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Sommario del 02/01/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Lettera di Giorgio Napolitano al Papa: condivido l'urgenza di politiche che restituiscano dignità ai poveri. La riflessione di mons. Valentinetti
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Settimo giorno di bombe israeliane su Gaza
  • La “guerra del gas” tra Russia e Ucraina non minaccia le forniture energetiche verso l’Europa. Intervista con Carlo Corazza
  • Il 2009 Anno internazionale dell'Astronomia: la riflessione di padre Funes, direttore della Specola Vaticana
  • Diritti umani, giovani e prevenzione: se ne parla al Congresso di Roma, promosso dai Salesiani e dal Vis
  • Aperto a Castel Gandolfo il quinto Congresso internazionale per seminaristi organizzato dal Movimento dei focolari
  • Chiesa e Società

  • Dialogo interreligioso a Damasco nell’Anno Paolino: Gregorios III ringrazia il capo dello Stato
  • Il Piemonte in preghiera per le suore rapite in Kenya
  • Somalia: l’Unicef distribuirà un nuovo prodotto contro la malnutrizione
  • I Missionari Comboniani al Forum sociale mondiale 2009 per combattere le ingiustizie
  • Nel 2009, in Cina si stamperanno un milione di Bibbie
  • Messaggio dei vescovi spagnoli in vista della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani
  • Lettera dal ministro degli Esteri italiano, Frattini, al cardinale Bertone: l’Africa è una priorità
  • Il cardinale Vallini ha celebrato i funerali di don Mario Torregrossa, il parroco bruciato da uno squilibrato nel '96
  • Cordoglio per la scomparsa di padre Paolino Quattrocchi, figlio dei Beati Luigi e Maria
  • Onu: il 2009 Anno dedicato alle fibre naturali, per lo sviluppo dei Paesi poveri
  • 24 Ore nel Mondo

  • L'esercito dello Sri Lanka espugna Kilinochchi, roccaforte dei ribelli Tamil
  • Il Papa e la Santa Sede



    Lettera di Giorgio Napolitano al Papa: condivido l'urgenza di politiche che restituiscano dignità ai poveri. La riflessione di mons. Valentinetti

    ◊   Una lettera di “vivo apprezzamento” per la “profondità, umana vicinanza e senso di speranza” con le quali Benedetto XVI - in particolare nel suo Messaggio per la Giornata mondiale della pace di ieri - ha valutato la piaga della povertà e la crisi economica mondiale. Ad inviarla ieri al Papa è stato il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, che in modo analogo al Pontefice rimarca anch'egli la necessità di politiche in grado di “migliorare il livello di vita di quanti - scrive - in numero intollerabilmente elevato, rimangono ai margini dei processi di sviluppo economico''. Una sintonia, quella con Benedetto XVI, che il capo dello Stato italiano ha ribadito oggi da Napoli, affermando: “Con il Pontefice parliamo da tribune diverse ma con un linguaggio necessariamente affine”. E sui modi di affrontare "l'iniqua povertà" evidenziata dal Papa si sofferma anche l'arcivescovo di Pescara-Penne, Tommaso Valentinetti, presidente di "Pax Christi", al microfono di Fabio Colagrande:


    R. - Credo che mai come in questo momento, dobbiamo tenere presente che la povertà è una realtà che non si può assolutamente dimenticare. Il sud del mondo ed il nord del mondo si confrontano, ma ancora una volta a emergere è la realtà di alcune categorie di persone che vivono la dimensione del disagio. Allora la pace è un bene grande, soprattutto un bene che nasce anche da una tranquillità di vita, da una tranquillità in cui ogni persona può avere accesso ad alcuni diritti fondamentali - e mi riferisco anche alla possibilità di mangiare tutti i giorni. Da questo punto di vista, i popoli del cosiddetto "terzo" e "quarto" mondo - che hanno diritti negati - talvolta possono diventare serbatoio di violenza, di conflitti, ai quali poi si fa fatica a guardare perché non li vogliamo vedere. Si tratta di conflitti, ancora una volta, dimenticati, ma potrebbero diventare anche serbatoi di terrorismo, di reazioni violente. Già nella Populorum progressio, Paolo VI affermava questo principio: che l’equa distribuzione delle risolse naturali, l’equa distribuzione della ricchezza sulla faccia della terra, era il nome della pace, perché lo sviluppo donato a tutti i popoli potesse essere il nome della pace. Non faceva altro che anticipare, già da qualche anno, la tematica che ora Benedetto XVI ha voluto fare sua, concludendo il testo del messaggio in maniera molto chiara. Resta infatti, incontestabilmente vero, l’assioma secondo il quale combattere la povertà è costruire la pace.

     
    D.- Il Papa, in un paragrafo, ricorda che, dal punto di vista morale, merita particolare attenzione la relazione esistente tra disarmo e sviluppo. In altre parole, la pace si costruisce investendo sullo sviluppo e non investendo nelle armi...

     
    R. - Nel primo messaggio che Benedetto XVI pubblicò, appena eletto Papa, toccò subito questo argomento del disarmo. Gli armamenti sottraggono energie e risorse a quegli altri due aspetti importanti che vengono toccati nel documento: l’accesso alle tecnologie - che sia sempre più possibile per i Paesi che en sono sprovvisti - e la non speculazione sulle modalità di cura delle persone, ovvero la possibilità della cura di malattie che stanno diventando attualmente delle pandemie. Il Papa cita anche la problematica dell’AIDS come attenzione che i popoli sviluppati devono avere nei confronti dei popoli poveri.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un editoriale del direttore dal titolo "Valori evangelici e universali".

    Nell'informazione internazionale, articoli di Luca M. Possati sul mondo arabo e la crisi a Gaza; di Gabriele Nicolò sul passaggio di consegne - dalle forze statunitensi alle autorità irachene - della "Zona verde" di Baghdad; di Marco Bellizi sul discorso di fine anno del presidente della Repubblica italiana.

