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Sommario del 23/02/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Un pastore coraggioso e fedele: telegramma di cordoglio di Benedetto XVI per la morte del cardinale vietnamita Pham Dình Tung
  • Il Papa nomina mons. Timothy Michael Dolan nuovo arcivescovo di New York
  • Udienze
  • Il teologo Bux sull’Angelus del Papa: il primato di Pietro è al servizio dell’unità e della varietà della Chiesa
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Un attentato al Cairo scuote l'Egitto: morta una ragazza francese
  • Più collaborazione per risolvere la crisi economica: l'impegno dei Paesi europei in vista del G20 di Londra
  • Convegno a Roma sulle Chiese in Medio Oriente
  • Si è spento l'avvocato Gianluigi Marrone, giudice unico del Vaticano e presidente dell'Associazione Santi Pietro e Paolo
  • The Millionaire trionfa nella notte degli Oscar
  • Chiesa e Società

  • Lettera dell’arcivescovo di Bucarest al cardinale Bagnasco sui fatti delittuosi compiuti da alcuni romeni in Italia
  • L'epidemia di colera sembra inarrestabile in Malawi e nello Zimbabwe
  • 350 mila nuovi sfollati in fuga dai conflitti in Somalia e Congo
  • Prima missione del nuovo inviato dell’Onu per il Sahara occidentale
  • Salute e istruzione: le vie per lo sviluppo in Asia
  • Mindanao: liberati due ostaggi filippini. Nessuna novità per gli operatori umanitari
  • Prima conferenza stampa del nuovo arcivescovo di San Salvador
  • Elezioni in Messico: messaggio dei vescovi
  • Il primo marzo in Spagna si celebrerà la Giornata dell’Ispanoamerica
  • Compie un secolo il settimanale dei Cappuccini brasiliani “Correio Riograndense”
  • Corte europea di Giustizia: è diritto dei cittadini avere informazioni sulle sperimentazioni Ogm
  • Congo: le diocesi si preparano al Forum nazionale dei cristiani
  • L’Hong Kong Family Movement rilancia il digiuno quaresimale contro la crisi della famiglia
  • A marzo l’incontro in Turchia delle Conferenze episcopali del sud-est Europa
  • Francia: aperte le iscrizioni per il Pellegrinaggio dei giovani in Terra Santa
  • Inizia oggi il pellegrinaggio dei giovani dell'Agorà del Mediterraneo verso Turchia e Siria
  • Basilica di San Paolo fuori le Mura: staffetta di giovani romani con la fiamma paolina
  • 24 Ore nel Mondo

  • Somalia: uccisi 11 peacekeepers africani
  • Il Papa e la Santa Sede



    Un pastore coraggioso e fedele: telegramma di cordoglio di Benedetto XVI per la morte del cardinale vietnamita Pham Dình Tung

    ◊   Un pastore eminente che ha servito con grande coraggio e fedele generosità la Chiesa e la Sede di Pietro in circostanze difficili, impegnandosi senza risparmiarsi per l’annuncio del Vangelo: Benedetto XVI ricorda così la figura del cardinale Paul Joseph Pham Dình Tung, arcivescovo emerito di Ha Nôi in Vietnam spentosi ieri mattina all’età di 90 anni. In un telegramma indirizzato all’arcivescovo di Ha Nôi, Joseph Ngô Quang Kiêt, il Santo Padre esprime il suo cordoglio per la morte del porporato e si unisce a tutta la comunità cattolica vietnamita in questo momento di dolore. Quindi, assicura le sue preghiere ai famigliari del cardinale Pham Dình Tung e vicinanza a tutti i fedeli dell’arcidiocesi vietnamita di Ha Nôi.

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    Il Papa nomina mons. Timothy Michael Dolan nuovo arcivescovo di New York

    ◊   Il Papa ha nominato oggi il nuovo arcivescovo metropolita di New York: si tratta di mons. Timothy Michael Dolan, nato 59 anni fa a Saint Louis nel Missouri, finora arcivescovo di Milwaukee. Succede al cardinale Edward Michael Egan, che lascia per raggiunti limiti di età. Il servizio di Sergio Centofanti.
     
    Mons. Dolan, sacerdote a 26 anni e vescovo a 51, ha conseguito negli Stati Uniti il Baccalaureato in Filosofia, poi a Roma, presso l'Angelicum, il “Masters” in teologia e la Laurea in Storia Ecclesiastica presso l'Università Cattolica di Washington.

     
    E' stato confessore delle suore carmelitane, collaboratore presso la nunziatura apostolica a Washington e rettore del Pontificio Collegio Nordamericano a Roma. In seno alla Conferenza episcopale statunitense è presidente del “Board of Directors” dei “Catholic Relief Services” che assistono oltre 80 milioni di poveri in cento Paesi del mondo. E’ anche membro del “Committee on Budget and Finance” e del “Subcommittee on the Church in Africa” e consultore del “Committee on International Justice and Peace”.

     
    L'arcidiocesi di New York conta oltre 2 milioni e mezzo di cattolici su 5 milioni e 600 mila abitanti. Le parrocchie sono 409, i sacerdoti più di 1700, tra diocesani e regolari, oltre 370 i diaconi permanenti, circa 4.400 i religiosi.

     
    A New York è ancora vivo il ricordo della visita che Benedetto XVI ha compiuto in questa città nell’aprile dell’anno scorso: in particolare resta impressa nei cuori la commovente preghiera del Papa a Ground Zero, e poi lo storico discorso al Palazzo di Vetro dell’ONU sulla necessità che i diritti umani non siano indeboliti da concezioni relativistiche, l’omelia sulla cultura della vita durante la Messa nella Cattedrale di St. Patrick, l’invito ai giovani a radicare la libertà nella verità e l’abbraccio con i bambini disabili con l’esortazione a vedere la vita come Dio la vede: e ancora la Messa allo Yankee Stadium con l’incoraggiamento alla Chiesa americana a non perdere la fiducia nonostante scandali e avversità e infine il fraterno incontro con la comunità ebraica americana nella Sinagoga di Park East.

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    Udienze

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina il cardinale André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi; mons. Andrés Carrascosa Coso, arcivescovo tit. di Elo, nunzio apostolico in Panama; un altro gruppo di presuli della Conferenza episcopale della Nigeria, in visita "ad Limina".

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    Il teologo Bux sull’Angelus del Papa: il primato di Pietro è al servizio dell’unità e della varietà della Chiesa

    ◊   Accompagnatemi “con le vostre preghiere, perché possa compiere fedelmente l’alto compito che la Provvidenza divina mi ha affidato quale Successore dell’apostolo Pietro”: all’Angelus di ieri, Benedetto XVI si è rivolto con queste parole ai fedeli. Un’invocazione significativa nella Festa della Cattedra di San Pietro, ricorrenza che ha offerto al Papa l’occasione per riflettere sul valore e l’attualità del primato del vescovo di Roma. Sul ruolo primaziale della Chiesa di Roma, il Pontefice ha citato Sant’Ignazio di Antiochia e Sant’Ireneo di Lione ma anche il Concilio Vaticano II. Su questa peculiarità del ministero petrino, Alessandro Gisotti ha intervistato il teologo don Nicola Bux, consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede:

    R. – Siccome da parte di molti si invoca la fedeltà al Concilio e si è sempre preoccupati che non venga dimenticato, non cada nell’oblio, giustamente il Santo Padre ha ricordato all’Angelus la Costituzione Lumen Gentium. Ha menzionato il brano preciso della Lumen Gentium, che dice appunto che nella comunione ecclesiastica vi sono legittimamente le Chiese particolari che godono di proprie tradizioni, rimanendo integro il primato della Cattedra di Pietro, ovvero la presidenza, la comunione universale della carità e la tutela delle varietà legittime. Pensiamo un attimo se Francesco d’Assisi non avesse trovato il primato di Pietro: il suo movimento, il suo carisma probabilmente non avrebbe potuto diffondersi, come invece è avvenuto; sarebbe rimasto chiuso, forse anche soffocato a livello locale. Ogni particolare nella Chiesa prende forza dall’unità col tutto.

     
    D. – Obbedienza ed autorità, ma anche carità ed unità, dunque...

     
    R. – Certamente, non si possono mai scindere queste cose. Il Santo Padre nel discorso, che ha tenuto qualche giorno fa al Seminario Romano, ha molto insistito sull’importanza della comunione. Quindi, la comunione consiste nell’appartenenza all’unico corpo, cioè nel sentirsi ognuno parte dell’altro. Nessuno è autosufficiente, nessun singolo e nessuna comunità. Questa naturalmente è la legge della carità, è l’attuazione della carità, dell’amore. Quando non si osserva questa consapevolezza, come ha ricordato il Santo Padre al Seminario Romano, nascono le polemiche, polemiche che il Papa in maniera molto precisa ha individuato in una fede che degenera in intellettualismo, cioè praticamente il dare preminenza alla propria intelligenza delle cose e non invece al credere che il Corpo di Gesù Cristo, cui appartengo, è più grande di me.

     
    D. – Parlando ai pellegrini in lingua tedesca, sempre ieri all’Angelus, il Papa ha pregato San Pietro, affinché turbamenti e tempeste non scuotano la Chiesa...

