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Sommario del 13/02/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Udienze e nomine
  • Il Vaticano è quel tanto di corpo per tenersi unita l'anima: così il Papa al termine del Concerto per gli 80 anni dello Stato più piccolo del mondo
  • Seconda giornata del Convegno sull’80.mo anniversario dello Stato vaticano
  • Aperta la Mostra sugli 80 anni della Città del Vaticano
  • Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel: un impegno concreto per lo sviluppo di nove Paesi africani
  • Mons. Marchetto: gli Stati tutelino il "diritto allo spostamento migratorio" con politiche rispettose della dignità degli immigrati
  • Mons. Ravasi presiederà domenica la prima Messa solenne in onore di Galileo alla presenza di molti scienziati
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Padre Leclerc: non contrapporre creazione ed evoluzione
  • La Cupola di San Pietro spenta dalle 18 alle 19.30 in adesione alla campagna "Mi illumino di meno"
  • Chiesa e Società

  • Il vescovo di Jaffna definisce critica la situazione nel nord dello Sri Lanka
  • Congo: la Caritas rafforza gli interventi a favore delle vittime del conflitto
  • Appello dell’Onu ai ministri delle Finanze del G7
  • Nel 2008 uccisi 41 giornalisti durante lo svolgimento del loro lavoro
  • I vescovi della Florida chiedono di abolire la pena di morte
  • La Comece: la domenica sia dichiarata giorno festivo
  • Kazakistan: la nuova restrittiva legge sulla libertà religiosa è incostituzionale
  • Chiesta l’apertura di un’inchiesta sull’uccisione di manifestanti in Madagascar
  • Sessione statutaria per il Comitato permanente dei vescovi del Congo
  • Togo: l'impegno dei leader religiosi per la Commissione Verità, Giustizia e Riconciliazione
  • Conferenza a Dakar per proporre misure in grado di contrastare l’avanzata del deserto
  • Chiese del sud Italia: per il cardinale Bagnasco non esiste fatalità sociale
  • La questione dell’ordinazione delle donne al centro del Sinodo anglicano
  • India: la visita a Bangalore del Rettor Maggiore dei Salesiani
  • Oxfam denuncia i fallimenti della sanità privata
  • Messico: si celebra domenica la Giornata dell’Infanzia Missionaria
  • Celebrato dalla Comunità di Sant'Egidio il 41.mo anniversario della sua fondazione
  • Risparmio energetico: su internet lo “scontatore elettrico” delle Acli
  • Prosegue il Festival del cinema di Berlino
  • 24 Ore nel Mondo

  • Israele verso un governo di coalizione. Sì di Hamas alla tregua
  • Il Papa e la Santa Sede



    Udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina il cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede; il cardinale Stanisław Ryłko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici; il cardinale Paul Poupard, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Cultura, Inviato Speciale alle celebrazioni del VII centenario dell’inizio del soggiorno avignonese dei Romani Pontefici, che avranno luogo ad Avignone, in Francia, il 9 e 10 marzo; alcuni vescovi della Conferenza episcopale di Nigeria, in visita "ad Limina”.

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Bucaramanga (Colombia), presentata da mons. Víctor Manuel López Forero, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Ismael Rueda Sierra, finora vescovo di Socorro y San Gil. Mons. Ismael Rueda Sierra è nato a Suaita, nella diocesi di Soccorro y San Gil, l'11 maggio 1950 ed è stato ordinato sacerdote il 22 agosto 1981 per la diocesi di Sonsón-Rionegro. Il 20 dicembre 2000 è stato nominato vescovo titolare di Buruni ed ausiliare di Cartagena. Ha ricevuto l'ordinazione episcopale il 17 febbraio 2001. E’ stato nominato vescovo di Socorro y San Gil il 27 giugno 2003.

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    Il Vaticano è quel tanto di corpo per tenersi unita l'anima: così il Papa al termine del Concerto per gli 80 anni dello Stato più piccolo del mondo

    ◊   Il Vaticano è quel tanto di corpo che basta per tenersi unita l'anima: è quanto ha detto Benedetto XVI, al termine del concerto svoltosi ieri sera in Aula Paolo VI, per l’80.mo anniversario di fondazione del più piccolo Stato del mondo. In programma, una selezione del “Messia” di Händel, eseguita dall’Orchestra della Radio Televisione Irlandese e del Coro della Cattedrale di Dublino. Il servizio di Isabella Piro:

    (musica)

    Una guida rossa a coprire i gradini dell’Aula Paolo VI, rossa come le maniche a sbuffo degli abiti delle coriste, e tanti fiori bianchi a delimitare, idealmente, la buca dell’orchestra, bianchi come le camicie dei musicisti. Ma le note impetuose e gloriose del “Messiah” di Händel hanno superato queste barriere virtuali e sono volate lontano, raggiungendo tutti gli ascoltatori, attenti e silenziosi, riuniti nella Sala Nervi. A loro il Papa ha ricordato che “la ricchezza del contrappunto musicale e l’armonia del canto” aiutano l’uomo a contemplare “l’intenso ed arcano mistero della fede cristiana”. Ed appare evidente come le note, suonate e cantate, quando sono intrecciate con la fede, “possano rivestire un alto valore pedagogico in ambito religioso”:

     
    "La musica come arte può essere un modo particolarmente grande di annunciare Cristo, perché riesce a renderne percepibile il mistero con un’eloquenza tutta sua".

     
    Quindi, Benedetto XVI ha ricordato l’80.mo anno di fondazione dello Stato vaticano: “un anniversario significativo”, ha detto, “un evento storico”, per il quale bisogna rendere merito in particolare a Pio XI:

     
    "Egli, nell’annunciare la firma dei Patti Lateranensi e soprattutto la costituzione dello Stato della Città del Vaticano, volle ricorrere a un’espressione di san Francesco d’Assisi. Disse che la nuova realtà sovrana era per la Chiesa, come per il Poverello, 'quel tanto di corpo che bastava per tenersi unita l’anima'(cfr Discorso dell’11 febbraio 1929)".

     
    Di qui, la preghiera del Papa perché il Signore, che “guida saldamente” la Chiesa “tra le vicende non sempre tranquille della storia”, continui a vegliare su questo piccolo Stato:

     
    "Chiediamogli soprattutto di assistere con la potenza del suo Spirito il Successore di Pietro, perché possa svolgere con fedeltà ed efficacemente il suo ministero a fondamento dell’unità della Chiesa Cattolica, che ha in Vaticano il suo centro visibile e si espande sino ai confini del mondo".

     
    In apertura del concerto, a rivolgere l’indirizzo di saluto al Santo Padre è stato il cardinale Giovanni Lajolo, presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano. “Il Messiah di Händel –ha detto – è un grande monumento, culturale e spirituale” e la sua musica è “meditazione, preghiera e lode a Dio”.

     
    (musica)

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    Seconda giornata del Convegno sull’80.mo anniversario dello Stato vaticano

    ◊   Seconda giornata di Convegno per l’80.mo anniversario di fondazione dello Stato della Città del Vaticano, promosso dal Governatorato. Dopo la prima sessione tenutasi ieri nel Palazzo del Laterano, l’evento si è oggi trasferito in Vaticano, nell’Aula nuova del Sinodo. Domani mattina, l’udienza dei partecipanti con Benedetto XVI. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “Un piccolo territorio per una grande missione”: questo il tema e il filo conduttore degli interventi al Convegno per l’80.mo dei Patti Lateranensi. La seconda sessione, che ha registrato gli interventi di numerosi storici, è stata presieduta dal senatore e filosofo Marcello Pera che, intervistato da Luca Collodi, si sofferma sul modello concordatario nelle relazioni tra Stato e Chiesa:

     
    R. – Stato e Chiesa in Europa si riconoscono mediante un Concordato, in cui ciascuno si impegna con certi obblighi verso l’altra parte. Il modello europeo non è prevalente nel mondo, cioè, per esempio, gli Stati Uniti d’America non hanno un modello concordatario. Quello che è importante, a mio avviso, però, è sottolineare un punto e cioè che quale che sia il modello delle relazioni tra le due istituzioni – Chiesa e Stato – occorre sottolineare che i fondamenti della democrazia e del liberalismo su cui tutti gli Stati europei e quello americano si fondano, sono fondamenti che attingono notevolmente alla tradizione del messaggio cristiano, e che quindi quel messaggio non può non avere un ruolo nella società civile.

     
    D. – Il pensiero torna alle radici cristiane...

     
    R. – Esattamente. Naturalmente, significa che sottolineare le radici cristiane dell’Europa o comunque di uno Stato liberale e democratico, non significa che questo Stato liberale e democratico, imponga come religione di Stato una certa religione, cioè il cristianesimo o il cattolicesimo. Le due cose sono distinte. Sottolineare le radici cristiane dello Stato liberale e democratico significa riconoscere che ci sono dei principi e dei valori che sono fondamentali, che sono considerati non negoziabili, che sono i fondamenti di quello Stato e che sono i principi e i valori che sono propri della tradizione cristiana.

     
    Il ruolo di fondatore e costruttore dello Stato vaticano di Pio XI è stato analizzato dalla prof.ssa Emma Fattorini de “La Sapienza”, mentre il prof. Philippe Chenaux si è soffermato su Pio XII e gli anni difficili della Seconda Guerra Mondiale. Il docente della Lateranense ha ricordato le parole con le quali, ricevendo il Corpo diplomatico nel 1949, Papa Pacelli sottolineò l’importanza dello Stato Vaticano:

     
    “Non è forse significativa la fiducia di tanti capi di Stato che vi inviano, in qualità di ambasciatori, in questo Stato della Città del Vaticano, la cui importanza non può essere illustrata dalle statistiche né misurata con la sua estensione territoriale, né valutata in base alla forza del suo esercito … Il suo territorio, sul quale voi siete riuniti, che cos’è se non un punto impercettibile sul globo e sulle carte del mondo? Nell’ordine spirituale, essa è tuttavia un simbolo di alto valore, poiché è la garanzia dell’indipendenza assoluta della Santa Sede per il compimento della sua missione nel mondo”.

