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Sommario del 30/12/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all'udienza generale: teologi e sacerdoti abbiano una visione unitaria della dottrina cristiana senza svalutare singole verità. I cristiani riscoprano i Sacramenti
  • Nomine
  • Il cordoglio del Papa per la morte del cardinale Shirayanagi, testimone della fede in Giappone
  • Il rabbino Di Segni: la visita del Papa alla Sinagoga di Roma, tappa fondamentale del dialogo
  • Poveri e sofferenti, tesori della Chiesa: editoriale di padre Lombardi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Dossier Fides: nel 2009 uccisi 37 testimoni del Vangelo
  • Anno Santo Compostelano. L'arcivescovo di Santiago: possa promuovere un'Europa dello Spirito
  • Osservatorio antiplagio contro l'oroscopo, grande business
  • Ultimo commosso tributo allo scrittore Carlo Sgorlon, cantore della terra friulana
  • Chiesa e Società

  • Iraq: studentessa cristiana rapita da un gruppo islamico
  • Natale blindato per i cristiani del Bangladesh
  • Celebrazioni natalizie in Turchia
  • Natale in Vietnam: per molti, festa del consumismo, per i cristiani un giorno di solidarietà
  • India: cinque anni dopo lo tsunami fa ancora vittime nel Tamil Nadu
  • Corea del Sud: il vescovo di Pusan invita a riflettere sul sacramento del matrimonio
  • Congo: dal vescovo di Inongo un appello alla pace
  • Acqua potabile a tanti bambini del Rwanda per lottare contro la fame nel mondo
  • La Comunità Papa Giovanni XXIII contro la morte per fame
  • Ha preso il via la prima televisone satellitare del Pakistan
  • 24 Ore nel Mondo

  • Iran: in piazza i filogovernativi. Dura condanna Onu per la repressione dell'opposizione
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all'udienza generale: teologi e sacerdoti abbiano una visione unitaria della dottrina cristiana senza svalutare singole verità. I cristiani riscoprano i Sacramenti

    ◊   I teologi difendano il patrimonio unitario della fede dalla “svalutazione delle singole verità” che oggi si riscontra nella mentalità comune. E i cristiani rendano più forte la loro fede attraverso una più intensa vita sacramentale. Sono le due esortazioni che Benedetto XVI ha rivolto ai fedeli e alla Chiesa durante l’ultima udienza generale del 2009, tenuta questa mattina in Aula Paolo VI. Il Papa l’ha dedicata a Pietro Lombardo, un teologo del XII secolo, concludendola con l’augurio che nel nuovo anno i cristiani siano “uomini della pace”. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Presentare la fede cattolica in modo organico è per il Papa un preciso dovere di ogni sacerdote e ogni teologo. La storia cristiana annovera un maestro in questo campo. Pietro Lombardo, un teologo italiano vissuto nei primi decenni del 1100 e divenuto vescovo di Parigi nel 1159, ebbe il “grande merito”, ha constatato Benedetto XVI, di aver “raccolto e selezionato con cura”, in “un quadro sistematico ed armonioso”, il pensiero dei Padri della Chiesa e di altri scrittori ritenuti autorevoli. Il risultato delle sue fatiche fu condensato nei quattro libri delle “Sentenze”, un’opera di tale successo da essere adottata come manuale di teologia per centinaia di anni. Ciò che si evince da Pietro Lombardo, ha osservato il Papa, è “una delle caratteristiche della teologia”, quella di “organizzare in modo unitario e ordinato il patrimonio della fede”:

     
    “Desidero sottolineare come la presentazione organica della fede sia un’esigenza irrinunciabile (...) Sull’esempio di Pietro Lombardo, invito tutti i teologi e i sacerdoti a tenere sempre presente l’intera visione della dottrina cristiana contro gli odierni rischi di frammentazione e di svalutazione di singole verità”.

     
    Il Pontefice ha incoraggiato i credenti di oggi ad approfittare degli strumenti a loro disposizione - il “Catechismo della Chiesa Cattolica” o il suo “Compendio” per “approfondire” i contenuti della fede. Come pure, ha soggiunto a fare ricorso “al grande tesoro della Chiesa, i sette Sacramenti, dei quali Benedetto XVI ha ricordato la corretta definizione che ne diede lo stesso Pietro Lombardo:

     
    “’E’ detto sacramento in senso proprio ciò che è segno della grazia di Dio e forma visibile della grazia invisibile, in modo tale da portarne l’immagine ed esserne causa’. Con questa definizione Pietro Lombardo coglie l’essenza dei sacramenti: essi sono causa della grazia, hanno la capacità di comunicare realmente la vita divina”.

     
    Ad ogni cristiano, ha affermato il Papa, “spetta il compito di celebrarli con frutto spirituale”, perché nei Sacramenti, ha ribadito, “Cristo, attraverso i segni visibili, ci viene incontro, ci purifica, ci trasforma e ci rende partecipi della sua divina amicizia”. E rivolgendo un particolare invito al clero per l’Anno Sacerdotale, il Pontefice ha detto:

     
    “Esorto i sacerdoti, soprattutto i ministri in cura d’anime, ad avere loro stessi, per primi, un’intensa vita sacramentale per essere di aiuto ai fedeli. La celebrazione dei sacramenti sia improntata a dignità e decoro, favorisca il raccoglimento personale e la partecipazione comunitaria, il senso della presenza di Dio e l’ardore missionario”.

     
    Quindi, Benedetto XVI - che poco dopo nei saluti in polacco si unirà a coloro ai quali “l’anno che passa ha recato sofferenza e tristezza” - ha concluso la catechesi con un augurio spontaneo rivolto al 2010":

     
    “Cari amici siamo giunti alla fine di questo anno e alle porte dell’anno nuovo. Vi auguro che l’amicizia di Nostro Signore Gesù Cristo vi accompagni ogni giorno di questo anno che sta per iniziare. Possa questa amicizia di Cristo essere nostra luce e guida, aiutandoci ad essere uomini di pace, della sua pace. Buon anno a tutti voi!” (applausi)

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    Nomine

    ◊   In Brasile, Benedetto XVI ha nominato arcivescovo metropolita di Belém do Pará mons. Alberto Taveira Corrêa, finora arcivescovo di Palmas. Il presule è nato a Nova Lima, arcidiocesi di Belo Horizonte, nel 1950 ed è stato ordinato sacerdote nel 1973. Nominato vescovo titolare di Sinnipsa e ausiliare di Brasília il 24 aprile 1991, ha ricevuto l'ordinazione episcopale il 6 luglio dello stesso anno. Il 27 marzo 1996 è stato nominato arcivescovo di Palmas. E’ membro del Consiglio permanente della Conferenza episcopale nazionale brasiliana.

    Sempre in Brasile, il Papa ha nominato vescovo di Franca mons. Pedro Luiz Stringhini, finora vescovo titolare di Ita ed ausiliare di São Paulo e vescovo di Jundiaí mons. Vicente Costa, finora vescovo di Umuarama. Ancora, il Pontefice ha nominato vescovo ausiliare di Goiânia il reverendo Waldemar Passini Dalbello, del clero dell’arcidiocesi di Brasília, rettore del seminario interdiocesano di Goiânia, assegnandogli la sede titolare vescovile di Membressa. Ha infine nominato ausiliare dell’arcidiocesi di São Paulo il reverendo Edmar Peron, del clero di Maringá, finora rettore del seminario arcidiocesano Santíssima Trindade, assegnandogli la sede titolare vescovile di Mattiana.

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    Il cordoglio del Papa per la morte del cardinale Shirayanagi, testimone della fede in Giappone

    ◊   Si è spento questa mattina in Giappone il cardinale Peter Seiichi Shirayanagi, arcivescovo emerito di Tokyo. Il porporato, sotto cura per problemi cardiaci, aveva 81 anni. Recentemente era stato trasferito nella Casa di cura per anziani sacerdoti della Compagnia di Gesù “Lojola House”, dove è spirato serenamente. Il Papa, in un telegramma inviato all’attuale arcivescovo di Tokyo, mons. Peter Takeo Okada, ha espresso il suo profondo cordoglio per la morte del cardinale, di cui ha ricordato con gratitudine “l’inesauribile impegno nella diffusione del Vangelo in Giappone”, “la sua opera per la promozione della giustizia e della pace e i suoi instancabili sforzi a favore dei rifugiati”. Il servizio di Sergio Centofanti.

