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Sommario del 01/02/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI all'Angelus: "Gesù soffre e muore in croce per amore". "L’eutanasia è una falsa soluzione al dramma della sofferenza"
  • La missione del salesiani al centro, ieri, dell'omelia del cardinale Bertone per la festa di San Giovanni Bosco
  • Oggi in Primo Piano

  • A Mosca cerimonia di intronizzazione di Kirill, Patriarca di Mosca e di tutte le Russie
  • Incentrata sulla forza della vita nella sofferenza l'odierna Giornata per la Vita, indetta dalla Cei
  • Un islamico moderato eletto nuovo presidente della Somalia
  • Anno Paolino: l'invito all'ascolto della Parola dalla comunità del Santuario delle Tre Fontane
  • Torna Ecclesiae rivista di arte, architettura, comunicazione
  • Chiesa e Società

  • Si chiude oggi il Forum Sociale mondiale a Belem, nell’Amazzonia brasiliana
  • Rinnovata nelle strutture e negli statuti l’Hospitalitè Notre Dame di Lourdes
  • I rischi dell’eugenetica al centro del Congresso della Pontificia Accademia per la Vita
  • “L’Amore divino cura e salva”, il tema della Giornata della sofferenza per le Missioni in Costa Rica
  • Liberia: sia aggrava la situazione nel Paese africano per l’invasione di bruchi
  • I tibetani non festeggiano il capodanno per ricordare i massacri del 2008
  • A Madrid il II Incontro internazionale di parlamentari e governanti per la vita
  • Sempre più critica nel mondo la gestione delle risorse idriche
  • Ritratti di Giovanni Paolo II esposti nel santuario di Fatima
  • 24 Ore nel Mondo

  • Secondo al Arabiya, Hamas accetta la tregua di un anno con Israele
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI all'Angelus: "Gesù soffre e muore in croce per amore". "L’eutanasia è una falsa soluzione al dramma della sofferenza"

    ◊   All’Angelus Benedetto XVI ha sottolineato il senso della sofferenza nella missione di Gesù e nella vita dell’uomo. Nel giorno in cui in Italia si celebra la Giornata per la Vita, indetta dalla Cei ed incentrata sulla forza della vita nella sofferenza, il Papa si è soffermato sull’odierno brano evangelico di San Marco. Ricordando l’episodio dell’uomo posseduto dal demonio che rivela l’identità divina di Gesù, il Santo Padre ha affermato che “la croce di Cristo è la rovina del diavolo”. Bisogna avere il coraggio – ha spiegato – di annunciare la verità e di dire con chiarezza, ad esempio, che “l’eutanasia è una falsa soluzione al dramma della sofferenza”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    La liturgia di oggi, che propone il Vangelo in cui Gesù libera un uomo posseduto da uno spirito impuro, è profondamente legata al significato della sofferenza nella missione salvifica di Cristo. Gesù ammonisce sia gli apostoli sia i malati a non rivelare la sua identità ma un uomo posseduto dal demonio si rivolge a Lui “come il santo di Dio”. Allora Gesù gli intima di tacere perché la rivelazione della santità porta con sé una rivelazione della realtà maligna. In gioco – ha detto il Papa – c’è la stessa missione di Cristo:

    “Gesù non solo scaccia i demoni dalle persone, liberandole dalla peggiore schiavitù, ma impedisce ai demoni stessi di rivelare la sua identità. Ed insiste su questo 'segreto' perché è in gioco la riuscita della sua stessa missione, da cui dipende la nostra salvezza”.

    Gesù – ha affermato il Santo Padre - sa che per liberare l’umanità dal dominio e dal peccato, dovrà essere sacrificato sulla croce. Il diavolo cerca di distoglierlo per dirottarlo verso la logica umana di un “Messia potente e pieno di successo”. “La croce di Cristo – ha spiegato il Papa – sarà la sua rovina”. Ed è per questo che Gesù non smette di insegnare ai suoi discepoli che “per entrare nella gloria deve patire molto, essere rifiutato, condannato e crocifisso, essendo la sofferenza parte integrante della sua missione”:

    “Gesù soffre e muore in croce per amore. In questo modo, a ben vedere, ha dato senso alla nostra sofferenza, un senso che molti uomini e donne di ogni epoca hanno capito e fatto proprio, sperimentando serenità profonda anche nell’amarezza di dure prove fisiche e morali”.

    Proprio la forza della vita nella sofferenza – ha poi osservato il Pontefice – è il tema che i vescovi italiani hanno scelto per il Messaggio in occasione dell’odierna Giornata per la Vita. Il Santo Padre si unisce quindi alle loro parole, “nelle quali si avverte l’amore dei pastori per la gente e il coraggio di annunciare la verità”:

    “…il coraggio di dire con chiarezza, ad esempio, che l’eutanasia è una falsa soluzione al dramma della sofferenza, una soluzione non degna dell’uomo. La vera risposta non può essere infatti dare la morte, per quanto 'dolce', ma testimoniare l’amore che aiuta ad affrontare il dolore e l’agonia in modo umano. Siamone certi: nessuna lacrima, né di chi soffre, né di chi gli sta vicino, va perduta davanti a Dio”.

    Dopo l’Angelus il Papa ha ricordato che domani, festa della presentazione di Gesù al Tempio, si celebrerà la Giornata della Vita Consacrata. Il Santo Padre ha incoraggiato fervidamente le persone che hanno donato la vita a Cristo mediante la professione religiosa: “Rimanete fortemente radicati – ha detto il Papa – nella carità e nell’umiltà, osservate i vostri carismi, avendo particolare cura dei bisognosi”; “pregate - ha concluso - per la pace e per la conversione del mondo”.

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    La missione del salesiani al centro, ieri, dell'omelia del cardinale Bertone per la festa di San Giovanni Bosco

    ◊   Una grande folla di fedeli si è riunita ieri pomeriggio nella Cattedrale di Bologna per festeggiare  San Giovanni Bosco. La Messa è stata presieduta dal Segretario di Stato vaticano cardinale Tarcisio Bertone che, al termine della celebrazione, è stato salutato dalla famiglia salesiana bolognese con un caloroso applauso. Il servizio di Stefano Andrini:

    “Ogni volta che celebriamo San Giovanni Bosco, noi ammiriamo il dono del Signore, fatto alla Chiesa e alla società tutta mediante questo umile ma straordinario sacerdote piemontese: il dono di un’opera tutta dedicata ai giovani, nella quale si può riconoscere il prolungamento dell’amore di Cristo per i piccoli e i poveri”. Lo ha detto a Bologna il segretario di Stato cardinale Tarcisio Bertone durante la celebrazione eucaristica in occasione della festa del fondatore dei salesiani. Dopo il saluto dell’arcivescovo cardinale Carlo Caffarra, il segretario di Stato ha trasmesso ai fedeli, che affollavano la Cattedrale, la benedizione del Santo Padre. “Vi assicuro - ha detto il cardinale Bertone - che egli vuole molto bene alla Famiglia salesiana e la segue con paterna sollecitudine”.