    In cultura vengono ripubblicati i tre testi nei quali Arrigo Levi suddivise il racconto dell'udienza concessagli, quarant'anni fa, da Paolo VI, e l'articolo di Arturo Carlo Jemolo che "La Stampa" pubblicò a commento. La pace, i giovani, le conquiste spaziali furono tra i temi principali dell'incontro.

    Gaetano Vallini recensisce il film di Eran Riklis "Il giardino dei limoni", uno sguardo non scontato sul conflitto tra israeliani e palestinesi.

    Non c'è pace tra le nazioni se non c'è pace nelle famiglie: nell'informazione religiosa, il cardinale Tarcisio Bertone per il "capodanno alternativo" organizzato intorno al presepe di piazza San Pietro dal Movimento per l'amore familiare.

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    Oggi in Primo Piano



    Settimo giorno di bombe israeliane su Gaza

    ◊   Sono ripresi stamane i raid aerei israeliani sulla Striscia di Gaza, così come il lancio di razzi da parte di Hamas sul territorio israeliano. Nel timore di un’incursione israeliana via terra, centinaia di stranieri hanno abbandonato Gaza. Neanche sul fronte diplomatico sembrano esserci schiarite, dopo le dichiarazioni di Hamas - che ha indetto per oggi una “giornata di collera” contro Israele - e del governo ebraico che ieri ha negato la necessità di una tregua umanitaria. Il servizio di Marco Guerra:


    Il settimo giorno dell’"Operazione piombo fuso" si è aperto di nuovo con le incursioni dei caccia israeliani sulla striscia di Gaza. I bombardamenti sono andati avanti tutta la notte fino alle prime ore della mattinata. Nel mirino, ancora strutture di Hamas. In tutto venti gli obiettivi colpiti, fra cui istallazioni di missili e magazzini di armi. Il bilancio delle vittime si fa sempre più pesante. L’ultimo bollettino diffuso da fonti palestinesi parla di 420 morti e 2180 feriti. Non si ferma neanche il lancio di razzi da Gaza verso le comunità agricole del Negev e la città di Ashqelon, dove due persone sono rimaste ferite. Ma Israele oggi è in massima allerta per il timore che la popolazione araba insceni manifestazioni di protesta, dopo che Hamas ha lanciato un appello per ''un giorno di collera'' a partire dal termine delle preghiere del venerdì. Le prime ad essere segnalate sono state dimostrazioni nelle capitali arabe di Tehran, Il Cairo e Damasco.

     
    Particolare tensione si registra a Gerusalemme est, nella zona della Spianata delle Mosche. In realtà, lo Stato israeliano teme che possa di nuovo materializzarsi lo spettro degli attacchi kamikaze. Il ministro della Difesa, Ehud Barak, ha quindi ordinato la chiusura dei valichi fra la Cisgiordania ed Israele. E con i tank e le truppe ammassate per una possibile offensiva terrestre e nessuna tregua in vista, l'esercito di Tel Aviv ha intanto autorizzato gli stranieri a lasciare Gaza. In queste ore, sono in centinaia a passare la frontiera attraverso il valico di Erez, rimasto chiuso dall’inizio delle operazioni. Infine, sul fronte diplomatico continuano le pressioni dell’Unione europea per un immediato cessate-il-fuoco tra le parti. La presidenza di turno dell’Ue, appena assunta dalla Repubblica Ceca, ha annunciato un missione diplomatica che si recherà in Medio Oriente a partire da domenica prossima.
     
    Gli ultimi eventi fanno dunque crescere nella comunità internazionale il timore di un attacco israeliano di terra, che, secondo molti osservatori, sarebbe devastante per la già provata popolazione civile della Striscia di Gaza. Su questa eventualità, Giancarlo La Vella ha sentito Francesco Battistini, corrispondente in Israele per il Corriere della Sera:


    R. - Due segnali sono arrivati ieri sera: uno dal presidente della Commissione estera della Knesset, che ha detto che per l'attacco di terra si tratta ormai di ore, e tuttavia nulla è prevedibile in questa situazione. Più significativo, forse, è il fatto che è stato fatto un appello dall’esercito israeliano a tutti gli stranieri residenti a Gaza, circa 400 operatori di organizzazioni non governative, affinché escano molto rapidamente dalla Striscia. Questo mi sembra il segnale più indicativo.

     
    D. - Come mai l’iniziativa diplomatica internazionale, soprattutto europea, non è riuscita a scardinare le posizioni rigide sia di Hamas che dello stato di Israele?

     
    R. - Perché con Hamas il dialogo è interrotto. Questa è stata una scelta politica fatta ormai negli ultimi anni. Dall’altro lato, verso Israele naturalmente gioca negativamente l’assenza di una presidenza americana. Gli israeliani continuano a dire che l’opzione che prevale è quella di lasciare, almeno formalmente, il potere nella Striscia ad Hamas, sempre che l’organizzazione smetta di lanciare razzi sul territorio ebraico. Il problema è che ovviamente Hamas non ha alcuna intenzione di fermare la propria azione militare, quindi questa accentuazione di toni sicuramente non rende possibile, al momento, un dialogo con questa dirigenza di Hamas. L’unica mediazione possibile, quella condotta dagli egiziani, forse potrebbe assumere nelle prossime ore un ruolo decisivo.

     
    Intanto, nella Striscia di Gaza la situazione umanitaria si fa sempre più drammatica, nonostante gli aiuti. Manca di tutto, dall’energia elettrica ai farmaci di prima necessità. Lo testimonia il giornalista palestinese Safuat Kalut, raggiunto telefonicamente a Gaza City da Francesca Sabatinelli:


    R. - La situazione umanitaria è terribile: c’è mancanza prima di tutto dell’acqua, della corrente, del cibo. Io, camminando a Gaza City o in qualsiasi posto, vedo lunghissime file di gente che aspetta ore ed ore per avere un po’ di pane. Gli ospedali di Gaza non sono in grado di ricevere il grande numero di feriti che arrivano ogni cinque minuti. L’ospedale chiede alla gente di fare una donazione di sangue, di antibiotici, di analgesici, tranquillanti, di medicine per il cancro, per il cuore. Quasi tutta la rete della corrente elettrica è distrutta a Gaza. A casa mia, da 48 ore, ho avuto solo mezz’ora di corrente. Tutti i negozi sono chiusi: posso dire che c’è quasi il coprifuoco tranne che per poche macchine, le ambulanze o i vigili del fuoco, che sono sempre in giro. Più o meno, questa è la condizione umanitaria.