     
    R. – San Pietro, nella sua prima Lettera dice: “Adorate Dio nei vostri cuori, però sempre pronti a rendere ragione della speranza che è in voi” e poi aggiunge “con dolcezza, rispetto e buona coscienza”. Penso che forse nella Chiesa ci dovrebbe essere più tolleranza e direi anche dibattito, ma dibattito condotto con questo metodo indicato da San Pietro: prima di tutto, avere sempre uno sguardo a Dio, quindi adorare Dio al primo posto. Quando si adora Dio ne viene dentro il cuore un sentimento di mitezza, di umiltà che ci porta a ragionare con gli altri, ma sempre con dolcezza, rispetto, con buona coscienza.

     
    D. – Abbassare i toni ed alzare i contenuti...

     R. – Credo proprio di sì. A volte, l’ignoranza dei contenuti, la superficialità, la presunzione di credere ciascuno di avere tutta la verità in tasca, come si suol dire, non aiuta la crescita della comunione.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il primato del vescovo di Roma è un servizio all'unità della Chiesa: all'Angelus il Papa ricorda che la Cattedra di Pietro presiede alla comunione universale della carità.

    Nell'informazione internazionale, in rilievo l'asse Washington-Pechino contro la crisi finanziaria.

    In cultura, un articolo di Silvia Guidi dal titolo "Che noia il Michelangelo alla Dan Brown": le storie vere sono più interessanti di quelle false.

    Julio Macera Dall'Orso sugli Inca di Garcilaso de la Vega: quattrocento anni fa un meticcio scriveva il primo studio sull'antico Perù.

    Luca Pellegrini sul film "The Millionaire" di Danny Boyle, trionfatore nella notte degli Oscar, e un commento di Gaetano Vallini dal titolo "Al tempo della crisi Hollywood ritrova la speranza".

    Claudio Toscani ripercorre l'itinerario di conversione di Gertrud von Le Fort, nata da una famiglia di profughi piemontesi protestanti.

    Andrea Monda sul saggio "La trasmissione del pensiero e la numerazione degli elfi": uno sguardo nel laboratorio fantastico dello scrittore inglese Tolkien.

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    Oggi in Primo Piano



    Un attentato al Cairo scuote l'Egitto: morta una ragazza francese

    ◊   Egitto ancora sotto choc per l’attentato di ieri al Cairo, quando un ordigno è esploso nell'affollato mercato turistico di Khan El Khalili. Il bilancio è di una vittima - una ragazza francese - e 25 feriti, perlopiù stranieri. Si indaga sulla matrice, mentre le autorità indagano su tre sospetti. Il servizio di Amina Belkassem:

    I tre sospetti sarebbero stati arrestati, mentre centinaia di testimoni sono stati interrogati dalla polizia per stabilire le circostanze dell’attentato che continuano ad essere confuse; mentre alcuni parlano di una, due bombe lanciate dall’alto, da un palazzo nelle vicinanze, altre fonti raccontano di un ordigno rudimentale, imbottito di chiodi, piazzato sotto un sedile dell’adiacente moschea di Al Hussein. Intanto, arriva la condanna unanime da parte della comunità internazionale, e il ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner, ha definito l’attacco “un atto brutale e codardo”, precisando che una turista francese, gravemente ferita, è ancora in ospedale. Il presidente Mubarak ha annullato tutti gli incontri in programma, tra cui quello con il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che questa mattina ha avuto un lungo colloquio con il grande Imam dell’Università di Al Azhar, lo sceicco Tantawi.

     
    Non è la prima volta che l’Egitto finisce sotto il tiro dei terroristi. Quanto ha influito il ruolo fondamentale giocato dal Cairo nella crisi nella Striscia di Gaza? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Maurizio Calvi, presidente del Centro Alti Studi per la lotta al terrorismo:

    R. – Quando l’Egitto ha assunto il ruolo di mediatore nel conflitto tra israeliani e palestinesi c’è stata sempre una “coda” di attentati; questa è una costante che, ovviamente, risente del clima sempre infiammato nei rapporti tra Hamas da una parte e Israele dall’altra, e quindi il tentativo di mediazione, il ruolo che ha assunto l’Egitto, ha fatto pagare alla popolazione egiziana sempre prezzi altissimi.

     
    D. – Tra l’altro, quasi in concomitanza con l’attentato del Cairo è giunto un nuovo proclama del numero due di Al Qaeda, Al Zawahiri, che si rivolge alla popolazione palestinese di Gaza e chiede di respingere le trattative in corso per una tregua con gli israeliani; come si può definire Al Qaeda, oggi?

     
    R. – Al Qaeda, ovviamente, è una rete, ma dietro questa rete – a mio avviso – ci sono dei Paesi. La rete di Al Qaeda determina le condizioni, e quando ci sono tentativi di mediazione, l’Egitto paga altissimi prezzi; l’Egitto, ovviamente, è favorevole ad un processo di pace, e quindi è in linea con la politica di Israele. E poi, il clima che nasce dalle elezioni che si sono avute recentemente in Israele, anche quest’occasione, questo clima teso che c’è in Israele per la formazione di un governo, tende, in qualche modo, ad irrigidire le posizioni dei falchi; quindi, di conseguenza, anche questa circostanza ha determinato le condizioni di questa nuova violenza.

     
    D. – La nuova amministrazione americana, guidata dal presidente Obama, quanto cambierà il panorama del terrorismo internazionale, almeno secondo le previsioni?

     
    R. – Intanto, gli Stati Uniti hanno sottolineato l’esigenza di un rapporto forte con l’Europa, col mondo occidentale per combattere il terrorismo; quindi, non c’è più la politica estera di Bush che, in maniera autonoma, isolata, ha determinato le condizioni – con una risposta dura – al terrorismo internazionale. C’è maggiore consapevolezza che il terrorismo si combatte in maniera unita, e mai con azioni isolate – così com’è stato con il governo di Bush.

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    Più collaborazione per risolvere la crisi economica: l'impegno dei Paesi europei in vista del G20 di Londra

    ◊   Contrastare gli effetti nefasti della crisi economica in atto e prevenire, con nuove e più severe regole finanziarie, che questa situazione possa ripetersi in futuro. E’ unanime l’accordo emerso a Berlino dal vertice dei Paesi europei del G8, più Spagna e Olanda, in vista del vertice del G20 previsto per l’inizio di aprile a Londra. Intanto, si definiscono i temi che verranno affrontati nel summit del G8 a luglio in Italia, con un attenzione particolare al sostegno delle economie emergenti. Il servizio di Stefano Leszczynski:

    Si tratta del primo passo concreto verso una concertazione multilaterale dell’economia e della finanza nel futuro più prossimo. Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna, Olanda hanno, infatti, tracciato alcune linee comuni sulla supervisione di tutti i prodotti finanziari e il contrasto dei cosiddetti paradisi fiscali; tutti concordi inoltre sulla necessità di aumentare le risorse per il Fondo monetario internazionale. Tutto insomma porta ad una revisione delle regole per i mercati finanziari, tutelando il principio della concorrenza ma evitando gli eccessi che hanno portato alla crisi economica internazionale. Priorità fondamentali sulle quali concorda anche José Angel Gurria, segretario generale dell’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico:

    “Sarà un anno molto, molto difficile, e vediamo un po’ – come si dice – se ci sarà la luce alla fine del tunnel, nel 2010, ma speriamo soprattutto di mettere in ordine il sistema finanziario, perché quest’ultimo, oggi, continua ad essere un enorme ostacolo”.

    I prossimi appuntamenti considerati cruciali per l’eleborazione di misure di contrasto alla crisi economica globale saranno il summit del G20 a Londra e quello estivo del G8 in Italia. A Berlino il premier Berlusconi ha discusso con i colleghi europei anche quelli che saranno i temi del vertice della Maddalena ed ha annunciato che gli stessi Paesi partecipanti alla riunione di Berlino di ieri potrebbero incontrarsi molto presto con il presidente Barack Obama a Washington. Sulle priorità del G8 il commento di Vincenzo Scotti, sottosegretario agli Esteri:

    “Il G8 guarderà non tanto alle misure immediate, quanto alla prospettiva, e quindi alle politiche della ripresa della crescita, guardando non solo ai Paesi industriali avanzati, ma facendosi carico del problema dei Paesi più poveri e più emarginati, quelli che stanno soffrendo di più, in una certa misura, della crisi stessa; è evidente che oltre agli aspetti economici, nel G8, ci saranno anche gli aspetti politici – a partire dall’Afghanistan – i problemi che riguardano la non proliferazione delle armi”.

    La forte attenzione nei confronti dei Paesi economicamente più arretrati sarà una costante in tutti gli incontri dedicati alla crisi economica. Gli effetti del crollo dei mercati sui Paesi più poveri potrebbe infatti andare molto oltre l’aspetto puramente umanitario, come ci conferma Josette Sheeran, direttore esecutivo del Programma alimentare mondiale:

    “Abbiamo il dovere umano di aiutare chi è in difficoltà. Per quanto riguarda la povertà e la fame, la questione va oltre questo semplice precetto. Viviamo, infatti, in un mondo interconnesso e se una parte dell’umanità non ha accesso al cibo l’effetto sarà destabilizzante. Per cui - ciò che sostengo - è che se non si riesce ad agire per compassione, almeno si agisca egoisticamente per un mondo più stabile”.