     
    Nell’omelia, il cardinale ha ricordato il gesto di Gesù (“chiamò a sé un bambino e lo pose in mezzo a loro”). In questo gesto, ha commentato il segretario di Stato “ si ritrova tutto don Bosco. Mettere al centro il bambino è, infatti, una delle scelte di Cristo che più ha trovato seguito e suscitato 'fantasia di carità' nella storia della Chiesa”. D’altra parte, ha proseguito, “il primato dei piccoli nel Regno dei cieli la Chiesa lo mette in pratica con l’impegno di innumerevoli sacerdoti, catechisti, insegnanti, animatori; con iniziative solide e stabili, come solido e stabile era – ed è così ancora oggi – l’Istituto Salesiano di Bologna, costruito a tempo di record tra il 1897 e il 1898”. Quel fervore di costruzione, ha osservato il cardinale “era spinto dalla Parola del Signore, che aveva trovato in Don Bosco un testimone profetico e al tempo stesso concreto, capace di coinvolgere per il bene dei giovani persone di idee e condizioni sociali molto diverse.

     
    Anche a Bologna fu così: l’Istituto Salesiano sorse grazie al concorso solidale di tanti bolognesi, celebri e anonimi, che furono felici di contribuire ad un’opera sociale e apostolica tanto importante: assicurare un presente dignitoso e preparare un futuro carico di speranza ai ragazzi e ai giovani”. Tutti ci rendiamo conto, ha affermato il cardinale, “di quanto ciò sia attuale pure per l’Italia di oggi! E questo sotto due aspetti, che sono anche due emergenze: l’aspetto del lavoro, con il problema della disoccupazione e della precarietà giovanile; e quello dell’educazione”. “Sono passati tanti anni dai tempi di don Bosco”, ha concluso il cardinale Bertone. “L’Italia è molto cambiata. Ma il cuore dei giovani no, non è cambiato! E’ come quello dei ragazzi che don Bosco accoglieva nel suo primo oratorio. Ecco perché la missione dei salesiani è attuale oggi come allora”.  

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    Oggi in Primo Piano



    A Mosca cerimonia di intronizzazione di Kirill, Patriarca di Mosca e di tutte le Russie

    ◊   In Russia si è tenuta nella Cattedrale moscovita di Cristo Salvatore la solenne cerimonia di intronizzazione di Kirill, Patriarca di Mosca e di tutte le Russie. Alla cerimonia ha assisitito il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Nella Cattedrale erano presenti, tra gli altri, il presidente russo Medvedev, che ha sottolineato la difficoltà del compito di Kirill, il premier Putin ed il capo di Stato della Moldova, Voronin. Il servizio da Mosca di Giuseppe D’Amato:

    Il metropolita Kirill è diventato il 16.mo Patriarca della Chiesa ortodossa russa. Migliaia le persone presenti nella cattedrale moscovita di Cristo il Salvatore, nonostante la temperatura esterna rigidissima. Milioni sono stati i fedeli che hanno seguito in diretta la cerimonia per televisione, radio ed internet. Oltre 200 i concelebranti e decine le rappresentanze di altre confessioni religiose. La delegazione vaticana è stata guidata dal cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei cristiani. Alle 9,15 le campane della cattedrale hanno iniziato a suonare a festa. Dopo pochi minuti, è arrivato il metropolita Kirill, accolto dal canto di 4 cori. Bellissimo il rito celebrato fra splendide icone. A metà della cerimonia, Kirill è stato fatto sedere per tre volte sulla sedia del Patriarca mentre i presenti pronunciavano la parola greca “Axios”, ossia “degno”. Poi gli sono stati consegnati gli abiti e i simboli del Patriarca di Mosca e di tutte le Russie. Quindi, la prima benedizione ai fedeli.

     
    Nel suo primo discorso, Kirill ha parlato del mantenimento dell’unità della Chiesa ortodossa e dei giovani. Il Patriarca - ha ricordato - “è il difensore dei confini canonici esterni. Questo compito assume maggiore significato dopo la nascita di Stati indipendenti sul territorio della Rus’ storica”. Verrà rispettata la “sovranità” di queste entità per conservare “i legami tra i popoli sulla base dei valori di un’unica civilizzazione ortodossa della Santa Rus’”. I giovani, secondo Kirill, sono sotto l’influenza della propaganda della violenza. “Dobbiamo avvicinarci a loro e portarli verso Dio”. La lotta contro il secolarismo si annuncia come una delle basi della sua missione pastorale.

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    Incentrata sulla forza della vita nella sofferenza l'odierna Giornata per la Vita, indetta dalla Cei

    ◊   Oggi, come ha ricordato anche il Papa all'Angelus, si celebra in Italia la 31.ma Giornata per la Vita, indetta dalla Conferenza episcopale italiana dopo l’introduzione della legge sull’aborto. Numerosissime le iniziative in tutto il Paese in difesa della vita. Per questa occasione i vescovi italiani hanno pubblicato un messaggio dal titolo “La forza della vita nella sofferenza”. Aborto ed eutanasia - affermano - sono false risposte a situazioni di sofferenza, perché "al dolore non si risponde con altro dolore" ma con l’aiuto e la vicinanza a chi soffre. Sul senso del tema proposto quest’anno, ascoltiamo la riflessione del vescovo di Aosta, mons. Giuseppe Anfossi, presidente della Commissione episcopale per la famiglia e la vita, intervistato da Federico Piana:

    R. - E‘ fondamentalmente riconoscere che la sofferenza fa parte della vita. Ma c’è in noi una forza per sopportarla. Questo va legato con una difficoltà che è propria della cultura contemporanea che è quella di 'risparmiare' dolore mentre i ragazzi crescono, mentre gli adolescenti crescono e di cancellare anche le forme normalissime della sofferenza. Questo significa che poi quando la sofferenza segna profondamente la vita di una persona malata diviene davvero difficile condividere, accettare, lasciarsi consolare, aprirsi agli altri.

     
    D. – Fuggire il dolore non è in qualche modo negare anche la vita stessa, perché la vita è composta anche di dolore?

     
    R. – Se da un lato il messaggio dei vescovi non afferma mai che il dolore per il dolore deve essere scelto. Il dolore, come nella vita di Gesù, appartiene ad una esperienza che non si può cancellare dalla vita. Un'esperienza che Gesù ha affrontato di petto, con il tradimento, la morte, la sofferenza. Ma guai a dimenticare che l’esito della vita è la gloria di Dio, la pienezza della vita che si passa attraverso, come Gesù, una resurrezione. Deve prevalere, dunque, una concezione positiva della vita e della realtà.