    Il cardinale Shirayanagi, laureato in filosofia, teologia e diritto canonico, divenne sacerdote a 26 anni, arcivescovo di Tokyo a 42 e cardinale a 66. Nel febbraio del 1981, accolse Giovanni Paolo II in occasione della prima visita papale in Giappone. Noto per il suo impegno a favore della pace e del disarmo internazionale, rilanciò l’evangelizzazione nel Sol Levante, con una particolare attenzione ai problemi sociali come quello dei rifugiati. Nel 1986, durante l’Assemblea generale dei vescovi asiatici ammise le colpe di guerra della Chiesa cattolica giapponese. Tre anni dopo, formò un gruppo di religiosi e di laici per visitare la Chiesa Cattolica in Cina con l'intento di incontrare i cattolici cinesi. Tra gli obiettivi, la richiesta di perdono per i crimini commessi dall'esercito imperiale giapponese contro il popolo cinese e la Chiesa cattolica in Cina e il sostegno alla ricostruzione di chiese, seminari e istituti religiosi. Svolse un importante opera di aiuto a favore delle minoranze cristiane in Asia.

     
    Il 24 novembre dell’anno scorso aveva partecipato a Nagasaki alla Beatificazione di 188 martiri giapponesi in gran parte laici, donne, bambini e anche disabili, barbaramente torturati e uccisi in odio alla fede nel 1600. Il porporato parlando di questi testimoni della fede aveva sottolineato: erano persone normali ma credevano davvero in Gesù e hanno preferito obbedire a Dio piuttosto che ai decreti anticristiani dei generali giapponesi, e per questo hanno dato la vita.

     
    I funerali del cardinale Shirayanagi dovrebbero svolgersi martedì prossimo, 5 gennaio, nella Cattedrale di Tokyo. Con la sua morte il numero attuale dei cardinali scende a 184, di cui 112 "elettori", in quanto sotto gli 80 anni, e 72 "non elettori".

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    Il rabbino Di Segni: la visita del Papa alla Sinagoga di Roma, tappa fondamentale del dialogo

    ◊   Proseguono i preparativi per la visita del Papa nella Sinagoga di Roma, il prossimo 17 gennaio in occasione della Giornata per il dialogo ebraico-cristiano. Si tratta della terza Sinagoga visitata da Benedetto XVI dopo quelle di Colonia, nel 2005, e di Park East a New York, nel 2008. Già subito dopo l’elezione al Soglio pontificio, Benedetto XVI aveva manifestato con un messaggio al rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni la sua volontà di confidare “nell’aiuto dell’Altissimo per continuare il dialogo e rafforzare la collaborazione con i figli e le figlie del popolo ebraico”. L'evento si svolgerà a quasi 24 anni dalla storica visita di Giovanni Paolo II nella Sinagoga di Roma, avvenuta il 13 aprile 1986. Ma con quale spirito la comunità ebraica della capitale vive questo appuntamento? Fabio Colagrande lo ha chiesto allo stesso rabbino Di Segni:

    R. – Con la consapevolezza che si tratti di un avvenimento importante, di una tappa fondamentale nel dialogo, e con una grande attesa per tutto ciò che questo potrà significare in termini di prospettive del clima generale.

     
    D. – Cosa ha rappresentato per i rapporti tra ebrei e cattolici la visita di Giovanni Paolo II del 13 aprile del 1986?

     
    R. – Essenzialmente la caduta di un muro di diffidenza: ne abbiamo avuto proprio la sensazione palpabile nel corso degli anni.

     
    D. – In qualche modo quindi leggete questa visita in continuità con quella?

     
    R. – Sì, è un gesto di continuità, prima di tutto.

     
    D. – Il Papa sarà in visita alla Sinagoga romana, in occasione della ricorrenza del Mo'ed di piombo. Che significato dà a questa coincidenza?

     
    R. – Bisognerebbe spiegare che ricorrenza è: ci fu un assalto al ghetto nel 1793 da parte della plebaglia, chiamiamola così, che vedeva nella comunità ebraica la sostenitrice dei diritti promossi dalla Rivoluzione francese. Chiaramente la comunità ebraica non ne poteva più di stare chiusa nel ghetto sotto una politica restrittiva delle libertà e quindi simpatizzava per la Rivoluzione. Ci fu un assalto al ghetto. Si chiama di piombo, perché il cielo si colorò di un colorito plumbeo e cominciò un acquazzone che spense l’incendio che era stato appiccato alla Sinagoga e anche gli entusiasmi degli assalitori. Che significato ha? Chiaramente stiamo in una fase storica completamente differente, in cui è finito il ghetto con le repressioni della libertà e oggi dobbiamo guardare al rapporto tra ebraismo e cristianità in maniera completamente differente.

     
    D. – La visita del prossimo 17 gennaio avverrà ad un anno di distanza dalla scelta dei rabbini italiani di non partecipare alla Giornata del dialogo ebraico-cristiano per la questione della preghiera del Venerdì Santo. Quella vicenda, rabbino Di Segni, è ormai chiusa?

     
    R. – Diciamo che la vicenda è chiusa dal punto di vista diplomatico. Esiste ancora una preghiera che si chiama “De conversione iudeorum”. Quindi, era necessario avere dei chiarimenti, soprattutto a livello locale. Da quando il cardinale Bagnasco, nella sua qualità di presidente della Conferenza episcopale italiana, ha dichiarato esplicitamente che la Chiesa cattolica non ha intenzioni “conversionistiche” nei confronti degli ebrei, noi possiamo affrontare serenamente il dialogo, perché l’intenzione “conversionistica” è francamente un muro che impedisce la comunicazione. A questo punto andiamo avanti, sperando che sul campo si realizzi quello che desideriamo per il bene di tutti quanti.

     
    D. – A proposito di chiarimenti, rabbino Di Segni, pochi giorni fa lei ha manifestato il suo apprezzamento per le parole di padre Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, dopo la pubblicazione del Decreto sulle virtù eroiche di Pio XII. Che importanza ha avuto questo chiarimento?

     
    R. – Il chiarimento di padre Lombardi, che penso sia importante e come tale debba essere riconosciuto e non minimizzato, ha avuto un senso nel cambiare un clima, nel senso che ha dato un segno della sensibilità vaticana alla reazione ebraica a questo Decreto.

     
    D. – Quindi momenti di divergenze, di contrasto, nonostante i quali il dialogo può e deve continuare. Lei la pensa così?

     
    R. – Sì, assolutamente, perché se noi ci fermiamo alle cose che ci dividono profondamente non andiamo da nessuna parte. Dovremmo pensare piuttosto alle cose che ci uniscono, lasciando le controversie ai tavoli di discussione, che non devono mancare, ma che devono essere fatte al tempo giusto e con la serenità dovuta. D’altra parte il dialogo significa anche discussione. La discussione è necessaria. Se ci sono due persone che la pensano allo stesso modo, uno dei due è inutile. Quindi, le divergenze sono importanti per andare avanti. Al di là di questo, però, bisogna lanciare dei messaggi di fratellanza, di impegno per tutti quanti. Il mondo ci sta guardando appunto per vedere se riusciamo a realizzare queste cose. E questa è la sfida, chiamiamola così, che si pone di fronte a noi, nella prospettiva di questa visita.

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    Poveri e sofferenti, tesori della Chiesa: editoriale di padre Lombardi

    ◊   I poveri sono il tesoro prezioso della Chiesa: quanto detto dal Papa domenica scorsa alla mensa della Comunità di Sant'Egidio, allestita per emarginati e persone in difficoltà, è un invito a rispondere alle parole di Gesù: "Avevo fame e mi avete dato da mangiare, ero forestiero e mi avete ospitato, ero malato e carcerato e mi avete visitato". Ascoltiamo in proposito l'editoriale di padre Federico Lombardi per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:

    Il diacono martire Lorenzo, minacciato dai persecutori di consegnare i tesori della Chiesa di Roma, mostrò loro i poveri che serviva, dicendo: "Questi sono il nostro tesoro!". Lo ha ricordato qualche giorno fa il Papa visitando la mensa per i poveri e gli immigrati della Comunità di Sant'Egidio.

