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Sommario del 20/02/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all'Ifad: sostenere lo sviluppo agricolo per sradicare povertà e fame
  • I seminaristi diventino autentici discepoli di Cristo: così Benedetto XVI alla Pontificia Commissione per l’America Latina
  • Altre udienze
  • Pieno rispetto della libertà religiosa e allacciamento delle relazioni diplomatiche al centro dell'incontro tra governo vietnamita e Santa Sede
  • Sdegno degli Ordinari cattolici di Terra Santa per una trasmissione di una tv israeliana che ridicolizza Gesù e Maria
  • Congresso in Vaticano sull’eugenetica. Mons. Fisichella: non sostituirsi a Dio, ma lavorare per un progresso a misura d’uomo
  • La visita del Papa al Seminario Romano Maggiore: la riflessione di mons. Tani
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Presto in Italia le due suore rilasciate in Somalia. Intervista con il ministro Frattini
  • Il rispetto del Creato al centro dell'incontro in Ungheria tra Ccee e Kek
  • Convegno ecclesiale nell'ambito della Borsa internazionale del turismo
  • Chiesa e Società

  • Orissa: ucciso un altro cristiano
  • A Seoul in migliaia ai funerali del cardinale Kim Sou-hwan
  • Si celebra per la prima volta la Giornata Mondiale della Giustizia Sociale
  • Rapporto Fao: gravissima crisi alimentare in 32 Paesi di Africa, Asia e America
  • Conclusi i lavori della Commissione permanente della Conferenza episcopale spagnola
  • Elezioni in Sudafrica. I vescovi: proteggere la democrazia
  • Il Jerusalem Center per il dialogo ebraico-cristiano chiede più rispetto per i cristiani
  • Sri Lanka: dalla Chiesa di Colombo in arrivo cibo e medicinali per i rifugiati del nord
  • Cina: la cura pastorale dei cattolici tra i terremotati del Si Chuan colpiti dal gelo
  • Bolivia: la Chiesa protesta per la modalità degli arresti legati ai fatti dell’11 settembre 2008
  • India: la Parola di Dio al centro dell’incontro dell’Associazione nazionale dei catechisti
  • Il vescovo di Lourdes traccia un bilancio dell'anno giubilare
  • Timori negli Usa per la possibile reintroduzione della par condicio nelle radio religiose
  • Visita della moglie del premier britannico Brown alla comunità di Sant’Egidio
  • Il Centro Astalli promuove un corso di formazione contro intolleranza e xenofobia
  • 24 Ore nel Mondo

  • Israele: il presidente Peres incarica Benyamin Netanyahu di formare il nuovo governo
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all'Ifad: sostenere lo sviluppo agricolo per sradicare povertà e fame

    ◊   L’obiettivo di sradicare la povertà e la fame nel mondo non è un’utopia ma un obbligo per tutta la comunità internazionale: è quanto ha detto il Papa incontrando stamani i partecipanti alla sessione del Consiglio dei governatori dell’Ifad, il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo, nel trentesimo anniversario di questa agenzia dell'Onu. Il servizio di Sergio Centofanti.

    Benedetto XVI esprime il suo apprezzamento per il ruolo dell’Ifad nella promozione dello sviluppo agricolo, in particolare in questa delicata fase storica in cui insicurezza alimentare e instabilità dei prezzi colpiscono duramente le popolazioni contadine. Il Papa invoca “nuove e lungimiranti strategie” per sconfiggere povertà e fame che oggi arriva a colpire quasi un miliardo di persone: “in un mondo sempre più interdipendente” – afferma - è necessaria la cooperazione tra Paesi ricchi e Paesi in via di sviluppo attraverso “processi decisionali comuni”. C’è bisogno di promuovere nuove opportunità di lavoro all’interno delle comunità rurali perché queste siano sempre più indipendenti dall’aiuto esterno. Il sostegno dato ai produttori locali – ha rilevato - aiuta lo sviluppo dell’economia dei Paesi interessati e in questo senso i progetti di “credito rurale” destinati all’assistenza di piccoli agricoltori e contadini senza terra possono portare ad una maggiore sicurezza alimentare per tutti:

     
    “These projects also help indigenous communities…
    “Questi progetti aiutano inoltre le comunità indigene a prosperare sui propri territori e a vivere in armonia con le proprie culture tradizionali, invece di essere costrette a sradicare se stesse per cercare lavoro in città sovraffollate, piene di problemi sociali, dove spesso devono sopportare squallide condizioni di vita”.

     
    “Un prezioso contributo – ha sottolineato il Papa - può essere dato dalle Organizzazioni non governative, alcune delle quali hanno stretti legami con la Chiesa cattolica e sono impegnate nell'applicazione della sua dottrina sociale”. Tra i principi importanti di questo insegnamento è quello di sussidiarietà, secondo cui “ogni gruppo all’interno della società è libero di dare il proprio contributo per il bene di tutti”.

     
    “All too often, agricultural workers…
    “Troppo spesso, ai contadini delle nazioni in via di sviluppo viene negata questa opportunità, quando il loro lavoro è sfruttato avidamente, e la loro produzione viene deviata verso mercati lontani, con poco o nessun beneficio per la comunità locale”.

     
    “Una società veramente umana – ha proseguito Benedetto XVI - saprà sempre come apprezzare e ricompensare adeguatamente il contributo apportato dal settore agricolo” che se viene sostenuto “ha la potenzialità di far uscire una nazione dalla povertà e di gettare le basi per una crescente prosperità”. “C’è bisogno – rileva il Papa – di una rinnovata determinazione ad agire in armonia e solidarietà con tutti i vari elementi della famiglia umana, al fine di garantire un accesso equo ai beni della terra, ora e in futuro”:

     
    “The motivation to do this comes from love…

     “Le motivazioni per farlo vengono dall’amore: l'amore per i poveri, amore che non può tollerare l'ingiustizia o la privazione, amore che rifiuta di restare in pace fino a quando povertà e fame non saranno bandite dall’umanità. L'obiettivo di sradicare la povertà estrema e la fame, così come la promozione della sicurezza alimentare e dello sviluppo rurale, lungi dall'essere troppo ambizioso o irrealistico, diventa, in questo contesto, un imperativo vincolante per l'intera comunità internazionale”.

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    I seminaristi diventino autentici discepoli di Cristo: così Benedetto XVI alla Pontificia Commissione per l’America Latina

    ◊   I seminaristi aspirino al sacerdozio “mossi unicamente dalla volontà di essere autentici discepoli e missionari di Gesù”. E’ l’esortazione di Benedetto XVI rivolta stamani ai partecipanti all’Assemblea Plenaria della Pontificia Commissione per l’America Latina. Nei seminari, formatori e professori – ha aggiunto il Papa – devono distinguersi “per la loro capacità accademica e per la loro fedeltà alla Chiesa”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Il Papa ha ricordato le tematiche affrontate dall’Assemblea Plenaria della Pontificia Commissione per l’America Latina che ha preso in esame, nei giorni scorsi, le sfide legate all’attuale situazione della formazione sacerdotale nei seminari:

    “Las recomandaciones pastorales de esta Asamblea…
    Le raccomandazioni pastorali di questa Assemblea dovranno essere un punto di riferimento imprescindibile per illuminare il compito dei vescovi dell’America Latina e dei Caraibi nel delicato campo della formazione sacerdotale”.

    Il Pontefice ha poi sottolineato come gli anni del seminario siano un tempo decisivo per il discernimento e la preparazione:

    “Hoy más que nunca, es preciso que los seminaristas…
    Oggi più che mai è necessario che i seminaristi, con la giusta predisposizione d’animo e senza qualsiasi altro interesse, aspirino al sacerdozio mossi unicamente dalla volontà di essere autentici discepoli e missionari di Gesù Cristo, capaci, in comunione con i loro vescovi, di rendere presente Cristo nel ministero e nella loro testimonianza di vita”.

    Nei tempi del seminario – ha detto il Papa - si rafforzi nei seminaristi il desiderio di radicarsi profondamente in Cristo:

    “Para ello es de suma importancia…
    Perciò è di somma importanza curare la loro formazione umana, spirituale intellettuale e pastorale, così come un’adeguata scelta dei loro formatori e professori, che dovranno distinguersi per la loro capacità accademica, per il loro spirito sacerdotale e la loro fedeltà alla Chiesa, in modo che sappiano infondere nei giovani quello che il popolo di Dio necessita e attende dai suoi pastori”.

