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Sommario del 02/02/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI ai vescovi della Turchia: la laicità è un valore, ma lo Stato assicuri la libertà religiosa dei cittadini
  • Il Papa al nuovo ambasciatore dell'Ungheria presso la Santa Sede: servono l'etica negli mondo degli affari e tutele per la famiglia
  • Benedetto XVI al nuovo Patriarca russo, Kirill: rafforziamo il dialogo tra cattolici e ortodossi. Intervista al cardinale Kasper
  • Alle 18, l'incontro del Papa con i religiosi e le religiose per la 13.ma Giornata della vita consacrata. Intervista al cardinale Franc Rodé
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • L'Anno dell'astronomia, occasione per sondare l'"anima" del cosmo al di là dei meccanismi che lo regolano. Intervista con il prof. Piero Benevenuti
  • Ricostruire le scuole per i bambini del Myanmar: lo scopo del premio "Prima di tutto la vita" assegnato alla memoria di Chiara Lubich
  • Chiesa e Società

  • La Chiesa srilankese chiede pace e protezione per la popolazione civile tamil
  • Dal Social Forum in Brasile appello ai 20 Paesi più ricchi per una riforma del sistema economico
  • Iraq: da oggi il "Digiuno di Ninive" per la pace, la sicurezza e la stabilità del Paese
  • India: gli attacchi contro i cristiani al centro della prossima plenaria dei vescovi di rito latino
  • Bangladesh: l’opera dei missionari Saveriani per la promozione umana e sociale dei dalit
  • Appello per la difesa e la sicurezza dei migranti africani
  • RD del Congo: nella regione del Kasai l'epidemia di Ebola è sotto controllo
  • Religiose rapite in Kenya: il fratello di suor Caterina, Piero Giraudo: “Continuate a pregare”
  • Taiwan: lettera pastorale dei vescovi per i 150 anni di evangelizzazione dell'isola
  • La Fondazione Wallenberg cerca informazioni sugli italiani che aiutarono gli ebrei durante la II Guerra Mondiale
  • Rinnovate l’adesione a Gesù: così il cardinale Dziwisz a 200 pellegrini trentini giunti a Cracovia
  • A Porto Rico, chiusura del Seminario sull’amministrazione dei territori canonici
  • USA: la Provincia gesuita di California celebra il centenario della fondazione
  • Il cardinale irlandese Brady: le scuole cattoliche sono “strumenti potenti di pace”
  • Caserta: 112 lettori e collegamenti in Mondovisione per la "Notte Bianca Paolina"
  • Il cardinale Scola: si deve riscoprire il "capitale umano" per uscire dalla crisi
  • Santa Messa ieri a Roma per commemorare tutti coloro che sono morti sulla strada per il freddo, la malattia o l’abbandono
  • A Roma nuovo centro dei Salesiani per ragazzi ex detenuti
  • 24 Ore nel Mondo

  • Medio Oriente: Hamas accetta la tregua di un anno ma solo se saranno riaperti i valichi
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI ai vescovi della Turchia: la laicità è un valore, ma lo Stato assicuri la libertà religiosa dei cittadini

    ◊   La distinzione tra sfera civile e religiosa va protetta, ma lo Stato deve al tempo stesso garantire la libertà religiosa: è quanto sottolineato da Benedetto XVI nel discorso ai vescovi della Turchia, ricevuti stamani in Vaticano in occasione della visita ad Limina. Il Papa, che ha ricordato il suo viaggio in terra turca nel 2006, ha invitato cristiani e musulmani a lavorare assieme per la pace e la giustizia. L’indirizzo d’omaggio al Pontefice è stato rivolto dal presidente della conferenza episcopale turca, mons. Luigi Padovese. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    I cristiani e i musulmani si impegnino assieme per l’uomo, per la vita, per la pace e la giustizia: è l’esortazione di Benedetto XVI nel discorso ai vescovi turchi in visita ad Limina. Il Papa ha ricordato che la Turchia è retta da una Costituzione che sostiene la laicità dello Stato, anche se la maggior parte dei suoi abitanti sono musulmani.

     
    La distinction entre la sphère civile et la sphère religieuse...
    “La distinzione tra la sfera civile e quella religiosa - ha osservato il Pontefice - è certamente un valore che va protetto”. Tuttavia, ha proseguito, lo Stato deve “assicurare in maniera efficace ai cittadini e alle comunità religiose la libertà di culto”, rendendo “inaccettabile qualsiasi violenza a danno dei credenti” di qualsiasi fede. In tale contesto, il Papa ha elogiato la volontà di dialogo dei presuli con le autorità turche, in particolare al fine di un “riconoscimento giuridico” della Chiesa cattolica e dei suoi beni:

     
    Une telle reconnaissance ne peut qu'avoir...
    “Un tale riconoscimento - ha affermato Benedetto XVI - non può che avere delle conseguenze positive per tutti”. Ed ha espresso l’augurio che siano stabiliti dei “contatti permanenti”, per esempio attraverso l’intermediazione di una Commissione bilaterale per studiare le questioni che non sono ancora state risolte. Il Papa non ha poi mancato di soffermarsi sull’Anno Paolino che, ha detto, ha un’importanza particolare nella terra dove l’Apostolo delle Genti è nato ed ha fondato numerose comunità.

     
    Je me réjouis vivement de la dimension oecuménique...
    “Mi compiaccio vivamente - ha detto il Papa - per la dimensione ecumenica” impressa alle iniziative in Turchia per l’Anno Paolino, ed ha auspicato che possano registrarsi nuovi progressi sul cammino verso l’unità dei cristiani. D’altro canto, il Pontefice si è augurato che in Turchia sia sempre più facilitato ai pellegrini l’accesso ai numerosi luoghi significativi per la fede cristiana.

     
    L'existence de vos Eglise locales, dans toute leur diversité...
    “L’esistenza delle vostre Chiese locali in tutta la loro diversità”, è stata poi la sua riflessione, si situa nel prolungamento di “una ricca storia caratterizzata dallo sviluppo delle prime comunità cristiane”. E qui Benedetto XVI si è soffermato sui tanti discepoli di Cristo che hanno testimoniato il Vangelo in Turchia fino al dono supremo della vita, come don Andrea Santoro. Il loro esempio, ha proseguito, sia di incoraggiamento a testimoniare l’amore di Dio per tutti gli uomini.

     
    Le peuple de Dieu trouvera un soutien efficace...
    “Il popolo di Dio - ha detto ancora il Papa - troverà un sostegno efficace alla sua fede e alla sua speranza nell’autentica comunione ecclesiale”. Quindi, ha sottolineato che proprio i vescovi sono i primi responsabili della realizzazione concreta di questa comunione. Questa unità, ha proseguito, trova una fonte vitale nella Parola di Dio, come ribadito dal recente Sinodo dei Vescovi. E qui Benedetto XVI ha rammentato che un momento significativo dell’assemblea sinodale è stato l’intervento del Patriarca ortodosso ecumenico, Bartolomeo I. Nel suo discorso, il Papa ha infine esortato sacerdoti e religiosi, spesso provenienti dall'estero, ad inserirsi sempre meglio nella realtà locale turca. E, ancora, ha messo l’accento sull’importanza della pastorale giovanile e sulla formazione dei laici.

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    Il Papa al nuovo ambasciatore dell'Ungheria presso la Santa Sede: servono l'etica negli mondo degli affari e tutele per la famiglia

    ◊   I diritti della persona, la famiglia e il ruolo della Chiesa nella società ungherese: sono i temi affrontati dal Papa nel ricevere stamani il nuovo ambasciatore di Ungheria, Janos Balassa, per la consegna delle Lettere credenziali. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Ha sottolineato, Benedetto XVI, “i nuovi orizzonti di speranza per il futuro” apertisi con il pieno ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede ed i Paesi dell’ex blocco orientale, dopo gli importanti eventi del 1989. Ha quindi lodato i “grandi progressi” compiuti dall’Ungheria, nei 20 anni trascorsi, per “ristabilire le strutture di una società libera e democratica”, dove la Chiesa non cerca privilegi per se stessa ma “è desiderosa di giocare la sua parte nella nazione, fedele alla sua natura e missione”. Si è detto, il Papa, “fiducioso che ogni rilevante questione afferente la vita della Chiesa” in Ungheria “sarà risolta nello spirito di buona volontà e fruttuoso dialogo che ha caratterizzato” le relazioni diplomatiche con la Santa Sede, da quando sono “felicemente riprese”, e di cui sono frutto i due memorandum firmati di recente per l’assistenza religiosa alle Forze armate e alla Polizia di frontiera”.

     
    Benedetto XVI ha poi raccomandato che il governo degli affari economici e politici nel mondo moderno sia basato su “fondamenta etiche”, “dando sempre la priorità alla dignità e ai diritti della persona e al bene comune dell’umanità”. ''L'esperienza delle nuove liberta' - ha osservato il Papa - ha portato a volte con sé il rischio che questi valori cristiani e umani, così profondamente radicati nella storia e nella cultura dei singoli popoli e dell'intero continente europeo, possano essere soppiantati da altri, basati su una visione distorta dell'uomo e della sua dignità e pericolosa per lo sviluppo di una società veramente prospera''.

