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Sommario del 11/02/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI all'udienza generale: fede, speranza e carità non sono virtù per eroi ma per ogni cristiano. Il Papa prega per i malati
  • Nomine
  • Giornata Mondiale del Malato. Intervista col cardinale Barragán
  • Ottant'anni fa nasceva lo Stato della Città del Vaticano
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Elezioni in Israele: vince Kadima. Incertezza per la formazione del governo
  • Eluana morta per arresto cardiaco dovuto a disidratazione. Commento del prof. Pessina
  • Incontro dei vescovi dell’Europa centro-orientale a 20 anni dalla caduta del muro di Berlino e a dieci anni dalla beatificazione del cardinale Stepinac
  • Le Chiese del sud d'Italia a confronto. La testimonianza di mons. Mondello
  • Chiesa e Società

  • Conclusa la visita in Togo del cardinale Martino
  • La Caritas a Gaza aiuta 2000 famiglie
  • Sri Lanka: aiuti Onu agli sfollati
  • India: a rischio la partecipazione elettorale per 70 mila cristiani
  • Elezioni in Pakistan: rinviata la legge per la tutela delle minoranze religiose
  • Iraq: la sconfitta alle provinciali dei fondamentalisti favorirà il ritorno dei cristiani
  • Zimbabwe: i cristiani reclamano lo stato di diritto e il rilascio dei prigionieri
  • Buenos Aires: termina oggi l'incontro episcopale interamericano
  • Messico: intervento dei vescovi sulla crisi economica
  • Colombia: nel 2008 per la prima volta dopo 20 anni nessun giornalista vittima del terrorismo
  • Thailandia: i 350 anni delle Missioni estere di Parigi al servizio del popolo thai
  • La tratta degli esseri umani al centro di un incontro della Caritas Asia
  • Al Sinodo anglicano mozione sul divieto ai pastori di aderire a politiche razziste
  • Convegno dei Focolari a Castel Gandolfo. La relazione del cardinale Vlk
  • Germania: festeggiamenti per il millennio del Duomo di Magonza
  • Onu e Ue in prima linea nella difesa dei minori dai pericoli del Web
  • Caritas romana: immigrati, ricchezza per la società
  • Corte dei Conti: in Italia alto tasso di corruzione nella pubblica amministrazione
  • Pompei: grande successo per la prima edizione del “Premio Bartolo Longo alla Carità”
  • A Roma un convegno sulle tecniche di illuminazione nei luoghi di culto
  • Il dolore della condizione umana al centro del Festival di Berlino
  • 24 Ore nel Mondo

  • Attacchi dei talebani a Kabul: almeno 26 morti
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI all'udienza generale: fede, speranza e carità non sono virtù per eroi ma per ogni cristiano. Il Papa prega per i malati

    ◊   L’udienza generale di questa mattina ha segnato, come annunciato mercoledì scorso dal Papa, la ripresa del ciclo di catechesi pontificie sui Padri della Chiesa. Alle migliaia di fedeli presenti nell'Aula Paolo VI, Benedetto XVI ha presentato la figura di Giovanni Climaco, un monaco eremita vissuto a cavallo tra il sesto e il settimo secolo e autore di un celebre trattato di vita spirituale. Il Papa ha poi concluso l’udienza pregando per gli ammalati, al centro della Giornata mondiale di oggi, memoria della Vergine di Lourdes. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Uno “stratega” dello spirito, vissuto negli stessi luoghi dove Mosè incontrò Dio. Giovanni Climaco è stato presentato da Benedetto XVI come uno “dei grandi scrittori della Chiesa di Oriente e di Occidente” dell’epoca medievale. Nacque in un passaggio drammatico della storia del suo tempo, nell’epoca buia delle invasioni barbariche che tuttavia fece risplendere - nel generale sfacelo delle strutture civili dell’Impero bizantino - la saldezza del corpo della Chiesa, grazie soprattutto “alla rete dei monasteri”. In uno di essi, a 16 anni, Giovanni Climaco è già quello che sarà per tutta la vita: un monaco e poi un eremita, per 40 anni ritirato tra le montagne del Sinai ma non, ha sottolineato il Papa, in fuga dal mondo perché capace di “un amore ardente per gli altri” oltre che per Dio. La sua fama è legata al suo scritto più famoso, la “Scala del Paradiso”:

     
    “La Scala è un trattato completo di vita spirituale, in cui Giovanni descrive il cammino del monaco dalla rinuncia al mondo fino alla perfezione dell’amore. E’ un cammino che - secondo questo libro - si sviluppa attraverso trenta gradini, ognuno dei quali è collegato col successivo”.

     
    “L’insieme di questi gradini - ha affermato Benedetto XVI - costituisce senza dubbio il più importante trattato di strategia spirituale che possediamo”. Una strategia che il Papa ha spiegato condensando i 30 gradini in tre fasi. La prima, ha detto, “si esprime con la rottura col mondo” per ritornare “allo stato dell’infanzia evangelica”. Il distacco dalle persone e dalle cose porta a una più intima comunione con Dio:

     
    “La seconda fase del cammino è costituita dal combattimento spirituale contro le passioni (...) Ma secondo Giovanni Climaco è importante prendere coscienza che le passioni non sono cattive in sé; lo diventano per l’uso cattivo che ne fa la libertà dell’uomo. Se purificate, le passioni schiudono all’uomo la via verso Dio con energie unificate dall’ascesi e dalla grazia”.

     
    La terza e ultima fase è “la perfezione cristiana”. Si tratta, ha spiegato il Pontefice, “degli stadi più alti della vita spirituale”, sperimentabili dai solitari, i cosiddetti “esicasti”, perché in grado di raggiungere la “quiete dell’anima”. Essa, ha osservato, prepara alla “preghiera corporea” e, più ancora, alla “preghiera del cuore”. L’ultimo gradino della scala poggia “sulla trinità delle virtù”: la fede, la speranza e la carità. Virtù che, Benedetto XVI, ha commentato così in una lunga e intensa riflessione spontanea:

     
    “Non sono virtù accessibili solo a eroi morali, ma sono dono di Dio a tutti i battezzati: in esse cresce anche la nostra vita (...) Fondamentale è la fede, perché tale virtù implica che io rinunci alla mia arroganza, al mio pensiero; (...) La speranza nella quale trascendiamo le cose di ogni giorno, non aspettiamo il successo nei nostri giorni terreni, ma aspettiamo alla fine la rivelazione di Dio stesso (…) Nella carità si nasconde il mistero della preghiera, della conoscenza personale di Gesù. Usiamo dunque di questa 'scalata' della fede, della speranza e della carità; arriveremo così alla vera vita".

     
    Al momento dei saluti finali - dopo aver augurato ai vescovi amici del Movimento dei Focolari e della Comunità di Sant’Egidio “frutti abbondanti” dai rispettivi incontri che li vedono impegnati in questi giorni - il Papa ha rivolto un pensiero di solidarietà spirituale agli infermi, nel giorno della Vergine di Lourdes:

     
    “Rivolga su voi tutti, cari fratelli e sorelle ammalati, il suo sguardo di consolazione e di speranza, e vi sostenga nel portare la croce quotidiana in stretta unione con quella redentrice di Cristo”.

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    Nomine

    ◊   Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Divinópolis (Brasile), presentata da mons. José Belvino do Nascimento, per raggiunti limiti di età. Gli succede il rev.do Tarcísio Nascentes dos Santos, parroco della Parrocchia di "Nossa Senhora de Fátima" a São Gonçalo nell’arcidiocesi di Niterói. Il rev.do Tarcísio Nascentes dos Santos è nato il 27 febbraio 1954 a Niterói. L’8 dicembre 1978 è stato ordinato sacerdote.

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    Giornata Mondiale del Malato. Intervista col cardinale Barragán

    ◊   Le celebrazioni per la Giornata Mondiale del Malato culmineranno oggi pomeriggio con la Santa Messa presieduta nella Basilica di San Pietro alle ore 16.30 dal cardinale Javier Lozano Barragán, presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari. Alla celebrazione eucaristica è stato invitato il personale di tutte le strutture sanitarie dello Stato della Città del Vaticano. Al termine della Santa Messa, alle 17.30 circa, Benedetto XVI scenderà in Basilica per benedire i malati. Entrambi questi eventi saranno seguiti in diretta dalla nostra emittente. Le celebrazioni costituiscono un’ulteriore occasione per ribadire il diritto alla vita, dal concepimento fino alla morte naturale. Anche nel messaggio per l’odierna Giornata, dedicata quest’anno ai bambini ammalati o vittime di abusi e violenze, il Papa sottolinea “l’assoluta e suprema dignità di ogni vita umana”, che va vissuta “in pienezza anche quando è debole ed avvolta dal mistero della sofferenza”. Sulle malattie, non solo fisiche, che affliggono molti bambini in diversi Paesi del mondo si sofferma, al microfono di Romilda Ferrauto, il cardinale Javier Lozano Barragán:

    R. – I bambini sono la parte più debole dell’umanità e ci colpisce lo stato di abbandono, specialmente di tanti di loro ammalati fisicamente o spiritualmente. Ci colpisce anche il dramma di quei bambini che soffrono intensamente per la separazione dei loro genitori. Questo avviene in Italia, negli Stati Uniti, in Messico e ovunque. C’è poi il fenomeno dei tanti bambini soldato, dei tanti bambini massacrati nelle guerre, in Iraq, in Afghanistan e in altri Paesi. Ci sono i bambini sfruttati per il commercio sessuale e nel lavoro. Ci sono i bambini che si trovano nella povertà assoluta. Tutto questo ci spinge assolutamente a raccomandarli tutti al Signore, perché ricevano sostegno e perché il Signore abbia cura specialmente di loro.

     
    D. – C’è qualche aspetto di questa giornata su cui vuole attirare l’attenzione?

     
    R. – Penso in particolare a quei bambini orfani, con genitori affetti da Aids, i cui nonni non hanno potuto accoglierli. Mi riferisco ai bambini dell’Africa subsahariana. Penso specialmente a loro.

     
    D. – Da sempre, la Chiesa è impegnata nel campo dell’aiuto, dell’assistenza ai malati. Quale è oggi la sfida principale che desta preoccupazione in questo campo?

     
    R. – La secolarizzazione. Io penso che dobbiamo puntare l’attenzione sulla forma di assistenza ai malati che sia veramente cristiana.