     
    Ed stato il cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l’ Educazione cattolica, a presiedere ieri sera la Veglia Universitaria Internazionale presso la Chiesa Centrale dell’ Università Cattolica di Roma. L’ incontro, che si è svolto proprio in occasione della XXXI Giornata per la Vita, è stato promosso dagli studenti dell’ Università Cattolica e dalla Segreteria Nazionale del Movimento per la Vita Italiano. Il servizio di Marina Tomarro.

    “La vita deve essere sempre difesa dal suo concepimento fino al suo naturale spegnimento. Nessuno deve osare farla terminare prima, nessuna morte non naturale può essere definita dolce.” Sono risuonate forti le parole del cardinale Zenon Grocholewski, durante la veglia degli studenti dell’ università cattolica. “La chiesa - ha continuato il cardinale - è vicina a chi si impegna nella ricerca che, naturalmente, deve essere fatta nel totale rispetto della dignità dell’ uomo. La vita umana è un bene inviolabile ed è per questo che non potrà mai essere legittimato l’abbandono delle cure. Ma nemmeno l’ accanimento terapeutico, quando vengono a mancare reali prospettive di guarigione.” Durante la veglia si sono susseguite diverse testimonianze di medici e volontari del movimento per la Vita, che hanno sottolineato l’importanza di trasmettere sempre un messaggio di speranza ai malati, in modo da aiutare coloro che versano in fin di vita a giungere serenamente e naturalmente al momento della morte. Questa mattina presso la chiesa di Santa Maria in Traspontina, i ginecologi delle cliniche universitarie della capitale si sono riuniti per una celebrazione eucaristica in favore della vita, presieduta da mons. Lorenzo Leuzzi, direttore dell’ufficio per la Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma, che ha ricordato ai presenti la grande responsabilità affidata ai ricercatori e agli uomini di scienza, spiegando che il vero stupore non deve essere di fronte alle tecnologie, ma di fronte alla grandezza della vita umana perché solo essa è fonte di libertà e di amore.

     
    Per alleviare la sofferenza ci sono realtà come il Piccolo Cottolengo dove la porta è sempre aperta: a chi entra – diceva Don Orione - non si domanda il nome, la religione ma solo se ha un dolore perché “la carità non serra le porte”. Al microfono di Gabriella Ceraso, sentiamo la testimonianza da Davide Gandini, segretario generale del Piccolo Cottolengo di Genova:

    R. – Il Cottolengo è proprio la casa di chi ha un dolore: non importa quanto disperato, quanto rifiutato da tutti. Con questo principio fondante, io sono al tuo fianco per alleviare la tua sofferenza, ma soprattutto con tutto l’amore di cui la persona ha bisogno.

     
    D. – Il tema della giornata è la forza della vita nella sofferenza; quanta vita c’è nel dolore, qual è la vostra testimonianza?

     
    R. – Il miracolo di cui noi siamo testimoni, è quello di vedere in tanti nostri ospiti l’accettazione della sofferenza come parte della vita, specialmente quando, grazie alla preghiera, all’apertura alla grazia, avviene interiormente. Questo spalanca la vita, la rende capace di farsi servitrice di altra sofferenza che c’è vicino. Noi abbiamo ospiti che sono da 40 anni al Piccolo Cottolengo – con patologie anche gravi – che hanno passato la vita intera a servizio di altri ospiti.

     
    D. – I vescovi ricordano in un punto cruciale del messaggio che c’è chi vorrebbe interrompere questa sofferenza permanente con l’eutanasia…

     
    R. – Succede che la sofferenza genera scandalo perché è una cosa brutta, è una cosa da evitare il più possibile. Il paradosso a cui si arriva – e noi rimaniamo sconcertati – è: ‘Eliminiamo la sofferenza e, se necessario, eliminiamo il sofferente’. Desta orrore, tanto più se non è nemmeno la persona stessa in grado di dire cosa desidera; noi abbiamo persone in gravissima sofferenza, con cui c’è un rapporto fatto di sguardi, di carezze. C’è un mondo di comunicazione che in dieci minuti non si può cogliere. L’idea che un atto di pietà, un atto di bene per loro sia la loro eliminazione fisica, è una risposta non umana.

     
    D. – A questo proposito, i vescovi sottolineano anche l’importanza di andare avanti con la ricerca, di non abbandonare le cure, ma neanche di accanirsi dal punto di vista terapeutico; quale è la strada che voi avete intrapreso, con i vostri ospiti?

     
    R. – Abbiamo ben chiaro il compito di non lasciare sola la persona nella sofferenza, servirla nella sua giornata, evitando che questo diventi un impuntarsi a mantenere – con aspetti tecnologici invasivi – quella vita accesa a tutti i costi. La vita è di Dio, che la riprende quando vuole.

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    Un islamico moderato eletto nuovo presidente della Somalia

    ◊   Il parlamento della Somalia, riunito a Gibuti, ha eletto ieri il nuovo presidente. Si tratta dell’islamico moderato Sheikh Sharif Ahmed. Succede ad Abdullahi Yousuf Ahmed, dimessosi nel dicembre scorso. Il nuovo capo di Stato ha avuto la meglio sul figlio del defunto presidente Mohamed Siad Barre, la cui destituzione nel 1991 segnò l'inizio della lunga guerra civile somala. Il servizio di Giancarlo La Vella:

    Obiettivo primario di Sheikh Sharif Ahmed è quello di riavvicinare le fazioni in conflitto facendo uscire il Paese dal caos politico e sociale in cui si trova ancora oggi. Una situazione di totale anarchia, che ha visto prevalere a volte i cosiddetti “signori della guerra”, a volte le milizie islamiche delle Corti e in cui si sono inserite anche le truppe etiopiche. Sui compiti del neopresidente, si sofferma Massimo Alberizzi, esperto di Africa del Corriere della Sera:

     
    "Sicuramente di cercare di pacificare il Paese. Lui è in mezzo tra la linea laica del vecchio presidente, Yousuf Abdullahi Yousuf, e quella dura degli islamici fondamentalisti. Ce la farà a mettere assieme le due forze? Bisogna riuscire a capire se gli altri – che per l’appunto chiedono invece la repubblica islamica – riusciranno, in qualche modo, ad accordarsi con Sheikh Sharif Ahmed".

