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Sommario del 22/02/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Gesù che si china sull’umana debolezza e la festa della Cattedra di San Pietro: al centro della riflessione del Papa all’Angelus
  • Oggi in Primo Piano

  • Vantaggi e rischi della ricerca genetica nelle parole del Papa che ha denunciato la degenerazione dell’eugenetica: ne parliamo con mons. Fisichella e il prof. Dallapiccola
  • Attesa in Italia per il rientro, che dovrebbe essere a breve, delle due suore rilasciate dopo 102 giorni di sequestro
  • “Il seme di Nassiriya”: un libro racconta come della tragica strage in Iraq non sia rimasto solo sangue e disperazione ma l’impegno di un’associazione per bambini
  • “Civico zero”: è l’iniziativa di Save the Children presentata con il Dossier sulle condizioni di vita dei minori migranti in Italia
  • Domani il convegno a Roma del Movimento dei Gruppi di preghiera Figli spirituali di Giovanni Paolo II
  • “Don Giussani. La sua esperienza dell'uomo e di Dio”: in un libro il ricordo del fondatore di Comunione e liberazione scomparso esattamente 4 anni fa
  • Chiesa e Società

  • Scomparso il cardinale Paul Joseph Pham Dình Tung, arcivescovo emerito di Ha Nôi in Vietnam
  • I funerali del missionario spagnolo ucciso a Cuba una settimana fa
  • In Honduras allarme dei vescovi di fronte alla crescita della violenza: una morte violenta ogni due ore
  • Un rapporto dell’Onu denuncia le violenze contro i cristiani in India
  • In Spagna, campagna di sensibilizzazione contro l’aborto promossa dal Forum delle famiglie
  • “Paolo letto da Oriente”: tema del convegno internazionale a Damasco, nell'Anno paolino
  • Strage in miniera in Cina, nella provincia settentrionale dello Shanti
  • Il regista Scorsese prepara un film sui martiri del Giappone
  • In Vietnam l’aviaria fa la prima vittima del 2009
  • 24 Ore nel Mondo

  • Crisi economica e tutela ambientale al centro dei colloqui della Segretario di Stato USA Clinton in Cina
  • Il Papa e la Santa Sede



    Gesù che si china sull’umana debolezza e la festa della Cattedra di San Pietro: al centro della riflessione del Papa all’Angelus

    ◊   Gesù ha il potere di risanare non solo il corpo malato ma anche di rimettere i peccati: lo ha sottolineato il Papa riflettendo sull'episodio del paralitico perdonato e guarito contenuto nel Vangelo che propone la liturgia di oggi. Nell’odierna festa della Cattedra di san Pietro, inoltre, Benedetto XVI ha ribadito il valore del Primato di Pietro chiedendo preghiere per l’“alto compito” di successore dell’apostolo Pietro. Il servizio di Fausta Speranza

    “Il peccato è una sorta di paralisi dello spirito da cui soltanto la potenza dell’amore misericordioso di Dio può liberarci”: lo ribadisce il Papa aggiungendo che il perdono Gesù permette di “rialzarci e di riprendere il cammino sulla via del bene”. Poi Benedetto XVI ricorda la festa della Cattedra di San Pietro che “simboleggia l’autorità del vescovo di Roma, chiamato a svolgere – dice – un peculiare servizio nei confronti dell’intero Popolo di Dio”. Subito dopo il martirio dei santi Pietro e Paolo, - ricorda il Papa - alla Chiesa di Roma venne infatti riconosciuto il ruolo primaziale in tutta la comunità cattolica, ruolo attestato già nel II secolo da sant’Ignazio di Antiochia e da sant’Ireneo di Lione.

    “Questo singolare e specifico ministero del Vescovo di Roma è stato ribadito dal Concilio Vaticano II. “Nella comunione ecclesiastica, - leggiamo nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa - vi sono legittimamente delle Chiese particolari, che godono di proprie tradizioni, rimanendo integro il primato della Cattedra di Pietro, la quale presiede alla comunione universale della carità (cfr S. Ign. Ant., Ad Rom., Pref.), tutela le varietà legittime, e insieme veglia affinché ciò che è particolare, non solo non nuoccia all’unità, ma piuttosto la serva” (Lumen gentium, 13).”

    E Benedetto XVI chiede il sostegno della preghiera:

    “Questa festa mi offre l’occasione per chiedervi di accompagnarmi con le vostre preghiere, perché possa compiere fedelmente l’alto compito che la Provvidenza divina mi ha affidato quale Successore dell’apostolo Pietro”

    L’invocazione a Maria e un pensiero alla Quaresima ormai prossima:

    “Invochiamo per questo la Vergine Maria, che ieri qui, a Roma, abbiamo celebrato con il bel titolo di Madonna della Fiducia. A Lei chiediamo anche di aiutarci ad entrare con le dovute disposizioni d’animo nel tempo della Quaresima, che inizierà mercoledì prossimo con il suggestivo Rito delle Ceneri. Ci apra Maria il cuore alla conversione e all’ascolto docile della Parola di Dio.”

    Dopo la preghiera mariana i saluti in varie lingue: in francese l’incoraggiamento a pensare a Gesù che “dona un cuore capace di amare e perdonare e ci libera dalle nostre paralisi e dai nostri dubbi”. In tedesco una riflessione sulla Cattedra di san Pietro; in spagnolo sulla Quaresima; in polacco un invito a guardare al tempo della penitenza quaresimale con speranza. In inglese, l’incoraggiamento a non esitare a chiedere perdono a Dio in particolare attraverso il sacramento della Riconciliazione, per sperimentare la misericordia di Dio nei confronti di un cuore contrito. In italiano, un saluto particolare ai fedeli provenienti dalla diocesi di Modena-Nonantola, come pure quelli di Padova, Chieri, Chioggia, Pignola, Canale d'Agordo, Altamura e Castelluccio. E agli studenti della Scuola “Francesco Toselli” di Milano e quelli dell'Istituto “Pantaleo” di Torre del Greco.  

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    Oggi in Primo Piano



    Vantaggi e rischi della ricerca genetica nelle parole del Papa che ha denunciato la degenerazione dell’eugenetica: ne parliamo con mons. Fisichella e il prof. Dallapiccola

    ◊   L’eugenetica “è un attentato contro l’intera umanità”. E’ una delle affermazioni di Benedetto XVI che più sono riecheggiate in queste ore sui media di tutto il mondo. Il Papa è tornato ad affrontare ieri, con i partecipanti alla 15.ma Assemblea della Pontificia Accademia per la Vita, i vantaggi e i rischi della ricerca genetica, ribadendo la dignità che spetta a ogni essere umano e stigmatizzando quella deriva delle scienze biologiche che discrimina la vita sulla base della perfezione genetica. Sui medesimi aspetti si sono confrontati gli esperti intervenuti al convegno in Vaticano. Fabio Colagrande ha chiesto al presidente della Pontificia Accademia per la Vita, l’arcivescovo Rino Fisichella, quali siano state le finalità del Convegno:

    “La prima finalità è stata quella di mostrare gli aspetti positivi che la scienza possiede e alla quale bisogna dare tanta fiducia, ed è proprio quello della ricerca genetica nelle sue diverse forme. Un secondo obiettivo è stato quello di verificare concretamente là dove c’è una degenerazione di questa ricerca ed in qualche modo di fermare - per quanto ci è possibile - il rischio reale di diventare eugenetica. Il terzo obiettivo, che mi sembra probabilmente il più importante, è quello di ordine antropologico e culturale: mostrare che la persona, ogni uomo, ogni donna non possono essere mai ridotti soltanto ad una cellula e non possono essere mai ridotti soltanto ad una dimensione somatica. L’uomo è molto di più, l’uomo è anche spirito e solo nell’unità di corpo e spirito si riesce realmente a comprendere la sua progettualità, la sua uguaglianza e la sua dignità”.