     
    Non dimenticheremo la sua fraterna conversazione con i commensali di diverse razze e condizioni - rifugiati, zingari, handicappati; cristiani e musulmani -, le carezze ai bimbi di tante provenienze e colori, la sua gioia sincera nel partecipare a questa festa di solidarietà, ma ancor più di amicizia senza frontiere. A chi gli diceva che era un miracolo che egli fosse andato a mangiare a quella mensa, il Papa rispondeva che il miracolo era piuttosto l'incontro ogni giorno di storie e persone tanto diverse, che possono capirsi grazie all'unica lingua dell'amore.

     
    E non dimenticheremo neppure le mani degli ammalati che stringono quelle del Papa, due settimane prima, nella sua visita a un hospice per gravissime infermità invalidanti e terminali. Le preghiere sussurrate, le benedizioni affettuose, gli occhi bagnati di lacrime dei presenti, in alcuni casi dei morenti. E attendiamo con impazienza anche l'annunciata visita del Papa alla mensa della Caritas presso la Stazione centrale di Roma, altra tappa dell'itinerario di incontri con i "tesori" della comunità cristiana.

     
    Grazie, Santo Padre, di unire al magistero così elevato delle Sue parole anche quello di questi gesti spontanei, semplici ed eloquenti. Dall'inizio del pontificato ci ha detto che Dio è amore. La ringraziamo perché ci aiuta anche a vederlo.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un articolo di Giuseppe Fiorentino dal titolo “Gli anni senza nome”: dall’11 settembre all’affermazione della Cina.

    Un nuovo anno di amicizia con Cristo per essere uomini di pace: all’udienza generale il Papa parla del teologo Pietro Lombardo.

    La globalizzazione al servizio dello sviluppo: nell’informazione internazionale, l’intervento della Santa Sede alla settima sessione della Conferenza ministeriale dell’Organizzazione mondiale del commercio.

    In cultura, un articolo di Antonio Paolucci dal titolo “La sceneggiatura di Luca”: nelle parole dell’evangelista la chiave delle più importanti natività dipinte nei secoli.

    Gaetano Vallini recensisce il libro “Gli internati militari italiani. Diari e lettere dai lager nazisti” di Mario Avagliano e Marco Palmieri.

    Per convertire l’irochese bastò un concerto: Michael John Zielinski sulla musica sacra secondo Chateaubriand.

    Isabella Farinelli su lunari, almanacchi e calendari.

    Guardami e ti dirò chi sei: Simona Verrazzo illustra una mostra, a Lugano, sul volto e lo sguardo nell’arte tra il 1969 e il 2009.

    Quel che conta è la testa: è morto David Levine, per mezzo secolo caricaturista della “New York review of books”.

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    Oggi in Primo Piano



    Dossier Fides: nel 2009 uccisi 37 testimoni del Vangelo

    ◊   Nel 2009 sono stati uccisi 37 testimoni del Vangelo, il numero più alto registrato negli ultimi dieci anni: è il drammatico bilancio contenuto nel tradizionale dossier dell’agenzia Fides, pubblicato oggi, sugli operatori pastorali che hanno perso la vita in modo violento nel corso degli ultimi 12 mesi. Si tratta di 30 sacerdoti, 3 religiose, 2 seminaristi e 3 volontari laici di 16 diverse nazionalità. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Per annunciare l’amore di Cristo non hanno esitato a mettere a rischio la propria vita in contesti di sofferenza, povertà e violenza generalizzata. E’ quanto si legge nel documento dell’agenzia Fides, che sottolinea come gli operatori pastorali uccisi nel 2009 siano quasi il doppio rispetto all’anno precedente. Solo nel continente americano sono stati uccisi 23 testimoni del Vangelo, 6 rispettivamente in Brasile e Colombia. In Africa, sono 11 le vittime, di cui 4 nella Repubblica Democratica del Congo e in Sud Africa. Due in Asia e un sacerdote in Europa. Diversissime le loro storie, comune la testimonianza di amore per il Vangelo. C’è chi come il giovane William Quijiano, laico della Comunità di Sant’Egidio, è stato ucciso in El Salvador dai colpi di arma da fuoco di una delle tante gang dei giovani poveri del Centramerica. Aveva solo 21 anni. Era invece anziano padre Ernst Plöchl eppure pieno di vigore impegnato in particolare con i giovani. Austriaco, 78 anni, missionario in Sud Africa, padre Ernst è caduto vittima della violenza diffusa nel Paese. Simile il contesto sociale in cui ha perso la vita il fidei donum italiano, don Ruggero Ruvoletto, 52 anni, assassinato nella sua parrocchia in Brasile durante una rapina. Nella terra martoriata del Congo, a Bukavu, è stata invece uccisa suor Denise Kahambu Muhayirwa, monaca trappista di 44 anni. Aveva da poco recitato i Vespri, quando si è accorta della presenza nel suo monastero di alcuni malviventi che non hanno esitato a colpirla a morte.

     
    Ricordare i tanti operatori pastorali uccisi nel mondo e pregare in loro suffragio, sottolinea l’agenzia Fides, riprendendo le parole di Benedetto XVI, “è un dovere di gratitudine per tutta la Chiesa e uno stimolo per ciascuno di noi a testimoniare in modo sempre più coraggioso la nostra fede e la nostra speranza in Colui che sulla Croce ha vinto per sempre il potere dell’odio e della violenza con l’onnipotenza del suo amore” (Regina Coeli, 24 marzo 2008). A questo elenco provvisorio stilato annualmente, conclude l’agenzia Fides, deve comunque essere sempre aggiunta la lunga lista dei tanti di cui forse non si avrà mai notizia, che in ogni angolo del pianeta soffrono e pagano anche con la vita la loro fede in Cristo. Si tratta di quella “nube di militi ignoti della grande causa di Dio” - secondo l’espressione di Giovanni Paolo II - a cui guardiamo con gratitudine e venerazione, pur senza conoscerne i volti, senza i quali la Chiesa e il mondo sarebbero enormemente impoveriti.

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    Anno Santo Compostelano. L'arcivescovo di Santiago: possa promuovere un'Europa dello Spirito

    ◊   Prende il via domani nella Cattedrale di Santiago de Compostela, in Galizia, l’Anno Santo Compostelano, che richiamerà pellegrini di tutto il mondo su quella che è tradizionalmente ritenuta la Tomba di San Giacomo il Maggiore, Apostolo. Il solenne rito dell’apertura della Porta Santa inizia alle 16.30 e sarà seguito da una celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo di Santiago, mons. Julián Barrio Barrio. Il primo Anno Santo Compostelano risale al 1120 grazie a Papa Callisto II che concesse a Compostela il privilegio di poter convocare un Anno giubilare ogniqualvolta la festa di San Giacomo, il 25 luglio, fosse caduta di domenica, offrendo al contempo ai pellegrini la possibilità di lucrare l’indulgenza plenaria. Ma ascoltiamo mons. Barrio Barrio al microfono di Rafael Alvarez Taberner:

    R. – Io vorrei veramente che quest’Anno Santo desse una risposta, permettendo così anche un risveglio spirituale e religioso, alle circostanze concrete che stiamo vivendo. Penso che il pellegrino che viene a Santiago, lo faccia con un atteggiamento di ricerca: noi tentiamo, con la grazia di Dio, di dare una risposta a quello che il pellegrino sta cercando. Vorremmo che quest’anno ci aiutasse tutti in questo processo di conversione, che è sempre necessario.

