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Sommario del 03/01/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Lettera del Papa al cardinale Bertone: i genitori sono i principali educatori dei propri figli
  • Il Magistero del Papa sull’Epifania e il Battesimo di Gesù: due eventi che chiedono all’uomo di aprire il cuore alla luce e al fuoco che illuminano il mondo
  • Nomine
  • Dalla crisi alla speranza: editoriale di padre Lombardi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Non si ferma l'attacco israeliano a Gaza: cresce l'emergenza umanitaria
  • Malaysia: pressioni contro il maggior settimanale cattolico
  • Le sfide dell'Europa nel 2009: intervista con il cardinale Erdö
  • Concluso l'Incontro europeo dei giovani promosso dalla Comunità di Taizé a Bruxelles
  • La denuncia dell'Aiart: la tv è tra le prime cause del degrado morale e culturale del Paese
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Celebrazioni di Natale in Vietnam “con la polizia ad ascoltare”
  • Honduras: il cardinale Rodríguez Maradiaga chiude le 40 ore di preghiera e digiuno per la pace e la solidarietà
  • Filippine: agricoltori musulmani e cristiani lavorano fianco a fianco
  • Corea del Sud: al via l’Anno ecumenico di preghiera per l’unità dei cristiani
  • Mozambico: la lebbra non è più emergenza
  • Lourdes: la storia delle apparizioni raccontata da santini inediti
  • Mons. Nosiglia: importante il contributo dei cattolici sulla questione della base di Vicenza
  • Imola in collegamento con Betlemme il giorno dell’Epifania
  • 24 Ore nel Mondo

  • Sri Lanka: l'esercito prosegue l'offensiva contro i ribelli tamil
  • Il Papa e la Santa Sede



    Lettera del Papa al cardinale Bertone: i genitori sono i principali educatori dei propri figli

    ◊   I genitori sono i primi e principali educatori dei propri figli e nel campo dell'educazione hanno “una fondamentale competenza: sono educatori perché genitori”: è quanto scrive Benedetto XVI nella Lettera inviata al cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, in cui lo nomina Legato pontificio per il sesto Incontro mondiale delle Famiglie che si terrà a Città del Messico dal 13 al 18 gennaio sul tema: “La famiglia formatrice ai valori umani e cristiani”. Il servizio di Sergio Centofanti.


    Citando la Lettera “Gratissimam sanae” di Giovanni Paolo II (2 febbraio 1994), Benedetto XVI ha ricordato che “la famiglia è chiamata a svolgere il suo compito educativo nella Chiesa, partecipando così alla vita e alla missione ecclesiale. La Chiesa - ha aggiunto - desidera educare soprattutto attraverso la famiglia, a ciò abilitata dal sacramento del matrimonio, con la «grazia di stato»”. In questo contesto, quanto è importante rafforzare il legame tra scuola e famiglia? Isabella Piro lo ha chiesto alla professoressa Maria Luisa Di Pietro, presidente dell'Associazione “Scienza & Vita”:

    R. - È importante per diverse ragioni: da una parte, i primi educatori del figlio sono i genitori e, dall’altra parte, gli stessi termini “generazione” e “genitori” danno proprio l’idea non soltanto del portare all’esistenza, ma anche del generare nell’educazione. Per cui, nel momento in cui i genitori affidano i figli alla scuola, è logico che non vogliono essere sostituiti nel ruolo educativo, ma casomai essere aiutati. Questo significherebbe una collaborazione importante tra la scuola e la famiglia.

     
    D. - Parlando in generale, una buona politica di sostegno alle famiglie cosa deve assolutamente includere?

     
    R. - Si dovrebbe cominciare, innanzitutto, con una politica di aiuto alle famiglie che già hanno figli, ma anche con una politica di aiuto a chi non riesce a dare inizio ad una famiglia: faccio riferimento, in particolar modo, alla difficoltà in cui si trovano oggi molti giovani ad immaginare una loro vita famigliare perché non hanno la possibilità di accedere al mondo del lavoro, di avere una casa. Mi riferisco ai problemi relativi ai primi anni di vita dei bambini, alla necessità di accudimento da parte dei genitori, e in particolar modo della madre. Ci sono poi una serie di necessità legate al momento della malattia, laddove le famiglie sono spesso abbandonate a se stesse, senza nessuna forma di assistenza sociale. Ci sono poi tutti i problemi relativi alla fascia adolescenziale, quindi i problemi educativi…Per cui, gli interventi a favore della famiglia sono sicuramente interventi di natura economica, ma sono anche interventi di sostegno psicologico, educativo e soprattutto culturale.

     
    D. - Se guardiamo per un attimo nello specifico dei 5 continenti, quali sono, secondo Lei, le realtà che affrontano le famiglie nei diversi Paesi del mondo?

     
    R. - C’è una sorta di “globalizzazione” dei problemi, soprattutto nei grandi centri urbani. Sicuramente, laddove nel mondo occidentale la maggior parte delle famiglie si deve confrontare con una situazione culturale che ha perso il riferimento di molti valori - compreso il valore della maternità e della paternità, ci sono altri Paesi, penso al Sud America, penso ai Paesi africani, ai Paesi asiatici, dove ancora il valore della famiglia è molto forte ed è sentito non solo dai singoli, ma dall’intera società in cui si vive.

     
    D. - Il mondo laico quali aspettative ripone nel VI Incontro mondiale delle famiglie?

     
    R. - Penso che sia un momento importante di confronto, ma soprattutto un momento importante per trovare la forza di portare avanti quello che è il proprio essere genitori, il proprio essere famiglia, perché in Italia, nei Paesi europei, in tutto il mondo, tutti i genitori si confrontano con una serie di difficoltà che non sono legate al fatto che sono cambiati i figli, ma al fatto che è cambiato il contesto culturale. Un contesto che, ripeto, non aiuta per niente la famiglia in nessuno dei suoi ruoli.