     
    L’uomo del dialogo, quindi, che dovrà affrontare anche altri problemi, come quello della pirateria, per esempio…

     
    Sì, però la prima cosa da affrontare è il fatto che, all’interno del Paese, metà o forse tre quarti della popolazione, è appunto in mano agli islamici che non lo riconoscono. Non hanno riconosciuto quest’elezione e continuano la loro lotta; poi, adesso, credo che lui il primo viaggio lo farà in Etiopia, come per dire: “Allora, etiopi, non facciamoci più la guerra”. Quindi sarà assalito dicendo: “Vedete, questo è un amico degli etiopi, dobbiamo combatterlo”. C’è anche la questione della pirateria: ci sono una cinquantina di navi da guerra, che sono già state autorizzate a tutte le operazioni antipirateria, sia dal vecchio governo somalo sia dalle Nazioni Unite. Però mi pare – proprio un paio di giorni fa – che è stata risparmiata una nave italiana, ed adesso invece è stata attaccata e 'catturata' una nave tedesca: mi pare, quindi, che la pirateria goda di ottima salute.

     
    C’è poi il grave problema umanitario, che da sempre colpisce il Paese: c’è una speranza di soluzione? Massimo Alberizzi:

     
    "Tutto è legato alla guerra: le carestie sono legate alla guerra, c’è il banditismo. Per esempio, le Nazioni Unite ed il World Food Programme cercano di distribuire cibo, ma poi uccidono gli organizzatorì, perché in realtà la distribuzione del cibo è un’arma di guerra. I fondamentalisti vogliono avere il monopolio di questo perché, ovviamente, dietro la distribuzione di cibo, c’è anche il reclutamento della gente. E' tutto collegato. E’ ovvio, quindi, che sul cibo si gioca una battaglia più grossa – purtroppo – di quello che è la crisi umanitaria. Si gioca la battaglia politica tra fondamentalisti e moderati".

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    Anno Paolino: l'invito all'ascolto della Parola dalla comunità del Santuario delle Tre Fontane

    ◊   Proseguono le iniziative per l’Anno Paolino: numerosi fedeli di tutto il mondo giungono in particolare a Roma, alla riscoperta dell’Apostolo delle Genti. Tra i luoghi più significativi della presenza di Paolo nell’Urbe c’è sicuramente il Santuario delle Tre Fontane. Era il 67 d. C. e, nel luogo chiamato Acque Salvie, il Santo conobbe il martirio. Non potendo essere crocifisso perché cittadino romano, fu decapitato. Secondo la leggenda la testa, rimbalzata tre volte sul terreno, fece scaturire tre fontane. Qui sorge l’antica abbazia cistercense affidata dal XIX secolo ai frati trappisti e intitolata ai Santi Vincenzo e Anastasio. Paolo Ondarza ha intervistato l’abate della comunità, padre Jacques Brière:

    R. – Non sappiamo granchè a proposito della morte di San Paolo. A partire dal II secolo, c’è una tradizione della morte di San Paolo in un luogo chiamato le Acque Salvie; i primi monaci che sono venuti alle Tre Fontane erano dei monaci della Cilicia, cioè della provincia natale di San Paolo. C’è poi un altro elemento che proverebbe la sacralità di questo luogo: questa zona era malarica. La permanenza dei monaci qui, nonostante l’insalubrità dell’aria, mi sembra molto significativa.

     
    D. – Padre Briere, che cosa dice il martirio di San Paolo agli uomini e alle donne dei nostri giorni?

     
    R. – Penso che sia una testimonianza della fede in Cristo; c’è molta gente, per esempio, che si prepara a partire in missione, e prima di andare, viene a pregare in questo luogo per affidare tutto all’intercessione di San Paolo.

     
    D. – Solo un viale alberato separa il silenzio del vostro santuario dal caos cittadino; la vostra è davvero una testimonianza dell’importanza del silenzio per l’uomo di oggi, la cui vita è scandita da ritmi spesso frenetici…

     
    R. – Questa è una novità, perché fino agli anni Sessanta il monastero era abbastanza separato dal resto della città. Oggi siamo dentro la città. Che cosa significa essere monaci nella città? Non è facile, perché dobbiamo essere fedeli alla nostra tradizione circestense ma, allo stesso tempo, siamo chiamati ad essere aperti ai segni dei tempi e alla vita della Chiesa.

     
    D. – Potremmo dire che la specificità di questo luogo sacro, nell’ambito del pellegrinaggio dell’Anno Paolino a Roma, è che “mescola” in sé la spiritualità paolina con quella della vita monastica di voi trappisti?

     
    R. – Quando parlo ai gruppi che vengono al Santuario, faccio sempre notare che non c’è niente da vedere in una chiesa circestense: una chiesa circestense è fatta per l’ascolto. Questo luogo, con l’austerità dell’architettura, con il suo silenzio, con il contrasto che ha col mondo esteriore, è una chiamata a mettersi all’ascolto della Parola di Dio.

     
    D. – Quella parola di Dio che anche Saulo di Tarso ascoltò…

     
    R. – Sì, San Paolo conosce la tradizione biblica; è sufficiente leggere le sue lettere per rendersi conto della sua conoscenza e della sua capacità d’interpretare l’Antico Testamento.

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    Torna Ecclesiae rivista di arte, architettura, comunicazione

    ◊   Torna Ecclesiae, testata bimestrale internazionale rivolta al mondo dell’arte, architettura e comunicazione. Il magazine, edito da Raido Edizioni, è stato recentemente presentato alla stampa mondiale nella splendida cornice di Palazzo Torlonia, a Roma. La rivista, erede di “Ecclesia”, pubblicazione nata negli anni ’90 con particolare attenzione all’arte sacra, è realizzata nelle lingue italiano e inglese e sarà diffusa nelle principali capitali del mondo. Massimiliano Menichetti:

    E’ tra gli stucchi e gli arazzi di Palazzo Torlonia che l’importante rivista internazionale di cultura “Ecclesiae” ha visto il suo secondo battesimo. Il magazine raccoglie ed estende la brillante eredità della precedente pubblicazione “Ecclesia” nata a metà degli anni ’90 e incentrata prevalentemente sull’arte sacra. Il direttore editoriale, Carolina Drago:

    “L’arte sacra rappresenta il nostro grande patrimonio artistico e quindi è tutto il nostro passato. Apriamo, però, anche in altre direzioni: arte contemporanea, fotografia, cinema, comunicazione, dibattiti e architettura, la nuova sfida contemporanea”.

    Tra le sfide della rivista quella di entrare nei gangli della comunicazione, in cui l’arte supera i confini reali. Ancora Carolina Drago:

    “Ecclesiae è plurale, assemblee quindi di persone che discutono sull’arte, a tutte le latitudini per il cosiddetto 'effetto farfalla'. Ovvero, ciò che succede adesso nel mondo globalizzato, quello che succede a Tokyo o a Pechino si riflette poi anche in altri luoghi. Quindi, l’arte è veramente diventata un discorso globale e, ovviamente, non si può prescindere da questo”.