     
    D. – Quest’Anno Santo servirà per riaffermare le radici cristiane dell’Europa?

     
    R. – Speriamo bene. Io penso di sì. Il venerabile Papa Giovanni Paolo II e Benedetto XVI tante volte hanno parlato della realtà della nuova Europa dello Spirito. Dobbiamo ricordare sempre che l’Europa è nata pellegrinando, è nata anche attorno all’idea di San Giacomo Apostolo. Dobbiamo ricordare sempre le parole profetiche del Papa Giovanni Paolo II quando rivolgendosi all’Europa, nella cattedrale di Santiago de Compostela, disse: “Europa devi cercare di rivitalizzare la tue radici cristiane, mantenendo la tua identità, per poter essere faro di luce e di civiltà, come hai fatto durante tanti secoli”. Senza imporre niente a nessuno, ma cercando sempre di offrire quei valori e quelle realtà che danno un senso alla vita ed indispensabili per costruire questa nuova Europa dello Spirito”.

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    Osservatorio antiplagio contro l'oroscopo, grande business

    ◊   Gli italiani di nuovo in balia delle stelle: anche questa fine 2009 è caratterizzata infatti dalla massiccia presenza su tv, radio e giornali di previsioni astrologiche. Le associazioni di telespettatori criticano in particolare la decisione di Rai Due di trasmettere in prima serata una trasmissione interamente dedicata all’Oroscopo del 2010. “In questo modo – secondo l’Aiart – il servizio pubblico italiano, a differenza di quanto accade in altri Paesi europei, dà credito alla superstizione”. Ma perché tanta richiesta di previsioni astrologiche? Paolo Ondarza ha girato la domanda a Giovanni Panunzio, fondatore dell’Osservatorio Antiplagio:

    R. – Sull’oroscopo c’è molta superstizione, a volte c’è anche molta solitudine, altre volte molta curiosità. Il problema è che quando dalla curiosità si passa a qualche argomento un po’ più morboso, tipo la persona amata che non mi vuole, il posto di lavoro che non va bene, la situazione economica che non ingrana, allora è chiaro che da gioco che potrebbe essere diventa una cosa seria, e cosa seria non è. Quindi, non bisognerebbe neanche incominciare con il gioco. Di fatto, l’audience sale, ma penso che salirebbe di più se ci fosse una sorta di par condicio zodiacale, cioè se insieme al ciarlatano o astrologo che dir si voglia che fa gli oroscopi, ci fosse un astronomo, uno scienziato che confuta queste stupidaggini.

     
    D. – Quali conseguenze può avere un oroscopo, che apparentemente è innocuo?

     
    R. – Apparentemente è innocuo ma – ripeto – poi c’è il problema che molti ci credono: sono tantissimi gli italiani che leggono gli oroscopi. C’è il rischio di incappare in un mago il quale poi passa dall’oroscopo alla previsione, poi alla veggenza, poi alla guarigione, poi alle carte eccetera, e poi ti chiede soldi e quindi si crea una sorta di dipendenza, sia psicologica che economica. Quindi, non bisognerebbe proprio incominciare.

     
    D. – Dietro all’oroscopo c’è un vero e proprio business …

     
    R. – Sì, effettivamente è un grande business, l’astrologia; perché a parte le trasmissioni dove c’è l’audience, che ovviamente porta soldi, c’è anche il problema delle pubblicità. Noi sappiamo che in Italia moltissimi astrologi si pubblicizzano su Mediavideo, Pagine Utili, Pagine Gialle … Quindi, se c’è questo business, se ci sono questi soldi che entrano nelle tasche, nelle casse di qualcuno è chiaro che non si vuole fermare, si vuole lasciar fare.

     
    D. – Ma l’interesse per gli oroscopi è davvero tanto diffuso da dedicargli trasmissioni televisive, anche in prima serata?

     
    R. – Penso di sì, dal punto di vista dell’audience: se l’audience c’è, evidentemente non è quella la maggior parte del popolo italiano, però può essere una larga fetta del popolo televisivo. E questo basta per fare entrare i soldi nelle casse degli editori.

     
    D. – Come recuperare coscienza critica e quindi opporsi a un martellamento di questo tipo?

     
    R. – Le persone devono capire che gli oroscopi sbagliano tutti gli anni, non risolvono proprio niente; devono ragionare sul fatto che, se qualcuno veramente fosse un indovino o un mago potrebbe risolvere grossi problemi della società, potrebbe vincere Premi Nobel, potrebbe evitare catastrofi … e invece questo non lo fanno! Quindi, se si ragionasse su questo già si potrebbe fare qualche passo indietro. Dall’altra parte, però, i media dovrebbero per lo meno mettere il cittadino, il telespettatore nelle condizioni di sentire ambedue le campane. Ma questo non accadrà mai, perché le dico una cosa: parlare del mago che fa finta di indovinare fa più audience che invitare uno scienziato che dice che la magia non esiste!

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    Ultimo commosso tributo allo scrittore Carlo Sgorlon, cantore della terra friulana

    ◊   In migliaia ieri, a Udine, hanno voluto dare l’ultimo commosso saluto allo scrittore friulano, Carlo Sgorlon, morto il giorno di Natale a 79 anni, dopo una breve malattia. I funerali si sono tenuti nella chiesa di “San Quirino Martire”, la parrocchia da lui frequentata. Sgorlon lascia una produzione letteraria molto ampia al centro della quale spiccano la vita contadina, il dramma delle guerre mondiali e le storie degli emigrati. Molti i romanzi tradotti in varie lingue. “Il vento nel vigneto” il suo primo titolo, pubblicato nel 1960. Oltre 40 i riconoscimenti ricevuti tra cui due volte il Campiello, nel 1973 con “Il trono di legno”, e 10 anni dopo, con “La conchiglia di Anataj”. Nel 1985, fu la volta del premio Strega con “L'armata dei fiumi perduti”. Carlo Sgorlon, cantore del Friuli, ma anche di terre lontane visitate attraverso le sue vaste letture e lo studio della storia, come conferma, al microfono di Adriana Masotti, il critico letterario, Mario Turello:

    R. – E’ senz’altro così! Dobbiamo pensare a Sgorlon come ad un uomo capace di aprirsi ad orizzonti vastissimi. C’è un doppio movimento nell’opera di Sgorlon, una universalizzazione della sua piccola patria; e dall’altra parte, una appropriazione di terre lontane sentite però in qualche modo analoghe in nome della comune umanità, al suo Friuli.

     
    D. – Forse un’eccezione recente è stato il viaggio in Cina, dove ha avuto anche grande successo …

     
    R. – Infatti! Questo è stato un evento inaspettato.

     
    D. – I valori ricorrenti nelle opere di Sgorlon sono l’attaccamento alla terra, alla famiglia, la religiosità …

     
    R. – Quello che possiamo dire di Sgorlon è che questi valori che lui ha cantato, li ha anche vissuti nella convinzione che potessero essere un antidoto ai guasti della mentalità post-industriale e consumistica antiecologica, fondamentalmente.

     
    D. – Ma è giusto ritenere Carlo Sgorlon un nostalgico oppure, come un po’ ha accennato lei per quanto riguarda l’ecologia, addirittura era anche uno che guardava oltre?

     
    R. – Senza dubbio c’era un elemento di nostalgia, ma la nostalgia per stili di vita più consoni alla felicità, tutto sommato, dell’uomo; puntava su alcuni valori tipici del mondo che lui aveva conosciuto: la sobrietà, per esempio, la parsimonia, i valori legati al lavoro.

     
    D. – Che cosa lascia Sgorlon? Qual è il suo messaggio?

     
    R. – In questi tempi di pensiero debole, lascia un’opera percorsa da convincimenti profondi, lascia anche l’esempio di una grande coerenza e di un grande coraggio, perché queste sue concezioni le ha sostenute a volte scontando l’incomprensione di una certa corrente della critica, ma poi anche questa capacità di opporsi al pensiero corrente, di non piegarsi alle mode culturali, di non prestarsi a compromessi di alcun genere.