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    Ottant'anni fa nasceva lo Stato della Città del Vaticano

    ◊   Un anniversario importante, oggi, per la Chiesa universale: compie 80 anni lo Stato della Città del Vaticano. Il servizio di Roberta Gisotti:

    11 febbraio 1929, una data storica che suggella il mutuo riconoscimento tra Regno d’Italia e Stato Vaticano, attraverso i Patti Lateranensi, dal nome del Palazzo del Laterano a Roma dove furono firmati, ponendo fine al lungo periodo di tensioni, sorte all’indomani dell’Unità d’Italia. I Patti constavano di due distinti documenti: il Trattato che riconosceva l’indipendenza e la sovranità della Santa Sede e fondava lo Stato della Città del Vaticano; e il Concordato che definiva le relazioni civili e religiose in Italia tra la Chiesa e lo Stato. Nel 1947 i Patti furono introdotti nella Costituzione della nascente Repubblica italiana ed ancora nel 1984 sono stati sottoposti a revisione, ribadendo piena indipendenza e sovranità reciproche per Italia e Santa Sede, libertà di scelta sull’insegnamento della religione cattolica e tutela dei beni patrimoniali ecclesiastici. Nello stesso anno 1984 l’Unesco ha inserito la Città del Vaticano nella lista del Patrimonio mondiale dell’umanità. Diversi gli eventi celebrativi: oggi pomeriggio in Vaticano verrà inaugurata una Mostra nel Braccio Carlo Magno, mentre domani pomeriggio il Papa presenzierà ad un concerto ospitato nell’Aula Paolo VI, ed ancora domani il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone introdurrà nel Palazzo del Laterano i lavori di un Convegno di studi, organizzato dal Governatorato, intitolato “Un piccolo territorio per una grande missione”. Da segnalare infine la speciale serie di francobolli vaticani con le immagini dei Pontefici dal 1929 ad oggi.

     
    Diamo ora la parola al cardinale Giovanni Lajolo, presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, intervistato da Philippa Hitchen sul peculiare mandato della Santa Sede nel mondo odierno:

    D. - Come si può spiegare oggi la necessità di uno Stato sovrano per esercitare un'autorità spirituale sui Cattolici sparsi nel mondo?

     
    R. - Tutto il significato dello Stato sovrano della Città del Vaticano sta nel mettere il Papa al riparo da qualsiasi ingerenza politica nella guida della Chiesa e nel suo magistero evangelico, che è diretto non soltanto alla Chiesa, ma a tutta l’umanità. Il Vicario di Cristo deve essere indipendente e libero, non deve essere tenuto a rispondere ad alcuna autorità terrena, ma solo a Dio. La storia, soprattutto dell’Europa, ha dimostrato troppe volte nel corso dei secoli, ed ancora nel secolo scorso, l’inclinazione di alcuni regimi e di alcuni governi ad incatenare la voce del Papa. Ancor oggi non pochi uomini politici vorrebbero che il Papa non si pronunciasse su temi morali a loro sgraditi.

     
    D. - Lei è stato per alcuni anni segretario per i Rapporti con gli Stati. Quali sono le sfide più difficili nel rappresentare il più piccolo Stato del mondo in sedi internazionali?

     
    R. - Le grandi sfide che essa affronta sono sempre sfide che interpellano la Chiesa, ed anzitutto la libertà della Chiesa locale – vale a dire dei vescovi insieme ai loro fedeli – nei loro rapporti con il Papa, Vicario di Cristo e successore dell’Apostolo Pietro. Ma non solo questo. L’attività internazionale della Santa Sede è rivolta ad affrontare le grandi questioni dei diritti umani, a partire da quella della vita e del nutrimento, il diritto ad una vera libertà di religione – questo è il primo dei diritti alla libertà, perché riguarda il più importante rapporto della persona umana: il rapporto con Dio. Altre grandi sfide sono quelle del diritto allo sviluppo economico dei Paesi più poveri e deboli, ma anche delle persone povere e svantaggiate. Non da oggi una sfida cruciale è quella dell’emigrazione, che è presente non solo nei Paesi del mondo occidentale, ma anche nel mondo arabo e nel resto del mondo. Tutte queste sfide non sono che tasselli della grande sfida di fondo, del grande impegno della Chiesa: quello della pace.

     
    Tra pochi giorni si festeggerà anche un altro anniversario: i 25 anni del nuovo Concordato, firmato il 18 febbraio del 1984. Alessandro Guarasci ha intervistato il prof. Giuseppe Dalla Torre, giurista cattolico, allora segretario per parte italiana della Commissione mista che condusse le trattative:

    R. - Il Concordato, così come rivisto nel 1984, ha avuto come obiettivo quello di armonizzare le disposizioni concordatarie da un lato alla Costituzione e, dall’altro, ai principi del Concilio Vaticano II, e di affermare con forza il principio della collaborazione, evidentemente nella distinzione dei compiti e delle finalità e delle funzioni tra lo Stato e la Chiesa che è in Italia. Dal 1984 ad oggi questa collaborazione si è manifestata in una serie di ambiti assai significativi. Vorrei ricordare, in particolare, quello delle istituzioni cattoliche e il loro impegno nell’ambito del sociale, nell’ambito del no profit, delle nuove povertà e delle nuove esigenze poste da una società in trasformazione.

     
    D. – Si può parlare, dunque, di libera Chiesa in libero Stato?

     
    R. – Direi piuttosto “libera Chiesa e libero Stato”, perché la formula cavouriana con quell’'in’ stava ad indicare in sostanza una posizione di soggezione piena della Chiesa alla sovranità dello Stato, il che da un punto di vista concettuale è improprio, in quanto le finalità che la Chiesa persegue sono finalità del tutto diverse rispetto a quelle che lo Stato persegue.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Nell’udienza generale Benedetto XVI ripropone l’insegnamento del monaco eremita Giovanni Climaco

    Nell’informazione internazionale, in rilievo le elezioni in Israele: testa a testa tra Kadima e Likud, Livni chiede un governo di unità nazionale

    Un articolo di Giuseppe Maria Petrone sulla strategia della Russia in sei Paesi euroasiatici

    In cultura, Fiorenzo Facchini sui duecento anni dalla nascita di Charles Darwin. Sul tema, inoltre, una riflessione di Marc Leclerc dal titolo “Il problema non è la teoria ma l’ideologia”

    Il concerto per l’ottantesimo anniversario della fondazione dello Stato della Città del Vaticano: un articolo dell’arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, sul “Messiah” di Händel che verrà eseguito per l'occasione

    Claudio Ceresa ricostruisce la storia della riproduzione della Grotta di Lourdes nei Giardini Vaticani in occasione della ricorrenza di Maria Vergine di Lourdes

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    Oggi in Primo Piano



    Elezioni in Israele: vince Kadima. Incertezza per la formazione del governo

    ◊   Israele: al partito Kadima, del ministro degli Esteri, Tzipi Livni, la vittoria di misura nelle elezioni legislative di ieri. Servizio di Giancarlo La Vella:

     
    E’ stata una corsa all’ultimo voto, ma, alla fine, il Kadima, partito centrista del ministro degli Esteri, signora Tzipi Livni, ha avuto la meglio sulla favorita formazione di destra, il Likud dell’ex premier Nethanyau. Al Kadima è andato il 23% dei consensi, pari a 28 seggi alla Knesset, il parlamento israeliano; 21% e 27 seggi, invece, al Likud. Sorprendente il risultato ottenuto dall’estrema destra del partito radicale laico, Israel Beitenu, del leader Lieberman, che diventa la terza forza politica con il 12% dei voti e 15 seggi. Sensibile calo, invece, per il Partito Laburista, che scende a 13 seggi, seguito dalla destra religiosa dello Shas con 11. Il nuovo panorama politico israeliano si presenta, dunque, molto variegato e potrebbe dare problemi nella formazione del futuro governo, per il quale sono già iniziati i contatti e le consultazioni. Ne abbiamo parlato con Antonio Ferrari, inviato speciale ed editorialista del Corriere della Sera, che abbiamo raggiunto telefonicamente a Gerusalemme:

     
    R. – Il problema ora è proprio la governabilità: non si capisce a chi il presidente Peres potrà dare l’incarico di premier. Dovrebbe cominciare col darlo alla Livni, però in pratica lo darà a chi sarà in grado di dimostrare di avere 61 seggi sui 120 della Knesset. Complessivamente, la destra ha 64 seggi, la sinistra ne ha 56. Ora è evidente, quindi, che la destra avrebbe le capacità per guidare questo governo, ma Lieberman – la terza forza di Israele, di estrema destra – e Netanyahu, solo apparentemente sono omogenei …

     
    D. – Alla luce di tutto questo, quali prospettive di governo ci sono, soprattutto considerando anche l’impegno che l'esecutivo dovrà impiegare nel risolvere la crisi con i palestinesi a Gaza?

     
    R. – Le prospettive sono pessime se guardiamo il quadro numerico. Sono un po' meno fosche se si considera l’ipotesi di un governo di unità nazionale: ed è questa l'ipotesi sulla quale probabilmente ci si muoverà. In caso contrario, si dovrà ricorrere ancora una volta alle elezioni anticipate. Per quanto riguarda Gaza, è stato uno dei temi della campagna elettorale negli ultimi due mesi. Però l’unica che si è espressa chiaramente, dicendo: “Noi dobbiamo venire incontro all’Autorità nazionale palestinese, darle quello che chiede”, è stata la Livni, tra i leader dei partiti più grandi; gli altri sono su posizioni molto dure. La Livni ha fatto capire che, tutto sommato, con la parte dialogante di Hamas, se riconoscesse lo Stato di Israele, ci potrebbe in futuro essere un dialogo. Gli altri sono assolutamente contrari. Quindi, il risultato non credo che possa portare ad un ammorbidimento dei rapporti con Hamas. Certo, se prevalesse la linea durissima della destra, della sicurezza contro l’insicurezza e l’inquietudine della gente, ci saranno poche possibilità di negoziare. Io credo che i veri problemi verranno tra poco, quando, se si farà un governo, questo dovrà essere capace di raccordarsi con la volontà dell’amministrazione americana di Barack Obama di giungere, comunque, ad una soluzione.

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    Eluana morta per arresto cardiaco dovuto a disidratazione. Commento del prof. Pessina

    ◊   La morte di Eluana Englaro è avvenuta per arresto cardiocircolatorio causato dalla disidratazione: è uno dei primi risultati dell'autopsia eseguita ieri sera a Udine, nell'ospedale Santa Maria della Misericordia. Il servizio di Sergio Centofanti.