     
    Sul rischio della “deriva genetica” paventato in questi giorni al Convegno in Vaticano si sofferma, sempre al microfono di Fabio Colagrande, il prof. Bruno Dallapiccola, docente di Genetica all’Università “La Sapienza” di Roma:

     
    R. – Io ho fatto una previsione anche tempo fa, che nell’immediato futuro della medicina – e quando dico immediato, parliamo di una previsione a 4-5 anni – trasformerà per forza una parte dei medici in quello che qualcuno chiama “il genomicista”. In poche parole, il medico sarà chiamato ad interpretare i risultati che emergono dall’analisi genomica: emergeranno, da quell’analisi, tutte le magagne che noi abbiamo dal genoma, noi abbiamo tutti un genoma imperfetto. E siccome tutti abbiamo un genoma imperfetto, è chiaro che la persona sarà messa di fronte a delle realtà che non conosce. Allora io dico che tutto quello che può essere fatto, a livello di diagnostica, ha un senso se da questo segue un’informazione che è utile ai fini della gestione del problema, ma se questo sarà fatto soltanto per l’obiettivo di essere descrittivo, di come magari è fatto il genoma, non si avrà quest’effetto di tipo preventivo, ma sarà un effetto terroristico. Quindi, il medico diventerà un genomicista che deve provare ad interpretare, ma sicuramente il cittadino che riceve un’informazione che forse capisce male - perché è difficile differenziare il concetto di suscettibilità o di predisposizione dal concetto di rapporto causa-effetto - allora il cittadino rischia di diventare un malato immaginario, una persona infelice che passa il suo tempo a fare dei controlli sanitari. Insomma, sarà un cittadino terrorizzato: cioè, chiaramente qualcuno ha paura che le pressioni commerciali e questa mania di utilizzare in maniera indiscriminata queste tecnologie possano fare del cittadino del futuro una persona infelice piuttosto che una persona felice. In realtà con i progressi della genetica potrebbe essere resa più felice.

     
    D. – Questo perché, Lei ci sta spiegando, per dirlo in parole povere, che la suscettibilità, una certa patologia, non significa al 100% che la persona che ha queste informazioni nel suo genoma poi si ammalerà di quella malattia…

     
    R. – Esattamente. Quello che Lei dice è perfettamente corretto e si può sintetizzare il problema dicendo: siamo tutti suscettibili nei confronti di molte malattie complesse. Quindi, siamo tutti imperfetti, e se ci facciamo queste analisi avremo tutti delle pessime sorprese; non serve fare queste analisi per quello che ne conosciamo oggi e per le conoscenze che abbiamo oggi dei rapporti tra queste suscettibilità e le malattie complesse. Qualora io scoprissi di avere una suscettibilità, che so, a sviluppare una malattia neurodegenerativa, oggi non posso consigliarmi niente di utile per impedire che quella suscettibilità, fra 50 anni, fra 30 anni, fra 20 anni diventi una realtà.

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    Attesa in Italia per il rientro, che dovrebbe essere a breve, delle due suore rilasciate dopo 102 giorni di sequestro

    ◊   Dovrebbero presto rientrare in Italia suor Caterina Giraudo e suor Maria Teresa Oliviero, le due religiose rilasciate in Kenya giovedì scorso, a 102 giorni dal sequestro avvenuto in Somalia. Attualmente si trovano a Nairobi. Appartenenti al Movimento Contemplativo Missionario “Padre de Foucauld” nato a Cuneo, in Piemonte, sono attese con particolare gioia in questa regione, come riferisce il cardinale Severino Poletto, arcivescovo di Torino, al microfono di Luca Collodi:
     
    R. – Il mio stato d’animo è quello di riconoscenza al Signore che ha esaudito le nostre preghiere. Ho manifestato da subito al Movimento Contemplativo Missionario “Charles de Foucauld” la mia vicinanza di preghiera e di trepidazione appena le suore sono state rapite. Abbiamo aspettato tre mesi con fiducia, con preghiera. Qui, nella mia diocesi, c’è don Fredo Oliviero che è il fratello di una di queste due suore, direttore dell’Ufficio pastorale dei migranti, e abbiamo tenuto sempre vivo il ricordo di queste sorelle.

     
    D. – Cardinale Poletto, oggi fare il missionario mette a rischio la vita più di altre volte, più di altre situazioni e di altri tempi, secondo lei?

     
    R. – Essere missionari è sempre stato rischioso. Giovanni Paolo II ha canonizzato due salesiani martiri uccisi in Cina, tra cui San Callisto Caravario che è un santo della nostra diocesi di Torino. Essere missionari è sempre stato rischioso come anche essere cristiani in certe situazioni difficili.

     
    D. – Un elemento che ha colpito in questa vicenda è stato il silenzio stampa conservato in questo periodo, che poi ha portato a compiere un lavoro ottimo e quindi alla liberazione di queste sorelle…

     R. - Sono d’accordo che in questi casi il silenzio giova, una volta che si è constatato che il governo si è attivato con le migliori forze di intelligence e di diplomazia. Per la liberazione delle suore la richiesta che ci veniva fatta era proprio quella della prudenza, perché il fare manifestazioni o comunicati o altre cose poteva essere negativo. Dai rapitori tutto veniva visto, letto e conosciuto attraverso internet perché questa gente ormai è attrezzata anche dal punto di vista informatico. Quindi, quanto meno si dice e più si prega, più si ottiene, e questa liberazione delle suore è una prova concreta che il silenzio ha giovato. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    “Il seme di Nassiriya”: un libro racconta come della tragica strage in Iraq non sia rimasto solo sangue e disperazione ma l’impegno di un’associazione per bambini

    ◊   E’ stato presentato in questi giorni a Roma, in Campidoglio, il libro “Il seme di Nassiriya”, in ricordo dei 19 militari italiani caduti in Iraq il 12 novembre del 2003, in un attentato kamikaze. Ce ne parla Alessandra De Gaetano:

    I proventi del libro, scritto a quattro mani da Margherita Coletta, vedova del brigadiere dei carabinieri Giuseppe Coletta, e dalla giornalista di Avvenire Lucia Bellaspiga, saranno devoluti all’associazione Giuseppe Margherita Coletta, che sostiene i bambini in diverse parti del mondo. Cos’è “Il seme di Nassiriya”? Ascoltiamo Margherita Coletta:

     
    “E’ tratto dal Vangelo; il seme, se non muore, non porta nessun frutto, come è stata appunto la vita di Giuseppe. La cosa più importante è quell’affidarsi a Cristo, perché senza di lui non si riesce a fare niente, e poi anche all’associazione che è nata. Quindi, dietro ad un grande dolore c’è qualcosa di ancora più grande; non è che abbracciare la croce di Cristo significa non soffrire, però si dà una motivazione diversa alle cose, quindi anche la gioia di vivere, di crescere mia figlia, è questa la cosa più importante adesso. La vita va vissuta in ogni modo, comunque essa sia”.