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    Chiesa e Società



    Iraq: studentessa cristiana rapita da un gruppo islamico

    ◊   Una ragazza cristiana è stata rapita da un gruppo islamico il 28 dicembre scorso mentre si trovava all’università. Sarah Edmond Youhanna, frequenta il primo anno della facoltà di educazione all’università di Mosul. I rapitori hanno telefonato alla famiglia e si sono dichiarati aderenti a un gruppo islamico. Le forze dell’ordine hanno aperto un’inchiesta e hanno arrestato alcuni studenti. Il fatto ha diffuso un clima di panico fra le molte ragazze cristiane che frequentano l’ateneo. In passato gruppi fondamentalisti hanno già attaccato giovani ragazze cristiane all’università gettando loro addosso l’acido solo perché erano truccate o perché non portavano il velo. Negli ultimi due mesi a Mosul sono state attaccate quattro chiese e un monastero di suore domenicane; distrutte numerose abitazioni di cristiani e musulmani. Cinque cristiani sono stati assassinati, altri sono vittime di sequestri. Secondo le autorità cristiane questi attacchi sono mirati e tendono a un progetto di “pulizia etnica” contro la comunità cristiana in tutto l’Iraq. Fonti di AsiaNews in città confermano che tutti questi attacchi e rapimenti sono “un messaggio di avvertimento” per costringere i cristiani all’esodo di massa. “Le famiglie che sono fuggite al nord, nel Kurdistan – conferma la fonte – non hanno lavoro, né una prospettiva di vita. La comunità cristiana è destinata a morire”. (V.V.)

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    Natale blindato per i cristiani del Bangladesh

    ◊   Oltre 12mila tra poliziotti e militari sono stati schierati in questi giorni a guardia di chiese e luoghi di culto. L’obiettivo è prevenire eventuali aggressioni da parte degli estremisti islamici e consentire le celebrazioni del periodo natalizio. “I cristiani si sentono minacciati e non possono pregare in pace – afferma mons, Paulinus Costa, arcivescovo di Dhaka – mentre i poliziotti stanno a guardia del sagrato, i fedeli pregano con la paura di nuove aggressioni. Noi non abbiamo nemici – continua l’arcivescovo – e non siamo nemici di nessuno”. Per il prelato i musulmani sono fratelli. Egli chiede ai cristiani di pregare per loro, soprattutto nel periodo di Natale, che deve essere una festa aperta a tutti i popoli. “Il clima di insicurezza – aggiunge - e la presenza di guardie armate sui sagrati delle chiese, non ci consente di condividere con gli altri la gioia del Natale, che viene quindi limitata ai soli cristiani.” In Bangladesh la percentuale dei musulmani supera l’85% mentre i cristiani sono una piccola minoranza, meno dello 0,7%. La presenza nel Paese di oltre 64mila scuole coraniche e circa 100 partiti islamici, fa dei cristiani - riferisce l'agenzia AsiaNews - un facile obiettivo per gli estremisti. Le violenze contro minoranze religiose spesso mirano a privare le famiglie e interi villaggi delle loro proprietà. Per paura di ritorsioni la maggior parte dei casi non viene denunciata. La polizia interviene di rado a favore delle minoranze e lascia impuniti gli autori delle violenze. Nonostante la paura, nelle varie parrocchie dell’arcidiocesi la popolazione ha donato oltre 50mila euro per i poveri musulmani e di altre religioni. (R.P.)

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    Celebrazioni natalizie in Turchia

    ◊   Anche in Turchia, come in altri Paesi non cristiani, il Natale ha un fascino particolare. Lo dimostra la partecipazione dei musulmani alle liturgie che si tengono nelle chiese di Istanbul, di Meryem Ana (Efeso), di Iskenderun, di Antakya (Antiochia) e di Mardin per i caldei e i siro-ortodossi, gli unici al mondo a usare l’aramaico, la lingua parlata da Gesù. Anche quest’anno i musulmani si sono uniti ai cattolici del luogo e ai turisti che hanno affollato la chiesa di Sant'Antonio a Istanbul, dove la Messa di mezzanotte è accompagnata da canti ascoltati in religioso silenzio da gente che arriva anche dall’oriente del Paese. Al santuario mariano nazionale di Meryem Ana (Efeso) la liturgia si è tenuta in turco, inglese e italiano. Padre Mesut Kalaycı, cappuccino, ha spiegato ai fedeli il significato della festa e l’importanza che essa ha per i cattolici, la gioia che da essa deriva anche per i non cattolici: la nascita di un bambino, infatti, è motivo di letizia e di speranza per tutti. Ad Antakya la Messa è stata celebrata, com’è ormai tradizione, nella Grotta di San Pietro, presieduta dal vicario apostoloico mons. Luigi Padovese, e preceduta da una recita fatta dai bambini. Le autorità cittadine, prefetto, sindaco e capo della polizia, hanno portato personalmete gli auguri alle comunità cattolica e ortodossa, liete di convidere con loro una ricorrenza così significativa. Identiche cerimonie si sono tenute a Izmir, presiedute dall’arcivescovo mons. Ruggero Franceschini; a Iskenderun, sede del vicariato apostolico dell’Anatolia; a Mersin; a Mardin per i caldei, e nel Monastero siriaco Dayrulzafaran, sempre a Mardin, per i siro-ortodossi. Il prefetto della città ha presentato loro gli auguri, lamentando che molti siriaci abbiano abbandonato la zona, dove sarebbe augurabile che tornasse anche il Patriarca, che dal 1932 vive a Damasco. Centinaia di ortodossi, provenienti anche dalla Grecia, hanno partecipato alla liturgia natalizia al Phanar, presieduta da Sua Santità Bartolomeo I. Sull’onda delle festività natalizie, il Ministro del Culto e del Turismo ha fatto sapere che nella chiesa armena Sourp Khatch, che si trova nell’isola di Akhtamar (lago di Van), e in quella del monastero di Sumela, nelle vicinanze di Trabzon (Mar Nero), si potrà celebrare la liturgia solo una volta l’anno perché, secondo il Ministro, il monastero di Sumela, che sarà aperto al turismo religioso, non faceva parte dei luoghi di culto autorizzati dallo Stato. Tuttavia, per favorire la libertà di religione e riparare alle lamentele di 500 greci che il 15 agosto non hanno potuto celebrare l’Eucaristia nel santuario, sarà permessa le celebrazione una volta l’anno. (A cura di p. Egidio Picucci)

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    Natale in Vietnam: per molti, festa del consumismo, per i cristiani un giorno di solidarietà

    ◊   Relegato a livello di “festa privata” con la presa di potere del governo comunista nel Vietnam del nord, dopo il 1954, e nel sud, dopo il 1975, il Natale, sta tornando a essere celebrato nel Paese dopo l’apertura all’economia di mercato, decisa negli anni ’90. Ma è una celebrazione ben diversa per i cattolici – il Vietnam è il Paese asiatico con la maggior numero di cattolici, dopo le Filippine – e per i non cristiani, per i quali è solo una festa consumistica. Per i cristiani - riferisce l'agenzia AsiaNews - il Natale è più sobrio e più significativo. Nei giorni che lo precedono, esibizioni di cori si tengono nelle chiese. La messa di mezzanotte anche quest'anno è stata celebrata non più tardi delle 21, sia per ragioni di sicurezza, sia perché all’indomani la gente deve andare al lavoro. Dopo la messa, i fedeli tornano a casa per la cena natalizia. Nelle zone rurali, dove le persone sono davvero povere, spesso sono le parrocchie ad organizzare pranzi dopo il rito. Programmi di aiuto alle persone svantaggiate sono state preparate dalle diocesi di tutto il Paese. A Ho Chi Minh City, la diocesi ha organizzato una messa speciale per il Natale delle persone con problemi fisici, nel corso della quale il cardinale Jean Baptiste Pham Minh Man ha anche distribuito loro dei doni. Un’analoga iniziativa, dedicata ai bambini con problemi fisici, si è svolta il 19 dicembre. Nella stessa città, padre Joseph Le Quang Uy ha organizzato dei gruppi di giovani volontari, chiamati Discepoli di Gesù, che cercano per le strade i barboni e offrono piccoli doni, come riso, biscotti, detersivi, un po’ di denaro. A Hue, nella parte centrale del Paese, le suore della comunità delle Amanti della Santa Croce, fin dalla prima domenica di Avvento hanno invitato i poveri, gli anziani e disabili a recarsi al loro convento per avere un pasto e visitare il presepe. Nel nord, il vescovo di Thanh Hoa, Joseph Nguyen Chi Linh, ha portato un gruppo di un centinaio di sacerdoti, religiosi e fedeli a visitare il lebbrosario di Cam Thuy, per portare ai pazienti solidarietà, aiuto e doni. Il giorno dopo il prelato ha portato regali di Natale ai bambini degli Hmong. Qualche difficoltà a celebrare il Natale, e anche la Pasqua, resta in numerosi villaggi degli Altipiani centrali e nel nord. Autorità locali costringono i cristiani – dei quali negano l’esistenza - a incontrarsi di nascosto e impongono particolari controlli sugli studenti, per evitare le assenze nel giorno di Natale. Un segno positivo, dopo una serie di contrasti con l’arcidiocesi di Hue è venuto quest’anno dalla provincia di Thua Thyen, che comprende Hue. Il vicepresidente Ngo Hoa ha firmato un decreto col quale proibisce ai responsabili delle scuole pubbliche di programmare esami nel giorno di Natale. Purtroppo, la decisione è valida solo per quella provincia, mentre in altre resiste l’uso di fissare scadenze importati proprio per Natale. (R.P.)