     
    In tale contesto, il Santo Padre ha ribadito “l’importanza primaria della famiglia per imbastire relazioni di pacifica convivenza ad ogni livello” ed ha chiesto dunque ai governi che la famiglia sia supportata in particolare assicurando ai genitori “l’esercizio del loro fondamentale diritto di educare i figli”, compresa la scelta della scuola religiosa.

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    Benedetto XVI al nuovo Patriarca russo, Kirill: rafforziamo il dialogo tra cattolici e ortodossi. Intervista al cardinale Kasper

    ◊   Una lettera per esprimere la “stima e la vicinanza spirituale” al nuovo Patriarca di Mosca e di tutte le Russie e ribadire l’auspicio che i “buoni rapporti” di reciproca accoglienza e di stima tra la Chiesa ortodossa e quella cattolica possano ulteriormente rafforzarsi, sulla scia di quanto costruito con il Patriarca Alessio II. Sono i concetti principali che Benedetto XVI esprime nella lettera al nuovo Patriarca ortodosso russo, Kirill, che ieri ha vissuto l’inizio del suo mandato con la solenne cerimonia di intronizzazione nella Cattedrale moscovita di Cristo Salvatore. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Una lettera augurale e nel contempo di riconoscimento del lavoro comune svolto finora, che guarda al futuro con la speranza che il dialogo si rinsaldi ancor più. Benedetto XVI è esplicito nel rammentare come già in passato, nella veste di presidente del Dipartimento delle Relazioni esterne della Chiesa ortodossa, il nuovo Patriarca russo, Kirill, abbia “svolto - scrive - un ruolo importante nel forgiare un rinnovato rapporto tra le nostre Chiese: un rapporto basato sull’amicizia, la reciproca accettazione e il sincero dialogo, capace di affrontare le difficoltà del nostro cammino comune”. Dunque, prosegue il Papa, “mia fervida speranza che continueremo a cooperare per trovare modi per promuovere e rafforzare la comunione nel Corpo di Cristo”.

     
    Ma la lettera del Pontefice si sofferma anche sul dialogo ecumenico costruito nei decenni precedenti. Il nostro “amato fratello di venerata memoria, Sua Santità Alessio II”, si legge nella lettera di Benedetto XVI, “ha lasciato nel suo popolo una profonda e duratura eredità ecclesiale di rinnovamento e di sviluppo”, grazie alla quale egli riuscì a condurre la Chiesa ortodossa “fuori dal lungo periodo di difficoltà e di sofferenza, sotto un sistema totalitario e ateo, verso una nuova, attiva presenza di servizio nella società odierna”. Il Patriarca Alessio II, osserva ancora il Papa, “ha lavorato assiduamente per l'unità della Chiesa ortodossa russa e per la comunione con le altre Chiese ortodosse”, mantenendo “uno spirito di apertura e di cooperazione con gli altri cristiani, e con la Chiesa cattolica in particolare, per la difesa dei valori cristiani in Europa e nel mondo”. Sono certo - conclude Benedetto XVI rivolgendosi al Patriarca Kirill - che Vostra Santità continuerà a costruire su questa solida base, per il bene del vostro popolo e per il bene di cristiani in tutto il mondo”.

    Alla cerimonia nella cattedrale di Cristo Salvatore, era presente ieri anche una delegazione vaticana, guidata dal cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l'Unità dei cristiani, al quale il Papa ha affidato la lettera per il Patriarca Kirill, insieme con il dono di un calice, "pegno del desiderio di giungere presto alla piena comunione". Il cardinale Kasper ha incontrato oggi il nuovo Patriarca russo. Subito dopo, Amedeo Lomonaco ha raggiunto telefonicamente a Mosca il porporato:

    R. - Abbiamo avuto un primo incontro con il nuovo Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, che ha ringraziato per i saluti, per il regalo e per la lettera del Santo Padre e mi ha incaricato di portare i saluti a Sua Santità, il Papa. Poi, ha detto che vuole continuare la linea iniziata sotto il suo predecessore nel rapporto fra le due Chiese. Ha soprattutto parlato della collaborazione in campo sociale, culturale, menzionando che adesso - nella crisi finanziaria che ha colpito il mondo - le Chiese devono dare speranza. Il Patriarca Kirill ha aggiunto che il nostro dialogo tocca anche l’unità della Chiesa, i problemi ideologici, perché ciò che abbiamo in comune, in campo sociale, è fondato e radicato nella nostra comune fede.

     
    D. - Quali sono a suo avviso le prospettive per il dialogo ecumenico?

     
    R. - Per il dialogo ecumenico, con tutte le Chiese ortodosse unite, vogliamo avanzare in questo processo. Ho l’impressione che questo dialogo vada molto bene e speriamo che i russi possano tornare al tavolo.

     
    D. - Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa russa sono accomunate da un forte impegno per la promozione dei valori cristiani in Europa...

     
    R. - Sì, questo è vero, ma si deve pensare al passato della Chiesa ortodossa russa, sotto un regime ateo e senza valori cristiani. Ora, vogliono promuovere di nuovo i valori cristiani, ma anche questa è una responsabilità per tutta l’Europa perché, anche se la Russia non fa parte della Comunità europea, resta importante per l’Europa e noi siamo contenti e disposti a collaborare su questa linea con l’Europa poiché, come si sa, i valori cristiani sono valori fondamentali umani e sono in pericolo. E soprattutto, nell’Europa occidentale dobbiamo dare una testimonianza comune: soprattutto una testimonianza di speranza.

    Due sono stati gli argomenti che hanno caratterizzato il discorso di inizio mandato del Patriarca ortodosso, Kirill: i giovani e l’unità della chiesa ortodossa. Una scelta sulla quale Salvatore Sabatino ha chiesto l'opinione di un esperto, l'inviato a Mosca del quotidiano Avvenire, Luigi Geninazzi:

    R. - Perché è questa la caratteristica del nuovo Patriarca: insistere sulla testimonianza evangelica nella società russa di oggi, che non è poi molto diversa dalle società secolarizzate dell’Occidente. Dall’altro lato, uno dei problemi che è sempre stato a cuore alla Chiesa ortodossa russa è l’unità interna - minacciata da alcune scissioni - ed anche l’unità con le altre Chiese ortodosse. Sul problema della Chiesa ortodossa russa, Kirill ha avuto parole molto chiare: ha detto che bisogna difendere i confini del territorio canonico russo, facendo un accenno alle lacerazioni avvenute in Ucraina e soprattutto alle tensioni aperte con la Chiesa d’Estonia, che si è dichiarata indipendente da Mosca.

     
    D. - La lotta contro il secolarismo si annuncia uno dei punti centrali della missione pastorale di Kirill. Quali saranno le prime mosse del nuovo Patriarca in questa direzione?

     
    R. - A giudicare da quello che ha fatto nel suo precedente incarico, in seno al Patriarcato di Mosca in questi ultimi 18 anni, senz’altro rafforzerà questa analisi critica sul relativismo - una parola che ha pronunciato anche ieri, nella sua omelia, dopo esser stato intronizzato - e prenderà nuove iniziative. In questo, si trova molto vicino a Benedetto XVI, che ha già incontrato un paio di volte negli ultimi due anni. Quindi, senz’altro, c’è da attendersi una grande sintonia ed una convergenza d’azione in questo senso.

     
    D. - Kirill I è già stato definito il “Patriarca del dialogo”. Quali saranno le novità sul fronte delle relazioni con le altre confessioni?

     
    R. - Per quanto riguarda il dialogo ecumenico, subito prima del Concilio elettivo, il candidato - poi divenuto il Patriarca Kirill - ha rilasciato dichiarazioni molto caute. Diciamo che la linea sarà sempre la consueta: ci sono dei problemi aperti con le Chiese cristiane d’Occidente - in particolare, per quanto riguarda la Chiesa cattolica - ma, è questa la cosa più importante, il clima è cambiato. Credo che con il nuovo Patriarca questo clima migliorerà ancora, nel senso che i problemi verranno affrontati in uno spirito costruttivo: almeno, questo è l’augurio di tutti ed anche la speranza dei cattolici di Russia.