     
    D. - Quando ci sono i bombardamenti, la gente dove si ripara?

     
    R. - Non si può andare da nessuna parte. Si deve stare a casa o rimanere per strada finché finisce il bombardamento. Il problema è che non si sa quale sarà il prossimo obiettivo. Le moschee sono state già bombardate, anche i palazzi statali sono stati bombardati. Il mio vicino è uno dei dirigenti di Hamas: abbiamo sentito, nella zona, che la sua casa sarà bombardata. Io non so dove andare, come fare. Questi dirigenti, o i sostenitori di Hamas, sono quasi in tutte le case e ciò vuol dire che tutta la Striscia di Gaza deve scappare perché si ha un vicino sostenitore di Hamas. La spiegazione israeliana dell’attacco è che loro vogliono solo colpire Hamas, la loro guerra è solo contro Hamas ma quello che dicono è completamente diverso da quello che vediamo noi o che viviamo, giorno per giorno. Io capisco che c’è una guerra contro qualcuno, ma non dobbiamo tutti pagare quel prezzo e la guerra non è militare, non è contro i miliziani, ma è per fare pressione su di noi come popolo.

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    La “guerra del gas” tra Russia e Ucraina non minaccia le forniture energetiche verso l’Europa. Intervista con Carlo Corazza

    ◊   Il 2009 ripropone lo scenario della cosiddetta “guerra del gas” nei rapporti tra Russia e Ucraina. Mosca ha bloccato le forniture a Kiev e nessun accordo è stato raggiunto sui nuovi contratti di fornitura del metano. Nonostante la nuova crisi, il governo ucraino ha rassicurato i vertici europei che non vi saranno ricadute sulle forniture destinate all’Unione europea. A Carlo Corazza, direttore dell’Ufficio della Commissione europea a Milano, Stefano Leszczynski ha chiesto come si stia muovendo l’Europa comunitaria sul fronte energetico:


    R. - La priorità della politica europea è quella di ridurre il più possibile la dipendenza energetica, e quindi aumentare la sicurezza di approvvigionamento, e questo fa parte anche di molte misure del cosiddetto “pacchetto energia 20-20-20”.

     
    D. - Abbiamo sentito parlare, anche recentemente, di possibili nascite di cartelli energetici, ad esempio, per quanto riguarda l’estrazione di gas. E' una situazione, questa, che può far paura all’Europa?

     
    R. - Assolutamente sì, nel senso che in questo modo la nostra dipendenza, se non reagiamo, tenderà ad aumentare, soprattutto per Paesi come l’Italia che importano moltissimo gas e petrolio. Siamo soggetti, quindi, alle mosse esterne. E' anche un problema di sovranità, è anche un limite alla nostra sovranità: alla fine, dipendiamo da chi si può mettere d’accordo e limitarci e via dicendo. Siamo sotto ricatto, in sostanza.

     
    D. - Una delle strade possibili era, qualche tempo fa, quella delle politiche euromediterranee: è ancora percorribile?

     
    R. - Sicuramente quella è una delle politiche, nel senso che tutte le relazioni economiche esterne dell’Unione Europea hanno una componente di politica energetica sempre più importante. Così, anche la nostra politica di vicinato e la politica euromediterranea ha, tra le sue priorità, proprio quella di garantirci un miglior approvvigionamento dai Paesi della sponda sud del Mediterraneo.

     
    D. - Gli obiettivi sono quelli che guardano alle energie alternative, o siamo ancora ancorati ai vecchi sistemi energetici?

     
    R. - Ci sono tanti strumenti. Sicuramente, le energie alternative e il risparmio energetico, con i target molto ambiziosi che si è fissata l’Unione Europea e sui quali si è trovato un accordo all’ultimo Consiglio europeo, sono lo strumento principale. Però, anche la diversificazione dell’approvvigionamento - cioè nuove paiplain, riclassificatori, una migliore interconnessione tra le reti europee - sono strumenti importantissimi.

     
    D. - Gli obiettivi dell’Unione Europea sono molto chiari. Com’è la risposta da parte degli Stati che poi, in ultima analisi, sono quelli che realizzano le politiche europee?

     
    R. - Devo dire positiva, perché si è trovato un accordo molto difficile, anche grazie alla presidenza francese, e anche l’Italia mi sembra abbia dato un contributo positivo. Quindi, a questo punto, possiamo dire che è iniziata l’attuazione del pacchetto energia.

     
    D. - Nel giro di qualche anno, insomma, l’Europa potrebbe iniziare a star tranquilla...

     
    R. - Stare tranquilla, direi che ci vorrà un bel po’ di tempo. Però ci siamo incamminati nella giusta direzione.

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    Il 2009 Anno internazionale dell'Astronomia: la riflessione di padre Funes, direttore della Specola Vaticana

    ◊   L’ONU ha dichiarato il 2009 Anno internazionale dell’Astronomia per celebrare il 400.mo anniversario delle prime osservazioni astronomiche che Galileo Galilei realizzò nel 1609, puntando il suo cannocchiale verso il cielo. Sarà un’occasione non solo per illustrare i contributi multidisciplinari dell’astronomia al cammino dell’umanità, ma anche per approfondire i legami tra scienza e fede oggi, proprio partendo dal dibattito innescato dal cosiddetto caso Galileo. Sull’importanza che queste celebrazioni assumono dal punto di vista della Chiesa, Fabio Colagrande ha sentito il gesuita padre José Gabriel Funes, direttore della Specola Vaticana:


    R. - In questo anno, ricordiamo i 400 anni delle prime osservazioni astronomiche di Galileo con il cannocchiale. Questo penso che per la Chiesa sia un’occasione ottima, da una parte, per comunicare meglio il suo impegno per le scienze, in particolare per l’astronomia, e dall'altra per parlare di altri argomenti più pastorali o religiosi, perchè la contemplazione della bellezza dell’universo ci fa capire meglio la bellezza del Creatore.

