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Sommario del 18/02/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all'udienza generale parla di San Beda il Venerabile e prega perché l'Europa si riscopra cristiana alle radici per essere "più umana"
  • Breve colloquio tra il Papa e il presidente della Camera dei Deputati Usa Nancy Pelosi
  • Nomine
  • Il cardinale Arinze terrà gli esercizi spirituali per la Quaresima in Vaticano
  • Il cardinale Rodé in Camerun per l'assemblea della Confederazione delle Conferenze dei Superiori Maggiori d'Africa e Madagascar
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Afghanistan: Obama annuncia una “nuova fase”
  • Darfur: spiragli di pace dopo l'accordo tra governo e ribelli
  • Mostra sulle foibe a Roma presso il Vittoriano
  • La Lev pubblica un libro sui vizi capitali visti da San Tommaso d'Aquino
  • Chiesa e Società

  • Sud Corea: in centomila alla veglia per il cardinale Kim
  • All’insegna dell’ecumenismo l’incontro in Turchia tra il cardinale Sepe e Bartolomeo I
  • Italia-Santa Sede: iniziative per ricordare i Patti Lateranensi
  • Il Consiglio ecumenico delle Chiese sul ruolo dei cristiani in Iraq
  • Cina: si è spento il vescovo Tsien Chih-chun, uomo della riconciliazione
  • Gaza: aumentano gli sfollati ad un mese dall’inizio della tregua
  • Amnesty: la comunità internazionale non protegge i civili in Darfur
  • Zimbabwe: è catastrofe sanitaria
  • Australia: il premier invita a pregare per le vittime degli incendi
  • Sgomento tra i fedeli dopo l’assassinio di un prete spagnolo a Cuba
  • Repubblica Dominicana: i vescovi contro corruzione e violenza
  • Continuano le violenze anticristiane in Orissa
  • Aiuto alla Chiesa che Soffre finanzia la ricostruzione di una chiesa in Pakistan
  • Nepal: il governo maoista tassa le scuole private, tra cui quelle cattoliche
  • Hong Kong: le iniziative dei cattolici per i giovani lavoratori
  • Panama: osservatori della Chiesa cattolica per le presidenziali di maggio
  • Egitto: congresso del Pontificio Consiglio della Cultura sul dialogo interreligioso
  • Al cardinale Sandri la Gran Croce dell’Ordine al merito della Germania
  • Inghilterra-Galles: il dramma del suicidio al centro della “Giornata per la vita”
  • Islanda: il vescovo di Reykjavik illustra la situazione della Chiesa nel Paese
  • 24 Ore nel Mondo

  • Pakistan: attentato contro il palazzo dell'Associazione della stampa
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all'udienza generale parla di San Beda il Venerabile e prega perché l'Europa si riscopra cristiana alle radici per essere "più umana"

    ◊   Curare in modo assiduo la formazione religiosa “per riprodurre in vita” ciò che si celebra nella liturgia. E’ uno degli insegnamenti per i cristiani contemporanei che Benedetto XVI ha tratto dagli scritti di San Beda il Venerabile, presentato all’udienza generale di oggi in Piazza San Pietro come “una delle più insigni figure di erudito dell’Alto Medioevo”. Con i suoi studi - ha detto fra l’altro il Papa ai circa 20 mila fedeli presenti, Beda contribuì “alla costruzione di un’Europa cristiana”. Un continente al quale Benedetto XVI ha auspicato di riscoprirsi come tale sin dalle sue antiche radici. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Teologo, biblista, liturgista, storico della Chiesa. Beda il Venerabile è l’ingegno poliedrico tipico di un’epoca - quella medievale - dove lo studioso praticava contemporaneamente e con perizia più discipline. Ma è anche un maestro di vita cristiana di grande attualità, che già 1300 anni fa invitò a permeare istituzioni e vita sociale dei valori del Vangelo. A lui - vissuto tra gli ultimi decenni del settimo secolo e i primi trenta dell’ottavo nel nordest dell’Inghilterra - si devono insegnamenti che Benedetto XVI ha detto tuttora pienamente adeguati ai vari “stati di vita” del cristiano. In particolare, ha evidenziato il Papa:

     
    “Agli studiosi ricorda due compiti essenziali: scrutare le meraviglie della Parola di Dio per presentarle in forma attraente ai fedeli; esporre le verità dogmatiche evitando le complicazioni eretiche e attenendosi alla 'semplicità cattolica', con l’atteggiamento dei piccoli e umili ai quali Dio si compiace di rivelare i misteri del Regno”.

     
    A coloro che invece hanno responsabilità pastorali, Beda il Venerabile suggerisce di accompagnare la predicazione con espressioni di devozione popolare - icone, processioni, pellegrinaggi - e di privilegiare l’uso “della lingua volgare”. Ai consacrati rivolge l’invito a curare l’ascesi e la contemplazione ma anche l’apostolato. Un fermento che per San Beda si traduce in un’immagine, quella di una “Chiesa industriosa”, “abbronzata - scrive - dalle fatiche dell’evangelizzazione”. Una Chiesa, ha proseguito Benedetto XVI:

     
    “Intenta a dissodare altri campi o vigne e a stabilire fra le nuove popolazioni ‘non una capanna provvisoria ma una dimora stabile’, cioè a inserire il Vangelo nel tessuto sociale e nelle istituzioni culturali. In questa prospettiva il santo Dottore esorta i fedeli laici ad essere assidui all’istruzione religiosa (...) Insegna loro come pregare continuamente, ‘riproducendo nella vita ciò che celebrano nella liturgia’”.

     
    Durante la catechesi, il Papa ha definito via via Beda il Venerabile esperto di Sacre Scritture, “insigne maestro di teologia liturgica”, attento storico della Chiesa della quale traccia, tra l’altro, una cronologia dei primi sei Concili ecumenici e la descrizione delle eresie che essi denunciarono. E’ autore anche di una famosa “Storia ecclesiastica dei Popoli Angli”, che lo rende “padre” della storiografia inglese, ma soprattutto – ha affermato Benedetto XVI - di una visione della Chiesa in senso pienamente cristologico, dove cioè l’Antico Testamento trova spiegazione e compimento in Cristo:

     
    “I tratti caratteristici della Chiesa che Beda ama evidenziare sono: primo, la cattolicità come fedeltà alla tradizione e insieme apertura agli sviluppi storici, e come ricerca della unità nella molteplicità, nella diversità della storia e delle culture. (…) Secondo, l’apostolicità e la romanità: a questo riguardo ritiene di primaria importanza convincere tutte le Chiese Iro-Celtiche e dei Pitti a celebrare unitariamente la Pasqua secondo il calendario romano”.

     
    La catechesi - tenuta per la prima volta da mesi in una Piazza San Pietro inondata di sole anche se, come sottolineato pure dal Papa, fredda e attraversata di tanto in tanti da folate di vento gelido - è stata conclusa dalla constatazione della grande diffusione che ebbero gli scritti di San Beda in varie zone dell’Europa medievale. Dunque, ha terminato Benedetto XVI:

     
    “E’ un fatto che, con le sue opere, Beda contribuì efficacemente alla costruzione di una Europa cristiana, nella quale le diverse popolazioni e culture si sono fra loro amalgamate, conferendole una fisionomia unitaria, ispirata alla fede cristiana. Preghiamo perché anche oggi ci siano personalità della statura di Beda, per mantenere unito l’intero Continente; preghiamo affinché tutti noi siamo disponibili a riscoprire le nostre comuni radici, per essere costruttori di una Europa profondamente umana e autenticamente cristiana”.
     
    (applausi)

     
    Tra i numerosi saluti rivolti dal Papa ai vari gruppi nella Piazza, da rilevare quello ai fedeli dell'arcidiocesi di Brindisi-Ostuni, che hanno così ricambiato la visita pastorale compiuta da Benedetto XVI nella loro diocesi lo scorso anno. Il Pontefice ha rivolto un pensiero, fra gli altri, alle Suore Figlie di Maria Santissima dell’Orto, riunite per il Capitolo generale, e ai Chierici Regolari di San Paolo - Barnabiti. “Auspico - ha detto loro il Papa - che voi possiate testimoniare con sempre più forte ardore apostolico nella Chiesa il vostro specifico carisma paolino”.

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    Breve colloquio tra il Papa e il presidente della Camera dei Deputati Usa Nancy Pelosi

    ◊   Al termine dell’udienza generale il Papa ha incontrato brevemente Nancy Pelosi, presidente della Camera dei Deputati degli Stati Uniti. Benedetto XVI – riferisce un comunicato della Sala Stampa vaticana – “ha colto l’occasione per illustrare che la legge morale naturale e il costante insegnamento della Chiesa sulla dignità della vita umana dal concepimento alla morte naturale impongono a tutti i cattolici, e specialmente ai legislatori, ai giuristi e ai responsabili del bene comune della società, di cooperare con tutti gli uomini e le donne di buona volontà per promuovere un ordinamento giuridico giusto, inteso a proteggere la vita umana in ogni suo momento”.

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    Nomine

    ◊   Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Blumenau (Brasile), presentata da mons. Angélico Sândalo Bernardino, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. José Negri, del P.I.M.E., finora vescovo tit. di Puppi ed ausiliare di Florianópolis. Mons. José Negri è nato il 19 settembre 1959 a Milano (Italia). Ha emesso la professione religiosa nel Pontificio Istituto Missioni Estere il 7 dicembre 1985. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 7 giugno 1986.
    Il 14 dicembre 2005 è stato nominato vescovo titolare di Puppi ed ausiliare di Florianópolis ed ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 5 marzo 2006.

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia all’ufficio di vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Berlino presentata da mons. Wolfgang Weider, per raggiunti limiti di età. Il Papa ha nominato vescovo ausiliare di Berlino il rev. Matthias Heinrich, del clero della medesima arcidiocesi, canonico del Capitolo Metropolitano e vicario episcopale per il dipartimento del personale nell’ufficio pastorale della Curia arcivescovile di Berlino, assegnandogli la sede titolare vescovile di Thibaris. Il rev. Matthias Heinrich è nato a Berlino il 26 giugno 1954 ed è stato ordinato sacerdote il 20 giugno 1981 a Berlino.
     
    Il Santo Padre ha confermato l’elezione di padre Anselm van der Linde a segretario della Congregazione Cistercense di Mehrerau ed insegnante di religione presso il "Collegium Sancti Bernardi" del medesimo monastero e lo ha nominato abate ordinario dell’Abbazia territoriale di Wettingen-Mehrerau (Austria). Padre Anselm van der Linde è nato a Roodepoort (arcidiocesi di Johannesburg, Sudafrica) il 24 settembre 1970. Ha emesso la professione solenne nel 1998 a Wettingen-Mehrerau ed è stato ordinato sacerdote il 15 agosto 1999.