     
    E questa libertà per compiere la missione evangelica viene anche sottolineata dal prof. Andrea Riccardi, al microfono di Roberta Gisotti:

     
    “Io credo che sia un’antica pretesa di libertà che, con Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI ha trovato un nuovo impulso. Uno spazio di libertà nel cuore di Roma per vivere una missione nel mondo. Non è una storia di temporalismo, è una storia di libertà. Non è una teocrazia, è qualche cosa di più di un’immunità: è un angolo del mondo non occupato da nessuna sovranità”.

     
    La sessione mattutina del convegno si è conclusa con l’intervento del nostro direttore generale padre Federico Lombardi che ha svolto una riflessione sul ruolo della Radio Vaticana a servizio dello Stato vaticano e della Chiesa universale. Padre Lombardi ha ricordato che scopo essenziale della nostra emittente è “quello di annunciare con libertà, fedeltà ed efficacia il messaggio cristiano” collegando Roma con i diversi Paesi del mondo. La Radio dunque come baluardo di libertà, durante gli anni del conflitto mondiale come durante l’oppressione dei Paesi dell’Europa dell’Est da parte dei regimi comunisti. Quindi, ha rivolto lo sguardo all’attualità:

     
    "La missione che ci è data ci sembra chiarissima: utilizzando gli strumenti in rapido sviluppo, della tecnologia moderna delle comunicazioni, servire la parola del Signore, servire la parola del Santo Padre nel mondo di oggi. La Radio Vaticana non è più una radio nel senso ristretto, classico, che magari si ha in mente. Siamo invece una realtà tecnologicamente avanzata, per una comunicazione multiculturale della Chiesa oggi".

     
    “Se Pio XI aveva voluto l’aiuto di Marconi per costruire la nuova Stazione Radio del Vaticano con le tecnologie più avanzate del tempo – ha concluso padre Lombardi - anche noi dobbiamo continuare a mantenerci – nello stesso spirito e con le stesse finalità - all’altezza delle tecnologie più avanzate di oggi”.

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    Aperta la Mostra sugli 80 anni della Città del Vaticano

    ◊   Sarà aperta fino al 10 maggio la Mostra sugli ottanta anni dello Stato della Città del Vaticano. Inaugurata mercoledì scorso è stata allestita nel Braccio di Carlo Magno accanto alla Basilica di San Pietro. L'ingresso è libero. Il servizio di Benedetta Capelli:

     
    Le carte geografiche a limitare il territorio e le opere volute da Papa Pio XI, realizzate da migliaia di maestranze per valorizzare lo Stato della Città del Vaticano. Si gioca su questi due fronti la mostra che inizia e si conclude con due importanti opere: un plastico tridimensionale in legno di betulla che offre una visione d’insieme della Città del Vaticano oggi e Civitas Vaticana, pianta prospettica incisa ad acquaforte e bulino su rame. La mostra è di eccezionale valore storico, presenta documenti rari, fotografie, oggetti curiosi e soprattutto ricrea l’ambiente nel quale furono firmati i Patti Lateranensi. Per la prima volta, il pubblico può ammirare l’originale del Trattato e gli allegati sui luoghi extra-territoriali stabiliti negli accordi. Cinque le sezioni – il Vaticano prima del 1929; Papa Pio XI; i Patti Lateranensi; la costruzione dello Stato, gli altri Pontificati - che compongono l’allestimento ma per la curatrice Barbara Jatta una è più esplicativa di tutte le altre:

     
    “Sicuramente la quarta - che è quella della costruzione dello Stato - dove, all’indomani dell’11 febbraio del ’29, si costruisce effettivamente lo Stato della Città del Vaticano. Quindi, noi abbiamo voluto dividere settore per settore, dicastero per dicastero, e ad ognuna dedicarle uno spazio”.

     
    Una mostra giocata intorno all’importante figura di Pio XI, “il grande Papa dei seminari” lo definì Giovanni Paolo II, l’anima dello Stato della Città del Vaticano. Un allestimento che vuole farlo conoscere meglio ma non solo come sottolinea mons. Renato Boccardo, segretario generale del Governatorato:

    “L’idea che ci ha guidato è stata quella di far vedere quello che abitualmente non si vede; quando si parla di Vaticano si pensa spontaneamente a Piazza San Pietro, alla Basilica, al Papa, che sono parte integrante – e quella più visibile – del Vaticano, ma c’è – dietro – tutto un piccolo mondo che vive, che lavora, che realizza e crea tutto ciò che è necessario perché la Santa Sede – questa era l’idea di Pio XI, il fondatore – è un piccolo Stato che però permette, alla Santa Sede, di avere la libertà, l’autonomia e l’indipendenza necessarie per l’esercizio della sua missione. Ora, lo Stato della Città del Vaticano esiste per permettere alla Santa Sede di compiere la missione, che è quella propria”.

     
    Sulla stessa linea il cardinale Giovanno Lajolo, presidente del Governatorato della Città del Vaticano:

    “Occorre far conoscere di più questa realtà, piccola ma così ricca dal punto di vista umano, per tutto ciò che è stato profuso di scienza, d’intelligenza, di arte; perché sovente si pensa che nel Vaticano sia tutto misterioso. No! Tutto è molto chiaro, è molto semplice, però è molto impegnativo; qui si può avere un’idea delle 'interiora' del Vaticano, qui appare cosa è questa realtà”.

     
    Dal piviale del peso di soli 3 chilogrammi alla tiara di Pio XI, dalle copie dell’Osservatore Romano fino al telefono di Papa Achille Ratti, la mostra ospita anche uno spazio dedicato alla Radio Vaticana. Si può ammirare il microfono dal quale il Santo Padre inaugurò le trasmissioni dell’emittente il 12 febbraio 1931. Un’altra particolarità è evidenziata dallo stesso mons. Renato Boccardo:

    “Abbiamo potuto ritrovare la radio originale, degli anni ’30, e i tecnici della Radio Vaticana l’hanno custodita talmente bene che funziona perfettamente, per cui – durante la visita della mostra – si possono sentire, in diretta, i programmi della Radio Vaticana, da uno strumento che oggi definiremmo più un 'armadio' che non una radio, ma che dice come – negli anni ’30 – l’intelligenza e l’inventiva delle persone appassionate – come poteva essere Guglielmo Marconi da una parte ed il Papa Pio XI, con la sua ferma volontà dall’altra – hanno realizzato cose che permettono oggi, alla Radio Vaticana, di continuare ad essere la voce del Papa, rimanendo fedele a quell’intuizione originaria”.

     
    Infine un pezzo importante e che non passa inosservato: la Citroen-Lictoria all’interno della quale c’è il trono papale. Ancora la curatrice Barbara Jatta:

    “Abbiamo pensato di metterla perché è una macchina molto bella, fu applicata nel ’29 – quindi aveva un particolare legame con la data – e molto poco utilizzata, quindi in condizioni buonissime; è stata restaurata di recente, quindi - essendo la macchina più bella del Papa - abbiamo pensato di mostrarla, perché è un Papa tecnologico Pio XI: è quello che ha voluto i Patti Lateranensi, che ha voluto la radio, quindi l’idea della tecnologia applicata a questo grandissimo Pontefice”.
     Dunque, un modo per conoscere da vicino la Città del Vaticano, le sue mura ma anche chi ancora oggi la anima.

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    Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel: un impegno concreto per lo sviluppo di nove Paesi africani

    ◊   Prosegue a Ouagadougou, in Burkina Faso, la riunione del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel, a 25 anni dalla nascita. Un comunicato del Pontificio Consiglio Cor Unum, pubblicato oggi, traccia un bilancio dell’attività dell’organismo voluto da Papa Wojtyla per lo sviluppo dei nove Paesi del Sahel. Ce ne parla Sergio Centofanti.


    Solo nel 2008, nei nove Paesi saheliani, la Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel ha finanziato 208 progetti, per un valore totale che supera i due milioni di dollari americani. Si tratta di iniziative esemplari – afferma il comunicato - che cambiano la vita di interi villaggi, coinvolgendo la comunità locale e in collaborazione con fedeli di altre religioni. In Mali, per esempio, sono state create scuole comunitarie: i banchi di fango si sono trasformati in banchi veri, sono arrivati i libri, ed è stato possibile formare gli insegnanti. Nel sud del Senegal sono stati creati allevamenti modello, lontani dall'abitato, secondo norme igieniche rigorose per tenere gli animali puliti e in salute. Gli allevatori sono riusciti così ad ottenere alti profitti. A Capo Verde la Fondazione ha sostenuto la costruzione di 4 dighe per l’irrigazione di zone agricole che andavano desertificandosi. La vegetazione si è immediatamente diffusa.

     
    In Burkina Faso, la Fondazione ha contribuito a formare gli agricoltori in tecniche che salvano le piantagioni dalla siccità, ha promosso la creazione di banche di cereali, indispensabili per preservare la biodiversità, e la diffusione di coltivazioni pregiate. Ha poi promosso l'apicultura, favorendo l'impollinazione dei fiori e la produzione di un miele particolarmente puro, privo di residui di pesticidi. In Niger sono stati piantati oltre 18 mila alberi creando vivai per il rimboschimento della zona. La produzione agricola è così aumentata e la fame diminuita. In Mauritania, nella periferia di Nouakchott, nei quartieri dove vivono solo i poveri e gli emarginati, grazie alla Fondazione è nato un centro di formazione professionale per le donne corredato di asilo-nido, dove le mamme possono lasciare i loro bambini per poter imparare non soltanto un mestiere, ma anche quelle nozioni di alfabetizzazione e di economia domestica che consentono loro di migliorare la vita, l'igiene e l'alimentazione dei loro figli. Adesso, i loro manufatti sono molto apprezzati dai turisti.