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    Il Magistero del Papa sull’Epifania e il Battesimo di Gesù: due eventi che chiedono all’uomo di aprire il cuore alla luce e al fuoco che illuminano il mondo

    ◊   L’inizio del nuovo anno mette subito i membri della Chiesa a confronto con il mistero dell’Epifania del Dio Bambino - umile eppure re, sacerdote e profeta - e con le responsabilità, non solo spirituali, che comporta l’assunzione dell’identità cristiana, sottolineate dalla solennità del Battesimo del Signore. A pochi giorni da queste due celebrazioni che chiudono il periodo di Natale, Alessandro De Carolis ne sottolinea gli insegnamenti salienti di Benedetto XVI. Il servizio:


    (musica)

    Un punto luminoso, mobile contro la volta del cielo, diretto verso un punto oscuro della terra, un piccolo agglomerato di umanità che anche ai suoi tempi era considerato di irrisoria importanza. Fu questa la Cometa: la traiettoria di una piccola epifania che illuminò la strada di pochi privilegiati verso la grande Epifania che stava per cambiare la storia umana. Nei suoi due anni di magistero specifico su questo aspetto - le solennità del 6 gennaio e del Battesimo del Signore che chiudono il periodo delle feste natalizie - Benedetto XVI ha offerto una “lettura” di entrambe molto ricca di spunti spirituali e, soprattutto, di riferimenti ai nostri tempi. “La luce che a Natale è brillata nella notte illuminando la grotta di Betlemme, dove restano in silenziosa adorazione Maria, Giuseppe ed i pastori, oggi risplende e si manifesta a tutti”, affermò il Papa nella Messa dell’Epifania 2006. Quel “tutti” - cioè l’umanità, noi - è simboleggiato dai tre sapienti che arrivano a Cristo bambino dopo un lungo pellegrinaggio:

     
    “Il fulgore di Cristo raggiunge infine i Magi, che costituiscono le primizie dei popoli pagani. Restano in ombra i palazzi del potere di Gerusalemme, dove la notizia della nascita del Messia viene recata paradossalmente proprio dai Magi, e suscita non gioia, ma timore e reazioni ostili".

     
    Il paradosso cristiano - che agli occhi dell’uomo inizia nella miseria di una mangiatoia e finirà nell’infamia della croce - passa per una rivelazione abbagliante che in pochi però sanno, e sapranno, cogliere. La Chiesa, depositaria di questo mistero, comprese subito che la sua missione sarebbe stata d annunciare quella luce ai tanti rimasti inizialmente lontani, o indifferenti, a quel fulgore. Il Vaticano II, spiegò il Papa alla Messa dell’Epifania dello scorso anno, fu proprio questo: “un rinnovarsi dall’anelito” di annunciare Cristo, luce del mondo, a tutti gli ambiti dell’umanità contemporanea:

     
    “A distanza di duemila anni, possiamo dunque riconoscere nelle figure dei Magi una sorta di prefigurazione di queste tre dimensioni costitutive dell’umanesimo moderno: la dimensione politica, quella scientifica e quella religiosa. L’Epifania ce le mostra in stato di ‘pellegrinaggio’, cioè in un movimento di ricerca che, in definitiva, ha il suo punto d’arrivo in Cristo”.

     
    La Cometa poi si “spegne”. Quel punto luminoso ha esaurito la sua funzione. Gesù cresce, nella discrezione della sua straordinaria famiglia, e il segno della sua presenza cambia. Nel fiume Giordano la sua missione pubblica inizia nel segno dell’acqua: elemento di vita e anche sigillo di una dimensione più grande. Come avviene da duemila anni per i cristiani, quando con l’acqua e il fuoco del sacramento del Battesimo rendono pubblica la loro appartenenza. E tuttavia, spiegò Benedetto XVI battezzando alcuni bambini l’8 gennaio 2007:

     
    “Naturalmente, Dio non agisce in modo ‘magico’; agisce solo con la nostra libertà. Non possiamo rinunciare alla nostra libertà. Dio provoca la nostra libertà, ci invita alla cooperazione con il fuoco dello Spirito Santo: queste due cose devono andare insieme. Il Battesimo rimane in tutta la vita il dono di Dio che ha messo il suo sigillo nelle nostre anime e la nostra cooperazione, l’apertura della nostra libertà che dice ‘sì’ a questa azione divina”.

     
    Un’azione che comporta delle responsabilità, rese tanto più evidenti da quando si è radicata la consuetudine di battezzare i bambini appena venuti al mondo. Dietro l’atto spirituale, spiccano richiami ed impegni umani per cui il “sì” alla vita che i genitori cristiani dicono con il Battesimo diventa un netto “no” a tutto ciò che - e tante sono le circostanze odierne - vorrebbe attentare a quella stessa vita. Con vigore, il Papa lo disse nella solennità del Battesimo del Signore l’8 gennaio 2006:

     
    “Possiamo dire che anche nel nostro tempo è necessario un ‘no’ ad una cultura ampiamente dominante della morte, una anticultura che si mostra per esempio nella fuga, nella droga. Fuga dal reale nell’illusorio, in una felicità falsa che si mostra nella menzogna, nella truffa, nella ingiustizia, nel disprezzo dell’altro, della solidarietà, della responsabilità per i poveri e per i sofferenti; che si mostra in una sessualità che diventa puro divertimento senza responsabilità (...) A questa apparente promessa di fedeltà, a questa pompa di una vita apparente che in realtà è solo strumento della morte, a questa ‘anticultura’ diciamo no, per coltivare una cultura della vita”.

     
    (musica)

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    Nomine

    ◊   Il Santo Padre ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare dell’arcidiocesi di Mechelen-Brussel (Belgio), presentata da mons. Jan De Bie, in conformità ai canoni 411 e 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.

    Il Papa ha nominato vescovo della diocesi di San Pedro-en-Côte d’Ivoire (Costa d’Avorio) mons. Jean-Jacques Koffi Oi Koffi, finora vescovo di Abengourou.

    Il Santo Padre ha nominato vescovo coadiutore della diocesi di Yopougon (Costa d’Avorio) mons. Jean Salomon Lezoutié, finora vescovo di Odienné.

    Il Papa ha nominato membro della Congregazione per i Vescovi mons. Claudio Maria Celli, arcivescovo titolare di Civitanova, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali.

    Il Santo Padre ha nominato membro del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali il cardinale Karl Lehmann, vescovo di Mainz (Germania).

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    Dalla crisi alla speranza: editoriale di padre Lombardi

    ◊   Hanno suscitato ampia eco il Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale della pace e le sue parole, ispirate a quel Messaggio, pronunciate all'omelia della Messa del primo gennaio. In particolare, al centro dei commenti sono state le affermazioni del Papa sulla crisi economica mondiale e sul bisogno che, specie i Paesi ricchi, ritrovino sobrietà nella gestione finanziaria e spirito di solidarietà verso chi paga nel modo peggiore le conseguenze della congiuntura: i poveri. Su questo argomento, ascoltiamo la riflessione del nostro direttore generale, padre Federico Lombardi:


    “L’attuale crisi economica globale va vista come un banco di prova, come una sfida per il futuro e non solo come un’emergenza a cui dare risposte di corto respiro”. Così il Papa nell’omelia del primo dell’anno. E ha riproposto il tema di un nuovo “modello di sviluppo”, richiesto “non solo dalle difficoltà finanziarie immediate, ma dallo stato di salute ecologica del pianeta e - soprattutto - dalla crisi culturale e morale, i cui sintomi sono evidenti in ogni parte del mondo”.