     
    Ascoltiamo ora il vivo ricordo degli istanti precedenti la strage di Nassiriya, nelle parole dell’ex appuntato dei carabinieri Antonio Altavilla, che in quell’esplosione rimase gravemente ferito:

     
    “La mattinata era iniziata tranquilla; tutto ad un tratto abbiamo sentito degli spari, un nostro carabiniere ha risposto al fuoco e, in una frazione di secondo, c’è stata la fine. La fine di tutto quello che avevamo costruito in quattro mesi, di tutto quello che era nato fra noi e la popolazione irachena; quindi fumo, fuoco, sangue e morte. Quello che è rimasto è comunque un pensiero a tutta la popolazione irachena onesta, che purtroppo continua a subire attentati”.

     
    Un messaggio di vicinanza, dunque, alla popolazione e alle forze armate irachene, vittime di numerosi attentati terroristici. Che significato hanno questi attacchi mirati alle forze armate e di polizia? Pino Scaccia, inviato di guerra del TG1:

     
    “I terroristi in Iraq cercano di far passare la voglia ai giovani iracheni di stare dalla parte dello Stato. Anche in Afghanistan c’è lo stesso meccanismo: si colpiscono le reclute – sia dell’esercito che della polizia – proprio per evitare che diventino esercito e polizia veri, che passino dall’altra parte. Il giorno che andassero via, le forze internazionali, secondo me, si spargerebbe molto sangue; le forze internazionali stanno in mezzo ai due gruppi – sciiti e sunniti -, per cui, senza quest’interposizione, io sono purtroppo convinto che ci sarà una grande strage ed una strage proprio in tutto il Paese, solo che forse noi non lo sapremo mai”.

     
    “Il seme che non muore non produce frutto”, recita il Vangelo; quali sono stati, dunque, i frutti che i militari italiani hanno lasciato a Nassiriya? Tony Capuozzo, inviato di guerra del TG5:

     
    “I nostri han lasciato, intanto, un buon ricordo, per essersi mossi con rispetto della popolazione locale, per aver sempre cercato di coniugare la difesa dei propri compiti con la crescita di una capacità autonoma degli iracheni di governarsi. Poi, sicuramente, c’è il ricordo dei tanti piccoli gesti; ricordo di essere andato tante volte nelle case degli iracheni, con questi uomini, e non è mai successo di vederli entrare sfondando a calci una porta, senza derogare al fatto di voler essere rispettati, di volere che siano rispettate le regole. Si voleva costruire questo rispetto su una base di reciprocità, che è il rispetto delle comunità locali, delle usanze locali, delle autorità locali. E questa, sicuramente, è una delle verità che dovunque ci siano stati e ci siano dei contingenti militari italiani viene vissuta”.

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    “Civico zero”: è l’iniziativa di Save the Children presentata con il Dossier sulle condizioni di vita dei minori migranti in Italia

    ◊   Una struttura semiresidenziale a Roma, vicino alla stazione Termini, per aiutare i minori stranieri non accompagnati ad inserirsi nel tessuto sociale, sottraendoli così alla morsa dello sfruttamento. E’ “Civico zero”, il progetto di Save the Children presentato in questi giorni assieme al Dossier sulle condizioni di vita dei minori migranti in Italia. Si stima che nel 2008 siano arrivati circa 7700 minori extracomunitari, provenienti per lo più da Marocco, Egitto, Albania, ma anche all’Afghanistan e dall’Eritrea. Il servizio di Debora Donnini:
     
    Sono perlopiù maschi, fra i 16 ed i 17 anni, i ragazzi immigrati che arrivano in Italia senza alcun adulto di riferimento, fondamentalmente soli; marocchini, albanesi, egiziani, ma anche palestinesi, afghani, eritrei e nigeriani. Sono aumentati, in questi anni, così come sono cambiati – in parte – anche i Paesi di provenienza; con informazioni sanitarie, equipe di strada e orientamento, Save the Children già lavora per inserirli. Sono ragazzi vulnerabili, facilmente preda della criminalità organizzata, minori che rischiano di essere sfruttati per rubare o per fini sessuali; i dati del dossier di Save the Children fotografano una realtà complessa, da affrontare in diversi modi, come ci spiega Valerio Neri, direttore dell’organizzazione in Italia:

     
    “La cosa veramente importante è che se oggi i dati ufficiali parlano di circa 8 mila ragazzi che si sono effettivamente inseriti nel processo istituzionale, probabilmente ce ne sono qualche migliaio che ancora sfugge a questo processo. Noi dobbiamo lavorare per recuperare questi ragazzi ed indirizzarli. Se nessuno glielo dice, come fanno questi ragazzi a capire che in Italia possono trovare accoglienza, scuola e, forse, un giorno, anche lavoro? Bisogna dirglielo nelle loro lingue; se anche parlassero l’italiano, potrebbero non capire lo stesso, perché vengono da culture dove il diritto spesso non esiste”.

     
    “Civico Zero” è l’iniziativa presentata da Save the Children, una struttura semiresidenziale, a Roma, vicino a Termini; un progetto che si spera di esportare in altre città italiane. Ma, più concretamente, quali sono le attività di questo centro? Ancora Valerio Neri:

     
    “Vi abbiamo messo Internet, luoghi per lavarsi, per divertirsi, ping pong; se li attraiamo dentro il centro, sappiamo che lo frequenteranno, e via via li indirizzeremo verso il percorso della legalità e dell’integrazione”.

     Soluzioni innovative, dunque, che mirano prima di tutto a conquistare la fiducia dei ragazzi immigrati, base fondamentale per l’inserimento ed il recupero.

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    Domani il convegno a Roma del Movimento dei Gruppi di preghiera Figli spirituali di Giovanni Paolo II

    ◊   “Leggere la Bibbia secondo le indicazioni del catechismo della Chiesa cattolica”. E’ il tema del convegno, promosso dal Movimento dei Gruppi di preghiera Figli spirituali di Giovanni Paolo II, che si terrà domani pomeriggio, a partire dalle 16:00, nella Basilica romana di Santa Maria degli Angeli. Sugli obiettivi di questo incontro si sofferma, al microfono di Amedeo Lomonaco, suor Maria Rosa Lo Proto, presidente e fondatrice del Movimento:
     
    R. – Noi pensiamo che, come Movimento, oltre alla preghiera ci debba essere anche un approfondimento della Parola di Dio. Per questo, desideriamo che gli associati non solo amino la Parola, ma la leggano volentieri, confrontando anche le indicazioni del catechismo, della Chiesa cattolica. Dobbiamo essere come Giovanni Paolo II, missionari nel territorio in cui ci troviamo.

