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Sommario del 28/02/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Presentato al Papa l'Annuario Pontificio 2009: cattolici in aumento nel mondo, soprattutto in Oceania e Africa. Vocazioni in calo in Europa
  • Altre udienze
  • Il Papa nomina l'arcivescovo Antonio Maria Vegliò presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti
  • Benedetto XVI invita a pregare affinché il ruolo delle donne sia sempre più valorizzato in ogni parte del mondo
  • Senza maschere: l’editoriale di padre Lombardi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Iraq. Mons. Najim: più timori che speranze dal ritiro Usa
  • Obama difende la finanziaria contro le lobby
  • Giornata europea delle Malattie rare
  • Scout d'Europa in pellegrinaggio notturno sulle orme di San Paolo
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Darfur: 75 bambini muoiono ogni giorno di fame o malattia
  • Conferenza stampa in Camerun sulla visita del Papa nel Paese
  • Crisi politica in Madagascar: la mediazione delle Chiese cristiane
  • In Italia le suore rapite in Africa: "senza Dio non ce l'avremmo fatta"
  • I vescovi della Costa Rica: ridare speranza nella crisi
  • Colombia: sì dei sindacati all'Accordo nazionale per la riconciliazione
  • Malaysia: il termine Allah può comparire in pubblicazioni per cristiani
  • Seminario su don Sturzo: apprezzare la presenza delle istituzioni ecclesiastiche nell'agone pubblico
  • Convegno a Roma sul tema della "Fede in una cultura di libero mercato"
  • Il messaggio per la Quaresima dell’Ordinario militare per l’Italia
  • A Napoli un convegno su carcere e territorio
  • Inaugurata a Roma una mostra commemorativa di Alessio II
  • 24 Ore nel Mondo

  • Netanyahu: "credo nella soluzione basata su due Stati per porre fine alla crisi israelo-palestinese"
  • Il Papa e la Santa Sede



    Presentato al Papa l'Annuario Pontificio 2009: cattolici in aumento nel mondo, soprattutto in Oceania e Africa. Vocazioni in calo in Europa

    ◊   I cattolici aumentano nel mondo, in particolare in Oceania e Africa: lieve flessione invece in America. Sono i dati rilevati dall’Annuario Pontificio 2009, presentato questa mattina in Vaticano al Papa dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone e dal sostituto, mons. Fernando Filoni. La redazione del nuovo Annuario è stata curata da mons. Vittorio Formenti, incaricato dell’Ufficio Centrale di Statistica della Chiesa, dal prof. Enrico Nenna e dai loro collaboratori. Il complesso lavoro di stampa è stato invece curato da don Pietro Migliasso, dal comm. Antonio Maggiotto e dal comm. Giuseppe Canesso, rispettivamente direttore generale, direttore commerciale e direttore tecnico della Tipografia Vaticana. Il volume sarà prossimamente in vendita nelle librerie. Il Papa ha mostrato vivo interesse per i dati illustrati e ha ringraziato per l’omaggio tutti coloro che hanno collaborato alla nuova edizione dell’Annuario. Il servizio di Sergio Centofanti.

    I cattolici nel mondo (i dati si riferiscono al 2007) sono aumentati a un miliardo e 147 milioni circa (nel 2006 erano un miliardo e 131 milioni) seguendo sostanzialmente il ritmo dell’incremento demografico (1,1%), stabile dunque a livello di percentuale, attorno al 17,3%. Rilevante l’incremento dei fedeli battezzati in Oceania (+4,7%) e in Africa (+3,0%). Positivi i dati dell’Asia (+1,7%) e dell’Europa (+0,8%) mentre lievemente negativo quello dell’America (–0,1%) che tuttavia conta la metà dei cattolici di tutto il Pianeta.

     
    I vescovi sono passati, dal 2006 al 2007, da 4.898 a 4.946. Il numero dei sacerdoti si mantiene sul trend di crescita moderata inaugurato nel 2000, dopo oltre un ventennio di performance piuttosto deludente. I sacerdoti, infatti, sono aumentati nel corso degli ultimi otto anni, passando dai circa 405 mila nel 2000 agli oltre 408 mila nel 2007.

     
    I sacerdoti aumentano soprattutto in Africa e Asia (nel periodo 2000-2007, +27,6% e +21,2%); stabile la situazione in America, mentre Europa e Oceania registrano (nello stesso periodo) una forte diminuzione (-6,8% e -5,5%).

     
    Il numero dei diaconi permanenti continua a mostrare una significativa dinamica evolutiva. Aumentano, al 2007, di oltre il 4,1%, rispetto al 2006, passando da 34.520 a 35.942. La consistenza dei diaconi migliora a ritmi sostenuti sia in Africa, Asia e Oceania, dove essi non raggiungono ancora il 2% del totale, sia in aree dove la loro presenza è quantitativamente più rilevante. In America ed in Europa, dove al 2007 risiede circa il 98% della popolazione complessiva, i diaconi sono aumentati, dal 2006 al 2007, del 4,0% .

     
    Infine, a livello globale, il numero dei candidati al sacerdozio è aumentato dello 0,4% raggiungendo quasi quota 116 mila. Anche in questo caso, Africa e Asia hanno mostrato una sensibile crescita, mentre l’Europa e l’America hanno registrato una contrazione, rispettivamente, del 2,1 e dell’1 per cento.

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    Altre udienze

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina: Sua Beatitudine Kryštof, metropolita delle Terre Ceche e di Slovacchia; il signor Makram Obeid, ambasciatore della Repubblica Araba di Siria, in visita di congedo; il signor Carlos Rafael Conrado Marion-Landais Castillo, ambasciatore della Repubblica Dominicana, in visita di congedo; il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi; il cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.

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    Il Papa nomina l'arcivescovo Antonio Maria Vegliò presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti

    ◊   Il Santo Padre ha accolto la rinuncia, presentata per raggiunti limiti d'età, dal cardinale Renato Raffaele Martino all'incarico di presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti ed ha chiamato a succedergli nel medesimo incarico mons. Antonio Maria Vegliò, finora segretario della Congregazione per le Chiese Orientali. Mons. Vegliò, nato 71 anni fa a Macerata Feltria, in provincia di Pesaro e Urbino, nelle Marche, è arcivescovo titolare di Eclano.

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    Benedetto XVI invita a pregare affinché il ruolo delle donne sia sempre più valorizzato in ogni parte del mondo

    ◊   “Perché il ruolo delle donne sia più apprezzato e valorizzato in ogni nazione del mondo”: è l’intenzione per il mese di marzo che Benedetto XVI ha affidato all’Apostolato della preghiera. Il Papa rinnova dunque l’invito ai fedeli a pregare per il rispetto della dignità della donna, tema al quale ha dedicato catechesi e riflessioni. Il servizio di Alessandro Gisotti:

     
    L’uomo e la donna “uguali in dignità sono chiamati ad arricchirsi vicendevolmente in comunione e collaborazione” in famiglia come nelle altre dimensioni della società: Benedetto XVI lo sottolinea con forza il 15 novembre dell’anno scorso, parlando alla plenaria del Pontificio Consiglio dei Laici. Il Papa mette l’accento sul contributo delle donne nella diffusione del Vangelo:

     
    “Alle donne cristiane si richiedono consapevolezza e coraggio per affrontare compiti esigenti, per i quali tuttavia non manca loro il sostegno di una spiccata propensione alla santità, di una speciale acutezza nel discernimento delle correnti culturali del nostro tempo, e della particolare passione nella cura dell’umano che le caratterizza. Mai si dirà abbastanza di quanto la Chiesa riconosca, apprezzi e valorizzi la partecipazione delle donne alla sua missione di servizio alla diffusione del Vangelo”.