     
    Un messaggio forte per l’anno che inizia! Un modo per rovesciare la paura davanti al futuro in impegno per costruire un futuro migliore! E il Papa ha anche proposto un metodo per l’impegno comune: scelte di giustizia e di sobrietà, scelte di solidarietà, “che frenino l’ingordigia insaziabile che suscita lotte e divisioni, che moderino la smania di possedere per renderci disponibili alla condivisione e all’accoglienza reciproca”. La povertà di Cristo stesso, la storia della spiritualità e dell’impegno cristiano per gli altri si presentano come esempio efficace per camminare su questa via. Perché la povertà nello spirito, la libertà dall’egoismo, è lo strumento efficace che ci rende capaci di combattere la povertà ingiusta, materiale e morale, che avvilisce la dignità umana ed è all’origine di tensioni, odii e conflitti. Certo, i problemi del mondo di oggi sono immensamente complessi, ma alcuni punti di partenza per cercarne le risposte lungimiranti sono piuttosto semplici e chiari. Ma bisogna volerli accettare. Ci auguriamo un 2009 di maggiore saggezza. Per passare dalla crisi alla speranza.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Un’esperienza di comunione: in prima pagina, un commento del priore di Taizé, fratel Alois, sul trentunesimo incontro europeo dei giovani che si è tenuto a Bruxelles.

    In evidenza, nell’informazione internazionale, la situazione in Vicino Oriente: gli Stati Uniti sollecitano una tregua stabile tra Israele e Hamas.

    In cultura, un articolo di Lucetta Scaraffia dal titolo “L’uomo che aveva previsto (quasi) tutto”: riscoperto in Italia Jacques Ellul.

    Fabrizio Bisconti e Rosa Maria Carra Bonacasa sui due affreschi con l’Adorazione dei Magi scoperti nelle catacombe di Villagrazia di Carini.

    Una luce splendente ai tempi oscuri dei Longobardi e della peste: Marilena Amerise sul Natale di Roma di Gregorio Magno.

    Giulia Galeotti e Claudio Toscani recensiscono rispettivamente “Racconto di Natale”, un film di Arnaud Desplechin sull’incapacità di amare, e “Il moto perpetuo”, una raccolta di poesie di Giuseppe Langella.

    Nell’informazione religiosa, la Lettera del Papa al cardinale Tarcisio Bertone per la nomina a Legato Pontificio all’incontro mondiale delle famiglie a Città del Messico, dal 13 al 18 gennaio.

    Una valutazione delle prospettive del confronto tra le religioni nell’intervista di Mario Ponzi al cardinale Jean-Louis Tauran.

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    Oggi in Primo Piano



    Non si ferma l'attacco israeliano a Gaza: cresce l'emergenza umanitaria

    ◊   Anche oggi sono stati numerosi i raid aerei israeliani contro obiettivi sensibili palestinesi nella Striscia di Gaza, ai quali Hamas ha risposto con un intenso lancio di razzi sul territorio ebraico. Sembra ormai imminente l’attacco di terra, mentre il bilancio delle vittime cresce in modo preoccupante. Gravissima la situazione umanitaria. Per il punto della situazione ascoltiamo Marco Guerra:


    A otto giorni dall’inizio dell’operazione “Piombo fuso” sulla Striscia di Gaza, non cambia la strategia delle forze armate israeliane. I caccia di Tel Aviv proseguono i bombardamenti mirati sugli obiettivi di Hamas mentre unità della marina bersagliano con i cannoni dal mare. In una delle 25 incursioni aeree che si sono registrate nella notte, è rimasto ucciso un comandante del braccio armato di Hamas. Tra le vittime di oggi anche una ragazzina palestinese di 13 anni. Secondo fonti mediche palestinesi, il bilancio sarebbe così salito a 438 morti, fra cui una settantina di bambini e oltre 20 donne, mentre i feriti sarebbero circa 2.300, più di 300 dei quali in gravi condizioni. E nella Striscia cresce l’emergenza umanitaria: l’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi riferisce di un sistema sanitario sull’orlo del collasso e della carenza di energia elettrica e di tutti i beni di prima necessità, mentre le strade sono invase dalle acque di scarico per via della distruzione delle principali condutture. Hamas, da parte sua, ha ripreso il lancio di razzi contro le località del Sud di Israele sulle quali in mattinata sono caduti almeno 12 razzi, che hanno provocato solo due feriti lievi. Sfiorata la strage in un kibbutz, dove uno dei proiettili si è abbattuto a pochi metri dalla sala mensa gremita. Un portavoce del movimento islamico ha poi dichiarato che la scorsa notte i suoi miliziani hanno respinto un'incursione di uomini delle forze speciali israeliane, che tentavano di penetrare all'interno del territorio palestinese. L’incidente non è stato però confermato dall’esercito di Tel Aviv. E mentre si susseguono le proteste in diverse capitali arabe e il Times annuncia l’imminente attacco di terra, sul fronte diplomatico sale l’attesa per la missione dell'Unione Europea in Medio Oriente, guidata dal ministro degli Esteri della Repubblica Ceca che detiene la presidenza di turno dell’Ue. Domani prima tappa al Cairo.

     
    Ma quali saranno le prossime mosse di Israele e cosa ha ottenuto finora l’operazione “Piombo fuso”? Luca Collodi lo ha chiesto a Janiki Cingoli, direttore del Centro italiano per la pace in Medio Oriente:


    R. – La situazione è che l'attacco via aria ha ottenuto, grossomodo, quello che poteva ottenere. Adesso si può arrivare ad uccidere qualcuno dei leader militari – come si sta facendo – e questo è un segnale preciso alla leadership di Hamas che potrebbe esserci in questo un’escalation. Tuttavia, di fatto, oggi Israele è di fronte ad un dilemma: se iniziare un’operazione di terra o no. Il problema è che se iniziano un’operazione di terra, il rischio è quello da un lato di avere molte perdite, e dall’altro di provocare anche molte perdite civili, perché si tratta di una zona non come quella in Libano in cui la popolazione aveva abbandonato la città, si era rifugiata in campagna; lì, a Gaza, ci sono moltissime persone, non saprebbero dove andare, e quindi le vittime civili potrebbero essere estremamente elevate, soprattutto nei campi dei rifugiati. E questo, ovviamente, potrebbe anche erodere quel po’ di consenso internazionale che l’operazione “Piombo fuso” ha potuto inizialmente avere, perché vista come reazione al continuo lancio di razzi e di missili da parte di Hamas.

     
    D. – La Lega Araba sembra divisa sul giudizio da dare alla vicenda di Gaza...

     
    R. – Sì, non è semplicemente divisa; è qualche cosa di più. Il problema è che, in questo momento, l’offensiva israeliana viene utilizzata da Hamas come attacco diretto ai regimi arabi moderati e in particolare al regime egiziano di Mubarak. Il fatto che ci siano state queste manifestazioni dei fratelli musulmani al Cairo – che chiedevano l’apertura dei valichi di confine con Gaza che invece Mubarak non vuole perché mancherebbe il controllo di Abu Mazen e della ANP – ci fa ricordare che Hamas è un’affiliazione diretta dei fratelli musulmani, quindi c’è una componente interna al mondo sunnita – che è quella di Hamas e dei fratelli musulmani che non sono sciiti ma sunniti – ma c’è un’alleanza tra questa componente più estremista del mondo sunnita con la componente sciita che fa capo all’Iran, tendente a rimettere in discussione gli attuali equilibri di potere all’interno del mondo arabo.