    Il Santo Padre ha anche ricordato la sua visita, nel 2007, ad Aparecida:

    “Conservo un grato recuerdo…
    Conservo un grato ricordo del mio soggiorno ad Aparecida, dove abbiamo vissuto un’esperienza di intensa comunione ecclesiale, con l’unico desiderio di accogliere il Vangelo con umiltà e diffonderlo generosamente”.

    Il pensiero del Papa è andato infine a mons. Cipriano Calderón Polo, vicepresidente per molti anni della Pontificia Commissione per l’America Latina e deceduto recentemente:

    “El Señor habrá premiado…
    Il Signore lo avrà ricompensato per la sua abnegazione e il suo fedele servizio alla Chiesa”.

    La Pontificia Commissione per l'America Latina è stata istituita nel 1958 da Papa Pio XII con lo scopo di rinforzare l’opera pastorale della Chiesa in America Latina.

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    Altre udienze

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina un altro gruppo di presuli della Conferenza episcopale della Nigeria, in visita "ad Limina”.

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    Pieno rispetto della libertà religiosa e allacciamento delle relazioni diplomatiche al centro dell'incontro tra governo vietnamita e Santa Sede

    ◊   Missione in Vietnam, su invito del Governo vietnamita, di una delegazione della Santa Sede, guidata da mons. Pietro Parolin, Sotto-Segretario per i Rapporti con gli Stati. La delegazione ha avuto incontri sia con le autorità governative sia con i vescovi, e si è recata in visita nelle diocesi di Thái Binh e di Bùi Chu e in altre località legate alla cultura, alla storia e alla religione del Vietnam. Il primo incontro del gruppo di lavoro congiunto Vietnam-Santa Sede - come concordato tra il Governo di Hanoi e la Santa Sede - si è svolto nella capitale vietnamita, nei giorni 16-17 febbraio scorsi. Le parti hanno deciso di tenere un secondo incontro del gruppo di lavoro congiunto, in data e luogo da definire. Il servizio di Roberto Piermarini.

    L’incontro – che si è svolto in un’atmosfera di apertura, di franchezza e di rispetto reciproco - si proponeva uno scambio di punti di vista sull’allacciamento di relazioni diplomatiche bilaterali, ed è stato presieduto dal vice-Ministro degli Affari esteri Nguyen Quoc Cuong, e da mons. Pietro Parolin. In particolare - si legge in un comunicato congiunto - il vice-Ministro ha sottolineato le linee costanti della politica vietnamita sulla libertà di credo come pure i risultati raggiunti negli anni recenti e lo stato attuale delle questioni religiose. Inoltre ha auspicato che la Santa Sede contribuisca attivamente alla vita della comunità cattolica in Vietnam, che si rafforzi la solidarietà fra le religioni e l’intera popolazione vietnamita, e che ci sia una forte coesione della Chiesa Cattolica in Vietnam con la Nazione, mediante contributi pratici all’edificazione del Paese. Dal canto suo il Sotto-Segretario della Santa Sede, mons. Pietro Parolin, ha preso nota delle spiegazioni offerte dalla delegazione vietnamita circa la politica sulla libertà di religione e di credo, riconoscendo che in Vietnam ci sono stati sviluppi positivi nella vita religiosa e si è augurato che le questioni ancora pendenti nelle relazioni bilaterali fra il Vietnam e la Santa Sede possano essere risolte grazie alla buona volontà e mediante un dialogo sincero. Mons. Parolin ha sottolineato la linea della Santa Sede di rispetto dell’indipendenza e della sovranità del Vietnam, a motivo della quale le attività religiose della Chiesa non si proporranno di raggiungere degli scopi politici. Ha inoltre sottolineato che l’insegnamento della Chiesa invita i fedeli ad essere buoni cittadini, che si adoperano per il bene comune del Paese. Durante l’incontro, le parti hanno avuto un profondo e ampio confronto sulle relazioni bilaterali, soffermandosi anche su tematiche relative alla Chiesa Cattolica in Vietnam ed hanno anche riconosciuto gli sviluppi incoraggianti delle relazioni fra il Vietnam e la Santa Sede avvenuti a partire dal 1990. Le due delegazioni si sono inoltre trovate d’accordo nel ritenere che questo primo incontro del gruppo di lavoro congiunto sia stato un nuovo ed importante passo in avanti nelle relazioni bilaterali e che si dovranno compiere sforzi maggiori per promuoverle ulteriormente.

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    Sdegno degli Ordinari cattolici di Terra Santa per una trasmissione di una tv israeliana che ridicolizza Gesù e Maria

    ◊   L’Assemblea degli Ordinari cattolici di Terra Santa – riferisce un comunicato della Sala Stampa vaticana - ha espresso pubblicamente lo sdegno e la protesta dei cristiani per le trasmissioni mandate in onda nei giorni scorsi dalla televisione privata israeliana “Canale 10”, nelle quali venivano ridicolizzati - con parole e immagini blasfeme - il Signore Gesù e la Beata Vergine Maria. Le autorità governative, subito interessate dal nunzio apostolico, hanno prontamente assicurato il proprio intervento al fine di interrompere tali trasmissioni e ottenere pubbliche scuse dalla stessa emittente. Mentre si manifesta solidarietà ai cristiani di Terra Santa e si deplora un così volgare e offensivo atto di intolleranza verso il sentimento religioso dei credenti in Cristo, si rileva con tristezza come vengano offesi in modo così grave proprio dei figli di Israele, quali erano Gesù e Maria di Nazareth.

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    Congresso in Vaticano sull’eugenetica. Mons. Fisichella: non sostituirsi a Dio, ma lavorare per un progresso a misura d’uomo

    ◊   Il progresso scientifico al servizio del bene va sempre difeso, ma l’uomo deve rifuggire dalla tentazione di volersi sostituire a Dio: è il richiamo dell’arcivescovo Rino Fisichella che, con il suo intervento, ha aperto stamani in Vaticano il Congresso “Le nuove frontiere della genetica e il rischio dell’eugenetica”, promosso dalla Pontificia Accademia per la Vita. I congressisti saranno ricevuti domani in udienza da Benedetto XVI. Sulla sessione mattutina del Congresso, in occasione della XV Assemblea generale del dicastero, ci riferisce Alessandro Gisotti:

    “Ogni conquista scientifica porta sempre con sé inevitabilmente quello sguardo del Giano bifronte che mostra la bellezza e insieme la tragicità”: è quanto sottolineato da mons. Rino Fisichella che ha rilevato come, nonostante si guardi oggi con orrore al termine “eugenetica” la realtà dei fatti racconti una storia diversa:

     
    “Il rischio di una deriva della genetica non è solo un richiamo teorico che viene fatto; appartiene, purtroppo, a una mentalità che tende lentamente ma inesorabilmente a diffondersi”.
     
    L’eugenetica, ha rilevato il presidente dell’Accademia per la Vita, “non di rado si nasconde sotto la maschera del volto di chi vorrebbe migliorare fisicamente la specie umana”, ma alla base di qo fenomeno c’è invece una concezione sbagliata dell’uomo:
     
    “Una riduzione al solo fatto biologico apparirebbe da subito riduttiva, impropria e impersonale. Sarà necessario avere sempre dinanzi a noi la concezione unitaria della persona; il corpo, pur essendo una componente essenziale, non esaurisce la globalità della persona”.
     
    Certo, ha spiegato mons. Fisichella, la Chiesa difenderà sempre la scienza “nella sua legittima aspirazione a indagare l’immenso mistero del Creato” e a sviluppare tecnologie che consentano di vivere “sempre meglio in un ambiente a servizio dell’uomo e a misura dell’uomo”:

     
    “La malattia, il dolore, la sofferenza e la morte, tuttavia, permangono con il loro carico di interrogativi a cui è necessario dare risposta che sia carica di senso”.
     
    Ecco perché “non tutto ciò che è scientificamente e tecnicamente possibile è ugualmente lecito”. E dunque, ha avvertito il presule, non può essere solo lo scienziato a tracciare il confine tra liceità o meno della sua sperimentazione, ma ha bisogno “di un confronto con altre scienze a cui è demandata la competenza per verificare il limite e l’oggettiva istanza etica sottesa”. Infine, l’esortazione di mons. Fisichella a difendere il principio fondamentale dell’inviolabilità della persona frutto di un dono gratuito di Dio:
     
    “L'uomo è debitore della sua vita. Egli è uscito dalle mani del Creatore e la sua realizzazione piena si potrà concretizzare solo nella condizione di percepire se stesso e costruire la propria esistenza personale e sociale senza mai volersi sostituire a Dio”.
     