     
    Secondo questi risultati – afferma il procuratore generale di Trieste Beniamino Deidda - la morte può essere compatibile con quanto previsto dal protocollo definito sulla base del decreto della Corte di Appello di Milano per l'interruzione della nutrizione di Eluana. Ma per uno dei massimi esperti italiani di medicina legale, Giancarlo Umani Ronchi, l'esito dell'autopsia non basta a fugare i dubbi su un'eventuale accelerazione del protocollo da parte dei medici, considerato lo stato avanzato di disidratazione dopo pochi giorni. Si attende così il decisivo esame tossicologico dei prossimi giorni. E le polemiche continuano. Alcuni giornali on-line titolano: “è morta di morte naturale. Assolti i medici”. Dal Sir il teologo Marco Doldi replica: “Eluana non è morta da sola: è stata uccisa da chi l’ha privata del cibo e dell’acqua; la sua non è stata, certo, una morte naturale”. Ieri il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ha affermato che “Eluana è morta di sentenza", a dire che articoli e commi hanno prevalso sulla vita di una persona. Polemiche anche sullo stato di Eluana negli ultimi giorni. Una giornalista, che l’ha visitata poco prima della morte, ha detto di aver visto un corpo devastato. “Impossibile” – rispondono le Suore Misericordine che l’hanno curata per 15 anni: “da qui è andata via che era bella”. Intanto si moltiplicano gli appelli a far calare il silenzio sulla vicenda. Ascoltiamo in proposito il prof. Adriano Pessina, ordinario di Filosofia morale e direttore del Centro di bioetica della Cattolica di Milano, al microfono di Emanuela Campanile:

     
    R. – Questo è il momento di parlare - perché la coscienza morale non può mai tacere - in modo tranquillo, pacato e sereno. Dobbiamo dire che noi ci troviamo di fronte ad una situazione molto grave, perché è una situazione che riguarda anche il futuro di come noi pensiamo la democrazia, la convivenza e l’assistenza socio-sanitaria. Un principio fondamentale è che la vita umana è un bene indisponibile e come tale va sempre comunque tutelata e salvaguardata. Questo è un principio che è stato messo in gioco attraverso l’introduzione di una nuova idea, cioè che ci siano vite più o meno degne di essere vissute e che ognuno, privatamente, non solo stabilisce se la sua vita è più o meno degna di essere vissuta, ma in qualche modo vuole un riconoscimento pubblico e giuridico di questo giudizio sulla vita delle persone. Questo, secondo me, è un cambiamento epocale ed è un cambiamento epocale che è stato introdotto in modo surrettizio, in nome di un principio che invece è assolutamente giusto, e cioè che le persone possano stabilire quale tipo di trattamento adottare. Ma a partire da questa affermazione poi si è stravolta totalmente la situazione: si sono equiparate le persone in stato vegetativo persistente con i malati terminali, si è detto che Eluana Englaro, che veniva lasciata morire di fame e di sete, era già morta 17 anni fa, si è detto che non ci sono conoscenze scientifiche sulla possibilità di sentire o meno dolore, e questo è falso, si è cambiato totalmente, come dire, sia nell’immaginario collettivo, sia nel dibattito attuale, lo stato delle questioni. Una democrazia è in pericolo quando non è la verità ad essere luogo di confronto.

     
    D. – Prof. Pessina, la morte di Eluana ci coinvolge tutti …

     
    R. – La cosa di cui in qualche modo tutti siamo coinvolti è la superficialità. Il fatto che si siano contrabbandate tesi che non avevano fondamento scientifico, che si sia posto in modo molto superficiale il discorso delle volontà reali di Eluana, che si siano cambiati totalmente gli argomenti, che si sia spesso giocato sul tema giusto in sé, ma mal posto in questo caso, del rispetto, del silenzio, delle opinioni delle persone. Il punto fondamentale è che tutte queste cose che sono importantissime non possono farci dimenticare che la nostra società ha costruito un’idea di giustizia in cui al centro è la stessa vita dell’individuo. Da questo punto di vista i giornali esteri, che ho potuto vedere on-line, parlano chiaramente di quello che oggi è il tema in Italia. Il tema in Italia oggi è l’eutanasia, non c’è altro tema. E noi oggi non possiamo continuare a far finta che questo non sia l’argomento posto all’ordine del giorno della nostra democrazia. Noi abbiamo sempre fatto, non solo come Centro di bioetica, ma anche come cattolici, riferimento a dei valori che sono costitutivi della nostra Carta costituzionale. E’ troppo comodo dire che questi sono i valori dei cattolici, mentre i laici, in qualche modo hanno altri valori. A questo punto, noi ci troviamo in questa strana situazione: che i laici che la pensano come noi vengono accusati di essere cattolici, mentre i cattolici che la pensano come alcuni laicisti, improvvisamente sono i cattolici “intelligenti” e “illuminati”. Allora noi dobbiamo uscire da questi schemi, perché quello che oggi è in gioco veramente è un approccio metodologicamente laico ai problemi di cui stiamo parlando. Noi stiamo parlando di qualcosa che è costitutivo delle relazioni interpersonali, sia che siamo cattolici, ebrei, musulmani, atei o agnostici. Se noi togliamo dalle nostre relazioni interpersonali il riferimento al valore della vita, noi togliamo il riferimento ad ogni valore, perché il valore della vita è la condizione necessaria, sebbene non sufficiente, per tutti gli altri valori e tutti gli altri diritti.

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    Incontro dei vescovi dell’Europa centro-orientale a 20 anni dalla caduta del muro di Berlino e a dieci anni dalla beatificazione del cardinale Stepinac

    ◊   “Missione della Chiesa nell’Europa centro-orientale a vent’anni dal crollo del sistema comunista”: questo il tema dell’incontro che ha riunito ieri a Zagabria i cardinali e i presidenti delle Conferenze episcopali dell’Europa Centro-Orientale. L'arcivescovo di Zagabria, cardinale Josip Bozanić ha affermato che "pur dinanzi ad un contesto storico profondamente mutato, nella mentalità odierna riappare il rischio di visioni riduttive dell'uomo". In particolare ha sottolineato che "si ripropongono errori di carattere antropologico e nuovamente sono posti al centro dell'attenzione l'esercizio della libertà umana e il rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo". Ha concluso l’incontro la solenne celebrazione eucaristica della festa del Beato Stepinac, nella Cattedrale cittadina, presieduta dal cardinale Josip Bozanić. Il servizio di Fausta Speranza:

     
    Presente tra gli altri il cardinale Péter Erdő, presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE), e il Patriarca di Venezia, cardinale Angelo Scola, rappresentante della Chiesa dell’Europa occidentale. Oltre all’anniversario della caduta del Muro di Berlino, avvenuta il 9 novembre 1989, si ricorda la memoria del cardinale Alojzije Stepinac a dieci anni dalla beatificazione, avvenuta il 3 ottobre 1998. Morto il 10 febbraio del 1960, il cardinale Stepinac è stato arcivescovo di Zagabria dal 1937 ed è stato beatificato da Giovanni Paolo II quale martire del regime comunista. Abbiamo chiesto all’attuale arcivescovo di Zagabria, cardinale Josip Bozanić, quanto sia viva la memoria del beato Stepinac e il valore della sua testimonianza:

    R. – La figura del cardinale beato Alojzije Stepinac vive nel popolo, tra i fedeli. Basta entrare nel Duomo di Zagabria, dove davanti alla tomba si trovano sempre dei fedeli, giovani e meno giovani, di mattina e di sera: c'è sempre qualcuno che prega davanti alla sua tomba. Lui unisce la gente attorno a sé e mostra la strada verso Dio. E’ una presenza molto forte che parla in primo luogo della speranza, perché lui, che ha vissuto in tempi difficili, ha sempre portato questa speranza, che il male non può vincere. Il male può fare danni, ma non può vincere. Alla fine vince la verità, vince Dio.

    D. - Un insegnamento che può essere molto significativo anche oggi...

    R. – Io direi per tutta l’Europa: questa speranza che se il male si presenta nel sistema comunista o in un altro sistema non può vincere, ma viene vinto dalla morte e risurrezione di Gesù Cristo. Penso che oggi, proprio per noi europei, questo messaggio sia importante. Poi, c’è il messaggio alla coscienza: lui è l’uomo della coscienza. Lui ha conservato una coscienza pulita e questa è stata la sua sicurezza. Ha fatto sempre ciò che è bene davanti a Dio.

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    Le Chiese del sud d'Italia a confronto. La testimonianza di mons. Mondello

    ◊   Il problema delle vocazioni e della preparazione dei sacerdoti nel mezzogiorno d’Italia è uno degli aspetti che le Chiese del sud si troveranno ad affrontare nei due giorni che le vedrà riunite a Napoli a partire da domani. L’iniziativa, sollecitata dall’arcivescovo del capoluogo partenopeo, cardinale Crescenzio Sepe, vuole essere una riflessione su disoccupazione, povertà, precarietà, immigrazione e illegalità e sull’impegno della Chiesa verso ogni forma di sofferenza e accanto alla società del meridione. Quali le urgenze legate alla questione meridionale? Francesca Sabatinelli ha intervistato mons. Vittorio Mondello, arcivescovo di Reggio Calabria.

    R. – Noi abbiamo urgente il problema delle vocazioni, della preparazione dei sacerdoti, perché da qui dipende l’aiuto che possiamo dare per la crescita della Chiesa. Se non ci sono dei preti preparati, sarà difficile fare un’adeguata pastorale giovanile. Per quanto riguarda invece i rapporti della Chiesa con la società, il problema fondamentale per noi è la mancanza di lavoro. Noi questo problema lo abbiamo da tanti anni, da secoli direi, ed è un problema che trova grosse difficoltà ad essere affrontato e ad essere risolto in modo adeguato. Noi vorremmo dare un contributo perché questo problema della disoccupazione possa trovare almeno un’attenzione particolare da parte dello Stato, degli enti preposti a questi problemi.

     
    D. – La disoccupazione è un problema enorme, importantissimo. Sappiamo che questo porta con sé la povertà, la precarietà, e purtroppo diventa anche un bacino per l’illegalità...

     
    R. – Noi parliamo molto della mafia, della ’ndrangheta. Certo, sono problemi ancestrali, di vecchia data per noi, ma che non vengono mai risolti in modo adeguato, perché non è risolto il problema del lavoro. Molti giovani, non trovando lavoro, diventano una manovalanza per questi malavitosi.

     
    D. – Questi due giorni di riunione saranno molto importanti per voi della Chiesa del sud. Eccellenza, quali sono le sue speranze?

     
    R. – Io mi auguro che il nostro intervento possa essere sereno, lucido, possa dare indicazioni. Perché coloro che hanno il dovere di intervenire non facciano finta di intervenire, parlando della questione meridionale e non risolvendola mai.

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    Chiesa e Società



    Conclusa la visita in Togo del cardinale Martino

    ◊   Il cardinale Renato Raffaele Martino ha concluso oggi la sua visita pastorale di tre giorni in Togo - invitato della Conferenza episcopale – per presentare il Compendio della Dottrina sociale della Chiesa. L’ultima giornata del porporato, è stata segnata da due incontri. Il primo con la visita a Lomè ad un orfanotrofio che accoglie una cinquantina di bambini, gestito – da una cinquantina di anni – dalle suore francescane. Il cardinale Martino ha invitato le religiose a proseguire il loro lavoro al servizio dei più poveri. Il porporato, ancora una volta, ha denunciato le diverse forme di sfruttamento nei confronti dei minori ed ha citato il fenomeno dei bambini-soldato, i bambini vittime della schiavitù sessuale e i bambini costretti ai lavori domestici o nelle piantagioni. Il secondo incontro, sempre a Lomè: la visita al "Seminario maggiore interdiocesano Giovanni Paolo II". Qui il cardinale ha sottolineato l’importanza della formazione del seminarista e la necessità di includere – in questa formazione – l’insegnamento della Dottrina sociale della Chiesa. Da sottolineare che il momento più importante di questa visita, al di fuori della presentazione del Compendio, è stata la celebrazione – ieri sera – nella cattedrale di Lomè, di una Messa concelebrata con tutti i vescovi del Paese ed una cinquantina di sacerdoti e alla presenza del Capo dello Stato. Nella sua omelia, il cardinale Martino ha - tra l’altro - richiamato alcuni principi della Dottrina sociale della Chiesa, soprattutto quelli che riguardano l’edificazione di uno Stato di diritto, il buon governo, la partecipazione attiva dei cittadini alla vita pubblica e sociale, la coerenza dei comportamenti dei cristiani impegnati in politica. Il porporato ha quindi esortato i togolesi a proseguire i loro sforzi, per costruire una nazione unita e riconciliata, dove la dimensione religiosa e spirituale abbia il suo posto. (Da Lomè, padre Joseph Ballong)