    Nel primo numero, oltre 110 pagine propongono uno straordinario viaggio nel mondo delle forme, raccontando per immagini e parole arte, architettura e vita quotidiana, come gli scatti in bianco e nero di Gael Turin, che immortalano la speranza e la disperazione dei senza fissa dimora di Mosca o la preghiera nel deserto dei rifugiati in Darfur. Ma ‘Ecclesiae’ entra anche nella Chiesa del Santo Volto di Torino, dove i pixel dell’era digitale disegnano il viso di Cristo, che sovrasta l’altare dalle linee essenziali e geometriche. Ancora il direttore editoriale, Carolina Drago:

    “L’arte sacra avrà naturalmente spazio, così come avrà anche spazio il dibattito tra arte e fede. Proporremo nei prossimi numeri un articolo sulla nuova iconografia della Madonna, ad esempio, su come viene interpretata dai giovani artisti, dai talenti emergenti, ma anche già emersi, sempre in uno stimolo di riflessione”.

    Un sorprendente mosaico di colori, storie e confronto si apre dunque al lettore che, nell’era di internet, sceglie ancora di affidarsi al calore e alla sapienza della carta.

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    Chiesa e Società



    Si chiude oggi il Forum Sociale mondiale a Belem, nell’Amazzonia brasiliana

    ◊   C’è un economia che non conosce crisi, anzi coglie opportunità di espansione dalla depressione mondiale: è l’economia solidale che in questi giorni al Forum Sociale di Belem, in Brasile, ha presentato diverse proposte in assemblee affollate da un pubblico di tanti Paesi. Esperienze concrete e realmente innovative che in Brasile, ad esempio, occupano un milione e mezzo di persone. In campo alimentare sono previste alleanze tra agricoltori e consumatori per sostenerre i piccoli produttori e contenere in prezzi. Ma fa breccia anche nel nord, in Canada ad esempio, dove 700 ristoranti hanno deciso di associarsi per difendere le aziende agricole locali adottandoli come fornitori. L’agricoltura locale, insomma, va sostenuta. Nel 2007 in Europa solo il 4% della forza lavoro era collocata in questo settore, in Africa è il 65 per cento. Il Forum ha chiesto all’Onu di smettere di concedere finanziamenti alle imprese multinazionali per i loro aiuti alimentari. Si devono invece investire più risorse nell’agricoltura familiare e nell’economia solidale. Sono quasi le stesse raccomandazioni fatte dal Papa al vertice Fao del giugno scorso. Intanto, l’assemblea dei movimenti altermondialisti ha deciso di mobilitarsi dal 28 marzo al 19 aprile a Londra per il vertice dei G20 dedicato alla crisi, a cui per la prima volta partecipa il nuovo presidente statunitense Barak Obama. A poche ore dalla conclusione, il primo bilancio anche dalla nutrita rappresentanza della Chiesa cattolica a Belem: oltre alla Conferenza episcopale brasiliana e alla sua battagliera commisione pastorale della terra, che è in prima fila a fianco degli indigeni nonostante le intimidazioni dei facenderos, ci sono anche missionari e suore. C'è poi la rete Caritas presente con 150 delegati da 14 Paesi, il movimento dei Focolarini, associazioni come le Acli e Libera. Il capo delegazione della Caritas italiana, il vescovo di Altamura mons. Mario Paciello, ha formulato un giudizio positivo sul Summit brasiliano, invitando gli organizzatori a non cedere alle tentazioni di strumentalizzazione politica. Mons. Paciello ha invitato infine le realtà ecclesiali presenti al Forum, a coordinarsi in futuro e a dare maggiore visibilità agli eventi per una più efficace testimonianza dei valori evangelici. (A cura di Paolo Lambruschi)

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    Rinnovata nelle strutture e negli statuti l’Hospitalitè Notre Dame di Lourdes

    ◊   Rinnovata a fondo nelle strutture e negli statuti, ma uguale nello spirito che ne ha determinato la fondazione nel 1885: è l'Hospitalitè Notre Dame de Lourdes, un'associazione di volontari cattolici impegnati nell'assistenza ai milioni di pellegrini, e in particolar modo ai malati, che ogni anno si recano nella città mariana. "Nel 2008 – ha spiegato all’agenzia Zenit il presidente dell'Hospitalitè, Antoine Tierny - in occasione dei 150 anni dell'apparizione della Vergine a Bernadette Soubirous, c'è stato un afflusso eccezionale dei pellegrini che sono passati a 9 milioni dai consueti 6 milioni l'anno”. “Ciò – ha aggiunto – ha richiesto un aumento dello sforzo anche da parte dell'Hospitalitè con 8500 volontari che hanno assicurato una presenza in più del 15%". Sono ventimila gli hospitaliérs che fanno parte dell'associazione; provengono da sessanta Paesi dei cinque Continenti e hanno un'età compresa tra i 18 e i 75 anni. Per loro è previsto un percorso di formazione, attraverso uno stage a Lourdes, di quattro anni, al termine del quale possono impegnarsi nel servizio dell'Hospitalitè con una promessa formale. "Oltre che nell'accoglienza dei pellegrini – ha sottolineato Tierny – l'Hospitalitè è impegnata nell'organizzazione delle grande celebrazioni del Santuario e nel trasmettere il messaggio di Lourdes, affidato dalla Madonna alla piccola Bernadette". Il presidente dell'Hospitalitè Notre Dame de Lourdes ha infine annunciato che nel gennaio del 2010, in occasione dei 125 anni dalla nascita dell'associazione, è previsto un pellegrinaggio a Roma degli hospitaliérs di tutto il mondo. (V.V.)