     
    Ieri, intanto, la comunità ortodossa russa di Roma, in festa per il suo nuovo Patriarca Kirill, ha celebrato la sua intronizzazione pregando dinanzi alla tomba del suo protettore San Cirillo, venerata nella Basilica di San Clemente, chiedendo che “il Signore gli doni forza e saldezza spirituale” e perché “la Chiesa ortodossa russa, sotto la sua guida, compia la sua opera di salvezza delle anime e di cura del suo gregge, in patria e all’estero, a gloria del Signore”. Ha ricordato e rinnovato così la preghiera fatta da Kirill il 16 maggio 2006 sulle reliquie del Santo quand’era arcivescovo metropolita di Smolensk e Kaliningrad: in quell’occasione, il futuro Patriarca era venuto a Roma come presidente del Dipartimento delle relazioni esterne del Patriarcato di Mosca ed aveva presieduto la piccola consacrazione della Chiesa di Santa Caterina Protomartire al Gianicolo. E il pellegrinaggio al sepolcro di San Cirillo è stato promosso proprio dal suo parroco, l’igumeno Filippo, che ha partecipato a Mosca all’elezione del Patriarca. Ieri, oltre alle preghiere per Sua Santità Kirill nel corso della celebrazione della Divina Liturgia nella artistica cripta della chiesa - che era stata da lui consacrata il 7 dicembre 2007 - la parrocchia di Santa Caterina ha organizzato in suo onore un applaudito concerto del duo pianistico russo composto da Natalia Morosova e Vitali Yunizkij , che poche ore prima si era esibito al Quirinale in un programma televisivo. (A cura di Graziano Motta)

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    Alle 18, l'incontro del Papa con i religiosi e le religiose per la 13.ma Giornata della vita consacrata. Intervista al cardinale Franc Rodé

    ◊   E’ la professione di fede di San Paolo, contenuta nella sua Lettera ai Galati, il cuore dell’odierna Giornata mondiale della Vita Consacrata, giunta al 13.mo appuntamento. Benedetto XVI incontrerà i religiosi e le religiose nella Basilica di San Pietro nel pomeriggio alle 18, al termine della Santa Messa celebrata in precedenza, alle 17, dal cardinale Franc Rodé, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Come da tradizione, l'incontro avviene nella Festa della Presentazione del Signore, sulla quale si sofferma a riflettere lo stesso cardinale Rodé, al microfono della responsabile della redazione francese della nostra emittente, Romilda Ferrauto:

    R. - Tale episodio costituisce una significativa icona della donazione della propria vita per quanti sono stati chiamati a riprodurre nella Chiesa e nel mondo i tratti caratteristici di Gesù vergine, povero, e obbediente: il consacrato del Padre. Gli scopi della Giornata dedicata alla vita consacrata nella “mens” del servo di Dio Giovanni Paolo II sono fondamentalmente tre: rispondere al bisogno di lodare e ringraziare il Signore per il dono alla Chiesa della vita consacrata, valorizzare sempre più la testimonianza delle persone che hanno scelto di seguire Cristo mediante la pratica dei consigli evangelici, essere occasione per le stesse persone consacrate di rinnovare i propositi e ravvivare i sentimenti che devono ispirare la loro donazione al Signore.

     
    D. - C’è qualche aspetto della vita consacrata che lei desidererebbe quest’anno mettere in risalto?

     
    R. - Quest’anno la celebrazione cade nell’Anno Paolino. A Paolo di Tarso, afferrato da Cristo, la vita consacrata guarda come esempio di discepolo che segue Cristo Signore e pone la sua intera esistenza al servizio dell’annuncio del Vangelo. La testimonianza di Paolo di Tarso, resa con la parola e con la propria vita, ci ricorda che i consacrati portano a compimento la volontà del Padre dopo averla accettata in spirito di obbedienza. Totale donazione di sé a Dio e alla causa del Vangelo, obbedienza e fedeltà sino alla fine sono tratti della vita di Paolo che ogni consacrato deve avere presenti nella propria esistenza, forti della Parola dello stesso apostolo: “Fatevi miei imitatori come io lo sono di Cristo”

     
    D. - Eminenza cosa desidera dire in questa Giornata ai religiosi e alle religiose che soffrono di disagio, di solitudine, di emarginazione nella società attuale?

     
    R. - Ricordare a quei consacrati che in forza del loro battesimo sono incorporati a Cristo, che hanno scelto di seguire più da vicino mediante la professione dei consigli evangelici. Nel prologo del Vangelo di Giovanni, si sottolinea il dramma della non accoglienza del verbo di Dio incarnatosi per la gloria del Padre, per la salvezza degli uomini. Se il mondo non ha accolto il Signore, non è portato ad accogliere chi è di Cristo, mentre il discepolo del Signore è chiamato ogni giorno, nonostante tutto, ad abbracciare la sua croce e a seguire il suo maestro in un cammino di fiducia e di abbandono in Dio, sino al premio che il Padre ha riservato per chi gli è fedele sino alla fine. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Si deve tutelare la distinzione tra sfera civile e sfera religiosa: nel discorso ai vescovi della Turchia, Benedetto XVI denuncia le violenze contro i credenti e chiede libertà di culto e libertà religiosa.

    L'eutanasia è una falsa soluzione al dramma della sofferenza: all'Angelus della Giornata per la vita, il Papa ricorda che con l'amore si può affrontare il dolore in modo umano.

    In Europa bisogna difendere la famiglia da politiche aggressive: il discorso di Benedetto XVI al nuovo Ambasciatore di Ungheria.

    Identikit di un'emergenza inevitabile; la questione dell'educazione al tempo del relativismo: in cultura, la lectio magistralis del cardinale Camillo Ruini in occasione del 140 anniversario della fondazione del collegio arcivescovile San Carlo a Milano.

    Il rischio della verità per il bene dell'uomo; il cristianesimo e la società civile: il discorso, a Berlino, del cardinale Paul Josef Cordes, ai parlamentari tedeschi membri del Kardinal-Hoffner-Kreis.

    Etruschi in Vaticano: Maurizio Sannibale presenta il secondo volume del catalogo "La Raccolta Giacinto Guglielmi".

    L'Occidente non è morto ma nascosto in profondità: il saggio di Alberto Monticone nel volume "La storia, il dialogo, il rispetto della persona. Scritti in onore del cardinale Achille Silvestrini", curato da Luca Monteferrante e Damiano Nocilla.

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    Oggi in Primo Piano



    L'Anno dell'astronomia, occasione per sondare l'"anima" del cosmo al di là dei meccanismi che lo regolano. Intervista con il prof. Piero Benevenuti

    ◊   Il rapporto tra scienza e fede avrà quest'anno un versante privilegiato di confronto grazie alle molte iniziative che scandiranno l'Anno dell'Astrononomia, proclamato per il 2009 dalle Nazioni Unite. Un anno che vedrà in prima linea anche gli esperti della Specola Vaticana, protagonista di vari appuntamenti dedicati all'evento, in particolare dell'atteso Convegno internazionale su Galileo Galilei, in programma per la fine del prossimo maggio. Fabio Colagrande ne ha parlato con il prof. Piero Benvenuti, astronomo dell'Università di Padova e dell'Agenzia spaziale italiana:

    R. - Sembra un’iniziativa bellissima quella che ha preso la Santa Sede, perché utilizza quest’anno di riflessione sulle conoscenze scientifiche e sul cosmo mettendolo in connessione con una conoscenza più ampia e più definitiva, e tutto ciò in un dialogo davvero costruttivo. Mi rifarei al discorso del Santo Padre in occasione dell’Epifania, che si riallaccia proprio all’astronomia, quando ha ricordato che, nel Medio Evo, esisteva una vera e propria cosmologia cristiana basata naturalmente sulle conoscenze di allora. Ed è giunto adesso il momento di ricostruire una cosmologia sempre cristiana, basata però sulle conoscenze che abbiamo acquisito attraverso il nuovo metodo sperimentale.

     
    D. - Resiste, tuttavia, l’immagine dello scienziato come un uomo lontano dalla religione. Che cosa ne pensa?

     
    R. - La possibilità che uno scienziato assuma una posizione atea o agnostica è sempre possibile. L’importante è che queste posizioni siano, come dice molto spesso mons. Ravasi, difese castamente: in altre parole, la discussione, il dialogo sono sempre costruttivi se, onestamente, sono corretti e si mantengono chiari i limiti e gli ambiti. Dunque, che ci siano e ci possano essere degli scienziati atei o agnostici è sicuramente una possibilità. Ma questo non esclude che il messaggio cristiano possa essere anche annunciato da scienziati che svolgono la loro attività nella scienza, ma al tempo stesso cercano una dimensione che superi la conoscenza semplicemente scientifica dei fenomeni.

     
    D. - Prof. Benvenuti, l’Anno dell’astronomia è anche un’occasione importante per contemplare il cielo stellato e saper rileggere questo gesto sotto un profilo religioso...

     
    R. - Se durante quest’anno ci sarà lo stimolo per tutti di cercare con pazienza il momento e il luogo per poter osservare il cielo - con un piccolo telescopio, ma anche ad occhi nudi - questo atto che i nostri antenati facevano quotidianamente si riallaccerà alla nostra vita quotidiana, tecnologica, che ci ha un po’ allontanato da questa esperienza di osservazione. Perché questa è un’esperienza non solamente scientifica, ma un’esperienza veramente spirituale: ci mette cioè in contatto direttamente con il cosmo, dal quale noi siamo stati scientificamente generati. Questo ci permette di considerare veramente cosa sia l’atto di creazione: essere creati invece che semplicemente prodotti da un meccanismo.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Ricostruire le scuole per i bambini del Myanmar: lo scopo del premio "Prima di tutto la vita" assegnato alla memoria di Chiara Lubich

    ◊   Assegnato alla memoria di Chiara Lubich il XII premio “Prima di tutto la vita”, promosso dall’Associazione “Progetto Agata Smeralda” che si occupa di sostegno a distanza di bambini di diverse nazioni. Il premio, consegnato ieri a Firenze al Movimento dei Focolari dall’arcivescovo mons. Giuseppe Betori, consiste in oltre cinquemila euro che serviranno per favorire la scolarizzazione dei bambini del Myanmar, devastato lo scorso maggio dal ciclone Nargis. Sulla situazione del Paese asiatico e sugli aiuti che il movimento sta attuando nell’ex Birmania Adriana Masotti ha intervistato Marcella Sartarelli, italiana che da anni vive nel centro dei focolari di Yangon:

    R. - Questi soldi sono proprio benvenuti. Sono trascorsi già tanti mesi dopo il passaggio del ciclone Nargis, che ha fatto questi danni enormi, e le necessità sono ancora tantissime. Questa somma in arrivo ci permetterà di continuare quello che è stato già iniziato: in particolare, per aiutare i bambini a tornare a scuola. Perchè gli aiuti che sono stati dati inizialmente erano cibo, vestiario, medicinali: c’era la priorità delle abitazioni e poi quella di dare la possibilità alla gente di lavorare. C’erano da offrire strumenti di lavoro, specie per la pesca - vasche, reti - e semi la terra.