     
    In Guinea Bissau, la Fondazione sostiene la lotta alla malnutrizione grazie alla produzione di prodotti multivitaminici a base di frutta locale e grazie alla diffusione della medicina naturale, di tradizione secolare nel Paese. In Ciad, sono stati tolti dalla strada tantissimi giovani grazie al finanziamento di una fattoria-scuola, dove l'acqua per le coltivazioni arriva grazie ad una moderna pompa, alimentata da pannelli solari fotovoltaici. Infine in Gambia, nella diocesi di Banjul, dal 1996, la comunicazione tra parrocchie e lo sviluppo sostenibile si affidano alle onde radio. Grazie all'aiuto della Fondazione, ora é possibile rinnovare gli impianti per assicurare la diffusione capillare di trasmissioni educative diverse, destinate ai giovani, alle donne e agli agricoltori. Queste – conclude il comunicato di Cor Unum - sono solo alcune delle opere realizzate dalla Fondazione pontificia a beneficio di una delle regioni più povere del pianeta.

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    Mons. Marchetto: gli Stati tutelino il "diritto allo spostamento migratorio" con politiche rispettose della dignità degli immigrati

    ◊   Politiche migratorie “aperte” e rispettose della dignità umana, piuttosto che misure che in nome della sicurezza tendono a chiudere gli Stati agli immigrati. Con questi e altri concetti, l’arcivescovo Agostino Marchetto difende oggi il “diritto allo spostamento migratorio”, nel corso del suo intervento al Simposio della Fondazione Konrad Adenauer, organizzato in collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio. I particolari nel servizio di Alessandro De Carolis:

    Uno dei passaggi più significativi della riflessione di mons. Marchetto poggia su un apparente paradosso dell’epoca contemporanea: i Paesi con meno mezzi aprono più facilmente le porte agli stranieri che emigrano rispetto ai Paesi ricchi, “blindati” dietro leggi sulla sicurezza dalle maglie sempre più strette. La Convenzione internazionale per la protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie, entrata in vigore il primo luglio 2003, è uno strumento che finora si è scontrato “con l’atteggiamento di alcuni Paesi, non pochi, nelle aree maggiormente “sviluppate” del mondo, che stanno attuando - ha rilevato il presule - una progressiva politica di chiusura, quando invece le Nazioni più povere danno prova di accoglienza, ad esempio nei confronti dei profughi e dei rifugiati”. “Nazionalismo esasperato, connesso all’odio o all’emarginazione sistematica o violenta delle popolazioni minoritarie”, ha notato mons. Marchetto, sono le derive che si riscontrano in alcuni Paesi, dove l’immigrazione tende ad essere osteggiata.

     
    Il fenomeno, ha riconosciuto, “porta in sé un complesso di doveri e di diritti, primo tra i quali il diritto allo spostamento migratorio, “contestualmente, però, al diritto di ogni Paese a gestire una politica migratoria che corrisponda al bene comune”. Bisogna ribadire, ha proseguito mons. Marchetto, che “il diritto degli Stati alla gestione dell’immigrazione deve, in ogni caso, prevedere misure chiare e fattibili di ingressi regolari nel Paese, vegliare sul mercato del lavoro per ostacolare coloro che sfruttano i lavoratori migranti, mettere in atto misure di integrazione quotidiana, contrastare comportamenti di xenofobia, promuovere quelle forme di convivenza sociale, culturale e religiosa che ogni società plurale pur identica esige”. In altre parole, ha affermato, quando “lo Stato deve esercitare il suo dovere-diritto di garantire la legalità, reprimendo la criminalità e la delinquenza e gestendo le persone in situazione irregolare, lo deve sempre fare nel rispetto della dignità umana, dei diritti umani e delle convenzioni internazionali”.

     
    La Chiesa, da sempre accanto agli immigrati, sviluppa da tempo una pastorale specifica che superi, ha detto, “la tentazione della ‘colonizzazione religiosa’ e dell’assimilazione tout court” dei migranti. Le modalità di questa pastorale sono varie e si fondano anzitutto sulla possibilità di affidare gli immigrati a sacerdoti “della loro lingua”. Inoltre, la Chiesa è impegnata anche in una “strategia” di “sensibilizzazione” presso i governi nazionali e le organizzazioni sovranazionali. Il presente e il futuro del fenomeno migratorio saranno migliori se, ha sostenuto mons. Marchetto, gli Stati sapranno gestirlo promuovendo “un progresso sostenibile effettivo”, che non penalizzi economicamente gli immigrati - creando sacche di povertà che possono causare criminalità - e “rinnovando anche la cultura e la scuola”, ovvero il “livello di umanesimo della società”.

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    Mons. Ravasi presiederà domenica la prima Messa solenne in onore di Galileo alla presenza di molti scienziati

    ◊   Una Messa “storica” e dall’assemblea inusuale: uomini di scienza, appartenenti alla “World Federation of Scientists” (Wfs) schierati davanti all’altare della michelangiolesca Basilica romana di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, per celebrare il 445.mo anniversario della nascita di Galileo Galilei. La celebrazione - che sarà presieduta alle 12 di domenica prossima dall’arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura - è la prima Messa solenne che si celebra in quattro secoli in onore di Galilei. Ed è pure la prima volta che la comunità scientifica internazionale (diecimila scienziati di 115 nazioni) esprime il suo omaggio al padre della scienza moderna. Da rilevare la presenza alla cerimonia liturgica anche di scienziati cinesi della WFS, che doneranno una statua in bronzo opera di un famoso artista cinese. Parteciperà alla Messa anche l’esploratore del Polo Nord e accademico russo, Arthur Chilingarov.

    La Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri ospita una Mostra interamente dedicata alle grandi conquiste galileiane. Organizzata dalla Wfs per l’Anno internazionale dell’Astronomia e ispirata al libro del prof. Antonino Zichichi “Galilei Divin Uomo”, la Mostra espone le opere di sei artisti contemporanei - Agostino Bonalumi, Giuseppe Gallo, Piero Guccione, Francesca Leone, Igor Mitoraj e Croce Taravella - che illustrano con le loro creazioni il pensiero di Galilei e le sue fondamentali invenzioni e scoperte. La Mostra, che avrà il suo riferimento permanente nella Basilica, si snoda attraverso pannelli e filmati, come quello della Nasa in cui il Comandante della missione Apollo XV, David Scott, realizza sulla Luna il famoso esperimento di Galilei con la piuma e il martello. Suggestive le ricostruzioni dei due straordinari strumenti inventati da Galilei - il pendolo e il piano inclinato - che, si legge in un comunicato della Wsf, “hanno permesso di arrivare oggi, a distanza di 400 anni, a misurare il tempo con la formidabile precisione di un secondo ogni vita d’Universo: venti miliardi di anni”. “Testimonianza culturale del legame esistente fra Ragione, Fede e Scienza - si legge ancora - la Mostra sarà nei 115 Paesi della WFS, tra cui Cina e Russia”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un articolo di Alain Besançon dal titolo “Monoteismo e violenza”

    Il discorso di Benedetto XVI al concerto per gli ottant’anni della Città del Vaticano

    Nell’informazione internazionale, in primo piano la situazione in Vicino Oriente: Hamas accetta la proposta egiziana di una tregua duratura con Israele

    Un articolo di Stefania Schipani dal titolo “Ma il rilancio economico passa per l’ambiente”

    “Quando tutte le luci si spengono e ne rimane accesa una sola. L’Osservatore Romano verso il 1929”: in cultura, il testo del nostro direttore pubblicato nel catalogo della mostra per gli ottant’anni dello Stato della Città del Vaticano

    Stralci dell’introduzione di Andrea Fagioli al volume “Don Divo Barsotti, il cercatore di Dio. Dieci anni di interviste”

    “Vite cucite con ago e filo in mezzo alla Shoah”: Anna Foa sul libro di Helen Epstein “Di madre in figlia”

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    Oggi in Primo Piano



    Padre Leclerc: non contrapporre creazione ed evoluzione

    ◊   Ad un secolo e mezzo dalla pubblicazione de ‘L’origine delle specie’ di Charles Darwin, di cui ieri ricorreva il bicentenario della nascita, e dopo gli importanti progressi che la ricerca ha compiuto in questo settore, il tema dell'evoluzione biologica merita oggi un’attenta rilettura da un punto di vista scientifico, ma anche da una prospettiva filosofica e teologica. Con questa convinzione la Pontificia Università Gregoriana, in collaborazione con l’Università  statunitense di Notre Dame e con il patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura, ha organizzato la conferenza internazionale “Evoluzione biologica: fatti e teorie” che avrà luogo a Roma dal 3 al 7 marzo. Tra i suoi obiettivi c’è anche il superamento delle posizioni ideologiche che dominano spesso questo dibattito, come conferma al microfono di Fabio Colagrande il gesuita padre Marc Leclerc, docente di Filosofia della Natura alla Pontificia Università Gregoriana e direttore della conferenza.

    R. – Ci sono dibattiti accesi, un po’ dappertutto, attorno alle questioni dell'evoluzione, e noi abbiamo il dovere di essere presenti a questi dibattiti, per fare anche una valutazione critica, serena, ad un alto livello scientifico di ciò che di buono e giusto c’è ed anche di ciò che ancora rimane incompleto nelle teorie dell’evoluzione ed anche per fare una distinzione chiara tra teoria scientifica dell'evoluzione e interpretazione filosofica, che può diventare strumentalizzazione ideologica, e che naturalmente rischia sempre di falsare il dibattito.

     
    D. – Di quale tipo di strumentalizzazione ideologica sta parlando?

     
    R. – Quando si fa del darwinismo una forma di filosofia universale, come ha detto a volte l’allora cardinale Ratzinger, come chiave di interpretazione di tutta la realtà, uomo compreso, usciamo completamente dal campo scientifico e lì naturalmente si presentano le contrapposizioni radicali. Troppo spesso gli avversari stessi del darwinismo cadono nella stessa trappola, cioè vedono non ciò che voleva Darwin, cioè una teoria scientifica, sempre perfettibile, sempre discutibile, come ogni teoria, ma invece uno strumento a volte contro la religione, contro il cristianesimo, uno strumento di ateismo militante a volte, e non era sicuramente l’intento di Darwin. Ora, in quel caso, abbiamo una contrapposizione radicale tra evoluzionismo e creazionismo, che sembrano escludersi a vicenda, e siamo completamente fuori dal dibattito scientifico, al quale invece noi intendiamo tornare tranquillamente.