     
    D. –I gruppi di preghiera aspirano a diventare un grande movimento di anime oranti; nella storia recente del Movimento, quali frutti sono stati colti?

     
    R. – Io posso ringraziare il Signore. Sono felice perché dopo quasi due anni di vita, il Movimento è in continua crescita. Si muove e va oltre quelli che sono i confini della diocesi. Certamente, tutto questo ci fa capire che, nella Chiesa di Dio, ogni carisma nasce perché la renda più bella.

     
    D. – Quali il bilancio e le finalità di questo percorso?

     
    R. – Senz’altro, la valutazione è positiva, perché i gruppi sono già 16. Certamente, il nostro bilancio è positivo. Vogliamo unicamente il bene di chi si avvicina a noi e vogliamo anche sviluppare, sempre di più e sempre meglio, i metodi della preghiera. Ci auguriamo, anche nel prossimo futuro, di aprire qualche scuola di preghiera, dove si possano anche fare delle lezioni particolari per scoprire la ricchezza, la profondità ed anche l’urgenza di questa medicina salutare per la nostra vita; quindi, anche come risorsa di speranza, quella speranza alla quale ci invitava anche, nella “Spe Salvi”, Benedetto XVI.

     
    D. – Tra le varie iniziative del Movimento ci sono un libretto per contemplare i misteri del Santo Rosario e poi un foglio informativo, intitolato “La stella della speranza”…

     R. – Il libretto è nato per ricordare l’Anno Paolino, ma in particolare il 30.mo anniversario di Pontificato di Giovanni Paolo II. Il foglio informativo – che abbiamo inaugurato quest’anno - è chiamato appunto “La stella della speranza”: abbiamo voluto prendere questa stella della speranza radiosa, che è Maria, perché ci aiuti e ci faccia arricchire di speranza. Ci auguriamo che sia proprio Lei a condurci in questo cammino di speranza.

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    “Don Giussani. La sua esperienza dell'uomo e di Dio”: in un libro il ricordo del fondatore di Comunione e liberazione scomparso esattamente 4 anni fa

    ◊   Quattro anni fa, il 22 febbraio 2005, si spegneva a Milano don Luigi Giussani. Tra le iniziative per ricordare il fondatore di Comunione e Liberazione, un libro pubblicato in questi giorni dalle Edizioni San Paolo di don Massimo Camisasca, intitolato “Don Giussani. La sua esperienza dell'uomo e di Dio”. "Uno dei più grandi educatori del Novecento", così l'autore definisce don Giussani, "un genio dell'umano e della fede, ma soprattutto l'amico che avresti voluto accanto, durante il viaggio della vita". E proprio da un viaggio è cominciata l'esperienza che avrebbe portato alla nascita del movimento di Comunione e Liberazione, come don Massimo Camisasca racconta al microfono di Rosario Tronnolone:
     
    R. – E’ nata dal contatto che ha avuto con dei giovani, su un treno, tra Milano e Rimini. Parlando con loro don Giussani ha trovato questi giovani molto ignoranti del cristianesimo; eravamo agli inizi degli anni ’50, e siccome però li ha trovati nello stesso tempo anche molto buoni, molto aperti, ha capito che fosse necessario lasciare la cattedra che egli aveva alla facoltà di Venegono e venire ad insegnare religione in un liceo, il Berchet, dove poi io l’avrei incontrato. Cioè, entrare nel vivo della vita dei ragazzi, perché sentiva la necessità che la Chiesa dovesse rinascere, innanzitutto per loro; ogni nuova generazione era, per lui, l’occasione per rivivere tutto quello che aveva incontrato, per riesprimerlo con nuove parole di fronte alle nuove situazioni.

     
    D. – Conoscerlo come insegnante di religione che cosa ha significato?

     
    R. – A me ha fatto un’impressione grandissima, subito, fin dalle prime lezioni. Mi impressionava la sua capacità di andare dritto al cuore degli ascoltatori, di interpellarli nelle loro esigenze ed attese più profonde; nello stesso tempo il rigore del suo parlare, la capacità di documentazione biblica, storica che aveva. Non tutti erano favorevoli a don Giussani, anzi, però tutti lo ascoltavano con estremo interesse.

     
    D. – In che modo è riuscito a far sì che l’annuncio cristiano non rimanesse confinato in sacrestia, ma diventasse invece una risposta umanamente interessante?

     
    R. – Innanzitutto accostandosi ai giovani, ascoltandoli, vivendo con loro; e poi facendo vedere che il cristianesimo non è la censura di nulla, ma è la valorizzazione di ogni interesse di vita: al teatro, al cinema, alla musica, alla letteratura, alla poesia. Ha fatto vedere che realmente Cristo è il compimento di ogni sana esperienza dell’uomo; è un po’ quello che san Paolo dice: “tutto ciò che è vero, tutto ciò che è giusto, tutto ciò che merita lode, anche questo sia vostro”.

     
    D. – Che cosa significava “educare”, per don Giussani?

     
    R. – Forse la parola “educatore” è quella che meglio esprime la vocazione di don Giussani, e devo dire che una delle sue opere più importanti – “Il rischio educativo” – rimane per me, che l’ho riletto decine e decine di volte, un classico. Egli vuole, preoccupato com’è dalla crisi della tradizione cristiana che lui profeticamente vedeva venire avanti, riscoprire la perennità di questa tradizione attraverso però un cammino che ne valorizzasse tutta l’attualità. E allora, tutto il suo discorso pedagogico si muove attraverso: primo, l’accompagnamento alla persona; secondo, l’aiuto alla persona a scoprire quali sono le sue esigenze, le sue attese più profonde; terzo, il dialogo con la tradizione in cui la persona è inserita; quarto, mostrare come questa tradizione non debba essere semplicemente recepita come un dato che viene a noi per autorità, ma debba essere invece riscoperta, come qualcosa che noi troviamo come veramente rispondente a noi. E quindi, attraverso questa crisi, si forma la maturità della persona, che diventa realmente capace di convinzione, e quindi anche di trasmissione - di ciò che ha incontrato - agli altri uomini.

     
    D. – Lei ha incontrato don Giussani negli anni ’50, ma gli è rimasto vicino per tutta la sua vita; che ricordo ha degli ultimi anni di don Giussani?