    Dopo l’introduzione di mons. Fisichella, sono seguiti nella mattinata interventi di esperti e scienziati che si sono soffermati sulle nuove frontiere della genetica. Il genetista Bruno Dalla Piccola ha messo in guardia dalla “genetizzazione” della vita legata allo sviluppo dei test sul genoma umano da cui potrebbero derivare dei rischi paradossali:
     
    “L’arrivo nella nostra società degli 'unpatient', i 'non pazienti', cioè di soggetti che non sono malati ma che avendo fatto questi test - allora non si potevano fare, ma oggi li possiamo fare - condividono una serie di fattori di rischio, per cui essendo naturalmente un po’ preoccupati, c’è chi comincia a organizzare la sua vita e tutti i giorni va dal medico a misurare la pressione e altro, c’è chi fa i controlli in laboratorio, chi sviluppa una malattia psicosomatica”.

     
    D’altro canto, ha affermato, la genetica assume oggi un ruolo sempre maggiore nelle diagnosi prenatali. Anche qui con effetti controversi. Ecco la sua riflessione sulla fecondazione artificiale, teoricamente volta ad evitare patologie nel nascituro:

    “Questa regolazione, sia per l’induzione dell’oblazione della mamma, sia per la cultura in provetta, determina un tasso che è dodici volte il rischio relativo di queste patologie rispetto il tasso del concepimento naturale. Questa informazione non viene mai data ad una donna che fa questi tipi di analisi”.

    Il docente della Sapienza ha infine messo l’accento sugli sviluppi delle ricerche sulle cellule staminali adulte che, a differenza delle staminali embrionali, hanno già prodotto notevoli risultati.

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    La visita del Papa al Seminario Romano Maggiore: la riflessione di mons. Tani

    ◊   Sono ore di attesa, queste, al Pontificio Seminario Romano Maggiore, dove Benedetto XVI si recherà in visita nel pomeriggio, alle 18, alla vigilia della Festa della Madonna della Fiducia, patrona dell’Istituto. Al suo arrivo, sarà accolto dal cardinale vicario Agostino Vallini e dal rettore, mons. Giovanni Tani. Quindi, nella Cappella Maggiore del Seminario, il Papa terrà una lectio divina per i seminaristi sulla Lettera di San Paolo ai Galati. Al termine il Santo Padre cenerà con la comunità del Seminario Romano. Quindi rientrerà in Vaticano. Non è la prima volta che il Santo Padre si reca al Seminario, a testimonianza di un suo legame particolare con esso. Come conferma, al microfono di Federico Piana, mons. Giovanni Tani:

    R. – E’ il Seminario del Papa nel senso che è il Seminario della diocesi di Roma della quale il Papa è il vescovo. Andando indietro negli anni tutti i Papi, chi più chi meno, ha avuto dei rapporti col Seminario Romano. In modo particolare posso ricordare Giovanni XXIII che fu anche alunno di questo Seminario e che nei pochi anni del suo pontificato visitò il Seminario diverse volte. Lui non fu alunno di questo stabile, che è qui dal 1913, fu alunno del Seminario quando aveva sede al Sant’Apollinare.

     
    D. - Veniamo alla Madonna della Fiducia…

     
    R . –Questa immagine viene da Todi. Fu portata a Roma da un padre gesuita ed è la copia di un’immagine che è custodita dalle clarisse di Todi e fu portata nel Collegio Romano e quando il Seminario Romano prese sede all’interno di quel Collegio, nel 1774, trovò questa immagine e si creò una simbiosi forte tra il Seminario e la Madonna della Fiducia, che crebbe negli anni sempre di più. Anche la devozione è cresciuta tantissimo nel secolo scorso, e mi pare che ora sia una devozione molto consolidata. I nostri ex-alunni quando vengono a Roma generalmente non mancano di venire alla Cappella che è un piccolo santuario all’interno del Seminario per pregare la Madonna della Fiducia che ha come caratteristica il gesto di Gesù bambino che indica alla madre come a dire: abbi fiducia in lei.

     
    D. – Come ci può raccontare il lavoro che quotidianamente voi fate?

     
    R. – Si tratta di un lavoro impegnativo che richiede sempre molta attenzione, molto ascolto e comprensione di ciò che può essere più utile per la formazione dei giovani che possono presentare di anno in anno anche delle caratteristiche nuove. I giovani hanno bisogno di essere capiti e soprattutto è l’ascolto che conta più degli schemi nei quali collocare questi giovani. Questo ascolto richiede molto impegno, non è sempre facile ma direi che in gran parte i risultati positivi ci sono.

     
    D. – Che giovani sono quelli che lei si trova davanti ogni giorno?

     
    R. – Forse adesso è cresciuto, rispetto al passato, il senso delle proprie attese personali come anche il fattore emotivo. E’ cresciuta una certa ricerca di indipendenza, di percorsi più personali, di attese legate alle proprie propensioni. L’educazione, in tutto questo, anche il richiamo all’obbedienza al servizio alla Chiesa, può richiedere un grosso lavoro che probabilmente non termina in Seminario ma si deve affinare profondamente durante il ministero sacerdotale. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   L’udienza di Benedetto XVI al Consiglio dei governatori del Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo

    In prima pagina, un articolo di Giuseppe M. Petrone dal titolo “Sfide comuni sulle due sponde del Pacifico: la missione di Hillary Clinton in Estremo Oriente”

    Nell’informazione internazionale, in primo piano la situazione in Vicino Oriente: Shimon Peres affida a Benjamin Netanyahu l’incarico di formare il nuovo Esecutivo israeliano

    In cultura, Hermann Geissler sull’attualità della dottrina di John Henry Newman sulla coscienza e sulla verità. Un articolo di Inos Biffi dal titolo “Che emozione essere nella città di Ambrogio. L’influenza del vescovo di Milano sul cardinale inglese”

    L’eugenetica e la dignità della persona: stralci dalla relazione di Ignazio Sanna, arcivescovo di Oristano, presentata al convegno “Le nuove frontiere della genetica e il rischio dell’eugenetica” in corso alla Pontificia Accademia per la Vita

    Silvia Guidi ricorda Oreste Lionello.

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    Oggi in Primo Piano



    Presto in Italia le due suore rilasciate in Somalia. Intervista con il ministro Frattini

    ◊   Rientreranno presto in Italia suor Caterina Giraudo e suor Maria Teresa Oliviero, le due religiose del Movimento contemplativo missionario “Charles de Foucauld” di Cuneo, liberate in Somalia dopo oltre tre mesi di sequestro. Il rapimento è avvenuto per mano di un gruppo armato che opera nel sud del Paese del Corno d’Africa, al confine con il Kenya, in una regione dove si annidano numerosi movimenti estremisti antigovernativi. La positiva conclusione della vicenda non deve, dunque, far abbassare la guardia sull’esigenza, da parte della comunità internazionale, di riportare la pace in un Paese, in guerra da quasi 20 anni, dove è necessario ricostruire un tessuto sociale e politico più stabile. Ma che cosa è oggi la Somalia? Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Enrico Casale, esperto di Africa della rivista “Popoli”:

    R. – E’ uno Stato in cui domina la più totale anarchia. Intanto non è più uno Stato ma sono di fatto tre Stati. A nord c’è il Somaliland, che è la regione che confina con Gibuti e con l’Etiopia e che è una regione che oramai si è dichiarata autonoma da tempo ed è relativamente stabile sia dal punto di vista politico che da quello sociale. Poi c’è il Puntland che è una regione che confina con il Somaliland, l’Etiopia e la Somalia meridionale, che non è un vero e proprio Stato autonomo ma è una regione autonoma anche questa abbastanza stabile, però in conflitto con il Somaliland per alcune regioni contese. Infine, c’è quella che era l’ex-Somalia italiana, che è la parte meridionale della Somalia nella quale vige un regime di assoluta anarchia. Recentemente dopo la caduta del regime delle corti islamiche nel 2006 è stato instaurato un regime sostenuto prima dagli etiopi che poi si sono ritirati circa un mese fa ma soprattutto dagli Stati Uniti. A questo regime si contrappongono le corti islamiche che si sono ricostruite e stanno portando un attacco proprio al governo di transizione nazionale. Questi “shebab”, così li chiamano, sono una sorta di talebani e controllano le regioni del sud della Somalia, proprio quelle regioni in cui sono state rapite le due suore italiane.

     
    D. – E’ possibile identificare quanti e quali gruppi come quelli che hanno rapito le due religiose italiane, operano in questa zona e quali sono i loro obiettivi?
     