     
    D. – Quindi, non è corretto parlare di questa contrapposizione tra evoluzionismo e creazionismo?

     
    R. – Certamente non è corretto contrapporre evoluzione e creazione, che vanno benissimo insieme, è questione di una riflessione filosofica, per articolare i dati scientifici sull’evoluzione e i dati teologici sulla creazione, che vanno benissimo insieme. Naturalmente tutto dipende da ciò che si mette sotto la parola evoluzionismo e creazionismo. Se si tratta di ideologie esclusive, naturalmente per definizione si escludono a vicenda. Se invece vogliamo tornare alla teoria scientifica dell’evoluzione e al senso filosofico o teologico della creazione, allora svanisce ogni problema e non c’è più nessuna opposizione.

     
    D. – L’incontro della Gregoriana, il Convegno internazionale della Gregoriana, sarà un incontro di studiosi cattolici?

     
    R. – No, ci saranno naturalmente molti studiosi cattolici e un’università pontificia, evidentemente cattolica, che organizza e accoglie l’evento, ma avremo anche studiosi di altre concezioni filosofiche e religiose, agnostici, ebrei... Non abbiamo fatto nessuna selezione su base religiosa o ideologica, ma soltanto sul merito.

     
    D. – La Chiesa è particolarmente interessata a dialogare con la scienza...

     
    R. – Spesso si dimentica che la scienza è nata nell’ambito cristiano e anche largamente cattolico, nel ’500, nel ‘600. Galileo è un figlio della Chiesa, è un uomo di Chiesa, che ha sempre rivendicato questa sua appartenenza. Il caso Galileo, in quanto caso, è nato in qualche modo nell’’800, quindi un’eredità dell’ideologia dell’Illuminismo, che ha immaginato questa contrapposizione tra mondo scientifico, mondo ecclesiastico e mondo cattolico. E’ un’immaginazione che ha pervaso ancora tutto il XX secolo e che è ancora largamente presente oggi. E’ proprio contro questi miti che la Chiesa giustamente intende reagire, mostrando invece il più grande rispetto per l’autonomia della scienza, già proclamato dalla Gaudium et Spes del Concilio Vaticano II, ribadita più volte da Giovanni Paolo II, da Benedetto XVI e così via. Quindi, è chiaro che la Chiesa rispetta profondamente il mondo scientifico e il mondo scientifico deve sentirsi rispettato e poter entrare in dialogo con la Chiesa, come è la funzione stessa, per esempio, della Pontificia Accademia delle Scienze e di un Convegno come questo o come di altri convegni organizzati attorno a Galileo.

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    La Cupola di San Pietro spenta dalle 18 alle 19.30 in adesione alla campagna "Mi illumino di meno"

    ◊   Per il quinto anno consecutivo torna “Mi illumino di meno”, giornata internazionale per il risparmio energetico, promossa dalla trasmissione di Radio Due "Caterpillar". L’iniziativa, che nelle passate edizioni ha contagiato milioni di persone, aziende e istituzioni di tutta Europa vede quest’anno anche l’adesione della Santa Sede con lo “spegnimento” dalle 18 alle 19.30 della Cupola di San Pietro. “E’ piccolo segno della sensibilità Chiesa alla salvaguardia delle risorse naturali”, spiega il segretario generale del Governatorato della Città del Vaticano, mons. Renato Boccardo. Paolo Ondarza lo ha intervistato.

    R. - La proposta è stata accolta molto favorevolmente, proprio per sottolineare la messa in pratica degli inviti dei Papi. Papa Giovanni Paolo II e Papa Benedetto XVI più volte hanno parlato del rispetto del Creato, di mettere al servizio dell’umanità tutti i doni che utilizziamo giorno per giorno. E allora, si è detto, perché non rispondere positivamente e dare anche questo segnale, questo gesto di buona volontà? Anche noi ci uniamo a quello sforzo, che da varie parti del mondo si sta facendo, per sottolineare l’importanza del rispetto dei beni del Creato.

     
    D. - In concreto, la Cupola di San Pietro sarà spenta dalle 18.00…

     
    R. - Dalle 18.00 alle 19.30, che è l’orario indicato dall’organizzazione, per tutti i monumenti particolarmente significativi.

     
    D. - Non capita tutti i giorni di vedere la Cupola di San Pietro spenta…

     
    R. - Che io sappia è un unicum, non è mai successo, specialmente da quando si è realizzata l’illuminazione della facciata della Basilica e della Cupola.

     
    D. - Non è un segno isolato dell’attenzione del Vaticano all’ambiente: da novembre il tetto dell’Aula Paolo VI è ricoperto da cinquemila mq. di pannelli solari. Come sta andando?

     
    R. - Molto bene. L’impianto funziona benissimo, produce energia, che viene inserita nel circuito dell’energia dello Stato della Città del Vaticano e copre i bisogni dell’energia dell’Aula Paolo VI, per quanto riguarda l’illuminazione, il riscaldamento, il condizionamento. E addirittura una piccola parte dell’energia prodotta può essere messa anche in circolo per altre destinazioni interne allo Stato.

     
    D. - Anche molte parrocchie, in Italia e non solo, stanno aderendo alla campagna “Mi illumino di meno”. E’ un segno di una maggiore attenzione dei cattolici all’ambiente?

     
    R. - Il fatto che le diverse parrocchie prendano delle iniziative concrete a questo livello vuol dire un’accoglienza dell’insegnamento dei Pontefici e una sensibilità che sta crescendo, una responsabilità condivisa.

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    Chiesa e Società



    Il vescovo di Jaffna definisce critica la situazione nel nord dello Sri Lanka

    ◊   In Sri Lanka, i religiosi e le religiose che si trovano nell’area dei combattimenti si sono spostati con altri sfollati da Suthainthirapuram a Irenapalai, dove sperano di essere più al sicuro per la vicinanza di una postazione del Comitato Internazionale della Croce Rossa. Alcuni di loro sono invece andati a Putumattalan, sulla costa. A riferire alla Misna degli spostamenti dei religiosi è il vescovo di Jaffna, mons. Thomas Savundaranayagam, che ha ricevuto informazioni da sfollati riusciti a scappare dalle zone di combattimento. Il presule ha aggiunto che sono ancora una cinquantina tra suore e sacerdoti i religiosi intrappolati nelle zone di conflitto. Tra i 240 feriti che due giorni fa la Croce Rossa è riuscita a trasferire da Putumattalan all’ospedale di Trincomalee ci sono anche tre suore, le cui condizioni non sono gravi. “La situazione va peggiorando, perché l’area delle violenze è sempre più ristretta, ma resta alto il numero dei civili intrappolati”, ha detto il mons. Savundaranayagam. Suthainthirapuram e Irenapalai si trovano nei pressi di Puthukkudiyiruppu, il cui ospedale è stato colpito da più attacchi di artiglieria che nei giorni scorsi hanno provocato almeno 11 morti e 30 feriti. Secondo fonti militari, nell’ultimo mese sono 22.000 (35.000 secondo altri dati) i civili che hanno raggiunto le zone controllate dal governo. Oltre 100.000 civili resterebbero nelle aree dei ribelli. E' ripresa oggi, inoltre, la missione di salvataggio del resto dei pazienti dell’ospedale bombardato e trasferiti a Putumattalan. L’esercito afferma di essere vicino alla vittoria totale sui ribelli dele Tigri tamil. (A.L.)

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    Congo: la Caritas rafforza gli interventi a favore delle vittime del conflitto

    ◊   Dopo l'arresto nelle scorse settimane del generale ribelle tutzi Laurent Nkunda, leader del Consiglio Nazionale per la Difesa del Popolo, che da anni dominava sul territorio nella Provincia Orientale, si aprono nuove prospettive di pace e di sviluppo nella Repubblica Democratica del Congo. Negli ultimi mesi, il conflitto nel paese africano ha causato 250.000 sfollati e un numero imprecisato di vittime. Nella diocesi di Dungu-Doruma e Isiro-Niangara si stanno assistendo circa 10.000 famiglie di sfollati (pari ad un totale di circa 60.000 persone), a seguito delle incursioni dei ribelli ugandesi del sedicente Esercito di liberazione del signore. Gli aiuti di Caritas consistono specificamente nel donare ai nuclei familiari generi non alimentari. Sotto l’aspetto economico l’operazione è possibile grazie al contributo di tutto il network Caritas Internationalis, tra cui anche Caritas Italiana, che ha stanziato 100.000 Euro. Oltre agli aiuti esterni, in questa crisi si distingue la solidarietà delle numerose parrocchie che si sono attivate per dare ospitalità direttamente agli sfollati. L’operazione globale di assistenza della Caritas alla fine raggiungerà i 3 milioni di euro. Anche Caritas Italiana lavora da anni in tutta la Repubblica Democratica del Congo a fianco della Caritas locale in progetti d’emergenza, riabilitazione e sviluppo; in particolare è impegnata in un programma per il recupero dei bambini soldato. (A.L.)