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    Convegno a Roma sulle Chiese in Medio Oriente

    ◊   Si svolge oggi a Roma il convegno sul tema “Il Valore delle Chiese in Medio Oriente” promosso dalla Comunità di Sant’Egidio. Partecipano all'evento studiosi, esperti e rappresentanti delle Chiese mediorientali. Ce ne parla Claudia Di Lorenzi:

    “La luce d’Oriente ha illuminato la Chiesa universale” ha scritto Papa Giovanni Paolo II nella Lettera apostolica “Orientale Lumen”. Un valore, quello delle Chiese cristiane in Medio Oriente , che si declina nelle dimensioni spirituale e teologica, educativa e sociale, e che ha trovato sottolineatura nell’odierno convegno romano, presso la comunità di Sant’Egidio, che ha visto riuniti esponenti delle Chiese cristiane orientali, come pure esperti dal mondo accademico e della cultura. Tra i relatori mons. Jean Benjamin Sleiman, arcivescovo di Baghdad dei Latini, che ha parlato del contributo spirituale portato dalla Chiese cristiane in Medio Oriente:

     
    “Le Chiese cristiane in Medio Oriente sono eredi della prima cristianità, di una dimensione apostolica vissuta da grandi Santi, da grandi Padri della Chiesa. Oggi, forse, è importante, per queste Chiese, ritrovare questo patrimonio. Quando penso all’immigrazione, dico ‘cosa si fa di questo patrimonio, se si lascia questa terra così facilmente?’; noi abbiamo paura che queste ricchezze restino nei musei e nelle biblioteche”.

    Un contributo – ha detto il presule - che si esprime anche sul fronte della stabilizzazione dell’area e della pacificazione dei rapporti fra popoli di culture e religioni diverse:

    “Io penso che i cristiani, se continuano a conservare la pacifica coesistenza che hanno sempre cercato di salvaguardare, renderebbero già un grande servizio al Paese solo per la loro presenza, anche senza fare niente; la loro stessa presenza è infatti messaggio. Poi, con la loro cultura, la disponibilità a mediare, potrebbero fare tante cose, perché la ricostruzione è soprattutto quella delle anime, quella della cultura, della mentalità”.

     
    Una speranza che, tuttavia, oggi più che mai si scontra con l’esodo di massa dei cristiani dai territori arabi, a causa della persistente insicurezza, delle violenze e le discriminazioni che soffocano le minoranze cristiane. Una situazione drammatica che profila il rischio della scomparsa dei cristiani dal Medio Oriente, e che – sottolinea l’arcivescovo di Baghdad - richiama gli stessi fedeli di Cristo ad un atto di coraggio e di responsabilità:

    “Forse giova anche ricordare ai cristiani che non sono in Medio Oriente per caso. E’ importante ritrovare la propria identità; ci vuole anche, nella stessa comunione ecclesiale, un incoraggiamento, una condivisione”.

     
    Per favorire la permanenza in queste terre – aggiunge il presule – è necessario pensare ad una pastorale dedicata ai cristiani che vivono in Paesi a maggioranza musulmana, e favorire un dialogo che coinvolga le popolazioni:

    “Il dialogo è una santa e bella cosa, ma forse, per essere un po’ oggettivi, si sta svolgendo spesso tra specialisti e tra studiosi; forse bisogna fare dialogo sul posto, e coinvolgere la gente. E' il dialogo della vita la cosa più importante e che ci salva. E quando ci sono guerre e persecuzioni spesso viene colpito mortalmente: quindi è questo che bisogna resuscitare”.

     
    Prioritario, tuttavia, appare il rafforzamento del dialogo ecumenico, affinché le singole Chiese d’Oriente possano trovare forza nell’unità di tutti cristiani. Ancora mons. Sleiman:

     
    “E’ molto importante cominciare con l’ecumenismo; direi anche che esso è una condizione ‘sine qua non’. Non si riesce a fare il dialogo interreligioso se non abbiamo una comunione tra di noi”.

     
    Numerose – sottolinea infine don Vittorio Ianari, della Comunità di Sant’Egidio – le esperienze positive di dialogo e di collaborazione, soprattutto in Libano, Siria ed Egitto. Iniziative che – conclude – richiedono un impegno costante e rinnovato giacché il dialogo e l’armonia fra i popoli non sono mai scontati.

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    Si è spento l'avvocato Gianluigi Marrone, giudice unico del Vaticano e presidente dell'Associazione Santi Pietro e Paolo

    ◊   Giurista equilibrato e di grande spessore umano. Viene ricordato così l’avvocato Gianluigi Marrone, giudice unico dello Stato della Città del Vaticano e presidente dell’Associazione Santi Pietro e Paolo, spentosi nella notte nel Campus Bio-medico di Roma dove era ricoverato per un male incurabile. Aveva sessantadue anni, era sposato e padre di due figli. La camera ardente sarà aperta domani mattina alle 9 nella chiesa di Santo Stefano degli Abissini in Vaticano e i funerali si svolgeranno alle 15 nella Basilica di Santa Maria in Trastevere. Per un ricordo ascoltiamo il servizio di Benedetta Capelli:

    Il legame tra il Vaticano e Gianluigi Marrone risale alla gioventù dell’avvocato quando, da adolescente, entrò a far parte della Guardia Palatina d’Onore, il corpo militare pontificio che venne poi soppresso da Papa Paolo VI nel 1970. Un’eredità che non andò dispersa ma confluì nell’Associazione Santi Pietro e Paolo, a capo della quale c’era proprio il dott. Marrone. Attualmente ricopriva l’incarico di giudice unico dello Stato della Città del Vaticano e presidente del Comitato per la Sicurezza. Il ricordo nelle parole di mons. Giorgio Corbellini, vice-segretario generale del Governatorato:

    R. – Una persona amabilissima e molto competente dal punto di vista professionale. Una persona di grande buon senso e equilibrio. Chi aveva una questione e la poneva all’avvocato Marrone aveva la certezza di una risposta sicura, immediata e mai assolutamente arzigogolata, ma chiara, limpida e sicura. Era un ottimo cristiano. Quindi, dal punto di vista umano, cristiano e professionale io mi sono fatto di lui un’idea molto bella, di una persona eccezionale. Torno a ripetere: un grande equilibrio, una grande competenza, una grande serietà ma anche una grande disponibilità e spontaneità in ogni cosa.

    Caratteristiche che l’avvocato Gianluigi Marrone ha messo a servizio della Chiesa. Ma qual è stato il contributo che ha dato allo Stato della Città del Vaticano? Ancora mons. Giorgio Corbellini:
     
    R. - Posso dire che ha dato certamente un contributo importantissimo nella sua qualità di giudice, e soprattutto di giudice unico, nelle cui mani confluiscono una serie di cause la cui soluzione certamente favorisce un clima di serenità e di rispetto della legge. Poi, un grande contributo nella redazione di alcune leggi, ad esempio nella Legge fondamentale del 2000, la Legge sul Governo dello Stato, nel 2002, e poi sulla sicurezza. Quindi, certamente ha dato un contributo notevolissimo di competenza professionale, di grande equilibrio, di una visione serena delle cose e di un grande impegno per favorire, anche attraverso una legislazione più snella, più agile e più moderna, un clima in cui le persone possano lavorare con maggiore serenità.
     
    Come presidente dell’Associazione Santi Pietro e Paolo, si è occupato molto di volontariato, fornendo assistenza sia alla mensa della Casa “Dono di Maria” che al Dispensario pediatrico di Santa Marta, affidato alle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli. Così la responsabile della struttura suor Chiara Pfister ricorda Gianluigi Marrone:

    R. – Per noi e per il Dispensario era un appoggio e in più un esempio luminoso. Era pronto a offrire il suo servizio con amabilità e aveva un grande rispetto per la famiglia e per i poveri che assistiamo. Perdiamo veramente un appoggio e un amico molto caro. Quando eravamo afflitti, spesso era lui a incoraggiarci. Era una persona meravigliosa e di grande esempio per tutti.

    L'avvocato Gianluigi Marrone aveva manifestato il suo attaccamento al Papa in un’intervista alla Radio Vaticana, parlando dell’eredità lasciata dalla Guardia palatina:

    "La testimonianza schietta di fede cristiana di laici del popolo di Roma e l’attaccamento al Papa, un attaccamento filiale, devoto, incondizionato direi specialissimo, proprio perché quest’associazione che il Papa Giovanni Paolo II ha voluto definire l’associazione della casa del Papa ha come sua caratteristica, come era già della Guardia palatina, quella di offrire un servizio al Romano Pontefice e il motto che è stato preso dalla Guardia palatina "Fide constamus avita" vuol significare proprio questo: siamo salvi nella fede, nella fedeltà dei nostri padri".