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    Il cardinale Arinze terrà gli esercizi spirituali per la Quaresima in Vaticano

    ◊   Sarà il cardinale Francis Arinze, prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, a tenere dal primo al 7 marzo in Vaticano, nella cappella Redemptoris Mater, gli esercizi spirituali per la Quaresima alla presenza di Benedetto XVI e della Curia Romana. Tema delle meditazioni di quest’anno: “Il sacerdote incontra Gesù e lo segue”. La giornata del primo marzo inizierà con l’adorazione eucaristica, alle 18.00, cui seguirà la celebrazione dei Vespri, la prima meditazione e la benedizione. I giorni successivi saranno scanditi dalle Lodi, alle 9.00, e dall'Ora Terza alle 10.15, seguite da due meditazioni. Alle 17.00 il cardinale Arinze terrà la terza meditazione del giorno. Alle 17.45 la celebrazione dei Vespri, l’adorazione eucaristica e la benedizione. Sabato 7 marzo, dopo le Lodi, la meditazione conclusiva.

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    Il cardinale Rodé in Camerun per l'assemblea della Confederazione delle Conferenze dei Superiori Maggiori d'Africa e Madagascar

    ◊   Si è svolta nei giorni scorsi a Yaoundé, in Camerun, la prima assemblea generale ordinaria della Confederazione delle Conferenze dei Superiori Maggiori d'Africa e Madagascar, organismo nato nel 2005. L’incontro ha avuto come tema: "Passione per Cristo, passione per l’Africa". Presente all'apertura dei lavori il cardinale Franc Rodé, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, che ha parlato della ricchezza della vita religiosa nel continente. Romilda Ferrauto lo ha intervistato:

    R. – Bisogna dire che la presenza di più o meno 80 mila religiosi e religiose in Africa è veramente di grande importanza per la Chiesa. Direi che sono una presenza indispensabile. Sono presenti nell’educazione con le loro scuole, sono presenti nella sanità… Un lavoro anche molto importante sono le visite alle famiglie, la lotta contro l’Aids. Sono, quindi, pienamente inseriti nella realtà africana che spesso è molto difficile. I religiosi fanno un grande lavoro per la popolazione ma la loro prima missione è evidentemente l’evangelizzazione che fanno in maniera molto cosciente, molto responsabile e, credo di poter dire, anche molto efficace. La grande ricchezza è costituita dalle vocazioni che sono numerose e che tendono ad aumentare di anno in anno. E’ certamente una grazia ma ci vuole un discernimento chiaro e soprattutto una buona formazione. Ho ribadito l’idea che se l’educazione e il tempo della formazione in Africa esigono un periodo più lungo è bene di prolungare di un anno il periodo del noviziato, ad esempio, con qualche interruzione al tempo degli studi per maturare la vocazione e per poi far sì che i religiosi e le religiose escano ben formati da questo periodo. A Yaoundé ho inaugurato un istituto di formazione pastorale e teologica. Sarà un primo istituto sul continente africano che si dedicherà specialmente alla formazione dei religiosi e delle religiose. Il segno che la Chiesa in Africa si sta organizzando sempre di più e sempre meglio.

     
    D. - E’ fondamentale la formazione e il discernimento ed è anche fondamentale che questa formazione si faccia sempre di più in Africa. E’ importante che rimangano radicati nel loro contesto…

     
    R. – E’ una linea che seguiamo da tempo. Si sconsiglia ai giovani religiosi o religiose di venire a fare, per esempio, il noviziato in Europa o in America del nord: devono restare lì. Il tempo della formazione in linea di massima deve essere vissuto nel Paese di origine e una volta che questo periodo è passato, in certi casi, si può ammettere che vengano in Europa per uno studio, ma la formazione essenziale deve essere fatta nel loro Paese.

     
    D. – La sua visita in Camerun ha preceduto di poche settimane quella del Santo Padre…

    R. – Il 2 gennaio, nella Giornata della vita consacrata, ho detto al Santo Padre: tra qualche giorno andrò in Camerun. “Ah - mi dice il Santo Padre - sarà un po’ il mio precursore! Porti alla popolazione la testimonianza del mio affetto, della mia simpatia, con la mia preghiera e la mia benedizione”. Questo l’ho ripetuto in tutti gli incontri a Yaoundé in modo che ci fosse una piccola preparazione alla visita del Santo Padre in questo Paese. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   All’udienza generale Benedetto XVI ricorda la storia e l’insegnamento del Venerabile Beda

    In prima pagina, un articolo del primo ministro britannico, Gordon Brown, dal titolo “Crisi economica e sradicamento della povertà”

    Nell’informazione internazionale, in rilievo la situazione in Vicino Oriente: mentre il Governo israeliano esamina le condizioni della tregua, Tsahal lancia nuovi raid sulla Striscia di Gaza

    In cultura, l’arcivescovo di Lanciano-Ortona, Carlo Ghidelli, sul tema dell’imitazione di Cristo nella pedagogia di san Paolo

    Stralci del saggio introduttivo di Paola Bonifacio al volume “La Divina Commedia illustrata da Alberto Martini”, presentato mercoledì 18 febbraio a Milano

    “Fossero solo canzonette”: Marcello Filotei sul Festival di Sanremo

    Fabrizio Bisconti sugli antichi itinerari di evangelizzazione e i pellegrinaggi penitenziali

    “Una quarta via per gli umiliati e gli offesi”: una riflessione di Giulia Galeotti sul romanzo “Lezioni prima di morire” di Ernest J. Gaines.

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    Oggi in Primo Piano



    Afghanistan: Obama annuncia una “nuova fase”

    ◊   Sedici persone, tra cui otto donne e due bambini, sono rimasti uccisi in un raid aereo delle forze internazionali nell'ovest dell'Afghanistan, vicino Herat. E’ accaduto lunedì sera e oggi in un video della BBC c’è la prova della morte dei civili. Intanto il presidente degli Stati Uniti, Obama, ha avuto oggi il suo primo colloquio telefonico con il presidente afghano Karzai, nel giorno in cui ha annunciato l'invio di altri 17 mila uomini in Afghanistan. Obama ha parlato di “nuova fase”, affermando anche che non c’è solo bisogno di impegno militare. Nell’intervista di Fausta Speranza ascoltiamo Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia cristiana:
     
    R. – Io dico che, intanto, la prima cosa che si dovrebbe fare è un’approfondita riflessione su quello che si è fatto e non si è fatto finora. E’ uscito un rapporto della Missione Onu per l’Afghanistan, in cui si dice che nel 2008 c’è stato il più alto numero di vittime civili in Afghanistan da quando sono stati cacciati i talebani, nel 2001. Questi morti civili sono circa 2200 e quello che spaventa – a me, personalmente, fa molta impressione – è che il 39% di questi morti sono stati provocati dalle forze alleate, dalle forze della Nato. Significa che quasi un proiettile su due di quelli che vengono sparati dalle forze della Nato finisce addosso ad una persona che non c’entra niente. Mi domando come possa riuscire una missione in queste condizioni.

     
    D. – E’ di oggi la notizia delle 16 persone uccise, tra cui due bambini, nell’ultimo raid aereo delle forze internazionali lunedì. Ovviamente, le forze di coalizione fanno sapere che l’obiettivo era un capo talebano. Dunque, questa è storia veramente di tutti i giorni. Che cosa potrà significare l’annuncio, da parte del nuovo presidente statunitense Obama, di una nuova strategia?

     
    R. – Credo che, appunto, si debba ripensare profondamente quello che è stato fatto finora. Si dovrebbe affrontare soprattutto il tema dell’aumento delle truppe: Obama ha già annunciato l'invio di nuove truppe e sta chiedendo alle altre nazioni di fare la stessa cosa. Ma poi, io credo che non si possa pensare di affrontare coerentemente il problema Afghanistan senza affrontare quello che è il nodo politico, economico ed anche criminale fondamentale, cioè la produzione ed il commercio della droga. Siamo sempre alle solite. Questa produzione continua imperterrita, cresce di anno in anno. Siamo di fronte al solito dilemma: a questi contadini, che si occupano del papavero da oppio, oggi, quale alternativa proponiamo? Capisco che è una questione difficilissima da risolvere, che certo non si presta ad una discussione di pochi secondi, di pochi minuti, però è questo il nodo fondamentale e finora non è stato affrontato; non a caso, le cose vanno male.

     
    D. – Guardiamo al confinante Pakistan: il presidente afghano Karzai, nella telefonata con Obama, ha chiesto soprattutto una concentrazione di truppe al confine con il Pakistan, dove sappiamo che ci sono moltissimi episodi di violenza e dove, a nord ovest del Pakistan, è stata approvata la Sharia, la legge islamica. Questo significherà maggiore sostegno ai talebani?

     
    R. – Il sostegno per i talebani, in quell’area, c’è e c’è sempre stato, anche in questi ultimi anni. Non a caso molto spesso le truppe Nato di stanza in Afghanistan – soprattutto quelle americane, che sono più per l’intervento duro, deciso – bombardano, con gli aerei senza pilota, queste zone. Il riconoscimento della validità della Sharia, cioè della legge islamica, non si capisce bene se sia da parte del governo centrale del Pakistan un cedimento – quindi una sconfitta – oppure se sia un riconoscimento di una situazione “de facto”, che non può, al momento, essere modificata, e quindi in fondo sia un tentativo di misura diplomatica. La geografia conta: il fatto che i talebani – o chi per essi – abbiano sempre potuto contare su una retrovia come quella della frontiera a nord ovest del Pakistan ha ovviamente contribuito a peggiorare la situazione. Io penso che, anche qua, scontiamo una serie di problemi di vecchia data, e cioè il sostegno – abbastanza critico – che è stato dato dagli Stati Uniti al presidente Musharraf, senza pretendere in cambio quello che si poteva pretendere, visto che Musharraf è praticamente rimasto in carica grazie al sostegno della Casa Bianca.

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    Darfur: spiragli di pace dopo l'accordo tra governo e ribelli

    ◊   Nuovi spiragli di pace in Darfur dopo la firma a Doha, in Qatar, di un accordo preliminare tra governo sudanese e ribelli del sedicente Movimento per la giustizia e l’uguaglianza. L’intesa, sottoscritta ieri, prevede uno scambio di prigionieri e l’apertura di una conferenza di pace. Nella regione flagellata dalla guerra civile scoppiata nel 2003, le vittime del conflitto sono state, secondo l’Onu, oltre 300 mila. Per il governo sudanese, invece, i morti sono stati meno di dieci mila. Adesso si spera nei negoziati. Ma quali effetti può avere per il Darfur la firma di questo accordo preliminare? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto a padre Giancarlo Ramanzini, missionario comboniano che ha vissuto in Sudan per 36 anni, di cui 16 in Darfur:

    R. – E’ un segno di speranza da parte sia del Movimento principale di ribelli nel Darfur sia da parte del governo. Ma se questo accordo di pace non verrà controfirmato in fretta, che cosa penserà la regione del Sud che andrà alle urne nel 2011 per decidere sulla sua autodeterminazione? Il governo, poi, cosa desidera veramente: l’unità del Paese o di nuovo la guerra? Politicamente questo accordo preliminare costituisce un primo passo. Ma non credo che avrà grandi effetti. Penso che sia un tentativo di risolvere il problema ma anche indirettamente di dimostrare a tutto il mondo che il presidente del Sudan non è poi un criminale, come sostenuto dalla Corte internazionale.