    R. – Quantificarli non è possibile. L’obiettivo è prendere il potere su Mogadiscio. Infatti, continuano a contrastare il governo di Mogadiscio, anche con attentati e colpi di mano. La speranza è il fatto che recentemente è stato eletto il presidente Sheikh Aweis. Questo presidente era l’esponente più moderato delle corti islamiche. Secondo me può essere in grado di ricucire i rapporti tra governo di transizione nazionale e gli esponenti della parte più intransigente di quelle che erano le corti islamiche.

     
    D. – Nell’ottica di quello che è l’obiettivo di questi gruppi qual è l’utilità di effettuare dei sequestri come quello delle due religiose?

     
    R. - Ci sono più motivi per cui compiono questi atti. Uno può essere quello di attirare l’attenzione sul loro movimento e secondo può essere la volontà di ottenere dei mezzi, dei finanziamenti attraverso i riscatti. Non è il caso specifico delle due sorelle italiane rilasciate ieri, però questi rapimenti possono essere uno strumento di autofinanziamento. Teniamo presente che questi “shebab” controllano anche l’economia e i traffici delle zone meridionali della Somalia dalle quali traggono parecchi fondi per le loro attività, per l’acquisto delle armi per il mantenimento di questi miliziani.

     
    E sulla liberazione delle due religiose, Luca Collodi ha intervistato il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini che ai nostri microfoni esprime tutta la sua soddisfazione per l’esito positivo della vicenda:

    R. – Credo che fosse indispensabile seguire questo caso con pazienza, con discrezione, senza clamori che potevano mettere addirittura a rischio la vita delle nostre due suore e, quindi, abbiamo lavorato con un silenzio stampa che è stato accompagnato da una collaborazione internazionale: il Kenya ci ha fortemente aiutato, le autorità somale hanno lavorato, e così la nostra intelligence. Tutto questo credo che abbia pagato e la grande soddisfazione è di avere dato serenità, lo abbiamo sentito, a queste suore che hanno fatto tanto bene per gli altri e che hanno detto di aver avuto paura ma non hanno mai perso la speranza.

     
    D. - Come si è arrivati alla liberazione di suor Caterina e di suor Maria Teresa?

     
    R. – C’è stata sostanzialmente una pressione forte sul gruppo dei sequestratori che era un gruppo molto numeroso, molto agguerrito. Si trattava di molte decine di persone. Le autorità che hanno lavorato hanno fatto comprendere a queste persone che non avevano scampo, che erano seguiti, che si sapeva dove erano. C’è stata una sorta di pressione concentrica che alla fine, senza pagamenti, senza blitz, senza violenza, ha finalmente indotto queste persone a liberare le suore. Forse un appello alla loro coscienza, che magari hanno anche loro, di liberare persone che avevano fatto del bene al loro stesso popolo, perché queste suore lavoravano esattamente nella regione da cui provenivano i rapitori.

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    Il rispetto del Creato al centro dell'incontro in Ungheria tra Ccee e Kek

    ◊   Il valore dell’ambiente e l’importanza del Creato: su questi temi sta riflettendo, da ieri, l’incontro annuale del Comitato congiunto della Conferenza delle Chiese Europee (Kek, organismo che raggruppa 120 Chiese e comunità ortodosse, protestanti, anglicane e vetero cattoliche) e del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa (Ccee, che riunisce le 33 Conferenze episcopali cattoliche del continente). L’evento, in corso fino a domenica ad Esztergom, in Ungheria, vuole essere anche un momento di confronto sulla situazione ecumenica nel Vecchio continente. Tra i partecipanti al convegno, anche il metropolita Gennadios, delegato del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli. Ascoltiamo un commento sul suo intervento, nelle parole di padre Ferec Yanka, vicesegretario generale del Ccee. L’intervista è di Marta Vertse:

    R. - Il metropolita Gennadios, delegato del Patriarcato Ecumenico, ha sottolineato – richiamandosi alla dichiarazione del Patriarca Bartolomeo del 1989 – tre aspetti: l’aspetto ascetico, l’aspetto spirituale e l’aspetto eucaristico. E’ molto bello che la teologia ortodossa sia aperta alla divinizzazione della materia; il mondo creato dovrebbe essere trasparente per la grazia di Dio. Ed ha anche sottolineato la proposta della Giornata del Creato, il primo settembre, che in Italia è già prassi, in alcune diocesi. Quando parliamo della creazione, è molto importante sottolineare che ci sono almeno tre livelli di riflessione: la riflessione scientifica, la riflessione etica e la riflessione teologica. Noi possiamo lasciare alla scienza la chiarificazione delle domande scientifiche; il nostro compito comincia a prendere sul serio i dati della scienza, e a fare una riflessione etica, e poi il nostro campo specifico è quello della teologia, dove consideriamo che questo mondo è creato da Dio, e noi, partendo da questa nostra responsabilità, cerchiamo di comportarci adeguatamente al comandamento d’amore di Dio, amore verso il prossimo e verso il mondo creato. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Convegno ecclesiale nell'ambito della Borsa internazionale del turismo

    ◊   All’interno della 29.ma edizione della Borsa internazionale del turismo che prosegue alla Fiera di Milano-Rho fino a domenica, si è tenuto oggi l’annuale convegno promosso dalla diocesi di Milano con la Conferenza episcopale italiana e il Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti e degli Itineranti. “Li pose nel giardino”, il titolo del convegno sul turismo ed il cambiamento climatico. Le due relazioni principali sono state di mons. Francesco Brugnaro, già osservatore della Santa sede presso l’Organizzazione Mondiale del Turismo, e dell’arcivescovo di Saragozza, Manuel Ureña Pastor. Il servizio di Fabio Brenna.

    Anche il turismo deve diventare sostenibile e quindi impegnarsi per la salvaguardia del Creato. I flussi turistici di massa, quasi un miliardo di persone si sono messe in viaggio nel 2008, e 300 milioni verso mete religiose, si pongono all’interno di uno squilibrio fra natura ed umanità. Serve allora ripartire dalle radici etiche e culturali che possono stabilire un equilibrio tra uomo e natura, fra Sud e Nord del mondo. “Non si può pensare al turismo solo in chiave economica” ha osservato mons. Francesco Brugnaro, arcivescovo di Camerino-San Severino Marche, “bisogna allora preparare e sensibilizzare chi il turismo lo organizza, chi lo vive e chi apre le porte del suo paese perché il turismo sia sostenibile, cioè miri a preservare il bene della natura, delle popolazioni ospitanti e della loro cultura”. L’arcivescovo di Saragozza, mons. Manuel Ureña Pastor ha quindi parlato di Expo, le Esposizioni Universali come occasioni per veicolare temi forti come quello dell’acqua, filo conduttore dell’Expo di Saragozza un anno fa e l’alimentazione, che sarà il tema di Expo 2015 a Milano. Così mons. Manuel Ureña Pastor che è stato vicecommissario del padiglione della Santa Sede all’Expo iberico:

    “Attraverso queste manifestazioni diventiamo più consapevoli delle grandi necessità che ha il mondo di oggi. E’ chiaro che l’alimentazione è un problema di primaria importanza. Mille milioni di persone nel mondo non possono mangiare e non parliamo dei problemi che presenta l’acqua, la sua giusta divisione e ripartizione. E’ molto importante che l’umanità abbia queste Esposizioni internazionali per prendere coscienza, perchè il discorso della Dottrina sociale della Chiesa sull’ecologia non è lo stesso del discorso dominante sull’ecologia oggi”.

     
    Il cardinale Renato Raffaele Martino e l'arcivescovo Agostino Marchetto, rispettivamente presidente e segretario del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti e degli Itineranti, hanno inviato una lettera al Convegno, ricordando che il turismo deve essere al servizio dell'uomo e non viceversa, per cui bisogna impegnarsi per un turismo intelligente, un turismo sostenibile, che rispetti le popolazioni e il Creato.