     
    D. - E ora forse è arrivato il momento anche della ricostruzione delle scuole...

     
    R. – Sì, infatti. Per scuole lì si intende sempre un grande capannone, una costruzione di legno con il tetto di zinco, oppure si tratta di realizzare magari i servizi che non c’erano, oppure distribuire il materiale scolastico, le divise. Questo aiuto che abbiamo dato finora è stato veramente suddiviso di villaggio in villaggio. E andando di villaggio in villaggio siamo riusciti a raggiungere e aiutare 15 mila persone.

     
    D. - Nel Myanmar, la religione maggiormente diffusa è il buddismo, ma sono presenti anche i cristiani. Che tipo di rapporto esiste tra gli appartenenti alle diverse fedi?

     
    R. - In genere, si vive tranquillamente: c’è tolleranza, ma c’è anche indifferenza. Quello che è successo adesso con questo ciclone ha un po’ rimosso questa situazione, c’è stata come un’apertura al dialogo, all’amicizia, proprio perché bisognava fare le cose insieme.

     
    D. - Più in particolare come vivono nel Paese i cattolici?

     
    R. - La Chiesa cattolica è diffusa in tutto il territorio. Ci sono 12 diocesi e una Chiesa viva con tante vocazioni, una Chiesa di persone forti. Poi, naturalmente, è anche una Chiesa povera, perché i problemi fondamentali sono questi nel Paese: manca l’acqua potabile, manca l’elettricità, mancano le strade e quindi la vita è abbastanza dura. Però, la gente è molto, molto sensibile alla religione. Dunque, è una Chiesa che sicuramente ha un futuro.

     
    D. - L’Unione Europea e gli Stati Uniti da tempo hanno imposto pesanti sanzioni contro la giunta militare al potere nel Myanmar. Tra l’altro, in questo momento nel Paese è in crisi anche l’industria del turismo: problemi che si aggiungono a problemi...

     
    R. - Tanti vivono di questo, soprattutto di artigianato, sono guide turistiche, hanno piccoli alberghi, ristoranti. Tante fabbriche sono state chiuse proprio per questo stop ai prodotti made in Myanmar, ma questo vuol dire mandare a casa tantissima gente. Alla miseria che già c’è, se ne aggiunge altra. Queste sanzioni non so a cosa servano. Secondo me, bisogna cercare il dialogo in tutti i modi. Chiudere la porta a qualcuno non serve mai, fa solo soffrire un popolo che già soffre e che quindi non se lo merita.

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    Chiesa e Società



    La Chiesa srilankese chiede pace e protezione per la popolazione civile tamil

    ◊   Oltre 400 civili tamil uccisi e 1.400 feriti negli ultimi dieci giorni: sono le drammatiche cifre contenute in un appello inviato all’agenzia Fides dalla Commissione “Giustizia e Pace” della diocesi di Jaffna, nel Nord dello Sri Lanka, dove si fanno sentire sempre più pesanti gli effetti del conflitto che oppone l’esercito regolare ai ribelli tamil. L’intera comunità cattolica diocesana si sta mobilitando per l’assistenza e la protezione dei profughi civili che continuano a cercare riparo e a fuggire dalle aree dove i combattimenti sono più violenti. Mons. Thomas Savundaranayagam, vescovo di Jaffna, ha lanciato un appello alle parti in lotta per la creazione di “un’area franca per la protezione dei civili”, invocando l’intervento della comunità internazionale per riportare la pace nel Nord e nell’Est dello Sri Lanka. La comunità diocesana di Jaffna ha vissuto nei giorni scorsi una “Giornata di digiuno e preghiera”, a cui hanno aderito anche cristiani di altre confessioni e membri di altre religioni, per chiedere la fine dei combattimenti, la riconciliazione e la pace. Il vescovo ha sottolineato come la comunità cattolica (preti, suore, laici) stia facendo il possibile per l’assistenza agli sfollati che continuano ad aumentare. “Cerchiamo di stare loro vicini, assicurando un sostegno materiale, psicologico e spirituale”, ma gli effetti della guerra sono molto gravi, soprattutto sui gruppi più vulnerabili come donne e bambini, per i quali gli aiuti umanitari non sono sufficienti. Alla vigilia dell’anniversario dell’Indipendenza, le cui celebrazioni pubbliche sono improntate alla retorica e all’euforia per quella che il governo considera “la vittoria finale” sui ribelli tamil, mons. Oswald Gomis, arcivescovo di Colombo, ha sottolineato che, per la nazione, “vittoria” significa invece “assicurare che tutti i cittadini del paese siano uguali, liberi di vivere e di raggiungere con pienezza la felicità, senza distinzioni di razza, religione, casta o affiliazione politica”. L’arcivescovo ha sottolineato che "è tempo di restituire, nel Nord e nel Sud del paese, il primato allo stato di diritto. Condanniamo ogni forma di violenza. Dobbiamo tenere ben presenti le migliaia di persone che soffrono a causa della guerra, che sono rifugiati e vivono in condizioni disumane. E’ un imperativo restituire loro condizioni di vita dignitose al più presto. Occorre ricordare - sostiene mons. Gomis - che i civili tamil sono cittadini del nostro paese e non possono essere privati dei loro diritti fondamentali”. (R.P.)

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    Dal Social Forum in Brasile appello ai 20 Paesi più ricchi per una riforma del sistema economico

    ◊   Con un appello ai 20 Paesi più ricchi del pianeta per una riforma del sistema economico condivisa con le nazioni più povere e le ONG si è chiuso a Belem, in Brasile il IX forum sociale mondiale. Vi hanno partecipato 130 mila persone provenienti da 142 paesi. Rappresentavano sindacati, associazioni, Chiese e Ong. Dopo sei giorni di dibattito su crisi, povertà e ambiente, ieri è stata presentata dall’assemblea finale una carta, firmata anche dal Consiglio mondiale delle Chiese, che offre proposte alternative per il futuro dell’economia. La carta di Belem chiede di introdurre la tassazione sulle transazioni finanziarie, di alzare le tasse sulle attività produttive inquinanti e sui grandi patrimoni. Inoltre, rilancia la proposta di vigilare sulle speculazioni finanziarie su cibo e d energia. Le proposte saranno presentate a Londra il 28 marzo in una grande manifestazione mondiale indetta in occasione della riunione dei “big” del G20. In quella data farà il suo esordio Barack Obama e, chiusa la stagione di contrapposizione ideologica con l’America di Bush, dopo Belem si apre una nuova era anche per la società civile planetaria. (Da Belem, Paolo Lambruschi)

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    Iraq: da oggi il "Digiuno di Ninive" per la pace, la sicurezza e la stabilità del Paese

    ◊   “Pregare per la pace, la sicurezza e la stabilità” con questo spirito da oggi, e per 3 giorni, la Chiesa caldea celebra il “Digiuno di Ninive” che intende ricordare quando gli abitanti di Ninive si convertirono a Dio dopo la predicazione del profeta Giona. “Si tratta di una ricorrenza molto sentita dalla popolazione – spiega al Sir il vicario patriarcale di Baghdad, mons. Shlemon Warduni – che digiunando invoca la misericordia del Signore affinché conceda pace, sicurezza e stabilità e perché si realizzi un clima di fratellanza e carità tra gli iracheni”. Quest’anno il digiuno va quasi a coincidere con il voto per i Consigli provinciali tenutesi sabato scorso e che ha visto la partecipazione di milioni di iracheni. “Le elezioni si sono tenute senza particolari violenze e questo è positivo – dice il vicario - noi continuiamo a pregare non solo per la pace ma anche per i nostri capi religiosi e politici perché lavorino per il bene del Paese. Speriamo – ha concluso - che l’esercizio della democrazia possa servire ad dare più di speranza nel futuro del Paese”. Secondo la tradizione il digiuno è assoluto fino a mezzogiorno, mentre nel resto della giornata è astinenza dalle carni e si mangia solo verdura. Tuttavia non manca chi digiuna completamente per tutti e 3 i giorni. L’antica Ninive era vicina all’attuale città di Mosul, recentemente al centro di attacchi ai cristiani locali. (R.P.)