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    Appello dell’Onu ai ministri delle Finanze del G7

    ◊   La Campagna del Millennio delle Nazioni Unite chiede ai Ministri delle Finanze del G7, che si incontrano oggi e domani a Roma , di affrontare la crisi economica globale, di ricordarsi dei più poveri del mondo, che nulla hanno a che fare con le cause della crisi. La Campagna del Millennio stima che per i prossimi 2 anni i Paesi poveri perderanno oltre 300 miliardi di dollari di PIL come risultato della crisi finanziaria creata dagli Stati ricchi. Come diretto effetto della crisi finanziaria – si legge nel comunicato delle Nazioni Unite - si prevede che potrebbe aumentare il numero delle persone che oggi vive con meno di 1 dollaro al giorno. Le Nazioni Unite chiedono quindi ai ministri delle Finanze di trovare soluzioni capaci di rispondere ai bisogni delle persone più povere e vulnerabili creando un "vulnerability fund" per i Paesi poveri colpiti dalla crisi finanziaria. Una piccola parte dei piani di rilancio economico dei Paesi ricchi – si spiega nel documento - dovrebbe essere dedicata a velocizzare la ripresa economica dei paesi che maggiormente stanno soffrendo per questa crisi finanziaria. Si devono poi definire chiaramente piani di azione capaci di mantenere i propri impegni in ambito di aiuto pubblico allo sviluppo. La crisi finanziaria non può e non deve essere una scusa per i Paesi ricchi per venire meno al loro impegno di destinare lo 0,7% del PIL all'aiuto pubblico allo sviluppo. Le decisioni prese durante il G7 avranno un impatto sulle posizioni finali del G8 che si terrà il prossimo luglio. E' essenziale per l’Onu affrontare fin d’ora queste tematiche e imprimere alla discussione la giusta direzione. “Non farlo rischierebbe di compromettere il percorso verso un G8 che sappia dare risposte forti alle esigenze dei più poveri”. (A.L.)

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    Nel 2008 uccisi 41 giornalisti durante lo svolgimento del loro lavoro

    ◊   Nel 2008 sono stati 41 i giornalisti morti mentre svolgevano il loro lavoro. Tra questi, 28 sono stati assassinati. Altri 125 sono stati arrestati. Sono alcuni dei dati del rapporto annuale del Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj). Dal dossier emerge che il numero di quelli la cui morte è con certezza legata al lavoro d’informazione è calato rispetto allo scorso anno, quando furono 66. La riduzione è dovuta soprattutto al drastico calo di decessi in Iraq, che negli ultimi anni ha registrato un totale di 136 giornalisti assassinati. Per quanto riguarda i reporter arrestati, 73 sono stati accusati genericamente di “attività contro lo Stato”. Più di 80 giornalisti, inoltre, sono stati costretti a fuggire dal loro Paese. Nel rapporto si sottolinea poi che almeno 26 giornalisti fotoreporter sono stati sequestrati. Dall’inizio del 2009 sono 9 i giornalisti assassinati o morti nello svolgimento del loro lavoro. Il caso più recente – ricorda l’agenzia Misna - è quello di un cronista di una televisione privata del Madagascar, ucciso il 7 febbraio, insieme con altre decine di persone. In quell’occasione la guardia presidenziale ha aperto il fuoco su un gruppo di manifestanti ad Antananarivo. (A.L.)

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    I vescovi della Florida chiedono di abolire la pena di morte

    ◊   I vescovi della Florida hanno chiesto al governatore Charlie Crist di “stabilire un nuovo standard di decenza” per lo Stato abolendo la pena di morte. In una lettera inviata la settimana scorsa dalla Conferenza Episcopale alle autorità dello Stato, i presuli hanno chiesto anche che venisse risparmiata la vita di Wayne Tompkins. La sua condanna a morte è stata invece eseguita mercoledì scorso con un’iniezione letale a Tampa. Tompkins era stato riconosciuto colpevole dell’omicidio della quindicenne Lisa DeCarr, figlia della sua fidanzata. I vescovi hanno chiesto di abolire le esecuzioni “commutando le pene capitali in ergastolo senza possibilità di libertà condizionale”. Nella lettera della Conferenza Episcopale si chiede infatti che il governatore “sostituisca la pena capitale con il carcere a vita per difendere la società e assicurare una punizione a chi ha commesso un reato”. Il governatore “ha la capacità di cambiare il corso dell'azione che deve essere intrapresa dallo Stato nei casi di pena capitale”, si sottolinea nella lettera ripresa dall’agenzia Zenit. “Nel perseguire la giustizia per le vittime di crimini violenti – concludono i vescovi - lo Stato non deve essere accecato da politiche che sminuiscano la dignità umana e la sacralità di ogni vita, anche quella di persone ritenute colpevoli”. (A.L.)

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    La Comece: la domenica sia dichiarata giorno festivo

    ◊   Il Segretariato della Comece, la Chiesa protestante in Germania e la Chiesa d’Inghilterra esprimono apprezzamento per l’iniziativa di alcuni deputati europei di proporre l’adozione di una dichiarazione scritta sulla tutela della domenica come giorno festivo. La sua adozione - si legge in una nota diffusa ieri dalla Comece - “costituirebbe una chiara presa di posizione nel Parlamento europeo a favore di un'Europa sociale”. “E’ giunto il momento – si sottolinea nel documento – che questa dichiarazione depositata lo scorso 2 febbraio da 5 deputati di Ppe, Pse, Alde e Uen, riceva la maggioranza delle firme necessarie per la sua adozione”. L’attuale crisi economica e finanziaria, ha fatto meglio comprendere come non tutti gli aspetti della vita possano essere commercializzati. “Il consumismo – afferma la Comece - non è un modello di sviluppo economico sostenibile, né un modello di sviluppo umano”: gli uomini e le donne che lavorano di domenica sono discriminati. Vengono colpiti “la loro vita familiare, lo sviluppo personale e anche la loro salute”. La domenica come giorno festivo, uno dei rari momenti che consente a figli e genitori di ritrovarsi – osserva la Comece – è una componente del patrimonio culturale d’Europa, “un fattore decisivo di riconciliazione tra lavoro e vita familiare”. Questo è il motivo per cui – si legge nel comunicato - il rispetto del riposo domenicale “è alla base del modello sociale europeo”. Negli ultimi anni, invece, la tutela della domenica come giorno festivo è stata ridotta in molti Stati membri da “una visione troppo consumistica”. La dichiarazione scritta invita gli Stati membri e le istituzioni a proteggere la domenica nelle future legislazioni nazionali ed europee sull'orario di lavoro, “allo scopo di migliorare la tutela della salute dei lavoratori”. Proprio i lavoratori - si legge nella nota - “hanno subito la frammentazione della loro vita privata”. La dichiarazione deve ora essere sottoscritta dalla maggioranza dei (394) deputati prima del 7 maggio 2009 per essere adottata dal Parlamento. (A.L.)

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    Kazakistan: la nuova restrittiva legge sulla libertà religiosa è incostituzionale

    ◊   Il Consiglio costituzionale del Kazakistan ha annunciato che la nuova restrittiva legge sulla libertà religiosa è incostituzionale. L’agenzia Forum 18 - ripresa da AsiaNews - spiega che ora il presidente Nursultan Nazarbaiev ha un mese di tempo per decidere se sostenere la legge. Igor Rogov, presidente del Consiglio, ha spiegato che la nuova legge viola la previsione dell’art. 39 paragrafo 3 della Costituzione, che prevede che i diritti e le libertà riconosciuti dalla Carta “non possono essere in alcun modo ristretti”. Come pure l’art. 14 il quale esclude discriminazioni per ragioni anche religiose. L’art. 19, poi, prevede per ognuno “il diritto di determinare e indicare o non indicare” “l’appartenenza religiosa”. Norme violate dalla nuova legge che – prosegue Rogov – pretende per il riconoscimento dei gruppi religiosi “condizioni in precedenza non applicate in Kazakistan”. Ora Nazarbaiev può anche chiedere al Consiglio di cambiare decisione, ma sarebbe necessario il voto favorevole dei due terzi dei membri. La nuova legge era stata molto criticata da gruppi religiosi e dall’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Ocse), che avevano chiesto a Nazarbiev di non promulgarla. Il presidente aveva allora rimesso la questione al Consiglio costituzionale. (R.P.)

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    Chiesta l’apertura di un’inchiesta sull’uccisione di manifestanti in Madagascar

    ◊   Aprire un’inchiesta immediata e imparziale sull’uso della violenza contro civili disarmati in Madascar”: lo chiedono alcune organizzazioni francesi contro la tortura – Fiacat e Acat-Francia - insieme con l'Organizzazione mondiale contro la tortura (Omct). Si condanna “l'uso eccessivo e sproporzionato” della forza da parte delle forze di sicurezza contro manifestanti disarmati ad Antananarivo il 7 febbraio 2009, che ha provocato l'uccisione di almeno 40 civili. In quell’occasione – ricorda il Sir - la guardia presidenziale ha sparato contro manifestanti disarmati che hanno cercato di avvicinarsi al palazzo presidenziale, per contestare la revoca del sindaco di Antananarivo, Andry Rajoelina. “L'uso della forza da parte della guardia presidenziale – affermano le organizzazioni – è stato chiaramente sproporzionato e perciò contrario a principi fondamentali delle Nazioni Unite sull'uso della forza e di armi da fuoco da parte di chi è responsabile dell'applicazione delle leggi”. Fiacat, Acat-Francia e Omct chiedono quindi di “garantire un'inchiesta immediata, efficace, approfondita, indipendente e imparziale”. (A.L.)