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    The Millionaire trionfa nella notte degli Oscar

    ◊   Nella cerimonia di premiazione degli Oscar allestita al Kodak Theatre di Los Angeles, presentata quest’anno con garbo e ritmo dall’attore australiano Hugh Jackman e resa più sobria dalla crisi economica in corso, ha trionfato The Millionaire di Danny Boyle. Il servizio di Luca Pellegrini:

    Una festa del cinema che dura ininterrottamente dal 1929 e che né depressioni, né guerre, né attentati e calamità sono mai riusciti a scalfire. Da alcune stagioni i seimila giurati dell’Academy sembrano maggiormente propensi a scelte più in sintonia col comune sentire, l’andare del mondo, valutando non soltanto la qualità artistica, ma l’impatto sociale di una pellicola e discretamente mettendo in secondo piano il suo valore in denaro o in forza mediatica. E’ il motivo per cui l’Oscar 2009 sarà ricordato proprio per il confronto, accesissimo e ben costruito, tra le tredici candidature del Curioso Caso di Benjamin Button di David Fincher e le dieci di The Millionaire di Danny Boyle, costato il primo 150 milioni di dollari ed esattamente un decimo il secondo, sorretto però da un perfetto e accattivante congegno narrativo. Così l’originale e drammatica avventura umana del giovane neo-milionario indiano Jamal ha vinto meritatamente otto statuette sbaragliando la curiosissima vita del misterioso anziano americano Benjamin, che ne ha ricevute soltanto tre e tutte di carattere tecnico. Il film di Boyle è un caso artistico e produttivo interessante ed esemplare: partito in sordina, senza grandi finanziamenti, forte soltanto di una sceneggiatura decisamente ispirata, ha fatto dell’India con le sue contraddizioni il luogo emblematico in cui disperazione e speranza riescono perfettamente a convivere. Jamal, cresciuto tra cumuli di immondizia e indicibili violenze, conquista le vette del successo partecipando ad un noto gioco televisivo che innesca una storia ricca di sentimenti e verità, nella quale tutti si possono facilmente identificare. La coppia Kate Winslet e Sean Penn, artisti entrambi di enorme maturità e versatilità, si sono aggiudicati la vittoria come migliori attori protagonisti rispettivamente per l’intenso The Reader e lo storico Milk. All’ancora sconosciuto film giapponese Departures è andato inaspettatamente il riconoscimento come miglior film straniero e al conosciutissimo robot innamorato WALL-E, una divertente fiaba fantaecologica, quello per il miglior film di animazione. Infine, dopo il commosso ricordo dei grandi del cinema scomparsi nel corso dell’anno, Jerry Lewis, il “picchiatello” ottantaduenne che non hai mai stretto un Oscar tra le mani, è salito sul podio per ricevere il Jean Hersholt Humanitarian Award. Nella sua vita non ha soltanto strabuzzato gli occhi e creato una coppia cinematograficamente indefettibile con Dean Martin: è il presidente dell’Associazione per le Distrofie Muscolari cui, a partire dagli anni Cinquanta, ha messo a disposizione la sua notorietà e molto del suo generoso entusiasmo ideando anche la maratona umanitaria di Telethon per aiutare l’infanzia colpita da questa malattia. Non tutto il cinema è soltanto polvere di stelle.

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    Chiesa e Società



    Lettera dell’arcivescovo di Bucarest al cardinale Bagnasco sui fatti delittuosi compiuti da alcuni romeni in Italia

    ◊   La Chiesa cattolica della Romania si unisce a quella italiana nel respingere e condannare “tutti i crimini e altri generi di infrazioni perpetrati in Italia” da alcuni connazionali. “Tutto il male fatto da loro ci mortifica e ci riempie di sdegno”, scrive l’arcivescovo di Bucarest e presidente della Conferenza episcopale romena, mons. Ioan Robu, in una lettera, inviata oggi al cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei. “Sono convinto – sottolinea l’arcivescovo Robu – che questi sono i sentimenti di tutti i romeni, anche di quelli che lavorano in Italia rispettando se stessi e i loro fratelli italiani”. Il presidente dei vescovi romeni, ringrazia quindi la Chiesa italiana per “la buona e fraterna accoglienza” “sempre dimostrata alle comunità romene, mettendo a disposizione chiese e spazi per un’adeguata pastorale” e per le ripetute prese di posizione “a favore degli immigrati nello spirito di solidarietà e carità fraterna”, dimostrata. “Siamo convinti - conclude la sua lettera mons. Robu – che l’amicizia tradizionale tra italiani e romeni come pure la comune solidarietà contro tutte le forme del male, potranno prevalere e vincere qualsiasi tentazione di vedere solo il male”. (A cura di Roberta Gisotti)

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    L'epidemia di colera sembra inarrestabile in Malawi e nello Zimbabwe

    ◊   Si espande rapidamente l’epidemia di colera che dal novembre 2008 flagella la capitale del Malawi, Lilongwe. Secondo l’organizzazione “Medici Senza Frontiere” (MSN) l'epidemia ha colpito due delle bidonville densamente abitate della capitale dove non c’è acqua corrente, ed ora ha coperto oltre il 30% dei distretti nel Paese, con la concentrazione più alta a Lilongwe e nei suoi dintorni. “Sono già morte 39 persone per il colera e oltre 1000 sono i casi registrati. La situazione è estremamente preoccupante poiché la malattia continua a diffondersi e il numero dei contagiati aumenta”, afferma il dottor Moses Massaquoi, coordinatore medico di MSF in Malawi. “Ogni giorno piove a dirotto e le persone che non hanno accesso all’acqua potabile, sono costrette a bere acqua dagli acquitrini o da pozzi non protetti nelle bidonville. Essendo il Paese uno dei più poveri al mondo, i livelli di acqua e igiene sono molto bassi. Inoltre, le inondazioni fanno traboccare le latrine e così si mescolano i liquami con l’acqua che viene poi bevuta”. Le equipe di MSF stanno allestendo unità di isolamento nelle zone più colpite di Lilongwe, stanno costruendo latrine e hanno messo a disposizione letti appositi per i pazienti e teli di plastica per rispondere all’epidemia. “Le autorità stanno facendo il possibile per cercare di contenere l’epidemia” continua il dottor Massaquoi. “Tuttavia la situazione è molto difficile. In tempi normali il Paese soffre di una grave carenza di operatori sanitari, un’epidemia di colera come questa comporta un peso ulteriore su un sistema sanitario in difficoltà e su operatori sanitari già oberati di lavoro”. Nel vicino Zimbabwe la situazione è peggiore, perché il sistema sanitario è al collasso. Secondo l'ultimo rapporto di MSF “la gravità di questa epidemia è solo una delle manifestazioni della disastrosa situazione in cui versa il sistema sanitario dello Zimbabwe e delle sue infrastrutture al collasso”. Secondo il rapporto, molte strutture sanitarie sono chiuse e non funzionano, mentre altre chiedono tariffe esorbitanti in valuta straniera. “Praticamente in questo modo l'accesso alle cure mediche per la maggior parte della popolazione dello Zimbabwe è impossibile”. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità dallo scoppio dell'epidemia nell'agosto 2008, i decessi sono saliti a 3.688 su un totale di 77.650 contagiati. (R.P.)

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    350 mila nuovi sfollati in fuga dai conflitti in Somalia e Congo

    ◊   I conflitti in Somalia e Repubblica Democratica del Congo hanno costretto alla fuga almeno 350 mila persone dallo scorso ottobre: lo sostiene, dati alla mano, l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr). “Conflitti multipli nella regione hanno peggiorato la situazione” ha detto Hassan Yusuf, portavoce dell’organizzazione. In particolare - riferisce l'agenzia Misna - è la Provincia orientale congolese ad essere entrata in un periodo particolarmente turbolento a causa di una serie di incursioni attribuite ai ribelli ugandesi dell’Esercito di resistenza del Signore (Lra) che vanno ormai avanti dallo scorso settembre. Secondo il portavoce, gli sfollati sono ormai 150 mila, una parte dei quali (15 mila) ha trovato rifugio in Sud Sudan. Un’operazione militare congiunta degli eserciti di Congo e Rwanda in Nord Kivu, avrebbe a sua volta spinto altre migliaia di persone (47 mila) a superare il confine con l’Uganda. E’ la Somalia comunque ad ospitare il numero più alto di sfollati interni – ha detto ancora il portavoce dell’Unhcr – con un numero complessivo di un milione 300 mila sfollati, 160 mila solo negli ultimi quattro mesi. (R.G.)

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    Prima missione del nuovo inviato dell’Onu per il Sahara occidentale

    ◊   In arrivo da Rabat, dove è stato ricevuto anche da re del Marocco Mohamed VI, il nuovo inviato delle Nazioni Unite per il Sahara occidentale, Christopher Ross, è giunto ieri a Smara, uno dei cinque campi profughi vicino a Tindouf, nel Sahara algerino, che dal 1975 accolgono circa 150 mila rifugiati saharaoui. L’intento è d’incontrare i responsabili del Fronte Polisario indipendentista, come ha dichiarato l'ambasciata ad Algeri della Rasd, l'autoproclamata Repubblica democratica araba Saharaoui. Ross, atteso questa sera ad Algeri, succede nel delicato incarico all'olandese Peter van Walsum, accusato dai saharaoui di parzialità; il nuovo inviato Onu dovrà proseguire nella mediazione per sbloccare la situazione dell'ex colonia spagnola occupata del Marocco. Gli ultimi negoziati diretti avviati nel 2007 a Manhasset, vicino a New York, sotto l'egida dell'ONU, sono bloccati dal marzo 2008. Le posizioni delle due parti restano inconciliabili: Rabat propone una larga autonomia sotto sovranità marocchina, mentre il Polisario, appoggiato dall'Algeria, chiede l'organizzazione di un referendum per l'autodeterminazione. Ross, ha detto di voler ''progredire nelle trattative'' sollecitate dal Consiglio di sicurezza ONU, per arrivare ad una soluzione “mutualmente accettabile'', ''che si occupi del diritto del popolo saharaoui all'autodeterminazione''. ''La missione che mi è stata affidata è molto importante per il futuro del Nord Africa'', ha aggiunto il nuovo emissario Onu, che nei prossimi giorni si recherà anche a Madrid e Parigi. (R.G.)