     
    D. - L’astronomia è una scienza che avvicina alla fede, secondo lei?

     
    R. - Penso che possa aiutare ad avvicinare alla fede. Questa conoscenza che abbiamo oggi della posizione della Terra nell’Universo - un piccolo pianeta che gira intorno al Sole, che è la nostra stella più vicina, in un Universo di 100 miliardi di galassie - ci fa capire meglio la nostra fragilità, come dipendiamo dal Creatore nel nostro essere.

     
    D. - La Chiesa ha sempre promosso l’astronomia, eppure viene molto spesso accusata, ancora oggi, di oscurantismo. Perché secondo lei?

     
    R. - In parte, questo fatto può avere le sue radici nel "caso Galileo", ed in parte forse per la mancanza di comunicazione da parte nostra di tutto l’impegno che la Chiesa ha per le scienze e di come, storicamente, molte delle scienze sono state ai loro inizi legate alla Chiesa.

     
    D. - A proposito del "caso Galileo", recentemente il cardinale Bertone ha parlato di lacune di uomini di Chiesa legati alla mentalità dell’epoca. Che conflitto ci fu?

     
    R. - Come diceva già Giovanni Paolo II, in quel famoso discorso all’Accademia Pontificia nel ’98, ci sono due conflitti nel "caso Galileo". Il primo, riguarda l’interpretazione della Bibbia, come dobbiamo leggere la Bibbia: non si può certamente leggere in un modo letterale. In questo senso, Galileo ci aiutò a capire meglio. D’altra parte, fu un conflitto pastorale, nel senso che anche questo ci può aiutare nel futuro, ogni volta che viene fuori una nuova idea scientifica o una sfida culturale alla quale noi non siamo preparati. Quello che diceva Giovanni Paolo II è molto importante, perché lui ricordava che il pastore deve, da una parte, essere attento e prudente e, dall’altra, deve essere anche audace per poter dare una risposta adeguata alle nuove sfide.

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    Diritti umani, giovani e prevenzione: se ne parla al Congresso di Roma, promosso dai Salesiani e dal Vis

    ◊   “Sistema preventivo e diritti umani”: con questo titolo, si apre oggi pomeriggio a Roma il Congresso internazionale promosso dalla Congregazione salesiana e dal Vis, il Volontariato per lo sviluppo. Cinque giorni di lavori per rilanciare il messaggio educativo di Don Bosco, promuovere i diritti umani fra i giovani e lavorare ad una loro reale applicazione. Il servizio di Isabella Piro:

     
    Un armonioso equilibrio tra “ragione, religione e amorevolezza”: così Don Bosco definiva il suo sistema educativo. Una pedagogia che previene il male attraverso la fiducia nel bene insito nel cuore di ogni giovane, che sviluppa le potenzialità di ciascun ragazzo con pazienza, che ricostruisce l’identità personale di ognuno, educando gli adolescenti ad uno stile di vita sobrio e attento alla cultura dell’altro. Il Congresso internazionale “Sviluppo preventivo e diritti umani” vuole rilanciare proprio questo messaggio, per aiutare i giovani ad integrarsi nella società attraverso l’insegnamento e la difesa dei diritti umani. Ma quali rischi corre oggi la promozione di questi diritti nel mondo? Ci risponde Carola Carazzone, responsabile Ufficio Diritti umani del VIS:

     
    "Oggi assistiamo un po’ ad un uso e abuso della locuzione “diritti umani”. Molte persone parlano di diritti umani e magari hanno a malapena letto la Dichiarazione Universale del 1948. Io penso che, a livello di promozione, ci siano due punti che non possono essere assolutamente ignorati: quello dell’indivisibilità e quello dell'interdipendenza di tutti i diritti umani. Se noi vogliamo veramente farci promotori di diritti umani, dobbiamo aver ben chiaro che essi sono un fortissimo strumento di protezione dei gruppi più vulnerabili - dei più poveri, dei più giovani, dei più bisognosi - e dobbiamo avere ben chiaro anche che non esistono diritti se non correlati a doveri e responsabilità. Altrimenti, parliamo di desideri, di aspettative, di aspirazioni reali, ma non parliamo di diritti".

     
    Sono circa 300 gli educatori e gli animatori, Salesiani e laici, presenti al Congresso e provenienti da 130 Paesi differenti. Tutti d’accordo nel parlare di “emergenza educativa mondiale”, e tutti proiettati ad inserire, nei programmi scolastici, l’educazione ai diritti umani. Un processo formativo che passa attraverso molti livelli. Ancora Carola Carazzone:

     
    "L’educazione ai diritti umani è un processo che coinvolge veramente tutti gli strati sociali, tutti gli ambienti: persone adulte, bambini, anche nella primissima infanzia. Parliamo di educazione permanente ad una cultura dei diritti umani proprio perché è ad educarci, ad informarci, ad impegnarci nella quotidianità, nelle cause che giorno dopo giorno rilevano".

     
    Centrale, durante i lavori, lo spazio dedicato alla protezione e promozione dei diritti dei bambini e degli adolescenti più poveri e svantaggiati: bambini di strada, bambini soldato, bambini lavoratori, quelli abbandonati, rifugiati, tossicodipendenti. Quegli stessi bambini per i quali il Papa ha levato un accorato appello nella notte di Natale. Quei bambini dalla cui difesa parte l’impegno verso la giustizia e la dignità dell’uomo:

     
    "I diritti dei bambini e degli adolescenti, e il lavoro per e con i bambini e gli adolescenti, è uno dei nodi nevralgici del Congresso. Lavorare per i diritti dei bambini e degli adolescenti sicuramente vuol dire lavorare per l’integrazione, lavorare per l’interculturalità, con forme e strumenti nuovi".