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    La Caritas a Gaza aiuta 2000 famiglie

    ◊   La Caritas sta fornendo cibo a 2000 famiglie di Gaza tagliate fuori dagli aiuti a causa della recente campagna militare israeliana. La Striscia ha una popolazione di circa un milione e mezzo di persone, il 90% delle quali dipende fortemente dagli aiuti umanitari dopo che i bombardamenti hanno distrutto case, ospedali, scuole, fognature e varie infrastrutture. L'operazione militare si è svolta dopo un blocco di 18 mesi in cui la gente di Gaza ha visto prosciugarsi le riserve di cibo e l'economia è stata ridotta in ginocchio. La Caritas, ricorda un comunicato inviato all'agenzia Zenit, distribuirà olio, farina, riso, zucchero, tè, pasta di pomodoro, carne in scatola e latte, e sta fornendo anche coperte e medicinali. La settimana scorsa, le Nazioni Unite hanno sospeso le spedizioni di aiuti, affermando che il Governo di Hamas ha immagazzinato centinaia di tonnellate di cibo. La Caritas ha lanciato recentemente un appello per raccogliere due milioni di dollari per finanziare un programma di sette mesi per fornire a 2000 famiglie di Gaza cibo, assistenza sanitaria e igienica e sostegno finanziario. Durante il conflitto, ha anche fornito assistenza medica agli abitanti della Striscia attraverso cinque postazioni mediche, una delle quali è stata distrutta da un attacco aereo israeliano. Al di là degli aiuti d'emergenza, Gaza avrà bisogno di una ricostruzione a lungo termine dopo gli attacchi, costati la vita a più di 1.300 persone. Le Nazioni Unite hanno affermato che l'operazione israeliana, durata tre settimane, ha lasciato due terzi dei residenti della Striscia senza mezzi, un terzo senza acqua potabile. Le strutture sanitarie non hanno più i medicinali di base. Le agenzie umanitarie stanno affrontando difficoltà nell'accedere a Gaza, visto che molti varchi sono chiusi e Israele sta imponendo restrizioni su chi può entrare nella zona. (R.P.)

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    Sri Lanka: aiuti Onu agli sfollati

    ◊   Nel nord dello Sri Lanka è sempre più grave l’emergenza legata alla fuga dei civili dalle zone interessate dal conflitto tra le Tigri Tamil e l’esercito di Colombo. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) si è infatti preparato per affrontare le necessità più urgenti di oltre 150 mila civili che dalle zone del conflitto sono scappati nelle aree controllate dal governo. Secondo l’agenzia delle Nazioni Unite, finora più di 13 mila sfollati sono stati alloggiati in diversi luoghi nel Distretto di Vavuniya, base delle agenzie umanitarie nel nord, e anche a Jaffna e nel Distretto di Mannar, nel nord-ovest del Paese. L’Unhcr aspetta altre 5.000 persone che dovrebbero raggiungere Vavuniya nelle prossime 24-48 ore. L’Unhcr ha quindi messo a punto una strategia di protezione e assistenza primaria per i nuovi arrivati e sta svolgendo un’opera quotidiana di assistenza nei siti per sfollati interni e di transito. Allo stesso tempo l’ufficio Unhcr collabora con il governo dello Sri Lanka sui vari problemi legati alla protezione nei siti. Da parte sua, il governo ha espresso la sua volontà di aderire a tali standard e l’Unhcr aspetta adesso un riscontro concreto alle sue richieste. Al momento, sono in discussione anche altri temi legati alla protezione degli sfollati interni, come un maggiore accesso ai siti e un maggiore coinvolgimento nei meccanismi di coordinamento sul campo per le attività di assistenza. L’UNHCR resterà comunque in contatto con la controparte governativa per assicurare che ogni eventuale questione che dovesse sollevarsi venga sempre risolta. L’Unhcr ha rivolto, infine, al governo e alle Ltte un appello affinché si sospendano gli scontri indiscriminati in prossimità di zone ad altra densità di popolazione nella cosiddetta zona sicura, che finora è stata invece più volte violata da entrambe le parti. (M.G.)

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    India: a rischio la partecipazione elettorale per 70 mila cristiani

    ◊   In India oltre 70 mila cittadini cristiani rischiano di non poter esercitare il loro diritto al voto per il rinnovo del Parlamento nazionale e delle istituzioni locali. La partecipazione alla consultazione, prevista tra aprile e maggio, è a rischio perché i loro documenti di identità o elettorali sono stati bruciati o distrutti durante i drammatici giorni delle violenze anticristiane iniziate ad agosto e compiute da estremisti radicali indù. Il governo del distretto di Kandhamal, in Orissa, ha pianificato la distribuzione di nuovi documenti di identità ed elettorali. Ma decine di migliaia di cristiani sono fuggiti in Stati confinanti e fin quando non torneranno nella zona di Kandhamal, appare improbabile che possano ricevere i nuovi documenti. Padre Sajan George, presidente nazionale del Global Council of Indian Christians, ha affermato che la privazione del diritto di voto “rivela un'inclinazione a marginalizzare e a soffocare la voce della minoranza cristiana”. Fonti locali hanno poi riferito ad AsiaNews che i profughi non tornano nei loro villaggi perché manca ancora un’adeguata cornice di sicurezza: “Il governo – ha spiegato un cristiano che preferisce mantenere l’anonimato – ha stanziato una somma irrisoria di 10 mila rupie (circa 158 euro) per compensare coloro che hanno avuto la casa distrutta o danneggiata”. “Molti cristiani – ha concluso – hanno accettato la somma, ma l’hanno usata per comprarsi delle baracche e cambiare villaggio. Nessuno di loro è tornato fino ad oggi”. (A.L.)

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    Elezioni in Pakistan: rinviata la legge per la tutela delle minoranze religiose

    ◊   Desta allarme e preoccupazione la decisione del governo pakistano di rinviare alle prossime elezioni del 2012 la legge che garantisce dei seggi alle minoranze religiose del Paese. Secondo quanto riferisce AsiaNews, gli attivisti per i diritti umani sono preoccupati perché temono nuovi episodi di emarginazione politica e persecuzione religiosa verso i non-musulmani, in vista delle elezioni per il rinnovo del senato, in programma il 4 marzo. Il 16 dicembre scorso il premier Yousuf Raza Gilani e altri ministri della coalizione di governo avevano promesso cinque seggi per le minoranze al senato. Ma secondo i rappresentanti delle minoranze, la questione non è mai stata affrontata in modo serio e la legge è rimasta un’intenzione di facciata. L’esecutivo afferma invece che non vi sono le condizioni per garantire una rappresentanza delle minoranze religiose alla Camera alta prima del 2012. Mehboob Sada, direttore del Centro per gli studi cristiani di Rawalpindi, lancia un appello ad AsiaNews: “Tutte le minoranze religiose del Paese dovrebbero unirsi e far sentire la propria voce su una questione così importante”. Critiche arrivano anche dalle minoranze sikh e indù del Pakistan. Sardar Bishan Singh, ex presidente del Comitato pakistano Gurdwara Parbhandak, afferma che “le minoranze religiose si sentono isolate perché il sistema politico non è maturo abbastanza per garantire la laicità dello Stato, senza differenze di casta o credo religioso”. Hari Motwani, segretario generale del Consiglio indù del Pakistan, aggiunge che una legislazione a tutela delle minoranze “gioverebbe all’immagine della nazione” in un’ottica internazionale. Il senato del Pakistan è formato da 100 seggi, 22 dei quali vengono assegnati fra i candidati delle quattro province nelle quali è suddiviso il Paese (tra questi quattro donne e quattro tecnocrati); altri otto dalle Aree tribali di Amministrazione Federale e gli ultimi quattro nel distretto di Islamabad. Shahbaz Bhatti, ministro federale per le Minoranze, riferisce che una proposta di legge per garantire rappresentatività alle minoranze sarà presentata nei prossimi giorni all’Assemblea Nazionale. Il parlamentare cattolico, già il 28 aprile dello scorso anno aveva elaborato una normativa per tutelare gli interesse delle minoranze, ma la proposta non ha avuto sviluppi concreti. (M.G.)

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    Iraq: la sconfitta alle provinciali dei fondamentalisti favorirà il ritorno dei cristiani

    ◊   “È un risultato molto buono, soprattutto in questa tappa dello sviluppo del Paese. Aiuterà l'Iraq a rimettersi in carreggiata”. Con queste parole – riportate dall’agenzia Zenit - il vescovo Andreas Abouna, ausiliare di Baghdad, ha commentato i risultati delle elezioni provinciali dello scorso 31 gennaio. Parlando a Baghdad all'associazione caritativa cattolica Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), il presule ha spiegato che la sconfitta dei partiti religiosi fondamentalisti potrebbe far sì che i cristiani inizino a tornare a casa. I risultati preliminari della settimana scorsa hanno inoltre rivelato grandi risultati per il partito del Primo Ministro Nouri al-Maliki, notizia che, secondo il vescovo Abouna, “ha reso felici” i cristiani costretti a emigrare per il settarismo e la violenza dell'epoca post-Saddam. Sottolineando come le elezioni si siano svolte nella maggior parte dei casi in modo pacifico, il presule ha aggiunto che “questo farà sì che i cristiani cambino opinione e possano voler iniziare a fare ritorno”. I cristiani iracheni a seguito delle persecuzioni delle milizie integraliste hanno infatti dato vita ad una vera e propria diaspora che ha portato la comunità al di sotto delle 300.000 unità. Circa vent'anni fa i cristiani in Iraq erano invece 1,4 milioni. Il Vescovo, ausiliare di Baghdad per i caldei, ha quindi sottolineato che i Governi laici hanno probabilità di fare di più dei partiti religiosi per difendere i diritti delle minoranze, un punto di vista ampiamente condiviso dai cristiani. “Sono sicuro che quando si diffonderà la notizia piacerà ai cristiani, soprattutto perché un Governo più laico favorirà i gruppi religiosi minoritari”, ha affermato. I dati sono un duro colpo per il maggiore partito sciita, il Consiglio Supremo Islamico dell'Iraq, e anche se al-Maliki e la sua coalizione politica “Lo Stato della Legge” hanno forti appoggi religiosi, hanno portato avanti un programma non settario. Il vescovo Abouna ha sottolineato il fallimento della sicurezza in Iraq durante gli anni in cui il governo e la politica erano dominati da estremisti sunniti e sciiti, incluso l'incendiario Muqtada al-Sadr. “Gli iracheni si sono resi conto che il modo migliore di aiutare il Paese è mantenere separate religione e politica”. Come altri ecclesiastici, il vescovo Abouna si è opposto con decisione alla nascita di un sistema religioso teocratico in Iraq. Nel 2005, sia il vescovo Abouna che l'arcivescovo Louis Sako di Kirkuk hanno chiesto al cardinale Cormac Murphy-O'Connor di Westminster di intercedere presso il Governo britannico, sostenendo che la bozza di Costituzione dell'Iraq puntava a instaurare la legge islamica (sharia) “dalla porta sul retro”. Il loro appello per un cambiamento della redazione del testo non ha tuttavia avuto esito. Dunque, sale ora l’attesa della comunità cristiana per i risultati ufficiali che non saranno disponibili prima della fine del mese a causa delle complesse regole elettorali sull'assegnazione dei seggi. (M.G.)