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    Salute e istruzione: le vie per lo sviluppo in Asia

    ◊   La lotta alla povertà e al sottosviluppo, in Asia e in altre parti del mondo, non si vince solo attraverso la crescita del Prodotto Interno Lordo (Pil), ma aumentando le possibilità di accesso alla salute e all’istruzione: è quanto afferma la rete internazionale “Social Watch” nel nuovo Rapporto annuale - ripreso dall'agenzia Fides - dal titolo “Crisi globale. La risposta: ripartire dai diritti”. “Social Watch” ha formulato un nuovo strumento per misurare le condizioni sociali ed economiche della popolazione mondiale: l’Indice delle Capacità di Base (BCI), applicandolo all’analisi dello stato di salute e del livello dell’istruzione elementare di 176 paesi. Si tratta di un indice alternativo per misurare la povertà, che prende in considerazione fattori direttamente legati alle capacità di base e ai diritti umani, invece del reddito. L’indice BCI risulta infatti dalla media di tre indicatori: percentuale di bambini che completano il quinto anno di istruzione elementare; mortalità tra i bambini con meno di 5 anni; percentuale di nascite assistite da personale medico qualificato. Fra i paesi asiatici, secondo il rapporto si trovano in condizioni critiche Bangladesh, Laos, Timor Est, Pakistan, Nepal, Paesi nei quali cresce la disuguaglianza sociale. Sono a un livello molto basso la Cambogia, India, Myanmar, Filippine, dove gli sforzi dei governi per assicurare giustizia, equità e libertà risultano, per motivi diversi in ciascuna nazione, insufficienti. Nelle nazioni in cui è possibile misurare l’evoluzione rispetto ai dati del 2000, solo 21 registrano progressi degni di nota, mentre passi indietro si registrano in Asia Centrale e nei paesi dell’Africa subsahariana. Al ritmo attuale, gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio concordati a livello internazionale non saranno raggiunti entro il 2015, a meno che non intervenga un cambiamento sostanziale, afferma il Rapporto di “Social Watch”. Di fronte alle crisi finanziaria, alimentare, energetica e climatica, "Social Watch" chiede un nuovo approccio basato sui diritti e una conferenza internazionale allargata per rivedere il sistema di governo dell’economia. “Social Watch” è una rete di 400 organizzazioni non governative e associazioni che conta membri in oltre 80 Paesi. La rete è stata creata nel 1995 come “luogo di incontro” per organizzazioni che lavorano perché i governi investano in politiche per lo sviluppo sociale. (R.P.)

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    Mindanao: liberati due ostaggi filippini. Nessuna novità per gli operatori umanitari

    ◊   Sono stati rilasciati nella tarda serata di ieri un albergatore e la figlia, rapiti quattro giorni fa nel sud delle Filippine. Le autorità non hanno chiarito se la liberazione sia avvenuta dietro pagamento di un riscatto; i militari hanno attribuito il sequestro alle milizie del Fronte islamico Moro (Milf), attive nella zona. Rimane intanto avvolta nel mistero la sorte dei tre volontari della Croce rossa rapiti il 15 gennaio scorso nel sud delle Filippine: l’italiano Eugenio Vagni, lo svizzero Andreas Notter, e il filippino Jean Lacaba. Padre Angel Calvo, presidente di Peace Advocates Zamboanga (Paz), conferma che non vi sono al momento “novità sostanziali” nella vicenda. “I negoziati vanno avanti – ribadisce padre Calvo ad AsiaNews – e l’esercito continua a operare nella zona. Finora non sono state intraprese azioni militari per non mettere a repentaglio la vita degli ostaggi”. Il sacerdote conferma “trattative segrete le cui informazioni rimangono riservate”. Dall'isola di Mindanao è giunta oggi notizia che un giornalista radiofonico, Ernie Rollin, 45 anni, è stato assassinato da uomini non identificati a Orioquieta, nella provincia di Misamis; è il secondo reporter ad essere ucciso dall’inizio dell’anno in un paese che è tra i più pericolosi al mondo per gli operatori dei mezzi di informazione. (R.P.)

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    Prima conferenza stampa del nuovo arcivescovo di San Salvador

    ◊   “Il mio augurio e il mio desiderio è che questo nostro Paese superi presto l’oscura notte della violenza e si possa così, il più presto possibile, aprire gli occhi di fronte ad un nuovo giorno di fratellanza”. Così, ieri, nella sua prima conferenza stampa dopo la Santa Messa domenicale nella cattedrale di San Salvador, il nuovo arcivescovo José Luis Escobar Alas, che con questo gesto ha voluto confermare la tradizione inaugurata dal suo predecessore mons. Fernando Sáenz Lacalle, il quale per molti anni ha incontrato tutte le domeniche i giornalisti della capitale. L’auspicio del presule si riferiva naturalmente alla gravissima situazione che si vive in El Salvador, ove negli ultimi mesi è stato raggiunto il record di 12 omicidi al giorno. “Il nostro Paese, ha aggiunto, continua ad avere purtroppo una fama di Nazione violenta, perché così stanno le cose” e ciò, come è ben risaputo, “preoccupa la Chiesa che s’impegna con ogni mezzo buono e possibile per combattere questo nostro dramma”. Ricordando che un passato la guerra interna finita dodici anni fa fu causa di molta violenza, l’arcivescovo salvadoregno, ha spiegato che “ormai dal 1992 sono passati molti anni” e dunque “è legittimo attendersi una vita diversa, pacifica e mite”. Il presule ha ricordato però altre fonti della violenza odierna, in particolare l’aumento delle “maras”, cioè le bande giovanili che col pretesto del controllo territoriale spesso usano metodi estremamente violenti per combattersi. “Non occorre aumentare le carceri e la severità delle leggi; non sono i mezzi veri per sradicare il problema. Piuttosto serve migliorare l’economia, fare leggi più giuste e dare priorità all’educazione”. Prima di concludere mons. José Luis Escobar Alas, interpellato dai giornalisti, ha ricordato l’eredità religiosa e spirituale del suo predecessore mons. Oscar Arnulfo Romero, ucciso mentre celebrava la Santa Messa il 24 marzo 1980. “Mi trovo tra coloro che desiderano che mons. Romero sia canonizzato quanto prima possibile secondo le norme della Chiesa”, ha spiegato il presule che già nella omelia dell’Eucaristia con la quale prese possesso dell’arcidiocesi, il 14 febbraio scorso, aveva sottolineato che l’arcivescovo Romero “col suo martirio ebbe la grazia di unire il suo sangue a quello di Cristo, sigillando così un esempio di santità di vita per tutti”. (A cura di Luis Badilla)

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    Elezioni in Messico: messaggio dei vescovi

    ◊   In una situazione di severa crisi economica da parte dei Partiti e dei suoi candidati alle elezioni del prossimo 5 luglio, occorre grande “trasparenza, onestà e coerenza”, ha ribadito l’arcivescovo di Antequera-Oaxaca, mons. José Luis Chávez Botello, sottolineando la posizione dell’episcopato messicano. Con riferimento alla campagna elettorale in corso - che coinvolgerà l’intera nazione chiamata ad eleggere 75 deputati federali oltre che 66 deputati dell’Assemblea legislativa del Distretto federale - il presule ha chiesto ai Partiti la “massima coerenza” per evitare “di offrire molto di più di quanto poi possono realizzare” e, al tempo stesso, ha definito come “grave irresponsabilità le spese miliardarie per indurre al voto” clientelare, in particolare in un momento in cui la Nazione deve fare i conti con una profonda crisi economica. Ribadendo quanto espresso dalla Conferenza episcopale, mons. Chávez Botello ha osservato che “la propaganda migliore è l’esercizio della onestà da parte dei Partiti e anche da parte dei candidati, nonché l’assoluta coerenza con i principi democratici” che si afferma di “voler difendere”. Una propaganda poco trasparente, “che non dà risposte chiare, può indurre all’errore, facendo credere che se vince uno o l’altro candidato, i problemi della comunità si risolveranno automaticamente”, rileva l’arcivescovo messicano aggiungendo che “agire in questo modo sarebbe un inganno e una manipolazione delle passioni politiche approfittando della mancanza d’analisi da parte di molte persone che vedono e ascoltano la propaganda”. Comportarsi con sincerità e onestà aiuta gli elettori ad individuare le proposte che corrispondono agli interessi veri del popolo e dunque permette di separarle “da quelle che sono solo parole destinate a servire gli interessi particolari, di gruppi di persone o gruppi di potere”, ricorda l’arcivescovo José Luis Chávez Botello. Inoltre, il presule, ha voluto ribadire con forza che all’ora del voto nessuno deve dimenticare che ai legislatori corrisponde il supremo dovere di elaborare ed approvare delle leggi che “consentano una convivenza civile basata sul rispetto della vita e della dignità della persona così come sulla base di una giustizia sociale in grado di raggiungere tutti per aiutare a superare i tanti problemi economici, sociali ed educativi del popolo messicano”. (L.B)