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    India: gli attacchi contro i cristiani al centro della prossima plenaria dei vescovi di rito latino

    ◊   I brutali attacchi sistematicamente pianificati contro i cristiani in India l’anno scorso, saranno al primo posto nell’agenda della prossima assemblea plenaria della Conferenza dei vescovi cattolici indiani di rito latino (CCBI) in programma dal 12 al 18 febbraio. Lo ha preannunciato all’agenzia Ucan il vice-segretario generale della Conferenza episcopale, padre Uduma Bala. Come è noto, il 2008 è stato un anno nero per i cristiani nel Paese, vittime di violenze inaudite da parte degli integralisti indù, in particolare nello Stato dell’Orissa. Ci sono quindi “molte aspettative dalla riunione dei vescovi”, ha detto padre Bala. “In questi frangenti, i cattolici guardano indubbiamente con grande speranza alla gerarchia per avere orientamenti”. Il titolo di questa 21ª sessione: “La Parola di Dio, fonte di vita per la popolazione indiana”, riprende il tema al Sinodo dei vescovi dello scorso mese di ottobre. Un tema – ha evidenziato il sacerdote – che è di particolare rilevanza e attualità in questo momento in India, perché parla di evangelizzazione e il proselitismo è la principale accusa rivolta dai nazionalisti indù ai cristiani. La plenaria, a cui sono attesi 120 dei 173 vescovi e arcivescovi delle diocesi latine indiane, si svolgerà nella diocesi Mysore, nello Stato del Karnataka. Tra i vari momenti di preghiera in programma, da segnalare la Messa di apertura dell’assemblea, il 12 febbraio, che sarà presieduta dal Nunzio apostolico in India, mons. Pedro Lopez Quintana, mentre il 15 febbraio i partecipanti prenderanno parte ad una solenne celebrazione eucaristica nella Cattedrale di San Giuseppe. La Conferenza dei vescovi cattolici indiani di rito latino (CCBI), lo ricordiamo, non va confusa con la Conferenza episcopale indiana (CBCI), che comprende i vescovi dei tre riti in cui è suddivisa la Chiesa del Paese (la latina, la siro-malabarese e la siro-malankarese) e si riunisce in plenaria ogni due anni. (L.Z.)

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    Bangladesh: l’opera dei missionari Saveriani per la promozione umana e sociale dei dalit

    ◊   I Missionari Saveriani operano in Bangladesh da oltre 40 anni per la promozione umana, economica e sociale dei dalit (i fuori-casta) di Chuknagar e dintorni, nella regione a ovest di Khulna. Come nota in un messaggio inviato a Fides il Saveriano padre Sergio Targa, “il problema della discriminazione di casta in Bangladesh, da problema locale, è stato riconosciuto come un problema che riguarda tutta la nazione, nel trattamento dei membri delle caste basse, i cosiddetti intoccabili”. Un recente seminario nazionale tenutosi nella capitale Dacca dal titolo “I contorni della povertà dei dalit in Bangladesh”, a cui i Saveriani hanno partecipato, ha messo in luce che la discriminazione di casta non riguarda solo la popolazione indù ma anche quella musulmana e cristiana, proponendo di sensibilizzare i partiti politici affinché, nella nuova legislatura, si possa istituire una legge contro la discriminazione. I missionari e numerose altre Ong lavorano perché ai dalit sia riconosciuta la piena cittadinanza e vi sia un intervento da parte dello stato a salvaguardia dei loro diritti umani e civili. “Per noi missionari Saveriani – nota padre Targa – il seminario è stato il coronamento di uno sforzo quarantennale a fianco di queste popolazioni. Con soddisfazione abbiamo visto i nostri giovani, formati dalla missione di Chuknagar, farsi avanti, essere onorati e investiti di stima, per l’impegno profuso nella battaglia di civiltà per l’affermazione della propria dignità umana e del proprio valore”. Il seminario ha dato spessore politico a un problema fino a poco tempo fa misconosciuto o negato. I Saveriani infatti sono riconosciuti come gli iniziatori del movimento di liberazione dei 'rishi', una delle caste appartenenti ai dalit. La nascita dell’Ong Parittran ha dato una svolta alla lotta per i diritti dei dalit in Bangladesh: essa è conosciuta in molti ambienti importanti della capitale per la sua intraprendenza, oltre che ad essere diventata un solido punto di riferimento per le zone di Satkhira e Monirampur, nel sud ovest del Bangladesh. (R.P.)

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    Appello per la difesa e la sicurezza dei migranti africani

    ◊   Picchiati, rapiti, gettati in pasto agli squali. I migranti irregolari, provenienti soprattutto dall’Africa, subiscono spesso queste atrocità, durante i così detti “viaggi della speranza” verso un Paese d’accoglienza. Lo ha rilevato l’International Catholic Migration Commission (ICMC), che ha effettuato un monitoraggio sulle centinaia di “carrette del mare” messesi in viaggio tra il 16 ed il 23 gennaio nelle acque africane. Il quadro che ne è emerso è desolante: “Molti dei sopravvissuti a queste traversate – afferma la Commissione all'agenzia Cisanews – sono rifugiati che arrivano dalla Somalia o che vogliono sfuggire alle violenze perpetrate in Etiopia, Eritrea e Congo”. “Gli uomini, le donne e i bambini che si mettono in viaggio - continua l’ICMC - vengono spesso bastonati o sequestrati. I barconi che li trasportano sono così affollati che alcuni, addirittura, muoiono soffocati. E in vista della terraferma, molti di loro vengono gettati fuoribordo - a prescindere dal fatto che sappiano nuotare o no – e si ritrovano in acque infestate dagli squali”. L’ICMC sottolinea poi come le procedure carcerarie in Europa, negli Stati Uniti e in altre nazioni sviluppate siano sempre più caratterizzate da un estremo affollamento, che porta a mescolare i criminali con gli immigrati irregolari, e gli uomini con donne e bambini, anche nelle zone riservate ai servizi igienici. Per questo, la Commissione cattolica lancia un appello ai governi, alle istituzioni internazionali, alla società civile ed ai mass media perché rispondano con urgenza ad una tale tragedia. Un secondo invito, infine, viene rivolto ai vescovi di tutto il mondo, affinché guardino alla dignità, ai bisogni ed ai diritti di migranti e rifugiati non solo dopo il loro arrivo nei Paesi di accoglienza, ma anche prima e durante il viaggio. (I.P.)

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    RD del Congo: nella regione del Kasai l'epidemia di Ebola è sotto controllo

    ◊   L’epidemia di Ebola nella provincia del Kasai occidentale è “sotto controllo”: lo ha detto Rosa Christini della missione belga di Medici senza frontiere (Msf) operativa sul posto, precisando che il centro di quarantena a Kaluamba, nel distretto di Mweka epicentro dell’epidemia, è stato chiuso tre giorni fa. I primi casi sono stati accertati il 27 novembre dello scorso anno. Il virus Ebola, altamente contagioso e che provoca una febbre emorragica mortale nel 50-90% dei casi, ha causato in tutto 13 vittime su 46 casi sospetti. Il bilancio diffuso da Msf – che ha collaborato con il governo congolese e con l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) nel contenimento dell’epidemia - non si discosta per numero di vittime da quello fornito all’inizio del mese di gennaio. Tra settembre e ottobre del 2007, il virus Ebola – ricorda l’agenzia Misna - aveva causato nello stesso distretto 150 morti. (A.L.)

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    Religiose rapite in Kenya: il fratello di suor Caterina, Piero Giraudo: “Continuate a pregare”

    ◊   “Tanta gente ci è vicina, sappiamo che tanti pregano per le nostre sorelle. Chiedo soltanto di continuare a pregare: Dio fa bene tutte le cose”. E’ l’appello lanciato da Piero Giraudo fratello di suor Caterina, rapita a novembre in Kenya, insieme alla consorella Maria Teresa Olivero, nella missione di El Wak. Sulle trattative per la liberazione delle due suore del Movimento contemplativo missionario di Cuneo “Padre Charles De Foucauld” c’è il silenzio stampa, come riporta l’agenzia Sir. “Siamo armati di speranza e di fiducia. Sono convinto che queste cose non avvengano per niente. Anche in questa vicenda ci sono risvolti positivi, come i tanti amici, parenti e persone che ci sono vicine con la preghiera, la solidarietà e l’affetto. L’attesa è faticosa perché le conclusioni sono imprevedibili, ma non abbiamo mai perso la fiducia, né siamo disperati, per grazia di Dio”, afferma Giraudo. Il rapimento prosegue, è “un’esperienza dura, di violenza e di grande dolore. È un dolore pensare a quello che provano le due sorelle, umiliate nelle loro persone e nell’attività che svolgevano in missione”. Suor Caterina Giraudo, racconta il fratello, insieme a suor Maria Teresa Olivero, “aiutava i bambini, le donne e gli anziani appartenenti ad etnie somale con la distribuzione di cibo e medicinali. Si occupava anche dei malati, persone colpite da epilessia, tubercolosi, malattie psichiche. Credo che le due suore non provino odio nemmeno per i sequestratori perché si tratta di persone povere anche nel cuore, senza obiettivi, senza luce né speranza. Questa è la loro forza che trasmettono anche a noi. In tal modo non siamo costretti solo ad aspettare, grazie a Dio c’è qualcosa di più”. (F.C.)