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    Aperto a Castel Gandolfo il quinto Congresso internazionale per seminaristi organizzato dal Movimento dei focolari

    ◊   I sogni e le sfide di chi, oggi, sceglie di diventare sacerdote. Il tema dell’affettività non repressa e il rischio di assumere una mentalità da “singles ecclesiastici”. Ma anche la dimensione comunitaria della vita sacerdotale e il progetto di costituire una rete unita. Sono gli argomenti al centro del quinto Congresso internazionale per seminaristi promosso dal Movimento Gens dei Focolari, che si apre oggi a Castel Gandolfo. Roberta Barbi ne ha parlato con il prof. Hubertus Blaumeiser, responsabile del Centro sacerdotale dei Focolari e consultore della Congregazione per l’educazione cattolica:


    R. - La prima cosa che è emersa dal Congresso è che, a livello mondiale, ci sono alcune costanti comuni: per esempio, tutti i seminaristi vogliono da un lato servire Dio e dall’altro servire gli altri. La loro aspirazione è essere dei sacerdoti aperti al mondo di oggi, alle altre persone, e persone che portano il Vangelo con un contributo per la costruzione della società. Ci sono anche alcuni timori, legati alle sfide della società odierna: la domanda “riuscirò a portare il messaggio del Vangelo?”, ma anche la domanda “riuscirò a essere sempre fedele in questo cammino?”.

     
    D. - Lei non è particolarmente preoccupato dal calo delle vocazioni, ma ha parlato di maggior consapevolezza dei seminaristi nella scelta: che modello è Gesù per i sacerdoti di domani?

     
    R. - Gesù è l’uomo, innanzitutto. L’uomo che vive per gli altri perché pienamente radicato in Dio. Anzi, Gesù è Dio in persona. Noi siamo chiamati, oggi, ad essere persone così radicate profondamente in Dio, ma anche totalmente aperte agli altri, come Gesù.

     
    D. - Cosa si intende per seminario "scuola del Vangelo”?

     
    R. - I seminari, come si sa, sono nati dopo il Concilio di Trento per assicurare una solida formazione dei sacerdoti. Il seminario non è un luogo, ma è un itinerario di vita, è una continuazione - soprattutto della comunità apostolica - intorno a Gesù, in ascolto della sua parola.

     
    D. - Oggi i seminari sono organizzati per unità abitative tipo famiglie: è un modo per sottolineare la chiamata come vocazione comunitaria?

     
    R. - Sì. Noi siamo in questo tempo della Chiesa comunione, e il Concilio Vaticano II ha rimesso in luce questa dimensione fondamentale della Chiesa, così adatta per il mondo di oggi. Allora, il sacerdote non può non essere - ancora di più oggi - uomo di comunione: uno che sa costruire una realtà così, uno che si incammina insieme con i suoi fratelli cristiani a portare questo messaggio, questa vita al mondo.

     
    D. - Uno dei temi principali del Congresso è la sfida dei rapporti. In che senso il sacerdote è l’uomo dei rapporti profondi?

     
    R. - In molteplici sensi. L’espressione è di un autore francese: il sacerdote è l’uomo posto come ministro tra Dio e gli uomini. Quindi è, innanzitutto, l’uomo del rapporto profondo con Gesù, l’uomo che vive immerso in Dio, nella Trinità, e quindi nell’unione con Dio. Ma anche l’uomo aperto su tutti, il servo di tutti come Gesù, che ha detto: “Non sono venuto per essere servito ma per essere al servizio di tutti, per dare la vita per tutti”. Il sacerdote è l’uomo della comunione nella comunità cristiana, in comunione col vescovo, con gli altri sacerdoti, con i laici e con le varie realtà presenti nella Chiesa: i carismi, i vari movimenti e le aggregazioni.

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    Chiesa e Società



    Dialogo interreligioso a Damasco nell’Anno Paolino: Gregorios III ringrazia il capo dello Stato

    ◊   Il Natale di quest’anno a Damasco è stato tutto all’insegna delle celebrazioni dell’Anno Paolino con parecchie manifestazioni improntate al dialogo interreligioso, per la cui riuscita il Patriarca greco-melchita cattolico, Gregorios III, ha ringraziato il capo dello Stato, Bashar al-Assad, recatosi a rendergli visita il 25 dicembre. In questa occasione il presidente, accompagnato dal ministro dei Beni religiosi islamici, Muhammad as-Sayid, e dal Gran Muftì della Repubblica, Ahmad Badr ed-Din Hassoun, ha presentato gli auguri di buone feste a tutte le comunità cristiane. Il patriarca Gregorios III aveva ottenuto dal presidente al-Assad il patrocinio per un simposio islamo-cristiano da lui organizzato per il bimillenario della nascita dell’Apostolo delle Genti, che si è svolto la mattina del 20 dicembre nel convento greco-melchita cattolico San Tommaso di Seidnaya, presso Damasco, con interventi di esponenti cristiani, musulmani e drusi, incentrati sulla figura di san Giovanni Battista, alla cui tomba, nella moschea degli Ommayadi, si sono poi recati tutti i partecipanti al simposio, un centinaio. Qui, dopo la recita dei versetti del Corano da parte dello sceicco Muhammad Habash, il patriarca Gregorios III e i sacerdoti che lo accompagnavano hanno cantato delle Litanie e invocato pace e convivenza per tutti i siriani. Il 24 dicembre, vigilia di Natale, la televisione pubblica siriana aveva diffuso un programma di un’ora su San Paolo e la sua predicazione, con interventi di sacerdoti cattolici e del Gran Mufti Hassoun. Sempre nell’ambito dell’Anno Paolino, il 19 dicembre scorso gli “Apostoli della pace”, giovani greco-melchiti cattolici di Daraya, (località sulla via di Damasco dove si venera l’apparizione di Gesù a San Paolo) avevano allestito una Grotta di Natale all’ingresso del loro Patriarcato e all’inaugurazione avevano partecipato rappresentanti del Ministero dei beni religiosi islamici e parecchi esponenti musulmani, sunniti e sciiti, oltre che drusi. Il 23 dicembre, infine, si era svolta per le vie del centro di Damasco una sfilata di 3.500 giovani, vestiti da Babbo Natale: manifestazione di convivialità islamo-cristiana anche questa con il patrocinio del Presidente della Repubblica. (A cura di Graziano Motta)