     
    Al ruolo delle donne “effettivo e prezioso” per lo sviluppo del cristianesimo, Benedetto XVI dedica una catechesi, nell’udienza generale del 14 febbraio 2007. E sottolinea che tale testimonianza “non può essere dimenticata”:

     
    “La storia del Cristianesimo avrebbe avuto uno sviluppo ben diverso se non ci fosse stato il generoso apporto di molte donne. (...) La Chiesa ringrazia per tutte le manifestazioni del ‘genio’ femminile apparse nel corso della storia, in mezzo a tutti i popoli e nazioni”.

     
    Già, un anno prima, nella visita alla parrocchia di Sant’Anna in Vaticano, il 5 febbraio 2006, Benedetto XVI aveva ringraziato le donne che si impegnano nella Chiesa:

     
    “… sono anima della famiglia, anima della parrocchia… un grazie sentito a tutte le donne che animano questa parrocchia, alle donne che servono in tutte le dimensioni, che ci aiutano sempre di nuovo a conoscere la Parola di Dio non solo con l’intelletto, ma col cuore”.

     
    La dignità della donna è stata poi al centro del discorso per il 20.mo della Lettera Apostolica di Papa Wojtyla “Mulieris Dignitatem”, il 9 febbraio scorso. Un intervento tutto incentrato sull’uguaglianza in dignità dell’uomo e della donna, sulla loro vocazione alla reciprocità e alla complementarietà. In quest’occasione, Benedetto XVI ha criticato con vigore la persistenza di “una mentalità maschilista” che ignora la novità del cristianesimo che “riconosce e proclama l’uguale dignità e responsabilità della donna rispetto all’uomo”:

     
    “Ci sono luoghi e culture dove la donna viene discriminata o sottovalutata per il solo fatto di essere donna, dove si fa ricorso persino ad argomenti religiosi e a pressioni familiari, sociali e culturali per sostenere la disparità dei sessi, dove si consumano atti di violenza nei confronti della donna rendendola oggetto di maltrattamenti e di sfruttamento nella pubblicità e nell'industria del consumo e del divertimento”.

     
    Dinanzi a “fenomeni così gravi e persistenti”, è stato il monito del Papa, è “ancor più urgente” l’impegno dei cristiani “perché diventino dovunque promotori di una cultura che riconosca alla donna, nel diritto e nella realtà dei fatti, la dignità che le compete”.

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    Senza maschere: l’editoriale di padre Lombardi

    ◊   La Quaresima è un tempo favorevole per scrutare la verità di ciò che siamo: diceva Pascal che “il mondo si divide in due categorie di persone: i giusti, che si credono peccatori, e i peccatori, che si credono giusti”. E in questo tempo forte la Chiesa ci propone un cammino di conversione - al di là delle apparenze – per riscoprire l’essenziale della vita: l’amore di Dio e del prossimo. Ascoltiamo in proposito la riflessione di padre Federico Lombardi per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:

    Parlando ai parroci di Roma, il Papa ha detto che il compito del pastore di anime è speciale, perché gli uomini vengono a lui “senza maschere”, nella loro verità, senza essere nascosti o protetti dal ruolo che si riveste nella società. E ha insistito sul fatto che la fede può essere annunciata con efficacia agli uomini e alle donne di oggi se passa attraverso l’esperienza vissuta di chi la annuncia, e se viene annunciata nella sua semplicità essenziale, senza appesantirla troppo con considerazioni erudite.

     
    La Quaresima va vissuta in questo spirito. Tempo per presentarsi a Dio senza maschere, per cercare di rimettere il rapporto con Lui al centro della vita di ognuno di noi e per semplificare i nostri comportamenti e le nostre parole riportandoli a ciò che è veramente importante. Nel Mercoledì delle Ceneri il Papa ha detto: “Gesù è nel fondo del nostro cuore. La relazione con Lui è presente anche se parliamo, agiamo secondo i nostri doveri professionali... Questa relazione a volta a volta diventa anche preghiera esplicita”. Nel Messaggio per la Quaresima ci ha ricordato il valore del digiuno, ci ha invitato a riscoprirne le forme adatte nella nostra vita quotidiana come esercizio di liberazione dell’attaccamento a noi stessi, per aprirci all’amore di Dio e alla carità solidale verso gli altri.

     
    Un tempo, dunque, per ritrovare il giusto posto di Dio e l’attenzione agli altri con l’aiuto di semplici gesti concreti e quotidiani: preghiera, digiuno, elemosina. Un tempo per ritrovare così anche noi stessi e la nostra verità, senza maschere. Non perdiamo questa occasione!

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   “Il Sudan non trova pace”: in prima pagina, Pierluigi Natalia sulla situazione nel Paese, dove rimangono aperte le principali crisi.

    “Per il caso Hariri un’inchiesta autonoma da ingerenze politiche”: un articolo di Luca M. Possati sull’apertura dei lavori del Tribunale speciale per il Libano.

    La conversione di Costantino e la teologia politica di Eusebio di Cesarea: in cultura, due articoli di Marilena Amerise, scomparsa ieri sera a Roma, studiosa del cristianesimo antico e collaboratrice de “L’Osservatore Romano”, e il commosso ricordo dell’arcivescovo Gianfranco Ravasi che la ha avuta stretta collaboratrice al Pontificio Consiglio della Cultura.

    Raffaele Alessandrini sulla tavola rotonda a conclusione del convegno internazionale “La sollecitudine ecclesiale di Pio XI alla luce delle nuove fonti archivistiche”.

    Un articolo di Giuseppe Fiorentino dal titolo “Shakespeare, ovvero il giro del mondo in quaranta minuti”: al Valle di Roma un ritorno alle atmosfere del teatro elisabettiano.

    La presentazione di Werner Maleczek a “Scripta maneant”, raccolta di studi di mons. Walter Brandmüller, presidente del Pontificio comitato di scienze storiche, pubblicata in occasione dei suoi ottant’anni.

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    Oggi in Primo Piano



    Iraq. Mons. Najim: più timori che speranze dal ritiro Usa

    ◊   Timori e speranze accompagnano l’annuncio, ieri a Washington, del ritiro definitivo delle truppe americane dall’Iraq. Incontrando i marines in partenza per l’Afghanistan, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha assicurato che entro il 31 agosto del 2010 l’esercito americano lascerà il Paese, a ben sei anni dall’inizio della guerra. Il rimpatrio dei 142 mila militari americani avverrà in due tappe per ragioni di sicurezza, ma il piano del ritiro suscita da più parti perplessità: il timore è che il Paese venga lasciato senza controllo in condizioni di instabilità e violenza. Claudia Di Lorenzi ne ha parlato con mons. Philip Najim, visitatore apostolico per i fedeli Caldei in Europa:

    R. – Non dimentichiamo che le forze della coalizione hanno dichiarato ufficialmente che sono una forza occupatrice del Paese, perciò lasciare oggi l’Iraq da una parte va bene, ma dall’altra no, perché oggi l’Iraq non ha una forza capace di difendere il popolo iracheno, perché si tratta di un esercito debole, che non è ancora attrezzato, non è capace di dirigere militarmente questo Paese. E’ un esercito che non è al 100% patriottico, nazionale; abbiamo bisogno di una riconciliazione tra le sezioni politiche che possano creare un esercito che guardi l’interesse del popolo iracheno, per poter creare uno Stato indipendente, sovrano, che possa difendere se stesso e possa anche realizzare una vita democratica.