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    Il primo marzo in Spagna si celebrerà la Giornata dell’Ispanoamerica

    ◊   Volgere lo sguardo verso l’America Latina, “continente della speranza”, dove urge far conoscere Cristo e annunciare la sua Parola. E’ uno degli obiettivi della Giornata dell’Ispanoamerica che sarà celebrata il prossimo primo marzo in Spagna per iniziativa della Conferenza episcopale spagnola sul tema: “America con Cristo, vivi la missione”. Una scelta che fa riferimento a due realtà attuali: il congresso missionario (Cam3) tenutosi la scorsa estate a Quito e l’Anno giubilare Paolino, nel contesto del Sinodo dei vescovi, svoltosi lo scorso ottobre sulla Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. “Prestare attenzione al grande ponte che unisce le Chiese dell’Ispanoamerica e quelle della Spagna” è l’intenzione – riportata dall’Osservatore Romano – di mons. Ramón del Hoyo López, vescovo di Jaén; un pensiero che si sviluppa sulla scia del congresso di Quito che aveva come obiettivo quello di porre il continente americano “in stato di missione” e dare impulso all’evangelizzazione. In occasione dell’Anno Paolino, i presuli spagnoli hanno poi approvato un’istruzione pastorale di grande importanza missionaria per le Chiese particolari dal titolo: “Attualità della missione ad gentes in Spagna”. Nel documento della Commissione episcopale delle missioni, che promuove la Giornata, si evidenzia come in America Latina sia “urgente far giungere la luce del Vangelo alla vita pubblica, culturale, economica e politica” e pertanto per rispondere alle sfide di oggi è necessario “testimoniare la propria esperienza di incontro con una persona, con Gesù Cristo stesso, che costituisce l’unica realtà che ha la forza di aprire il cuore degli uomini al contatto con la verità”. Per questo, in occasione della Giornata, saranno ricordati quei sacerdoti e quelle religiose che prestano la loro opera in varie parti del mondo. (B.C.)

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    Compie un secolo il settimanale dei Cappuccini brasiliani “Correio Riograndense”

    ◊   Il 13 febbraio scorso il “Correio Riograndense”, settimanale edito dai Cappuccini di Rio Grande do Sul, ha compiuto 100 anni di ininterrotta pubblicazione. Nato nel 1909 come “La Libertà”, il settimanale ha cambiato nome due volte, fino a divenire definitivamente il "Correio Riograndense" e tutto in portoghese per una legge del 1919 che proibiva di usare lingue straniere (parte del giornale era pubblicato in italiano).  Il giornale è stato pubblicato a Garibaldi fino al 1952, quando venne trasferito a Caxias do Sul, favorendo la nascita dell’Editrice “São Miguel”. Nel 1970 iniziò la stampa in offset, primo fra tutti i giornali dello Stato. Per celebrare il centenario il giornale, che si sostiene con gli abbonamenti (15 mila) e la pubblicità, ha elaborato un nuovo progetto grafico ed ha aumentato il numero di pagine a colori. I contenuti riguardano la vita della Chiesa, l’ecologia, l’agricoltura, la salute, l’educazione e la cultura dell’immigrazione italiana nel Sud del Brasile, specialmente per l’aspetto linguistico. Il “Correio Riograndense” si aggiunge agli altri mezzi di comunicazione diretti dalla Provincia, che attualmente opera attraverso 13 emittenti radiofoniche AM e FM, divise in due reti, e con varie pagine web. I Cappuccini sono presenti nel Rio Grande do Sul dal 1737. Attualmente la Provincia, composta da 354 religiosi, distribuiti in 19 Conventi, collabora con i confratelli dislocati in altri due Stati del Brasile e con la vice Provincia della Repubblica Dominicana ed Haiti. (A cura di Egidio Picucci)

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    Corte europea di Giustizia: è diritto dei cittadini avere informazioni sulle sperimentazioni Ogm

    ◊   Nell’Unione Europea, il diritto dei cittadini di accedere alle informazioni ambientali si applica anche agli Ogm. Lo ha stabilito la Corte di Giustizia europea in risposta all'istanza di un cittadino francese che aveva chiesto al sindaco del suo Comune di conoscere i siti delle sperimentazioni sul terreno di organismi geneticamente modificati. La Corte europea, in forza del principio di precauzione e dei rischi per l'ambiente e la salute umana, ha istituito non solo meccanismi di consultazione generale del pubblico e, se del caso, di determinati gruppi ma anche stabilito un diritto di accesso dei cittadini alle informazioni e la disposizione di registri pubblici con l'ubicazione di ciascuna emissione di Ogm, che in nessun caso può rimanere riservata, non rientrando nella materia di tutela della concorrenza e della proprietà intellettuale. (R.G.)

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    Congo: le diocesi si preparano al Forum nazionale dei cristiani

    ◊   Sono attese 500 persone a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, dal 4 al 10 maggio, per il Forum nazionale dei cristiani congolesi. Ogni diocesi invierà almeno 5 delegati insieme ai quali vi saranno rappresentanti di diverse confessioni religiose, di associazioni e Ong. All’incontro prenderà parte la Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (Cenco); sarà presente l’arcivescovo di Kinshasa, mons. Laurent Monsengwo Pasinya e padre Ambroise Mushembe, segretario della Commissione episcopale incaricata dell’apostolato dei laici. L’iniziativa intende far si che i partecipanti condividano le loro riflessioni sull’avvenire e il futuro della Repubblica Democratica del Congo, spiega Tharcisse Loseke, membro del Comitato organizzativo. Tema generale del Forum sarà “Visione politica per la costruzione di una pace duratura nella repubblica Democratica del Congo”, mentre altri temi riguarderanno il buon governo, la leadership, il ruolo della Chiesa in una democrazia nascente, la giustizia, la sicurezza. “Si ha l’impressione – afferma Tharcisse Loseke – che i congolesi non siano sufficientemente lucidi per scegliere governanti all’altezza delle ambizioni del loro Paese e che non siano capaci di essere sufficientemente esigenti riguardo agli eletti del 2006”. Il Forum intende far riflettere meglio i congolesi circa l’utilità del voto e il modo per esercitarlo in senso obiettivo, al di là di qualunque condizionamento. Per questo si pensa per il 2011 ad una campagna di educazione civica, e per questo il Forum elaborerà la possibilità di metter su, nelle diocesi, strutture per momenti formativi e per sensibilizzare le masse. (T.C.)

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    L’Hong Kong Family Movement rilancia il digiuno quaresimale contro la crisi della famiglia

    ◊   Per rispondere alle sfide poste oggi alla famiglia (soprattutto alla famiglia cristiana) secondo l’ottica della fede, l’Hong Kong Family Movement ha rilanciato il digiuno quaresimale come strumento per fronteggiare sfide e tentazioni sociali. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese, ripreso dall'agenzia Fides), il fondatore e direttore spirituale del Movimento, padre Giovanni Giampietro, missionario del PIME, ha invitato “le famiglie, i giovani, a digiunare per fortificare la propria volontà; a rinnovarsi nello spirito per fronteggiare le sfide e le tentazioni. Si comincia con qualche piccola rinuncia per raggiungere uno scopo nobile e grande”. Quindi dal 25 febbraio (Mercoledì delle Ceneri) al 5 aprile, il Movimento invita le famiglie a compilare la scheda “dell’Amore giornaliero” con pensieri e riflessioni scaturite durante la meditazione e il digiuno. L’Hong Kong Family Movement è nato 15 anni fa – in occasione dell’Anno internazionale della Famiglia – per aiutare i coniugi cattolici a vivere pienamente la condizione matrimoniale e ad educare i loro figli dando loro una formazione cristiana, con l’appoggio della comunità cattolica. L’Ufficio diocesano per la Formazione dei Laici e la Caritas di Hong Kong fanno parte della organizzazione direttiva del Movimento, fondato dal missionario padre Giovanni Giampietro. Oggi si è sviluppato in 29 gruppi (con circa 169 famiglie) in 18 parrocchie di Hong Kong. (R.P.)

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    A marzo l’incontro in Turchia delle Conferenze episcopali del sud-est Europa

    ◊   “Identità cristiana e cattolica sulle orme di San Paolo”: sarà questo il tema del prossimo incontro delle Conferenze episcopali del sud-est Europa, che si terrà in Turchia dal 3 all’8 marzo. Secondo il programma non ancora definitivo, ad aprire i lavori, ad Iskenderum, sarà l’intervento del card. Josip Bozanic, vicepresidente del CCEE, il Consiglio delle Conferenze episcopali europee. Il 4 marzo, invece, sarà la volta di mons. Luigi Padovese, vicario apostolico in Anatolia, che offrirà una riflessione sulla figura di San Paolo sul tema: “Apostolo dell’identità cristiana in un mondo multiculturale e multietnico: sollecitazioni per l’oggi”. Quindi, nei giorni successivi, i partecipanti al convegno visiteranno Antiochia, Tarso ed Instanbul. Previsti incontri con le autorità ed i fedeli cattolici locali. In programma anche la visita al Patriarca Bartolomeo I e la concelebrazione dei Vespri. (I.P.)