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    Zimbabwe: i cristiani reclamano lo stato di diritto e il rilascio dei prigionieri

    ◊   Il ripristino dello stato di diritto ed il rilascio immediato dei prigionieri politici: è quanto chiede l’Alleanza Cristiana dello Zimbabwe (Zca) al governo di unità nazionale che ha giurato oggi. Il gruppo – che include cattolici, protestanti, anglicani, evangelici e pentecostali – ha rilasciato una dichiarazione in cui si esprime “un cauto ottimismo” per le conclusioni dell’incontro della Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe, la quale ha annunciato la formazione di un governo di unità nazionale dello Zimbabwe. Tuttavia, secondo la Zca, non si può certo parlare di un successo dei principi africani, bensì di un compromesso al ribasso che denota come “la voce del popolo, democraticamente espressa con le elezioni del marzo 2008, non è stata riconosciuta o rispettata”. “Ad ogni modo – continua la Zca – speriamo e preghiamo che Dio Onnipotente intervenga e guidi questa fase di transizione verso la vera democrazia e, di conseguenza, verso la giustizia, la riconciliazione, la pace e la prosperità nel nostro travagliato Paese”. Quindi, l’Alleanza Cristiana sottolinea che “attualmente, la popolazione dello Zimbabwe vive nel sospetto e nell’incertezza ed ha bisogno di fiducia in soluzioni costruttive che rivelino l’onestà e la volontà politica di trasformare la nazione”. Per questo, il gruppo cristiano indica alcune priorità da inserire nell’agenda del nuovo governo di unità nazionale: oltre al ritorno ad uno stato di diritto ed alla scarcerazione immediata dei detenuti politici, si richiede che le ONG possano distribuire liberamente cibo e medicinali alla popolazione, colpita in questo momento anche da un’epidemia di colera, che la Reserve Bank dello Zimbabwe ritorni al suo mandato originale di conservazione delle risorse e della loro distribuzione secondo le direttive del governo “senza ingerenze politiche o interessi di parte”. Ribadita, poi, l’importanza che “l’insieme delle questioni riguardanti la giustizia e la riconciliazione sia elaborato insieme alla Chiesa” e che “il processo di riforme costituzionali sia avviato secondo l’accordo raggiunto, permettendo a tutta la popolazione del Paese di portare il proprio significativo contributo”. “Il popolo dello Zimbabwe ha sofferto abbastanza – conclude la Zca – Ora vorremmo vedere iniziative messe in atto da tutto il governo e che dimostrino che i politici hanno a cuore il bene comune del Paese, al di sopra dei propri interessi personali”. (I.P.)

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    Buenos Aires: termina oggi l'incontro episcopale interamericano

    ◊   Nelle vicinanze di Buenos Aires, in Argentina, una trentina di vescovi di tutto il continente americano concluderanno con una celebrazione eucaristica il 34.mo Incontro Interamericano che per due giorni ha riflettuto sulla “relazione personale con Cristo”. Queste assisi, che si realizzano ogni anno dal 1975, con la sola eccezione del 2007 perché era stata programmata in concomitanza con la V Conferenza generale degli episcopati latinoamericani in Aparecida (Brasile, 13 – 31 maggio), hanno lo scopo di rinnovare e mantenere vivo lo spirito sinodale, la comunione episcopale e l’interattività tra tutte i vescovi del continente. Perciò, anche quest’anno, come in passato nell’incontro hanno preso parte delegati del Celam, della 22 conferenze episcopale dal Messico alla Patagonia cileno-argentina e rappresentanti delle conferenze dei vescovi cattolici degli Stati Uniti e del Canada. Negli anni passati in questi raduni si è parlato per esempio sulla questione del debito estero (Canada), sui flussi migratori e l’inculturazione (Stati Uniti), su mass-media e fede (Colombia), su economia e globalizzazione (Brasile). L’anno scorso, ad un anno del documento di Aparecida, i vescovi americani s’incontrarono per fare il punto dei piani pastorali e della Missione continentale. Ieri e oggi, i presuli americani hanno discusso in particolare sulla catechesi e sull’evangelizzazione dalla prospettiva secondo la quale ogni cristiano vive una relazione personale con Cristo e, come sempre, ha dichiarato Mons. Andrés Stanovnik, arcivescovo di Corrientes (Argentina) si “è trattato di giornate molto utili per comunicarci gli eventi più fecondi che vivono le nostre chiese così come le esperienze dolorose che attraversano”. D’altra parte, anche quest’anno i presuli hanno scelto alcuni Paesi in particolare per approfondire il momento ecclesiale in quell’area focalizzando anche gli aspetti che riguardano il rapporto tra queste comunità ecclesiale e i conflitti politici e sociali che si vivono. Oggi, presso la Casa per esercizi spirituali “El Cenáculo”, i lavori di questo 34.mo raduno interamericano, saranno chiusi con una celebrazione eucaristica e un incontro con le autorità della Conferenza episcopale argentina. (A cura di Luis Badilla)

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    Messico: intervento dei vescovi sulla crisi economica

    ◊   “La crisi economica mondiale che colpisce il Messico deve condurre a tutte le istanze del governo a lavorare per trovare le soluzioni necessarie e non permettere che si acuisca la già grave situazione di povertà, disoccupazione e alto costo dei prodotti e dei servizi così come la diserzione scolare e lo scoraggiamento che vive la maggioranza delle famiglie messicane”. Così ieri l’Episcopato del Messico in una comunicato stampa del presidente e segretario generale, rispettivamente mons. Carlos Aguiar Retes arcivescovo eletto di Tlalnepantla e mons. José Leopoldo González González, vescovo ausiliare di Guadalajara. Per i presuli occorre che tutti, governo, imprenditori, politici e la stessa società nel suo complesso siano capaci di mostrare “maggiore sensibilità” di fronte alle gravi conseguenze di questa crisi e dunque abbiano anche “la maturità necessaria per far fronte, insieme , al problema finanziario del Paese. “Tra la popolazione - proseguono i vescovo messicani - cresce la percezione che le difficoltà sono sempre più grandi; che ogni giorno che passa è sempre più difficile andare avanti, nonostante tutti i segnali di buona volontà che arrivano dalle autorità. Occorre urgentemente raddoppiare gli sforzi da parte di tutti i settori per fermare la violenza, l’avanzamento del narcotraffico, la corruzione, l’iniquità, lo spreco economico e la trasgressione dei valori etici, sociali e famigliari”. D’altra parte, i presuli ricordano in comunione con i vescovi dell’America Latina che la regione “sta attraversando un cambiamento epocale, determinato soprattutto dalla globalizzazione e ciò coinvolge tutti gli ambiti” dello sviluppo delle persone e delle società e ovviamente il Messico non è alieno da questo processo le cui conseguenze socio-economiche si aggravano sempre di più”. La Conferenza episcopale messicana rileva con forza che tutti sono responsabili e tutti sono chiamati “a dare un contributo nella ricerca delle soluzioni, impegnandosi veramente nella costruzione di un Paese migliore per tutti, dove la nuove generazioni e le famiglie possano godere della protezione dello Stato, efficace e responsabile, e dove inoltre il concetto-guida da perseguitare non sia solo quello di far guadagnare pochi, bensì tutti per fare grande la nazione intera”. Con riferimento al processo elettorale che si apre in questi giorni i presuli denunciano che “i preventivi fatti per le campagne politiche e lo spreco che potrebbe farsi di queste risorse” contrastano “con la crisi che si vive e potrebbero alla fine generare sfiducia tra i cittadini”. Tutti i partiti e candidati devono porre al si sopra della lotta per il potere il bene comune, ricordano i vescovi e poi aggiungono che durante la campagna oltre ad evitare le aggressioni, la violenza verbale e le offese, i “candidati dovrebbero tenersi lontani da fare promesse che poi non possono essere mantenute”. L’episcopato ancora una volta chiama i cittadini a prendere parte attiva e responsabile nel dibattito e prima di concludere rinnova “in momento così difficile la fede e la fiducia in Gesù, centro della vita che proclamiamo. La fedeltà dei battezzati è una condizione indispensabile per l’annuncio del Vangelo e per la missione della Chiesa”. I presuli infine, invitano tutti il prossimo 20 aprile, a prendere parte nel rinnovo della consacrazione del Messico allo Spirito Santo, sotto la materna protezione di Nostra Signora di Guadalupe. (L.B.)

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    Colombia: nel 2008 per la prima volta dopo 20 anni nessun giornalista vittima del terrorismo

    ◊   Per la prima volta da oltre due decenni, tra le vittime della violenza in Colombia nel 2008 non figurano giornalisti. Lo ha riferito l’organizzazione indipendente ‘Fundación para la Libertad de Prensa’ (Flip) presentando uno studio in cui sono state documentate nell’ultimo anno 130 violazioni della libertà di stampa. “Il fatto che non si siano verificati omicidi – si legge nel rapporto - costituisce di per sé una notizia per la Colombia, un Paese in cui oltre 130 professionisti dell’informazione sono stati uccisi negli ultimi 30 anni”. Nonostante questo dato positivo, “le indagini per i crimini commessi contro i giornalisti presentano sviluppi molto scarsi”. Nel 2008 sono state raccolte denunce su accuse infondate o pressioni indebite contro giornalisti “da parte di funzionari pubblici o di privati”. Nel 2008 – ricorda l’agenzia Misna - almeno due giornalisti sono stati costretti ad abbandonare il paese; un altro è stato sequestrato. (A.L.)

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    Thailandia: i 350 anni delle Missioni estere di Parigi al servizio del popolo thai

    ◊   L’istituto Missioni estere di Parigi (Mep) ha festeggiato i 350 anni di presenza in Thailandia Il 7 febbraio scorso, nella chiesa di Saint Joseph, il cardinale Michael Michai Kitbunchu, arcivescovo di Bangkok, ha presieduto l’eucaristia insieme a vescovi provenienti dal Laos, Cambogia, Myanmar, numerosi sacerdoti e centinaia di fedeli. Le spoglie dei primi missionari del Mep sono oggi sepolte nella chiesa di Saint Joseph. L’arcivescovo di Bangkok - riferisce l'agenzia Asianews - ne ha ricordato la vita e l’opera di evangelizzazione da cui è nata la Chiesa locale composta oggi da 340 mila fedeli, una piccola minoranza su 60 milioni di persone in maggioranza buddiste. Mons. Pierre Lambert de la Motte, è stato il primo missionario del Mep a raggiungere la Thailandia. Nominato vicario apostolico del Tonchino da papa Alessandro VII, prima di raggiungere il Vietnam si è fermato nell’allora Siam per 12 anni: nasce così la prima comunità cristiana ed il primo seminario per formare sacerdoti locali. Oggi i missionari del Mep presenti in Thailandia sono 23, per la maggior parte anziani. Alcuni di loro seguono i rifugiati birmani al confine tra Thailandia e Myanmar; altri svolgono il loro lavoro pastorale a Bangkok. Negli ultimi decenni la loro presenza ha portato alla fondazione di scuole, collegi, ospedali, e centri di accoglienza, oltre che ad un costante impegno nell’annuncio diretto del Vangelo. Nel ringraziare il Signore per i 350 anni trascorsi, padre Jean Baptiste Etcharren, superiore generale del Mep, ha augurato che la Chiesa thai muova i suoi passi a partire dalla contemplazione, che si apra sempre più al dialogo con il buddismo e che il clero locale (ora più numeroso) possa inviare anch’esso sacerdoti in zone di missione partecipando allo sforzo di evangelizzazione della Chiesa universale. (R.P.)