     
    D. – Com’è stata accolta la notizia dalla popolazione? Prevalgono i timori o le speranze?

     
    R. – Ambedue i sentimenti si trovano adesso nei cuori del popolo iracheno. Il timore c’è perché non possiamo lasciare, in questo momento, l’Iraq da solo con la sua debolezza, perché deve acquisire una vita sana, patriottica, nazionale, che possa realizzare una politica che dev’essere a favore dell’uomo, della crescita dell’Iraq; uno Stato capace di dirigere l’economia. Perciò ci sono timori e ci sono anche speranze, ma più timori che speranze.

     
    D. – Quali possibili ripercussioni sulla situazione dei cristiani nel Paese? Si teme un inasprimento delle violenze e delle persecuzioni?

     
    R. – La sofferenza coinvolge tutti gli iracheni. Le persecuzioni le hanno subite tutte le etnie del popolo iracheno, sia quella musulmana che quella cristiana, e continuano a subirle, purtroppo, perché c’è uno Stato debole. Durante tutti questi anni di presenza delle truppe americane, i cristiani hanno subito dei danni enormi: sono stati colpiti nelle loro Chiese, sono stati colpiti anche nelle personalità ecclesiastiche che hanno dato testimonianza della loro fede, del loro amore per la loro patria; se questo Paese non acquista la sua forza, la sua dignità e la sua sovranità, attraverso un esercito che difende la patria, non sarà possibile andare avanti.

     
    D. – Dall’inizio della guerra, sei anni fa, com’è cambiata la situazione dei cristiani in Iraq?

     
    R. – Sono stati fatti dei piccoli passi in avanti, attraverso il governo attuale dell’Iraq, che ha provato a creare una situazione di sicurezza, senza riuscirci del tutto. Perciò, questi sei anni di guerra, d’invasione, hanno creato una situazione molto difficile per i cristiani: migliaia e migliaia di essi hanno lasciato il Paese per poter trovare una vita più sicura, perché abbiamo veramente visto – in questi sei anni – che la persona irachena ha perso la sua dignità all’interno del suo Paese, attraverso l’invasione e i vari gruppi politici, che non hanno posto l’interesse del popolo iracheno sopra ogni cosa. Questa situazione, per sei anni, ha creato un grande disagio per l’Iraq, e i Paesi europei non hanno fatto molto.

     D. – Quale auspicio per il Paese?

     R. – Chiederei alla Comunità Internazionale di poter intervenire di più, di poter aiutare il popolo iracheno, per poter così acquisire la pace e per potersi inserire di nuovo nella Comunità Internazionale dando il suo contributo. Perché il popolo iracheno ha alle spalle una storia enorme, ha una grande cultura, solo che ha subito gravi danni per trent’anni, tra embargo, guerre e invasioni. Il popolo iracheno è stanco, continua a soffrire, gli manca la pace, la sicurezza e la stabilità, non riesce a usufruire delle risorse che si trovano nel Paese; l’Iraq è un Paese ricco e può dare anche la sua testimonianza attraverso la sua presenza nella regione del Medio Oriente. Dobbiamo incoraggiare il nostro popolo a rimanere nel Paese, per poter contribuire a ristabilire questa sicurezza, ricostruire l’Iraq insieme, così come l’abbiamo costruito nella storia, e lavorare tutti per la patria, per la bandiera, per il bene del popolo iracheno.

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    Obama difende la finanziaria contro le lobby

    ◊   Investimenti nell’energia pulita e nell’educazione e una riforma per estendere la copertura sanitaria a tutta la popolazione. Sono questi gli obiettivi del budget dell’amministrazione statunitense per il 2009, illustrato nel consueto discorso del sabato del presidente Barack Obama. Per l’inquilino della Casa Bianca, questo bilancio determinerà un cambiamento del Paese. Il presidente Usa si è poi detto pronto a fronteggiare gli interessi delle lobby delle assicurazioni e dell’energia, che, a suo avviso, si stanno preparando a combattere queste riforme. Intanto l’economia americana continua a far registrare nuovi, pesanti deficit: il quarto trimestre del 2008 è stato molto negativo. Bisogna infatti risalire al 1982 per rilevare un decremento nel prodotto interno lordo superiore al 6%. Sulle cause di questa contrazione nell’economia statunitense si sofferma, al microfono di Amedeo Lomonaco, l’economista Alberto Quadrio Curzio:

    R. – La contrazione è dovuta ad una molteplicità di ragioni, in parte di natura politica. Anche se questa credo sia la motivazione meno rilevante, bisogna ricordare il recente processo elettorale, il cambiamento del presidente. Questi eventi hanno avuto un peso. Ma la causa è soprattutto di natura finanziaria, legata al tracollo del sistema bancario e finanziario americano. Probabilmente, questo Paese sta pagando il prezzo ad un "liberismo libertario" che aveva posto come grande modello al quale tutti dovevamo ispirarci. Ma si tratta di un modello che - ormai ne siamo convinti - ha dei limiti enormi.

     
    D. – Di fronte a questi limiti, quali reali margini di manovra ha adesso la nuova amministrazione americana?

     
    R. – La mia impressione è che i margini di manovra non siano molto grandi. Ci sono, ma va ricostruita la sostanziale organicità del sistema economico americano su due profili: gli americani risparmiano pochissimo e consumano troppo e per questo si indebitano. Dal punto di vista individuale, si indebitano con la dinamica dei mutui e sotto il profilo istituzionale con un indebitamento estero molto forte, soprattutto verso i Paesi asiatici. Nessun sistema economico può vivere a lungo con due indebitamenti così marcati.

     
    D. – A proposito di Paesi asiatici, in Cina il massiccio piano di investimenti del governo può realmente arginare la crisi?

     
    R. – La Cina ha compresso artificiosamente la propria valuta per esportare di più ed ha anche lasciato correre un po’ su quella tematica, così delicata, che è la falsificazione dei prodotti. Una falsificazione certamente non avallata dal governo e, tuttavia, attuata da determinati produttori. Credo però che la Cina potrà riprendersi più rapidamente perché ha delle riserve valutarie gigantesche. Riserve che, spese adeguatamente all’interno, ridaranno spinta alla sua economia, o meglio, ne freneranno il calo.

     
    D. – In un contesto mondiale così pesantemente condizionato dalla crisi finanziaria, l’Europa può resistere a questo terremoto economico?

     
    R. – A mio avviso l’Europa ha i cosiddetti fondamentali decisamente migliori degli Stati Uniti e anche della Cina. Le famiglie non si sono mai indebitate troppo, tuttavia non deve essere passiva. Io propongo, come altri, che l’Europa proponga dei titoli di debito pubblico europei da collocare sul mercato per unificare meglio il proprio tessuto economico. Sarebbe un disastro, invece, assumere atteggiamenti protezionistici interni o, peggio ancora, nazionalistici. L’Europa è un’entità unitaria e tale deve rimanere.

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    Giornata europea delle Malattie rare

    ◊   Portare le malattie rare all’attenzione dei governi. E’ l’obiettivo dell’odierna Giornata europea ad esse dedicata. Per malattie rare si intendono quelle patologie con un’incidenza inferiore a 5 casi ogni 10 mila abitanti: numeri ritenuti troppo bassi per ottenere lo stanziamento di contributi statali ai pazienti e alla ricerca farmaceutica. Per sensibilizzare le istituzioni ieri l’Associazione Dossetti ha promosso a Roma il convegno “Siamo Rari… ma tanti”, aperto dalla Lectio Magistralis del cardinale Lozano Barragán, presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari. Paolo Ondarza ha intervistato Ombretta Fumagalli Carulli, presidente dell’Associazione:

    R. – Le malattie rare, a livello mondiale, sono circa 7000. Noi vogliamo sensibilizzare le istituzioni: anzitutto il Parlamento perché approvi il disegno di legge che noi abbiamo trasmesso. Si tratta di un testo che prevede una defiscalizzazione per le ricerche sulle malattie rare. Purtroppo però la nostra proposta non va avanti, le priorità sembrano sempre altre. Ma noi non ci arrendiamo: siamo rari… ma tanti! La nostra Costituzione prevede una tutela del diritto alla salute per tutti e non soltanto per una collettività più o meno di maggioranza.