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    Sessione statutaria per il Comitato permanente dei vescovi del Congo

    ◊   Si chiude oggi nel Centro interdiocesano di Kinshasa-Gombe la sessione statutaria del Comitato permanente della Cenco, la Conferenza Episcopale Nazionale del Congo. Al centro dei lavori, iniziati lunedì scorso: la situazione finanziaria delle varie diocesi congolesi e quella socio-pastorale. Sono stati così esaminati i rapporti finanziari delle varie strutture in cui è articolata la Cenco, come lo stesso Comitato permanente, l’Università cattolica di Kinshasa, Giustizia e Pace ed altri organismi. Mons. Nicolas Djomo Lola, vescovo di Tshumbe e presidente della Cenco, non ha mancato di sottolineare la crisi finanziaria che colpisce anche le strutture ecclesiastiche. Le difficoltà provengono anche dallo sforzo che i vescovi stanno facendo per un aiuto umanitario alle popolazioni nelle aree di guerra. Un sostegno non indifferente alle iniziative della Chiesa viene da istituzioni collegate con la Chiesa stessa mediante partenariato. Salutandone i delegati presenti ai lavori, mons. Djomo ha citato Medicus Mundi, l’Associazione internazionale dei farmacisti cattolici e le varie Caritas diocesane. Si piano pastorale il Comitato permanente della Cenco ha fatto il punto sulle iniziative da svolgere per celebrare in questo anno 2009 il centenario del martirio del beato Isidoro Bakanja, il giovane della tribù Boangi beatificato da Giovanni Paolo II nel 1994. Mons. Djomo ha anche ricordato ai confratelli altri tre giubilei da celebrare quest’anno: i 50 anni della erezione della gerarchia locale in Congo, nel Rwanda e nel Burundi; i 25 anni di fondazione dell’Aceac, l’Associazione delle Conferenze Episcopali dell’Africa Centrale; e i 50 anni, infine, dell’indipendenza dal Belgio. Ieri, intanto, è stato ospite dei vescovi il ministro degli esteri della Repubblica Democratica del Congo, Alexis Thambwe Mwamba. Il ministro ha informato i presuli sulla situazione bellica nell’Est del Paese rassicurandoli che l’operazione è stata pianificata per ridurre al minimo i rischi. (A.M.)

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    Togo: l'impegno dei leader religiosi per la Commissione Verità, Giustizia e Riconciliazione

    ◊   “La Chiesa cattolica è disposta a collaborare al processo di riconciliazione nazionale per assicurare un buon avvenire al Togo”: è quanto ha affermato il cardinale Renato Raffaele Martino dopo l’incontro con il capo dello Stato Faure Gnassingbé che lunedì scorso ha iniziato delle consultazioni con diversi leader religiosi per costituire la Commissione Verità, Giustizia e Riconciliazione. L’organismo è stato raccomandato dall’Accordo politico globale (APG) ed attualmente è da definire il profilo dei membri che dovranno far parte di tale commissione indipendente. “Il presidente si è impegnato a rispettare, punto per punto, le raccomandazioni emerse dalle consultazioni nazionali – ha detto il ministro dei Diritti dell’uomo e la Promozione della democrazia Yacoubou Hamadou – queste raccomandazioni preconizzano che la Commissione sia diretta da un religioso ed è in questo quadro che il capo dello Stato ha intrapreso queste consultazioni”. Il presidente Gnassingbé, oltre ai rappresentanti della Chiesa cattolica, ha incontrato una delegazione dell’Unione musulmana del Togo e rappresentanti della Chiesa delle Assemblee di Dio e della Chiesa metodista per definire i criteri per la scelta dei componenti della Commissione Verità, Giustizia e Riconciliazione. (T.C.)

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    Conferenza a Dakar per proporre misure in grado di contrastare l’avanzata del deserto

    ◊   Individuare le piante per il rimboschimento e stabilire i metodi per realizzare la “Grande muraglia verde”, una barriera formata da alberi, piante e vegetali, che dovrà contrastare l’avanzata del deserto: sono i temi al centro di una conferenza internazionale in corso a Dakar, in Senegal. Per due giorni, ricercatori, scienziati ed esponenti politici degli 11 Paesi coinvolti nel progetto – Mali, Senegal, Mauritania, Burkina Faso, Niger, Nigeria, Ciad, Sudan, Etiopia, Eritrea e Gibuti – discutono sulle tappe necessarie per costruire la “cintura verde”. Secondo il presidente del Senegal, Abdoulaye Wade, che ieri ha presieduto la cerimonia d’apertura, “la desertificazione è un volto della povertà, perché è alla base del calo della produzione agricola e alimenta l’insicurezza sociale: dobbiamo lavorare bene, senza perdere tempo prezioso”. Youba Sokona, direttore dell’Osservatorio scientifico del Sahara e del Sahel, ha poi invitato i governi africani a partecipare più attivamente: “Si tratta di un vero e proprio programma di sviluppo che deve scuotere le nostre abitudini”. L’ambizioso progetto – ricorda l’agenzia missionaria Misna - prevede la realizzazione di una striscia di vegetazione larga 15 chilometri che si estende per 7000 chilometri da un estremo all’altro del Continente africano. (A.L.)

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    Chiese del sud Italia: per il cardinale Bagnasco non esiste fatalità sociale

    ◊   Vent’anni fa i vescovi italiani pubblicavano un documento in cui rilanciavano con forza la questione meridionale. “Il Paese non crescerà se non insieme”, scrivevano. Ieri e oggi, a Napoli, due decenni dopo, i vescovi del Sud, riuniti a convegno, ripetono con forza quell’appello. Se ne è fatto portavoce il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei: “Insieme per un interesse più alto di ogni particolarismo”. “Non si tratta – ha sottolineato nella Messa di stamani – di creare un’altra Italia, ma di costruire l’unico Paese con la partecipazione di ricchezze diverse, convergenti e complementari, così da sentire la gioia e la sofferenza di una parte come la gioia e la sofferenza di tutti”. Nel Meridione e in Italia, in generale - ha osservato il porporato - c’è “un popolo dal cuore buono che conosce la generosità, l’altruismo, che ha il senso dell’amicizia e delle radici e spesso vive una religiosità diffusa, un cristianesimo praticato; gente che ama la sua terra anche se non di rado è costretta a lasciarla per cercare altrove occupazione e futuro; gente che purtroppo è segnata anche da ferite antiche e nuove”. “Noi vescovi del Sud – aveva detto ieri l’arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe - siamo qui per riorganizzare la speranza evangelica come presupposto, come struttura, come fondamento del rispetto e dei diritti della gente del Meridione”. In definitiva il convegno “Chiesa nel Sud, Chiese del Sud. Nel futuro da credenti responsabili”, promosso dalle Chiese delle cinque regioni meridionali, ha riproposto con forza la necessità di non abbandonarsi al fatalismo o al disfattismo. Tutti gli interventi, dall’economista Piero Barocci, al pedagogista Giuseppe Savagnone, all’arcivescovo di Potenza, monsignor Agostino Superbo, hanno respinto l’idea del fallimento. Ma hanno anche invitato a un nuovo impegno per far sì che “il sud non sia una palla al piede, ma un’opportunità”. (Da Napoli, Mimmo Muolo)

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    La questione dell’ordinazione delle donne al centro del Sinodo anglicano

    ◊   Rimangono dubbi e difficoltà sulla questione della consacrazione e dell’ordinazione delle donne nella Comunione anglicana. E’ quanto ha affermato il primate anglicano, l’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, durante un suo intervento ai lavori del Sinodo generale in corso a Londra. “A luglio – ha detto Rowan Williams – mi sono trovato nella situazione molto difficile di astenermi nel dare il voto al Sinodo di York”. “Non ho fatto ciò – ha aggiunto – perché avevo dubbi sulle mie convinzioni riguardo l’opportunità di ordinare donne vescovo, ma perché ho ritenuto di non poter avallare quello che era contenuto nella mozione che il Sinodo stava valutando”. “Non ho voluto rigettare – ha aggiunto il primate – una mozione che incorporava quanto, io spero e prego, avvenga per la vita della nostra Chiesa”. “Ciò che mi ha preoccupato in merito alle proposte formulate lo scorso luglio – ha spiegato Rowan Williams - è sapere se effettivamente si tratta di buone notizie per le donne o per coloro, invece, che si oppongono alla loro ordinazione”. I lavori del Sinodo – ricorda l’Osservatore Romano – stanno affrontando la questione dell’introduzione delle donne vescovo nella Comunione anglicana. La discussione sull’ammissione delle donne all’episcopato risale al 2006. A luglio del 2008, poi, una larga maggioranza dei membri dell’assise anglicana ha espresso voto favorevole. L’assemblea ha quindi dato incarico a un gruppo di studio di ultimare il lavoro e di preparare una bozza di codice da approvare nel corso del Sinodo attuale. Secondo alcuni esperti, il voto dato al Sinodo di York non può ancora avere valore regolamentare. L’arcivescovo Williams ha comunque affermato che la soluzione della questione è ormai vicina: “Non siamo molto distanti – ha concluso – da qualcosa che potrebbe essere accettato, qualcosa che la commissione di revisione ci renderà più chiaro”. (A.L.)

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    India: la visita a Bangalore del Rettor Maggiore dei Salesiani

    ◊   “Don Bosco è tra noi”. Con queste parole don Pascual Chávez, Rettor Maggiore dei Salesiani, è stato accolto lo scorso 8 febbraio in India, presso l’opera salesiana del “Don Bosco College” di Mannuthy, un quartiere periferico della città di Thrissur, nello stato del Kerala. Don Chávez è arrivato nel Paese asiatico nell’anno in cui ricorre il 150° anniversario dalla fondazione della Congregazione salesiana. Durante la sua visita, il Rettor Maggiore ha incontrato i salesiani dell’Ispettoria di Bangalore, ai quali ha ricordato l’importanza di “ritornare a Don Bosco”. Successivamente, don Chávez ha salutato i membri della Famiglia Salesiana ed ha riflettuto con loro sul bisogno di un dinamismo all’interno di questo “movimento spirituale e apostolico”, in vista della sua continua crescita. “Apparteniamo alla Famiglia Salesiana – ha detto – perché siamo convinti della bellezza della nostra vocazione”. “Siamo frutto – ha aggiunto il Rettor Maggiore – dello Spirito Santo e, quindi, la nostra vocazione è quella di essere santi, il che vuol dire essere pieni di vita e di amore”. Infine, incontrando i giovani, don Chávez ha rivolto loro queste parole: “Siete persone coraggiose, volenterose e intraprendenti. La vostra fede è molto profonda”. Tuttavia, ha aggiunto, “è un peccato che attualmente le vocazioni in questa antica terra della cristianità siano in calo. Penso che dobbiate fare uno sforzo in più: le vocazioni nascono in famiglia e vanno coltivate dai genitori”. “La Congregazione salesiana e la Chiesa – ha concluso don Chávez - hanno ancora bisogno di voi”. (I.P.)