     
    D. – Potremmo dire che il Paese che rischia di più, in questo momento, è l’Egitto; Egitto che è sotto, diciamo così, tra virgolette, attacco dell’integralismo islamico...

     
    R. – Sì, e occorre capire una cosa: che se oggi, in Egitto, si votasse liberamente, è molto probabile che i fratelli musulmani avrebbero la maggioranza.

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    Malaysia: pressioni contro il maggior settimanale cattolico

    ◊   Limitare le edizioni multilingue all’inglese, al Mandarino e al Tamil, no all'edizione in malese: The Herald, il maggior settimanale cattolico della Malaysia, Paese in prevalenza musulmano, ha ricevuto questo ordine, nei giorni scorsi, dal Ministero dell’interno. Se rifiuterà di obbedire, potrebbe essere portato davanti al tribunale. Charles Collins ha raccolto la dichiarazione di padre Lawrence Andrews, direttore dell’Herald:


    R. – The reason for not permitting us to have the Malay section is because of the …
    La ragione per cui non ci si vuole consentire di avere una sezione malese è che noi abbiamo intentato una causa contro di loro perché ci hanno proibito di utilizzare il termine malese che indica Dio e che è “Allah”. Ci hanno detto che la parola “Allah” è solo per i musulmani e non per altri. Ma nella lingua malese non esiste altra parola per indicare Dio e noi abbiamo affermato che, proibendoci l’uso di questo termine, il Governo ha violato la nostra libertà d’espressione e di parola, che è garantita dalla Costituzione. Quello che ci hanno fatto è irrazionale, irragionevole e illegale.

     
    D. – Cosa rispondete a chi afferma che i cristiani in Malaysia non parlano il malese?

     
    R. – It is not true that the population doesn’t speak malay. Since the independence …
    Non è vero che la popolazione non parla il malese. Fin dalla sua indipendenza, il Paese ha sostenuto la lingua nazionale, tant’è vero che nelle scuole, dalle elementari alle superiori, la lingua d’insegnamento è il malese. Tutti abbiamo frequentato le scuole pubbliche statali, e l’insegnamento si svolge in lingua malese. Ora, gran parte delle persone che vivono nel Borneo sono nativi e rappresentano più del 50 per cento della popolazione cattolica, e la loro lingua nativa è proprio il malese.

     
    D. – Lei ha l’impressione che questo sia segno di una maggiore presenza dell’Islam nella politica, in Malaysia?

     
    R. – It looks as though this is becoming so. But very subtly. …
    Sembrerebbe di sì, anche se il tutto avviene in maniera molto sottile. In realtà, quando il giornalista del nostro quotidiano locale ha intervistato l’uomo che ha firmato la lettera che ci proibiva di usare la lingua malese, questo ha avvertito che avrebbero osservato in maniera molto attenta il nostro quotidiano, che l’avrebbero monitorato, e che se avessimo violato l’ordinanza emessa, avrebbero adottato misure più severe. Questo è un linguaggio molto duro. Direi che stanno diventando un po’ aggressivi nei nostri riguardi.

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    Le sfide dell'Europa nel 2009: intervista con il cardinale Erdö

    ◊   Dal primo gennaio la presidenza di turno dell’Ue è stata assunta dalla Repubblica Ceca, che ha ricevuto il passaggio di consegne dalla Francia. E mentre Praga si pone alla guida dell’Europa comunitaria, la Slovacchia ha festeggiato l’adozione dell’euro. Nel dare addio alla corona, Bratislava ha preceduto Polonia, Ungheria e la stessa Repubblica Ceca che ancora non hanno fissato la data per l'adozione dell'euro. Sulle prospettive per il continente all’apertura di questo nuovo anno, il servizio di Fausta Speranza:


    A parte l’emergenza Medio Oriente, il nuovo anno si presenta per l’Europa denso di sfide. C’è la crisi economica e c’è il difficile cammino verso il Trattato costituzionale che attraverso le riforme istituzionali potrebbe dare più forza politica all’Unione. Il semestre francese è stato segnato da prese di posizione importanti sul caso Georgia, sulla crisi economica e sull’emergenza Gaza, mettendo ancora una volta in luce il bisogno di un’Europa più unita e più forte nel messaggio di pace e sviluppo. Tutto ciò deve partire da valori importanti, come ribadisce il cardinale Péter Erdö, arcivescovo di Esztergom-Budapest e presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa:

     
    R. - Prima di tutto, penso che l’Europa sia più grande della struttura politica dell’Unione, perché arriva fino agli Urali: comprende anche altre regioni che non fanno parte dell’Unione Europea. D’altra parte, per noi forse la forma della collaborazione tra i Paesi europei non è il punto più importante, ma lo è il contenuto. Voglio dire che è importante certamente rinforzare le strutture, ma bisogna chiedersi per farci cosa. E’ assolutamente necessario vedere chiaramente alcuni valori comuni, umani, che rendono possibile una vita più umana in Europa. Tra tutti questi valori, io ribadirei la vita e la famiglia, perché senza il rispetto della vita umana e senza la famiglia nessuna struttura può giovare veramente alla convivenza delle società.

     
    D. - Il 2009 si apre in piena recessione. Oltre ai vari interventi, più o meno tecnici, per affrontare la crisi economica globale si chiede da più parti una riflessione profonda...

     
    R. - Sì, profonda davvero. Non si tratta soltanto della questione di una o di alcune norme etiche, ma si tratta del contatto tra l’attività umana e la realtà oggettiva: non bastano i nostri desideri, i nostri sogni, le nostre opinioni. E così anche i valori - i valori della vita umana - non sono monetizzabili. Dunque, se una società apprezza soltanto quello che ha un prezzo, che si può esprimere in una somma, allora dimenticherà molte cose fondamentali, come per esempio la vita umana o anche l’ambiente. Non è facile apprezzare questi valori: non è facile, per esempio, dare il giusto peso alla fiducia tra gli uomini. Ci sono veramente grandi valori che una visione superficialmente economica non può neanche capire, e quindi bisogna allargare l’orizzonte. E questo richiederà ancora molti sforzi e penso che questa crisi finanziaria sia soltanto uno dei primi sintomi di un cambiamento più profondo.