     
    D. – Ma perché tanta disattenzione, perché c’è bisogno di chiedere di uscire dal silenzio?

     
    R. – Ci sono indubbiamente problemi anche di carattere economico e poi c’è la difficoltà delle stesse associazioni di malati di malattie rare a farsi ascoltare dalle istituzioni. Noi vogliamo dare voce a chi ha una voce troppo flebile.

     
    D. – La vostra giornata di lavori, ieri, è stata aperta dalla Lectio Magistralis del cardinale Javier Lozano Barragán che ha parlato della necessità, per ogni cultura, di essere fondata sul valore della persona umana. Questo è importante anche nell’approccio che si deve avere nella cura delle malattie rare?

     
    R. – Certamente. In particolare quest’anno così difficile, che si è aperto con il caso Englaro, la voce della Chiesa sta diventando una delle poche voci che difende la vita, qualunque sia il suo stato - compreso lo stato vegetativo - come valore superiore agli altri.

     
    D. – La sottolineatura del bisogno di affermare il valore della persona umana per quello che è, non tanto per quello che può fare o per le qualità che ha, è un concetto che molto bene si adatta al discorso della cura delle malattie rare…
     R. – Certamente. Durante i lavori del convegno hanno parlato diverse associazioni di malati di malattie rare. La lezione più importante è stata la dignità con cui i presidenti delle associazioni hanno esposto i loro problemi, senza cadere nel vittimismo, ma riaffermando la dignità della persona, in qualunque condizione.

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    Scout d'Europa in pellegrinaggio notturno sulle orme di San Paolo

    ◊   Sono pronti i 250 giovani scouts d'Europa cattolici di Roma che questa sera percorreranno 15 chilometri sulle tracce di San Paolo. Cinque tappe con altrettante catechesi che aiuteranno i partecipanti al pellegrinaggio a misurarsi con la testimonianza dell’Apostolo delle Genti. La partenza dalla parrocchia della Natività in via Gallia è prevista alle 20. Emanuela Campanile ne ha parlato con Giovanni Franchi de’ Cavalieri, presidente federale dell’Unione internazionale guide e scouts d’Europa.

    R. – A Roma abbiamo la possibilità di incontrare i posti dove lui è passato. Naturalmente poi, i ragazzi non si limiteranno a visitare dei luoghi, ma il loro sarà un percorso soprattutto spirituale con il quale speriamo di lanciare - anche nei loro rispettivi gruppi - questo spirito paolino missionario e di annuncio del Vangelo.

     
    D. – San Paolo è un Santo non facilissimo, possente, forte, non fa sconti a nessuno. Mi colpisce il fatto che siano i giovanissimi ad incontrarlo, ragazzi dai 17 ai 25 anni…

     
    R. – San Paolo è il patrono proprio dei “rover” che sarebbero i ragazzi di quell’età. Diciamo che c’è una caratteristica comune: la caratteristica dei rover e delle scolte - che sono le ragazze - è quella di fare strada, di non fermarsi, di camminare, di scoprire il mondo e, soprattutto, di portare qualcosa in questo mondo. Per questo, San Paolo è un patrono proprio ad hoc. Questi ragazzi sono entusiasti di partecipare e devo dire che ho trovato molto entusiasmo anche da parte dei parroci, dei rettori delle chiese che ci ospiteranno, e dovranno anche riceverci durante la notte. Insomma, hanno tutti gradito questa iniziativa partecipando veramente con molta gentilezza e con molta partecipazione.

     
    D. – Per voi dell’Unione internazionale che cosa rappresenta questo cammino verso e con San Paolo?

     
    R. – Noi siamo molto attenti a fornire ai nostri giovani degli strumenti per poter fare una crescita non soltanto dal punto di vista fisico, civile, ma anche spirituale. Naturalmente, può essere anche un inizio per altri che volessero ripercorrere un cammino simile. Si parlerà della missionarietà di Paolo, della Chiesa in famiglia, e ovviamente del Paolo che è passato anche per la sofferenza e per il martirio. Sono temi che per un giovane, al giorno d’oggi, sicuramente possono essere stimolanti. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa prima Domenica di Quaresima la Liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui Gesù, spinto dallo Spirito, rimane nel deserto quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. Dopo l’arresto di Giovanni Battista, Gesù si reca nella Galilea, proclamando il Vangelo di Dio, dicendo:

    «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

    Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia all'Università Lateranense:

    (musica)

     
    Lo Spirito Santo, inviato dal Padre sul Figlio dopo l’atto di umiliazione consumato nel sottoporsi al battesimo penitenziale nel Giordano, guida Gesù nel deserto. Questo è l’inizio, questo è il principio della Quaresima: il suggerimento dello Spirito accolto in perfetta obbedienza dal Figlio. L’obbedienza è la porta attraverso la quale il Figlio entra nel tempo dei quaranta giorni. Senza un atto di determinata obbedienza, senza una decisione risoluta ed esplicita non si entra neppure nel mistero dei quaranta giorni, non si inizia neppure. Il tempo dei quaranta giorni non si dispiega, non diventa efficace senza la chiara, libera e ferma decisione di entrarvi. Ognuno può vanificare per sé il dono speciale di questo tempo di Cristo, non decidendo e non obbedendo.

     
    Il numero ‘quaranta’ ci richiama, tra le altre cose, al numero delle settimane che il concepito trascorre nel grembo della madre prima di venire alla luce. A questo siamo chiamati in questa Quaresima.

     
    San Marco racconta che Gesù «stava con le bestie selvatiche e gli Angeli Lo servivano». L’uomo è chiamato a umiliarsi davanti al Signore, a collocarsi nel punto più basso, «con le bestie selvatiche», è chiamato a scegliere per sé questa posizione. E il Signore, che «volge lo sguardo verso l’umile» (Sal 137, 6),  lo solleverà. «Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio - scrive Pietro - perché vi esalti al tempo opportuno» (1Pt 5, 6; cf. Gc 4, 10).

     
    (musica)

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    Chiesa e Società



    Darfur: 75 bambini muoiono ogni giorno di fame o malattia

    ◊   In Sudan ogni giorno 75 bambini muoiono di fame o di malattia nella martoriata regione del Darfur, dove si protrae da sei anni un conflitto che ha provocato almeno 200 mila morti. La situazione resta drammatica: i profughi sono oltre 2 milioni e 800 mila. L’aspettativa di vita è di 35 anni. Sul terreno, poi, si registrano ritardi nel dispiegamento della missione congiunta dell’Onu e dell’Unione Africana avviata nel 2007: sono solo 13 mila, degli oltre 26 mila previsti, i soldati già arrivati nella regione. Nel rapporto curato dall’associazione “Italians for Darfur” si sottolinea, in particolare, che non sono stati messi a disposizione delle truppe i mezzi militari richiesti: mancano soprattutto elicotteri, la cui fornitura è stata ripetutamente e inutilmente sollecitata dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon. In Darfur non è stata ancora garantita nella regione un’adeguata cornice di sicurezza. La situazione è preoccupante anche nel Sud Sudan, dove nell’ultima settimana ci sarebbero stati, secondo fonti locali, almeno 50 morti in seguito a scontri armati avvenuti nella città di Malakal. I combattimenti – ricorda l’Osservatore Romano – vedono contrapposti gli ex ribelli dell’Esercito di liberazione del popolo e sostenitori di Gabriel Tang, generale dell’esercito sudanese. (A.L.)