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    Chiesa e Società



    Orissa: ucciso un altro cristiano

    ◊   Ancora violenze nell’Orissa. Il corpo senza vita di Hrudayananda Nayak è stato ritrovato ieri nella foresta del villaggio di Rudangia nei pressi di Ghumusar Udayagiri, città nel distretto del Kandhamal. L’uomo, 40enne, era scomparso il giorno prima. Sajan George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic) spiega ad AsiaNews che dopo aver accompagnato la sorella in una località a cinque chilometri circa dalla città, Nayak è stato fermato sulla via del ritorno da un gruppo di estremisti indù e quindi è scomparso. Nel pomeriggio di ieri, verso le 16, alcuni abitanti cristiani dei villaggi della zona percorrendo la strada compiuta da Nayak hanno notato nella boscaglia tracce di sangue ed una scarpa. Essendo a conoscenza della scomparsa dell’uomo hanno avvisato la polizia che è giunta sul posto. Dopo una breve ricerca compiuta dagli agenti insieme ai cristiani, il corpo è stato ritrovato privo di vita nella foresta. Il presidente del Gcic afferma che “è stato picchiato brutalmente e ucciso”. Il villaggio di Rudangia si trova a circa 260 chilometri dalla capitale dello Stato Bhubaneshwar ed è a maggioranza cristiana. Nel corso delle persecuzioni che hanno colpito i cristiani in Orissa tra agosto e settembre dello scorso anno, Rudangia è stato teatro di numerose violenze e di un vero e proprio assedio. Il 30 settembre 4mila persone hanno attaccato il villaggio bruciando le case e la chiesa. Per difendere gli abitanti la Central Reserve Police Force (Crpf) ha inviato un plotone trasformando il villaggio in una fortezza da cui i cristiani non potevano uscire per paura di essere assaliti. Nonostante le ingenti misure di sicurezza le violenze non si sono formate e la morte di Nayak è la terza avvenuta nella zona dal 30 ottobre ad oggi. (R.P.)

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    A Seoul in migliaia ai funerali del cardinale Kim Sou-hwan

    ◊   Si sono svolti questa mattina nella cattedrale dell’Immacolata a Seoul i funerali del cardinale Stephen Kim Sou-hwan, presieduti dal cardinale Nicholas Cheong Jinsuk, attuale arcivescovo della capitale sudocreana. Presenti alle esequie – riferisce Asianews - il premier Han Seung-soo e diversi ambasciatori di numerosi Stati mentre in migliaia hanno seguito la Messa fuori dalla cattedrale. Nell’omelia il cardinale Cheong Jinsuk lo ha definito “apostolo d’amore e di pace”, che anche tra le sofferenze per la malattia e l’età “non ha mai perso la sua umanità o il sorriso”. In questi giorni quasi 400mila persone, provenienti da tutto il Paese, hanno aspettato per ore in una fila lunga anche tre chilometri fuori della cattedrale, per l’estremo saluto. Intanto un miracolo sembra già essere avvenuto, a pochi giorni dalla scomparsa del porporato, nel Paese sono triplicate le donazioni di organi. Vent’anni fa in occasione del Congresso eucaristico internazionale a Seoul, il cardinale Kim aveva iniziato tra i cattolici il movimento per la donazione degli organi a favore della salute degli altri, come imitazione dell’amore di Cristo. In quell’occasione firmò il suo testamento per la donazione dei suoi occhi, cosa che è regolarmente avvenuta al momento del suo decesso. (B.C.)

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    Si celebra per la prima volta la Giornata Mondiale della Giustizia Sociale

    ◊   La “Giornata Mondiale della Giustizia Sociale”, è stata stabilita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel novembre 2007. Con l’apposita risoluzione l’Assemblea invitava gli Stati membri a dedicare la “Giornata” alla promozione di concrete attività nazionali in sintonia con gli obiettivi del Vertice Mondiale per lo Sviluppo Sociale (Copenhagen, 1995) e della 24.ma sessione Speciale dell’Assemblea Generale (Ginevra, 2000); secondo quanto sottolineato da quel Vertice, lo sviluppo sociale mira alla giustizia sociale, alla solidarietà e all’uguaglianza all’interno e tra le Nazioni, valori che costituiscono il fondamento di tutte le società. In tale prospettiva, i governi si impegnavano a promuovere la giustizia sociale a livello nazionale, regionale e internazionale, l’equa distribuzione del reddito nazionale e un più ampio accesso alle risorse attraverso criteri di equità, uguaglianza e pari opportunità per tutti. L’accento veniva inoltre posto sul rispetto per i diritti umani e le libertà fondamentali, quale fondamento di un’autentica “società per tutti”. Finalità dell’odierna celebrazione è dunque quella di contribuire a consolidare ulteriormente gli sforzi della comunità internazionale tesi a sconfiggere la povertà e a promuovere un lavoro dignitoso per tutti, l’equità di genere, l’accesso al benessere sociale e alla giustizia. Nella circostanza, le Unioni dei Superiori e delle Superiori Generali, rispettivamente USG e UISG., attraverso la Commissione congiunta “Giustizia, Pace e Integrità del Creato” si sono associate all’iniziativa, invitando le comunità religiose del mondo a sostenerla con la preghiera nelle parrocchie, scuole, università e ogni altro ambiente in cui si viva comunitariamente la missione apostolica. A tal fine, la Commissione ha predisposto una speciale preghiera ispirata ai principi della dottrina sociale della Chiesa Cattolica e formulata in alcune sue parti in modo da poter essere adattata alle diverse realtà e culture. Il testo intreccia brani di encicliche e passi dei discorsi dei Papi alle Nazioni Unite con letture di salmi e altri scritti sapienziali, per concludersi con la preghiera commentata del “Padre Nostro”. (A cura di Marina Vitalini)

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    Rapporto Fao: gravissima crisi alimentare in 32 Paesi di Africa, Asia e America

    ◊   L’ultima grave crisi alimentare, che ha causato diversi problemi colpendo intere regioni del Pianeta, continua a interessare milioni di persone in particolare nel sud del mondo. Sono trentadue i paesi che in Africa, Asia e America soffrono una gravissima insicurezza alimentare. Inoltre la produzione cerealicola mondiale dell’anno in corso subirà una forte flessione. Tutti questi dati sono stati annunciati dall’ultimo rapporto della Fao sulle prospettive dei raccolti e la situazione alimentare. La bassa produzione di cereali prevista per l’anno 2009 non dipende da una scelta calcolata, bensì ancora da condizioni climatiche avverse. Ad esempio, - come riferisce l’agenzia fides-, in Sudamerica la mancanza di piogge , che sta colpendo l’Argentina, fa aggravare in modo massiccio la produzione dei cosiddetti cereali secondari (mais, avena, orzo). Nonostante tutto, grazie all’eccezionale produzione cerealicola del 2008, in rapporto al suo utilizzo nel biennio 2008-2009, le riserve per il 2009-2010 sono stimate in 496 milioni di tonnellate, livello che non si era raggiunto più dal 2002. Il tutto dovrebbe dare un po’ di respiro alle zone interessate e quindi portare ad una riduzione dello squilibrio tra domanda ed offerta. (A.D.)

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    Conclusi i lavori della Commissione permanente della Conferenza episcopale spagnola

    ◊   Con una conferenza stampa e la pubblicazione di una nota informativa, la Commissione permanente della Conferenza episcopale spagnola ha reso noti gli argomenti più importanti affrontati durante le ultime riunioni a Madrid avvenute il 17 e il 18 febbraio scorso. Cinquanta anni fa, è sorto all’interno dell’Unione Mondiale delle organizzazioni femminili cattoliche un movimento contro la fame nel mondo con lo slogan: “Facciamo la guerra alla fame” che nel 1978, è diventata un’organizzazione non governativa (ONG), con personalità giuridica propria. E nella prossima assemblea, la Conferenza episcopale spagnola affronterà l’analisi e la valutazione di questa straordinaria attività sociale e le sue prospettive attuali. I vescovi hanno anche lanciato un appello in seguito alla morte di 25 immigrati africani - per la maggior parte minorenni - avvenuto lo scorso 15 febbraio in un naufragio vicino alla costa di Lanzarote, nelle Canarie. I presuli hanno parlato della necessità di affrontare la situazione nei Paesi d’origine e di rispettare sempre i diritti umani fondamentali nei Paesi di accoglienza. Sulle sentenze riguardanti l’Educazione alla cittadinanza, i vescovi ricordano che i criteri fondamentali stabiliti nelle dichiarazioni della Commissione permanente, nel febbraio e nel giugno 2007, sulla questione sono assolutamente attuali. Richiamandole, i presuli sottolineano che “lo Stato non può soppiantare la società come educatore della coscienza morale, ma è suo compito promuovere e garantire l’esercizio del diritto all’educazione a quei soggetti a cui spettano tali funzioni, nell’ambito di un ordinamento democratico rispettoso della libertà di coscienza e del pluralismo sociale”. Durante la conferenza stampa, mons. Juan Antonio Martinez Camino, segretario della Conferenza, ha commentato altri argomenti affrontati dalla commissione permanente; riguardo all’aborto - sul quale i parlamentari stanno preparando un nuovo disegno di legge - ha ricordato i principi morali cattolici, la pena della scomunica per i diretti responsabili dell’esecuzione dell’aborto ed ha ricordato la necessità di offrire assistenza alle donne che ne hanno bisogno durante la loro maternità. Infine, a proposito delle elezioni regionali che avranno luogo in Galizia e nei Paesi Baschi, il prossimo primo marzo, ha ricordato la posizione dei vescovi, contraria ad ogni aiuto o forma di collaborazione con i terroristi. (A cura di Ignacio Arregui)