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    Taiwan: lettera pastorale dei vescovi per i 150 anni di evangelizzazione dell'isola

    ◊   Autentico miglioramento della formazione cristiana, evangelizzazione creativa, lavorare profondamente nel quartiere, sollecitudine verso il continente, pregare con devozione: sono i 5 punti degli orientamenti per l’anno giubilare dell’evangelizzazione indicati dai vescovi taiwanesi alla comunità cattolica dell’Isola nella Lettera pastorale della Conferenza episcopale regionale di Taiwan. La Lettera - riferisce l'agenzia Fides - è intitolata “Celebrare i 150 anni dell’Evangelizzazione imitando San Paolo, per una missione dell’evangelizzazione completa in tutti i campi”. I presuli analizzano la situazione sociale ed ecclesiale attuale in quattro capitoli. Nel primo, che analizza gli aspetti dell’attuale situazione, i vescovi hanno sottolineato l’importanza del “ritorno al Vangelo di Cristo, che è l’unica via di uscita perché il mondo possa raggiungere la pienezza secondo il disegno di Dio”. L’insegnamento di San Paolo è la risposta per eccellenza in un mondo sempre più multi-etnico, multi-culturale e globalizzato. Inoltre “riconciliarsi con Dio, con la Creazione, con gli uomini, è la strada che dobbiamo perseguire obbligatoriamente”. Nel secondo capitolo, nel quale si parla dell’Anno Paolino e del giubileo dell’evangelizzazione della Chiesa di Taiwan, viene ricordato il grande contributo dei missionari, soprattutto Domenicani. Oggi i volontari, i fedeli laici, dovrebbero essere i protagonisti della vita della Chiesa sollecitando un'ulteriore apertura della comunità dell’isola, che “è relativamente chiusa”. Infine i presuli hanno esortato tutti i fedeli a legare la missione della Chiesa con la tradizionale celebrazione del Capodanno cinese. Hanno incoraggiato i fedeli a seguire l’esempio di San Paolo - “prendete il largo con coraggio per pescare” - ed hanno invocato Nostra Signora Aiuto dei Cristiani, “modello di tutti i discepoli e Stella luminosa dell’evangelizzazione”, perché con la sua intercettazione e il nostro impegno “fioriscano i frutti dell’evangelizzazione a Taiwan”. (R.P.)

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    La Fondazione Wallenberg cerca informazioni sugli italiani che aiutarono gli ebrei durante la II Guerra Mondiale

    ◊   La Fondazione Internazionale Raoul Wallenberg (IRWF), un’organizzazione non governativa (ONG) con base a New York, che si dedica a onorare, preservare e diffondere l'eredità di coloro che prestarono soccorso alle vittime dell'Olocausto, sta raccogliendo informazioni sui cittadini italiani che contribuirono a mettere in salvo gli ebrei perseguitati durante la Seconda Guerra Mondiale. Tra i molti eroi italiani si ricordano; Angelo Giuseppe Roncalli, futuro Papa Giovanni XXIII, che durante il suo incarico come delegato apostolico a Istanbul nel 1944, contribuì al salvataggio di migliaia di ebrei e non, perseguitati; Giovanni Palatucci, un poliziotto che salvò la vita a circa 5.000 ebrei; Giorgio Perlasca, che si presentò come ambasciatore spagnolo a Budapest e riuscì a mettere sotto la sua custodia migliaia di rifugiati condannati a morte nei campi di sterminio e Beniamino Schivo, un sacerdote cattolico che fornì alloggio, vestiario e cibo a un’intera famiglia. Baruch Tenembaum, fondatore della IRWF, il 4 novembre scorso, ha proposto il conferimento a Papa Roncalli del titolo di “Giusto tra le Nazioni” da parte dello Yad Vashem, l'autorità per il ricordo dei martiri e degli eroi dell'Olocausto. La Fondazione Wallenberg, come ricorda l’agenzia Zenit, ha anche lanciato una campagna che propone ai neo genitori la possibilità di chiamare i loro bambini con il nome di quegli italiani che si presero cura degli ebrei perseguitati, spesso a costo della vita. Chiunque abbia notizie e testimonianze in proposito, o voglia ulteriori informazioni, può visitare il sito internet: www.raoulwallenberg.net . (F.C.)

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    Rinnovate l’adesione a Gesù: così il cardinale Dziwisz a 200 pellegrini trentini giunti a Cracovia

    ◊   Oltre 200 pellegrini sono giunti da Trento a Cracovia per visitare i luoghi legati a Giovanni Paolo II. Il cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo di Cracovia, ha dato loro il benvenuto sottolineando che hanno sentito il “bisogno del cuore di respirare l’aria della patria di Karol Wojtyla, di “guardare la terra nella quale nacque, sperimentare la fede nella quale egli trasse linfa vitale”. Nel corso della solenne Eucaristia - riferisce Avvenire - il porporato ha ricordato “il rapporto speciale” di Giovanni Paolo II con il Trentino: amava le vostre montagne e “ricordava - ha detto l’arcivescovo di Cracovia - la cornice dei monti” intorno alla “vostra antica e nobile città”. “Si sentiva – ha aggiunto - vicino a voi nei momenti difficili, quando pregò in ginocchio davanti alla lapide con i nomi delle vittime di Stava”. Il cardinale ha anche richiamato l’invito rivolto nel 1995 da Giovanni Paolo II ai trentini “a mantenere salda la tradizione cristiana e rinnovare l’adesione a Gesù Cristo”. La venuta del Regno in mezzo al mondo – ha poi spiegato – è simile “ad una semina di piccoli semi, ma la sua crescita è sorprendente. Non sempre la scopriamo, pensiamo troppo ai nostri piani; dimentichiamo il lavoro nascosto di Dio che fa crescere semi della fede, della bontà e dell’amore”. “Che il seme diventa un albero – ha concluso - lo vediamo dai frutti di santità, come i Santi di tutti i tempi, anche del nostro tempo”. (A.L.)

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    A Porto Rico, chiusura del Seminario sull’amministrazione dei territori canonici

    ◊   Nella capitale di Porto Rico si sono chiusi, sabato scorso, i lavori del seminario di studi al quale hanno preso parte vescovi di 17 nazioni del continente americano. Lo scopo è di fornire ai presuli conoscenze e tecniche per ottimizzare l’amministrazione dei propri territori canonici e, al tempo stesso, avvalersi adeguatamente ed efficacemente dei mezzi di comunicazione sociale. Si tratta di un’esperienza inedita che ha avuto grande accoglienza. Il seminario è stato organizzato dall’Istituto teologico internazionale di Porto Rico e dal dipartimento per la comunione ecclesiale e il dialogo del Celam. Einardo Bingemer, presidente della “Fundación Stichting Porticus”, nata 170 anni fa per assistere le chiese latinoamericane, ha spiegato che i presuli hanno seguito con il contributo degli esperti numerose conferenze sulle tecniche amministrative, sull’efficienza dei sistemi di controllo e sul modo di razionalizzare le risorse sia finanziarie sia umane. I lavori dei vescovi sono partiti dalle riflessioni di mons. Ramón Benito de la Rosa y Carpio, vescovo di Santiago de los Caballeros della Repubblica Dominicana, che ha illustrato ampiamente il documento di Aparecida sottolineando le principali sfide pastorali delle chiese latinoamericane e caraibiche. Altri esperti, come la dottoressa Irma Hernández e il professore David Pérez Rulfo, hanno affrontato questioni più specifiche di carattere teologico o tecniche per il migliore utilizzo delle risorse. I presuli si sono soffermati anche su alcuni aspetti della crisi economica e finanziaria internazionale i cui effetti già si fanno sentire nella regione, ma che nel 2010 saranno ancora più pesanti soprattutto a livello familiare. Questa prospettiva, secondo gli esperti del seminario, potrebbe avere anche delle ripercussioni sul contributo dei fedeli alla vita delle chiese locali. Si tratta di una realtà, è stato detto, che a maggior ragione obbliga ad un utilizzo ancora più accurato ed efficiente delle risorse. (A cura di Luis Badilla)

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    USA: la Provincia gesuita di California celebra il centenario della fondazione

    ◊   Si celebra in questi giorni, alla presenza del Preposito generale, padre Adolfo Nicolás, il centenario della fondazione della Provincia di California della Compagnia di Gesù. Furono i gesuiti italiani della Provincia di Torino i primi ad arrivare nello Stato meridionale statunitense nel 1849. Nel 1909, la California divenne Provincia indipendente, sviluppando una propria identità e una sua missione specifica indirizzata soprattutto alle popolazioni dell’occidente degli Stati Uniti. Oggi la Provincia di California comprende l’Arizona, la California, le Hawaii, il Nevada e l’Utah. In occasione del centenario, i gesuiti di California hanno sottolineato due priorità apostoliche per i prossimi anni: la prima riguarda il potenziamento del Jesuit Retreat Center of the Sierra (Centro per gli Esercizi Spirituali della Sierra) di Applegate, del quale si vogliono migliorare i servizi di accoglienza per gruppi, famiglie e giovani. La seconda priorità è il lancio della Kino Border Iniziative (KBI) sulla frontiera con il Messico, in quella terra percorsa, dal 1687 al 1711, dal missionario italiano Francesco Kino. Il KBI è situato a Nogales-Arizona e Nogales-Sonora, le due città gemelle che sono i centri più importanti del commercio, del passaggio degli emigranti e dei deportati. Qui, il 18 gennaio scorso è stata aperta ufficialmente una comunità di quattro gesuiti appartenenti alle Province di California, del Messico e del New England. I religiosi lavoreranno in stretta collaborazione con il JRS, il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati degli Stati Uniti, con il clero diocesano delle diocesi di Tucson e di Hermosillo, come pure con le Suore Missionarie dell’Eucaristia, per offrire i servizi essenziali ai migranti deportati dagli Stati Uniti. “Nell’iniziare un concreto e visibile lavoro per il KBI – ha detto il Provinciale di California, padre John McGarry – la Compagnia di Gesù prende un impegno pubblico e profetico ponendosi, con un piede in ambedue i confini, in un contesto di sofferenza, di incomprensione, di umiltà e di speranza”. “Attraverso il KBI - ha concluso il religioso - la Provincia di California vuole servire la Chiesa, creando opportunità per la formazione pastorale e difendendo i diritti umani e il bene comune”. (I.P.)