     
    D. - Di fronte a questi problemi, il cristiano è chiamato a dare testimonianza dei propri valori...

     
    R. - Prima di tutto, ad assumere anche sacrifici personali per aiutare direttamente e personalmente quanti ne hanno bisogno, e anche rendere testimonianza della propria convinzione, apertamente, senza paura forse di un’opinione pubblica contraria, quando si tratta, per esempio, della vita o della famiglia o di altri beni fondamentali per l’umanità.

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    Concluso l'Incontro europeo dei giovani promosso dalla Comunità di Taizé a Bruxelles

    ◊   Preghiera, canti, comunione. Sono i momenti che hanno scandito il 31.mo Incontro europeo dei giovani organizzato dalla comunità di Taizé, che si è concluso ieri a Bruxelles. Dal 29 dicembre i circa 40 mila giovani provenienti da tutto il mondo che hanno preso parte a questa riunione, sono stati ospitati dalle famiglie della zona. Durante l'evento è stata resa nota la “Lettera dal Kenya” del priore della comunità di Taizè, frère Aloise, che ha raccolto le esperienze del recente incontro dei giovani di Taizé a Nairobi. Il prossimo raduno si svolgerà tra un anno a Poznan, in Polonia. Ma quale l’esperienza più importante dell'Incontro a Bruxelles? Debora Donnini lo ha chiesto allo stesso frère Alois:


    R. – Forse la cosa più importante è stata l’esperienza dell’ospitalità; questa è un’esperienza di Chiesa, e c’era una grande gioia durante l’incontro, e i giovani hanno trovato – e penso anche gli abitanti di Bruxelles – una speranza con quest’esperienza di comunione profonda, e questo rimane un segno che la Chiesa vive.

     
    D. – Quali sono stati i momenti più importanti a livello di preghiera e di riflessione?

     
    R. – Le preghiere nel grande padiglione dell’esposizione; forse sono questi i grandi momenti di silenzio, dove essere tutti insieme - 40 mila persone – in silenzio per alcuni minuti, pregando anche per le sofferenze nel mondo, in Medio Oriente, per tutte le situazioni dove la gente soffre.

     
    D. – Qual è il messaggio che Lei ha voluto dare con la lettera dal Kenya?

     
    R. – Il messaggio centrale è che dobbiamo cercare la sorgente della fede; oggi non possiamo rinnovare la società e anche la Chiesa se non viviamo vicino a Cristo, in una comunione personale con il Cristo: questo ci dà la pace del cuore e può dare anche la pace all’umanità.

     
    D. – Bruxelles è stato un incontro nel cuore dell’Europa; in questo senso, che messaggio avete voluto dare?

     
    R. – Abbiamo pubblicato un messaggio all’Unione Europea per un’Europa aperta e solidale, e forse è importante, oggi, mettere insieme due cose: i giovani e le istituzioni.

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    La denuncia dell'Aiart: la tv è tra le prime cause del degrado morale e culturale del Paese

    ◊   Anno nuovo, oroscopo nuovo. Come di consueto, le previsioni astrologiche in questi giorni hanno inondato le pagine dei giornali e gli schermi televisivi. Il “Centro italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale” ha sottolineato, se mai ce ne fosse stato bisogno, che le predizioni dello scorso anno si sono rivelate inattendibili. Da parte sua, l’Aiart, Associazione spettatori, ha criticato le emittenti televisive che qualche giorno fa hanno dato ampio spazio all’argomento. Alessandra De Gaetano ne ha parlato con Luca Borgomeo, presidente dell’Aiart:


    R. – C’è una fetta di persone che apre il giornale e va subito a leggere l'oroscopo, un po’ per abitudine, un po’ per superstizione, un po’ perché c’è un senso d’inquietudine, d’incertezza sul futuro e si cerca, nell’oroscopo, un’indicazione rispetto ad una realtà fatta di tante incognite, di tante difficoltà. Ciò che è inaccettabile è che il servizio pubblico debba spendere risorse per qualcosa che definirei demenziale.

     
    D. – Comunque i dati Auditel rivelano un certo gradimento...

     
    R. – Noi abbiamo, come Aiart, sempre messo in evidenza l’assoluta inaffidabilità delle cifre fornite dall’Auditel.

     
    D. – Si fa molto per arginare la presenza televisiva di maghi e astrologi; un altro settore di scarsa qualità – come voi sottolineate – è quello dei reality...

     
    R. – Un modo attraverso il quale quelli che mandano in onda questi reality tentano di giustificarsi è il crescente consenso del pubblico. Ora, non è crescente il consenso; queste trasmissioni fanno presa su questa emotività, tendono a scuotere, a sollecitare l’ascoltatore, pur di far audience non rinunciano a volgarità, a scurrilità, frasi oscene. E’ evidente che tutto questo finisce col determinare, all’interno della vasta platea dei telespettatori, un abbassamento del livello di accettazione dei programmi; il cittadino ha diritto ad essere informato con correttezza e ha diritto ad essere intrattenuto con dignità. Questo significa che dev’essere rispettato nella sua identità culturale, nella sua identità religiosa, nella sua identità morale; tutto questo non avviene, e questo è il motivo per cui come Aiart denunciamo questa situazione di degrado continuo e riteniamo la tv tra le prime cause del degrado civile, del degrado sociale, del degrado morale e del degrado culturale del nostro Paese.

     
    D. – L’Aiart come intende procedere, dopo questa denuncia?

     
    R. – Noi continuiamo la nostra battaglia, consapevoli che il cittadino non distingue più la tv commerciale dalla tv di Stato. Purtroppo c’è la constatazione di un’omologazione al basso, nell’ottica di dare al telespettatore dei programmi demenziali, insulsi, volgari, che offendono spesso la dignità del cittadino che guarda la tv.

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa seconda Domenica di Natale la liturgia ci presenta il Prologo del Vangelo secondo San Giovanni. L’evangelista scrive:

    “In principio era il Verbo,
    e il Verbo era presso Dio
    e il Verbo era Dio…
    E il Verbo si fece carne
    e venne ad abitare in mezzo a noi;
    e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
    gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre,
    pieno di grazia e di verità”.

     
    Ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia all'Università Lateranense:


    “Nel mirabile Prologo giovanneo il mistero del Natale di nostro Signore Gesù Cristo si rivela come manifestazione e come implicazione partecipativa. «Dio nessuno l'ha mai visto» ma in questo Figlio che ci è stato dato «noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre». Non solo, ma il Figlio «nel quale abita corporalmente tutta la pienezza della divinità» (Col  2, 9) è venuto ad offrici l'«esegesi» del Padre (exegesato), è venuto a raccontarceLo e a spiegarceLo, è venuto a parlarci di Lui. Questa manifestazione del Dio che nessuno ha mai visto e che «abita una luce inaccessibile» (1Tm 6, 16) non si arresta alla rivelazione che rapisce la mente dell'uomo, ma lo sequestra per intero coinvolgendo la pienezza del suo essere: spirito, anima, corpo. San Massimo il Confessore spiega come l'unità che si compie tra Dio e l'uomo nell'Incarnazione del Figlio è stata attuata perché diventi presente e «operante sempre e in tutti» (Ambigua ad Io., 7). La integrità della umanità che ora il mondo contempla nel Bambino di Betlemme, è data, in quella precisa e identica forma, a tutti «coloro che l'accolgono». Questa è la vocazione di ogni uomo, dopo il Natale del Figlio: essere partecipe della eterna generazione del Figlio dal Padre, attraverso quel Bimbo «nato da donna». Niente di meno”.