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    Elezioni in Sudafrica. I vescovi: proteggere la democrazia

    ◊   “Una vera democrazia è una sfida continua”. E’ uno dei passaggi della Lettera Pastorale: “Svegliatevi! Svegliatevi! Proteggete la nostra democrazia”, pubblicata in vista delle elezioni presidenziali e politiche che si svolgeranno in Sudafrica il 22 aprile. I presuli appartenenti alla Southern African Catholic Bishops Conference che riunisce i vescovi di Sudafrica, Botswana e Swaziland, invitano a prestare attenzione alle urgenze che vive il Paese, in particolare la povertà, il crescente divario tra ricchi e poveri, l'aumento dei prezzi e la mancanza di posti di lavoro, la crescente violenza domestica e le gravidanze in età adolescenziale, lo sfruttamento sessuale e molto altro ancora. “E’ importante – si legge nel documento inviato all’agenzia Fides - giudicare un partito alla luce dei principali valori del Vangelo, come la promozione della vita, della dignità umana e della giustizia in relazione alle questioni enunciate”. “Ogni cittadino – evidenziano i vescovi - deve chiedersi se il partito che ha sostenuto in passato, stia offrendo un reale contributo al progresso del nostro popolo”. I presuli invitano a guardare poi agli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa che tiene conto del rispetto della vita e della dignità umana e all’impegno per il bene comune. (B.C.)

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    Il Jerusalem Center per il dialogo ebraico-cristiano chiede più rispetto per i cristiani

    ◊   “Un’offesa ai cristiani di tutto il mondo e specialmente alla minoranza in Terra Santa”. Non usa mezzi termini Daniel Rossing, direttore del “Jerusalem Center for Jewish-Christian Relations” (Jcjcr) nel condannare la trasmissione di Channel 10 contenente “un deplorevole attacco al cuore della fede cristiana”. “Condividiamo – dice Rossing al Sir – quanto già affermato dall’Assemblea dei vescovi cattolici, che fatti del genere non possono essere giudicati come isolati e riguardanti solo uno sparuto gruppo di gente ignorante o un canale tv, ma piuttosto è un’ulteriore manifestazione di disprezzo per il Cristianesimo nella società ebraica israeliana”. “Per quanto a qualcuno potrebbe sembrare comprensibile, anche alla luce della storia triste dei rapporti ebraico-cristiani e del caso del vescovo Williamson, - spiega il direttore del Jcjcr – questo atteggiamento è deplorevole e offensivo dei cristiani e rappresenta una minaccia per i cristiani locali e per la società ebraico-israeliana”. Per porre rimedio alla situazione, secondo Rossing, “non basta una condanna di tanto in tanto di tali atteggiamenti, come il programma di Canale 10, ma è necessario un lavoro educativo a lungo termine per estirparli dalla società. La migliore risposta è un lavoro assiduo per superare pregiudizi, stereotipi e alimentare il rispetto verso l’altro, in particolare per la minoranza cristiana”. (R.P.)

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    Sri Lanka: dalla Chiesa di Colombo in arrivo cibo e medicinali per i rifugiati del nord

    ◊   Continua il duro conflitto in Sri Lanka tra l’esercito di Colombo e le Tigri Tamil che sta provocando un numero consistente di morti e feriti. Dopo l’appello dell’Onu, di fermare gli attacchi ai civili, che durano ormai da sei settimane, oggi, la Chiesa di Colombo, ha lanciato una raccolta di cibo, medicinali e materiale sanitario da destinare ai rifugiati dei centri di accoglienza di Vavuniya, Kilinochchi e ai soldati vittime della guerra tra le forze governative ed i ribelli. Inoltre, è arrivato l’appello di mons. Oswald Gomis, arcivescovo della capitale dello Sri Lanka, che ha affermato: “ questa raccolta ci permette ora di esprimere la nostra preoccupazione e solidarietà in modo molto concreto con le vittime della guerra di entrambe le parti in conflitto. In un vero spirito di carità cristiana esprimiamo la nostra solidarietà verso i nostri fratelli e le nostre sorelle che soffrono a prescindere della loro etnia, colore e credo “. Le donazioni per il popolo srilankese dureranno fino al 5 marzo e sono coordinate dal progetto della Caritas-Seth Sarana. Niran Fernando ha spiegato ad AsiaNews i dettagli sulla donazione: “ L’elenco dei prodotti da donare comprende generi alimentari liofilizzati e non deperibili, prodotti per l’igiene personale, medicine, ma anche posate e contenitori di plastica e prodotti di cartoleria destinati ai tanti bambini raccolti nei campi profughi “. ( A.D.)

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    Cina: la cura pastorale dei cattolici tra i terremotati del Si Chuan colpiti dal gelo

    ◊   Tra le tende allestite nella zona terremotata, in mezzo al gelo freddo-umido dell’inverno, risuonano le “Ave Maria” del Rosario, i canti sacri e soprattutto un grande ottimismo che colpisce e commuove tutti. Sono i cattolici delle parrocchie di Bai Lu e di Ma Sang Ba, nella città di Peng Zhou, vicino all’epicentro del terremoto che il 12 maggio 2008 ha colpito duramente anche diversi edifici cattolici della diocesi di Cheng Du, capoluogo della provincia del Si Chuan. Nonostante condizioni di vita molto precarie - riferisce l'agenzia Fides - e molti dei soccorritori già da tempo si occupino di altre emergenze, gran parte dei terremotati sono ancora qui, animati da un forte sentimento di speranza, come insegna il Santo Padre, nutrendosi in abbondanza della Sacra Scrittura. Questo è stato anche il tema del corso di formazione sulla Sacra Scrittura, svoltosi dal 7 al 14 febbraio scorsi, con lo scopo di rilanciare una rinnovata evangelizzazione della comunità locale. I sacerdoti, le religiose e i seminaristi hanno accolto i ragazzi che sono in vacanza dalla scuola, i contadini in pausa dai lavori agricoli e tante altre persone interessate nella modesta tenda che funziona da luogo di culto e di incontro della comunità, spiegando versetto per versetto alcuni brani della Bibbia. Ogni tanto la spiegazione veniva interrotta da qualche canto religioso, intonato al tema biblico che stavano studiando, o recitavano le preghiere accompagnandosi con il movimento del corpo per dimenticare il freddo intenso. La parrocchia di Bai Lu fu costruita dai missionari delle Missioni Estere di Parigi nel 1908, esattamente 100 anni fa, e durante il sisma del maggio 2008 è caduta in soli 8 secondi, ripiegandosi su sè stessa. Ma i fedeli non hanno pianto sulle macerie: subito dopo hanno allestito una modesta cappella sotto una tenda, grazie all’aiuto di Jinde Charities a nome della Chiesa Universale, dove partecipano alla Santa Messa, recitano il Rosario davanti all’Immagine della Madonna e del Sacro Cuore di Gesù, e studiano la Bibbia. (R.P.)

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    Bolivia: la Chiesa protesta per la modalità degli arresti legati ai fatti dell’11 settembre 2008