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    India: cinque anni dopo lo tsunami fa ancora vittime nel Tamil Nadu

    ◊   “A cinque anni dallo tsunami, il programma di ricostruzione delle case non è ancora concluso”, le Ong che pullulavano durante l’emergenza sono scomparse ed i pescatori delle zone costiere rischiano di subire “un nuovo tsunami” costituito da normative che mettono in ginocchio la loro attività. Padre Santhanam, sacerdote gesuita ed avvocato, descrive così la situazione degli abitanti dei villaggi del distretto di Kanyakumari, nello Stato indiano del Tamil Nadu, uno dei più colpiti dall’onda anomala che nel 2004 si è abbattuta sui Paesi del sud dell’Asia. Subito dopo la tragedia ha iniziato a fornire assistenza legale a queste persone. A cinque anni dallo tsunami il gesuita spiega ad AsiaNews che ci sono fasce della popolazione che ancora portano ferite profonde e stentano a rialzarsi. Su tutte, le donne ed i bambini : sono vedove ed orfani, spesso soli, che nonostante gli aiuti del governo e della comunità internazionale stentano a riprendere una vita normale e ancora attendono molto di quanto gli era stato promesso. Con la sua attività padre Santhanam è entrato in contatto con la popolazione di circa 40 villaggi della zona costiera del distretto di Kanyakumari. Si tratta di pescatori cattolici, a cui col tempo se ne sono aggiunti anche di indù e musulmani, che hanno subito i maggiori danni. Essi non solo hanno perso amici, parenti e case, ma anche gli strumenti essenziali per portare avanti l’attività di pescatori, unica loro fonte di sussistenza. Insieme al suo team di avvocati, padre Santhanam oggi segue i tanti problemi che ancora persistono. Su tutti il Marine fisheries bill 2009, una normativa che “rischia di tramutarsi in un nuovo tsunami per i pescatori artigianali”. “Con una risicata rappresentanza politica” ed “esclusi dalla società civile dello Stato” i pescatori non hanno voce in capitolo sulla legge. Essa non garantisce adeguate infrastrutture per il proseguimento dell’attività dei piccoli pescatori e li lascia in balia dei contenziosi irrisolti tra le autorità costiere di India e Sri Lanka che spesso causano le confische delle imbarcazioni. Ma tra le tante vicissitudini che caratterizzano la vita dei villaggi emerge una nota positiva che padre Santhanam sottolinea come vero segno di speranza: “La tragedia ed i problemi hanno reso la comunità dei pescatori molto unita e con una fede profonda in Dio e nella sua provvidenza. Ogni giorno prendono il mare con coraggio. In un minuto hanno perso quello che avevano costruito in 25 anni, eppure non disperano e ogni giorno vanno a pescare per ricostruire passo passo quello che hanno perduto”. (V.V.)

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    Corea del Sud: il vescovo di Pusan invita a riflettere sul sacramento del matrimonio

    ◊   In occasione della Settimana per la Santificazione della Famiglia, che si celebra in Corea del Sud a partire dalla Festa della Santa Famiglia di Nazareth, domenica scorsa il presidente della Commissione per la pastorale della Famiglia della Conferenza episcopale coreana, mons. Paul Hwang Cheol-soo, vescovo di Pusan, ha inviato un messaggio in cui sollecita i fedeli a riflettere sull’autentico significato del sacramento del matrimonio e ad interrogarsi, guardando indietro nella loro vita, se siano stati fedeli o meno agli impegni assunti. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides, nel messaggio il vescovo richiama l’attenzione sulle minacce che oggi ostacolano la celebrazione del matrimonio, dovute alle difficoltà economiche, ad una diversa concezione del matrimonio o ancora a conflitti di natura culturale causati dall’aumento delle famiglie multiculturali. “Questa situazione minaccia il significato della vita matrimoniale e ci induca a meditare sul significato originario del sacramento del matrimonio” scrive il vescovo di Pusan, che ha sottolineato: “Per contrastare il basso tasso di natalità, che è un problema molto serio in Corea, è necessario promuovere le nascite e organizzare un sistema sociale che faciliti la stabile attenzione e cura dei bambini”. Quindi ha concluso: “Quando gli sposi cristiani comprendono il giusto significato del matrimonio e fanno il loro dovere in base a questi principi, allora la cultura di morte che minaccia il matrimonio e la famiglia può essere vinta”. Nei loro messaggi in occasione delle festività natalizie, tutti i vescovi diocesani della Corea hanno invitato i fedeli ad adoperarsi per vincere la cultura della morte che impregna la realtà quotidiana, basandosi sulla potenza di Gesù Cristo, per costruire insieme una cultura della vita, contrastando gli effetti negativi della società contemporanea segnata dal materialismo e dai conflitti sociali. (V.V.)

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    Congo: dal vescovo di Inongo un appello alla pace

    ◊   Durante l'omelia della messa di Natale il vescovo di Inongo, monsignor Philippe Nkiere Kena ha lanciato un appello per la pace e la riconciliazione nella Repubblica Democratica del Congo. Nel corso della celebrazione il presule ha ricordato una data nefasta per il Paese, il 25 novembre del 2009. “Quel giorno — ha detto — è ancora davanti ai nostri occhi: un centinaio di nostri fratelli e sorelle morti nel lago, il ‘nostro lago’! A est del nostro Paese, la guerra continua con tutte le conseguenze nefaste. Quanti malati in mezzo a noi. Quanta gente affamata che incontriamo sempre di più nei nostri villaggi e nelle città. I nostri detenuti costretti a vivere in condizioni disumane, i nostri disoccupati sempre più numerosi, i giovani abbandonati a loro stessi, senza educazione vegetano. In questa notte di miseria e di umiliazione, la maggior parte di noi è scoraggiata e disperata; nessuno crede più a un futuro diverso. La venuta del Figlio di Dio in mezzo a noi è anche il dono per eccellenza di Dio alla nostra umanità e a tutto l'universo. Ciò esige da ciascuno di noi — ha proseguito il vescovo di Inongo rivolgendosi ai fedeli — un vero nuovo orientamento di tutta la nostra vita quotidiana: smettete di accanirvi contro le tenebre, raddrizzate piuttosto i vostri passi nel senso della luce”. Monsignor Nkiere Kena ha sottolineato, inoltre, che quest'anno ricorre il ‘Giubileo d'oro’ della Chiesa nella Repubblica Democratica del Congo, in ricordo dei cinquant'anni di indipendenza del Paese. “Ma in questo anno giubilare — ha spiegato — bisogna uscire dalle tenebre del male personale e sociale al quale ci siamo troppo abituati e nel quale ci siamo mollemente adagiati. È una battaglia continua contro ogni sorta di ingiustizia e di oppressione, in special modo la corruzione. Che nessuno per colpa nostra si trovi nella miseria e nella tristezza”. Infine, il presule, citato da L’Osservatore Romano, ha ricordato che la diocesi di Inongo celebrerà nel 2010 il centenario della fondazione della parrocchia di Sainte Croix de Bokoro. “Che il Signore sia benedetto per questo. Che la potenza della sua parola d'amore che ha animato i primi missionari — ha concluso il vescovo — ci trasformi in veri testimoni di amore per i nostri fratelli e sorelle. Solo l'amore salva e ci fa passare dalla notte al giorno, dalla morte alla vita”. (V.V.)