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    Francia: aperte le iscrizioni per il Pellegrinaggio dei giovani in Terra Santa

    ◊   Partenza il 21 luglio, ritorno il 31, destinazione Terra Santa. Sono le “coordinate” del Pellegrinaggio dei giovani, organizzato dalla Conferenza episcopale francese nei luoghi dove visse e morì Gesù. Le iscrizioni sono aperte ed hanno già registrato 1.300 adesioni, mentre 72 diocesi del Paese hanno già designato il proprio delegato. “Questo pellegrinaggio – spiega padre Benoist de Sinety, responsabile del progetto – è davvero un’occasione unica per sperimentare il potere della Parola di Dio. Andare in Terra Santa apre gli occhi ed il cuore. Non si torna mai a casa indenni: si resta segnati”. Il religioso sottolinea, poi, che oltre alla visita dei singoli luoghi sacri scelti da ogni gruppo diocesano, sono previste quattro celebrazioni comuni: “La prima sarà la celebrazione della Liturgia della Parola sulle rive del lago di Tiberiade e sarà presieduta dal card. Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione. La Messa della Natività, invece, presieduta dal Patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal, sarà celebrata sulla spianata della Basilica di Betlemme. Quindi, a Gerusalemme, avrà luogo la Veglia, alla presenza di mons. Benoît Rivière, vescovo di Autun e presidente del Consiglio per l’Evangelizzazione dei giovani. Infine, sempre a Gerusalemme, il card. André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi e presidente della Conferenza episcopale francese, presiederà la Messa conclusiva”. (I.P.)

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    Inizia oggi il pellegrinaggio dei giovani dell'Agorà del Mediterraneo verso Turchia e Siria

    ◊   Prende il via oggi da Roma il pellegrinaggio dell’Agorà dei giovani del Mediterraneo, che attraverserà Turchia e Siria con soste ad Istanbul, Damasco e Aleppo. “Partiamo con lo spirito dell’Agorà – ha detto all''agenzia Sir don Francesco Pierpaoli, direttore del Centro Giovanni Paolo II a Loreto - cioè rendere il Mediterraneo una piazza allargata, un luogo di incontro e di relazione tra i giovani cattolici dei Paesi che vi si affacciano. Uniamo esperienze diverse caratterizzate dalla stessa radice, l’incarnazione di Cristo, che ha poi generato diverse piante”. Il pellegrinaggio, prosegue don Pierpaoli, “sarà caratterizzato da incontri istituzionali con i vescovi e i responsabili dei servizi di pastorale giovanile locali. Allo stesso tempo rinsalderemo i legami già in atto con i giovani che hanno partecipato negli anni scorsi agli incontri dell’Agorà”. (R.G.)

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    Basilica di San Paolo fuori le Mura: staffetta di giovani romani con la fiamma paolina

    ◊   Una ventina di giovani romani, che due settimane fa hanno ricevuto il sacramento della Cresima, hanno portato ieri in staffetta la Fiamma Paolina, come tedofori, dalla Basilica di San Paolo fuori le Mura alla chiesa della loro parrocchia, dedicata a Maria Regina Pacis nel quartiere di Monteverde Vecchio. Hanno dato inizio così a una significativa manifestazione quaresimale celebrativa dell’Anno Paolino. Nel quadriportico della Basilica i giovani nel corso di una cerimonia di preghiera hanno ricevuto in consegna la torcia da un monaco dell’Abbazia benedettina, accesa nel braciere ove la Fiamma Paolina fu avviata da papa Benedetto XVI il 28 giugno scorso, all’apertura delle celebrazioni del bimillenario della nascita dell’Apostolo, e che ogni giorno i pellegrini alimentano con devozione. Di corsa hanno quindi attraversato i quartieri Ostiense, Marconi e Monteverde, e poi le strade adiacenti alla chiesa parrocchiale; qui il parroco padre Livio Rozzini, prima della celebrazione eucaristica per la quale aveva convocato tutta la comunità, ha presieduto all’accensione di una fiamma, alla benedizione di una grande icona di San Paolo e alla intronizzazione solenne del Libro della Parola di Dio. Perché dal Mercoledì delle Ceneri, nelle sere dei primi giorni di Quaresima, 75 parrocchiani si alterneranno nella lettura di tutte le lettere di San Paolo. Ad essa sono stati preparati con una speciale catechesi che ha compreso l’illustrazione del significato e delle finalità dell’Anno Paolino. (A cura di Graziano Motta)

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    24 Ore nel Mondo



    Somalia: uccisi 11 peacekeepers africani

    ◊   I fondamentalisti islamici minacciano nuovi sanguinosi attacchi contro i peacekeeper africani, attualmente circa 3.500, che operano in Somalia, soprattutto a Mogadiscio. Questo dopo la strage avvenuta ieri nella capitale somala, dove è stato attaccato un campo di soldati burundesi: secondo l'Unione Africana (Ua), il bilancio è stato di 11 i morti e 25 i feriti, alcuni dei quali gravi. Le vittime sono di più secondo gli insorti. Nessuno parla delle vittime civili, certamente numerose. Venerdì scorso, era stato varato e sabato approvato il nuovo governo di ampia apertura a Gibuti, dove temporaneamente siede il parlamento somalo. Il nuovo esecutivo è a sostanziale guida dei moderati islamici e gode dell’appoggio delle cancellerie occidentali, dell'Onu e dei Paesi arabi moderati. Il neopremier sta cercando di compattare le istituzioni somale, costrette ad operare dall’estero o dalle sedi provvisorie, lontano dalla capitale Mogadiscio. Sulle difficoltà del nuovo governo, Kelsea Brennan Wessels, del nostro programma in lingua inglese, ha intervistato mons. Giorgio Bertin, amministratore apostolico di Mogadiscio:

     
    R. - Si spera che i membri dell'esecutivo possano rientrare in Somalia e governare, perchè in questo momento il terreno è occupato piuttosto da elementi radicali che si oppongono a qualsiasi dialogo e che probabilmente sono la causa di questo attacco alle forze dell’Amisom e di questi morti. È un tentativo per far deragliare questo processo, che ha delle buone probabilità politiche di andare avanti.

     
    D. - Quali sono i motivi del suo ottimismo sul futuro delle istituzioni della Somalia?

     
    R. - In passato, i governi che avevano provato - governi fatti sempre all’estero - non erano riusciti, perchè l’opposizione cosiddetta islamica era compatta. In questo momento, è composta da due rami diversi: un ramo è a favore del nuovo presidente, che in precedenza era lui stesso islamista, l’altro rimane radicalmente opposto. Quindi, dal punto di vista politico, ho l’impressione che abbia una forte possibilità di riuscire laddove i suoi predecessori non sono riusciti. Rimane, però, cruciale questo aspetto: riuscirà questo governo, che si sta formando qui a Gibuti, a impiantarsi in Somalia, in particolare a Mogadiscio, e a incominciare a ricostruire lo Stato. Rimane questa domanda. E in me rimane un poco questa speranza, che forse sia la volta buona.

    Medio Oriente
    Il segretario di Stato statunitense, Hillary Clinton, sarà il 3 e 4 marzo in Cisgiordania e Israele per la sua prima visita ufficiale. In questi giorni, in missione in Medio Oriente anche l’inviato statunitense per il Medio Oriente e quello dell’Unione Europea. Il servizio di Fausta Speranza:

    La visita della Clinton comincerà dopo la Conferenza internazionale dei donatori per Gaza, che si svolgerà il 2 marzo in Egitto e alla quale hanno confermato di partecipare i rappresentanti di 70 Paesi, oltre a quelli di numerose organizzazioni internazionali. Il segretario di Stato Clinton sarà preceduta nella regione dall'inviato George Mitchell, che si incontrerà con il presidente dell'autorità palestinese, Mahmud Abbas (Abu Mazen), il 27 febbraio prossimo a Ramallah, in Cisgiordania. Anche l'Alto rappresentante della politica Estera della Ue, Javier Solana, sarà da domani nella regione: in Siria, Libano e Israele. Oggi, Solana ha sottolineato che “è finito il tempo di concentrarsi solo sulla gestione della crisi, si deve ottenere una soluzione duratura”. Ci sono poi le dichiarazioni dellos tesso premier palestinese, Abu Mazen, il quale sottolinea che il movimento estremista islamico Hamas dovrebbe far parte del nuovo governo unitario palestinese perché “fa parte del popolo palestinese”. Ribadisce inoltre che Israele e Palestina devono continuare le trattative di pace, con l'obbiettivo di due Stati. Intanto, si registrano un’altra mattinata di forte tensione nel Neghev occidentale e diversi incidenti ai margini della Striscia di Gaza. In una zona agricola vicina a Sderot è esploso un razzo palestinese di tipo Qassam, che non ha provocato vittime ma ha diffuso molto panico. Al valico di Kissufim, scontro tra una pattuglia israeliana e miliziani palestinesi.