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    Il Piemonte in preghiera per le suore rapite in Kenya

    ◊   Una marcia per la liberazione di Caterina Giraudo e Maria Teresa Olivero. Il Sermig di Torino ha voluto dedicare alle due suore rapite in Kenya il consueto cammino della Pace dell’ultimo giorno dell’anno. Gli oltre mille partecipanti hanno sfilato per le strade cittadine con una fascia con scritto: “Caterina e Maria Teresa libere”. Prima della manifestazione, alla sede del Sermig, Elisabetta, del Movimento missionario "Charles de Foucault" di Cuneo al quale le due suore appartengono, ha testimoniato il lavoro svolto dalle sue consorelle rapite, parlando di quanto fossero dedite all’accoglienza dei malati. La marcia si è conclusa nel Duomo, dove il cardinale arcivescovo di Torino, Severino Poletto, ha invitato a chiedere al Signore la liberazione delle due religiose. A Cuneo, presso la sede del movimento contemplativo, c’è stata una veglia di preghiera dedicata alle sorelle e guidata da padre Pino Isoardi, responsabile del centro missionario. E alla Scuola di Pace di Boves, nel cuneese, si è tenuta una fiaccolata per la pace, cui hanno partecipato tre sorelle della comunità e i familiari delle rapite. (V.V.)

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    Somalia: l’Unicef distribuirà un nuovo prodotto contro la malnutrizione

    ◊   L’Unicef , Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, distribuirà presto il nuovo alimento nutritivo chiamato “Plumpy’Doz” che servirà a combattere la malnutrizione in Somalia. “Utilizzando questo nuovo approccio, ci proponiamo di trattare i bambini prima che diventino malnutriti”. Così il rappresentante dell’Unicef per la Somalia, Christian Balslev-Olesen, parla dell’intervento che coinvolgerà 100 mila bambini tra i 6 e i 36 mesi. L’alimento, confezionato in vasi da 325 grammi, fa parte della nuova generazione di patè che non prevedono l’utilizzo di acqua, spesso non potabile in quelle zone. Composto da pasta di latte, grassi vegetali, burro di arachidi, arricchito con vitamine e minerali, contiene l’equivalente di una settimana di fabbisogno alimentare. Flagellata dalla guerra civile dal 1991, la Somalia ha un tasso di malnutrizione del 18,6% ben al di sopra della soglia del 15% che indica una situazione critica. Già sperimentato da Medici senza frontiere, il “Plumpy’Doz” ha avuto importanti risultati. (F.C.)

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    I Missionari Comboniani al Forum sociale mondiale 2009 per combattere le ingiustizie

    ◊   "Il nostro impegno è quello di far sentire sempre più la nostra voce all'interno di importanti organismi di rappresentanza internazionali, là dove si discute dei grandi problemi che affliggono l'umanità. Non abbiamo la pretesa di rappresentare la Chiesa, ma comunque vogliamo essere presenti in tali contesti per favorire politiche più solidali con le vittime dell'ingiustizia": è questo lo spirito con cui la Congregazione dei Comboniani sarà presente ai lavori del Forum sociale mondiale 2009 che si terrà a Belém, in Brasile, alla fine di questo mese. Il Forum nasce come forma di protesta delle organizzazioni della società civile per contrapporsi al Forum economico mondiale, promosso dall'Organizzazione mondiale del commercio, che si svolge usualmente a Davos, in Svizzera, al quale partecipano i Paesi più industrializzati del mondo. Le motivazioni della partecipazione dei Missionari Comboniani all'assise sono state illustrate dal responsabile della Commissione giustizia, pace, integrità del Creato (GPIC) del loro Istituto, padre Gian Paolo Pezzi, riportato dalla Misna. A Belém, in particolare, le discussioni saranno incentrate sulla salvaguardia dell'ambiente e sulla difesa all'accesso universale e sostenibile ai beni comuni dell'umanità e della natura. Ma non solo: le organizzazioni porteranno proposte per la costruzione di un mondo di pace e giustizia e per tutelare la dignità, la diversità, la garanzia di parità di genere, razza, etnia. E ancora, per la costruzione di un'economia basata sull'etica, centrata su tutti i popoli e sostenibile con il commercio equo e solidale. Infine, anche per l'estensione e la costruzione di strutture e istituzioni politiche veramente democratiche. Il responsabile della Commissione spiega: "Una delle intuizioni di Daniele Comboni era che l'Africa, allora, e il mondo e la società a tutt'oggi, non si evangelizzano che unendo gli sforzi e articolando in forma globale le presenze. Con lo sguardo di chi vive, lavora, lotta e soffre alle frontiere della Chiesa e della società, i capitolari del 2003 decisero quindi che i missionari si facessero presenti in importanti organismi decisionali, tra cui parlamenti nazionali, ONU, UE, per favorire politiche più solidali con le vittime dell'ingiustizia". (V.V.)

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    Nel 2009, in Cina si stamperanno un milione di Bibbie

    ◊   I testi della Sacra Scrittura diffusi in un milione di copie all'interno della Cina. Una iniziativa editoriale annunciata durante l’Incontro europeo dei giovani di Taizé, in corso a Bruxelles, dal priore stesso della Comunità ecumenica, frére Alois, che l'ha definita “un segno di amore e di comunione per il popolo di Cina”. Il progetto rientra nella più vasta iniziativa “Operazione speranza”, che da anni si occupa di sostenere persone in difficoltà nei vari continenti. Le Bibbie, come riportato dall'agenzia Zenit, saranno distribuite nelle diverse regioni del Paese. Già negli anni precedenti l’“Operazione speranza” aveva allestito, sempre in Cina, delle piccole biblioteche all’interno di alcune parrocchie. (F.C.)