     
    R. – Soprattutto, penso che gli ultimi anni di don Giussani mostrino molto intendimento profondo della sua esistenza; segnato dalla malattia, io non l’ho mai sentito lamentarsi. E penso che, nella profondità di se stesso, egli ha capito che la malattia non era qualcosa che Dio gli chiedeva in modo strano, ma era l’offerta suprema che Dio gli chiedeva per il compimento della sua stessa opera. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Chiesa e Società



    Scomparso il cardinale Paul Joseph Pham Dình Tung, arcivescovo emerito di Ha Nôi in Vietnam

    ◊   Si è spento questa mattina il cardinale Paul Joseph Pham Dình Tung, arcivescovo emerito di Ha Nôi in Vietnam. Nato nel 1919 era stato ordinato sacerdote nel 1949 e poi arcivescovo di Ha Nôi nel 1994, da Giovanni Paolo II. Costretto alla “residenza forzata” e non potendo quindi visitare le sue oltre cento parrocchie, si è dedicato alla scrittura dei Vangeli, allo studio della dottrina cristiana, dei comandamenti di Dio e della Chiesa e dei Sacramenti in poesia “luc bat”, tipo di scrittura che aiuta le persone a memorizzare rapidamente. Il porporato ha dato vita nelle parrocchie ai Consigli dei laici, responsabili dell’andamento della vita religiosa della comunità locale. Oggi i consigli sono quasi duemila e tengono anche corsi prematrimoniali della durata di tre anni. Il corso è seguito in media da 150 coppie. Il cardinale Phan Dình Tung ha anche fondato un istituto secolare per ragazzi allo scopo di prepararli a diventare catechisti. L’iniziativa ha formato 200 catechisti che girano tutto il Vietnam. I risultati delle opere di evangelizzazione si sono mostrati nell’Anno Giubilare indetto per celebrare il centenario della fondazione della cattedrale di Ban Nich. Aperte l’8 dicembre 1992, le celebrazioni si sono concluse esattamente un anno dopo: oltre 30 mila fedeli si sono recati nella chiesa-madre della diocesi. Il cardinale Paul Joseph Pham Dình Tung dal 2005 era anche arcivescovo emerito di Ha Nôi. I funerali avranno luogo il 26 febbraio nella cattedrale di Ha Nôi. (F.C.)

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    I funerali del missionario spagnolo ucciso a Cuba una settimana fa

    ◊   "Tutta la sua vita fu un dono agli altri, soprattutto ai più bisognosi ovunque si trovassero": così, il vescovo ausiliare di Madrid, mons. Fidel Herráez Vegas, venerdì scorso durante i funerali del missionario spagnolo Eduardo de la Fuente Serrano, ucciso sabato 14 febbraio nelle vicinanze dell'Avana, a Cuba. Subito dopo l'arrivo della salma del sacerdote nella sua cittadina natale, Guadalix de la Sierra, nei pressi della capitale spagnola, nella chiesa parrocchiale - dove 59 anni fa fu battezzato - si sono riunite centinaia di persone tra parenti, amici, fedeli e almeno 60 confratelli che poi hanno concelebrato con mons. Herráez Vegas. "La sua morte violenta è per noi un grande dolore inatteso; una tristezza che lacera i nostri cuori come quelli di coloro che lo conobbero a Cuba, che oggi lo piangono e che lo congedarono giorni fa come si fa con un vero fratello". Gran parte delle persone presenti alle onoranze funebri hanno seguito la Santa Messa dall’esterno attraverso degli schermi, poiché la chiesa di San Giovanni Battista non poteva ospitare tutti. Si sono susseguite numerose testimonianze sull’impegno apostolico generoso e infaticabile di padre Eduardo de la Fuente che non solo è stato ricordato dalla gente della sua città, ma anche da molti che lo conobbero e con lui lavorarono a Madrid. Il missionario si era stabilito all’Avana da tre anni anche se ormai passava parte dell’anno in Spagna. Il missionario era impegnato a mantenere e animare personalmente i rapporti di solidarietà e collaborazione tra le opere pastorali cubane e diverse parrocchie spagnole. Il sindaco di Guadalix de la Sierra, Ángel Luis García Yuste, commentando l’opera del sacerdote ha dichiarato che “lavorava come un ponte di amore e fratellanza fra popoli e persone diverse”. I parrocchiani della chiesa dello “Spirito Santo” arrivati da Aranjuez e della chiesa “Nuestra Señora del Sagrario”, di Carabanchel, dove padre E. de la Fuente passava parte dell’anno hanno preso parte in massa ai funerali. Si sono trasferiti da Madrid con diversi pullman, per testimoniare “il legame di affetto con un uomo buono ed esemplare”. Dopo il lungo applauso di “addio” mentre il feretro usciva dalla chiesa, centinaia di persone hanno percorso un chilometro e mezzo accanto alla salma, cantando e pregando, per portare padre Eduardo de la Fuente alla sua ultima dimora terrena nel cimitero di Guadalix de la Sierra. (L.B.)

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    In Honduras allarme dei vescovi di fronte alla crescita della violenza: una morte violenta ogni due ore

    ◊   "La situazione del Paese è grave e precaria" (...) e "risulta doloroso e preoccupante vedere come la violenza fa ogni giorno tante vittime mentre la paura si impadronisce di tutti gli strati sociali". Così scrivono i vescovi dell'Honduras in una riflessione apparsa sabato sulla rivista settimanale "Fides". Si tratta di un commento dei dati dell'Osservatorio sulla violenza dell'Università nazionale autonoma e della Nazioni Unite che denunciano, nel Paese, una morte violenta ogni due ore. L'indagine dimostra che nel 2008 le persone vittime mortali di violenza sono state 7.235, di cui 4.473 decedute per omicidio. Con un aumento rispetto all'anno precedente del 25%. Inoltre, precisa il documento, il 36% degli omicidi (1.621 morti) sono da attribuire ai sicari del narcotraffico sia locale che internazionale nonché al crimine organizzato. Si tratta purtroppo di una realtà ampiamente diffusa in altre nazioni dell'area centroamericana e Messico e i rispettivi episcopati hanno parlato chiaro in queste ultime settimane. Per i presuli questa “precarietà” non riguarda però solo la violenza, in particolare metropolitana, bensì “coinvolge tutti gli ambiti della vita nazionale: l’economia, la politica, la sicurezza dentro le mura della propria casa e la vita sociale” e dunque “è urgente che il governo stabilisca un dialogo con tutti i settori sociali per cercare ed individuare insieme delle soluzioni”. Ormai tale “precarietà”, secondo i vescovi, sta mettendo seriamente a “repentaglio il tessuto sociale e la convivenza tra cittadini” anche se, per fortuna, “non è detto che siamo arrivati al fondo”. Proprio perché molto si può fare per invertire la rotta, l’Episcopato ritiene che è “arrivata l’ora in cui il governo, l’impresa privata e tutti i settori prendano delle misure urgenti per alleviare la situazione” di tanti cittadini che vivono “nella precarietà e nella paura”. E come hanno già scritto i vescovi dell’Honduras “occorre non sottovalutare gli effetti negativi interni della crisi internazionale” che “già colpiscono l’economia nazionale come dimostrano i licenziamenti in massa effettuati ed annunciati”. In questa cornice e di fronte a tale prospettiva i presuli sottolineano l’importanza di sostenere adeguatamente l’educazione. Oggi "anche essa è precaria e fragile per mancanza di risorse, terreno di alta conflittualità". Tutti, rilevano i vescovi a conclusione, devono “lasciare da parte gli interessi politici, sindacali o personali e assumersi la responsabilità di garantire ai bambini e ai giovani honduregni il diritto fondamentale ad un’educazione di qualità”. (A cura di Luis Badilla)