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    Chiesa e Società



    Celebrazioni di Natale in Vietnam “con la polizia ad ascoltare”

    ◊   Segnali di maggior rispetto della libertà religiosa in Vietnam. “Le feste di Natale sono trascorse in maniera tranquilla, – ha spiegato ad Avvenire l’arcivescovo di Hanoi, Joseph Ngo Quang Kiet - alle celebrazioni c’è stata molta partecipazione, anche di non cristiani”. “Quest’anno le condizioni sono migliorate in tutto il Paese”, ha aggiunto. Infatti solo in una provincia, a Son La, al confine con il Laos, non sono state consentite Messe. L’arcivescovo ha poi raccontato: “Io ho celebrato la Liturgia di mezzanotte a Hoa Binh (sudovest di Hanoi) e presieduto l’Eucaristia di Natale a Hanoi, ho notato la stessa presenza di fedeli degli altri anni”. Inoltre il presule ha detto che nessuno ha avuto paura di entrare in Chiesa, nonostante la presenza della polizia. “Le autorità pubbliche – ha dichiarato - vogliono far vedere all’esterno che le festività natalizie sono state vissute tranquillamente, del resto non possono impedirle, ma comunque controllano tutto: ovunque sia andato a celebrare, c’era sempre la polizia ad ascoltare”. Ma vi sono anche altre forme di controllo: come denunciato da mons. Michel Hoang Duc Oanh, vescovo di Kontoum, il ministero dell’Istruzione ha imposto alcuni esami scolastici proprio il giorno di Natale, visto che il 25 dicembre non è vacanza in Vietnam, costringendo alcuni studenti a disertare le chiese. Buone notizie invece da due province del Nord, la zona dove la politica anti-religiosa è più pressante, che quest’anno hanno avuto il loro primo Natale, dopo 35 anni. (A cura di Virginia Volpe)

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    Honduras: il cardinale Rodríguez Maradiaga chiude le 40 ore di preghiera e digiuno per la pace e la solidarietà

    ◊   In Honduras, presso la cattedrale metropolitana di Tegucigalpa, molti fedeli si sono dati appuntamento la notte dell’ultimo dell’anno per 40 ore di preghiera e digiuno e per chiedere al Signore "pace, speranza e solidarietà, urgenti e necessarie per affrontare le sfide del nuovo anno". Il cancelliere dell'arcidiocesi, padre Carlomagno Núñez ha osservato: "Si tratta di un esercizio dell'anima per crescere insieme nella cultura della vita e dell'amore". Parole che sono risuonate alle 5 del mattino nell'omelia del cardinale Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga che ha commentato il messaggio del Papa: "Combattere la povertà, costruire la pace; l'importanza di saper far crescere dentro ciascuno di noi la presenza dell'altro, in particolare del più debole e bisognoso". Poi, il porporato ha chiuso le lunghe ore di preghiera ricordando che "per avvicinarci alla pace dobbiamo rinunciare alla nostra cattiva disposizione, in favore di propositi di giustizia vera, poiché solo così potremo raggiungere la pace con Dio, con il Creato, con gli altri e con noi stessi". “Perciò in quest'ora chiediamo al Signore – ha aggiunto - che ci benedica soprattutto con la sua pace". L’arcivescovo di Tegucigalpa, riflettendo sulla vita e le minacce che l’insidiano, ha rilevato che “molti comportamenti delle società moderne sviliscono il senso profondo di questo dono di Dio, trasformandolo in condotte di morte”. Tra questi atteggiamenti, il porporato ha citato in particolare la violenza nel mondo e naturalmente nel suo Paese: questione della quale si occupa da molto tempo. A metà dell’anno scorso, l’arcivescovado della capitale honduregna ha lanciato una campagna pastorale contro le tante violenze che la popolazione patisce, in particolare i sequestri, in aumento negli ultimi tempi: nel 2008 sono stati oltre 40 e in almeno 17 casi si è trattato di vittime al di sotto dei 15 anni. Dall’altra parte anche gli omicidi, a volte per motivi banali, soprattutto tra bande giovanili rivali (le cosiddette “maras”), sono aumentati passando da 2000 a 3418 nell’ultimo anno. “Questa realtà - ha osservato il cardinale Rodríguez Maradiaga - ci dimostra quanto grave sia tra noi il problema della violenza, e quanto ancora più pericolose siano le sue conseguenze nella misura in cui rafforzano la cultura della morte”. Infine, il porporato ha ricordato, sottolineando quanto ribadito dal Santo Padre in questi giorni, la violenza in Terra Santa: “In questi momenti di digiuno e di preghiera dobbiamo tenere presente tutti coloro che in diverse parti del mondo vivono in mezzo alle violenze, in particolare le vittime di conflitti armati, come accade ora in Israele e nei territori palestinesi come la Striscia di Gaza”. (A cura di Luis Badilla)

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    Filippine: agricoltori musulmani e cristiani lavorano fianco a fianco

    ◊   Sostenere il lavoro della popolazione locale filippina attraverso l’insegnamento di tecniche per la coltivazione biodinamica della terra che, rispettando la natura, permettano lo sviluppo di un’agricoltura sostenibile e responsabile: è questo l’intento del programma “Dialogo con la creazione”, rivolto agli agricoltori cristiani e musulmani che, mentre continuano gli scontri tra i ribelli islamici e le forze del governo di Manila, lavorano fianco a fianco nell’area di Baluno, zona fertile dello Zamboanga, nel nord dell’isola di Mindanao. Come riportato dall’agenzia Asianews, il programma è promosso dal movimento per il dialogo tra cristiani e musulmani operante nell’area, Silsilah, attraverso la “Escuela de Siembradores”: un luogo in cui i contadini di entrambe le religioni non solo imparano nuovi metodi per lavorare la terra, ma anche una modalità di convivenza che parte dalla condivisione della risorsa dell’aiuto vicendevole. “Lo spirito di comunità tra gli agricoltori di Baluno – raccontano i responsabili del movimento – ha avuto una chiara manifestazione durante il Festival de Siembradores, organizzato negli spazi della scuola il 29 dicembre scorso”. La festa, cui hanno partecipato circa 300 persone, non è stata solo un’occasione per divertirsi e stare insieme, ma anche un modo per ringraziare il Signore di tutte le benedizioni concesse nell’anno ormai volto al termine: mentre gli agricoltori musulmani svolgevano la loro sessione di preghiera, i cattolici celebravano la Messa con padre Sebastiano D’Ambra, che ha fatto notare come la festa coincidesse con la giornata che la Chiesa ha dedicato alla Sacra Famiglia. Momenti di festa e condivisione, il pranzo in comune e lo scambio di regali e auguri per il nuovo anno, cui ha preso parte anche Isabelle Climaco, membro del Parlamento in rappresentanza del primo distretto. (R.B.)