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    I rischi dell’eugenetica al centro del Congresso della Pontificia Accademia per la Vita

    ◊   “Le nuove frontiere della genetica e il rischio dell’eugenetica”: sarà questo il tema del prossimo Congresso internazionale della Pontificia Accademia per la Vita, in programma in Vaticano il 20 e 21 febbraio. Ad introdurre i lavori, sarà l’arcivescovo mons. Rino Fisichella, presidente del dicastero. La prima sessione del convegno sarà dedicata al tema “Le nuove frontiere: storia e definizione del concetto di genetica”, la seconda si soffermerà invece sul tema della “Dignità della persona umana ed eugenetica”, mentre la terza sessione rifletterà su “Genetica ed eugenetica alla luce della Teologia Morale”. I lavori si concluderanno con l’udienza del Santo Padre Benedetto XVI. “Le conoscenze e la ricerca medica nel campo della genetica - spiega una nota della Pontificia Accademia per la Vita - appaiono oggi di estrema importanza per il progresso della medicina. La scoperta di fattori genetici nell’insorgenza di diverse patologie ha portato alla consapevolezza che lo sviluppo delle conoscenze in questo settore sarà in grado di fornire una maggiore capacità non solo di controllare, ma anche di debellare patologie per le quali ancora non si conoscono terapie efficaci”. Tuttavia, prosegue la nota, “come spesso accade nella storia dell’umanità, e della scienza in particolare, le nuove frontiere della conoscenza presentano anche possibilità applicative che si rivelano contrarie al vero bene dell’uomo. Lo sviluppo della genetica moderna non si sottrae a questo rischio. Gli eccessi della genetica possono, infatti, indurre alla cosiddetta eugenetica volta, nelle sue varie forme, ad ottenere l’essere umano perfetto, derogando in alcuni casi a principi etici imprescindibili come il rispetto della vita umana e la non discriminazione”. Di qui, l’obiettivo del Congresso di porre in evidenza le attuali possibilità di intervento della medicina per la lotta a patologie a carattere genetico, per poi analizzare lo sviluppo dell’eugenetica sia da un punto di vista giuridico che antropologico. Verranno inoltre prese in esame le possibili forme dell’eugenetica, per offrire degli orientamenti e criteri etici che, in linea con l’insegnamento del Magistero della Chiesa, siano capaci di rispondere a tale sfida. (I.P.)

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    “L’Amore divino cura e salva”, il tema della Giornata della sofferenza per le Missioni in Costa Rica

    ◊   Il prossimo 8 febbraio, la domenica precedente la Giornata Mondiale del Malato dell'11 febbraio, si celebra in Costa Rica la “Giornata nazionale della sofferenza per le Missioni”. Elieth Robles Garbanzo, Segretaria delle Pontificie Opere Missionarie del Paese ha parlato dell'iniziativa all'agenzia Fides. Il tema scelto per la Giornata di quest’anno è “L’Amore divino cura e salva”, frase che Benedetto XVI pronunciò durante la sua visita a Lourdes. La Giornata della sofferenza vuole motivare ogni ammalato, ogni anziano, ogni persona privata della libertà e sofferente o che si sente abbandonata, ad offrire il proprio dolore fisico o morale per le missioni sparse nel mondo intero. A questo proposito – come spiega la Segretaria delle POM – sono stati preparati manifesti, un Bollettino speciale e stampati con la preghiera. Questo materiale è stato distribuito nelle parrocchie di tutto il Paese. In occasione della Giornata, inoltre, la Tv nazionale trasmetterà la Santa Messa celebrata dal Promotore Nazionale dell’Unione dei Malati Missionari (U.E.M.), don José Ángel Durán Guzmán. Nel Bollettino speciale, il Direttore Nazionale delle POM del Paese, padre Edgar Orozco Alfaro, ha spiegato che l’Unione dei Malati Missionari “è formata da ammalati considerati soci attivi, ossia da tutte quelle persone che sono disposte ad offrire i loro dolori, malattie, sofferenze e disabilità per le missioni, per i missionari e per i non cristiani”. Da parte sua, don José Ángel Durán Guzmán, promotore Nazionale dell’U.E.M, ha affermato che sono molte le cose che si possono fare per celebrare questa Giornata "nelle parrocchie, negli ospedali, con incontri con gli ammalati". "Ore Sante, visite e riflessioni sul senso della malattia". In pratica, “si può offrire consolazione a coloro che soffrono continuamente nella vita, a volte in maniera silenziosa. In questo modo potrà esserci un grande beneficio per le missioni in tutto il mondo”. (V.V.)

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    Liberia: sia aggrava la situazione nel Paese africano per l’invasione di bruchi

    ◊   Orde infestanti di bruchi affamati sono comparse nel nord della Liberia, distruggendo le coltivazioni e costringendo i contadini a fuggire dai villaggi. Il rappresentante della Fao in Liberia, Winfred Hammond, entomologo, ha definito la situazione in Liberia "emergenza nazionale" ed ha affermato che a meno che l'infestazione non venga al più presto contenuta "è assai probabile" che possa diventare una crisi regionale coinvolgendo i Paesi limitrofi Guinea, Sierra Leone e Costa d'Avorio. I bruchi avanzano a decine di milioni, divorando al passaggio interi raccolti e in alcuni casi hanno invaso case e edifici. È stato confermato che sono stati coinvolti circa 46 villaggi nelle province settentrionali della Liberia di Bong, Lofa e Gbarpolu.  Si ritiene che i bruchi stiano avanzando verso la frontiera con la Guinea. La situazione è aggravata dal fatto che molti corsi d'acqua della zona siano stati contaminati per l'enorme volume di feci depositati dalle orde di bruchi.  La Fao ha creato una task force con esperti del Ghana e della Sierra leone per valutare la situazione, preparare con urgenza un piano d'azione e studiare le contromisure, di medio e lungo periodo, più appropriate, ha detto Hammond. La Liberia ha creato tre comitati per affrontare la crisi, ma secondo Hammond nel Paese mancano le risorse finanziarie e le capacità tecniche necessarie per combattere questa emergenza. Ha tuttavia messo in guardia contro l'uso di pesticidi aerei perché contaminerebbero ulteriormente il già precario approvvigionamento idrico della zona. L'infestazione si sta diffondendo velocemente per due fattori: gli insetti si moltiplicano molto rapidamente e le falene adulte possono volare per lunghe distanze col favore delle tenebre. (V.V.)

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    I tibetani non festeggiano il capodanno per ricordare i massacri del 2008

    ◊   Gruppi di esuli tibetani, riparati in India, hanno annunciato che non ci saranno le tradizionali grandi feste per il Nuovo Anno Tibetano, ma silenzio e preghiera per ricordare gli oltre 200 tibetani uccisi dall’esercito cinese durante le proteste del marzo 2008. Per il calendario lunare tibetano, il 25 febbraio sarà il primo giorno del 2136.mo anno, l’anno del Bue. Il capodanno tibetano, o Losar, è un’occasione di grande festa collettiva che dura almeno 3 giorni. Ma quest’anno sarà osservato il silenzio e  in templi e case saranno accese lampade e si pregherà per le vittime. Quest’anno il Losar cade dal 25 al 27 febbraio, poco prima del 10 marzo 2009, 50.mo anniversario della repressione cinese che nel 1959 ha costretto in esilio il Dalai Lama. Un anno dopo le proteste represse con il sangue nel 2008: da allora il Tibet è di fatto sotto legge marziale, con restrizioni ai viaggi per i tibetani e per i giornalisti esteri. B. Tsering, presidente dell’Associazione donne tibetane, spiega all'agenzia AsiaNews che si vuole così “rendere onore al sacrificio degli innumerevoli tibetani che hanno protestato per mostrare alla Cina e al mondo che dopo 50 anni di occupazione brutale ancora siamo decisi a tornare liberi”. Il venerabile Ngawang Woebar, presidente del Movimento degli ex prigionieri politici Gu-Chu-Sum, conferma che “non celebriamo il Losar, per onorare tutti i tibetani morti per la nostra libertà. Invitiamo i tibetani di tutto il mondo a unirsi a noi in questa protesta”. (V.V.)