     
    D. –Dopo questo accordo preliminare, sarà probabilmente più lontano il mandato di arresto nei confronti del presidente sudanese Omar Hassan El Bashir, incriminato per crimini di guerra e contro l’umanità da parte della Corte Penale Internazionale dell’Aja…

     
    R. – A Khartoum non credono che questo arriverà. La gente pensa che non si arriverà ad avere la forza di portare a termine questo mandato di arresto. E’ troppo grande l’influenza della Russia e della Cina in Sudan. C’è poi dietro questo accordo il tentativo da parte di El Bashir di presentarsi al mondo come se volesse dire: ‘Vedete, io sono capace di promuovere anche la pace, non sono il criminale che voi pensate che io sia’.

     
    D. – Tra gli ostacoli per il processo di pace c’è il fatto che, oltre al gruppo principale, gli altri movimenti di ribelli del Darfur non partecipano ai colloqui…

     
    R. – Non partecipano perché non ci credono. Ritengono che sia un tentativo da parte del governo di porre ancora sotto controllo questi movimenti. Il governo non vuole assolutamente cedere. Khartoum oggi è un cantiere aperto e sta diventando un posto di accentramento economico. Questo conferisce al governo la possibilità di dimostrare la sua capacità di azione. Danno anche l’illusione che creando occasioni di lavoro, realizzando qualche ospedale in più e qualche scuola, si possa assicurare una vita migliore alle famiglie. Il governo non vuole assolutamente cedere perché si sente spalleggiato da potenze come la Russia, la Cina. C’è poi la questione del petrolio, dell’acqua e delle altre risorse di cui questa zona è ricchissima, anche se appare come un deserto in cui niente può crescere.

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    Mostra sulle foibe a Roma presso il Vittoriano

    ◊   Ultimi giorni per la mostra sulle vittime italiane delle foibe, allestita a Roma presso il Vittoriano fino a domenica prossima e intitolata “Foibe: dalla tragedia all’esodo”. L’ingresso è gratuito. Ce ne parla Alessandra De Gaetano:
     
    (musica)

     
    Nel lungo corridoio del sacrario delle bandiere, all’interno del Vittoriano, una fila di box sorregge le cento immagini fotografiche che raccolgono le testimonianze delle stragi, subite dagli italiani, che si sono consumate alla fine della seconda guerra mondiale nei territori jugoslavi. Il percorso espositivo si articola in due grandi aree tematiche: una dedicata al tema delle foibe, voragini carsiche dove sono stati gettati gli italiani che si rifiutavano di acquisire la cittadinanza jugoslava; l’altro dedicato all’esodo dei 350 mila abitanti dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia che furono costretti a fuggire abbandonando la propria terra, le case, il lavoro gli affetti perché incalzati dalle bande armate slave. Quali sono le fotografie più significative? Ascoltiamo Carla Cace, curatrice della mostra:

    “La prima immagine della sezione dedicata all’esodo è emblematica: una bambina con dei boccoli dolcissimi che ha in mano un ombrello e sotto questo ombrello tiene una piccola valigia consumata con un cartello. Questo cartello porta a chiare lettere la scritta: 'esule giuliana', e sotto un numero perché anche questa povera bimba era catalogata. C’è poi una foto scattata a Fiume, che rappresenta un gruppo foltissimo di prigionieri italiani che vengono avviati in zone dove verranno 'infoibati'. Sono gli attimi precedenti il massacro. E’ toccante vedere questa lunga fila di esseri umani, tra cui bambini, che vengono proprio trascinati verso una morte certa”.

     
    Il percorso espositivo è affiancato da alcune aree di approfondimento: una sala in cui viene proiettato un documentario storico, il primo presentato in Italia su questo tema, e uno spazio multimediale in cui è possibile consultare volumi tematici sull’argomento e vedere interviste esclusive a storici e sopravvissuti alla strage. La testimonianza del dott. Guido Brazzoduro, presidente del Libero Comune di Fiume, libera associazione di esuli fiumani, che ha assistito all’arrivo delle truppe di Tito nella città di Fiume:

    “Ero piccolino, però ricordo molto bene determinate azioni belliche, gli allarmi, i bombardamenti, poi l’arrivo dei Titini. Il 3 maggio del ’45 ero vicino a Fiume e abbiamo visto calare dalle montagne questi personaggi. Noi ci siamo rifugiati in un ospedale che era sulla costa per non venire colpiti dalle sparatorie. I proiettili cadevano nell’acqua come grandine. Dopo si sono impossessati un po’ di tutto e hanno cominciato a spadroneggiare. Quando alla fine hanno imposto: 'o jugoslavi o esuli', la popolazione ha detto: 'andiamo via'”.
     
    (musica)

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    La Lev pubblica un libro sui vizi capitali visti da San Tommaso d'Aquino

    ◊   Un’indagine nel vissuto dell’uomo, “con i suoi chiaroscuri, le sue grandi aspirazioni, le sue bassezze e le sue tensioni”. E’ quanto offre la rilettura, ad opera di don Samuele Sangalli, officiale della Congregazione per i vescovi, dei vizi capitali ritratti da San Tommaso d’Aquino. Edito dalla Libreria Editrice Vaticana (Lev), dal titolo “Introspezione medioevale”, il libro è stato presentato lunedì scorso presso la Pontificia Università Gregoriana. C’era per noi Claudia Di Lorenzi:

    Intimamente diviso fra l’aspirazione al Vero, il Giusto e il Bello, e la seduzione del peccato, da sempre l’uomo sperimenta quel dissidio interiore che lo vede combattere in prima persona l’eterna lotta tra il bene e il male. Da quando nel giardino dell’Eden la coppia primigenia rifiutò la paternità di Dio e inaugurò per l’umana specie un triste e mai concluso capitolo. “Non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto (…) c’è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo” scriveva San Paolo nella lettera ai Romani, ben dipingendo il dramma della condizione umana, ostaggio della propria fragilità. Una miseria a cui tuttavia v’è soluzione, coma lascia intendere San Tommaso d’Aquino nella sua trattazione sui vizi capitali. Secondo l’interpretazione offerta da don Samuele Sangalli, invidia, accidia, ira e vanagloria, e poi avarizia, gola e lussuria, nulla possono di fronte alla grazia di Dio che sostiene l’uomo nell’esercizio delle virtù, a patto che la ragione promuova decisa il percorso verso la perfezione. Della visione dell’uomo in San Tommaso ci parla il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi, intervenuto alla presentazione del testo:

    “Da questa analisi dei vizi di San Tommaso emerge da un lato la grandezza dell’uomo, ma dall’altro anche la fragilità e la miseria umana. In fondo, quello che San Tommaso cerca di favorire è l’impegno per scegliere nella vita non la via che porta al vizio, ma la via che porta alla virtù.”
     
    Un ritratto che – ribadisce don Sangalli – lascia trasparire “una grande fiducia nell’uomo” e nella sua ragione:

    “Se l’uomo prende sul serio se stesso, quella che lui chiama la recta ratio, è capace di disciplinare le sue passioni, di trasformarle e di renderle anziché uno strumento di distruzione, un carburante per vivere bene. E questo ovviamente sarà informato anche dalla grazia di Dio.”

    Ma se dal Cielo giunge all’uomo la forza per coltivare le virtù, non meno egli è chiamato quotidianamente ad una scelta responsabile e – ribadisce l’autore - a trasformare in occasione di crescita la tentazione del vizio:

    “Un esempio è che l’invidia è corrosiva del singolo e del corpo sociale. Allora cosa fare? Lui dice che è possibile trasformare l’invidia in zelo, far diventare la positività, che vediamo negli altri, stimolo a trafficare i nostri talenti. C’erano correnti che condannavano ogni tipo di ira. In realtà, Tommaso dice, c’è un’ira buona, che è l’ira che non sostituisce la ragione. E' l’ira che porta a compimento la ragione. Dopo che noi abbiamo capito che una realtà, una verità è giusta, allora occorre anche una certa passione per promuoverla”.

    Nella lotta al vizio, continua don Sangalli, prioritario è combattere quella che San Tommaso individua come la radice di tutti i vizi: la superbia.

    “La superbia è questa volontà dell’uomo di pensare un mondo senza la ricerca della verità che sta fuori di sé, ma di pensare lui nella sua limitatezza, la sorgente della verità. Ma se la superbia viene definita radice di tutti i vizi, la madre di tutte le virtù è la caritas, l’amore.”

    La tensione alla virtù, nel pensiero di San Tommaso, altro non è dunque se non un esercizio di carità che, giorno dopo giorno, nell’amore, realizza l’uomo. Il cardinale Georges Cottier, teologo emerito della Casa Pontificia:

    “Nell’anima umana sono presenti i germi delle virtù e bisogna esercitarsi con l’aiuto della grazia a coltivare le virtù. E’ una cosa che manca totalmente nella cultura moderna, che è molto fissata sull’istante, ma la vita umana è una crescita. L’essere umano, quello che siamo, deve crescere e divenire quello che è. E questo lo permettono le virtù. La grazia prima ci illumina con la coscienza, che ci fa vedere qual è il cammino delle virtù, e la grazia ci sostiene per crescere.”

    Un invito a coltivare l’amore per Dio e per il prossimo che – conclude il cardinale Re - interpella in particolare i giovani, chiamati a fondare sulla scelta odierna di Dio il proprio domani, nella certezza che “solo il bene e le virtù sono assicurazione di vera felicità e pienezza”.

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    Chiesa e Società



    Sud Corea: in centomila alla veglia per il cardinale Kim

    ◊   La Corea del Sud piange la morte del suo primo cardinale cattolico, Kim Sou-hwan, deceduto lunediì sera a Seul all'eta' di 86 anni. Alla veglia funebre del porporato, ordinato cardinale da Papa Paolo VI nel 1969, ha partecipato una folla di oltre 100.000 persone, cattolici e no, a dimostrazione della popolarità conquistata dal porporato in Corea del Sud, in particolare nei difficili anni '70, quando il Paese asiatico si avviò verso la democrazia. I funerali del cardinale Kim si terranno venerdì prossimo nella cattedrale Myeongdong di Seoul. Per sua espressa volontà il rito funebre si svolgerà nella massima semplicità. La notizia della sua morte ha suscitato viva commozione in tutto il Paese e ha avuto una grande risonanza sui media locali. La Conferenza episcopale sud-coreana, in un messaggio di cordoglio, ripreso dall'agenzia Ucan, ne ricorda lo strenuo impegno per la difesa dei diritti umani e della democrazia, ma anche per il dialogo, che ne hanno fatto una figura carismatica anche tra i non cattolici in Corea. Il cardinale Kim - si legge nel messaggio - aveva “la convinzione evangelica che ogni essere umano abbandonato e maltrattato dal mondo avesse diritto al rispetto. Per questo molta gente cercava la sua saggezza nei momenti di difficoltà. Le vittime della povertà e della malattia e gli oppressi lo amavano profondamente”, ricorda il testo dei vescovi. E messaggi di cordoglio sono giunti anche dal Consiglio nazionale delle Chiese che lo ha definito “una benedizione di Dio”, ricordando “il suo grande impegno per il dialogo ecumenico e interreligioso”. Un impegno rievocato anche nel messaggio del capo della principale denominazione buddista del Paese, il Venerabile Jikwan, che parla della “perdita di un grande maestro”. Nel 1998 il cardinale Kim si era ritirato dal governo dell’arcidiocesi di Seoul, pur continuando ad avere grande influenza nella società coreana. Particolare posto nella sua azione pastorale ha occupato la ricerca del dialogo con i non-cristiani e il coordinamento degli sforzi comuni in campo caritativo e assistenziale. (L.Z.)