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    Oxfam denuncia i fallimenti della sanità privata

    ◊   Paesi industrializzati, donatori e Banca Mondiale stanno sprecando il denaro investito nella sanità. E’ l’allarme lanciato da Oxfam International, Confederazione di 13 organizzazioni umanitarie attive nel contrastare povertà e ingiustizia. Nel rapporto “Cieca fiducia: l’assistenza sanitaria privata nei Paesi poveri: miti e realtà” vengono ricordati gli scarsi risultati, a livello globale, dell’assistenza sanitaria privata che le istituzioni finanziarie internazionali e i Paesi ricchi continuano a sostenere. “I governi – afferma Farida Bena, responsabile dell’Ufficio Campagne di Oxfam International - devono riprendere in mano le redini dell’economia. Ciò vale in particolare per il settore sanitario: gli aiuti ai Paesi in via di sviluppo devono essere diretti a rafforzare la sanità pubblica, l’unica che può assicurare il diritto alle cure in modo adeguato”. Il rapporto – diffuso in Italia da Ucodep e ripreso dal Sir - illustra i fallimenti della sanità privata in tutto il mondo. In Cina, per esempio, un terzo delle medicine fornite dai privati sono contraffatte. In 7 Paesi dell’Africa sub-sahariana, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha scoperto che la maggior parte dei farmaci anti-malaria prodotti negli stabilimenti privati non hanno superato i controlli di qualità. “I tagli ai servizi per la sanità pubblica – avverte Oxfam - stanno condannando a morte centinaia di milioni di persone e stanno infliggendo sofferenze del tutto evitabili. Per questo, è necessario un consistente incremento dei fondi per la sanità pubblica”. Nello studio di Oxfam International si sottolinea infine che l’investimento nella sanità pubblica è stato il fattore determinante per migliorare rapidamente la vita nei Paesi in via di sviluppo. Secondo Oxfam, la Banca Mondiale e altri donatori “devono mettere da parte la loro cieca fiducia nel mercato. L’accesso universale alle cure si può ottenere solo grazie all’intervento dei governi”. (A.L.)

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    Messico: si celebra domenica la Giornata dell’Infanzia Missionaria

    ◊   Come ogni anno, centinaia di bambini parteciperanno alla Giornata dell’Infanzia e dell’Adolescenza Missionaria (Dominf) che si celebra in Messico domenica prossima, allo scopo di riflettere intorno all’impegno missionario di tutto il popolo di Dio, a cominciare dai bambini e dagli adolescenti delle comunità parrocchiali. L’Infanzia e l’Adolescenza Missionaria sono un’iniziativa delle Pontificie Opere Missionarie, attraverso la quale si cerca di fare in modo che i bambini compiano in maniera adeguata la loro missione locale ed universale, non solo come missionari ma coinvolgendo anche i loro genitori. “È per questo – ha affermato padre Arturo Barranco, direttore della Commissione di Pastorale Missionaria dell’arcidiocesi di Mexico - che questa pastorale deve avere un’effettiva priorità all’interno della pastorale diocesana e parrocchiale”. Per il sacerdote, il Dominf deve essere assunto nelle comunità come un’eccellente opportunità per riprendere e fortificare questa pastorale missionaria con i più piccoli. In questo modo si dà seguito alle conclusioni di Aparecida, secondo le quali occorre tenere in considerazione la capacità missionaria dei bambini e delle bambine, i quali possono evangelizzare non soltanto i propri compagni, ma diventare evangelizzatori presso i loro stessi genitori. Padre Barranco ha spiegato che l’obiettivo di questa pastorale deve essere di insegnare ai bambini a mantenersi ricettivi alla realtà che li circonda e, da lì, assimilare in “chiave missionaria” gli elementi fondamentali della fede. (R.P.)

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    Celebrato dalla Comunità di Sant'Egidio il 41.mo anniversario della sua fondazione

    ◊   “Negli anni della contestazione del 1968 un gruppo di giovani studenti ha vissuto la spinta del cambiamento non nell'angusta prospettiva della vita ridotta ad ideologia esasperata, priva della dimensione fondamentale, quella del cambiamento di se stessi, ma nella fiducia della Parola di Dio certi che il rinnovamento della vita personale avrebbe rinnovato anche la società”. Lo ha detto ieri sera il cardinale Agostino Vallini, vicario del Papa per la diocesi di Roma in San Giovanni in Laterano, nel corso della celebrazione per il 41.mo anniversario di fondazione della Comunità di Sant'Egidio. “Sentirsi pienamente chiesa – ha ricordato il cardinale - incoraggiava ad essere portatori non di un puro slancio giovanile che si faceva solidale dinanzi ai drammi sociali, ma di mostrare nel proprio volto quello della Chiesa, perché la Chiesa ha il volto umano dei suoi membri. E i laici lo sono a tutti gli effetti”. Il cardinale Vallini, dopo aver ricordato le attività della Sant’Egidio, li ha “incoraggiati a rispondere anzitutto con grande generosità alla vasta prima e fondamentale vocazione che è quella alla santità, ossia alla perfezione della carità”. “Non dimenticate - ha poi concluso - che il Signore vi parla attraverso i poveri che servite”. Da qui l’invito - ricorda il Sir - a diventare corrente di pace, di cordialità e di rispetto e di amicizia tra i popoli, attraverso cui si diffonda la cultura del rispetto per rendere il mondo “meno sospettoso, meno conflittuale, meno violento”. (A.L.)

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    Risparmio energetico: su internet lo “scontatore elettrico” delle Acli

    ◊   Quanta energia risparmio se M'illumino di meno? Se rinuncio a un giro di lavatrice 3000 watt/ora? Se il pollo non lo cuocio al forno elettrico 2000 watt/ora? Se lavo i piatti a mano altri 3000 watt/ora? Nella tradizionale giornata indetta da Caterpillar, la trasmissione di Radio 2 che intende sensibilizzare i cittadini sul risparmio energetico, le Acli ripropongono sul loro sito www.acli.it lo ‘scontatore elettrico’, un pop up che consente di quantificare il risparmio energico realizzato con un uso più attento degli elettrodomestici e dei dispositivi elettrici di casa: il forno elettrico, le spie luminose degli apparecchi, la lavastoviglie, l'aspirapolvere. Più elettrodomestici si rinuncia ad accendere, più alto è il risparmio. Lo scontatore elettrico rende visibile il proprio risparmio e ricorda a tutti - affermano le Acli - che “risparmiare energia è gratis: un consumo critico è un consumo intelligente”. (A.L.)

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    Prosegue il Festival del cinema di Berlino

    ◊   Con “The Dust of the Time” di Theo Angelopoulos, “Tatarak” di Andrzej Wajda, e “Eden à l’ouest” di Costa-Gavras, a Berlino entrano in scena in grandi maestri del cinema. Il primo racconta la dissoluzione di una coppia (e anche di un sistema politico, quello socialista) sullo sfondo del XX secolo; il secondo tratteggia la drammatica fuga di una donna da un matrimonio fallimentare; il terzo segue l’odissea di un migrante moderno. I tre anziani registi, ciascuno a suo modo - Angelopoulos lavorando sui grandi spazi scenografici della Storia, Wajda sugli spazi chiusi della famiglia, Costa-Gavras sull’urgenza militante della contemporaneità – ci ricordano il dovere morale del cinema, proprio nel momento in cui al Festival si mettono in luce le opere di alcuni giovani talenti. Nei nostri interventi precedenti abbiamo parlato dell’uruguaiano “Gigante” di Adrián Biniez, del tedesco “Alle anderen” di Maren Ade, dell’iraniano “About Elly” di Ashgar Farhadi, di “The Messenger” di Oren Moverman. In questi due ultimi giorni altri due film si sono aggiunti alla lista delle sorprese. Entrambi parlano della violenza contro le donne, ma in termini diametralmente opposti. “Katalin Varga” dell’inglese Peter Strickland trasporta lo spettatore nelle cupe atmosfere dei Carpazi rumeni, fra paesaggi silvestri e immagini bucoliche, attraversate da esseri umani in preda a pulsioni arcaiche. Una donna vede svelato il suo segreto (suo figlio è il frutto di uno stupro) e distrutta la sua quiete familiare. Cacciata da casa, partirà dunque sulla strada della vendetta insieme al bambino, seminando vento e raccogliendo tempesta. Il film unisce ad un rigoroso rispetto della forma nella composizione delle inquadrature, un montaggio secco ed essenziale; e soprattutto un commento sonoro inquietante ed efficace, che induce alla premonizione di un destino segnato. “La teta asustada” della peruviana Claudia Llosa è invece ambientato alla periferia di Lima dove vivono, in baraccopoli disseminate lungo i versanti della montagna, le migliaia di indios che si sono inurbati. Le ragioni che li hanno spinti alla città sono quelle della povertà e del bisogno, ma talvolta anche quelle della violenza subita. La protagonista è infatti figlia di una donna vittima anni prima degli stupri e delle torture dei guerriglieri maoisti di Sendero Luminoso: la paura si è trasmessa dall’una all’altra come una discendenza genetica e la ragazza vive nella chiusura e nella diffidenza. Solo l’amore di un’apertura al mondo riuscirà a guarire la sua anima malata. Attenta agli spazi e alla luce del Perù contemporaneo, la regista coglie con sorprendente verità non solo l’umiliazione e lo sconforto degli esseri umani, ma anche la vitalità di una cultura antica, ritratta nei suoi riti, nella sua lingua, nel suo desiderio di emancipazione. (Da Berlino, Luciano Barisone per Radio Vaticana)