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    A Madrid il II Incontro internazionale di parlamentari e governanti per la vita

    ◊   Secondo incontro internazionale per l'Azione Mondiale dei Parlamentari e dei Governanti per la Vita, presieduta dalla senatrice argentina Liliana Negre de Alonso. A Madrid, in Spagna, è prevista una due giorni di riunioni il 26 e il 27 marzo. Il movimento è nato nel novembre 2007 a Santiago del Cile e ne fanno parte legislatori e governanti di vari Paesi che si impegnano, nell'ambito delle loro responsabilità, a lavorare in difesa della vita umana e della famiglia. L'Azione Mondiale ha celebrato il suo primo incontro nella capitale spagnola con la partecipazione di parlamentari di 18 Paesi. In quell'occasione, è stato approvato un manifesto e si è stabilita la celebrazione del secondo incontro. Il gruppo spagnolo è stato incaricato di organizzazione la riunione e per questo conta sulla collaborazione dell'Università San Paolo-CEU, che ospiterà gli incontri. I responsabili hanno dichiarato all'agenzia Zenit che la seconda riunione deve proporsi due obiettivi fondamentali: “consolidare il movimento e ampliarlo, soprattutto in ambito europeo”. In una lettera firmata dalla senatrice argentina e dal vicepresidente dell'ente, il deputato spagnolo Ángel Pintado, sostengono che “è di fondamentale importanza la presenza di parlamentari e di governanti del maggior numero possibile di Paesi”. Dalla riunione si attende “un utile scambio nell'ambito della protezione della vita umana e della famiglia, così come l'elaborazione di risposte d'azione coordinate in questo ambito”. (V.V.)

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    Sempre più critica nel mondo la gestione delle risorse idriche

    ◊   Le risorse idriche del pianeta rischiano di esaurirsi. L’urgenza di un intervento per la loro gestione e salvaguardia è al centro dell’attenzione della comunità internazionale che si sta mobilitando in vista del quinto Forum Mondiale dell’Acqua in programma a Istanbul, in Turchia, dal 22 al 26 marzo 2009. Si tratta del più importante evento, a livello internazionale, organizzato dalle Nazioni Unite. Le previsioni attuali non lasciano ben sperare: la conseguente espansione delle città contribuirà, negli anni a venire, ad aumentare la necessità di approvvigionamento di acqua contribuendo a rendere la situazione sempre più critica. Altri fattori concorrono, tuttavia, alla diminuzione delle risorse idriche. Tra questi, c’è l’uso crescente dell’acqua per fini idroelettrici, causato dallo sviluppo industriale e dalla conseguente maggiore provvista di energia dei Paesi. Un altro fattore è l’inquinamento dei laghi, dei fiumi e delle falde acquifere e i cambiamenti climatici. La produzione di cibo comporta, poi, un consumo più significativo di acqua. Il settore agricolo conta, infatti, per 90% sull’uso di acqua dolce. Secondo i dati della Fao, sono necessari fra i 2000 e i 5000 litri di acqua al giorno per produrre il cibo necessario a sfamare un individuo per un solo giorno. La sfida per il futuro – ricorda l’agenzia Fides - sarà quella di produrre cibo per una popolazione sempre più ampia. Le Nazioni Unite stimano che nel 2050 la popolazione mondiale supererà i 9 miliardi di individui contro gli attuali 6,5 miliardi, con minori risorse idriche. Alimentare la popolazione mondiale in aumento, affrontare la crescente domanda di acqua è l’obiettivo che Stati e governi dovranno perseguire con forza e determinazione a partire dal forum mondiale di Istanbul. Fra i passi necessari per ottenere qualche risultato in questa direzione c’è, per esempio, la diminuzione dell’1% l’uso di acqua in agricoltura. La recente crisi dei prezzi alimentari, dovuta ad una contrazione dell’offerta di prodotti ha riportato l’attenzione dei leader mondiali sulla fame e sul sistema alimentare mondiale. Aree del mondo già colpite dalla scarsità d’acqua si troveranno a dover affrontare periodi di siccità sempre più gravi e frequenti con conseguenti ripercussioni sulla produzione di alimenti. Anche il Papa si è più volte pronunciato sulla situazione delle risorse idriche. In un messaggio del 10 luglio scorso, diffuso in occasione dell’apertura del padiglione della Santa Sede all’Expo di Saragozza, Benedetto XVI affermava fra le altre cose: “Dobbiamo prendere coscienza del fatto che, purtroppo, l’acqua - bene essenziale e indispensabile che il Signore ha dato all’uomo per mantenere e sviluppare la vita - è considerata oggi, a causa dell’assedio e della pressione di molteplici fattori sociali ed economici, bene che deve essere particolarmente protetto mediante chiare politiche nazionali e internazionali e utilizzato secondo criteri sensati di solidarietà e di responsabilità”. (A.L.)

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    Ritratti di Giovanni Paolo II esposti nel santuario di Fatima

    ◊   Il Santuario di Fatima inaugurerà il 13 febbraio, nel sotterraneo della chiesa della Santissima Trinità, l'esposizione fotografica “Karol Wojtyła, la fede, il cammino, l'amicizia. Escursioni con gli Amici (1952-1954)”. L'esposizione è stata proposta al Santuario dall'Ambasciata della Repubblica di Polonia in Portogallo, che ha organizzato l’evento insieme con l'Università Cattolica Portoghese, come ha spiegato all’agenzia Zenit Marco Daniel Duarte, uno dei responsabili del Museo del Santuario di Fatima. La mostra fotografica si divide in quattro nuclei che mostrano altrettanti tipi di escursioni del gruppo “Circolo”, gruppo di preghiera e riflessione di cui Karol Wojtyła faceva parte quando era responsabile della pastorale universitaria a Cracovia. Gli anni abbracciati dai documenti vanno dal 1952 al 1954. Una frase di Giovanni Paolo II fa da legenda ai quattro nuclei dell'esposizione: “Nelle tradizioni del 'Circolo' sono inclusi vari tipi di escursioni a piedi e in bicicletta, oltre al canottaggio e allo sci”. Come scrisse in seguito il Pontefice, “la storia del 'Circolo' è, in realtà, la storia di innumerevoli escursioni che hanno segnato profondamente i nostri cuori”. Le fotografie esposte sono più di ottanta, opera di Jerzy Ciesielski e Stanislaw A. Rybicki. L'esposizione è a cura di Michal e Anita Michalak. La mostra è stata presentata per la prima volta a Cracovia nel dicembre 2006 e in seguito ha visitato altri luoghi della Polonia e altri Paesi. (V.V.)