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    Messaggio dei vescovi spagnoli in vista della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

    ◊   In preparazione alla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che la Chiesa celebrerà tra il 18 e il 25 gennaio prossimi, la Commissione episcopale per le relazioni interconfessionali dell’episcopato spagnolo ha diffuso un messaggio nel quale si augura che l’occasione stimoli l’anelito all’unità. “L’unità è un dono di Dio - si legge in un passo del messaggio riportato dall’Osservatore Romano - e la si può raggiungere soltanto come dono, invocandolo con immensa confidenza in Cristo, il quale pregò perché alla Chiesa non mancasse l’unità”. È la preghiera, si legge nel testo, l’unica arma nelle mani dei fedeli, che richiede una conversione all’amore e alla giustizia. “Tutti i seguaci di Cristo - continuano i presuli della Spagna - sono accomunati dal Battesimo, figli di Dio e membri della Chiesa una”. A tal proposito, i vescovi sottolineano i legami stretti fra la Chiesa cattolica, le antiche Chiese orientali e le Chiese ortodosse, con le quali, affermano, "condividiamo la successione apostolica nell’episcopato e la fede nei Sacramenti ed esprimono la necessità di applicare ai fratelli delle Chiese orientali gli orientamenti del Vaticano II, offrendo loro, quindi, la concreta possibilità di esercitare il servizio pastorale. “Il proselitismo e la pretesa di eliminare le differenze di fede e di culto sono azioni contrarie al vero cammino ecumenico", conclude il messaggio. "L’ecumenismo per essere autentico non può disattendere i principi irrinunciabili del rispetto sia del carattere ecclesiale della fede come della coscienza dei singoli cristiani”. (R.B.)

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    Lettera dal ministro degli Esteri italiano, Frattini, al cardinale Bertone: l’Africa è una priorità

    ◊   “Le priorità italiane: Africa, lotta alla povertà e obiettivi del millennio, verranno perseguite sia attraverso i canali bilaterali che nei fori internazionali, in particolare nel quadro della prossima presidenza italiane del G8”. È quanto ha detto Franco Frattini, ministro degli Esteri italiano, in un messaggio inviato al cardinale segretario di Stato, Tarciso Bertone, in occasione della giornata della Pace di ieri. Nella lettera si sottolinea la funzione della cooperazione e si ribadisce che “l’Italia resta profondamente impegnata a fornire il suo contributo al raggiungimento degli Obiettivi del millennio, mediante iniziative di cooperazione, mirate a favorire lo sviluppo e la ripresa economici”. (V.V.)

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    Il cardinale Vallini ha celebrato i funerali di don Mario Torregrossa, il parroco bruciato da uno squilibrato nel '96

    ◊   Grande commozione questa mattina nella Chiesa romana di San Carlo da Sezze ad Acilia dove il cardinale vicario Agostino Vallini ha presieduto i funerali di don Mario Torregrossa, il sacerdote siciliano bruciato da uno squilibrato nel novembre del 1996 mentre era in preghiera davanti al Tabernacolo e spentosi il 30 dicembre all’età di 64 anni. Il cardinale Vallini ha ricordato con parole toccanti don Mario - “un santo sacerdote, ha detto - che lascia una grande eredità di fede, speranza e carità”. Ha ricordato il suo impegno per i giovani e i poveri, completamente affidato alla Provvidenza. Questa era la sua ricchezza. Don Mario, giunto a Roma dalla sua Messina, ha iniziato tutto da un garage: poi un gruppo di famiglie ha ipotecato le proprie case ed è iniziata la costruzione della parrocchia e del Centro di formazione giovanile “Madonna di Loreto” di cui Giovanni Paolo II ha benedetto la prima pietra nel dicembre del 1987. Accoglieva tutti, aiutava tutti: aveva una grande fiducia nell’uomo, da alcuni scambiata per ingenuità: una fiducia ben fondata nella fede in Dio. E come ogni sacerdote di frontiera che fa il bene sempre, anche quando c’è chi ragionevolmente lo sconsiglia, ha avuto non pochi problemi e minacce. Un giorno, uno squilibrato gli ha versato benzina sul corpo mentre era in preghiera in Chiesa e gli ha dato fuoco. Il cardinale Vallini ha ricordato il perdono incondizionato di don Mario al suo aggressore. Quel fuoco ha accartocciato il suo corpo costringendolo su una sedia a rotelle. Don Mario voleva fare ancora tante cose. Ma ora era lui a dipendere dagli altri in tutto. Ha passato gli ultimi anni in fondo alla chiesa a confessare e a salutare, sempre col sorriso sulle labbra, pronto a dare parole di speranza, sempre innamorato della vita. Lascia in eredità il suo ultimo sogno: un dormitorio per i poveri che non hanno casa. Un dormitorio - diceva don Mario - in cui ogni povero abbia la sua stanza, perché avendo il meglio possa sentirsi veramente amato. (A cura di Sergio Centofanti)

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    Cordoglio per la scomparsa di padre Paolino Quattrocchi, figlio dei Beati Luigi e Maria

    ◊   È deceduto mercoledì scorso padre Paolino Quattrocchi, il figlio dei Beati Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi, la prima coppia di sposi elevata da Giovanni Paolo II all’onore degli altari nel 2001. Monaco trappista e sacerdote, aveva 99 anni, di cui 84 di professione monastica e 75 di sacerdozio, è stato anche autore di numerose pubblicazioni. A diffondere la notizia è stata l’Agesci (Associazione guide e scout cattolici italiani), che ricorda come il religioso fosse noto a tutti gli scout d’Italia come “Gatto rosso”. I funerali si terranno domani alle 9 a Roma, presso la comunità dei Frati trappisti, nell’Abbazia di Nostra Signora del Santissimo Sacramento a Frattocchie. (V.V.)