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    All’insegna dell’ecumenismo l’incontro in Turchia tra il cardinale Sepe e Bartolomeo I

    ◊   All’insegna dell’ecumenismo e sulle orme di San Paolo, Apostolo delle genti, il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, sta compiendo in questi giorni un pellegrinaggio in Turchia. Ieri, il momento principale della visita, ovvero l’incontro ad Istanbul con il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I. Ad accompagnare il cardinale Sepe sono stati l’arcivescovo emerito di Campobasso, mons. Armando Dini, ed il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo. Presente  anche il nunzio apostolico in Turchia, mons. Antonio Lucibello. Nel suo saluto a Bartolomeo I, l’arcivescovo di Napoli ha ringraziato il Patriarcato per l’ospitalità e per la volontà di “continuare il dialogo iniziato a Napoli”, in occasione del Meeting internazionale interreligioso svoltosi nell’ottobre del 2007. “Vedere Vostra Santità accanto a Benedetto XVI - ha detto il cardinale Sepe - ricorda lo storico incontro avvenuto a Gerusalemme, nel 1964, tra Paolo VI e Atenagora. È il segno del dialogo che la Chiesa di Napoli ha avviato con il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli”. “La nostra visita - ha aggiunto il porporato - vuole segnare un passo avanti in questo rapporto di fraternità. Napoli vuole essere una città-ponte, che unisce e che porta l’umanità verso la giustizia e la pace”. Dal suo canto, Bartolomeo I ha ribadito la “decisione di proseguire sul cammino dell’unità, nella speranza di vedere ricomposta al più presto la frattura fra le due chiese sorelle”. “Il dialogo teologico fra le nostre Chiese, interrotto quasi sei anni fa – ha detto il Patriarca – è ricominciato prima a Belgrado e poi a Ravenna e continuerà nel prossimo ottobre a Cracovia. Saremo chiamati ad esaminare il tema del primato del Vescovo di Roma nel quadro della Chiesa cristiana”. “L’auspicio – ha aggiunto – è quello di arrivare ad un’interpretazione del primato accettabile da entrambe le parti. Dobbiamo pregare perché questo giorno arrivi il più presto possibile”. Quindi, il Patriarca ha ricordato il suo rapporto speciale e personale con Benedetto XVI, la sua partecipazione al Sinodo dei Vescovi dello scorso ottobre e i progressi raggiunti dalla Commissione teologica cattolico-ortodossa: tutti passi decisi ed irreversibili, ha detto, compiuti sul cammino ecumenico. “C’è ancora molto da fare, – ha precisato il Patriarca – ma siamo decisi ad andare avanti senza paure e senza esitazioni, perché chi ama non ha paura”. Al termine dell’incontro, il consueto scambio di doni: oltre alla medaglia coniata dal Patriarcato in occasione della visita di Benedetto XVI in Turchia, nel novembre 2006, Bartolomeo I ha donato all’arcivescovo di Napoli un volume sull’incontro tra Paolo VI e Atenagora I, sottolineando “il loro coraggio di andare assieme a Gerusalemme”. Dal suo canto, il cardinale Sepe ha ricambiato con una maternità realizzata secondo lo stile dell’arte presepiale napoletana, una lastra d’argento raffigurante San Gennaro accanto alla cattedrale partenopea, ed un libro che ricorda la visita di Benedetto XVI a Napoli, il 21 ottobre 2007. (A cura di Isabella Piro)

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    Italia-Santa Sede: iniziative per ricordare i Patti Lateranensi

    ◊   In occasione del 25. mo anniversario dalla modifica del concordato tra l’Italia e la Santa Sede, la Fondazione Camera dei Deputati ha promosso un convegno dal titolo: “Problemi e prospettive dei Patti Lateranensi a 25 anni dalla revisione”. Il presidente della Repubblica Napolitano ha inviato un messaggio nel quale esprime l’auspicio che il già “fruttuoso dialogo esistente” possa ulteriormente intensificarsi “consentendo – ha aggiunto il capo dello Stato - alla comunità nazionale di affrontare le sfide del XXI secolo forte della condivisione dei principi e dei valori che sono alla base della nostra identità culturale e spirituale”. Il rapporto tra la Santa Sede e l’Italia che è ispirato “al rispetto reciproco” e che si traduce, ha evidenziato Napolitano, in un’operosa convergenza di sforzi volti al bene comune, nel pieno riconoscimento della dimensione sociale e pubblica del fatto religioso”. Prendendo la parola, il presidente della Camera Gianfranco Fini ha evidenziato come ci sia “unanime riconoscimento dell’utilità dell'azione di coesione e di sostegno svolta dalla Chiesa nella società italiana”. Ha poi rilanciato il concetto di laicità che non deve essere “aggressiva nei confronti della religione ma aliena da degenerazioni laiciste e anticlericali e soprattutto aperta al riconoscimento del ruolo attivo e positivo della Chiesa nella società”. “Un modello di laicità – ha concluso Fini - che ha a ben vedere tra le sue radici anche la dottrina sociale della Chiesa, con la sua tesi sull'indipendenza ed autonomia della stessa Chiesa dalla comunità politica e viceversa''. Il contrasto ad ogni fondamentalismo è stato evidenziato dal presidente della Fondazione Camera dei deputati Fausto Bertinotti, secondo il quale “perché oggi ci sia davvero la pace religiosa è necessario che ci sia una condivisione comune delle sorti della Repubblica e del bene comune''. Nel pomeriggio presso l’ambasciata d'Italia presso la Santa Sede si svolgeranno gli eventi celebrativi della firma dei Patti Lateranensi. (B.C.)

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    Il Consiglio ecumenico delle Chiese sul ruolo dei cristiani in Iraq

    ◊   L’importanza dei cristiani nella ricostruzione di un Paese martoriato come l’Iraq: su questo tema hanno riflettuto i partecipanti all’incontro promosso dal Consiglio ecumenico delle Chiese (CEC). L’evento si è svolto a Fatka, in Libano, ed ha visto la presenza di mons. Louis Sako, arcivescovo caldeo di Kirkuk e di mons. Jean Sleiman, arcivescovo latino di Baghdad, insieme ad una decina di esponenti della Chiesa armena e siro-cattolica locale. Durante i lavori, informa una nota, “i rappresentanti delle Chiese in Iraq hanno ribadito il loro impegno a lavorare insieme con tutti i cittadini iracheni per la riconciliazione e la restaurazione della pace nel Paese”. Al centro della discussione, in particolare, la questione della sicurezza e delle migrazioni forzate. “La soluzione all’attuale situazione – afferma la nota – non consiste nel privare l’Iraq delle sue risorse umane”, poiché “i cristiani iracheni sono figli autentici della loro terra”, “appartengono all’Iraq sin dalla nascita della nazione” e “come parte essenziale della società irachena, essi hanno il diritto di vivere liberamente nel Paese, condividendo i diritti ed i doveri con tutti gli altri cittadini”. Di qui, l’appello lanciato a tutti gli abitanti del Paese del Golfo che professano la religione cristiana, affinché “restino nella loro patria e partecipino attivamente alla sua ricostruzione ed al suo sviluppo”. Quello dei cristiani, infatti, è un ruolo essenziale “nella costruzione delle istituzioni sociali ed educative che contribuiscono alla riconciliazione nazionale ed alla costruzione della pace e della stabilità”. E in proposito è di oggi la notizia che dopo la 'grande fuga' dei mesi scorsi, 81 famiglie cristiane, su migliaia, sono tornate dall'inizio dell'anno nelle loro case nella citta' settentrionale irachena di Mossul. Lo hanno reso noto fonti della polizia locale. Secondo l'ufficio locale per i rifugiati e i migranti, ci sono attualmente circa diecimila famiglie cristiane sfollate da Mossul ancora accampate nel vicino distretto di al Hamadaniya. Per mesi, alla fine dello scorso anno, molte migliaia di cristiani sono fuggiti da Mossul in seguito all'assassinio di numerosi membri della loro comunita', compiuti in strada o nelle abitazioni, con vere e proprie spedizioni 'punitive'. (I.P.)

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    Cina: si è spento il vescovo Tsien Chih-chun, uomo della riconciliazione

    ◊   Mons. Andrea Tsien Chih-chun, vescovo emerito della diocesi di Hualian, si è spento ieri sera a causa di un infarto, all’ospedale mennonita della città. Il vescovo, che aveva 83 anni, si era ritirato nel 2002, era fedele al Papa ed aveva sempre lavorato per la riconciliazione nella chiesa cinese. Mons. Tsien - riferisce l'agenzia Asianews - era nato nella contea di Yuhuai (Zhejiang) ed era stato battezzato da bambino insieme a tutta la sua famiglia. Entrato in seminario, nel 1947 aveva studiato teologia a Jiaxing. Ma con l’avvento del regime di Mao Zedong, era stato mandato in Italia a continuare gli studi a Genova. In seguito aveva anche studiato filosofia all’Università cattolica del Sacro Cuore di Milano. Rientrato a Taiwan nel 1960, aveva lavorato in diverse parrocchie: Xinzhu, Jilong, Taipei, Xinzhuang, ecc. Nel ’66 era diventato decano della Facoltà di filosofia nell’università cattolica Furen; nel ’70, direttore dell’istituto di ricerche filosofico; nell’84, direttore dell’istituto d’arte. Era divenuto vescovo di Hualian nel 1992. Mons. Tsien era ricordato come un grande pastore, molto attento verso la gioventù e amato dai suoi studenti. Ha molto lavorato anche per la riconciliazione della chiesa cinese soprattutto nei periodi di violenta persecuzione verso i cattolici fedeli al Papa ed è stato instancabile nel promuovere la comunione nella Chiesa cinese che - amava ripetere - "è una, santa, cattolica ed apostolica". (R.P.)