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    24 Ore nel Mondo



    Israele verso un governo di coalizione. Sì di Hamas alla tregua

    ◊   In Israele continuano incessanti i contatti tra le forze politiche, che, pochi giorni dopo le elezioni legislative, cercano di formare una maggioranza di governo. L’ipotesi più accreditata vedrebbe l’alleanza tra il centro del Kadima, la destra moderata del Likud e i Laburisti. Intanto, dall’Egitto sembra imminente l’annuncio di una nuova tregua nella Striscia di Gaza, nonostante stamani tre razzi siano stati lanciati dall’enclave palestinese contro il territorio israeliano. Il servizio di Marco Guerra:

    Entro domenica l’Egitto annuncerà l’accordo di tregua di 18 mesi fra Hamas e Israele. Lo riferiscono i mediatori egiziani che hanno già incassato il si del movimento integralista palestinese, espresso ieri dal numero due di Hamas, Abu Marzuk, al termine dell’incontro con il capo dei servizi segreti del Cairo, Omar Suleiman. Il piano prevede l'apertura di sei punti di passaggio fra Gaza e Israele e la sospensione di qualsiasi attività militare e di aggressione. Per il momento rimane fuori dall’accordo però la liberazione del soldato israeliano Shalit. Hamas, infatti, si rifiuta di sovrapporre i due dossier e di collegare la sorte di Shalit alla riapertura dei valichi, per puntare invece alla liberazione di prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane. Ad ogni modo, prima dell'annuncio ufficiale della tregua ci saranno contatti con le altre fazioni palestinesi e con la parte israeliana, che in questi giorni rimane comunque impegnata nella composizione di un governo di unità nazionale. Nello Stato ebraico sta, infatti, prendendo corpo una grande coalizione composta dai tre dei maggiori partiti israeliani, Likud, Kadima e laburisti. Secondo le indiscrezioni della stampa, il futuro governo dovrebbe essere guidato dal leder del Likud, Benyamin Netanyahu, mentre Tzipi Livni, che ha vinto di misura le elezioni parlamentari, potrebbe guidare l’opposizione per evitare una posizione subalterna. Ma il confronto fra i partiti è ancora in corso.

     
    Iraq
    Ancora violenze contro i pellegrini sciiti in Iraq. Quaranta persone sono morte e altre 84 sono rimaste ferite in un attentato suicida nel villaggio di Albu Jasem a Sud di Baghdad. Una donna kamikaze si è fatta saltare in aria tra un gruppo di pellegrini sciiti. Altri otto pellegrini sono morti e 18 sono rimasti feriti per un ordigno fatto esplodere lungo una strada di Kerbala. Gli attentati avvengono nei giorni in cui migliaia di fedeli sciiti si recano a Kerbala per le celebrazioni dell'Arbain, che segnano la fine dei 40 giorni di lutto osservati ogni anno in occasione dell'anniversario dell'uccisione dell'Imam al Hussein. Le autorità irachene fanno sapere che per lunedì, quando i festeggiamenti raggiungeranno l’apice, saranno schierati 30 mila uomini, 400 cecchini e 1.500 donne poliziotto incaricate delle perquisizioni femminili, per garantire maggiore sicurezza.

    Afghanistan
    Cinque bambini sono rimasti uccisi nel corso di una sparatoria fra talebani e soldati australiani in Afghanistan. L'incidente è avvenuto nella provincia di Uruzgan, mentre forze speciali della coalizione erano impegnate in rastrellamenti. Intanto sul piano politico l’intelligence Usa accusa il governo di Kabul di essere "debole e corrotto", "incapace e impopolare". E’ quanto si legge in un rapporto del capo dell'ammiraglio Dennis Blair, che ha ribadito la scarsa fiducia dell'amministrazione Obama nel presidente afghano uscente Hamid Karzai. L'esecutivo di Karzai, che il 20 agosto si candiderà a un secondo mandato, non riesce a ostacolare il rafforzamento dei talebani che estendono il controllo sul territorio. Infine, le truppe Nato e statunitensi inseriranno un maggior numero di militari afghani nelle operazioni per cercare di ridurre le vittime civili nei raid anti-talebani. Le autorità di Kabul considerano infatti "inaccettabile" l’alto numero di vittime civili registrato finora e il presidente Hamid Karzai ha già avvertito che la condotta delle truppe Nato e statunitensi rende sempre più insofferente la popolazione locale.

    Somalia
    Il presidente della Somalia, Sheikh Sharif Ahmed, ha reso noto oggi il nome del nuovo premier. Molte le sfide che attendono il capo del futuro governo in un Paese che dal 1991, anno in cui terminò la dittatura di Siad Barre, è devastato dalla guerra civile. Il servizio di Giancarlo La Vella:

    Il nuovo premier avrà il difficile compito di guidare un governo di unità nazionale e di porre fine alla lunga guerra civile tra le numerose fazioni del Paese del Corno d’Africa. Si tratta di Omar Abdirashid Ali Sharmarke, residente negli Stati Uniti e figlio di un ex leader assassinato nel 1969. Sharmarke, la cui nomina è pianamente appoggiata anche dal parlamento di Gibuti, ha sinora ricoperto diverse cariche all’Onu. Su questa scelta, abbiamo intervistato Angelo Masetti del Forum Italia Somalia:

     
    R. – Sharmarke è sicuramente una scelta su cui non si possono fare commenti negativi. Il ragionamento che va fatto è sull’assetto complessivo del vertice istituzionale, cioè la nomina a presidente di Sheikh Sharif Ahmed che è data dal frutto di un auspicio e di una scelta promossa anche dalla comunità internazionale, basandosi sull’ipotesi che Sheikh Sharif Ahmed, proveniente dalle Corti islamiche che hanno prodotto molto disordine in Somalia, fosse abbastanza rappresentativo da consentire una ricucitura politica con l’opposizione. Il nodo della questione è tutto questo: verificare, nei prossimi mesi, la capacità del presidente di ricondurre, in un alveo democratico di discussione e di condivisione politica del futuro della Somalia, quelli che oggi continuano ancora a minacciare la sicurezza interna della Somalia.

     
    D. – La comunità internazionale si aspetta da Sharmarke un impegno concreto su vari problemi, il primo tra tutti quello della pirateria davanti alle coste somale e poi, anche la soluzione di un problema umanitario che da sempre è gravissimo...

     
    R. – Sì, sicuramente queste sono le più grosse sfide che aspettano il primo ministro. Tutto dipenderà anche da quante risorse verranno messe a disposizione delle attuali istituzioni e dalla capacità di rappresentare, da parte di Sharmarke, le varie etnie, le varie tribù somale che ovviamente ripongono, in questo nuovo tentativo, grandi speranze.

     
    Stati Uniti - Sciagura aerea
    Un aereo di linea della Continental Airlines con 48 persone a bordo tra passeggeri ed equipaggio è precipitato nella notte nello stato di New York, negli Stati Uniti, alla periferia della città di Buffalo. Tutti morti gli occupanti del velivolo ai quali si aggiunge un’ulteriore vittima della zona residenziale sulla quale si è abbattuto l’aereo. Numerosi i feriti.

    Economia
    Ancora allarmanti i dati sull’economia mondiale. La Banca centrale europea lancia un allarme sulla crescita del debito pubblico degli Stati membri. Pessimi dati anche per il Pil italiano e tedesco e per il settore automobilistico europeo. Una boccata di ossigeno arriva intanto dall’America, sarà infatti firmato oggi il piano di stimolo all’economia, che secondo le previsioni dovrebbe portare 3,5 milioni di posti di lavoro. Intanto, in Italia il premier Berlusconi ha annunciato lo stanziamento di 8 miliardi di euro per gli ammortizzatori sociali. Il punto nel servizio di Francesca Ciacci:

    I tremendi effetti della crisi economia e i rischi legati a nuove politiche protezionistiche saranno al centro della riunione del G7 economico sotto la presidenza dell'Italia, in programma oggi e domani a Roma. La Francia, secondo il Financial Times, chiederà più trasparenza in Borsa e maggiori controlli sui prodotti di investimento ad elevato rischio e volatilità. Intanto, a poche ore dall’inizio del vertice, arrivano nuovi dati allarmanti sullo stato di salute delle economie europee. Il prodotto interno lordo tedesco è sceso del 2,1% nel quarto trimestre del 2008, segnando il calo più forte registrato dal 1987. Netto calo del Pil anche in Italia, che chiude il 2008 con un complessivo meno 0,9%, il dato peggiore dal 1993. Crollo record infine anche per il mercato dell’auto del Vecchio Continente, che a gennaio fa registrare un calo del 27% delle immatricolazioni rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. La Banca centrale europea nel suo bollettino mensile prevede che nel 2009 saranno sette i Paesi dell’euro che supereranno il tetto del 3% del rapporto deficit-Pil, infrangendo così il Patto di stabilità. Intanto in America sale l’attesa per il voto di oggi del piano di stimolo all’economia da 789 miliardi di dollari voluto dal presidente Barack Obama. Stando alle previsioni più ottimistiche, il pacchetto dovrebbe creare fino a 3,5 milioni di posti di lavoro. Nuove misure anche in Italia: Berlusconi annuncia il raggiungimento di un accordo con le regioni su 8 miliardi di euro di ammortizzatori sociali.

     
    Colombia
    Sei persone sono morte, tra le quali tre poliziotti, e altre 15 sono rimaste ferite in Colombia a causa di un'esplosione nel dipartimento di Convencion, alla frontiera con il Venezuela. Lo riferiscono media locali, precisando che nell'area operano sia le Farc, le Forze armate rivoluzionarie della Colombia, sia l'Eln, l'Esercito di liberazione nazionale. L'esplosione, che alcune fonti spiegano con un'autobomba, ha investito un gruppo di poliziotti portatosi sul luogo indicato da una telefonata anonima che segnalava un'emergenza.

    Australia
    In Australia, si stringe il cerchio sui piromani che hanno causato nei giorni scorsi oltre 180 morti e danni immensi, in particolare nello stato sudorientale di Victoria. Un trentanovenne è stato arrestato con l’accusa di aver appiccato uno dei roghi. All’uomo viene contestato il reato di omicidio volontario. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Francesca Ciacci)
     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 44
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