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    Corea del Sud: al via l’Anno ecumenico di preghiera per l’unità dei cristiani

    ◊   Il 2009 in Corea del sud sarà “l’anno per confessare le nostre mancanze a Dio e per perdonare i nostri fratelli”: così il vescovo ausiliare di Kwangju, mons. Hyginus Kim Hee-joong, ha presentato nei giorni scorsi le iniziative previste nel Paese per l’Anno ecumenico di preghiera per l’unità dei cristiani. Le proposte, come riportato dall’Osservatore Romano, sono state elaborate dal Comitato dei vescovi cattolici per la promozione dell’unità delle Chiese e per il dialogo interreligioso e dal Consiglio nazionale delle Chiese di Corea. “Il dialogo per l’unità darà speranza non solo alle Chiese, ma all’intera società”, ha commentato il reverendo Kim Sam-hwan, presidente del Consiglio nazionale delle Chiese di Corea che ha sottoscritto il documento con le iniziative, insieme con mons. Hee-joong e con il metropolita ortodosso Ambrosios Aristotelis Zographos. Il primo appuntamento è fissato per il 18 gennaio: un grande raduno di preghiera interreligiosa alla Olympic Hall di Seoul, da dove prenderà il via la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che terminerà il 25 gennaio. Tra le altre date salienti, un Forum sul dialogo interreligioso previsto per maggio, cui parteciperanno illustri esperti di teologia, e un concerto di musica con brani tratti dal repertorio liturgico delle tre confessioni cristiane, in programma a Natale nella capitale Seoul. (R.B.)

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    Mozambico: la lebbra non è più emergenza

    ◊   Nel 2008 la lebbra ha cessato di costituire un’emergenza sanitaria nel Mozambico. La bella notizia, riportata dall’agenzia Misna, è corredata dal rassicurante dato pari a un malato ogni centomila abitanti, perfettamente in linea con l’obiettivo fissato dall’Organizzazione mondiale della sanità per il Paese. La provincia più colpita, attualmente, è Nampula, dove si registra la metà dei casi nazionali, in forte calo grazie anche alle numerose campagne informative e di sensibilizzazione attuate in questi anni. La lebbra, nota anche come morbo di Hansen o hanseniasi, dal nome dello scienziato norvegese che ne isolò il batterio responsabile ben 135 anni fa, è una malattia infettiva e cronica che colpisce la pelle e i nervi periferici, causando nel tempo insensibilità, dolori, e, infine, necrosi; ma oggi, con le opportune terapie, può essere curata. In Mozambico, tra il 2005 e il 2006, sono stati registrati casi di lebbra in sei province, con un tasso pari a 2,4 malati ogni diecimila abitanti. (R.B.)

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    Lourdes: la storia delle apparizioni raccontata da santini inediti

    ◊   In occasione del 150esimo anniversario delle apparizioni della Vergine a Lourdes (1858), la Mckay & S. Srl ha pubblicato un cofanetto che racconta tutta la storia attraverso 260 immagini sacre inedite. Dalla prima apparizione di Maria a Bernadette alla città di Lourdes, dai dogmi ai miracoli, dalla devozione popolare alla vita della veggente, dal rapporto tra i Papi e Lourdes ai pellegrinaggi: fedeli riproduzioni di santini originali provenienti da Italia, Francia, Germania e Svizzera e risalenti alla seconda metà dell’Ottocento fino ai primi decenni del Novecento, messi a disposizione dal collezionista Graziano Toni. Per la prima volta, riporta l’agenzia Zenit, vengono pubblicate sui santini le preghiere originali dell’epoca; mentre i testi dell’opera sono a cura degli autori delle biografie dei Santi per i fascicoli “Santini da collezione” di Hachette: Antonio Gaspari e Luca Marcolivio. “I santini ci aiutano a comprendere l’amore di Dio perché essi toccano il cuore e ci commuovono – scrive Gaspari nell’introduzione – per questo, per secoli, le immagini sacre sono state la ‘Bibbia dei poveri’”. L’opera esprime anche l’amore che la Chiesa ha per le arti e, nella prefazione dedicata a Maria, viene spiegato che “il più grande mistero, oltre alle guarigioni miracolose avvenute a Lourdes negli anni, rimane l’amore dolce e infinito che Maria prova nei confronti delle sofferenze umane”. Alla realizzazione del cofanetto hanno collaborato anche suor Maria Cristina Geltrude Solaroli delle Monache del Monastero benedettino S. Umiltà di Faenza, padre Pierdamiano Spotorno dell’Abbazia benedettina Vallombrosana, e il comm. Carlo Moschini. (R.B.)

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    Mons. Nosiglia: importante il contributo dei cattolici sulla questione della base di Vicenza

    ◊   “Ringrazio i laici cristiani, singoli, famiglie e gruppi che in questo anno hanno contribuito con la loro azione pacifica e non violenta a mantenere su vie democratiche e civili il confronto tuttora in atto in città”. Così il vescovo di Vicenza, Cesare Nosiglia, durante il “Te Deum” per la fine dell’anno, parlando dell’ampliamento della base americana al centro, in questi anni, di importanti polemiche che hanno rischiato di dividere la comunità. Il vescovo è tornato sull’argomento dell’aeroporto Dal Molin in conclusione del “cammino per la pace”, una marcia di preghiera, sottolineando come il contributo dei cristiani abbia portato a una seria e pacata riflessione. “I laici cristiani devono, al di là delle differenze che sul piano politico o sociale esprimono o ritengono di perseguire – riporta il quotidiano Avvenire - agire sempre in modo che la loro azione sia concordemente guidata dalla ricerca della verità, dall’accoglienza degli orientamenti della Parola di Dio, dal dialogo e dal rispetto delle diverse posizioni presenti tra le varie espressioni del mondo cattolico e laico per promuovere una convivenza pacifica, giusta e solidale nella città”. L’atteggiamento tenuto dai cristiani è stata “una presa di coscienza, incisiva e concreta, sui temi della pace, della salvaguardia dell’ambiente, della qualità della vita e del futuro di Vicenza”, conclude il vescovo Nosiglia. Intanto sono iniziati i lavori di bonifica dell’aeroporto in vista dell’imminente inizio dei lavori per l’ampliamento della base. (F.C.)