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    Onu: il 2009 Anno dedicato alle fibre naturali, per lo sviluppo dei Paesi poveri

    ◊   Con la decisione di proclamare il 2009 “Anno internazionale delle fibre naturali”, l’Onu ha voluto evidenziare l’efficacia e la sostenibilità di un’industria agricola che occupa milioni di persone nei Paesi più poveri e arretrati del pianeta. Il 20 dicembre 2006, l’Assemblea generale del Palazzo di vetro formalizzava l’iniziativa accogliendo una proposta della Fao, presentata nel novembre 2005. Le fibre naturali, siano esse di origine animale - come la lana, l’alpaca, l’angora o la seta - o vegetale - come il cotone, canapa, lino, juta, sisal - costituiscono una rilevante fonte di reddito per le economie nazionali: è il caso del cotone in alcuni Paesi dell’Africa occidentale e della juta in Bangladesh. Anche le economie locali ne beneficiano: si pensi all’importanza della produzione di juta per l’ovest dello Stato indiano del Bengala e di quella di sisal per il nord-est del Brasile. Grazie al loro ruolo nella riduzione dell’estrema povertà e della fame e per la tutela di un ambiente sostenibile, le fibre naturali costituiscono un valido “alleato” nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del Millennio: di qui l’esortazione dell’Onu rivolta ai governi e alle agenzie internazionali a cogliere l’opportunità dell’anno per valorizzare tali prodotti naturali, al fine di accrescere la domanda e di contribuire a una migliore qualità di vita dei piccoli produttori rurali. Il ruolo guida dell’anno è stato affidato alla Fao, che dovrà assicurare il coordinamento e la comunicazione delle attività nazionali e internazionali. Uno degli intenti delle iniziative è la creazione di un partenariato a sostegno del settore mondiale delle fibre naturali. (M.V.)

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    24 Ore nel Mondo



    L'esercito dello Sri Lanka espugna Kilinochchi, roccaforte dei ribelli Tamil

    ◊   Si aggravano le tensioni nello Sri Lanka. Stamani l’esercito di Colombo, forzando le ultime postazioni dei ribelli, ha preso il controllo di Kilinochchi, roccaforte delle Tigri Tamil. Il servizio di Giancarlo La Vella:


    Kilinochchi è stata espugnata. La notizia è venuta direttamente dall’Ufficio presidenziale di Colombo. Tutto è avvenuto praticamente nelle ultime ore. Le truppe di terra cingalesi sono riuscite a piegare la resistenza dei guerriglieri separatisti in due zone di Kilinochchi e hanno, dopo una dura battaglia, assunto di fatto il controllo della città e della stazione ferroviaria, abbandonata già dall'inizio degli anni '90. A Kilinochchi, le Tigri Tamil hanno tribunali, una sede della polizia e una banca: praticamente un abbozzo di capitale di un ipotetico e futuro Stato. Da parte Tamil, si parla di un'accanita resistenza da parte dei ribelli e di centinaia di civili in fuga. La città è stata catturata dieci anni fa dai separatisti dell’Esercito di liberazione Tamil, che ne ha fatto il suo quartier generale. L’arrivo dei soldati governativi in città rappresenta dunque un evento altamente simbolico e strategico, di grande significato per il governo di Colombo.
     
    IraqAncora violenza in Iraq. Almeno 18 persone sono state uccise oggi e altre decine sono rimaste ferite in un attentato suicida compiuto a sud di Baghdad. Tuttavia, le recenti statistiche relative al 2008 mostrano un netto calo delle vittime e degli attentati.

    Pakistan
    Tre militanti talebani sono stati uccisi in un attacco di un drone statunitense sulle aree tribali del nordovest del Pakistan. Secondo l'intelligence pakistana, l’aereo senza pilota ha sparato due missili contro una sospetta base di miliziani integralisti a Ladha, a 40 chilometri dal confine con l'Afghanistan. Sempre nel nordovest del Paese, tre poliziotti pakistani hanno invece perso la vita nel tentativo di disinnescare un ordigno.

    Iran
    In Iran, nella capitale Teheran, un gruppo di manifestanti ha lanciato invettive e compiuto atti vandalici di fronte all’abitazione di Shirin Ebadi, avvocato e premio Nobel per la pace del 2003. Lo scorso 21 dicembre la polizia iraniana aveva imposto la chiusura degli uffici del Circolo dei difensori dei diritti dell’uomo, creato dalla Ebadi proprio in funzione della lotta da lei sostenuta in nome della tutela dei diritti umani.

    Somalia
    In Somalia, continua la strage di civili, vittime del conflitto tra le truppe governative appoggiate dall’Etiopia e i ribelli delle Corti islamiche. Almeno sette persone hanno perso la vita stamani a Mogadiscio, a seguito degli spari ad altezza uomo dei soldati di Adis Abeba, in reazione ad agguati lanciati loro dai ribelli islamici. Nel Paese del Corno d’Africa, si registra anche l’omicidio di un giornalista locale da parte dei governativi. Secondo alcuni testimoni soldati etiopi avrebbero chiamato il giornalista per nome prima di sparagli alla testa. Negli ultimi due anni, sarebbero almeno una decina i giornalisti uccisi in Somalia.
     Ghana
    Nonostante il boicottaggio preannunciato ieri dal partito di governo Npp, sono cominciate questa mattina le operazioni di voto nel distretto di Tain, in Ghana, l'ultima e determinante circoscrizione a votare per il ballottaggio presidenziale. I risultati parziali danno fin qui in leggerissimo vantaggio il candidato dell’opposizione, John Atta-Mills.

    Cuba
    A Cuba, il presidente Raoul Castro ha presieduto le celebrazioni per il cinquantesimo anniversario della rivoluzione. Grande assente il fratello Fidel, ricordato durante il discorso ufficiale pronunciato a Santiago de Cuba, la città che fu all’origine della rivolta. In esso Raoul Castro ha sottolineato l’attualità dei principi della Rivoluzione cubana, l’avversione agli Stati Uniti e la necessità di continuare la lotta.

    Usa, falso allarme attentato
    Nove musulmani, otto dei quali cittadini statunitensi, sono stati costretti a scendere da un aereo all'aeroporto Reagan di New York a seguito dell'allarme lanciato da altri due passeggeri, che avevano ascoltato delle conversazioni considerate sospette. La sicurezza a bordo dell'aereo ha quindi avvertito la polizia a terra e il pilota ha sospeso la fase di decollo. Dopo un interrogatorio con l’Fbi, al gruppo è stato concesso il nulla osta per volare. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 2

     
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