    ◊   L’11 settembre 2008, nel dipartimento di Pando, a nord della Bolivia, un violento scontro tra diversi gruppi aveva provocato la morte di 15 sostenitori del governo del presidente Evo Morales. Una vicenda che era frutto delle gravi tensioni politiche e sociali nel Paese per la discussione nell’Assemblea costituente del nuovo testo costituzionale. Da quel momento in poi le due parti si sono accusate a vicenda, rimpallando le responsabilità di questi tragici eventi che, allora, provocarono molta preoccupazione sia fuori che dentro la Bolivia, perché da più parti si paventava una guerra civile. Sia un’inchiesta delle Nazioni Unite che un’altra condotta dall’Unione delle Nazioni Sudamericane (Unasur) giunsero alla conclusione che si trattò di una vera e propria strage. Lo scorso 17 febbraio, la giustizia boliviana ha ordinato l’arresto di 12 persone nella città di Cobija, considerate coinvolte nei fatti, ma non ha precisato le accuse. Lo stesso presidente Evo Morales ha duramente criticato le modalità degli arresti e le procedure giudiziarie. Il 18 febbraio mons. Luís Casey, vicario apostolico di Pando, in un comunicato, ha condannato i fatti di violenza legati alla detenzione e ha ricordato che le testimonianze dei parenti e dei mezzi di comunicazione “danno conto di procedimenti ed atti di violenza contrari alla libertà e ai diritti fondamentali delle persone”. “Ricordiamo alle autorità di governo e militari - si legge nel comunicato - che non esiste nulla che possa giustificare questi procedimenti”. Infatti “in uno stato di diritto sono inaccettabili i metodi utilizzati” perché non rispettano i diritti della persona e la sua dignità. A questo proposito, il vicario apostolico ha chiesto alle autorità di “rispettare l’integrità fisica e psicologica dei detenuti, rendere nota la lista di tutte queste persone e comunicare alle famiglie e all’opinione pubblica il luogo e la situazione in cui si trovano”. Allo stesso tempo, ha rivolto un forte appello agli enti pubblici responsabili, poiché “questi fatti costituiscono un grave precedente di violazione dell’apparato legale vigente e delle libertà e dei diritti fondamentali di ogni individuo”. “La Chiesa cattolica denuncia questi fatti che considera offensivi per ogni essere umano e contro Dio. La dignità umana – conclude il comunicato- è sacra perché ogni persona è figlio di Dio, creata a sua immagine e somiglianza”. Da parte sua, la Conferenza episcopale boliviana, appoggiando la denuncia del vicario apostolico di Pando, respinge “ogni attentato contro i diritti umani e le libertà fondamentali delle persone”, e ricorda che in Bolivia vige uno stato di diritto, con corrispondenti norme legali, “per assicurare i procedimenti più adeguati nell’amministrazione della giustizia”, pertanto “niente può giustificare i metodi utilizzati in questi fatti”. L'episcopato chiede inoltre alle autorità di “garantire la legalità nelle azioni di investigazione e nella ricerca delle responsabilità”. Infine i vescovi manifestano la loro solidarietà ai parenti delle persone accusate, esprimendo il desiderio che presto si affermi la pace e la tranquillità.(A cura di Luis Badilla)

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    India: la Parola di Dio al centro dell’incontro dell’Associazione nazionale dei catechisti

    ◊   “La Parola di Dio come fondamento della catechesi”: si è ispirato al tema dell’ultimo Sinodo dei Vescovi (ovvero “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”) il titolo del 13.mo incontro dell’Associazione indiana dei catechisti (AIC), svoltosi nei giorni scorsi a Calcutta, presso il Centro salesiano “Nitika Don Bosco”. “Sono trascorsi 40 anni dal Concilio Vaticano II – ha detto mons. Salvador Lobo, vescovo di Baruipur, durante la Messa inaugurale del convegno - Ora è davvero giunto il momento di insegnare ai fedeli l’uso della Parola di Dio come fonte di vita”. 53 i partecipanti all’incontro, divisi tra catechisti, biblisti e teologi provenienti da diverse regioni e diocesi dell’India. Molti degli interventi hanno riguardato l’insegnamento della catechesi nel contesto delle persecuzioni anticristiane, in particolare nello Stato dell’Orissa. In programma anche sessioni di lavoro dedicate ai giovani, al dialogo interreligioso ed alla liturgia. Il prossimo convegno dell’AIC si terrà nel 2010 a Velankanni, nel Tamil Nadu, sul tema “Devozione popolare e formazione teologica”. (I.P.)

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    Il vescovo di Lourdes traccia un bilancio dell'anno giubilare

    ◊   “E’ un messaggio per l’avvenire. Le dieci città-santuario oggi giocano un grande ruolo nella evangelizzazione”: è quanto ha affermato il vescovo di Tarbes e Lourdes mons. Jacques Perrier presentando il bilancio dell’anno giubilare che si è da poco concluso a Lourdes e promuovendo nuovi orientamenti per i santuari. Precisando che oltre nove milioni di persone hanno visitato la cittadina francese dei Pirenei, il presule ha detto che il percorso sui passi di Bernadette Soubirous ha avuto un risvolto sia liturgico che catechetico e che esso può offrire idee ad altri santuari. Quest’anno, durante la Quaresima, mons. Perrier conta di offrire nuovi momenti ai fedeli. Il presule si augura che Lourdes diventi “una scuola di preghiera”, in particolare su una “specialità” locale: la preghiera del Rosario. “Si è pregato molto a Lourdes – ha aggiunto mons. Perrier – ma bisogna impegnarsi per favorire il raccoglimento nonostante il gran numero di persone e le riflessioni per la Quaresima sono pensate in tal senso”. E se sono milioni i malati che alla grotta di Lourdes vengono a cercare forza e speranza, per il presule oggi la grande malata è la famiglia ed è per tale motivo che proprio a servizio di quest’ultima vuole mettersi la cittadina francese. E perché il messaggio di Lourdes varchi i confini francesi è stato creato un polo multimediale cha raggruppa la radio Présence Lourdes Pyréneés e il servizio internet dei santuari con un sistema broadcast che trasmette in diretta 24 ore su 24 le immagini della grotta di Massabielle. L’11 febbraio, festa di Nostra Signora di Lourdes, infine, è stata lanciata TV Lourdes, la webtv dei santuari. (T.C.)

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    Timori negli Usa per la possibile reintroduzione della par condicio nelle radio religiose

    ◊   Per il momento resta un’ipotesi la reintroduzione della cosiddetta “Fairness Doctrine”, la normativa federale sulle comunicazioni che richiede alle emittenti radiofoniche di fornire spazi adeguati per i diversi punti di vista su temi controversi di pubblico interesse. I timori però ci sono e restano forti perché la legge potrebbe penalizzare soprattutto le radio cattoliche. L'American Center for Law and Justice (Aclj), un gruppo di assistenza legale specializzato nelle questioni di natura costituzionale, ha già messo a punto una strategia. C’è preoccupazione – si legge sull’Osservatore Romano - per la possibilità che il prossimo presidente della Commissione federale sulle comunicazioni possa facilitare la reintroduzione della norma in questione, senza la necessità di un provvedimento del Congresso, visto che la commissione è un'agenzia con potere regolamentare indipendente. Nel corso della campagna elettorale, il presidente Obama aveva promesso che non avrebbe appoggiato una reintroduzione della par condicio ma l’uomo scelto a capo della commissione, Julius Genachowsk, è stato collaboratore del senatore democratico Schumer, considerato un forte sostenitore della Fairness Doctrine: un provvedimento che, secondo molti, non ha incoraggiato il dibattito su questioni importanti ma ha provocato l’effetto contrario. (B.C.)

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    Visita della moglie del premier britannico Brown alla comunità di Sant’Egidio

    ◊   In occasione della visita in Italia del premier britannico Gordon Brown, che ieri è stato ricevuto dal Papa, la moglie Sarah Brown si è recata nella sede della Comunità di Sant’Egidio a Roma, dove è stata accolta dal presidente Marco Impagliazzo. “E’ molto importante il ruolo svolto dai movimenti di ispirazione religiosa come il vostro” ha detto la first-lady che ha sottolineato la necessità di rapporti fruttuosi tra società civile e governi. La signora Brown è rimasta colpita dall’impegno della comunità in favore dei malati di Aids e in particolare da “Dream”, il progetto per curare la malattia in Africa avviato nel febbraio del 2002 e che ora è attivo in dieci Paesi con 31 centri e oltre 65 mila persone in cura. Commentando poi l’impegno della Comunità di Sant’Egidio in Malawi, ha ricordato il legame storico tra questo piccolo Paese e la Scozia, di cui la signora Brown è originaria.(B.C.)