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    Conferenza stampa in Camerun sulla visita del Papa nel Paese

    ◊   Appello ai media di mons. Victor Tonye Bakot, arcivescovo di Yaoundé e presidente della Conferenza Episcopale Nazionale del Camerun (CENC), al rispetto delle regole deontologiche in vista della visita pastorale di Benedetto XVI nel Paese. Il presule, ha riferito la Radio diocesana di Yaoundé, ha invitato ieri i giornalisti, nel corso di una conferenza stampa tenuta al Centro Giovanni XXIII di Mvolyé, ad avere una certa sensibilità nell’approccio con tale avvenimento storico e a cercare di svolgere al meglio il loro compito di cronisti. L’arcivescovo di Yaoundé ha illustrato i lavori in corso nella capitale per accogliere al meglio il Papa. Il Camerun si prepara ad accogliere il seguito papale, i rappresentanti di circa 52 conferenze episcopali, più di 120 cardinali e vescovi, 800 delegati ufficiali di 25 diocesi del Camerun, corali e delegati dai Paesi vicini. Saranno necessari più di mille paramenti liturgici ed altrettante tenute civili. Il presidente della Conferenza episcopale camerunense ha spiegato inoltre le modalità per prendere parte agli incontri con il Papa ed ha sottolineato che i biglietti per l’accesso alle apposite aree organizzate per l’occasione sono gratuiti. “Il Camerun è un Paese che si considera particolarmente benedetto – ha dichiarato mons. Eliséo Antonio Ariotti, nunzio apostolico in Camerun e Guinea Equatoriale – Paese di pace e d’unità nella diversità, Paese di libertà religiosa, il Camerun è un ‘quadro ideale per rivolgersi all’Africa’. Intanto cresce l’attesa e l’entusiasmo nel Paese per l’imminente arrivo di Benedetto XVI. Istituti religiosi, movimenti, confraternite ed associazioni laiche stanno vivendo con slancio e particolare gioia questi momenti, ed organizzano conferenze, incontri, trasmissioni radiofoniche e televisive per preparare al meglio il Camerun ad accogliere la parola del Pontefice. (T.C.)

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    Crisi politica in Madagascar: la mediazione delle Chiese cristiane

    ◊   Ha espresso preoccupazione e teme nuovi scontri mons. Odon Razanakolona, arcivescovo di Antananarivo e presidente del Consiglio cristiano delle Chiese del Madagascar impegnato nei giorni scorsi nella mediazione fra il presidente del Paese, Marc Ravalomanana, e il sindaco di Antananarivo, Andry Rajoelina. A darne notizia è L’Express de Madagascar. Le due parti sono protagoniste da due mesi della crisi politica che sta dilaniando Antananarivo. Dal 26 gennaio nella capitale si susseguono manifestazioni, proteste e incidenti, dopo la decisione del governo di chiudere “TV Viva” - di proprietà del sindaco Rajoelina - che nel dicembre dello scorso anno ha trasmesso un programma sul presidente in esilio Didier Ratsiraka. Negli scontri fra i sostenitori delle due parti ci sono stati anche diversi morti e il 3 febbraio Rajoelina, come riferisce l’agenzia Fides, ha presentato all’Alta Corte Costituzionale la richiesta di destituzione di Ravalomanana e la formazione di un governo di transizione da lui stesso presieduto. Il governo ha immediatamente replicato decretando le dimissioni da sindaco di Rajoelina, ma quest’ultimo ha respinto il provvedimento e si è autosospeso nominando un sindaco provvisorio, mentre l’Alta Corte Costituzionale ha dichiarato la sua incompetenza per esaminare la richiesta di destituzione del presidente. Mercoledì scorso avrebbe dovuto esserci un incontro fra Ravalomanana e Rajoelina alla presenza di mons. Razanakolona, ma il presidente non si è presentato. Proprio una settimana fa i due leader si erano incontrati grazie alla mediazione del Consiglio cristiano delle Chiese del Madagascar decidendo di impegnarsi nel dialogo e di porre fine ad ogni dichiarazione offensiva, a proteste e manifestazioni. Ma dopo il mancato incontro di mercoledì l’arcivescovo di Antananarivo ha sospeso la mediazione e in un’intervista alla BBC ha affermato che se non è chiaro se vi siano interessi a far sì che le cose si trascinino, resta il fatto che nel Madagascar stanno entrando armi. Il presule deplora inoltre il limite del margine di manovra nella mediazione tra le parti, e ciò a causa dell’atmosfera appesantita dal sospetto di parzialità. “In sostanza non si può dire nulla – ha spiegato mons. Razanakolona – nel momento in cui si parla, ognuno accusa l'altro di partito preso”. Intanto, ieri, mentre un inviato speciale dell’ONU, Haile Menkerios, sta tentando di far sedere ancora una volta intorno allo stesso tavolo i due rivali politici, sono esplosi nuovi disordini e ad Antsirabe sarebbero morte almeno tre persone. Il Consiglio cristiano delle Chiese del Madagascar ha però promesso di proseguire i suoi sforzi di mediazione. (T.C.)

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    In Italia le suore rapite in Africa: "senza Dio non ce l'avremmo fatta"

    ◊   Sono tornate a casa, finalmente, dopo 102 giorni di prigionia tra Kenya e Somalia, suor Maria Teresa Olivero e suor Caterina Giraudo, 67 e 61 anni, le missionarie del Movimento contemplativo di padre Charles Foucauld sequestrate la notte tra il 9 e il 10 novembre 2008. Ieri sera l’aereo che le riportava all’affetto dei loro cari e nella loro comunità, a Cuneo, è atterrato all’aeroporto torinese di Caselle intorno alle 22 e immediatamente le religiose sono state ascoltate per quattro ore dagli inquirenti. “È stata dura, tanto dura – hanno detto – senza l’aiuto del Signore non ce l’avremmo fatta”. Con gli investigatori hanno ripercorso i tragici momenti di quella lunga notte, raccontando in particolare quanto sia stato difficile per loro, missionarie in Africa da decenni, togliere dal collo il crocifisso di legno, “un simbolo che da quelle parti crea non pochi problemi”. Anche considerato il fatto che i presunti rapitori apparterrebbero a Sbabaab, braccio armato di al Qaeda. “Ringraziamo tutti coloro che in questi mesi hanno pregato per noi – hanno concluso le suore – abbiamo sentito la loro invisibile presenza”. Dopo il lungo interrogatorio, le religiose sono partite alla volta di Cuneo, dove domani festeggeranno il ritorno con la comunità e sarà celebrata una Messa dall’arcivescovo della città, Giuseppe Cavallotto. (R.B.)