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    Il cardinale irlandese Brady: le scuole cattoliche sono “strumenti potenti di pace”

    ◊   Le scuole cattoliche sono “strumenti potenti di pace” in un “mondo in preda a crisi economiche e minacce alla pace”. Queste le parole del cardinale Seán Baptist Brady in visita alla scuola elementare irlandese di Haggardstown e Blackrock, St. Fursey's Primary School. “Siamo qui insieme per celebrare la nostra scuola e per augurarle ogni bene per il futuro” ha proseguito il porporato, arcivescovo nella diocesi di Armagh, che ha poi ricordato a tutti i “cinque grandi pilastri della nostra fede e tradizione cattolica su cui poggiano le scuole cattoliche; la dignità della persona umana, l’incontro con Dio nei piccoli aspetti della vita, la cura per la comunità in cui viviamo e cresciamo, la tradizione della fede cui apparteniamo e l'impegno all'eccellenza e alla ricerca della conoscenza”. Infine, come riporta l’agenzia Sir, il cardinale ha sottolineato come la chiesa cattolica ponga in primo piano l’educazione scolastica dei ragazzi, facendone di essa il fattore centrale “per lo sviluppo umano e parte integrante del lavoro per la salvezza”. (F.C.)



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    Caserta: 112 lettori e collegamenti in Mondovisione per la "Notte Bianca Paolina"

    ◊   Da Corrado Sfogli della Nuova Compagnia di canto popolare al solista partenopeo Enzo Avitabile; dal presidente dell’Ordine dei giornalisti campani, Ottavio Lucarelli, alla presidente dell’Ucsi Campania, Donatella Trotta; e poi politici, sportivi, accademici e tantissimi altri, per un totale di 112 lettori alla “Notte Bianca Paolina”: la maratona letteraria dedicata alle Lettere di Paolo di Tarso, aperta a credenti e non credenti e tenutasi tra sabato 31 e domenica 1° febbraio a Caserta. L’appuntamento è stato anche un momento di incontro ecumenico, grazie alla partecipazione del vescovo di Caserta Raffaele Nogaro, del pastore evangelico Giovanni Traettino, del pope ortodosso Basilio e della rappresentante della comunità ebraica casertana Norma Naim. La “Notte Bianca Paolina” ha poi ricevuto il sostegno di tantissimi volontari e di decine di associazioni di volontariato e culturali del Casertano, mettendo insieme anche 460 amici in un gruppo su Facebook, dall’Italia agli Stati Uniti. Centinaia i collegamenti sul sito streaming. “La speranza – dicono gli organizzatori al Sir – è aver dato un contributo alla reciproca collaborazione tra persone anche con idee diverse, che in futuro potranno lavorare insieme per Caserta e per il mondo, come adesso si sono alternate con gioia alla lettura dei passi di San Paolo”. (R.P.)

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    Il cardinale Scola: si deve riscoprire il "capitale umano" per uscire dalla crisi

    ◊   “La crisi economica deve portare a riscoprire l'autentico valore del capitale umano”. “La crisi economico-finanziaria può trasformarsi in un'occasione per uno scatto virtuoso di ciascuno di noi, accompagnato da una maggiore passione per la costruzione comune e realista della buona vita e del buon governo”. E’ quanto scrive il Patriarca di Venezia, cardinale Angelo Scola, nell'editoriale dell'edizione di gennaio della Rivista Humanitas (www.humanitas.cl) della Pontificia Università Cattolica del Cile. Il porporato – rende noto l’agenzia Zenit - sottolinea che “la crisi finanziaria mostra chiaramente l'esistenza di una certa involuzione antropologica ed etica, almeno nelle società avanzate”. Secondo il modello che ha prevalso fino a questo momento, “l'orizzonte della convivenza umana si centra sul presente a scapito del futuro e si preferisce l'effimero al duraturo, l'anonimo al personalizzato, l'individuale al comunitario”. “Sono questi – aggiunge - gli ambiti che dovrebbero essere oggetto di riflessione da parte di chi è impegnato personalmente nel mondo imprenditoriale, che affonda le proprie radici nella solida tradizione familiare e lavorativa, in cui è evidente il peso dell'esperienza comunitaria cristiana”. Il cardinale ribadisce anche l'importanza di incrementare il valore della prospettiva umana nelle relazioni economiche: “Nella crisi attuale, 'Stato e mercato' continuano a essere espressione di costituzione della società e della sua tradizione e del carattere attuale delle relazioni sociali”. “Quanto alle imprese – spiega – la crisi deve spingerle a un maggiore riconoscimento del peso del capitale umano”. Il cardinale Scola si chiede anche il senso dell'intervento statale in questa situazione storica. “Con la crisi – osserva il porporato - abbiamo sicuramente bisogno di 'più Stato', ma ne abbiamo bisogno per salvaguardare la società civile. Si pone indubbiamente un problema di efficienza, ma con un imprescindibile aspetto etico di equità”. Parallelamente, constata che “la Dottrina Sociale della Chiesa segnala instancabilmente la preponderanza della società civile anche in ambito economico”. Per questo, sottolinea che “nella congiuntura storica attuale, l'intervento dello Stato ha un carattere soprattutto d'emergenza, necessario per spezzare la catena della crisi”. (A.L.)

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    Santa Messa ieri a Roma per commemorare tutti coloro che sono morti sulla strada per il freddo, la malattia o l’abbandono

    ◊   Era il 31 gennaio del 1983. Quella mattina, alla Stazione Termini di Roma, una donna senza dimora, Modesta Valenti, non venne subito soccorsa perché troppo sporca. Le sue condizioni si aggravarono e morì prima di arrivare in ospedale. In questi anni, è diventata il simbolo di persone spesso circondate dall'indifferenza, o peggio, dall’ostilità. Ogni anno, la Comunità di Sant'Egidio commemora Modesta e tutti coloro che, sulla strada vivono e, troppo spesso, muoiono a causa di freddo e malattie. In loro memoria si è tenuta ieri una liturgia eucaristica nella basilica di Santa Maria in Trastevere. Durante la celebrazione, che si svolge da 26 anni, ogni persona senza fissa dimora che ha perso la vita sulla strada è ricordata per nome. Tra le varie iniziative si deve poi registrare quella della Giunta Comunale che ha deciso l’istituzione di Via Modesta Valenti quale “indirizzo anagrafico convenzionale” per le persone senza fissa dimora. L’obiettivo è di curarne l’inserimento sociale, facendo loro ottenere la residenza anagrafica e, di conseguenza, il godimento dei diritti connessi. Chi non ha una casa, infatti, non ha un indirizzo e non può, ad esempio, godere dei diritti elettorali e dei servizi sociali. (A.L.)

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    A Roma nuovo centro dei Salesiani per ragazzi ex detenuti

    ◊   “In ogni giovane c'è un punto accessibile al bene, è compito dell'educatore scoprirlo”. Con queste parole San Giovanni Bosco spingeva, centocinquanta anni fa, ad accogliere i ragazzi più “difficili”, realizzando una pedagogia della speranza ancora utilizzata in ogni centro salesiano, dall'Europa all'Africa. Seguendo la prospettiva di questa antropologia cristiana venerdì scorso è stata inaugurata a Roma, la città con il più alto numero di arresti di minori in Italia, la nuova sede del centro di accoglienza della comunità educativo-pastorale ‘Borgo Ragazzi Don Bosco’. La struttura si trova a Centocelle, zona periferica della capitale. A parlare di promozione dei ragazzi in difficoltà, attraverso un'ottica di assunzione cosciente di responsabilità da parte del giovane emarginato, erano presenti diversi ospiti, tra cui il presidente della provincia Nicola Zingaretti, ed il direttore del Borgo salesiano, Piero Lalla, e molti altri “amici” di Don Bosco. Il centro – rende noto RomaSette - sarà diurno e polifunzionale per il recupero di minori a rischio, primi fra tutti i ragazzi usciti dal carcere o che sono stati sottoposti a provvedimenti penali alternativi alla detenzione. “Dietro a processi di crisi e di difficoltà – ha spiegato Zingaretti - si innescano processi di emarginazione e di esclusione sociale; i salesiani hanno un potente mezzo per contrastare, correggere e alleviare i processi devastanti che portano ad un imbarbarimento della società”. “Ci sentiamo impegnati – ha concluso Lalla – ad educare con il cuore di Don Bosco i giovani allo sviluppo integrale della loro vita, soprattutto dei più poveri e svantaggiati, promuovendo i loro diritti. Vogliamo essere testimoni di una società e di una Chiesa impegnate a valorizzare e includere”. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Medio Oriente: Hamas accetta la tregua di un anno ma solo se saranno riaperti i valichi