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    Il Centro Astalli promuove un corso di formazione contro intolleranza e xenofobia

    ◊   Al via il 25 marzo a Roma fino al 10 giugno un corso di formazione dal titolo: “Non sono razzista ma…” promosso dal Centro Astalli, il servizio dei gesuiti per i rifugiati in Italia. Una serie di incontri – riferisce l’agenzia Sir - per riconoscere e contrastare i più diffusi pregiudizi e luoghi comuni”. Il Centro Astalli evidenzia come i fatti di cronaca, spesso enfatizzati dai media e strumentalizzati dalla politica, “concorrono a far passare un messaggio pericoloso: i confini di quel che è lecito dire (e fare) dipendono dall’origine, dallo status o addirittura dal colore della pelle di chi ci troviamo davanti”. In una società “di definizioni facili e di slogan – prosegue il Centro Astalli -, alcuni temi più complessi sono penalizzati in partenza e rischiano di dare adito a pregiudizi”. “L’unica strada efficace – continuano - è prendersi il tempo per capire meglio, fuori dai dibattiti rissosi che vanno di moda in televisione”. In programma incontri con l’imam di Firenze, con Laura Boldrini, portavoce Unhcr, e Gianni Riotta direttore TG1. (B.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Israele: il presidente Peres incarica Benyamin Netanyahu di formare il nuovo governo

    ◊   Dopo aver incassato il no della Livni ad una alleanza di larghe intese, il presidente israeliano Peres ha incaricato, stamani, Benyamin Netanyahu di formare il nuovo governo. Il leader della destra avrà ora sei settimane per varare l’esecutivo. Il servizio di Marco Guerra:

    Al termine di una lunga settimana di trattative con le principali formazioni politiche emerse dalle recenti elezioni parlamentari, il presidente israeliano, Shimon Peres  ha incaricato il leader del Likud Netanyahu di formare un nuovo governo. In mattinata il capo di Stato aveva fatto un ultimo tentativo per un accordo su un esecutivo di larghe intese ricevendo sia Netanyahu che il numero uno di Kadima, Tzipi Livni. Quest’ultima ha però ribadito che un governo del genere sarebbe per lei accettabile solo se vi fosse una staffetta. Dal canto suo, il leader della destra ha accettato l'incarico conferitogli ed ha rilanciato, spiazzando tutti, offrendo alla Livni e ad Ehud Barak di comporre assieme un governo allargato che affronti le ''molteplici sfide che incombono sul Paese''. Tutti, infatti, si aspettavano che Netanyahu si sarebbe avvalso del sostegno del partito di estrema destra di Liberman. Sorprende quindi l’apertura rivolta anche alla sinistra laburista di Barak. Ora il premier incaricato avrà a disposizione sei settimane per formare l'esecutivo che, a questo punto, potrà assumere diverse connotazioni. Si registrano, intanto, i primi commenti da parte palestinese. Il presidente dell’Anp, Abu Mazen, ha dichiarato che non dialogherà con il nuovo gabinetto se questo si “sottrarrà alla pace”. Intanto, resta alta la tensione al confine con Gaza: oggi una decina di colpi di mortaio sono stati sparati da miliziani palestinesi dalla Striscia in direzione del Neghev.

     
    Asia, tour diplomatico del segretario di Stato Usa Hillary Clinton
    Prosegue il tour diplomatico in Asia del segretario di Stato statunitense, Hillary Clinton, che oggi ha lasciato Seul alla volta di Pechino. La tappa cinese sarà l'ultima del giro di incontri che l'ha già portata in Giappone, Indonesia e Corea del sud. I colloqui tra il capo della diplomazia Usa e principali responsabili sudcoreani si sono concentrati sul dossier del nucleare nordcoreano. Oggi la Clinton ed il suo omologo di Seul, Yu Myung-hwan, si sono detti ''concordi sul fatto che la Corea del Nord deve porre fine alle sue provocazioni e rispondere alle offerte di dialogo senza condizioni''. Il segretario di Stato americano ha poi annunciato la nomina di Sthephen Bosworth come inviato per i negoziati sul disarmo nucleare della Corea del Nord, che ha definito ''una tirannia''.

    Economia
    La crisi economica mondiale ancora al centro dei colloqui della diplomazia internazionale. Ieri, si è tenuto l’incontro tra il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama e Stephen Harper, premier canadese. I due hanno annuciato una azione comune per rilanciare l'industria dell'auto e allo stesso tempo per "evitare misure protezionistiche". Un no al protezionismo è stato ribadito anche a Roma, all’incontro tra il premier italiano e presidente di turno del G8, Silvio Berlusconi, e il primo ministro britannico, Gordon Brown, che si appresta ad ospitare il vertice del G20 a Londra il prossimo 2 aprile. Intanto, nuovi dati diffusi nel bollettino mensile della Banca centrale del Giappone confermano il rapido deterioramento dell’economia nipponica, mentre l’Istat registra a dicembre un crollo del 10% del fatturato industriale italiano rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Infine, il colosso minerario britannico "Anglo American" ha annunciato il licenziamento di 19mila dipendenti entro la fine dell'anno.

    Russia: Processo Politkovskaya
    All’indomani dell’assoluzione dei quattro imputati per l’omicidio della giornalista russa, Anna Politkovskaya, il presidente del tribunale militare di Mosca, che ieri ha pronunciato la sentenza, stamane ha ordinato la riapertura delle indagini sul caso. L’inchiesta penale sarà riaffidata al comitato investigativo della procura per individuare "le persone collegate a questo crimine".

    Iran-Aiea
    L’Iran non ha sospeso il proprio programma nucleare, lo ha solo rallentato. E’ la denuncia contenuta nell’ultimo rapporto tecnico dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, pubblicato ieri. Nel documento l’Aiea precisa, inoltre, di non essere riuscita a fare passi in avanti nella sua inchiesta, a causa della mancanza di cooperazione di Teheran.

    Afghanistan – Pakistan
    È di 33 morti il pesantissimo bilancio dell’ennesimo attentato avvenuto questa mattina in Pakistan, a Dera Ismail Khan città nel Nord Ovest ai confini con l'Afghanistan. Una bomba è esplosa al passaggio di un corteo funebre nel quale centinaia di persone accompagnavano il feretro di un leader sciita locale, ucciso ieri a colpi di pistola. Dopo l’esplosione sono inoltre seguiti violenti disordini tra la folla inferocita e la polizia. Intanto, non è stata ancora annunciata la nuova data dell’incontro che si sarebbe dovuto tenere ieri, ad Islamabad, tra il presidente afghano, Hamid Karzai, e il presidente e il primo ministro pakistani, rispettivamente Asif Ali Zardari e Raza Gilani. La neve ha impedito, infatti, al capo di Stato afghano di partire da Kabul. Del significato di questa visita e dei rapporti tra Afghanistan e Pakistan, Fausta Speranza ha parlato con Lucio Caracciolo:

    R. – Karzai spera di ridarsi un ruolo ed una funzione – riconosciuta anche dagli Stati Uniti – per restare presidente dell’Afghanistan, anche in vista delle elezioni, che dovrebbero tenersi più avanti, quest’anno; dal punto di vista americano, è una personalità ormai abbastanza squalificata, se non dannosa, per i fini che l’America si ripropone di raggiungere.

     
    D. – Obama ha annunciato una nuova fase in Afghanistan, ha annunciato l’invio di altri 17 mila uomini, chiedendo alla Nato di supportarlo in quest’incremento di truppe; però, nello stesso tempo, annuncia anche una nuova fase diplomatica in Afghanistan. Ecco, questo dovrà significare una nuova fase, anche in Pakistan dove continuano i raid americani?

     
    R. – Dal punto di vista americano, Afghanistan e Pakistan sono lo stesso fronte. Un inviato solo, Holbrooke, è stato mandato a dirimere le vicende politico-diplomatico militari dell’area, quindi chiaramente si tratta di una strategia applicata ad entrambi i Paesi, ed in particolare all’area tribale fuori controllo, al confine – del tutto teorico – che separa appunto l’Afghanistan dal Pakistan.

     
    D. – Rimaniamo in Pakistan. Nella zona nord-ovest, nei giorni scorsi, è stata approvata la Sharia. Una mossa che è difficile da comprendere, da parte del governo centrale; era un prezzo troppo alto andare contro quello che è uno stato di fatto... che significato possiamo dargli?

     
    R. – Quella regione tribale che sta all’estremità settentrionale del Pakistan e che non ha discontinuità di alcun genere – anche dal punto di vista etnico – con le confinanti zone afghane, è un’area del tutto fuori controllo rispetto al governo centrale. Al massimo, può esservi un controllo indiretto, attraverso capi tribali o signori della guerra più o meno assimilabili e controllabili. Quindi questo accordo fa parte di quest’idea di una zona che non si può controllare direttamente.

     
    R. – In definitiva la Repubblica islamica di Pakistan – perché questo è uno Stato che, tra l’altro, detiene la bomba atomica – che filo da torcere darà, o può dare ad Obama?

     
    R. – Dal punto di vista della sicurezza americana – in particolare rispetto ad eventuali nuovi 11 settembre, con armi di distruzione di massa - questo è il problema maggiore, perché solo in Pakistan abbiamo, contemporaneamente, un vasto arsenale atomico ed uno Stato che si sta praticamente disfacendo.

     
    Italia: pacchetto sicurezza
    Il Consiglio dei ministri italiano ha dato il via libera al decreto legge contenente misure urgenti in materia di sicurezza, in particolare le norme per il contrasto alla violenza sessuale sulle donne. Fra i provvedimenti principali: l’autorizzazione ai sindaci di avvalersi di associazioni di cittadini non armati in coordinamento con i prefetti e la possibilità di trattenere nei centri di identificazione gli immigrati irregolari da due a sei mesi. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)  

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 51

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