     
    Ancora consultazioni in Israele per la formazione del governo
    Continuano in Israele gli incontri tra i vari esponenti politici del Paese. Il colloquio di ieri tra il premier designato, Benyamin Netanyahu, e la leader del partito di maggioranza relativa Kadima, Tzipi Livni, non ha portato all’intesa sperata. Oggi si è tenuto l’atteso incontro tra Netanyahu ed il leader laburista, Ehud Barak, ma le profonde divergenze di opinione non hanno portato a nulla di nuovo. Intanto, lo stesso Barak, ha annunciato che il Paese gradisce il passaggio dei laburisti all’opposizione.

    Iraq
    Continuano gli attentati in Iraq. Tre civili iracheni sono stati uccisi e altri sette sono stati feriti dall’esplosione di due ordigni al centro e al sud di Baghdad. Intanto arriva una notizia positiva. Il primo ministro, Nuri al Maliki, ha tagliato il nastro per la riapertura del Museo Nazionale di Baghdad, che fu saccheggiato nel marzo del 2003 nei giorni successivi all’invasione delle forze multinazionali. L’evento rappresenta un ulteriore passo in avanti verso il ripristino della stabilità e la sicurezza a Baghdad.

    Pakistan
    Un portavoce dei talebani pakistani della valle dello Swat fa sapere di aver liberato l'alto funzionario governativo rapito ieri e le sue sei guardie, in cambio della liberazione di due ribelli detenuti. I ribelli avevano rapito domenica scorsa il massimo rappresentante del governo di Islamabad nella regione, Khushal Kahn, dopo che, il giorno prima, due talebani erano stati arrestati a Peshawar. Gli arrestati secondo i ribelli violavano l'accordo per un cessate-il-fuoco di dieci giorni raggiunto lo scorso 15 febbraio. Sempre sabato scorso, un rappresentante del governo aveva annunciato che le autorità pakistane avevano raggiunto un accordo con i talebani dello Swat, per il quale questi si impegnavano a cessare i combattimenti in cambio dell'instaurazione della sharia. I taleban avevano precisato pero' che una decisione definitiva sarebbe stata annunciata alla fine del cessate il fuoco temporaneo, mercoledì prossimo, 25 febbraio. Invece, per quanto riguarda il funzionario americano dell'agenzia dell'Onu per i rifugiati (Unhcr) rapito in Pakistan arriva solo la conferma che è vivo. È quanto afferma un portavoce di un gruppo separatista che ha rivendicato il suo rapimento.

    L’Iran valuta la partecipazione alla conferenza sull’Afghanistan
    L'Iran sta “studiando con interesse” l'ipotesi di invito avanzata dal ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, a partecipare in giugno, a Trieste, ad una conferenza ministeriale allargata del G8 sull'Afghanistan. Lo ha detto il portavoce del Ministero degli esteri iraniano, Hassan Qashqavi. Dopo una missione effettuata la scorsa settimana a Kabul, Frattini aveva discusso della situazione al telefono con Richard Holbrooke, inviato del presidente Usa per l'Afghanistan e il Pakistan, parlando con lui dell'opportunità che l'Italia, in qualità di presidente del G8, invitasse anche Teheran alla Conferenza in programma a Trieste. Oggi, Qashqavi ha detto che tra Iran e Usa “non vi sono stati finora negoziati sull'Afghanistan” e Teheran “non è a conoscenza di nuovi piani” per portare la stabilità in questo Paese, ma pure che l'Iran “accoglie con favore” gli sforzi compiuti “contro il radicalismo, la produzione di droga e per la ricostruzione” in quel Paese.

    Italia - primi passi del nuovo segretario del Partito democratico
    La difesa dei valori della Costituzione. È questo il punto di partenza del neosegretario del Partito democratico, Dario Franceschini. Atteso dal difficile compito di ricompattare il Pd, dopo le dimissioni di Walter Veltroni seguite alla sconfitta elettorale in Sardegna. Il servizio di Giampiero Guadagni:

    I cento giorni della verità per il Partito democratico. Sono quelli che vanno da oggi sino al 6 e 7 giugno, data delle elezioni europee e amministrative. Per il Pd è l’arco di tempo per capire quale futuro lo attende. Dario Franceschini ha spiegato a chiare lettere di voler decidere da solo senza lasciarsi condizionare dalle correnti. E anzi, ha già annunciato l’azzeramento del governo-ombra e del Coordinamento nazionale. Una decisione che fa intuire come il successore di Veltroni non si senta una scelta di transizione e intenda invece arrivare al congresso di autunno in una posizione di forza, per contendere la futura leadership agli ex Ds che puntano sull’ex ministro Bersani. Tra le due anime del Pd la sfida è aperta su molte questioni. Intanto, quella della collocazione europea, tra chi spinge per l’ingresso nel gruppo socialista e chi con i socialisti tutt’al più intende allearsi. E a proposito di alleanze, delicata appare anche la partita interna. Franceschini fa sapere che tornerà a confrontarsi con la sinistra, ma non chiude la porta all’Udc, sollecitato in questo senso dai cattolici del Pd. Che manifestano forti perplessità per le posizioni assunte da Franceschini sui temi etici, a partire dalla legge sul testamento biologico. C’è poi attesa per come il Pd farà opposizione in parlamento, in quella sorta di competizione con l’Italia dei valori di Di Pietro. Le prime dichiarazioni del neosegretario sono state assai dure nei confronti del premier Berlusconi, accusato di avere in mente un Paese in cui il potere viene sempre più tacitamente concentrato nelle mani di una sola persona. Parole respinte con forza dal presidente del Consiglio. E per il Pdl, l’antiberlusconismo confermato da Franceschini condanna la sinistra alla sconfitta. Al travaglio del Pd guarda con interesse anche l’Udc, che apprezza le aperture di esponenti come Enrico Letta e Rutelli. Ma il partito di Casini è convinto che questo bipartitismo sia in crisi e che occorra lavorare a costruire il Centro dove i cattolici tornino ad essere protagonisti.

     
    Algeria
    Secondo il quotidiano algerino El Watan, almeno nove agenti di sicurezza della società Spas, impiegata da Sonelgaz (ente algerino per l'elettricità e il gas), sarebbero morti e 2 sarebbero rimasti feriti nell'attentato compiuto ieri sera a Ziama Mansouriah, nell'est dell'Algeria, a 500 mt da un cantiere italiano di Astaldi.

    Spagna
    Una bomba è esplosa senza fare vittime questa mattina all'alba vicino alla sede del partito socialista basco nella città basca Lazkao, dopo una telefonata dell'organizzazione armata basca Eta. L'esplosione, che ha causato ingenti danni materiali, è avvenuta durante la campagna elettorale per le elezioni regionali che si terranno il primo marzo. Gli agenti della polizia regionale hanno localizzato qualche minuto prima dell'esplosione uno zaino nei pressi della porta della sede del Partito socialista. In questo modo c'è stato il tempo di evacuare un bar vicino, di avvertire gli abitanti con gli altoparlanti e di chiudere la zona.

    Grecia - polemiche per la rocambolesca evasione di un detenuto
    In Grecia, la rocambolesca evasione del noto detenuto, Vassilis Paleokostas, ha suscitato forti polemiche con l'opposizione che ha chiesto elezioni anticipate. Il governo ha reagito lanciando una gigantesca caccia all'uomo e ottenendo le dimissioni del direttore del carcere di Korydallos, fuori Atene, e di due alti funzionari dell'amministrazione penitenziaria. La stampa accusa stamani l'esecutivo di Costas Karamanlis di incapacità, definendo “una barzelletta” e “una vergogna” la seconda fuga, ieri, in elicottero di Paleokostas, il criminale greco numero 1, ripetendo esattamente il copione della prima, nel 2006. Il partito di opposizione Pasok ha chiesto al governo le dimissioni.

    Sri Lanka
    Dopo l’appello della comunità internazionale i ribelli Tamil dello Sri Lanka hanno annunciato di essere pronti a cessare il fuoco, escludendo però la deposizione delle armi. Ma l’esercito dello Sri Lanka ha rifiutato l’appello a una tregua dei ribelli, pretendendo la deposizione delle armi. Dunque, non si fermano le sofferenze inflitte al popolo tamil e la tregua appare sempre più lontana.

    Coree
    Tensione sempre alta tra le due Coree. A due giorni dal primo anniversario della nomina a presidente della Corea del Sud da parte di Lee Myung-bak, la Corea del Nord critica aspramente la sua politica, responsabile di aver portato i rapporti “sulla soglia di una guerra”, e lo apostrofa “dittatore fascista”. Pyongyang continua la sua battaglia attraverso tutti i canali e mezzi a disposizione contro il conservatore Lee che, avendo fissato la denuclearizzazione della penisola come la condizione essenziale per qualsiasi iniziativa a sostegno della Corea del Nord, ha per la prima volta dal 1999 impedito l'invio di aiuti umanitari, alimentari e fertilizzanti. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 54

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