine della guerra di Corea (1950-53) e non è mai stata formalmente accettata da Pyongyang, secondo cui il confine dovrebbe essere spostato verso sud. Nel messaggio minaccioso di sabato scorso, i media di regime avevano fatto un chiaro riferimento a questa linea di demarcazione, riferendo l'intenzione da parte della Corea del Nord di “preservare le acque occidentali”.

    Tibet
    L'assemblea legislativa del Tibet, controllata dal Partito Comunista Cinese, ha approvato oggi all'unanimità la proposta di istituire una festa che celebri la sconfitta dell'insurrezione del 1959 di Lhasa. La festa, chiamata "Giorno della Liberazione dalla Schiavitù", verrà celebrata il 28 marzo, la data nella quale fu formalmente abolito il governo del Dalai Lama e il Tibet fu inglobato nella Cina. L'esercito cinese aveva occupato la regione nel 1950. Il 10 marzo del 1959 la popolazione di Lhasa, temendo che i militari cinesi volessero arrestare o uccidere il loro leader spirituale, diede vita ad una rivolta che si concluse con la fuga del Dalai Lama in India. Da allora, il leader tibetano è vissuto in esilio. La Cina afferma che il Tibet è “storicamente” parte del suo territorio e definisce “secessionisti” i nazionalisti tibetani, compreso il Dalai Lama, che afferma di chiedere solo una “vera” autonomia amministrativa per il territorio. La festa cade poco dopo il 10 marzo, celebrato dalle comunità tibetane in esilio come anniversario della rivolta di Lhasa. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
     

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 19

     
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