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    I vescovi della Costa Rica: ridare speranza nella crisi

    ◊   Al termine dell’assemblea plenaria i vescovi della Costa Rica hanno rivolto ieri alla stampa un’ampia esortazione in cui, oltre alle sfide pastorali e agli impegni ecclesiali più rilevanti come la Missione continentale, analizzano con preoccupazione la situazione del Paese colpito “sia dalla crisi alimentare che ha evidenziato la forte dipendenza dall’estero per quanto riguarda il cibo, sia da quella macroeconomica a livello mondiale”, che comporterà una minore crescita e un aumento della disoccupazione. Il documento episcopale dal titolo “Animati dalla speranza”, prende in esame le principali sfide della nazione centroamericana sottolineando “l’urgente bisogno di rinforzare le politiche d’investimento sociale e quelle in difesa del lavoro e dell’occupazione”. I presuli, sul tema delle prossime elezioni, rinnovano il loro appello affinché i partiti e i candidati “evitino le spese eccessive soprattutto in un momento di crisi come l’attuale” e auspicano che i politici “facciano delle proposte consone con le esigenze del bene comune”. I vescovi si riferiscono anche alle vocazioni e ringraziano Dio, poiché nel Paese non sono mai mancate, nonostante le famiglie locali vivano una crisi di valori spirituali e religiosi. In tale contesto i vescovi rinnovano il loro impegno in favore del seminario, per dare ai seminaristi una “formazione umana, religiosa e pastorale” sempre migliore e solida. I presuli, infine, trattano il tema della Missione continentale: destinata “a svegliare nelle persone, nelle famiglie e nella comunità l’incontro con Gesù vivo, che conduce tutti, uniti, nella Chiesa, a essere discepoli e missionari”. Nelle molteplici attività pastorali della Missione, il cui carattere è permanente, si deve esprimere “una conversione e un rinnovamento delle strutture e dei metodi dell’evangelizzazione” e si deve dare la dovuta rilevanza “alla pastorale sociale”. I presuli, in conclusione, osservano quanto sia necessaria, ora più che mai, la pratica della preghiera per implorare dallo Spirito Santo i doni e le forze necessarie e ricordano che “conoscere Gesù è la nostra gioia, seguirlo la grazia”. (a cura di Luis Badilla)

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    Colombia: sì dei sindacati all'Accordo nazionale per la riconciliazione

    ◊   In Colombia, i sindacati hanno espresso la loro disponibilità a sostenere l’iniziativa finalizzata al raggiungimento di un “Accordo nazionale per la pace e la riconciliazione”. All’elaborazione delle proposte concorrono numerose e importanti istanze della nazione: imprenditori, sindacati, università, mass-media, volontariato e la stessa Chiesa cattolica tramite la Commissione di conciliazione nazionale. Il presidente dell’Associazione nazionale degli industriali, Luis Carlos Villegas, ha manifestato il suo sostegno all’iniziativa. I vescovi della Conferenza episcopale della Colombia hanno auspicato la “costruzione di una società più giusta e fraterna” per contribuire alla cessazione del conflitto. L’obiettivo è di giungere a un testo concordato, che riceva l’approvazione di tutte le parti. L’iniziativa per promuovere la pace e la riconciliazione in Colombia prevede alcune tappe: fino al mese di febbraio 2010 saranno convocati rappresentanti dei più importanti settori del Paese. Nel mese di agosto dovrebbe poi essere redatto e presentato all’opinione pubblica nazionale e internazionale, ai gruppi armati e alle autorità e istituzioni colombiane il rapporto conclusivo. Al documento dovrebbe quindi seguire l’Accordo nazionale. (A.L.)

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    Malaysia: il termine Allah può comparire in pubblicazioni per cristiani

    ◊   In Malaysia si può indicare Dio con il termine Allah in pubblicazioni espressamente destinate a fedeli cristiani. E’ quanto stabilisce un provvedimento approvato dal ministro degli Interni del Paese asiatico. Recentemente, il governo aveva sospeso le pubblicazioni del settimanale cattolico Herald perché utilizzava la parola Allah. Dopo le proteste seguite alla decisione, era stato deciso di consentire la pubblicazione del settimanale. Ma era stato imposto il divieto dell’uso del termine “Allah” sostenendo che tale parola può essere utilizzata solo da musulmani. Diversi studiosi hanno subito sottolineato che il divieto era in contrasto con il contesto normativo e culturale del Paese. La Costituzione dello Stato asiatico garantisce, infatti, libertà di parola e di espressione. In lingua malese, inoltre, non c’è un altro termine, oltre a quello di “Allah”, per indicare Dio. A queste osservazioni si è aggiunto un ampio dibattito che ha portato il governo della Malaysia a rivedere la propria posizione. Il periodico cattolico può dunque utilizzare la parola Allah per indicare Dio ma deve comunque inserire una dicitura nella quale si precisa che il settimanale è pubblicato “per i cristiani”. Il termine “Allah” è stato utilizzato in Medio Oriente per la prima volta da arabi cristiani. Successivamente, è stato ripreso dall’Islam. In Malaysia, dove gli abitanti sono più di 25 milioni, i musulmani sono più del 60%. I cattolici sono oltre 850 mila. I lettori del periodico cattolico Herald sono circa 50 mila. (A.L.)

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    Seminario su don Sturzo: apprezzare la presenza delle istituzioni ecclesiastiche nell'agone pubblico

    ◊   “Don Sturzo, con la sua dottrina della libertà religiosa, ci aiuta non a tollerare ma ad apprezzare la presenza nell'agone pubblico delle istituzioni ecclesiastiche e ci insegna che, rispetto a questa presenza, una cosa ben diversa è la doverosa partecipazione dei cattolici ad ogni forma della vita sociale, e dunque anche della vita politica”. Lo afferma il testo delle conclusioni del seminario preparatorio della 46.esima Settimana sociale dei cattolici italiani, promosso dalla Cei a Caltagirone per ricordare il 90.esimo anniversario dell'Appello ai liberi e forti. Promosso dal Comitato Scientifico e Organizzatore delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani e dalla Diocesi di Caltagirone sul tema “Senza pregiudizi né preconcetti. Per gli ideali di giustizia e di libertà, nella loro interezza”, il convegno ha visto la partecipazione, tra gli altri, di mons. Vincenzo Manzella, vescovo di Caltagirone, e di mons. Arrigo Miglio, presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro. “La Diocesi di Caltagirone che ho l’onore di servire – ha sottolineato mons. Manzella – è fiera di annoverare tra i suoi sacerdoti don Luigi Sturzo e spera un giorno di poterlo onorare elevato agli onori degli altari, intanto ci sentiamo impegnati più degli altri a seguire i suoi insegnamenti e ad imitarne le virtù umane e soprattutto sacerdotali”. “Don Sturzo – ha mons. Arrigo Miglio – ha inteso la sua missione come squisitamente sacerdotale e pastorale, a servizio della Carità nel suo significato più pieno, per tutto l’uomo oltre che per tutti gli uomini, Carità piena cui tutta la comunità cristiana è chiamata, per fedeltà al Vangelo e alla visione di uomo e di storia che ci viene dalla Rivelazione divina”. Dopo la proiezione di un video sulla vita di don Sturzo curato dalla Tv Sat2000, don Massimo Naro, ordinario di teologia dogmatica presso la Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia San Giovanni Evangelista, ha illustrato il cammino spirituale di Luigi Sturzo che viveva “con il Vangelo nascosto in petto”. (A.L.)

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    Convegno a Roma sul tema della "Fede in una cultura di libero mercato"

    ◊   Una disamina sulla “Fede in una cultura di libero mercato”: è stato questo il tema dell’intervento del prof. Jeffrey J. Langan al convegno “La fede e la ragione” che ha avuto luogo ieri presso la Pontificia Università della Santa Croce. “Oggi è in corso un vero e proprio conflitto culturale ridotto a elementi essenziali d’identità – ha detto il professore, citato dall’agenzia Zenit – non sembra esservi alcun dubbio che, tra tutti, un gruppo in particolare si trova oggi a esercitare il potere in maniera dominante”. Secondo Langan “c’è bisogno di una cultura cattolica che possa influire in qualche modo sul processo di finanziamento, produzione e distribuzione di notizie, informazione, arte, spettacolo e sport al fine di riallineare tutti questi settori con la dirittura dell’ordine morale”. Il pericolo maggiore, in questa società, appare dunque vedere l’informazione distorta dalle prospettive altrui, nonché da quelle impostegli dalla necessità di compromettere, adottare e far propria una visione culturale antitetica all’ordine morale. Stessa cosa avviene rivolgendo uno sguardo al mondo di internet: “In assenza di sanzioni volte a far valere un insieme di norme morali, anche internet finirà col cadere sotto il dominio dei plutocrati e degli oligarchi”, ha spiegato il docente. “La risposta a queste problematiche – ha concluso il prof. Langan – si trova nel ricostruire le basi filosofiche del sistema educativo, attraverso le quali le famiglie o le varie associazioni esistenti in una società potranno avvalersi di criteri-guida morali nel valutare il proprio ambiente culturale”. (R.B.)