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    La tratta degli esseri umani al centro di un incontro della Caritas Asia

    ◊   Almeno 700mila persone ogni anno (ma le cifre più pessimistiche parlano di 2 milioni), in gran parte donne e bambine, per un giro di affari di 7-12 miliardi di dollari: sono le agghiaccianti cifre del traffico di esseri umani nel mondo emerse da un incontro dei responsabili della Caritas Asia a Bangokok, in Thailandia. Per quattro giorni delegati dal Bangladesh, Cambogia, India, Laos, Mongolia, Nepal, Pakistan, Filippine, Sri Lanka e Thailandia hanno confrontato dati e informazioni sul fenomeno nei rispettivi Paesi e discusso delle possibili strategie per combatterlo. Ne è emerso un quadro drammatico: in Asia sono centinaia di migliaia le persone che ogni anno cadono vittime di questa nuova forma schiavitù, persone che spesso nel tentativo disperato di sfuggire alla miseria si lasciano attrarre da false promesse e si ritrovano a vivere in condizioni subumane. Nella maggior parte dei casi - riferisce l'agenzia Ucan - si tratta di donne e bambine, molte delle quali finiscono nel mercato della prostituzione. Di fronte alle dimensioni del fenomeno i partecipanti hanno ammesso che le azioni sinora intraprese per contrastarlo non sono sufficienti. Tra le proposte emerse dal dibattito vi è stata quella di promuovere vaste campagne di informazione sui media, incontri e manifestazioni per sensibilizzare l’opinione pubblica e mettere in guardia la popolazione a tutti i livelli. I delegati della Caritas Asia hanno inoltre convenuto sulla necessità di lavorare in maggiore sinergia con le istituzioni, il mondo politico e i leader religiosi, soprattutto in considerazione delle limitate risorse finanziarie dell’organizzazione. (L.Z.)

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    Al Sinodo anglicano mozione sul divieto ai pastori di aderire a politiche razziste

    ◊   Il Sinodo generale della “Chiesa di Inghilterra”, che oggi discuterà quale formula legislativa possa adottare a chi è a favore e a chi è contrario all’ordinazione delle donne vescovo, ha approvato ieri una mozione con la quale apre la strada alla proibizione per i pastori anglicani e gli altri membri della Chiesa di iscriversi al “British National Party”, il partito inglese di estrema destra. Nella mozione, - ripresa dall'agenzia Sir - che è stata approvata con una maggioranza di 322 voti a favore, tredici contro e venti astensioni, si legge che “il Sinodo chiede alla Camera dei vescovi di formulare una politica per la ‘Chiesa di Inghilterra’ simile a quella delle Forze di polizia”. In Gran Bretagna è vietato ai poliziotti essere membri del “British National Party”. Nella mozione, vengono spiegati anche i motivi di questa decisione: “Sarà molto più difficile per il “British National Party” o per simili organizzazioni, sfruttare l’idea che ci sono pastori anglicani o rappresentanti della Chiesa che lo sostengono”. E aggiunge: “Qualsiasi movimento politico che cerca di dividere le nostre comunità sulla base etnica è un affronto alla natura di Dio rivelato nella Creazione e nelle Scritture ed è un pericolo grave per rapporti di comunità armoniosi”. “Di conseguenza votare a favore o sostenere un partito che promuove politiche razziste è incompatibile con l’appartenenza a una comunità cristiana”. (R.P.)

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    Convegno dei Focolari a Castel Gandolfo. La relazione del cardinale Vlk

    ◊   È entrato nel vivo l’incontro “Cristo nel cuore della società. Le piccole comunità e altre forme di irradiazione del Vangelo”, iniziato il 7 febbraio a Castel Gandolfo su iniziativa del Movimento dei Focolari. Il Convegno, che si concluderà il 13, vede confrontarsi su questo tema 75 vescovi di 40 nazioni. Si tratta del primo incontro – si legge in un comunicato diffuso ieri dai focolarini e ripreso dal Sir - dopo la morte di Chiara Lubich, il 14 marzo dell’anno scorso. La sette giorni si è aperta con un’ampia analisi delle sfide con le quali i pastori oggi si devono confrontare. A parlare il cardinale Miloslav Vlk, arcivescovo di Praga e coordinatore di questi convegni: “Assistiamo – ha detto - a un collasso della società occidentale”, a “quella che Giovanni Paolo II e altri hanno chiamato la ‘notte oscura epocale’”. Il cardinale ha quindi domandato: “Che cosa ci può dare speranza in questa situazione?”. Ed ha espresso la convinzione che questo quadro globale “esige una concentrazione sull’essenziale, che ci porterà alla presenza viva di Cristo in mezzo a due o più, a cellule vive in sempre più punti: nelle comunità parrocchiali, nelle famiglie, nei piccoli gruppi, nelle curie diocesane, nelle scuole, nei parlamenti”. Nei prossimi giorni è atteso l’intervento del Prefetto della Congregazione dei vescovi, il cardinale Giovanni Battista Re. Oltre alla partecipazione all’odierna Udienza generale con Benedetto XVI, è prevista la visita, nell’Anno paolino, alla tomba di S. Paolo. (M.G.)

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    Germania: festeggiamenti per il millennio del Duomo di Magonza

    ◊   Con una messa solenne sono stati inaugurati nei giorni scorsi a Magonza i festeggiamenti per il millenario del Duomo. Alla presenza di 1200 persone, il cardinale Karl Lehmann, arcivescovo della città, ha esortato a "dare a Dio un posto importante nella vita" e a "non trasformare in una farsa la vita di Dio nel mondo". Il cardinale - riferisce l'agenzia Sir - ha criticato la "lontananza da Dio, l'ostilità nei confronti della vita e una crescente mancanza di solidarietà" nella società attuale. "Ciò che conta è che le persone siano simili a Dio non solo nelle intenzioni ma anche nel comportamento concreto", affinché "lo spirito di Dio viva in loro". Alla celebrazione - la prima, tra tanti eventi che si succederanno fino al prossimo novembre - era presente anche l'attuale presidente della Conferenza episcopale tedesca, mons. Robert Zollitsch, il quale ha sottolineato che "l'evoluzione della vita della Chiesa tedesca è strettamente legata al Duomo e alla diocesi di Magonza". Nel suo intervento, Zollitsch ha poi auspicato una vita cristiana viva: "In quanto battezzati siamo posti sul fondamento costituito dagli apostoli. Ma l'edificio di pietre viventi è tenuto insieme nientemeno che da Gesù Cristo. La Chiesa ha bisogno di persone che costruiscano edifici e che rendano la Chiesa uno spazio da vivere e conoscere. A 1000 anni dalla sua costruzione del Duomo, il messaggio è: la Chiesa vive e ha un volto sorridente". Zollitsch ha infine evidenziato l'importanza della ricorrenza come "grande opportunità" per la Chiesa di Magonza: "Il giubileo è innanzitutto un evento spirituale, è il ricordo della storia secolare di questa chiesa" ed è "un incoraggiamento a guardare con speranza al futuro". (R.P.)

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    Onu e Ue in prima linea nella difesa dei minori dai pericoli del Web

    ◊   Più di 500 eventi in 50 Paesi del mondo per promuovere l’uso più sicuro del web fra i minori. È quanto prevede il calendario della Safer Internet Day, Giornata Internazionale per la sicurezza dei minori su internet, istituita dall’ L’Agenzia delle telecomunicazioni delle Nazioni Unite e dalla Commissione Europea. “La sicurezza online dei bambini deve rientrare tra le priorità globali,” ha detto Hamadoun Tourè, Segretario Generale dell’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni delle Nazioni Unite, durante una conferenza stampa. “Abbiamo il dovere di informare riguardo i pericoli che i bambini corrono sul web. Inoltre, per limitare questi rischi, abbiamo intenzione di promuovere e rafforzare le straordinarie iniziative portate avanti in tutto il mondo, come il Programma per internet più sicuro” ha affermato ancora Tourè. Secondo recenti sondaggi, oltre il 60 per cento dei bambini e adolescenti entrano in chat quotidianamente. Tre bambini su quattro sono poi disposti a condividere informazioni personali in cambio di favori e aiuti. Ogni anno infine un bambino su cinque diventa bersaglio di predatori o pedofili. “Molti sottovalutano i pericoli nascosti legati all’uso di questi strumenti, dal cyberbullismo all’adescamento sessuale online”, ha sottolineato, Viviane Reding, Commissario Europeo per la Società dell’Informazione e Media. Reding ha quindi invitato “tutti coloro che hanno potere decisionale, sia nel settore privato sia in quello pubblico, ad ascoltare i bambini e ad imparare da loro, oltre che ad aumentare la consapevolezza e a migliorare gli strumenti per la protezione dei minori”. L’Itu ha inoltre evidenziato che, mentre nella maggior parte dei Paesi sviluppati esistono programmi di protezione dei bambini dai pericoli del web, al contrario, nei Paesi in via di sviluppo ce ne sono molto pochi e non ben coordinati fra loro. Alla luce di questa emergenza, l’ente ha istituito il Programma Globale della Sicurezza Online e ha lanciato un’iniziativa, denominata Protezione dei Bambini Online, che ha lo scopo di riunire persone da ogni parte del mondo per assicurare ai bambini affidabilità e sicurezza nella navigazione in rete ovunque e in qualunque momento. In occasione della Giornata Internazionale per un Web più sicuro, l’Ins@afe Network della Commissione Europea aprirà una mostra virtuale e all’interno dei suoi padiglioni i visitatori potranno avere maggiori informazioni sulle iniziative portate avanti in questo campo dai 50 Paesi partecipanti. L’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni ospiterà anche un padiglione online a sostegno degli sforzi della Commissione Europea nell’accrescere, fra i giovani dai 12 ai 17 anni, la consapevolezza riguardo ai rischi che si possono incontrare navigando in Internet. (M.G.)