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    24 Ore nel Mondo



    Secondo al Arabiya, Hamas accetta la tregua di un anno con Israele

    ◊   Secondo la rete televisiva saudita al Arabiya, Hamas ha accettato la tregua di un anno e il controllo dei valichi da parte dell’Autorita nazionale palestinese. La notizia, che non ha ancora avuto una conferma ufficiale, arriva dopo una mattinata di violenze che ha rotto ancora il fragile cessate-il-fuoco unilaterale proclamato lo scorso 18 gennaio. Il servizio di Marco Guerra:

    Hamas ha accettato la proposta egiziana per una tregua di un anno. Lo riferisce la rete saudita al Arabiya citata dal quotidiano israeliano Haaretz. Secondo queste prime indiscrezioni, la tregua entrerà in vigore giovedì 15 febbraio e, al momento, sarebbe al vaglio delle massime autorità dello Stato ebraico. Hamas avrebbe inoltre accettato di far controllare la frontiera con l'Egitto dalle forze dell’Autorità nazionale palestinese del presidente Abu Mazen. Il portavoce del ministero degli Esteri egiziano si è però rifiutato di commentare la notizia che, fra l’altro, al momento sembra scontrarsi con quanto sta succedendo sul terreno. Stamane, infatti, è stato ancora infranto il cessate-il-fuoco con quattro razzi lanciati dalla Striscia verso il sud di Israele, che fortunatamente non hanno provocato vittime. Successivamente, alcuni miliziani palestinesi hanno attaccato, nei pressi del confine, una pattuglia israeliana che ha risposto al fuoco. Poco fa è stato segnalato un muovo colpo di mortaio sparato sul Negev. Tensioni suggellate dalle parole del premier israeliano Olmert che, aprendo il Consiglio dei ministri domenicale, ha minacciato una "risposta sproporzionata", riferendosi polemicamente al termine usato dalle Nazioni Unite per condannare l’offensiva israeliana. Ad avvalorare l’attendibilità delle voci su questo accordo ci sono però i colloqui in programma oggi al Cairo sulla stabilizzazione politica all’interno della Striscia, cui hanno preso parte una delegazione di Hamas e lo stesso presidente dell’Autorità palestinese Abu Mazen, in partenza per un tour europeo che lo porterà in Francia, Gran Bretagna, Italia e Polonia.

     
    Stati Uniti
    Il presidente degli Stati Uniti, Barak Obama, ha annunciato un piano per la riduzione del costo dei mutui e per il rilancio del sistema finanziario. “Estenderemo i prestiti alle piccole imprese, affinché possano creare nuovi posti di lavoro”, ha poi aggiunto Obama nel suo consueto discorso del sabato, pronunciato 24 ore dopo la pubblicazione dei dati che certificano il crollo del Pil americano. Prosegue così la pianificazione degli interventi anti crisi della nuova presidenza Usa, che solo il giorno prima aveva presentato una task force per la classe media guidata dal vice presidente Biden.

    Iraq
    Altro passo per la stabilità politica in Iraq. Oggi sono state rese note le percentuali dei partecipanti alle elezioni amministrative di ieri. Si sono recati alle urne il 51% dei cittadini contro il 55,7% delle parlamentari del 2005. Più di 7 milioni di iracheni si sono recati ai seggi pacificamente, sotto stretta sorveglianza, per votare 14.431 candidati, che concorrevano per 440 seggi nei consigli provinciali.

    Afghanistan
    Non si fermano gli attacchi della guerriglia talebana in Afghanistan. Un soldato canadese è rimasto ucciso ieri nell'esplosione di un ordigno di fabbricazione artigianale nel sud del Paese. Stamani un'autobomba guidata da un kamikaze ha colpito un convoglio di truppe della coalizione internazionale. L'attacco, avvenuto alla periferia di Kabul, ha provocato il ferimento di almeno due civili e di un soldato straniero.

    Kenya
    È di almeno 111 morti e 136 feriti, il bilancio di un incendio scoppiato in Kenya, dopo che un'autocisterna si è ribaltata a Molo, nel centro del Paese, rovesciando a terra il suo carico di carburante che centinaia di persone hanno cercato di raccogliere. Il ministro degli Interni di Nairobi ha definito l’accaduto “una tragedia nazionale”.
     
    Vertice Unione Africana Si è aperto oggi ad Addis Abeba, in Etiopia, il 12.mo vertice dei capi di Stato dell'Unione Africana. Al centro dei colloqui, la discussione del progetto di un governo federale degli “Stati Uniti d’Africa”, sostenuto dal leader libico Gaddafi. L’idea non sembra però raccogliere i favori delle delegazioni degli altri Paesi del Continente. L'Unione Africana ha inoltre chiesto la revoca delle sanzioni contro lo Zimbabwe, dopo che il principale partito di opposizione ha annunciato di essere pronto a far parte di un governo di unità nazionale.

    Algeria
    Un alto responsabile di “al Qaida nel Maghreb islamico” si è consegnato alle autorità algerine presso Tizi Ouzou, 100 km a est della capitale Algeri, secondo quanto scrivono oggi alcuni giornali. Abu Tamim, “emiro” di una delle principali branche dell'organizzazione, ha deposto le armi rispondendo all’appello del fondatore della cellula algerina del movimento, Hassan Hattab, che invitava i miliziani a rinunciare alla lotta in modo da beneficiare delle disposizioni della legge algerina sulla convivenza civile.

     
    Islanda
    In Islanda i partiti della sinistra hanno raggiunto un accordo per formare un governo ad interim che dovrà portare il Paese ad elezioni anticipate. L’annuncio è stato dato ieri sera da un rappresentante della coalizione formata da verdi e socialdemocratici. Il nuovo esecutivo, che dovrebbe insediarsi oggi e proporre di tenere le elezioni anticipate il 25 aprile, rimpiazza il governo del premier conservatore Geir Haarde, dimessosi lunedì scorso dopo mesi di proteste e accuse di non aver saputo gestire la devastante crisi finanziaria che ha portato al fallimento delle principali banche islandesi. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 32


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