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    Il messaggio per la Quaresima dell’Ordinario militare per l’Italia

    ◊   Lo spirito di povertà è “provvidenziale difesa” dalle facili tentazioni del denaro: questo il senso del messaggio inviato dall’arcivescovo Vincenzo Pelvi, Ordinario militare per l’Italia, in occasione dell’inizio della Quaresima. Lo riferisce l'agenzia Zenit. Il messaggio del presule è stato dedicato al tema del digiuno, ispirato al magistero di Benedetto XVI: “Il digiuno risveglia la coscienza dinanzi alla situazione in cui vivono tanti nostri fratelli - ha osservato – scegliamo liberamente di privarci di qualcosa per aiutare gli altri, mostriamo concretamente che il prossimo in difficoltà non ci è estraneo”. E non solo: “Siamo invitati a dare ai poveri quanto, grazie al digiuno dalla ricchezza, riusciamo a mettere da parte, riscoprendo la bellezza della carità, fondata sulla consapevolezza di essere corpo di Cristo, famiglia umana”. Solo in questo modo, secondo il presule, il prossimo si sente raggiunto e avvicinato da una Chiesa di poveri e non solo da “una Chiesa per i poveri”. Mentre il denaro oggi “sembra dare sicurezza e, come tutti gli idoli, promette libertà, ma poi schiavizza e disumanizza, conducendo l’uomo a dimenticare Dio e a non riconoscere nel volto dell’altro un fratello”. Essenziale, dunque, la necessità di “vigilare, condurre una dura lotta non fuori, ma dentro se stessi, contro le tentazioni, i pensieri e le suggestioni che conducono all’avarizia”. “Se uno possiede cose, dà cose – conclude l’Ordinario militare per l’Italia – quando non si ha nulla e si è ricchi solo del Vangelo, si dona se stessi e si ama”. (R.B.)

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    A Napoli un convegno su carcere e territorio

    ◊   Alla vigilia della “Giornata di preghiera per i carcerati”, domani primo marzo, che a Napoli sarà celebrata con una Messa presieduta dal cardinale Crescenzio Sepe, nel capoluogo partenopeo si è tenuto oggi un convegno sul tema “Carcere e territorio”. Promosso dal Centro di Pastorale carceraria della diocesi di Napoli – riferisce il Sir - il convegno è stato inaugurato questa mattina con un intervento del cardinale Sepe, a cui è seguita l’introduzione di don Franco Esposito, direttore dell’Ufficio di Pastorale carceraria. Tra gli interventi, quelli di Rita Borsellino, presidente nazionale dell’associazione “Un’altra storia”; Stefania Tallei, della Comunità di Sant’Egidio; Tommaso Contestabile, provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria; padre Fabrizio Valletti, gesuita, responsabile del Centro “Hurtado” di Scampia. All’incontro hanno preso parte anche i direttori delle carceri di Poggioreale, Secondigliano e Nisida e il presidente del Tribunale di sorveglianza. Al termine del convegno i partecipanti hanno potuto apprezzare il lavoro artigiano dei detenuti, che hanno esposto al pubblico propri manufatti. (CDL)

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    Inaugurata a Roma una mostra commemorativa di Alessio II

    ◊   Era stata progettata qualche anno fa, per trovare ospitalità a Roma nella costruenda Chiesa ortodossa russa di Santa Caterina d’Alessandria, come mostra celebrativa del Patriarca Alessio II. La sua recente, improvvisa, scomparsa, l’ha fatta divenire mostra commemorativa della sua figura e della sua missione alla guida della Chiesa ortodossa russa nello storico passaggio dalla persecuzione comunista alla rinascita. Un’impresa immane, di riaggregazione di fedeli e di recupero delle tradizioni religiose, di ricostruzione di chiese in un immenso territorio, di ricomposizione delle istituzioni e dell’unità, insieme con quelle sopravvissute lontano dalla Russia, di avvio di nuovi rapporti con le altre Chiese cristiane, per una comune testimonianza del Vangelo in un mondo sempre più secolarizzato. È' questo il senso dell’esposizione inaugurata ieri nel salone della Chiesa sulle pendici del Gianicolo, a Roma, composta dalle fotografie a colori scattate da Yuri Gripas, giornalista fotografo di una grande agenzia di stampa inglese, nei dodici ultimi anni in cui ha avuto il privilegio di stare vicino ad Alessio II. Un rapporto personale di cui ha dato calda testimonianza. Famose alcune foto di questa sua mostra – la trentesima allestita in quasi altrettante nazioni – che ricordano, fra l’altro, il primo pellegrinaggio del Patriarca a Gerusalemme (1997), la storica inaugurazione a Mosca, accanto al presidente Boris Eltsin, della ricostituita cattedrale di Cristo Salvatore (19 agosto 2000), l’udienza all’arcivescovo Jean-Louis Tauran, allora segretario per i Rapporti con gli Stati. Tra gli invitati all’inaugurazione della mostra, accolti dall’igumeno Filippo, parroco di Santa Caterina, i diplomatici accreditati presso la Santa Sede, fra i quali  gli ambasciatori della Federazione Russa, Gran Bretagna e Canada; un rappresentante della Comunità di Sant’Egidio, altre personalità italiane e giornalisti. (A cura di Graziano Motta)

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    24 Ore nel Mondo



    Netanyahu: "credo nella soluzione basata su due Stati per porre fine alla crisi israelo-palestinese"

    ◊   Credo "realmente" nella soluzione basata su due Stati per mettere fine al conflitto israelo-palestinese. Così, il premier israeliano designato, Benyamin Netanyahu, in un'intervista al "Washington Post", pubblicata il giorno seguente il fallimento delle trattative con il leader di Kadima, Tzipi Livni, per formare un governo di unità nazionale in Israele. Entrambi si sono accusati reciprocamente per il mancato accordo sul quale pesa proprio il dissenso sul futuro delle Stato palestinese. Ancora in alto mare anche la trattativa per una tregua definitiva nella Striscia di Gaza. Oggi, altri cinque razzi sono stati lanciati dalla Striscia di Gaza contro il sud dello Stato Ebraico. Uno di questi ha colpito una scuola di Ashqelon, fortunatamente chiusa per la festività del sabato. Dall'inizio del fragile cessate il fuoco, ammontano ormai a oltre un centinaio gli attacchi da Gaza, cui Israele ha reagito a sua volta lanciando incursioni aeree. Le speranze per il rilancio del processo di pace sono ora puntate al vertice di domani a Sharm el Sheikh, che vedrà riuniti i capi della diplomazia del quartetto per il Medio Oriente, composto da Russia, Stati Uniti, Nazioni Unite e Unione Europea.