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    Gaza: aumentano gli sfollati ad un mese dall’inizio della tregua

    ◊   100 mila persone, di cui 56 mila bambini, a Gaza continuano a vivere da sfollati. E’ questa la clamorosa denuncia di Save the Children Alliance dopo la tregua tra Israele e Hamas. Si parla di circa 500 mila persone – come riporta l’agenzia sir - costrette a lasciare le loro abitazioni distrutte per andare a vivere in tendopoli allestite nei pressi delle zone colpite. L’organizzazione non governativa sta cercando di evidenziare il problema e dichiara: “nelle tendopoli molti di loro non hanno accesso ad acqua potabile e servizi igienici, le tende sono piccole e non difendono dal freddo pungente della notte”. Inoltre in alcuni campi gruppi di 40 famiglie condividono uno o due bagni con gravi rischi di salute”. A questo punto la situazione si aggrava sempre più e quindi urge agire con tempestività onde evitare guai maggiori. Tutte le attrezzature che servono da sostegno agli sfollati sono state in gran parte fornite dall’ufficio dell’Onu per i rifugiati palestinesi, dall’Unicef e da altre organizzazioni non governative locali. Nello stesso tempo si stanno distribuendo con regolarità razioni di cibo per 900 mila persone. L’area nord del Paese è quella con la maggiore concentrazione di tendopoli. I danni stimati parlano di 4 mila abitazioni distrutte e circa 17 mila seriamente danneggiate. In Italia anche il mondo dello sport si mobilita per aiutare la popolazione palestinese di Gaza. Tra le varie iniziative, diverse sono quelle organizzate dalle tifoserie delle squadre di calcio. I tifosi sampdoriani, in particolare, stanno organizzando, in occasione della partita di domenica prossima Sampdoria–Atalanta, una raccolta di generi alimentari e medicinali per sostenere la popolazione di Gaza. Verranno raccolti generi di prima necessità, tra cui riso, farina, zucchero, biscotti e miele, e antibiotici, antinfiammatori e antidolorifici. Quello che verrà raccolto sarà consegnato dai ragazzi dell’Associazione “Music for Peace” durante la visita a Gaza, prevista per la prima settimana di marzo.( A.D.)

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    Amnesty: la comunità internazionale non protegge i civili in Darfur

    ◊   E’ arrivata puntuale la critica di Amnesty International nei confronti della comunità internazionale per la mancanza di passi avanti nella protezione dei civili in Darfur, dopo un anno, dall’invio della forza congiunta di peacekeeping Onu-Unione africana. La stessa organizzazione per i diritti umani - riferisce l’agenzia Sir - ha rinnovato la richiesta che l’Unamid riceva truppe e risorse essenziali, come ad esempio gli elicotteri, utili per poter svolgere al meglio il proprio mandato. La denuncia è arrivata per bocca del vicedirettore del programma Africa di Amnesty International che ha detto: “ la promessa fatta alla popolazione del Darfur, che sarebbe stata protetta grazie alla presenza della forza di peacekeeping, è risultata vuota. Le risorse a disposizione dell’Unamid sono cronicamente inadeguate e gli attacchi contro i civili, comprese le uccisioni, proseguono senza sosta”. Poi prosegue con un riferimento alle donne: “ esse sono ancora esposte al rischio di stupri e altri atti di violenza sessuale”. Infine, l’organizzazione ha chiesto al consiglio di sicurezza dell’Onu di garantire che l’Unamid riceva le risorse promesse alla fine del 2007. Insomma, dopo tutto questo tempo, risulta essere inaccettabile che i civili possano ancora continuare a vivere costantemente in pericolo. (A.D.)

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    Zimbabwe: è catastrofe sanitaria

    ◊   Colera, aids, malnutrizione, fuga della popolazione. Sono questi alcuni dei problemi che stanno allarmando la popolazione dello Zimbabwe che - come riporta l’agenzia sir – ha accusato un vero e proprio collasso del sistema sanitario. Il colpo è stato avvertito anche dalla situazione umanitaria dello stato dell’Africa meridionale che, con il passare del tempo, diventa sempre più catastrofica. Il tutto è stato prontamente denunciato dal Rapporto: “Oltre il colera: si aggrava la crisi dello Zimbabwe” di Medici senza frontiere , organizzazione attiva nel Paese dal 2000. Nello stesso tempo sono arrivate le parole del capo-missione della stessa organizzazione che ha detto: “ C’è stata una devastante implosione del sistema sanitario dello Zimbabwe e ciò non riguarda solo i pazienti affetti da colera”. Questa, continua Lopez,” è un’emergenza medica di vaste proporzioni dove, addirittura, gli ospedali pubblici respingono le persone e i centri di salute stanno per terminare scorte e attrezzature. Di qui nasce la richiesta dell’organizzazione al governo dello Zimbabwe di garantire un efficiente supporto medico e garantire che le agenzie umanitarie possano lavorare ovunque siano individuati dei bisogni. Adesso la speranza è quella di poter risolvere questo spinoso problema in maniera decisa e salvaguardare i circa 3 milioni di rifugiati in Sudafrica. (A.D.)

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    Australia: il premier invita a pregare per le vittime degli incendi

    ◊   Il premier australiano Kevin Rudd ha invitato le comunità parrocchiali del Paese a offrire, domenica prossima, preghiere e vicinanza spirituale alle persone colpite dai roghi che hanno devastato lo Stato di Victoria. A tale riguardo lo staff del premier ha messo a disposizione un ‘message book per i roghi’ da porre nelle chiese australiane durante le celebrazioni. A darne notizia è la Conferenza episcopale australiana che parla anche di un messaggio del premier Rudd da leggersi domenica. “Si tratta del peggiore disastro naturale del nostro Paese - scrive Rudd - Siamo stati testimoni di scene di incredibile tristezza. Migliaia di australiani - riferisce l'agenzia Sir - hanno perso famiglia, amici, vicini, case e proprietà. Al tempo stesso abbiamo assistito a qualcosa di straordinario, ad atti di eroismo, di coraggio e di altruismo, con uomini e donne che hanno rischiato la loro vita per salvare persone che non conoscevano”. Rudd parla anche “di straordinaria gara di solidarietà e di compassione, con gente intenta a raccogliere fondi, comunità riunite in preghiera. Come espressione di vicinanza – conclude il messaggio del premier – invito tutti a lasciare il proprio nome nel libro quale segno di sostegno e simpatia ed anche come ricordo incancellabile dell’affetto di tutta la nazione verso le vittime di questa tragedia”. (R.P.)

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    Sgomento tra i fedeli dopo l’assassinio di un prete spagnolo a Cuba

    ◊   E’ ancora forte il dolore per l’uccisione di don Eduardo de la Fuente Serrano, il sacerdote spagnolo trovato morto sabato scorso nella periferia dell’Avana, a Cuba. Come riporta Avvenire, la notizia ha sconvolto gli abitanti di Lawton, il piccolo sobborgo non lontano dalla capitale cubana dove il religioso, nato 61 anni fa in provincia di Madrid, portava aiuti ai più bisognosi. “Aiutava tutti – ricorda un’educatrice – soprattutto i giovani”. Cordoglio per la morte di don Eduardo è stato espresso anche dall’arcivescovado dell’Avana che, in un comunicato, ha definito la tragedia “un atto inusuale per la Chiesa di Cuba”. Restano ancora molti dubbi sulla fine del religioso, accoltellato a morte, e la cui auto è stata incendiata a diversi chilometri di distanza da dove il suo corpo è stato ritrovato. (B.C.)

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    Repubblica Dominicana: i vescovi contro corruzione e violenza

    ◊   In occasione della festa nazionale dell’indipendenza, il prossimo 27 febbraio, la Conferenza episcopale dominicana ha pubblicato ieri un’esortazione pastorale incentrata su due grandi temi: la pace e le insidie della violenza e dell’insicurezza; la crisi socio-economica che tende ad aggravarsi con gli effetti della crisi internazionale in corso. In questo contesto, i presuli lanciano un nuovo appello affinché tutti, e in particolare le autorità, “prendano sul serio il ruolo della famiglia nella società e non sia risparmiato alcuno sforzo per rinforzare la sua missione”. I vescovi dominicani si soffermano a lungo sulle questioni della “violenza e dell’insicurezza cittadina”, “due flagelli che sembrano impadronirsi del Paese; occorre attaccare le cause - spiegano - con una volontà politica ferma per applicare la Costituzione e le leggi”. “Al tempo stesso – proseguono - si devono irrobustire “i metodi della prevenzione senza però dimenticare che le persone responsabili di reati vanno perseguiti”. L’episcopato ricorda ancora una volta che, spesso, l’insicurezza civica nasce dal “cancro della corruzione amministrativa, dal clientelismo elettorale, dal traffico di prebende e favori e dalla distorsione della vera natura delle istituzioni”. Sono tutte realtà “non possono essere lasciate solo nelle mani delle autorità o esperti; la cittadinanza, con coraggio e decisione, deve anche dire la sua per combattere il disordine e l’indisciplina, che non possono essere mai regole della convivenza umana”. Diminuire i tassi di violenza e di insicurezza - assicurano i presuli - è necessario per lo sviluppo del Paese, poiché “le ingenti somme di denaro che si utilizzano per controbattere questi fenomeni potrebbero essere utilizzate invece per creare ricchezza, lavoro e dare assistenza di base ai più poveri. La violenza distrugge non solo le persone e la convivenza, ma anche l’economia, cosa ancora più deleteria in un periodo di crisi” che finisce per indebolire lo Stato. Dall’altra parte quello che preoccupa i vescovi, con insistenza e angoscia, è che nel Paese per motivi diversi ci siano troppi bambini “che non esistono”; bambini cioè che non sono mai stati registrati presso i rispettivi servizi dell’anagrafe. Si chiede perciò alle autorità competenti “uno sforzo supplementare per mettere fine a questa situazione incivile e insostenibile. Al riguardo - aggiungono i presuli - oltre ad abbattere le “barriere burocratiche”, va tenuto in considerazione che molte persone non registrate non sono più bambini e spesso non viene regolarizzata la loro situazione a causa dei costi troppi alti. Salutando i progressi che si sono registrati nella protezione dell’ambiente e degli ecosistemi, l’episcopato ritiene però che occorre fare ancora molto di più, “senza tregua”, lottando in particolare “contro la deforestazione”. “Il cattivo uso delle risorse naturali - scrivono i vescovi - e più in generale dell’intero ambiente ha delle conseguenze catastrofiche non solo per i dominicani di oggi, ma anche per le future generazioni; non solo per la Repubblica Dominicana, ma anche per l’intero pianeta”. Infine i presuli si congedano ricordando che “il futuro della Repubblica Dominicana e la costruzione della pace duratura non sono una questione o sfida tecnica quanto piuttosto una decisione etica”. “Nella nostra odierna situazione dobbiamo vedere un’opportunità per crescere”. (A cura di Luis Badilla)

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    Continuano le violenze anticristiane in Orissa

    ◊   Non accenna a placarsi la violenza anticristiana in Orissa. Ad Asianews, il presidente del Global Council of Indian Christians ha riferito un episodio avvenuto l’11 febbraio scorso. A Daringabadi, villaggio del distretto di Kandhamal, una folla di indù ha circondato la casa di Golyat Pradhan, 22 anni, ingiungendo a lui e alla madre di convertirsi all’induismo. Al loro rifiuto si è scatenata la violenza: la donna è stata chiusa in casa mentre il figlio è stato selvaggiamente picchiato e poi trascinato fino alla via principale del villaggio dove, a turno, veniva fatta la guardia per impedire che qualcuno lo aiutasse. La sua tortura è continuata fino a sera, quando i fondamentalisti hanno chiamato la polizia informandola di aver arrestato un “maoista” entrato nel villaggio per commettere uno stupro. Gli agenti, invece di aprire un’inchiesta su quanto accaduto, hanno spiccato un mandato di comparizione per una denuncia sporta in precedenza nei confronti del giovane. I due cristiani sono da tempo nel mirino dei fondamentalisti indù perché, ha detto il presidente del Global Council of Indian Christians, sono amici di un prete cattolico. “La situazione – ha continuato – resta pessima, gli estremisti si aggirano tra i villaggi in tutta libertà perpetrando crimini e attacchi senza alcun intervento delle forze dell’ordine”. (B.C.)