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    Un rapporto dell’Onu denuncia le violenze contro i cristiani in India

    ◊   “Un sistema di impunità incoraggia in India l’intolleranza religiosa dei gruppi estremisti indù che fomentano l’odio provocando un clima di violenze”. Lo afferma un rapporto delle Nazioni Unite stilato da Asma Jahangir inviata speciale nel Paese asiatico. Il rapporto conferma che è lo Stato dell’Orissa il più colpito dalla violenza degli estremisti contro i cristiani. Il drammatico fenomeno si è scatenato in particolare dopo l’uccisione del leader religioso indù Swami Laxamananda Sararwati, e fino ad ora si contano circa 70 vittime, mentre più di 50 mila persone sono state costrette ad abbandonare i loro villaggi. L’ispettrice ha sottolineato più volte la preoccupazione per la continua violazione dei diritti umani e ha esortato la modifica delle leggi anti-conversione che sono “utilizzate per umiliare i cristiani ma anche i musulmani”. Era dal 1996 che un inviato Onu non si occupava di un tema del genere in India, per questo due organizzazioni cristiane, la All India Christian Council (Aicc) e la Christian Solidarity Worldwide (Csw), che si battono per la difesa della libertà religiosa, hanno sollecitato l’Onu ad affettuare una visita. Il presidente dell’Aicc, Joseph D’Souza, ha invitato le autorità civili e il governo a prendere in seria considerazione i risultati del rapporto. La direttrice del Csw, Alexa Papadouris, ha invece posto l’attenzione sulla “diffusa impunità seguita alla vastità delle violenze contro le minoranze religiose”. In questi giorni in Orissa continuano gli episodi di violenza e i colpevoli riescono spesso ad evitare la giustizia. L’ultima denuncia, come riporta il quotidiano l'Osservatore Romano, è stata fatta dal presidente del Global Council of Indian Christians, che ha raccontato del rapimento e delle torture subite da un cristiano, per mano di alcuni fondamentalisti indù, senza che la polizia intervenisse. Dal canto suo, il Governo dell’Orissa aveva assicurato la protezione della comunità cristiana mettendo in campo alcune migliaia di agenti che per un periodo avevano scongiurato ulteriori violenze. Attualmente però il numero degli agenti è stato drasticamente ridotto e per la comunità cristiana è tornata la paura. (F.C.)

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    In Spagna, campagna di sensibilizzazione contro l’aborto promossa dal Forum delle famiglie

    ◊   “La sua vita è la tua vita: la difesa della vita una sfida per il XXI secolo”. E’ questo il titolo della campagna di informazione sul diritto alla maternità e contro l'aborto lanciata dal Forum spagnolo della famiglia. Obiettivo della campagna è far risvegliare la coscienza degli spagnoli sul “dramma dell’aborto” e far conoscere le possibili alternative di sostegno alla donna. Il Forum, come riporta l'Agenzia Sir, continuerà anche a promuovere le iniziative legislative popolari a favore della vita portate avanti dalla Fondazione RedMadre, firmate finora da 700.000 cittadini. La portavoce della campagna, Amaya Azcona, ha detto che l’iniziativa da marzo a dicembre si avvarrà di oltre 10mila volontari per conferenze con esperti in tutto il territorio nazionale per “raggiungere così oltre un milione e mezzo di persone”. “Con questa campagna il Forum spagnolo delle famiglie – ha chiarito il suo presidente, Benigno Blanco – spera di creare le condizioni affinché cessino gli aborti in Spagna e le donne possano contare su un aiuto solidale che permetta loro di affrontare qualunque problema”. Bocciatura invece per la riforma della legge sull’aborto proposta dal partito socialista, perché prevede, secondo Blanco, “nessuna protezione della vita del bambino non ancora nato e l’abbandono delle donne al loro destino”. (F.C.)

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    “Paolo letto da Oriente”: tema del convegno internazionale a Damasco, nell'Anno paolino

    ◊   “Paolo letto da Oriente” è il tema del convegno internazionale promosso dalla Custodia di Terra Santa attraverso il Franciscan Centre of Christian Oriental Studies e il Memorial St. Paul di Damasco. L’iniziativa, in memoria di padre Michele Piccirillo, si terrà proprio nella città siriana di Damasco dal 23 al 25 aprile. “Si tratta di un'iniziativa scientifica e culturale nel quadro delle celebrazioni per il bimillenario della nascita di San Paolo – si legge nelle presentazione della Custodia – e la sua singolarità sta nel tenersi nel luogo che ha la più grande rilevanza nella storia dell’Apostolo delle Genti: Damasco. Questa città e la sua regione, che porta il nome di Siria, fu anche la prima porta di irradiazione dell’annuncio di cui Paolo si fece portatore”. Il convegno, rivolto alla comunità scientifica internazionale, alle comunità cristiane e al mondo intellettuale locale, intende, come riportato dall'Agenzia Sir, offrire nuove opportunità di dialogo avvalendosi anche del contributo di alcuni specialisti. Oltre venti le relazioni in programma: tra queste quelle di padre Fréderic Manns, dello Studium Biblicum Franciscanum, di mons. Louis Sako, arcivescovo caldeo di Kirkuk (Iraq), di mons. Boulos Yazji, arcivescovo greco-ortodosso di Aleppo, del patriarca grecomelkita Gregorio III e del cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, arciprete della Basilica di San Paolo fuori le Mura, Roma. (F.C.)

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    Strage in miniera in Cina, nella provincia settentrionale dello Shanti

    ◊   E' salito a 73 il bilancio dei minatori morti nell'esplosione di una miniera nella provincia settentrionale cinese dello Shanti. Nell’incidente avvenuto oggi, almeno altri venti minatori sono rimasti intrappolati in fondo alla miniera che si trova nella città di Gujiao, vicino il capoluogo della provincia Taiwan. Al momento dell'esplosione, come scrive l'Ansa, al lavoro c'erano 436 minatori. Gli operai sono morti in seguito ad un’esplosione di gas grisou, detto anche gas di miniera. E' un combustibile inodore e incolore caratteristico delle miniere di carbone e di zolfo. L'estrazione mineraria è particolarmente pericolosa in Cina, dove le numerose miniere, in generale private, non rispettano le elementari norme di sicurezza. Circa 3 mila minatori sono morti lo scorso anno nel Paese asiatico secondo i dati ufficiali: un numero molto inferiore alla realtà stando a fonti indipendenti. (F.C.)