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    Acqua potabile a tanti bambini del Rwanda per lottare contro la fame nel mondo

    ◊   Promuovere e sostenere il benessere della popolazione nei distretti di Gicumbi e di Gatsibo, in Rwanda, attraverso interventi integrati nei settori della salute, dell’igiene, dell’habitat, dell’ambiente, dell’educazione. Questo è l’obiettivo specifico della nuova iniziativa solidale del Movimento per la Lotta contro la Fame nel Mondo. Il progetto è localizzato nel distretto di Gicumbi, nella provincia del Nord Rwanda. Gli interventi, rende noto l’agenzia Fides, saranno volti alla realizzazione di due infrastrutture: la realizzazione di una stazione di pompaggio in grado di alimentare l’acquedotto di Nyamabuye usufruendo dell’energia naturale sprigionata dalle cascate di Mubuga, della quale beneficeranno 22 mila persone attraverso le 43 fontane che verranno installate. La seconda infrastruttura riguarda la riabilitazione e il potenziamento della rete distributiva dell’acquedotto di Gisiza che porterà acqua ad altre 6 mila persone attraverso l’installazione di 19 fontane pubbliche. Gli interventi tecnici verranno accompagnati da azioni di sensibilizzazione e di educazione all’igiene, al corretto utilizzo della risorsa idrica e alla protezione dell’ambiente rivolti alla popolazione stessa. Con questo progetto si mira in particolare alla riduzione delle patologie causate dall’uso di acqua non potabile (verminosi, colera, dissenterie, ecc.), all’incremento del tasso di scolarizzazione e di alfabetizzazione, alla implementazione delle capacità locali nella gestione delle risorse idriche, all’azionamento di una stazione di pompaggio e potenziamento della rete distributiva dell’acqua. (V.V.)

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    La Comunità Papa Giovanni XXIII contro la morte per fame

    ◊   Secondo i dati raccolti dalla Fao nel 2009, il problema della malnutrizione colpisce oltre un miliardo di persone. Piaga generata spesso non dalla mancanza di derrate alimentari, ma soprattutto dall’ingiusta ripartizione di esse. Per cercare di cambiare questa situazione la Comunità Papa Giovanni XXIII ha creato il progetto nutrizionale dal nome “Un Pasto al giorno”, che vuole sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema e raccogliere fondi per la lotta alla fame nel mondo. La Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da Don Oreste Benzi nel 1968, che oggi conta circa 2mila membri, da anni opera nel mondo dell’emarginazione al fianco degli esclusi e gli oppressi di questa società. L’associazione è oggi attiva in Italia e in 25 Paesi nel mondo attraverso più di 500 Case famiglia e strutture di accoglienza, oltre a numerosi progetti di intervento. “Un Pasto al giorno”, rende noto un comunicato della Comunità, è una richiesta di sostegno: un aiuto per i centri di pronta accoglienza o i centri nutrizionali, in Italia e nei cinque continenti, dove ogni giorno trovano riparo e conforto oltre 41mila persone. Si può donare con il c/c postale 12148417, con carta di credito chiamando il numero verde gratuito 800.629.639 o, dal 30 dicembre al 4 gennaio, con SMS solidale al numero 48547 da cellulare personale Tim, Vodafone Wind, Tre, e da rete fissa Telecom Italia al costo di 2 euro. (V.V.)

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    Ha preso il via la prima televisone satellitare del Pakistan

    ◊   È stato inaugurato da mons. Evarist Pinto, arcivescovo di Karachi, in Pakistan, il primo canale televisivo satellitare cattolico del Paese che è a stragrande maggioranza musulmana. ‘Good News Tv’, questo il nome dell’emittente, è stata lanciata appena prima di Natale nella città più popolosa nel sud del Pakistan. Presentando il nuovo canale, monsignor Pinto si è rivolto agli operatori dei media con un appello a promuovere i valori umani, la famiglia, la dignità e il bene comune. Secondo i promotori dell’iniziativa ‘Good news tv’ trasmetterà 24 ore su 24 programmi religiosi ma anche di attualità, politica, arte, sport, cultura e divertimento. La comunità cristiana, riferisce l’agenzia Misna, rappresenta soltanto il 2% dei circa 160 milioni di abitanti del Pakistan, dove circa il 95% della popolazione professa l’islam. Fra i centri con maggiore presenza di cattolici vi è la diocesi di Lahore, nel Punjab, con 390 mila fedeli (su un totale di 26 milioni di persone) e 26 parrocchie. Karachi conta 145 mila fedeli cattolici e 15 parrocchie, su 15 milioni di persone. L’arcidiocesi di Lahore possiede già un’emittente cattolica via cavo ma con un raggio di diffusione molto ristretto. (V.V.)

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    24 Ore nel Mondo



    Iran: in piazza i filogovernativi. Dura condanna Onu per la repressione dell'opposizione

    ◊   Mobilitazione generale dei sostenitori di Ahmadinejad oggi in Iran, dopo le proteste dei riformisti esplose nei giorni scorsi. Il governo stringe sui leader dell’opposizione e attacca Londra: “Basta interferenze”. Dura la condanna dell’Onu, che definisce "scioccante" quanto accaduto e fa appello alle autorità di Teheran affinchè mettano fine alle “violenze eccessive delle forze di sicurezza”. Sul fronte interno intanto, molti nuovi arresti: solo a Teheran sono finite in manette almeno 500 persone, due le condanne a morte. Il servizio di Cecilia Seppia:

     
    L’ondata di proteste in Iran prosegue senza tregua. Oggi, a scendere in piazza è il governo stesso, in risposta alle manifestazioni dell’opposizione svoltesi nei giorni scorsi e costate la vita ad almeno 15 persone. Protestano contro il movimento riformista, accusato di aver offeso la memoria dell’imam Hussein, celebrata in occasione dell’Ashura. I cortei a Teheran sono iniziati poco dopo le 12.30, ora italiana: fiumi di persone per le vie della capitale e di altre città dello Stato. Per il momento, non si sono verificati scontri, ma si teme per la sosta organizzata sotto l’ufficio del leader riformista, Mir Hossein Moussavi, per chiederne l’arresto immediato. "All’opposizione non basterà il pentimento - ha tuonato il presidente Ahmadinejad - nel giorno in cui ci muoveremo come un oceano contro di essa". E mentre dura arriva la condanna delle Nazioni Unite per i morti e i feriti di questi giorni, Washington fa sapere di avere pronte nuove sanzioni per l’Iran contro precisi elementi del governo. L’Alto commissario Onu per i diritti umani, Navi Pillay, si è detto "sconvolto" dalla violenza del governo contro i manifestanti e ha chiesto a Teheran di fermare "gli eccessi delle forze di sicurezza". Intanto, si sono svolti in gran segreto presso il cimitero della capitale i funerali di Ali Habibi Mussavi, nipote del leader dell'opposizione ucciso, nelle manifestazioni di piazza di domenica, la cui salma è stata riconsegnata solo oggi alla famiglia.