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    Aiuto alla Chiesa che Soffre finanzia la ricostruzione di una chiesa in Pakistan

    ◊   Dopo tre anni dall’irruzione nella chiesa di Santa Maria a Sukkur, nella provincia pakistana di Sindh, ad opera di militanti estremisti, Aiuto alla Chiesa che Soffre – associazione caritativa cattolica – ha approvato un progetto del valore di 30 mila euro per la ricostruzione del luogo di culto. Già nel 2006, quando venne distrutta anche la chiesa protestante di San Salvatore in seguito alle violenze scoppiate per le vignette satiriche sulla figura di Maometto, il governo aveva promesso dei finanziamenti che però non sono mai arrivati. In una lettera - riportata dall’agenzia Zenit - mons. Max Jhon Rodrigues, vescovo della diocesi di Hyderabad, ha criticato l’operato dell’esecutivo che non si è impegnato “per la corruzione e la cupidigia”. Tecnicamente i fondi sono stati stanziati due volte ma il denaro non è mai arrivato. “La gente – ha riferito il presule - celebra la Santa Eucaristia all'aperto o nel salone della scuola". ACS, già da tempo aveva offerto il suo aiuto, ma mons. Rodrigues attendeva il finanziamento promesso dal governo prima di accettare qualsiasi contributo. Solo dopo aver smesso di contare sugli aiuti governativi ha finalmente accettato il sostegno economico dell'associazione. “Sono molto grato ad Aiuto alla Chiesa che Soffre – ha aggiunto - per il suo forte supporto umano, morale e finanziario nei confronti del nostro popolo e della chiesa di Sukkur quando ne avevano più bisogno”. “E' un periodo di persecuzione per la Chiesa – ha concluso mons. Rodrigues - ma i cristiani di Sukkur rimangono fedeli alla loro fede nonostante la violenza e le intimidazioni". (B.C.)

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    Nepal: il governo maoista tassa le scuole private, tra cui quelle cattoliche

    ◊   Il governo maoista nepalese pone una tassa per le scuole private del Paese, molte delle quali sono istituti di eccellenza che forniscono un altissimo livello di istruzione. L’esecutivo - riferisce l'agenzia AsiaNews - ha disposto una tassa extra del 5% sugli istituti e invita gli studenti a trasferirsi nelle scuole pubbliche. I presidi definiscono l’ulteriore balzello “non giustificato e anti-scientifico”, una tassa che “grava sulle spalle degli alunni” e che viola il loro diritto allo studio. Le scuole che non pagheranno la tassa non saranno autorizzate a svolgere le prove di fine anno. Illustrando la recente politica sull’istruzione Baburam Bhattrai, Ministro nepalese delle finanze, ha chiarito che nessuna scuola privata sarà autorizzata a svolgere lo School Leaving Certificate (Slc,) finché non sarà versata la tassa. Egli ha aggiunto che i soldi raccolti serviranno a “finanziare progetti educativi per studenti delle aree più sperdute”. La presa di posizione del governo potrebbe vanificare gli sforzi di migliaia di studenti del Paese, che rischiano l’interruzione degli studi. Lo Slc è un passaggio fondamentale nel curriculum scolastico: la data di inizio degli esami è fissata per il 25 marzo prossimo. Fra gli istituti colpiti dal provvedimento governativo vi sono anche le scuole cattoliche del Paese, istituti “no-profit” voluti con forza dal precedente governo, legato alla monarchia, che si contraddistinguono per l’ottimo livello di istruzione. Padre James, preside della scuola Francesco Saverio a Kathmandu assicura che “l’istituto pagherà il 5% di tassa extra”. “I soldi investiti nell’educazione – sottolinea il preside – superano i fondi raccolti attraverso le tasse scolastiche a carico degli studenti. Il nostro obiettivo è fornire il massimo livello di istruzione, al minor costo possibile. Riusciamo a finanziare i nostri progetti grazie alle donazioni fornite dai benefattori, per assicurare il diritto allo studio dei ragazzi”. (R.P.)

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    Hong Kong: le iniziative dei cattolici per i giovani lavoratori

    ◊   Una pagina web speciale, una “linea verde”, la visita in famiglia... sono diverse le iniziative della comunità cattolica di Hong Kong per stare vicino ai giovani lavoratori e a tutti i cittadini angosciati dalla paura del licenziamento causato dalla crisi finanziale globale. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese, ripreso dall'agenzia Fides), l’Associazione Cattolica dei Giovani Lavoratori, la Caritas di Hong Kong e il Centro Pastorale dei Lavoratori, in collaborazione con decanati e parrocchie, hanno lanciato questa Campagna di solidarietа che prevede come principale iniziativa l’ “Assistenza on-line: superare la crisi finanziaria con te”. Il recente capodanno cinese è stato vissuto con apprensione da tanti giovani di Hong Kong, che temevano di trovare la lettera di licenziamento al ritorno in ufficio o in fabbrica dopo le feste. Quindi le parrocchie e l’Associazione Cattolica dei Giovani Lavoratori si sono impegnate ad aiutare i giovani su diversi fronti: illustrando la legge sul licenziamento per vedere garantiti i propri diritti, con il dialogo e la condivisione delle diverse situazioni individuali per allentare la tensione, offrendo informazioni utili per la ricerca di un eventuale nuovo impiego. Inoltre hanno aperto anche una Linea telefonica di sostegno morale, una Linea di assistenza per offrire suggerimenti di carattere finanziario e di investimento, una Linea per esigere lo stipendio dovuto, offrendo una direzione spirituale, psicologica e nell’ambito della fede. I volontari cattolici attivi in questo settore, vogliono “aiutare la gente ad uscire da questa cristi con spirito rinnovato, ovvero trovando il vero senso della vita”. (R.P.)

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    Panama: osservatori della Chiesa cattolica per le presidenziali di maggio

    ◊   In vista delle elezioni presidenziali del prossimo 3 maggio, è stato siglato un accordo – riferisce la Misna - tra il tribunale elettorale e la Chiesa cattolica per la presenza di una missione di osservatori della Commissione Giustizia e Pace durante le consultazioni con l’obiettivo di garantire “affidabilità e trasparenza”. La delegazione promuoverà anche la partecipazione cittadina seguendo da vicino le operazioni di voto, in particolare nei centri penitenziari, quelli per gli anziani, negli ospedali e redigerà un suo rapporto segnalando eventuali anomalie. Come già accaduto alle scorse elezioni, la Chiesa ha tra l'altro proposto un “patto etico elettorale” tra i candidati dei principali partiti per mitigare le tensioni che cominciano ad emergere in campagna tra i diversi schieramenti. (B.C.)

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    Egitto: congresso del Pontificio Consiglio della Cultura sul dialogo interreligioso

    ◊   Il dialogo interculturale “interpella tutti gli uomini di buona volontà, qualunque sia la loro nazionalità, la loro cultura, la loro religione, a costruire un’autentica cultura della pace e dell’armonia”. E’ quanto ha detto padre Bernard Ardura, segretario del Pontificio Consiglio della Cultura, intervenendo al congresso incentrato sul tema: “Dalla diversità culturale al dialogo interculturale nel bacino mediterraneo”. Il convegno, che si chiude oggi al Cairo, riunisce personalità del mondo della cultura appartenenti non solo alla Chiesa cattolica ma anche alla Chiesa copta e all’islam. Durante il congresso, promosso dal Pontificio Consiglio della Cultura, è stato anche sottolineato come il dialogo sia “il miglior modo di avvicinare l’altro, lo straniero, di non averne più paura, di incontrarlo, di scoprirlo, di accoglierlo, di ascoltarlo, di comprenderlo, di testimonargli la nostra fede rispettando le sue convinzioni”. Il dialogo - ha aggiunto padre Bernard Ardura - “conduce ad assumere profondamente il senso dell’uomo e della fraternità umana, nel rispetto della sacralità della vita, il riconoscimento della solidarietà di tutti gli uomini con il mondo creato, con gli altri uomini e con Dio”. Il dialogo - ha concluso il segretario del dicastero vaticano - passa essenzialmente “per le matrici della cultura e dell’educazione, cioè la scuola, l’università, i centri culturali, la scienza, le opere di cultura, i riti e i costumi. Siamo testimoni dell’importanza delle istituzioni d’educazione e di formazione per l’apprendimento del dialogo interculturale dalla più tenera età”. (A.L.)

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    Al cardinale Sandri la Gran Croce dell’Ordine al merito della Germania

    ◊   Un riconoscimento per le “particolari benemerenze rese nei confronti della Repubblica Federale di Germania”. Con questa motivazione è stata conferita al cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, la Gran Croce dell'Ordine al merito della Repubblica Federale di Germania. Una consegna avvenuta ieri – riferisce un comunicato della sede diplomatica tedesca – durante una cerimonia solenne presieduta dall’ambasciatore Hans-Henning Horstmann che ha voluto riconoscere la “particolare disponibilità” del porporato nei confronti della Germania e della cultura tedesca. “Nella sua funzione chiave di Sostituto del cardinale segretario di Stato – si legge - ha fornito un grande contributo personale al pieno successo di importanti visite di Stato tedesche presso la Santa Sede e viceversa”. “Il cardinale Sandri - continua la nota - ha sempre accolto gli interessi tedeschi con discrezione e grande efficienza in seno alla Segretaria di Stato e ai vertici della Chiesa Cattolica mondiale”. Nato a Buenos Aires nel 1943, figlio di immigrati originario del Trentino, il cardinale Sandri è stato ordinato sacerdote nel 1967. Nel 1974 è entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede e ha ricoperto varie funzioni nelle nunziature apostoliche e nella segreteria di Stato. Il 22 luglio 1997 è stato nominato arcivescovo titolare di Cittanova, nel settembre del 2000 è seguita la nomina a Sostituto nella segreteria di Stato. Benedetto XVI lo ha indicato come prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali il 9 giugno 2007. Il 4 novembre del 2007 è stato elevato a cardinale. (B.C.)