    ◊   Proseguono i tentativi diplomatici per sbloccare la crisi tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza. Il movimento palestinese potrebbe aderire alla proposta di tregua avanzata dall’Egitto e ha fatto sapere di essere favorevole ad un cessate-il-fuoco di un anno con lo Stato ebraico nella Striscia, a condizione che siano riaperti tutti i valichi. La notizia è giunta nel corso di una giornata in cui si sono registrati lanci di razzi su Israele e raid in territorio palestinese. Sulla decisione di Hamas, per ora solo ufficiosa, Giancarlo La Vella ha sentito Maria Grazia Enardu, docente di Relazioni Internazionali all’Università di Firenze, esperta di Medio Oriente:

    R. - Hamas è un movimento molto spaccato in questo momento. Ha una corrente interna che chiaramente deve salvaguardare i suoi interessi a Gaza e un’altra, all’esterno, rappresentata da Khaled Meshaal, ora in Siria, che fa una sua politica. Inoltre, Hamas a Gaza ha l’altro grande problema di non dover dispiacere troppo agli egiziani, perché se anche Il Cairo dovesse isolarlo completamente il movimento sarebbe letteralmente perso. Quindi, qualunque iniziativa presa dall’Egitto - anche perché l’Egitto vuole avere e rilanciare un suo ruolo - non può essere immediatamente bocciata da Hamas senza il dispiacere agli egiziani. Per quanto riguarda, invece, il ruolo di Khaled Meshaal - il capo di Hamas in esilio in Siria - è lui che mantiene i contatti con Teheran e chiaramente c’è un dualismo nella leadership, perché Meshaal cerca di mantenere e rafforzare il suo ruolo, mentre a Gaza ci sono problemi diversi che altri esponenti del movimento credono di poter risolvere a loro modo.

     
    D. - Tra l’altro si avvicinano le elezioni in Israele. Quanto influirà il risultato di questo voto così atteso?

    R. -Il grande problema che avremo tra pochi giorni è che in Israele probabilmente vincerà Netanhayu, le cui intenzioni sono di costituire un governo interamente di destra, probabilmente senza Kadima. Netanyahu ha già detto che non si ritiene vincolato da alcuna decisione presa dal governo Olmert. Può darsi che questa dichiarazione sia puramente elettorale, ma se fosse vera introdurrebbe un altro elemento molto preoccupante.

     
    D. - Questa proposta egiziana, secondo lei, elimina completamente tutte le altre mediazioni soprattutto quella europea e americana?

     
    R. - No. L’Egitto è un Paese molto attento all’Occidente e agli Stati Uniti, ma anche all’Europa. E’ un Paese molto grande, molto povero, che ha bisogno di relazioni commerciali, di turismo. Semmai è l’Egitto a farsi interprete di alcuni Paesi occidentali, anche perché conosce molto bene Gaza e Hamas.

    Afghanistan
    Grave attentato in Afghanistan. Sono oltre 20 le vittime, in maggioranza agenti, di un attacco kamikaze contro un commissariato di Tarin Kowt, avvenuto stamani nella provincia di Uruzgan, nella parte centromeridionale del Paese. La zona è considerata una roccaforte per l'addestramento dei talebani.

    Iraq
    Bisognerà attendere ancora per i risultati ufficiali delle elezioni provinciali che si sono svolte sabato in Iraq. Alle urne si è registrata un’affluenza di oltre il 51% dei 15 milioni di aventi diritto, chiamati a votare per rinnovare i 440 seggi dei consigli di 14 province del Paese. Secondo i dati parziali, si profila un’affermazione netta per il premier Al Maliki, che ha definito le consultazioni “una vittoria di tutti gli iracheni” visto il suo pacifico svolgimento. Il servizio di Benedetta Capelli:

    Si stanno ancora contando i voti ma già si evidenzia la netta vittoria del premier iracheno, Al Maliki. Il suo partito Dawa è in testa in almeno sei province del sud sciita. E un importante risultato sempre nel sud, nella città di Kerbala, sembrano averlo ottenuto esponenti indipendenti sostenuti dalla corrente che fa capo al leader radicale, Moqtada Sadr, che ufficialmente non ha invece presentato alcun candidato. Alta l’affluenza alle urne anche nelle province sunnite del centro dell’Iraq, che nel 2005 avevano boicottato le elezioni: si sono registrate punte che sfiorano il 70%. Per il momento, il successo è nelle mani dei leader tribali che hanno favorito la formazione dei cosiddetti Consigli per il risveglio, le associazioni di volontari anti al Qaeda, che hanno fortemente contribuito a stabilizzare il Paese. Sul valore di queste elezioni sentiamo il commento di Staffan De Mistura, rappresentante del segretario generale dell’ONU per l’Iraq, intervistato da Hélene Destombes:

     
    “E’ certamente una vittoria per la democrazia in Iraq. E’ un simbolo della volontà degli iracheni di discutere le loro differenze politiche tramite i seggi elettorali e la politica, in generale, come avviene in tutti i Paesi del mondo. Vedere ieri tanti manifesti elettorali nelle strade, vedere le persone andare a votare per poter indicare non solo il partito ma anche il nome della persona che vorrebbero sia a capo del loro distretto provinciale era certamente incoraggiante”.

     
    I consigli provinciali avranno a disposizione per il 2009 un budget di circa 2,5 miliardi di dollari, da impiegare nello sviluppo. Nonostante il valore delle elezioni, restano i dubbi sulla legge elettorale votata nel 2008, che ha suscitato proteste da parte delle minoranze religiose, anche cristiana, che non si sentono sufficientemente rappresentate.

    Pakistan
    Si chiama John Solecki il funzionario americano dell'Unhcr, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, sequestrato stamani nella provincia meridionale pakistana del Belucistan mentre si stava recando a Quetta. Nell’azione condotta da un commando, è rimasto ucciso l’autista.

    Myanmar
    Stretto riserbo sui contenuti del colloquio di ieri a Rangoun tra il premio Nobel per la Pace, Aung San Suu Kyi, da anni agli arresti domiciliari, e l’inviato speciale delle Nazioni Unite per il Myanmar, Ibrahim Gambari. Quest’ultimo è giunto nel Paese asiatico nel tentativo di trovare un accordo tra la Giunta militare e l’opposizione sulle riforme politiche: in particolare, la liberazione degli oltre duemila prigionieri politici e l’attuazione di provvedimenti economici a sostegno della popolazione. Per ottenere maggiori concessioni dai militari, Gambari ha elaborato un piano di incentivi e aiuti approvato dal segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon. Gli incentivi sono destinati alla popolazione colpita dal passaggio del ciclone Nargis, senza violare l’embargo imposto da Unione Europea e Stati Uniti nei confronti della Giunta militare al potere.

    Sri Lanka
    Clima di tensione tra lo Sri Lanka la Svizzera e la Germania. Colombo ha minacciato di espellere gli ambasciatori dei due Paesi per l’atteggiamento “accondiscendente” nei confronti delle Tigri Tamil. Intanto, in una zona controllata dai ribelli, almeno nove persone sono morte per alcuni colpi sparati in un ospedale. Circa 20 i feriti.

    Dalai Lama
    Ricovero d’urgenza per il Dalai Lama. Il leader spirituale buddista, 73 anni, è stato portato in un ospedale di New Delhi dopo aver accusato un dolore a un braccio.

    Africa-Unione Africana
    Cambio al vertice dell’Unione Africana. Per un anno sarà Muammar Gheddafi il nuovo presidente dell’organizzazione dei 53 Paesi del grande continente. L’elezione è avvenuta nel corso di una riunione ad Addis Abeba. Il leader libico, sostenitore della nascita degli Stati Uniti d'Africa, succede al presidente della Tanzania, Jakaya Kikwete.

    Islanda
    Da ieri, l’Islanda ha un nuovo primo ministro. Si tratta di Johanna Sigurdardottir, 66 anni ex ministro degli Affari sociali, a capo di una coalizione formata da verdi e socialdemocratici che guiderà il Paese fino alle elezioni del prossimo 25 aprile. Priorità assoluta alla crisi economica che ha travolto Reykjavik provocando il crollo della Borsa, una forte svalutazione della moneta e la nazionalizzazione delle tre principali banche.

    Colombia
    Forti polemiche in Colombia per l’intervento dell’esercito nell’operazione che, ieri sera, ha portato al rilascio di 4 ostaggi da parte delle Farc, le Forze armate rivoluzionarie della Colombia. La liberazione, coordinata dalla Croce Rossa, poteva essere compromessa dalla presenza delle truppe di Bogotà. Ha provocato poi un morto e 35 feriti la violenta esplosione avvenuta in prossimità di un commissariato a Calì, 500 km dalla capitale.

    Italia-omicidio Fortugno
    Quattro gli ergastoli inflitti ad altrettante persone dalla Corte d’assise di Locri per l’omicidio Fortugno. Il vicepresidente del Consiglio regionale fu ucciso a Locri il 16 ottobre 2005. Per la moglie, l’on. Maria Grazia Laganà, si tratta di un passo importante ma è necessario “individuare ogni ulteriore livello di responsabilità”. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 33

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