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    Caritas romana: immigrati, ricchezza per la società

    ◊   Persone “normali” che non mangiano alla mensa Caritas, non chiedono l’elemosina né si trovano in carcere, bensì vivono come la maggior parte della classe medio bassa di Roma della quale sono come uno specchio, contribuendo con impegno allo sviluppo dell’area. E’ questo il quadro che emerge dalla V edizione dell’Osservatorio romano sulle migrazioni promosso dalla Caritas diocesana di Roma in collaborazione con provincia e Camera di Commercio. I numeri sono in crescita: si arriva fino alle 404 mila unità di residenti stranieri di cui la provincia, più vivibile e ben collegata con la capitale, catalizza l’82,3%. In testa Guidonia Montecelio. E l’incidenza sulla popolazione locale aumenterà nei prossimi 30 anni, dice lo studio, fino ad arrivare al 18,7%. La comunità romena è ancora in testa tra le rappresentanze di tutto il mondo, seguita da quella filippina e dalla polacca, a costituire un quadro estremamente importante a livello lavorativo ed economico. L’Osservatorio segnala la ricchezza apportata dagli immigrati. Cresce la loro occupazione con un’incidenza complessiva dell’8,7% e un tasso di attività pari al 75,1%, di cui metà nei servizi sociali. Rimane la criticità legata alla sicurezza sul lavoro e ai redditi bassi, ma altrettanto importanti sono le novità positive tra cui la promettente realtà imprenditoriale gestita da stranieri (15.000 in tutto). Aumentano le mansioni di alta qualificazione e migliora il livello di scolarizzazione e di formazione anche adulta. (A cura di Gabriella Ceraso)

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    Corte dei Conti: in Italia alto tasso di corruzione nella pubblica amministrazione

    ◊   La Corte dei Conti Italiana ha lanciato l’allarme sulla corruzione nella pubblica amministrazione. “I controlli interni ed esterni sull'amministrazione non sono pienamente adeguati, vi è un'attuale situazione di loro scarsa efficacia, di pochezza di effetti concreti”, ha sottolineato il presidente della magistratura contabile, Tullio Lazzaro, nel suo intervento all'inaugurazione dell'anno giudiziario. «Dove manca la trasparenza – aggiunto Lazzaro - si genera il cono d'ombra entro cui possono trovare spazio quei fatti di corruzione o di concussione che rendono poi indispensabile l'intervento del giudice penale» . Tutto ciò secondo la Corte dei Conti genera sfiducia da parte dei cittadini onesti, ma soprattutto va ad incidere sul prezzo degli appalti, con gravi danni per l’erario per l'immagine della pubblica amministrazione. La magistratura contabile punta il dito contro la spesa sanitaria "terreno fertile per comportamenti truffaldini o per forme di sperpero di risorse pubbliche" e denuncia la mancanza di controlli adeguati e la poca trasparenza. Nel mirino della Corte dei Conti anche le consulenze su cui è calata una "cappa di silenzio". Infine, Lazzaro lancia un monito affinché i tagli della spesa pubblica siano mirati, altrimenti il rischio è di avere "rimbalzi" negli anni successivi con gravi conseguenze sui conti. (M.G.)

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    Pompei: grande successo per la prima edizione del “Premio Bartolo Longo alla Carità”

    ◊   Il portiere del Napoli Calcio, Gennaro Iezzo, l’attore e sceneggiatore, Enzo De Caro, l’attrice e conduttrice televisiva, Tosca D’Aquino, e la cantante Silvia Mezzanotte, sono i vincitori della prime edizione, tenutasi ieri pomeriggio a Pompei, del Premio “Bartolo Longo alla Carità”, riconoscimento assegnato a figure del mondo dello spettacolo, dello sport e della musica, che si siano distinte per il loro impegno in iniziative solidali volte al sostegno delle opere di carità annesse al Santuario della Madonna del Rosario di Pompei. Ad ospitare l’evento, ideato e promosso dall’Associazione-Onlus “La Carità genera Carità”, con il Patrocinio del Santuario di Pompei, la suggestiva cornice del Teatro “Di Costanzo-Mattiello”, nel chiostro del Centro Educativo “Bartolo Longo”. Il Premio, che si inserisce tra le numerose iniziative benefiche promosse dall’Associazione, rappresenta una manifestazione concreta degli scopi che la stessa si è posta fin dalla sua nascita, come offrire un valido e reale sostegno al miglioramento delle condizioni di vita dei minori che si trovano in situazioni fisiche, psichiche, sociali ed economiche svantaggiate, e che, nelle opere pompeiane, sia in Italia che all’Estero, hanno trovato amore ed assistenza. “Il Premio si prefigge innanzitutto di far conoscere nel mondo la figura del Beato Bartolo Longo, fondatore di Pompei e Apostolo della carità – ha affermato don Giovanni Russo, presidente dell’Associazione – perché, sulla scia del suo carisma e seguendo il suo insegnamento, vogliamo che la carità si trasformi in iniziative concrete e dia sollievo alle sofferenze degli ultimi, soprattutto quelle dei più piccoli”. (A cura di Giovanni Peduto)

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    A Roma un convegno sulle tecniche di illuminazione nei luoghi di culto

    ◊   “Luce per le chiese. Quale illuminazione nei luoghi di culto?” è il titolo del convegno che si tiene oggi a Roma, promosso dall’AIDI (Associazione italiana di illuminazione) con il patrocinio dell’Ufficio per i beni culturali ecclesiastici e del Servizio edilizia di culto della Conferenza episcopale italiana (CEI). Al convegno interverrà mons. Mariano Crociata, Segretario generale della CEI, mentre ad introdurre i lavori sarà don Giuseppe Russo, responsabile del Servizio nazionale per l’edilizia di culto. “L’illuminazione artificiale delle chiese antiche e di quelle moderne e contemporanee costituisce un tema affascinante e allo stesso tempo molto impegnativo - si legge in una nota della CEI - Le esigenze liturgiche da una parte e le nuove tecnologie dall’altra pongono ai progettisti grandi sfide, che diventano anche preziose opportunità, purché le si sappia cogliere in tutta la loro ricchezza e valore”. Un luogo di culto, in particolare dopo il Concilio Vaticano II, prosegue la nota, si caratterizza per le celebrazioni liturgiche che in essa si svolgono, a partire dall’Eucaristia fino ai riti sacramentali, poi per la preghiera privata o personale. “Allo stesso tempo, c’è da considerare la funzione di contenitore di opere d’arte che una Chiesa inevitabilmente riveste, come anche il suo frequente prestarsi ad eventi culturali consoni alla sacralità del luogo”, aggiunge don Giuseppe Russo. Di conseguenza, una cosa è “illuminare una Chiesa per la liturgia, altro è illuminarla per la preghiera, altro ancora è creare l’illuminazione adatta all’accoglienza dei turisti o ad ospitare un concerto o una sacra rappresentazione”. Tematiche, quindi, a cui il convegno tenterà di dare una risposta. (I.P.)

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    Il dolore della condizione umana al centro del Festival di Berlino

    ◊   Una storia dell’Opera di Pechino, un’educazione sentimentale agli inizi del XX secolo, la noia e il disincanto di una relazione di coppia, il dolore delle vittime del terrorismo, il duro compito di annunciare la scomparsa di un uomo. Giunto alla metà del suo percorso, il Festival di Berlino prende improvvisamente vita, avviandosi alla sua conclusione con cinque film di forte intensità emotiva. “Forever Enthralled” di Chen Kaige ripercorre la vita e le opere di Mei Lanfang un attore e cantante che rivoluzionò l’Opera di Pechino in uno dei periodi più tormentati della storia cinese. Nel film ascese e cadute si susseguono, secondo il corso della Storia e il capriccioso umore degli uomini. Attraverso un lavoro minuzioso sugli spazi scenografici e i corpi che li abitano, Chen Kaige rende perfettamente la condizione dell’artista contemporaneo, diviso fra l’attrazione della libertà creativa e gli opportunismi della politica. “Cheri” di Stephen Frears racconta invece le tappe di un’educazione alla vita sentimentale, così come si svolgeva nella società borghese europea agli inizio del Novecento, fra frequentazioni di salotti e amanti prezzolate che introducevano alle pratiche della sessualità. Non distante dalle atmosfere di un film che lo rese famoso, “Le relazioni pericolose”, Frears organizza una messa in scena raffinata in cui la frivolezza scivola lentamente nella fatica di vivere. È la stessa sensazione che si avverte prepotentemente nel terzo film tedesco del concorso, “Alle Anderen” di Maren Ade, resoconto puntuale del disfacimento di una coppia. Giovani e benestanti, i due protagonisti trascorrono le vacanze estive in Sardegna. La dolcezza del clima e la calda luce del paesaggio all’inizio sembrano accompagnare una relazione che si svolge come un gioco, nell’allegria e nel sogno. Poi l’aridità degli egoismi e delle difese prenderà il sopravvento e l’amore si spegnerà, lentamente. L’inclinazione del Festival verso il dolore della condizione umana viene confermata anche dai due film più importanti visti finora, “The messenger” di Oren Moverman e “London river” di Rachid Bouchareb. Nel primo due soldati dell’esercito americano sono incaricati di portare alle famiglie la notizia della morte in guerra di un loro congiunto. La pratica di questa azione è regolata da ferree disposizioni comportamentali, che dovrebbero porre i militari a distanza di sicurezza emotiva dai parenti della vittime. Ma il dolore è contagioso e l’amore pietoso verso gli altri prenderà il sopravvento sul dovere. Nel secondo due genitori, divisi per lingua e religione (lei è inglese e cristiana, lui africano e musulmano), si trovano uniti nella ricerca dei rispettivi figli, scomparsi durante gli attentati terroristici che sconvolsero Londra quattro anni fa. Anche qui la distanza fra gli esseri umani e la diffidenza reciproca sono evidenti. Poi la solidarietà vincerà le paure e l’abbraccio finale sancirà il rispetto e il riconoscimento dell’altro. (Da Berlino, Luciano Barisone)

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    24 Ore nel Mondo



    Attacchi dei talebani a Kabul: almeno 26 morti

    ◊   In Afghanistan, è di almeno 26 morti e 55 feriti, per lo più civili, e di oltre otto kamikaze uccisi il bilancio della serie di attacchi sincronizzati e coordinati compiuti da attentatori suicidi stamani a Kabul e rivendicati dai talebani in tv. Sono stati colpiti uffici governativi e Ministeri in diversi punti della capitale afghana e anche in pieno centro, a due passi dall'ufficio presidenziale. Gli attentati di oggi a Kabul giungono alla vigilia dell’arrivo in Afghanistan del nuovo inviato Usa per la regione, Richard Holbrooke. Giada Aquilino ne ha parlato con Margherita Paolini, coordinatrice scientifica della rivista di geopolitica Limes:

    R. - Obama ha mandato un messaggio al mondo islamico e ha detto che avrebbe inviato suoi emissari, anzitutto per ascoltare. L’arrivo di Holbrooke, il negoziatore instancabile, non deve creare illusioni: è questo quello che si propongono i talebani.

     
    D. - Quindi, è un messaggio alla nuova amministrazione?

     
    R. - E’ un messaggio molto diretto. Anzitutto, questo fa vedere che la situazione non è fuori controllo solo alle frontiere, dove i convogli della Nato vengono bloccati impietosamente, e quindi si deve cercare - anche non volendo - l’aiuto iraniano per sbloccare l’invio di rifornimenti alla Nato. Ma lo è anche, purtroppo, nel cuore della città, perché quando si entra in un’area che è accanto al palazzo presidenziale, vuol dire che proprio non c'è più controllo. E c’è un altro aspetto: Karzai si è detto disponibile a trattare con i talebani perché cerca comunque un supporto per rimanere in qualche modo in auge. Si rivolge addirittura al Mullah Omar, che non è una soluzione che interessa agli americani. Gli americani sono interessati ad una soluzione che riporti la popolazione di etnia pashtun a partecipare al prossimo governo afghano, ma non sono disposti a tutte le ipotesi. inoltre, un altro aspetto riguarda l’attacco del Dipartimento di Giustizia, che si occupa delle condizioni dei prigionieri: è atteso il trasferimento di alcuni detenuti da Guantanamo al carcere di massima sicurezza di Kabul, Pul-E-Charkhi. E quindi c’è tutta una polemica anche su questo aspetto.