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    Inghilterra-Galles: il dramma del suicidio al centro della “Giornata per la vita”

    ◊   “Tu sei prezioso ai miei occhi”: il versetto biblico di Isaia (43,4), è il tema scelto dalla Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles per la prossima “Giornata per la vita”, in programma il 26 luglio. La ricorrenza, che mira a celebrare la dignità della vita dal concepimento fino alla morte naturale, quest’anno sarà dedicata al drammatico problema del suicidio. La scelta di questo tema, spiega una nota, “evidenzia il motivo per il quale la Chiesa crede che ogni vita meriti di essere vissuta e guarda alle ragioni per cui le persone pensano al suicidio, inclusi la malattia mentale acuta ed il coinvolgimento di possibili fattori spirituali”. La “Giornata per la vita – si legge ancora – rifletterà sull’aiuto che possono offrire alcuni servizi professionali, con la speranza di far diminuire i numeri di questo drammatico problema, troppo spesso associato alla depressione”. Inoltre, i presuli sperano che riflettere sul suicidio “aiuti ad accrescere la consapevolezza del ruolo vitale giocato dalle famiglie e dalle comunità parrocchiali nel supportare e sostenere coloro che si trovano a combattere con questo problema”. Da ricordare, infine, che la “Giornata per la vita” si celebra anche il 31 maggio in Scozia ed il 4 ottobre in Irlanda. (I.P.)

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    Islanda: il vescovo di Reykjavik illustra la situazione della Chiesa nel Paese

    ◊   Una comunità molto piccola e giovane, cresciuta in questi ultimi anni soprattutto grazie all’immigrazione da Paesi cattolici e oggi fortemente toccata dalla crisi economica. Così mons. Pierre Bϋrcher, vescovo di Reykjavik, presenta la situazione della piccola Chiesa cattolica d’Islanda in un’intervista all’agenzia cattolica Apic. Il presule, già ausiliare della diocesi di Losanna-Ginevra-Friburgo, si trova in questi giorni in Svizzera per una serie di conferenze organizzate dall’”Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS) che finanzia una serie di progetti pastorali della Chiesa del Paese. Una comunità - dice mons. Bϋrcher – che si può considerare praticamente come “una Chiesa della diaspora”. Estesa su tutto il territorio dell’isola, la diocesi di Reykyavik conta infatti, su una popolazione di 280 mila abitanti, poco più di 9mila fedeli distribuiti in 5 parrocchie e assistiti da 16 sacerdoti e 36 religiosi e religiose, di cui uno solo islandese. Anche la maggior parte dei fedeli sono di origine straniera. La comunità cattolica locale – spiega mons. Bϋrcher - è cresciuta in questi ultimi anni grazie all’immigrazione, in particolare dalle Filippine, dalla Polonia e dalla Lituania. Tra le principali difficoltà il vescovo segnala quella dei limitati mezzi finanziari: da quando è stata eretta quattro decenni fa, la diocesi dipende quasi interamente da aiuti esterni. A differenza di quella luterana che beneficia di diversi vantaggi per il suo particolare status costituzionale, la Chiesa cattolica riceve dallo Stato appena cinque euro al mese per ogni fedele registrato, mentre i pochi fedeli cattolici di nazionalità islandese – appena 2.000 - non sono in grado dare contributi significativi. Quanto alle sfide pastorali – spiega ancora il vescovo – esse sono essenzialmente la catechesi e la formazione dei giovani e degli adulti. Ma la Chiesa islandese è anche molto attiva nel sociale, in particolare attraverso la Caritas, la cui opera è particolarmente richiesta in questo momento di crisi che ha stroncato l’economia islandese. Una crisi che sta toccando nel vivo anche la comunità cattolica locale. Secondo mons. Bϋrcher, tuttavia, non tutti i mali vengono per nuocere: le attuali difficoltà, afferma, sono “anche un’opportunità di conversione, per tornare ai valori veri che sono una fede viva, la famiglia, la condivisione concreta”, un’occasione insomma per gli islandesi per riscoprire le loro radici spirituali cristiane. 64 anni, membro della Congregazione per le Chiese Orientali, mons. Bϋrcher è stato nominato vescovo di Reykjavík il 30 ottobre 2007 ed è uno dei membri della Conferenza episcopale di Scandinavia che riunisce i vescovi di Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia. (L.Z.)

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    24 Ore nel Mondo



    Pakistan: attentato contro il palazzo dell'Associazione della stampa

    ◊   Una bomba piazzata all'interno della sede dell'Associazione della stampa di Wana, in una zona tribale nel nordovest del Pakistan, ha distrutto il palazzo che la ospitava senza provocare alcuna vittima. L'attentato non è stato rivendicato, ma la zona è tradizionalmente una roccaforte dei talebani e dei militanti di Al Qaeda che hanno minacciato spesso i giornalisti locali. Intanto, nella regione dello Swat, nel nordovest del Paese si è svolta la ''marcia della pace” organizzata dal leader religioso, Maulana Sufi Mohammed, che nel percorso ha incontrato suo genero, il capo talebano Maulana Fazlullah, guida del gruppo terrorista Tahrik-e-Taliban. Il Maulana Sufi Mohammed due giorni fa ha firmato l’accordo con il governatore della Provincia Frontaliera di Nord Ovest (NWFP), con il quale, in cambio dell'entrata in vigore nella valle dello Swat della sharia, i gruppi talebani si impegnano a rispettare la pace. L'accordo tra il governo pakistano e i talebani è stato criticato dalla Nato, dagli USA, dall'India e da molti altri Paesi occidentali: temono che i talebani possano acquisire più potere nella zona frontaliera del Pakistan con l'Afghanistan.

     
    Striscia di Gaza
    L'aviazione israeliana ha bombardato una postazione di Hamas e sette tunnel nel sud della Striscia di Gaza, vicino al confine con l'Egitto. Non ci sono state vittime ma soltanto danni. Gli attacchi sono una risposta al lancio di razzi palestinesi nel sud d'Israele. Intanto, il premier israeliano Ehud Olmert ha convocato oggi a Gerusalemme il Consiglio di difesa del suo governo per esaminare le condizioni di una tregua a Gaza ed uno scambio di prigionieri con Hamas, sulla base delle indicazioni ricevute dai mediatori egiziani. Olmert, secondo la stampa locale, condiziona la riapertura dei valichi di Gaza alla liberazione del caporale, Ghilad Shalit, (prigioniero di Hamas dal 2006) nel contesto di uno scambio di prigionieri.

    Recessione e debito pubblico in Israele
    Recessione, calo delle entrate fiscali, 20 mila posti di lavoro in fumo solo nel mese di gennaio, emorragie per 250 milioni di euro nell'ultimo quadrimestre dalle casse di una delle due principali banche del Paese. Si fa fosco il quadro dell'economia israeliana sullo sfondo di un deficit che per il 2010 rischia addirittura di esplodere - laddove gli Usa dovessero confermare un taglio dei loro aiuti in risposta ai nuovi progetti di investimenti israeliani oltre il confine della "linea verde" con i territori palestinesi - e per le diffuse preoccupazioni del mondo degli affari sulla capacità del mondo politico di accordarsi in fretta su un governo stabile e di larghe intese dopo l'aggrovigliato esito del voto del 10 febbraio. Gli ultimi dati, diffusi oggi dai media, non contribuiscono all'ottimismo. L'aumento della disoccupazione - con altri 19.719 posti di lavoro perduti nel gennaio 2009 - si aggiunge all'inquietante annuncio di queste ore della Bank Leumi, uno dei pilastri del settore finanziario israeliano, di una sofferenza di ulteriori 700-800 milioni di shekel (circa 250 milioni di euro) accumulata nell'ultimo quadrimestre 2008. Un rapporto della banca centrale conferma intanto il clima di recessione, con arretramenti in quasi tutti i comparti produttivi. L'incubo degli analisti è il deficit pubblico, che per fine 2009 si prevede al 5% del Pil invece dell'1% sperato.

    Iran
    Una bomba, che non ha provocato vittime, è stata fatta esplodere stamattina in una moschea nel sudest dell'Iran. L'esplosione è avvenuta nella moschea Al Qadir di Zahedan, città nella provincia del Sistan-Baluchistan, scossa negli ultimi anni da attentati e rapimenti di agenti delle Forze di sicurezza da parte di un gruppo indipendentista sunnita, il Jundullah (Soldati di Dio). Nulla, però, si sa ancora sugli autori dell'attentato di oggi. Il vicecapo della polizia del Sistan-Baluchistan, Salah Asgarpur, ha detto che alcune persone arrivate alla moschea in moto “hanno cercato di entrare, ma non vi sono riusciti” e pertanto hanno sistemato l'ordigno nelle cucine dell'edificio. L'ufficiale non ha precisato quanti fossero gli attentatori, il cui obiettivo, ha sottolineato, era quello di “creare panico tra la gente”.

    Iran-USA
    Primo violento attacco verbale del presidente iraniano agli Usa dall'insediamento del presidente, Barack Obama. Mahmud Ahmadinejad ha accusato oggi Washington di “calpestare i diritti e aggredire le terre” delle altre nazioni e di avere “sostenuto i crimini” degli israeliani nella Striscia di Gaza. “Se insisterete nei vostri crimini e politiche del passato solo usando un nuovo linguaggio - ha affermato Ahmadinejad, che teneva un discorso a Yazd, nell'Iran centrale - subirete lo stesso destino di George W. Bush, ma questa volta per voi sarà anche peggio e più umiliante, e arriverà in tempi più brevi”. “Qualche potenza vuole essere leader del mondo”, ha detto ancora il presidente iraniano, riferendosi al discorso di investitura del 20 gennaio scorso, in cui Obama affermava che gli Stati Uniti sono “pronti a essere di nuovo leader”. “Ma chi ha dato loro il permesso di chiamarsi leader del mondo? Chi - ha aggiunto Ahmadinejad - ha dato loro l'autorità di interferire negli affari del mondo e in quelli interni dei singoli Paesi?”. Quanto all'offensiva di 22 giorni nella Striscia di Gaza, che Obama aveva in sostanza giustificato con il diritto alla difesa di Israele dai razzi di Hamas, Ahmadinejad ha detto: “Molti Paesi e organizzazioni hanno condannato le uccisioni di bambini e di persone indifese. Perchè voi avete sostenuto le uccisioni e i crimini?”.

    Kirghizistan
    Il parlamento del Kirghizistan voterà domani sulla proposta del presidente di chiudere la base militare aerea Usa di Manas, usata dal 2001 per supportare le operazioni anti terrorismo in Afghanistan. All'inizio del mese, il presidente kirghizo, Kurmanbek Bakiyev, il cui partito ha la maggioranza in parlamento, aveva annunciato la decisione di chiudere la base perchè Washington si era rifiutata di pagare un affitto più alto. Proprio in questi giorni è in corso una visita del generale americano, David Petraeus, in Uzbekistan volta a discutere di sicurezza regionale, in particolare in Afghanistan.