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    Il regista Scorsese prepara un film sui martiri del Giappone

    ◊   I cristiani del Giappone martirizzati nel XVII secolo: è questo il soggetto del film che il regista italoamericano Martin Scorsese sta preparando. Il copione, come scrive l’Agenzia Zenit, è basato sull'opera "Chinmoku" ("Silenzio"), dello scrittore cattolico giapponese Shusaku Endo, in cui questi descrive la persecuzione alla quale sono stati sottoposti i primi cristiani giapponesi nell'epoca Edo, soprattutto nella zona di Nagasaki. Il romanzo, scritto nel 1966, racconta la storia di un missionario portoghese in Giappone all'inizio del XVII secolo, in piena persecuzione anticristiana. Il titolo, "Silenzio", rimanda al silenzio di Dio davanti alla croce di Cristo, narrando la forzata apostasia del missionario tra terribili torture. I romanzi di Shusaku Endo riflettono la sua particolare ricerca del cristianesimo nella cultura orientale, così come la sua particolare visione della fragilità umana, del peccato e della grazia. L'annuncio del film arriva poco dopo la canonizzazione, il 24 novembre 2008, di 188 martiri cristiani di quell'epoca, che secondo i vescovi giapponesi ha rappresentato un autentico evento nella storia del Paese, in cui il Cristianesimo è stata una religione proibita per secoli. Oggi i cristiani rappresentano l'1% della popolazione. Di questi, 450.000 sono cattolici. La pellicola di Scorsese verrà girata prossimamente in Nuova Zelanda e uscirà nel 2010. (F.C.)

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    In Vietnam l’aviaria fa la prima vittima del 2009

    ◊   Una ragazza di 23 anni è morta nel nord del Vietnam dopo aver contratto l’influenza aviaria. Questo è il primo decesso dell'anno dovuto al virus dell’H5N1 nel Paese asiatico. Lo rende noto oggi l’Ansa riprendendo fonti sanitarie vietnamite. La giovane è morta ieri nell'ospedale della provincia di Quang Ninh, 150 chilometri a est della capitale Hanoi. Sono 53 le persone morte per aviaria in Vietnam dalla fine del 2003. L'influenza aviaria è una malattia infettiva contagiosa, dovuta ad un virus che colpisce i volatili e viene trasmesso all'uomo per via oro-nasale. (F.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Crisi economica e tutela ambientale al centro dei colloqui della Segretario di Stato USA Clinton in Cina

    ◊   Conclusa in Cina la visita del Segretario di Stato americano Hilary Clinton. Incontrando una delegazione di attiviste per i diritti delle donne, la Clinton ha manifestato apprezzamento per il loro impegno, mostrando attenzione per la questione del rispetto dei diritti umani e civili nel Paese: nei giorni scorsi il Segretario di Stato Usa aveva riaffermato l’impegno degli Stati Uniti in difesa dei diritti umani, subordinandolo tuttavia, nei rapporti con la Cina, al conseguimento degli obiettivi di superamento della crisi economica e dei rischi ambientali. Intervistata da una tv locale la Clinton ha lodato la decisione del governo cinese di continuare a comprare i titoli di Stato americani. ''Continuando a sostenere gli strumenti del Tesoro americano - ha detto - i cinesi riconoscono la nostra interdipendenza: cadremo o risorgeremo insieme”.

    Usa - GB
    Crisi finanziaria e strategia in Afghanistan saranno al centro dei colloqui fra il Presidente Usa Barak Obama e il premier britannico Gordon Brown, nella prossima visita di questi a Washington, il 3 marzo. Lo rendo noto la Casa Bianca che informa come la visita sarà preceduta da un incontro fra il Capo di stato Usa e il primo ministro giapponese, in programma il 24 febbraio.

    Israele
    Con l’obiettivo di creare un governo di unità nazionale si svolgerà nel pomeriggio a Tel Aviv un incontro fra il premier incaricato Benyamin Netanyahu, alla guida del Likud, e la leader di Kadima, Tzipi Livni. A pochi giorni dalle consultazioni presidenziali in Israele, la Livni ha ribadito che Kadima darà il proprio assenso una costituzione di un governo allargato solo se il Likud si impegna realizzare un piano di pace e a puntare ad un accordo con i palestinesi basato sulla formula “due Stati per i due popoli”. Da parte sua il primo ministro uscente Ehud Olmert ha esortato Netanyahu a formare "velocemente" il nuovo governo e ha fatto appello a quanti sono coinvolti nei negoziati sulla coalizione perchè agiscano "rapidamente e in modo efficace".

    In Israele Olmert interviene con scuse alla Santa Sede sul programma televisivo blasfemo
    Il premier israeliano Ehud Olmert si è scusato con la Santa Sede per un programma televisivo blasfemo. Le scuse sono state formulate oggi in apertura della seduta del Consiglio dei ministri. “Provo rammarico per le espressioni contro la religione cristiana manifestate la settimana scorsa in un programma televisivo” ha detto Olmert ai ministri, in riferimento al tono irriguardoso verso il cristianesimo con cui un comico si è espresso in un programma tv, suscitando l’indignazione della comunità cristiana locale. Olmert ha assicurato di non voler limitare il diritto di espressione nel Paese, ma ha detto che è giustificato pretendere ragionevolezza, responsabilità e autocontrollo anche nei programmi satirici. Rivolto alla comunità cristiana in Israele, il premier ha elogiato la sua “coesistenza con il nostro popolo” ed ha precisato che “i rapporti di Israele con il Vaticano e con il mondo cristiano sono molto buoni e non c'è alcuna ragione per arrecare loro danno”.

    Gaza
    Riaperto per tre giorni il valico di Rafah, tra l’Egitto e la Striscia di Gaza, con l’obiettivo di consentire il transito di malati e studenti. La riapertura definitiva del passaggio è ancora oggetto di contatti diplomatici nell’ambito delle trattative per una tregua nella Striscia fra Hamas e Israele. Solo ieri centinaia di agenti egiziani presidiavano la zona nel timore che dimostranti palestinesi potessero tentare di forzare il confine. Un’esplosione in un tunnel utilizzato per il contrabbando – secondo fonti palestinesi, ad opera dell’esercito egiziano - ha causato la morte di un uomo e il ferimento di altri sei. Al confine con Israele continua intanto il lancio di razzi Qassam, che non hanno causato vittime. Gli ultimi due sono caduti nella zona di Eshkol e della città di Ashqelon. Ieri il giornale Haaretz dava notizia della morte, al confine fra Gaza e Israele, di due giovani palestinesi, forse inviati in missione suicida perché sospettati di tradimento.

    Pakistan
    Controversa in Pakistan l’accettazione della tregua fra il governo e i talebani che controllano la Valle dello Swat, nel nord-est del Paese. Mentre Islamabad parla di un accordo per una tregua permanente, il capo del gruppo che controlla l’insanguinato distretto ha precisato che per il momento la tregua durerà solo dieci giorni e che potrebbe essere estesa solo quando saranno chiarite le modalità di applicazione dell’accordo firmato lo scorso 16 febbraio. In cambio della pace l’accordo consente ai talebani di imporre nella regione la sharia, congelando in questo modo un conflitto di difficile soluzione. Preoccupazione è espressa dai governi occidentali che vedono nel provvedimento un pericoloso precedente e temono il rafforzamento delle tribù locali talebane.