     
    Iraq
    Due attentati a Baghdad. Almeno cinque persone sono morte e altre 20 sono rimaste ferite in seguito all'esplosione di un'autobomba in una stazione, nella parte sudoccidentale della capitale. Un civile è morto e altri cinque sono rimasti feriti nell’esplosione di una bomba nei pressi di Camp Rashid, sempre a Baghdad. L'ordigno è esploso in un gruppo di pellegrini diretti a piedi verso la città meridionale sciita di Kerbala per un festival religioso, l'Arbain, che segna la fine dei 40 giorni di lutto osservati ogni anno in occasione dell'anniversario dell'uccisione dell'Imam al Hussein. Per prevenire attentati, le autorità irachene hanno fatto sapere che a Kerbala, in occasione delle celebrazioni religiose che raggiungeranno l'apice lunedì prossimo, sono state prese imponenti misure di sicurezza.

    Libano
    Tutti i documenti dell'inchiesta internazionale sull'assassinio dell'ex premier libanese, Rafik Hariri, sono stati trasferiti all'Aja, dove il primo marzo comincerà il relativo processo da parte di un Tribunale speciale formato da 11 giudici, di cui quattro libanesi. Il trasferimento è avvenuto nella notte di lunedì scorso, ha reso noto il premier libanese, Fuad Siniora, precisando inoltre che per il trasferimento di quattro generali libanesi ritenuti coinvolti nella vicenda e in carcere in Libano sarà invece necessaria l'approvazione del Consiglio dei ministri. L'annuncio di Siniora avviene alla vigilia di una grande manifestazione prevista per sabato prossimo, in occasione dell'anniversario dell'attentato nel quale, il 14 febbraio 2005, furono uccisi Hariri e altre 22 persone.

    Segnali di apertura USA-Iran
    Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha ribadito a Washington che tra Stati Uniti e Iran è possibile sviluppare “una miglior comprensione reciproca”. Dopo le aperture nei confronti dell'Iran manifestate dal presidente Usa, Barack Obama, e confermate nei confronti degli Usa dal presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad, Hillary Clinton - parlando con i giornalisti al Dipartimento di Stato - ha detto di ritenere “possibile” l'avvio di contatti diretti con l'Iran. Secondo il segretario di Stato americano, l'Iran ha la possibilità di dimostrare la sua buona volontà a “tendere la mano” e a cominciare con gli Stati Uniti una serie di discussioni su diversi temi. Hillary Clinton ha confermato che gli Stati Uniti restano fermamente contrari allo sviluppo da parte iraniana di armi nucleari, ma ha aggiunto che l'amministrazione Obama spera ci sia la possibilità di promuovere tra Stati Uniti e Iran “una miglior comprensione l'uno dell'altro”.

    Il Senato USA approva il piano anti crisi
    Il Senato americano ha approvato il piano anti-crisi da 883 miliardi di dollari messo a punto dal presidente, Barack Obama. Il voto finale alla Camera bassa è previsto, ora, entro la fine della settimana. Da parte sua, il segretario al Tesoro, Timothy Geithner, ha presentato un massiccio piano per il rilancio del credito e la stabilizzazione del mercato finanziario, accolto gelidamente da Wall Street che affonda in chiusura accusando perdite superiori al 4%. Da New York, il servizio è di Elena Molinari:

    Fino a 2 mila miliardi di dollari per far uscire l’America dalla tempesta dei problemi finanziari che sta attraversando. Li ha promesso ieri il segretario al Tesoro Usa, Geithner, che ha presentato un massiccio piano per il rilancio del credito, e questo proprio mentre il Senato approvava da parte sua il piano di stimolo all’economia, voluto dal presidente Obama. Il primo è un progetto che lo stesso segretario al Ttesoro ha definito “costoso, rischioso e che richiede tempo”, ma che sarebbe destinato a stabilizzare il mercato finanziario. Il secondo, invece, è teso a creare - nelle intenzioni della Casa Bianca - fino a 4 milioni di posti di lavoro. Ma Wall Street non appare soddisfatta, e affonda. Gli indici ieri hanno accusato perdite superiori al 4%. A quanto pare, non piace la mancanza di dettagli nel piano salva-banche: si sa solo che prevede iniezioni di capitale negli istituti - a condizione che li utilizzino per aumentare i prestiti - e che potrebbe arrivare fino a mille miliardi di dollari a sostegno del mercato dei prestiti agli studenti, ai finanziamenti per le auto, alle carte di credito e alle piccole aziende.
     Negoziati per un nuovo accordo di partnership Russia-Ue
    E' cominciato a Mosca un incontro tra il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, e una delegazione dell'Unione Europea guidata dall'alto rappresentante per la Politica estera e la sicurezza comune, Javier Solana, nell'ambito dei negoziati per un nuovo accordo di partnership e cooperazione, che proseguiranno venerdì a Bruxelles. “Gli avvenimenti dello scorso anno e dell'inizio del 2009 hanno confermato che nelle situazioni più difficili la Russia e l'Ue possono concentrarsi sulla sostanza dei problemi, trovare accordi e cooperare in modo fruttuoso. Io ritengo che anche oggi lavoreremo in questa chiave”, ha dichiarato Lavrov all'inizio dell'incontro. Solana, dal canto suo, ha sottolineato che “le negoziazioni sono importanti per le due parti” e ha assicurato che “tenteremo di farle progredire il più rapidamente possibile”. Della delegazione europea fanno parte il commissario per le Relazioni esterne, Benita Ferrero Waldner, e i ministri degli Esteri ceco e svedese, Karel Schwarzenberg e Carl Bildt.
     Usa - Mosca
    Il Cremlino apprezza le dichiarazioni del presidente statunitense, Obama, sulle sue intenzioni di cooperare con Mosca, in particolare sul disarmo nucleare, ed è pronto ad una cooperazione con Washington su tutte le questioni. Il presidente della Federazione Russa, Dmitri Medvedev, si è detto pronto al lavoro congiunto con l’America.
     Azerbaigian
    Il generale Rail Rzaiev, 64 anni, comandante delle forze aeree dell'Azerbaigian, è stato ucciso oggi a Baku: lo riferisce l'agenzia Interfaz citando fonti delle forze dell'ordine locali. Secondo l'agenzia azera Trend, Rzaiev è stato colpito vicino a casa con un colpo d'arma da fuoco alla testa, morendo poi all'ospedale. La notizia è stata confermata all'agenzia Itar Tass dal portavoce del Ministero della difesa azero, Eldar Sabiroglu. E' ancora sconosciuto il movente dell'omicidio del generale, uno degli obiettivi più alti mai colpiti nell'ex Urss dagli Anni Novanta. La magistratura azera ha aperto un'inchiesta. L'Azerbaigian, Paese ricco di risorse energetiche, è ancora in conflitto con la vicina Armenia per l'area del Nagorno-Karabakh. Recentemente, Baku aveva accusato Mosca di aver fornito armi a Erevan, ma la Russia aveva ripetutamente smentito tale notizia.

    Georgia
    Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, si è detto a favore delle missioni Onu in Georgia e nelle due regioni separatiste dell'Abkhazia e dell'Ossezia del Sud. Il Consiglio di sicurezza dell'Onu sta discutendo in questi giorni l'eventuale proroga della missione Onu in Georgia. Le due regioni separatiste intendono subordinarla a un cambio del nome e del mandato, in modo da ottenere in qualche modo il riconoscimento di un differente “status quo”, dopo la guerra con Tbilisi e il riconoscimento della loro indipendenza da parte di Mosca.

    Zimbabwe
    Il leader dell'opposizione dello Zimbabwe, Morgan Tsvangirai, ha prestato giuramento stamani come primo ministro a capo di un governo di coalizione guidato insieme con il rivale, il presidente Robert Mugabe. Il servizio di Francesca Ciacci:

    Nei prossimi giorni, ci sarà la formazione di un governo di unità nazionale, in base all’accordo firmato il 25 settembre scorso e in virtù del quale Robert Mugabe resterà il capo dello Stato. L'accordo era stato sottoscritto nel tentativo di superare l'impasse politica per il Paese africano, nato dall'esito delle elezioni generali dello scorso marzo che hanno segnato la sconfitta del regime di Mugabe. Risultato che ha generato un serio braccio di ferro con l'opposizione, con gravi conseguenze per l'economia e i servizi pubblici. Gravissima anche la situazione sanitaria: un'epidemia di colera si è abbattuta sul Paese già duramente provato: in cinque mesi, sono morte 3.400 persone.

     
    Vertice straordinario sulla crisi dell’Ue
    Il vertice straordinario dei capi di Stato e di governo dell'Ue per fare il punto sulla crisi economica e finanziaria sarà il primo marzo. Lo ha annunciato il premier ceco, Mirek Topolanek, presidente di turno dell'Unione Europea. E da parte sua, il presidente della Commissione Ue, Barroso, fa sapere che in maggio si terrà una riunione speciale del Consiglio europeo sull'occupazione. Barroso ha precisato che alla riunione parteciperanno anche rappresentanti delle parti sociali.
     Cuba
    Il presidente del parlamento cubano, Ricardo Alarcon, ha negato l'esistenza di prigionieri politici in risposta ad un appello venuto da un gruppo di Paesi del Consiglio dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite, che chiedevano il loro rilascio. Le autorità cubane hanno sempre negato che nelle carceri dell'isola vi siano prigionieri politici e affermano che quanti vengono indicati come tali sono “mercenari”, per lo più al soldo degli Usa. I dissidenti cubani sostengono invece che 205 di loro sono in carcere, come confermato anche dalla Commissione per i diritti dell'uomo e dalla “riconciliazione nazionale”, una organizzazione non legale ma tollerata.

    Messico
    Almeno 21 persone sono morte in una sparatoria tra narcotrafficanti e reparti speciali dell'esercito nello Stato settentrionale messicano di Chihuahua, vicino al confine con gli Stati Uniti. Una quindicina di vittime sarebbero componenti dei locali cartelli della droga, che avevano in precedenza prelevato con le armi in pugno nove persone in varie abitazioni. Cinque dei nove ostaggi erano già stati uccisi quando sono intervenuti i militari. Anche un soldato tra le vittime.

    Sri Lanka
    Continua l’ondata di morte nello Sri Lanka. Sedici pazienti di un ospedale da campo sono rimasti uccisi in un bombardamento nella zona settentrionale del Paese teatro di scontri tra i ribelli delle Tigri Tamil e le forze governative. Lo riferisce la Croce rossa internazionale, senza attribuire la responsabilità dell'accaduto ne alle truppe governative né ai ribelli. L'esercito dello Sri Lanka ha avviato nei mesi scorsi una offensiva finale contro i separatisti Tamil, che da 37 anni conducono una guerra civile nel nord del Paese che ha provocato migliaia di morti. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
     

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 42

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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