    Bangladesh
    L’esercito del Bangladesh ha scoperto una nuova fossa comune contenente i corpi di almeno 10 ufficiali uccisi dalle guardie "Bangladesh Rifles" durante l'ammutinamento avvenuto negli scorsi giorni a Dacca. Sale così a 76 persone uccise il bilancio delle vittime della violenza esplosa nella capitale bengalese, ma il bilancio potrebbe aumentare ancora. La rivolta, cui il governo della premier Sheikh Hasina, è riuscita a mettere fine garantendo l’amnistia ai rivoltosi che si fossero arresi, è stata scatenata probabilmente dalle condizioni di estrema povertà che affliggono da anni il Paese asiatico, come ci conferma Stefano Vecchia, giornalista esperto di Asia, intervistato da Stefano Leszczynski:

     
    R. – Una povertà e disperazione di cui i fucilieri del Bangladesh – questa forza paramilitare che ha il compito pesante di controllare ben 4 mila e 400 chilometri di frontiera – esprimono pienamente. Si tratta di un corpo paramilitare che condivide poco degli interessi e dei benefici dell’esercito – che spesso sono stati anche interessi di ordine politico, in Bangladesh – e le loro prime indicazioni sono state proprio molto concrete, cioè migliori salari, quindi migliori paghe -, benefici, possibilità di accedere a cibo sovvenzionato e migliori orari d’impegno di lavoro.

     
    D. – Povertà e corruzione sono due degli elementi che caratterizzano il Bangladesh. Il nuovo governo, uscito dalle ultime elezioni, si sta muovendo in una direzione diversa rispetto a quelli del passato?

     
    R. – Diciamo che il nuovo governo, uscito dalle elezioni, ha l’impegno con il Paese di muoversi in modo diverso. Ricordiamo che questo governo è stato eletto, nelle elezioni del 29 dicembre, dopo un anno di governo interinale, gestito appunto da militari, che hanno in qualche modo cercato di eliminare un sistema di corruttele assolutamente potente e radicato. Sheikh Hasina è stata eletta proprio con la promessa di continuare quest’attività.

     
    D. – C’è qualche linea di sviluppo che può far ben sperare per questo Paese?

     
    R. – Diciamo che è un Paese che è andato via via, in questi ultimi anni, specializzandosi in produzioni che prima erano tipiche di altre zone; in ogni caso, il tessile resta un’industria trainante. Il problema è che si tratta di un Paese che dipende in parte forse egualmente sia dalle sovvenzioni, dagli aiuti internazionali, sia dagli investimenti stranieri. In un momento in cui, appunto, sembrava di vedere, in qualche modo, anche in lontananza, l’uscita dal tunnel della povertà e del sottosviluppo, la crisi in atto sta mettendo seri limiti a questa possibilità.

     
    Cina
    La predisposizione di un rigido sistema di controllo e pene più severe per i fabbricanti di prodotti contaminati. Sono queste le misure più importanti della legge sulla sicurezza alimentare varata dal governo cinese. Il provvedimento, che entrerà in vigore il prossimo primo giugno, aveva incominciato il suo iter dopo lo scandalo del latte contaminato alla melanina che ha ucciso sei ragazzi e fatto ammalare 296 mila persone in Cina. Ora nessun additivo verrà più autorizzato se non necessario e sicuro.

    Filippine: contatti con ostaggi Croce Rossa
    Uno sforzo maggiore per arrivare alla loro liberazione. E’ l’appello lanciato sulla stampa locale da uno dei tre funzionari della Croce Rossa rapiti il 15 gennaio nel sud delle Filippine. Da una settimana non si avevano più notizie dei tre che hanno detto di essere affaticati e preoccupati. Le autorità ritengono responsabile del sequestro un gruppo legato ad Al Qaeda.

    Australia
    In Australia, a tre settimane dagli incendi che hanno devastato lo Stato meridionale di Victoria provocando 210 morti, risultano ancora disperse 37 persone. Lo ha affermato oggi un ufficiale dell’esercito, che sta affiancando le autorità locali nella ricerca dei resti delle vittime. Il Paese intanto è in allerta per una nuova ondata di caldo prevista per la prossima settimana.

    Sudan
    Si aggrava il bilancio dei combattimenti nel sud del Sudan. Fonti Onu hanno riferito che sono almeno 50 le vittime e 100 i feriti di una settimana di scontri nella città di Malakal. Le violenze vedono contrapposti i ribelli del Movimento armato per la liberazione del popolo sudanese e i seguaci di Gabriel Tang, ex capo delle milizie nordiste durante la guerra civile nel Paese conclusasi nel 2005.

    Spagna
    In Spagna, gli abitanti della Galizia e dei Paesi Baschi sono chiamati domani alle urne per il rinnovo dei Parlamenti locali, ciascuno composto da 75 seggi. Secondo gli ultimi sondaggi nessun partito raggiungerà la maggioranza assoluta. Potrebbe quindi aprirsi la strada a governi di coalizione. Da Bilbao, il servizio di Ignazio Arregui:

    Gli abitanti della Galizia e dei Paesi Baschi, due tra le 17 regioni nelle quali é divisa la Spagna secondo la Costituzione approvata nel 1978, sono chiamati a votare domani per il rinnovo dei loro parlamenti, ciascuno con 75 seggi. La crisi economica internazionale e le sue conseguenze nella economia nazionale e regionale, la capacità di autogoverno delle regioni, l’occupazione, i tanti episodi di corruzione amministrativa sono stati alcuni tra gli argomenti principali nei dibattiti elettorali durante la campagna. La concorrenza tra i partiti politici è stata molto forte, in un clima polemico anche se la popolazione da parte sua si é comportata, secondo gli esperti, con un certo scetticismo causato forse dalla gravità dei problemi da risolvere e dagli eccessi verbali dei leader politici. In Galizia non sarebbe impossibile il ritorno dei Popolari al governo se, come nel 2001, raggiungessero la maggioranza assoluta. Il governo attuale è il risultato di una coalizione tra i socialisti ed un partito nazionalista. Nei Paesi Baschi le previsioni sono più difficili e complesse. Si dà per scontato che nessun partito avrà la maggioranza assoluta. Il governo uscente è stato il risultato di una coalizione di tre partiti che gli ha dato una maggioranza di 39 seggi. Al momento è pressoché impossibile indovinare quale sarà la coalizione che riuscirà ad ottenere la maggioranza assoluta in un Parlamento di 75 seggi. Non è da escludersi, numericamente, una coalizione tra socialisti e Popolari il che vuol dire che i nazionalisti, per la prima volta, si troverebbero all’opposizione. Un’altra ipotesi comporterebbe una coalizione tra socialisti e nazionalisti. Infine, una terza ipotesi prevede una coalizione tra il partito nazionalista che ha avuto sempre la maggioranza relativa ed altri gruppi nazionalisti, più un partito della sinistra. Dichiarati fuori legge, sono stati esclusi, in queste elezioni, i gruppi della sinistra nazionalista radicale. Per la chiusura della campagna elettorale il leader dei socialisti, Rodríguez Zapatero, e Mariano Rajoy del Partito Popolare si sono trasferiti in Galizia dimostrando in questo modo che i risultati elettorali di quella regione possono avere importanti conseguenze nei rapporti tra i due più grande partiti nazionali.

     
    Europa
    Attesa per il vertice informale di domani a Bruxelles tra i leader dei Paesi europei. Al centro dei colloqui l’unità dei 27 di fronte alla crisi economica. In particolare si discuterà delle mosse urgenti per il risanamento del sistema bancario e per il sostegno dell'industria, in primo luogo quella automobilistica.

    Crisi settore auto
    Nuovi segnali negativi dal settore automobilistico europeo. La tedesca Volkswagen entro la fine del 2009 licenzierà tutti i suoi 16.500 lavoratori interinali. Lo ha annunciato l'amministratore delegato dell’azienda, Martin Winterkorn, in un'intervista al settimanale Der Spiegel. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 59

    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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