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    Imola in collegamento con Betlemme il giorno dell’Epifania

    ◊   L’arrivo dei magi nella diocesi di Imola acquista quest’anno un significato molto particolare. Il 6 gennaio prossimo, infatti, nella parrocchia di Santo Spirito, la festa dell’Epifania culminerà nel collegamento telefonico da Betlemme col parroco della parrocchia di Beit-Sahour (a un chilometro dalla Basilica della Natività ) don Faysal Hijazen, che comunicherà un messaggio di pace al patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal. Il significato dell’iniziativa è spiegato da don Marco Renzi, parroco di Santo Spirito: “Dal 18 al 25 marzo prossimo, nell’ambito delle iniziative del nostro Sinodo diocesano, è previsto il pellegrinaggio in Terra Santa, guidato dal vescovo mons. Tommaso Girelli”. “In questi giorni – continua il parroco – l’attenzione non si volge tanto a un evento passato, quanto ai luoghi in cui il Signore è nato e vissuto; inoltre siamo nell’Anno Paolino e fu proprio San Paolo a chiedere ai cristiani del suo tempo preghiere e offerte per la Chiesa di Gerusalemme”. Prima del collegamento telefonico ci sarà anche il tradizionale corteo dei Magi in costume, che partirà dal santuario della Coraglia e sarà animato dai canti natalizi dei giovani. (V.V.)

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    24 Ore nel Mondo



    Sri Lanka: l'esercito prosegue l'offensiva contro i ribelli tamil

    ◊   Prosegue l’offensiva dell’esercito regolare dello Sri Lanka contro le basi delle Tigri Tamil nel nord del Paese, all’indomani della conquista della roccaforte Kilinochchi, considerata una vera e propria capitale politica dei ribelli. Oggi, i militari di Colombo hanno bombardato con gli elicotteri altre postazioni. L’obiettivo è riconquista dello snodo strategico di "Elephant Pass", che i Tamil occupano dal 2000. La presa di Kilinochchi è stata definita "una vittoria senza precedenti" dal presidente dello Sri Lanka, Mahinda Rajapakse, ed è stata accolta con grandi feste nella capitale Colombo, dove però solo poche ore più tardi un attentato suicida contro una base aerea militare ha causato due morti e 36 feriti. È stata quindi rafforzata la sicurezza in tutta l'isola.

    Bangladesh
    E' Sheikh Hasina, dell'"Awami League" - formazione di centrosinistra - la vincitrice delle elezioni bengalesi svoltesi il 29 dicembre scorso. La sua coalizione ha ottenuto circa il 75% dei seggi totali dell'Assemblea nazionale. Alle elezioni, che riportano la democrazia nel Paese asiatico dopo due anni di stato d'emergenza e governo militare di transizione, hanno votato oltre il 70% degli 81 milioni degli aventi diritto.

    Cina
    In Cina, cinque operai sono morti nell'esplosione di una fabbrica chimica e altri 8 sono rimasti feriti. L’incidente è avvenuto il primo gennaio nella regione dello Shandong, nell’est del Paese. Il problema della sicurezza nelle fabbriche cinesi è molto sentito. Solo qualche giorno fa, altri 17 operai erano morti per una fuga di gas in una fabbrica di acciaio.

    Russia- Ucraina, "guerra del gas”
    Proseguono le trattative della diplomazia di Bruxelles per evitare che il contrasto sui nuovi contratti di fornitura di gas tra Russia e Ucraina minacci l’erogazione verso l’Europa. Il numero due di Gazprom, Alexander Medvedev, ha incontrato oggi a Praga il presidente di turno dell’Ue, il premier ceco Mirek Topolanek. In una conferenza stampa nella capitale ceca, Medvedev ha accusato l’Ucraina di sottrarre 35 milioni di metri cubi di metano al giorno dalle tubature di Gazprom. Intanto, si è fatta sentire anche società del gas di Kiev, Naftogaz, sostenendo che il prezzo proposto da Gazprom per il contratto di fornitura del 2009, pari a 418 dollari per mille metri cubi, potrebbe causare una "catastrofe umanitaria" in Ucraina. Intanto, a causa del calo del flusso di metano russo in transito per l'Ucraina, i principali Stati dell'Europa dell'est hanno denunciato una sensibile diminuzione delle forniture, che va dal 6 al 33% rispetto a quanto previsto dai singoli contratti.

    Belgio
    Eletto il nuovo primo ministro belga. Il cristiano democratico fiammingo, Herman Van Rompuy, ha ricevuto la fiducia dei deputati belgi con 88 voti a favore e 45 contrari. Herman Van Rompuy succede a Yves Leterme, dimessosi a dicembre in seguito allo scandalo che coinvolse i collaboratori del suo governo, accusati di aver fatto pressioni sulla magistratura a favore del piano di salvataggio della banca Fortis. Il nuovo governo riprende le linee programmatiche del dimissionario.

    Repubblica Democratica Congo
    Degli obiettivi per il 2009 “primo e più importante è il consolidamento delle pace e della sicurezza, in particolare nell’est del Paese”. Nel discorso alla nazione di fine anno il presidente della Repubblica Democritica del Congo, Joseph Kabila, ha posto in primo piano la pacificazione delle turbolente regioni orientali del Paese. Sale intanto l’attesa per l’incontro del 7 gennaio prossimo a Nairobi tra i rappresentanti del governo di Kinshasa e quelli del Congresso nazionale per la difesa del popolo, guidati dall’ex generale Laurent Nkunda, con la mediazione dell’inviato dell’Unione Africana, Olusegun Obasanjo. Obiettivo dell'incontro, raggiungere i termini per la fine del conflitto in Nord Kivu. L’ultimo incontro si era concluso il 21 dicembre 2008 con il rifiuto di Nkunda di rinnovare il cessate-il-fuoco proclamato ad ottobre. Al momento, in Nord Kivu la situazione è abbastanza tranquilla, diversamente dalla provincia orientale dove è in corso un’offensiva congiunta tra Congo, Sud Sudan e Uganda contro i ribelli ugandesi del Lord’s resistance army (Lra), accusati di attacchi contro i civili in territorio congolese. Nel sud del Paese, sale invece l’allarme per un’epidemia d’Ebola. L'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha confermato che tre persone sono morte nel sud dopo essere state contagiate dal virus.

    Australia
    L’Australia non accoglierà i prigionieri di Guantanamo. Lo ha reso noto il vice primo ministro, Julia Gillard, che ha motivato il rifiuto con ragioni di sicurezza. La richiesta giunta alla fine di dicembre da parte del governo americano, anche ad altri Paesi, prevedeva l’accoglienza di detenuti liberati dal carcere di Guantanamo, la base americana sull’isola di Cuba dove sono rinchiusi i sospetti terroristi. (Panoramica internazionale a cura di Francesca Ciacci)
     
     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 3

     
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