     
    Obama terrorismo
    Sempre alta la paura terrorismo negli Stati Uniti. La possibile strage, fortunatamente evitata, sull’aereo della Delta Northwest, che volava da Amsterdam a Detroit, ha nuovamente innescato negli Stati Uniti la psicosi di nuovi attentati. Per la seconda volta in due giorni, il presidente, Barack Obama, è tornato a parlare della situazione sicurezza, evidenziando i gravi disservizi dei sistemi americani di protezione. Intanto, appare sempre più certa l’appartenenza del giovane nigeriano, autore del fallito attentato, ai gruppi terroristici che si addestrano nello Yemen. Il servizio di Giancarlo La Vella:

    Umar Farouk, il nigeriano arrestato per la mancata strage del giorno di Natale sul volo Amsterdam-Detroit, all'inizio di dicembre, si trovava ancora nello Yemen. Lo ha confermato il Ministero degli esteri di Sanaa. Una notizia questa che, secondo gli osservatori internazionali, potrebbe far protendere il presidente Obama ad aprire un nuovo fronte militare nel Paese arabo, considerato una delle basi di addestramento dei terroristi di Al Qaida. Ieri, il capo della Casa Bianca ha nuovamente alzato il tiro sulle insufficienti misure antiterrorismo, considerate fortemente carenti e che hanno evidenziato inaccettabili falle. Tutto questo soprattutto sulla base del fatto che il padre stesso del terrorista aveva segnalato alla Cia la pericolosità del figlio. L’intelligence americana tuttavia non aveva diffuso l’informazione all'intero apparato di sicurezza americano: cosa che ha consentito a Farouk - che non appariva negli elenchi delle persone giudicate pericolose - di salire sull’aereo della Delta Northwest con 80 grammi di esplosivo. Per Obama, si tratta di un vero e proprio cronico disservizio nella sicurezza interna, provocato da errori umani e di sistema. Un’accusa, questa, che potrebbe ricadere sulla responsabile del Dipartimento per la Sicurezza interna, Janet Napolitano, la quale ha spiegato che, al momento, non ci sono indicazioni che il nigeriano faccia parte di un complotto più ampio. Intanto, da parte repubblicana già giungono richieste di dimissioni della Napolitano. Per notizie più precise su quanto avvenuto, è tutto rimandato a domani, quando saranno diffusi i primi risultati delle due inchieste avviate dalle autorità sul fallito attentato.

     
    Scontri in Nigeria, almeno 70 morti
    Almeno 70 morti: è questo il pesantissimo il bilancio degli scontri tra poliziotti e fondamentalisti islamici esplosi in Nigeria lo scorso lunedì, quando alcuni militanti armati hanno attaccato una stazione della polizia, rivendicando la liberazione del loro leader, accusato tra l’altro dell’uccisione di diversi membri della setta islamica Boko Haram. Non è la prima volta che questi gruppi scelgono la strada della violenza: in luglio, i militanti avevano assalito una stazione di polizia a Bauchi, dando il via a un'ondata di scontri che aveva provocato oltre 700 morti.

    Pakistan
    Migliaia di sciiti ieri sera a Karachi, in Pakistan, hanno preso parte ai funerali delle 43 persone morte nell’attentato suicida di lunedì scorso contro la processione dell’Ashura, rivendicato oggi dai talebani. Gli scontri che si sono verificati dopo la strage nella zona commerciale della città hanno provocato danni per circa 350 milioni di euro, distruggendo tra i duemila e i tremila negozi, alcuni dei quali devastati dalle fiamme. Almeno 10 mila i posti di lavoro persi.

    Iraq
    Si aggrava di ora in ora il bilancio del duplice attentato compiuto oggi a Ramadi, nella provincia irachena occidentale di al-Anbar. Secondo fonti della polizia, almeno 23 persone sono morte e 35 sono rimaste ferite nei due attacchi. Tra le vittime, anche il governatore della provincia di al-Anbar, Qassim Mohammed, mentre il suo vice è rimasto ferito. Secondo le prime informazioni, un attentatore kamikaze si sarebbe fatto saltare in aria nei pressi dell'ufficio del governatore a Ramadi. Poco prima, era esplosa un'autobomba sempre nei dintorni dell'ufficio di Qassim Mohammed. L’attentato non è stato rivendicato.

    Mauritania
    La Farnesina conferma di aver attivato "tutti i canali" per la liberazione di Sergio Cicala e la moglie, i due italiani rapiti in Mauritania dieci giorni fa e di lavorare con Madrid e Parigi per un contatto con l'organizzazione che li ha sequestrati. Il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, giudica attendibile il comunicato di rivendicazione di al Qaeda, ma ha escluso qualsiasi trattativa su un ritiro dei militari italiani dall'Afghanistan. Il capo della diplomazia italiana ha poi sottolineato l’importanza di mantenere il massimo riserbo. Peggiorano intanto le condizioni di salute dell’ostaggio spagnolo, nelle mani della guerriglia islamica. Lo ha riferito una fonte diplomatica in Mali secondo cui l’uomo avrebbe bisogno di tempestive cure mediche.

    Afghanistan
    Un soldato di Kabul ha aperto il fuoco contro i militari della forza internazionale dell’Isaf, provocando la morte di un americano e il ferimento di due italiani. L’episodio - che non è stato un incidente ma un gesto volontario - è avvenuto ieri sera nel nord del Paese. L’aggressore, rimasto ferito, è stato arrestato. Intanto, la missione Onu in Afghanistan ha fatto sapere che il numero di civili uccisi nel Paese è aumentato del 10 per cento nei primi 10 mesi del 2009.

    Somalia
    I pirati somali tornano in azione nel golfo di Aden. Nelle ultime 48 ore, avrebbero infatti sequestrato tre imbarcazioni: un cargo britannico, con a bordo 26 uomini, uno greco battente bandiera panamense, catturato ieri sera al largo delle Seychelles e uno yemenita. Liberato, invece, il container di Singapore, nelle mani dei pirati dal 15 ottobre scorso. Sembra che il riscatto sia stato di quattro milioni di dollari. La stessa cifra sarebbe stata invece pagata per la liberazione, avvenuta domenica sera e resa nota ieri, di un cargo cinese, con 25 uomini d'equipaggio, sequestrato il 18 ottobre.

    Australia
    Allarme incendi in Australia. Quaranta abitazioni sono andate distrutte in vasti roghi che stanno devastando una zona a nord del capoluogo australiano di Perth. Le fiamme, che in questo periodo dell'anno sono particolarmente frequenti, hanno distrutto più di 13 mila ettari di territorio. Il governo ha imposto l'evacuazione della cittadina di Toodyay e del centro abitato di Badgingarra. Per ora, non si ha notizia di vittime, ma il governatore dell'Australia occidentale, Colin Barnett, ha proclamato lo stato di calamità naturale.

    Clima teso tra Londra e Pechino dopo l’esecuzione di Akmal Shaikh
    Prosegue il dibattito tra Cina e comunità internazionale dopo l’esecuzione, avvenuta ieri, di Akmal Shaikh, il 53.enne cittadino britannico messo a morte, secondo la legge cinese, per traffico di droga. Forti proteste soprattutto da parte del premier di Londra, Gordon Brown, che ha sottolineato come le autorità di Pechino non abbiano tenuto in alcun conto le precarie condizioni mentali di Shaikh. La vicenda - dopo che le autorità cinesi hanno ignorato le insistenti richieste di clemenza del governo britannico e della famiglia - sta alimentando la tensione tra Londra e Pechino e rischia di trasformarsi in un vero incidente diplomatico.

    Toscana: improbabile l’esondazione del fiume Serchio
    Il rischio di una nuova esondazione del Serchio è al momento “improbabile” e anche in quel caso si tratterebbe di uno scenario “assai limitato”. Lo ha detto il vicecapo della Protezione civile, Bernardo De Bernardinis, nella riunione tenuta questa mattina in Comune a Viareggio con i tecnici e gli enti locali interessati dall’allarme per il maltempo. I Comuni, comunque, hanno preparato dei piani di emergenza, nel caso in cui le acque del fiume e del lago di Massaciuccoli straripassero. I lavori all’argine del corso d’acqua procedono a pieno ritmo, in vista di un peggioramento delle condizioni meteo per domani e per venerdì.

    Brasile
    E’ fuori pericolo il bambino brasiliano di due anni e mezzo vittima di un rito di magia nera. Lo rendono noto i chirurghi di Salvador De Bahia che lo hanno operato. Il piccolo cui il patrigno aveva infilato ben 31 aghi nel corpo è stato sottoposto al terzo intervento chirurgico e l’ha superato felicemente. E’ stato invece arrestato per tentato omicidio il patrigno, Roberto Carlos Magalhes, che ha confessato alla polizia di averlo fatto per vendicarsi della moglie. (Panoramica internazionale a cura di Cecilia Seppia)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 364

    È possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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