    Iraq
    Sette persone sono morte e decine di altre sono rimaste ferite la notte scorsa in un incidente tra un affollato autobus e un mezzo blindato delle forze britanniche, avvenuto a 20 km. a nord della città meridionale irachena di Bassora. “Alle 22, sull'autostrada tra Nassiriya e Bassora, un autobus si è schiantato contro mezzo blindato fermo”, ha detto il maggiore, Bill Joung, portavoce delle forze britanniche in Iraq, citato dall'agenzia Aswat al Iraq. I militari britannici, ha aggiunto il maggiore, si sono immediatamente prodigati a soccorrere i feriti, mentre la polizia locale e la polizia militare britannica hanno già avviato indagini. Secondo l'agenzia Nina, i morti sarebbero quattro e i feriti 37, diversi dei quali si trovano in condizioni particolarmente gravi. La polizia di Bassora ha riferito che, ha aggiunto la stessa fonte, si tratta di un bus che era partito da Kerbala carico di pellegrini sciiti che avevano partecipato nei giorni scorsi alle celebrazioni dell'Arbain.

    Commissione Ue denuncia l'eccesso di deficit di sei Paesi
    La Commissione europea ha proposto di aprire la procedura di deficit eccessivo nei confronti di sei Paesi - Francia, Spagna, Grecia, Irlanda, Lettonia e Malta - che nel 2008 hanno superato la soglia del 3% nel rapporto tra deficit pubblico e Pil. Nel presentare la decisione dell'esecutivo comunitario, il commissario per gli affari economici e monetari, Joaquin Almunia, ha sottolineato che nel 2010, quando si prevede una ripresa della crescita economica, le politiche di bilancio dei singoli Paesi dovranno tornare ad essere rigorose e puntare al risanamento dei conti pubblici.

    Italia-dimissioni di Walter Veltroni
    “Non ce l'ho fatta e chiedo scusa per questo”: è quanto ha affermato oggi il leader del centrosinistra, Walter Veltroni, nel corso della conferenza stampa organizzata a Roma per spiegare le ragioni delle proprie dimissioni da segretario del Partito democratico (Pd), dopo la sconfitta subita alle elezioni regionali in Sardegna. Il servizio di Giada Aquilino:

    Un cambiamento profondo e radicale. Questa la riflessione di Walter Veltroni, all’indomani delle dimissioni da segretario del Partito democratico. In una conferenza stampa a Roma, Veltroni ha parlato della sua idea di Italia, di un cambiamento che possa far sì che “anche nel nostro Paese possa accadere quanto succede negli Stati Uniti", con chiaro riferimento a Barack Obama. Ma il leader del centrosinistra, ricordando il proprio sogno realizzato con la nascita del Pd, non ha nemmeno taciuto sugli obiettivi mancati:

    “Io devo dire di non avercela fatta, ed è responsabilità mia, la prendo sulle mie spalle, tutta, per intero; di non avercela fatta a fare il partito non solo che sognavo io, ma che sognavano i tre milioni e mezzo di persone che hanno votato alle primarie. Non ce l’ho fatta, e chiedo scusa di non avercela fatta”.

    Poi Veltroni si è rivolto ai membri del suo schieramento, esortandoli a valori comuni perché - ha spiegato - “c’è bisogno di più solidarietà”. E ha ricordato che le primarie, la semplificazione e l'innovazione programmatica sono state le novità del progetto del Partito democratico. La sua scelta di rinunciare alla segreteria, definita “dolorosa” ma “giusta”, è stata dettata dal bisogno di una pagina nuova, ha aggiunto. “Non chiedete a chi verrà dopo di me di ottenere subito dei risultati”, ha poi detto alla stampa l’ex sindaco di Roma, perché - ha proseguito - “per un grande progetto riformista serve tempo”. Necessario quindi l'avanzare di forze e energie nuove. Per fare un’opposizione “dura”, per “cambiare le regole del gioco”, per arrivare a “una democrazia che decida”. Perché, ha proseguito riferendosi al premier italiano, ''Berlusconi ha vinto una battaglia di egemonia nella società, con i suoi mezzi ha stravolto il sistema dei valori ed ha costruito un sistema di disvalori contro i quali bisogna combattere con coraggiò'.

    Il coordinamento del partito, intanto, ha deciso di convocare per sabato l'Assemblea costituente. Veltroni ha riferito di aver chiesto al numero due del Pd, Dario Franceschini, di “assumersi la responsabilità in questo momento” e traghettare lo schieramento verso il Congresso. Infine Veltroni - che ha pure comunicato la rinuncia alla scorta - ha concluso dicendosi certo che il Partito Democratico crescerà:

     
    “Non bisogna tornare indietro; non venga mai, in nessun momento, la tentazione di pensare che c’è uno ieri migliore dell’oggi. Oggi, ci sono le condizioni perché questo partito possa finalmente realizzare quel sogno, e cioè una maggioranza riformista in questo Paese; non una maggioranza del Pd, una maggioranza riformista. Se torniamo indietro, questo sogno svanisce”.

    Immediate le reazioni politiche. Solidale il centrosinistra. Concorde Pier Luigi Bersani, ministro ombra dell'Economia, con l’invito “ad andare avanti”. Critico il centrodestra. Per il presidente del Popolo della libertà al Senato, Maurizio Gasparri, la sinistra non deve continuare “a buttarla come sempre in polemica".

     
    Immigrazione: scontri in Centro di Lampedusa
    La situazione di tensione che covava da alcuni giorni nel Centro di Lampedusa è sfociata questa mattina in alcuni scontri tra i migranti ospiti delle struttura e le forze dell'ordine, che hanno chiamato rinforzi. Secondo le prime informazioni, alcune persone sarebbero rimaste ferite. I tafferugli sono scoppiati dopo che ieri un gruppo di circa 300 tunisini aveva cominciato lo sciopero della fame per protesta contro il trasferimento di 107 loro connazionali a Roma, in vista del rimpatrio coatto. Nella struttura - trasformata nelle settimane scorse dal Viminale da Centro di prima accoglienza e soccorso a Centro di identificazione ed espulsione - si trovano in questo momento 863 immigrati, in gran parte tunisini.

    Scontri in Guadalupa: oggi vertice a Parigi
    Non si placa la violenza in Guadalupa, dove continuano gli scontri tra giovani e le forze dell’ordine. Lo sciopero generale, che continua ormai da un mese, contro il carovita e il potere d’acquisto ha causato forti scontri questa notte. Purtroppo, c’è da registrare anche una vittima. Si tratta di un uomo di una cinquantina d’anni che è rimasto ucciso a colpi d’arma da fuoco, esploso da un posto di blocco tenuto da giovani. Dopo i diversi appelli alla calma, effettuati nei giorni scorsi da tutti gli organi di governo francesi, questo pomeriggio è stata convocata a Parigi, dal ministro della Difesa, Michele Alliot-Marie, una riunione sull’ordine pubblico nelle Antille francesi.

    Primo sciopero dei magistrati in Spagna
    Si tiene oggi il primo sciopero dei magistrati in Spagna. Circa la metà dei 4400 giudici del Paese dovrebbero astenersi dal lavoro. Il motivo dell’agitazione è dettato dalla richiesta di migliori condizioni economiche ed un miglioramento del funzionamento delle strutture giudiziarie al governo socialista del premier, Josè Luis Zapatero. Ma il Consiglio generale del potere giudiziario spagnolo ha rincarato la dose, definendo privo di base legale lo sciopero. I magistrati hanno comunque garantito un servizio minimo per i casi più urgenti.

    Kosovo
    Secondo fonti di stampa, alcuni incidenti ai danni di cittadini serbi sono avvenuti la notte scorsa in Kosovo, che ieri ha celebrato il primo anniversario della proclamazione d'indipendenza. Nessuna conferma di tali incidenti è venuta da fonte kosovara albanese. Oggi giunge notizia che il presidente del Kosovo, Fatmir Sejdiu, e il primo ministro, Hashim Thaci, si recheranno a Washington il 26 febbraio prossimo su invito del segretario di Stato americano, Hillary Clinton. Il servizio di Michele Luppi:

     
    Il Kosovo si risveglia con davanti le sfide e i problemi messi momentaneamente da parte per lasciar spazio alla festa. La crescita economica, lo sviluppo delle istituzioni e delle infrastrutture, l’integrazione del nord a maggioranza serba, la lotta a corruzione e criminalità: tutte questioni sulle qualli le autorità del nuovo Stato dovranno concentrarsi per poter raggiungere, in un domani non certamente prossimo, gli standard necessari all’ingresso nell’Unione Europea. È stato lo stesso presidente, Fatmir Sejdiu, durante il suo discorso di ieri al parlamento, ad indicare tra le priorità del nuovo Stato l’integrazione nelle istituzioni internazionali. Accanto allo sviluppo economico, la questione politica centrale per le autorità albanesi resta l’integrazione del nord a maggioranza serba: un obiettivo prioritario se si vuole evitare una spartizione del Kosovo, che di fatto già esiste. Per questo, è necessario un dialogo tra Pristina e Belgrado, che certamente non è favorito dalla retorica e dalle accuse reciproche di questi giorni.

     
    Algeria
    Almeno tre membri dei gruppi armati di matrice islamica algerini sono stati uccisi dalle forze di sicurezza a Stah Guentis, nella regione di Tebessa, teatro questa settimana da diversi attacchi terroristici. I tre uomini facevano parte di un gruppo di terroristi che è attualmente circondato. L'esercito algerino (Anp) ha avviato una vasta operazione di rastrellamento nella regione, dopo gli attentati che nei giorni scorso hanno fatto almeno 11 morti e diversi feriti. Domenica scorsa, almeno quattro militari sono morti e cinque sono rimasti feriti nell'esplosione di un ordigno posto su una strada a Gherab, vicino a Tebessa (600 km a sud-est di Algeri). Nelle stessa zona, sette persone, tra cui due donne e un neonato, sono morte giovedì in un doppio attentato.

    Mali-ribelli tuareg depongono le armi
    Più di cinquecento ribelli tuareg membri dell'Alleanza democratica per il cambiamento nel nord del Mali hanno deposto le armi ieri a Kidal e partecipato ad una cerimonia per l'adesione all'Accordo di pace, siglato ad Algeri nel 2006. Secondo quanto riferisce la stampa algerina, alla cerimonia era presente anche l'ambasciatore d'Algeria a Bamako, Abdekrim Ghrieb, uno degli uomini che hanno condotto la mediazione tra i ribelli e il governo maliano guidata principalmente dall'Algeria. Algeri, da sempre preoccupata per il possibile allargamento del conflitto che rischia di destabilizzare tutta la regione, era già stata tra i promotori del Patto nazionale siglato nel 1991 tra le autorità di Bamako e i movimenti ribelli. Da anni, la regione di Kidal è teatro di scontri fra truppe governative e tuareg. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 49

    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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