    Iraq
    Senza tregua in Iraq l’ondata di violenza: 3 le vittime nelle ultime ore in diversi attentati. Secondo fonti locali, un poliziotto è morto a Tikrit nell'esplosione di un'autobomba, mentre un esponente di un partito laico e nazionalista iracheno, candidato alle elezioni amministrative del gennaio scorso, è stato ucciso da alcuni uomini armati nella provincia di Babilonia. In circostanze ancora ignote, è stato infine ucciso a Baghdad un soldato americano. Sale a 4.246 il bilancio dei militari caduti nel Paese dal 2003.

    Iran
    Iniziativa autonoma della Francia per la sospensione dei progetti atomici iraniani. Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, il governo francese invierà fra poche settimane a Teheran un proprio diplomatico per discutere con i dirigenti iraniani dei loro progetti nucleari. Si tratta di Gerard Araud, direttore generale del ministero degli Esteri per le questioni politiche e di sicurezza ed ex ambasciatore francese in Israele. Una missione che il quotidiano interpreta come un segnale di rottura con l’Ue, giacché della questione si era occupata negli ultimi l’Unione Europea, affidando i colloqui sul nucleare all'Alto rappresentante per la politica estera Javier Solana. L’iniziativa anticipa inoltre qualsiasi intervento sul tema da parte della nuova amministrazione Usa, con la quale Araud avrebbe avuto recenti colloqui per spiegare la linea della politica francese sull’Iran.

    Afghanistan
    Non si ferma l’ondata di sangue in Afghanistan. Quattordici ribelli sono stati uccisi nelle ultime ventiquattro ore in scontri avvenuti nella provincia di Kandahar, roccaforte dei taleban nel sud del Paese, dove sono rimasti feriti anche due poliziotti, e nella provincia orientale di Khost. Intanto un’inchiesta dell’esercito americano ha riconosciuto la responsabilità della coalizione a guida Usa per la morte, lo scorso lunedì, di 13 civili e 3 militanti in un raid delle forze statunitensi nella provincia di Herat. Condoglianze alle famiglie delle vittime sono state espresse dai vertici dell’esercito americano. Risale a ieri, a Kabul, l’incontro tra la speaker della Camera Usa Nancy Pelosi, i comandi della Nato e il presidente afghano Hamid Karzai.

    Economia
    E' cominciato a Berlino il vertice dei Paesi europei sulla crisi economica. Obiettivo dichiarato, trovare una linea comune anti-crisi dell'Unione europea da presentare compatta all'atteso G20 che si svolgerà il 2 aprile a Londra. Presenti i leader dei Paesi europei del G8 - Italia, Francia e Regno Unito oltre alla Germania - più quelli spagnoli e olandesi. Ai lavori partecipano inoltre la Repubblica Ceca in qualità di presidente di turno dell'Ue; il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet; quello dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker; nonché il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso. Tra i temi in agenda anche il rafforzamento delle regole dei mercati finanziari e della cooperazione internazionale, nonché la riforma degli istituti finanziari internazionali. Intervistato dal quotidiano tedesco Bild, il premier italiano Berlusconi ha detto che la propensione al risparmio e ad un solido sistema bancario condurranno l’Italia fuori dalla crisi economica. Ha aggiunto che “un approccio coordinato é “la chiave della ripresa” e che ad aiutare l’Ue saranno la stabilità dell’euro ed una flessibilità di bilancio. Per sostenere l'economia globale – ha sottolineato Berlusconi - la presidenza italiana del G8 proporrà la cosiddetta Detax, ovvero un “meccanismo fiscale che destina ai Paesi in via di sviluppo parte del gettito fiscale”.

    Italia - Politica
    E’ iniziata oggi la visita ufficiale in Egitto del presidente della Camera italiana, Gianfranco Fini, con l’obiettivo di rafforzare a livello governativo i rapporti bilaterali tra i due Paesi. Invitato al Cairo dal presidente dell'Assemblea del Popolo egiziana, che nella struttura di governo del Paese svolge lo stesso ruolo della Camera dei Deputati italiana, Fini incontrerà domani le massime autorità istituzionali egiziane, fra cui il presidente della Repubblica Hosni Mubarak. Sul tavolo dei colloqui, oltre alla pianificazione di periodici incontri fra i massimi esponenti dei due parlamenti, anche la questione dell'allargamento del G8 all’Egitto.

    Immigrazione
    Continua a Lampedusa il dramma degli sbarchi. Sono stati trasbordati su una nave della Marina Militare i migranti soccorsi a circa trenta miglia a Sud di Lampedusa dalle motovedetta della Guardia Costiera. Si tratta di 175 persone, tra cui 44 donne, due della quali in avanzato stato di gravidanza. Non è ancora deciso se verranno trasferiti a Lampedusa, dove nel Cie parzialmente distrutto dall'incendio dei giorni scorsi si trovano al momento 530 extracomunitari, o a Porto Empedocle, dove ieri sera sono approdati altri 204 immigrati, tra cui 40 donne e 7 bambini. Sull’isola siciliana un gruppo di 9 migranti è stato bloccato a terra dai carabinieri che sono al lavoro per rintracciare eventuali altri compagni di traversata. Intanto, il ministro dell’Interno Roberto Maroni, intervistato oggi, ha detto che non è escluso che dietro l'incendio e la sommossa del Centro per gli immigrati di Lampedusa ci sia la regia del racket degli scafisti.

    Somalia
    Non si placano in Somalia le violenze, all’indomani del giuramento del nuovo governo. Secondo fonti locali, nella capitale Mogadiscio un attentato ha colpito stamani un campo di peace-keeping del Burundi, mentre un cittadino pachistano è stato rapito nella regione nord-orientale di Puntland. Intanto, riunito a Gibuti, nella tarda serata di ieri, il Parlamento somalo, con 357 voti a favore, 16 contrari e 2 astenuti, approvava a larghissima maggioranza il nuovo esecutivo. Composto da 32 ministri di orientamento moderato, il nuovo governo è ora guidato da Omar Abdirashid Ali Shaemarke, 48 anni, cittadino canadese, che ha operato per l'Onu in Sierra Leone e Sudan. Il governo si insedierà la prossima settimana a Mogadiscio.

    Birmania
    Diciannove detenuti politici, tra cui sostenitori della leader dell'opposizione e premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, sono stati scarcerati dal regime militare in Birmania nell'ambito di un'amnistia. Lo segnala un'associazione di esuli birmani. Tra i dissidenti liberati anche cinque monaci buddisti arrestati nel 2003. L'amnistia per oltre 6.300 carcerati era stata annunciata venerdì, al termine della visita di un inviato Onu che aveva chiesto un progressivo rilascio di detenuti per motivi d'opinione.(Panoramica Internazionale a cura di Claudia Di Lorenzi)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 53
     
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